L'amore ha il tuo profumo

di Alys_90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo-Ritorno a casa ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1-Incontri ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2-In fuga dal passato ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3-Una nuova vita? ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4-La festa d'anniversario ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5-Decisioni ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6-Tormenti emotivi ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7-Strade separate ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8-Un annuncio importante ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9-Eisen ed Evan ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10-Verità ***



Capitolo 1
*** Prologo-Ritorno a casa ***


Salve a tutti! ♥
Sono tornata con una nuova storia su Kodocha! ♥ Ho ancora l'altra Fanfiction da terminare, ma, essendomi venuta l'ispirazione, ho voluto cominicarne una nuova! :) Comunque non preoccupatevi che "Live, love, smile" avrà una conclusione!
Detto ciò, vi lascio alla storia! ♥ Spero sia di vostro gradimento! :)
A presto! Un bacione! ♥


Alys_90

BUONA LETTURA ♥
E grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥


Nuvole candide e morbide si stagliavano di fronte a me. Si rincorrevano leggere e la loro consistenza spumosa mi fece subito pensare alla panna montata. Il sole, con i suoi tenui raggi del tramonto, mi colpì in viso, regalandomi una sensazione di calore e beautitudine.
Poggiai il mento sulla mano e continuai a godermi quel panorama così suggestivo e romantico. Era così bello da mozzare il fiato.
E poi .. pensai.
Pensai al tempo trascorso lontano da casa, nella grande e caotica New York. Pensai a come avevo vissuto per ben otto anni lontano dalla mia famiglia, dai miei amici e da lui. Pensai al motivo per il quale ero lì, su quel maledetto aereo diretto a Tokio.
Dopo anni trascorsi nella Grande Mela era giunto il momento di ritornare nel mio paese, in Giappone. Avevo vissuto con Naozumi in quell’enorme metropoli, partecipando a film e sceneggiati, recitando a teatro e firmando continuamente contratti per la televisione e il cinema. Ero partita per l’America alla tenera età di dodici anni e non avevo più voluto tornare a casa. La ragione non stava solo nel fatto che mi piaceva un sacco quella città così luminosa e popolata, ma anche perché l’amore della mia vita aveva deciso di stare con la mia migliore amica.
Ero fuggita da quella situazione insostenibile e avevo scoperto che il non vederli più assieme mi rendeva serena e in pace con me stessa. Avevo promesso loro che sarei tornata il più presto possibile, ma non mantenni mai quella fatidica parola. Fuggii e mi rintanai in un grazioso appartamento newyorkese con Naozumi e Rei, sommersa dalle richieste di lavoro.
Con Naozumi arrivai a costruire un rapporto quasi fraterno, sostenendoci a vicenda e crescendo insieme. Lui era stata la mia ancora di salvezza nei momenti più bui della mia esistenza e continuava ad esserlo. La sua cotta infantile era stata sostituita da un sentimento di pura amicizia, che era stato continuamente nutrito negli anni. Avevamo continuato a lavorare insieme per molto tempo, finché per lui si presentò una grande occasione a livello artistico: la partecipazione come protagonista in un colossal americano. Il padre lo ingaggiò immediatamente e, date le sue ottime doti recitative, ottenne numerosi consensi per la parte. Fu così che Naozumi Kamura divenne una star a livello mondiale, un’icona da seguire per le future generazioni di attori e attrici. Si trasferì ad Hollywood e la sua carriera raggiunse le stelle. Nonostante i suoi numerosi impegni, continuavamo a tenerci in contatto ed ogni tanto gli facevo visita nella sua grande villa a tre piani. Per me, invece, ultimamente, il successo si era limitato a qualche pellicola o spot pubblicitario di famose case cosmetiche o di moda. Adoravo il mondo dell’arte e dello spettacolo, ma, dopo mesi e mesi di riflessione, ero giunta alla conclusione di dover dare una svolta alla mia vita. Avevo deciso di iniziare l’università, propendendo per il corso in Scienze sociologiche. Intraprendere il percorso universitario mi avrebbe sicuramente allontanato dal mio lavoro, ma non m’importava poi un granché. Volevo essere una semplice ragazza come le altre, accantonando per un po’ la professione di attrice. Desideravo studiare e diventare una sociologa dalle grandi ambizioni.
Tutto ciò sarebbe successo, certo, ma a Tokio. Sognavo di frequentare l’università nella mia adorata patria. Era stata una scelta difficile perché avrebbe significato rivedere tutti dopo anni nei quali ero diventata un vero e proprio fantasma del passato. Non avevo più sentito nessuno dei miei amici, nemmeno i più cari. Nemmeno lei. Nemmeno lui.
Solo Mama e la signora Shimura mi vennero a trovare negli Stati Uniti, ma dei miei compagni neanche l’ombra. Diventarono presenze passate relegate in un piccolo angolo della mia mente. Mi ero sempre chiesta se qualcuno di loro avesse cercato di contattarmi in qualche modo, ma scartai subito l’ipotesi. Si erano probabilmente dimenticati di me, continuando le loro vite normalmente, tra scuola, uscite e storie d’amore.
Amore .. già. Non provavo più quel sentimento da non so quanto. Non avevo dimenticato la mia tortura emotiva. Avevo semplicemente accettato la sua non presenza nella mia vita. La sua relazione con Fuka mi aveva uccisa nel cuore e nell’anima e il fatto di scappare per sempre da quel dolore atroce mi era sembrata la cosa più giusta da fare. Non avevo rimpianti, né rimorsi poiché, a mio parere, era stato il fato a volerci separare. Forse, nonostante tutto, non eravamo anime gemelle destinate a stare insieme. Non combaciavamo come combaciavano lui e Fuka. Quella era la verità e l’accettai, non senza qualche momento di sofferenza.
Piansi per buona parte dei primi anni trascorsi a New York, cercando in ogni modo umanamente possibile di scordare la mano di lei sulla sua. Grazie al rapporto con Naozumi, riuscii a riprendermi e a raggiungere i miei obiettivi professionali. Non ebbi alcuna relazione seria dopo la mia partenza, ma solo qualche avventura di una notte. In quegli istanti cercai di non pensare al ragazzo che mi aveva strappato il muscolo cardiaco, riducendolo in mille pezzi. Cercai di non pensare ai suoi occhi ambrati e a suoi capelli color miele, morbidi come la seta. Cercai di non pensare che quelle mani che toccavano il mio corpo fossero le sue o che quelle labbra sulla mia bocca appartenessero a lui.
Era stato arduo scacciarlo dal mio cuore ma ci riuscii, in qualche modo.
Mi voltai e vidi Rei dormire a bocca aperta accanto a me, abbracciando il cuscino che si portava sempre con sé durante i viaggi in aereo. Abbozzai un sorriso, pensando a quanto il mio pazzo manager mi era stato vicino durante la permanenza all’estero. Aveva sempre organizzato gli ingaggi, gli appuntamenti con i registi, i produttori e i fotografi, e le cene di gala, proteggendomi in qualsiasi occasione. Fin da quando ero bambina si era preso cura di me come se fossi sua figlia, viziandomi e coccolandomi come solo un padre è in grado di fare. Mi aveva sostenuta nella mia decisione, incoraggiandomi a percorrere la strada che sentivo giusta per me. La sua storia con Asako procedeva a gonfie vele, sebbene entrambi si trovassero agli antipodi del mondo. Lei aveva continuato a lavorare in Giappone, aumentando notevolmente la sua fama nazionale. Rei aveva sentito pesantemente la sua mancanza e aveva deciso di andare a farle visita ad ogni festività dell’anno.
-Gentili signore e signori, siamo lieti di annunciarvi che fra pochi minuti atterreremo all’aeroporto internazionale di Tokio. Siete pregati di stare seduti ed allacciare le cinture si sicurezza. Grazie-. La voce dell’hostess dall’altoparlante mi ridestò dai miei pensieri e guardai fuori dal finestrino. Sotto di me si stagliavano, qualche centinaio di metri, le case, i palazzi e gli stabilimenti industriali della città. Vidi le luci dei lampioni, le distese verdi e le strade tortuose.
Non potevo crederci. Io, Sana Kurata, ormai ventenne, ero di nuovo a casa.
 
***
 
Una volta uscita dall’aeroporto con tanto di occhiali da sole e capello per non farmi riconoscere, presi un taxi con Rei.
Non vedevo l’ora di riabbracciare la mia adorata mamma e l’amorevole domestica che si prendeva cura della nostra casa sin da quando ero una neonata.
Seduta sulla pelle color piombo dei sedili posteriori, guardai gli enormi grattacieli che si stagliavano imponenti. I marciapiedi erano gremiti di persone: lavoratori, famiglie e maniaci dello shopping. Le insegne luminose dei palazzi pubblicizzavano prodotti e marche d’abbigliamento, illuminando le strade di Tokio. Provai un moto di nostalgia non appena realizzai che non facevo più parte di quel mondo, ma subito lo scacciai. Ero pronta a cambiare direzione e a diventare una nuova Sana. Ero pronta a conoscere nuove persone e a stringere nuovi legami.
-Hey Sana! Siamo quasi arrivati!-  esclamò Rei, indicando la strada che portava a casa mia.
Quanto mi era mancato il mio Paese. Le sue tradizioni, i suoi costumi, la gente che vi abitava. Ogni singolo aspetto del Giappone mi era terribilmente mancato in quegli otto anni trascorsi in America. Mi era mancato anche lui ..
-Eccoci arrivati- disse il tassista, un tipo baffuto e paffutello.
-Grazie mille signore. Tenga-. Gli porsi i soldi, rifiutando il resto.
Scesi dall’auto e, non appena poggiai i piedi sull’asfalto nero pece, un sorriso a trentadue denti mi solcò il viso. Volteggiai felice, facendo svolazzare la gonna color ciclamino del mio abito di seta.
Corsi lungo il vialetto di casa, raggiante come non lo ero mai stata. Sotto il portico di casa Mama e la signora Shimura mi aspettavano a braccia aperte. Mi fiondai repentinamente nel loro abbraccio, respirando un dolce profumo di cannella e mandorle.
-Tesoro mio, bentornata!-. Mama mi prese le gote e mi guardò a lungo, piangendo di gioia.
-Mamma! Mi sei mancata tantissimo!- gridai, asciugandomi le lacrime che scendevano copiose dai miei occhi ormai lucidi.
-Anche tu, figlia mia! Ma sei bellissima .. -.
-Grazie, mamma. La tua Sana ormai è una donna di vent’anni pronta a cominciare l’università e a buttarsi a capofitto nello studio!-.
Mama rise, probabilmente non abituata a sentirmi fare discorsi del genere.
-Bentornata a casa, signorina Sana-. La signora Shimura mi porse una piccola cesta di paglia contenente una miriade di biscotti al cioccolato.
-Oh grazie! Ha preparato i miei biscotti preferiti! Lei è sempre così gentile e premurosa, signora Shimura-.
Lei, di rimando, agitò una mano, dicendo: -È sempre un piacere per me cucinarle i suoi piatti preferiti-.
Sorrisi, pregando Rei di portare le valigie in casa.
-Sono felice di rivederla signora Kurata!- affermò entusiasta, stringendo la mano a Mama e salutando la signora Shimura.
-Grazie Rei, anche per noi è un piacere riaverti qui-.
 
***
 
Dopo aver raccontato a Mama gli ultimi avvenimenti della mia vita newyorchese per buona parte della serata, decisi di salire in camera mia. Necessitavo urgentemente di una lunga dormita, visto il fuso orario e il viaggio stancante.
-Mamma, vado a dormire. Ci vediamo domattina. Buonanotte a tutti-.
-Certo. Vai pure figliola. A domani- rispose Mama, sorseggiando la sua tazza di thè bollente.
Salii le scale, lisciando il corrimano di legno. L’atmosfera che aleggiava nell’aria mi riportò indietro, durante la mia infanzia. I ricordi ritornarono prepotenti nella mente e mi causarono una fitta lancinante allo stomaco. L’ultima volta che avevo calpestato quei gradini era stata ben otto anni fa, quando stavo per partire per una meta lontana, che mi avrebbe allontanato dai miei affetti, dalle mie amicizie e da ..
“Basta Sana. Non devi pensare al passato” mi dissi, posando la mano sulla maniglia della mia camera. Mi fermai di colpo, indecisa. Sapevo di non voler veramente entrare in quella stanza intrisa di ricordi sofferenti, ma dovevo farlo. Dovevo raccogliere tutto il coraggio che mi aveva sempre caratterizzata e non lasciarmi andare alle emozioni.
“Ok. Forza Sana, ce la puoi fare”. Abbassai la maniglia ed entrai.
Attraverso i vetri della finestra la luce della luna riverberava il suo fascio lucente sul copriletto color pesca del mio letto a baldacchino. Un paio di scarpe color rosa confetto stavano accanto all’armadio di legno, posto vicino alla scrivania.
Mi avvicinai lentamente, squadrando ogni angolo di quel tavolo consumato dal tempo. Le mensole sul muro ospitavano ancora i miei libri delle medie, ormai consumati. Bambole e peluche troneggiavano accanto ad una pila di quaderni e ad una tazza piena di penne dai più svariati colori. Posai un dito sulla carta di quelle pagine e un senso di malinconia m’invase da capo a piedi.
I miei occhi si posarono, poi, sulla luce rosso ciliegia che aveva accompagnato l’esecuzione dei miei compiti scolastici per anni. Adiacente ad essa stavano numerose fotografie incorniciate. Abbassai subito lo sguardo, poggiando le braccia sulla sedia girevole.
Il dolore e la rabbia presero il sopravvento, provocandomi un fremito. Tremai e, contemporaneamente, calde lacrime solcarono le mie gote arrossate. Dovevo reagire ed evitare di farmi ancora del male. Fu così che, asciugando le gocce salate con l’orlo della manica, osservai le foto. Ritraevano la Sana dodicenne insieme agli amici di scuola.
Un tuffo al petto mi bloccò il respiro. In una c’eravamo io, Aya, Hisae, Mami e Fuka abbracciate sullo sfondo della nostra scuola. Le uniformi candide e i visi sorridenti, ci eravamo promesse che il nostro rapporto amicale sarebbe durato in eterno. L’immagine  a fianco, invece, ritraeva me tra Tsuyoshi e Gomi, due ragazzi dal carattere estremamente diverso, ma entrambi ottimi amici. “Chissà se Tsuyoshi e Aya sono ancora una coppia .. ” rimuginai, abbozzando un piccolo sorriso. Si erano messi insieme durante il periodo delle elementari e ricordavo ancora distintamente le loro dimostrazione affettive in pubblico. E poi, eccola lì, la foto che mi mandò in iperventilazione, facendomi scoppiare i polmoni.
Mi abbracciava. Il suo braccio toccava la mia spalla sinistra e mi stringeva a lui. Un sorriso sincero ed ampio incorniciava il mio volto. La sua espressione, invece, era fiera ed orgogliosa.
Presi in mano la cornice e mi avvicinai così tanto da sfiorare il vetro con il naso. La condensa del mio respiro si posò sulla superficie, creando un piccolo alone. Dopo pochi secondi le lacrime che avevo cacciato con forza si ripresentarono prepotenti. Bagnarono il vetro, depositandosi delicatamente sui nostri visi.
-Aaarrrggghhh!-. Gettai con collera la fotografia, che si frantumò a contatto col muro. M’inginocchiai a terra, nascondendo il viso tra le mani. Ero convinta che facesse parte della vita passata, che fosse diventato un ricordo, solo un maledetto ricordo, ma, in quel momento, capii. Lui non sarebbe mai e poi mai diventato una presenza, perché io lo amavo. Lo amavo più di qualsiasi altra cosa al mondo e stare senza di lui era diventata un’agonia continua. Dopo tutti quegli anni, il sentimento che provavo per lui era amore. Era sempre rimasto amore .. Avevo solo cercato di scordarlo, di scordare lui e Fuka.
Mi accovacciai sul pavimento, piangendo disperata. Era stato uno sbaglio tornare? Era stato uno sbaglio abbandonare il mondo dello spettacolo per iniziare un nuovo percorso di vita? Con queste domande che mi frullavano in testa, chiusi gli occhi e mi addormentai, pensando ad Akito Hayama.
 
***
 
Tu-tu. Tu-tu.
-Mmm .. -. La sveglia del cellulare suonò ad intermittenza, risvegliandomi dal torpore caldo nel quale ero avvolta. Mi trovavo sotto a delle soffici coperte, nel mio letto.
Mi misi a sedere, stropicciandomi gli occhi. “Ma .. ricordo di essermi addormentata sul pavimento” meditai, alzandomi pigramente.
Mi feci una lunga doccia tiepida ed indossai un grazioso vestitino color crema. Dopo un filo di trucco, scesi in cucina dove Mama e Rei stavano già consumando la colazione.
-Oh, buongiorno tesoro. Vedo che ti sei alzata di prima mattina!- esclamò la mamma, addentando una brioches al cioccolato.
-Sì, devo passare all’università per l’iscrizione-.
-Capisco. Bè, mangia qualcosa prima. Sai che la colazione è il pasto più importante della giornata-.
Sorrisi, ripensando alla sua storica abitudine di farmi presente quell’affermazione.
-Certo, non preoccuparti. Ah, buongiorno Rei!- enfatizzai, accomodandomi accanto a lui.
Rei mi guardò di sottecchi, aggrottando le sopracciglia. -Sana, tutto bene?-. La sua domanda mi stupì e risposi: - Sì, alla grande!-. Ero veramente un’ottima attrice. -Perché me lo chiedi?-. Versai del succo d’arancia nel bicchiere e cominciai a spalmare la marmellata sul pane tostato.
-Ecco .. ieri sera sono venuto in camera tua prima di andare a dormire per vedere se stavi bene .. Sai .. -. S’interruppe, abbassando lo sguardo. -Bè .. eri rannicchiata a terra e ho notato dei vetri sparsi sul pavimento. Mi sono avvicinato e ho visto la fotografia .. -.
Qualche ciocca di capelli mi nascose il viso. Non sarei riuscita a resistere un minuto di più in quella stanza, cercando di inventarmi qualche scusa per spiegare il fatto, che sicuramente non avrebbe retto.
-Sana .. Se vuoi parlarne, puoi farlo- disse Mama con tono calmo. -Lo sai che con a noi puoi dire tutto. È normale che tu stia male, tesoro. Sei appena tornata e ..-.
-Ora basta!-. Mi alzai, sbattendo le mani sul tavolo. -Basta, non voglio parlare di nulla! Non voglio .. Non voglio ricordarlo!-.
Detto questo, presi la borsa e m’infilai le ballerine, prima di fuggire via.
 
***
 
Corsi finché non ebbi più fiato in corpo. Il respiro accelerato e il cuore palpitante mi obbligarono a fermarmi. Mi poggiai ad un lampione, ansimando.
Ero in Giappone da poche ore e già sembrava che tutto andasse a rotoli. Avevo deciso di lasciare New York e studiare all’università di Tokio per diventare una sociologa. Ora era quello il mio obiettivo da raggiungere. Il resto, il passato e ciò che lo riguardava, non dovevano interessarmi più.
Speravo che, con una moltitudine di persone che abitavano in città, non avrei incontrato nessuno dei vecchi amici all’università. Molti, facilmente, non mi avrebbero riconosciuta essendo cambiata nell’aspetto fisico. Ero cresciuta, le curve femminili erano uscite allo scoperto, abbandonando in maniera definitiva il fisico adolescenziale. I capelli, color rame, arrivavano sin sopra il fondoschiena e le palpebre erano solitamente velate da un ombretto chiaro. Le labbra erano diventate piene e di un rosa tenue.
L’esuberante Sana Kurata si era trasformata in una donna matura e posata.
Ripresi il cammino, estraendo dalla tasca della borsa il mio cellulare. Controllai la posta e i messaggi, ma di Mama e Rei nessuna traccia. Li ringraziai mentalmente per avermi concesso quell’attimo di tranquillità.
Percorsi il quartiere che portava all’università, beandomi della bellezza suggestiva della mia città. Dopo poco, svoltai l’angolo e sobbalzai dalla sorpresa.
La sua casa stava lì, proprio di fronte a me. Era uguale a come la ricordavo, con l’insegna posta sul muro della cancellata. La scritta “Famiglia Hayama” troneggiava sulla targhetta d’oro, facendomi ripiombare nella spirale di dolore che mi aveva risucchiata per anni.
Mi avvicinai piano, ma mi bloccai subito quando sentii scattare la porta d’entrata. Una figura incappucciata uscì, scendendo gli scalini dell’ingresso.
Mi nascosi dietro un cespuglio lì vicino, in attesa. Potei sentire distintamente il cuore battermi feroce nel petto.
La figura raggiunse il cancelletto e lo aprì, per poi uscire e cominciare a correre piano. Era un ragazzo alto, magro e, come potei notare nonostante la felpa, dal fisico scolpito. Non poteva che essere ..
Le martellate nel petto non accennarono a diminuire e, quando vidi dei ciuffi color miele sporgere dal cappuccio, gridai, squarciando lo spazio circostante. Lui si fermò, guardando attento nella mia direzione. Si avvicinò adagio, togliendo il cappuccio.
Akito se ne stava a pochi metri da me, bello come un angelo. Gli occhi ambrati e profondi erano gli stessi di quando era un ragazzino, ma il viso, cresciuto, era di uno splendore straordinario, incorniciato da capelli più lunghi.
Mi accovacciai ancora, cercando di non fare rumore. Non volevo che mi scoprisse. Non volevo incontrarlo in quel modo, come se fossi una pazza che dopo anni trascorsi in uno Stato situato dall’altra parte del globo, torna e la prima cosa che fa è spiarlo.
“Accidenti. Fermati!”. Akito, al contrario, si stava avvicinando sempre di più. Poi, all’improvviso una voce che avrei riconosciuto tra mille lo distrasse, costringendolo a voltarsi.
-Buongiorno Akito! Stai facendo la tua solita corsa mattutina?-. Fuka saltellava allegra, sventolando una mano. Mi sporsi appena per poterla vedere e rimasi a bocca aperta. Era diventata una bellissima ragazza dai lineamenti longilinei. Indossava uno stretto tubino nero che metteva in risalto le sue forme ed i suoi capelli castani, luccicanti sotto la luce del sole, le ricadevano morbidi sulle spalle, avvolti in una treccia sottile.
Akito la raggiunse, dandole un fugace abbraccio. Il mio cuore sussultò ancora. “Quindi .. lei è ancora la sua fidanzata”. Non volevo giungere a conclusioni affrettate ma non potevo fare a meno di pensarci.
Akito si portò un braccio dietro la nuca, dicendo: -Sì. E tu? Sei diretta all’università?-.
-Già. Oggi ci sono le iscrizioni. Devo portare il modulo in segreteria. Ci sarà una massa di studenti pronti ad essere i primi per non fare la fila, quindi è meglio che mi sbrighi- disse, controllando l’orologio da polso.
-Va bene. Ci vediamo stasera!- strepitò Akito, posandole un veloce bacio sulla guancia.
-Come no! A stasera Hayama-.
Entrambi si avviarono in direzioni opposte, ignari della mia presenza tra gli alberi. Dopo qualche minuto uscii allo scoperto, scrollandomi le foglie dalla gonna e dai capelli.
Quella scena mi aveva ferito profondamente. Vederli così vicini ed affiatati dopo anni non aveva fatto altro che far riaffiorare ed aumentare la mia sofferenza. La corazza protettiva che mi ero costruita attorno si era dissolta solo con un loro discorso e un loro contatto.
Li avevo rivisti. Il mio unico grande amore e la mia ex migliore amica. Insieme, di nuovo.
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1-Incontri ***


Ciao a tutti/e! :)
Sono tornata con il primo capitolo di questa nuova storia! ♥ Spero vi piaccia! :)
Ringrazio coloro che hanno recensito, cioè 
terry001, ReginadeiSogni, Valy93fantasy, hakuna89 e ladysofia, e tutte le persone che hanno inserito la mia storia tra le preferite, ricordate e seguite! ♥ Grazie di cuore! *-*
Alla prossima! Un bacione! :*


Alys_90

BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥ 


Giunsi all’università con la mente intrisa di pensieri. Rivedere Akito e Fuka, per di più ancora così vicini ed affiatati, mi aveva fatto scoppiare il cuore. Avevo trattenuto le lacrime per buona parte del tragitto, cercando di scacciare la visione del loro abbraccio e del modo in cui si parlavano. Erano così affiatati, così spensierati e felici di stare l’uno accanto all’altra.
Imboccai il corridoio che portava all’ufficio iscrizioni, provando in qualche modo a calmarmi e a riprendere fiato. Una massa indistinta di ragazzi e ragazze attendeva il suo turno in fila, ognuno con il proprio numerino tra le mani.
Staccai con noncuranza il biglietto dalla macchinetta accanto a me:“85”. “Bene! Dovrò aspettare almeno un’ora!” pensai, osservando il grande cartellone sopra al muro che segnava a caratteri cubitali il numero “46”.
Decisi di prendere posto sulle poltrone di pelle nera disseminate nella sala di fronte. Una quantità indefinita di occhi si voltò a guardarmi, ma nessuno si scompose o proferì parola. Ero davvero cambiata così tanto in otto anni che nessuno mi riconosceva.
Presi dalla borsa il mio libro preferito e cominciai a leggere. Il silenzio intorno a me mi permise di concentrarmi e di sprofondare nella lettura di quel romanzo così emozionante. Parlava di due innamorati, un marinaio e una ballerina, che, a causa del lavoro di lui, dovevano separarsi per molto tempo. In quegli anni numerose vicissitudini avevano fatto sì che entrambi si allontanassero, prendendo strade opposte. Tuttavia, nessuno dei due si era dimenticato l’uno dell’altra e i loro pensieri erano costantemente rivolti verso la persona amata. Dovevo ancora concluderlo, ma speravo in cuor mio che i protagonisti si ritrovassero, dopo tutte le difficoltà che si erano presentate loro.
Sfiorai le pagine con le dite e la nostalgia prese il sopravvento. Quella coppia rappresentava me ed Akito, se non fosse che, a differenza dei personaggi, noi due ci eravamo separati per sempre. L’avevo lasciato a Tokio, insieme agli amici e a Fuka. Avevo spezzato il nostro legame, che, però, avevo scoperto essere ancora forte e vivo dentro di me.
-Certo! Domani c’è la festa, ricordi? Per il loro anniversario!-. Una voce familiare mi distrasse, costringendomi ad alzare il viso. A pochi metri da me, di fronte al distributore delle merendine, stava un Tsuyoshi cresciuto, alto e dal fisico più tarchiato. I suoi capelli castani ricadevano morbidi appena sopra le spalle e gli occhiali tondi erano stati sostituiti da una montatura rettangolare color ebano. Accanto a lui una ragazza mingherlina, dai lunghi capelli color cenere, stava sorseggiando un succo di frutta all’arancia.
“Ma .. quella è Aya!”. Una delle amiche più care e sincere che avessi mai avuto, che mi era stata vicino nei momenti più tristi della mia infanzia e che mi aveva sostenuta sempre. Abbozzai un sorriso, incerta se chiamarli e salutarli oppure far finta di nulla e cambiare sala d’attesa.
“Sono stanca di fuggire. Sono venuta a Tokio per cambiare vita. Lo sapevo in fin dei conti che molto probabilmente avrei rivisto qualcuno dei miei vecchi amici ..” pensai, premendo una mano sul cuore. “E Hayama con Fuka ..”. I battiti aumentarono in un baleno, togliendomi il respiro.
-Sì, tesoruccio. Vieni a prendermi tu per le otto e un quarto?- chiese Aya, avviandosi con Tsuyoshi nella mia direzione.
Mi abbassai notevolmente, nascondendomi tra le pagine del libro.
“Basta fuggire”. Due semplici parole che mi rimbombavano in testa, ma difficili da mettere in pratica. Non sapevo se ero pronta per rivivere tutto così velocemente, nel giro di un giorno.
-Va bene, bambolina. Sarò da te per quell’ora. Cosa gli regaliamo? Hai qualche idea?-.
-Purtroppo no. Forza, spremiamo le meningi! Dobbiamo assolutamente prendergli qualcosa! Non possiamo andare lì senza regalo. È un evento importante per loro-.
Ascoltai tacitamente, seminascosta dal romanzo che tenevo tra le mani. Tsuyoshi e Aya si sedettero accanto a me, troppo concentrati a conversare tra loro per potermi notare.
-Mmm .. hai ragione. E poi lui è uno tra i miei migliori amici. Ci tengo a portargli qualcosa di speciale- disse Tsuyoshi, accostandosi alla sua ragazza.
“Non ci posso credere! Questi due piccioncini stanno ancora insieme dopo tutti questi anni!” rimuginai, sorridendo. “Ma di quale festa staranno mai parlando? Possibile che l’anniversario sia di ..?”. Bloccai le mie riflessioni, troppo dolorose per essere continuate.
Mi alzai di fretta, gettando il libro nella borsa. Nella repentina corsa, però, persi l’equilibrio, cimentandomi in un buffo capitombolo che mi fece arrossire dalla testa ai piedi.
Gli studenti presenti si girarono ad osservare la scena, trattenendo a stento le risate. Mi alzai di scatto, recuperando il contenuto della borsa e gettandolo alla rinfusa al suo interno.
-Hey, vuoi una mano?-. La voce alle mie spalle mi immobilizzò. Tsuyoshi si era gentilmente offerto di aiutarmi.
“E adesso? Che faccio? Non posso voltarmi!” pensai, sentendo la pressione sanguigna salire alle stelle.
-Scusa .. -. Aya prese la parola. -Hai bisogno di aiuto? Ti sei fatta male?-.
Non potevo andarmene, altrimenti sarei sembrata una ragazza scortese e maleducata, ma se restavo forse mi avrebbero riconosciuta, tempestandomi di domande.
-Ehm .. no- asserii.
-Sicura?-. Aya si stava pericolosamente avvicinando.
-Sì, grazie-.
-Hey, ragazzi!-. Un tonfo al cuore mi catapultò lontano. Non ero più in quella sala d’attesa, ma ero di nuovo nel passato. La sua voce angelica risuonava nell’aria, mettendo a tacere qualsiasi altro suono.
Hayama mi passò accanto, correndo velocemente. La sua fragranza, dolce e allo stesso tempo inebriante, mi riempì le narici.
-Oh, ciao Akito! Tutto bene? Che ci fai qui?- disse Tsuyoshi con entusiasmo.
-Ho appena terminato la mia corsa mattutina e sono venuto a controllare come se la cava Fuka con l’iscrizione-.
-Ti preoccupi per lei in ogni momento, eh?!- ridacchiò Tsuyoshi.
-Ma smettila! Ci sarete alla festa domani sera?- chiese Akito.
-Certamente! Non possiamo di certo mancare alla festa di anniversario dei nostri amici!- esclamò Aya.
-Senza di voi non sarebbe la stessa cosa. Avete visto Fuka, comunque?-.
-Dovrebbe essere di là, negli uffici immatricolazioni. Prova a dare un’occhiata-.
-Ok, grazie. A domani sera allora!-.
Akito mi oltrepassò, non accorgendosi della mia presenza. Ero rimasta immobile, incapace di muovere un muscolo. Avevo ascoltato quella conversazione e, solo in quel momento, desiderai non averlo mai fatto.
Corsi via, bagnando le guance di acqua salata. Ancora lacrime, ancora dolore, ancora sofferenza.
-Aspetta! Scusami, hai biso .. -.
La voce di Aya divenne solamente un’eco lontana.
 
***
 
La cercai tra gli studenti. Scrutai ogni singolo viso, alla ricerca dei suoi occhi profondi.
-Akito, sono qui!-. Fuka agitava una mano per aria, intenta a oltrepassare l’ammasso di persone che la circondava. -Eccomi!- strepitò, respirando affannosamente. -Come mai sei venuto all'università? Ti ho visto da laggiù. Tutto bene? È successo qualcosa?-.
-No, tranquilla. Sono solo passato per vedere se avevi già terminato l’iscrizione- risposi.
-Magari! C’è una fila infinita. Spero di riuscire a consegnare i documenti entro mezzogiorno, così possiamo pranzare insieme!- esclamò, regalandomi un bellissimo sorriso.
La osservai, rapito.
Fuka era una ragazza speciale, che s’impegnava a fondo per raggiungere ciò che voleva. Mi era stata vicina quando lei se n’era andata, scomparendo dalla mia vita senza lasciare traccia. Otto anni trascorsi a chiedermi il perché di quel gesto, non trovando risposte. Ci eravamo dichiarati, esprimendo i nostri sentimenti. Ero pronto a lasciare Fuka per lei, a gettare il rapporto che avevo costruito per amarla in ogni suo aspetto.
-Pronto?! Hayama, ci sei?-. Fuka mi riportò alla realtà, risvegliandomi da quel torpore intriso di ricordi.
-S-sì- dissi, abbassando appena lo sguardo.
Quando pensavo a lei, tutto diventava invisibile, persino Fuka. Mi mancava terribilmente quella ragazzina dall’aria vivace e spensierata, quel suo sorriso felice e quel suo modo di fare divertente.
Il cuore cominciò a battermi più forte del dovuto. Una morsa allo stomaco mi colse all’improvviso, facendomi rabbrividire.
-Akito, mi ascolti?!- gridò imperterrita Fuka.
-Scusami- sentenziai, abbracciandola e cercando di nascondere il mio stato d’animo.
Fuka, colta alla sprovvista, si fiondò sul mio petto, ricambiando la mia stretta. -Hey .. Akito, ci guardano tutti .. - sussurrò, ancora sorpresa.
-Non importa . Ascolta, Fuka .. stai per intraprendere questo percorso che ti porterà a diventare un brillante avvocato. Sei una ragazza forte, che crede in quello che fa .. E ti devo ringraziare-.
Fuka si scostò leggermente, fissandomi negli occhi. -Per cosa?-.
-Per tutto- risposi, posandole un tenero bacio sulla fronte.
Lei arrossì lievemente, un po’ imbarazzata. Adoravo quel suo lato caratteriale, celato dalla sua esuberante personalità.
La guardai e mi sorrise. Un sorriso carico di gioia, che ebbe più di un significato: serenità, voglia di vivere e amore.
 -Adesso è meglio che vada- dissi, prendendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni. -Eisen mi sta aspettando in palestra. Ci vediamo dopo, se riesci a liberarti, altrimenti stasera come abbiamo concordato-.
Fuka alzò il pollice, dicendo: -Va bene, ti faccio sapere-.
Dopo averla salutata, mi voltai diretto all’uscita. Vedere Fuka sorridere era per me un’emozione straordinaria. La sua bellezza cresceva di giorno in giorno e la sua costanza nello starmi accanto, risollevandomi negli istanti in cui avevo creduto di cedere, mi aveva dato la forza e il coraggio di andare avanti, di potercela fare senza .. senza Sana.
Solo al ricordo di quelle quattro lettere unite, mi si attorcigliò nuovamente lo stomaco.
“Akito, non devi pensare a lei .. Se n’è andata otto anni fa e per sempre”.
Dopo essere arrivato al cancello principale, ripresi a correre. L’aria del mattino mi sferzò il viso, riscaldato dalla luce del sole.
Misi le cuffie alle orecchie ed iniziai ad ascoltare la mia playlist preferita. I rumori circostanti sparirono, catapultandomi nel mio mondo privo di ricordi.
Coprii gli occhi a causa della luce accecante e, non accorgendomi della figura che camminava di fronte a me, andai a sbattergli letteralmente addosso. Mi ritrovai sopra ad un corpo che, a giudicare dai lunghi capelli color rame sul marciapiede, doveva appartenere ad un ragazza.
Mi sollevai sulle braccia, impicciato. Non appena vidi il volto di chi giaceva sotto di me, un fremito caldo mi scaldò il cuore e persi la cognizione del tempo e dello spazio. Sbarrai gli occhi, incredulo.
Sana, la mia Sana, se ne stava supina sul freddo asfalto, avvolta dal mio corpo. Quando puntai le mie iridi dorate nelle sue, grandi goccioloni le bagnarono il viso.
-Oh mio Dio, tu .. tu sei ..-. Le parole mi morirono in bocca. Non potevo credere che fosse lei, in carne ed ossa. Non concepivo come ciò fosse possibile.
Non mi alzai, ancora stupito per averla lì, tra le mie braccia.
-Sana .. -. Nel momento in cui pronunciai il suo nome, lei si alzò di scatto, spingendomi via.
-No, si sbaglia. Mi ha confusa con un’altra persona- strepitò, pulendosi la gonna dell’abito.
Mi sollevai in piedi, senza staccare lo sguardo dal suo. Era lei, ne ero più che certo. Non avrei mai potuto confondere il suo meraviglioso viso con quello di qualcun’altra. Osservai le sue curve formose, i suoi capelli rossi e le sue labbra rosate. Quelle stesse labbra di cui avevo assaggiato il sapore per ben tre volte.
-Kurata .. sei tu! Ne sono sicuro!-. Allungai una mano verso di lei, bramoso di toccare la sua pelle. Gli presi delicatamente il polso, sfiorandole il volto.
Sana si scostò, allontanandosi in modo repentino. -No! Si sbaglia le ho detto! E ora mi lasci!-.
Strattonò la presa sino a liberarsi. Corse nella direzione opposta, lasciando dietro di sé un delicato profumo di rosa e un Akito confuso.
 
***
 
Dopo un’ora passata ad attendere il turno e a consegnare le pratiche per l’iscrizione, corsi fuori, eccitata.
Dovevo chiamare Akito per chiedergli se riusciva a venire a pranzo. Avrei optato per il nuovo locale in centro, le cui specialità variavano dai piatti tipici del Giappone a quelli occidentali.
Ero felice che mi rivolgesse così tante attenzioni. Avevo apprezzato le sue premure e le sue dimostrazioni d’affetto. Pensavo che non avrebbe mai scordato quella ragazza vivace e allegra che era stata la mia migliore amica, ma, dopo tutto ciò che aveva fatto per me, capii che il nostro era un legame solido e duraturo. L’avevamo costantemente nutrito nel corso degli anni e, dopo che lei partì, si intensificò maggiormente. Gli ero stata accanto, incoraggiandolo a non abbattersi mai e a ricominciare nel caso ce ne fosse stato bisogno.
Lo amavo davvero. Il sentimento che avevo iniziato a provare nei suoi confronti ben otto anni prima continuava a crescere a dismisura. Stare con lui, trascorrere delle intere giornate in sua compagnia e ridere insieme erano cose a cui non avrei saputo rinunciare.
Ero stata la sua ancora di salvezza, la ragazza che non l’aveva mai lasciato. Sana, invece, l’aveva abbandonato senza alcuna spiegazione, recidendo il rapporto che li univa. Non capivo come avesse potuto prendere una simile decisione, scegliendo di non tornare più.
In quegli anni mi era mancata, ma poi, ripensando a come aveva trattato Akito, il mio dispiacere si era trasformato in disappunto. Era stata chiara nell’esprimere ciò che provava per lui, eppure aveva deciso di diventare parte del passato e di rifarsi una vita in America.
Attraversai la strada, diretta verso il centro. Camminai veloce, digitando il numero di Akito sul display del cellulare.
-Pronto Hayama! Ho finito ora. Sono le .. - mi bloccai, dando una fugace occhiata all’ora - .. dodici e quindici. Andiamo a pranzo, quindi?-.
Akito non rispose. Sembrava che all’altro capo del telefono non ci fosse anima viva. -Akito, ci sei?-.
-O-ok ..- sibilò.
-Cosa c’è? Non ti va?- chiesi, sospettosa.
-No .. Non è questo .. Senti, Fuka .. dobbiamo parlare-.
Mi fermai di scatto. -Di .. di cosa Hayama?-.
-È successa una cosa quando sono uscito dall’università. Tranquilla, ti spiego a pranzo-.
-Va-va bene. Vieni al “Breath”, il nuovo locale in centro tra dieci minuti-.
-Perfetto. A tra poco-. Riagganciò, facendomi scorrere una strana sensazione di terrore nelle vene.
“Che cosa dovrà dirmi? Prima sembrava così sereno. Cosa sarà successo dopo il nostro incontro all’università?” pensai, in preda all’ansia.
Mi avviai decisa verso il pub, cercando di non lasciarmi sopraffare dalla parte irrazionale che mi contraddistingueva in certi casi e di giungere a conclusioni affrettate.
Forse era quello il momento giusto per rivelargli il segreto che ormai custodivo da qualche settimana. Prima o poi avrei dovuto dirglielo, perciò tanto valeva farlo proprio quel giorno. Non avevo voluto parlarne con lui subito, troppo spaventata da come avrebbe reagito. Era una rivelazione che avrebbe sconvolto chiunque e, conoscendo Akito, lui non sarebbe stato da meno.
Presi la treccia tra le mani, sciogliendo l’elastico e ravvivando i boccoli che si erano formati. Dalla borsa estrassi un lucidalabbra trasparente per dar luce alle bocca e un campioncino di profumo alla mimosa che spruzzai appena sul collo.
Ero pronta a rivelare ad Akito la notizia che gli avrebbe cambiato per sempre la vita.
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2-In fuga dal passato ***


Ciao a tutti/e! :)
Sono tornata con il capitolo due di questa storia che ho cominciato a scrivere recentemente! :)
Innanzittutto volevo rispondere alle meravigliose recensioni che mi avete lasciato: 

-hakuna89: anch'io non ho mai sopportato molto Fuka! -.- Lei e i Naozumi sono i classici terzi incomodi che devono per forza rompere le scatole ai protagonisti! -.- Grrr! Comunque, in questo capitolo non ho svelato il mistero di Fuka, ma un altro fatto importante è accaduto! ;) Fammi sapere che ne pensi! ♥ Grazie per aver recensito! ♥
Un bacio! :* 

-Valy93fantasy: sì, idem per me! Fuka è un personaggio insopportabile! Per quanto riguarda il suo segreto, bè, verrà svelato nei prossimi capitoli! ;)
Sana e Akito sono sempre bellissimi! ♥ *-* :) Adoro quella coppia! ♥ ;) Grazie per i complimenti! e per aver recensito! *-*
Un bacio! :*

-g_love_a: grazie davvero! *-* Sono felice che ti piaccia! ♥ Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento! :) Grazie per la tua recensione! *-*
Un bacio! :*

Un enorme GRAZIE anche a chi ha aggiunto la storia tra le preferite, ricordate seguite! ♥ 
Detto ciò, vi lascio alla lettura! ♥
Alla prossima! :)
Un bacione! :*


Alys_90

P.s.: ho tradotto il titolo della storia in italiano perchè mi piaceva di più! ;) 

BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥ 

Sorseggiai il caffè bollente che fumava dalla tazza di ceramica tra le mie mani. Guardai fuori dalla vetrina del “Breath”, attendendo l’arrivo di Fuka.
Avevo rivisto Sana, tenuta prigioniera del mio corpo. Le avevo sfiorato il viso, sempre bellissimo e di una dolcezza infinita, e l'avevo trattenuta, proprio come facevo da ragazzino quando lei correva senza meta a causa di un problema che doveva sfidare. Io la incoraggiavo a non mollare e ad affrontarlo di petto, nonostante le difficoltà che le si presentavano.
Quella creatura dai capelli ramati aveva rubato il mio cuore alla tenera età di undici anni, riempendolo d’amore per poi gettarlo via in un attimo. Quel giorno di otto anni fa lei sparì insieme a quel damerino di Kamura, lasciando dentro di me solo un grande vuoto.
Averla rivista mi aveva scatenato una miriade di emozioni. Era diventata una donna a dir poco stupenda: si poteva stare ore e ore a fissare quegli occhi cioccolato così profondi, quelle curve sinuose e quelle morbide labbra.
D’un tratto, a pochi metri dall’entrata, vidi Fuka correre furtiva verso il locale. Si era sciolta i capelli sulla schiena e aveva ritoccato leggermente il trucco. Dopo tutti quegli anni insieme, notavo ogni suo più piccolo dettaglio.
Entrò e mi raggiunse al tavolo al quale stavo seduto. -Eccomi!- esclamò. Non so per quale assurda ragione, ma sembrava fosse leggermente pensierosa. Che si immaginasse cosa stavo per dirle?
Si accomodò sulla sedia di pelle rossa, posando la borsa sullo schienale.
-Oh, hai ordinato un caffè. Scusi!- strepitò, richiamando l’attenzione del cameriere al bancone -mi può portare gentilmente una tisana allo zenzero?-.
-Come?! Una tisana?! Da quando in qua bevi quella roba?- chiesi, stupito.
-Bè, da un po’ di tempo .. Sono bevande salutari e benefiche!-.
La guardai di sottecchi, non del tutto convinto. -Sei sempre stata amante del caffè. Non capisco questo repentino cambio di prospettiva alimentare!-.
Fuka alzò le spalle, dicendo: -Capita, no? Ogni tanto ci vogliono dei cambiamenti nella vita-.
Scossi la testa. -Allora, di cosa devi parlarmi?- chiese, unendo le mani sotto il mento.
Potei sentire distintamente il cuore pulsare contro la gabbia toracica.
-Dunque .. -. Non sapevo da dove cominciare e in che modo dirle che pochi minuti prima avevo avuto un incontro-scontro con la ragazza di cui mi ero innamorato da bambino, che aveva deciso di fuggire a New York senza mai più tornare e per la quale probabilmente provavo ancora qualcosa. La ragazza in questione, inoltre, era la sua ex migliore amica, la persona con la quale Fuka aveva legato sin da subito non appena si era trasferita a Tokio. Ciò rendeva la questione ancora più ardua. - .. sarò breve e conciso. Ho rivisto Kurata-.
La tazza contenente la tisana, portata nel frattempo dal cameriere e che Fuka stava tranquillamente bevendo, cadde dalle sue mani, frantumandosi sul tavolo e rovesciando liquido allo zenzero su tutto il pavimento.
Mi spostai, asciugando la superficie di plastica con dei fazzoletti di carta.
Fuka, rimasta seduta, aveva gli occhi sbarrati, come se fosse caduta in uno stato di trance.
-Accidenti, che disastro .. - dissi, continuando a pulire.
-Non si preoccupi, ci penso io-. Il cameriere raggiunse il nostro tavolo armato di spazzole, stracci e secchio.
-Grazie e mi scusi. Paghiamo subito i danni- proferii, estraendo il portafoglio dalla tasca posteriore della tuta.
Il cameriere mi fece un gesto con la mano, esclamando: -Non ce n’è bisogno! Le faccio solo il conto del caffè-.
-Lei è molto gentile. Tenga- dissi, porgendogli le banconote. -Andiamo Fuka-.
Fuka, ancora sotto shock, si alzò senza dire nulla. Mi seguì fuori dal locale, con lo sguardo rivolto sull’asfalto rovinato del marciapiede.
-Sei sicuro?- domandò improvvisamente, scrutandomi. -Sei sicuro che fosse Sana?-.
-Bè, sì .. Ci sono praticamente caduto addosso ..-. A quell’affermazione Fuka trasalì e, con voce tremante, continuò: -Akito .. che hai provato in quel momento?-.
Si fermò, guardandomi negli occhi. Misi le mani in tasca, evitando di scontrare le mie iridi con le sue.
-Akito .. Guardami, per favore. Ti ho fatto una domanda. Cos’hai provato quando l’hai vista?-.
Tenni gli occhi fissi a terra, incapace di reggere quelle pozze scure scrutarmi.
Alzai il cappuccio sulla testa, rabbrividendo.
Fuka mi strattonò per il braccio, strepitando: -Hayama! Ti ho detto di guardarmi! Guardami!-.
Lo feci e nei suoi occhi vidi solo angoscia. Odiavo farla soffrire, odiavo le sue lacrime e odiavo la sua parte più fragile.
-Fuka, smettila .. Non ho provato niente .. Lei è solo un fottuto fantasma del passato!-. Stavo mentendo, perché aver rivisto Kurata mi aveva sconvolto l’anima. Non sarei mai stato in grado di dimenticarla. Lei faceva parte dell’Akito Hayama che tutti conoscevano, compresa Fuka.
La mia ragazza si ritrasse, asciugando le lacrime con l’orlo della giacca.
 -Akito .. tu devi dirmi la verità. So che a te Sana non è indifferente. Che cosa ti ha detto?! Voglio saperlo-.
-Niente! Ci siamo scontrati ti ho detto! Ha detto che mi stavo sbagliando con un’altra persona ma non potrei mai confonderla!-.
Fuka spalancò gli occhi, portandosi una mano alla bocca. -Tu .. tu la ami ancora! Dopo tutti questi anni .. non l’hai ancora dimenticata! Ecco qual è la verità!- gridò, attirando l’attenzione dei passanti. Cercai di calmarla ma continuò a dimenarsi, spingendomi via.
-Fuka, calmati! Cazzo! Sana fa parte del passato! Non esiste più, lo capisci? Ora ci sei solo tu!-.
“Perché? Perché sto mentendo a me stesso?”.
Fuka smise si divincolarsi, abbracciandomi. Mi circondò il collo, sussurrando tra le lacrime: -Oh, Hayama .. Ti prego, non mi lasciare! Sei troppo importante per me .. Troppo!-.
Ricambiai la stretta, carezzandole i capelli. -Fuka, ti starò sempre accanto .. Sempre .. -. Affondai il viso nell’incavo del suo collo, respirando un dolce profumo di mimosa.
Fuka continuò a singhiozzare, sinché non si staccò dal mio abbraccio.
Mi rivolse un debole sorriso, continuando a versare calde lacrime che asciugai prontamente con il pollice.
-Dobbiamo parlarle .. -.
Il mio cuore sussultò, colto alla sprovvista da quell’affermazione.
-Stai parlando di Kurata? No, Fuka! Non c’è né bisogno!-.
Lei continuò a guardarmi, senza smettere di piangere.
-Sì, invece. Lei merita una spiegazione .. Nonostante non approvi ciò che ha fatto, è tempo di parlarle. Dopo questi lunghi anni trascorsi lontano da casa, avrà sicuramente bisogno dei suoi vecchi amici..-.
Abbassai lo sguardo non appena sentii pronunciare la parola “amici”. Io e Sana lo eravamo, ma poi il nostro sentimento d’amicizia si era trasformato in qualcosa di più profondo, che mi aveva sconvolto.
-Certo ..- dissi flebilmente.
Fuka mi prese per mano, alzandomi il mento con le sue soffici dita. -Ti amo, Akito-.
 
***
 
Rivedere quelle sue iridi così profonde e sicure scrutarmi attente mi aveva riportata nel passato, quando i suoi sguardi mi mandavano in iperventilazione. Sentirmi di nuovo tra le sue braccia ebbe lo stesso effetto che sperimentavo quando lui mi stringeva forte a sé, accogliendomi nel suo petto caldo.
Camminai lungo la strada che portava a casa, con lo stomaco in subbuglio e le lacrime agli occhi.
“Hayama .. perché mi fai ancora quest’effetto dopo tutto questo tempo?” pensai, portandomi una mano sul cuore, che batteva esageratamente veloce.
Quella mattina non avevo concluso nulla, ritrovandomi ancora con il modulo d’iscrizione dell’università accartocciato nella borsa. Sarei dovuta ritornare il giorno seguente, ben sperando di non imbattermi ancora in Akito o in qualsiasi altra persona che facesse parte del mio passato.
Decisi di fermarmi a prendere un caffè in un bar lì accanto, prima di tornare a casa e chiarire con la mia famiglia su ciò che era successo prima di uscire. Non avevo alcuna voglia di affrontare quell’argomento, ma sapevo che avrei dovuto farlo e dimenticare quello che era accaduto.
Entrai nel locale e corsi subito in bagno per rinfrescarmi il viso e riaggiustarmi il trucco. L’acqua fredda mi congelò la pelle e mi risvegliò dal torpore malinconico che mi aveva avvolta nelle ultime ore. Mi guardai allo specchio e vidi una Sana debole, senza forze e incapace di riappropriarsi dell’allegria che l’aveva sempre caratterizzata. Mi sarebbe piaciuto tornare ad essere quella buffa ragazzina dai codini rossi che affrontava senza timore le difficoltà della vita, ma ormai ero diventata un’altra persona, una ragazza dal carattere estremamente fragile.
Presi dalla borsa il mascara e il rossetto e mi diedi una veloce sistemata. Lisciai i capelli, riportando la frangia scompigliata al suo posto.
Mi voltai, pronta ad uscire, ma una ragazza che riconobbi immediatamente si fermò sulla porta, scrutandomi a bocca aperta. -Oh. Mio. Dio. Sana!-.
Mi corse incontro, abbracciandomi e stritolandomi talmente forte da sentir scricchiolare le ossa.
-Sei proprio tu! Sì, ti ho riconosciuta!-. Mi prese per le spalle, scuotendomi energicamente. -Come stai?! Quando sei tornata?! Mi devi raccontare tutto! Avanti, ti offro un caffè!-.
Mi prese per mano, trascinandomi nella sala affollata del bar. Ci sedemmo a un tavolino nell’angolo della stanza.
-Dai, raccontami come, quando e perché sei tornata!-.
La guardai meravigliata. Non era cambiata di una virgola. I suoi vispi occhi nocciola erano gli stessi di quando era bambina e le treccine bionde raccolte ora le ricadevano morbide sulle spalle.
-Io .. Io veramente .. -. Ero scossa e disorientata, come se il mondo al quale ero appartenuta in passato e tutte le persone che vi abitavano ora non facesse più parte di me.
Hisae mi osservò alzando un sopracciglio, dicendo: -Sana! Che ti succede? -.
-Niente, tutto bene, grazie. È solo che .. -. Non riuscii a proseguire, attanagliata dalla paura di continuare a parlare.
Hisae poggiò le braccia sul tavolino, diventando improvvisamente seria. -Non hai ancora incontrato nessuno degli altri?- domandò, scrutandomi.
Sentii gli occhi improvvisamente lucidi e cercai di trattenere le lacrime. -Hisae, io .. ecco .. ho incontrato .. -.
Hisae capì e si portò una mano alla bocca. -Non ci credo- sussurrò. -La prima persona che hai visto è stata .. Akito?-. Pronunciò il suo nome con una calma indicibile e al solo suono del suo nome mi sentii invadere da una tristezza infinita.
Posai gli occhi sul pavimento, esplodendo poco dopo. -Sì! Ho visto Akito con Fuka! Li ho visti insieme, di nuovo! E poi all’università mi sono imbattuta in Tsuyoshi e Aya e ancora con Akito, con il quale mi sono persino scontrata! Tutto il passato che avevo relegato nel cuore mi si è presentato davanti in men che non si dica! Avevo deciso di fuggire per dimenticare e ci ero anche riuscita ma tornando a Tokio tutto è riaffiorato! Sentimenti, emozioni, malinconia .. e dolore nel vederli così vicini!-.
Ricominciai a piangere, alzando lo sguardo per incontrare quello di Hisae che, con fare apprensivo, mi carezzò una guancia. -Sana, mi dispiace. Ci sei mancata più di quanto tu creda. Cosa ti hanno detto gli altri .. ?-.
Presi un fazzoletto dalla tasca della giacca e mi asciugai le ennesime lacrime versate quel giorno. -Non ho parlato con nessuno di loro, tranne che con Akito .. Gli altri non mi hanno nemmeno vista perché sono fuggita, ancora-.
Hisae mostrò un piccolo sorriso che mi confortò. -Bè, sappi che è giunto il momento di affrontare la realtà. Devi raccogliere il coraggio che hai sempre dimostrato e ricominciare. Devi prendere in mano la tua vita e continuare a guardare avanti-.
Le sorrisi a mia volta, rincuorata da quelle sue parole ricche di verità. -Ma- continuò, puntandomi contro un dito -non devi assolutamente escluderci. Siamo i tuoi più cari amici e, nonostante le delusioni che hai ricevuto da alcuni di noi, non devi troncare il rapporto con nessuno. Nessuno, Sana. Tutti ti vogliamo bene, in modo incondizionato. E ripeto, tutti, senza alcuna eccezione-. Posò la mano sulla mia, circondandola in una dolce stretta.
Mi fidai di ciò che disse e mi sentii decisamente meglio. -Adesso ci beviamo il nostro caffè, poi vieni con me a fare un po’ di shopping per stasera!- esclamò, battendo un pugno sulla superficie liscia del tavolino.
-Come? Per stasera?- domandai, con fare preoccupato.
-Certo! Organizzerò una festa di benvenuto in tuo onore Sana! E non dire di no, perché non accetto rifiuti. Mica ti sarai scordata ciò che ti ho appena detto, vero?!- disse, in tono concitato.
Splancai gli occhi, stupita. -Hisae, no! Guarda, non mi serve una festa di benvenuto e ..-.
-Ssshhh!-. Hisae mi zittì all’istante, proseguendo: -Oramai è deciso. Stasera super mega festa per il ritorno di una delle mie migliori amiche! Hey Gomi!-. Alzò la mano per chiamare il giovane ragazzo al bancone.
Strabuzzai le pupille guardandolo avvicinarsi al nostro tavolino. Gomi era diventato un ragazzo dal fisico asciutto e dall’altezza spropositata. I capelli corti gli scoprivano il viso e il ciuffo, ricoperto da una gran quantità lacca, stava perfettamente rivolto verso l’alto.
-Tu .. tu sei Gomi?!-.
Lui di rimandò mi osservò confuso, dando una fugace occhiata a Hisae. -Hisae, mi potresti gentilmente spiegare chi è questa bellissima fanciulla?- chiese, maneggiando lo strofinaccio che aveva in mano.
Hisae scoppiò in una fragorosa risata, alzandosi e poggiando la mano sulla spalla di Gomi. -Ma come? Non la riconosci? È Sana!-.
Gomi inizialmente spalancò la bocca per poi sedersi e guardarmi stupefatto. -Tu .. Sana .. tu ..-. Blaterava in maniera confusa, senza staccarmi gli occhi di dosso.
-Perdonalo Sana. Non è cambiato, sai! È rimasto lo stesso cretino di sempre!-.
La mia espressione sbalordita si trasformò in un battibaleno in una rumorosa risata che non ricordavo di fare da mesi. Mi tenni la pancia, finalmente libera di poter provare nuovamente un po’ di felicità.
 
***
 
“Stasera festa a casa mia alle otto. Mi raccomando non mancate, perché ci sarà una grande sorpresa per tutti voi! Hisae”.
Lessi il messaggio e mi chiesi subito quale fosse l’eclatante sorpresa di cui parlava Hisae. “Quella ragazza non si ferma un attimo!” pensai, sfogliando il libro di Storia Contemporanea che tenevo tra le mani. Quel giorno io e Aya avevamo deciso di studiare in biblioteca per prepararci in anticipo sui corsi che avremmo dovuto sostenere il primo semestre.
-Tesoro-. La sua voce, dolce melodia per le mie orecchie, richiamò la mia attenzione. Mi voltai verso di lei, osservandola armeggiare con la penna sul quaderno degli appunti.
-Che c’è, amore?-.
-Che ne dici se stacchiamo prima? Ho proprio bisogno di una pausa- disse, poggiandosi sullo schienale della sedia.
Sorrisi. -Sì, non c’è problema. E poi dopo le ore trascorse ad aspettare il nostro turno per l’iscrizione questa mattina, una pausa ci vuole proprio!- esclamai, riordinando i libri nella cartella. -Oh sì- continuai -Hisae mi ha appena inviato un messaggio dicendo che stasera terrà una festa a casa sua. Siamo invitati-.
-Bene!- strepitò Aya, alzandosi e dirigendosi all’uscita. -Allora sarà d’obbligo fare un giro per negozi!-.
La guardai rassegnato. Un pomeriggio a fare shopping per me rappresentava una vera e propria tortura, ma se si trattava di Aya tutto era concesso.
-Va bene, bambolina. Ah dimenticavo!- gridai, raggiungendola e stringendo la mano nella sua -Hisae dice che ha una sorpresa in serbo per noi! Chissà di che si tratta!-.
Uscimmo dalla biblioteca, assaporando l’aria fresca di settembre. -Stasera lo scopriremo. Piuttosto, non ti sembrava familiare la ragazza che oggi è inciampata in sala d’attesa?- mi chiese, camminando sul marciapiede che costeggiava l’università.
Ripensai a quella ragazza impacciata che quel giorno era caduta davanti a quasi l’intera facoltà. -Mmm .. Ora che mi ci fai pensare, sì. A dir la verità, mi ha ricordato Sana- proferii, spostando lo sguardo sul viso di Aya.
Lei si incupì e mi pentii subito per aver tirato in ballo quella ragazza che era stata la sua migliore amica dai tempi delle scuole elementari.
-Amore, scusami. Sono un idiota-. Mi fermai e l’abbracciai forte.
Aya ricambiò la stretta, mormorando: -Non devi scusarti. Anche a me ha ricordato lei, sai? Sembrava volesse nascondersi e questo mi ha fatto pensare a Sana .. Forse è tornata ..-.
Mi sciolsi dall’abbraccio, prendendole il volto tra le mani. -Piccola, non voglio che tu soffra, capito? Non voglio che ci facciamo illusioni sul fatto che possa essere tornata. Non voglio rivangare il passato, non adesso. Ti voglio felice al mio fianco-. Le carezzai i capelli color cenere, ormai lunghi sin alla vita, proseguendo: -E poi sai che Akito non vuole nemmeno sentir pronunciare il suo nome. Se per noi è doloroso, per lui è quasi mortale-.
Aya posò la fronte sulla mia. -Hai ragione. Ora pensiamo solo a stasera e a divertirci-.
-Sì-. Posai le labbra sulla sua morbida bocca rosata e assaporai fino in fondo quel sapore di amarena che aveva.
 
***
-Non ne ho voglia!-.
Stava seduto comodamente sul divano a giocare con la playstation, rimpinzandosi di popcorn.
-Oh, avanti Hayama! Non fare il bambino! Hisae ci ha invitato. Alzati, fatti una doccia e vestiti!- esclamai, ordinando la biancheria nel cassetto.
Dopo la nostra discussione e la decisione di dover trovare Sana e parlarle, Akito aveva optato per una partita a due ai videogiochi a casa mia, sfruttando il fatto che i miei genitori si trovavano dall’altra parte del mondo in una spiaggia tropicale.
Avevamo passato il pomeriggio a giocare e a tirarci affettuosamente addosso patatine e ogni altra diavoleria calorica che avevamo sotto mano.
Avevo scelto di non dirgli nulla, almeno non quel giorno. La notizia che Sana fosse tornata aveva scosso entrambi e non volevo che Akito si sconvolgesse ulteriormente. Gli avrei rivelato ogni cosa a tempo debito.
-Ok, arrivo- disse svogliatamente. Si alzò di malavoglia, diretto al bagno. All’ultimo sembrò ripensarci, mi raggiunse e mi cinse per i fianchi. Affondò il viso nell’incavo del mio collo, lasciandomi delicati baci sulla pelle.
Rabbrividii, inarcando la schiena. -Akito .. Dobbiamo .. vestirci ..-.
Hayama non si staccò e continuò a baciarmi. Mi voltai e lo cinsi per il collo, baciandolo a mia volta con passione sulle labbra.
-Abbiamo ancora tempo. Vieni-. Mi prese per mano e mi trascinò con lui verso il bagno. Aprì il getto della doccia, sinché il vapore caldo non invase quasi completamente la stanza. Si avvicinò e mi tolse la maglietta bianca che portavo senza reggiseno. Mi posò altri baci sulla pelle sino al ventre piatto, per poi abbassarsi ancora e togliere gli slip.
-Akito .. -. Sussurrai il suo nome mentre mi toccava le cosce, bagnandole con la saliva dei suoi baci.
Si resse in piedi, togliendosi velocemente la felpa e i pantaloni. Dopo poco, entrammo in doccia, continuando a baciarci sotto l’acqua bollente.
 
***
 
-Benvenuti!-.
Hisae ci accolse con un sorriso a trentadue denti, abbracciandoci.
-Gli altri sono già arrivati. Prego, entrate!-
-Grazie, Hisae-. Fuka mi precedette, superando l’entrata e dirigendosi verso il salone.
Quando oltrepassai la soglia della stanza nella quale si sarebbe tenuta la festa, mi immobilizzai. Ben due tavoli ricoperti di ogni sorta di delizie troneggiavano accanto al muro alla mia destra, festoni e palloncini erano stati appesi al soffitto e al lampadario, una cassa trasmetteva musica a tutto volume e uno striscione appeso alla parete di fronte annunciava: “Di nuovo con noi. BENTORNATA!”.
Il mio cuore si fermò. Smisi di respirare e intorno a me sentivo solo brusii lontani.
-Akito?!-. Fuka mi riscosse da quello stato catatonico e mi guidò sino ai divanetti in pelle al centro della stanza.
Non riuscii a staccare gli occhi da quello striscione e quando vidi Tsuyoshi e Aya sistemati sulle poltrone accanto non potei non notare la loro espressione turbata ma consapevole. Consapevole che noi tutti eravamo lì per un preciso motivo .. un motivo che si chiamava Sana Kurata.
Hisae si piazzò davanti a noi, congiungendo le mani. Gomi, uscito dal corridoio che portava alla cucina, entrò, portando con sé un vassoio pieno di tartine salate.
-Allora vi ho inviatati stasera perché oggi ho incontrato una persona che pensavo di non rivedere più-.
“Basta, Hisae. Ti prego”.
-Una nostra cara amica, con cui abbiamo condiviso momenti di gioia e di tristezza e con la quale siamo cresciuti, in un certo senso-.
“Smettila, cazzo! Devo andarmene da qui!”.
-Grazie a lei abbiamo superato situazioni difficili ma abbiamo anche vissuto momenti felici e ricchi di divertimento. Con lei non ci si annoiava mai e aveva sempre una soluzione pronta per tutto. Ha aiutato alcuni di noi a risolvere problemi delicati .. -. Si fermò, posando gli occhi sui miei.
“Tra dieci secondi mi alzo e me ne vado da questa maledetta casa!”.
- .. e ci ha insegnato molto. Anzi, moltissimo. Puoi venire ora!- concluse, voltandosi verso il corridoio dal quale era giunto Gomi.
Un’ombra si riversò lenta sul parquet e solo osservando quella forma scura potei sentire il petto gonfiarsi a dismisura.
Sana fece la sua entrata trionfale, osservandoci uno ad uno. Quando incontrò il mio sguardo vidi i suoi occhi luccicare. Imbarazzata, prese la parola: -Ciao .. ciao a tutti-.
Un lieve rossore le imporporò le guance, rendendola ancor più impacciata di quanto già fosse.
Fuka, seduta accanto a me, non trattenne le lacrime e si coprì il volto con le mani. Tsuyoshi e Aya le corsero incontro, circondandola con le loro braccia. Io, invece, rimasi al mio posto, impassibile. Non volevo rivivere il dolore che avevo provato nel averla tra le mie braccia quel giorno, dopo anni trascorsi lontano da noi e, soprattutto, da me.
-Forza, Akito! Vieni a salutare Sana!- esclamò Tsyoushi, pulendosi le lenti degli occhiali, inumidite dalle lacrime.
Prima o poi avrei dato una lezione a quell’amico idiota ed impiccione che mi ritrovavo ad avere.
“Voglio andarmene. Subito”.
Presi Fuka per mano e la trascinai verso l’uscita. Lei oppose resistenza ma io non mollai la presa e la costrinsi a seguirmi. -Hayama, dove stai andando?! Fermati .. -.
Non l’ascoltai e prosegui ma le braccia distese di Hisae mi bloccarono la strada. -Dove credi di andare tu?!- rintronò con un cipiglio a dir poco furibondo.
-Spostati immediatamente- dissi gelido.
-Non ci penso neanche! Che ti prende Hayama?!-.
-Akito .. -. Guardai Fuka, che con occhi imploranti mi chiedeva di restare. -Ti ricordi cosa ci siamo detti oggi? Che le avremmo parlato .. Adesso lei è qui. Forza .. -. Cercò di riportarmi indietro ma io la trattenni.
-No, Fuka. Non posso. Anzi, non voglio. Non ho alcuna intenzione di parlare con lei!-. Cominciai ad urlare, scrutando ogni singolo volto presente in quella stanza angusta, compreso quello di Sana. -Ma guardatela!- rintronai, avvicinandomi a lei. -Decide di tornare dopo otto anni trascorsi in America a fare l’attrice famosa con il suo Kamura! Non si è nemmeno degnata di farsi sentire, né una telefonata, né una lettera, né niente!-. Strinsi i pugni, osservando le iridi di Sana diventare lucide. -Ci ha lasciati senza uno straccio di spiegazione, fuggendo! È così che si comporta un’amica?! Ma per favore!-.
-Amico, calmati .. -. Gomi cercò di interporsi tra noi, ma io lo spinsi via.
-Sana-. Mi rivolsi direttamente a lei, non curandomi delle lacrime che le sgorgavano prepotentemente sul viso. -Puoi ingannare chiunque, ma non me. Quando oggi ci siamo scontrati, ho capito perfettamente che eri tu, ma ti ostinavi a negarlo in tutti i modi possibili! Chi vuoi prendere in giro?! L’hai già fatto una volta, non ti è bastata?!-.
Sana si allontanò appena, con gli occhi che lasciavano trasparire la disperazione che provava, dettata dalla crudeltà delle mie parole.
Mi voltai appena, posando una mano sugli occhi, che lasciai ricadere subito dopo sulla bocca. -Sei solo una bugiarda e una codarda-.
Lei si girò, pronta a correre via. La fermai per la seconda volta quel giorno, trattenendola per il polso. Sana si voltò di nuovo a guardarmi, la sua pelle completamente bagnata dalle lacrime. -La .. lasciami .. -.
La ignorai, proferendo: -Bugiarda per avermi detto che mi amavi e codarda per non aver affrontato la situazione-. Lasciai la presa.
-Non scomodarti ad andartene. L’hai già fatto tempo fa. Ora tocca a me-.
Detto ciò, la superai e uscii dalla porta principale, sbattendola energicamente.
Non avrei permesso che Sana Kurata sconvolgesse di nuovo la mia vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3-Una nuova vita? ***


Ciao ragazzi e ragazze!
Scusate questo enorme ritardo ma, causa lavoro, non sono riuscita ad aggiiornare prima! 
Spero che anche questo capitolo vi piaccia! ♥


Le vostre recensioni sono a dir poco meravigliose e uno spazio lo dedico a voi per ringriazarvi:

-ReginadeiSogni: grazie mille! *-* Sono felice che ti piaccia! ♥ Continua a seguirmi! :*
-hakuna89: grazie per la recensione! *-* Per quanto riguarda Fuka .. è un po' ambigua, ma non rivelerà il suo segreto ancora per qualche tempo! ;) Anche a me Hisae piaceva molto nell'anime! E vedrai cosa accadrà tra Akito e Sana proprio in questo capitolo! ;) Ti lascio alla lettura! :) :* Alla prossima! ♥
-many_angel91: grazie infinte, sia per la recensione che per i complimenti! *-* Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo! :) :*
-Valy93fantasy: la tua recensione mi ha emozionata! *-* Grazie davvero! Anche a me Fuka non piace molto come personaggio e sì, anch'io ho sempre tifato per Akito e Sana! (Sono troppo belli quei due insieme ;) ♥) Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento! :) Nei prossimi capitoli scoprirai il segreto di Fuka! :) Certo che rispondo alle recensioni! :) Grazie a voi cresce sempre di più la mia passione per la scrittura! ♥ Grazie ancora! Alla prossima! :*
-Adhara_: grazie molte! *-* i tuoi complimenti mi lusingano! ♥ A me Fuka non piace molto come personaggio, però ha il pregio di avere comunque un carattere forte! :) spero che anche questo capitolo ti emozioni! ♥ :*
-g_love_a: il segreto di Fuka verrà a galla fra un po'! :) Chissà cosa nasconde! ;) Grazie per i complimenti! ♥ Recensisci anche questo capitolo, se ti va! Darò sicuramente un'occhiata alla tua storia! ♥ Alla prossima! :* 
-StellinA003: ciao carissima! :) Benvenuta in questo fandom! :) Chissà quale sarà il segreto della nostra Fuka? :) Lo scoprirai solo seguendo la storia! :) Grazie per la recensione! ♥ :*
 
Un grazie speciale anche a chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite! ♥

Alla prossima! ♥

Un bacione grande dalla vostra Alys_90. :*

BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥ 


Guardai il ragazzo che mi aveva strappato il cuore uscire dalla stanza, sbattendo energicamente la porta.
Le lacrime continuavano a sgorgarmi dagli occhi, annebbiandomi la vista.
-Quell’idiota! Ma che ha per la testa?!- strepitò Hisae, battendo furiosamente i piedi a terra.
Gomi si sedette sulla poltroncina di velluto rosso nell’angolo, portandosi le mani alle tempie. -È solamente scosso .. Non si aspettava di trovare Sana qui, Hisae. Per lui è stato un colpo rivederla-.
Hisae gli si avvicinò, puntandogli un dito. -No Gomi! Non giustificare il suo comportamento! È lui il codardo, non Sana! Non riesce nemmeno a guardarla negli occhi e parlarle! Che idiota!-.
Fuka s’intromise, proferendo: -Ragazzi .. scusatemi, ma io devo andare. Devo parlare con lui. Sana .. -. Mi squadrò con espressione triste. - .. ti chiedo scusa anche da parte di Akito. Sappi, comunque, che ci ritroveremo e parleremo .. solo noi tre. Dobbiamo chiarire molte cose che sono rimaste in sospeso sin dalla tua partenza per gli Stati Uniti. A presto-. Mi scoccò un leggero bacio sulla guancia per poi sparire oltre la porta d’ingresso.
Osservai Tsuyoshi e Aya immobili al centro del salone. Il loro sguardo amareggiato diceva più di quanto potessero esprimere a parole.
-Che disastro .. - disse Hisae, sprofondando nel divano color crema. -Pensavo che Hayama fosse cambiato, che cercasse di ricucire il rapporto con .. -. La interruppi bruscamente, esclamando: -Basta Hisae! È meglio così, credimi!-. Sentii la mia voce tremare più del dovuto. -Non ho bisogno di riappacificarmi con Akito .. -. Posai gli occhi a terra. -Lui ora ha un’altra vita e sta con Fuka. Lei gli è stata accanto per tutti questi anni e io non merito di sostituirla .. -.
Non potei credere a quello che avevo appena pronunciato.
Sostituirla? Cioè diventare la ragazza di Akito? Che assurdità andavo blaterando?
Aya corse nella mia direzione e mi abbracciò. -Amica mia, io ci sono se mai avessi bisogno di me. Anzi, tutti noi ci siamo per te .. vero ragazzi?-. Si allontanò leggermente, voltandosi verso gli altri.
-Certamente!- esclamò Tsuyoshi, issandosi gli occhiali sul naso e unendosi ad Aya nella stretta. -Siamo e saremo sempre i tuoi migliori amici Sana!-.
Sorrisi, asciugando con le dita le lacrime che scorrevano sul mio viso.
-Coraggio! Non ti abbattere e dimentica quello stupido!- strepitò Hisae, alzandosi e circondandomi con le sue braccia minute.
Gomi la imitò, stringendomi forte. -Piccola Sana .. sei una vera e propria forza della natura!- proferì, dandomi un leggero sbuffo sul mento.
I miei amici più cari avevano deciso di starmi accanto e di risollevarmi. Ero decisa a tornare come un tempo. Una Sana determinata e coraggiosa, che non si abbatteva nelle situazioni difficili e nei momenti più duri. Questa mia trasformazione non avrebbe compreso Akito e nemmeno Fuka, nonostante mi avesse detto che io, lei e il suo ragazzo dovevamo trovarci per chiarire questioni passate.
Quello stesso pomeriggio, tornata a casa dopo il caffè con Hisae, avevo parlato con Mama e Rei, dicendo loro dell’attimo di debolezza che avevo avuto non appena ebbi visto le fotografie in camera mia. Entrambi mi avevano abbracciata e suggerito di sfogarmi ogniqualvolta ne avessi sentito l'esigenza, senza vergogna né imbarazzo. Mi avevano capita e sapevo per certo di poter contare sul loro prezioso aiuto se mai fosse accaduto di nuovo.
“Da oggi si ricomincia. Ritornerò la spensierata Sana Kurata che tutti conoscevano. Con l’appoggio della mia famiglia e degli amici ce la farò”.
Ero fermamente convinta di dar nuovamente vita al carattere allegro e forte che avevo quand’ero bambina, ma la mia mente non poté fare a meno di indirizzare un ultimo, straziante pensiero a quei meravigliosi occhi ambrati.
 
***
 
-Hey Hayama, aspetta!-. La voce di Fuka risuonò nell’aria, costringendomi a voltarmi. Mi raggiunse trafelata, respirando affannosamente.
-Fermati!- urlò, poggiando le mani sulle ginocchia per prendere fiato. -Si può sapere cosa ti è saltato in mente?!-.
La guardai, inserendo le mani nelle tasche dei pantaloni. -Smettila Fuka. Non c’è niente da spiegare. Non voglio vederla né tantomeno parlarle-.
Ripresi a camminare, alzando il cappuccio della felpa. Un lampo improvviso illuminò il cielo scuro, seguito da un potente tuono. Alcune goccioline caddero sul marciapiede, creando piccole chiazze.
 -Akito, fermati ho detto!-. Fuka mi strinse il braccio in una salda presa. -Hai fatto una scenata davanti a tutti solo per la tua testardaggine! Avevamo deciso di chiarire con lei .. -.
Persi la pazienza, strattonando il braccio e volgendomi rabbioso verso Fuka. -Ma lo capisci o no che non voglio più avere niente a che fare con Sana?! A lei importa solamente di se stessa! Se n’è andata otto anni fa e ora pretende di ritornare nostra amica come se niente fosse successo! Non merita il nostro affetto! È una persona spregevole!-.
Fuka mi osservò con i suoi grandi occhi marroni, sbalordita e al tempo stesso disgustata. -Non ti riconosco più Hayama .. Come puoi dire delle cose del genere?! È Sana! La tua migliore amica, della quale, un tempo, ti sei innamorato!-.
Chiusi gli occhi per pochi secondi, conficcandomi le unghie nei palmi delle mani. -Kurata non è la mia migliore amica da quando avevo dodici anni e sì, l’amavo, ma ora è cambiato tutto. Lei per me non esiste più e, detto questo, la conversazione è chiusa-.
Fuka mi fissò intensamente, mentre deboli lacrime le si posavano sulle gote rosate. -Non mentirmi Hayama .. tu provi ancora qualcosa per lei, altrimenti non saresti così furioso. Ho visto come la guardavi, mentre le inveivi contro .. Dalla tua bocca uscivano parole terribili, ma i tuoi occhi, quei bellissimi occhi, avevano una luce che mai avevo visto prima .. -. Fuka iniziò a singhiozzare, coprendosi il viso con le mani.
Mi avvicinai, abbracciandola e posandole la testa sul mio petto. -Ssshhh .. Calmati adesso ..-. Le carezzai dolcemente i capelli, che profumavano di lavanda e lillà. Le diedi un leggero bacio sulla fronte, sussurrandole: -Dimentichiamo questa serata .. per favore Fuka ..-.
Lei alzò lo sguardò, annuendo. -Va .. va bene. Domai, però, ne riparliamo-.
Abbozzai un piccolo sorriso. -Andiamo-. Strinsi la mia mano nella sua, soffice ed accogliente. -Ho voglia di un’altra doccia bollente-. Fuka mi guardò, maliziosa. Non desideravo altro in quel momento se non baciarla e fondermi con lei.
Rivedere Sana quel giorno mi aveva destabilizzato e non avevo alcuna intenzione di ricordare il passato. Tuttavia, non potei fare a meno di essere d’accordo con Fuka sulla luce che mi era brillata negli occhi quando il suo bellissimo viso stava a pochi centimetri dal mio.
 
***
 
La mattina seguente andai all’università per l’iscrizione che dovevo ancora portare a termine. Dopo aver atteso per una buona mezz’ora, decisi di fermarmi alla palestra che distava poco da casa mia. Avevo intenzione di cominciare ad allenarmi ogni giorno, in modo da tenermi in forma e stare bene con me stessa. Quello era il primo passo per tornare ad essere la Sana orgogliosa e decisa che ero stata fino a prima della mia partenza.
Guardai l’insegna luminosa con il nome e il logo della palestra: “Sports and wellness”.
Entrai dalla porta scorrevole e un intenso odore di sudore misto a deodorante e caffè mi risalì le narici. L’atrio era semplice e non molto grande, dotato di un bancone in marmo bianco da un lato e un lampadario di cristallo sul soffitto. Una giovane ragazza dai capelli a caschetto color nocciola se ne stava dietro il bancone, intenta a scrivere qualcosa al computer. -Buongiorno signorina, desidera?-.
Mi avvicinai, agitando una mano. -Salve! Sono qui perché volevo avere informazioni sui corsi tenuti dalla palestra-.
-Certo. Dunque, nella nostra palestra teniamo corsi di danza, step, pilates, yoga, fitness, ginnastica ritmica, artistica ed acquagym, essendo dotati di una piscina coperta. Se, invece, vuole dedicarsi a qualcosa di più, come dire, “combattivo”, può iscriversi ai corsi di difesa personale, kung fu o karate-.
Il mio cuore perse un battito e il respiro si spezzò.
“Karate .. Akito praticava karate. Chissà se ancora adesso ..”.
I miei pensieri vennero interrotti dall’irruzione improvvisa di un ragazzo alto, con folti capelli corvini e magnifici occhi di un verde smeraldo.
Indossava una maglia a maniche corte blu e un paio di pantaloncini dello stesso colore. Notai i muscoli tonici delle braccia e la pelle abbronzata risaltare sotto la luce del lampadario.
-Hey Maya, potresti gentilmente farmi una fotocopia di questo documento?-.
-Come no! Dammi pure!-.
Il ragazzo poggiò i gomiti sul bancone, consegnando i fogli a Maya. Lo guardai, senza fiato. Lui mi scrutò a sua volta, dicendo: -Ciao! Sei qui per iscriverti in palestra?-.
Mi ridestai, cercando di riprendere il controllo. -Ehm .. sì! Vorrei seguire uno dei vostri corsi, ma sono così tanti che non ho la minima idea di quale scegliere-.
-Tieni-. Il ragazzo mi porse un opuscolo della palestra, sul quale erano indicati e spiegati tutti i corsi, con tanto di nomi di coloro che lo tenevano. -Qui troverai tutto ciò di cui hai bisogno per informarti sulle varie attività. Dagli un’occhiata, poi, quando avrai deciso, torna pure per l’iscrizione!-. Sorrise, facendomi l’occhiolino.
Sentii le guance avvampare e un energico calore solleticarmi la nuca.
-Ecco Eisen. Questo è il documento originale e questa è la fotocopia- disse Maya, porgendogli le stampe.
-Grazie, gentilissima! Allora .. a presto!-. Accennò un saluto con la mano, che io ricambiai imbarazzata.
“Quindi il suo nome è Eisen. Originale!”.
-Signorina, ha scelto?- mi chiese Maya, muovendo le sue lunghe ciglia ricoperte di mascara.
Alzai il brochure. -Leggerò questo poi tornerò e le dirò a quale corso voglio iscrivermi-.
-Ok, perfetto. La aspetto!-.
Salutai Maya, dirigendomi verso l’uscita, quando una figura dai capelli biondi mi costrinse a fermarmi. Nella sala accanto stava un Akito in tenuta sportiva, intento a far apprendere mosse di karate a giovani ragazzini.
-Dunque, avete capito?- domandò ad alta voce.
-Sì!- risposero in coro gli allievi.
Mi accostai alla porta semiaperta e la aprii con cautela. Entrai e appoggiai la schiena contro il muro.
-Signor maestro, chi è quella?-. Un bambino dai corti capelli rossi e con una grande quantità di efelidi sulle guance alzò un indice verso di me, osservandomi curioso.
Spalancai gli occhi, sentendo il petto gonfiarsi a dismisura. Akito, che fino a quel momento era rimasto di spalle, si girò, posando le sue iridi sulle mie.
Quando incrociai il suo sguardo una scarica elettrica mi attraversò da capo a piedi. Iniziai a tremare ed imprecai mentalmente per essere entrata in quella stanza, dove il mio ex migliore amico stava dando lezioni del suo sport preferito.
Akito mi raggiunse a lunghi passi, stringendomi il braccio e trascinandomi fuori. -Continuate voi, ragazzi. Torno subito-.
Superammo Maya, che ci squadrò stupita, ed uscimmo all’aria aperta.
Akito liberò la presa e mi guardò con occhi inferociti. -Che cavolo ci fai tu qui?!- sbraitò.
Strinsi le mani talmente forte da sentire le ossa scricchiolare. -Sono venuta perché voglio iniziare a seguire qualche corso-.
Hayama si lisciò i capelli all’indietro, gesto che lo rese ancora più sexy di quanto non lo fosse già.
-Con tutte le palestre che ci sono a Tokio, proprio in questa hai deciso di venire?!-. Il suo tono era arrabbiato e furioso.
Indispettita dissi: -Ma che problemi hai?! Potrò decidere della mia vita o devo dare ragione di ciò che faccio a te?!-.
Lui non esitò a rispondere. -Ma certo! Fai pure come vuoi! Tanto fai sempre le scelte sbagliate, senza pensare alle conseguenze!-.
Riflettei su quella frase. Voleva forse dire che era stato un errore partire e lasciarlo quando lui aveva apertamente deciso di stare con Fuka?
-Akito, ora mi hai veramente rotto! Ma che pretendevi all’epoca, eh?! Che stessi qui a vedere te e Fuka felici e contenti per la vostra storia d’amore, mentre io soffrivo come non mai?! Era questo che volevi?! Bè, scusami tanto se non ti ho accontentato, ma anch’io ho una dignità!-.
Hayama mi strinse per il polso, avvicinandosi. -Sana ..-. Sentire pronunciare il mio nome dalle sue labbra mi provocò un brivido lungo la schiena. - .. io ti amavo-. Una morsa nel petto impedì all’aria di entrare nei polmoni. Akito continuò: -Ti amavo da impazzire .. Eri l’unica ragazza che riusciva veramente a capirmi-.
-E allora perché hai scelto Fuka?-. Una lacrima mi scese sulla pelle.
Akito l’asciugò dolcemente con le dita. -È difficile da spiegare .. Ora fai parte del passato. Non dovrei neanche parlarti .. l’ho promesso a me stesso-. Detto ciò, mi lasciò il polso, che fino a quell’istante aveva bruciato sotto il suo tocco.
-Come abbiamo fatto a ridurci così? Eravamo talmente uniti .. -.
Hayama posò lo sguardo sul lastricato del vialetto che conduceva all’uscita della palestra.
-Non si può recuperare un rapporto che si è spezzato anni fa, Kurata-.
Non appena depositò gli occhi sui miei, il cuore si fermò completamente.
D’istinto mi alzai sulle punte dei piedi e lo baciai. Gli presi i morbidi capelli tra le mani e lo strinsi contro il mio corpo. Akito, dapprima spiazzato, non si mosse. Dopo poco, però, lo sentii agitarsi e ricambiare il bacio. Le nostre lingue si incontrarono, dando vita ad un sapore che sapeva di menta mista a liquerizia e cioccolato.
Sentii posarsi le mani lungo i fianchi ed attirarmi contro il suo petto caldo.
Una sensazione di gioia infinita s’impossessò di me, mandandomi su di giri.
Continuammo a baciarci, ignari delle persone che ci passavano accanto, stupite. Una, in particolare, rimase a fissarci più a lungo. Da quel poco che intravedevo, potei notare la sua folta e lunga chioma castana.
Mi staccai appena, volgendomi verso di lei. -Hey .. -. Akito poggiò la fronte sulla mia, ma io non riuscii a staccare lo sguardo da lei.
Hayama lo seguì e un’espressione a dir poco sorpresa gli si dipinse sul viso.
“Sta accadendo di nuovo .. proprio come quella volta alle scuole medie ..”.
Mi portai una mano alla bocca, certa di aver distrutto per sempre un rapporto ormai consolidato.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4-La festa d'anniversario ***


Ciao a tutti/e!
Ci leggiamo a fine capitolo! :*
 

BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥

 
 -Hey .. -.
Poggiai la fronte su quella di Sana, così calda e dalla pelle morbidissima. Potei espirare la sua dolce fraganza di mimosa ed inebriarmi di quell’odore sublime. Sana respirava piano, ma il suo corpo tremava a contatto col mio torace.
Quel bacio che ci eravamo appena scambiati era stato il più bello che avessi dato e ricevuto in tutta la mia vita. Era la prima volta che Sana ricambiava un mio bacio con così tanta passione e sentimento. L’avevo baciata tre volte nel corso della mia infanzia ma nessuna di quelle era mai stata come oggi. Le sue labbra delicate avevano avvolto dolcemente le mie, dapprima con premura, poi sempre più esigenti.
Cercai di guardarla negli occhi, ma il suo sguardo era rivolto altrove, in un punto imprecisato accanto a noi. La sorpresa le si dipinse sul volto e in un attimo si portò una mano alla bocca.
Mi voltai e per poco non persi l’equilibrio. Fuka se ne stava in piedi, immobile, a fissarci. Le pupille dilatate erano contornate da un velo bagnato e le lacrime le scendevano copiose sulle gote rossastre. Stringeva le mani a pugno, tremando.
-Fu .. -. Non riuscii nemmeno a pronunciare il suo nome.
“Che cos’ho fatto? .. L’ho ferita di nuovo ..”.
-Ero venuta solamente per un saluto, Hayama-. La sua voce faticava ad uscire dalle labbra lucide. -Ma, a quanto pare, hai già in compagnia!- esclamò, voltandosi verso Sana con occhi inferociti.
-Fuka, mi dispiace, io .. -. Sana cercò di scusarsi, invano.
-Zitta!- Fuka mollò un potente ceffone sulla sua guancia destra, che ben presto divenne di un rosso vivo.
Sana cominciò a piangere in silenzio, portandosi una mano sul punto dolorante.
-Fuka, calmati .. È colpa mia!- esclamai, cercando di bloccarle le braccia.
-Lasciami! Come hai potuto farmi questo?! Come?!-. Il suono dei suoi singhiozzi mi entrò dentro e mi distrusse.
-Non è come pensi .. Fermati! Lasciami spiegare!-
-Taci! Hai sempre detto di odiarla!- strepitò, puntando un dito contro Sana.
Si liberò dalla mia stretta e corse nella sua direzione, premendole l’indice sul petto. -Akito ti odia, Sana! Da quando sei partita non ha fatto altro che disprezzarti! Ha parlato male di te in ogni momento!-
-Fuka .. smettila .. -. Si voltò, squadrandomi furiosamente.
-Cos’è?! Vuoi negarlo ora?!-
Sana mi guardò con occhi tristi e vuoti, attendendo la risposta che, purtroppo, avrei dato, pur mentendo.
Abbassai lo sguardo sul lastricato, consapevole di doverla ferire.
-Sana, è vero .. Ti ho odiata e tuttora non sopporto il comportamento che hai avuto otto anni fa .. -
-Ma adesso sono tornata!-. Alzai d’improvviso il viso, perdendomi nelle sue iridi cioccolato. -Sono tornata .. sono qui, Akito! Ho sbagliato, me ne rendo conto, ma voglio ricominciare una nuova vita .. Ero pronta a ridiventare la Sana di un tempo, ma dopo questo, io ..-. Si bloccò un istante, guardando verso il cielo azzurro. - .. non so se ne sono in grado-.
-Ma per favore! Smettila Sana! Sei un’egoista! E per di più approfitti della situazione per portarmi via il ragazzo! Non ti credevo così meschina .. Volevo davvero parlarti per ricucire il rapporto e risolvere i contrasti tra di noi, ma a quanto pare a te non interessa .. Pensi solo a te stessa, come sempre d’altronde!-
Volevo dire a Fuka di smetterla di inveire contro Sana, ma non ci riuscii. Presi la sua mano e la trascinai via. -Fuka, andiamo .. Vieni dentro-. Ci dirigemmo verso l’entrata della palestra, senza proferire parola.
Prima di entrare, però, mi girai appena per scorgere un’ultima volta quel volto bellissimo ma sofferente che mi guardava.
 
***
 
Quella sera ci sarebbe stata la festa d’anniversario di Aki e Mami e la mia voglia di andarci era pari a zero. Aki era un nostro carissimo amico che avevamo conosciuto alla scuola superiore e che si era unito alla nostra compagnia nell’arco di pochi mesi. Io, lui, Tsuyoshi e Gomi avevamo deciso che una sera alla settimana sarebbe stata dedicata solamente a noi ragazzi. Ogni venerdì uno del gruppo avrebbe dovuto scegliere un disco pub per trascorrere un paio d’ore tra amici.
“Bei tempi” pensai, ingurgitando una piccola porzione di sushi.
-Hayama, ma che fai? Mangi? Lo sai che fra un’oretta circa dobbiamo essere da Mami! Avanti, poggialo!-. Fuka, che si stava infilando una luccicante maglietta argento, mi tolse la ciotola dalle mani e la lanciò nel lavello.
-Hey!- le tuonai contro, indispettito per non avere più il sushi tra le dita.
-Avanti, muoviti o faremo tardi!-.
Quel pomeriggio avevamo discusso di ciò che era successo. Baciare Sana era stato meraviglioso ma questo non l’avrei mai detto alla mia ragazza. Sana mi aveva colto alla sprovvista e aveva poggiato le sue dolci labbra sulle mie. Io avevo letteralmente mandato al diavolo tutti i buoni propositi che avevo stilato nella mia mente, tra i quali il fatto di starle lontano e non pensarla.
“Come se fosse facile ..”.
Fuka mi aveva, per così dire, “perdonato”, ma rimaneva comunque arrabbiata ed io ero furioso con me stesso per averle provocato ancora dolore.
-Bhè, che ne pensi?-. La voce di Fuka mi ridestò dai pensieri. Si atteggiò nel suo completo di paillettes. La maglia era seminascosta da una giacca nera e la minigonna, che le lasciava scoperte le lunghe gambe, risplendeva sotto la luce del lampadario.
-Wow .. - sentenziai. Era veramente bella e non potei negare di essere attratto da lei in quel preciso istante.
Fuka sorrise debolmente, segno della sua avversità nei miei confronti.
-Grazie .. - disse, mettendo gli orecchini di perla e le scarpe col tacco. I lunghi capelli castani erano stati raccolti in un ordinato chignon e il viso, scoperto, mostrava una pelle perfetta. -Tu sei pronto?- chiese, guardandomi da capo a piedi. Avevo optato per una semplice camicia bianca coperta da una giacca blu scuro e dei jeans stretti.
-Sì .. Non ti piace, per caso?-
Fuka si avvicinò piano, lasciando una scia di profumo. -Stai benissimo-
Mi cinse il collo con le sue esili braccia e mi guardò dritto negli occhi. -Akito, io ti amo e desidero stare con te più di qualsiasi altra cosa al mondo-
-Fuka, lo so .. Ne abbiamo già parlato oggi e non voglio ritornare sull’argomento. Ti ho detto che è stato un errore, un attimo di debolezza .. Tutto qui-
“Che bugiardo. Che stupido bugiardo”.
Le prese le mani e le portai alle labbra. -Sei bellissima-
-Anche tu- disse Fuka, stringendo le mie dita. -Forza, andiamo-
 
***
 
Dopo l’episodio di quella mattina, non riuscii a parlare con nessuno, tantomeno con Mama e Rei. Mi vergognavo profondamente per quello che avevo fatto e mi maledissi più e più volte per aver ferito non solo Fuka, ma anche Akito e me stessa. Loro erano sempre stati i miei due migliori amici ed ora sembrava che abitassero in un mondo completamente separato dal mio.
“Perché l’ho fatto?! Ma che cosa accidenti mi è preso?!”.
Non riuscivo a darmi delle risposte e stavo impazzendo. Ero chiusa in camera da non so quanto tempo e stavo mangiando gelato a volontà, seduta nel mio angolino accanto alla finestra. Guardai fuori e vidi un uccellino volare libero nell’aria.
“Quanto vorrei essere come te .. Libero e spensierato ..”.
Il tramonto era alle porte e l’orizzonte si era dipinto di rosso, viola e giallo. Sin da bambina amavo vedere il sole tramontare, dando vita a quelle splendide tonalità cromatiche.
Trrr. Trrr. La vibrazione del cellulare mi fece sobbalzare e la ciotola di plastica del gelato mi cadde sul pavimento.
Mi alzai per prendere il telefono dal comodino e risposi. -Pronto?-
-Ciao Sana, sono Hisae! Come ti senti? Ti sei ripresa?-
Osservai il gelato alla nocciola ai miei piedi e la coperta di lana accanto.
“No, per niente. Sto da schifo. Oh sì, oggi ho baciato Akito!”.
-Sì, certo! Ehm .. tutto alla grande!-
“Che attrice professionista!”.
Tuttavia, Hisae non sembrò credere più di tanto alle mie parole. -Mmm .. Sei sicura? Ti sento strana .. -
-Ma no, figurati!- esclamai troppo velocemente, agitando una mano.
-Sarà .. ma non mi convinci! Comunque, cambiando discorso, stasera ti va di uscire?-
Strabuzzai gli occhi e per poco non mi cadde il cellulare dalle mani.
-Uscire?!-
-Sì Sana, u-sci-re- sillabò Hisae.
Valutai le opzioni in pochi secondi: uscire tra sole donne o in compagnia dei ragazzi. Odiai profondamente la seconda e sperai con tutto il cuore che fosse la prima.
-Mami dà una festa per il terzo anniversario con Aki, il suo ragazzo. Mi chiedevo se ti andasse di venire!-
-Mami .. ?-
-La nostra amica d’infanzia, Sana! Ma che cos’hai oggi?! Mi sembri su un altro pianeta!-
Strinsi forte l’apparecchio, cercando di mantenere la calma. -Ce .. certo! Mami, certo .. O .. ok!- esclamai, con poca convinzione.
-Perfetto! Io e Gomi passeremo a prenderti tra un oretta circa .. Mi raccomando, indossa qualcosa di sexy!- rintronò Hisae con una squillante risata.
Risi anch’io, dimenticando per qualche momento Hayama e tutto il resto.
-E va bene! Dove si terrà la festa?-
-A casa loro, ovviamente. Convivono da più di un anno!-
-Caspita! Sono felice per Mami ..-. La tenera e timida Mami che conoscevo, a quanto pare, era cambiata radicalmente. Era diventata una donna adulta capace di prendersi le proprie responsabilità.
-Già. Allora ci vediamo dopo!-
-Sì .. Ah, aspetta un attimo Hisae!-
-Che c’è?-
-Ci saranno anche Akito e Fuka? .. -
Hisae rimase in silenzio per alcuni secondi, poi disse: -Sì, Sana. Ci saranno anche Akito e Fuka-
 
***
 
L’abitazione di Aki e Mami consisteva in una casa a due piani situata nel centro città. Una villetta moderna ma graziosa dotata di una cucina, un salone, due camere da letto e due bagni.
Entrai nel corridoio all’entrata, tenendo Fuka per mano. Aki e Mami ci accolsero con un grande sorriso e ci guidarono nel salone, dove molte altre persone si erano già radunate per l’aperitivo e il buffet.
-Grazie per essere venuti. Prego, servitevi pure- disse Aki, mostrando le prelibatezze sul tavolo in vetro al centro della stanza.
-Grazie a voi e auguroni!- strepitò Fuka, baciando Aki e Mami sulle guance. La imitai, dicendo: -Tanti auguri, amici!-
Mi avvicinai alla tavola imbandita, raccogliendo una tartina al sushi da uno dei vassoi.
-Ahhh .. Sei il solito, Akito!- disse Fuka, spalmando un crostino di salsa al pomodoro. -Sushi per la vita, eh?-
-Certamente- risposi, addentando la tartina. Mi voltai, poggiando le mani sulla tovaglia bianca ricamata.
Scrutai i volti delle persone presenti e vidi Tsuyoshi ed Aya sul divano in pelle rossa, intenti a sorseggiare dello champagne. Mi avviai verso di loro, con Fuka al mio fianco. -Ciao ragazzi! Allora, che si dice?-. Presi posto accanto a Tsuyoshi.
Lui mi guardò perplesso, come se avesse tutta l’intenzione di rimproverarmi per ciò che era accaduto a casa di Hisae la sera precedente.
-Bene, grazie. E a te, Hayama? Come procede?-
Studiai la sua domanda. -Che intendi?-
-In palestra, no? Come procede?-. Bevve dell’altro champagne.
Distesi le braccia sul sedile del divano e poggiai una gamba sull’altra. -Il lavoro procede alla grande. Ci sono molti bambini e ogni giorno è dura per tenerli sotto controllo, ma, tutto sommato, non mi lamento. Sono dei veri campioni-. Presi un calice dal tavolino di fronte e mi versai dello champagne. -Ne vuoi anche tu, Fuka?-.
Lei annuì con la testa. -Hai fatto l’iscrizione all’università?- chiese ad Aya.
-Sì. Io e Tsuyoshi ci siamo iscritti al corso di Storia e Letteratura giapponese-
-Sempre inseparabili voi due, eh? Invidio la vostra affinità-
Guardai Fuka, che a sua volta osservava i nostri due amici con gli occhi lucidi. Tsuyoshi ed Aya si imbarazzarono e deviarono subito la conversazione. -Che ne dite di ballare?- propose Tsuyoshi, indicando il piccolo spazio al centro della sala, adibito a pista da ballo.
Lo fulminai con lo sguardo ma non potevo negare un ballo a Fuka, non dopo ciò che avevo fatto. Lei adorava stringermi tra le sue braccia a suon di musica.
Mi alzai, pronto a mettermi in mostra solo per rendere felice Fuka, quando, improvvisamente la vidi. Indossava uno stretto tubino nero e aveva pettinato i capelli in tanti boccoli disordinati. Era la creatura più bella che avessi mai visto.
Scese con grazia i gradini che portavano al salone e si avvicinò a noi. Era accompagnata da Gomi e Hisae, che apparivano tranquilli e a loro agio. Sana, invece, sembrava spaesata e impacciata tra tutta quella gente.
-Ciao ragazzi!- Hisae ci abbracciò uno ad uno, poi andò a salutare Aki e Mami. Gomi la raggiunse, non prima di salutarci, seguito da Sana, che rivolse un flebile “ciao” a Tsuyoshi ed Aya.
Ignorò deliberatamente me e Fuka, ma la potei capire. La mia ragazza strinse gli occhi in due fessure mentre la guardava abbracciare Mami e fare la conoscenza di Aki. -Perché è venuta? Che faccia tosta!-
Tsuyoshi replicò: -Lascia perdere, Fuka. Sana è nostra amica e lo devi accettare-
-Di sicuro non è mia amica!- gridò, gettando il calice con violenza sul vassoio.
-Hey, ma che fai?!- strillò Tsuyoshi, scansandosi e proteggendo Aya dalle schegge di vetro.
Fuka non rispose e si alzò, diretta verso il bagno.
-Ma che le è preso?- domandò Aya, spaventata.
-È una lunga storia .. Non mi va di parlarne ora. Vedrete che fra poco torna-. Chiusi il discorso e tornai a Sana, che stava discutendo allegramente con Gomi.
-E ora gente, una canzone solo per voi! Forza coppiette, mettetevi in pista e stringetevi forte!-. Il dj dall’altro capo della sala richiamò l’attenzione del pubblico e una moltitudine di persone si accalcarono al centro della pista, compresi Tsuyoshi ed Aya.
Sorseggiai dell’altro champagne e quasi soffocai quando vidi Gomi prendere la mano di Sana. Si misero vicino ad Aki e Mami e si abbracciarono, pronti per ballare.
La musica iniziò e non potei staccare gli occhi da loro. Gomi la stringeva e Sana portava la testa all’indietro, ridendo.
Lui la faceva ridere. Un cretino come Gomi che faceva sorridere la più favolosa ragazza di Tokio.
Le luci divennero soffuse e un’atmosfera romantica cominciò a diffondersi. Una lenta melodia partì e un senso di malinconia mi travolse.
 
“My hope is blood on broken glass
A shattered hole, a scattered past

And I can't wake up cause the darkness won't let go
And I can't wake up cause the darkness is taking hold"
 
Sana si avvinghiò a Gomi, mostrando un incredibile sorriso. Era felice. Cosa che io non ero stato capace di fare.
 
"Everything is lost
And this nightmare's closing in
Everything is lost

There's a some wrong beneath my skin
This is the end of me
This is the end of me"

 
Le parole della canzone rispecchiavano alla perfezione ciò che ero. Un ragazzo che aveva perso tutto. E quel tutto era Sana. Senza di lei sarebbe arrivata la fine per me.
 
 "There are angels and demons at war inside my chest
The good and the evil are fighting to possess
And I can't stand up as the ground shakes underneath
And I can't stand up as the earth gives under me"

 
Gomi abbracciò Sana e le carezzò una gota. Lei divenne seria e potei notare una leggera lacrima sulla sua pelle candida.
 
"Everything is lost
And this nightmare's closing in
Everything is lost
There's a some wrong beneath my skin
This is the end of me
This is the end of me"

 
Dovevo uscire da quel posto. Tutto era diventato soffocante e angusto. Non m’importava di nessuno, tantomeno di dove fosse finita Fuka. Desideravo solo scordare l’immagine di Sana.
 
"Everything is lost
And this nightmare's closing in
Everything is lost
There's a some wrong beneath my skin
This is the end of me
This is the end of me"*

 
La musica terminò e Gomi lasciò Sana. Le posò un delicato bacio sulla fronte per poi raggiungere Tsuyoshi ed Aya.
Io la guardavo, incapace di muovere un muscolo. Sana rideva, come se tutto ciò che era successo quel giorno, come se il nostro bacio fosse un brutto ricordo da scacciare via.
Seguì Gomi, ma, prima di raggiungerlo, i suoi occhi si posarono sui miei. Cioccolato e miele che si fusero in un unico composto, un unico sguardo.
Abbassò leggermente il capo e si avviò dagli altri, silenziosa.
Posai il calice sul tavolino e mi diressi verso l’uscita. Avevo un disperato bisogno di respirare, ma, ad un tratto, una mano mi trattenne per il polso.
Mi voltai e i miei occhi non poterono credere a chi avevo davanti.
 
*“Everything is lost”- Maggie Eckford
 
Eccomi! :D
Allora, piaciuto il capitolo? Chi sarà la persona che avrà fermato Akito? Fuka? Sana? Come mai è così sorpreso? ;) Fatemi sapere che ne pensate! ;)

Ed ora lo spazio recensioni per ringraziarvi:


-Valy93fantasy: grazie mille per la recensione e per i complimenti! *W*
La corazza di Akito si è sgretolata in pochissimo tempo .. lui ama Sana ma non vuole far soffrire Fuka! Come farà per risolvere questa situazione? :)
E io adoro quando Akito e Sana si baciano! ♥ Awww .. Semplicemente stupendi! *-*
Recensisci anche questo capitolo, se ti va! :)
Alla prossima, un bacione! :*

-Kodocha: grazie per aver recensito! :) Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! ♥
Alla prossima, un bacione! :*

-g_love_a: grazie mille per i complimenti! *-* Mi rendono felicissima! :D
Sì, si son baciati, ma hanno ancora molte situazioni critiche da affrontare .. Chissà che succederà! ;)
Anche a me piace scrivere i capitolo lunghi, ma quello mi era uscito così! ;) Non so perché! ^-^
Continua a seguirmi! :)
Alla prossima, un bacione! :*

-Adhara_: grazie per la tua recensione straordinaria! *-* Concordo su tutto ciò che hai detto! :) Akito si è lasciato andare perché il suo amore per Sana supera ogni cosa, ma Fuka ne soffre molto. Quale sarà il suo segreto? Lo rivelerà ad Akito? Chi lo sa! :D Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! :)
Alla prossima, un bacione! :*

-anaiv: ciao Viviana! Grazie mille per aver recensito! Akito è Akito .. ♥ Per quanto riguarda la festa di anniversario, come hai potuto leggere in questo capitolo, ho cambiato il riferimento temporale! :D Sono felice che la storia ti coinvolga! *-*
Alla prossima, un bacione! :*

 
Un grazie speciale anche ai lettori silenziosi e a chi ha aggiunto la storia tra le preferite, ricordate e seguite
 
Alla prossima! Un bacione! :*
 
Alys_90
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5-Decisioni ***


Ciao! :)
Ci leggiamo a fine capitolo! ;)

 
BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥ 
 

Guardai quegli occhi ambrati così belli e profondi ed il mio cuore ebbe un sussulto.
Avrei voluto che lui mi stringesse tra le braccia e che mi accarezzasse, non Gomi. Sapevo per certo che ciò non sarebbe mai accaduto, ma lo desideravo oltre ogni cosa possibile.
Superai Akito e segui Gomi da Hisae, che nel frattempo stava conversando animatamente con Aki e Mami. -Capite? Che faccia tosta!-
Mami emise un risolino, portandosi una mano alla bocca. -Hayama è sempre stato un testardo. Non vuole ascoltare quando gli si consiglia qualcosa! Vuole sempre fare di testa sua .. Non cambierà mai quel ragazzo-
Molto probabilmente Hisae aveva raccontato agli altri cos’era successo alla mia festa di benvenuto la sera precedente. Mi sentii sprofondare pensando che tutti i miei amici provavano un sentimento di compassione nei miei confronti.
Sono la ragazza da consolare .. la ragazza che è stata lasciata.
Cercai di scacciare quei pensieri e presi un calice di champagne da uno dei vassoi sul tavolo accanto. Non avrei mai raccontato a Hisae del bacio che io ed Akito c’eravamo scambiati quel pomeriggio, altrimenti sarebbe scoppiato un vero e proprio putiferio.
-Hey, tutto bene piccola principessa?-. La voce di Gomi mi distrasse dalle mie triste riflessioni ed abbozzai un leggero sorriso.
-Ehm .. Sì, certo. Ero solo sovrappensiero. Grazie per il ballo, Gomi. Mi sono divertita molto-
Gomi si avvicinò, posandomi una mano sulla spalla. -Sana, non dire bugie. Si vedeva lontano un miglio che eri triste .. è per causa sua, vero?-.
Mi voltai verso di lui e non appena incontrai i suoi occhi, delicate lacrime scesero a bagnarmi le gote.
Gomi era cambiato. Non era più il ragazzino scontroso di un tempo o il ragazzino estremamente giocoso che scherzava su qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Era un uomo ora, serio e razionale.
Mi asciugò una lacrima con il pollice, mostrando un tenero sorriso. -Ho visto come ti guardava e, credimi, quello sguardo lasciava trasparire solo una cosa .. Amore, Sana. Amore-
Scoppiai in un pianto dirotto e mi tuffai sul suo petto caldo, richiamando l’attenzione di Hisae, Aki e Mami. Mi circondò con le sue braccia e mi lasciai cullare finché i singhiozzi si attenuarono.
-Oh cielo, Sana! Tutto bene?! Che succede?!-. Hisae mi osservò con espressione preoccupata. Mi carezzò la schiena nuda con una mano, cercando di calmarmi.
Gomi le fece gesto di non allarmarsi e tornò a stringermi a sé. Hisae sospirò per poi adagiare lo sguardo su Akito, che, in quel momento, aveva tutta l’aria di andarsene, se non fosse per una mano che stringeva saldamente il suo polso. Guardai quelle unghie laccate di rosso e quelle dita soffici sulla sua pelle. Quando vidi il volto straziato di quella ragazza non potei fare a meno di sentirmi in colpa per tutto quello che avevo fatto quel giorno.
 
***
 
-Fu .. ka-. Sillabai il suo nome, incapace di dire altro.
Fuka se ne stava di fronte a me, trattenendomi in una salda stretta. Il suo viso era contorto in una smorfia dolorosa, accompagnata dal mascara nero che le colava sulle guance arrossate e dal rossetto sbavato sulle labbra.
-Perché Akito .. Perché mi fa questo?!-. Liberò la presa e si indicò, cominciando a singhiozzare.
-Fuka .. ma che .. -. Non riuscivo a formulare una domanda di senso compiuto. Non riuscivo a capacitarmi di come una ragazza forte come lei si fosse lasciata abbattere in quel modo straziante.
Mi avvicinai per abbracciarla ma lei mi allontanò bruscamente. -Non osare toccarmi .. So che la ami ancora!-
Una fitta potente mi squassò il petto ed abbassai lo sguardo.
Come potevo essere diventato così? Un ragazzo codardo e insensibile che non tiene conto dei sentimenti altrui. Io e Fuka eravamo arrivati ad un punto di non ritorno; ognuno doveva andare per la propria strada, ormai.
Non potevo più continuare a vivere al suo fianco facendo finta di nulla, raccontandole bugie e mentendo sul fatto di non amare ancora quella ragazza dai capelli rossi.
Perché sei tornata Kurata?! Non potevi startene in America con Kamura?! Hai di nuovo portato casino nella mia vita!
Presi Fuka per mano e l’attirai a me. -Ssshhh .. Calmati adesso .. -
Mi guardai attorno e vidi i miei amici osservarmi con espressione stupita. Vidi Tsuoyshi ed Aya rivolgermi uno sguardo preoccupato, Aki e Mami increduli e Hisae scuotere il capo energicamente. Poi, i miei occhi si soffermarono su quelle due figure abbracciate: Gomi stringeva forte Sana, che piangeva a dismisura. Le sue iridi cioccolato lasciavano trasparire tutto il dolore che provava in quel momento.
Ero stanco di vedere le persone soffrire per causa mia e l’unica soluzione era sparire dalle loro vite. Me ne sarei andato, dimenticando Fuka e soprattutto Sana. Per sempre.
 
***
 
-Che cosa?!-. La voce di Tsuyoshi dall’altro capo del telefono mi perforò i timpani.
-Bhè .. Ci ho pensato un po’ su e credo sia la soluzione migliore-
-Hayama .. Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?!-
-Certo. Sono stanco di far soffrire la gente, Tsu. È ora di darci un taglio-
Giocherellai con i cuscini color porpora del salotto di casa mia. Profumavano di frutta candita, una delle tante fragranze strambe di Fuka.
-E con lei cosa farai?-
-Con Fuka?-
-Sì .. Vedi Akito, io mi sono davvero spaventato a vederla in quello stato ieri sera .. Quella non era la Fuka Matsui che io conosco ed Aya è d’accordo con me. Non credo che abbandonarla sia la cosa più giusta da fare adesso. Lei ha bisogno di te, del tuo sostegno-
Una voragine mi si aprì nello stomaco e cercai di non lasciarmi convincere dalle parole di Tsuyoshi, così dolorose ma al tempo stesso così vere.
-Tsu .. me ne voglio andare appunto per questo. Ha bisogno di dimenticarmi. La nostra relazione è diventata un’ossessione per lei e io .. io sinceramente non la amo più come prima .. -
Passò un minuto di silenzio prima che Tsuyoshi dicesse: -Perché ora che Sana è tornata i tuoi sentimenti sono cambiati, giusto Akito?-
Smisi di torturare i fili del cuscino e lo lanciai violentemente contro il muro.
-Non nominarla nemmeno- risposi gelido.
Tsuyoshi rise, cosa che mi destabilizzò. -Ma dai Akito! Ma chi credi di prendere in giro? L’hai schernita sin dal primo momento che ha messo piede in Giappone e dietro a quell’odio so bene che c’è dell’altro! Tu ne sei ancora innamorato! Ammettilo, avanti!-
Mi alzai in preda alla rabbia, esclamando: -Io non ammetto proprio un bel niente! Voglio andarmene da Tokio per un periodo, cazzo! È così difficile da capire? Ho bisogno di pensare, Tsu!-.
Tsuyoshi sospirò. -Certo certo, come vuoi .. Sappi comunque che non condivido per niente questa tua scelta di andare ad Osaka. Secondo me dovresti stare accanto a Fuka nel frattempo, per aiutarla ad uscire da questo stato di crisi, mettendo in chiaro le cose e non continuando a prenderla in giro .. E poi dovresti anche parlare con Sana, perché ha tutto il diritto di essere felice e di avere delle spiegazioni-.
Mi portai una mano sulla fronte e mi lasciai cadere sulla chaise longue in pelle nera su cui mio padre era solito sdraiarsi per dedicare del tempo alle sue letture serali.
-Akito, ci sei?-
-Sì sì, ci sono. Scusa ma queste ragazze mi faranno diventare pazzo, prima o poi-
Tsuyoshi rise per la seconda volta. -Su quello non c’è dubbio! Anche se devo dire che pazzo d’amore sarebbe l’aggettivo azzeccato ..-
-Ma che diavolo stai dicendo?! Addirittura pazzo d’amore! E per chi poi?!-
-Lo sai benissimo, zuccone. Scusa, ma ora ti devo lasciare. Ho un appuntamento con Aya al nuovo ristorante che hanno aperto in centro. Se hai bisogno, chiamami. Sai che ci sono sempre per te-
-Grazie. A presto-
-A presto e .. ehi Akito ..-
-Mmm?-
-Vai da lei e dille tutto. Tutto, Hayama. Ciao-
 
***
 
Una cioccolata bollente e un cartone animato erano tutto ciò di cui avevo bisogno in quel momento.
Me ne stavo accucciata in un angolo della mia camera, sorseggiando quell’infuso color pece con qualche zolletta di zucchero e ridendo come una cretina per la scena di due pulcini che si rincorrevano a vicenda a suon di “pio pio”.
Come avevo fatto a ridurmi così? Una ragazza di quasi vent’anni con problemi sentimentali, sola nella sua camera a rimpinzarsi di schifezze varie e guardando programmi per bambini.
La sera precedente era stata un vero e proprio disastro, decisamente peggiore di quanto non fosse stata la mia festa di bentornato.
Vedere Akito ignorarmi mi aveva distrutto il cuore. Con quale assurdo coraggio riusciva a stare ancora con Fuka, dopo il nostro bacio? E lei come aveva fatto a ridursi in quello stato trasandato?
La Fuka delle scuole medie era una ragazzina sicura di sé, che mi incoraggiava a non mollare mai, ma adesso era lei a lasciarsi travolgere dal dispiacere e dall’amarezza.
Bevvi un po’ di cioccolato, prima di alzarmi per cambiarmi d’abito e scendere da mia madre che, come al solito, si era accorta che qualcosa non andava. Non mi aveva chiesto spiegazioni perché sapeva che sarei stata io a raccontarle ogni cosa a tempo debito.
Presi una t-shirt bianca di cotone dall’armadio, un paio di jeans chiari e le scarpe da ginnastica. Corsi in bagno, mi vestii e mi truccai velocemente con una passata di ombretto azzurro. Legai in capelli in una coda disordinata e mi sistemai la frangetta con delle forcine colorate.
-Oh cavoli, il cellulare! L’ho dimenticato in camera, accidenti. Sicuramente Hisae mi manderà un messaggio per la lezione di oggi e .. -
Ritornai nella mia stanza e non appena vidi chi mi dava le spalle, mi bloccai e restai impietrita.
-A .. Akito .. -
Quando sentì la mia voce si voltò, facendo ondeggiare i capelli biondi da un lato e diffondendo un forte profumo di dopobarba.
-Che ci fai qui .. ?-. Cercai di parlare senza far tremare la mia flebile voce, con scarsi risultati.
Akito si avvicinò a me talmente tanto che potei sentire il suo respiro sul mio collo. -Dobbiamo parlare, Kurata-. Il suo tono freddo non tradiva alcuna emozione. -Chiudi la porta-
Obbedii e restai poggiata sul legno, sentendo il cuore battere a dismisura.
-Di .. dimmi-
Akito cominciò ad attraversare la camera avanti e indietro, impacciato. Capivo che non era a suo agio dal modo in cui si muoveva, quel suo modo caratteristico chi camminare quando era nervoso.
-Sono venuto per parlarti del nostro bacio e di noi-
-Oh .. -. Quelle due lettere furono l’unico suono che riuscii a pronunciare.
Akito si fermò, rivolgendo uno sguardo che mi penetrò l’anima. -Cos’hai provato quando hai poggiato le labbra sulle mie, Kurata?-
Sentii le gote arrossarsi all’improvviso, ricordando come fossi stata io a baciarlo per prima. -Ecco .. bhè .. io .. -
Sana, avanti! Digli ciò che provi! Forza!
Akito emise un piccolo risolino, sedendosi sul mio letto. -La solita impacciata-
Gonfiai le guance, divertita da quell’affermazione. -Non sono impacciata!- Mi avvicinai a lui, prendendo un cuscino e gettandoglielo addosso.
-Hey, ma che fai, razza di ragazzina pestifera?!-
-Come mi hai chiamata?! Ripetilo se ne hai il coraggio!-
Gli saltai addosso e lo circondai con le mie gambe. Lui si coricò, ridendo a crepapelle.
-Vediamo se soffri ancora il solletico!-. Detto questo, cominciò a stuzzicare la mia pancia appena scoperta con le sue morbide dita ed io non potei non ridere come una bimba scatenata.
-No .. Haha! Dai, fermati Hayama! Ti prego .. -
Quando le lacrime cominciarono a scendere, lui improvvisamente si alzò, tornando serio. Mi misi a sedere, sentendo il sorriso spegnersi pian piano.
-Che stiamo facendo?- chiese, voltandosi di nuovo nella mia direzione.
Abbassai gli occhi per non guardarlo in faccia, ma poi una presa potente mi costrinse ad alzarmi.
Il suo respiro mi solleticava la pelle del viso e i suoi occhi ambrati perforavano i miei. -Hayama, ma cosa .. Lasciami!-
Mi liberai e mi diressi furtiva verso la porta, aprendola di scatto. -Forse è meglio che tu vada ora-
Hayama mi squadrava come se fossi una pietra rara e si diresse verso la porta. Convinta che uscisse, tirai un sospiro di sollievo, ma quando mi accorsi che chiuse l’anta con un colpo secco, facendomi appiattire contro il muro, il respiro accelerò nuovamente.
Poggiò le sue braccia muscolose ai lati del mi viso, sorridendo. -Io non vado da nessuna parte, Kurata-
Guardai le sue labbra soffici così vicine alle mie e in quell’istante l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era di baciarle e baciarle ancora, senza più separarmene.
Dopo attimi che sembravano infiniti, mi scansai. I battiti del cuore non accennavano a diminuire .. ma come potevano in seguito a quel contatto?
-Senti Akito, non so quali siano le tue intenzioni, ma non abbiamo nulla di cui parlare. Tu stai con Fuka e io .. -
M’interrupe, dicendo: -E tu con Gomi, giusto?-
Fissai la sua espressione dura e scossi il capo. -Ma che cavolo stai dicendo?! Gomi è un amico, sta con Hisae!-
-Ieri sera sembrava tutto tranne un amico!- esclamò, incrociando le braccia.
-Basta! Non voglio sentire nient’altro! Apri quella dannata porta e vattene!-
Hayama mi corse incontro e, a causa di quel suo gesto inaspettato, mi ritrovai addosso al comò. La radio che stava sopra cadde sul pavimento e si accese. Le note di una canzone melodiosa cominciarono a diffondersi per la stanza.
 
“The stars let the road is bringing me back home 
With bitter dreams open eyes and broken wings 
No matter how far you're always on my mind 
I don't know where you are but still how you always by me”

 
Akito mi cinse la vita e mi attirò a sé. Il suo profumo mi invase le narici ed io mi inebriai di quella fragranza.
 
“So why am I feelin' so alone 
Lookin' back you were the only one 
And I feel so far from home 
Wherever you are is where I come from”

 
Mi guardò negli occhi e capii che tutto l’amore che provavo per lui era ancora vivo nel mio cuore.
Circondai il suo collo con le mie braccia e, in punta di piedi, mi avvicinai piano piano alle sue labbra.
 
“Have I lost control words it ever might 
I'm trying so hard to hold unto my peace of mind 
Through all of these years at times you felt like a ghost 
But you were here when I needed you the most”

 
Prima che potessi posare la mia bocca sulla sua, però, Akito mi precedette e, accarezzandomi dolcemente i capelli, mi baciò con passione.
 
“So why am I feelin' so alone 
Lookin' back you were the only one 
And I feel so far from home 
Wherever you are is where I come from 
Wherever you are is where I come from”*

 
Dopo minuti che sembrarono durare un’eternità, si separò per sussurrarmi all’orecchio: -Addio, Kurata-
 
*“Where I come from” - Lifehouse
 
Ciao! :D
Finalmente sono tornata dopo questa lunga assenza! Purtroppo non ho avuto molto tempo per aggiornare, ma spero che questo capitolo serva per farmi perdonare! :3
Ditemi che ne pensate perché le vostre recensioni mi fanno sempre un immenso piacere! ♥
Detto ciò, passo allo spazio recensioni per ringraziarvi:

 
-Adhara: concordo pienamente con te riguardo al comportamento di Fuka.
Lei è sempre stata una ragazza dal carattere forte e descriverla tirando fuori tutta la sua fragilità e debolezza mi è sembrato davvero strano!
Tuttavia, lei è molto innamorata  di Akito e farebbe qualsiasi cosa pur di tenerlo legato a sé (chissà quale sarà il suo segretuccio ;) ).
Sana è confusa .. da un lato non riesce a tenere a bada i sentimenti che prova per Akito e dall’altra le dispiace immensamente per Fuka.
Vedremo come si evolveranno le cose ;)
Ti ringrazio infinitamente per la recensione e per i complimenti! ♥
Alla prossima, un bacione! :*

 
-Yumi Sakura: :D Fuka è l’eterno terzo incomodo! -.-
Sono strafelice che la storia ti piaccia e ti faccia emozione così tanto! *occhi a cuoricino* ♥-♥
Spero che anche questo capitolo ti piaccia quanto gli altri! :)
Grazie molte per i complimenti! *-*
Alla prossima, un bacione! :*

 
-Valy93fantasy: come hai potuto leggere da questo capitolo, Akito ha fatto una scelta importante per dimenticare Sana e per non far soffrire Fuka. Ma sarà davvero così facile?
Per quanto riguarda Gomi ti posso assicurare che lui e Sana sono solo ottimi amici! :) Lui sta con Hisae, che comprende benissimo la loro vicinanza ;D
Grazie mille, comunque! ♥ *-*
Alla prossima, un bacione! :*
 

-shoujo: Akito è stato fermato niente meno che dalla sua fidanzata in preda ad una crisi isterica e ad un pianto disperato! D:
Sana non vuole far soffrire la sua ex migliore amica e, come sempre, vuole mettersi da parte, ma con scarsi risultati! :) ♥ Quanto adoro quella ragazza! ♥
Grazie per aver recensito! *-*
Alla prossima, un bacione! :*

 
-anaiv: figurati per quell’appunto! :)
E, come hai potuto leggere, Akito è stato “costretto” a consolare Fuka, che non sta attraversando per niente un bel periodo!
Grazie per aver recensito! *-* Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
Alla prossima, un bacione! :*


-_Sana_Akito_: ti avevo già risposto sul sito perché la scorsa volta me ne ero dimenticata! -.- Scusami ancora! ♥
Mi scuso per il ritardo ma sono stata molto impegnata!
Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento! ♥
Alla prossima, un bacione! :*
 

Ringrazio anche coloro che hanno inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite! ♥
 
Alla prossima ragazzi/e! ♥
 

Un bacione! :*
 

Alys_90
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6-Tormenti emotivi ***


Kon'nichiwa! 
Ci leggiamo a fine capitolo! :D


BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥ 

 

-Che cosa?! Le hai detto addio?!-
-Sì, Tsuyoshi! Le ho detto addio dopo il bacio più bello che potessi ricevere! Ora, gentilmente, potresti aiutarmi a fare la valigia? Te ne sarei molto grato!-
Mi voltai, osservando l’espressione stupita che Tsuyoshi aveva dipinta sul viso. Lui, di rimando, si avvicinò, sospirando.
-Akito, sappi che non condivido per niente la tua decisione. Non puoi lasciare la città e fuggire dai problemi! Non puoi abbandonare Fuka! Lei sta passando un terribile momento e tu dovresti starle accanto! E per quanto riguarda Sana, ti consiglierei vivamente di ricucire il rapporto in un modo o nell’altro. Dovreste parlare seriamente!-
Dopo aver buttato indumenti a caso nel mio grande borsone da viaggio, sfoderai un potente pugno al muro della mia stanza, facendo sobbalzare Tsuyoshi e gettando a terra qualche catalogo sportivo dalla scrivania.
Abbassai il capo, lasciando che le ciocche bionde dei miei capelli mi coprissero il volto. -Non ne voglio più parlare, ok? Ho deciso di andarmene per riflettere. Fuka in questi ultimi giorni non mi lascia nemmeno respirare! Mi sta appiccicata ogni secondo di ogni giorno e io proprio non riesco a sopportare questa situazione!-
Guardai Tsuyoshi, che nel frattempo si era lasciato cadere sul tappeto posto di fronte al mio letto. Issandosi la montatura degli occhiali, proferì: -Ti capisco Hayama, ma non credo che questa sia la cosa più giusta da fare. Devi affrontare le difficoltà come hai sempre fatto, a testa alta. Non ti riconosco più da quando .. -. Tsuyoshi si interruppe all’improvviso, abbassando gli occhi.
-.. da quando Kurata è tornata- conclusi. Mi lasciai ricadere sul pavimento della stanza, portando le mani alla testa.
Quel bacio che solo la sera prima c’eravamo scambiati aveva racchiuso in sé una molteplicità infinita di emozioni e sentimenti. Le labbra dell’uno a contatto con quelle dell’altra erano state un piacere immenso per i miei sensi. Tuttavia, l’amore che provavo per lei era destinato a frantumarsi come tante schegge di vetro. Non potevo continuare a soffrire per Sana, a far finta di cancellare quegli anni nei quali lei era stata lontana.
Tsuyoshi si alzò, lisciandosi gli stretti jeans scuri. Venne nella mia direzione e si accasciò al mio fianco, cingendomi una spalla. -Amico mio .. Forza!-
Lo guardai e in quell’istante desiderai con tutto il cuore essere nei suoi panni. Lui era un ragazzo maturo e responsabile e aveva una bellissima storia d’amore da anni. Per la primissima volta nella mia vita provai invidia per Tsuyoshi e a quel pensiero mi scappò un piccolo sorriso.
-Dai, ti accompagno in aeroporto. Vuoi passare da Fuka per salutarla?-
Annui impercettibilmente. -Va bene- risposi, uscendo una volta per tutte da quella stanza intrisa di ricordi.
 
***
 
Din don.
Suonai il campanello di casa Matsui e, dopo pochi secondi, una Fuka in accappatoio venne ad aprire la porta. Non appena incrociò il mio sguardo, i suoi occhi si oscurarono.
-Che ci fai qui?-
-Posso entrare?- chiesi, fissandola.
Fuka si scansò per lasciarmi entrare e, quando le passai vicino, potei nettamente percepire il profumo del suo bagnoschiuma preferito.
Sbatté la porta energicamente, squadrandomi a braccia conserte. -Sei qui per scusarti per ieri sera?- chiese con tono arrabbiato.
La guardai, mettendo le mani nella tasca della felpa. -In realtà no-
Fuka si avvicinò a grandi passi, puntandomi l’indice sul torace. -Sappi che non ti perdonerò tanto facilmente!-
La presi per le spalle e le perforai quelle iridi scure. -Fuka .. sto per partire-
Sul suo viso delicato apparve una smorfia di pura sorpresa, seguita subito dopo dalle prime lacrime che le inumidirono gli occhi.
-Che significa che stai per partire?- chiese, stringendosi la cintura dell’accappatoio.
Le posai una mano sul viso, beandomi della sofficità della sua pelle rosata. -Me ne vado per un po’, ma stai tranquilla, tornerò. Ho saputo che ad Osaka si terrà un importante gara tra karateka internazionali e ho deciso di assistere. Ho prenotato il primo volo per oggi-
Fuka mi squadrò con i suoi grandi occhioni, senza smettere di piangere. D’un tratto si fiondò sul mio petto, lasciandosi trasportare da un pianto dirotto. -No, Akito! Ti prego, non andartene! Cambierò, te lo prometto!-
La allontanai quel tanto che bastava per poggiarle le mani sulle spalle e, guardandola, le dissi: -Fuka, per favore, non fare così. Sai che odio vederti piangere-. Le asciugai delicatamente una lacrima col pollice.
-Akito .. è veramente questo il motivo per cui hai deciso di partire? O c’entra lei ..?-
A quella domanda il mio cuore perse un battito e il respiro mi si spezzò.
Perché Sana deve essere sempre nei pensieri di tutti?! Non bastano i miei?!
Abbassai le braccia, consapevole di doverle mentire per l’ennesima volta. -No, Kurata non c’entra assolutamente nulla in questa mia scelta. Fuka .. -. Mi interruppi, posandole un leggero bacio sulla fronte. - .. a presto-.
Mi voltai e uscii, cercando in tutti i modi possibili di scacciare via dalla mia mente i suoi singhiozzi disperati.
 
***
 
Entrai nella jeep di Tusyoshi con il cuore spezzato per ben due ragioni. La prima: avevo rinunciato al mio unico grande amore per la mia codardia e il mio orgoglio da uomo. La seconda: avevo fatto soffrire nuovamente la ragazza che per tutti quegli anni mi era stata accanto, facendomi “scordare”, per così dire, l’immagine di Sana. Le avevo detto un semplice arrivederci quando molto probabilmente sarebbe stato un addio.
-Allora? Com’è andata?- mi chiese Tsuyoshi, ingranando la prima.
Mi infilai gli occhiali da sole, scompigliandomi i capelli. -Mmm .. .-
Tsuyoshi si girò ad osservarmi dubbioso. -Questo è tutto ciò che riesci a dire? “Mmm ..”?-
Sbuffando, dissi: -Tsu, non ne voglio parlare, ok? Ultimamente la mia vita è un vero e proprio casino e se ho deciso di partire è per dare un taglio a tutto!-
-Anche ai rapporti più importanti?-
Lo guardai e lui, alzando un sopracciglio, fece altrettanto. -Se ti riferisci a Kurata .. bhè sì!- proferii, incapace di nascondere il tremolio della voce.
Tsuoyoshi sorpassò un auto e accelerò per inserirsi nella corsia accanto.
 -Hayama, ascoltami attentamente. Sei ancora in tempo per cambiare idea e per ricominciare da capo. Fuggire non è la soluzione migliore, credimi. Un giorno magari ripenserai ad oggi e ti pentirai. A quel punto vorrai tornare indietro, ma sai che sarà impossibile e soffrirai .. soffrirai maledettamente-
-Non ho bisogno della morale, Tsuyoshi!-
-Fuka potrebbe prendere decisioni affrettate e commettere qualcosa di sciocco e Sana potrebbe trovarsi un altro, considerato che è diventata una ragazza bellissima! Lo capisci questo, Akito?! Eh?!-. Mi voltai ad osservarlo mentre sferrava con foga un pugno sul volante.
Le sue ultime parole mi avevano trafitto l’anima, lacerandomi dentro. Fuka che avrebbe perso la testa e Sana con un altro ragazzo al suo fianco erano le cose che sempre avrei temuto, ma non avevo alcuna intenzione di rituffarmi nel passato. Avevo un disperato bisogno di guardare avanti e di costruirmi un futuro diverso, con persone diverse.
-Non ho più voglia di ascoltarti- dissi, lapidario, mettendomi le cuffie e facendo partire la playlist sul cellulare.
 
“It's a wide ocean and a tight emotion
And our homes are chosen, yet still wear all burden”

 
Abbassai il finestrino, assaporando l’aria fresca del mattino.
 
“It's been a while since that old town
Down by the water picking stones from the ground”

 
Guardai i marciapiedi gremiti di persone, le coppiette per mano e i bambini che saltellavano accanto ai loro genitori.
Tokio mi sarebbe mancata, questo di certo non potevo negarlo. La città in cui ero nato e cresciuto sarebbe stata per sempre nel mio cuore.
Sospirai piano e mi rilassai, sinché non fui attratto da una chioma rosso lucente.
 
“Take me home to the friends I've always known,
Take me home back to the place where I belong!”

 
[guitars break]
 
I capelli, mossi impercettibilmente dal vento, le sfiorarono il viso e la gonna del morbido vestito color blu cobalto le accarezzò le gambe snelle.
Entrò nel locale di Gomi e un brivido di gelosia si insinuò tra le ossa.
 
“A distant coast line, what peaks insight
Washed the wide of that ocean's tide”

 
Mi sporsi dal finestrino, poggiando le braccia sul bordo dell’auto. 
Sana aprì la porta e scomparve oltre il vetro.
 
“Need to slow down, look around
Not that far from that place we came”

 
-Akito, che stai facendo?-. La voce di Tsuyoshi risuonò lontana, ma non accennai a muovermi. Guardai quella porta fino a che non scomparve dalla mia vista.
 
“Take me home to the friends I've always known,
Take me home back to the place where I belong!”

[guitars break]*

 
Ripensai alla sera precedente, a quell’addio straziante e carico di dolore.
 
Inizio flashback
 
-Addio, Kurata-
Mi scostai appena, attendendo la sua reazione. Sana, confusa, mi squadrò interrogativa. -Co .. Come?-
Mi allontanai perché non riuscii più a sopportare di non poterla toccare. Se fossi rimasto lì un attimo di più, l’avrei baciata fino a consumarle quelle splendide labbra.
-Sana .. me ne vado-
Quelle iridi cioccolato si velarono di lacrime e il sorriso di poco prima si spense in un battibaleno.
Non mi resi conto di quello che successe nei secondi seguenti sino a quando sentii un potente bruciore sulla guancia destra. Sana mi squadrò con un’espressione furibonda, condita da pesanti goccioloni che scesero prepotenti a bagnarle il viso. -Sei un vigliacco, Hayama! Mi fai schifo!-
Mi bloccai, incespicando appenda su me stesso. Una fitta mi mozzò il fiato e dovetti concentrarmi per mantenere l’equilibrio, altrimenti sarei caduto a terra.
-Vattene!-. Sana mi spinse verso la porta, piangendo.
-Ma cos .. ?-. Cercai di bloccarle le braccia, invano. -Sana, fermati!-
Sana continuò a divincolarsi, spingendomi fuori nel corridoio. -No, Hayama! Esci da casa mia e non ti azzardare a tornare! Vieni qui, vuoi parlare di ciò che è successo ieri, mi baci e poi che fai?! Dici che te ne andrai! Perché calpesti i miei sentimenti in questo modo?!-
Mi impietrii, meravigliato da quell’ultima affermazione. -Kurata .. tu .. -
Sana si asciugò le lacrime con l’orlo della manica e mi guardò triste. -Sì, Hayama .. l’amore che provavo per te lo sento tuttora. Non è mai scomparso e mai scomparirà. Tu sei l’unico ragazzo del quale sono stata innamorata veramente e non potrà mai sostituirti nessuno ..  -
Restai fermo sulla soglia della porta, abbassando lo sguardo a terra.
Lei mi amava, mi aveva sempre amato. Dopo tutti quei lunghi anni trascorsi all’estero, Sana aveva conservato l’affetto nei miei confronti. Tuttavia, non potei non essere arrabbiato per il fatto che mi avesse abbandonato quando avevo avuto un disperato bisogno di lei.
-Stai commettendo lo stesso sbaglio che ho commesso io otto anni fa, Akito-
Alzai gli occhi e li posai nei suoi, lucidi di lacrime e profondi. -Sana .. -
-Sono scappata in America non solo per motivi di lavoro, ma anche per dimenticarti. Avevi scelto Fuka e a me non restava altro se non continuare con la mia vita. Sono partita, ho vissuto a New York con Naozumi, ho lavorato sodo e avuto flirt qua e là .. .
Strinsi forte le mani a pugno, stringendo i denti.
“Sana è stata con altri ragazzi. Lei .. ha fatto l’amore per la prima volta con un altro .. ed io con Fuka. Cazzo!”
-.. ma pensavo sempre a te, Akito. Immaginavo le tue labbra sulla mia bocca, la tua pelle che accarezzava la mia e le tue mani che esploravano il mio corpo. È stata la cosa più difficile per me sopportare il dolore di non averti accanto, di non poter ascoltare i tuoi consigli e di non poterti abbracciare. Ad un certo punto ho pensato persino di averti relegato in un angolino lontano della mia mente, ma era tutta finzione e quando sono tornata a Tokio ho capito. Tu eri, sei e rimarrai sempre il mio più grande amore-
Mi ritrovai incapace di respirare dopo quella confessione e, d’istinto, le presi dolcemente il polso, costringendola a posare il capo sul mio petto. Le posai un bacio sui soffici capelli, proferendo: -Kurata .. Hai detto delle parole bellissime e voglio che tu sappia che anch’io .. -, Mi interruppi, incrociando i suoi occhi. - .. anch’io ti ho sempre amata. Tu sei sempre rimasta qui!-. Mi posai un dito sul cuore.
Sana cominciò a singhiozzare, portandosi una mano alla bocca per attenuarne l’intensità.
Le carezzai una guancia, godendo di quel tocco breve ma intenso. -Voglio partire per staccare, Sana. Ho bisogno di un po’ di tempo per me stesso. Con Fuka ultimamente va tutto a rotoli e il tuo ritorno ne è la causa principale, ma non devi sentirti accusata. Lei mi è stata vicino quando tu non c’eri ma .. non era te-
L’espressione sofferente di Sana mi entrò dentro e formò un vortice di puro dolore al centro del petto. Mi staccai piano da lei, chiudendo gli occhi e godendo quegli ultimi attimi di felicità in sua presenza.
-Addio, piccola ragazzina pestifera-
Sana emise un debole gridolino, sussurrando: -Addio, Hayama-
 
Fine flashback
 
Sentii un nodo alla gola e rientrai nell’abitacolo.
Tsuyoshi mi scosse una spalla. -Tutto bene Akito?-
-Mai stato meglio- mentii, crogiolandomi nel torpore della musica.
 
***
 
Il locale di Gomi era colmo di gente ed individuarlo al bancone fu alquanto difficile.
Mi sedetti sullo sgabello, cercando di mascherare le occhiaie causate dalla notte insonne. Avevo inzuppato il cuscino di lacrime e i singhiozzi mi avevano provocato un fastidio alla gola e ai polmoni.
Avrei dovuto mascherare quel dolore insopportabile in tutti i modi possibili. Non volevo far preoccupare nessuno e, per tal motivo, non avrei aperto bocca sul fatto di Hayama.
-Buongiorno principessa! Cosa ti porto?- mi chiese Gomi, facendomi l’occhiolino.
-Mmm .. un cappuccino e un mega croissant alla marmellata!- esclamai.
-Agli ordini!-
Mentre attendevo la colazione, mi controllai nello specchietto. Il correttore copriva bene le borse sotto gli occhi e il mascara waterproof resisteva perfettamente.
-Ecco qui la colazione, principessa!- proruppe Gomi. Chiusi rapida lo specchietto e lo ringraziai.
Gomi accennò un sincero sorriso. -Sana, tutto bene?-
No, per niente. Mi manca. Mi manca da impazzire.
-Sì, certo! Perché me lo chiedi?-
-Dopo ciò che è successo negli ultimi giorni, volevo sapere come te la passi-
Maledettamente male. Lo desidero più di ogni altra cosa al mondo, ma lui se n’è andato. Per sempre.
-Bene, grazie .. Sono sempre Sana Kurata, no? La ragazza che non si abbatte mai!- proruppi con poca convinzione.
Gomi mi guardò storto, senza far scomparire il dolce sorriso di poco prima. -Principessa non me la racconti giusta!-
-Hey, non mettere in dubbio le mie parole! E poi cos’è questo vizio di chiamarmi sempre principessa?- chiesi con tono divertito.
Gomi poggiò i gomiti sul bancone, avvicinandosi al mio viso. -Sei una principessa e le principesse vengono chiamate principesse!-
Scoppiai in una risata fragorosa, tanto da far voltare i clienti a me vicini.
-Il solito scemo!-
-La solita matta!-
La nostra conversazione venne interrotta da un giovane ragazzo che si mise seduto alla mia sinistra. -Un caffè , per favore-
-Arriva subito!- gracchiò Gomi, mettendosi al lavoro.
Mi voltai appena per osservare quell’uomo che profumava di dopobarba e colonia. Mi era familiare in un certo senso, ma non riuscii a ricordare dove l’avessi visto.
Ad un certo punto si girò ad osservarmi e vidi i suoi occhi illuminarsi. -Hey .. tu sei la ragazza della palestra, giusto? La ragazza a cui ho dato la brochure!-
Ripensai a quel giorno in cui mi ero recata in palestra per scegliere il corso da seguire e un colpo al cuore mi trafisse.
Quel giorno ho baciato Akito .. Il nostro primo vero bacio.
-Sì, sono io .. - mormorai, guardando il pavimento.
-Io sono Eisen! Ti ricordi di me?- chiese, sporgendosi nella mia direzione.
Non sarei stata in grado di dimenticare quelle due pozze blu come il mare.
-Oh, sì! Piacere, io sono Sana Kurata-. Gli porsi la mano, che lui strinse prontamente.
-Piacere. Io mi chiamo Eisen Ikedai. Ma tu sei la famosa Sana? Quando ti ho incontrato in palestra, ho avuto la sensazione di averti già vista da qualche parte .. - disse, mostrando un sorriso.
Sentii le guance avvampare e tingersi di rosso. -Bhe .. ehm .. già, sono io- proliferai, portando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Wow! Non posso credere di essere faccia a faccia con una famosa attrice e modella! Dai, ti offro qualcosa da bere!-
-Oh no, non ce n’è bisogno! Ho già la mia colazione!- esclamai, indicando con un cenno del capo il cappuccino e il croissant.
-Scusa, ma insisto. Non capita tutti i giorni di incontrare una ragazza come te-
Sorrisi a mia volta, dimenticando per un istante la delusione che portavo dentro. -E tu di che cosa ti occupi? Sei un istruttore o .. ?- domandai, sorseggiando la mia bevanda calda.
Eisen, svuotando una bustina di zucchero nel caffè, disse: -Sì, sono un personal trainer. Gestisco la palestra con Akito Hayama. Lo conosci?-
La tazza che tenevo tra le mani mi scivolò a terra e il rumore che seguì la caduta attirò l’attenzione di tutti i clienti. Decine di occhi si voltarono a guardarmi, stupefatti.
Eisen si alzò di scatto, raccogliendo i pezzi di vetro sparpagliati sul pavimento. -Oddio, stai bene?- chiese, spiazzato. Posò i vetri su un tovagliolino di carta e mi carezzò il braccio. -Sana ho detto qualcosa di sbagliato?-. Il blu dei suoi occhi risaltò sotto la luce dei faretti e mi ricordò il mare in tempesta .. quella stessa tempesta che mi stava tormentando emotivamente.
Gomi corse ad asciugare il liquido rovesciato, esclamando: -Sana, che è successo?! Ti senti bene?!-
Mi guardai attorno e, piano piano, tutto si oscurò. Sentii le palpebre chiudersi e il mio corpo cadere nel vuoto.
 
***
 
Se n’era andato.
Aveva deciso di abbandonarmi e scappare.
Torturai i laccetti dei miei pantaloni di seta rossa, chiedendomi il perché di quella decisione.
In tutti quegli anni, avevamo avuto i nostri problemi, ma eravamo stati in grado di affrontarli e risolverli. Ora, invece, ogni cosa sembrava essere andata in fumo, rovinando il nostro rapporto.
La causa di tutto ciò che è accaduto era lei. Se fosse rimasta in America, Akito sarebbe stato ancora al mio fianco.
Presi il vaso di fiori posto sul tavolino accanto alla poltrona nella quale ero crogiolata e lo scaraventai sul muro.
Un tempo eri la mia migliore amica e adesso vuoi rovinarmi la vita!
Presi a camminare per la stanza, cercando di trovare una soluzione. Tutto era andato a rotoli e Hayama aveva deciso di partire per staccare la spina.
Non potevo accettarlo. Non lo avrei mai accettato.
Devo dirglielo. È l’unica cosa in grado di farlo rimanere.
Avevo deciso di stare zitta riguardo al mio segreto, poiché avrei voluto rivelarglielo al momento opportuno. Nella mia mente avevo sempre avuto l’idea di dirglielo durante una serata romantica, dedicata esclusivamente a noi due. Io che gli parlo, lui, dapprima sorpreso, che poi mi sorride, io che piango di gioia, lui che mi prende in braccio e mi sussurra “ti amo”.
Mi resi conto, però, che non sarebbe mai accaduto nulla del genere e che ciò era solo il frutto della mia fantasia.
Corsi in corridoio a prendere la borsa e il cappotto e uscii. Composi il numero di Akito sul cellulare, ma non rispose.
Vuoi prenderti gioco di me, Hayama? Non sai con chi hai a che fare.
Salii in auto, percorsi l’autostrada che portava all’aeroporto di Tokio e, dopo aver parcheggiato, entrai correndo. Guardai il grande schermo con i voli e gli orari annessi e, una volta individuato quello diretto ad Osaka, mi fiondai verso il gate d’imbarco.
Sperai che Akito non avesse ancora effettuato il check-in, altrimenti sarebbe stato impossibile raggiungerlo.
Mi fiondai verso l’enorme sala d’attesa e vagai con lo sguardo alla ricerca di una chioma biondo miele.
Dove sei, Akito?
Scrutai ogni singola persona, finché non lo vidi. Stava seduto accanto al bar a leggere un libro con le cuffie alle orecchie.
Corsi verso di lui e gli strappai gli auricolari con forza. Akito incrociò il mio sguardo e disse: -Fuka! Ma che ci fai qui?!-. Il suo tono arrabbiato lasciava trasparire tutto, fuorché piacere nel vedermi e avermi di fronte.
Serrai i pugni e, in preda alla rabbia, urlai: -Se io fossi Sana non saresti così arrabbiato! Non mi guarderesti con quegli occhi!-.
Akito, spazientito, si guardò attorno. -Fuka, ci stanno guardando tutti. Vuoi abbassare la voce, per favore? Perché sei qui? Ti ho detto che ho bisogno di questo viaggio per staccare!-
-Io non abbasso proprio un bel niente! E non raccontarmi bugie! So benissimo che il tuo “a presto” in realtà era un addio! Mi sbaglio, forse?!-
Akito mi prese una mano, dicendo: -Smettila! Sono stanco del tuo comportamento!-
Ritrassi la mano e, con tono sicuro, proferii: -Devo dirti una cosa-
Hayama incrociò le braccia, guardandomi. -Forza, dì quello che hai da dire e poi smettila con questo comportamento da bambina viziata-
Feci una smorfia altezzosa e, incrociando le braccia a mia volta, pronunciai: -Sono incinta, Akito-.
 
*Hollow Coves - Home (AMO questa canzone. La trovo molto suggestiva e adatta alla situazione descritta: Akito che vede ed ammira Sana in lontananza mentre se ne sta andando per partire. *-* ♥)
 
Ciao a tutti/e! :D
Scusate questo mio ENORME ritardo, ma tra ragazzo, amici e lavoro, il mio tempo a disposizione si è ridotto notevolmente!
Detto ciò, spero tanto che continuiate a seguirmi nonostante questi imperdonabili ritardi e che la storia continui a piacervi ed emozionarvi! ♥


SPAZIO RECENSIONI:

emy__love: Fuka è l’odiato terzo incomodo della situazione! L’ho odiata quando si è intromessa tra Sana e Akito e sempre la odierò per questo. A mio parere l’unico suo lato positivo è il carattere forte che dimostra. Ha una sicurezza fuori dal comune! ^-^Per quanto riguarda Sana, bhè, la adoro! ♥ Come hai detto tu, è in grado di mettersi da parte per salvare le amicizie, anche se con un figo come Akito è un po’ difficile!
Grazie per i complimenti! *-*
Alla prossima, un bacio!

ReginadeiSogni: non preoccuparti, ti ringrazio per recensire. ♥Grazie, grazie e ancora per le tue bellissime parole! *W*
La scena tra Akito e Sana ha fatto commuovere pure me! *lacrimoni*. Il loro addio straziante è stata una cosa difficilissima da scrivere! :’(
Comunque, perché Tsuyoshi ha detto dille tutto ad Akito? Eh, magari anche il nostro bellissimo Hayama nasconde qualche segretuccio, chissà! ;) Sicuramente passerò a dare un’occhiata alla tua storia! :)
Alla prossima, un bacio!

Adhara_: come hai potuto leggere dal capitolo, Akito ha un confronto sia con Sana sia con Fuka e chiarisce ad entrambe i motivi per i quali vuole partire, anche se con motivazioni un po' diverse. Da un lato si sente ancora tradito da Sana, nonostante la ami oltre ogni cosa possibile, e dall’altro non vuole far soffrire Fuka, standole accanto per forza. Inoltre, il rapporto con quest’ultima sembra essersi incrinato a causa dell’ossessione di lei nei suoi confronti, sfociando dall’affetto alla possessività. Fuka ha capito benissimo ciò che Akito prova per Sana e questo la fa infuriare non poco! :/
Da-dan! Il segreto di Fuka, anche se prevedibile, visti i segnali descritti nei precedenti capitoli, è venuto a galla!
Ora cosa farà Akito? Fuka dice la verità o sta mentendo? Chissà chissà. ;)
Grazie per i complimenti! *-* Felicissima che la storia ti piaccia!
Alla prossima, un bacio!

Yumi Sakura: Fuka è diventata una persona estremamente gelosa e possessiva e, pur di tenere legato a sé Akito, sarebbe disposta a tutto. Persino schiaffeggiare quella che un tempo era stata la sua migliore amica, la persona con la quale aveva condiviso segreti e momenti di felicità. Pure a me Fuka non è mai piaciuta come personaggio, ma la sua tenacia e la sua sicurezza mi hanno sempre colpito.
Akito è confuso, non tanto riguardo ai suoi sentimenti (perché abbiamo capito benissimo che è straultramega innamorato di Sana ♥), ma per ciò che gli accade intorno. La sua relazione con Fuka sta andando a rotoli, le vuole bene ma non la ama come un tempo. Anzi, forse non l’ha mai amata davvero, perché il suo cuore è sempre appartenuto a Sana. *-* ♥
Ora che Fuka gli ha rivelato il suo grande segreto, Akito deciderà di partire o resterà? E con Sana cosa accadrà?
Nel prossimo capitolo ci saranno tante risposte a riguardo! :D
Grazie per aver recensito e per i complimenti! *-*
Alla prossima, un bacio!

Nami Kurata: grazie per le tue parole! Sono molto contenta che la storia ti coinvolga e ti piaccia! ♥ La parte in cui Akito e Sana scherzano e si baciano è la mia preferita! Amore, amore e ancora amore per quei due! *W*
Akito, dopo la rivelazione di Fuka, partirà ugualmente o deciderà di rimanere?
Nel prossimo capitolo saprai come si evolveranno le cose! ;)
Alla prossima, un  bacio!

Love kodocha: io amo Akito quando diventa geloso! :D ♥ è adorabile! Gomi è un ottimo amico di Sana e mi piace molto che la loro amicizia cresca e diventi qualcosa di importante. E vogliamo parlare di Hisae? Lei è fantastica, supporta Sana ed è troppo simpatica. La adoro, davvero. ♥ Descrivere l’addio tra Sana e Akito mi ha spezzato il cuore, ma tra loro due non sarà mai finita. Nonostante la lontananza e il non poter stare insieme, i loro cuori batteranno sempre l’uno per l’altra.
Akito partirà dopo aver saputo il grande segreto di Fuka? Come hai potuto leggere da questo capitolo, hai azzeccato! Chissà ora come reagirà Hayama a questa notizia bomba!
Sì, Eisen avrà un ruolo importante in tutta la storia! Non ti preannuncio nulla, altrimenti ti rovino la sorpresa! ;)
Alla prossima, un bacio!

 
Ragazzi/e, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e, se vi va, lasciate un commentino per farmi sapere che ne pensate. ♥
Alla prossima!
Un bacione! :*
 

Un grazie anche a chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite. ♥
 

Alys_90

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Capitolo 8
*** Capitolo 7-Strade separate ***


Ciao a tutti/e! :D
Ci si legge a fine capitolo! :*
 
BUONA LETTURA ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto ♥

Quando aprii gli occhi mi ritrovai davanti due pozze azzurro mare e un paio di occhi scuri. Delle voci mi rimbombavano nella testa e per alzarmi dovetti aggrapparmi al braccio del ragazzo alla mia sinistra.
-Oh mio Dio! Sana, stai bene?- strepitò Gomi, posando una mano sulla mia.
-Mmm .. Sì, non preoccuparti. È stato solo un calo di pressione-
Macchè pressione. È stato Akito. È lui la causa di tutto questo dolore ..
Mi ricordai all’improvviso di Eisen e delle sue iridi celesti. Lo guardai e sul sui viso vidi un espressioni a dir poco terrorizzata.
-Sana, scusami! Se ho detto qualcosa di sbagliato.. -. Non riusciva nemmeno a parlare, tanta l’agitazione che corrugava il suo volto.
-È tutto ok. È stato un attimo di debolezza. Solo questo .. -
Mi alzai tenendomi aggrappata ad entrambi e li ringraziai con un sorriso.
Gomi mi guardò preoccupato e chiese: -Sana, ti ha detto qualcosa che ti ha turbata?-
Alzai lo sguardo e puntai i miei occhi in quelli di Gomi. Possibile che capisse come mi sentivo dentro e quali erano i miei sentimenti in ogni situazione?
Accennai un debole sorriso. -No Gomi, stavamo semplicemente parl ..-
-Non dire bugie Sana. Appena ho nominato lui hai perso i sensi .. Forza, diglielo!- disse Eisen, volgendo il capo in direzione di Gomi.
Gomi mi squadrò con aria interrogativa, in attesa di una mia risposta. -Sana .. chi è questo tizio? E quel lui è riferito a tu sai chi .. ?-
-Sono Eisen Ikedai. Gestisco la palestra “Sports and wellness” con .. -
-Sì, ho capito. Tu sei il socio di uno dei miei migliori amici. Anche lui lavora in quella palestra- tagliò corto Gomi.
-Già .. -. Eisen, imbarazzato, si portò una mano dietro la nuca. -Sana .. Immagino tu sia legata in qualche modo a questa persona e ti chiedo ancora scusa .. Mi dispiace. Se avessi saputo che ti faceva quest’effetto non avrei tirato in ballo il suo nome-
-Fa niente, davvero. Ora sto bene-. Mi sporsi per prendere la borsa che avevo lasciato sullo sgabello e porsi i soldi a Gomi. -Ora è meglio che vada. Fra poco ho lezione. È stato un piacere conoscerti, Eisen-
-Anche .. anche per me, Sana. Ci vediamo-. Si sedette nuovamente sullo sgabello, terminando il suo caffè.
Volevo uscire da quel posto il più in fretta possibile e respirare di nuovo. Non appena Eisen aveva pronunciato il suo nome il mio mondo era crollato nuovamente. Lui se n’era andato, ma la sua presenza non accennava a volermi lasciare. Era ovunque.
-Hey Sana!-. Gomi mi prese per il polso, costringendomi a voltarmi.
Gli occhi cominciarono a diventare lucidi a cause delle lacrime che cercavo di trattenere.
Gomi mi fece un sorriso di comprensione e ne asciugò una col pollice.
-Vieni a casa mia stasera per le nove-
Feci un cenno d’assenso col capo ed uscii dal locale, fuggendo da decine di occhi che erano rimasti a fissarmi sino a quel momento.
 
***
 
Alle nove e cinque minuti suonai il campanello di Gomi. La sua casa era una semplice bifamiliare color giallo canarino a due piani, molto graziosa.
Dopo poco Gomi venne ad aprirmi. -Ciao Sana! Prego, entra pure!-
Percorsi il vialetto d’ingresso ed entrai. Sulla sinistra stava un piccolo soggiorno elegantemente arredato e a destra una cucina color bianco sporco. Il corridoio che portava alla zona notte era illuminato da alcuni faretti blu posti sul soffitto e le pareti era costellate da quadri d’arte moderna.
-Wow, Gomi .. è bellissima-
-Grazie. È un regalo dei miei genitori per il mio diciottesimo compleanno. Da allora abito da solo ed ogni tanto Hisae viene a farmi compagnia-
Si addentrò nella cucina e aprì il frigo. -Thè verde?- mi chiese, porgendomene una lattina.
-Sì, grazie- risposi, sorridendo.
-Vieni, andiamo in soggiorno-
Lo seguii e ci sedemmo l’uno sulla maestosa poltrona di pelle bianca accanto alla televisione e l’altra sul divano vicino.
-Allora .. - cominciai, sorseggiando un po’ di thè fresco - come mai sono qui ..?-
Gomi, trangugiando un sorso della sua bevanda, proferì: -Perché hai bisogno di un amico, principessa. Avanti, sfogati-
Lo fissai, non sapendo cosa rispondere. -Gomi, io .. veramente .. sto bene-
Lui si sporse sulla poltrona, scuotendo la testa. -Principessa, smettila di mentire-
Gomi riesce a capirmi sempre, a comprendermi appieno. Tra di noi c’è una vera e propria empatia.
-So benissimo che stai passando un momento difficile .. Lo leggo nei tuoi occhi, Sana. Non nasconderti dietro una corazza. Non serve, credimi. Devi dare libero sfogo alle tue emozioni. Urla, rompi tutto ciò che ti ritrovi tra le mani, ma non fuggire. L’hai già fatto anni fa ed ora è arrivato il momento di reagire-
Ancora le lacrime. Ancora la sofferenza che mi corrodeva lo stomaco.
Gomi si alzò dalla poltrona e si inginocchiò davanti a me. -Principessa, basta piangere. Odio vederti in questo stato. So tutto riguardo a lui .. Oggi Tsuyoshi mi ha chiamato e mi raccontato della sua partenza. Non devi pensarci, ok? Lo ami, certo, e sempre lo amerai ma devi lasciarlo andare-
La vista venne annebbiata da grandi goccioloni salati. Non riuscii più nemmeno a distinguere il volto di Gomi.
-Lascialo andare, Sana-
Pochi secondi dopo mi ritrovai tra le sue braccia in preda ad un pianto disperato. I singhiozzi mi provocarono un terribile dolore al petto e le lacrime continuarono a scendere senza sosta sul mio viso.
Gli strinsi forte la maglia e inspirai il suo profumo.
Gomi mi tenne nella sua salda stretta, carezzandomi dolcemente i capelli. -Principessa .. Forza, vieni con me-
Mi fece alzare, mi prese per mano e mi condusse giù per una stretta scala a chiocciola. Arrivammo in uno spazioso garage dov’erano parcheggiate la macchina di Gomi e alcune biciclette.
-Gomi, ma cosa ..?- dissi, asciugandomi le lacrime con l’orlo della mia giacca a vento.
Giungemmo di fronte ad un grande oggetto ricoperto da un telo bianco.
Quando Gomi lo alzò e scoprì cosa stava nascosto al di sotto, rimasi di stucco.
-Principessa, ti presento la mia moto!- enunciò Gomi, toccando la sella nera e lucida.
-Gomi ma è .. è fantastica-
-Un altro regalo dei miei!- esclamò, facendomi l’occhiolino e brandendo due caschi dallo scaffale dietro.
-Cosa? Veramente?-
-Hahaha! Ma no! Ti stavo prendendo in giro, Sana! Questa meraviglia l’ho acquistata quest’estate. Ho messo da parte una certa somma per comprarla. Era il mio sogno da una vita averne una!- strepitò, porgendomi un casco.
Lo guardai, in preda all’ansia. -Gomi non crederai che io ..-
-Oh sì che lo credo, principessa. Dai, andiamo!-
Si mise il casco e montò sulla moto, accendendola. Un potente rumore si diffuse nell’ambiente e, non appena Gomi diede un’accelerata sul posto, decisi che mi sarei buttata. Non volevo più pensare a nulla.
Misi il casco e salii dietro di lui, circondandogli la vita con le mani. Gomi me le accarezzò e, prima di partire, si tolse i guanti, prorompendo: -Avanti, mettili. La taglia è grande, ma quello che conta è che ti proteggano-.
Li infilai e una sensazione di calore si diffuse tra le dita. -Grazie- sussurrai, colpita dalla sua premurosità.
-Pronta?- chiese Gomi, voltandosi appena verso di me.
Le labbra si curvarono in un leggero sorriso che mi fece scacciare, anche solo per qualche istante, qualsiasi pensiero soffocante.
-Pronta- affermai, prima di sfrecciare via nell’oscurità intrisa di stelle della sera.
 
***
 
Ci fermammo in un locale in centro città, pieno di giovani intenti ad inghiottire alcol e a ballare a suon di musica.
Gomi mi tenne per mano mentre ci facemmo largo tra la folla e, quando arrivammo al bancone del bar, si avvicinò a me, in modo da parlarmi sovrastando il volume della musica. -Vuoi qualcosa da bere?-
-Sì, un vodka lemon-. Gomi mi guardò sospettoso, dicendo: -Principessa, tu mi sorprendi sempre-
Lo guardai. -In che senso?-
Gomi ordinò un vodka lemon e un aperitivo analcolico, per poi rispondere. -In tutti questi anni nei quali hai vissuto a New York mi sono sempre chiesto se saresti mai ritornata in Giappone. Senza di te non eravamo più la stessa compagnia. Si è creato un vuoto all’interno del gruppo, ma abbiamo cercato di andare avanti con le nostre vite, costruendo il nostro futuro. Però .. -. Pagò il conto, porgendomi l’alcolico che il barista ci aveva servito - .. tutti sentivamo che mancava qualcosa. O per meglio dire qualcuno .. e quel qualcuno eri tu, Sana. Alle elementari ero il ragazzino che ce l’aveva a morte con te ed acconsentivo ad ogni scherzo nei tuoi confronti .. -. Lasciò cadere il discorso, mostrando un sorriso che io feci a mia volta.
-Ricordo benissimo le tue marachelle!- esclamai, dandogli un amichevole pacca sul braccio.
-Già! Che ragazzino pestifero .. Comunque, mi ha sorpreso che tu sia ritornata qui per frequentare l’università, abbandonando il mondo dello spettacolo-. Si rigirò il bicchiere tra le mani, osservando il liquido rossastro ondeggiare leggermente.
-Sentivo che non era il percorso che doveva continuare ad intraprendere. Questa città mi mancava troppo e non potevo più ignorare il passato. Ho preso il primo volo per Tokio, sperando di riuscire a superare gli ostacoli che sapevo mi sarebbero presentati davanti, ma .. come hai potuto vedere ho perso il coraggio e la positività che mi caratterizzavano quando ero una dodicenne-. Sospirai, bevendo il mio cocktail.
-Sana, tu sei fantastica, davvero. E ti capisco benissimo riguardo a .. insomma siete stati nemici, migliori amici e .. innamorati .. -.
Gomi posò lo sguardo a terra, timoroso di avermi ferito.
Lo rassicurai, dicendo: -Tranquillo, ne possiamo parlare. Come hai detto tu, devo reagire, no?-.
Gomi sorrise, stringendomi una gota tra le dita. -Giustissimo. Devi reagire e far riemergere la tua parte più forte e combattiva-.
-Mi serve il tuo aiuto, però .. - enfatizzai, fissandolo negli occhi.
Avevo un bisogno disperato di averlo accanto, di poter contare su di lui e di nutrire costantemente la nostra amicizia.
-Principessa, io ci sarò sempre per te- disse, poggiando una mano sulla mia.
Le mie labbra si curvarono in un grande sorriso. -Grazie Gomi. Sei un vero amico-
Continuò a bere il suo aperitivo, aggiungendo: -E poi mi sorprende il fatto che tu beva alcolici! Da quando in qua sei diventata una buongustaia?-
-E smettila!- strepitai, spingendolo amichevolmente da una spalla.
-Hey! Guarda chi si rivede!-. Una voce familiare mi fece voltare e mi ritrovai davanti due occhi color blu oceano.
-Oh, ciao Eisen! Anche tu da queste parti?-
Eisen si avvicinò, accennando un saluto col capo a Gomi. -Già. Sono con i miei amici in quel divanetto laggiù, accanto alla pista- disse, indicando con il pollice un punto imprecisato in fondo alla sala. -Volete unirvi a noi?-
Guardai Gomi, che aveva tutta l’aria di non volersi alzare dallo sgabello.
-Avanti!- mormorai sottovoce, prendendolo per il polso.
-Grandioso! Seguitemi- proferì Eisen, facendosi strada tra la massa di persone ubriache.
Gomi si accostò a me, sussurrandomi all’orecchio: -Giuro che se dice ancora qualcosa di inappropriato, visto che ora più o meno sa come stanno le cose, gli mollo un pugno sul naso-
Un sorrisetto fece capolino sul mio viso, compiaciuta dal fatto che Gomi mi volesse difendere da chiunque mi avesse provocato dolore, anche inconsapevolmente. -Ma smettila scemo!- articolai con tono divertito.
Arrivammo al divanetto in questione, posto accanto al soppalco su cui stava il dj. Seduti su di esso stavano due ragazzi e due ragazze.
-Ragazzi, vi presenti i miei nuovi amici: Sana e .. -. Eisen guardò Gomi con aria interrogativa e con una punta di imbarazzo.
-Gomi- rispose lui, alzando le sopracciglia e non riuscendo a trattenere un sospiro scocciato.
Gli mollai una lieve gomitata all’altezza della pancia. Gomi mi fissò, alzando appena le mani.
-Loro sono Evan, mio fratello maggiore- disse, indicando un ragazzo quasi identico a lui. Entrambi avevano gli occhi blu, ma mentre Eisen aveva neri capelli corvini scompigliati, Evan mostrava una capigliatura castana perfettamente ordinata. -Kilian, Avery ed Emi- elencò Eisen, indicando i restanti.
Li osservai uno ad uno e rimasi colpita dalla bellezza che li caratterizzava: Kilian aveva gli occhi ambrati, proprio come Akito, e i capelli biondi e ricci, Avery era la classica ragazza alla moda, lunghi capelli neri ondulati e pelle abbronzata mentre Emi portava un taglio corto da folletto color amarena con qualche meches viola.
-Piacere- risposero in coro, agitando una mano in segno di saluto.
-Avanti sedetevi!- proruppe Eisen, accomodandosi accanto ad Evan.
Presi posto accanto ad Eisen e Gomi, accavallando le gambe.
-Dove vi siete conosciuti?- chiese Avery, addentando una ciliegia dal suo cocktail spumoso.
-Sana ed io ci siamo incontrati in palestra- proruppe Eisen, unendo le mani. -Gomi, invece, l’ho conosciuto stamattina in un locale-
-Il mio locale- lo corresse lui, seccato.
Mi voltai a guardarlo, sperando che cogliesse nel mio sguardo ciò che avrei voluto dirgli a parole, ossia “non fare lo scemo”.
-Non sapevo fossi tu il proprietario. Scusami!- sostenne Eisen, bevendo un sorso della sua soda.
-Ho aperto il locale un paio d’anni fa dopo aver terminato la scuola per barman-
-Non avrei mai detto che saresti diventato un barman!- strepitai, ridendo.
Gomi mi guardò storto. -E perché mai principessa? Non mettere in dubbio le mie doti! Un giorno ti preparo un cocktail a piacimento con gli ingredienti che più mi piacciono e poi mi dirai! Anzi, lo chiamerò “Principessa”!-
Scoppiai in una fragorosa risata che si spense subito dopo aver incrociato lo sguardo degli altri, che mi osservano turbati.
-Dunque .. - prese parola Emi, agitando la massa di braccialetti che portava al braccio - voi due siete fidanzati?-
Strabuzzai gli occhi e Gomi quasi si strozzò con la caramella che stava masticando.
-Cosa? .. No no, assolutamente! Siamo amici! Migliori amici, direi!- pronunciai con enfasi, guardando Gomi.
-Confermo- disse lui, battendosi il petto per evitare di soffocare.
-Capisco! Ma tu .. - cominciò, indicandomi - mi ricordi qualcuno .. cioè hai un viso familiare!-
Eisen rispose al posto mio. -Sana è una famosa attrice e modella-
Avery spalancò le sue iridi verde smeraldo. -Sei la famosa Sana Kurata? Caspita, sei cambiata tantissimo! Ti seguivo sin da quando avevo cinque anni!-
Impacciata risposi: -Sì, sono io. Ho vissuto per otto anni a New York e ho lavorato là per tutto il tempo, quindi non sono più apparsa regolarmente qui in Giappone.. -
-E come mai questa decisione?- chiese Kilian con la sua voce angelica.
Gomi si mosse impercettibilmente. Capivo che aveva il timore che il discorso sarebbe andato a parare in quella direzione. Lo rassicurai, sfiorandogli la gamba con le dita della mano.
-Il ragazzo di cui ero pazzamente innamorata ha deciso di stare con la mia migliore amica e così ho deciso di partire per gli Stati Uniti-
Un silenzio glaciale piombò su di noi e a me sembrò di sprofondare in un burrone.
Eisen abbassò il capo, evitando il mio sguardo. Aveva capito che quel ragazzo era Akito e molto probabilmente ora si sentiva in colpa per averlo tirato in ballo quella mattina.
-Brutta storia- disse Kilian, alzandosi e stemperando la tensione. -Bhè, vado a prendere qualcos’altro da bere. Desiderate che vi porti qualcosa?-
-No, grazie- risposero Avery ed Emi, ancora scosse dalla mia affermazione.
-Io sono a posto- disse Eisen, indicando la sua bibita gassata.
-Una birra- risuonò una voce che fino a quel momento non aveva emesso alcun suono. Mi voltai verso Evan e lo trovai a fissarmi intensamente.
-Grazie, Kilian- . Kilian fece un cenno d’assenso e s’incamminò verso il bar.
Il mio sguardo era bloccato in quello profondo di Evan e non riuscii a distoglierlo finché Gomi non mi scosse una spalla. -Sana, va tutto bene?-
-Sì, non ti preoccupare. Sono stata spontanea .. Sentivo di doverlo dire poiché, dopotutto, è quella la realtà dei fatti-
Gomi poggiò la fronte sulla mia, mormorando: -Quando vuoi andare, dimmelo. Ok?-
-Ok- confermai, staccandomi senza negargli un sorriso.
-Hey ragazzi! Questo pezzo mi piace troppo! Andiamo a ballare, avanti!- enfatizzò Emi, portandosi al centro della pista e trascinando Avery con sé.
-Aspetta Emi! Ho i tacchi, accidenti!- puntualizzò lei, tenendosi a stento in piedi e aggrappandosi all’amica per non cadere a terra.
-Che ne dici? Ti butti nella mischia?- mi chiese Eisen, regalandomi un sorriso a trentadue denti. -Non ti spaventare, comunque. Loro sono sempre così ed alcune volte anche peggio!- esclamò, rivolgendosi alle due ragazze che ridevano e ballavano come pazze al centro della pista.
-Figurati, sono divertenti!- affermai, osservando i loro movimenti maldestri.
-Principessa, mi concede questo ballo?-. Gomi s’inginocchiò di fronte a me, porgendomi una mano.
-Che scemo! Ehm, volevo dire .. certamente!- proruppi, sorridendo. Intrecciai le dita alle sue, dirigendomi in pista. Eisen ci seguì a ruota e si piazzò tra Avery ed Emi.
 
“Faster, faster, you won't go far
Shouldn't leave, feeling faith, we both know why
You got to show me, both knees, cold I lie
Hold me slowly, hide me till I can fly”

 
Gomi mi prese per la vita ed iniziò a muoversi a tempo di musica. Mi fece voltare su me stessa e mi abbracciò amichevolmente.
 
“Always we can sing, we can make time
Old songs, flood and flame, you could be mine
But you got to show me, both knees, skin and bone
Clothe me, throw me, move me

'Til I can sell you lies”
 
Cominciai a ridere a dismisura quando saltellò davanti a me, facendomi il solletico.

“You can't get enough
Make a true believer of
Anyone, anyone, anyone”

 
Mi tenni la pancia che cominciava a fare male a causa del riso. Gomi mi strinse a sé, riuscendo a calmare il dolore.
Mi appoggiai alla sua spalla ma quando alzai appena gli occhi mi ritrovai di nuovo quell’oceano dentro.
 
“I can call you up
If I feel low
I can feed your dirty mind
Like I know, like I know what you want”

Evan mi stava fissando ancora. Non era uno di quei sguardi mordi e fuggi, ma uno sguardo lungo e deciso, uno di quelli che ti entrano nell’anima e vi rimangono impressi.
Kilian tornò e gli porse la birra, che trangugiò un po’ alla volta, senza staccare gli occhi dai miei.
 
“Icon of symmetry, swallowing sides
Fall down in front of me, follow my eyes
But I got to see you moving, waste no time
Teach me, make me holy

“'Til I can sell you lies”
 
Mi resi conto che la sua bellezza eguagliava quella di Eisen. Il loro sguardo così misterioso e i loro occhi blu costituivano delle vere e proprie fonti d’attrazione.

“You can't get enough
Make a true believer of
Anyone, anyone, anyone”

 
Ero incantata dalla sua espressione, ma subito la magia si spezzò quando Gomi mi prese per le braccia e improvvisò un buffo e goffo balletto.
Eisen, Avery ed Emi si avvicinarono a noi e si unirono a quella pseudo specie di ballo che mi fece ridere nuovamente.
 
“I can call you up
If I feel low
I can feed your dirty mind
Like I know, like I know what you want”


-È sempre stato così?- mi chiese Eisen a voce alta, rivolgendosi a Gomi.
Se per così intendeva scemo allora la risposta era decisamente un sì.
-Sin da quando era ragazzino!- urlai, intenta a fare una piroetta.
 
“Anyone, anyone, anyone
Anyone, anyone, anyone
Like I know, like I know what you want
Like I know, like I know what you want”

 
Avery ed Emi riuscirono ad allontanare Gomi e a bloccarlo tra di loro.
Lui mi guardò e alzò le spalle.
Se Hisae lo vedesse in questo istante, non so che gli farebbe!
Eisen mi distrasse dai miei pensieri e mi cinse la vita.
 
“I can sell you lies
You can't get enough
Make a true believer of
Anyone, anyone, anyone”

 
Con una mano prese la mia e cominciò a danzare lentamente, nonostante la canzone rimbombasse sulle pareti.
-Sana, ti chiedo ancora scusa per questa mattina. Mi sento così in colpa .. Ora so qual è la situazione e giuro che non ne parlerò più-
Mi scostai, puntando le mie pupille nelle sue. -Eisen è tutto a posto, sul serio. È storia passata. Se n’è andato, ma penso tu lo sappia già-
-Sì, mi ha chiamato e mi ha detto che starà ad Osaka per un periodo. Fra un mese si terrà un importante gara di karate a livello internazionale e quindi ne approfitta per partecipare. Hey Sana .. -
Con le sue soffici dita mi alzò il mento.
 
“I can call you up
If I feel low
I can feed your dirty mind
Like I know, like I know what you want”*

 
-Mmm .. ?-
-Sei una bellissima ragazza e sono certo che troverai il ragazzo giusto per te-
La canzone terminò e il dj ne mise subito un'altra.
-Andiamo-. Eisen mi prese per mano e mi ricondusse al divanetto.
Avery, Emi e Gomi continuarono a ballare. Gomi sembrava divertirsi un mondo insieme a quelle due scalmanate.
Mi sedetti accanto ad Eisen, che prese una sigaretta dalla tasca dei jeans.
Quando aprì il pacchetto, me ne offrì una ma rifiutai con un gesto della mano. -Non fumo, grazie-
-Ok, allora io e Kilian usciamo per fumare una sigaretta. Torniamo subito. Evan posso fidarmi di te, vero?
Evan, in risposta, lo guardò mostrando un cipiglio altezzoso. -Bene. Sana, torno subito- disse, alzandosi e dirigendosi con Kilian verso l’uscita.
Perché mai Eisen non dovrebbe fidarsi di suo fratello?
Mi guardai attorno, imbarazzata. Non avevo la più pallida idea di cosa dire e, dopo quegli sguardi così intensi di poco prima, il mio livello di vergogna era alle stelle.
-Dunque .. -. La sua voce potente mi costrinse a voltarmi nella sua direzione. - .. sei la celebre Sana, eh?-
Lo squadrai mentre si sporse in avanti, sfiorando il mio ginocchio con le mani.
-Ehm .. sì- asserii, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Ho un paio d’anni in più di Eisen .. Lui ha sempre avuto un debole per i robot e cavolate varie mentre quando io ero ragazzino eri tu il mio idolo. Mi piacevano un sacco i programmi a cui partecipavi-
Sentii le guance imporporarsi e tremito di calore mi percorse la schiena. -Sono .. ehm .. contenta-
Evan piantò di nuovo le sue pietre blu nei miei occhi, proferendo: -Sbaglio o ti rendo nervosa?-
Avvampai nel vero senso della parola e al calore si aggiunsero i brividi.
-Come? No .. Certo che no!- strepitai troppo velocemente.
Eccome se mi rendi nervosa. I tuoi occhi sono come calamite e quello sguardo intrigante non aiuta per niente.
Evan ignorò le mie parole e tornò a concentrarsi su ciò che doveva dire.
-Quindi, tornando al discorso di prima, tu sei la ex di Akito Hayama?-
Il mio cuore perse un battito e smisi per un attimo di respirare. Sbattei le palpebre, incapace di muovere un solo muscolo.
-Lo conosco e molto bene direi-. Poggiò la schiena al divanetto e mi guardò.
Tutto intorno a me divenne improvvisamente sfocato e le luci stroboscopiche della pista mi fecero girare la testa.
-Come .. come fai a conoscerlo? Frequenti la palestra di tuo fratello? Lui è il suo .. -
-Socio, sì, lo so-. Evan sospirò, sogghignando. -Ma non è per questo che lo conosco. Diciamo che è una lunga storia-
-Sana! Wow, non ho mai ballato così tanto in tutta la mia vita!- urlò Gomi, facendo capolino accanto a me e tenendo sottobraccio Avery ed Emi.
Ancora sconvolta dalle parole di Evan, dissi: -Oh, bhè .. fantastico!-
Gomi mi osservò più a lungo del dovuto e, come sempre, capì che qualcosa non andava. -Sana .. ?-. Tralasciò la solita domanda e attese la mia risposta.
-Sono pronta ad andare-
-Come?! Così presto?! Ma no, restate ancora un po’ con noi!- disse Avery strattonando Gomi.
-Sì, ci stiamo divertendo!- rincarò la dose Emi.
-Ragazze vi ricordo che sono fidanzato e poi si è fatto tardi. Domani devo lavorare. Forza principessa, andiamo. Grazie per la serata ragazzi! A presto-
Gomi mi prese per mano e mi condusse verso l’uscita, dalla quale stavano rientrando Eisen e Kilian.
-Andate già?- domandò Eisen, squadrandoci.
-Sì, si è fatto tardi e dobbiamo rientrare- disse Gomi frettolosamente.
-Va bene. Sana .. spero di vederti presto-. Eisen mi prese alla sprovvista, schioccandomi un bacio sulla guancia.
Spiazzata risposi: -Certo. A presto e grazie per la serata, Eisen-. Salutammo entrambi ed uscimmo, diretti al parcheggio in cui Gomi aveva lasciato la moto.
-Sana, che è successo con il fratello di Eisen?-
Misi il casco, cercando di mantenere il tono della voce il più calmo possibile. -Oh niente .. -
-Sana, avanti!- enfatizzò Gomi, quasi rimproverandomi per aver cercato di mentirgli per l’ennesima volta ma senza successo.
-Conosce Akito. Non so come si siano incontrati, ma non di certo in palestra. Ha detto che è una lunga storia e questo in un certo senso mi preoccupa. Che avrò voluto dire?-
Gomi balzò sulla sella ed io lo imitai, aggrappandomi a lui. -Non ne ho idea ma sappi che quei due fratelli non mi ispirano per niente fiducia-
-Sei geloso della tua principessa, ammettilo!- strillai, con una vena d’ironia.
-Io geloso? Scherzi?-. Gomi mise in moto, girando la chiave.
-Niente affatto- dissi, prima di sentire il vento della notte scompigliarmi i capelli.
 
***
Stavo guidando tra le auto che sfrecciavano veloci in autostrada, imprecando di tanto in tanto.
Fuka stava seduta accanto a me, versando qualche lacrima che subito asciugava con il dorso della mano.
Aspettava un bambino. Il mio bambino o, per meglio dire, il  nostro bambino. Quel nostro che avevo tanto desiderato includesse me e Sana, ma il destino aveva deciso di riservarci una strada completamente differente.
-Perché non me l’hai detto prima?- le avevo urlato, uscendo dall’aeroporto e rinunciando al mio viaggio di riflessione.
-Avevo paura, Akito!-
-Ma di cosa Fuka, eh?! Cazzo, è il nostro bambino! Lo capisci che è una cosa importante?!-
Salii in macchina, sbattendo violentemente lo sportello.
-Scusami! Non sapevo come dirtelo, davvero! Ogni giorno mi sembrava quello giusto ma poi tutto andava a rotoli e ..-
La interruppi, in preda alla rabbia. -Se non te ne fossi accorta, è già andato tutto a rotoli, Fuka! Da quanto tempo lo sai?! Dimmi la verità per una volta, porca puttana!-
Sbattei le mani sul volante, suonando il clacson ogni due minuti a causa della coda che si era formata all’uscita dall’aeroporto.
Fuka spaventata cominciò a piangere. -Da un mese circa .. Akito, ti prego, ascoltami!-
-Smettila! Sei solo una bugiarda! Odio il fatto che tu me l’abbia tenuto nascosto e per un mese per di più! Mio Dio .. -
Mi portai una mano alla tempia e la massaggiai, cercando di attenuare l’emicrania che era sopravvenuta nel sentire le sue inutili scuse.
-Da quando Sana è tornata non hai fatto altro che pensare a lei! L’hai persino baciata e ora vuoi fare la morale a me?! Hayama sei proprio uno stronzo!-
Scossi la testa, consapevole di non essere il bravo ragazzo della porta accanto. Fuka però era incinta, nel suo grembo portava una piccola creatura che avevamo creato insieme e il bacio che avevo dato a Sana non poteva essere paragonato a quello.
-È vero, non mi sono comportato nel migliore dei modi ma tu mi hai nascosto di nostro figlio! Ti rendi conto della gravità della situazione?!-
Fuka prese un fazzoletto dalla sua borsa e si asciugò le lacrime dal viso.
-Mi dispiace .. Ero solo spaventata, Akito! Solo questo!-
La ignorai, proferendo: -E guarda caso decidi di dirmelo appena prima che io parta! Che doppia faccia .. Non ti credevo così meschina, Fuka!-
Lei mi guardò con occhi inferociti. -Non sono io la meschina! È Sana quella che fa il doppio gioco! Vuole essere la ragazza perbene e che è tornata a Tokio per cambiare vita ma, appena ti vede, è pronta a correrti dietro! È solo una stron .. -
Le puntai un indice e con tono arrabbiato dissi: -Non parlare così di Sana. Era la tua migliore amica, Fuka. Il vostro rapporto era speciale e tutto questo odio nei suoi confronti non ha per niente senso!-
-Non ha per niente senso?! Ma che cavolo dici Akito?! Lei ti vuole, ti ama! Ha cercato di portarti via da me non appena ha messo piede in città! Perché la difendi sempre e comunque?! Anche tu ne sei innamorato, ma non c’è alcun bisogno di dimostrarmelo in questo modo, te lo assicuro!-
Feci un lungo respiro, contando mentalmente fino a dieci e cercando di calmarmi.
-Lasciamo perdere. Ora torniamo a casa e domani daremo la notizia ai nostri genitori e ai nostri amici-
Fuka guardò fuori dal finestrino, dicendo: -Anche a lei? .. -
Sospirai, chiudendo gli occhi per un secondo, consapevole che l’indomani avrei ucciso Sana nell’anima. -Anche a Sana- conclusi, guardando fugacemente Fuka. Sembrò che sorridesse ma cercai di convincermi di essermi sbagliato. Non poteva essere così crudele da voler far del male ad una persona.
Svoltai sulla strada principale che portava a casa di Fuka.
Guardai le case, i giardini curati e i bambini che giocavano sul prato.
Quel futuro che mi attendeva con Fuka, l’avevo sempre sognato con Sana. Nonostante lei vivesse in America, avevo sempre avuto una piccola speranza di stare al suo fianco e di avere una famiglia. Ora, invece, quel sogno si era completamente dissolto.
Sarei diventato padre e avrei vissuto con Fuka per il resto della mia vita.
Sana .. ti amerò per sempre. Perdonami.
 
*CHVRCHES - Lies 
Eccomi tornata con il settimo capitolo di questa storia! ^-^
Spero vi sia piaciuto come gli altri! :) L’ottavo, che sarà molto emozionante a cause del grande annuncio di Akito e Fuka, lo posterò durante la settimana prossima! ♥
Detto ciò, passiamo allo spazio recensioni:
 
-ladysofia: innanzitutto grazie mille per i complimenti! *-* Felicissima che la storia ti piaccia!
Per quanto riguarda la gravidanza di Fuka .. è un evento inaspettato che nessuno si aspetta e nel prossimo vedrai tutte le reazioni dei personaggi, compresa quella della mia adorata Sana. :(
Eisen è un personaggio che pian piano farà fuoriuscire il suo lato dolce e romantico, quindi magari su di lui cambierai idea! Però Akito è Akito eh! *-* ♥
Alla prossima, un bacione!
 
-ReginadeiSogni: grazie grazie e ancora grazie per i complimenti! *-*
Anch’io odio vedere separati Akito e Sana. Sono fatti l’uno per l’altra e per entrambi è difficile stare lontani.
Akito aveva deciso di partire ma Fuka gli ha rivelato il segreto che custodiva da un po’ e ha deciso di rimanerle accanto.
Gomi è solotanto un amico, non ti preoccupare! :D Amo troppo il rapporto d’amicizia vera e sincera che si è venuto a creare tra lui e Sana! Fantastici, davvero ♥
Nel corso dei prossimi capitoli verrai a conoscere meglio Eisen e il suo lato caratteriale. Come hai potuto leggere da quest’ultimo capitolo, inoltre, anche un altro personaggio avrà un ruolo rilevante: Evan, il fratello di Eisen.
Fuka è un po’ subdola e vuole legare Akito a sé, usando anche il motivo della gravidanza. Chissà come reagiranno tutti alla notizia, soprattutto Sana! :(
Alla prossima, un bacione!
 
-love_Sana_Akito: non ti preoccupare per la recensione! ;) Grazie mille per i complimenti! *-*
La dichiarazione tra Akito e Sana è uno dei momenti che più preferisco, ma descrivere il loro addio è stato straziante. :’(
Adoro quando Akito è geloso! *-* Ed Eisen nutre già qualcosa per Sana che, tuttavia, crescerà pian piano nei prossimi capitoli.
Già nei capitoli scorsi c’era qualche indizio che riportava ad una gravidanza per Fuka ed infatti è stato così. Come hai potuto leggere, Akito non l’ha presa molto bene! :/
Alla prossima, un bacione!
 
-_Sana_Akito_: la tua intuizione riguardo a Fuka è stata corretta! È incinta e ha deciso di dirlo ad Akito proprio nel momento in cui lui stava per partire .. chissà perché! -.-
Akito ha deciso di starle accanto e prendersi le sue responsabilità, pur continuando ad amare follemente Sana, della quale nel prossimo capitolo vedrai la reazione.
Il rapporto tra Eisen e Sana si rinforzerà nel corso dei prossimi capitoli e chissà se tra loro nascerà qualcosa! ;)
Grazie infinite per i complimenti! *-* Sono lusingata che la mia storia sia stata la prima che tu abbia letto! ♥-♥
Alla prossima, un bacione!
 
-Valy93fantasy: sì, la gravidanza di Fuka avrà ripercussioni sui personaggi e cambierà il corso delle cose.
Fuka ha deciso di rivelarglielo proprio in quel momento per tenerlo legato a sé. La sua personalità meschina è uscita allo scoperto e farebbe di tutto per non lasciarlo a Sana. Purtroppo, come hai detto tu, queste cose accadono anche nella vita reale. :/
Sana ama pazzamente Akito, ma accetta il suo addio e si fa da parte, non senza qualche momento di difficoltà che riesce a superare grazie all’amicizia di Gomi.
Non preoccuparti per la recensione del capitolo precedente :) Grazie tante per i complimenti! *-* Mi fa piacere che la storia ti piaccia e coinvolga! ♥
Alla prossima, un bacione!
 
-Love kodocha: ciao! :) Figurati, non ti preoccupare! :D
Fuka è diventata una persona ipocrita che farebbe qualsiasi cosa per non perdere Akito .. chissà cosa le riserverà il futuro!
Mi dispiace, ma come hai potuto leggere dal capitolo, Akito ha deciso di rimanere al fianco di Fuka. Vuole prendersi le sue responsabilità da padre, nonostante l’amore immenso che prova per Sana. ( Scrivere il suo pensiero finale rivolto a lei mi ha spezzato il cuore :’( )
Voleva partire per riflettere, ma un figlio è un motivo troppo importante per restare. Non che Sana non lo sia, anzi, ma si sente in dovere di stare vicino a Fuka, anche se il sentimento per lei è ormai sottoterra.
Sana si è ripresa grazie all’aiuto di Gomi, che le è sempre affianco, ovviamente in veste di amico.
Eisen prova un interesse per Sana, che verrò approfondito nei prossimi capitoli. Ora è entrato in gioco anche Evan, il fratello maggiore, che conosce Akito .. ma qual è la lunga storia di cui parla? ;)
Alla prossima, un bacione!
 
-StellinA003: Ciao! :) Non ti preoccupare per il ritardo! ;)
Grazie, contentissima che il capitolo ti sia piaciuto! *-*
L’addio tra Akito e Sana è stato molto triste da descrivere e sì, lui ha deciso di rimanere in città accanto a Fuka, sebbene ami Sana oltre ogni cosa.
Eisen mostrerà maggiormente il suo lato tenero e romantico nel corso della storia :D Chissà se Sana inizierà a provare qualcosa per lui o .. per Evan, il fratello! ;)
Gli ostacoli tra Akito e Sana sono e saranno numerosi, ma i nostri protagonisti non smetteranno mai di amarsi e lottare. ♥
Alla prossima, un bacione!
 
Ci leggiamo la prossima settimana con la grande rivelazione di Akito e Fuka e le conseguenti reazioni!
 
Grazie ancora a chi ha recensito e inserito la storia tra le seguite, ricordate e preferite.♥
 
Un bacione e buone vacanze! :* :)
 
Alys_90
 


 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8-Un annuncio importante ***


Ciao! ♥
Ci si legge a fine capitolo! :)


BUONA LETTURA. ♥
E ancora grazie a chi recensisce e a chi legge soltanto. ♥


Osservai attenta la penna blu intenso che tenevo tra le mani, rigirandola continuamente.
Come faceva Evan, il misterioso fratello di Eisen, a conoscere Akito? La sera precedente non aveva fatto altro che fissarmi con quelle bellissime pozze celesti, senza sbilanciarsi più di tanto a parole, tranne per il fatto che era stato un mio grande fan e per la questione Hayama, appunto.
-Hey, Sana! Avanti, rispondi!-. La voce di Hisae e la sua gomitata alquanto dolorosa mi riportarono alla realtà.
-Cosa ..? Com ..-
-Signorina Kurata, sto attendendo pazientemente la sua risposta. Dunque?-
Spalancai gli occhi, consapevole di avere decine di sguardi puntati addosso.
-Ecco .. io .. - farfugliai, posando la penna sul banco.
-Mmm .. le ripeterò la domanda per l’ultima volta, per cui faccia attenzione. Sa dirmi qual è la differenza tra processo di socializzazione primaria e secondaria?-
Il mio cuore cominciò a battere più forte del dovuto e mi mossi impacciata sulla sedia.
Accidenti, avrei dovuto ripassare gli appunti della lezione precedente, soprattutto dopo l’avvertimento del professore su possibili domande fatte alla classe.
-Sì .. Dunque .. -. Mi voltai verso prima verso Hisae, che mi guardava con espressione preoccupata, e poi verso l’insegnate di sociologia. Stava poggiato alla scrivania con le braccia conserte, in attesa della mia risposta.
 
Drin. Drin. Drin.
 
Il suono della campanella fece alzare gli studenti che di corsa si avviarono verso l’uscita e costrinse il professore a ritirarsi.
Tirai un sospiro di sollievo e misi astuccio e quaderno nella borsa.
-Dio mio, Sana! Ma dove hai la testa oggi?!- chiese Hisae, scendendo i gradini dell’aula. La seguii, stringendomi l’elastico della coda.
-Lascia perdere, veramente. In questi giorni mi sta capitando davvero di tutto- risposi.
Hisae si fermò e si voltò, prendendo le mie mani tra le sue. Accennando un sorriso sincero, disse: -Sana, ora devi solo pensare ad andare avanti. Devi costruire un futuro e dedicare del tempo a te stessa. Vedrai che tutto andrò per il meglio-.
Le sorrisi a mia volta. -Lo spero tanto-. Ci dirigemmo verso l’uscita, ma venimmo interrotte dal docente. -Signorina Kurata, aspetti-. Si avvicinò a grandi passi e mi squadrò sospettoso. -Cerchi di essere più attenta e concentrata alle mie lezioni, altrimenti la prossima volta si ritroverà con una relazione da venti pagine da consegnare. Arrivederci-
Lo salutai a mia volta, imbarazzata. Guardai Hisae e senza più alcun dubbio le confermai ciò che le avevo detto pochi minuti prima. -Hai visto? Me ne stanno capitando di tutti i colori ultimamente!- esclamai, avviandomi con lei nel corridoio principale.
-La solita Sana!- strepitò, prendendomi sottobraccio.

*** 

La sala mensa della facoltà era gremita di studenti: chi faceva la fila coi vassoi per il buffet, chi attendeva alla cassa per pagare, chi stava seduto a gustarsi il pranzo e a chiacchierare con gli amici.
-Hai la tessera universitaria per la mensa, vero?- domandò Hisae, prendendosi un vassoio dalla pila.
-Sì, non preoccuparti!- dissi con enfasi, agguantando un vassoio a mia volta. Mi posizionai dietro ad Hisae, servendomi dai grandi piatti da buffet.
-Dunque .. ieri sera com’è andata con Gomi? Mi ha telefonato al suo ritorno dicendo che ti aveva portata in un localino qui in città-
Colta alla sprovvista, dissi: -In che senso?-
Hisae si fermò e scoppiò a ridere. -Come in che senso?! Sana, quel cretino si è comportato bene o ne ha fatta una delle sue?-
Sorrisi, rassicurandola. -Ma no, tranquilla!-. Dentro di me mi sentii morire ripensando al momento in cui Gomi si era lasciato travolgere dal ballo con Avery ed Emi. Dopotutto, però, non aveva fatto nulla di male.
-Gomi è stato fin troppo gentile a preoccuparsi per me. Non sono nessuno per negarti del tempo con lui-
Hisae mi guardò sbalordita. -Sana, ma che stai dicendo? Sono felice che quello scemo del mio ragazzo si preoccupi per qualcuno che non sia lui ogni tanto!-
Dopo quelle parole volevo dire ad Hisae che Gomi era davvero un ragazzo d’oro e che il modo in cui lo dipingeva non gli si addiceva affatto perché teneva molto alle persone che gli erano vicine, compresa lei.
Rimasi zitta a fatica, mentre davamo la tessera alla responsabile delle casse.
-Forza, vieni. Sediamoci in quel tavolo laggiù. Ci sono anche Tsuyoshi ed Aya!-
Mi bloccai, incapace di procedere. Hisae, al contrario, si avviò decisa ma non appena vide che non la seguivo, ritornò indietro e incrociò le braccia.
-Avanti, dimmi che c’è-
-Io .. non so se sono pronta per ricominciare in questo modo-. Accennai con il capo al tavolo in cui Tsuyoshi ed Aya parlavano animatamente, circondati da altri ragazzi e ragazze.
Hisae mi posò un leggero bacio sulla guancia. -Sei sempre nostra amica, Sana. Lo sei sempre stata, perciò muovi quel bel sedere e vieni a pranzare con noi!-
-Ma .. Hisae!-. Scoppiai in una fragorosa risata che fece voltare i tavoli vicini.
Complimenti, Sana! Oggi è proprio il giorno delle brutte figure!
Mi avviai verso la tavolata e mi sedetti accanto ad Hisae e ad un altro ragazzo bruno che non avevo mai visto.
-Ciao ragazze!- esclamò Tsuyoshi con un grande sorriso. Non era cambiato di una virgola: stesso atteggiamento sereno, stessa positività.
-Ciao!- esclamò Hisae.
Io mi limitai ad un timido sorriso, prima di iniziare a mangiare.
Mi sentivo in uno stato di completo imbarazzo. Ritornare a Tokyo e frequentare l’università con i miei vecchi amici, con la compagnia con cui ero cresciuta e all’interno della quale c’era lui, mi aveva fatto tornare alla mente un sacco di ricordi legati all’infanzia. Il lato, per così dire, negativo, stava nel fatto che non riuscivo più a sentirmi a mio agio come un tempo, soprattutto in presenza di Tsuyoshi, il suo grande e fidato migliore amico.
-Allora Sana, come stai? Come ti trovi a frequentare questa facoltà?- mi chiese Aya, addentando un bocconcino di pollo.
Mi irrigidii, ma cercai di mostrarmi il più naturale possibile. -Bene, grazie. È tosta, ma lo studio è la mia priorità ora come ora-
-Capisco. Quindi hai deciso di abbandonare definitivamente la carriera artistica?-
Sorseggiai un po’ d’acqua e risposi: -Bhè .. Diciamo che per il momento il mondo dello spettacolo non mi interessa più-
-E posso chiederti per quale motivo?- intervenne Tsuyoshi, schiarendosi la voce.
-Sentivo che quella Sana non mi rappresentava più. Non ero felice e desideravo tantissimo frequentare l’università, e, per tal motivo, ho deciso di tornare a Tokyo e cominciare una nuova vita-
-È stata la scelta più saggia che potessi fare- disse Hisae, pulendosi la bocca con il tovagliolino.
Abbozzai un sorriso che, però, venne subito smorzato dalla domanda che fece Tsuyoshi: -E lui? L’hai mai pensato in questi otto anni?-
Un silenzio tombale piombò tra di noi, interrotto solo dal chiacchiericcio allegro dei ragazzi al nostro fianco.
Aya diede una forte gomitata a Tsuyoshi, fulminandolo con lo sguardo. Hisae restò con la mano per aria, in attesa di ingurgitare il pezzo di pane che teneva tra le dita.
-Ma ti sembrano domande da fare, idiota?!-. Una voce che ormai conoscevo molto bene mi costrinse a voltarmi.
-Gomi! Che ci fai tu qui?!- strepitò Hisae, alzandosi ed abbracciandolo.
-Ho preso un piccola pausa e ho deciso di venire a salutarvi. Ciao piccola-. Gomi diede un bacio a fior di labbra a Hisae, per poi posarle sulla mia fronte.
-Buongiorno principessa. Come ti senti oggi?-
-Mmm .. bene- mentii, continuando a mangiare il mio piatto di spaghetti in brodo.
Gomi mi guardò di sottecchi e si sedette tra me ed Hisae. -Tsuyoshi hai la sensibilità di un elefante!- esclamò, brandendo una fetta di pizza dal piatto della sua ragazza.
Tsuyoshi mi osservò imbarazzato, proferendo: -Scusami Sana. Davvero, non so che mi sia preso. Quella domanda mi è uscita spontanea e .. -
-Sana perdonalo, ti prego. Non accadrà più- lo interruppe Aya, posando la sua mano sulla mia.
-Figurati, non preoccuparti-. Inclinai leggermente le labbra in modo da archiviare la questione.
 
Trrr. Trrr. Trrr.
 
-Tesoro ti sta vibrando il cellulare- fece notare Aya.
-Oh!-. Tsuyoshi estrasse il telefono dalla tasca dei pantaloni e non appena vide il nome sul display si alzò velocemente, allontanandosi.
-Dunque ieri sera voi due avete fatto baldoria!- gridò Hisae, prendendo Gomi per le spalle e accennando col capo nella mia direzione.
-Bhè .. Diciamo di sì!- proferì lui, grattandosi il capo.
-E nello specifico dove siete andati?-
-In un locale in centro città. Niente di che- sentenziò Gomi, facendomi l’occhiolino.
-Era un localino tranquillo- precisai, facendo una piccola linguaccia a Gomi.
-Capisco! La prossima volta dovete portare anche noi, eh!-
-Hisae sai che non mi piace molto uscire per locali- enunciò Aya, bevendo la sua bibita.
-Oh avanti, Aya! Ogni tanto qualche uscita ci vuole! Non si deve sempre stare a casa a farsi le coccole e a scambiarsi nomignoli carini! Prendi me e Gomi, per esempio .. Da quand’è che non ti chiamo “cucciolotto”?- chiese, rivolgendosi a lui.
-Mai chiamato, piccola-
Scoppiai in risata cristallina, che fece voltare gli studenti accanto a noi.
Aya, rossa in viso, si difese: -Ma a me e a Tsuyoshi piace, quindi .. -
-Non ci credo che vi piaccia solo quello .. Se capisci cosa intendo!- enfatizzò Hisae, portandosi alla bocca la lattina di aranciata.
-Hey, non ti credevo così maliziosa!- esclamò Gomi, guardandola a bocca aperta.
-Allora significa che non mi conosci ancora del tutto!-
-Ragazzi, ragazzi!- Tsuyoshi corse verso il nostro tavolo, agitando entrambe le braccia.
-Amore, che succede?- chiese preoccupata Aya, alzandosi in piedi.
-Si tratta di .. -. Il suo sguardo si posò su di me e in quel momento capii. Akito era arrivato ad Osaka e molto probabilmente aveva deciso di restarci per sempre. Magari Fuka l’aveva raggiunto e aveva capito che era lei la donna con cui avrebbe voluto trascorrere il resto della sua vita.
-Avanti, parla!- lo incitò Gomi, che nel frattempo aveva intrecciato le sue dita tra le mie.
-Ecco .. Non è partito-
Mi si bloccò il respiro e nel mio cuore si aprì uno squarcio di speranza.
-Perché .. ?- chiesi, sentendo le lacrime bruciarmi gli occhi.
-Io .. non lo so .. Non ha voluto dirmi niente. Vuole vederci tutti questa sera a casa sua-
-Come?!-. Gomi strinse ancora più forte la presa nella mia mano. -Vuole vederci? Ma che ha per la testa quel cretino?-
-Veramente .. non ne ho idea. Sembrava amareggiato e .. triste. Non so cosa gli sia accaduto. Stasera lo scopriremo-
Gomi mi osservò e io feci altrettanto. -Ci sarò- dissi.
Volevo conoscere la verità, una volta per tutte.
 
***

La sera stessa, quando salii sull’auto di Gomi, stavo letteralmente tremando da capo a piedi. Per tutto il pomeriggio non avevo fatto altro che pensare alle ragioni per le quali Akito aveva deciso di non partire, ma erano talmente tante che rinunciai subito a quei ragionamenti contorti. Di lì a pochi minuti avrei scoperto ogni cosa e, se da un lato speravo con tutto il mio cuore che avesse cambiato idea sulla nostra relazione e che avesse deciso di stare al mio fianco, dall’altro avevo una paura tremenda che fosse il contrario.
-Ciao Sana .. Sei pronta?- mi chiese Hisae dal lato del passeggero, voltandosi per guardarmi.
Sospirai. -Più o meno .. -
-Hey principessa-. Gomi mi squadrò dallo specchietto retrovisore, mentre ingranava la prima. -Ci siamo noi con te, quindi non devi avere paura. Ok? Se senti il bisogno di andartene da lì, non esitare a dirlo. Capito?-
Mi lisciai gli skinny jeans ed annuii, felice di poter contare su amici così fidati e pronti a non abbandonarmi mai.
Arrivammo alla casa di Hayama in una ventina di minuti e, quando scesi, una valanga di ricordi mi penetrò in pieno petto. Chiusi gli occhi e vidi noi, poco più che ragazzini, stretti l’uno all’altra, prima che io partissi per gli Stati Uniti.
-Sana .. -. Gomi mi scosse appena, catapultandomi nuovamente in quella maledetta realtà. -Tutto ok? Come ti senti?- chiese, portandosi le mani in tasca e osservando la villetta di Hayama.
Feci un profondo respiro, dicendo: -Come se fossi ritornata indietro nel tempo-
-Oh, principessa!-. Gomi mi abbracciò, trasmettendomi il suo calore e facendomi ispirare il suo dolce profumo.
-Forza ragazzi, andiamo. Tsuyoshi ed Aya sono già arrivati- disse Hisae, incamminandosi verso il cancello d’entrata.
Gomi suonò il campanello e tutti e tre restammo in attesa. Poco dopo un Akito dall’aria stravolta venne ad aprirci. Quando gli passai accanto per entrare, la sua fragranza mi inebriò completamente.
-Ciao Hayama- lo salutò freddamente Gomi. Hisae alzò frettolosamente una mano, mentre io sibilai un “ciao Akito” molto flebile.
Piantai i miei occhi nei suoi e vidi solo sofferenza. Lo sguardo gelido con cui mi osservò mi fece accapponare la pelle. Quel gelo sul suo viso l’avevo visto solo quando era un ragazzino ribelle delle elementari, che aveva rapporti instabili con la propria famiglia. Io ero riuscita a sistemare la sua relazione con il padre e la sorella e da quell’istante in poi eravamo diventati amici inseparabili.
-Ciao, Kurata-. Pronunciò il mio nome con una freddezza tale da farmi sentire fuori luogo, a disagio.
Chiuse il cancello e sorpassò me e gli altri per farci entrare in casa.
Non appena misi piede dentro, notai che tutto era rimasto come prima. Il piccolo salotto, la cucina perfettamente in ordine e quel profumo inconfondibile di casa Hayama.
-Ma tuo padre e tua sorella?- chiese Gomi, seguendo Akito in salone.
-Mio padre lavora sempre fino a tardi e mia sorella è ancora fuori città per uno stage lavorativo-
Anche Natsumi, quindi, aveva deciso di trasferirsi ed iniziare una nuova vita.
-Prego, accomodatevi-
Quando entrai nel soggiorno vidi Tsuyoshi ed Aya seduti sul divano e .. e colei che mi aveva portato via quello che di più bello avevo: Fuka.
Lei era lì, seduta sulla poltrona sulla quale stava spesso il signor Hayama, con un sorriso compiaciuto dipinto su quel volto perfetto.
-Ciao ragazzi- disse, muovendo le due dita affusolate in un gesto di saluto.
-Fuka .. anche tu qui?- domandò Gomi, sedendosi sul divano accanto a Tsuyoshi.
-Già. Io ed Akito dobbiamo parlarvi di una cosa-
Il mio cuore ebbe un sussulto, poi un altro e un altro ancora. Era lei il motivo del perché Akito era rimasto. Lui aveva deciso di starle accanto, aveva scelto per la seconda volta Fuka.
Sana, perché sei voluta venire a tutti i costi?! Stupida!
Hayama, in piedi sulla soglia e con le braccia conserte, poggiò lo sguardo a terra per poi posarlo su di me. Ogni volta che quegli occhi ambrati mi guardavano, il mio mondo si dissolveva.
-Dunque, che cosa dovete dirci di così importante?- gridò Tsuyoshi, in preda alla curiosità.
Akito sospirò e raggiunse Fuka. La prese per mano e la fece alzare. Quel gesto, così piccolo ma allo stesso tempo pieno di significato, mi strusse il muscolo cardiaco per l’ennesima volta.
-Io e Fuka .. -
“Siamo tornati insieme” .. Forza, dillo Akito. Sono pronta.
-Oh, avanti! Che succede tra di voi?- sbraitò Gomi, impaziente. Mi poggiò una mano sulla gamba e la strinse piano per farmi sentire la sua vicinanza in quell’attimo di attesa struggente.
- .. aspettiamo un bambino-.
In quel momento tutto ciò che mi ero costruita su di noi si dissolse in pochi secondi. Una scarica di puro dolore si propagò nel mio corpo e feci fatica a respirare. Spalancai gli occhi, che subito si colmarono di lacrime.
-Co .. cosa?- scandì Tsuyoshi, portandosi una mano alla tempia. -State scherzando?-
-Ti pare che io scherzi su una cosa del genere, Tsuyoshi?!- urlò Akito.
-No .. Scusami .. Io ..-
Lui, Aya ed Hisae mi guardarono con espressione angosciata, mentre Gomi si alzò di scatto, prendendo Akito per il colletto e sbattendolo contro il muro.
-Tu .. brutto idiota!-. Hisae scattò in piedi, cercando invano di fermarlo.
Dopo aver realizzato cosa stava per succedere, feci lo stesso anch’io e m’interposi tra di loro. -Basta! Fermi, vi prego .. -
Poggiai una mano sul petto di Gomi, sussurrandogli all’orecchio: -Gomi, fermati .. per favore .. -
Gomi fissò Akito con disprezzo, lasciando la presa e allontanandosi appena. -Sana, andiamo via .. Non voglio che questo mostro ti faccia ancora soffrire. Avanti Hisae, andiamo-
Gomi si avviò deciso verso l’uscita, prendendo il cappotto dall’appendiabiti.
Un’atmosfera imbarazzata e silenziosa si diffuse per l’intera stanza. -Dai Sana, vieni .. - disse Hisae, prendendomi per mano.
Mentre seguivo Gomi ed Hisae una possente stretta al polso mi fece voltare e mi ritrovai ancora quell’ambra dentro.
-Kurata .. Mi dispiace .. davvero .. -. Posai i miei occhi su Fuka, in piedi al centro della stanza, senza alcuna emozione dipinta sul viso.
-Lasciala, cazzo!-. Gomi si scaraventò su Hayama, gettandolo a terra. -L’hai fatta soffrire anche troppo! Devi lasciarla in pace, ok?!-
Hayama, seppur fosse campione internazionale di karate, non accennò a reagire. Era passivo, inerme.
-Fermati, Gomi!- esclamò Hisae.
-No, Hisae, non mi fermerò! Questa specie di uomo si diverte a far soffrire le donne! Hayama, Sana è tornata per cominciare una nuova vita, senza dover sopportare di nuovo il dolore che le hai fatto provare tu scegliendo lei!-. Indicò Fuka con l'indice. -Avevi detto che saresti partito perché il ritorno di Sana ti aveva sconvolto e non volevi compromettere il legame che hai con Fuka, ma a me sembra che tu stia solo giocando con i sentimenti degli altri, in particolar modo con quelli di Sana!-
-Non sto affatto giocando! Se io e Fuka aspettiamo un bambino non .. -
-Oh, certo, non è colpa tua! Ma per favore, Hayama! Ti stai comportando da vero codardo! Guardala!-
Akito mi osservò, mordendosi il labbro. -È stravolta per quello che gli stai facendo passare, ma rimane lo stesso bellissima! Va avanti a testa alta, senza abbattersi. Io gli sto costantemente accanto, così come Hisae e tutti noi! Tu invece che fai per renderla felice?! Eh?! La maltratti e basta, giocando! Non pensavi che questa notizia della gravidanza l’avrebbe distrutta ulteriormente?!-
Cominciai a piangere e mi gettai tra le braccia di Hisae. I singhiozzi mi provocarono un forte dolore al petto ma non ci badai. La sofferenza che mi corrodeva lo stomaco era più grande di qualsiasi altra cosa.
-Ragazzi, non comportatevi da persone immature-. La voce squillante di Fuka interruppe il discorso di Gomi. -Sana appartiene al passato di Akito. Ora ci siamo solo io, lui e .. -, Si portò una mano al ventre.- .. il nostro bambino-.
Gomi scosse il capo, alzandosi. Akito lo imitò e mi guardò per l’ennesima volta. -Kurata .. vorrei parlarti in privato, se possibile-
Mi staccai dall’abbraccio di Hisae, asciugandomi le guance bagnate con l’orlo della manica.
-Sana .. non farlo-. Negli occhi di Gomi c’era preoccupazione e paura.
Mi avvicinai a lui, dicendo: -Tranquillo. Ce la posso fare .. -
Gomi mi abbracciò forte e mi baciò sulla gota arrossata. -Va bene .. però non farti ingannare ancora, va bene? Io e Hisae siamo di là se hai bisogno di noi-
-Ok, grazie-
-Voi che fate?- chiese, rivolto a Tsuyoshi ed Aya. Ancora scossi da ciò a cui avevano appena assistito, acconsetirono a raggiungere lui e Hisae in corridoio.
-Fuka .. -. Akito si diresse verso di lei a grandi passi, posando la fronte sulla sua. -Dammi dieci minuti-
Fuka accettò amaramente. -D’accordo, ma solo dieci, non un minuto di più!-. Mi oltrepassò, non senza rivolgermi un’occhiata di puro odio e rancore.
Non appena tutti se ne furono andati, Akito chiuse la porta, raggiungendomi e stringendomi in un abbraccio da togliere il fiato.
Presa alla sprovvista, gemetti di sorpresa e cercai di divincolarmi.
-Sana .. -
Mi allontanai, appoggiandomi alla parete color bianco sporco. -Akito .. non avvicinarti .. -
Hayama non mi ascoltò e mi bloccò  per la seconda volta in due giorni tra le sue braccia. Posò le mani sul muro e mi costrinse a guardarlo negli occhi. -Guardami, Kurata .. -
Mi alzò il mento con la mano e io lo guardai, mentre una lacrima bagnò la mia pelle già umida.
-Akito .. è finita. Per sempre-
-No, Sana .. Non dirmi questo, ti prego .. -
-Akito .. -. Allontanai la sua mano e subito sentii la mancanza di quel tocco leggere e dolce. -Aspetti un bambino da Fuka .. te ne rendi conto?- dissi con voce tremante.
Hayama mi accarezzò la guancia, asciugando la lacrima che non ne voleva sapere di fermarsi.
 
“Don’t rescue me, don’t rescue me
Take what’s left of me, this grim reality
And the moon shines red tonight
As I pray your heart and seven mind”
 
-Me ne rendo conto, Kurata e non me la sento di abbandonarla, ma .. -
-Akito .. -
-Che c’è?-
-Stai dicendo esattamente le stesse cose che mi hai detto otto anni fa, prima che io partissi .. -
-Sana .. ascoltami. Lo so, sono un coglione, ti ho fatto soffrire troppo e per questo non mi perdonerò mai, però .. tu sei la ragazza che amo. Ti amo, ti amo oltre ogni cosa possibile-.
 
“Call it out to me,
I’m holding on
But my body’s caving in
Call it out to me,
I know I w’ve won,, but it don’t mean anything”
 
Akito Hayama mi aveva detto “ti amo”. Mi aveva confessato il suo amore, senza mezzi termini. Quelle due parole rappresentavo un qualcosa di molto importante per me, un qualcosa che non si dimentica tanto facilmente.
-Ti amo, Sana .. Ti amo, ti amo, ti amo .. -. Mi prese il viso tra le mani e cominciò a posarmi delicati baci sulle labbra. Quella bocca così morbida mi fece perdere il senso del tempo e dello spazio e mi lasciai andare.
 
“It’s blinding me, it’s fighting me
 So I wait ‘til morning comes
And dance in all we could have done”
 
Le nostre lingue si muovevano in un vortice di passione e si cercavano costantemente, senza mai arrestarsi.
-Sana .. -. Akito si staccò piano. -Ho bisogno di sentirti .. di sentire il tuo amore sulla mia pelle-
-Hayama, non possiamo .. -
-Sì, invece .. Mi prenderò le mie responsabilità per quanto riguarda il bambino, ma ti voglio Sana .. Ti voglio per la prima ed ultima volta-
 
“Until the morning time
I’m scared here in the night
Don’t show the best of me
I know the end already
And the sky stays black tonight
As I take your hand and close my eyes”
 
Akito mi strinse per la vita e mi posò soffici baci sul collo. Inarcai la testa, in modo da accogliere pienamente le sue labbra sulla mia pelle.
-Akito, smettila .. Non possiamo farlo-
Hayama si spostò, chiedendomi: -Perché? Perché Sana?-
Girai lo sguardo di lato, in modo da sfuggire al suo, così deluso e disperato.
-Perché .. tu hai Fuka. Hai scelto lei, Akito. Hai preso la tua decisione ben otto anni fa, quindi è ora di smetterla-
-Ma allora .. perché mi baci?-
Si accostò a me e posò la fronte sulla mia frangia scompigliata.
 
“Call it out to me,
I’m holding on
But my body’s caving in
Call it out to me,
I know I w’ve won,, but it don’t mean anything”
 
Le mie iridi perforarono le sue. Un color miele intenso che si unì al cioccolato puro dei miei occhi.
Le sue labbra erano a pochi millimetri dalla mia bocca e quell’esitazione nel baciarmi mi mandò in iperventilazione.
-Avanti, rispondi Kurata-
-Io .. veramente ..-
-Non girarci attorno. So che mi desideri con tutta te stessa. E se mi baci è perchè anche tu provi quello che provo io-
Mi prese la mano e la portò sul suo cuore. Potei sentire distintamente i battiti aumentare sotto il suo petto muscoloso.
-Lo senti? Senti come batte forte?-
Assentii, incapace di proferire una sola parola.
-Batte così per te, Sana. Sono innamorato .. sono innamorato del tuo sorriso, del tuo sguardo, dei tuoi gesti. Sono innamorato di te-
 
“It’s blinding me, it’s fighting me
 So I wait ‘til morning comes
And dance in all we could have done”
 
Sentii gli occhi bruciare ancora più di prima. Grandi gocce salate mi si riversarono sul viso.
-Hayama, mi dispiace ma non posso farlo. È finita. Il nostro rapporto non può andare avanti così. Non puoi avermi per la prima ed ultima volta .. mi fa troppo male questo!-
Mi scansai e mi diressi velocemente verso la porta. Posai la mano sulla maniglia e quando cercai di abbassarla, Akito mi interruppe: -Aspetta!-
Mi voltai di scatto e lui era lì, di fronte a me, il ciuffo biondo disordinato e le labbra rosse per la foga dei nostri baci.
-Prima che tu te ne vada voglio dirti solo una cosa .. -
-Cosa?- chiesi, cercando di trattenere i singhiozzi.
-Non ti dimenticherò mai, Sana. Non scorderò i nostri momenti e nemmeno i nostri sentimenti .. Sappilo .. -
 
“Dance and all we could have done
Show them all what we’ve become
Dance and all we could have done
Show them all what we’ve become”*
 
Dovevo uscire da quella stanza il più presto possibile. Senza degnarlo di alcuna risposta, mi girai ed aprii la porta. Vidi Gomi avanzare veloce verso di me, dicendo: -Sana .. Hey .. -. Posò le mani sulle mie spalle e mi scosse per alcuni secondi.
-Andiamocene via- sibilai, oltrepassando Tsuyoshi ed Aya.
Aprii la porta d’entrata e corsi fuori nel vialetto sino a raggiungere il cancello.
-Sana, aspettaci!- gridò Hisae, raggiungendomi e salendo in macchina.
Prima che potessi aprire la portiera dell’auto, però, Gomi mi prese per un braccio e sottovoce mi chiese: -Principessa che è successo là dentro?-
-Non ne voglio parlare ora, Gomi. Portami a casa e basta .. per favore-
I suoi occhi si addolcirono e mi riservò un piccolo sorriso. -Va bene, principessa. Sappi che quando ti sentirai pronta per parlare, io ci sarò-
-Lo so e per questo ti ringrazio. Ora voglio solo dimenticare questa giornata-
Gomi aprì la portiera e mi fece salire. Quando mise in moto, non potei non dare un’ultima e straziante occhiata alla casa di Akito.
Guardai la finestra della sua camera e la persona che stava dietro a quei vetri lucidi e puliti ghignò, sorridendo.
Hai vinto, Fuka. Ora Akito è tutto tuo.
Mi coricai sui sedili color pece e piansi silenziosamente, esternando ciò che di più doloroso avevo provato in tutta la mia vita.
 
*Jamie McDell -“Moon shines red”

Ciao a tutti/e!
Sono passati quasi tre mesi da quando ho aggiornato l’ultima volta! :/
Mi dispiace moltissimo non aver potuto pubblicare questo capitolo quando avevo detto che l’avrei fatto, ma il pc nel quale lo avevo scritto non ha più dato segni di vita e sono stata costretta a riscriverlo tutto daccapo nell’altro pc! -.- :(
Spero comunque che continuiate a seguirmi perché mi fa un immenso piacere sapere che la mia storia vi piaccia ed emozioni! ♥
Ditemi che ne pensate di questo capitolo :) Il vostro parere è molto importante per me! ♥
Il prossimo capitolo penso di postarlo nell’arco di due settimane! :D
Ci leggiamo alla prossima!
 

Un ringraziamento speciale a chi ha inserito la mia storia tra le preferite, ricordate e seguite. ♥
Un ringraziamento speciale a chi ha recensito. ♥
Un ringraziamento speciale a chi legge soltanto. ♥
 

Un bacione!
 
Alys_90
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9-Eisen ed Evan ***


Sbam! Chiusi il mio armadietto con una tale rabbia da far sobbalzare un piccolo gruppo di atleti che confabulavano lì vicino.

La sera prima era stata un vero e proprio casino. Un casino enorme, per dirla tutta.

Io e Fuka avevamo comunicato ai nostri amici la grande notizia, ossia che di lì a qualche mese sarei diventato padre. Una notizia che mi aveva sconvolto, che aveva rimesso in disussione ogni cosa, che aveva smosso gli equilibri creati.

L'avevo ferita, annientata dentro, uccisa interiormente. L'avevo di nuovo fatta piangere, le avevo provocato una sofferenze immane.

Le avevo detto che l'amavo, che l'amavo da impazzire. Avevo sentito distintamente il battito del suo cuore contro il mio, i suoi sentimenti combaciare alla perfezione con i miei.

L'avevo baciata, l'avevo stretta forte a me, un'ultima volta. Avevo cercato di convincerla a starmi vicino, senza risultati, senza speranze.

Come biasimarla dopotutto? Si era sentita ingannata, presa in giro, usata.

-Hey Hayama!-. Eisen mi passò accanto, dandomi un'amichevole pacca sulla schiena.

-Stasera ci sei, vero?-

Ritornai alla realtà, tralasciando per un attimo i miei pensieri contorti e rivolgendo l'attenzione a quel ragazzo che era diventato uno dei miei migliori amici.

-Co... come? Dove?-

-Alla mia festa di compleanno! Ricordi? Ti vedo strano... Che succede?-

-Niente, tranquillo. Questioni di famiglia-. Mentii, sentendomi terribilmente in colpa. Con Eisen era sempre stato facile parlare, mi confidavo spesso con lui, ma in quel momento la mia testa mi diceva di tacere. Gli avrei rivelato la mia paternità a tempo debito, quando tutto o, per meglio dire, almeno qualcosa, si sarebbe quantomeno sistemato.

-Cavolo, oggi è il tuo compleanno! Scusami, sono un idiota! Tanti auguri vecchio mio!-. Lo abbracciai, consapevole della figuraccia appena fatta. Mi ero completamente scordato che Eisen avrebbe compiuto vent'anni, preso troppo dai miei problemi e dalle continue situazioni difficili che avevo dovuto fronteggiare.

-Grazie e non ti preoccupare. Capita a tutti di avere delle giornate no- disse, staccandosi dal mio abbraccio e sorridendomi. -Ma-, riprese, puntandomi il dito, -stasera esigo che tu sia presente, chiaro?-

-Oltre a condividere il lavoro e la palestra, condividiamo anche una forte amicizia, per cui come potrei mancare?!- escalmai, issandomi la borsa sulla spalla.

-Perfetto, ti aspetto a casa mia per le nove!-

-Va bene, a più tardi!- risposi, avvaindomi verso l'uscita.

Mentre stavo per uscire, però, Eisen mi richiamò. -Hayama!-. Voltai il capo nella sua direzione.

-Ci sarà anche Evan-.

Feci un respiro profondo, sentendo una sensazione di forte ira invadermi da capo a piedi.

Eisen abbassò lo sguardo e si voltò, diretto nella sua sala esercizi.

Evan. Una delle tante persone che avevo aggiunto nella mia lista nera.

 

- - -

 

Sprofondai nel divano di pelle di Gomi, tenendomi le tempie tra le mani.

Dalla sera precedente la testa non aveva fatto altro che pulsare incostantemente.

Akito aspettava un bambino da Fuka. Sarebbero diventati genitori. Avrebbero avuto un figlio.

Dovevo ancora capacitarmene, tanta era l'incredulità che mi aveva avvolto.

Come se non bastasse Akito aveva cercato di persuadermi a stare con lui, a vivere il nostro amore nonostante il suo essere padre, ma come avrei potuto farcela?

Lo amavo oltre ogni cosa possibile, oltre tutto, ma non sarei mai stata in grado di far finta di niente, di vederlo diviso tra me e Fuka, di occuparsi di un piccolino che non era il nostro.

-Principessa, mi dispiace tanto-. Gomi si sedette sul tavolino di vetro di fronte a me, osservandomi con espressione triste.

-Non devi dispiacerti Gomi, non è colpa tua. Sono stata io a voler venire, sono stata io a voler sentire cosa aveva da dire, sono stata io a incasinarmi la vita!- gridai, versando qualche lacrima che andò a bagnarmi il viso.

Gomi mi lasciò piangere, in silenzio. Sentivo il suo respiro, la sua amarezza aleggiare nell'aria.

-Scusa se sono scoppiato in quel modo con lui, ma non potevo permettergli di farti ancora del male- sentenziò, poggiando le braccia sulle ginocchia.

Alzai il capo e lo guardai. Gomi cercava sempre di proteggermi, da chiunque avesse voluto ferirmi, da qualsiasi cosa mi avrebbe recato danno.

-Sei una persona speciale, Gomi-. Mi alzai e lo strinsi a me. La sua testa poggiata sul

mio ventre, le mie braccia attorno alle sue possenti spalle.

Dopo qualche secondo ricambiò l'abbraccio, avvinghiando le sue braccia attorno al mio girovita. -Sei così coraggiosa, Sana-.

Mi scappò una piccola risata. -Ho solo imparato a combattere il dolore-

-Vieni qui- sussurrò piano, portandomi a sedere sulle sue gambe. Mi scostò una ciocca di capelli, portandola dolcemente dietro l'orecchio.

-Come ha potuto farsi scappare una ragazza come te?-

Mi morsi le labbra e lo fissai dritto negli occhi. -Non tutti si accorgono dell'importanza di chi ci sta accanto e altri se ne rendono conto troppo tardi-

Gomi emise un breve sospiro, sostenendo il mio sguardo affranto e privo di gioia.

Poggiò poi la fronte contro la mia, sentenziando giocosamente: -Se non fossi impegnato con Hisae, ci proverei io con te-

-Ma smettila, scemo!- esclamai, ridendo.

-Meriti una persona che ti ami in ogni tuo aspetto, che ti ponga al primo posto, che ti consideri la sua priorità-.

Gomi mi posò un leggero bacio sul naso, provocandomi un brivido.

Abbozzai un altro sorriso. -La troverò, vedrai. Ora devo solo andare avanti e dimenticarmi di Hayama-

Gomi rise a sua volta, condividendo il mio pensiero. -Hai ragione, piccola principessa! Ce la farai, fidati di me-

La nostra conversazione venne interrotta bruscamente dal suono di una notifica arrivata sul mio cellulare.

Lo presi dalla tasca dei jeans e aprii il messaggio su Facebook.

Hey, ciao bellissima! Stasera alle nove a casa mia darò la mia festa di compleanno! Ti va di venire? Puoi portare anche Gomi! :D

Ci saranno anche i miei amici che hai conosciuto in discoteca. (Avery ed Emi comprese :P).

Lo lessi più e più volte e guardai fugacemente il nome del destinatario: Eisen Ikedai.

-Chi è?- mi chiese Gomi, notando la sorpresa dipinta sulla mia faccia.

-Eisen- risposi, entrando nel suo profilo. -Mi ha scitto se stasera andiamo alla sua festa di compleanno-

Gomi mi scostò con delicatezza, proferendo: -Sai che non mi piace per niente quel tipo-

-Lo so, ma non è un cattivo ragazzo. Vedilo da un'altra prospettiva-

-Mmm... Tra lui e il fratello non so chi sia il più coglione!- esclamò, lasciandosi andare sulla poltrona.

-Gomi!-

Lui alzò le mani al cielo, sbarrando i grandi occhi castano scuro. -Che c'è? È la verità!-

-Mi ha pure inviato la richiesta di amicizia-

-Non accettare- proferì serio.

-Ci saranno anche Averi ed Emi- dissi, facendogli l'occhiolino.

-Oh no, quelle due pazze mi trascineranno ancora a ballare, lo so!

Mi alzai contenta, saltellando da una parte all'altra della stanza. -Allora andiamo!-

Gomi si alzò, rincorrendomi per l'intero salone. -Hey, non l'ho mai detto, principessa!-

Corsi ad abbracciarlo e nella foga cademmo a terra sul morbido tappeto a fantasia.

-Scusami...- dissi, cercando di alzarmi. Gomi, però, mi trattene sul suo caldo ed accogliente petto.

-Per un momento ho rivisto la Sana bambina. La Sana allegra, felice e spensierata-

-Per un momento- ripetei, ricordando per l'ennesima volta quel giorno la persona che mi aveva accoltellato il cuore.

-Considera la possibilità che lui ci sia, Sana-

-Sì...- risposi, annusando il profumo intenso del suo maglione di cotone.

-Sei ancora sicura di andare, nonostante quest'eventualità?-

La mia vita doveva continuare, dovevo cercare di tirarmi fuori da quel grande turbine di emozioni negative e concentrarmi sulla ricerca di un nuovo amore.

-Sì, Gomi. Più che sicura-

Mi ersi in piedi, prendendo la borsa e mettendo il giacchetto di pelle. -Ora devo andare. Ho lezione tra un quarto d'ora-

Gomi si rotolò sul tappeto, provocandomi una risata che mi fece persino male alla pancia. -Che fai, scemo?-

-Mi annoio. Buona lezione, princess-

-Thanks, best friend!- prorompei, schioccandogli le labbra sulla sua chioma morbida.

 

 

Uscii all'aria aperta e mi godei la luce del sole.

Presi il cellulare e digitai una semplice frase:“Ci saremo. Grazie per l'invito e tanti auguri Eisen!”.

 

- - -

 

-Devi proprio andare?

Fuka stava seduta a gambe incrociate sul letto, leggendo qualche rivista femminile.

-Cos'è? Non posso nemmeno più uscire senza il tuo permesso?-

Lei si rabbuiò e, in silenzio, ritornò a concentrarsi sui suoi stupidi giornali.

Non l'avevo ancora perdonata e, con ogni probabilità, non l'avrei mai fatto. Mi aveva tenuta nascosta una cosa troppo importante, troppo grande.

Inoltre, il mio sentimento per Sana era ancora ben vivo dentro di me e al solo pernsiero di doverla cancellare per sempre dalla mia vita, stavo male a dir poco.

Sarei stato un padre presente, premuroso ed attento ed avrei donato tutto l'amore che avevo a mio figlio, ma non potevo voler bene a Fuka, non più.

Indossai una maglia a righe bianca e nera e un paio di jeans strappati. Mi fiondai in bagno e mi lisciai il ciuffo.

Andai in salotto, aprii l'anta dell'armadio e presi la mia giacca preferita. Me la infilai velocemente, agguantando le chiavi della macchina sopra la credenza in entrata.

-Io vado- dissi con tono piatto a Fuka.

Lei si precipitò a darmi un sonoro bacio sulla guancia, proferendo: -Ci vediamo dopo. Salutami Eisen-

Annuii, sfiorandole con dolcezza la pancia. Mi abbassai e, poggiandoci sopra la bocca, bisbigliai: -Ciao piccolino. Fai il bravo-

Fuka mi carezzò i capelli affettuosamente. -O la brava-

-O la brava- confermai, uscendo e dirigendomi verso la macchina.

 

- - -

 

Eisen abitava al quinto piano di uno dei numerosi grattacieli di Tokyo, nel cuore della città.

Dopo aver preso l'ascensore, suonammo al campanello e un ragazzo biondo e ricciolino venne ad aprirci. -Ciao ragazzi! Come state?-

Kilian, l'amico posato e tranquillo di Eisen, ci accolse e ci fece entrare.

Mi guardai attorno, rimanendo a bocca aperta. La casa di Eisen era una vera e propria meraviglia, degna di essere abitata da una star del cinema.

Cucina e salotto erano uniti in un'unica grande stanza, con enormi vetrate che davano sulle cospicue luci della città. Vari quadri anni Sessanta stavano appesi alle pareti e due enormi lampadari moderni troneggiavano dal soffitto, emanando un'intensa luce bianca.

-Sana, Gomi, siete venuti!-. Vidi Eisen venire verso di noi con un bicchiere di birra rossa in mano.

-Ciao Eisen! Tanti auguri ancora!- esclamai, dandogli due baci sulle gote arrossate.

-Auguri- pronunciò Gomi adirato, porgendo la mano.

Eisen la strinse, senza far scomparire il suo bellissimo sorriso, nonostante la diffidenza di Gomi.

-Venite pure, accomodatevi con gli altri!-

Lo seguimmo verso il grande e spazioso divano rosso magenta e ci sedemmo accanto ad Averi, Emi e Kilian.

-Chi si rivede!- proruppe con entusiasmo Avery.

-Sana e Gomi, ciao ragazzi!-. Emi si alzò e corse a darci un fugace abbraccio.

Kilian scosse la testa, ridendo per l'esuberanza della sua amica che io, personalmente, adoravo.

-Volete qualcosa da bere?- ci chiese Eisen, sbattendo le mani.

-Sì, grazie- pronunciammo all'unisono io e Gomi.

-Aranciata, birra, vodka?- elencò, avviandosi verso la cucina.

-Per me un cocktail alla frutta- dissi, ringraziandolo.

-Birra- sentenziò Gomi, alzando il pollice.

-D'accordo, arrivo subito!-

Osservai i presenti e, mio malgrado, ero certa di non conoscere nessuno.

-Ma guarda un po' chi c'è. La piccola star e il suo accompagantore-. Una voce sensuale e leggermente roca mi costrinse a voltarmi.

Dietro di noi si stagliava la figura imponente di Evan. I suoi occhi blu risaltavano alla luce dei lampadari, mandandomi in iperventilazione.

Indossava una felpa grigio scuro e dei pantaloni a quadretti neri. I capelli, ben ordinati, gli ricadevano appena sul viso.

Lo guardai accerchiare il divano e raggiungere la nostra posizione. Si sedette vicino ad Avery, di fronte a me.

-Evan, giusto?- chiese all'improvviso Gomi, irritato.

-Giustissimo- rispose Evan con lo stesso tono.

-Hey ragazzi, che ne dite di ballare?-. Emi cercò di stemperare la tensione, ergendosi in piedi e abbozzando un tenero sorriso.

Gomi si mosse nella pelle del divano, senza staccare gli occhi da quelli di Evan.

-Sì, dai, andiamo!- enfatizzò Avery, affiancando Emi.

Presi l'iniziativa e trascinai Gomi al centro della stanza, dove un dj, al timone di una luccicante consolle, faceva rimbombare la musica sulle pareti.

 

Secret, hidden underneath it
Trying hard to keep it
Safely out of reach
Creeping, I can feel it breathing
Calling to the surface
Finally in my dreams

Sweet despair feel you devour me
Silently, oh won't you carry me
Home

-Gomi, cerca di contenerti- gli dissi, circondando il suo collo con le braccia.

 

-Cercherò- rispose, stringendomi in vita.

 

Taken down I give into what I can't disguise
I surrender, I surrender
Broken down, I give into what I can not have
I surrender, I surrender

 

Cominciai a ballare con lui, muovendomi seguendo il ritmo lento della musica.

Locked in, buried under my skin
Riding on the whispers, restless in the wind
Hunted, I can feel it coming
Keep me under cover in what could of been

Poggiai il capo sulla sua spalla, lasciandomi cullare armoniosamente.

Sweet despair feel you devour me
Silently, oh won't you carry me
Home

Mi piaceva stare tra le braccia di Gomi, senza pensare a tutto ciò che era successo fino a quel momento.

Taken down I give into what I can't disguise
I surrender, I surrender
Broken down, I give into what I can not have
I surrender, I surrender

D'un tratto, incrociai il volto di Eisen, che era tornato dalla cucina con il vassoio delle nostre bevande.

Mi fece un cenno con la mano e io gli sorrisi, ma, un secondo dopo, una nuvola oscura mi travolse appieno.

Akito soppraggiunse accanto ad Eisen, reggendo un pacco regalo incartato di un bel blu acceso.

Glielo porse ed Eisen lo prese, dandogli una fuggevole stretta.

 

Don't make a sound now
Don't make a sound now
Maybe it won't find us after all

Carry, me, home

Quant'era bello. Era vestito in maniera impeccabile e i capelli ambrati gli ricadevano appena sul viso.


 

Taken down I give into what I can't disguise
I surrender, I surrender
Broken down, I give into what I can not have
I surrender, I surrender

Sprofondai sulla camicia di Gomi, cercando di non farmi vedere.

-Che cos'hai Sana?-

-Niente...- mormorai, tentando di mantenere calma la voce.

 

Don't make a sound now
Don't make a sound now
I surrender, I surrender

Don't make a sound now
Don't make a sound now
I surrender, I surrender

Lo sbirciai ancora e quasi persi l'equilibrio.

Mi stava fissando intensamente, serio, impassibile, inespressivo.

 

Broken down I give in, I give in
I surrender, I surrender*

 

Si stava avvicinando a passo lento nella nostra direzione e non seppi come reagire. Gomi non si era ancora accorto di nulla e, cogliendo l'occasione, lo tirai con un po' troppa violenza verso la zona notte.

-Sana, ma che succede?!-

-Ssshhh!- gli intimai, procedendo a passo spedito verso una delle tante camere che la casa di Eisen possedeva.

 

Guardai dietro di me, ma di lui nessuna traccia.

Aprii una porta a casa e mi ritrovai in una grande camera con un letto disfatto e vari cd sparsi a terra.

Dev'essere la stanza di Eisen”pensai.

Chiusi velocemente la porta alle mie spalle e mi ci appoggiai con la schiena, tirando un sospiro di sollievo.

Gomi mi squadrò come se fossi impazzita, in attesa di una spiegazione.

-Bhè?-

-Ho visto Akito- sentenziai, sedendomi a terra con un tonfo.

Gomi si coprì il viso con le mani, sedendosi sulle coperte in disordine del letto.

-Sana, non dirmi che non ti avevo avvertita!-

-Mmm! Sono una stupida!- esclamai, dandomi piccoli colpetti sulla fronte.

-Già, sei una stupida. Ma... una stupida carina, però- proferì Gomi, facendo segno di raggiungerlo sul letto.

Mi alzai a fatica e mi lasciai andare su quel groviglio di tessuto intriso di colonia.

-Se Eisen scopre che siamo qui...-. Non feci in tempo a terminare la frase che un sonoro “bum” mi fece sobbalzare in piedi.

Strabuzzai gli occhi non appena vidi Evan con una ragazza dai lunghi capelli biondo platino entrare rabbiosamente nella stanza.

-Che cazzo ci fate nella mia camera?!- sbraitò, guardandoci in cagnesco.

-Ehm... Scusaci, noi...-

-Se volete stare soli soletti andate da un'altra parte- ringhiò, avvicinadosi a me.

-Lasciala stare- proferì Gomi, interponendo un braccio tra me ed Evan.

-Non sapevamo che fosse la tua stanza- dissi, riprendendo un po' di sicurezza.

Evan incrociò le braccia, alternando gli occhi da me a Gomi.

-Hai visto chi c'è di là?- mi chiese.

Il mio cuore sobbalzò e feci finta di nulla. -No- risposi.

Ormai era a pochi centrimetri dal mio viso. -Il tuo caro ex ragazzo- mi sussurrò all'orecchio.

Le lacrime mi appannarono la vista e cercai di cacciarle, invano.

-Tu... brutto...!-

-Gomi, no!-. Lo bloccai, rassicurandolo. -Ignoralo, ti prego. Non importa-

Gomi mi diede ascolto e mi prese per mano, trascinandomi verso il corridoio.

-Sana! Ti ho cercata ovunque! Dov'eri?-. Eisen mi si parò davanti, con ancora le bevande colorate in mano.

-Senti, forse è meglio che vada. Tieni-. Frugai in fretta nella borsa e gli porsi una piccola confezione. -È il tuo regalo, spero ti piaccia-

-Ma...-

-Hey stronzo!-. Gomi prese la parola e prese Eisen dal colletto. -Tieni a bada tuo fratello, chiaro?-

Eisen si corrucciò, annuendo impercettibilmente. -E non provare a fare il cascamorto con Sana. L'hai invitata sapendo benissimo che sarebbe venuto anche Hayama. Ma che razza di uomo sei?-

Lo scaraventò sul pavimento, attirando l'attenzione di quasi tutti gli invitati.

Una testa oro fece capolino tra la folla. Akito guardò me e Gomi, incredulo, per poi poggiare lo sguardo su Eisen, che si stava rialzando.

-Sana...-. La sua voce mi penetrò dentro e mi fece innamorare per l'ennesima volta.

-Andiamo- ordinai a Gomi, prendendolo sotto braccio.

Passai accanto ad Hayama, ineriandomi della sua fraganza.

Non potei andare tanto lontano, perchè una presa salda sul polso mi costrinse a fermarmi.

-Lasciami Akito- dissi, senza girarmi verso di lui.

-Perdonami-

Una fitta potente mi fece contorcere lo stomaco. Finalmente mi voltai e con le lacrime agli occhi, gli risposi: -Lo vorrei, ma non posso, non ce la faccio, Akito-

-Uuuhhh, che scenetta romantica!-. Evan interruppe il nostro discorso, assistendo con le braccia conserte.

-Akito Hayama... Ci si rivede- proferì.

Akito mi lasciò, oltrepassandomi senza dire una parola.

Mi voltai verso Evan e, con espressione odiosa, lo scrutai socchiudendo gli occhi.

-Si può sapere qual è il tuo problema?- gridai, arrabbiata.

Evan sorrise piano, venendo verso di me ed abbassandosi, in modo da avere il suo viso pericolosamente vicino al mio. Sentii le gote diventare di fuoco.

-Tu sei il mio problema-

-Co... Cosa?-

-Vuoi la verità?- mi chiese, alzandosi bruscamente.

Non risposi nemmeno. La situazione era talmente insolita che la voce non ne voleva sapere proprio di uscire.

-Il tuo caro ex ha fatto qualcosa che non doveva assolutamente fare-

-Cioè?-

-Ora basta! Evan finiscila!-. Eisen intervenì, cercando di dare fine alla conversazione.

-No fratellino! È giusto che la nostra star sappia-

-Non chiamarmi così!- sbraitai.

-Vieni-. Mi prese per mano, riportandomi nella sua stanza.

-Sana!-. Sentii Gomi chiamarmi a squarciagola, battendo nervosamente i pugni sulla porta che Evan aveva accuratamente chiuso a chiave. -Apri questa maledetta porta! Sana, tutto bene?!-

Evan si avvicinò nuovamente e mi persi nelle sue iridi blu cobalto.

-Lo so che non ti sono indifferente, che provi una forte attrazione fisica nei miei confronti- pronunciò sottovoce.

-Evan, finiscila. Non ti conosco nemmeno-

Mi superò, sedendosi sulla sedia in legno della sua scrivania.

-Forza, accomodati. Ti spiegherò ogni cosa-

Titubante, mi risedetti sul letto, incrociando le gambe. -D'accordo, ti ascolterò-.

*Digital Daggers - I Surrender


Spazio autrice

Ciao a tutti/e!

Quanto tempo! Come state?

Erano ben tre anni che ero assente dal sito e che non aggiornavo la storia, ma purtroppo ci sono stati alcuni problemi relativi alla mia vita personale, perciò avevo perso qualsiasi ispirazione ed interesse. :(

Ma ora, come potete notare, sono ritornata con ancora più voglia di scrivere e di trasmettervi forti emozioni attraverso le mie storie! ♥

Aggiornerò spessissimo, continuerò e terminerò la storia, per poi concludere anche le altre.

Spero che, nonostante la mia lunga assenza, continuiate a supportarmi e a farmi sapere le vostre opinioni, visto che per me costituiscono una fonte importantissima.

Che dire... SONO FINALMENTE TORNATA! ♥

E un grazie speciale anche a chi legge soltanto. ♥

Ci leggiamo alla prossima! Baci. :*

 

Alys_90

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10-Verità ***


Evan si sedette beatamente sulla sedia a rotelle della scrivania, voltandosi verso di me. “Allora… piccola star” proferì.
“Non chiamarmi così!” sbottai adirata.
Evan mi scrutò profondamente e, con uno slancio, mi si posizionò accanto, sfiorandomi le ginocchia. Un brivido mi percorse la spina dorsale.
Si avvicinò al mio viso, quel tanto che bastava per sentire il suo respiro solleticarmi la pelle.
“Fuka… è la mia ex ragazza” sussurrò, accostandosi al mio orecchio, che aveva captato quelle parole come se fossero fatte di fumo.
Smisi per un attimo di respirare e un misto di sorpresa e smarrimento mi pervase corpo e anima. “Co… cosa?!” esclamai, forse con un tono più forte del dovuto.
Evan si posò sullo schienale, senza nascondere un piccolo sorriso amaro. “Il tuo carissimo ex me l’ha portata via”
“Ma… non può essere! Loro sono rimasti insieme da quando io sono partita per New York!” dissi con fermezza.
“È qui che ti sbagli piccola stella del cinema. Sono successe un sacco di cose in questi anni e Hayama il pivellino non ti ha nemmeno informata?”
Mi alzai di botto dal letto e lo scrutai furiosa. “Come l’hai chiamato, scusa?”
Evan, ignorandomi, si alzò e, con una smorfia aprì il cassetto di un comodino. “Avvicinati, ti faccio vedere”
Mi accostai a lui e vidi che teneva tra le mani un album di fotografie. Quando lo aprì vidi tantissime foto di lui e Fuka: al mare, in montagna, alle feste, in qualche locale.
“Per un certo periodo siamo stati insieme, senza dare troppo nell’occhio. Evitavamo i posti che frequentavano il karateka e i suoi amici”
“Per… per quanto tempo siete rimasti insieme?”
“Mmm… circa un anno”
“E chi è stato a lasciare chi? Perché Fuka è venuta con te se stava con Akito? Akito poi… se l’è ripresa”. A questo pensiero provai una fitta potente alla bocca dello stomaco.
“Ah ah”. Evan sospirò e chiuse con uno scatto l’album, voltandosi a fissarmi. “Troppe domande”
“Ho il diritto di sapere!” ribattei, osservandolo rimettere le foto al loro posto.
“Ma non di certo da me. Chiedi al tuo caro ex” disse, sogghignando leggermente.
“Avevi detto che mi avresti raccontato la verità!” gridai, stavolta arrabbiata.
Era troppo. Tutte quelle informazioni erano troppo da digerire mentalmente.
“Solo alcune parti. Per il resto devi farti dare spiegazioni dai diretti interessati. Ora, se permetti, torno di là, ho una bionda esplosiva che mi aspetta”. Evan si diresse verso la porta ma io mi ci parai davanti con le braccia tese.
 
Cold bones, yeah, that’s my love
She glides away, like a ghost

Does she know that we bleed the same?
Don’t wanna cry but I break that way

 
“No. Non puoi lanciare il sassolino e nascondere la mano”
Evan incrociò le braccia al petto e mi rivolse un sorriso compiaciuto. Si avvicinò al mio viso, sussurrando: “Non è che per caso non vuoi lasciarmi andare?”
 
 
Cold sheets, oh, where’s my love?
I am searching high, I’m searching low in the night

Does she know that we bleed the same?

Don’t wanna cry but I break that way
 
Le mie guance si imporporarono e, con una punta di imbarazzo, dissi: “Ma figuriamoci!”
Abbassai le braccia, sostenendo però il suo sguardo profondo.
 
Did she run away?
Did she run away? I don’t know
If she ran away
If she ran away, come back home
Just come home

 
Evan si avvicinò a me, portando le sue labbra a pochi centimetri dalla mia guancia rossa. “Allora spostati, piccola star” sussurrò con voce roca nel mio orecchio.

I got a fear, oh, in my blood
She was carried up into the clouds, high above

If you bled, I bleed the same
If you’re scared, I’m on my way

 
Si scostò leggermente e io non potei fare a meno di notare le sue labbra carnose e rosee.
I battiti del cuore accelerarono quando mi bloccò tra la porta e le sue braccia possenti.
 
Did you run away?
Did you run away? I don’t need to know
If you ran away
If you ran away, come back home
Just come home*

 
“Ho detto…” lasciò per un momento le parole in sospeso, continuando poi con quel tono suadente “… spostati”
Si allontanò e io mi spostai, portando una mano sul cuore. Batteva all’impazzata e avevo il fiato corto. Possibile che Evan mi facesse quell’effetto? Era tenebroso, duro di cuore, arrogante, strafottente e… terribilmente bello.
“Grazie, piccola star” asserì, girando la chiave e poggiando la mano sulla maniglia. Prima di uscire, però, si girò a osservarmi e posò gli occhi sulla mia mano.
“Batte forte eh?” proferì facendomi l’occhiolino, prima di uscire e lasciare una Sana completamente confusa.
 
***
 
Scrutai la folla, ma non la vidi. Avrei seriamente dato un pugno in faccia a quel gradasso di Evan.
Perché Sana lo conosceva? E perché era alla festa di Eisen?
Mi diressi nel salone, alla sua ricerca. La musica rimbombava sulle pareti e moltissima gente si muoveva al suo ritmo.
A un tratto vidi Eisen parlare animatamente con Kilian, probabile che fosse su di giri.
“Hey, Eisen!” esclamai, raggiungendolo. “Ti devo parlare. Ora” lo rimbeccai.
“Oh oh, ciao mio caro collega e socio!” proruppe, dandomi una potente pacca sulla spalla. “Io e Kilian stavamo discutendo su quale ragazza sia la più carina!” esclamò, facendo cin cin con la birra a Kilian.
“Dai, unisciti a noi!” disse, avvolgendomi con un braccio.
“Eisen, sei ubriaco?” gli chiesi, liberandomi dalla sua presa.
“Naaah, ma che dici?” proruppe, mostrando un certo entusiasmo.
Dovevo parlargli di Sana, assolutamente. Dovevo sapere il motivo per il quale lei si trovasse a quella festa.
“Vieni con me!” gridai, trascinandolo nella prima stanza libera.
“Hayama, che ti prende?” domandò Eisen, aprendo le braccia con la bottiglia di birra mezza vuota in mano.
Portai le mani alla fronte. Tutto quel casino mi aveva fatto venire un mal di testa tremendo.
“Come conosci Sana?” Perché è qui alla tua festa Eisen?” dissi, guardandolo negli occhi.
Eisen li strabuzzò e poggiò la birra sul tavolo lì accanto. “Sana l’ho conosciuta al locale di quel Gomi. Ricordo che, appena le ho detto che gestivo la palestra insieme a te, è svenuta”
“Che cosa?!”
“Nel momento in cui ho pronunciato il tuo nome le è venuto un capogiro. L’ho soccorsa immediatamente.
Senti, Hayama, mi dispiace. So di non essermi comportato nel migliore dei modi, però mi è piaciuta sin da subito come persona e ho voluto conoscerla.
Tempo fa è venuta in palestra perché era intenzionata a iniziare qualche corso, ma da quando ha saputo che tu eri uno dei soci, probabilmente avrà cambiato idea”. Eisen si accasciò sulla poltrona in velluto rosso posta al centro del soggiorno moderno.
“Mi spiace” proferì sommessamente. “E mi spiace anche per ciò che è successo con Evan. Per tutto quello che è successo, Hayama”
Lo guardai e vidi nei suoi occhi quel velo di dispiacere sincero.
“Tranquillo, Eisen. Sana fa quell’impressione a tutti. È una ragazza veramente speciale. Per quanto riguarda Evan, bhè, sai come la penso, ma non importa. Il passato lasciamolo alle spalle, d’accordo?”
Eisen fece un cenno d’assenso. “Certo” si limitò a dire, sorridendo leggermente. “Ora torno da Kilian, se per te va bene”
Si alzò e sparì dietro la porta, lasciandomi solo. Solo con i miei pensieri, solo con i miei dubbi, solo con me stesso.
 
***
 
Uscii dalla stanza di Evan con la mente piena di domande. Volevo conoscere tutta la storia, nei minimi dettagli.
Perchè nessuno aveva voluto dirmi di Evan e Fuka? Possibile che nessuno sapesse, tranne Akito?
Andai nel salone e cercai Gomi con gli occhi.
“Hey, Sana!”. Sentii la sua voce e lo vidi al bancone dove venivano serviti i cocktail. Stava chiaccherando com Avery ed Emi, che mi salutarono con un cenno della mano.
Gomi corse subito nella mia direzione e mi abbracciò forte. “Tutto bene? Evan ti ha detto qualcosa?”
I miei occhi istintivamente si riempirono di lacrime.
“Principessa, che succede?”
Mi coprii il viso con le mani e mi fiondai sul suo petto caldo. Gomi, con un espressione di sorpresa stampata sul volto, mi strinse a sè e, all’improvviso, sentii una gradevole sensazione di calore farsi strada dentro di me.
“Quello la pagherà!” esclamò, staccandosi dal nostro abbraccio e dirigenedosi a cercarlo.
“No, Gomi, aspetta!”. Lo seguii e cercai, invano, di fermarlo.
Sperai con tutto il cuore che non lo trovasse, ma la mia speranza ebbe vita breve, perchè lo vide subito, intento a sbacciucchiarsi la bionda di cui parlava poco prima su una poltroncina in pelle nera nell’angolo del salone.
Gomi lo strattonò per un braccio, costringendo entrambi a interrompere quel momento intimo.
“Hey, si può sapere che cavolo fai?” sbraitò Evan, guardando Gomi dall’alto in basso. Notai che solo qualche centimetro li differenziava.
Tutti gli invitati si voltarono a fissarli e il dj stoppò persino la musica.
“Cos’hai detto a Sana, eh?” lo rimbeccò Gomi, spintonandolo appena.
Feci un passo verso di loro, ma Gomi mi allontanò con delicatezza.
“No, Sana” disse, mantenendo lo sguardo su Evan “è una questione tra me e questo qui”
“Attento a come parli, sfigato” ribattè Evan, riposizionandosi davanti a Gomi.
In quel momento una chioma bionda fece capolino tra la folla e il mio cuore sussultò.
“Oh, ma guardate chi è arrivato. La grande leggenda del karate, Akito Hayama”
Evan pronunciò quella frase in modo teatrale, allargando le braccia e rivolgendosi ai presenti.
Akito gli si avvicinò, proferendo: “Smettila Evan, stai dando spettacolo”
“È una delle mie specialità dare spettacolo. Comunque, è stato il tuo amichetto a cominciare e, ovviamente, per difendere la piccola star” disse, accennando con il capo nella mia direzione.
Tre paia di occhi mi fissarono, oltre a quelli di tutte le persone circostanti. Mi sentivo come se fossi su un palcoscenico, in uno dei miei tanti spettacoli, dove tutti mi osservavano.
“Evan”. Una voce familiare interruppe quel silenzio tombale che si era venuto a creare. Eisen si avvicinò al fratello, facendosi spazio tra Gomi e Akito. “Finiscila, Evan”
Guardai Eisen e vidi sul suo viso un’espressione durissima e corrucciata. Il tono della sua voce era rigido e tagliente.
“Fratellino, i tuoi amici qui presenti vogliono problemi”. Evan si tolse la felpa e gonfiò il petto. Potei notare gli addominali scolpiti sotto la maglietta nera che portava.
“No, nessun problema. Voglio solo sapere perché la mia amica è uscita piangendo dalla tua stanza!”. Gomi puntò l’indice contro il petto di Evan, avvicinandosi di nuovo a lui.
Akito mi guardò fisso negli occhi, capendo che conoscevo la storia che non mi aveva mai voluto raccontare. Incredibile come un nostro semplice sguardo, un contatto visivo, un’espressione del volto, riuscivano a racchiudere più di mille parole.
“Perché non lo chiedi direttamente a lei?” domandò Evan con un ghigno.
Eisen si posizionò accanto a me, sussurrandomi: “Che cos’è successo Sana?”. Non riuscii a dire niente, mi limitai a guardarlo per qualche breve istante, prima di abbassare lo sguardo a terra e fissare un punto imprecisato del pavimento.
A quel punto sentii una mano calda avvolgere la mia. Osservai quegli occhi ambrati entrarmi dentro e, all’improvviso, percepii una calorosa sensazione di tranquillità.
Hayama aveva quel potere su di me, da sempre. La sua sola vicinanza e il suo contatto mi facevano dimenticare qualsiasi problema.
“Vieni con me” disse, trascinandomi fuori dall’appartamento di Eisen, lontano da tutti quegli occhi che avevano assistito alla scena.
Prima di uscire, lanciai un’occhiata di assenso a Gomi, che mi guardò preoccupato.
Ci dirigemmo lungo una rampa di scale che portavano al tetto. Uscimmo all’aria aperta e inspirai il vento leggero di quella sera.
Akito si sistemò su una pila di mattoncini e mi fece cenno di imitarlo. Mi sedetti accanto a lui, in silenzio, giocherellando con gli anelli che portavo alle dita.
 
I’ve been sleepless a night
Cause I don’t know how I feel
I’ve been waiting on you
Just to say something real

There’s a light on the road and I think you know
Morning has come and I have to go

 
“Evan ti ha raccontato della storia tra lui e Fuka, non è così?”
“Sì” dissi flebilmente, evitando il suo sguardo. Sapevo benissimo che, se lo avrei guardato negli occhi, la mia corazza, o almeno quello che ne rimaneva, si sarebbe distrutta ancora.
“C’è stato un periodo durante il quale io e Fuka non andavamo molto d’accordo e…”
 
I don’t know why, I don’t know why
We need to break so hard
I don’t know why we break so hard

 
“Hayama, se non vuoi darmi spiegazioni, non farlo” lo bloccai, decidendomi a voltarmi verso di lui.
I capelli biondi gli ricadevano sopra la guancia, rossa a causa del freddo, ed erano appena scompigliati dall’aria fresca. La sua bellezza mi causò un latente bruciore nel petto.
Akito ricambiò il mio sguardo, puntando le sue iridi meravigliose nelle mie.
“Sì, Sana, devi sapere. Ne hai il diritto”
 
But if we’re strong enough to let it in
We’re strong enough to let it go (oh oh oh oh)
Let it all go
Let it all go
Let it all out now

 
Accennai un sì con la testa e incrociai le braccia, pronta ad ascoltarlo.
“Dopo qualche mese dalla tua partenza, il rapporto tra me e Fuka ha cominciato a incrinarsi molto. Non riuscivo più nemmeno a baciarla, perché…” lasciò le parole in sospeso, fissando un punto a terra “… pensavo sempre a te Sana”
 
If I look back to the start, now I know
I see everything true
There’s still a fire in my heart, my darling
But I’m not burning for you

We’ve started it wrong and I think you know
We waited too long, now I have to go

 
I miei occhi accolsero le lacrime, che cercai di trattenere con tutte le mie forze.
“Lei mi è stata accanto in ogni istante. Ero a pezzi in quel periodo e grazie a Fuka sono riuscito a risollevarmi, ma…”
Quel ma pronunciato da Akito lo sentii fin dentro l’anima.
 
I don’t know why, I don’t know why
We need to break so hard
I don’t know why we break so hard

 
D’istinto gli presi la mano e la strinsi piano. Akito ricambiò la stretta, continuando: “… ma lei non era te”
 
But if we’re strong enough to let it in
We’re strong enough to let it go (oh oh oh oh)
Let it all go
Let it all go
Let it all out now

 
Feci un profondo respiro e lo incitai a continuare.
“Mi allontanai da lei, non la chiamai più. Le spiegai la situazione e decisi di prendere un periodo di pausa dalla nostra relazione. Un giorno conobbe Eisen all’inaugurazione della palestra, a cui lei partecipò nonostante le nostre divergenze, e conobbe pure Evan”
Non sapevo cosa dire. Akito stava aprendo le porte del suo cuore, dei suoi pensieri, delle sue preoccupazioni, a me.
“Evan perse la testa per lei e Fuka accettò volentieri il suo corteggiamento. Le piccole attenzioni le sono sempre piaciute”. Akito emise un forte sospiro e capii che raccontare il suo passato con Fuka lo faceva stare male.
“Hayama, mi dispiace davvero tanto. Non ne avevo idea”
“E come potevi? Eri dall’altra parte del mondo Sana. Lontana da noi, lontana da me”
Posai lo sguardo a terra, incapace di dire qualcosa per confortarlo. Mi sentivo in colpa per averlo lasciato, per essere partita e per aver pensato solo a me stessa.
“Non ci soffrii più di tanto inizialmente ma col passare del tempo sentivo la sua mancanza, la sua assenza pesava come un macigno. Capii che Fuka mi distraeva, che la sua presenza accanto a me mi faceva dimenticare che tu eri scomparsa dalla mia vita. Così feci di tutto per riconquistarla e ci riuscii. Evan non me l’ha mai perdonato”
 
Who says truth is beauty after all
And who says love should break us when we fall

 
Ecco svelato il motivo per il quale tra di loro c’era un odio così profondo. Fuka aveva calpestato i sentimenti di entrambi, non aveva considerato che sia Evan che Akito potessero soffrire per lei.
“Akito… io ora sono qui e non me andrò più. È dura per me accettare il fatto che avrai una famiglia con lei…”. Le lacrime continuavano a bruciare all’interno degli occhi e fecero male. “… ma proverò a ricucire un rapporto con te, lo prometto”
“Sana, io… grazie”
 
But if we’re strong enough to let it in
We’re strong enough to let it go (oh oh oh oh)
Let it all go
Let it all go
Let it all out now
Let it all go
Let it all go
Let it all out now
We’re strong enough to let it go**

 
Guardai Akito e mi persi nuovamente nell’ambra sgargiante dei suoi occhi. Lui ricambiò lo sguardo e mi fece un piccolo sorriso, che avevo visto contornare le sue labbra pochissime volte. Per questo era un gesto prezioso per me, preziosissimo e raro.
D’istinto poggiai il capo sulla sua spalla e osservai le luci della città. Akito fece lo stesso e si appoggiò sui miei capelli. Le sentii, quelle maledette farfalle nello stomaco.
Restammo così, per un tempo indefinito, sotto quel cielo stellato, a sentire l’uno il respiro dell’altra.
 
*Where’s my love - SYML
**Let it all go - Birdy & Rhodes
 
Spazio autrice
Ciao a tutti, carissimi lettori!
Quanto tempo è passato, ben cinque anni dall’ultimo aggiornamento. Nonostante avessi detto che sarei tornata, un po’ per pigrizia e un po’ per gli impegni che caratterizzano costantemente la mia vita, non ho più pubblicato.
L’ispirazione c’è ancora e questa storia sarà completata, perché ci tengo davvero moltissimo.
Spero che continuiate a seguirmi e a supportarmi, anche dopo questo mio lungo periodo di assenza.
Ci leggiamo alla prossima!

 
E un grazie speciale anche a chi legge soltanto.
 
Alys_90

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