Chronicle of a Growing Feeling

di redhales
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Denial ***
Capitolo 2: *** Consideration ***



Capitolo 1
*** Denial ***


L'idea per questa storia è nata dagli headcanon random del gruppo Sterek di wa (ciao se mi state leggendo <3). Inizialmente doveva essere solo un'ideuccia veloce, ma poi ovviamente ho pensato bene di farne una long di tre capitoli (mannaggia a me). Ma, siccome i capitoli dovrebbero essere piccinipicciò come questo, dovrei riuscire a finirla presto (notate quanti condizionali gratis in questa frase).
Enjoy! :*

 


Erano le 9.35 quando Derek uscì di casa, dopo aver già fatto due ore di esercizio fisico, una doccia e una colazione veloce.

Essere una persona mattutina aveva i suoi vantaggi: poteva svegliarsi presto e vivere quando gli altri attorno a lui erano ancora nel mondo dei sogni.

Quello era un orario abbastanza tranquillo. Le mamme avevano già accompagnato i figli a scuola ed erano in giro per svolgere faccende varie e i lavoratori erano usciti già da un bel po'.

Derek, in quanto proprietario dell'edificio in cui abitava, si sentiva in dovere di tenere d'occhio i suoi condomini e assicurarsi che non avessero problemi con i loro appartamenti.

Essendo un lupo mannaro dalla nascita, aveva imparato fin da subito a lasciare fuori i suoni di troppo, ma ogni tanto acuiva l'udito per cercare di capire se tutto era a posto, soprattutto per quanto riguardava gli anziani che abitavano da soli. Quella mattina sembrava tutto tranquillo: il signor Watson del terzo piano dormiva ancora, la signora Johnson del primo guardava la tv, e gli altri non erano in casa. Derek sapeva chi di loro solitamente usciva la mattina per una passeggiata, e in effetti in quel momento non erano in casa.

Salì in auto e si allontanò dall'edificio.

Tornò un'ora dopo con le braccia cariche di buste della spesa - il branco si sarebbe riunito a casa sua come ogni venerdì sera, e non era facile sfamare un gruppo formato da teenager e lupi mannari.

Le porte dell'ascensore stavano per chiudersi, quando una mano le bloccò, ed esse si riaprirono per far entrare la signora Smith, del sesto piano.
La signora Smith era un'allegra sessantacinquenne il cui appartamento si trovava proprio sotto quello di Derek. Avevano legato sin da subito, o meglio era stata lei ad insinuarsi nella vita di Derek il giorno in cui era arrivata all’edificio accompagnata da due camion da trasporto e aveva suonato ogni campanello fin quando non aveva trovato quello del proprietario. Derek l’aveva aiutata a portare su tutte le sue cose e lei gli aveva offerto un pezzo di torta.

Era diventata una sorta di nonna per Derek. Aveva perso i suoi nonni materni quando era molto piccolo, mentre non aveva conosciuto affatto quelli paterni, quindi per lui era una novità avere qualcuno che si prendeva cura di lui in quel modo. La signora Smith gli portava ogni domenica un dolce e qualche volta Derek l’aveva invitata a fermarsi per un tè.

Era quel tipo di persona che sapeva sempre tutto di tutti, e Derek non riusciva proprio a spiegarsi come lei potesse captare cose che sfuggivano anche ai suoi sensi sviluppati.

La signora Smith premette il numero del suo piano e l’ascensore iniziò a salire traballante. Si voltò verso Derek e lo osservò con il suo solito sguardo inquisitore, che era a metà tra “mi preoccupo per te” e “so che mi stai nascondendo qualcosa”.

Poi la sua espressione corrucciata si sciolse in un sorriso.

“Caro,” cinguettò. “Vedo che hai fatto scorta per l’inverno, eh?”

“Avrò uhm- ospiti, questa sera”, mormorò Derek.

“Ah, a proposito di ospiti! Dimmi un po’ caro, chi è quel giovanotto che fa sempre casino quando corre su per le scale ed è stato qui cinque volte negli ultimi tre giorni, uh?”

Solo una persona nella lista piuttosto ristretta delle conoscenze di Derek rispondeva a quella descrizione.

“Si chiama Stiles”

“E questo Stiles è il tuo ragazzo?”

Derek abbassò la testa per nascondere il rossore che gli colorava le guance. Forse, se iniziava a desiderarlo abbastanza, il pavimento si sarebbe aperto e la terra l’avrebbe risucchiato al suo interno. Ma non accadde nulla, come previsto.

“Uhm- no…io- “, borbottò imbarazzato, cercando inutilmente di evitare che i suoi pensieri andassero in quella direzione.

Insomma era di Stiles che stavano parlando. Lui non era innamorato di quel ragazzino iperattivo e con un filtro cervello-bocca non funzionante, non poteva esserlo per una serie di validi motivi.

E se anche fosse stato innamorato di lui (“impossibile”, continuava a ripetersi), c’era una lunghissima lista di ragioni per cui Stiles non avrebbe potuto ricambiare i suoi sentimenti.

Derek si accorse di essere rimasto per troppo tempo in silenzio alla ricerca di una risposta solo quando l’ascensore si interruppe violentemente. Le porte di aprirono e la signora Smith gli lanciò un sorrisetto di intesa e gli fece un occhiolino prima di uscire e dirigersi verso la porta del suo appartamento, senza nemmeno una parola.

Le porte si richiusero, lasciando Derek all’interno, sommerso da mille nuovi dubbi.

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Capitolo 2
*** Consideration ***


Lo so. Lo so che avevo promesso di aggiornare presto, ma tra problemi di salute e blocco sono stata costretta a rimandare c.c
Spero di riuscire a postare presto il prossimo (che sto scrivendo quindi è questione di giorni), che tra l'altro sarà anche l'ultimo.
Buona lettura e a presto ^^


 


Il problema era che ci aveva pensato. Non spesso, ma quelle poche volte allontanava quei pensieri di fretta e furia. Non poteva permettersi di provare qualcosa per Stiles, qualcosa che fosse più di semplice affetto come conseguenza delle mille volte in cui si erano salvati la vita a vicenda. Non poteva per il semplice fatto che dare tutto se stesso ad una persona significava anche esporla ad un grande pericolo. Bastava dare un’occhiata al suo passato per capirlo: tutte le persone che aveva amato in vita sua erano morte.

Non aveva idea di come la signora Smith potesse aver fatto centro con una sola innocente supposizione ma, nel momento in cui aveva insinuato che Stiles fosse più di un semplice amico per lui, tutti i dubbi che aveva sempre cercato di mettere da parte lo avevano sommerso.

Aveva passato il resto del pomeriggio a chiedersi se i suoi sentimenti fossero autentici o se stesse pensando a Stiles in quel modo solo perché la sua vicina ficcanaso pensava che lui e Stiles stessero insieme.

Quella sera il branco si ritrovò al loft come ogni settimana. Ovviamente si vedevano quasi tutti i giorni, ma era sembrato giusto stabilire un giorno in cui semplicemente ritrovarsi e rilassarsi tutti insieme, senza misteri da risolvere e creature sovrannaturali da catturare.

Derek cercò di sembrare più calmo possibile, ma sapeva che gli altri lupi mannari potevano percepire il suo nervosismo. Stiles però non si era accorto di nulla quindi cercò di darsi un contegno per il resto della serata, in modo da non far trapelare oltre il suo stato d’animo.

Non appena arrivò la pizza d’asporto, tutti si fiondarono sul cibo. Mentre pagava il fattorino gli altri presero posto a tavola e, quando li raggiunse, notò che l’unico posto libero al tavolo era quello di fronte a Stiles. Il karma non era dalla sua parte.

“Allora musone, ti dai una mossa? Ti avverto, potresti non trovare più cibo tra dieci secondi”, lo chiamò Stiles con la bocca piena.

Derek occupò la sedia. Cercò di inserirsi nella discussione tra Boyd e Isaac, ma dopo qualche minuto si rese conto che non aveva sentito nemmeno una parola di ciò che stavano dicendo. Invece si sorprese a fissare le dita di Stiles che scomparivano nella bocca del ragazzo ogni volta che si sporcava col sugo della pizza.

Arrossendo, si alzò precipitosamente per nascondersi in cucina. A quanto pare erano tutti troppo presi dalle varie conversazioni che nessuno si era accorto del suo imbarazzo. Nessuno tranne Erica che, prima ancora che Derek potesse allontanarsi dal tavolo, lo guardò curiosa con un sopracciglio alzato. Dal canto suo Derek rispose con uno sguardo torvo e si allontanò.

Quando fu lontano da occhi indiscreti si permise di lasciarsi andare. Sospirò profondamente e si lasciò cadere su una delle sedie, per poi alzarsi immediatamente ed iniziare a camminare avanti e indietro nel piccolo spazio.

Non riusciva a decifrare quello che provava. O meglio, aveva troppa paura di farlo. Aveva paura di scoprire sentimenti che non voleva provare, sentimenti pericolosi. Aveva paura di ferire Stiles. E, una piccola parte di se che aveva iniziato a riemergere da poco, aveva paura di essere ferita. Perché quando Derek Hale teneva ad una persona, metteva in gioco tutto se stesso, e ciò significava essere maggiormente esposto al dolore di un cuore spezzato.

In più Stiles aveva diciassette anni. Avevano solo sei anni di differenza, ma Stiles era comunque minorenne e come padre aveva uno sceriffo. Dotato di pistola. E di proiettili allo strozzalupo.

Senza contare il fatto che molto probabilmente Stiles non ricambiava i suoi sentimenti. Perché avrebbe dovuto, poi? Era un adolescente e doveva innamorarsi di persone della sua età, com’era giusto che fosse.

Scacciò via quei pensieri, come al solito, e riempì alcune scodelle con gli snack che aveva comprato quella mattina. Quando ritornò nello spazio principale del loft, vide che i ragazzi si erano spostati nell’area salotto, dove avevano occupato divano e pavimento e stavano litigando su quale film guardare.

“Hey Derek, dov’eri finito?”, chiese Scott, ma senza aspettare risposta si voltò verso gli altri, lanciando il cofanetto di un dvd in direzione di Stiles.

“Ti ho conservato il posto, oh grande Alpha,” ammiccò Erica, facendogli cenno di sedersi accanto a lei.

Derek prese posto, alquanto spaventato dalle intenzioni della sua beta. Sapeva che, quando Erica si metteva in testa qualcosa, era difficile smuoverla dal suo intento. Doveva aver captato il suo nervosismo verso Stiles e di sicuro voleva cercare a tutti i costi di far parlare Derek.

Sorprendentemente rimase in silenzio per tutta la durata del film, ma Derek notò che spesso si voltava per lanciargli delle occhiatine. Solo dopo un po’ si rese conto del motivo: stava fissando Stiles anziché lo schermo della tv. Quindi si costrinse a concentrarsi sul film per il resto della serata.

Quando tutti furono andati via e rimase solo nel loft, si guardò intorno alla disperata ricerca di qualcosa che lo distraesse dal pensare a Stiles. Posò lo sguardo sulla vecchia credenza accantonata nell’angolo e ricordò quella bottiglia di whiskey corretto con strozzalupo (Deaton gli aveva svelato come prepararlo senza renderlo letale). Attraversò a grandi passi il loft e prese la bottiglia, bevendone qualche lungo sorso prima che potesse cambiare idea.

Si trascinò fino al letto, togliendosi i vestiti mentre camminava. Voleva solo dormire, avrebbe pensato al resto quando si sarebbe svegliato. Si nascose sotto le coperte e si addormentò quasi subito, sognando lunghe dita ed una distesa di pelle pallida costellata di nei.


 

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