Racconti Percy Jackson

di deborahdonato4
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solangelo. Cinque minuti ***
Capitolo 2: *** Solangelo. Il ragazzo di Nico ***
Capitolo 3: *** Solangelo. Luce ***
Capitolo 4: *** Frazel. Sei anni ***
Capitolo 5: *** Solangelo. Il terzo incomodo ***
Capitolo 6: *** Solangelo. Pesce d'aprile ***
Capitolo 7: *** Jasper. Notte di nozze ***
Capitolo 8: *** Solangelo. Costumi ***
Capitolo 9: *** Solangelo. Halloween ***
Capitolo 10: *** Solangelo. Battaglia di cuscini ***
Capitolo 11: *** Solangelo. Aiutami ***
Capitolo 12: *** Solangelo. 50 sfumature ***
Capitolo 13: *** Solangelo. Non facciamo solo quello! ***
Capitolo 14: *** Solangelo. Confronti ***
Capitolo 15: *** Nico e Bianca. Un incontro inaspettato ***
Capitolo 16: *** Mitch e Will. Aiuto in infermeria ***
Capitolo 17: *** Solangelo. Serie tv ***
Capitolo 18: *** Solangelo. Picnic ***
Capitolo 19: *** Solangelo. 26 giugno 2015 ***
Capitolo 20: *** Solangelo. Anatomia ***
Capitolo 21: *** Solangelo. Tredici ***
Capitolo 22: *** Solangelo. Halloween 2.0 ***
Capitolo 23: *** Solangelo. Post-it ***



Capitolo 1
*** Solangelo. Cinque minuti ***


«Nico!»

Nico si voltò verso Will Solace, che gli correva incontro. Indossava ancora il camice dell'infermeria, e le sue solite infradito arancioni. Per qualche secondo Nico non disse nulla, ma non poté mentire a sé stesso: era bello vederlo arrivare.

«Solace.» salutò Nico, trattenendo un sospiro.

«Ho cinque minuti liberi dall'infermeria.» sorrise Will, e il suo sorriso solare colpì Nico allo stomaco, peggio di un pugno.

Nico roteò la spada in silenzio. Si stava allenando da meno di un'ora, e nessuno sapeva dove fosse. Non era possibile che Will lo trovasse sempre, ovunque si trovasse, da solo.

«Senti...» mormorò Nico, guardando il solare figlio di Apollo dritto negli occhi. Doveva tracciare una linea di confine. «Non puoi venire da me ogni volta che hai un secondo libero.»

Will abbassò un po' le spalle. Doveva aspettarsi una cosa del genere.

«Ah... Be', ma ormai sono qui.» Will tornò a sorridere e si sedette per guardarlo a combattere.

Nico lasciò cadere la spada e lo guardò serio. «Hai un secondo libero, e vieni da me. Hai cinque minuti liberi, e mi vieni a cercare. Hai un'ora libera, e ti metti a combattere con me. Will...»

Il figlio di Apollo lo guardò sorpreso. Non si era accorto che le cose stessero proprio così. Arrossì violentemente e si alzò in piedi. «Io... Non ti cercherò più. So che sono noioso e un po' pesante, scusami se ti ho importunato...»

«Will, baciami.»

Will sgranò gli occhi osservando il figlio di Ade lasciar cadere il ferro dello Stige a terra. Nico gli venne incontro spavaldo, e si ritrovarono faccia a faccia.

Will gli posò una mano sotto il mento, lo attirò a sé per la vita e posò le labbra sulle sue.

Il baciò provocò uno scoppio di emozioni in Nico, emozioni che non sapeva di poter provare e che non sapeva di avere. Posò le mani sulla schiena del dottore, stringendolo forte e lasciandosi andare contro le sue labbra.

Quando si separarono, i minuti di libertà di Will erano esauriti.

Nico riaprì gli occhi, un leggero sorriso sulle labbra, le mani ancora premute sulla schiena di Will, i cui occhi luccicavano di un sentimento che Nico riconobbe.

«Magari alla tua prossima pausa facciamo questo, al posto di girarci intorno.» mormorò Nico, riprendendo fiato, allentando la presa.

Will annuì, riprendendo a sorridere, e corse in infermeria mentre il volto gli si imporporava.

Nico si sedette soddisfatto, guardandolo allontanarsi. Si portò le dita alle labbra, sfiorandole, e il suo sorriso si fece più vivace.

Ora era certo di essere innamorato di Will Solace.

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Capitolo 2
*** Solangelo. Il ragazzo di Nico ***


Nico si svegliò nel suo letto da solo. Guardò la parte di letto lasciata vuota da Will Solace, e si rigirò tra le coperte abbracciando il cuscino di Will.

Di sicuro il figlio di Apollo era stato chiamato per qualche urgenza in infermeria. I suoi pazienti avevano la priorità, ma a Nico non importava. A patto che Will passasse tutte le notti in sua compagnia.

Nico sospirò nel suo cuscino, impregnato dell'odore del dottore, e non si sorprese nel sentire le guance andare a fuoco. Doveva essere paonazzo, ma era felice. Dopo tanto tempo, era riuscito a trovare qualcuno che lo apprezzava.

Will lo rendeva felice. E lui rendeva felice Will.

Il che era strano. Ma Nico aveva smesso di domandarsi il motivo per cui un figlio di Apollo allegro come Will fosse felice con la sua compagnia oscura e tenebrosa. Tanto la risposta la conosceva già.

Nico restò steso nel letto per un altro minuto, poi decise di andare a cercarlo. E portargli un panino, o una soda. Si vestì con gli stessi vestiti del giorno prima, abbandonati in ogni angolo della stanza. Ignorò i vari succhiotti sul suo corpo, e dopo aver ravvivato i capelli con una passata di mano, spalancò la porta della cabina.

Due cose lo colpirono all'istante. Il sole, dritto negli occhi, che glieli fece inumidire. E Will Solace, che saltellava allegro da un semidio del Campo all'altro, dicendo qualcosa che lo rendeva molto contento.

Nico si sentì attraversare da un brivido, e si avvicinò in fretta ad un figlio di Atena che lo stava osservando con un sorrisino.

«Che ti ha detto Solace?» chiese Nico, fissandolo duramente.

«Solo una cosa.»

«E cioè?»

Il figlio di Atena sorrise.

«Che è il tuo ragazzo.»

Nico arrossì tutto d'un colpo. Si allontanò dal figlio di Atena e andò dritto verso Will. Ignorò le occhiate di tutti i semidei durante il breve tragitto, e posò la mano attorno all'elsa del suo ferro. Si chiese se sarebbe riuscito a tagliargli la testa con un fendente solo.

Ma quando Will Solace si voltò verso di lui, con gli occhi celesti luminosi e quell'adorabile sorriso che andava da un orecchio all'altro, Nico si lasciò scappare un gemito, e mollò la presa sulla spada.

«Sei fortunato perché sei così maledettamente carino.» sbottò Nico, avvampando, saltandogli al collo e baciandolo davanti a tutti.

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Capitolo 3
*** Solangelo. Luce ***


«Credo sia arrivato il momento di farlo.» disse Will.

«No, Will... Non mi sento ancora pronto...» mormorò Nico.

«Prima o poi dovrà accadere, e se lo facessimo ora sarei il ragazzo più felice del mondo.»

«Ma a me non pensi? Il mio corpo subirà dei cambiamenti per colpa di questa cosa!»

«Non è una cosa qualsiasi. È importante. E so che vuoi farlo anche tu.»

«Hai ragione... Allora... Facciamolo.»

Will sorrise dolcemente e si avvicinò al suo ragazzo, che lo strinse un po' preoccupato. Si scambiarono un dolce bacio, poi Nico si sedette sul letto con il cuore a mille.

Il figlio di Apollo si accoccolò vicino a lui, infilandogli una mano sotto la maglia.

«Pensavo volessi fare quella cosa.» mormorò Nico, mordicchiandosi il labbro, guardando il volto di Will.

«Pensavo che prima ti andasse del sesso, tanto per scioglierti un po'.»

«Will...»

Will scese dal letto ridacchiando e scostò le tende nere, spalancando tutte le finestre. Erano mesi che Nico le teneva tutte sigillate, ritirandosi nella sua cabina oscura. Il figlio di Ade nascose il volto nel cuscino.

«Entra troppa luce, cazzo!» strepitò Nico.

«È più o meno la stessa cosa che hai detto la prima volta.»

«WILL!»

Will scoppiò a ridere e tornò a sedersi vicino a lui.

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Capitolo 4
*** Frazel. Sei anni ***


Hazel Levesque si stava allenando alla postazione di tiro con l'arco. Non era brava, non era abile, era una fortuna che riuscisse a tenere in mano l'arco e a puntare il bersaglio. Se poi le frecce si bloccavano a metà percorso, preferendo la terra al bersaglio, la colpa non era del tutto sua. O no?

Una volta c'era stata una persona pronta ad insegnargli. Ma poi questa persona se n'era andata via dopo un litigio, e un tradimento. Hazel ancora se ne vergognava. Suo fratello, però, l'aveva perdonata, quindi perché non poteva farlo anche lui?

Mentre la freccia cadeva in terra, Hazel sospirò. Will Solace aveva provato ad insegnarle, dopo che l'imbarazzo tra loro era calato. Ma a volte li riprendeva, e capitava che non si rivolgessero la parola per giorni.

Nico l'aveva perdonata, perché si sentiva in colpa anche lui per quanto fosse accaduto. Tutti e tre insieme erano usciti a bere, e Nico aveva continuato ad offrire giri di bevute finché non furono tornati nella loro stanza d'hotel. Nico era crollato addormentato sull'unico letto, mentre lei e Will...

Hazel scacciò il pensiero e abbassò l'arco. Quella nottata che ricordava a frammenti era stata terribile. Scalciò via un sasso, e udì un fruscio alle sue spalle. Si voltò di scatto, il corpo in allerta, pronta a tirare una freccia.

«Chi va là?» gridò, sapendo che i mostri non avrebbero mai risposto.

Una figura oscurata dall'ombra si separò dagli alberi, venendole incontro. Era alta, massiccia, e sembrava avere la gobba.

«Ti consiglio un pugnale, per i combattimenti corpo a corpo.»

Quella voce.... Hazel esitò, abbassando appena l'arco.

Non poteva dimenticare quella voce.

«F-Frank?» balbettò Hazel, sorpresa.

La figura fece qualche altro passo, e infine la figlia di Plutone lo riconobbe. Era proprio Frank Zhang. Più alto, più muscoloso, con qualche cicatrice sul collo e l'aspetto di chi ha vissuto una vita non esattamente tranquilla.

«Proprio io, Hazel.»

La ragazza lo guardò senza parole. Sentire quel nome pronunciato da lui, dalle sue labbra...

«Frank.» Hazel fece un passo verso di lui. Di conseguenza, Frank infilò le mani in tasca.

«Sei davvero scarsa con l'arco.» disse Frank, guardando il bersaglio a cinquanta metri di distanza.

Hazel fece una smorfia, trattenendosi a fatica dall'andargli incontro. «Puoi anche dire che faccio schifo, non mi offendo.»

«Fai schifo con l'arco.»

«Grazie per la sincerità.»

Sul volto serio del figlio di Marte spuntò un lieve sorriso, ed Hazel si avvicinò nuovamente a lui. Frank allargò appena le braccia e la strinse a sé, mentre Hazel gli gettava le braccia al collo nascondendo il volto nel suo petto.

«Sei anni.» sussurrò Hazel contro il suo petto. «Sono passati sei anni.»

Frank la strinse a sé senza una parola, accarezzandola sulla schiena e trattenendo un sospiro. Non si era aspettato un abbraccio.

Dopo qualche minuto, nei quali entrambi ripercorsero la loro relazione, si separarono e si contemplarono.

«Sei molto più bassa di quanto ricordassi.» mormorò infine Frank, con la prima cosa che gli era passata per la mente.

Hazel rise, sperando di nascondere le lacrime. «Sei tu che sei cresciuto molto.»

«Sì... È colpa mia.»

Si guardarono negli occhi per un minuto, poi distolsero lo sguardo, entrambi arrossendo e sperando che l'altro non se ne accorgesse.

«Sei anni.» mormorò Frank, abbassando di nuovo lo sguardo. «Non ci credo.»

Hazel si mordicchiò il labbro. Era colpa sua se non si vedevano da sei anni. Tornò a guardarlo, e notò la borsa.

«Resti?» chiese, con il cuore a mille per l'emozione.

Frank esitò. «Solo qualche giorno. Poi torno in missione.»

«Missione... Sembra molto importante. E pericolosa.»

Frank decise di non ribattere, e cambiò discorso.

«Ti vedo diversa.» notò Frank, guardandola.

«Be', in sei anni... Tutti cambiano.»

Frank annuì silenzioso.

Hazel lo guardò. Non riusciva a credere che fosse così bello.

«Ehi, sei appena arrivato, vuoi andare in mensa a mangiare qualcosa?» domandò Hazel, facendo cenni con le mani dal nervoso. Avere di nuovo Frank vicino... La faceva sentire strana.

Frank guardò il Campo mezzosangue alle sue spalle e annuì. «Qualcosa sotto i denti non guasterebbe di certo. Ma prima vorrei posare la borsa.»

Hazel annuì. «Deve essere pesante.»

«Non molto.»

«Se la prendessi, probabilmente sprofonderei.» sorrise Hazel debolmente.

Frank le fece il primo vero sorriso della serata. «Possibile. Ma mi sembri allenata.»

«Qualche allenamento nel corso degli anni. Soprattutto dopo la gravidanza, avevo bisogno di riprendere la mia linea.»

Frank la studiò. «Hai un figlio?» chiese.

Hazel arrossì leggermente. «Una figlia.» ammise. «Luna.»

«Bel nome.»

«Grazie.»

Frank si sistemò la borsa sulla spalla, e Hazel lo affiancò. Si avviarono verso la cabina di Ares in silenzio.

Arrivati a metà del Campo, Hazel diede una pacca a Frank sullo stomaco. Una pacca che il figlio di Marte nemmeno sentì.

«Ti va di venire nella mia cabina?» chiese Hazel, avvampando di colpo.

Frank alzò un sopracciglio. «Nella tua cabina? Non c'è Nico?»

«No. Nico e Will... si sono sposati due anni fa, e ora vivono fuori dal Campo.»

«Ah...»

«E ho il frigobar pieno di cibo e alcolici, se ti va di aiutarmi a svuotarlo.» sorrise Hazel.

«Certo.» Frank sorrise. «Un po' di scotch non sarebbe male.»

Hazel annuì e cambiò direzione, avviandosi alla cabina tredici. Si ringraziò mentalmente per aver riordinato, altrimenti ci sarebbero stati vestiti ovunque.

Fece posare la borsa di Frank sul letto di Nico. Ogni tanto lui e Will tornavano al Campo, e si fermavano proprio nella cabina. E Hazel spariva sempre nella cabina di Piper finché non andavano via. Non per la vergogna di vedere Will, ma perché erano piuttosto rumorosi sotto le coperte.

Frank portò la borsa in bagno e andò a farsi una doccia. Hazel iniziò a preparare la cena, sempre nervosa. Avere Frank di nuovo lì...

Sentì l'odore del suo dopobarba prima ancora di vedere lui. Si voltò. Frank indossava vestiti scuri, e i capelli bagnati gli aderivano alla testa come quelli di un pulcino. Sorridendo, gli si avvicinò mettendosi sulle punte e gli scompigliò i capelli.

«Molto meglio così.» disse, appoggiandosi a lui.

Frank le posò una mano sul fianco, attirandola a sé. Hazel si sentì mancare il respiro mentre incontrava le labbra di Frank.

 

Tutto nella stanza sembrò fermarsi mentre si baciavano con passione. Frank la sollevò senza sforzo, facendola appoggiare contro il muro. Hazel gli cinse la vita con le gambe, aggrappandosi alle sue spalle. Sentiva i muscoli di Frank contrarsi sotto le sue dita, e desiderò restare in quella posizione per il resto della sua vita.

Frank le posò una mano sulla guancia, continuando a baciarla. Le loro lingue si incontravano con violenza, una passione celata per anni. I ricordi dei loro quattro anni di relazione affollarono le loro menti, e Frank la strinse più contro di sé.

Finirono sul letto. Hazel gli tolse la maglia, accarezzandogli pettorali e addominali, e passando le dita lungo il tatuaggio di filo spinato che gli passava sul petto. Le mani di Frank erano bollenti sul suo corpo.

Frank le tolse la maglia, iniziando a baciarle l'incavo dei seni, il collo e la gola. Quando riprese a baciarla sulle labbra, Hazel si strinse più contro di lei. Il suo corpo fremeva di desiderio.

Frank le accarezzò i seni da sopra il reggiseno, poi glielo sfilò. Impiegò qualche secondo a sganciarlo, ma si giocò bene quei secondi baciandola con destrezza e prendendole un capezzolo tra le dita. Hazel mugolò di piacere nella sua bocca, mentre le sue mani toccavano ogni centimetro della schiena di Frank.

Il figlio di Marte le lasciò le labbra e riprese a baciarla lentamente lungo il petto, lanciando via il reggiseno, che colpì il letto di Nico. Hazel gemette di nuovo mentre Frank le succhiava gentile entrambi i capezzoli, e quando iniziò a scendere più in basso la ragazza aveva gli occhi umidi. Non riusciva a credere che stesse accadendo davvero.

Frank le sfilò i jeans e le tolse le mutandine con i denti. Hazel chiuse gli occhi mentre la bocca di Frank la baciava, e la lingua la accarezzava con maestria. Hazel prese il cuscino e lo posò sul volto, soffocando i gemiti di piacere che continuavano a crescere.

Quando giunse all'orgasmo, Hazel si lasciò scappare un forte gemito e tolse il cuscino. Era nuda sotto lo sguardo del suo ragazzo, del suo ex ragazzo, il primo che l'aveva mai avuta. Il ragazzo che aveva sempre desiderato avere. Il suo migliore amico, il suo miglior amante.

Frank si allungò su di lei per baciarla. Hazel ricambiò il bacio con ardore. Voleva di più, e Frank lo capì. Si scostò da lei e Hazel lo osservò mentre si toglieva i jeans e i boxer grigi con quel suo modo di fare più da ragazzo che da uomo. Sorrise ansimando, e quando Frank tornò da lei nudo, si strinse a lui il più possibile.

Era tutto perfetto. Si baciarono con passione e Frank entrò dentro di lei iniziando a spingere piano, prendendo sempre più ritmo. Hazel lanciò un grido di piacere e Frank le baciò la spalla.

Si strinsero in un forte abbraccio mentre giungevano insieme all'orgasmo. Frank si appoggiò su di lei, poi invertì le posizioni tenendola stretta.

 

Rimasero accoccolati per una decina di minuti, poi Frank raccolse i vestiti da terra e li indossarono. Frank recuperò i piatti ormai freddi che Hazel aveva preparato, e spalla a spalla iniziarono a mangiare.

«Buono.» mormorò Frank.

«Grazie.» rispose Hazel. Ora che la passione si era spenta, Hazel si sentiva molto in imbarazzo per quanto fosse successo. Ma lo avrebbe rifatto. Si voltò un momento verso Frank... solo per scoprire che lui la stava già guardando.

«Non me ne dispiace affatto.» disse lui.

«Nemmeno a me.» rispose lei, sorridendo.

Frank le diede un casto bacio sulle labbra, poi spostò i piatti e la attirò su di sé. Hazel gli posò la fronte contro la sua. Si diedero leggeri baci sulle labbra per qualche minuto, poi Frank sospirò.

«Magari è il caso di parlare.» disse infine.

Hazel annuì. «Mi sembra giusto.»

Frank la fece sedere su di sé, e giocherellò per qualche secondo con i bottoni della sua camicetta.

«Chi è il padre di tua figlia?» domandò, lanciandole un'occhiata.

«Un figlio di Mercurio.» sospirò Hazel, accarezzandogli i capelli ancora bagnati. «Siamo stati insieme per un paio di mesi, e mi ha aiutato con la gravidanza, ma non ha voluto prendersi tutte le responsabilità da padre.»

Frank annuì serio. «Ora lei dov'è?» chiese.

«Con Nico. Sono andati a Disneyland, e volevano portare anche Luna.»

«E perché tu non sei andata con loro?»

«Scherzi?» Hazel sorrise. «Quelle terribili montagne russe, tutte quelle giostre...»

«Non ti piacciono?»

«Non molto. E poi, penso volessero stare da soli, e darmi qualche giorno di libertà.»

Frank sorrise. «Che fratello premuroso.»

«Molto.»

Frank le accarezzò le spalle e deglutì. «E con Will? Come va?» chiese, circospetto.

Hazel lo guardò. «Va bene. Tu... Sei ancora..?»

«Arrabbiato? Ferito? Non più. È passato così tanto tempo. Ormai ho superato.»

«Se sei ancora arrabbiato...»

«Hazel, se fossi ancora arrabbiato con te non sarei mai venuto al Campo Mezzosangue a cercarti.»

Hazel batté le palpebre. «Hai... Hai ragione. Sei venuto qui... per cercarmi?»

«Di certo non sono qui perché mi piacciono i greci.» sorrise Frank, baciandola dolcemente.

Hazel ricambiò con ardore.

«Ma la tua missione...»

«Secondaria, rispetto a te.»

Hazel aveva gli occhi luccicanti. Lo strinse, ascoltò il battito del suo cuore battere a ritmo con il suo.

«Ti amo Hazel.» sussurrò lui al suo orecchio.

Lei chiuse gli occhi pieni di lacrime. «Ti amo Frank.» mormorò a sua volta.

 

Si addormentarono insieme, abbracciati, entrambi felici di essersi ritrovati. Quella brutta faccenda con Will Solace ormai era stata superata da entrambi, e Hazel pensò che non fosse il caso dire che, per mesi, prima che Nico la perdonasse, si era sentita salutare con: Ehi, ciao sorella che si è scopata il mio ragazzo.

Per Will era stato peggiore. Ciao mio ex fidanzato, che si è scopato mia sorella. Nico aveva impiegato molto più tempo a perdonarlo, sebbene Will gli faceva capire ogni giorno quanto ne fosse dispiaciuto. Will era rimasto in silenzio mentre Nico frequentava altri ragazzi, gli aveva lasciato tutto lo spazio che poteva. E aveva atteso. E infine Nico, dopo quasi sei mesi, lo aveva perdonato. Nico però gli ricordava il tradimento quando litigavano, tanto per vincere, ma alla fine l'amore aveva prevalso e si erano sposati.

 

Frank si svegliò alle prime luci dell'alba, e rimase a guardare Hazel dormire prima di alzarsi e vestirsi. Ogni volta che indossava un indumento si fermava a guardarla, chiedendosi se stesse facendo la cosa giusta.

Andò alla scrivania, prese un foglio e iniziò a scrivere. Poi lasciò un bacio sulla fronte di Hazel e uscì dalla cabina di Ade.

 

Quando Hazel si svegliò, due ore più tardi, scoprì subito la mancanza di Frank nel letto. Si tirò addosso le coperte, e andò a controllare se non fosse in bagno. Solo al ritorno notò che la borsa di Frank era sparita.

Si sedette sul letto prendendosi la testa tra le mani. Frank l'aveva presa in giro? Tutte quelle parole, quell'amore, quella passione... Solo prese in giro? Aveva voluto fargliela pagare per Will?

Si strofinò con rabbia le lacrime dalle guance e si alzò in piedi. Frank l'aveva abbandonata? Quando sarebbe tornato, non l'avrebbe trovata lì, pronta a perdere di nuovo tutto pur di averlo. No...

Hazel notò la lettera sulla scrivania ed ebbe un tuffo al cuore. Con le mani tremanti la prese e la spiegò.

 

Cara Hazel,

mi dispiace non esserci stato al tuo risveglio. Mi sarebbe piaciuto molto stringerti tra le braccia, darti un bacio sulla fronte e portarti la colazione a letto.

Ma purtroppo non è stato possibile.

Ho una missione da svolgere, e quando tu leggerai questa lettera probabilmente sarò già impegnato a proteggere la vita dei miei compagni, e la mia.

Come hai detto ieri, questa mia missione è pericolosa. E quando mio padre me l'ha affidata, ho deciso di compierla. I miei fratelli romani mi hanno seguito, siamo in quattro, e più che certi che andrà tutto bene.

Ma se così non andasse, morirò felice. Ho passato la mia ultima serata in tua compagnia. Forse non è molto, ma per me lo è stato.

Ti amo veramente, Hazel Levesque. E in tutti questi anni ti ho sempre amata. Avrei voluto tornare da te molto prima... ma avevo fatto una promessa a mio padre, una promessa che in sei anni ancora non è stata mantenuta.

Con questa missione, che vada bene o meno, avrò adempito al debito che ho nei confronti di mio padre. Se tornerò da te, potremo vivere quella vita felice che abbiamo sempre desiderato.

Ho fatto male ad andarmene. Ho fatto male ad abbandonarti dopo quanto accaduto con Will. Lui è così palesemente innamorato di Nico, e tu lo eri di me. Avrei dovuto chiudere un occhio, capire quanto foste ubriachi e perdonarti, perdonarvi. Non l'ho fatto, ero troppo triste e stanco. Ma ora vi capisco. Ora ho vissuto, ho fatto cose che non puoi immaginare, e che spero non immaginerai mai.

Devo lasciarti, mia piccola principessa. La missione mi aspetta, e devo ancora incontrare i miei fratelli.

Ti amo, Hazel. Non dimenticarlo mai.

Tuo,

Frank

 

Hazel strinse forte la lettera contro il petto. Aveva gli occhi pieni di lacrime. Voleva dire tante cose a Frank, ma lui era partito per concludere il debito con suo padre. Se solo glielo avesse detto la sera prima, avrebbe fatto in modo di rendere quell'ultima serata la più bella che potesse immaginare.

Hazel si stese nel letto, lasciando andare le lacrime. Pregò gli dei che lo riportassero indietro sano e salvo, e si rannicchiò nel letto. Se fosse morto, lei lo avrebbe saputo.

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Capitolo 5
*** Solangelo. Il terzo incomodo ***


Jason uscì in fretta dalla cabina di Zeus. Da quando Piper era partita per andare a trovare il padre, passava molto tempo in compagnia dei semidei greci. Erano più simpatici dei romani, sotto certi aspetti.

Dopo qualche minuto, bussò alla porta della cabina di Poseidone. Come c'era da aspettarsi, Percy non era nella sua cabina. Jason pensò subito che fosse in spiaggia, probabilmente in compagnia di Annabeth, ma decise di raggiungerlo più tardi.

Jason si avviò a passo spedito verso la cabina 13.

Lui e Nico avevano istaurato un gran bel rapporto, da quando la battaglia contro Gea si era conclusa. Forse il segreto tra di loro li univa in modo diverso da come Jason era unito a Leo e a Percy. Il segreto tra Jason e Nico era da associare alla loro chiacchierata con Eros a Venezia, il segreto che tanto faceva vergognare il giovane Nico di Angelo.

Nelle ultime settimane, Jason aveva provato a convincere il figlio di Ade a confidarsi almeno con Piper. Odiava tenerle delle cose nascoste. Ma Nico non intendeva parlare con la figlia della dea dell'amore, incondizionatamente dal rapporto con lei. I consigli di amore potevano essere dietro l'angolo con una figlia di Afrodite, e Jason era sicuro che Nico non intendesse ascoltare cose del genere.

Jason sospirò arrivando nei pressi della cabina di Ade. Si disse che doveva aspettare, che Nico prima o poi si sarebbe sentito pronto per parlare liberamente della sua sessualità, con qualsiasi semidio del Campo, soprattutto i suoi amici.

Jason cominciò a bussare alla porta. Si stava chiedendo se Nico stesse dormendo alle nove del mattino, e se gli andasse di andare ad allenarsi con un lui, quando udì un grido.


Jason riconobbe la voce di Nico. Senza esitazione, afferrò la nuova spada che Leo gli aveva forgiato giorni prima, come regalo di scuse, e diede una spallata alla porta. Essa cedette con facilità, e Jason entrò, la spada sfoderata, lo sguardo attento pronto al combattimento.

Impiegò un intero minuto a comprendere la scena davanti a lui. Per lo stupore, quando riuscì a credere ai propri occhi, lasciò cadere la spada, che provocò un rumore sordo, e desiderò sotterrarsi.

«Tu cosa cazzo ci fai qua?» urlò Nico, riconoscendolo dopo qualche secondo di spavento, imbarazzo e sorpresa.

«Ti ho sentito gridare, e sono entrato, ti pensavo in pericolo!» gridò Jason a sua volta, coprendosi istantaneamente il volto con le mani. Le guance gli andavano a fuoco, e nella sua mente ormai era ben impressa l'immagine di Nico di Angelo, nudo ai piedi del letto, con un ragazzo biondo e con solo dei pantaloncini arancione inginocchiato davanti a lui.

«Vattene, vattene subito!» strillò Nico, lanciandogli un cuscino sulla faccia. Jason annuì, afferrò la spada quasi inciampando su sé stesso e scappò via, diretto alla sua cabina, perdendo ogni voglia di combattere.

Will si alzò lentamente spazzolandosi le ginocchia e chiuse la porta a chiave. Dopo qualche secondo di meditazione, fece dietrofront e tornò da Nico. Aveva il volto paonazzo.

«È... È un chiacchierone?» domandò Will, infilandogli le dita tra i capelli e accarezzandogli infine le guance.

«Per fortuna no.» Nico lo guardò. Anche lui aveva il volto arrossato, e gli occhi luminosi.

«Andiamo... a fare due chiacchiere con lui?»

«Prima magari finisci ...» Nico arrossì ancora di più.

Will sorrise e ridacchiò, lo baciò sulla guancia e si inginocchiò di nuovo.


Jason aveva il volto nascosto nel cuscino, le guance in fiamme, quando sentì bussare alla porta.

Per la prima volta non ebbe il desiderio di andare ad aprire e controllare chi fosse.

«So che sei lì dentro, Jason.»

La voce di Nico lo fece arrossire, e si alzò in piedi. Un minuto dopo aprì la porta.

«Ehm, Nico...» salutò Jason, piano, senza riuscire a guardarlo in faccia.

«Jason.» Nico entrò in cabina senza tanti complimenti, e schioccò un'occhiataccia a tutto quanto, dal letto con le lenzuola spiegazzate alle foto con Piper sparse sulla libreria.

Il figlio di Ade era vestito da capo a piedi, sempre di nero come al suo solito. Ma non aveva con sé la sua giacca da aviatore.

«Non... Ecco, non credevo che... che tu...» iniziò a balbettare Jason, senza sapere bene cosa dire.

«Che io cosa?» Nico gli si avvicinò di un passo. «Che io non avessi una vita sessuale?»

«Che ti piacessero i biondi.» ammise infine Jason, imbarazzato.

Nico incrociò le braccia al petto, rilassandosi appena. «Devo dire che i biondi hanno la loro sexaggine... Ma parlo solo di Will, non di altri biondi di mia conoscenza.»

Jason annuì. «E lui dov'è?»

«Infermeria.» grugnì Nico, sistemandosi la giacca sulla spalle, solo per ricordare che non aveva la giacca con sé.

Jason si morsicò il labbro senza fare commenti.

Nico si morse il labbro a sua volta mentre la spavalderia lo abbandonava.

«Okay, avanti, dimmi quello che devi.» disse infine il figlio di Ade infilando le mani nelle tasche dei jeans.

Nico si aspettava una ramanzina da parte del suo amico. Insomma, lui e Will si frequentavano in segreto da qualche settimana (ormai erano sei) e si erano fatti beccare in atteggiamenti molto intimi dal primo (e unico) figlio di Giove di passaggio.

«Lui ti piace?»

Nico batté le palpebre sorpreso. Non si era aspettato quella domanda. «Se non mi piacesse, non gli avrei lasciato fare certe cose.» borbottò.

«Proprio una domanda idiota.» Jason si lasciò scappare una risata. «Lo ami?»

Nico rimase in silenzio, riflettendo. Sì, poteva dire di amarlo, ma non lo avrebbe detto ad alta voce. E non a Jason Grace.

«Come si chiama?»

«Will Solace.»

«Figlio di?»

«Apollo.»

«Ce l'ha lui la tua giacca?»

«Sì...»

«Età?»

«Quindici, la mia.»

«Hobby?»

«Curare i malati, suonare il piano... Sai, le solite cose che fanno i figli di... OH MIEI DEI mi stai facendo l'interrogatorio da genitori.»

Jason scrollò le spalle. «Dopo averti visto fare certe cose... O aver visto lui...» sorrise arrossendo. «Sono felice che tu stia con lui.»

Nico alzò le mani, paonazzo. «Questo non posso sopportarlo.» farfugliò.

Nico uscì in fretta dalla cabina mentre Jason lo seguiva, pronto a fargli mille domande a riguardo del suo ragazzo.

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Capitolo 6
*** Solangelo. Pesce d'aprile ***


Nico finì di prepararsi nella sua cabina, e gettò un'occhiata all'orologio. Le 6.43. Will aveva finito il suo turno in infermeria da tredici minuti. Perché tardava? Pazienti dell'ultimo minuto?

«Lo lascio.» borbottò Nico, sedendosi sul letto e pulendo il Ferro dello Stige per l'ennesima volta. «Nessuno fa aspettare il Re degli Spettri. Lo lascio appena lo vedo.»

Nico si mordicchiò il labbro, e riuscì a resistere un altro minuto prima di balzare in piedi. Controllò di non avere la maglia al contrario, e uscì dalla cabina di Ade.

Nico ricambiò qualche cenno di saluto, cercando di continuare ad ignorare gli altri semidei. Da quando il suo fidanzamento con Will Solace era diventato ufficiale, e di dominio pubblico, tutti lo salutavano molto allegramente. Come se già il figlio di Apollo non ce la mettesse tutta per metterlo in imbarazzo.

«Ehi tu!» esclamò Nico, vedendo un figlio di Apollo che stava spesso in infermeria. Forse si chiamava Seth. Ma meglio non rischiare, visto che era una frana con i nomi.

«Ho un nome.» disse il figlio di Apollo, un po' offeso, guardandolo e incrociando le braccia abbronzatissime sul petto.

«Buon per te.» rispose Nico, fissandolo. Ormai non gli portavano lo stesso rispetto di un tempo. Ma doveva abituarsi. «Hai visto Solace?»

Il figlio di Apollo lo guardò per un secondo, poi formò un sorrisino divertente. «Intendi il tuo ragazzo

Nico lo fissò torvo.

Il biondino non batté ciglio.

«Sì, lui.» sospirò Nico, pensando che questa volta lo avrebbe di sicuro lasciato. Non poteva sopportare questo tipo di atteggiamenti dai suoi fratelli.

«L'ultima volta che l'ho visto era in infermeria a ricucire la spalla di un figlio di Ares.» disse il figlio di Apollo, tornando alla sua occupazione: prendere il sole.

«Controllerò lì.»

Nico fuggì via e si ritrovò nei pressi dell'infermeria dopo dieci minuti. Non aveva mai lasciato nessuno, e stava cercando le parole giuste. Era indeciso tra "Mi hai fatto aspettare un quarto d'ora. Non tollero questo comportamento. Addio" oppure "I tuoi fratelli mi trattano come se fossi uno di loro. Non lo sopporto. Non farli smettere. Me ne vado io" oppure "Non sono io. Sei tu". Nah, avrebbe trovato qualcosa da dire più avanti.

Entrò in infermeria, e cercò Will con lo sguardo, scoprendo subito la sua assenza. Fece per chiamarlo, quando l'odore del sangue lo colpì con prepotenza alle narici. Lo aveva già sentito così spesso in quel posto, che non se ne preoccupò.

Nico notò le tendine tirate di un letto lontano, e si avviò. Spesso Will si addormentava sui lettini, e i fratelli lo coprivano alla vista degli altri pazienti. Nico scostò le tende, pronto a svegliarlo malamente... e trattenne un urlo.

Il lettino era rovesciato, e Will giaceva in una pozza di sangue, steso sul fianco destro. Capelli, camice e volto erano sporchi di sangue. Aveva il volto pallido, le labbra socchiuse, e una ferita sul collo.

Nico crollò in ginocchio vicino a lui, posandogli una mano tremante sul fianco. I suoi occhi erano spalancati, ed era ancora più pallido del solito.

«Will. Will svegliati. Non mi puoi morire così in infermeria.» Iniziò a scrollarlo sentendo il panico crescere. «Will, dannazione, non sei morto. Non lo sei. Smettila di fare il morto. Will, svegliati. Will, per favore.»

Nico sentì gli occhi bruciare mentre la consapevolezza che fosse morto iniziò ad assalirlo. A causa delle scrollate, Will si rovesciò steso supino. Nico gli posò una mano sulla guancia, macchiandolo di sangue.

«Will. Solace. Svegliati. Non puoi morire. Io ti amo.» Nico riprese a scrollarlo mentre sentiva un forte dolore allo stomaco. «Ti amo, e se sei morto davvero, scendo negli Inferi a prenderti a calci.»

Nico gli posò le mani sulla ferita al collo. Bloccare l'emorragia in quel momento sarebbe stato assurdo... C'era troppo sangue. Si voltò per urlare aiuto, cercando di trattenere le lacrime, e chiedendosi perché nessuno avesse notato che il suo fidanzato fosse morto.

«Oh.»

Nico sussultò a quel Oh!, e si voltò di scatto. Will teneva i suoi splendidi occhi celesti puntati su di lui.

Nico non fiatò per qualche secondo. «Oh miei Dei!» esclamò infine, illuminandosi. «Sei vivo!»

Il figlio di Ade abbracciò l'altro di slancio, quasi stritolandolo. Will si ritrovò di fronte ad un bivio.

Will ricambiò la stretta. «In realtà non ero morto, è un Pesce d'aprile.» farfugliò.

Nico si irrigidì. «Un cosa?!» Si staccò dall'abbraccio in tutta fretta.

Will arrossì sotto lo strato di sangue. «Pesce d'aprile.» borbottò. Si era immaginato tutt'altro.

Il figlio di Ade guardò il sangue, gli occhi celesti, le sue mani. «TI HO APPENA DETTO TI AMO, BRUTTO IMBECILLE!»

«NON LO AVEVO PROGRAMMATO! NON PENSAVO ME LO DICESSI DA MORTO!»

Nico afferrò il Ferro dello Stige. «Ti ammazzo sul serio ora.» ringhiò.

Will balzò in piedi rischiando di scivolare nella pozza di sangue e corse fuori dall'infermeria, mentre Nico lo seguiva armato.

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Capitolo 7
*** Jasper. Notte di nozze ***


Ce l'aveva fatta. Aveva sposato la sua Piper.

Durante il tragitto fino all'Hotel parigino, Jason non riuscì a spostarle gli occhi di dosso. Quanto era bella... E nel suo bianco vestito da sposa, Piper era riuscita ad illuminare tutti con la sua bellezza. Tutti i semidei ne erano rimasti affascinati, compreso Chirone e il signor McLean, che aveva pianto per la sua bambina.

Jason continuò a guardare Piper. Era così fortunato ad essere finito al Campo Mezzosangue, così fortunato a stare con lei. Se avesse potuto modificare il passato, lo avrebbe lasciato esattamente così.

«Jason, perché mi guardi?» domandò Piper, curiosa, osservandolo.

«Nulla.» Jason scosse la testa, sorridendo. «È solo che... Wow, sei mia moglie.»

Piper gli prese la mano e gliela strinse. «Sono tua moglie.» annuì, sorridendo.

Jason avvicinò il volto al suo e la baciò.

 

Erano ancora immersi in quella nuvola di gioia e felicità e passione quando arrivarono all'hotel. Non si soffermarono a guardare il paesaggio, si diressero direttamente alla reception. Presero la chiave della loro stanza, e sparirono in ascensore.

All'interno si strinsero e si baciarono come se non si vedessero da anni. Quando le porte dell'ascensore si aprirono, Jason la prese in braccio e cercarono la loro camera. Aprì la porta con la chiave magnetica.

La stanza era immensa, bellissima. Il signor McLean aveva pagato loro la luna di miele a Parigi, sebbene non intendevano lasciare il Campo Mezzosangue.

Piper fischiò piano mentre Jason la portava a spasso per la stanza di lusso.

«È stupenda.» acconsentì Jason. «Ma non quanto te, che sei splendida.»

Piper gli passò le braccia attorno al collo e lo baciò con passione. Jason la fece stendere sul letto, accarezzandole i fianchi da sopra il vestito. Aveva optato per un abito celeste dopo la cerimonia, per il lungo viaggio in aereo verso Parigi. Avevano dormito un po' insieme durante il tragitto, e ora, finalmente, la tanto attesa luna di miele.

Jason le sollevò il vestito accarezzandole le cosce e il pizzo degli slip. Quando l'aveva vista vestita di bianco davanti all'altare... il suo cuore era esploso di gioia. Non riusciva a credere alla fortuna che gli fosse capitata. E ora...

Le tolse il vestito e tornò a baciarla. Piper lo strinse a sé, un po' ansimante, e Jason si tolse la giacca e la camicia, lasciandoli cadere in terra.

Piper lo guardò ammirata mentre ogni indumento cadeva in terra. Jason le sorrise, quel dolce sorriso frammentato dal taglio dovuto alla pinzatrice. Era l'uomo più meraviglioso che avesse mai incontrato.

Jason tornò da lei, e si strinsero, si baciarono. Jason baciò Piper sulla gola e sul collo, scendendo sempre di più. Le raccolse i seni tra le dita, pizzicandole i capezzoli e succhiandoli tra le labbra.

Piper si lasciò andare ad un gemito carico di passione, e Jason riprese a baciarle la pelle candida. Le sfilò gli slip con i denti, togliendoli via e lasciandoli cadere con il resto dei loro indumenti. Le allargò le gambe, baciandole l'intimità e visitandola con la bocca e la lingua.

Piper gemette di piacere, guardando il marito che si affaccendava su di lei. Erano sposati da poche ore, e sperò che lo sarebbero stati per sempre.

Dopo qualche minuto, Jason si scostò da lei e, alzandole un po' il bacino, la penetrò con un gemito. Piper ansimò di piacere e gli posò le mani sulle spalle, poi attorno al collo, facendolo abbassare per baciarlo. Nel mentre, Jason cominciò a muoversi dentro di lei, baciandola con passione, il cuore colmo di gioia e amore.

Iniziarono a muoversi insieme, una danza d'amore di cui le uniche parole erano formate da gemiti e i loro nomi sussurrati. La passione continuò ad avvolgerli per lunghi e intensi minuti. Piper premette le dita sulla sua schiena, baciandolo sul collo, e gridò forte il suo nome stringendolo.

Jason continuò a baciarla e quando venne anche lui mormorò il suo nome sulle sue labbra. Restò fermo immobile dentro di lei, guardandola in tutta la sua bellezza, poi si scostò.

«Jason...» mormorò Piper, voltandosi a guardarlo.

«Signora Grace.» rispose lui, stringendola e baciandole le labbra, sorridendo.

Lei sorrise a sua volta. «Signora Grace.» ripeté, e si addormentò tra le sue braccia.

Jason la guardò sorridendo, e dopo qualche istante si addormentò con lei. Infondo, era stata una lunga giornata.

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Capitolo 8
*** Solangelo. Costumi ***


«Nico. Amore mio. Death boy. Sexy Nico. Adorabile Nico. Il mio ragazzo. Tenebra con il cuore di luce...»

«COSA DEVI DIRMI SOLACE?» urlò Nico con le guance in fiamme, mentre dagli altri tavoli iniziarono a ridacchiare per la sua reazione. O per la serie di nomignoli usati dal figlio di Apollo.

Will gli sorrise. Nico non riuscì a fare a meno di trovarlo sexy, sebbene fosse arrabbiato con lui. Il suo sexy Will.

«Lo hai già trovato il costume per Halloween?» chiese Will, sedendosi vicino a lui, posandogli la mano sulla sua.

Chirone e il Signor D finsero di non vederli. Tecnicamente non ci si poteva sedere agli altri tavoli. Ma loro erano l'unica eccezione. E nessuno osava sfidare il piccolo figlio di Ade.

«Costume?» ripeté Nico, fissandolo, sforzandosi di non sbavare. Da vicino, quelle lentiggini erano stupende.

«Sì, costume. Facciamo la festa di Halloween qui al Campo. Saremo tutti in costume.»

«Tu da cosa ti travesti?» chiese Nico, curioso.

«Da dottore pazzo.»

«Ti dai proprio una gran pubblicità, eh?»

Will ridacchiò.

Nico gli posò la mano sul braccio e gli sussurrò all'orecchio: «E se ora ci travestissimo da neonati?»

Will aggrottò la fronte. «Cioè con il pannolino?»

«Io avrei detto nudi.» Nico scrollò le spalle e si avviò verso la Cabina di Ade.

Will si alzò un secondo dopo di lui, recependo il messaggio, e ignorò le occhiate di intesa dei semidei. Seguì Nico nella cabina.
 

Un'ora dopo si ritrovarono avvinghiati l'uno all'altro, occhi negli occhi, guance arrossate, ansanti.

«Ti amo.» mormorò Will, baciandolo sulla fronte, accarezzandogli la schiena. Si trovava steso sopra di lui. Il che era dolcissimo.

«Ti capisco.» disse Nico, serio. «Sono davvero figo.»

Will iniziò a ridere di gusto, e Nico sorrise in risposta. Gli posò la mano sul petto e lo baciò dritto sulle labbra. Will rispose al bacio accarezzandogli il fianco.

«Ti amo biondo.» mormorò Nico contro le sue labbra.

Will gli mordicchiò il labbro e continuò ad accarezzargli la schiena, fino alle natiche, che strinse per qualche secondo.

Nico sospirò e iniziò a disegnargli archi sulle guance, prima di baciarlo ancora e ancora. Si lasciava sempre un po' andare, dopo aver fatto l'amore. Gli fece un succhiotto sul collo - così dava qualcosa di cui parlare agli altri semidei - poi gli posò la tesa sul petto e chiuse gli occhi. Era stanco, e voleva dormire.

Will continuò a passargli le dita sulla pelle nuda, e stranamente calda, provocando in entrambi brividi di piacere.

«Ti travesti da Mr Hyde? Così possiamo abbinare i costumi. Farò il dottor Jekyll.»

Nico restò per un minuto con gli occhi chiusi, poi li riaprì e alzò la testa, fissando quegli adorabili occhi celesti.

«Fammi capire... Sono qui, steso sopra di te, nudo. Abbiamo appena finito di fare sesso... e devo dire che è stato fantastico, come sempre. Mi hai appena stretto le chiappe. Ti ho lasciato un succhiotto sul collo. E l'unica cosa a cui riesci a pensare è di abbinare i nostri costumi di Halloween?!»

«Come mi fai passare per stupido. Però sì...»

Nico lo fissò stupito, ma sospirò rassegnato. «Ti amo anche per questo.» disse passandogli la mano sul sesso e posandogliela sul sesso, iniziando a strofinare.

«E io ti amo perché sei un sexy Nico assolutamente adorabile.» sorrise Will, e Nico lo baciò per farlo stare zitto.

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Capitolo 9
*** Solangelo. Halloween ***


Will aveva vinto. Nico si era travestito da Mr Hyde. Era il loro primo Halloween insieme, e da come era preso dal panico Will, Nico immaginò che Will si stava impegnando al duecento percento per dargli un bel ricordo di quella festa.

Be', ad essere sinceri, Will si impegnava sempre al duecento percento su tutto. Quando avevano un appuntamento, quando era impegnato con i pazienti, quando facevano l'amore... Nico non aveva assolutamente nulla di cui discutere a riguardo.

«Ehi amore.»

Nico si voltò, e guardò Will entrare nella sua cabina. Indossava il suo camice da infermeria, e sotto uno smoking nero, il cappello a cilindro, e uno smoking.

Nico sentì il suo cuore fermarsi mentre le farfalle scheletro nel suo stomaco battevano furiosamente.

«Ehi sei pallido.» notò Will, avvicinandosi a lui e posandogli una mano sulla guancia. «Ti stai prendendo troppo nel personaggio.»

Nico continuò a guardarlo e gli tolse il camice. Will si lasciò spogliare un po' incuriosito da quell'atteggiamento del figlio di Ade: serio, composto, gli occhi brilluccicanti.

«Ehm, Nico?» mormorò Will, mentre l'altro lo costringeva a sedersi sul letto.

«Mmh?» rispose Nico, sedendosi su di lui e passandogli le braccia attorno al collo, iniziando a baciarlo.

Will si lasciò baciare, e lo strinse tra le braccia.

Dopo qualche minuto, Nico gli lasciò le labbra, sistemandogli il papillon e infilandogli una mano sotto la camicia, toccandogli la pelle calda.

«Ci stanno aspettando.» mormorò Will infine, sfilandogli la maglia dai pantaloni.

«Lasciamoli aspettare. Dei, sei così eccitante in smoking!»

«E tu, tutto ricoperto di pelo, mi ecciti parecchio.»

Nico ridacchiò togliendosi le basette e i peli finti dalle mani. Fu sul punto di togliergli la cravatta quando la porta della cabina si spalancò.

«No!» urlò Percy, avvicinandosi a loro. «Voi due non farete sesso.»

«Noi lo facciamo, punto e basta.» sbottò Nico.

«Non ora! Siamo qui fuori ad aspettarvi. Altrimenti...»

«Andate soli?» chiese Will, speranzoso.

«No. Resteremo qui in cabina finché non vi deciderete a venire alla festa.»

Nico e Will si lanciarono un'occhiata, poi Will guardò Percy.

«Senti, Jackson. Sono troppo eccitante con lo smoking.»

«E io sono molto eccitante con i peli.»

«Piantatela.»

Nico e Will sbuffarono infastiditi. Nico si risistemò il costume, e Will cercò di lisciare il suo completo.

«Chi dovreste essere?» domandò Percy, nel suo più bel costume di Acqua Man che era riuscito a trovare.

«Dottor Jekyll e Mr Hyde.»

«Mr Hyde dovrebbe essere più animalesco.»

Nico ringhiò. «Va bene così?»

Will rise e lo prese per mano, scortandolo fuori dalla cabina, mentre Percy li seguiva.
 

Leo li guardò divertito. «Will, Nico ti ha sbattuto al muro e ti ha infilato la lingua in gola?» domandò, con il suo solito sorriso da folletto.

Hazel gli tirò un pugno sulla spalla. «Leo!» esclamò scandalizzata. «Non si dicono queste cose!»

«Infatti.» disse Percy, mentre Nico iniziava ad arrossire mano nella mano di Will. «Lo ha spinto sul letto, non sul muro.»

Leo e Piper scoppiarono a ridere, mentre Hazel arrossiva quanto il fratello, se non di più.

«Andiamo o no?» domandò Hazel, balbettando.

«Manca ancora qualcuno.» disse Percy, osservandoli, mentre Nico si appoggiava a Will, che lo strinse.

«Questo smoking... lo hai comprato o devi restituirlo?» borbottò Nico.

«Me lo ha dato Connor Stoll.»

«E dove lo ha rubato?»

«Non ho avuto modo di chiederglielo.»

Nico scosse la testa e gli diede un bacio alzandosi sulle punte. Will lo bloccò e ricambiò il bacio, infischiandosene altamente degli sguardi dei loro amici, e delle risatine di Leo.

«Ah, Will...» mormorò Nico, lasciandolo andare e Will lo guardò curioso. I loro amici si avviarono verso la spiaggia.

«Sì, amore?» chiese Will.

«Tutto il cioccolato che vedremo questa sera... è mio.»

Will rise di gusto. «Okay.»

«Ma quando torniamo dalla festa, il mio corpo sarà tutto tuo.»

Il sorriso del figlio di Apollo li accompagnò per tutta la serata.

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Capitolo 10
*** Solangelo. Battaglia di cuscini ***


Will stava sfogliando il libro di medicina - era arrivato alla parte più interessante del cuore - quando il cuscino lo colpì dritto al volto.

Per qualche secondo, Will restò a guardare dritto di fronte a sé, troppo stupito per dire qualcosa. Poi si riprese.

«Mi hai appena lanciato un cuscino in faccia, Nico?» chiese.

«Ma figurati, Solace.»

Nico fece un sorrisetto, continuando a giocare a Mortal Kombat. Will glielo aveva regalato alcuni giorni prima. Era davvero un bel gioco, lo trovava divertente.

Will afferrò il cuscino, annusando l'odore di Nico impresso nella federa. Sorrise a quel buon odore, e guardò il fidanzato. Stavano insieme da quattro mesi, ormai. Ed erano i quattro mesi più belli che Will Solace avesse mai passato.

«Sii! Finalmente!» si esaltò Nico, iniziando a pigiare con più forza le dita sui tasti del joystick. «Sì, il nemico finale!»

Si concentrò sul combattimento, e fu sul punto di sparargli un'ultima volta quando il cuscino lo colpì in faccia, facendogli perdere il combattimento.

«Mi hai colpito con la mia arma, Solace?!» gridò Nico, voltandosi verso di lui fuori di sé.

«Aha! Quindi il cuscino lo hai lanciato tu! Lo hai ammesso!» esclamò Will, prima di mettersi a ridere.

Nico arrossì-. Si era lasciato fregare dal biondino. Ma in quella stanza non c'era nessun'altro a parte loro due.

Nico lasciò il gioco in pausa, mentre la bella scritta "sei morto" compariva sullo schermo, grondante di sangue. Si alzò dal tappeto, spolverandosi il retro dei boxer. Era nella sua cabina, e indossava solo dei boxer. I vestiti erano diventati quasi una noia, ormai.

Will seguì con attenzione ogni movimento del suo ragazzo. Lo guardò dirigersi verso il bagno, e Will si allarmò. Si tenne pronto a difendersi da una secchiata d'acqua, ma quando Nico uscì dal bagno non aveva nulla con sé.

«Cosa mi devo aspettare da te, Nico?» domandò Will, confuso.

«Boh.» rispose Nico, facendo spallucce, aprendo il mini frigo e prendendo un panino già fatto. Vi diede qualche morso, poi lo posò di nuovo al suo posto.

Will continuò a fissarlo un altro minuto, poi riaprì il libro di medicina. Riuscì a leggere un altro paragrafo, prima che un altro cuscino gli si abbattesse sul volto, subito seguito da un altro, e poi da Nico in persona.

«Cuscini e solletico.» urlò Nico, afferrando un cuscino e sbattendoglielo addosso. «Così ti impari a distrarmi al combattimento finale!»

Will urlava e rideva, cercando di difendersi dai colpi del cuscino. Quando riuscì a spingere Nico sul pavimento, iniziò a fargli il solletico.

«No, no, no!» rise Nico, mettendo le mani avanti per difendersi. «Basta con il solletico, smettila!»

«E tu la smetti con il cuscino?!» rise Will, lasciandogli i fianchi.

«Mai!»

Nico riprese a colpirlo con i cuscini. Ne utilizzò due queste volte, colpendolo da entrambi i lati. Will si protesse la faccia, poi si gettò addosso a Nico riprendendo a fargli il solletico.

Per qualche minuto si rotolarono per la stanza, cercando di liberarsi l'uno dell'altro, e quando i cuscini furono abbandonati sul pavimento, Nico vi posò la schiena sopra e Will si appoggiò a lui, baciandolo con passione.

Nico infilò le mani tra i capelli color del sole, ricambiando il bacio con energia. Si strinsero l'uno all'altro, sfilando i pochi vestiti che ancora avevano addosso, e fecero l'amore con passione e dolcezza, continuando a stringersi ai cuscini.

 

Quando finirono, rimasero stesi sul tappeto, appoggiandosi ai cuscini, a lasciarsi piccoli baci sul petto e sulle braccia.

«E' eccitante.» notò Will all'improvviso, guardando lo schermo della tv. «Fare l'amore con la scritta "sei morto".»

Nico rise. «E' eccitante.» disse, passandogli le dita tra i capelli.  «Fare l'amore con te.»

Will batté le palpebre e lo fissò con attenzione. «Dei, perché dici cosa del genere?» 

«Ho rovinato il momento?»  Nico aggrottò la fronte.

«No, lo hai reso magnifico.» Will gli accarezzò la guancia e riprese a baciarlo. 

«Bis?» mugugnò Nico contro le sue labbra, sfiorandogli il sedere.

«Bis.» annuì Will,  stringendolo forte.

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Capitolo 11
*** Solangelo. Aiutami ***


«Nico, ti prego, aiutami.»

«Non posso farlo, Will.»

«Puoi...»

«No... Stai morendo ormai, è tutto inutile.»

«Puoi ancora salvarmi!»

«No! È inutile, non servirà a niente!»

«Mi lasci morire così, senza... senza nemmeno provare ad aiutarmi?»

«Will caro, mettiamo in chiaro una cosa: IO NON MI ABBASSO IL PUNTEGGIO PER SALVARTI IL CULO!»

Will mollò il joystick e si alzò. «Ma che amore.» sbuffò.

Nico sbuffò a sua volta e continuò la partita

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Capitolo 12
*** Solangelo. 50 sfumature ***


Era da due settimane che Will e suo fratello Austin insegnavano a Nico come utilizzare l'arco. Non era difficile, e a Nico sembrava anche piacere come maneggiarlo. Era un po' soddisfatto dall'idea di passare più tempo in compagnia di Will, anche solo a fare figure stupide con arco e frecce.

Al tredicesimo tiro della giornata, la freccia scagliata da Nico riuscì a conficcarsi nel collo del manichino a trenta metri da lui.

«Wow!» esclamò Austin, facendo un breve applauso. Come gli altri due, era indolenzito. «Sei proprio bravo con quell'arco! Se tu fossi più biondo, ti scambierei con un figlio di Apollo.»

Nico aggrottò la fronte mentre Will ridacchiava. «Non credo che tutti i figli di Apollo siano biondi.»

Will rise forte. «Non tutti biondi come me, dolcezza. Ma in molti sono biondi.» Will esitò un momento, prima di aggiungere: «Siamo la cabina dalle 50 sfumature di biondo!»

Austin rise, Nico si portò una mano sulla bocca per darsi un contegno mentre rideva forte e Will scoppiò a ridere.

 

Buon 2016 :) <3

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Capitolo 13
*** Solangelo. Non facciamo solo quello! ***


Leo bussò alla cabina 13 a suo rischio e pericolo. Rimase in attesa di risposta per dieci lunghissimi secondi, poi spalancò la porta.

«Sto entrando, ho bisogno di Solace, sto cercando di non guardare!» esclamò.

Leo spostò lo sguardo dal letto fino al divano, dove Will e Nico sedevano giocando ai videogame.

«Oh.» mormorò Leo, aggrottando la fronte. Sembrava veramente deluso. «Io credevo che.... Be', torno più tardi.»

Leo lasciò la cabina, e i due si guardarono negli occhi.

«Pensava stessimo facendo l'amore.» disse Will, nascondendo un sorriso.

«Non... Non facciamo solo quello! Ma che gli viene in mente a quel piccolo idiota?!» borbottò Nico, arrossendo.

Will rimase in silenzio un minuto, osservando lo schermo della tv. «Amore?»

«Sì?» chiese Nico.

«È vero.»

«...No...»

Will fece un'altra pausa.

«Quando è stata l'ultima volta che hai visto i tuoi amici?»

«Mmh... La scorsa settimana... Mi sembra mercoledì...»

«E cosa abbiamo fatto fin'ora?»

Nico non dovette pensare alla risposta. «Sesso e videogame. D'accordo, Leo ha ragione, ma questo non significa niente!»

Rimasero in silenzio per qualche minuto, osservando i videogiochi.

«Andiamo dai nostri amici, su.» disse Will, alzandosi dal divano e recuperando i jeans.

«Prima però...» mormorò Nico.

«Sveltina?»

I due si studiarono.

«Io pensavo ad una doccia, ma volendo possiamo fare una sveltina nella vasca.» sorrise Nico.

«Ottima scelta.» sorrise Will a sua volta, avviandosi nel bagno.

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Capitolo 14
*** Solangelo. Confronti ***


Nico si stava allenando con Percy e Jason quando gli venne la bella idea di sfilarsi la maglia. Occhi verdi e azzurri si posarono all'istante sul suo corpo scoperto, e Nico arrossì, rendendosi conto di avere numerosi succhiotti in bella vista.

«Wow.» fu la reazione di Percy, mentre Jason cominciava a ridere. «A Will piace molto farti succhiotti, eh?»

«Sì, gli piace parecchio.» annuì Nico, imbarazzato, cercando di coprirne almeno un paio. «Però piace anche a me.» aggiunse, sperando di rimediare alla situazione, ma non facendo altro che peggiorarla.

Jason scoppiò a ridere più forte, e Nico avvampò del tutto. Era appena passato per quello che riempiva continuamente la pelle del proprio ragazzo di segni. Si passò le dita tra i capelli mentre Jason e Percy si lanciavano un'occhiata divertita, poi anche loro si tolsero la maglia.

Entrambi avevano una decina di segni rossi sulla pelle.

«Anche Annabeth e Piper sono delle grandi amatrici.» fischiò Nico, colpito.

«Anch'io.» rise Jason, mentre Percy annuiva sorridendo.

 

Quando Will, Annabeth, Piper e Leo raggiunsero i ragazzi in arena, rimasero un momento a fissarli.

«Uh, fate a gare a chi ha gli addominali più fighi? È una cosa così gay.» disse Leo, affrettandosi a togliere la camicia. «Anch'io ho gli addominali, gente! Avreste dovuto chiamarmi! Io vi batto ad occhi chiusi!»

Will guardò il fidanzato in silenzio. Nico si stava affrettando a rimettere la maglia, le guance paonazze mentre i suoi occhi cercavano di cogliere lo sguardo del biondo.

«Guarda chi!» gridò Leo, piantandosi davanti a Nico. «Sono o non sono meglio di Will?»

Nico alzò un sopracciglio e fissò Leo. «Nessuno è meglio di Will.»

«Ma io sono meglio di Will.»

«No, davvero Leo. Sei simpatico e tutto ma andiamo. Will è meglio.»

«Ah, davvero?»

Nico sussultò e si lanciò un'occhiata al fianco. Will si era avvicinato in silenzio.

«Sì, davvero.» annuì Nico.

«Non lo dici solo per lisciarmi, visto che ti ho trovato a torso nudo con altri due ragazzi piuttosto carini?»

«No, non lo dico. Hai gli addominali più belli di tutti i ragazzi del Campo.»

«Fatta eccezione per me.» disse Leo in fretta. «I miei sono i migliori.»

Will aggrottò la fronte. «Questo significa che hai visto gli addominali di tutti i ragazzi del Campo?»

Nico divenne paonazzo. «Ehm, no. Solo i tuoi...»

«E i miei.» aggiunse Leo.

«E i miei.» disse Percy.

«E non dimentichiamo i miei.» sorrise Jason.

«Sono già troppi.» notò Leo, inarcando un sopracciglio. «Fossi in Will te la farei pagare cara.»

Nico scoccò un'occhiataccia a Leo, ma prima che potesse dire o fare qualcosa, Will gli passò un braccio attorno alla vita, attirandolo a sé, sistemandosi la maglietta.

«Una settimana senza baci.» disse Will, piano, al suo orecchio.

«Non è una punizione.» borbottò Nico.

Will gli sfiorò le labbra e Nico sentì il cuore aumentare di battiti.

«Lo è.» sussurrò Will, lasciandolo andare.

Nico lo guardò mentre prendeva Leo a braccetto e lo trascinava via. Vedendolo allontanarsi si rese conto che sì, era una notevole punizione. E pensò anche di essere ancora più innamorato di Will Solace.

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Capitolo 15
*** Nico e Bianca. Un incontro inaspettato ***


Nico si svegliò presto quel mattino. Will non era più al suo fianco, il suo calore gli mancava. Guardò in silenzio il foglietto che gli aveva scritto: "Urgenza in infermeria. Non so quanto torno. W".

Nico sospirò, stringendo il cuscino. Che palle. Capitava troppo spesso che Will lo lasciasse solo al risveglio per correre in infermeria. Faceva bene ad odiare quel posto che gli aveva rubato il fidanzato.

Si alzò e iniziò a riordinare, un po' arrabbiato. Fu sul punto di lanciare una maglia, quando udì una voce alle sue spalle. Una voce che riconobbe all'istante, sebbene non la udisse da parecchio tempo.

«Sei così cresciuto, Nico...»

Lui si voltò lentamente, il cuore che gli batteva forte nel petto. Quando la vide, quando incrociò i suoi occhi scuri, sentì le lacrime pizzicargli gli angoli degli occhi.

«Bianca...» sussurrò.

Era a qualche passo da lui. Se si fosse avvicinato, l'avrebbe di sicuro sfiorata.

Bianca di Angelo indossava ancora gli stessi vestiti di quando era morta. Jeans, il cappellino verde che non abbandonava mai, e il giubbotto argenteo delle Cacciatrici di Artemide. Niente arco e faretra.

Bianca sorrise dolcemente. «È bello vederti, piccolo Nico.»

Nico si asciugò le guance. «Dico lo stesso anch'io. Ma come...»

«Will.» Pronunciò il nome del figlio di Apollo con rispetto, e un altro sorriso le illuminò il viso.

«Will... Il mio Will?»

«Sì, proprio lui. È un ragazzo d'oro, Nico. Hai la mia approvazione.»

Nico arrossì alle parole della sua sorella defunta. «D'accordo, non lo ucciderò nel sonno. Ma... come fai ad essere qui? Pensavo ti fosse reincarnata.»

«Non ancora.» Bianca si sistemò il cappello, e Nico notò che aveva un'aura bianca tutt'attorno. «Quando sei venuto negli Inferi a cercarmi... quando hai trovato nostra sorella Hazel... io non ero lì. Stavo cercando nostra madre.»

«E l'hai trovata?»

Bianca annuì. «È stata molto felice di vederci, ma poi è andata oltre. È passato diverso tempo, e anch'io ho deciso di reincarnarmi.»

Nico annuì, provando a bloccare inutilmente le lacrime.

«Will ha parlato con nostro padre.» aggiunse Bianca, sorridendo. «E gli ha chiesto se potevo venirti a trovare. Papà ha accettato... Ha detto che saresti stato felice di vedermi.»

«Ed è così.» annuì Nico, e le sfiorò la mano che lei gli tendeva. Per una frazione di secondo pensò di aver sentito il contatto corporeo con lei, ma doveva essere solo frutto della sua immaginazione.

 

Passarono la successiva ora a parlare. Bianca non aveva molto da raccontare, quindi lasciò che il fratello le raccontasse di tutte le battaglie a cui era andato contro da quando lei era morta. Le parlò dei suoi amici, di Will, della sua nuova vita al Campo... Notò che più parlava più si ritrovava felice di quanto avesse fatto. Ora quelle scelte gli sembravano le migliori che potesse fare.

«Ora devo andare.» disse Bianca, alzandosi, dopo che il fratello ebbe finito di raccontarle.

«Ma è presto...» sussurrò Nico.

«Mi dispiace, ma il momento che io ritorni. E che mi reincarni. Ho sempre aspettato il momento adatto per tornare da te, e così è stato. Ti voglio bene,Nico, e sono fiera di quello che sei diventato.»

«Ti voglio bene anch'io.»

Bianca sorrise e chiuse gli occhi, scomparendo, svanendo dalla sua stanza.

Nico si sedette sul letto, prendendosi la testa tra le mani, e lasciando cadere le lacrime.

Will, nascosto fuori dalla cabina, aspettò qualche altro minuto prima di entrare. Senza una parola, lo strinse tra le braccia, e Nico gli singhiozzò sul petto.

«Grazie.» sussurrò Nico, mentre il fidanzato gli accarezzava la schiena.

«Non ringraziarmi. Lei era una ragazza stupenda, e speciale.»

«Sì, lo era, e per me lo sarà sempre.»

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Capitolo 16
*** Mitch e Will. Aiuto in infermeria ***


Will stava riordinando i cassetti dell'infermeria, stanco. I suoi fratelli lo avevano lasciato solo, preferendo un barbecue sulla spiaggia al lavoro. Non poteva dar loro torto, e gli sarebbe piaciuto tanto uscire e raggiungerli, divertirsi con loro, senza la preoccupazione dell'infermeria.

Mentre sistemava delle garze, a Will venne un'idea geniale. Corse nella sua stanza e prese dei fogli, scrivendo decine e decine di volte se ci fossero dei volontari per l'infermeria. Addestrare semidei a cucire e medicare ferite era un lavoro che faceva continuamente grazie ai suoi fratelli. Altri figli di dei che si occupavano dell'infermeria poteva essere una buona idea.

C'era una ninfa, Elly, che si aggirava attorno all'infermeria, forse cercando di attirare l'attenzione del figlio di Apollo. Quando se lo vide davanti, con i fogli in mano, la ninfa arrossì, mentre il fiore che teneva in mano da regalargli cadeva tristemente a terra.

«Elly!» esclamò Will, sorridendo. «Posso chiederti un grosso favore?»

Elly annuì debolmente, e prese i fogli dal ragazzo. Davanti al suo sorriso poteva fare qualsiasi cosa. Iniziò a distribuire i volantini, mentre Will, sorridendo elettrizzato all'idea di avere nuovi ragazzi che potevano aiutarlo, tornava al lavoro di catalogo.

 

«Ecco a te!»

Mitchell, i capelli perfettamente pettinati e gli occhiali da sole rosa calati sugli occhi, prese intimidito il foglio che la ninfa stava distribuendo. Era in ritardo per il barbecue in spiaggia, ma per fortuna il suo ritardo non avrebbe portato alcuna punizione dalla parte della capo cabina.

Il figlio di Afrodite guardò con attenzione il volantino scritto a mano. Una bella calligrafia chiedeva a qualche animo buono un aiuto in infermeria. Sia come volontari, che con un piccolo compenso.

Mitchell tirò gli occhiali da sole sulla testa, guardandosi attorno con le guance arrossate. Molti semidei avevano gettato a terra il volantino, affrettandosi verso la spiaggia. Lui aveva un animo buono, e non poteva ignorare una richiesta di aiuto del genere. Quindi tornò in cabina. La festa in spiaggia poteva anche aspettare.

 

Era già passata mezz'ora da quando Will aveva lasciato i volantini ad Elly, e nessuno si era fatto vivo, nemmeno la ninfa. Il figlio di Apollo immaginò che fossero tutti in spiaggia, a fare surf, a prendere il sole, a giocare a pallavolo. Tutti i semidei che conosceva e che non conosceva sarebbero stati in spiaggia a divertirsi, mentre lui attendeva che qualcuno di loro si facesse male per visitarlo.

Will iniziò a rifare i letti già perfettamente in ordine. Fu sul punto di mollare tutto e andarsene in spiaggia anche lui quando la porta si aprì.

«È permesso?» mormorò una voce timida.

«Entra pure.» sorrise Will, voltandosi, andando verso la porta. Appena i suoi occhi misero a fuoco il ragazzo, arrossì fino alla radice dei capelli, arretrando di un passo, portandosi una mano sul volto. «M-Mitchell?» balbettò.

Mitchell sorrise, le guance leggermente arrossate. «Ho sentito che hai bisogno di una mano.» disse, guardandosi attorno per l'infermeria deserta.

Will continuò a tenere gli occhi puntati su di lui, rosso come un pomodoro, e Mitchell si lanciò una rapida occhiata, chiedendosi cosa avesse di fuori posto. Forse il camice bianco era troppo. Bisognava essere un dottore per averlo. O forse era la mancanza dei pantaloni? Faceva caldo, aveva preferito rimanere in costume...

Will sbatté le palpebre, non riuscendo a staccare gli occhi di dosso dal figlio di Afrodite. Il camice che portava era abbottonato da metà petto in giù, ma non era molto lungo. Gli arrivava a metà delle cosce nude, si intravedeva il costume da bagno celeste, e portava solo un paio di sandali aperti.

Will continuò a guardarlo, e Mitchell ricambiò l'occhiata, chiedendosi cosa avesse sbagliato. Il figlio di Apollo fu tentato di seppellire il volto tra le mani, ma almeno non era più solo in infermeria.

«Che ne dici di mettere un pantalone?» disse Will, con mani tremanti, aprendo un mobile e recuperando dei pantaloncini arancioni con il simbolo del Campo Mezzosangue.

«Ho caldo.» disse Mitchell, avvicinandosi, muovendosi elegante.

«Allora, ehm, togli il c-camice...»

Mitchell lo fece prima che Will finisse di parlare. Lo appese ad un appiglio libero, posandosi la mano sul fianco guardando Will.

«Metto solo i pantaloncini.» disse, tornando da lui.

Will, ancora rosso, tenne lo sguardo puntato su di lui borbottando: «Puoi anche non metterli.»

Mitchell sembrò spaesato. «Cosa?»

Will scosse la testa, lanciandogli i pantaloncini, pensando che quella giornata in infermeria sarebbe stata molto più lunga del previsto.

 

 

Vi avverto... Ho iniziato a shippare la coppia Will-Mitchell, quindi ne scriverò altre :D

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Capitolo 17
*** Solangelo. Serie tv ***


«Nico...» mormorò Will, passando le dita lungo il braccio del fidanzato.

«Mh?» mugugnò Nico, tenendo lo sguardo sullo schermo del pc. I figli di Ermes glielo avevano prestato per guardare la sua serie preferita.

«Mi ci vedresti in un mondo stile The walking dead?» chiese WIll, curioso.

Nico premette il tasto della pausa, guardando Rick Grimes accoltellare uno zombie dritto in fronte. «Tu nel mondo di The walking dead?» disse, poi aggiunse: «Posso essere sincero?»

Will aggrottò la fronte. «Certo che devi essere sincero.» annuì il biondo.

«Non dureresti cinque minuti.» disse Nico, voltandosi a guardarlo. «Non saresti in grado di difenderti da solo, né di capire se una persona è buona o cattiva. Faresti scelte sbagliate continuamente, forse portando a morire i tuoi compagni, e non saresti capace di trovare del cibo da solo, nel caso fossi da solo. Senza contare che se finisci nell'universo di The walking dead, Rick potrebbe ucciderti a prescindere perché non si fida di te. Ma saresti utile come dottore, quindi magari ti terrebbe in vita. Ma non arriveresti di certo alla settima stagione. Anzi, conoscendoti, potresti prendere un'infezione e morire nella prima puntata. Anche se per me moriresti già nel primo episodio, nel letto d'ospedale, se non prima per la ferita da arma da fuoco.»

«Nico, ti ho chiesto di essere sincero, non di ferire il mio orgoglio.»

Il figlio di Ade si voltò a guardare il fidanzato, che per una volta aveva perso il suo sorriso.

Nico si morse il labbro, poi annuì. «Comunque tutto questo è vero, Will. Da solo non ce la potresti mai fare. Sei troppo buono. Ma in caso di apocalisse zombie, io starò con te. Ti proteggerò, e non mi sarai di alcun peso. Dico davvero. Ti occuperai della casa, delle scorte, di medicarmi, e ti insegnerò a combattere, a difenderti da solo, a cacciare... Saremo una coppia incredibile, e sopravvivremo ben oltre la settima stagione. Faremo più puntate di Grey's Anatomy o di Supernatural o di altre serie tv del genere.»

Will sorrise, e lo abbracciò. Nico ricambiò l'abbraccio, accarezzandogli la schiena. «Sei davvero dolce, Nico.» mormorò Will, poi abbassò la voce. «Ricorderò quello che mi hai detto e te la farò pagare per questo, sappilo. Ho tante chance di sopravvivere quanto te e chiunque altro.»

Nico si scostò, roteando gli occhi. «Stiamo guardando la stessa serie o sbaglio?»

«Sì, stiamo guardando la stessa serie.» sbuffò Will, mettendosi a braccia conserte. «E non roteare gli occhi in quel modo, stiamo parlando.»

«Dici cose senza senso. Non ce la faresti mai.» Nico alzò le spalle. «In Grey's Anatomy io sarei uno di quei pazienti che muoiono, tu invece sei nel tuo ambiente...»

«Ma stiamo parlando di The walking dead. E io non ti farei morire in Grey's Anatomy. Ma da quello che hai detto tu, visto che sono così di peso, mi faresti fuori dopo due puntate di Twd.»

«Non ho detto che ti farei fuori in Twd, ho solo detto che moriresti. Pace.»

«Wow, come suona meglio.»

Will si alzò e uscì impettito dalla cabina di Ade. Nico imprecò in greco antico e lo seguì fuori.

«Will, andiamo, mi hai detto di essere sincero! Se non volevi che lo fossi, bastava dirlo. Perché non puoi essere più chiaro, una volta tanto?» sbuffò Nico, fissandolo torvo.

Will si voltò per ribattere, ma fu anticipato.

«Nico, lui è Will Solace, non può essere più chiaro. È troppo abbronzato.» disse Leo Valdez, fuori dalla cabina 9.

Will e Nico fecero entrambi una smorfia per quella battuta stupida.

«Leo, secondo te sopravvivrei in un mondo stile The walking dead?» gli domandò Will, già pronto a fare un gestaccio al fidanzato per la risposta positiva del figlio di Efesto.

«Te?» Leo rise di gusto. «Oddei, no. Riesco ad immaginarti in lacrime mentre gli zombie ti circondano, o mentre sbranano un uccellino. E se Nico venisse morso, non saresti nemmeno in grado di dargli il riposo eterno. Sei troppo buono per quel mondo.»

Will si fece pensieroso, e guardò Nico, illuminandosi. «Allora non stavi cercando di lisciarmi, è una cosa vera!»

«Che sei troppo buono per quel tipo di mondo? Certo che è vero! E non ti augurerei mai di finire nella stessa serie di Negan, quindi sarebbe meglio se morissi prima.» annuì Nico, serio.

Will gli andò incontro e lo abbracciò. «Che dolce!» sorrise.

Leo aggrottò la fronte. «Dolce? Ma ti ha appena detto che dovresti morire!»

«Ma anche che non mi vuole nella stessa serie di Negan. È una cosa dolce.» Will sorrise e lo baciò a stampo. «Torniamo dentro.»

Nico sorrise e lo prese per mano, facendo un cenno a Leo. «Grazie per il tuo aiuto!» disse, e rientrarono in cabina. Tornarono a sedersi sul letto, uno vicino all'altro, e ripresero a guardare la puntata, mano nella mano.

«Ma non è dolce! Ti ha augurato di morire presto! Will, WILL, riprenditi!» continuò a gridare Leo, ma Will lo ignorò.

 

 

Dopo un po', Will rimise in pausa e si voltò a guardare Nico. «Comunque, e grazie per avermelo chiesto, io riuscirei a sopravvivere.» disse.«Anche per tutte e sette, od otto, le stagioni.»

«E come?» si incuriosì Nico, rilassandosi sul letto e guardandolo.

«Tirerei fuori le palle.»

Nico aggrottò la fronte. «Quello dovresti farlo per un Twd a luci rosse, no?»

Will sospirò. «Non intendo letteralmente, idiota. Mi abituerei a quella vita. Farò tutto il necessario per non allontanarmi dal tuo fianco, per non lasciarti da solo, per non farti soffrire.»

Nico lo guardò, addolcendo appena lo sguardo. «Uccideresti anche dei gattini?»

«Se mi dai un motivo valido, sì.»

Nico scosse la testa, divertito, e lo abbracciò. Will ricambiò l'abbraccio, baciandolo sulla testa, e chiuse gli occhi.

«Comunque siamo fortunati che si tratti solo di una serie tv.» disse Will, ridacchiando. «Insomma, se succedesse veramente, non credo che qualcuno di noi sarebbe davvero pronto per questo.»

«Io sì.» fa spallucce.

«Tu sei un un caso a parte.»

«Lo prendo per un complimento. E, comunque, se vuoi un po' di compagnia zombie, posso invocarne una decina.» sorrise Nico, scoccandogli un breve bacio sulle labbra.

«E dovrei passare il mio tempo con loro o a fare da dottore a te mentre sei uno zombie?»  gli chiese Will, divertito, punzecchiandolo appena.

Nico roteò gli occhi e riavviò la serie, stringendosi però a lui.

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Capitolo 18
*** Solangelo. Picnic ***


Nico finì di sistemare il cestino per il pranzo e guardò l'ora. Ancora otto minuti e Will avrebbe finito il suo turno in infermeria. Si passò nervosamente una mano tra i capelli. Era la prima volta che faceva qualcosa del genere, e sperò che Will lo avrebbe apprezzato.

Lasciò il cestino sul letto. Conoscendo il figlio di Apollo, sarebbero tornati nella cabina per fargli cambiare i vestiti, e poi dopo sarebbero usciti per il picnic. Che doveva essere una sorpresa per il biondo.

Il figlio di Ade uscì dalla cabina a passo spedito, diretto all'infermeria. Vide tre fratelli di Will impegnati in una partita a basket con i figli di Atena, mentre i figli di Demetra facevano comparire radici dal suolo per farli inciampare. Nico sospirò allo scoppiò delle imprecazioni in greco, e fece un sorrisetto. Puntò lo sguardo sulle figlie di Demetra, e fece comparire la mano di uno scheletro in mezzo a loro. Le ragazze strillarono spaventate e corsero via, mentre i figli di Apollo e di Atena scoppiavano in risate. All'unisono, i ragazzi della cabina 7 sorrisero a Nico, prima di riprendere la partita, indisturbati.

A Nico non importava molto di essersi inimicato i figli di Demetra. La dea stessa e la sua matrigna già non potevano vederlo. I fratelli di Annabeth gli stavano piuttosto simpatici, sebbene lo guardassero come i figli di Efesto, come se volessero legarlo ad un lettino e studiarlo con attenzione. E si sentiva in perenne gratitudine con i figli di Apollo per il loro fratello maggiore. Aveva anche intenzione di spedire un mazzo di fiori a Naomi Solace per il capolavoro che aveva creato con quello stupido dio del sole.

Poteva permettersi di chiamarlo stupido: lo aveva incontrato di persona! Ma forse al dio non sarebbe piaciuta come scusa.

Nico entrò in infermeria. Due figli di Apollo si stavano occupando di due figli di Ecate dai capelli azzurri e da strane macchie arcobaleno sul loro viso. Chissà che magia avevano usato per trovarsi ridotti così. Sorvolò con lo sguardo dei ragazzi in fila per delle ferite minori, e puntò lo sguardo su Will. Stava chiacchierando amabilmente con Leo Valdez, mentre finiva di ricucirgli un taglio al polpaccio. Come al solito, Leo era sporco di olio, fuliggine e grasso per motori, con i capelli dritti in testa, a formare delle guglie.

Il figlio di Ade si fermò a guardarli. Non era affatto geloso del modo in cui i due scherzavano. Leo era tanto etero quanto Will interessato ai ragazzi. E poi il figlio di Efesto era fidanzato con Calipso.

Nico lanciò un'occhiata all'ora. Ancora un minuto...

«La prossima volta fa più attenzione.» disse Will, e il suo tono serio fece avvicinare Nico, leggermente divertito. Il capogruppo della cabina 7 faceva ramanzine continuamente, ma non servivano quasi mai. «Se quell'aggeggio andava ancora più a fondo, poteva amputarti la gamba.»

«Farò più attenzione, doc.» annuì Leo. «Ed era una falciatrice speciale per i figli di Demetra. Calipso ha già minacciato di farmi accadere qualcosa di brutto se dovessi farmi amputare un arto. Non le importa quanto tu e i tuoi fratelli siete grandi a riattaccarli. Le ho mostrato il lavoro che hai fatto con Paolo. Insomma, quella è un'opera d'arte vivente!»

Will non riuscì a replicare perché, non appena la lancetta dei minuti ebbe completato il suo giro, fu afferrato per il braccio.

«Ehi!» disse, voltandosi, e vide il suo ragazzo.

«Ciao Solace.» salutò Nico, lanciando un'occhiataccia a Leo e tornando a concentrarsi sul biondo. «Il tuo turno è finito.»

«Devo bendare Leo...»

«Può farlo qualcun altro, non è in pericolo di morte.»

Will fu sul punto di replicare, ma Nico cominciò a trascinarlo verso l'uscita. Il figlio di Apollo non oppose resistenza: si sfilò i guanti usati, gettandoli nel cestino della spazzatura.

«Ma mi sto dissanguando!» urlò Leo, portandosi la mano alla fronte con fare teatrale. «Sto morendo!»

Nico lo ignorò, e Matt, figlio di Apollo, si avvicinò a Leo, ridendo.

«Dove mi porti?» si incuriosì Will, prendendogli la mano e guardandolo con dolcezza.

«Per ora, in cabina. Devi cambiarti.»

Will lo guardò con attenzione, notando solo in quel momento che il fidanzato indossava una camicia. Nera, ma pur sempre una camicia.

«Questa camicia ti sta benissimo.» disse, sincero.

Nico tenne lo sguardo puntato sulla cabina Tredici, con le guance tinte di un lieve rossore. Le parole di Will lo resero più felice di quanto potesse immaginare.

«Meglio di come stanno le camicie a Paolo?» Nico non riuscì a trattenersi dal chiedere, e spostò lo sguardo sull'altro.

Will alzò un sopracciglio. «Quindi non è stata solo la fine del mio turno che ti ha spinto a rapirmi. E comunque non mi interessa di come Paolo indossi le camicie.»

«Mi interessava solo la fine del tuo turno.» annuì Nico, aprendogli la porta della cabina. «Va a cambiarti, ti aspetto qui.»

Will sorrise, e gli diede un bacio a stampo. «Ordini del bel tenebroso

«Ordini del..?» Nico arrossì maggiormente e Will ridacchiò, affrettandosi ad entrare nella cabina prima che Nico riuscisse a tirargli uno scappellotto.

Nico attese qualche secondo prima di seguirlo all'interno. Lanciò un'occhiata alla sua schiena nuda mentre spariva nel bagno, e si sedette sul letto, muovendo appena le gambe, in sua attesa.


Quando finalmente Will ebbe finito la doccia e si fu infilato dei vestiti del Campo Mezzosangue, Nico prese il cestino del picnic e uscì per primo dalla cabina. Il figlio del dio del sole gli trotterellò dietro, non riuscendo a smettere d sorridere alla vista del cesto da picnic. Però non fece domande. Nico gliene fu grato.

Il figlio di Ade prese la mano di Will dopo che si furono allontanati dalla cabina tredici. Le mani di Will, come il resto del suo copro, erano sempre calde. Si chiese se a Will dessero mai fastidio le sue mani fredde, o se gli piacessero per rinfrescarsi. Sentì le labbra di Will premersi contro la sua tempia, e sorrise.

Non parlarono durante il tragitto. Will si stava rilassando, accarezzando di tanto in tanto con il pollice il dorso della mano del figlio di Ade, mentre Nico si godeva la silenziosa compagnia del suo ragazzo e il calore confortevole che emanava. Quando arrivarono al campo di fragole, Nico sospirò appena. Lasciò la mano del biondo, e stese una coperta sull'erba. Will lo aiutò, con un leggero sorriso sulle labbra.

«Penso tu abbia capito che ho organizzato un picnic.» disse Nico, posando il cesto sulla coperta e sedendosi.

Will prese subito posto vicino a lui, portando la mano sulla sua. «È una cosa davvero dolcissima, Nico.» mormorò, prima di portarsi la sua mano alle labbra e darle un leggero bacio.

Nico si affrettò a togliere la mano, per posarla sul cesto di vimini. «È ora di mangiare.» disse, velocemente, cercando di ignorare l'enorme sorriso appena comparso sul volto del fidanzato.

«Chissà cosa hai preparato.» disse Will, decisamente curioso.

«Il tuo piatto preferito.» disse Nico, aprendo il cesto. Infilò dentro la mano e tirò fuori un piatto d'argento.

Will aggrottò la fronte. «Ah!» esclamò il figlio di Apollo. «Proprio il mio piatto preferito! E io che credevo parlassi di cibo!»

Nico roteò gli occhi al cielo. «Questi sono dei piatti speciali, creati da Leo. Li usavamo sull'Argo II. Chiedi al piatto cosa vuoi mangiare e questo ti apparirà.»

«Ooh.» Will sorrise, prendendo il piatto. Guardò la superficie scintillante poi disse, ad alta voce: «Cotoletta di pollo e patatine!»

Pochi secondi dopo, quelle comparvero nel piatto.

Il ragazzo alzò gli occhi azzurri sul volto di Nico. «Hai ragione, Nico. È proprio il mio piatto preferito.»

Nico fece una smorfia divertita, e pochi secondi dopo anche nel piatto comparvero le stesse cose di Will.

«Fanta!» gridò Will rivoltò al piatto. «Voglio una Fanta!»

Nico scoppiò a ridere. «Sei proprio scemo!»

Prese una lattina dal cesto e gliela lanciò. Will la prese al volo, con gli occhi scintillanti e il sorriso più dolce del mondo.

«Non ordina anche le bevande.» aggiunse, prendendo una lattina di Coca-Cola per sé.

«Lo so, ma la Fanta è arrivata lo stesso.» gli rispose Will, facendogli la boccaccia.

Nico sbuffò, lanciandogli una patatina, che Will prese al volo. La masticò in fretta, spostando il piatto sulla coperta per avvicinarsi a lui. Nico gli posò la mano sul petto, stringendo tra le dita la maglia del Campo Mezzosangue e baciandolo dolcemente.

«Grazie.» mormorò Will sulle sue labbra. «È davvero speciale.»

«Dovevo rapirti dal lavoro molto prima.» annuì Nico, portandogli entrambe le mani sulle guance e dandogli un secondo bacio, guardandolo dritto negli occhi. «Ti amo, idiota.»

Will lo baciò, portandogli le mani sulla schiena, godendosi le sue labbra per qualche minuto. «Ti amo anch'io, Nico.» sorrise. «E idiota è la mia battuta.»

Nico gli tirò il labbro, dandogli un buffetto sulla guancia. «Ma non dirmelo più, scemo. Ora mangiamo, sarai super affamato.»

Will evitò di dirgli che era più affamato delle sue parole che del cibo, ma decise di tenere la bocca chiusa. Il suo tenero e dolce figlio di Ade poteva sempre tirare fuori gli artigli. E, anche se lo preferiva in entrambi i casi, quando sorrideva ed era più sciolto nel comportamento e nei modi, era decisamente il più bello dell'intero Campo Mezzosangue.

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Capitolo 19
*** Solangelo. 26 giugno 2015 ***


Nico era fuori dalla cabina di Efesto a parlare con Leo quando udì la voce di Will. Lo stava chiamando a gran voce, con un misto di entusiasmo e felicità. Un tempo Nico sarebbe sparito nell'ombra nel sentire tutta quella gioia, ma ormai conosceva fin troppo bene il suo ragazzo.

«Cos'è successo?» si incuriosì Leo, lanciando un'occhiata a Will, che con le sue infradito e il camice del dottore correva verso di loro. «Avrà trovato qualche nuovo giochino da proporti? Anche se il gioco del dottore è cosa vecchia»

«Stai zitto, Valdez.» ringhiò Nico, dandogli una gomitata. Il figlio di Efesto si lasciò scappare una risata, ma si massaggiò il fianco indolenzito.

Finalmente, Will si fermò di fronte a loro. Nico notò subito la brillantezza dei suoi occhi, e il sorriso entusiasta sulle labbra rosee e calde. Per un momento, dimenticò tutto: la costruzione di nuovi manichini che stava proponendo a Leo, il figlio di Efesto che se la ghignava al suo fianco, la curiosità per le notizie che Will stava per comunicargli. Fu come se Crono fosse risorto, rallentando il tempo.

Nico si alzò appena sulle punte e baciò a stampo Will. Certe volte non riusciva a trattenersi, soprattutto quando Will lasciava l'infermeria per correre da lui. E soprattutto quando le sue labbra erano così sexy.

Il figlio di Apollo ricambiò il bacio con entusiasmo, portandogli le mani dietro la schiena e sollevandolo. Nico si lasciò andare ad un piccolo strillo sorpreso, e Will lo rilasciò andare, accarezzandogli la stanza.

«Dovreste prendervi una camera. O un'intera cabina.» annuì Leo, giocherellando con le viti e dei cacciaviti presi dalla sua cintura.

Nico e Will lo ignorarono.

«Lo hai saputo?» sorrise Will, e Nico aggrottò la fronte.

«Cosa?» rispose, domandandosi cosa potesse essere.

Will lanciò prima un'occhiata a Leo, che li ascoltava curioso, e poi tornò a guardare il figlio di Ade, prendendogli la mano.

«Mia madre mi ha chiamato per dirmi che hanno appena reso ufficiale la notizia.» Se possibile, il sorriso di Will si fece ancora più ampio e luminoso. «Sono stati approvati i matrimoni omosessuali in tutti gli stati americani!»

Nico aggrottò la fronte. Riusciva a capire l'entusiasmo di Will. Lui, Austin e Kayla non la smettevano di blaterare cose sulla libertà di parola e di matrimonio, e spesso uscivano dal Campo per partecipare alle manifestazioni. Alcune volte anche il loro padre divino si univa all'allegra compagnia. Nico però non li aveva mai accompagnati: oltre al fatto che era il figlio di uno dei Tre Pezzi Grossi, e che quindi avrebbe attirato tutti i mostri possibili su una folla di mortali più o meno pacifici, l'idea di ritrovarsi stretto a migliaia di persone lo faceva rabbrividire. Certo, con Will Solace era riuscito ad aprirsi un po' di più, e lasciava che i compagni del Campo Mezzosangue gli riempivano la parte superiore della schiena di pacche. I figli di Apollo, ormai, lo consideravano uno di loro e lo abbracciavano durante i falò. Anche i Sette della Profezia, quando andavano a trovarlo, non limitavano i gesti carini alle pacche: Jason, Piper e Annabeth lo abbracciavano volentieri, sua sorella Hazel lo baciava sulla guancia; Leo gli dava dei colpetti amichevoli sulla spalla quando credeva che il figlio di Ade stesse per scomparire nell'Ombra (non l'aveva mai dichiarato a gran voce, ma Nico aveva il sospetto che Leo volesse partecipare a quell'esperienza, e che ne fosse un po' geloso); Frank gli batteva il cinque. L'unico che si limitava era Percy, che gli faceva un cenno con la testa o con la mano (Nico, come Annabeth e molti altri, aveva il vago sospetto che a Percy ancora non andasse giù di non essere il tipo di qualcuno).

«Wow!» esclamò Leo, battendo il cinque a Will. «È davvero una notizia super! Bisogna festeggiare!»

«Perché?»

Will e Leo sussultarono e guardarono il figlio di Ade.

«Come, perché?» disse Leo, sperando, per Will, che fosse uno scherzo.

«Sì, perché.» Nico cominciò a giocherellò con l'anello d'argento a forma di teschio che portava al dito. «Cioè... a te cosa cambia, Will? Perché ne sei così felice?»

Will iniziò a giocherellare a sua volta con il braccialetto al polso, mentre le sue guance cominciavano a tingersi di rossore. «Be'... è un grande passo di evoluzione.»

«Un piccolo passo per l'uomo, un grande passo per l'umanità.» annuì Leo.

«Il fatto che abbiano appena capito che ognuno ha il diritto di sposarsi con la persona che ama, indifferentemente dall'orientamento sessuale.» aggiunse Will, ignorando il figlio di Efesto.

Nico aggrottò la fronte. In effetti, era un bel passo avanti. Non erano più gli anni Quaranta. Fu sul punto di dirlo, quando la mente gli si schiarì.

«Per il Tartaro, Solace, no!» Nico alzò la voce tremante, e Will sussultò, sempre più confuso e agitato. «Non so perché sei venuto a dirmelo, ma... no. È... troppo presto.»

«Troppo presto?» ripeté Leo, confuso a sua volta. «Secondo me è molto tardi.»

Will abbassò lo sguardo, le orecchie tinte di rosso quanto le guance. «Non intendevo...» farfugliò. «Ma... magari, un giorno...»

Nico arrossì a sua volta, abbassando lo sguardo sui piedi perfetti del figlio di Apollo. «Forse, un giorno molto lontano...» borbottò a sua volta.

Leo guardò uno e l'altro, curioso, abbassando poi lo sguardo al suolo. Gli anfibi neri di Nico e le infradito di Will erano molto diverse, proprio come loro due. In effetti rispecchiavano proprio i loro caratteri. Will più aperto, mentre Nico chiuso e oscuro.

Ad un tratto, capì il motivo per cui i due erano così imbarazzati.

«Oh!» esclamò, facendo sussultare la giovane coppia, che lo guardarono del tipo "Sei ancora qui?". Puntò il dito prima su uno e poi sull'altro. «Tu gli hai... e lui ti ha... Wow, ma è meraviglioso! Non vedo l'ora di...»

Nico estrasse il Ferro dello Stige velocemente, puntandogli la lama alla gola. Nel mentre, Will aveva afferrato un pugnale che teneva dentro il camice, avvicinandosi di scatto a Leo e premendo la lama poco più sotto di quella nera del fidanzato.

«Stai zitto, Valdez.» ringhiarono i due all'unisono.

«Siete coordinati.» fischiò Leo, ammirato. «Posso essere il vostro testimone?»

Nico lanciò un'occhiata a Will, che capì al volo. Il figlio di Apollo portò il palmo della mano sulla fronte di Leo, toccandolo appena e mormorando delle parole in greco antico.

«Quando avrai finito di impicciarti degli affari degli altri, ti libererò dalla maledizione.» disse Will, ritirando il pugnale.

«Maledizione? Non è meglio la colazione?»

Leo sussultò, portandosi la mano alla bocca e Nico abbassò il ferro. Sorrise brevemente a Will, che sembrava piuttosto soddisfatto. «Sei stato in gamba.» disse.

«Grazie. Anche tu con la spada.» rispose Will, sorridendo a sua volta.

Nico gli prese la mano. «Andiamo in infermeria.»

Will annuì, poi esitò. «Ti va di parlare...?»

«No! E non ripeterlo più, Solace.»

Il figlio di Apollo annuì, ma sorrise per il rossore del figlio di Ade. Era stata una strana proposta di matrimonio, non era andata proprio come si aspettava, ma fu felice che almeno Nico ci stesse pensando. Anche se era probabile che avrebbe sempre estratto la spada nelle future conversazioni.

«Ehi, non lo trovo affatto divertente!» gridò alle loro spalle Leo, portandosi la mano alla gola, forse per provare ad impedire che le parole gli uscissero in rima. «Non voglio passare la giornata a rimare come un perdente!»

Will ridacchiò, e anche Nico rise. Si strinsero nuovamente la mano e, per una manciata di secondi, si guardarono negli occhi, immaginando una vera vita da sposati, magari a Nuova Roma, con Leo che li seguiva facendo una rima dopo l'altra, alcune anche imprecando.

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Capitolo 20
*** Solangelo. Anatomia ***


«Will. Will. Will.»

Will borbottò un «Mh» senza alzare lo sguardo dal libro di medicina. Ci mancava solo che muovesse la mano attorno alla testa, come a voler scacciare una fastidiosa mosca.

«Will.»

Nico attese che il biondo gli rispondesse, ma era di nuovo sprofondato nello studio dell'apparato cardiaco, cosa che già sapeva ma doveva ripassare. Il figlio di Ade sapeva di doversi aspettare un trattamento del genere. Will glielo aveva anche detto, scusandosi in anticipo.

«Lo studio mi assorbirà completamente... ti chiedo già ora di perdonarmi, Nico.»

Nico gli aveva risposto che comprendeva e che non doveva preoccuparsi. In fondo, stava studiando per la laurea in medicina, probabilmente era uno tra i più giovani del Campo Mezzosangue che si sarebbe laureato così presto. E Nico era molto fiero di lui. Ma anche molto annoiato. Iniziò a giocherellare con una matita, osservando la pila di libri che Will doveva ancora rileggere. E la sua mente cominciò a vagare.

 

Due anni prima, Will aveva cominciato a frequentare l'università di Medicina a Nuova Roma. Nel giro di pochi mesi aveva concluso il primo anno con il massimo dei voti. Dopo una breve pausa, aveva iniziato il secondo anno. E le cose erano andate avanti così per quasi due anni, quando aveva concluso il quarto anno di medicina all'università. Era tra i più giovani ad essere arrivato all'ultimo anno, pronto per la laurea. Nemmeno Annabeth aveva avuto tale successo, ma Will studiava medicina da anni, aveva molta pratica alle spalle e non aveva mai avuto tra le mani un Testa d'Alghe che lo infastidiva o scompariva nel nulla senza lasciare traccia.

Quando Will gli aveva comunicato le sue intenzioni, Nico non aveva dato di matto. Con molta calma gli aveva risposto: «Spero che la tua stanza sia abbastanza grande per due».

Will lo aveva guardato incredulo, Nico con sfida. Lo aveva sfidato a ritrattare la sua presenza, ma invece non andò così. Il figlio di Apollo era parecchio entusiasta di quell'idea, e lo aveva abbracciato a lungo, trascinandolo in una stupida danza di vittoria che Nico ancora sognava la notte.

Nico aveva accettato anche per altri motivi, ovvero per sua sorella Hazel. Se si fosse trasferito a Nuova Roma, le sarebbe stato più vicino, e ne era contento. Almeno avrebbe occupato delle giornate in sua compagnia.

Purtroppo le cose non erano andate proprio così. Hazel doveva occuparsi delle reclute al Campo Giove, e con Will impegnato all'università, anche Nico aveva deciso di iscriversi a dei corsi. Quale modo migliore per imparare in definitiva i settant'anni che si era perso?

Nico non aveva mai avuto molte idee per il futuro, quindi dopo aver preso un diploma lampo con ragazzini più piccoli di lui, aveva deciso di aiutare la sorella Hazel e Frank con l'insegnamento nel combattere. Non aveva molta pazienza, soprattutto con i ragazzini che gli ricordavano sé stesso alle prese con Percy Jackson, ma riuscì a cavarsela.

Nico e Will avevano condiviso una stanza nel college di Will. Spesso dormivano nello stesso letto, abbracciati e coccolandosi, altre volte Nico dormiva da solo, mentre Will sedeva alla scrivania a studiare fino a notte fonda. Ma almeno erano insieme. Nico non avrebbe sopportato la distanza se fosse rimasto al Campo Mezzosangue, mentre la distanza che li univa anche quando erano insieme era sopportabile. Almeno poteva guardarlo. E assicurarsi che mangiasse qualcosa oltre gli snack e il caffè.

Che buffo. Un tempo era Will che lo teneva d'occhio per assicurarsi che ingurgitasse abbastanza calorie, e ora succedeva il contrario.

 

Nico stava ancora giocando con la matita quando sentì il fruscio delle pagine. Portò lo sguardo sul biondo. Era andato avanti di un'altra decina di pagine, e non sembrava disturbato dal movimento della matita. Non era nemmeno detto che lo avesse notato.

«Will.» riprovò Nico, lanciando un'occhiata ai libri. Si mordicchiò il labbro. Quando studiava scienze e matematica, Will lo aiutava sempre.

«Mmh?»

Nico sbatté le palpebre. Almeno era un successo rispetto a prima. Tamburellò le dita sul tavolo, guardando i libri e scegliendo una materia a caso.

«So che non sono molto esperto...» mormorò Nico, tenendo lo sguardo puntato sulla mano dell'altro. «Ma se ti va, se può esserti utile, posso aiutarti a studiare anatomia. In due dovrebbe essere meglio, no?»

Nico si rese conto di quello che aveva detto solamente quando notò che il ragazzo davanti a lui aveva iniziato a ridacchiare. Sollevò lo sguardo, notando il sorriso e lo strano scintillio degli occhi celesti, e il movimento delle spalle.

Il figlio di Ade avvampò. «Aspetta... Non intendevo in quel senso. Intendo anatomia anatomia.»

«Certo, anatomia.» annuì Will, e iniziò a ridere.

Nico si portò le mani al viso, desiderando sprofondare dall'imbarazzo. Tra tutti quei volumi, tra tutti gli argomenti possibili, doveva per forza scegliere quello?

 

Quando Will smise di ridere, chiuse il libro e allungò la mano verso il braccio dell'altro. Il figlio di Ade sussultò appena, aprendo le dita per poterlo spiare.

«Ti va di fare qualcosa?» chiese Will, accarezzandogli il braccio.

«Da quando fai le pause?» domandò Nico, perplesso.

Will fece spallucce. «Per oggi posso anche smettere di studiare.» disse, e Nico apprezzò il gesto. Chiaramente lo stava facendo per lui, forse per ricompensarlo per quella piccola pausa divertente.

Nico si alzò in piedi e andò a sedersi sulle sue gambe. Will lo abbracciò, chiudendo gli occhi e posandogli la guancia sulla spalla. Il figlio di Ade gli passò le dita tra i capelli, trovandoli morbidi come sempre.

«Che ne dici di fare una passeggiata?» disse Nico, tirandogli appena un riccio biondo. «Oppure...»

Nico si zittì e sospirò, mentre Will cominciava a russare. Era riuscito a farlo smettere di studiare solo per farlo addormentare contro di sé. Nico lo strinse, chiudendo gli occhi a sua volta, e sorrise.

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Capitolo 21
*** Solangelo. Tredici ***


Nico si rigirò il sacchetto del pranzo tra le dita mentre aspettava che Will finisse di medicare il suo paziente. Nell'ultimo periodo, il suo ragazzo era stato spesso impegnato in infermeria.

Ultimamente, i semidei arrivati al Campo Mezzosangue non pensavano alle conseguenze delle loro azioni. Erano più scalmanati, inclini al pericolo. Si buttavano in allenamenti per ore, senza badare alle ferite, e salivano la parete dell'arrampicata infischiandosene della lava. Alcuni si confrontavano divertiti le ferite e le bruciature, continuando a sfidarsi imperterriti.

Chirone si lamentava spesso con queste giovani reclute, ma le sue parole erano spesso inutili. Solo i più grandi lo ascoltavano. In più, il vecchio centauro aveva smesso di insegnare medicina ai nuovi figli di Apollo, responsabilità che Will si era preso volentieri. Quindi, dopo ore e ore in infermeria, Will si metteva ad insegnare ai più giovani dei suoi fratelli e a chiunque volesse partecipare alle lezioni.

Nico guardò Will finire il bendaggio, e fece un passo avanti, deciso a lanciarsi sul fidanzato prima che qualcuno potesse rubarglielo. Ma non fu abbastanza veloce: un figlio di Demetra arrivò in infermeria reggendosi il moncherino della mano. Will e altri due figli di Apollo si affrettarono verso il giovane.

Il figlio di Ade sbuffò forte, stizzito. Nessuno lo udì, perché velocemente i dottori furono impegnati a gridare ordini più forte del ragazzo.

Nico decise di uscire dall'infermeria. Lanciò il sacchetto in direzione di Frank Zhang, venuto al Campo per discutere con sua sorella Clarisse Le Rou. Il figlio di Marte vide, con la coda dell'occhio, il sacchetto in avvicinamento e lo fece a pezzi con dei riflessi straordinari.

«Bravo.» fischiò Clarisse, colpita, con un leggero tono sarcastico. «Hai appena ucciso dei panini al formaggio.»

Frank arrossì, abbassando la spada. «Scusa, Nico.» borbottò.

Il figlio di Ade fece spallucce, dirigendosi nella propria cabina. Era stufo di Will e dei suoi numerosi impegni. Non chiedeva tanto, solo passare del tempo con il proprio ragazzo. Era da diversi giorni che progettava una cosa, e ora finalmente era giunto il momento di metterla in atto. Fanculo le conseguenze, pensò tra sé e sé.

 

Will impiegò appena mezz'ora per risistemare il moncherino del figlio di Demetra, e un'altra ora per pulire il sangue che il ragazzo aveva disperso per l'infermeria. Will stava cercando di tirare su il morale dei fratelli quando notò l'assenza di Nico.

Poteva giurare sullo Stige di averlo visto, prima, fermo vicino all'ingresso, gli occhi infossati puntati su di lui, in attesa. Teneva qualcosa in mano, ma il figlio di Apollo non ricordava cosa. Socchiuse gli occhi, ma non gli veniva proprio in mente.

«Ehi.» disse, lanciando un'occhiata a suo fratello Matt. «Prima è venuto Nico. Cos'aveva in mano?»

Matt aggrottò la fronte. «Non ne ho idea. Guardo se ha lasciato qualcosa per te.»

Will annuì, ringraziandolo, e lanciò un'occhiata all'ora. Aveva di nuovo saltato il pranzo, ma non aveva molta fame. Riattaccare arti amputati ed evitare di rigettare la colazione faceva saltare molti pasti. Recuperò una bottiglia d'acqua e la sorseggiò, guardando fuori da una delle finestre. Notò Nico in avvicinamento, e sorrise, andando a sua volta verso la porta.

«Solace.» lo salutò Nico, e Will sorrise.

«Nico.» ricambiò Will, osservandolo. «Scusami per prima, ma...»

«Ma eri piuttosto impegnato. L'ho notato.»

«Cosa mi avevi portato?» domandò il biondo, curioso, e Nico alzò un sopracciglio.

«Mi avevi visto?» chiese, perplesso.

«Certo. Se entri in una stanza, non posso fare a meno di accorgermi di te, sempre.»

Nico roteò gli occhi al cielo, arrossendo appena, e Will sorrise, dandogli un leggero bacio sulla guancia. Alle sue spalle, udì le risatine dei fratelli, che entrambi ignorarono.

«Ti ho portato questo.» disse Nico, porgendogli un mp3 nero appena preso dalla tasca. «Se ti annoi a sentire lamentele, piagnistei e conati di vomito. Ci sono... le nostre canzoni preferite.»

Will prese l'mp3, sorridendo ancora di più. «Aw, grazie, Nico.» disse, baciandolo a stampo.

Nico ricambiò appena il bacio, tirandosi indietro. Nonostante tutti i mesi che avevano passato insieme, una piccola parte di lui ancora si imbarazzava a baciarlo davanti ad altri.

«Tra poco stacco.» disse Will, accarezzandogli la guancia. «Ci vediamo dopo?»

Il figlio di Ade annuì. «Sarò nella Tredici.» disse, facendogli un cenno con la mano. Scoccò un'occhiataccia a Matt e si avviò alla cabina.

Will lo seguì con lo sguardo, sorridendo tra sé, e infilò l'mp3 in tasca. Nico gli aveva portato pure le cuffiette speciali della cabina di Efesto, che non si intrecciavano mai. Fu sul punto di accendere l'mp3, ma proprio in quel momento arrivarono due ragazzi figli di Ares, con delle frecce conficcate in più punti, e lasciò perdere la musica per questioni più urgenti.

 

Il suo turno era concluso da un paio d'ore quando, finalmente, Will si sdraiò su uno dei lettini. C'erano stati troppi semidei feriti in quell'unica giornata. Lui e i suoi fratelli dovevano prendersi un giorno di ferie, e lasciare che fossero gli altri ad occuparsi dell'infermeria. Probabilmente avrebbero smesso di farsi così male, e li avrebbero apprezzati un po' di più.

Will portò una mano nella tasca, sentendo la pesantezza dell'mp3. Non lo aveva ancora acceso, non aveva idea di quali canzoni Nico gli avesse messo. Lo prese, accendendolo, e si infilò le cuffiette nelle orecchie, chiudendo gli occhi.

La prima canzone che passò era un pezzo di Avril Lavigne, Hot, che Will gli aveva dedicato una volta. Il figlio di Ade era arrossito fino alla radice dei capelli, ed era sprofondato con il volto nel cuscino per almeno mezz'ora, prima di iniziare a colpirlo con lo stesso cuscino. Will ricordò di aver riso, poi lo aveva abbracciato e tenuto stretto fino a quando non era stato violentemente colpito da una cuscinata. Era stata una bella serata.

Will socchiuse gli occhi, mentre la canzone finiva. Si domandò cosa sarebbe cominciata dopo.

«Sono Nico. Nico Di Angelo.»

Il figlio di Apollo riaprì gli occhi, mettendosi seduto. Perché diavolo Nico aveva registrato la propria voce inserendola nell'mp3?

«Se stai ascoltando questo pezzo, vuol dire che sei a riposo. Ti conosco bene, e so che non metteresti mai la musica per coprire il suono dei tuoi pazienti.»

Will si portò le dita tra i capelli, abbozzando un sorriso. Era ancora un po' confuso da tutto quello, soprattutto perché gli ricordava una serie tv, dove la protagonista non faceva proprio una bella fine. Si chiese cos'avesse in mente Nico. Era comunque una cosa carina: sentire la sua voce così, senza che se lo aspettasse...

«Tsk. Stupido biondo.»

Will aggrottò la fronte, ma ridacchiò comunque per quelle parole sussurrate dal suo ragazzo. Scese dal lettino, tenendo l'mp3 in mano.

«Come dicevo, se stai ascoltando questo pezzo, io probabilmente sarò nella Tredici. Ad aspettarti. Come ho sempre fatto nelle ultime settimane. Giorno dopo giorno, senza che tu te ne accorgessi... O forse... no. Non ti sto aspettando nella cabina di Ade, o almeno non come immagini.»

Il cuore di Will ebbe un sussulto dopo quelle parole, e un orribile presentimento lo assalì.

«Sta a te, Solace, scoprirlo. E...»

Will staccò le cuffiette, lasciandole sbattere contro il lettino, mentre i brividi lo assalivano. Non voleva più ascoltare la voce di Nico sull'mp3. Aveva bisogno di vederlo, immediatamente. Afferrò un kit del pronto soccorso e uscì dall'infermeria, correndo verso la cabina Tredici, pregando ogni dio possibile. Il suo fidanzato non poteva aver fatto una cosa del genere, non poteva. Non...

Pensò alle ultime settimane. In effetti non aveva passato molto tempo con Nico. Era così occupato con l'infermeria, con le lezioni di tiro con l'arco e con quelle di medicina, che non gli restava molto tempo per il figlio di Ade. Alcune volte, se Nico si svegliava presto, si incontravano in infermeria per l'ora di pranzo e mangiavano un panino, chiacchierando di libri e musica, tenendosi per mano. Non avevano più avuto conversazioni su di loro da un sacco di tempo. Però continuavano a baciarsi spesso, almeno quando Nico era sveglio al suo ritorno. Non facevano più sesso da settimane, e non uscivano per un appuntamento decente da almeno un paio di mesi... Ed era stato Nico a portarlo in un posto appartato nel campo di fragole per un picnic.

Will spalancò la porta della cabina, il cuore che non la smetteva di battere furiosamente. Non riusciva ancora a capire cos'avrebbe trovato. Il corpo senza vita del figlio di Ade che pendeva dal soffitto? Il corpo del ragazzo steso sul letto, freddo e immobile, con una confezione di pillole vuote? Oppure il ragazzo lo aspettava in bagno, nella vasca, con lunghi e profondi tagli sugli avambracci?

Era così in pensiero per la fine dell'altro, così arrabbiato con entrambi (con sé perché non aveva dato le giuste attenzioni al moro, e con Nico perché non gli aveva chiesto aiuto) che impiegò qualche minuto a notare Nico steso sul letto, con una sua felpa e un libro in mano.

 

Will si lasciò scappare un gemito sbigottito. «Ma...»

Certo, era contento che il suo ragazzo non si fosse suicidato, ma allora...

Nico infilò il segnalibro tra le pagine di Mucchio d'ossa e posò il libro vicino a sé. Osservò con attenzione il figlio di Apollo, poi guardò l'ora digitale sul comodino.

«Sono passate quasi tre ore, Solace.» borbottò Nico, con la voce roca per non averla usata per molto tempo. Nemmeno per imprecare. «Tre ore! Te ne potevo perdonare una, ma tre!»

Il biondo si chiuse la porta alle spalle, appoggiandovisi con la schiena. «Credevo... che ti fosse successo qualcosa.»

Nico aggrottò la fronte. «E impieghi tre ore per venire a controllare?»

Will si passò una mano tra i capelli. «L'ho ascoltato solo ora...» borbottò. «Ero impegnato con dei figli di Ares.»

Il figlio di Ade assottigliò lo sguardo. «Cosa credevi fosse successo?» domandò, trattenendo la curiosità.

«Mi hai lasciato una tua registrazione su un mp3. Credevo... be', che ti fosse successo qualcosa, come la ragazza di quella serie tv.»

Nico si trattenne dallo scoppiare a ridere. «Non sono così scemo, Solace. E poi, non abbiamo una vasca. E le nereidi non sarebbero affatto felici se inquinassi il laghetto con il mio sangue.»

Will si avvicinò al letto. «Solo perché non c'è una vasca in questa cabina non significa che non posso preoccuparmi per te!»

Il figlio di Ade si alzò in piedi. La felpa di Will gli arrivava a metà delle cosce nude, la sua spada non era al suo fianco ma, nonostante questo, con le braccia conserte riusciva comunque a sembrare pericoloso, e arcigno.

«Io non capisco.» disse infine, tenendo gli occhi fissi sul volto abbronzato e preoccupato del figlio di Apollo. «Sono settimane che aspetto che tu torni in cabina dopo il tuo turno in infermeria, e bastava solamente registrare la mia voce per farti accorrere.»

Will fu sul punto di parlare, ma Nico alzò l'indice della mano destra, per invitarlo a tacere. Funzionava con gli spiriti, e altrettanto bene con i semidei.

«Non interrompere. Se tu ascoltavi completamente la registrazione, non ti sarebbe venuto in mente niente di grave. Ma visto che sono un figlio di Ade, devi sempre prendere a male il mio comportamento.»

Will arrossì leggermente, e prese l'mp3 dalla tasca. «Non ti credo capace di cose esagerate solo perché sei un figlio di Ade.» borbottò, infilandosi una cuffietta nell'orecchio. «Come tu non mi credi capace di cose esagerate solo perché sono un figlio di Apollo.»

Nico roteò gli occhi al cielo e si rimise a braccia conserte, tenendo gli occhi fissi sul suo volto mentre il ragazzo faceva partire di nuovo il file audio.

«Sono Nico. Nico Di Angelo. Se stai ascoltando questo pezzo, vuol dire che sei a riposo. Ti conosco bene, e so che non metteresti mai la musica per coprire il suono dei tuoi pazienti. Tsk. Stupido biondo.» Breve pausa. «Come dicevo, se stai ascoltando questo pezzo, io probabilmente sarò nella Tredici. Ad aspettarti. Come ho sempre fatto nelle ultime settimane. Giorno dopo giorno, senza che tu te ne accorgessi... O forse... no. Non ti sto aspettando nella cabina di Ade, o almeno non come immagini. Sta a te, Solace, scoprirlo. E se non mi trovi nella mia cabina, i motivi sono due: o sono in mensa a mangiare o ti ho scaricato per andare a vivere nella cabina Uno con Jason Grace, che ora è decisamente il mio biondo preferito. Anche se continuo ad amare solamente te...» Breve pausa. «Ah, cazzo, questo non volevo dirlo. Volevo tenerti sulle spine. Ormai è fatta. Be', se il tuo turno è finito, vieni a cercarmi. Mi manchi, idiota

Will lasciò finire l'audio, e subito dopo cominciò una canzone dei Nirvana. Tolse le cuffiette e l'mp3, con attenzione. Nico attese la sua reazione, sentendosi improvvisamente imbarazzato. Quando Nyssa lo aveva aiutato a registrare quelle poche frasi, aveva avuto bisogno di fermarsi più volte, imbarazzato nel dire quelle cose davanti ad una sconosciuta. Aveva anche pensato di fare tutta la registrazione in italiano. Ma a Nyssa non importava nulla di quello che diceva. Nico era quasi sicuro che se avesse confessato un omicidio, la figlia di Efesto non avrebbe battuto ciglio.

«Io...» mormorò Will, e Nico si riscosse, guardandolo dritto negli occhi. «Mi dispiace. Cercherò d tornare prima.»

Nico annuì in silenzio.

«E... "non come immagini" cosa significa?»

«Che non sto dormendo.»

«Oh! Credevo... be', avevo inteso "non vivo".»

Il figlio di Ade si portò la mano al viso, scuotendo la testa e stendendosi nel letto. Abbracciò il cuscino, chiudendo gli occhi. Quel ragazzo lo esasperava ogni minuto di più. E per fortuna era stato Will a confessarsi per primo!

Il figlio di Apollo si tolse i vestiti, indossando qualcosa di più comodo e si stese nel letto. Nico socchiuse gli occhi quando le braccia del biondo si strinsero attorno al suo corpo, e sorrise.

«Mi manchi anche tu.» mormorò Will, baciandogli la spalla. «Domani cambio i turni.»

Nico fece spallucce, ma ne era contento. «E se dovessi mai lasciarti un altro audio, ascoltalo tutto, prima di pensare che mi sia suicidato.» sbuffò. «Non potrei mai uccidermi per una cosa del genere. Potrei pensarci se smettessero di produrre gli Happy Meal, o se tu mi tradissi con una ragazza. Non potrei sopportare di essere chiamato come "quello-che-ha-fatto-capire-a-Solace-che-non-gli-piacciono-i-ragazzi".»

Will soffocò una risata. «Non farei mai una cosa simile, visto che tu sei "quello-che-ha-fatto-capire-a-Solace-che-gli-piacciono-i-ragazzi".»

Nico arrossì leggermente, e chiuse gli occhi. «Buonanotte, Solace.»

«Buonanotte, Nico. E ricorda: ti amo anch'io.»

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Capitolo 22
*** Solangelo. Halloween 2.0 ***


Halloween si stava avvicinando e Will non aveva ancora nessuna idea su cosa travestirsi. Aveva passato ore e ore in compagnia del suo amico Mitchell, figlio di Afrodite, per farsi consigliare il costume migliore. Ma non sapeva cosa sarebbe piaciuto a Nico. Un costume da teschio? Da infermiera zombie? O da zombie? Forse erano troppo scontati.

Mitchell gli aveva cucito tre costumi diversi e Will non era riuscito a sceglierlo. Sapeva quanto Nico adorasse la festa di Halloween, anche se non lo ammetteva. Will ricordò di come Nico avesse cominciato a contare i giorni che mancavano a quella festa, e del modo in cui lo guardava quando si salutavano al mattino. Carico di aspettativa. E dopo averlo stressato così a lungo per le sue assenze causate dal lavoro, come minimo doveva ripagarlo con un costume straordinario.

Will si domandò cosa Nico avesse in serbo per lui. L'anno prima si erano travestiti da Dr. Jekyll e Mr. Hyde, ed era stato fantastico. Si erano divertiti un sacco, anche dopo essere usciti dalla cabina di Ade e aver seguito i loro amici per il campo Mezzosangue.

Era quasi ora di tornare da Nico, e Will scelse di indossare il costume da medico zombie. Non era molto originale, ma si promise che l'anno successivo si sarebbe preparato prima del tempo. Fu quasi sul punto di prenderlo quando notò un secondo costume, abbandonato sul letto di Mitchell, e ridacchiò. Quello sì che era davvero originale. Lo indossò, lasciandosi aiutare dal suo amico che decise di non commentare.

«Ehi, se non volevi che lo indossassi, non dovevi lasciarlo sul letto.» disse Will, divertito, notando la sua espressione.

«Quello in realtà era mio, ma penso stia molto meglio a te.» ridacchiò Mitchell, guardandolo, finendo di sistemargli i capelli..

Will lo guardò, scusandosi per avergli rubato il costume, e poco dopo lo salutò, avviandosi verso la cabina di Ade. Si chiese se Nico fosse già pronto, e chi lo avesse aiutato. Ignorò le occhiate e le risate che lo accompagnarono nella breve distanza dalla cabina 10 alla 13, e bussò alla porta. Si domandò se gli avesse poi rivolto la parola nei giorni seguenti, vedendolo travestito in quel modo.

La porta della cabina 13 si spalancò e Will lanciò un urlo, facendo un passo all'indietro. Di fronte a lui c'era un pagliaccio dai capelli rossi e la faccia dipinta di bianco, con dei segni rossi sul volto che gli allungavano le labbra sulle guance, fino agli occhi. Indossava uno strano vestito bianco e i suoi occhi neri erano familiari.

«Will?!» esclamò il pagliaccio con la voce di Nico. «Per il Tartaro, sei Will?!»

«Nico?» strillò l'altro, guardandolo con gli occhi sgranati, calmandosi solo in parte. «Da cosa...»

«Sono travestito da It il clown.» Nico continuò a guardarlo. «E tu...»

«Da Harley Quinn.» sorrise Will, portandosi le mani sui fianchi.

Nico abbassò lo sguardo su di lui, osservando le calze a rete e i pantaloncini quasi inesistenti che lo coprivano a malapena. Arrossì sotto il cerone bianco che Piper gli aveva applicato sulle guance e tornò a guardare il fidanzato negli occhi.

«È passato di moda travestirsi da Harley Quinn.» disse infine Nico, con voce roca, non sapendo cos'altro dire.

«Ah...» Will aggrottò la fronte, imbarazzato.

«Però stai benissimo.» aggiunse il figlio di Ade, riabbassando di nuovo lo sguardo sulle sue gambe. «Insomma, sei fantastico.»

«Grazie. Vorrei dire lo stesso di te, ma non riesco. Sei davvero spaventoso, amore.»

Nico sorrise. «Mi basta questo.»

Rimasero a fissarsi per qualche minuto, poi Nico notò i vari sguardi che venivano lanciati nella sua direzione e in quella del fidanzato. Avvampò al pensiero di quello che stessero guardando di Will e lo prese per mano, attirandolo dentro la cabina e chiudendogli la porta alle spalle.

«Come mai proprio Harley Quinn?» domandò, portandogli le mani attorno al collo.

«Volevo essere originale, senza travestirmi da zombie.» Will si appoggiò a lui, portandogli le mani sui fianchi, trattenendo una smorfia al contatto di tutto quel tessuto. «Però tu sei stato senz'altro più originale di me.»

«Be', inizialmente avevo pensato ad Hannah Baker, con tanto di bagno pieno di sangue. Ma poi ho optato per il clown, non avevo alcuna intenzione di ripulire la stanza dal sangue finto, e non abbiamo neanche la vasca. E poi il film di It lo abbiamo anche visto insieme.»

«Penso di essermi addormentato all'inizio del film.» annuì Will, abbozzando un sorriso.

Nico roteò gli occhi. Doveva immaginarselo. Non lo aveva mai sentito sobbalzare dalla paura, ma era stato troppo preso dal film per poter guardare le espressioni del ragazzo.

Nico passò lentamente le dita tra i codini dell'altro, tinti di rosa e blu. Stava bene con i capelli legati in quel modo, ma non aveva intenzione di dirglielo. Quando esprimeva una preferenza sull'aspetto dell'altro, Will tendeva a ripetere. Gli tirò appena la ciocca di capelli tinta di rosa, notando la piccola smorfia di Will e sorrise tra sé.

«Andiamo a spaventare i più piccoli?» chiese Will dopo qualche minuto, guardandolo negli occhi.

Nico si mordicchiò il labbro. «Okay, ma tu infilati una tuta.»

«Non posso mettere una tuta. Uscirei dal personaggio.»

«Con quei pantaloncini, se si possono definire tali, potrebbe uscirti qualcos'altro.»

Will rise. «Sei un idiota, sai?»

«Forse, ma tu devi coprirti comunque. Hai delle tute blu, no?» Nico lanciò un'occhiata al loro armadio.

«Non lo so, ma non intendo coprirmi.» disse Will, separandosi dall'abbraccio e arrivando fino alla porta. «E non mi potrai fermare.»

Nico lo osservò mentre usciva dalla cabina e sbuffò appena, seguendolo. Lo affiancò dopo qualche secondo, prendendogli la mano.

«Comunque grazie.» disse Nico, e Will si voltò a guardarlo negli occhi.

«Per cosa?» chiese il biondo, confuso.

«Per averci provato.»

«Intendi a trovare un costume adatto per Halloween?»

«Esatto.» Nico sorrise. «L'anno prossimo ci travestiremo entrambi da zombie, d'accordo? Tu da dottore e io... boh, da cacciatore o qualcosa del genere. D'accordo?»

Will ridacchiò, pensando che Mitchell aveva visto giusto preparandogli il costume da dottore zombie. «Mi hai convinto. Buon Halloween, Nico.»

«Buon Halloween, Will.»

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Capitolo 23
*** Solangelo. Post-it ***


Nico salutò Jason e si avviò alla cabina di Ade. Durante il tragitto, si guardò attorno. Non aveva visto Will da nessuna parte, quel giorno. Il che era strano. E un po’ triste. Si era dimenticato di lui?

Stavano insieme ormai da un anno passato… Non poteva essersi dimenticato di lui! Era inconcepibile! Forse era solo in infermeria, occupato con qualche paziente.

Nico aprì la porta ella sua cabina, e lasciò cadere la borsa lì sull’entrata. Scalciò via le scarpe, ed entrò nella sua camera da letto. Quando accese la luce, rimase pietrificato.

La parete dietro al suo letto era ricoperta da post-it neri, gialli e bianchi. I post-it neri formavano un cuore, gigantesco. Quelli bianchi il riflesso della luce. Quelli gialli erano messi a cazzo, tanto per rovinare l’opera.

Nico si passò le dita tra i capelli. Conosceva solo una persona tanto pazza da fare un’opera del genere.

«Will.» borbottò Nico. Fu sul punto di togliere i post-it, quando notò un foglietto arancione spuntare dal letto. Lo prese e lo lesse.

 

Non togliere i post-it! Ho impiegato due ore ad attaccarli!

Ora che ho la tua attenzione… Stacca per primi i foglietti gialli.

E sì, tranquillo, dopo pulisco io  Will

 

Nico lo maledì tra sé, e si affrettò a staccare i foglietti gialli. Stava già per insultare Will per il lavoraccio – doveva stare in piedi sul letto, e per quelli in alto stava sulle punte – quando notò che sotto c’erano delle lettere.

Quando ebbe tutti i foglietti in mano, Nico arretrò di qualche passo, sempre stando sul letto. I suoi occhi si spostarono frenetici su tutte le lettere.

V U O I S P O S A R M I N I C O ?

Nico si lasciò sfuggire un gemito e si sedette sul letto, fissando la scritta. Il cuore gli martellava troppo forte nel petto.

«Idiota di un Solace.» borbottò Nico, nascondendo il volto tra le mani.

 

Quando Will rientrò in cabina dopo dieci minuti, trovò Nico seduto sul letto a fissare la scritta nascosta nel cuore. Sebbene fosse stanco per la giornata, Will sorrise.

«Sei un idiota.» disse Nico, voltando la testa verso di lui. Will notò che aveva pianto. «Un vero idiota.»

Will lo guardò per qualche secondo, poi estrasse la scatolina nera dalla tasca e si inginocchiò.

«Per gli Inferi, Will, ti do una ginocchiata sui denti se non ti rialzi.» borbottò Nico, mentre gli occhi si riempivano nuovamente di lacrime.

Will gli sorrise dolce, e aprì la scatolina. Era un semplice anello d’argento, con un piccola gemma gialla incastonata.

Nico non rispose, ma allungò la mano e si lasciò mettere l’anello.

Will gli baciò la mano, e la tenne stretta contro il suo petto.

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