SoLe & LuNa ~ Indimenticabili momenti

di Rinalamisteriosa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un sorriso meraviglioso/A wonderful smile ***
Capitolo 2: *** At the beginning/All'inizio di tutto ***
Capitolo 3: *** Nomi/Names ***
Capitolo 4: *** Delusione ***
Capitolo 5: *** Waltz of the flowers/Valzer dei fiori [Accenno NejiHina] ***
Capitolo 6: *** Coraggio/Courage ***
Capitolo 7: *** First kiss/Primo bacio ***
Capitolo 8: *** SPECIAL: Halloween party [NaruHina e ShikaTema version] ***
Capitolo 9: *** Seconda parte ***
Capitolo 10: *** Terza parte ***
Capitolo 11: *** Quarta parte ***
Capitolo 12: *** SPECIAL: Tre dolci momenti natalizi ***
Capitolo 13: *** Restaurant {For Naruto's Birthday} ***
Capitolo 14: *** Seconda parte ***
Capitolo 15: *** .:.Dolce quel ricordo di noi.:. ***
Capitolo 16: *** Chiarimento al museo / Explanation at Museum ***
Capitolo 17: *** Two Pillows/Due cuscini ***
Capitolo 18: *** Di Disegni E Colori ***
Capitolo 19: *** Le parole essenziali ***
Capitolo 20: *** Di ogni mio sorriso cattura l'essenza e poi donala al mondo ***



Capitolo 1
*** Un sorriso meraviglioso/A wonderful smile ***


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Un sorriso meraviglioso

A wonderful smile

 

(flashfic - 196 parole, titolo escluso)

 

 

 

 

 

“Mi passi quel kunai, per favore?”.

Naruto Uzumaki, otto anni, occhi azzurri vispi e speciali, capelli biondi ribelli e arruffati, le aveva appena rivolto educatamente questa semplice domanda, dopo che la piccola arma appuntita era caduta affianco all'albero in cui soleva nascondersi per assistere silenziosa al suo allenamento ninja.

Così Hinata era stata scoperta e la bambina mora dagli occhi indefinibili si ritrovò ad arrossire vistosamente e a emettere un flebile sì, mentre si chinava a raccogliere dal terreno il kunai in questione.

Il cuore le batteva forte e il battito si fece più intenso quando le loro manine si sfiorarono per una frazione di secondo.

“Grazie mille!”.

Non ci poteva credere: il bambino che ammirava tantissimo - più di chiunque altro - l'aveva appena ringraziata, sfoggiando un sorriso meraviglioso.

Raggiante e splendente come il sole.

Maledisse dentro sé la tremenda timidezza che le impediva di spiccicare parola e si limitò a fargli un cenno di saluto, ancora rossa in volto, e a correre via dal verdeggiante boschetto.

Poi sorrise anche lei, invasa dal contagioso buonumore di Naruto che, frattanto, si grattava la testa, perplesso nella sua infantile ingenuità, vedendola sparire dietro un cespuglio in fiore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 .:.Per Roberta.:.

 

Ciao cara!

Innanzitutto, buon compleanno! ^O^

Ecco la prima parte della mia sorpresa per te: è breve, ma spero ti piaccia ugualmente.

Spero inoltre che l'ispirazione non mi tradisca e che mi permetta di far durare il più possibile questa raccolta, un omaggio a Naruto e agli splendidi personaggi che popolano questo anime/manga fantastico.

Un umile tributo al NaruHina!!! *O*

Ti faccio ancora tanti auguri... e non osare dire che non meriti tutto questo! XD

 

Poi vorrei ringraziare chi ha commentato la drabble NaruHina “Finalmente... ti amo”: oddio, era triste e non mi aspettavo tanti commenti! *_* Grazie!

Inoltre, ringrazio chiunque passerà di qui.

Commenti, consigli e critiche sono sempre bene accetti se spronano a migliorare.

 

Bacioni,

Rinalamisteriosa ^^

 

 

 

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Capitolo 2
*** At the beginning/All'inizio di tutto ***


At the beginning

All'inizio di tutto

 

(one-shot - 918 parole)

 

 

 

 

 

[And life is a road that I wanna keep going

Love is a river, I wanna keep flowing

Life is a road, now and forever, wonderful journey

I'll be there when the world stops turning

I'll be there when the storm is through

In the end I wanna be standing

At the beginning with you.

 

E la vita è una strada che io voglio continuare a percorrere

L'amore è un fiume, voglio continuare a navigarlo

La vita è una strada, ora e per sempre, un viaggio meraviglioso

Sarò lì quando il mondo smetterà di girare

Sarò lì quando la tempesta starà infuriando

Alla fine voglio restare

All'inizio di tutto con te.

 

At the beginning (Anastasia OST) - Richard Marx e Donna Lewis]

 

 

 

***

 

 

 

*Hinata POV*

 

 

 

Diventare Hokage ed essere finalmente accettato, stimato e rispettato da tutto il Villaggio di Konoha.

Questo è il grande sogno a cui da sempre miri, un sogno che insegui con costanza e impegno per ogni giorno della tua vita.

 

Ricordo chiaramente, come se fosse ieri - e come potrei dimenticarlo? -, la prima volta che riuscii ad avvicinarmi a te.

Avevi sei anni e stavi seduto su una panchina qualsiasi dell'unico parco giochi di Konoha.

Facevi ciondolare avanti e indietro le esili gambe e osservavi gli indifferenti passanti con occhi vacui, tristi, incompresi.

Probabilmente avevi le braccia doloranti per i pressanti allenamenti con i kunai e con gli shuriken, perché le tenevi adagiate a peso morto sulla superficie levigata della panchina. Le tue piccole mani e il tuo dolcissimo viso recavano graffietti evidenti; i tuoi capelli biondi e arruffati erano sporchi di terra; i tuoi bellissimi occhi azzurri si sforzavano di trattenere le lacrime della fatica, della stanchezza e dell'emarginazione.

 

Sì, proprio così. Dell'emarginazione.

 

Tutti sapevano del potentissimo e devastante demone sigillato dentro di te, nel tuo corpo, e hanno cominciato ad additarti come mostro, a ignorarti, a trattarti male.

Ti ho sempre visto da solo in quel periodo buio: non c'era nessuno disposto a farti compagnia, a giocare con te, a tenderti una mano calda e confortante, ad ascoltare i tuoi sfoghi e la tua sofferenza repressa.

Dovevi tenere tutto dentro, sopportare, andare avanti comunque, perché lasciarti prendere dallo sconforto, dal dolore, dalla rabbia che la solitudine arrecava con sé avrebbe comportato la tua sconfitta, la tua resa definitiva.

 

No.

 

Tu non volevi e non hai mai voluto arrenderti: questa è una parte di te che io ho sempre ammirato.

Una delle tante, a dire la verità.

 

Io ammiro e amo tutto di te, Naruto.

Tutto.

Per me tu non sarai mai un mostro ma un eroe, un ragazzo coraggioso e leale che si rialza tutte le volte che cade e che non si arrende mai.

 

Quando ti vidi per la prima volta era una bella giornata di sole, l'ideale per fare una passeggiata.

Infatti io, piccolina, mi trovavo a passeggio con mio padre Hiashi. E io, da dietro le sue gambe, timida e imbarazzata, ti scorsi inginocchiato in mezzo alla strada, in lacrime.

Era ingiusto, mi si strinse il cuore in quel momento e sentivo il bisogno irresistibile di piangere insieme a te.

Nemmeno la mia vita è stata tutta rose e fiori, a pensarci bene. Ho avuto anch'io i miei problemi e li ho tuttora.

Mio padre - e con lui tutto il clan Hyuuga - si aspettava grandi cose da me, esigeva il meglio, ma io non ero mai all'altezza delle aspettative della mia famiglia.

Il mio impegno sembrava sfumare di fronte alla loro superbia, alla loro sfrontata sicurezza.

 

Io non sono superba, forse l'unica degli Hyuuga a non esserlo mai stata.

 

Quando finalmente trovai dentro di me un barlume di coraggio per avvicinarmi cauta alla tua panchina, io lo feci.

Appena t'accorgesti della mia placida presenza, strofinasti gli occhietti lucidi con i dorsi delle mani, serrando le labbra in una smorfia ostinata a trattenere il pianto.

Non volevi mai mostrarti debole, né davanti a me né davanti alla gente che passava fingendo che tu non esistessi.

Io non arrivavo a comprenderli, mi rifiutavo intimamente di appoggiarli nella loro ipocrisia.

Io continuavo a guardarti e non trovavo niente di sbagliato in te. Niente!

Eri perplesso e stupito, ma sentivo che in fondo ti faceva piacere che io avessi compiuto questo grande passo.

Accennasti un sorriso quando io bisbigliai un timoroso e balbettante “ciao”, che ricambiasti subito.

La tua espressione era mutata, appariva leggermente più serena, più viva.

 

Che bello!

Sono riuscita nel mio intento, allora.

 

Purtroppo udii mio padre richiamarmi a gran voce, e a malincuore sciolsi il nostro contatto visivo e voltai le spalle, tornando da lui, alla nostra passeggiata pomeridiana.

 

Non li ho più dimenticati, quei brevi istanti.

 

 

***

 

 

Il giorno e la notte, il sole e la luna.

Come noi, diversi e complementari.

 

Ti sono stata vicina dal principio e continuerò a esserci, percorrendo silente la mia strada, che corre parallela alla tua.

E aspetterò... Aspetterò fino a quando le nostre strade non si intersecheranno, per volere del destino o per un altro fattore misterioso, finché non ti accorgerai finalmente di me.

Finché non sonderai i miei sentimenti, l'inspiegabile eppure bellissima sensazione di gioia, di calore e di imbarazzo che mi solletica la tua presenza, anche da lontano.

 

Sarò come la luna che rischiarerà in disparte il tuo viaggio verso la giusta maturità per diventare l'Hokage migliore di tutti.

 

E allora, ripensando all'inizio di tutto, se mi domandassero improvvisamente cosa mi piacerebbe cambiare del mio passato, risponderei che non avrei desiderato una vita migliore di questa, per quanto intricata essa sia.

 

O non ti avrei conosciuto, o non saresti stato il mio esempio da seguire nelle difficoltà, nelle incertezze.

Il mio modello di vita.

 

Non mi importa di ciò che dice la gente: sii te stesso, incondizionatamente.

Non cambiare mai, Naruto-kun.

 

 

 

Oggi le cose stanno migliorando, per entrambi.

Tu sei diventato un ninja e hai trovato degli amici che ti vogliono bene, che ti capiscono.

Io ce la sto mettendo tutta, e grazie ai preziosi consigli di Kurenai-sensei, grazie ai miei compagni di squadra che mi sostengono e che mi aiutano con gli allenamenti, ho smesso di sentirmi una nullità.

 

E lo devo solo a te, Naruto. Lo devo al ragazzo speciale che sei diventato... e all’uomo che un giorno diventerai.

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oddio! *O* Non mi aspettavo che la prima vi sarebbe piaciuta così tanto, davvero!

Sono felicissima, e contrariamente a quanto pensavo, mi hanno detto che anche questa one-shot è bellissima. Perciò eccola qui ^^

È la mia personale analisi sui pensieri di una Hinata dodicenne che ripensa ai primi incontri con Naruto.

Ho usato quella citazione (il ritornello di una canzone che adoro) perché la vedo bene con questi due adorabilissimi personaggi! *_*

 

Ringrazio tutti quanti dal profondo del cuore! Appena potrò aggiornerò sicuramente!

 

Per Roby: La sorpresa finisce qui. Grazie di tutto, cara! *_* Adoro le tue storie, era il minimo che potessi fare per te! E sono felicissima per tutte le dediche che stai ricevendo oggi: hai visto? *_*

 

Un grazie speciale anche alla mia gemellina, che mi incoraggia in tutto quello che faccio.

 

Bacioni!

Una felicissima Rinalamisteriosa (*_*)

 

 

 

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Capitolo 3
*** Nomi/Names ***


Nomi

Names

 

(flashfic - 330 parole, titolo escluso)

 

 

 

 

 

“Cosa leggi di bello?”.

Il bambino la sorprese da sola sopra all'altalena immobile, con un tomo di dimensioni medie appoggiato sulle gambe e la testa china a leggerlo.

Alla sua domanda improvvisa, la piccola Hinata sussultò, riconoscendolo e arrossendo appena.

“U-un libro sul significato dei nomi. Me l'ha d-dato ieri mio padre”.

Naruto si sedette sull'altra altalena, sorridendole meravigliato.

“Davvero?! Che forza! Posso sapere il significato del mio?”.

“C-certo!” rispose lei.

Sfogliò le pagine ingiallite con mano tremante, fino ad arrivare alla lettera N.

“Il tuo nome... È la rondellina che si mette nel ramen”, lesse.

“Oh! Adesso capisco perché il ramen mi piace così tanto!” esclamò concorde Naruto, dondolandosi aggrappato alle corde dell'altalena.

“E il tuo?”.

“C-cosa?!”.

“Non sei curiosa di sapere cosa significa il tuo?” le chiese, mantenendo il sorriso sulle labbra.

Hinata sorrise impercettibilmente.

Sì, un po' di curiosità l'aveva.

Scorse le pagine all'indietro, e quando arrivò alla lettera H fece scorrere il dito fino a trovare il proprio nome.

“Hinata... vuol dire...” si fermò, confusa e spiazzata.

Davvero aveva quel significato?

“Vuol dire?” ripeté Naruto, incoraggiandola a proseguire.

“Portatrice di raffinatezza ed ele-eleganza...” mormorò, più a se stessa che a lui, ma il bambino riuscì comunque a cogliere l'ultima parola.

E gli parve più che azzeccata.

“Beh, di cosa ti stupisci? Un nome così bello doveva per forza avere un significato del genere”.

E annuì, convintissimo di ciò che aveva appena affermato.

Poi abbandonò l'altalena ciondolante con un balzo e si piazzò con le mani in tasca davanti alla morettina, che a quel complimento aveva chinato il capo, diventando ancora più rossa.

“Adesso mi è venuta un'inspiegabile voglia di ramen. Mmh! Ti và di accompagnarmi, Hinata?”.

Hinata... il suo nome, pronunciato dalle labbra spontaneamente tenere del biondino, acquistava maggior valore per una come lei.

Chiuse il libro che aveva reso la sua giornata più lieta e speciale e gli tese timorosa una mano, mano che il bambino afferrò prontamente, trascinandola con sé in direzione dell'Ichiraku Ramen.

 

 

 

 

 

***

Rieccomi qua! XD

Ho approfittato del fatto che oggi è il mio onomastico per ispirarmi e trarne questa flashfic.

Sono ancora Naruto e Hinata bambini, sì! *_* Io li adoro, che siano piccoli oppure grandi per me non fa differenza.

 

Ringraziamenti:

 

Lily Evans 93 - Grazie! ^O^

shurei - Grazie gemi! Doppiamente grazie, sia per il commento che per il significato dei nomi che mi hai fornito. Senza il tuo contributo, non avrei mai scritto questa flashfic *_* ti voglio bene!

reds92 - Grazie ^^

valerya90 - Nee-chan! ^O^ Sei gentilissima come sempre. Grazie di seguirmi: so che sei per le SasuNaru (O.o come fai?), ma sono davvero felice di trovarti pure qui... Baci! XD

valehina - Gentilissima pure tu! *arrossisce* Grazie, davvero! Come carattere sono una via di mezzo tra quello di Hinata e quello di Naruto, quindi posso capirli *_*

Che ne pensi di questa?

Shatzy - Ci sei anche tu! *_* Carissima, grazie di essere passata. Ho sempre meno tempo per scrivere, causa esami che incombono. >.< Uffina!

 

E voialtri? Cosa ne pensate? *_*

 

Alla prossima! (Spero al più presto X°°D)

 

Bacioni,

Rinalamisteriosa

 

 

 

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Capitolo 4
*** Delusione ***


Noticina iniziale: Questa è la prima AU della raccolta. Qui Naruto e Hinata hanno vent'anni.

 

Delusione

 

(flashfic, AU – 500 parole, titolo escluso)

 

 

 

 

“Ah, eccoti! Allora? Com'è andata?” le domandò Naruto, amico d'infanzia e promettente giocatore di basket nella squadra del College che frequentavano insieme.

Hinata chiuse la porta in cui si era tenuto l'esame di scienze naturali, la testa china e lo sguardo indecifrabile.

 

Voleva piangere, sfogarsi, rigettare tutte le lacrime amare che premevano con insistenza per cadere, per abbandonare finalmente i suoi occhi chiari e opachi.

Giornate intere a studiare sodo, a ripassare ad alta voce con l'aiuto disinteressato della sorella o - nel caso Hanabi non era disponibile - con il cugino.

Giornate spese tra i libri della sua prima materia del primo anno, e inesorabilmente sprecate.

Sarebbe infatti dovuta andare bene, ma dopo essere entrata in quell'aula fredda, essersi seduta con le mani acciambellate in grembo e con gli occhi rigidi dei due esaminatori puntati addosso, l'ansia e il nervosismo avevano preso il sopravvento e a malapena era riuscita a rispondere a tutte le domande senza incepparsi o fermarsi per degli improvvisi vuoti di memoria.

Esito:

bocciata.

 

Dannazione!

Dannazione a lei e alla propria timidezza!

Che cosa avrebbero detto adesso i suoi parenti?

Che cosa avrebbe pensato il ragazzo di fronte a lei, che si era gentilmente offerto di accompagnarla, che aveva aspettato fuori dalla porta e che continuava a fissarla attendendo fiducioso una risposta?

 

[Perché le andava sempre tutto male?

Perché si sentiva uno schifo?

Perché era condannata alla delusione?]

 

Con tale stato d'animo chiunque sarebbe scappato via, incapace di affrontare l'argomento; infatti è quello che fece subito.

 

Adesso il sole poteva anche pensare male, tanto la luna non sarebbe mai cambiata.

 

Vani i suoi tentativi di migliorare, di autoconvincersi che un giorno sarebbe andato tutto bene.

Ma quando?

Quanto doveva aspettare ancora per quel giorno?

 

La sua corsa fu interrotta dopo aver svoltato rapidamente il lungo corridoio: una mano più veloce di lei le aveva afferrato il polso, costringendola a voltarsi, a specchiare i suoi occhi lucidi, tristi e desolati in quelli azzurri, risoluti e vivaci del biondo.

“Hinata, allora?” le richiese, a tono sicuro. “Ho capito che è andato male, ma non puoi andartene così, senza raccontarmi cosa è successo!”.

“Na-Naruto... io...” balbettò la mora, singhiozzando.

“Avanti, parlamene. Dopo ti sentirai sicuramente meglio”, la incitò.

Dispiaciuto, le liberò il polso destro e con la stessa mano scostò una ciocca sbarazzina dalla fronte pallida della ragazza, mentre lei si passava le dita sugli occhi umidi e si accasciava per terra, schiena contro il muro e capo perennemente abbassato.

Si sfogò piano, timidamente e con il pessimismo del momento.

Parlò a lungo Hinata, tra sussurri e singhiozzi liberatori, consapevole che Naruto le sarebbe rimasto accanto e non si sarebbe allontanato senza averla ascoltata, consolata, incoraggiata e spronata a non arrendersi mai.

Le fece capire che si trattava del primo esame, che non era la fine del mondo, che l'avrebbe ripetuto con più sicurezza e tranquillità.

La loro amicizia era speciale e, ancora una volta, le stava dando la forza per andare avanti.

Come avrebbe fatto senza di lui?   

 

 

 

 

 

 

 

Questa flashfic di 500 parole esatte (ultimamente dedico poco tempo alle mie adorate storielle ç_ç) nasce da uno sfogo personale che l’ispirazione ha concretizzato in una vicenda - più o meno - inventata.

 

Perciò se questa non vi è piaciuta come le altre o non vi è sembrata abbastanza IC, se non avete capito niente per la mia incapacità di spiegare dettagliatamente come stanno le cose (X°°D), cercherò di rifarmi la prossima volta, di farmi ispirare da aspetti positivi (e romantici *O* arriveranno anche quei momenti, non temete!)

Bene.

Adesso vi lascio… magari questa AU avrà un seguito, tutto dipenderà dal mio umore e dall'ispirazione. (Non vedo l’ora di uscire da questo periodo impegnativo =.=)

 

Ne approfitto per ringraziare tutti quelli che mi seguono: chi legge, chi commenta, chi aggiunge la raccolta tra i preferiti o tra le seguite.

 

GRAZIE DAVVERO!

 

Bacioni,

Rinalamisteriosa

 

 

 

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Capitolo 5
*** Waltz of the flowers/Valzer dei fiori [Accenno NejiHina] ***


Autore: Rinalamisteriosa

Titolo della fic: Waltz of the flowers/Valzer dei fiori

Brano scelto: Waltz of the flowers (dal Nutcracker Suitedi Tchaikovsky)

Rating: verde

Genere: generale, sentimentale

Avvertimenti: AU, one-shot

 

Noticina: Consigliato l'ascolto del brano, ma potete anche leggerlo senza ^^ si capisce comunque.

I personaggi trattati non mi appartengono e hanno dai diciannove ai vent'anni.

 

 

Waltz of the flowers

Valzer dei fiori

 

(One-shot, AU)

 

 

 

 

Procedeva a piedi nudi, indosso una lunga veste candida come la neve con il corpetto che aderiva perfettamente al corpo dalla pelle lattea, attraverso un ponte di pietra sopra un fiume dall'acqua cristallina.

Ma lei non stava realmente osservando l'ambiente circostante di quel pomeriggio inoltrato con gli occhi chiari. Lei pensava, mentre i piedi la guidavano autonomi.

I suoi pensieri vorticavano attorno a due figure costanti, due importanti nuclei vitali senza i quali non avrebbe avuto la forza di vivere in una realtà dove la timidezza era adocchiata principalmente come un difetto.

Nel cuore un bivio che s'intersecava in due strade, due scelte totalmente opposte.

 

Neji o Naruto?

 

Il primo era un genio musicale, un vero talento, un giovane e promettente direttore d'Orchestra laureatosi al Conservatorio di Vienna, nonché suo fidanzato ufficiale per volere del padre.

Il secondo era un ragazzo normale, spontaneo e altruista, un contadinotto con grandi progetti, con sogni ambiziosi.

 

E lei amava entrambi, anche se il forte amore per Naruto era nato prima di quello fievole, recente e complicato per Neji.

Una cotta fanciullesca quella per il contadino, tramutatasi con il tempo in qualcosa di più profondo: un legame intenso, indistruttibile e mai rivelato.

Figlia del marchese Hyuuga, la marchesina Hinata sentiva un bisogno indispensabile di uscire dalla grande Villa del padre - che soleva definire prigione per ovvi motivi - e di fare lunghe passeggiate senza meta, a riflettere.

Neji la vide allontanarsi dalla finestra del suo studio, per poi voltarsi serio e composto a prendere la valigetta contenente gli strumenti da lavoro: un diapason, una bacchetta, qualche spartito e una matita.

Quel giorno si sarebbe recato a teatro - come d'abitudine - e avrebbe diretto per lei il delicatissimo e suggestivo “Valzer dei fiori” di Piotr Ilic Tchaikovsky.

 

 

***

 

 

La aspettava.

Naruto era a conoscenza del fatto che Hinata sarebbe passata di lì, perciò sostò in mezzo al vasto campo di fiori multicolore che circondava il teatro, seduto sopra un borsone che aveva preparato il giorno prima per il suo viaggio in America.

Il cielo sopra di lui era completamente azzurro, senza l'ombra di una nuvola. Il vento soffiava delicato sui suoi capelli color oro e l'aria era profumata.

 

Come un fiorellino bianco, sperduto e in cerca del suo sole, Hinata proseguiva fin dove avrebbe potuto ascoltare con tranquillità il valzer che amava.

Perciò sgranò sorpresa gli occhi quando vide il ragazzo girato di schiena: il cuore cominciò a batterle forte e le venne istintivamente da arrossire.

“Na-Naruto...” lo chiamò stupita, una nota di felicità nel balbettio, “che cosa ci fai qui?”.

“Ciao, Hinata. Aspettavo te. Dobbiamo parlare”, le disse cauto, ma al tempo stesso risoluto.

Abbandonò il suo posto sopra il borsone e si alzò in piedi, le mani in tasca e lo sguardo perso altrove.

“Di cosa? C’è forse qual-qualcosa che ti turba?”.

Hinata non riusciva a fare a meno di balbettare in sua presenza. Era sempre così.

“No, in verità io volevo comunicarti che ho finalmente racimolato i soldi necessari a partire per l'America: posseggo già il biglietto dell'aereo che partirà fra tre ore!” comunicò, sorridendole radioso.

 

Partire?

America?

Lontano da lei?

 

La giovane donna si portò una mano al cuore, mentre gli occhi le pizzicavano per la voglia di piangere.

Sapeva che sarebbe successo, era inevitabile data l'ambizione celata spesso nelle sue parole, ma non credeva che il momento della loro separazione sarebbe avvenuto così presto.

Naruto si accorse della sua inquietudine crescente e riprese a parlare, il sorriso perennemente incollato alle labbra.

Non le aveva ancora detto tutto.

“Ho un altro biglietto. È tuo! Vuoi venire con me?”.

Era una domanda inaspettata quanto bella.

“Co-cosa? Co-come faccio? Mio padre non mi permetterà mai di partire… Non con te, lo sai che ti odia!” affermò Hinata, rassegnata, in tono triste e arrendevole.

Se fosse stata un’altra, gli avrebbe detto subito di sì senza farsi tanti problemi, e correndo tra le sue braccia sarebbe scoppiata a piangere di felicità.

Ma aveva l'ostacolo insormontabile della famiglia a bloccarla.

“Mi spiac-”.

“Hinata, la vita è tua e devi essere tu a gestirla come meglio credi. So bene quanto la famiglia sia importante, ma questo non vuol dire che devi anteporre la tua felicità ai loro interessi. Ascolta: posso capire se questa è una tua decisione, però non accetto che siano loro a condizionarti! Dimmi di sì e ti porterò via con me, verso una nuova vita. Non andremo di certo verso brutte strade... Allora?”.

“N-no! Certo che no, su questo mi fido”.

A sentire quelle parole vere, decise e piene della solita testardaggine del biondo, la mora boccheggiò e sussultò.

Possibile che avesse ragione?

Chinò il capo e osservò i fiori danzare sospinti dal vento, in particolare due, uno giallo e uno blu, che parevano intrecciarsi tra loro, unirsi in una danza armoniosa.

Sorrise.

 

[Potevano essere loro, quei due fiorellini, se si fosse lasciata andare, se non fosse sempre così timida, impacciata e insicura.]

 

Naruto la fissò interrogativo, mentre muoveva qualche passo verso di lei.

“E allora, Hinata?” ripeté, aggiungendo: “Scusa se sono stato privo di tatto come al solito”, e grattandosi imbarazzato la testa.

“No. N-non devi scusarti, sei perfetto”, sussurrò Hinata, con l'espressione più dolce che potesse fare, nonostante le lacrime premevano insistenti per scendere.

Adesso erano l'uno di fronte all'altra e proprio in quel momento, con tempismo perfetto, partì chiara e inconfondibile la musica dalla grande aula del teatro.

 

Una musica sublime, un crescendo di emozioni.

Un movimento fluido che stendeva e rasserenava l'animo, armonioso come il movimento dei fiori scossi dal vento.

Un valzer bellissimo e suggestivo.

 

Fu Naruto a rompere il silenzio che si era creato per la sorpresa dell'ascolto.

“Ehm... a questo punto, forse, dovremo tentare un valzer. Sarebbe appropriato, tu che dici? Per la risposta posso aspettare ancora un po'...” tentò.

“Sai ballare il valzer?”.

Naruto rise nervosamente. “Più o meno. Un giorno aveva cercato di insegnarmelo il mio padrino, Jiraiya. Te lo ricordi?”.

Anche Hinata rise, mettendosi una mano davanti alla bocca. “Sì. Era un uomo tanto simpatico... come dimenticarlo?”.

Presa dalla confidenza, non aveva balbettato.

Però divenne rossa quando, subito dopo, il ragazzo la attirò ingenuamente - o forse no? - a sé.

“Va bene così?” le chiese.

Il colorito del volto di Hinata cambiò, raramente le era capitato di trovarsi così vicina a lui.

“Qua-quasi”, riprese a balbettare. “Solo una mano del cav-cavaliere deve stringere delicatamente la vita della da-dama, mentre l'altra mano deve sorreggere la mia…” terminò, aiutandolo a mettersi nel modo giusto.

“Sono un vero idiota”, mormorò Naruto, facendo sorridere ancora una volta Hinata, completamente rossa per l'imbarazzo e per l'emozione.

Le mancava poco per svenire, ma cercò in tutti i modi di non farlo.

Non era più una bambina debole.

“No, non lo sei. Adesso sai cosa fare, vero?” gli domandò, apprensiva.

“Sì, ora dovrei cavarmela”, rispose lui, annuendo col capo.

Iniziarono a volteggiare sul prato fiorito, facendo attenzione a non pestare tutti i fiori, prima lentamente, poi con un andamento più veloce a seconda della musica.

Hinata era felice, leggera, anche se qualche volta si sentiva pestare i piedi per la poca esperienza del suo Naruto.

Si chiese se anche lui provasse qualcosa per lei, ma sperò che fosse proprio così: come spiegare, altrimenti, la voglia di portarla in America assieme a lui?

 

Comunque sia, qualsiasi motivazione ci fosse stata dietro le sue azioni, lei alla fine avrebbe detto di sì.

E se fossero sorti altri momenti di incertezza o indecisione, averlo al suo fianco l'avrebbe aiutata a trovare sempre una risposta, a percorrere la giusta via di un bivio.

 

[Perché nessuno al mondo la faceva sentire così bene, nemmeno Neji.]

 

 

***

 

 

Il controllato direttore d'Orchestra terminò il valzer con un movimento secco, quasi duro e scocciato, della mano che teneva la bacchetta.

Come aveva previsto, la cugina e sua promessa sposa Hinata non era entrata ad assistere alle prove, ma si era limitata a restare fuori.

Perché si comportava sempre così?

Si portò una mano ai lunghi capelli castani e chiuse gli occhi inespressivi.

Non riusciva a capirla eppure, prima che uscisse dalla Villa, avevano parlato e sembrava che l'avrebbe fatto.

Probabilmente quella ragazza aveva la testa altrove e aveva solo fatto finta di assentire.

Mentre i musicisti lasciavano l'ampia sala del teatro, uno alla volta, lui rimaneva solo coi suoi pensieri.

“Un fiore è sempre leggero e delicato. Mai avrei pensato… che fosse anche complicato”, concluse, nel pieno del suo genio.

Ecco perché Hinata adorava il Valzer dei Fiori...

 

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

Nota finale: Questa shot complicata avrebbe dovuto partecipare al “Classic Music Contest” indetto da Talpina Pensierosa e Breakthru, che purtroppo è stato annullato.

Io mi sono comunque impegnata per portarla a termine ed eccola qui.

Non sarà una delle migliori che abbia scritto (sento di poter fare meglio di così >.<) però mi piace! XD E magari vi aspettavate anche un bacio NaruHina, ma che volete farci?

Sento che questa non è l'idea giusta per mettercelo, però un giorno ci sarà xD parola di fan! *_*

L'accenno marginale NejiHina e la comparsa di Neji le dedico con tanto affetto a shurei.

Credo non ci sia altro da dire: se non avete capito qualcosa provvederò a spiegare la prossima volta XD

E ricordate: NaruHina rulez! *O* Da me trionferà sempre, anche se c'è Neji in mezzo.

 

 

Ringraziamenti per “Delusione”

 

kry333: hai ragione, grazie! *_*

LalyBlackangel: Grazie ^^ il mio esame è andato benissimo, spero anche i tuoi. Ho corretto quel verso XD scusa ma non sono un asso a tradurre, ci ho provato. Ciao ^_^

valerya90: Nee-chan, tu sei grande, supererai tutto *_* fidati di me e grazie! ^O^

linkinvica: Grazie anche a te ^O^ hai ragione, mai arrendersi di fronte alle difficoltà: io mi preoccupavo, ma poi l'esame è andato benissimo! Ciao ^_^

valehina: Uh *_* ovviamente pure io voglio Naruto che mi consola, quando sono giù. Grazie anche a te, i tuoi commenti sono immancabili e stimolanti ^^ Ciao!

 

Ringrazio anche chi aggiunge la storia ai preferiti e alle seguite e i lettori silenziosi.

 

Un bacione,

Rinalamisteriosa

 

 

 

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Capitolo 6
*** Coraggio/Courage ***


Coraggio

Courage

 

(flashfic - 360 parole)

 

 

 

[Ci vuole coraggio per vivere.

Ci vuole coraggio per essere un ninja.

Ci vuole coraggio per affrontare ogni sfida.

E ci vuole coraggio per innamorarsi.]

 

 

 

Fin da bambina, Hinata aveva sempre creduto che il coraggio rappresentasse una forza d'animo destinata a pochi eletti, un qualcosa d'immenso e d'irraggiungibile per una nullità come lei.

Questo perché, pur essendo l'erede diretta della Casata Principale del prestigioso Clan Hyuuga, non era mai all'altezza delle aspettative di nessuno dei suoi familiari e conoscenti: per impegnarsi si impegnava, ma pareva che tutti i suoi sforzi e tutte le sue fatiche non fossero mai abbastanza.

E così, alla fine di ogni giornata di allenamento, si chiudeva a chiave nella propria stanza, e prima di addormentarsi si affacciava alla finestra, osservando la distante luna, compagna silenziosa e bellissima.

Talvolta Hinata soffriva, singhiozzava e piangeva.

Talvolta sospirava e chiudeva gli occhi, perdendosi nei suoi stessi pensieri.

Talvolta ammirava fiduciosa le chiare stelle, sperando di vederne una cadente e di poter esprimere così i suoi desideri più profondi.

E quando non riusciva a dormire, aspettava paziente che il sole luminoso sorgesse.

Perché quell'astro abbagliante stagliato nel cielo azzurro la rincuorava sempre, la aiutava ad affrontare ogni giorno con pazienza e serenità.

 

Quando Hinata, crescendo, capì che anche una come lei poteva essere coraggiosa e determinata, non perse tempo.

Con in testa l'immagine nitida e incoraggiante di Naruto - il suo Naruto - si allenava costantemente, con maggiore intensità e impegno, un gradino per volta.

Se cadeva a terra si rialzava, senza badare alla stanchezza, ai graffi o ai lividi presenti sul corpo.

Se falliva un colpo o una tecnica ninja, chiedeva di più a se stessa e non si fermava finché non riusciva a ritenersi soddisfatta.

Se percepiva la presenza delle lacrime, le ricacciava indietro, perché un vero ninja è forte, perché un vero ninja non si lascia abbattere da così poco.

E le bastava pensare intensamente a colui che ammirava e amava, per trovare una nuova forza prorompente e inarrestabile dentro di sé.

 

Questo è il coraggio di Hinata Hyuuga, il coraggio di mettersi in gioco sempre e comunque.

Il coraggio di una kunoichi timida e apparentemente debole.

 

 

 

 

 

 

*-*-*-*-*

Dopo un periodo in cui ho alternato impegni con la famiglia, fic per i contest e momenti di blocco per mancanza di ispirazione, ecco che torno ad aggiornare questa raccolta.

Questa flash è il frutto di una riflessione su Hinata e sul suo coraggio, riflessione che avrà sicuramente un seguito, in futuro.

Perché merita.

Anche se timida lei è forte *_* eccome se lo è!

 

Come sempre ringrazio di cuore chi mi segue e vi invito a farmi sapere che ne pensate. (Potete anche dire che fa schifo, non me la prendo! XD)

Ah, prima che mi dimentichi: se gradite accenni su altre coppie etero fate pure richiesta.

Ho un'inspiegabile voglia di mettermi alla prova XD e quindi un giorno potrei accontentarvi!

Il NejiHina non apparirà più in questa raccolta ù.ù mi ci sono già cimentata la scorsa volta e mi è bastato, anche se alla fine ho fatto trionfare il NaruHina.

Perché che mondo sarebbe senza NaruHina? ^O^ (Ok, è ufficiale XD sono impazzita del tutto!)

A parte lo sclero, ritengo che sia un modo per conoscere i gusti di chi legge ^^

 

Alla prossima!

 

Un bacione,

Rinalamisteriosa

 

 

 

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Capitolo 7
*** First kiss/Primo bacio ***


First kiss

Primo bacio

 

(flashfic - 418 parole)

 

 

 

[Just one change

Just one breath

Just in case there's just one left

'Cause you know,

You know, you know

 

That I love you

I have loved you all along

[...]

Stop breathing if

I don't see you anymore.

 

Giusto un’altra opportunità

Giusto un altro respiro

Nel caso in cui rimane solo una via

Perché tu sai

Tu sai, tu sai

 

Che ti amo

Ti ho amato tutto il tempo

[...]

Smetto di respirare se

Non ti vedo ancora una volta.

 

Far Away - Nickelback]

 

 

 

*

 

 

 

Non puoi fare a meno di osservarlo.

Quando il tuo eroe si ferma a riposare, dopo un duro allenamento, è di una bellezza rara e sconvolgente.

Sembra un angelo biondo in terra, con un pesante fardello sulle sue spalle.

 

Profondamente ammirata, attratta dal ragazzo come può esserlo un magnete verso la calamita, ti avvicini a passo felpato per non svegliarlo e genufletti le ginocchia, per trovarti proprio di fronte a lui che continua a tenere gli occhi chiusi e la schiena adagiata a un tronco d’albero.

Tocchi con mano incerta il suo petto che s'alza e s'abbassa sotto la maglietta, percepisci un lieve russare e senti il tuo cuore battere forte, così forte che speri di non arrossire come abitualmente accade in sua presenza.

Le tue dita salgono piano ad accarezzare i contorni delle sue labbra da bambino.

 

Intenso è il desiderio di baciarlo, nonostante lui sembra non accorgersi di te, spesso rapito dagli impegni quotidiani. È per questo motivo che hai deciso di provarci, di concederti una possibilità - male che vada non hai nulla da perdere, in fondo.

Nell'accorciare le distanze chiudi gli occhi, ma appena senti il suo respiro così vicino alla bocca li riapri e scopri che i suoi, quelle stupende gemme azzurre, sono aperti e ti guardano disorientati.

Hinata...” mormora stanco.

Subito arretri impacciata, fermandoti seduta a due metri di distanza senza ancora alzarti in piedi e scappare per la vergogna.

“Scusa, Naruto-kun. T-ti chiedo perdono, n-non volevo interrompere il tuo riposo!" balbetti tutta rossa e intimidita, non rendendoti conto di quanto sei adorabile e carina a preoccuparti.

“Perché ti sei fermata?”.

Silenzio. Non puoi credere a ciò che proprio lui ti ha appena chiesto.

“Perché?” ripete curioso, gattonando verso di te che vorresti svenire, scomparire, dissolverti nell'aria.

“Na-Naruto-kun, veramente... I-io...”.

Adesso siete vicini.

Molto vicini.

“Perché esiti, Hinata? Guarda che non mordo... Vedila come una sfida personale”, ti scherza e al tempo stesso incoraggia risoluto a un centimetro dalle tue labbra, e sorride prima di schiuderle.

Ti imponi categoricamente di non svenire perché questa è la tua occasione... è l'opportunità che non hai mai avuto.

Il vostro momento.

Finalmente, tra insormontabili incertezze e farfalle nello stomaco, chiudi gli occhi contemporaneamente ai suoi e vi scambiate il primo bacio.

È persino più bello dei tuoi stessi sogni, così unico, così speciale.

 

Per una volta niente compagni di team di cui preoccuparsi, allenamenti estenuanti per migliorare o missioni impegnative da terminare: siete solo ed esclusivamente voi due in un momento di dolce, fugace intimità.

 

 

 

 

 

*-*-*-*-*

Flashfic scritta di getto, metà questa notte e metà questa mattina.

I personaggi sono come li vedete da Shippuden, anche se la flash non è ambientata in un momento particolare del manga.

Ovviamente sono felicissima perché in una raccolta che si rispetti il bacio è fondamentale *_* che bello essere riuscita a scriverlo! ^O^

Devo tutto alla canzone dei Nickelback, perché ascoltarla ha creato la giusta atmosfera ispiratrice, e alla mia amica Roby a cui la dedico con tanto affetto per incoraggiarla a tornare a scrivere delle NaruHina splendide e perché mi/ci sostenga sempre: non perdiamo mai la speranza, ragazze, perché il NaruHina non diventi un amore impossibile.

Basta crederci fermamente e tutto è possibile, in fondo lo diceva anche Cenerentola XD

 

Ringraziamenti:

 

- valehina: Eccomi qui! ^O^

Tranquilla, ho capito ciò che vuoi dire ^^ è bellissimo che la pensi in questo modo, dà un'enorme soddisfazione alla sottoscritta. *smile*

Richiesta accettata XD credo proprio che la prossima volta sarai accontentata... *fa la vaga*

- Ayumi Yoshida: Il NaruHina è per sempre! ^O^ Roby, mi raccomando, dobbiamo conquistare il mondo con questa adorabile coppia *O* riprendi a scrivere e grazie per il commento. *inchino*

Ti voglio bene, un bacione!

- valerya90: Eccomi nee-chan! ^O^ Grazie anche a te, un bacione!

- kry333: Grazie! ^^ Anche per la richiesta... spero sarai paziente perché non ho mai scritto SasuSaku, ma l'accetto comunque XD non disperare, un giorno verrai accontentata!

- ila the best: Grazie mille ^^ hai proprio ragione, siamo i migliori! ^O^

- shurei: Ciao gemi! Sono veramente contenta di averti fatto emozionare... qui c'è IL BACIO, che cosa mi dici? *occhioni da cucciolo speranzoso*

Un bacione e grazie per esserci sempre! ^O^

 

 

Un bacione,

Rinalamisteriosa

 

PS: Fate ancora richieste sulle coppie accennate, se volete XD

 

 

 

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Capitolo 8
*** SPECIAL: Halloween party [NaruHina e ShikaTema version] ***


 

A shurei e a Shatzy.

Perché se lo meritano *_*

 

Halloween party [NaruHina and ShikaTema version]

 

(Minilong in quattro parti; AU)

 

 

 

 

 

Prima parte

 

 

 

Il nero mantello del costume di Halloween frusciava ondeggiando sulle gambe incapaci di stare ferme, la camminata frettolosa di chi non vedeva l'ora di arrivare, fremente di eccitata impazienza, alla festa in maschera del quartiere organizzata da tutti i suoi amici, con il buon Choji che aveva offerto senza problemi il locale abbellito momentaneamente con festoni di uno sgargiante arancione, poster con disegni mostruosi attaccati alle pareti, tavolini con vassoi pieni di dolcetti e leccornie varie, zucche recanti candele all'interno, uniche illuminazioni pittoresche per la cosiddetta ‘Notte delle streghe’.

Al suo ingresso trionfale, un ragazzo travestito da lupo mannaro lo accolse a braccia aperte.

“Ciao Naruto! Indovina chi sono?”.

“Dai Kiba, sei troppo prevedibile, ti vesti sempre allo stesso modo”, lo riprese il biondino, ghignando appena.

“Sempre meglio di te che hai deciso di vestirti da mago”, sghignazzò il castano. “Guardati, sei ridicolo!”.

“Non è vero!”.

“Invece sì!”.

“No, vi prego, non ditemi che avete già iniziato a litigare…” sbuffò Shikamaru, comparendo silenzioso accanto a loro, ma anche se avesse fatto rumore non si sarebbe sentito, poiché Rock Lee, il dj della festa, aveva alzato al massimo il volume della musica.

“Ehi Shika, complimenti per quel vestito da vampiro, anche se su un pigrone come te fa uno strano effetto. Davvero!”. Kiba non perse occasione per dire la sua, alzando la voce, anche al moro, il quale assottigliò gli occhi e virò lo sguardo verso una familiare e avvenente vampira bionda, seduta in un tavolino a discutere animatamente con il fratello Kankuro su chissà che cosa.

“È stata la mia ragazza a sceglierlo, se hai qualcosa da contestare dillo a lei!” mormorò affranto, voltandosi e dirigendosi verso il solitario tavolino delle bevande.

“Ehi amico, sai per caso se Sakura-chan è già arrivata?” domandò Naruto, tornando solare come sempre. Kiba ci pensò un momento, poi indicò un posto appartato oltre i tavolini. “Mi pare di averla vista andare di là in compagnia di Ino”.

“Okay, grazie mille!”.

Facendosi largo tra gli altri invitati - alcuni conosciuti, altri sconosciuti - a un certo punto incappò in uno travestito da fantasma, con il quale si scontrò malamente.

“Scusami, non volevo! Tutto bene?”.

Ma il fantasma non rispose, o meglio, a non rispondere era la misteriosa figura avvolta dal lenzuolo bianco con i buchi per gli occhi che gli stava davanti e che, dopo aver barcollato un po’ per la colluttazione, si era aggrappata alle sue braccia ferme.

Se le avesse visto la faccia avrebbe fatto paura, per quanto era diventata rossa e gli occhi faticavano a stare aperti per l'incredulità.

“Ehi, va tutto bene?” ripeté Naruto, preoccupato e imbronciato insieme.

“S-sì! Gra-grazie...” riuscì stranamente a sussurrare con vocina flebile, impacciata e riconoscibile.

Già, anche se la musica era alta, loro erano così vicini che l'aveva percepita e riconosciuta quasi subito.

“Hinata? Ma sì, tu sei Hinata, la mia compagna di classe! Quella ragazza gentile, esageratamente timida e silenziosa che qualche volta mi passa i compiti e che mi suggerisce le risposte alle interrogazioni. Ho indovinato, vero?”.

Di fronte all'esultante perspicacia di Naruto - il suo Naruto - la mora si sentì avvampare ancora di più, e una leggermente concitata mossa del lenzuolo dimostrò che stava annuendo.

“Sai, sono proprio contento di averti incontrato! Anzi, levati questo coso, voglio vedere come ti sei travestita. Forza!”.

“Vu-vuoi ve-vedere?” balbettò in risposta, stringendosi ancora di più la stoffa con lo scopo di celare il vero travestimento per la festa.

Inutile, Hinata si vergognava troppo, non voleva farsi vedere conciata in quel modo.

“Sì. Mi piacerebbe”, ammise Naruto, grattandosi la testa arruffata ed esibendo un sorriso smagliante. “Io come vedi sono vestito da mago, senza cappello perché purtroppo li avevano esauriti. Non c'è alcun motivo di vergognarsi, credimi, l'importante è divertirsi!”.

Già... divertirsi. Una parola così bella, eppure così estranea al suo modo di essere. Se anche quella sera si fosse lasciata andare, come tutti, il giorno dopo che sarebbe cambiato?

Niente.

Sarebbe rimasta la solita, schiva, introversa Hinata.

“No-non s-sono capace di divertirmi”, dichiarò a malincuore, ma con sincerità.

“E se te lo insegnassi io?”.

Imprevedibilmente, la sorprese.

“Tu?!”.

No, non era possibile che... che proprio lui...

Era così persa nella contemplazione di quegli occhi azzurri, che nonostante la luce soffusa delle candele rilucevano comunque, da non accorgersi che lui aveva abbassato impunemente le mani.

Con un solo gesto rapido e inaspettato, le sfilò il lenzuolo di dosso, rimanendo a sua volta stupito di ciò che aveva appena rivelato.

Un costume da strega, nero, con delle spacche laterali e con lo stesso identico mantello che portava anche lui.

I capelli ondulati, gli occhi color glicine, le guance arrossate, un corpo ben proporzionato: tutte caratteristiche che assieme a quel costume non stonavano affatto.

Le sorrise, consapevole che insieme si sarebbero divertiti un mondo.

“Stai benissimo”.

Ma la mora, troppo scioccata per parlare, urlare, dargli uno schiaffo o fare qualsiasi altra cosa, si voltò e si allontanò da lui, l’ombra di un sorriso grato e malcelato.

“Non andare via, mi raccomando!” le gridò di rimando, tra la folla festante impegnata a ballare o a vociferare.

“Riuscirò a farti divertire, è una promessa”.

La festa era appena cominciata, avrebbero avuto altre occasioni per stare insieme, ma il bello sarebbe arrivato dopo, a mezzanotte in punto.

Mancavano quattro ore.

 

Continua…

 

 

 

 

 

*-*-*-*-*

Buon Halloween a tutti! ^O^

Perché sono qui?

Semplice XD mi hanno convinta a scrivere qualcosa per questa festa, dalla quale non dovevo astenermi, così ho deciso di fare un aggiornamento speciale della mia adorata raccolta, un aggiornamento da fedele fan NaruHina e da mosca nera quale sono XD

Lo so =.= non ho ancora postato l'aggiornamento speciale per il compleanno di Naruto - una shot lunghissima che è ancora in corso - ma vi prometto che un giorno arriverà, vale la pena leggerla, anche se in ritardo XD (Mi sto impegnando tantissimo per scriverla ç_ç)

Allora, con questo vi saluto, perché ho fretta e se tra poco non spengo il pc io diventerò un vero fantasma, altro che travestimento!

La prossima volta, però, faccio i dovuti ringraziamenti *parola di lupetta*

 

Un bacione e un abbraccio mostruosi XD

Rinalamisteriosa *l'imprevedibile*

 

 

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Capitolo 9
*** Seconda parte ***


Halloween party [NaruHina and ShikaTema version]

 

 

 

 

 

Seconda parte

 

 

 

“Stai benissimo”.

 

Stava benissimo.

Benissimo.

Benissimo!

Non ci aveva creduto quando la sua autoritaria e disinteressata sorella minore - perché anche le sorelle minori sanno essere così, Hanabi è la prova vivente - le aveva stranamente fatto i complimenti per la gonna.

Non ci aveva creduto nemmeno quando il freddo, scostante e influenzato Neji l'aveva adocchiata con reverente e ammirata approvazione, per poi offrirsi con voce nasale e fazzoletti a portata di mano di scortarla in macchina, senza però sostare alla festa, desideroso solo di tornare al più presto nel caldo tepore delle coperte del suo comodo letto.

“Comportati bene, mi raccomando. Non ubriacarti e non drogarti. Divertiti e ricorda di tornare a casa con la ragazza che ti ha prestato il vestito: abbiamo già parlato per telefono e ha detto che va bene”.

Questa la regolare predica simil-paterna prima che Hinata lasciasse la vettura, come se ne avesse davvero bisogno, calma com’era.

A volte si domandava se i suoi familiari la conoscessero, ma evidentemente non era così se non si fidavano abbastanza, se il rigido padre che lei e Hanabi condividevano avesse influenzato a tal punto il cugino.

Ma mettendo da parte tutta la famiglia, così diversa da lei - tanto che spesso le sorgeva spontaneo il dubbio di essere stata adottata, ma poi si ricordava che quegli occhi così chiari che possedeva erano nella genetica degli Hyuuga -, in quel momento i suoi pensieri continuavano incessantemente a ruotare, a vorticare intorno a quelle due parole, seguite dalla vivace raccomandazione di non lasciare la festa.

No. Non sarebbe andata via.

Il suo volto si aprì in un largo sorriso avvolto però dall'oscurità. Camminando e schivando diversi invitati, aveva presto raggiunto una postazione solitaria in penombra, e se assottigliava bene lo sguardo, poteva scorgere qualcosa - cosa? Una massa informe?

Allungando cauta le braccia capì che si trattava semplicemente di divanetti in morbida pelle.

Meno male, forse sedendosi avrebbe facilitato la delicata operazione di calmare il battito accelerato del proprio cuore e regolarizzare il respiro, eppure le sorprese erano appena iniziate.

Quando avvertì una presenza davanti a lei, sussultò, cercando di prepararsi psicologicamente a sventare il successivo tentativo di questa di spaventarla.

“Chi-chi sei?”.

Attese.

“Non preoccuparti. Non sono bravo con gli scherzi”.

Alla sua domanda allarmata e insicura aveva risposto una voce così tranquilla, pacata e rassicurante da lasciarla quasi basita. Ad essa seguì lo scatto di un accendino, e la sua fiammella ne svelò il viso familiare.

“Ciao, Hinata”.

“Ciao”.

“Ti dispiace se mi accendo una sigaretta?”.

“N-no. Fai pure”.

Intanto il volume della musica era stato un po’ abbassato, segno che qualcuno - non si sa chi - si era lamentato con il dj per il disturbo acustico che creava.

 

 

 

“Ehilà, ragazze!”.

Dopo aver seguito l'indicazione del finto lupo mannaro e aver setacciato quasi tutte le stanze del locale, nell'ultima in fondo al corridoio Naruto riuscì finalmente a imbattersi nelle due belle ragazze dai lunghi e sgargianti abiti, impegnate in una specie di diverbio al centro della camera.

“Sparisci, baka! Io e Ino stiamo discutendo di un fatto di vitale importanza”, lo informò infatti un'acida e inavvicinabile Sakura.

“Per quanto mi riguarda ho già detto tutto: il miglior costume della serata è quello da principessa delle favole. Ovvero il mio!” verbalizzò la bionda, piena di sé.

“Non è vero, il mio vestito da fata turchina è più bello, l'ha detto anche il mio-”.

“Non è possibile, perché a me ha detto la stessa cosa: non parlare di lui come se ti appartenesse!”.

"Invece io ne parlo, eccome!” esclamò la rosa.

Ah!

Lui non capirà mai i gusti delle donne, pensò istintivamente, mentre osservava imbronciato le due rivali, chiuse nel loro interminabile battibecco su quale dei due costumi fosse piaciuto di più a quel cretino di Sasuke - perché di lui stavano parlando, era fin troppo palese!

Avevano finito per snobbarlo come al solito, così, seccato, il suo sguardo aveva iniziato a vagare intorno in cerca di un’occupazione migliore, sennonché fosse andato casualmente a posarsi sul cestino della spazzatura situato nell'angolo della camera e su un tubetto di ketchup abbandonato sul comodino.

“Ma bene, perfetto. Mi è appena avuto un’idea per uno scherzo coi fiocchi!” ghignò furbescamente, pensando a mettere a punto la sua burla il più presto possibile, e soprattutto senza farsi scoprire dalla sua vittima preferita a imbrattare il pavimento.

“Io vado!” esclamò a lavoro ultimato, in tono gioviale, prima di far credere loro di essersene andato via dalla stanza, fischiettando innocentemente un motivetto, per poi fermarsi e godersi lo spettacolo appostato allo stipite della porta.

“Io sono la migliore!” continuò imperterrita Sakura, con voce stridula.

“No, io sono la migliore!” insisté l'altra, ribadendo lo stesso concetto.

“No, eh! Adesso basta, sembriamo due bambine piccole”. 

Infastidita, Sakura si voltò di colpo, mise un piede avanti e - TONF! - inciampò su qualcosa di strano, per poi finire faccia a terra.

“Tutto bene?” domandò subito Ino, trattenendo a stento le risa.

Anche il colpevole stava sghignazzando di gusto, conscio che la propria magia della serata di Halloween era riuscita alla perfezione.

Lo dimostrava il delizioso faccino della ragazza cosparso di ketchup dalla punta dei capelli fino al mento, quando si risollevò facendo pressione sulle braccia, e strinse i denti in modo inquietante.

Inquietante? Ops!

“Na-ru-to...” scandì le sillabe del nome, con un barlume omicida, sadico e perspicace negli occhi verdi. “Te la farò pagare cara, ovunque tu sia!!!”.

 

 

 

“No-non dovresti essere con... con Temari-san?”.

Shikamaru, dopo aver fatto un rispettoso cenno di diniego col capo, inspirò profondamente il fumo della sua sigaretta.

Hinata osservò placidamente le fiammelle delle due candele che il moro aveva acceso quando si era seduto nel divanetto accanto al suo. C’era solo un tavolino a dividerli, eppure non aveva molta voglia di parlare, aveva chiesto solo una piccola e discreta informazione ed era tornata presto nella sua riservatezza.

Lui sbuffò e spense la cicca nel posacenere.

“Non credere che non voglia stare con lei. Solo che le ho promesso che alla festa non avrei fumato, non sopporta questo mio vizio”, le spiegò, accomodandosi meglio alla poltrona e chiudendo gli occhi scuri.

“Capisco...” mormorò piano l'altra.

“Che resti un segreto tra noi, mi raccomando”.

“Quale segreto?!”.

Una voce imperiosa e tonante aveva subito fatto capolino tra le loro. Temari, in tutta la sua grintosa autorevolezza, si era appena avvicinata al divano del fidanzato, lanciandogli un'occhiata inquisitoria, i canini finti scoperti.

“Niente di male, seccatura!” sbottò Shikamaru, mettendosi una mano sul viso, quasi volesse compiangersi per il solo fatto di aver fiatato.

Hinata, invece, si sentiva di troppo: fece per lasciarli soli, ma fu trattenuta per un braccio dalla vampira bionda.

I due poveretti della situazione deglutirono contemporaneamente, mentre Temari diede sfogo a un sospiro pesante, per distendere i nervi.

“Non costringetemi ad essere cattiva. Siamo a una festa, per la miseria!”.

“Ah, ma è la festa delle streghe, no?” ironizzò Shikamaru, tanto peggio di così non poteva andargli, lei l’avrebbe comunque punito per aver infranto una promessa importante.

Proprio lei che inaspettatamente lo ignorò, rivolgendosi alla ragazza timida che tentava invano di divincolarsi dalla sua stretta ferrea.

“Certo che il costume che comprai l'anno scorso ti calza a pennello... Visto che non c’era nulla di cui vergognarsi?” la tranquillizzò meravigliata Temari, lasciandole poi il braccio.

“Te-Temari-san, gra-grazie mille!” balbettò Hinata, chinandosi lievemente e arrossendo, poiché il pensiero era ritornato sull'apprezzamento del ragazzo per il quale aveva una cotta da tempi immemori.

“Solo Temari, niente formalità”, la corresse e continuò: “Non ringraziarmi, figurati! È bastato modificarlo un po’ e prestartelo, non ho fatto nulla di così grandioso... vero Shikamaru?”.

“Mhm”.

“Con te faccio i conti più tardi, contaci! Se pensavi di farla franca, fumando di nascosto, ti sbagli di grosso!”.

“Ecco. Lo immaginavo”.

Difatti, l'odore aspro di nicotina era ancora nell’aria circostante, non si era lontanamente dissolto.

“Allora perché non ci hai pensato prima, genio?”.

Per pura ripicca personale, la bionda si sedette apposta sulle gambe del moro, invitando la mora a risedersi dov’era prima e a farle compagnia.

Intanto, poco lontano, Sakura era riuscita a vendicarsi alla grande per la burla subita, spedendo il biondo contro il muro con un pugno portentoso - praticava karatè nel tempo libero, ecco perché faceva così male! - e rimediandogli un bernoccolo in testa e diversi lividi in viso.

“Ah-ahia!” si lamentò.

“Così impari, baka!” aveva urlato lei, prima di tornarsene in pista, a ballare con gli altri invitati come se nulla fosse.

“Poveraccio. Non lo invidio proprio...” ammise solidale Shikamaru, mentre constatava amaramente di non sentire più le gambe sotto il peso piuma della sua fidanzata.

“Tesoro, non preoccuparti”, gli fece sapere Temari, ghignando felina, “il tuo trattamento sarà in-di-men-ti-ca-bi-le!”.

“Povero Naruto!” si disse Hinata, intristendosi per la sorte toccatagli. Avrebbe tanto voluto andare a soccorrerlo, aiutandolo ad alzarsi da terra e ricevendo in cambio un altro sorriso smagliante in grado di farle girare la testa, ma per farlo avrebbe dovuto combattere l’innata timidezza e non era una battaglia facile.

Per niente.

Dopo quelli che le parvero minuti interminabili, il biondo si sollevò da solo, testardo, barcollando sulle gambe per il mal di testa causato dalla botta e stringendo i denti, cercando nel frattempo l’appoggio della parete.

“Ci vuole ben altro per fermare il grande Naruto Uzumaki!” ripeté risoluto a se stesso, annuendo appena, mentre qualcuno gli tendeva un bicchiere di plastica colmo d’acqua.

Ma non conoscendo il proprietario della mano forse era meglio rifiutare, chi gli assicurava che non ci avesse messo dentro del sonnifero?

“Bevi, testa quadra, non è veleno!” ordinò spiccio e categorico l’altro.

Naruto bevve, ma con attenzione, lasciando il momentaneo sostegno, dato che gli sembrò di essere tornato a reggersi autonomamente.

‘Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio’, recitava un antico proverbio, che stranamente era valido sia per gli amici che per i nemici.

“E così sei venuto... Chi impersoneresti, con quella brutta maschera che ti ritrovi?” domandò, sinceramente accigliato.

“Jack lo Squartatore”, rispose Sasuke, secco e glaciale come al solito.

“Jack chee?! E chi sarebbe?”.

“Tsk. Solo un’idiota come te non lo conosce: è un famoso assassino della Londra dell’800, il vendicatore della notte”, spiegò.

“Bah! Chi se ne frega, allora”, borbottò imbronciato, lanciando il vuoto bicchiere chissà dove, in un angolo in penombra.

“Lasciatelo dire: se non ti avessi sentito parlare, camuffato come sei, non ti avrei mai riconosciuto!”.

“Non è colpa mia. Ci si vede in giro. Ciao”, lo salutò, per poi allontanarsi e mischiarsi a un piccolo gruppo poco lontano.

“Ciao”.

Incredibile.

Però Naruto non poteva negare che, nella sua ostentata indifferenza e nel misterioso modo di fare, il moro era stato gentile.

Come Sakura, Hinata, Sai e Kiba, lui e Sasuke appartenevano tutti alla stessa classe della stessa sezione. Shino, Ino, Choji, Shikamaru e qualche altro era invece capitato nell’altra sezione, però, avendo frequentato le scuole medie insieme, erano rimasti tutti un gruppo di grandi amici. 

“Sasuke, grazie!” esclamò a voce alta Naruto, in ritardo, anche se ormai l'aveva perso di vista.

“Perfetto! Adesso però ho una gran fame, sarà meglio accontentare il mio stomaco reclamante cibo”, si disse, sbavando all’idea di una graditissima scorpacciata di tutto ciò che quella festa ordinaria aveva da offrire.

 

Tra un'abbuffata e l’altra, tempo di riempirsi in modo letterale e fisico lo stomaco, il grande orologio a stampo luminoso sulla parete superiore segnò puntuale le dieci di sera.

Mancavano due ore all’ora fatidica.

 

Continua...

 

 

 

 

 

*-*-*-*-*

Ecco la seconda parte, un po’ più lunga della precedente XD

Sarò sincera: in tutta la mia vita ho assistito a una sola festa di Halloween, ma siccome con la nostra fantasia si può scrivere di tutto, spero davvero di non deludervi.

Poi pian piano prometto di far comparire tutti i personaggi, chi più chi meno, anche se i principali sono solo quattro.

 

Di seguito, sono riportati i ringraziamenti della scorsa flash e della prima parte (Tutti insieme XD regolatevi voi).

 

valehina: Allora XD andiamo con ordine: per quanto riguarda il capitoletto sul primo bacio, era il mio dolce sogno ad occhi aperti XD vuoi sapere come finisce? In pratica Hinata sviene subito dopo il bacio, Naruto crolla sul terreno perché già era mezz’addormentato, poi è così scemo che potrebbe dimenticarsi tutto *E fu così che Rina picchiò Naruto* Ehm XD okay, basta! Tutto qui!

Sono contenta che ti sia piaciuta comunque *_*

Riguardo alla festa di Halloween, ti capisco! Seguimi e non te ne pentirai *occhiolino* un bacio, ciao!

kry333: Grazie ^^ infatti quell’aggiornamento è speciale, apposta ci sto mettendo parecchio >.< voglio curare tutto nei minimi particolari!

Eccoti accontentata sulla festa di Halloween ^^ ciao!

Ayumi Yoshida: Fa uno strano effetto scriverti adesso che ci siamo incontrate di persona *__* mi ha fatto davvero piacere!

Cara Roby, sono lieta che ti sia piaciuto il loro primo bacio *__* non morirmi di dolcezza, però! Non vedo l’ora che mi dai il parere su questa festa XD tu non ne sapevi nulla, considerala una sorpresa ^^

Ti voglio tanto bene! Un bacio, ciao!

valerya90: Grazie nee-chan ^^ un bacione!

shurei: Dai gemi, anche tu sei capace di farmi emozionare se ti metti d'impegno *_* davvero!

Non è una “rimpatriata tra compagni di scuola” ^^'' in questa AU festosa loro sono ancora compagni di liceo: solo Temari va all'università!

Come vedi Neji è a letto malato, inoltre è maggiorenne, altrimenti non avrebbe potuto guidare XD (In Giappone si diventa maggiorenni a sedici anni, giusto? Ho tenuto conto di questo ^^)

Consolati, su ù.ù immagina di essere con lui ad accudirlo...

Un bacione, ti adoro, grazie come sempre per il commento! ^O^

_BellaBlack_: Che piacere enorme trovarti qui, tesoro mio! *__* Sei troppo buona con me, sappilo XD *testarda* Okay, se proprio vuoi soffermati sulle altre, ma la flash prima di questa minilong è una scemenza dolciosa XD mi sa che Naruto è un po’ OOC, ma lo giustifico col fatto che era mezzo intontito, dai ^^

La piccola scena tra Naruto e Sasuke l'ho inserita per te, che ne pensi? >.< È la prima volta che li faccio parlare in una fic XD fammi sapere! Un bacione, ti adoro!

Shatzy: In questa parte mi sa che Naruto è deficiente in modo IC XD come hai letto, per cercare Sakura e parlare qualche minuto con Sasuke sembra essersi dimenticato di Hinata, che invece continua a pensare a lui (Povera cucciola ç_ç).

I colpi di scena e tutte le altre cose che ti ho anticipato verranno all’ultima parte, vedrai XD è ancora in corso, ma la prossima settimana dovrei finirla, non rimanderò troppo ^^

Che mi dici di Shikamaru e Temari? Li ho rispettati? *__* Devo prenderci ancora la mano con i loro battibecchi, ma spero di non averli rovinati >.<

Un bacione Flavia, ciao!

 

Alla prossima!

 

Un bacione,

Rinalamisteriosa

 

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Capitolo 10
*** Terza parte ***


Piccola premessa: Prima di immergervi nella lettura del nuovo capitolo della raccolta, devo informarvi di un cambio di programma xD

L'Halloween party si è rivelato più lungo del previsto: pensavo di riuscire a scrivere tutto in tre parti, invece ne ho aggiunta una quarta che arriverà la prossima settimana. (Se dovessero esserci problemi la prossima ancora, ma spero di non rimandare troppo ^^'')

Darò maggiori informazioni alla fine di quella, adesso vi auguro buona lettura ^^

 

 

 

 

 

Halloween party [NaruHina and ShikaTema version]

 

 

 

 

 

Terza parte

 

 

 

“Un momento di attenzione, per favore! Vi chiedo solo un momento!” esclamò imbarazzato Choji, così perfetto nel suo costume da cuoco dei mostri, con il camice bianco fintamente imbrattato di sangue e il copricapo dal quale pendeva una forchetta che infilzava un dito bitorzoluto di gomma.  

Eppure, microfono alla mano, nessuno degli invitati stava badando a lui, nemmeno dopo che la musica era stata ulteriormente abbassata.

Chinò sconsolato il capo, finché non si sentì strappare il microfono dalle mani.

“Ehi, razza di maleducati! State mancando di rispetto al padrone del locale, non vi costa nulla ascoltarlo per qualche minuto!”.

Una voce roca e decisa l’aveva appena aiutato, sortendo l'effetto desiderato: buona parte degli invitati stava finalmente prestando attenzione al piccolo palchetto improvvisato accanto alla postazione di dj Lee e occupato dai due.

“Ti ringrazio, Kiba”, sussurrò colmo di gratitudine il cuoco.

“Dovere”, tagliò corto l’altro, passandogli con una mano pelosa il microfono soffiato senza permesso.

“Bene…” si schiarì la voce e riprese a parlare, mentre la sua voce si spandeva e l’eco risuonava tra le pareti. “Dato che mancano due ore a mezzanotte, avevo pensato di organizzare una caccia al tesoro”.

Dal pubblico si levarono brusii frenetici, concitati o sorpresi.

“Lasciate che vi illustri meglio la proposta: io e mio padre, con l'aiuto volontario di due amici, che ringrazio per l'interessamento, abbiamo preparato delle mappe avviluppate da un nastrino rosso sangue e vi abbiamo applicato degli adesivi, ciascuna dunque ha un numero differente. Queste mappe saranno sorteggiate, perciò adesso tra di voi passerà la mia fidata assistente, armata di penne e bigliettini, in cui annoterete il nome vostro e della persona con cui farete coppia. Sì, esatto, parteciperanno alla caccia solo coppie. La vostra avventura halloweeniana avrà inizio durante il sorteggio, non appena riceverete la mappa designata, e terminerà a mezzanotte in punto, perciò capirete che il fattore tempo è molto importante, così come l’interpretazione delle parole e l'astuzia!” spiegò, mettendo più enfasi possibile per attirare l'attenzione.

“Oh, finalmente odo qualcosa d'interessante! Crybaby, noi due dobbiamo partecipare, non ammetto obiezioni. Sono stata chiara?” impose Temari, voltando appena la testa.

“Sì, sì. Umpf... ti pareva!” borbottò a mezza voce Shikamaru, pentendosi all’istante di non aver accettato di organizzare il gioco assieme al suo migliore amico, almeno si sarebbe potuto risparmiare il moto in cui la sua fidanzata l’avrebbe presto coinvolto.

E ne avrebbero fatto tanto, considerando che la bionda preferiva l’azione alla noia.

“Non ti vedo molto convinto”, dedusse lei, portando indietro la schiena e schiacciandogli anche il petto - sì, perché le gambe distrutte non bastavano più. “Allora ti farò cambiare idea”, decretò, facendosi abbracciare.

“Sei una seccatura”, concluse lui.

“Grazie. Lo so che mi ami tanto”, ridacchiò sarcastica lei.

Hinata, intanto, era ancora seduta nella poltrona accanto a loro, impegnata nell’astratta battaglia contro la propria timidezza, che il discorso appassionato di Choji era servito solo a intensificare.

Che cosa doveva fare?

Andare da Naruto?

“No. Non se ne parla, mi vergogno troppo!”.

Invitarlo a bere qualcosa?

“No. Ho promesso che non avrei bevuto, e offrirgli dell’acqua mi sembra così banale”.

Fare coppia nella caccia al tesoro?

“No, eppure... mi piacerebbe. Ma dovrà essere lui a invitare me, sì. No, è inutile, non lo farà mai. Rassegniamoci”.

Scosse la testa per scacciare pensieri pessimisti e risposte ovvie a domande che si stava ponendo da sola.

Sospirò amaramente, poi provò a cercare tra la folla il fulcro della sua esistenza, l’unico motivo che l’aveva spinta a venire alla festa e a rimanerci.

Sì, esatto, a rimanere, a non andare via.

 

 

 

“Ehm... Naruto?”.

“Oh, ciao Sai. Pian piano vi sto incontrando tutti, belli e brutti!” scherzò con la rima il biondo, sorridendo, dopo essersi pulito i denti con uno stecchino e averlo buttato a terra, da qualche parte.

“Mi son fatto proprio una bella scorpacciata, era tutto buonissimo, soprattutto il mio adorato ramen. Dovrei fare una statua a Choji soltanto per questo!” esclamò, battendosi una mano sullo stomaco gonfio.

Il moro annuì inespressivo: per l’occasione aveva scelto un costume da zombie, con i pantaloni strappati, un largo e rattoppato maglione color melanzana, e si era disegnato delle ferite sul collo e sul volto pallido.

“Non vai a cercare la compagna per la caccia al tesoro?”.

“Eh, scusa? Quale caccia al tesoro?”.

“Sei sempre il solito. Non hai ascoltato, vero? Come a lezione...”.

“Fai poco il saccente e spiegati, per favore!” s’imbronciò Naruto, incrociando offeso le braccia.

Sai scrollò le spalle e gli riferì tutto.

“Che cosa?!”. Si guardò intorno, esterrefatto. “Ho ancora tempo, vero? Devo assolutamente partecipare!”.

“Dipende... se stai pensando di invitare Sakura, è troppo tard-”.

“No, no, è arrabbiata con me, non mi conviene irritarla ulteriormente”, disse, facendosi assorto di colpo. “Chi posso invitare?”.

“Buona fortuna, allora!” si congedò l’altro, sempre inespressivo e con un sorriso di circostanza, allontanandosi.

“Avanti Naruto, pensa! Senza dubbio ci sarà qualcuna, qui dentro, che accetterà di fare coppia con te... qualcuna che non rifiuti in modo sgarbato, che ti tratti bene, che... Un momento!”.

Alla conclusione di questo monologo interiore, il viso gli si illuminò, come folgorato da un’idea improvvisa.

E si affrettò, scansando malamente qualcuno, incespicando talvolta nel mantello, a cercare lei.

Lei e la sua promessa da mantenere.

 

 

“Ehi, Hinata, che cosa aspetti?”.

“E-eh?”.

Temari l’aveva fatta decisamente sussultare con quella domanda improvvisa ed enigmatica.

“Avanti, sai a chi mi riferisco. Vai a cercare il tuo cavaliere, prima che lui inviti un’altra”, la incoraggiò, per poi indicarle Ino che passava già tra gli invitati per porgere loro i cosiddetti bigliettini per il sorteggio.

“Non stare qui a pensarci troppo”, proseguì. “Sarà meglio sbrigarsi. Lascia che vada a segnarci, perché se aspetto che lo faccia questo qui la caccia è terminata”.

Mentre Temari si alzava per andare a realizzare il suo proposito, Shikamaru si massaggiò le gambe intorpidite.

“Finalmente un po’ di respiro!” esclamò, sollevato di essere nuovamente libero nei movimenti.

Hinata non riusciva a proferir parola, né a decidersi su cosa era meglio fare, quando le parve di sentire una voce attesa e squillante.

“Hinata, dove sei? Sei qui nei paraggi, non è vero? Hinata?”.

Shikamaru, vedendo la ragazza in difficoltà, sospirò e chiamò il suo amico visibilmente irrequieto, che si girò subito dalla loro parte.

La mora desiderò di sprofondare, tanta era l’incredulità per quella insperata situazione.

Perché, insomma, non era mai successo che fosse lui, che fosse proprio il suo Naruto a cercarla, quando era consapevole che a scuola succedeva tutto il contrario.

“Oh, Shikamaru, meno male che Hinata è qui con te: temevo di essere arrivato troppo tardi!”.

“Troppo tardi per chiederle di fare coppia?” domandò con ovvietà. “Amico, aspettava solo te”.

Se non altro, dopo essere stato beccato a fumare una sigaretta - una sola, cavolo! - da Temari ed essere rimasto schiacciato sotto il suo peso piuma, adesso poteva riscattarsi facendo qualcosa di buono per quei due.

Naruto sospirò di sollievo. “Meno male”.

Hinata ringraziò mentalmente l'atmosfera semioscura in cui si trovavano, perché si sentiva il viso in fiamme e di sicuro, con un po’ di luce in più, i due ragazzi l’avrebbero notato.

 

 

 

*

 

 

 

Quando gli venne consegnata la mappa numero due, Naruto, con un sorriso vittorioso e ottimista già stampato in volto, prese per mano Hinata e la trascinò lontano dalla folla radunata attorno a Choji e ai suoi aiutanti.

Poi si fermò per togliere il nastrino color sangue e srotolarla, mostrandola anche alla sua compagna, in modo che potessero leggerla entrambi.

“Se il tesoro vorrai trovare, la porta verso i sotterranei devi imboccare”, lesse lui, rimanendo poi basito. “Solo una frase?! No, non è possibile, c’è qualcosa che non quadra!” esclamò, poco convinto.

“Fo-forse nei sotterranei c’è un altro messaggio per noi”, provò la ragazza.

“È vero! Ma quanto sono scemo! Grazie Hinata, sono sicuro che grazie alla tua intelligenza saremo noi ad aggiudicarci il tesoro. Te lo immagini? Cosa potrà mai essere? Se sono soldi, ben venga, potrò comprarmi tutte le porzioni di ramen che desidero!”.

Hinata sorrise timidamente, poiché l’allegria e l’entusiasmo di Naruto erano così contagiosi, poi le era bastato dire una frase per ottenere questo effetto risoluto e spontaneo.

“Coraggio, allora, ai sotterranei!” disse a voce alta, riprendendole la mano e trascinandola ancora.

Eppure non le dispiaceva affatto, anzi, per lei era già un premio poter passare del tempo in sua compagnia.

 

 

 

“Sopra e sotto, dentro e fuori. Il tesoro sarà a colori? Se lo desideri ardentemente, oltrepassa l’ignara gente”.

Temari lesse e rilesse per tre volte di fila il loro messaggio sulla mappa numero tre, aggrottando la fronte nello sforzo mentale di capire ciò che nascondeva.

“La prima parte non ha molto senso, giusto Shikamaru?”, dedusse. “La domanda non mi dice nulla, penso che per rispondere dovremo vedere questo famigerato tesoro. Invece ‘oltrepassa l’ignara gente’ dovrebbe riferirsi a chi ci circonda, il che implica di lasciare questo posto, no?”.

“Mh, mh”, annuì vago Shikamaru, sbadigliando. “La prima parte è un tranello, serve per portarci fuori strada. Sul resto la penso esattamente come te”, dichiarò, ficcando le mani nelle tasche dei pantaloni.

“Bene, allora usciamo fuori”, disse lei, trascinandolo lesta per un lembo del mantello e facendolo quasi soffocare per averlo tirato all’improvviso.

 

 

 

“Eccoci, la porta è questa”, mormorò il finto mago, dopo aver sceso due rampe di scale fino al piano terra ed essersi ritrovati in una specie di piccolo magazzino con un’unica, grande e vecchia porta sgangherata.

Naruto abbassò la maniglia sotto gli occhi timorosi di Hinata, la quale congiunse le mani come se stesse pregando.

Il cigolio che produsse infatti era agghiacciante, sembrava quasi l’urlo della vecchia strega che voleva impedire a Dorothy, la protagonista del mago di Oz, di tornare a casa, come aveva visto nel film. Strizzò gli occhi per l’ansia.

“Tranquilla, Hinata, non c’è motivo di aver paura. Choji non organizzerebbe mai giochi pericolosi, lo conosciamo, non è mai stato un tipo sadico”, le assicurò Naruto, mettendosi però dietro di lei. “Coraggio, vai avanti, io ti copro le spalle”.

Deglutirono entrambi, contemporaneamente, prima di avviarsi.

“Okay, forse un po’ di paura da parte mia c’è, ma passerà. Devo pensare al tesoro che presto avrò tra le mani, solo a quello!”si disse lui, mentre la povera Hinata lo precedeva, guidandolo nell’ingresso ai sotterranei oscuri.

“Che sfortuna, non poteva capitarci luogo peggiore!” si disse lei, sgranando gli occhi, anche se sentiva che la vicinanza rassicurante del suo compagno l’avrebbe aiutata ad affrontare qualsiasi cosa, persino un terribile mostro.

Quel corridoio iniziale metteva davvero i brividi!

Pur essendo rischiarato dalla luce di alcune candele poste ai lati delle mura vecchie e incrostate - ogni dieci passi ne trovavano due -, notarono che era infestato da ragnatele e dal pavimento pieno di polvere come se non venisse spazzato da un’eternità.

Inoltre, si avvertivano sinistri rumori provenienti dal sottosuolo, decisamente poco consoni.

“Na-Naruto-kun?”.

La voce le si era incrinata debolmente.

“Hinata, che succede?”.

“E-ecco... guarda, siamo... si-siamo arrivati ad un bivio”.

Il ragazzo assottigliò lo sguardo per poter focalizzare lo scenario davanti a loro: Hinata aveva ragione, a sette passi c’era una biforcazione con un muro, e dovevano decidere se prendere il corridoio di destra o quello di sinistra.

“Do-dove giriamo?”.

“Non saprei”, dichiarò. “Forza, scegli tu la direzione, per me è uguale”.

“I-io?!” si meravigliò lei.

“Certo! Mi fido di te, avanti, siamo una squadra”, la esortò entusiasta, accantonando per un momento la paura.

“Va bene...”.

Riprese a camminare, seguita dal biondo, pensando di effettuare la sua scelta seguendo l'istinto.

 

 

 

“Che stupida! Mi chiedo perché non mi sono portata appresso la giacchetta. Dannata fretta!”.

Temari rabbrividì per l’umidità dell’aria notturna, stringendosi il mantello nelle spalle coperte solo dalle maniche corte del vestito nero, senza mollare la presa dalla mappa accartocciata nella sua mano.

Erano usciti fuori, e seguendo le ipotesi fatte in proposito alle parole da loro sorteggiate, si erano allontanati da tutti, ritrovandosi in una stradina stretta tra due abitazioni, apparentemente deserta.

“Hai freddo?” le domandò Shikamaru, che non aveva di questi problemi, dato che il tessuto del suo costume era pesante. Avrebbe potuto anche togliersi la giacca, tanto sotto la camicia bianca aveva una maglia di lana leggera che sua madre gli aveva fatto indossare per precauzione.

“Ma no, sai? Sto benissimo!” replicò lei, senza perdere la sua baldanza.

“Posso rileggere il messaggio?”.

Temari glielo passò tranquillamente.

“Uhm... che cosa vorrà mai indicarci questo ‘oltrepassa l’ignara gente’?”.

“Non lo so. Quello che spero è di non essere qui, a rabbrividire, per niente!”.

“Se è una metafora, la soluzione è un’altra. Gli ignari sono quelli che non sanno, quindi oltrepassare, ovvero passare oltre, gli ignari vuol dire...”.

Qui si bloccò. Ecco, aveva capito tutto, ci era arrivato!

“Vuol dire?” ripeté Temari, curiosa di conoscere la risposta tanto agognata, la soluzione che li avrebbe condotti al tesoro.

E mancavano cinque minuti alle undici, l’anticipo di un’ora c’era, eccome!

“Vuol dire che dobbiamo tornare indietro, andiamo”, disse, serio e risoluto come mai lo era stato. “Ti fornisco tutti i dettagli per strada”.

“Come?!” si stupì lei, incredula.

“Che cosa c’è? Non eri tu quella che si stava annoiando alla festa?” le ricordò.

“Come hai fatto, eh?” insisté lei.

“Ci sono arrivato e basta, seccatura”, sbuffò, e qui sembrava di nuovo il solito svogliato.

Solo che, subito dopo, compì un gesto che le fece dilatare le pupille per lo stupore e che la portò quasi ad arrossire. E lei era un tipo che non arrossiva mai!

Si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle, delicatamente.

“Niente storie, o prenderai un raffreddore”, disse poi, apprensivo, “te lo dirò per strada, adesso non insistere”.

“Certo che questa notte è proprio strana. E pensare che non è la prima volta che festeggio Halloween”, pensò lei, annuendo, dopo aver preso per mano il suo pigro ed enigmatico fidanzato ed essersi fatta guidare fuori da quella stradina solitaria.

 

 

Mancava solo un’ora di caccia, alla mezzanotte.

 

Continua...

 

 

 

 

 

*-*-*-*-*

Oggi sarò breve xD

Innanzitutto, vorrei festeggiare il fatto di essere arrivata al decimo capitolo di questa raccolta *_* non è un meraviglioso traguardo?

Arriverò anche al ventesimo e al trentesimo, non temete! *posa eroica*

Devo ringraziare il vostro supporto nel commentare e nel seguirmi se sono ancora qui ^O^ e non mi riferisco solo alle fan del NaruHina, eh! (A buon intenditor, poche parole xD)

Perciò nella quarta e ultima parte di questa minilong, oltre a spiegarvi come mai questa decisione improvvisa, risponderò a ognuna di voi e ringrazierò chi di dovere ^^

 

Un bacione!

Rinalamisteriosa

 

PS per Bella: Forse ho tagliato di nuovo sul più bello, ma non lo faccio apposta xD è per creare la giusta suspance, quando mi fisso su questo sono imprevedibile ^_^

Ne approfitto per annunciarti che ho intenzione di scrivere una fic su una coppia a sorpresa, per festeggiare i tuoi due anni su EFP *_*

A presto, tesoro! *abbraccio*

 

 

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Capitolo 11
*** Quarta parte ***


Halloween party [NaruHina and ShikaTema version]

 

 

 

 

 

Quarta parte

 

 

 

Seguendo l’istinto del momento, con la sottile consapevolezza di avvertire un leggero tremolio alle gambe che procedevano quasi meccanicamente, di percepire il proprio respiro teso e irregolare, di avere dietro di sé colui che non avrebbe mai e poi mai voluto deludere, Hinata scelse impavidamente il corridoio di destra.

Naruto fece altrettanto, senza fiatare. Certo, si rendeva perfettamente conto di non essersi ancora adoperato per combinare qualcosa di buono, mentre la sua compagna si stava dimostrando veramente saggia e coraggiosa.

Non era la solita studentessa riservata, che senza chiedere nulla in cambio lo aiutava a scuola. Magari quello era uno dei suoi aspetti migliori, d’altronde il carattere di una persona può essere sì coerente, ma anche omogeneo. Sta di fatto che, adesso, nella temporanea incapacità di affrontare una situazione insolita, sentiva di ammirarla.

“Ehi, Hinata, fammi sapere se vuoi fare cambio, okay? Non c’è problema!” dichiarò solidale.

“Pe-perché? Sto sbagliando?”.

“No, no, non fraintendere, ti stai comportando benissimo. Pare mi sia passata la paura, tutto qui!” esclamò convinto.

“D’accordo”.

In quel momento, però, qualcosa andò a posarsi sul nasino di Hinata, che fu costretta a indietreggiare bruscamente, e suo malgrado, senza alcun preavviso, urtò con la schiena il ragazzo che, per non perdere l'equilibrio e cadere, aveva cominciato ad agitare comicamente le braccia e a saltellare sul posto.

Lei sussultò. “Oh, Na-Naruto-kun, scu-scusami, ma... ma...” farfugliò.

“Che è successo? Hai visto qualcuno? Hai sentito un altro rumore?” s’informò lui, dopo essere riuscito a fermarsi.

“I-il mio naso! Che cos'ho sul naso?!” squittì, allarmata, strizzando gli occhi senza avere il coraggio di toccarsi il punto preciso.

Lui assottigliò nuovamente lo sguardo, come aveva fatto precedentemente per osservare il corridoio, poi la guidò più vicina alla luce della candela e vi scoprì un ragnetto che, probabilmente, tessendo incurante la propria tela, si era ritrovato davanti al viso di lei mentre procedevano.

Lo scacciò subito via con un dito.

“Ecco fatto. Tranquilla, era solo un innocuo insettino”, la rassicurò, sorridendo.

Però lei fraintese quel gesto spontaneo e gli voltò le spalle, arrossendo e provando vergogna per se stessa e per lo sciocco, insulso attacco di panico.

“A-adesso ti ho deluso, vero? Stai ridendo di me”.

Così lo mise al corrente di un pensiero pessimista, chinando sconsolata il capo - stava andando tutto così bene, perché doveva rovinare tutto?

“No”, scosse la testa. “No, Hinata, ero solo...”.

Stava per dirle che era contento di sapere che non le era successo nulla di grave, che per un attimo si era preoccupato, che non avrebbe mai riso di lei, nemmeno per finta, quando un forte rumore proveniente da un punto imprecisato del corridoio avvolto dall’oscurità li distrasse di colpo, facendo vibrare il sottosuolo.

“Cosa è stato?!” chiese, atterrita.

“Hinata. Corri!”.

“M-ma...”.

“Non mi piace. Allontaniamoci in fretta, veloce!” esortò.

 

 

 

“Ehi, Shikamaru, vuoi deciderti a parlare oppure devo costringerti?”.

Temari sbuffò laconica, mentre passeggiavano sul marciapiedi, mano nella mano, osservando sia le macchine a fari accesi che ogni tanto sfrecciavano sulla carreggiata, sia le vetrine dei negozi illuminate artificialmente. 

“In realtà non c’è molto da dire, Temari, anzi, la faccenda è piuttosto evidente. Avrei dovuto applicarmi meglio prima, così avresti evitato di prendere freddo”, si rammaricò il ragazzo.

“Ah. Ma questo non è un problema, in fondo ho la pellaccia dura... Avanti, spara!” si giustificò, pur essendo rimasta colpita dal gesto cavalleresco di qualche minuto prima.

“Tutte le mappe del tesoro che hanno sorteggiato o sono una burla di discreto gusto, oppure conducono verso piste fasulle e inconcludenti”, spiegò così la sua teoria, in poche parole.

“No. Dici davvero?!” trasecolò lei.

“Certo. E c’è da aggiungere che sono stati furbi, perché la vera mappa non è stata assegnata a nessuno di noi!”.

“Ma... come fai ad esserne sicuro?”.

“Vedrai: se i miei calcoli sono esatti, dobbiamo solo parlare con uno di loro. Ovviamente, so già a chi rivolgermi”.

“A Choji?”.

Shikamaru annuì.

“D’accordo. Però ti renderai conto che, se la tua teoria è errata, ci faremo una pessima figura!” replicò, rabbrividendo soltanto all’idea di sbagliare qualcosa.

“Non se si parla del mio migliore amico, seccatura. Poi lo sai che ho un buon rapporto con tutti gli altri, più o meno”, ammise modestamente.

Lei stava per rispondere, sarcasticamente saccente: “Allora andiamo, mio genio, e sbrighiamoci a svelare questa pagliacciata ben riuscita a tutti gli altri”, ma venne preceduta da qualcuno che non aveva esitato a salutarla e della cui presenza non si era minimamente accorta. Eppure condividevano lo stesso sangue, che cosa strana.

Così il fratello minore della ragazza, per l’occasione travestitosi da Frankenstein, dopo aver attraversato la strada, spostando lo sguardo da destra a sinistra per accertarsi che nessun veicolo lo investisse, si frappose tra loro, dando le spalle all’invisibile - secondo lui - Shikamaru.

“Allora? Come procede?” domandò rivolto alla sorella, tra l’incuriosito e il divertito.

“Diciamo che siamo a buon punto. E a te?”.

Kankuro scrollò le spalle possenti.

“Io non sto partecipando, perciò ne ho approfittato per abbandonare momentaneamente la festa”.

“Ah, sì? Come mai? Scommetto che non hai trovato la ragazza!” lo schernì.

“E invece ti sbagli, c’erano ben due ragazze interessate a partecipare con me. Sono stato io a volermi astenere. Non amo le cacce al tesoro, Temari, dovresti saperlo!" esclamò, infervorandosi. Così la sorella si rese conto che era anche un po’ brillo, ma fece finta di nulla per prenderlo in giro.

“In effetti, io o Gaara da piccoli ti abbiamo-“.

“Per pietà, non ricordarmelo!” la bloccò, prima che potesse finire la frase.  

“Scusa. Sei stato tu ad attaccare bottone, non io!” si giustificò lei.

“Ehm, ehm”, si schiarì la voce pacata Shikamaru, ricordando loro la propria presenza. “Seccatura, ti ricordo che abbiamo un tesoro da cercare. Ne avete per molto?”.

“Sì, perché? Qualche problema?” gli rispose sfacciatamente Kankuro, voltando appena la testa e imbronciandosi.

“No”.

“Adesso non posso neanche parlare con mia sorella in tua presenza?” lo aggredì.

“Ma che cavolo dici?! Non ho mai detto una cosa del genere, sei tu che-”.

“Sì, come no!”.

“È la verità!”.

“La volete piantare?”.

“Ha cominciato lui!” parlarono e si indicarono contemporaneamente.

“Non mi interessa! Shikamaru, tu vieni con me. Kankuro, tu te ne torni a casa. Immediatamente!” convenne Temari, categorica.

“Ma-”.

“Preferisci che stanotte ti faccia dormire nella tua stanza, oppure in giardino, nella cuccia del mastino di Gaara?” lo ricattò, con un tono di voce tra lo spazientito e il sadico.

Lui rabbrividì all’istante: era solo un mese che dei tizi avevano regalato a Gaara quel bestione dal pelo scuro, e lui ovviamente non riusciva a starci vicino, figuriamoci condividere la stessa cuccia.

“E se invece venissi a cercare il tesoro con voi? Prometto che non parlo più, che lascio in pace questo pigrone, che vi seguo con la bocca cucita. Ti prego, sorellina, per favore!” la pregò, insistente.

L’altra alzò gli occhi al cielo. “Kankuro, sei patetico”.

“Ti prego, ti prego, ti preeego!”.

“Kankuro, mi fai quasi vergognare di essere tua parente”.

“Eddai! Faccio il bravo. Ti prego, ti prego, ti preeego!”. 

Dopo averlo visto saltellare intorno come uno scimmione impazzito e implorante insieme, Temari dovette fermare il tutto urlando a squarciagola un “E va bene, vieni!”, mentre Shikamaru li guardava scioccato.

E avendo ottenuto ciò che voleva, il fratellino si calmò all’istante, ringraziandola con un semplice inchino e un sorrisetto nascosto sotto i baffi.

“Razza di idiota!” borbottò poi la ragazza dall’umore ormai alterato, riprendendo il suo ragazzo per mano e trascinando Kankuro per l’orecchio con l’altra libera.

“Ahia! Fa male!” si lamentò.

“Così impari a comportarti da bambino. Qui, dove chiunque più vederci!” lo rimproverò Temari, a denti stretti. “E per oggi non azzardarti più a bere!”.

 

 

 

Correre.

Era quello che stava facendo. Dopo essere stata incitata da Naruto ad allontanarsi, Hinata non aveva smesso per un solo istante di correre, con tutto che si sentiva il fiatone e le gambe minacciavano di cedere allo sfinimento da un momento all’altro.

Quel corridoio sembrava infinitamente lungo, eppure...

Eppure si chiese se non stessero semplicemente girando intorno, perché era strano ritrovarsi sempre le stesse candele a segnare il percorso, le stesse deviazioni.

Il rumore poi era cessato, quindi potevano anche permettersi di fare una pausa, no?

Girò la testa, sperando che anche il ragazzo fosse arrivato alle medesime conclusioni e le facesse segno di fermarsi a riposare.

Ma scoprì con orrore che lui non c’era più, che non era dietro di lei come aveva potuto constatare cinque minuti prima.

Arrestò la corsa e inarcò la schiena fino a toccarsi le ginocchia con le mani. Prima di tornare a respirare normalmente, però, doveva capire.

Perché Naruto l’aveva abbandonata?

Perché era sparito così, all’improvviso e senza che lei se ne fosse accorta, forse troppo impegnata a obbedire alle frequenti richieste di fuga?

“Avrei dovuto accorgermene”, si disse sconsolata, mordendosi il labbro inferiore e strizzando gli occhi per trattenere il bisogno impellente di piangere.

Altro che divertimento!

Quella caccia al tesoro si era presto trasformata in un incubo, e come se ciò non bastasse non avevano ancora trovato niente, ma si erano solamente persi di vista.

“Perdonami, Naruto-kun. Sono solo una stupida, una... una piagnona senza fegato”.

Si avvicinò titubante a una parete e scivolò sul fianco, seguendo il muro e ritrovandosi seduta sulle proprie gambe, in prossimità di una candela che, assorta, afferrò con una mano.

Quella fievole luce, se non altro, la rassicurava: soffermarsi a guardarla la aiutava a reprimere la paura in un angolo remoto del cuore, calmando i battiti e riportandoli a un ritmo normale.

Però non le impedì di liberarsi dalle lacrime che, bramose di uscire, le pizzicavano gli occhi chiari.

“Candelina…” la chiamò dolcemente, con voce tenue, come se si trovasse in compagnia di una persona amica e dovesse confidarle un segreto prezioso. “Candelina, perché non sono forte come vorrei? Eppure, quando sapevo che Naruto era vicino a me, per un attimo ho creduto di poter essere diversa”.

La strinse, dando poca importanza alle dita tremolanti.

“Perché mi succede questo? Pe-perché sono fatta così? E lui... d-dov’è? Dov’è andato?”.

Non poteva credere che l’avesse abbandonata così, di punto in bianco.

Doveva cercare una spiegazione, perché il suo Naruto non si sarebbe allontanato senza che ci fosse un valido motivo dietro.

È vero che ogni tanto, a scuola, si dimenticava di lei, preferendo invece la compagnia degli altri... però qui non erano a scuola, e l’altruismo di certo non gli mancava.

E anche se fosse andato a cercare altruisticamente aiuto, perché non l’aveva informata prima di sparire?

Mentre si lambiccava il cervello in cerca di ogni possibile risposta, lasciando scivolare qualche lacrima lungo le guance nivee, avvertì distintamente un incedere di passi, dietro di lei, farsi sempre più inesorabilmente vicini.

E non era il solo particolare. Aveva infatti la sensazione che a quei passi lenti e cadenzati si sovrapponessero altri più affrettati e veloci, come se ci fossero non una, ma due presenze ad avvicinarsi.

Non ebbe il coraggio di voltare la testa, né di smuoversi dalla posizione accucciata, era paralizzata.

Non riusciva nemmeno a parlare, anche solo per chiedere se nei paraggi si nascondesse il suo Naruto - perché non si sarebbe mai arrabbiata con lui, neanche per una presa in giro.

Sarebbe morta di paura, piuttosto che irritarsi con lui!

“Sono enormemente ingenua, ne sono consapevole, ma... non posso farne a meno”, pensò.

 

C’era stata una colluttazione, uno scontro diretto.

Il frastuono dei passi nel silenzio del corridoio era terminato, per sostituirsi a un tonfo provocato da una caduta a terra.

“Finalmente ti ho preso! Sei stato tu a farci spaventare, con tutti quei rumori inquietanti, vero? Vero?! Chi diavolo sei? Avanti, confessa!”.

“Ma questo...” lo riconobbe Hinata, singhiozzando.

Dopo essersi accorto dell’ombra di un tizio misterioso e sospetto, Naruto, con tutta la sua impulsività, l’aveva sorpreso e preso sonoramente a pugni, facendolo cadere a terra.

Adesso lo aveva sollevato stringendo con una mano il maglione sgualcito, e lo scuoteva, perché esigeva subito una spiegazione alla serie di domande.

Con l’aspetto da barbone sembrava proprio un tipo poco raccomandabile e ambiguo, magari un maniaco che cercava di fare del male alla sua compagna di classe. Strinse i denti, furioso.

“Sei impetuoso, ragazzino, non c'è che dire!”, biascicò lo straniero. “Voglio premiare il tuo coraggio, te lo meriti. Ti dirò chi sono, però...”.

“Però... cosa?”.

Mi stai soffocando”, replicò, con gli occhi spiritati.

Naruto mollò la presa, ma non smise di guardarlo male.

“Adesso risponde!” gli intimò.

Calò un silenzio teso, ogni tanto rotto dai singhiozzi tenui di Hinata, ogni tanto dalla parlata estremamente roca dell’individuo.

 

 

 

*

 

 

 

“Beh, ragazzi, che dire? Siete stati grandiosi!” si congratulò Choji, sorridendo dopo averli ascoltati, per poi porgere loro un bigliettino e aggiungere: “Ecco il vero indizio per il tesoro: lo troverete qui”.

“Oh, finalmente!”.

Temari lo arraffò senza indugi e lesse subito.

“È in giardino, nel cespuglio alla destra della fontana con la statua di marmo dell'angioletto”.

“Perfetto, andiamo subito!” esultò Kankuro.

Quando però fece per avviarsi, Temari lo trattenne, fulminandolo poi con uno sguardo perentorio.

“Ehi, furbetto, un momento! Abbiamo risolto io e Shikamaru il mistero, perciò dobbiamo essere noi ad andare a prenderlo. Tu aspetti qui!”.

Shikamaru sbuffò, e per l’ennesima volta in quella serata decisamente poco rilassante si ritrovò trascinato dalla propria fidanzata, e se era fortunato quella sarebbe stata l’ultima volta prima di andare a dormire, anche se sinceramente ne dubitava.

Mancavano venti minuti, alla mezzanotte.

 

 

 

Intanto, Naruto e Hinata stavano risalendo le scale per tornare alla festa, dopo aver chiarito la questione del ladro barbone. Quel tizio si era semplicemente imbucato alla festa e nella confusione generale si era perso.

Quando poi aveva adocchiato, per puro caso, il braccialetto con le perline brillanti sul polso di Hinata, pensando si trattasse di un oggetto di valore li aveva seguiti, ritrovandosi anch’egli nei sotterranei.

“Per fortuna era solo un comune ladro. Comunque non mi fido ancora della sua versione dei fatti: secondo me voleva farti del male, ma poi ha capito con chi aveva a che fare ed è scappato con la coda tra le gambe”, ammise Naruto, vantandosi vagamente di sé e della propria baldanza.

“Io... i-io ti chiedo scusa, Naruto”.

“Cosa?! E perché?”.

“Per essere una fifona e-e una de-debole che sa solo svenire quando-”.

“Tu non hai nulla da rimproverarti, Hinata, fidati! Anzi, sei stata bravissima, molte avrebbero urlato o fatto di peggio al tuo posto”.

Assicurato questo, le sorrise come solo lui sapeva fare. La ragazza si sentì avvampare: come faceva a confidargli che il motivo dello svenimento era stato la sua vicinanza quando, preoccupandosi per i continui singhiozzi, le si era inginocchiato al fianco, sollevandole poi, con un dito sul mento, il viso in lacrime? Quando la sua voce così vicina la confortava, sussurrandole che il pericolo era passato?

Come faceva a dirgli che era svenuta tra le sue braccia per l’emozione di un tale gesto, rivolto solo ed esclusivamente a lei?

Fortuna che adesso stava dietro di lui e non poteva guardarla in faccia, a meno che non si voltasse.

“Ora basta, Hinata. Smettila di illuderti perché, quando tornerete a scuola, dopo i due giorni di vacanza che vi hanno dato i professori, tutto tornerà come prima. Lui si dimenticherà che...”.

“Invece sono io che ti chiedo scusa”, replicò serio Naruto, quando ormai aveva superato tutti gli scalini e lei lo vide fermarsi. “Avevo promesso che ti saresti divertita. Non sono stato di parola”.

Oh, mamma. Ci mancava solo che perdesse i sensi e ruzzolasse giù dalle scale, in fondo doveva ancora salire un gradino.

“M-ma-ma”, balbettò piano, incoerentemente, “la fe-festa no-non è finita, no”.

Era un chiaro riferimento al fatto che c’era tempo per divertirsi, bastava desiderarlo.

D’altronde, non si erano ancora uditi i rintocchi della torre dell’orologio che segnava la mezzanotte - e quindi la fine della caccia al tesoro.

Solo non sarebbero più scesi nel sotterraneo, questa ipotesi si escludeva a priori.

Però, forse, lui era rimasto deluso per la sfortuna che aveva irrimediabilmente arrecato loro il sorteggio, oppure percepiva il cocente rimorso di non essere stato abbastanza abile nella ricerca.

Sta di fatto che allora, se le cose stavano così, la vera responsabile di tutto...

“Uh, è proprio vero, hai ragione!” s'illuminò. “Siamo ancora in tempo per trovare di che divertirci... già!” esclamò poco dopo, con rinnovato entusiasmo.

La vera fortuna - si ritrovò a pensare Hinata, con un sommesso sospiro di sollievo - consisteva nella mera difficoltà di fargli restare il muso troppo a lungo, poiché lui aveva l’incredibile capacità di stravolgersi in pochi minuti, di balzare repentinamente dalla tristezza più divagante alla gioia più genuina.

Dunque Naruto si girò volutamente, le tese una mano, appiglio che non avrebbe mai rifiutato, e alzando un piede lei salì il gradino che li separava. Timidamente e con un riluttante sorriso Hinata abbassò il capo, mentre il cuore sembrava volerle uscire dal petto, per quanto batteva forte. 

Senza sciogliere quel semplice contatto tra le loro mani, s’incamminarono allora verso il grande androne della festa, dove non si fermarono finché non incrociarono Kiba, il quale li informò dell’andamento del gioco, soprattutto del fatto che alla fine erano stati Shikamaru e Temari a risolvere il mistero e a trovare il tesoro.

“Davvero?! E che cos’era?”.

Hinata invece non proferì parola. Era solo contenta per Temari-san.

“Una scatola di cioccolatini e sessanta buoni per una consumazione gratuita nei migliori ristoranti della città”, rispose. “A proposito, Naruto, vedo che oggi voi due avete una certa confidenza”, notò, alludendo alle loro mani intrecciate.

“Non sono affari tuoi!” gli fece la linguaccia Naruto, mentre Hinata distoglieva imbarazzata lo sguardo.

“Ah, sì?” insisté Kiba, ammiccando. “Scommetto che non hai il coraggio di invitarla a ballare!” lo sfidò.

Naruto fece finta di pensarci su, poi sorrise e annuì con vigore. “Ma lo sai che questa è un’ottima proposta? Non l’avevo proprio considerata! Coraggio, Hinata, facciamogli vedere come ci si scatena in pista!”.

“E-eh?! Ve-veramente...” indugiò lei, con le guance imporporate e il tremolio alle dita.

Troppo tardi.

Avrebbe voluto confessargli che non sapeva ballare, che era tremendamente impacciata, ma Naruto si stava già sfilando il mantello dal costume, per poi riporlo in modo disordinato su una sedia.

“Ecco fatto!” esultò. Era così contento che lei non se la sentì di rifiutare, perciò tacque la sua incapacità e lo seguì.

E sorprendentemente, quando lui le cinse la vita e la fece volteggiare, provocandole un batticuore assurdo, le sembrò di toccare il cielo con un dito.

 

 

[Non è mai troppo tardi per divertirsi.]

 

 

Mentre i famosi rintocchi della torre riecheggiavano nei dintorni, le stelle ornavano il cielo notturno e la nobile luna piena lo dominava, la coppia vincitrice sedeva sul bordo della fontana.

“Ehi, Shikamaru?”.

“Mh?”.

“Mi concederesti il bacio di mezzanotte?”.

Temari schiuse le labbra, il ragazzo la scrutò intensamente.

“A una condizione”, disse, coprendo poi uno sbadiglio con le mani.

Certo che era proprio bravo a guastare i momenti romantici, certe volte!

Sospirò. “Dimmi”.

“Niente punizione. Ecco cosa desidero”.

Seguì un altro sospiro da parte della bionda, questa volta più pesante.

“D’accordo, crybaby, d’accordo”, acconsentì, incrociando però le dita dietro la schiena - perché la vera furba, tra i due, era sempre lei.

Lui accennò un sorriso liberatorio e si chinò a baciarla, ignaro.

 

 

Fanno proprio bene a chiamarla notte delle streghe.

 

 

FINE

 

 

 

 

 

*-*-*-*-*

Ah, che liberazione XD ecco qui la quarta parte, quasi non mi par vero di essere arrivata alla conclusione ^O^ è stato piacevole scriverla!

Dunque... come dicevo nello scorso capitolo, ho ritenuto saggio allungare poiché, andando avanti, sono stata colta da altre piccole idee per la mini long. Comunque adesso è davvero finita, non dovete temere altre sorprese ^^

Ho curato soprattutto le scene con le due coppie stabilite, perché capirete che se avessi affrontato tutti i personaggi non avrei mai terminato, e l’intenzione iniziale non prevedeva una storia infinita ._. perciò chiedo scusa a chi si aspettava di vedere (ne cito due, per fare un esempio) Shino o Karin ^^''

Per qualsiasi altro dubbio sulla trama, chiedete XD la prossima volta vi risponderò sicuramente ^^

 

Ringraziamenti finali:

 

_BellaBlack_: No, ti ripeto che non sono sadica XD

"Ma Tem ha ragione: il fumo fa male! E oltretutto ti lascia un alito tremendo... Quando vedo qualcuno che fuma gli infilerei la sigaretta su per il naso u.u"

Quoto in pieno =.= infatti a casa mia ho mio padre che fuma, e non riusciamo a convincerlo a smettere, nemmeno nascondendogli i pacchetti! ç_ç

Comunque, sono felicissima di sapere che hai apprezzato la scenetta che ho scritto per te nella seconda parte, e i momenti ShikaTema nella terza parte *_* grazie mille tesoro! Ti voglio bene! 

shurei: Mi sono giustificata su msn XD non sapevo che fargli fare a Neji, scusami tanto ç_ç

Grazie mille per i commenti gemi, ecco qui la sorpresa finale (così l'hai definita XD)!

Un bacione, ti adoro! ^O^ 

Shatzy: È amore, Flavia *_* l’amore nasconde i difetti, o li rende più belli, quindi è più che comprensibile che per Hinata lui sia tutto tranne che scemo ç_ç li adoro tanto tanto!

Amo anche lo ShikaTema, quindi sono felice di averlo rispettato ^^

Non so più che dire, solo che sei stata gentilissima a seguirmi fin qui e ad aver accettato di leggere la prima e l’ultima parte in anteprima *__* grazie mille! Ciao cara, un bacione! (PS: Adesso posso dedicarmi con tranquillità alla sorpresa per te ^O^)

kry333: Grazie a te che mi segui sempre *__* davvero, sei tanto gentile! Un bacio! (Spero che la parte finale sia stata di tuo gradimento ^^)

valerya90: Grazie per i complimenti, nee-chan *__* dai, non preoccuparti se non ci sentiamo tanto su msn, se sei impegnata con gli studi è normale ^^ tranquilla! Un bacione!

_lupetta96_: Una nuova lettrice ^^ grazie mille per il complimento! Che ne pensi dell’ultima parte? Ciao ^O^

 

Poi ci tengo a ringraziare Angel Ecate, che ha iniziato a commentare la raccolta dal primo capitolo fino al quinto (*__* grazie! Appena potrò, mi sdebiterò con una mail XD), e tutti coloro che hanno inserito la raccolta tra i preferiti o tra le seguite ç_ç sono commossa!

 

 

Mie care, ci si sente alla prossima NaruHina, vero? *smile*

 

Un bacione!

Rinalamisteriosa

 

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Capitolo 12
*** SPECIAL: Tre dolci momenti natalizi ***


Dedicato alla mia Ayumi Yoshida e a tutte le fan NaruHina che seguono questa raccolta.

Buon Natale! ^O^

 

 

 

- Il Natale muove una bacchetta magica sul mondo ed ecco, tutto è più dolce e più bello. Norman Vincent Peale -

 

 

 

TRE DOLCI MOMENTI NATALIZI

*23 dicembre*

[Hinata & Kushina - 348 parole]

 

 

 

“Mamma. Mamma!”.

La piccola Kushina, di soli cinque* anni, attraversò tutta contenta e con la solita vocina squillante il pavimento della cucina incontro a Hinata, la quale si era fatta dare la ricetta di una torta natalizia da Ino e stava cercando di aggiungere la giusta quantità di latte all’impasto.

Sentendosi però strattonare con insistenza il grembiule, lasciò perdere momentaneamente tutto e si dedicò alla figlioletta.

“Cosa c’è?” le domandò dolcemente, chinandosi sulle ginocchia e scostandole con la mano pulita la frangia scura e disordinata dalla fronte.

“Guarda cosa ho trovato!” esclamò la bambina, rivelando una collana argentata con un ciondolo a forma di stella. “Mamma, è tua?”.

“Oh”, disse, stupendosi un po’. “Certo… È un regalo di tuo padre”.

Hinata la scrutò profondamente, nostalgica. Non perché fosse un triste ricordo. Al contrario, l’aveva ricevuta inaspettatamente il giorno del suo diciassettesimo compleanno, anche se a essere sincera il regalo più bello era stato proprio quello di aver visto lui presentarsi a casa sua, con un sorriso radioso e un pacchetto tra le mani.

“Mamma”, riprese la piccola, illuminandosi. “Posso metterla?”.

“Sì”, annuì comprensiva lei, per poi sorridere mentre Kushina cercava di passarla dalla testa, ma invano. La bloccò in tempo.

“Tesoro, lascia fare a me, prima che la rompi”.

Con estrema cura Hinata aprì il gancetto, fece voltare la figlia, la circondò con le braccia assicurandosi che il ciondolo scendesse lungo il collo e poi riagganciò con la stessa premura le due estremità della collana.

“Ecco fatto! Stai benissimo”, garantì.

“Davvero?! Grazie, grazie, grazie!” e Kushina saltellò felicemente per tutta la cucina, facendo ciondolare il vestitino rosso e bianco che lei stessa le aveva cucito.

Okay che non era bravissima e si era punta più volte le dita con l’ago, ma vederglielo addosso le trasmetteva una tenera sensazione di benessere, un’immensa soddisfazione da aggiungere a tutte le altre ottenute da quando si sentiva ricambiata e amata dal suo Naruto.

“Giusto... la torta!” si ricordò all'improvviso, tornando vicina al tavolo infarinato e sperando con tutta se stessa di combinare qualcosa di buono.

Glielo doveva, ai suoi più grandi tesori.

 

 

 

*24 dicembre*

[Naruto & Kushina – 266 parole]

 

 

 

“Ehi, papà, stanotte viene Babbo Natale, vero?”.

“Certo che verrà!”.

“E se non dovesse venire?”.

Mentre Hinata stava in cucina a lavare tutti i piatti che avevano sporcato durante il Cenone della Vigilia, la piccola Kushina, seduta sulle gambe di un sazio Naruto, gli aveva rivolto questa curiosa domanda, accompagnata poi da un dubbio imbronciato.

“Ehm…” esitò un attimo, grattandosi la punta del naso, “se non dovesse venire... Beh, ovvio no? Se non verrà, andrò personalmente a cercarlo e poi lo trascinerò qui a forza!” esclamò risoluto, così deciso da risultare abbastanza credibile, perché sapeva che in realtà questo fantomatico vecchio con la barba lunga, il cappello e il vestito rosso, portatore di doni per tutti i bambini buoni del mondo, non era mai esistito se non nella fantasia collettiva.

E la risatina infantile e spontanea della sua adorabile Kushina gli fece sentire un po’ meno gravoso il peso della bugia. Anche se era a fin di bene.

“Eh sì”, continuò, abbracciandola, “perché nessuno, nemmeno Babbo Natale, può fermarmi!”. si vantò.

“Vero! Perché tu sei fortissimissimo!” lo assecondò compiaciuta la figlioletta, poggiando la testolina sul suo petto e chiudendo gli occhi.

In questi momenti anche uno come Naruto, a cui non piaceva proprio stare fermo, si sentiva in dovere di fare il bravo genitore e aspettare che Kushina si addormentasse per poi portarla a letto e rimboccarle le coperte come insegnatogli da Hinata.

Peccato che Kushina Uzumaki non si sopisse così facilmente…

 

“Papà?”.

“Mh?”.

“Mi racconti di quando hai salvato il Villaggio? Per favore!”.

 

…e ciò che lei aveva appena richiesto era di una lunghezza considerevole!

 

 

 

*25 dicembre*

[Naruto, Hinata & Kushina – 752 parole]

 

 

 

“Mamma, mamma! Papà! Sveglia, sveglia, è Natale!” esultò Kushina in pigiama, salendo sul letto, in mezzo ai due genitori, e saltandovi sopra, facendo tremare tutto il materasso.

“Evviva, evviva!”.

Erano le dieci della mattina di Natale, eppure lei era riuscita ad alzarsi prima di loro, forse perché impaziente e trepidante di scartare il proprio regalo sotto l’albero.

Hinata emerse dalle coperte, si sedette e si strofinò gli occhi.

“Tesoro, stai attenta a non... cadere”, mormorò.

Con un sospiro sommesso, notò che la sua previsione si era avverata e che la bambina aveva cominciato a gemere per la botta in testa. “Appunto…”.

“Che succede?” mugolò lamentoso Naruto, premendosi un cuscino sulle orecchie, mentre Hinata si era già alzata per accompagnare la bambina in cucina.

“Kushina ha bisogno del ghiaccio”, rispose solo, prima di uscire dalla loro camera da letto.

“Ghiaccio? E perché?!” si chiese, mezzo addormentato, anche se capì presto che, se voleva davvero scoprirlo, doveva alzarsi anche lui e raggiungerle.

 

Invero, dopo aver tenuto il ghiaccio sul bernoccolo per qualche minuto, Kushina tornò a sorridere spensierata e si precipitò vicino all’alberello di Natale, addobbato con fili e palline blu e arancioni, per abbracciare il suo regalo: un pacco rosso con il fiocco dorato, di medie dimensioni.

“Che bello... Voglio aprirlo subitissimo!”.

“B-buon Natale, cara”, le disse dolcemente Hinata, senza riuscire a trattenere la commozione che gli occhi lucidi e le mani tremanti rivelavano.

“Già!” sorrise Naruto, avvicinatosi per cingere le spalle alla moglie. “Buon Natale e tanti auguri. C’è un altro regalo per entrambe, sai Kushina? Arriverà presto!”.

Kushina annuì, mentre a Hinata si imporporarono le guance e abbassò timidamente il capo, un atteggiamento che in fondo faceva parte di lei, anche se ormai era una donna adulta.

“Ora si apre quello di Babbo Natale per me!” esclamò, tirando decisa il fiocco e strappandolo, mentre la carta veniva scartata in tutta fretta e finiva per terra.

La piccola trattenne il fiato.

“Uh! È la bambola che desideravo, visto?” e la abbracciò, tutta entusiasta.

Ma Naruto non poté godersi appieno la gioia della figlia, perché proprio in quel momento un ninja entrò fulmineo dalla finestra, rivolgendosi a lui.

“Hokage-sama, c'è un problema”.

“Che tipo di problema?” domandò senza indugio, ma allo stesso tempo senza capire cosa poteva essere successo, mentre Hinata sussultò preoccupata.

“Ecco, vede, quel progetto che ha fatto costruire si è... come dire... incendiato”, spiegò.

“Co... come può essersi incendiato?” sbottò, aggredendolo quasi. “Da solo non è possibile. Voglio il nome del colpevole, avanti! Andrò personalmente a fargliela pagare cara, me ne sbatto del fatto che siamo a Natale!” dichiarò, sfogandosi.

“Na-Naruto, non fare così...” cercò di calmarlo Hinata, mentre la figlia si stringeva, spaventata dalla reazione inquieta e impulsiva del padre, alla nuova bambola di pezza.

“Hokage-sama, purtroppo non sappiamo chi sia il colpevole. Si calmi e pensi a trascorrere un buon Natale con la famiglia, se scopriamo qualcosa le facciamo sapere. Buona giornata!” concluse.

E dopo questa frase tranquillizzante - insomma! -, Hinata fece accomodare il marito, il quale adesso mostrava un evidente tic in un occhio e digrignava i denti, ma almeno non parlava più, sedendosi al suo fianco sul divanetto.

Anche Kushina si unì a loro, saltandogli in braccio e guardandolo con due occhioni dolci e apprensivi - eppure era soltanto una bambina di cinque anni…

“Papà, non fare così. Ti voglio bene”, disse piano. Chiunque si sarebbe intenerito, Hokage compreso.

“Anch’io. Scusate se ho reagito così, ma se si riferiva al progetto che penso io, oggi dovevamo andare a vederlo. Mi dispiace, perché era quello il regalo a cui alludevo prima”, confessò, sinceramente sconsolato, imbronciandosi un po’ mentre ricambiava l’abbraccio della piccola.

“Naruto”, intervenne la consorte, “non importa, davvero. La cosa più importante è stare bene, sapere che il nostro Villaggio non ha problemi. Tu sei un Hokage eccezionale, un marito perfetto e un padre bravissimo. Non ti devi preoccupare... Basta questo a rendermi felice. Non serve altro”.

“Renderci, mamma!” la corresse accorta Kushina, sorridendo.

E Naruto capì che entrambe gli erano veramente affezionate per poter dire delle parole così belle e sentite.

Meglio così, pensò, e sorrise.

Doveva essere questa la magia del Natale, lo spirito benevolo che scacciava via tutti i pensieri negativi, tristi e gravosi lasciando volare, liberi e incontrastati, sentimenti puri, dolci e indescrivibilmente veri.

“Grazie! A tutte e due”.

Così la famigliola felice si strinse in un tenero abbraccio, ridendo e scherzando per qualche minuto, tra carezze e baci sulla guancia o a fior di labbra, dimentichi di tutto il resto.

 

 

 

FINE

 

 

 

 

 

*-*-*-*-*

Ecco l'aggiornamento natalizio della mia raccolta, il regalo per Roby *__*

Dolce, proprio come la citazione a cui il capitolo è ispirato, e con un colpo di scena sulla terza parte, anche se ho deciso di lasciare il mistero sul colpevole (però io so chi è XD provate a indovinare, se volete!)

Questa è una What If? con tre scenette, dico What If?perché è ambientata in un ipotetico futuro, e la figlia di Naruto e Hinata si chiama Kushina in onore della nonna paterna *__*

Ha lo stesso carattere di Naruto, ma d’aspetto è uguale a Hinata ^^ [EDIT: Vicino all’età di Kushina c'è un * perché prima era di sei anni, ma poi ho preferito scendere a cinque XP]

Mi dispiace di non poter fare più di così ç_ç purtroppo il tempo stringe, per due giorni sarò fuori casa e senza internet, quindi gli altri regalini arriveranno prossimamente...

Prima di chiudere, vorrei ringraziare infinitamente chi ha commentato la fine della mini-long di Halloween, ovvero:

 

- _BellaBlack_ (Tesoro, lo dico a te ma vale per tutti: Kankuro era un po’ OOC perché ubriaco, compatiamolo XD A proposito: sono felice di averti sentita! *__*)

- Baby_Be (No, quella frase a effetto non era riferita a Naruto: era un modo per aumentare la suspance, capito? ^^ Grazie per il commento!)

- kry333

- valerya90

- _lupetta96_

- Ayumi Yoshida

- Shatzy

- Angel Ecate

 

Buon Natale! ^O^

 

Un bacione!

Rinalamisteriosa

 

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Capitolo 13
*** Restaurant {For Naruto's Birthday} ***


Dedicata a:

- Roby e a tutte coloro che come lei attendevano questo aggiornamento con ansia *__*

- Hermi-neechan, perché oggi è il suo compleanno ^O^ TANTI AUGURI!!!

- Angel Ecate, perché ho saputo che domani fa il compleanno, quindi una piccola dedica anche per lei ^^

 

 

 

Restaurant {For Naruto's Birthday}

 

(bi-shot; AU; Incompiuta)

 

 

 

*NARUTO POV*

 

 

 

[ATTESA]

 

 

 

Nove meno venti.

Questo l’orario che le lancette dell’orologio da polso marcato Breil – un costoso regalo di Jiraiya, il mio stravagante padrino – segnavano prima che io alzassi uno sguardo nervoso e impaziente sulla via circostante, in latente attesa.

Al mio fianco, Hinata giocherellava ansiosa con la cerniera della borsetta Coconuda in pelle di coccodrillo; aveva le mani guantate, un vestito viola elegante e non troppo appariscente, i capelli scuri raccolti in un raffinato chignon e impreziositi da una coroncina di brillanti, il trucco leggero.

Era splendida nel vero senso della parola, ma io in quel momento ero troppo impegnato a imprecare mentalmente contro i miei genitori per prestarle la dovuta attenzione.

“Quanto ci mettono?! Eppure sanno benissimo che detesto aspettare!” esclamai all’improvviso, cocciutamente imbronciato, incrociando le braccia al petto.

Anch’io per l’occasione avevo indossato il completo più chic del mio guardaroba autunnale, con tanto di farfallino nero, gemelli dorati e mocassini di vero cuoio.

“Non so... Avranno avuto qualche contrattempo”, cercò di tranquillizzarmi mormorando piano questa possibilità. “O forse siamo noi a essere in anticipo”.

“L’appuntamento fuori dal ristorante era alle otto e mezza, però! Adesso sono passati…” puntai nuovamente lo sguardo sull’ora, “tredici minuti esatti da quando abbiamo parcheggiato l’auto: ti sembrano pochi?” sbottai.

L’attenzione di Hinata passò a concentrarsi su di me: con un lieve sorriso dolce portò il manico della borsa sul gomito e si dedicò ad aggiustare con le mani le pieghe del colletto della mia camicia, assicurandomi timidamente che i nostri genitori non si sarebbero dimenticati di noi e della cena che avevamo preparato – in gran segreto – per annunciare ufficialmente il nostro fidanzamento, e infatti avevo dovuto far credere loro che l’idea era stata solamente mia.

Annuii perplesso, per poi scoccarle un leggero bacio sulla fronte e infine tornare a guardare la strada alla mia sinistra.

 

 

 

[ARRIVO]

 

 

 

Dopo due minuti di sospiri d’impazienza e sguardi vaganti tra la via semi-deserta, l’orologio nuovo e la timida e premurosa Hinata al mio fianco, finalmente una familiare limousine bianca – proprietà di Hiashi, ovviamente – sostò accanto al nostro marciapiede. Mi affrettai ad aprire prontamente la portiera posteriore e la prima a scendere dalla lussuosa vettura fu la mamma.

Rare volte l’avevo vista con un abito di tal genere addosso (proprio lei che solitamente li snobba perché si sente più comoda e a proprio agio con i pantaloni), però dovevo ammettere che le stava d’incanto: era un lungo vestito nero, senza maniche, con il colletto alto e una spacca vertiginosa sulla gamba destra; nessuna scollatura sul petto, anche se il tessuto era abbastanza aderente per evidenziare la forma dei seni.

“Alla buon’ora, eh!” le feci notare, leggermente alterato.

“Ma quanto siamo agitati oggi, signorino! Datti una calmata, okay? Non rovinare questa splendida serata: d’altronde, tesoro, è il tuo compleanno”, mi ricordò saccente, a tono di rimprovero, spostando con le dita dalle unghie smaltate una ciocca dei suoi lunghi e lisci capelli rossi che le ricadeva sull’occhio smeraldino, sistemandosi poi uno scialle bianco che prese dal sedile sulle spalle.

“D’accordo mamma!” Sorrisi insolente.

Allora salutai il mio papà, l’uomo che scese dopo di lei: ci somigliavamo molto, stessi occhi azzurri e limpidi, stessa zazzera bionda, anche se lui possedeva un tratto differente degli occhi e del viso – almeno qualcosa l’avevo ereditata da mia madre, così come il carattere.

Entrambi superavano di poco la soglia dei quaranta, anche se dimostravano meno anni di quanto ne avessero in realtà.

“Ciao figliolo!” mi si rivolse tranquillo, chiudendo la portiera. “Perdona il ritardo, ma la signora ha perso tempo ad agghindarsi e quindi...” si scusò.

“Se non sono abituata che ci posso fare?” mormorò con un piccolo broncio.

Nel frattempo Hinata, che si sentiva estranea in mezzo ai due coniugi, si era allontanata silenziosamente per fare il giro della limousine e raggiungere il padre che, proprio in quel momento, usciva dal sedile anteriore, quello accanto all’autista, e si girava per fornirgli precise istruzioni su quando sarebbe dovuto tornare a riprenderli.

Dall’espressione del volto appariva abbastanza seccato, con il lungo cilindro sulla testa, i capelli castani con qualche striscia bianca legati in una coda bassa e il consueto completo che indossava anche alle conferenze o alle riunioni della sua ricca e propizia azienda.

 

 

 

[ENTRATA 1]

 

 

 

Non saprei dire cosa si fossero detti dopo che lei ebbe salutato l’irreprensibile genitore, ma quando si unirono a noi tre per entrare nel ristorante io la vidi triste.

Prendendola da parte, le circondai le spalle con un braccio, sperando di confortarla, di incoraggiarla tacitamente a confidarsi con me, perché lei sapeva bene che se c’era qualcosa che non andava io avrei fatto di tutto per renderla felice, per rasserenarla.

“Grazie, Naruto. Non preoccuparti per me, è tu-tutto apposto!” mi disse solo, accennando un sorriso forzato.

“Tuo padre non voleva venire al ristorante, dì la verità”.

Sussultò appena quando misi voce al mio pensiero, come se l’avessi letta dentro.

D’altronde è per questo che siamo una coppia: chi può capirla meglio di me?

Fermò i suoi passi e mi prese una mano, stringendola forte tra le sue. “Sì, ma ne riparliamo dopo. Non... non voglio che il mio sconforto rovini questo giorno. Tua madre ha ragione, non-”.

“Parlavate di me?” s’intromise la diretta interessata, abbracciandomi da dietro all’improvviso, quando invece avrebbe dovuto essere davanti a noi.

Che impicciona!

“No…” avevamo risposto, io assottigliando gli occhi a causa di un leggero e fastidioso imbarazzo, Hinata chinando timidamente il capo e mollando subito la presa gentile sulla mia mano.

“Oh... D’accordo!” si scostò, un po’ delusa, ma non c’era motivo di preoccuparsi, infatti lei si riprese subito e aggiunse, con un sorrisetto sulle labbra: “Hinata cara, ricordami di farti santa, un giorno di questi: è incredibile, sei l’unica donna al mondo in grado di sopportare mio figlio. Complimenti!” si congratulò.

La più giovane arrossì vistosamente. “N-non ho parole, signora, grazie”, la ringraziò così, in un mormorio poco percettibile, mentre io venivo completamente distratto, rapito da un profumino invitante che – poco ma sicuro! – proveniva dalle cucine al piano superiore.

Hinata e mia madre avevano già avuto modo di conoscersi quelle poche volte in cui l’avevo portata a casa, quindi mi ritenni abbastanza tranquillo nel lasciarla in sua compagnia, mentre salivo una bella scalinata di marmo e, dopo aver ammiccato sornione, feci cenno di voler raggiungere la sala più in fretta possibile. 

“Non cambierà mai... Ehi, tutto bene?” questa fu l’ultima frase che udì pronunciare a mia mamma.

Sperai che la mia ragazza si calmasse, perché non valeva la pena prendersela con il padre, con il quale poi avrei affrontato comunque un discorsetto, parola mia!

Superai le scale, varcai la soglia e mi trovai in un salone bellissimo, con lampadari luminosi alle pareti, con il pavimento a rombi marroni su sfondo bianco, con una serie di porte d’ottone che adornavano le pareti, così come i vistosi quadri raffiguranti nature morte, fiori o splendidi paesaggi di montagna.

Alcune porte erano aperte e da esse guardavo entrare e uscire molti camerieri trafelati, rapidi e indaffarati: c’era chi teneva tra le mani una penna e un blocchetto; chi reggeva vassoi carichi di bevande o di cibo, a seconda della portata; chi spingeva carrelli; chi impartiva ordini a destra e a manca.

Insomma, tutto mi appariva elettrizzante, ero sinceramente meravigliato per la possibilità di essere in un ambiente nel quale non è sempre possibile trovarsi, solo occasionalmente.

“Oggi è il mio compleanno, accidenti! Perché mai mi stupisco?” mi dicevo in preda a una sorta di malcelata euforia e di schietto stupore, aspettando con una certa indifferenza che qualcuno mi svegliasse da quel sogno ad occhi aperti – che in realtà sogno non era.

Infatti me ne accorsi a malincuore poco dopo, grazie all’intervento tempestivo di mio padre:
“Dai, Naruto, non stare qui impalato, andiamo a vedere il nostro tavolo”.

 

 

 

*HINATA POV*

 

 

 

[ENTRATA 2]

 

 

 

“Ehi, tutto bene?”.

Mentre lui prendeva entusiasta le scale e spariva dalla nostra vista, la signora Uzumaki mi scrutò, sospettosa per il mio atteggiamento inquieto e schivo, interessandosi a me come un’avvocatessa con il cliente nei guai.

Io mi limitai ad annuire in silenzio, timidamente, poiché non sapevo ancora come comportarmi in sua presenza.

“Sicura?” insisté. Io risposi allo stesso modo, annuendo con più convinzione.

Già ero terribilmente dispiaciuta per aver permesso che Naruto intuisse il mio stato d’animo, perciò le sorrisi come meglio potevo, con la speranza di non destare altri sospetti.

“Non si preoccupi, sono... felice”, decretai senza balbettare, solo con una piccola esitazione.

“D’accordo”, disse infine, per poi aggiungere, con una mano chiusa sul corrimano lucido: “Sei felice per lui?”.

“Tantissimo”, mormorai, con sincera e pura emozione.

Compresi allora che forse avevo soddisfatto il lieve terzo grado della mia – quasi – futura suocera, perché salimmo le scale insieme, senza che mi dicesse altro.

Anche quando arrivammo a destinazione e vedemmo suo marito trascinare verso una porta il mio Naruto che spostava la testa da destra a sinistra, come impazzito, e a me sorse spontanea una risatina, lei continuò a non parlare, marciando traballante sui tacchi che probabilmente non era abituata a portare, in direzione di un’altra porta.

“Perché prendiamo questa? Non... dobbiamo seguirli?” domandai basita.

Stavolta fu lei a ridere sommessamente, coprendosi la bocca con la mano.

“Non lo sai, mia cara, che in questi casi è meglio se le donne si fanno attendere?” chiarì.

“Come, scusi?”.

“Fidati. Devo fare una cosa urgente, su, accompagnami!” esclamò risoluta. “Penseremo dopo a chi domandare per trovare il nostro tavolo”.

 

 

 

 

 

*-*-*-*-*

Immagino che chi segua costantemente la raccolta ricorderà il mio progetto per il compleanno di Naruto. Vero?

Ebbene, in questi giorni Rina ha deciso di riprenderlo e, avendo postato questa prima parte, si impegnerà a portarlo a termine al più presto ^O^ tecnicamente mancano solo le tre scene finali (l’ho cambiata in una bi-shot divisa in otto scenette) quindi cercherò di fare del mio meglio ^^ (Datemi un mese e dovrei farcela XD purtroppo ho anche altri impegni in mezzo ç_ç).

L’idea di base comprende i vari passaggi di un’uscita a cena con i suoceri XD mi piaceva e ho deciso di metterla per iscritto in prima persona, con i POV di Naruto prima e Hinata dopo. Spero vi piaccia ^^ ci sono anche gli accenni MinaKushi richiesti da valehina *__*

 

Ringraziamenti:

 

Baby_Be: Spero che questo sia più bello XD ciao e grazie mille per il commento e per gli auguri ^^

Un bacio!

kry333: Uhm... io devo ancora inserire nella raccolta l’accenno SasuSaku che hai richiesto. Tra un paio di capitoli dovrei farcela! *smile*

Ah, la tua curiosità un giorno verrà soddisfatta, poiché ho intenzione di scrivere un piccolo sequel in cui Naruto scoprirà il colpevole XD fino ad allora non dico nulla u.u

Un bacione, ciao!

_lupetta96_: Anche te dovrai aspettare XD comunque sono contenta che il capitolo natalizio ti sia piaciuto *__* grazie mille! Un bacio!

valerya90: Nee-chan, grazie! ^O^ Ecco la mia sorpresina per te ^^

Un bacione!

 

Per finire, grazie a chi mi segue in silenzio ^^

 

Un bacione,

Rinalamisteriosa

 

 

 

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Capitolo 14
*** Seconda parte ***


Domenica scorsa questa raccolta ha compiuto un anno!

Stessa dedica (a RobyHermi nee-chan Angel Ecate) e dovute spiegazioni alla fine… >.<

 

 

 

Restaurant {For Naruto's Birthday}

 

(bi-shot; AU; Incompiuta)

 

 

 

[CONFIDENZA]

 

 

 

Così, dopo aver svoltato a destra in uno stretto corridoio, noi giungemmo fino alla toilette delle donne, dove diede la giusta spinta alla porta per aprirla, entrò e si chinò per togliere le scarpe eleganti, corvine e lucide, che calzava.

“Ah, che sollievo! Certo che danno proprio fastidio, sai?” mormorò a denti stretti, nascondendo una lieve smorfia di dolore, per poi sospirare di sollievo.

“Era la prima volta che-”.

“Così alte sì! Figurati che nemmeno al mio matrimonio le avevo volute, infatti ricordo bene che c’era un misero tacchetto... Uffa! Preferisco le scarpe da ginnastica, sono molto più comode!” si lamentò, decisamente imbronciata, massaggiandosi un piede alla volta, sulle dita doloranti, soprattutto l’alluce sinistro.

Per non infierire ulteriormente, io non aggiunsi altro, dirigendomi piuttosto al grande specchio rettangolare posto sopra i tre lavandini e osservando che qualche ciocca di capelli non fosse sfuggita alla mia acconciatura elaborata.

Meglio cercare un pretesto simile che doverla osservare: mi mette soggezione.

“Hinata?”

“S-sì?” sussultai.

“Tu non hai di questi problemi, vero?” mi domandò quasi affranta. “Sei bella, giovane, raffinata. Hai il portamento elegante...” elencò così, contando sulla punta delle dita, quelli che credeva essere i miei pregi principali.

“Oh!” arrossii lievemente, negando con il capo. “M-ma non è vero, questo non c’entra... è più una questione di... pratica. Sì! Ci vuole pratica per cammina-”.

“Andiamo, non essere modesta”, continuò affiancandomi, un sopracciglio inarcato e supponente, “mentre salivamo le scale ho notato i tuoi sandaletti bianchi: hanno un tacco che è più o meno come il mio, su, non negarlo. Sarà questione di pratica come dici tu, ma... non sei né brutta né impacciata e rozza come la sottoscritta”.

Aveva una strana espressione... Ambigua.

Non seppi spiegarmi come mai, ma avvertii una nota di risentimento in tutto questo discorso volto ad affermare le proprie convinzioni in merito e ad andare contro le mie, sopravvalutandomi.

Pensava forse di paragonarmi ai miei familiari – tutti superbi e pignoli? Tutti tradizionalisti incalliti?

“Lei non è così, signora”, mi limitai a rispondere cauta, chinando remissiva e franca il capo. “Non sono tutti come i miei genitori. Voglio dire: ognuno deve sentirsi a proprio agio così com'è!”

Nemmeno io ero come loro, assolutamente. Nonostante la timidezza e la mia indole pacata, mi sono sempre ribellata alle loro correnti di pensiero chiuse a ogni forma di umiltà sovvertendole a modo mio.

Ho proseguito per la mia strada in ripida salita, finché questa non si è incrociata fortuitamente con quella di Naruto.

“Uhm... Ad essere sincera non mi è mai importato nulla dell’aspetto fisico e del comportamento. Fino a una settimana fa”, si confidò allora, incrociando le braccia al petto e guardando fisso in alto, verso il soffitto che recava tracce di umidità. “Sono andata a far visita a Mikoto-san che, per quanto sia un’amica rispettabile e una donna gentile e cordiale, certe volte ha la lingua lunga. Ad un certo punto mi fa: - Kushina-san, sii più femminile! - e tutto questo perché ho afferrato bruscamente la tazza da tè e mi si è versato un po’ addosso…” sbuffò, mimando colpevole il gesto che aveva compiuto.

Io non sapevo che dire: già ero rimasta senza parole quando Naruto, il giorno prima, aveva promesso che per amor mio non si sarebbe lamentato del vestito elegante che oggi indossava, allo scopo di far una buona impressione su mio padre, e ora venivo a sapere che sua madre era rimasta male per un commentino saccente e per nulla offensivo di questa signora che neanche conoscevo, se non di nome.

“E allora?!” intervenni, perplessa di come la voce fosse sfuggita al mio controllo, più acuta del solito. “E-ecco, mi scusi, ma lei... lei non deve farsi condizionare, signora!” esclamai, così decisa che per un attimo avevo temuto fosse suonato come un rimprovero.

“Mh?”

“Io sono fedele a me stessa, sono così come mi vede, anche se ora indosso... questo vestito...” dissi, stringendo forte con la mano un lembo di stoffa violetta sulla coscia, senza alcun timore di stropicciarlo. “Ma basta guardare oltre le apparenze, perché è lì... è lì che sta la vera Hinata!”

Seguì un momento di silenzio, un momento in cui sinceramente non riuscii a comprendere bene le varie espressioni assunte dalla signora Uzumaki. Prima aveva assottigliato gli occhi, sospettosa; poi li aveva spalancati e aveva stretto le labbra in una linea dritta, tra il nervoso e l'agitato; infine si era girata verso lo specchio, aveva incrociato le braccia ed era diventata seria, atteggiamento che durò pochissimo, perché qualche secondo dopo la vidi trattenere a stento un risolino enigmatico e rilassare le spalle rigide.

“Bene, Hinata, bene!” mi parlò, facendomi sussultare nuovamente. “Era proprio ciò che volevo sentirti dire. Sai, non avrei mai immaginato di essere così...” qui rise ancora, prima di darsi il giusto contegno. “Scusa. Di essere così brava a recitare un ruolo che non mi si addice proprio!” ammise, lasciandomi interdetta e spaesata.

“C-che? C-c-cosa?” boccheggiai sconvolta.

“Andiamo, se conosci mio figlio non è difficile arrivare a capire che ho solo finto di essere rimasta condizionata dalle parole di Mikoto-san!” continuò, scrollando le spalle all’evidenza. “Lei ha sempre qualcosa da ridire su di me, ci sono abituata, tranquilla!” mi chiarì, palesando poi un sorriso sfacciato, soddisfatto e sicuro che in effetti ricordava molto quello di Naruto-kun.

“Direi che non ho più motivo di essere guardinga, vero? Non te lo meriti... Poi, mia cara, lascia che ti dica una cosa: se deciderete di compiere presto il grande passo io non mi opporrò. Hai il mio pieno e incondizionato appoggio!” concesse, facendomi complice l’occhiolino.

Ovviamente, dopo aver connesso e capito, sentii il mio viso avvampare e le gambe tremare tanto che dovetti reggermi ad uno dei lavandini per non cadere. Però non potevo nascondere che ciò mi aveva reso – oltre che stupita – molto felice, e lo dimostrai apertamente con un sorriso incerto, ma emozionato.

Gli occhi, dapprima sgranati, mi si chiusero perché mi stavo semplicemente trattenendo dal commuovermi.

“Grazie. Mi ha lasciato nuovamente senza... parole”, mormorai piano, mentre lei mi si avvicinava, preoccupata.

“Beh, comunque ho esagerato: non era mia intenzione turbarti, né farti arrossire!” si scusò, lievemente mortificata. “Per quello basta mio figlio, no?”

“Già... Non si preoccupi, mi hanno fatto piacere queste... queste confidenze tra donne”, commentai. Andava decisamente meglio.

“A proposito di confidenze”, si ricordò all'improvviso, “io ancora non capisco di cosa parlavate prima, voi due. E sai a chi mi riferisco!”

Sì, avevo capito benissimo, ma stavolta – a malincuore – fui io a recitare. A fingere che non fosse nulla di preoccupante.

“Del fatto che non sono riuscita a trovargli il regalo che pensavo. Solo questo mi... mi rendeva triste. Davvero!”

Per fortuna mi credette, o almeno era ciò che dedussi dal suo sospiro sollevato. “Scommetto che la tua presenza è già un regalo più che gradito. No, non svenirmi!” si raccomandò, mettendomi allarmata una mano sulla spalla.

“Non svengo”, garantii calma, rimettendomi in piedi, diritta e senza alcun appoggio.

“Va bene. Ti dispiace tenermi la porta mentre vado in bagno? È l'ultimo favore che ti chiedo, poi possiamo tornare dai nostri uomini”, mi chiese con un pizzico di imbarazzo prima di entrare in una delle cabine e chiudervisi dentro. Naturalmente io acconsentii senza aggiungere altro, solo con una nuova sensazione di benessere che mi fece dimenticare per qualche ora della disapprovazione di mio padre.

Che, come al solito, era così cieco, così chiuso nelle proprie convinzioni da non capire che chi mi circondava ogni giorno, chi riempiva la mia vita, era quanto di più buono, altruistico e meraviglioso potesse capitarmi!

 

 

 

[ORDINAZIONI]

 

 

 

Sei minuti dopo, grazie alle precise indicazioni di un cameriere di passaggio, attraversando una fila di tavoli paralleli – alcuni liberi, altri occupati – tutti apparecchiati sopra delle tovaglie amaranto e dei fazzoletti del medesimo colore, arrivammo a destinazione.

“Oh, eccole!” esclamò contento il padre di Naruto alzandosi in piedi, mentre lui annuiva con la testa seminascosta dal menù. “Cominciavamo a pensare che vi foste perdute”.

“Non sono così stupida, tesoro, lo sai! È bastato interrogare qualcuno, non ci voleva poi molto…” sbuffò la moglie, scrollando le spalle.

Notai allora che mancava mio padre.

“Dov’è mio-?” chiesi, avvicinandomi cauta al tavolo.

“Oh, a parlare con il proprietario. Sta’ tranquilla, dovrebbe arrivare a momenti”, mi assicurò il signor Uzumaki, che ad un cenno categorico di Kushina si mosse per spostarle cavallerescamente la sedia accanto alla propria.

“Mille grazie”, affermò, atteggiandosi a gran dama mentre prendeva posto. “E tu non sbavare sul menù!” 

Era davvero buffa!

“Non sto sbavando, mamma! Tra un momento all’altro dovrebbe arrivare il cameriere con il taccuino a segnare le ordinazioni, e qui è tutto... talmente buono che non so proprio cosa scegliere, ecco!” replicò prontamente il mio ragazzo, anche se ella continuava a fingersi superiore, esagerata.

“Via i gomiti dal tavolo! Stai composto! Figliolo caro, non lo sai che questo comportamento non rientra tra le regole del bon ton?” lo riprese ancora, forse provandoci gusto nell’indispettirlo. “E quelle brutte smorfie cosa sono?! No, no, non ci siamo. Insomma, questa è un’indecenza, sono... allibita. Una tale mancanza di rispetto è riprovevole, assolutamente fuori luogo!”

“Ehi, papà, per caso l’hanno rapita gli alieni?!” domandò Naruto, spostando uno sguardo sconcertato tra lui e me, mentre io ne approfittavo per occupare tacitamente il mio posto in quel tavolo rettangolare adibito per cinque persone e nascondere una risata.

Era stato precedentemente stabilito che a capotavola si sarebbe seduto mio padre, alla sua destra io, mentre alla sua sinistra il signor Uzumaki; ovviamente Naruto e Kushina – la chiamo per nome su sua richiesta, fatta appena uscite dalla toilette – occupavano rispettivamente i due posti rimasti liberi.

“Non ne ho idea…” rispose l’uomo, alzando perplesso le spalle.

“Oh, cielo! Adesso non è permesso nemmeno scherzare!” si difese sbuffando, gonfiando le guance e lisciandosi svogliatamente le pieghe dell’abito, da seduta più rilevanti, ma per fortuna molte erano celate dalla tovaglia.

Qualcuno alle mie spalle si schiarì improvvisamente la voce. In contemporanea ai signori che si limitarono a guardarlo, rigidi nelle loro sedie, io voltai leggermente il capo.

“Padre…” lo nominai in un sussurro reverenziale, rispettoso, mentre compiva quei pochi passi che lo separavano dal posto a capotavola con una lentezza carica di sospetto e di sottintesi.

Forse se l’era presa perché non ci eravamo proprio accorti del suo arrivo, non so.

Solo Naruto sembrava fregarsene altamente di questo silenzio teso, concentrato sui primi piatti che aveva da offrire il menù del ristorante francese.

“Facciamo presto. Non ho tempo da perdere, domani mattina ho un’importantissima riunione da tenere nel mio studio e devo ancora terminare la lettura di alcuni documenti”, ci informò, glaciale e seccato al tempo stesso, terminando proprio nel momento in cui un cameriere si apprestava a raggiungerci per segnare le nostre ordinazioni.

“Cosa vi porto?” domandò semplicemente, preparandosi a scrivere.

Giusto!

Non avevo ancora dato un’occhiata al mio menù, quindi rimediai subito prendendolo tra le mani tremanti dalla sua collocazione a sinistra del bicchiere per il vino e lo sfogliai, anche se in realtà spostai solo una pagina, quella degli antipasti.

“U-una zuppa di carne e dell’insalata mista”, scelsi, senza distogliere lo sguardo dall’elenco.

“Bene. L’insalata con o senza aceto?” chiese mentre segnava.

“Con l’aceto... grazie”, mormorai.

“Le stesse portate anche per me”, s’intromise mio padre, deciso, “e come vino vorrei il Bordeaux: serva una bottiglia per me e una bottiglia per gli altri, sempre se lo desiderano”.

“Oh, sì... compresa una bottiglia d’acqua, io sono astemia”, lo informò Kushina, portandosi un dito sul mento. “Come portata, io vorrei provare la terrina di coda di bue... e tu caro? Cosa prendi?” si rivolse incuriosita al marito, mentre il cameriere appuntava tutto.

“Io invece vorrei provare la terrina di coniglio... ma anche un piatto di pesce non sarebbe male. Che ne pensi, figliolo?”

Allora mi volsi a osservare il mio fidanzato: teneva ancora il menù aperto davanti al viso corrucciato dall’indecisione, si era scompigliato ancora di più i capelli, aveva allentato nervosamente il colletto della camicia, il farfallino gli stava cadendo e sembrava stesse per scoppiare.

Quel silenzio educatamente forzato in presenza del mio inflessibile genitore doveva averlo scosso parecchio, pensai dispiaciuta.

“Oh, Naruto... perché stai facendo questo per me? Possibile che mi ami a tal punto?”

Imbarazzata dal mio stesso pensiero, mi feci coraggio e gli appoggiai una mano sulla spalla, mentre gli altri commensali, compreso il cameriere, ci osservavano seri, perplessi oppure impietositi.

“Tocca a te ordinare... V-va tutto bene?” gli chiesi, mordendomi il labbro inferiore. “Se vuoi possiamo anche andarcene: basta una parola, un cenno e vengo via con te... anche se una volta a casa mi toccherà fare i conti con papà!”

Resosi finalmente conto della situazione in cui si trovava, come se si fosse appena risvegliato da un profondo e tormentato letargo di quattro mesi in un posto invivibile, il mio Naruto alzò finalmente la testa, a rallentatore, e puntato uno sguardo consapevole sulla penna picchiettante sul bordo del taccuino chiese a bruciapelo: “Posso avere tutti i piatti di pesce del ristorante?”

A quella domanda così calma e spontanea, non potei fare a meno di sorridere rincuorata.

Il signor Uzumaki sospirò e annuì poco dopo, come se si aspettasse proprio questo comportamento dal figlio; Kushina stava per cadere dalla sedia; mio padre Hiashi aveva assottigliato gli occhi così simili ai miei e appoggiato il mento sulle mani dalle dita incrociate.

“Come, prego?”

Questo era il cameriere, che teneva ancora gli occhi sgranati come anche qualche altro cliente lì vicino. “Può ripetere?”

“Oh, certo! È mio desiderio rimpinzarmi lo stomaco fino a esplodere, perciò mi porti tutti i piatti di pesce segnati qui! E con tutti intendo proprio tutti, sono stato chiaro adesso?” spiegò risoluto, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi radiosi e grattandosi poi una guancia.

“A-allora... ricapitoliamo”, riprese il povero cameriere, assolvendo uno dei compiti per il quale era pagato, “due zuppe di carne, due piatti di insalata mista, una terrina di coda di bue, una terrina di coniglio, una bottiglietta d'acqua, il Bordeaux... e tutte le portate con il pesce. Altro?”

Puntò lo sguardo su mio padre, forse perché sembrava il più autorevole fra tutti, e lui fece un cenno perentorio con la mano come per dire: “Sìsì, accontentatelo pure, anche se non ha un minimo di riguardo per il suo portafoglio ed io di certo non contribuirò più di tanto!”

“D’accordo. Ci vediamo dopo, signori!” e con questo, si allontanò spedito verso le cucine.

“Naruto caro, va bene che oggi è il tuo compleanno, ma non ti sembra di esagerare?” sbottò Kushina, dopo essersi assicurata che nessuno li stesse più osservando, battendo indispettita i palmi delle mani aperte sul tavolo.

“Non esagero, mamma, tranquilla! E se ti stai preoccupando per il conto finale, ti assicuro che oggi i soldi non mi mancano, sono mesi che li metto da parte per un’occasione speciale come questa... Dico bene, Hinata?”

Sì... certo che sì!

Avrei tanto voluto dirlo e ribadirlo con convinzione, ma fui impedita da un paterno sguardo inquisitorio, quindi annuii soltanto, calando remissiva la testa mora.

Chissà dov’era finito tutto il coraggio dimostrato prima in bagno.

Trascorsero cinque minuti buoni, in cui i tre Uzumaki cambiarono discorso e parlarono animatamente di quello che avrebbero fatto il giorno dopo e quelli a venire, in cui io fissai con forzata insistenza il piatto vuoto e le posate d’argento mentre sentivo ancora addosso delle occhiate accusatorie da parte di lui, prima che arrivasse la cameriera con il carrello del pane, delle bevande richieste e dei vari antipasti che aveva da offrire il locale.

Dentro ero ancora turbata, ma finalmente la nostra cena poteva avere inizio.

 

 

 

FINE (?)

 

 

 

 

 

 

 

 

*-*-*-*-*

Scusate, scusate, scusate, scusate, scusate! >.<

Mi dispiace avervi fatto aspettare tanto senza essere riuscita ad arrivare fino in fondo alla storia (vi avevo detto che sarebbero state otto sequenze, invece sono sei =.=) e mi sentivo in dovere di informarvi del mio blocco in proposito, siete state così carine nei commenti che questo è davvero il minimo che posso fare! ç_ç

L’ispirazione non si può comandare, è libera, viene e va quando le pare, è condizionata dallo stato d’animo che non è stato sempre ottimistico in questo periodo...

Non mi sento stimolata, ecco.

Comunque la raccolta doveva proseguire, non potevo lasciarla in sospeso troppo a lungo, e anche se questo capitolo è incompleto spero con tutto il cuore che non abbia deluso le vostre aspettative, che vi sia piaciuto almeno un pochino ^^''

Le intenzioni di Kushina sono state svelate, quelle di Hiashi un po’ meno, è stato il più difficile da interpretare.

Per quanto riguarda il menù, ho svolto una piccola ricerca sulla cucina francese xD andate in questo link [http://it.wikipedia.org/wiki/Cucina_francese] per saperne di più!

E poi nulla mi impedisce di riprenderla un giorno, in tempi migliori, e tracciarne l’epilogo. Giusto?

In compenso, c’è una buona notizia: due shot NaruHina partecipanti a due contest diversi - conclusi da un pezzo - sono già pronte (*__*), perciò tra cinque giorni mi farò perdonare aggiornando la raccolta con una di queste ^^

Inchinandomi umilmente, saluto tutti quelli che mi seguono e li ringrazio davvero tanto!

 

Un bacio grande!

 

Rinalamisteriosa

 

 

 

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Capitolo 15
*** .:.Dolce quel ricordo di noi.:. ***


nuova pagina

Premessa: Ecco l'aggiornamento promesso!

Siccome oggi ho molto da fare, non risponderò ai commenti come avrei dovuto, ma ci tengo a ringraziarvi di cuore per la comprensione *__*

kry333, qui c'è l'accenno SasuSaku da te richiesto, spero ti piaccia ^^

 

 

 

*-*-*-*-*-*

 

 

 

Autore: Rinalamisteriosa

Titolo: .:.Dolce quel ricordo di noi.:.

Lettera, Numero e ciò che rappresentano:

21 = torta

C = Always

- Bon Jovi (1994)

Personaggi e Pairing: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sorpresa / NaruHina, più un piccolo accenno SasuSaku

Genere: introspettivo, sentimentale, fluff

Rating: verde

Avvertimenti: One-shot; What if?

Introduzione: "Che c'è, Hinata?" la incoraggiò, poggiando il piatto sul tavolino.

"L-la torta... non l'ho preparata da sola. Mi ha aiutata Hanabi-neechan" disse tutto d'un fiato. "Scusa se non l'ho detto prima..."

"Ma no, Hinata, figurati! E' comunque un'ottima torta, complimenti!" esclamò rassicurante Naruto, grattandosi imbarazzato la testa, perché adesso stava pensando che lei era così dolce, carina e anche...

Rimase un attimo basito quando si sporse verso di lui, fazzoletto alla mano, e ripulì con estrema delicatezza i rimasugli di panna intorno alla sua bocca e sulla punta del naso.

Note dell'Autore: Che dire di questa shot?

Innanzitutto che finirla e ricopiarla dal quaderno al pc mi ha fatto penare, perché tra le opzioni che ho ricevuto l'unica che mi piaceva e che in qualche modo m’ispirava era "Always" di Bon Jovi, da cui ho tratto la citazione iniziale e quella finale che trovate tra parentesi con la traduzione.

Però l'idea base per questo contest non prevedeva una separazione - come dice la trama della canzone - bensì un momento dolce come quello della colazione che spero di aver trattato bene, che sia gradito a chi legge ^^ quindi alla fine ho trovato questa soluzione e inserito le citazioni più adeguate.

Un'altra precisazione riguarda l'accenno al marginale SasuSaku: siccome io non ci ho ancora preso mano con 'sti due, ho tuttavia cercato di rispettare il loro IC nella scenetta in cui compaiono, prima dell'epilogo (ce la vedo Sakura a calmarsi e dimenticare tutto in presenza di Sasuke che, come al solito, non fa una piega XD) -LA SCENETTA E' STATA LEGGERMENTE MODIFICATA!-

Adesso passiamo ai protagonisti *__* mi hanno impegnato tanto, per questo, anche se sono più grandi rispetto all'anime/manga, non sono cambiati molto: certo, sono cresciuti, ma io penso che la vera maturazione arriverà quando si sposeranno ^^

Per finire, come avrete capito, Kushina Uzumaki è la loro figlioletta pestifera XD per maggiori informazioni - sulla sua età, per esempio - rileggetevi il capitolo 12 di questa raccolta.

 

 

 

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[If you told me to die for you, I would - Se mi chiedessi di morire per te, lo farei]

 

 

 

Qualcuno purtroppo l'ha definita povera illusa.

Eppure quella timida perdente, nonostante tutto, non si è mai arresa, non si è data facilmente per vinta di fronte a mille difficoltà.

Ha continuato testardamente per la propria strada, crescendo, lottando, perseverando fino allo stremo delle forze, munita d'una sua innata, paziente, infinita e incrollabile volontà di ferro.

La grazia, la gentilezza e la natura mite sono rimaste qualità intaccate, inviolabili, ma la bellezza e la forza - negli anni a venire - si sono evolute con lei; così anche il suo amore per lo stesso ragazzo si è alimentato, divenendo da insignificante, flebile e onirica fiammella di ammirazione a grande e prorompente incendio che arde ancora senza recar danno e riscalda il suo cuore innamorato.

 

 

 

.:.Dolce quel ricordo di noi.:.

 

 

 

Con il vago ricordo di quella timida e statica perdente, di quella ragazzina introversa e impacciata che chinava perennemente il capo e all'occorrenza lo sollevava per mostrare determinazione nello sguardo, Hinata - giovane donna e Jonin speciale - spalancò solerte la finestra della cucina e a occhi chiusi inspirò profondamente l'aria fresca, leggera del mattino, con tutti i gradevoli e delicati profumi che emanavano la foresta rigogliosa e i fiori colorati da giardino.

Dopo qualche istante di totale immersione nella quiete rilassante del luogo, riaprì lentamente gli occhi trasparenti come vetro ghiacciato e fece per socchiudere le ante della finestra, spezzando così l'incanto primaverile con l'ausilio delle braccia, quando si ritrovò paralizzata dallo stupore per merito di un'altra presenza animata, il viso solare a pochi centimetri dal proprio.

"Buongiorno!" salutò, vivace, l'insperata presenza.

Questo non se l'aspettava, invero: era stato così agile ad arrivarle davanti ed ella così distratta da non accorgersene minimamente...

"So che sembrerò uno scocciatore a pretenderlo, ma... Ecco, io... Ti prego, posso entrare?" azzardò la richiesta, tra la titubanza e la faccia tosta, stringendo i denti per l'ansia che lei potesse cacciarlo via per la sua comparsata improvvisa - e come darle torto?

Invece Hinata capì che no, non poteva dimenticarsi totalmente di quel lato riservato e vergognoso di sé: anche se ormai aveva - avevano - ventidue anni, il loro approccio diretto non sarebbe mai cambiato.

Fece automaticamente cenno di sì con la testa, arrossì un po' e si ritrasse spostandosi di lato per lasciar passare un Naruto sollevato e riconoscente, con la solita zazzera bionda spettinata, con lo sguardo celeste capace di incantarla come nessuno, con la stessa, consueta tuta arancione e nera che non si era ancora stancato di indossare dopo anni.

"Grazie! Sicura che non disturbo?" si preoccupò di chiedere lui, esercitando la giusta pressione delle braccia sopra il davanzale per scavalcare la finestra e poggiare i piedi sul parquet marrone.

"N-no! Prego" rispose lei, accondiscendente.

Era perfettamente consapevole di essere sola in casa: suo padre, infatti, era andato a far visita a un vecchio amico nel Villaggio confinante; Hanabi era andata in missione con il proprio team nel pomeriggio precedente; suo cugino Neji si era alzato presto per andare ad allenarsi e ad allenare i suoi allievi, quindi non si sarebbe fatto vivo fino a tarda sera.

"Bene. Lei non sospetterà mai che mi trovo qua..." detto questo, allusivamente, Naruto ridacchiò nervoso.

"P-puoi fermarti quanto vuoi" gli fece sapere senza interessarsi immediatamente al suo problema, troppo contenta di saperlo lì, accanto a sé, in quella rigida e rigorosa villa del Clan Hyuuga.

"Grazie ancora! Almeno non faccio una brutta fine... se mi vede, quella mi ammazza di sicuro!" si lasciò scappare, impallidendo al pensiero di un pugno strepitoso diretto sulla sua povera testa.

"Quella... chi? Sa-Sakura?" provò, anche se sapeva di non sbagliarsi - era un fatto piuttosto ovvio e ripetitivo che la citasse, eppure questa volta c'era aria di novità, una ventata positiva, giustificata da ciò che era appena successo.

"Esatto! Tutti possiamo commettere degli errori, non è vero? Ogni tanto può succedere, solo che, quando capita proprio a me, lei reagisce in un modo... come dire? Esagerato" spiegò mesto, sbuffando contrariato. "Insomma, quando capirà che non lo faccio di proposito?" e incrociò le braccia al petto, imbronciandosi.

Hinata pensò di aggirare l'argomento migliore amica del suo grande amore. Ma non per una qualche forma di gelosia, eh!

"Io stavo per fare colazione... quindi..." esitò, senza trovare al momento le parole adatte per invitarlo a sedersi e a mangiare o bere qualcosa con lei.

"Colazione? Wow, molto volentieri!" accettò subito. "Sai, anche se non sembra la corsa per depistare Sakura-chan è stata davvero stancante. Mangiare mi rimetterà in sesto in men che non si dica... Sì, sì!" le fece sapere, annuendo freneticamente.

"Mi dispiace..." mormorò apprensiva Hinata, avviandosi in direzione del frigorifero.

"Ma no, tranquilla! Nessun problema!" la rassicurò Naruto, seguendola con riguardo, discrezione e mani in tasca. "Ti garantisco che non mi avvicinerò mai più al suo laboratorio per mescolare strani intrugli medici dai colori particolari... Bah! Erano orribili a vedersi, non capisco che cosa ci trovano di tanto interessante lei e Nonna Tsunade..." continuò, rivelando finalmente il vero - e unico? - motivo della sua visita e tirando ancora in ballo quella ragazza dagli sbalzi d'umore alquanto discutibili.

"Se si è arrabbiata, forse non hai prestato attenzione... o-o non avresti dovuto toccarli" suggerì.

"Già, non avrei dovuto..."

Hinata sospirò sommessamente quando aprì l'anta del frigo e vi guardò dentro: mentre osservava uno ad uno i vari scomparti rifornitissimi di alimenti, pensò che doveva trovare alla svelta un argomento decente di conversazione.

Lo sguardo incerto si illuminò di gioiosa aspettativa alla vista della torta alle fragole e panna che lei e la sorellina avevano preparato la mattina precedente, che il rigido padre e l'impassibile cugino Neji avevano miracolosamente gradito e che - per mera fortuna - ne erano avanzati due pezzi per farne provare una fetta a Naruto-kun.

Conoscere il suo parere in proposito l'avrebbe sicuramente rincuorata, riempita di una novella felicità e di una grande soddisfazione, oltre a toglierle l'amaro in bocca.

Prese la confezione di latte riposta accanto alla bottiglia di succo di frutta alla pesca con una mano, e il piatto dei residui di torta con l'altra, chiudendo il frigo grazie ad un colpo d'anca deciso e non troppo forzato.

Chiese a Naruto se per favore poteva prendere due bicchieri puliti e un piattino dalla credenza che gli indicò con un cenno vergognoso del capo, perché aveva le mani occupate e non poteva farlo; egli acconsentì di buon grado, mostrandole un sorriso radioso e assicurandole di non preoccuparsi ulteriormente.

Raggiunsero insieme il tavolino davanti al quale si sarebbero seduti ognuno sulle proprie gambe a consumare tranquillamente - si fa per dire tranquillamente, giacché la donna sentiva il proprio cuore battere sempre più forte, tanto che temette le sarebbe saltato via dal petto! - la colazione.

"Questa torta l'hai fatta tu?" le chiese entusiasta Naruto, dopo che le due fette furono divise equamente nei piatti. "Apparentemente sembra deliziosa e invitante..." aggiunse, "Bravissima!"

"Oh..." sussultò Hinata, arrossendo al complimento, anche se poi avrebbe chiarito che il merito non era proprio tutto suo, "ho scordato di prendere le bacchette: ma-mangiarla con le mani n-non sarebbe-"

"Civile?" terminò per lei, fermandola nel proposito di alzarsi. "Non sono mai stato attaccato a tali pregiudizi. Certo, per mangiare il ramen mi servono le bacchette, ma se adesso non ci sta guardando nessuno, possiamo anche mangiare con le mani".

Ridacchiando come un adorabile scemo, Naruto passò un dito sullo strato di panna e se lo mise in bocca, approvando tacitamente con un cenno del capo. Contagiata, anche la dolce Hinata si lasciò scappare un risolino fievole, intenerito, rilassandosi un poco di più.

Poi lo osservò con le mani congiunte e ansiose in grembo mentre avvicinava il piatto di torta al viso, ne prendeva un considerevole pezzetto morbido e lo gustava con piacere, perché se non stava esibendo alcuna smorfia di disgusto poteva significare soltanto che stava gradendo, che lei e Hanabi non avevano sprecato una mattinata inutilmente.

"Credo di non aver mai provato qualcosa del genere... è così buona e gustosa... non c'è neppure bisogno di masticarla tanto si scioglie facilmente, addolcendo il palato. E poi c'è la giusta quantità di fragole, sì, perché non si percepiscono in eccesso!" espose le sue impressioni Naruto, sorpreso e incantato insieme. "Non che gli altri ingredienti non siano giusti, per carità!" aggiunse subito dopo, pensando di averla offesa in qualche modo.

Ma Hinata smentì ogni dubbio, dopo aver trattenuto il fiato per l'emozione che quelle parole udite avevano suscitato in lei - felicità, appagamento - e riprendendo con difficoltà l'uso della lingua. "Gra-grazie, Naruto-kun... Ci-ciò mi riempie di gioia e di orgoglio, ma... m-ma" e si fermò.

Doveva dirglielo, in fondo non era un tipo capace di prendersi tutto il merito se, in parte, non era suo.

"Che c'è, Hinata?" la incoraggiò, poggiando il piatto sul tavolino.

"L-la torta... non l'ho preparata da sola. Mi ha aiutata Hanabi-neechan" disse tutto d'un fiato. "Scusa se non l'ho detto prima..."

"Ma no, Hinata, figurati! E' comunque un'ottima torta, complimenti!" esclamò rassicurante Naruto, grattandosi imbarazzato la testa, perché adesso stava pensando che lei era così dolce, carina e anche...

Rimase un attimo basito quando si sporse verso di lui, fazzoletto alla mano, e ripulì con estrema delicatezza i rimasugli di panna intorno alla sua bocca e sulla punta del naso.

Che vergogna! Si era sporcato e non se n'era manco accorto...

Qualche secondo dopo, vide il viso di Hinata diventare rosso pomodoro - peggio del proprio, ovvio! - e la sua mano ritrarsi con velocità, gli occhi inespressivamente sgranati e l'altra dedita a prendere la propria fetta di torta - che non aveva ancora mangiato - e a metterla in bocca, a testa bassa, timorosa di aver compiuto un'azione avventata.

Non sapeva che si stava dando mentalmente della stupidona - insomma, perché quest’aspetto non cambiava mai? Okay che non sveniva più da due anni a questa parte, ma potrebbe non capitarle più un'occasione simile, il momento della colazione, assieme a lui!

"Eppure ho sempre desiderato fare ciò!" pensò affranta, strizzando le palpebre e ingoiando il dolce e sfizioso boccone.

"Hinata?" riprese la parola Naruto, calmo. "Hinata, tutto bene? Guarda che non hai fatto niente di male, dai, non hai motivo di... di turbarti. S-sei stata premurosa come... come nessuna, ecco."

Adesso anche lui era diventato insicuro, accidenti!

Si ricordò di un particolare che prima aveva omesso e sperò che potesse tirarla su di morale. Prese un respiro profondo e parlò, concitato.

"Comunque, se temi per la mia incolumità, Sakura non verrà... Mi sono dimenticato di dirti che ho convinto il mio amico Sasuke a tenerla impegnata. Sicuramente adesso l'avrà invitata a fare una passeggiata. Ma te li immagini, Hinata?" ridacchiò, "Scommetto tutto che adesso lei sarà felice come una pasqua, lui invece terrà la sua espressione scorbutica e indifferente per un po' finché non si lascerà andare e non parleranno di... di loro due, magari. No, questo è pretendere troppo, decisamente" ipotizzò tali congetture, assumendo un'espressione tra il ghignante e l'assorto e incrociando le braccia al petto. 

 

 

 

Frattanto, da tutt'altra parte, al diretto interessato uscì uno starnuto improvviso.

"Tutto bene, Sasuke?" chiese Sakura, finalmente calma, rilassata e contenta dopo la sfuriata di qualche ora prima, l'inseguimento del suo amico baka fino alla sua sparizione fifona e adesso la passeggiata tra le vie di Konoha assieme a lui.

Sasuke gettò un'occhiata cupa al cielo sereno e scrollò le spalle, come per dire che sì, non era stato niente di grave e non si stava beccando il raffreddore.

"Oh... meno male! Mi sarebbe dispiaciuto interrompere questa bella camminata. Proprio adesso" gli confidò, sospirando sollevata e arrossendo lievemente quando le loro braccia si sfiorarono per un secondo. "Non trovi anche tu che sia... così gradevole?"

"La convinzione è tutto" replicò, in tono vago e chiaramente poco loquace. Eppure, quando con la coda dell'occhio la vide chinare il capo in un'espressione quasi rassegnata, aggiunse cauto:

"Okay, ma ora piantala. Così sei... insomma, lo sai" concluse, serio e implacabile.

"Sono noiosa. Giusto?"

Sakura si lasciò andare a un sorriso gentile, puntando nuovamente lo sguardo sul viso dell'uomo che da sempre amava. "Beh... è più forte di me, adoro esserlo!" esclamò quindi, con una punta di presunzione e fierezza, osando prenderlo a braccetto per trascinarlo nella stradina di destra e facendolo quasi inciampare tanta era la foga di quel trasporto appassionato.

 

 

 

*Epilogo - Parecchi Anni Dopo*

 

 

 

Quindi tutto scorreva normale come sempre, ad andamento e ritmi regolari, finché non vissero tutti felici e contenti.

 

"Fine".

"Mamma, non tagliarmi così, dai!!" si lamentò Kushina Uzumaki, imbronciandosi e tirandole la veste dalla sua postazione nel letto. "Devi dirmi come finisce la prima colazione tua e di papà!!" ordinò, minacciando con uno sguardo risoluto di non infilarsi sotto le coperte e dormire finché non avesse ottenuto ciò che voleva da sua madre.

Hinata sospirò pazientemente, chiedendosi come mai quella sera non avesse voluto raccontata una favola della buonanotte, anche se per lei era una vera gioia rievocare dal passato dei ricordi piacevoli che resteranno nel suo cuore a vita.

"Va bene. Dopo che tuo padre ebbe fatto questa constatazione sui suoi migliori amici-"

"Vuoi dire sugli zii cattivi, vero?" la corresse, ridacchiando birichina. "Avanti! Vai avanti!"

"Sì, tesoro, non interrompere... Dopo ciò, io ho voluto dirgli... mi-mi sono sentita di dire - scusa - che qualora Sakura fosse venuta, l'avrebbe difeso la mamma, da qualsiasi cosa. Che poteva contare su di me, che..."

"Che?!"

Kushina pendeva dalle sue labbra, però ogni volta che ricordava quella frase e ciò che aveva provato nel dirla - al pari di una dichiarazione, quasi - si commuoveva intimamente.

"Che avrei anche... rischiato la mia vita per lui. Che l'avevo fatto in passato e l'avrei fatto sempre e comunque, senza esitazione alcuna".

"E papà?! Dai, papà che ha fatto?" insisté, battendo i piccoli pugni sul materasso, impaziente.

"Niente. Però... è rimasto per molto tempo in silenzio, a pensare e a sorseggiare il suo bicchiere di latte fresco. Io sono rimasta in silenzio per l'imbarazzo, ogni tanto ci guardavamo negli occhi, ci siamo persino lavati le mani insieme, ma poi lui ha sentito il bisogno di andarsene, mi ha salutato con un caldo sorriso, come se nulla fosse e... e fine della storia" terminò, accarezzandole poi dolcemente i capelli corvini.

"No, dai, non può finire così!"

La bambina sembrò delusa.

"Allora, se domani farai la brava ti racconterò del nostro primo appuntamento. Va bene?" cercò di consolarla lei, con un materno sorriso di circostanza. "Purtroppo questa finisce così... mi spiace".

Kushina si distese riluttante e si fece rimboccare le calde coperte e scoccare un dolce bacio sulla fronte, subito dopo l'augurio di tanti sogni d'oro e d'argento.

"Certo che papà era proprio cieco, all'inizio" costatò piano la piccola, girandosi di fianco e chiudendo gli occhi chiari come quelli di Hinata.

Cieco... ma sicuro che quella creatura così perspicace era figlia loro?!

Hinata pigiò l'interruttore della luce nella stanza della piccola, attraversò il corridoio con passi lenti e misurati, stringendosi nello yukata e fermandosi in prossimità dello stipite della porta, da dove poté osservare il futon matrimoniale grazie all'abat-jour sul comodino.

L'Hokage, suo marito, era tornato a casa per cena affaticato, segno che aveva avuto una lunga giornata piena di impegni e lavoro e adesso aveva bisogno di riposare.

A guardarlo così, supino e scomposto, con la testa sul cuscino e la bocca aperta, profondamente sopito e coperto dalla vita in giù, si chiese quanto la vita le avesse sorriso per premiarla della sua costanza e delle sue speranze.

Alla fortuna che aveva avuto nell'avere una bambina adorabilmente vivace e l'uomo che aveva sempre desiderato, fin da piccola; per essere riuscita a conquistarlo senza forzature, solo con il proprio carattere e le proprie azioni.

Oggigiorno il loro amore era così armonioso, perfetto, dolce e delicato che Hinata nutriva l'ardente desiderio che nulla l'avrebbe intaccato - nemmeno la morte.

Con volto disteso, intenerito e innamorato lo raggiunse silenziosamente e si stese al suo fianco, per poi accoccolarsi al suo petto - che si alzava e abbassava regolarmente - e spegnere la lampada, chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dal tepore di un dolce ricordo primaverile, con una deliziosa torta alla fragola e un fazzoletto utilizzato per pulire - come si confà a un bambino, sì! - la candida panna dal viso del suo Naruto.

Un fazzoletto che conservava ancora in un cassetto con la chiave, proprio come un prezioso tesoro.

 

 

 

[And I will love you, baby - Always

And I'll be there forever and a day - Always

I'll be there till the stars don't shine

Till the heavens burst and

The words don't rhyme

And I know when I die, you'll be on my mind

And I'll love you - Always

 

E ti amerò, baby - Sempre

E sarò qui per sempre e un giorno - Sempre

Sarò qui fino a quando le stelle non brilleranno più

Fino a quando il cielo scoppierà e

Le parole non faranno rima

E so che quando morirò, sarai nella mia mente

E ti amerò - Sempre]

 

 

 

FINE

 

 

 

 

 

***

 

Giudizio:

(II CLASSIFICATA "BREAKFAST CONTEST")

 

Rinalamisteriosa con Dolce quel ricordo di noi

 

ValeHina

 

 

Grammatica e stile: 10/10

 

Originalità: 8,5/10

 

IC: 9/10

 

Attinenza al tema: 10/10

 

Giudizio personale: 8/10

 

Totale: 45,5/50 punti

 

 

Grammatica pressoché impeccabile. Non ho trovato quasi nessun errore ortografico.

 

Anche il tuo stile è molto buono – come molte altre volte ti dissi xD. E’ scorrevole,  delicato, eppure ampio e ricco di piacevoli particolari e sfumature.

 

Originalità: la prima parte è senz’altro la più originale della storia. La colazione che fece  ‘scatenare’ tutto è descritta molto bene, ampiamente e dettagliatamente.

 

Naruto che scappa da Sakura e si rifugia da Hinata è qualcosa che ho sempre immaginato –  chissà perché xD – ma mai letto. Mi fa sempre piacere che i miei pensieri non rimangano solo  tali. ^_^

 

Il quadretto SasuSaku, che tu dici essere poco approfondito e curato per scarso utilizzo della  coppia, non è niente male, anzi è un tocco che rallegra la storia.

 

L’epilogo, sebbene non sia tremendamente originale, è dolce e spiritoso. Kushina è  meravigliosa. <3

 

IC: ho trovato i tuoi personaggi molto ben curati e dettagliati.

 

Naruto è spigliato, simpatico e tremendamente idiota. Hinata è la solita di tanti anni prima,  sebbene lei sia convinta di essere almeno in parte cambiata. Perlomeno è ancora innamorata del  baka, e questo basta.

 

Piccolo accenno a Sasuke, che ho trovato molto IC nel suo fare gelido, e in particolare a  Sakura. Tu stessa dici che avresti preferito approfondire delle parti, e penso che una di  queste sia stata la scenetta SasuSaku, vero?

 

Mi è piaciuto molto come momento. Solo, ho trovato leggermente OOC Sakura che si getta ancora  al braccio di Sasuke e canterella felice. Un po’ troppo pre-Shippuden, direi.

 

E chiudiamo su Kushina: che dire, l’adoro. Spero scriverai altro su di lei, perché sono sicura  che con un OC così peperino potrebbero uscirne delle belle.

 

Attinenza al tema: davvero molto bene. La torta è il fulcro della prima parte, perché grazie a  lei Hinata può compiere quel gesto che la fa sentire ‘tanto stupidona’ e mette in imbarazzo  entrambi.

 

La canzone di Bon Jovi, come dici tu, parla di un distacco. Tuttavia, hai usato le giuste  citazioni e sei riuscita a cavartela alla grande.

 

Giudizio personale: una storia che mi ha fatto sorridere. E dopo una settimana come quella che  ho passato, ci voleva davvero.

 

Lo sai, ed è inutile che lo riscriva: anche se ho perso di vista la tua raccolta, adoro come  scrivi. J

 

 

 

Mokochan

 

 

Grammatica e stile: 9,5/10

Originalità: 9,5/10

IC: 9,5/10

Attinenza al tema: 10/10

Giudizio personale: 9/10

 

Totale: 47,5/50

 

 

Giudizio: Dal punto di vista grammaticale non ho trovato errori, la lettura è piacevole e  appassionante. Certo, alcune frasi mancano di scorrevolezza, ma devo dire che sono rimasta  impressionata. Mi piace il modo di comportarsi di Naruto, la timidezza continua di Hinata…  sono IC e anche tanto.

 

*_* dolcissimo il finale, ovviamente! Hinata che racconta la sua storia a Kushina che, fammelo  dire, è tenerissima *-* (la fotocopia di Naruto e - diciamolo - della madre di quest’ultimo!)  Devo dire che i due oggetti estratti sono presenti e quindi non trovo alcun problema da questo  punto di vista.

 

La storia mi ha colpita per la sua dolcezza, non c’è che dire!

 

Complimenti, tesoro!^^

 

 

Totale di entrambi i giudizi: 93/100

 

 

 

Alla prossima!

 

Un bacione!

Rinalamisteriosa

 

 

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Capitolo 16
*** Chiarimento al museo / Explanation at Museum ***


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Autore: Rinalamisteriosa
Titolo: Chiarimento al museo / Explanation at Museum
Citazione: numero 7*
Genere: commedia, sentimentale
Rating: verde
Avvertimenti: AU, one-shot
Beta Reading (sì/no): no
Introduzione (facoltativa): //
Note dell'autore (facoltative): Nulla da fare, io quando scrivo su Naruto e Hinata divento estremamente zuccherosa *__* è più forte di me, mi mancavano terribilmente e ho dovuto scrivere proprio su loro due. Probabilmente è venuta fuori una scemenza poco sensata che mi costerà il passaggio al quarto girone, ma non importa, sono comunque felice di aver partecipato al vostro contest. Non è nemmeno betata, quindi spero di essere stata attenta a non commettere errori! - Questa è la versione corretta. Ringrazio la giudice Kiki per le segnalazioni ^^ -

Questa citazione di Grey's Anatomy all'inizio mi ispirava solo una fic su un triangolo contorto, ma poi mi è balenata questa idea e ho cercato di allacciarla al fraintendimento che, in seguito al chiarimento, avrebbe portato Hinata a dire proprio quelle parole, modificandole un po' XD infatti - ad esempio - "prendi me" non mi pare appropriato a una timida come lei e diventa "prendimi per mano".

 

 

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*“Ama me, prendi me, scegli me” –  Grey's Anatomy, Meredith Grey.

 

 

 

- LE MERAVIGLIE DELL'ANTICHITA': MOSTRA ESCLUSIVA -

 

 

Levò lo sguardo puntato sull'insegna a caratteri cubitali posta sopra il portone d'ingresso del museo e si apprestò ad entrare con incedere tranquillo, borsa alla mano e curiosità tipica del momento. Una curiosità discreta: d'altronde, lei non esagerava mai.

Pagò il prezzo del biglietto alla signorina addetta allo sportello informativo e seguì alla lettera le istruzioni per arrivare alla prima sala, dove erano ordinatamente esposti antichi reperti in legno e altri materiali risalenti a un determinato periodo storico.

Hinata Hyuuga si soffermò a guardarli uno per uno, senza alcuna fretta, in fondo ci era venuta da sola e dunque poteva permettersi di temporeggiare e procedere con innata calma.

Dopo una lunga e noiosa lezione universitaria, un rapido take-away, la ricerca di una panchina per consumarlo in pace e una permanenza di tre ore in biblioteca per svolgere una ricerca importante, non c'era niente di meglio che tornare indietro nel tempo - metaforicamente parlando - attraverso un'attenta osservazione di armi appuntite, suppellettili e oggetti vari, vasi e tante altre cose in uso nell'antichità. Terminata l'esplorazione nella prima sala, passò oltre, sostando presso una vetrina dove, sopra delle pedane, stavano delle statue in gesso con indosso ogni tipo di vestiario, sia maschile che femminile. Ad un certo punto venne attratta dal vestito incantevole di una donna che rappresentava la moglie del faraone. Figurò se stessa nell'atto di metterselo e trattenne una risata sbarazzina: a volte doveva ammettere di essere dotata di una fervida immaginazione e il fatto che stesse spesso sulle sue aiutava parecchio. E poi era divertente, così ci provò ancora, però questa volta con un altro soggetto.

Individuò un altro indumento che le piaceva, questa volta maschile, e lo immaginò addosso a... no, non lui.

Naruto.

Sì portò le mani alle guance, mentre avvertiva il calore affluire su di esse, portandola ad arrossire.

Anche se il cuore le stava battendo forte no, non doveva pensarci, non dopo che si era ripromessa di non... di non vederlo mai più!

Strizzò nervosamente gli occhi, ansimando.

Possibile che tutto quel giro non servisse allo scopo di distrarla?

Possibile che fosse così... presa da quella persona da pensarci anche in quel momento?

Eppure, il giorno prima l'aveva profondamente scossa, delusa, perché le aveva detto che non si sarebbero visti; poi, invece, si era ritrovata per puro caso a passare da un bar e a scorgerlo - sì, proprio lui! - seduto ad un tavolino mentre parlava animatamente con un'altra giovane.

Ecco perché non voleva vederlo: semplicemente perché le aveva mentito. Anzi, più che mentire, il suo ragazzo le aveva proprio nascosto un appuntamento.

Ella non aveva avuto nemmeno il coraggio di rispondere al telefono quando Naruto aveva cercato di mettersi in contatto con lei, più volte durante la serata precedente e anche quella mattina, prima che uscisse e prendesse i mezzi pubblici per raggiungere la facoltà.

Se avesse udito anche solo una parola uscire dalle sue schiette labbra si sarebbe sentita ancora più male. Ferita.

"Adesso basta, Hinata, okay? Continua questa tua mostra rilassante e non pensare a nulla!" si rimproverò forzatamente, mutando espressione e lasciando perdere le statue per raggiungere una bacheca che conteneva orecchini rovinati dall'usura e braccialetti in alabastro e gemme preziose.

Poco lontano, una guida stava introducendo un gruppetto di turisti stranieri e stava dando loro delle nozioni in un'altra lingua, mentre alla sua sinistra stava una coppia di genitori e un bambino piccolo che indicava tutto con il dito e che sgranava curioso gli occhietti vispi, mentre tirava leggermente la gonna della madre per ricevere attenzioni.

"Che carino..." si ritrovò a pensare Hinata, sorridendo e distogliendo lo sguardo in direzione di un rumore proveniente dalla sala successiva. Incuriosita, raggiunse il luogo del misfatto e scoprì un uomo che stava rimproverando qualcuno, solo che questo qualcuno era nascosto da altre persone fermatesi a vedere.

"Stai attento a come parli, eh! Altrimenti, oltre a risarcire i danni alla statua che hai appena urtato con la tua sbadataggine, ti faccio sbattere in galera!"

"Va bene, mi scusi tanto! La prego, non l'ho fatto apposta, mi sono distratto un momento e ci ho sbattuto contro. Insomma, sono cose che possono capitare a tutti, anche a lei... eh, eh", si sentì la voce mortificata e al tempo stesso risoluta dell'altro, voce che a Hinata parve familiare.

Quando realizzò a chi potesse appartenere dei suoi conoscenti, si paralizzò sul posto, e nemmeno quando tutti si furono spostati e i loro sguardi si incrociarono riuscì a sbloccarsi.

"Ehi, Hinata, finalmente! Stavo cercando proprio te, sai? Allora oggi non sono del tutto sfortunato!"

Un trasandato e comunque sorridente Naruto la raggiunse, piantandole sfacciatamente le mani sulle spalle, senza chiederle il permesso. Probabilmente voleva salutarla lì, in mezzo a tutti, ma lei non glielo permise: con un gesto brusco - mai avrebbe creduto di esservi costretta - si allontanò e gli diede le spalle, stringendo la grande borsa a tracolla come per trarne conforto, gli occhi chiarissimi fissi sulle proprie ballerine.

"S-scusa... scusami, m-ma forse è meglio che tu te ne vada..." la sua voce suonò aspra, dura, ma anche esitante come al solito.

Senza capirci niente, Naruto si grattò una guancia.

"E' per il danno di prima? Dai, ho garantito che pagherò, anche se appena lo saprà mia madre è probabile che mi punisca con atroci sofferenze", qui rabbrividì, poi continuò: "Tu non mi credi?"

"C-certo che ti credo", mormorò tristemente.

"E... e allora perché ti comporti così?" domandò ancora lui, disorientato. In fondo non le aveva fatto nulla di male; il loro appuntamento, risalente a due giorni prima, era stato bello, l'aveva portata al cinema a vedere una commedia e si erano divertiti parecchio.

Cosa c'era che non andava?

"Ieri ti ho visto, Naruto. Al bar, con la tua nuova amica."

Per fortuna non aveva balbettato, ma solo perché voleva liberarsi subito e con tono fermo di questo brutto peso che le faceva male e scaricarglielo addosso come un insopportabile macigno.

In modo che almeno si pentisse di averla presa in giro... giusto?

Con sommo stupore della dolce e ingenua Hinata, la sua reazione fu decisamente diversa da quella prevista: scoppiò a ridere fragorosamente, come se la ragazza gli avesse appena raccontato una barzelletta efficace.

"C-certo che... che quella saputella di tua sorella Hanabi ave-aveva proprio ragione, eh? Hai... hai frainteso tutto, non... non ci posso credere!"

Continuò a sghignazzare per un po', anche quando si era finalmente girata a fissarlo sconcertata - era impazzito, per caso? -, poi il giovane si diede il giusto contegno e si schiarì la voce per parlare nuovamente.

"Vedi, Hinata, il motivo per cui ieri non ci siamo potuti vedere è stato l'arrivo improvviso di questa mia amica, che non è affatto quello che pensi. Per me Sakura è come una sorella, la conosco da una vita, solo che cinque anni fa è stata costretta a trasferirsi con i suoi in un'altra città ed era da tanto tempo che non parlavamo! Non hai idea di quante cose mi ha raccontato, poi... poi se vorrai te ne metterò al corrente. Adesso spero solo che tu abbia capito, che non mi consideri più... ecco... com'era che mi definivi ieri, tra le lacrime, davanti a tua sorella? Ah! Un mascalzone e un villano..."

La povera Hinata chinò il capo, vergognandosi di quelle parole che in effetti poco si addicevano a uno come lui.

Così casinista, sincero, spontaneo, sfacciato, simpatico; una forza della natura in confronto a lei che invece era placida come un laghetto di montagna.

"S-scusa... ma perché non... non me l'hai detto subito?" chiese piano.

"Eh, volevo dirtelo giusto ieri sera, dopo aver accompagnato Sakura alla stazione, ma tu non me ne hai dato la possibilità. Adesso hai capito che ti puoi fidare di me, vero?" s'informò cauto. "Perché, se dovessi scegliere tra te e lei, o tra te e un'altra ragazza... beh, ovviamente la scelta cadrebbe su di te, perché mi piaci tu!" esclamò allora, arrotondando comicamente le labbra e allargando le braccia come a voler rimarcare una cosa piuttosto ovvia. 

E Hinata arrossì vistosamente, con un'onda di sollievo a risalirle dallo stomaco al cervello, mentre quegli occhi di un azzurro così intenso e particolare travolsero i suoi pensieri, purificandoli ulteriormente da ogni minimo timore o incertezza, risvegliando una gioia profonda e unica dallo stesso torpore di una notte insonne.

La colpirono a tal punto da spingerla a compiere istintivamente i pochi passi che li separavano sopra quel pavimento lucido e ad abbracciarlo gentilmente.

Era troppo buona e cara, Hinata.

"A-anche tu mi piaci molto", sussurrò contro la sua scapola. "P-prendimi per mano, Naruto. A-abbiamo una mostra da... da continuare".

"Dobbiamo proprio?" s'imbronciò, facendo comunque come gli era stato chiesto: si staccarono e abbassarono le mani con le loro dita già saldamente intrecciate. "Io sono venuto soltanto per portarti via da qui. Che ne dici se ti offro un gelato?"

"Dopo. Non sprechiamo i biglietti. Fallo per me".

Il sorriso luminoso che le dedicò valse più di mille d'accordo.

Questo fu uno di quei momenti indimenticabili che la fecero innamorare ancor più del suo Naruto, quando anche l'atto spontaneo di tenersi per mano era sufficiente. Non si sarebbe mai e poi mai dimenticata delle parole che, ripensando a quella confessione insperata e bellissima, cominciò a ripetersi prima di andare a dormire: amami, prendimi per mano, sceglimi tra tutte le altre.

"Grazie di cuore".

 

 

 

FINE

 

 

 

 

 

*-*-*-*-*

Ulteriore nota: Contrariamente a quanto pensavo - v. Note dell'autore -, questa fic si è classificata seconda e di conseguenza sono passata al quarto girone, evviva!

Al momento però non ci voglio pensare, sono solo felice di poter aggiornare finalmente la raccolta a cui tengo di più dopo circa due mesi... Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto! Adesso rimane solo una vecchia fic da aggiungere, non so quando, poi potrei sparire per un po' dal fandom ma questo progetto rimarrà comunque in corso ^^ non temete! Si sarà capito che io faccio tutto con calma.

 

 

Ringraziamenti:

 

Ayumi Yoshida: Roby cara, secondo te ci scriverei se non fossero - tra tutti i loro pregi, che al momento mi secca elencare - adorabili? *__* Ben detto!

Anche Sakura era caratterizzata benissimo? Meno male ^^ sono lieta che ti sia piaciuta, io ho amato profondamente la tua fic del contest *__* quando posso vado a rileggermela, sai? XD

Ti voglio bene anch'io! (Appena posso rispondo alla tua ultima mail! Scusa se non l'ho ancora fatto...)

 

kry333: Ed ecco Kry, la mia fedele seguace *__* sei carinissima, sono io che non so davvero come ringraziarti per tutti i tuoi commenti ed è stato un vero piacere accontentarti!

Spero di non deluderti >.< grazie ancora, un bacione!

 

Mokochan: Giusto XD non c'è bisogno che aggiungi altro, ho apprezzato tantissimo i vostri giudizi (e anche il fatto che ti sei messa a commentare pazientemente i capitoli mancanti *__* che bello, grazie!)

Moko cara, se hai delle richieste (accenni ad altri pairing non ancora trattati, situazioni particolari in cui vorresti vedere Naruto e Hinata) per ispirarmi, non esitare a chiedere XD d'accordo?

Basta che il rating rimanga verde, eh ù.ù non penso proprio di alzarlo più di così...

Un bacione, ciao!

 

[E ricordo che lo stesso vale per tutti gli altri che seguono abitualmente la raccolta ^_^ appena posso, vedrò come accontentarvi!]

 

 

Per finire, grazie ai lettori silenziosi, a chi aggiunge la raccolta tra preferiti/seguite/ricordate, a chi commenterà (lo farete, vero? *__* Mi mancano solo otto commenti per arrivare a 100, sarebbe splendido!) questo e gli altri capitoli - nessun problema per i ritardi, io stessa sono sempre in ritardo =.= -, alle giudici e complimenti alle mie compagne di girone.

 

Alla prossima!

 

Un bacione!

Rinalamisteriosa

 

 

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Capitolo 17
*** Two Pillows/Due cuscini ***


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Two Pillows

Due cuscini

(AU; One-shot)

 

 

 

Un grande ipermercato può trasformarsi in un vero labirinto infernale, soprattutto se non si ha la più pallida idea di cosa comprare.

 

Hinata Hyuuga questo lo sapeva bene: essendo di indole indecisa e prudente, si soffermava spesso ad osservare gli alti e imponenti scaffali, muniti di generi alimentari e d'intrattenimento, di svariati oggetti utili in casa o in giardino, torturandosi le piccole mani per una manciata di minuti prima che l'istinto la guidasse a prendere un determinato prodotto e a riporlo nel carrello della spesa.

Si era sempre comportata così, soprattutto quando l'austero padre le compilava minuziosamente una lista ed ella doveva accertarsi di acquistare - per esempio - un cartone di latte di una certa marca o un barattolo di pelati che non fossero scaduti, oppure ancora della frutta che non fosse troppo matura o dove la buccia non presentasse alcuna macchia strana, perché altrimenti avrebbe trovato da criticarla anche in quell'aspetto.

Quel giorno però, la dolce Hinata si era ritrovata a passare dall'ipermercato con l'intenzione di scegliere un regalo per una persona che le stava molto a cuore.

Codesta persona aveva subìto recentemente un delicato intervento alla testa a causa di un incidente stradale, in cui un tizio imprudente gli aveva tagliato bruscamente la strada mentre lui andava in bicicletta, investendolo in pieno.

Era stato davvero fortunato, avrebbe potuto rimetterci la vita!

Anche se Hinata non era stata fisicamente presente al momento del fattaccio, quando un'amica chiacchierona se l'era lasciato sfuggire durante una lezione pomeridiana d'informatica, l'effetto dentro di lei era stato istantaneo e devastante.

Allarmata, aveva abbandonato computer, appunti e borsa per correre in bagno a calmarsi, bagnandosi il viso già in procinto di scoppiare a piangere.

Il nome di questo ragazzo è Naruto Uzumaki; a differenza di lei, la famiglia della quale era benestante e poteva permetterle di frequentare un istituto privato femminile, egli era cresciuto nell'orfanotrofio di fronte casa.

Allora, l'aveva conosciuto come un bambino estremamente vivace e burlone, solare ed estroverso, che quando giocava a pallone con gli altri orfanelli e capitava che la palla venisse calciata alta, oltre l'inferriata che separava il campetto di calcio dal giardino degli Hyuuga, era solito scavalcare senza alcun timore un cancelletto antico e arrugginito, in un modo chiassoso che ella, fanciullina dagli occhioni chiarissimi, si affacciava da una finestra per osservarlo correre a riprendersi quel gioco sferico che dava l'impressione di rotolare e mai sostare.

Libero e intraprendente, proprio come lui.

L'aveva colpita fin da subito, infatti Hinata non si era mai sentita tanto affezionata a qualcuno esterno alla propria famiglia, pur limitandosi a guardarlo da lontano a causa del proprio carattere eccessivamente timido e riservato.

Adesso che l'avevano dimesso dall'ospedale - era stata la stessa amica pettegola ad informarla di ciò! -, non solo si sentiva sollevata e felice, ma provava anche il forte desiderio di recarsi a fargli una breve visita in orfanotrofio, cosa che aveva sempre evitato o per imbarazzo o per paura di svenirgli davanti.

Però come presentarsi a mani vuote?

Ecco perché ora era impegnata a girovagare incerta tra i reparti pieni, assortiti e ordinati, alla ricerca di un regalo che potesse fargli piacere.

All'inizio aveva pensato ingenuamente ad un film, un videogioco o un romanzo, per poi rendersi conto di non conoscere affatto i suoi gusti in materia; poi - passando oltre - ad una torta confezionata o ad una crostata all'albicocca, ma osservando tutti i dolci presenti sopra semplici tavolini le sembrò un po' inadeguato un dono del genere, a meno che non si fosse messa a prepararla con le sue mani, allora sì che avrebbe avuto un valore aggiunto!

Poi ad un soprammobile o un'abat-jour, ma il crescente imbarazzo per una scelta difficile l'aveva convinta a rinunciare anche a quello, purtroppo.

Sconsolata e depressa, fermò i propri passi lenti nei pressi d'una cameretta per bambini, esposta assieme a molti materassi e cuscini di tante forme e colori, emettendo un sospiro di frustrazione.

Perché doveva essere così problematica?

Eppure un regalo, qualunque cosa fosse, era sempre gradito... perché era il pensiero quello che veramente contava!

Si sentì come se le manie di perfezionismo paterne l'avessero in qualche modo condizionata a prendere le cose giuste al momento giusto, mentre per le occasioni improvvisate come quella non aveva la minima idea di che pesci pigliare!

Guardandosi nervosamente intorno e scoprendosi sola, Hinata ne approfittò per sedersi pesantemente sul lettino e chinare rassegnata il capo, con la borsetta in grembo, finché un'occhiata in tralice non la indirizzò verso un cuscino a forma di cuore, viola e con una scritta che da quella distanza non riuscì a focalizzare.

Incuriosita, si alzò e si avvicinò ad esso, leggendovi mentalmente queste quattro incisive parole:

 

First and Secret Love

 

Le venne istantaneamente da arrossire, come se il cuscino avesse appena colto una verità sconvolgente.

"Comprargli un regalo simile significherebbe dover confessare tutto... Non so se sono ancora pronta a farlo, però" ammise, mentre il cuore le batteva forte, le mani tremavano e le labbra si serravano in una linea dritta e sottile.

Accanto al cuscino che le stava suscitando tali sensazioni, vi era un altro, sempre a forma di cuore ma privo di scritta, di quel rosso che tendeva all'arancio.

Lo afferrò con una mano e se lo strinse al petto, ancora agitato sopra quel battito irrefrenabile e pulsante che avvertiva bene, scoprendolo morbido e soffice come un peluche.

Certo, l'imbottitura c'era, ma non risultava per niente duro al tatto e sortì un insperato effetto rassicurante.

"Ho deciso!" si disse allora, afferrando risoluta anche l'altro. "Li prendo entrambi: uno per me, uno per lui".

Così facendo, non ebbe problemi a dirigersi alle casse, pagare, farsi incartare separatamente i due guanciali e andarsene, con le buste in mano e un peso in meno sulla coscienza.

In fondo, pensò, il cuore senza una scritta poteva anche essere interpretato come un semplice "Ti voglio bene." oppure un "Sono contenta di sapere che l'operazione è passata, che ti sei rimesso, che potrò rivedere ancora -da lontano, non pretendo poi tanto- il tuo meraviglioso sorriso!".

Ma la parte più ardua e difficile, ossia la visita vera e propria, doveva ancora arrivare...

Senza inoltre contare il fatto di tornare a casa, riuscire a prepararsi mentalmente un discorso decente senza che la voce le si paralizzasse in gola, oppure evitare di perderlo in un improvviso blocco di memoria, ma per questo si poteva porre un piccolo rimedio - un bigliettino, per riportare parole essenziali e sentite - prima di uscire nuovamente e senza destare sospetto alcuno nei suoi parenti.

 

 

 

*-*-*-*

 

 

 

"Ehi, testa quadra, c'è una visita per te".

Il migliore amico di Naruto, Sasuke Uchiha, era decisamente un tipo poco loquace, eppure quelle poche volte in cui parlava aveva il potere o di rendersi antipatico agli occhi di tutti o di far rabbrividire il proprio interlocutore.

Ma questo non era decisamente il caso di Naruto, dato che sembrava fosse l'unico in grado di tenergli testa, di tollerare le sue critiche, anche se essendo uscito da poco dall'ospedale non trasmetteva certo il solito ottimismo, un contagioso buonumore, e la solita baldanza nel replicare alle provocazioni dell'amico.

"Che visita?! Non dirmi che si tratta di un altro dottore, ne ho abbastanza!" s'informò, imbronciato e in pigiama, dalla sua postazione a letto.

"Ho per caso accennato ad una visita medica?"

"Uhm... no. E allora, scusa, che razza di visita è?! Non ho mica parenti!" chiese ancora, grattandosi confuso la testa bionda e totalmente spettinata.

L'altro sospirò teatralmente per la stupidità così palese di Naruto, mentre alle sue spalle intervenne una vocina cauta e titubante a spezzare quell'incomprensione.

"E'-è permesso?"

"Sì? Chi è?"

Il ragazzo moro si fece da parte, uscendo, così egli poté vedere con i suoi occhi azzurri di chi effettivamente si trattava.

"Tu?!"

Davanti alla sua espressione stupita, una Hinata in divisa scolastica sussultò, indietreggiando di un solo passo e fissandosi le scarpe.

"Co-come s-stai?" balbettò, stringendo più forte le mani sulla busta di carta che celava il regalo.

Perché non poteva sprofondare? Procurarsi una pala, scavare una fossa profonda e seppellire quella parte di sé?

"Oh... Hinata, giusto? Sto bene, grazie. Sei stata gentile, non mi aspettavo proprio questa visita!" esclamò, entusiasta. "Coraggio, entra e accomodati dove vuoi!" concesse poi, mentre con un gesto indicava i vari letti già ordinati che riempivano la stanza, escluso il proprio che ovviamente era ancora sfatto.

"I-io... ve-veramente..."

"Cosa c'è?"

"N-nulla".

"Davvero? Sai, se quel giorno non mi fosse capitato nulla, a quest'ora sarei sul pullman con i miei amici, per la gita che aveva programmato la direttrice. Invece mi tocca rimanere qua, dicono per precauzione, e immagino avrai notato che questo posto è quasi deserto, fatta eccezione di Sasuke, la cuoca, la cameriera e un ragazzino al piano di sopra che pare abbia contratto il morbillo... Ehi, ma perché stai ancora sulla soglia? Guarda che non sono contagioso!"

Se non fosse stato per il discorso concitato e al tempo stesso amareggiato di Naruto, ovvero se tutto fosse dipeso solo ed esclusivamente da lei, in quella stanza avrebbero sentito volare le mosche e nient'altro. Così, prendendo un respiro profondo, Hinata trovò in sé il coraggio di dichiarare: "Vo-volevo darti questo!", con le mani portate in avanti e le guance imporporate.

"Per me?" Naruto si portò a sedere. "Non dovevi disturbarti, grazie! Coraggio, avvicinati e fa' vedere" la incitò, in tono mite per non metterla più a disagio di quanto non fosse.

Hinata ubbidì, guardando fisso i propri piedi avanzare titubanti mentre il cuore minacciava di volerle seriamente sfondare il petto con forza.

"E-ecco!" fece, porgendoglielo dopo una manciata di secondi. "Mi dispiace p-per la gita..."

"Figurati. Mi è stato promesso che se ne farà un'altra in mio onore tra due settimane, mentre tra una tornerò all'ospedale per farmi cacciare gli ultimi tre punti che mi hanno lasciato... li vuoi vedere? Certe volte fanno un prurito assurdo, devo resistere alla tentazione di grattarmi... eh, eh." ammise, felice e infastidito al tempo stesso.

Poi, quando ella negò spaventata con il capo, si dedicò a scartare la confezione e a scoprire il contenuto, rimanendo per un momento basito di fronte al guanciale colorato.

"Na-Naruto-kun, po-potresti leggere il mio bigliettino?" lo pregò, totalmente imbarazzata. "Lì... ti spiego... po-poi se vorrai ridere di me... e-ecco, puoi farlo".

"Perché dovrei ridere di te? Comunque farò come mi hai detto, Hinata-chan" le assicurò, piatto.

Aprì subito il bigliettino.

"Oh... che bella calligrafia!" si complimentò, ottenendo solo l'aumento del rossore sul viso di Hinata, che preferì girarsi di scatto e chiudere gli occhi piuttosto che assistere a... a qualunque cosa avrebbe fatto o detto in seguito, ecco!

Questo è ciò che Naruto trovò scritto:

 

Se ti stai apprestando a leggere queste quattro righe, sappi che è il mio primo passo avanti, verso di te.

Non sembra, ma ho un carattere difficile, che spesso mi fa chiudere agli altri.

Non pensare che sia venuta solo perché provi pena per ciò che ti è successo, Naruto.

La verità è che ti osservo da sempre.

Da bambina mi affacciavo alla finestra per vederti giocare a pallone, per ammirare il tuo splendido sorriso.

Mi sono affezionata a te prima ancora che ci incrociassimo per strada, da quando ho iniziato a frequentare la scuola privata.

Adesso lo sai che non è per mancanza di rispetto, o per una differenza di ceto sociale, che ti evitavo.

E' il mio carattere, Naruto, non posso farci niente!

Ma da oggi spero che tu mi comprenda meglio...

Questo regalo vuole dimostrarti solo quanto bene ti voglio, nulla di più.

Non per malizia, non per una pretesa di essere ricambiata o altro...

Mi accontento di essere tua amica, un'amica che si preoccupa, un'amica che finalmente è riuscita a seguire il cuore in barba al carattere.

 

Hinata

 

"Hinata, tu... Beh, sembrerà strano, ma mi hai appena lasciato senza parole".

Si confidò immediatamente, ovvero dopo aver finito di leggere e aver sollevato il viso nella consapevolezza di essersi comportato da stupido.

Naruto aveva sempre pensato che Hinata non sopportasse quel suo carattere esuberante, invece adesso quelle parole rivelavano aspetti sconosciuti, oppure dettagli che non aveva mai preso in considerazione prima d'allora.

"Se c'è qualcuno di cui dovrei ridere, quello sono io. Non avevo capito niente!" si diede la colpa, tendendo una mano verso il polso sottile di Hinata, che sussultò al contatto sulla pelle. "Certo che possiamo essere amici, ci mancherebbe!"

Subito dopo, Naruto si portò il regalo alla testa, ricadendo svogliatamente sul letto e sprimacciandolo con le dita.

"Uhm... non è male, sai? E' davvero comodo, penso proprio che mi aiuterà a riposare meglio!" esultò.

Finalmente Hinata decise di girarsi di nuovo verso di lui, mostrando un sorriso dolce e colmo della stessa gratitudine che magari stava provando persino lui. Avrebbe voluto aggiungere altro, dirgli che sarebbe venuta a trovarlo anche il giorno seguente, ma dalla sua borsetta provenne uno squillo di cellulare che la fece desistere.

"Devi già andare via?" s'informò Naruto, stavolta senza nascondere una nota di delusione nella voce - cosa che le piacque, invero.

"Sa-sarà mio padre che mi ce-cerca. Scusa", gli disse, chinandosi incerta prima di andare via.

"Non preoccuparti, e passa quando vuoi... Mi aspetto un'altra visitina, okay?" pretese con l'occhiolino, vedendola poi annuire timidamente dalla soglia e sparire nel corridoio.

Rimasto solo, Naruto puntò uno sguardo assorto in su e sospirò; a suo tempo, sperò di imparare a voler bene a quella ragazza che aveva sempre definito schiva e sfuggente, mentre invece celava un animo molto dolce e gentile.

E Hinata, raggiunto il marciapiede, pensò alla busta che aveva appoggiato sopra al letto della sua camera, al cuscino che aveva comprato per sé e che svelava un'altra verità immutabile e meravigliosa che con il tempo, sperava, sarebbe riuscita a concretizzare.

 

 

 

FINE

 

 

 

 

 

*-*-*-*-*

Nota: Ho dato al dono per Naruto un certo significato - un primo passo per rompere il ghiaccio tra loro - e al cuscino che si è comprata Hinata un altro - il suo primo amore, che vuol tenere segreto finché non sarà pronta a rivelarlo (in fondo qui è solo un'adolescente riservata, comprendetela ^^')

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Ulteriore nota: Ennesimo ritardo, ne sono perfettamente consapevole >.< tuttavia, questa continua ad essere una shot NaruHina che non mi soddisfa pienamente.

Mesi fa ha persino partecipato ad un contest (per maggiori informazioni, http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9006132 è il link inerente al concorso) arrivando quarta. L'ho sistemata un po', eppure resta superficiale vero?

Però la raccolta doveva andare avanti in qualche modo ^^' spero che a voi piaccia, perché di solito quando tendo a sottovalutarmi ci siete voi che mi sostenete con le vostre recensioni e mi spronate a migliorare. Non vi sarò mai abbastanza grata, per questo ^_^

 

 

Ringraziamenti:

 

Vaius: Rispondo soltanto al commento dello scorso capitolo, comunque ti sono grata per tutti quelli che hai lasciato finora *__*

Non conosco il libro che hai letto, no XD io sono stata ispirata da una mostra (sull'Egitto, appunto) che si è tenuta per un mese nella mia città e che sono riuscita a visitare il giorno del mio compleanno.

Era davvero bella *__*

E hai ragione, Hinata e Naruto sono così teneri che mi piace tantissimo immaginarli in ogni situazione, anche se in questo periodo ho altro per la testa e mi sono decisamente allontanata dal fandom ^^'

 

kry333: Naruto non è tipo da visitare mostre, assolutamente XD non ce lo vedo proprio. Ma ha fatto eccezione solo per Hinata, visto? *__* E tutto si è risolto per il meglio, dato che io adoro i chiarimenti, penso che aiutino molto in un rapporto: ti avvicinano ancora di più alla persona che ami.

Uhm... vero che sarebbe appropriato il suo fedele ramen, ma il gelato è un modo più dolce e fresco per farsi perdonare, no? XD

Un bacione alla mia fedele seguace!

 

Mokochan: Guarda che puoi dirlo tutte le volte che vuoi, non c'è problema ^_^

Hai ragione cara, basta quello *__* sì sì, il NaruHina è per sempre!

Che pensi di questo capitolo? ^^' E' quello che mi piace di meno, sai?

E per la richiesta posso aspettare, ma davvero, non vedo l'ora di poterti dedicare qualcos'altro *__* e al più presto passo a leggere Bloody Rose, ancora non l'ho fatto >.<

Un bacione e un abbraccio forte, a presto!

 

KikiWhiteFly: Grazie mille per il commento da semplice lettrice, Kiki ^O^ è bello sapere di essere riuscita a far piacere e apprezzare il NaruHina anche a chi non... parteggia per esso, diciamo ^^

Un bacio!

 

 

Infine, grazie a chi ha aspettato e ha letto questo aggiornamento ^^

Appena l'ispirazione per Naruto si degnerà di bussare alla mia porta, tornerò! E' una promessa solenne *smile e pollice in su*

 

Alla prossima!

 

Un bacione!

Rinalamisteriosa

 

 

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Capitolo 18
*** Di Disegni E Colori ***


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Di Disegni E Colori

 

 

 

A scuola, una volta finiti i propri compiti per casa, la piccola Hinata disegnava.

Fortunatamente erano pochissimi gli alunni che si fermavano dopo le lezioni per il recupero, perciò lei, ottenuto il permesso della maestra, aveva sparpagliato diversi fogli bianchi sulla cattedra, si era arrampicata sulla sedia e munitasi di matita, gomma e penna stava occupando il proprio tempo in modo creativo.

Tra un'espressione adorabilmente concentrata e una più distesa, era riuscita a raffigurare una finestra aperta su un paesaggio innevato.

Un vaso di fiori variopinti, che immaginava emanassero un buon profumo, proprio come quelli in giardino.

Una grande casa, circondata da alberi e rocce.

Poi aveva provato persino a ricalcare le vignette di un libro illustrato, ma essendo una principiante vi aveva subito rinunciato, accartocciando il foglio in questione.

Un altro conteneva figure geometriche accennate, un altro ancora schizzi indefinibili e scarabocchi, e nell'ultimo, quello su cui stava lavorando, cercava di ritrarre una bambina come lei.

Capelli neri e lisci come spaghetti, un taglio corto di dietro e due ciuffi lunghi davanti.

Visino tondo e delicato.

Occhi chiarissimi.

Se avesse avuto il tratto meno impacciato e incerto, sarebbe uscito sicuramente un bel ritratto e magari suo padre avrebbe finalmente riconosciuto l'impegno che ci metteva.

Una risata da birbante accompagnò l’entrata improvvisa di un bambino biondo, che correva stringendo al petto il suo zainetto arancione.

“Naruto, torna subito qui! Devi svolgere questo esercizio!” si sentì urlare da un’altra aula.

“No, non voglio!” esclamò con decisione Naruto, aggirando svelto la cattedra sulla quale stava disegnando Hinata. E avrebbe continuato a girare in tondo, se spostando il gomito non le fosse scivolato uno dei suoi disegni.

Così si fermò, piegandosi in avanti.

“Ehi, ma… ma sei bravissima!”

Hinata sussultò: non l’aveva fatto apposta, ma il suo stupore era così evidente e la sua schiettezza così disarmante che il suo sguardo non si staccava più dal foglio a terra.

La piccola arrossì di rimando: era infatti la prima volta che riceveva un complimento sincero per qualcosa che aveva fatto da sola.

“Gra…grazie!”

Saltò dalla sedia e gli si affiancò timidamente. “Posso regalartene uno, se... se lo vuoi”.

A Hinata venne lo strano impulso di rigirarsi i pollici delle mani, mentre parlava piano e a testa bassa.

“Veramente? Oh...” Naruto sembrò pensarci su, ma un attimo dopo rispose con un sorriso: “va bene. Accetto, ma a una condizione!”

 

 

E in realtà la condizione pensata dal vispo compagno poteva sembrare una scusa bella e buona per sfuggire al proprio dovere, però vederlo intento a colorare con delle tempere tirate fuori dal suo zaino non solo il disegno scelto ma anche tutti gli altri, non dispiacque affatto alla dolcissima Hinata.

“Dovrebbero pitturare anche i muri di questo posto!” sbottò a un certo punto, guardandola con i suoi occhi celesti, grandi e belli. “Sarebbe meno brutto e triste, secondo me”.

“Hai ragio-”

“Naruto Uzumaki! Piccola peste che non sei altro!”

Trasalirono entrambi.

“Ops… mi ero dimenticato di lei, Iruka-sensei…” mormorò il piccolo.

Il maestro in questione, un uomo solitamente gentile e paziente ma al momento tanto alterato, aveva raggiunto l’aula e lo fissava torvo.

“Cosa stai facendo?”

“Coloro!” replicò Naruto con ovvietà, mentre Hinata non aveva il coraggio di intervenire e si faceva piccola piccola per passare inosservata.

“Non fare il furbo con me”, continuò Iruka, agguantando un foglio qualsiasi. “Tu disegni peggio di così. Lascia che la tua compagna finisca di colorare da sola e torna all’esercizio, o preferisci che lo dica ai tuoi genitori?”

“No a loro no!” si lamentò. “E comunque, Iruka-sensei, quel disegno mi appartiene: Hinata-chan me l’ha regalato, quindi posso colorarlo soltanto io!”

E mise su un broncio ostinato e adorabile che fece sospirare il maestro, che si rivolse alla bambina al suo fianco.

“Dunque è un regalo?” le domandò con calma.

La piccola Hinata giustamente annuì, perché era vero, Naruto non mentiva.

Il bambino sorrise vittorioso, mostrando il pollice alzato a entrambi, sicuro di averla fatta franca.

 

 

Un’ora dopo, alla chiusura della scuola e dei suoi cancelli, il broncio offeso del bambino dimostrava che non era servita a molto, la sua trovata. Iruka-sensei, dopo aver verificato che Hinata avesse terminato i compiti, le aveva detto che poteva andare a casa ed era rimasto a controllare sia che colorasse il disegno, sia che svolgesse quel dannato compito di scienze.

“A proposito… domani devo ricordarmi di ringraziarla!”

Si fermò apposta per tirare fuori dallo zaino un libro, e dal libro un foglio colorato. Raffigurava una bambina che le somigliava molto e non era stato difficile riempirla dei colori essenziali.

Volse un’occhiata all’edificio banale che chiamavano scuola e sorrise con una certa soddisfazione e un’idea folle in testa: serviranno tempere molto più grandi, però.

E quando le avrà trovate, lo farà. Lui lo renderà un posto migliore per tutti i bambini come loro.

“Naruto, cosa fai lì impalato? Non vuoi tornare a casa?”

“Ma-mamma! Hai ragione, scusa, arrivo!”

 

 

[AU - 814 parole]

 

 

 

 

 

*-*-*-*-*

Dedicata a Roby, perche è sempre carinissima con me anche se non me lo merito *___*

Dedicata a Hinata e alla sua “crescita” nel manga *___* perché ho creduto da sempre in lei e non mi ha mai delusa, neanche una volta.

 

Come promesso, dopo una pausa lunghissima, torno ad aggiornare questa raccolta con un nuovo e simpatico capitolo scritto senza troppe pretese (in fondo qui sono dei bambini di 7-8 anni che si conoscono appena ^^), una semplice vicenda scolastica con la partecipazione speciale di Iruka-sensei.

Spero sia degno dei precedenti - anche se sicuramente passerò quasi inosservata (dopo tutto questo tempo, non mi aspetto che tutti si ricordino di me ^^’) - e che ci abbia preso con la caratterizzazione.

 

Alla prossima! *inchino di scuse*

 

Rina

 

 

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Capitolo 19
*** Le parole essenziali ***


Premessa

 

Non è un caso se oggi, dopo circa due anni e mezzo dall'uscita del capitolo precedente, mi sia finalmente decisa ad aggiornare.

Questa raccolta, che per me è stata davvero importante e significativa, proprio oggi, 18 aprile, compie sei anni. Sei anni! *-* Insomma, sentivo di dover festeggiare perché, come dire…? Anche se ti allontani i primi fandom non si scordano mai <3

Per l’occasione ho pensato di proporvi un momento NaruHina che forse, dopo gli spoiler degli ultimi mesi, non consideriamo più tanto originale, ma che è ugualmente emblematico e che manca qui nel mio progetto. Finalmente i nostri adorati personaggi “bruciano le tappe” e Hinata deve comunicare a Naruto che è incinta. Come reagirà il futuro Hokage, marito e padre?

 

 

 

*

 

 

 

Le parole essenziali

 

 

 

 

 

Quando Naruto la vide avvicinarsi lentamente, composta e assorta nei propri pensieri, le offrì la mano e la guidò verso una panchina in cui potevano sedersi e parlare con calma.

“Hinata… Come stai?” domandò accorto. “Non ci vediamo da quando mi hanno detto del tuo malessere. Ora va meglio?” si interessò alla sua salute in un modo che la commosse.

“Sì, ma… Non si tratta di un malessere momentaneo, in verità”, rispose tremando e guardando in basso. Sembrava che il lungo e importante discorso che si era preparata e ripetuta mentalmente almeno cinquanta volte si fosse volatilizzato dalla sua mente, forse perché non era necessario. Forse, per avere più tatto e un maggiore coinvolgimento emotivo, bastava che dicesse delle poche, essenziali parole.

Naruto fissò l’aggraziato profilo di Hinata senza capire e inclinò appena la testa di lato.

“Davvero?” sussurrò perplesso, mentre lei sentiva il solito calore affluire sulle guance.

“Sai che puoi dirmi qualunque cosa”.

Arigatou Naruto-kun. Hai ragione. Desidero più di ogni altra cosa che tu lo sappia da me e te lo riferirò guardandoti direttamente negli occhi…” ritrovò il suo coraggio e provò un indescrivibile moto d’orgoglio per se stessa, per la sua decisione, quando si fissarono e lei allungò una mano verso la guancia e i segni indelebili su di essa.

Sorrise incantata e intenerita.

Anche se i lineamenti del suo amore si erano fatti più maturi, più da adulto, anche se i capelli biondi erano meno lunghi e meno arruffati di qualche anno prima, dentro era rimasto lo stesso e il suo carattere immutato rallegrava la vita di chi lo conosceva bene, i suoi occhi azzurri erano sempre luminosi e pieni di vita.

Il suo sogno di diventare Hokage era alle porte, mancava pochissimo al loro matrimonio e l’amore che si erano professati aveva già fruttato.

C’era una nuova vita dentro di lei.

Trattenne il fiato qualche istante prima di parlare.

“Sono stata male perché sono incinta. L’ho scoperto ieri: aspettiamo un bambino da circa tre mesi”.

La bolla di pace e serenità che si era formata intorno a loro prima delle fatidiche parole, seguite per interminabili secondi da un silenzio leggero, scandito solo dalle palpitazioni di entrambi e dal fruscio del vento tra gli alberi, si ruppe quando Naruto si levò di colpo in piedi dopo essere stato fermo immobile con la bocca semiaperta.

“Mi stai dicendo che tra qualche mese sarò contemporaneamente sposato, Hokage e padre?!” esclamò, per nulla indiscreto, ponendosi di fronte a lei, che mise le mani sulla panchina per darsi una leggera spinta. Voleva rialzarsi, ma si ritrovò tra le sue braccia, stretta a lui, che si era slanciato ad abbracciarla e a baciarla più volte e senza vergogna, contento e sollevato che la sua compagna non avesse nulla di grave.

Sì… Presto formeremo la nostra famiglia, Naruto-kun”, mormorò Hinata, sul punto di piangere per la felicità trattenuta.

La futura mamma non poteva sperare in una reazione migliore di quella. Ed era sicura che altre manifestazioni di giubilo e affetto non sarebbero mai mancate.

 

 

 

 

 

 

 

 

____

**Flashfic partecipante al terzo turno del contest “A tutto fluff!” indetto da Eireen_23 sul forum di EFP**

Informo che nella bozza originale era più lunga, quindi ho dovuto tagliare qualcosa e ridurla per correttezza, dato che non volevo superare le 510 parole (infatti adesso sono 502 xD).

Ovviamente la dedica va ad Ayumi Yoshida, a cui faccio ancora tanti auguri di buon compleanno e che ringrazio infinitamente per la sua pazienza :)

Inoltre ringrazio di cuore chiunque vorrà lasciarmi un parere, una critica, un rimprovero per la prolungata indecisione nel tornare (xD), o chiunque leggerà soltanto, dato che io non obbligo nessuno ^^

 

Baci,

Rinalamisteriosa

 

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Capitolo 20
*** Di ogni mio sorriso cattura l'essenza e poi donala al mondo ***


Era una tranquilla mattina, il sole caldo splendeva in un cielo limpido e terso, gli uccellini cinguettavano melodiosi e un giovane biondo camminava lentamente verso la sua meta.

Il motivo per cui procedeva con tanta calma, insolita per un tipo irrequieto, determinato e volenteroso come lui, era un bambino piccolo, tenero e assopito, fasciato da una tutina nera e sorretto delicatamente dalle sue braccia ferme.

Il piccolo stava dormendo placidamente, perciò non volle rischiare di svegliarlo e di farlo piangere.

Alzò lo sguardo per scorgere una brezza leggera che scuoteva i rami sottili dei verdi e rigogliosi alberi, che circondavano e quasi proteggevano la scultura emblematica verso cui era diretto, il monumento degli eroi caduti durante le guerre ninja che si erano combattute in passato.

Quando gli si trovò proprio di fronte, fermò i propri passi e sorrise lievemente, un po’ impertinente e un po’ nostalgico.

«Otou-san, Okaa-san… Buongiorno!» salutò i suoi genitori.

«Guardate, siamo venuti a trovarvi…» mormorò Naruto, addolcendo l’espressione quando spostò delicatamente il primogenito in modo che poggiasse la testolina con pochi capelli biondi sulla sua spalla. «Vi presento Boruto-chan. Iruka-sensei sostiene che mi somigli moltissimo, ma io non ricordo di essere stato così rompiscatole, specialmente di notte, quando io e Hinata-chan vorremo dormire questa peste strilla e si dimena tutto per attirare l’attenzione. Forse perché non avete avuto la possibilità di crescermi… Eheh, per me che sono sempre stato solo, la paternità è una cosa nuova e sconvolgente, sapete? Mi devo ancora abituare…» confessò tutto d’un fiato e la sua mente tornò subito al giorno in cui era diventato padre.

 

 

Mai come allora aveva compreso che, quando arrivavano, le cose belle della vita ti colpivano senza preavviso, inaspettate.

Era come ricevere un pugno nello stomaco senza sentire alcun dolore, ti veniva spontaneo trattenere il fiato e spalancare gli occhi davanti alla novità.

La nascita di un figlio era sicuramente una di queste cose, da qualunque prospettiva la si guardasse.

Era un vortice irrefrenabile di sensazioni, di emozioni, di pensieri capaci di riempire la mente e il cuore, di irretire i sensi.

La sola vista di un esserino così piccolo avvolto in fasce sarebbe stata capace di condurre anche l’uomo più controllato in uno stato di perenne ebetismo, o di intenerire e sciogliere il cuore dell’essere più freddo dell’universo.

Era semplicemente impossibile restarne indifferenti.

La natura umana a volte sapeva essere davvero straordinaria, unica e inimitabile.

Mai prima di allora, Uzumaki Naruto si era sentito così spiazzato ed emozionato.

A rallentatore, o così gli parve, un’infermiera intenerita gli porse il neonato infagottato e gli spiegò rapidamente come tenerlo in braccio nel modo giusto senza farlo cadere. E proprio lui, che raramente tremava di fronte alle altre persone, si mostrò adorabilmente impacciato e confuso.

La sua compagna di vita, stesa a letto dall’inizio del parto, i lunghi capelli scuri sparsi sul guanciale, affaticata e con gli occhi lucidi di commozione, li contemplò in silenzio.

Naruto aveva sempre ammirato il coraggio di Hinata e quella volta sua moglie era stata davvero coraggiosa a sopportare i nove mesi di gravidanza e le doglie finali, perciò quando i loro sguardi si incrociarono sentì di amarla più di prima.

 

 

Ricordò con un sorriso nostalgico di aver accolto gli auguri di tutti i suoi amici e di averli accettati con sincera gratitudine.

Ricordò di aver ricevuto un rotolo da parte di Sasuke e di Sakura-chan, che erano in missione insieme, e di aver quasi pianto mentre leggeva il loro messaggio, perché nonostante la lontananza sentiva i suoi compagni più vicini che mai, almeno con il pensiero.

Ricordò cose belle e brutte, ma il suo sguardo correva sempre lì, al frutto dell’amore che l’aveva sempre sostenuto e incoraggiato nel corso degli anni, che era maturato da quando ne aveva preso piena consapevolezza e l’aveva ricambiato con tutto se stesso.

Rammentò che, almeno un minuto o forse due dopo averlo tenuto in braccio per la prima volta, il neonato iniziò a piangere e a strillare con tutto il fiato che i suoi piccoli polmoni potevano contenere.

Naruto fu riscosso improvvisamente e bruscamente dai suoi dolci pensieri, non capì e tornò a fissare confuso e spaventato l’infermiera. Non aveva la più pallida idea di come si facesse a calmare un bambino appena nato.

 

 

«Adesso so bene come prenderlo, visto?» si complimentò, annuendo tra sé.

«Naruto-kun, eccomi. Scusa se ho tardato a raggiungervi», si rivelò Hinata, comparendo silenziosa e pacata alle sue spalle.

«Non dire così, Hinata, sono contento di vederti!» si voltò a guardarla, un largo sorriso che quasi andava da orecchio a orecchio, una gioia che si rifletteva nei suoi occhi celesti così belli, che si erano conservati puri nonostante le mille difficoltà affrontate con coraggio dal giovane fino a qualche anno prima.

Un sorriso meraviglioso, contagioso, che la giovane donna non poté non ricambiare con il suo più discreto e riservato, ma ugualmente bellissimo e gentile.

«Torniamo a casa? Quando Boruto-kun si sveglierà, sarà molto affamato e poi dovrò anche cambiarlo», propose lei, adocchiando il bambino che ancora riposava sulla spalla di suo marito. E a lui non smetteva di fare uno strano effetto il fatto di avere una casa condivisa con una compagna e un figlio, quando un tempo attribuiva quella parola a un luogo solitario, dove tornava e non trovava mai un’accoglienza degna di questo nome, piuttosto gli rispondeva un silenzio triste e innaturale.

Fortunatamente le cose erano cambiate.

«Sì… Torniamo a casa».

 

 

*

 

 

Una notte, qualche giorno dopo, Hinata Uzumaki si sentì particolarmente ispirata, e mentre osservava il suo piccolino che non ne voleva sapere di prendere sonno, gli sistemò le copertine addosso con estrema cura e provò a canticchiare una nuova ninna nanna.

«Trasformami in bolla per farmi toccare uno stella…» improvvisò il primo verso ripensando al momento del bagnetto, che era sempre così divertente e gioioso, dato che Boruto prendeva tutto come un gioco e si agitava apposta per schizzare acqua insaponata addosso a lei o al papà.

«Soffia piano e regalami un giro di luna senza che se ne accorga…» intonò con voce carezzevole e dolce, poiché essa, l’onnipresente luna, aveva un significato speciale nella sua vita, era legata al suo primo bacio d’amore. Il bambino smise di agitarsi e si quietò.

«Legami a un raggio di sole, regalalo al vento…» il sole della sua vita, il centro del suo mondo, era sempre stato Naruto. Grazie a lui era cresciuta, si era impegnata, aveva lottato, aveva protetto e sfidato il vento delle avversità. Crogiolato nel calduccio e cullato dalla voce materna, Boruto aveva chiuso quegli occhi ancora così piccoli, di un azzurro più chiaro del cielo stesso.

«Di ogni mio sorriso cattura l’essenza e poi donala al mondo…» concluse, vedendo che la sua canzoncina improvvisata aveva sortito l’effetto sperato e sorridendo intenerita al pensiero che probabilmente, una volta che a suo figlio sarebbero spuntati tutti i dentini, lui avrebbe mostrato alla gente uno splendido sorriso, magari raggiante e impertinente, sempre più simile a quello paterno.

«Buonanotte, Boruto-kun», sussurrò soavemente. Prima di allontanarsi dalla culla, depositò un bacino sulla fronte liscia del piccolo.

 

 

Non avrebbe mai immaginato che essere mamma l’avrebbe resa immensamente felice e totalmente coinvolta. Persino le notti insonni e le perenni ansie sembravano cose da poco se confrontate alla prospettiva di veder crescere un figlio giorno dopo giorno, anno dopo anno.

 

 

«Si è addormentato?» s’interessò Naruto, questa volta fu lui a sorprenderla letteralmente alle spalle.

«Riposa come un angioletto», rispose Hinata, per nulla spaventata.

Lui si era assopito per qualche ora, ma lei recava i segni delle occhiaie. Erano anche piuttosto evidenti, ma appariva comunque bellissima.

«Perfetto!» esclamò, apparentemente soddisfatto.

La prese in braccio prima che potesse protestare e la portò in camera da letto, senza alcuna malizia. Si sentiva in colpa e tutto ciò che desiderava in quel momento era che dormisse anche lei.

Se Boruto si fosse svegliato anche dopo la ninna nanna tanto tenera della sua mamma, si sarebbe fatto carico lui dei suoi capricci e dei suoi bisogni.

«Adesso tu dormi, dattebayo!» ordinò dopo averla fatta adagiare delicatamente tra coperte già sfatte e Hinata, che aveva già intuito il suo stato d’animo, lo fermò un momento, ma solo un attimo, perché sapeva che sarebbe stato inutile contrariare la sua decisione. Era semplicemente adorabile.

«Naruto-kun… grazie per tutto questo. Ho la certezza che tu sei qui con me sempre e che insieme cresceremo nostro figlio», sussurrò lievemente mentre giaceva sul fianco e lo tratteneva stringendogli fiaccamente una mano, per poi chiudere i suoi occhi dal colore indefinibile e lasciarsi vincere dal sonno.

«Anch’io dovrei dirti grazie. Ho una casa in cui mi sento finalmente amato e accolto. Ti ringrazio davvero, Hinata-chan», si disse senza farle lasciare la presa, sentendo più forte che mai un presente in cui valeva la pena vivere, promettendo di preservarlo, di proteggerlo dai fantasmi del passato. Con tutto se stesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Nick EFP/Forum: Rinalamisteriosa 

Titolo tratto dalla canzone: Di ogni mio sorriso cattura l’essenza e poi donala al mondo

Canzone scelta: Sento solo il presente

Pairing: NaruHina

Raiting: verde

Genere: fluff, introspettivo, slice of life

Note: Questa storia partecipa al “Naruto Song Contest” indetto da Nede. Spiegazioni sotto.

 

 

Note per la raccolta: Rieccomi, come al solito torno ad aggiornare la mia “creatura” adorata dopo tanto tempo, ma vabbe’ xD confidate nel fatto che finché resterò affezionata a questa coppia, essa rimarrà sempre in corso. Alcuni capitoli sono ancora in fase di revisione, tra l’altro. Il traguardo una volta era di quaranta capitoli, ma chissà se lo raggiungerò mai… *non sa se ridere o piangere* intanto sono giunta a metà strada, meglio di niente, dai u.u

 

Di ogni mio sorriso cattura l’essenza e poi donala al mondo è una one-shot nata spontaneamente, ho preso in prestito i primi versi della canzone di Annalisa Scarrone per usarli nella ninna nanna che canta Hinata a Boruto, non avrei saputo come tradurli in giapponese, perciò immaginatela mentre la intona nella sua lingua, ma il senso è quello.

Mentre la frase “E non sento più niente tranne la certezza che tu sei qui con me” la cito in parte nell’ultimo dialogo prima di addormentarsi, sempre messa in bocca a Hinata.

Comunque si capisce che ho preso ispirazione dalla canzone, incredibilmente ce l’ho fatta! XD

Boruto è presente perché è lui che, nascendo, ha catturato l’essenza dei suoi genitori, e nel sorriso che mostrerà a tutti ne trasparirà la somiglianza. La trovo una cosa dolcissima! *-*

 

Spero vi piaccia questo nuovo capitolo, forse sembrerà breve e semplice ma ci ho messo il cuore, davvero! >.<

Grazie a chiunque abbia letto e grazie a chi vorrà lasciare spontaneamente un parere.

 

Baci,

Rina

 

 

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