Due destini

di Giuliabia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando tutto sembra perduto ***
Capitolo 2: *** L'amore spacca il cuore ***
Capitolo 3: *** Qualcosa sta cambiando ***
Capitolo 4: *** L'ultima corsa ***
Capitolo 5: *** Ti verrò a cercare ***



Capitolo 1
*** Quando tutto sembra perduto ***


“Mi manchi
mi manchi
posso far finta di star bene
ma mi manchi
ora capisco che vuol dire
averti accanto prima di dormire”
 
Finalmente l’alba, finalmente poteva smetterla di rigirarsi nel letto ed alzarsi senza sollevare un fiume di domande preoccupate da parte di tutti…l’ennesima notte insonne, ormai un’abitudine da due mesi a quella parte, da quando erano tutti tornati a casa dall’ospedale con la bimba! E meno male c’era la piccola Camilla…quando di notte cominciava a piangere lei volava come una scheggia al suo fianco…vederla la rasserenava e nello stesso tempo le permetteva di interrompere il turbine di pensieri che la tenevano sveglia e la tormentavano senza tregua…giorno e notte…notte e giorno!!! Di giorno faceva di tutto per tenersi occupata eppure bastava un attimo di distrazione e i pensieri balzavano fuori con prepotenza…ma era la notte il momento peggiore, quando tutto intorno era silenzio, nella sua testa urlavano mille domande fino a formare un’unica parola…stupida, stupida, stupida!!!
Dio mio quanto era stata stupida, lei che si era sempre ritenuta tanto intuitiva, quel giorno, in quel maledetto ospedale, davanti a quella maledetta macchinetta del caffè aveva preso la decisione peggiore della sua vita…e aveva perso tutto.
“Voglio stare sola”…forse in quel momento le era sembrato anche di fare la cosa giusta, tanto lui era lì da tanto tempo ad aspettarla, ci sarebbe stato ancora no? Cosa cambiava un giorno, un mese, un anno in più? Ma stavolta aveva tirato troppo la corda…e dopo mesi in cui non era riuscita a dire le parole giuste, appena aveva parlato aveva buttato fuori le parole più sbagliate che poteva trovare “voglio stare sola”.
E adesso sola lo era davvero…non nel senso letterale del termine, anzi. Era circondata da mille persone che avevano bisogno di lei…Livia con le sue ansie da mamma, la piccola Camilla così minuscola ed indifesa, e poi Renzo e il suo bambino…il senso di gelosia per il fatto che Renzo fosse riuscito ad avere da un’altra donna il maschio che tanto desiderava era scomparso ed era sinceramente felice per lui come si può essere felici per una persona che tanto ha significato nella propria vita…gli voleva bene sì, ma non lo amava più, forse da ancora prima di Carmen.
Circondata da tante persone…eppure non si era mai sentita così sola in vita sua perché l’unica persona a cui davvero teneva l’aveva presa in parola ed era svanito dalla sua vita. Lo vedeva certo, nelle lunghe ore trascorse con l’occhio appiccicato allo spioncino della porta, quando sentiva parlare di lui in giornali e tv…Gaetano aveva una sua vita ma non faceva più parte della sua.
D’altronde come dargli torto? Era lei che spavalda aveva annunciato di voler stare da sola, di voler essere una nonna libera ed indipendente, era lei che senza battere ciglio aveva accettato che lui si definisse davanti a tutti “amico adottato”, ed era sempre lei che ancora prima gli aveva detto di non opprimerla, di darle del tempo, di farla sentire libera, era sempre e solo lei che lo aveva piantato in asso per correre da un uomo che non vedeva da trent’anni e che l’aveva portata a mentire come se niente fosse…era lei che aveva liquidato con tre banali parole la persona migliore che avesse mai avuto la fortuna di incontrare, l’uomo che da dieci anni a quella parte era stato, senza quasi che lei se ne accorgesse, il punto focale della sua esistenza.
Lui non aveva nessuna colpa perché non faceva altro che rispettare le sue decisioni…come d’altra parte sempre aveva fatto negli ultimi dieci anni. Tutte le volte che lei sceglieva la famiglia e l’inaffidabile marito lui accettava la decisione e restava al suo fianco, tutto le volte che lei fuggiva da lui, lui ricapitava sempre sulla sua strada e la guardava come se fosse l’unica donna al mondo. Lui c’era sempre stato, tanto che aveva finito per darlo per scontato…e solo adesso che era sparito si rendeva conto di quanto la sua presenza avesse sempre riempito la sua vita.
Si è vero, adesso avrebbe dovuto fare lei il primo passo ed andarlo a cercare…ma le mancava il coraggio, si sentiva impotente e sconfitta, d’altronde cos’altro gli poteva dire? Non poteva pretendere che le cose continuassero come prima, non poteva pretendere che lui fosse il suo amico sempre presente e sempre al suo fianco, non dopo tutto quello che lei aveva detto e fatto…si era buttata tra le sue braccia come una quindicenne alla prima cotta senza rendersi conto, in quel momento di euforia, che quel suo arrendersi avrebbe cambiato tutto tra di loro, si era buttata tra le sue braccia pur sapendo che non era pronta a dire quelle due parole fatidiche e forse non lo sarebbe mai stata…le sentiva premere dentro di sé ma non riusciva a pronunciarle neanche con sé stessa. Mille volte, nelle lunghe ore passate appiccicata allo spioncino per riempirsi gli occhi di lui aveva premuto forte la maniglia della porta, si era immaginata di attraversare il pianerottolo e bussare alla sua porta anche solo per sentire la sua voce…ma…e poi? Lui probabilmente ormai era arcistufo dei suoi comportamenti da adolescente ribelle e viziata e lei gli aveva già fatto troppo male, lui meritava qualcosa di meglio di una donna ferita che non aveva abbastanza amore da dare a chi la amava troppo.
- Mamma vieni ad aiutarmi con la bambina? - Camilla si alzò, un’altra giornata aveva inizio, un’altra giornata senza di lui.

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Capitolo 2
*** L'amore spacca il cuore ***


“Ti ho mandata via
sento l’odore della città
non faccio niente resto chiuso qua
ecco un altro dei miei limiti
io non sapevo dirti che
solo a pensarti mi dà i brividi”
 
Gaetano si svegliò di soprassalto, le lenzuola attorcigliate in fondo al letto, il cuore martellante, la testa che pulsava…il solito incubo…non che avesse dormito tanto, si era appisolato in piena notte per poi svegliarsi alle prime luci dell’alba in preda a quel sogno ormai ricorrente di Camilla che si allontanava sottobraccio a quel Michele… erano due mesi che le notti erano un tormento senza fine, da quando era tornato dall’ospedale dopo la nascita dei bambini non trovava più pace. Se si alzava ogni cosa gli parlava di lei: il divano su cui si erano coccolati abbracciati e felici e in cui lui per la prima volta le aveva fatto capire che l’avrebbe sposata anche subito, la porta da cui lei era comparsa, inaspettata e bella come non mai, la cucina dei loro pranzi e delle loro cene, la finestra davanti alla quale Camilla si era definita “felice”. Se tornava a letto era ancora peggio: il letto in cui avevano dormito abbracciati la prima notte e quelle successive, il letto in cui lei in quel periodo magico gli aveva detto che era tanto felice che aveva paura di svegliarsi, il letto in cui, il giorno che per lui segnava l’inizio della fine, lei aveva detto che non erano una coppia e che aveva bisogno di tempo. Tempo, maledetto tempo. Erano dieci anni che la aspettava, dieci anni di amore non corrisposto…dieci anni accidenti, di quanto tempo aveva ancora bisogno? Quanto tempo era ancora disposto a darle?
Eppure, anche se avrebbe dovuto odiarla per il male che gli aveva fatto, non riusciva a fare a meno di pensare a lei e di notte, durante le notti lunghe e traditrici, si lasciava andare ai ricordi e ripercorreva tutta la sua vita che era cominciata il giorno in cui l’aveva incontrata, il giorno in cui aveva conosciuto quella donna impicciona e sempre tra i piedi che però aveva messo radici fin da subito nella sua mente e nel suo cuore. Ricordava ogni istante passato con lei: il pranzo improvvisato nel suo ufficio e quella rosa che le aveva regalato, la sua impacciata dichiarazione quel pomeriggio a casa sua “quando sono con lei sto bene con me stesso, ha il dono della leggerezza e due occhi stupendi…Camilla penso di essermi innamorato di te”…e lei era fuggita, la prima di una lunga serie di fughe, la prima di una delle tante volte in cui aveva scelto altri al suo posto. E poi ancora quel magico primo bacio, capitato quasi per caso eppure intensamente voluto da entrambi…e ancora tutte le volte in cui l’aveva difesa, aiutata, consolata…tutte le volte in cui aveva tentato di baciarla e di starle il più vicino possibile. Lei era fuggita ogni volta ed ogni volta non aveva scelto lui…i suoi bellissimi occhi gli dicevano cose che poi smentiva con i fatti.
Lui si era convinto di non essere abbastanza per lei eppure si sentiva attratto come una falena dalla fiamma e tornava sempre da lei, anche se sapeva che il suo amore lo rendeva vulnerabile, che rischiava di essere ferito ed ucciso nel profondo, tornava sempre.
E poi…era successo quello che era successo…qualche mese in cui sembrava che il suo più grande sogno fosse diventato realtà, qualche mese di baci, carezze, intimità e vicinanza…qualche mese in cui, dopo tanti anni, aveva trovato nuovamente il coraggio di dichiararle tutto il suo amore…eppure Camilla non gli aveva mai detto di amarlo, lui glielo leggeva negli occhi ed aspettava e sperava…e aveva continuato ad aspettare e sperare anche quando lei aveva cominciato ad allontanarsi e fuggire, ancora una fuga come tante altre in passato…fino a quel maledetto giorno, quel maledetto ospedale, quella maledetta macchinetta del caffè.
“Voglio stare sola”…tre parole che avevano infranto ogni sua residua speranza, sapeva che sarebbe successo, tanti indizi gliel’avevano fatto capire, lo aveva anche detto a Tommy durante la loro chiacchierata…ma sperava in qualcosa di più da parte sua, sperava che avrebbe avuto almeno la decenza di dirglielo in privato, dopo tutto quello che era successo tra loro si meritava ben altro di uno stringato discorsetto nel corridoio di un ospedale, alla presenza di suo marito e delle altre mille persone che passavano di lì. La sua Camilla che difendeva tutto e tutti, che si preoccupava degli altri prima che di se stessa, aveva deciso di essere egoista proprio con l’unica persona che non lo meritava.
“E allora sì vedrai ti lascerà, chi è troppo amato più amore non dà, e allora si vedrai ti lascerà, chi meno ama è più forte si sa”.
Da quel giorno Gaetano aveva perso ogni forza, vederla gli faceva troppo male e la evitava in tutti i modi, quello spioncino che quella magica notte aveva usato per avvicinarsi a lei, lo usava adesso per evitare di incontrarla…non avrebbe saputo cosa dirle, non avrebbe saputo che risposte cercare nei suoi occhi. Ma Dio come era difficile vivere senza di lei, lavorare senza di lei, indagare senza di lei, persino respirare senza di lei.
Camilla d’altronde non lo aveva cercato in quei mesi…e forse era meglio così. Se lei fosse piombata da lui dicendogli quelle due paroline magiche che tanto desiderava sentire lui avrebbe ceduto ancora una volta nonostante tutto il male che gli aveva fatto ma poi cosa sarebbe successo? E se lei le avesse dette solo per non perderlo del tutto ma senza pensarle veramente? Avrebbe sopportato un altro abbandono? Accidenti quanti dubbi. Eppure ogni volta che bussavano alla porta, ogni volta che suonava il telefono, ogni volta che riceveva un messaggio il cuore gli balzava in petto e sperava che fosse lei, la sua Camilla che tornava a dare un senso alla sua vita.
Inutile mentire a se stesso…se Camilla fosse tornata lui l’avrebbe accolta a braccia aperte…come sempre, senza lei non sapeva stare, lei era l’orbita attorno a cui ruotava la sua esistenza.
In quel momento bussarono alla porta…andò ad aprire col cuore in gola ma era solo Torre, il suo fidato amico Torre…meglio così, almeno lo avrebbe distolto dai suoi pensieri.
- Che ci fai qui Torre, hai litigato con la Lucianona?
-Dottò, purtroppo è successa una cosa…leggete qui.
Gaetano prese il foglio che Torre gli porgeva ed impallidì -E adesso chi glielo dice a Camilla?
Dopo che Torre se ne era andato, Gaetano era rimasto seduto sul divano con sguardo assente per parecchi minuti. Mille pensieri gli giravano in testa senza sosta. Appena letto il biglietto il suo pensiero era volato a Camilla, la sua Camilla…di lì a poco l’avrebbe vista, era compito suo darle la notizia e ne era consapevole eppure non riusciva a muoversi da quel divano, l’emozione di rivederla dopo tanto tempo lo bloccava, doveva trovare le parole giuste e soprattutto non voleva farle capire quanto gli fosse mancata, non voleva vedere nei suoi occhi il sollievo di saperlo sempre disponibile e pronto per lei lì alla porta accanto…la amava certo ma una piccola parte di lui voleva punirla per come l’aveva trattato e l’unica strada che conosceva era mostrarsi indifferente anche se indifferente non lo era affatto. E che diavolo…era felice di avere la scusa per vederla…vergognandosi di quel pensiero aprì la porta, attraversò il pianerottolo e dopo un profondo sospiro suonò il campanello.
***
- Mamma hanno suonato alla porta. Puoi andare tu ad aprire? Io sono impegnata con la bambina-
Il suono del campanello…un barlume di speranza che subito Camilla si affrettò a soffocare…sarà stato Renzo, come al solito. Cercando di non pensare Camilla andò ad aprire la porta e rimase senza fiato. La mancanza di sonno le stava dando le allucinazioni o quello davanti ai suoi occhi era proprio Gaetano? La sua immaginazione le stava facendo uno scherzo crudele? Chiuse gli occhi per un attimo ma quando li riaprì lui era ancora lì, più bello che mai, quanto le era mancato specchiarsi in quegli occhi dolcissimi che adesso però erano stranamente distaccati. Era preoccupazione quella che leggeva nel suo sguardo? Oppure indifferenza? Camilla non riusciva a parlare, i dieci anni passati con lui le scorsero velocemente davanti agli occhi. Inutile continuare a mentire a se stessa…lo amava…finalmente una certezza a cui aggrapparsi.
***
Delle voci, dei passi, la porta si aprì ed eccola lì…gli sembrava un sogno trovarsela davanti dopo tanto tempo, fece un respiro profondo per fermare il battito forsennato del suo cuore, quasi non riusciva a respirare. Non aveva saputo cosa aspettarsi, rimorso forse, vergogna, anche indifferenza…ed invece gli occhi di Camilla, i suoi stupendi occhi gli restituivano una sguardo vulnerabile ed indifeso a cui non era preparato. Possibile che lei avesse sofferto per lui in quei due mesi? Era sembrata così sicura di sé quel giorno in ospedale. Possibile che si fosse pentita della sua decisione? Possibile che anche lei l’avesse pensato, sognato, rimpianto?
Non sapeva darsi una risposta…sapeva solo che la amava…inutile fare finta di niente.
Fu Camilla la prima a rompere il silenzio -Sei qui come amico o come commissario?
Amico, ancora amico, sempre amico. Dio quanto odiava quella parola, non ne poteva più di sentirsi definire così. Avrebbe voluto girare sui tacchi e sparire ma era andato lì per un motivo e non poteva evitare di andare fino in fondo…per quanto il compito gli risultasse sgradito.
-Un po’ di entrambi, posso entrare per favore?
Camilla aveva notato che Gaetano si era irrigidito alla parola “amico”…d’altronde Camilla si era pentita immediatamente di quell’infelice scelta di parole, ma cosa le era saltato in mente di dire una cosa del genere? Avrebbe voluto rimangiarsela subito dopo averla pronunciata ma ormai il danno era fatto…accidenti non ne faceva una giusta.
Si sedettero sul divano, Camilla si sentiva impacciata, non sapeva cosa dire, le sembrava di avere di fronte un estraneo…quello che aveva davanti non era l’uomo che conosceva, si era indurito, d’altronde come dargli torto? Era solo colpa sua.
-Mi fa piacere vederti…mi sei…mancato così tanto.
-Ah davvero? Eppure il mio appartamento è sempre stato là…non ti sentivi pronta neanche per attraversare il pianerottolo?
-Scusa…io…non sapevo come fare…hai ragione…dopo quel giorno ho pensato che…sono stata talmente stupida.
E meno male che lo riconosceva, ma non era certo quello il momento di approfondire il discorso
-Camilla senti, lasciamo perdere la nostra situazione personale, ammesso che esista ancora qualcosa di nostro…purtroppo devo dirti una cosa.
Ancora quello sguardo preoccupato di prima -Cosa è successo?
-Camilla non so come dirtelo, stamattina in un parco a poca distanza da qui hanno trovato il cadavere di un uomo, una tentata rapina forse, un regolamento di conti, la situazione è ancora molto confusa, l’unica cosa che si conosce è l’identità dell’uomo…si chiamava Michele Carpi…Camilla mi dispiace tanto.

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Capitolo 3
*** Qualcosa sta cambiando ***


“A te che io ti ho vista piangere nella mia mano
fragile che potevo ucciderti stringendoti un po’
e poi ti ho vista con la forza di un aeroplano
prendere in mano la tua vita e trascinarla in salvo
a te che sei semplicemente sei
sostanza dei giorni miei
essenza dei sogni miei”
 
- No Gaetano ti prego, dimmi che non è vero, dimmi che non stiamo parlando del mio Michele.
Il mio Michele? Il MIO Michele??? Gaetano doveva mantenere la calma, lei aveva subito un brutto colpo, non era certo il momento di essere gelosi, soprattutto di un uomo che ormai, seppure in modo così violento, non rappresentava più un pericolo…eppure non poteva fare a meno di chiedersi se davvero non l’avesse persa del tutto.
Le lacrime di Camilla lo riscossero da questi pensieri poco adeguati al momento…lei si aggrappò a lui come una bambina e lui fece l’unica cosa che sapeva fare quando si trovava di fronte a quella donna…la strinse e la consolò…come peraltro aveva sempre fatto da dieci anni a quella parte.
- Camilla, amore mio, ti giuro che farò tutto il possibile per trovare l'assassino di Michele ma per farlo avrò bisogno di tutta la tua collaborazione...ricordi quanti casi abbiamo risolto insieme in passato? Ce la faremo anche questa volta vedrai.
Camilla continuava a piangere e Gaetano non sapeva che significato dare a quelle lacrime...era il normale e comprensibile pianto per un amico scomparso o era qualcosa di più? Non sapeva cosa pensare e non era neanche il momento giusto per pensarci...adesso Camilla aveva bisogno di lui e lui ancora una volta non le avrebbe fatto mancare il suo aiuto...nonostante tutto.
- Camilla calmati, ho bisogno che tu sia lucida...io cercherò di trovare il bandolo di questa situazione ma anche tu devi aiutarmi a capire. Ho bisogno che tu mi dica tutto quello che sai di Michele, l'uomo che era e l'uomo che è diventato, chi frequentava, cosa faceva, soprattutto...soprattutto dopo l'ultimo caso che l'ha visto coinvolto due mesi fa. E questa volta niente omissioni né falsità, ho bisogno di sapere tutto, ogni più piccolo ed insignificante dettaglio.
Un po’ si vergognava ad ammetterlo anche con se stesso, ma tutte quelle informazioni, fondamentali per le indagini, forse avrebbero aiutato anche a lui a capire quello che aveva bisogno di capire, ossia se quel Michele l’aveva nel frattempo soppiantato nel cuore di Camilla (ammesso che lui, in quel cuore, ci fosse mai stato) o se c’erano ancora speranze per loro.
Lo sguardo di Camilla gli diceva che stavolta avrebbe potuto contare sulla sua completa sincerità e collaborazione - Io e Michele ci siamo conosciuti più di trent’anni fa, eravamo entrambi due ragazzini, io più di lui. Lui era affascinante, deciso, sicuro di sé e io mi sono innamorata…tutto andò bene fino a quando mi chiese di prendere una decisione sul nostro futuro, io non ero pronta, risposi di no e lui partì senza di me.
Gaetano non riuscì a trattenere una battuta sarcastica - Certe cose non cambiano mai eh - lei gli restituì uno sguardo triste e colpevole.
- Per trent’anni non ci siamo più sentiti ma era stato il mio primo amore, non potevo dimenticarlo. Ci siamo reincontrati per caso poco più di due mesi fa e rivederlo ha riportato a galla tutto, per un attimo mi sono sentita di nuovo una ragazzina spensierata e senza responsabilità, forse in quel momento avevo bisogno di evadere da tutto quello che mi stava succedendo, Livietta, la bambina, il tradimento di Renzo, il bambino di Renzo…tu…mi sono comportata come una stupida adolescente ma allora non me ne rendevo conto.
Queste parole erano la cosa più vicina ad una scusa che Gaetano avesse mai avuto da lei…stava cercando di dirgli qualcosa? Non voleva illudersi, non poteva illudersi ancora una volta.
- Continua Camilla.
- Ci siamo visti…più di una volta, ma Michele non era l’uomo di una volta, non lo riconoscevo più…era sfuggente eppure insistente, era strano, mi ha portato a mentire a te…e questa cosa non gliela potrò mai perdonare.
Un altro accenno alla loro situazione, con una parola Gaetano avrebbe potuto portarla a dire di più…ma stavolta non voleva, stavolta doveva essere lei a fare il primo passo.
- E dopo cosa è successo?
- Niente, dopo la fine di quella storia non ci siamo più visti, lui ha cercato di chiamarmi ma io ho svicolato, non mi piaceva l’uomo che era diventato e aveva rischiato di far diventare anche me la donna che non volevo essere.
Un guizzo di speranza per Gaetano, forse qualcosa di più.
- Quindi non sai chi faceva parte di questa sua nuova vita?
- No niente, a quanto ho visto in quel breve periodo la sua vita trascorreva tra il camper e il negozio di fiori…dovreste indagare su Oreste, non mi è mai piaciuto quell’uomo, ha sicuramente qualcosa da nascondere.
- E chi te lo dice questo?
- E’ evidente…ha l’occhio malandrino.
Gaetano non potè trattenere una risatina al ricordo…anche lei stava pensando la stessa cosa, ne era certo, lo leggeva nel suo sguardo -E allora andiamo a parlare con quest’uomo dall’occhio malandrino.
***
Gaetano rientrò a casa con mille pensieri in testa, vederla era stato difficile eppure bellissimo, gli era parso di cogliere dei segnali oppure si stava illudendo ancora una volta? Non era il momento di pensarci…adesso doveva concentrarsi sulle indagini, che non sarebbero stato per niente facili. Decise di prepararsi ed andare in commissariato.
- Ben arrivato Dottò, vi posso portare un caffè?
- No no grazie Torre, pensiamo al caso piuttosto…convocate per domani mattina in commissariato Oreste, il titolare del negozio di fiori in cui lavorava Michele Carpi.
- Agli ordini Dottò!
E vediamo cosa ha da raccontarci l’amico dall’occhio malandrino…a questo pensiero Gaetano sorrise…era inutile, la presenza di Camilla dava tutto un altro sapore alla sua vita. Decise di chiamarla per dirle della convocazione…sicuramente avrebbe voluto essere presente.
- Pronto Camilla, sono Gaetano. Ti chiamo per dirti che domani mattina ascolteremo quello che ha da dirci il titolare del negozio di fiori.
- Ottimo, ci vediamo domani allora.
- Guarda che non è necessario che tu sia presente, se non te la senti di assistere me ne posso occupare anch’io.
- Neanche per sogno…a domani - e riattaccò.
Gaetano aveva sentito il riso nella sua voce, quanto gli piaceva parlare con lei e quanto gli erano mancate le loro discussioni.
Il giorno dopo Camilla arrivò puntualissima in commissariato, aveva lo sguardo deciso di chi sa che non potrà fare a meno di intromettersi. Oreste era già arrivato e l’interrogatorio ebbe inizio.
- Allora, Oreste, cosa ci racconti di Michele Carpi?
- Cosa vuole che le dica? Sono contento che sia morto…quel bastardo, anche se in questo modo posso dire addio ai miei soldi.
- Cosa vorresti dire?
- Michele mi doveva dei soldi per un debito di gioco, anzi in realtà doveva dei soldi a parecchia gente. Si era infilato in un brutto giro, roba grossa.
- E anche tu facevi parte di questo giro?
- No no commissario, io dopo la prigione ho messo la testa a posto e mi sono dedicato agli affari, non volevo avere niente a che fare con quella gentaglia, c’era un via vai continuo di notte al suo camper, brutti ceffi…ma anche un sacco di donne…a quanto pare il bastardo piaceva alle femmine - e così dicendo strizzò l’occhio a Camilla che ascoltava pallida in un angolo.
Gaetano dovette fare un respiro profondo per resistere alla tentazione di cancellargli con un pugno quel sorrisetto beffardo e di correre ad abbracciare Camilla per darle un po’ di coraggio…era talmente pallida che temeva sarebbe svenuta da un momento all’altro.
- Ehi Oreste non divaghiamo su…dov’eri la notte in cui Michele è stato ucciso?
- Stavo dormendo…da solo! Commissario io non ho altro da dire…se pensate che l’abbia ucciso io vi sbagliate di grosso…la fila di chi lo voleva morto era molto lunga.
- Ok Oreste questa è la tua idea…intanto tu sei in stato di fermo. Torre portalo via.
- Subito Dottore.
Appena uscito Oreste, Gaetano si rivolse a Camilla che nel frattempo aveva recuperato una certa compostezza. - Mi dispiace tanto Camilla.
- Oreste è viscido e subdolo ma non è stato lui…purtroppo. Piuttosto dovreste concentrare l’attenzione sulle sue amicizie femminili…un uomo con troppe donne intorno ha sempre qualcosa da nascondere.
- E una donna con troppi uomini? - Gaetano non era proprio riuscito a trattenersi.
- Cosa vorresti dire?
- Niente niente…quindi dovrei indagare anche su di te?
- Io ti ho detto tutto.
- Tutto tutto? Giura.
- Giuro - e Camilla sorrise.
***
Intanto i giorni passavano e le indagini erano ad un punto morto. Il giorno dopo l’interrogatorio di Oreste, grazie ad una perquisizione approfondita del camper di Michele avevano trovato il biglietto di un night club in periferia, avevano interrogato decine di persone, tutti lo odiavano per un qualche motivo ma sembrava che l’alibi di chiunque fosse inattaccabile.
Gaetano non sapeva più dove sbattere la testa anche se da un certo punto di vista avrebbe voluto che quelle indagini non finissero mai, in fondo gli permettevano di stare vicino a Camilla con la quale gli sembrava di avere ritrovato la complicità di una volta.
Dieci giorni dopo l’omicidio Camilla arrivò in commissariato di prima mattina - Stanotte ho avuto come un flash e mi sono ricordata di una donna che ho visto una volta litigare furiosamente con Michele nei pressi del suo camper. In quel momento non ci avevo badato più di tanto ma adesso che ci penso mi ricordo che lei era veramente furiosa, piangeva e urlava e diceva che gliel’avrebbe fatta pagare…era alta e bionda e ho sentito Michele chiamarla Cecilia.
- Ah potrebbe essere Cecilia Sarti, la moglie del titolare del night club. Mmm interessante…quando l’abbiamo interrogata ha detto di non avere mai visto Michele in vita sua. Torre, torniamo al night club, forse siamo sulla pista giusta. Camilla tu aspettami qui, potrebbe essere pericoloso.
- Neanche per sogno…dove vai tu vengo anch’io.
Un colpo al cuore per Gaetano, ricordava benissimo quando aveva sentito quella frase…sembrava un’altra vita.
Cinque minuti dopo erano al club - Polizia, avremmo bisogno di parlare con Cecilia Sarti.
- Venite, vi porto subito da lei.
- Signora Sarti, veniamo subito al dunque. La prima volta che abbiamo parlato lei ha negato di conoscere Michele Carpi eppure una fonte autorevole ci ha riferito di averla sentita litigare violentemente con lui un paio di mesi fa. Perché non ce l’ha detto?
- Non volevo finire nei guai e non era una cosa importante.
- Cosa è importante e cosa non lo è lo decidiamo noi. Qual è stato il motivo del litigio?
- Questione di soldi ma niente di che. Quel giorno mi sono lasciata prendere dalla rabbia ma poi me ne sono andata e dopo quella volta non l’ho più visto.
- Neanche al parco?
- Quale parco? Glielo ripeto Commissario…quella è stata la prima ed ultima volta che ho visto quell’uomo.
- E quindi come è possibile che un suo capello sia rimasto impigliato tra le dita del Signor Carpi? L’abbiamo fatto analizzare e sono sicuro che se lo confrontassimo con i suoi capelli, Signora, potremmo accertare che era veramente suo - era un bluff ma ci doveva provare.
Lei impallidì ed abbassò la testa sconfitta - Lui era un bastardo Commissario. Il giorno del litigio ero andata al suo camper per chiedergli di darci i soldi che ci doveva, l’ho implorato, l’ho pregato ma lui rideva, rideva. Ero fuori di me, gli ho urlato che gliel’avrei fatta pagare ma era tanto per dire, non l’avrei mai fatto davvero. Poi l’altra sera mentre passeggiavo al parco l’ho visto, tutto tronfio ed impettito con i suoi vestiti nuovi e non ci ho visto più. Ho cominciato ad urlare che se non ci dava i soldi l’avrei denunciato, lui ha fatto finta di non sentirmi ed ha cominciato a camminare, allora mi sono avvicinata e gli ho dato una spinta per farmi ascoltare…lui è inciampato e ha battuto la testa su una radice. Non volevo ucciderlo Commissario, è stato un incidente.
- Questo lo deciderà il giudice. Portatela dentro.
Mentre usciva Gaetano si trovò di fronte Camilla - Mi dispiace Camilla…non avrei voluto che tu sentissi tutte quelle cose.
- Non ti preoccupare, ormai avevo capito che tipo era, anche se non pensavo fino a questo punto. Sono stata veramente una stupida, ho sbagliato tutto. Io…possiamo parlare Gaetano?
- Un’altra volta magari, adesso devo proprio andare. Ciao Camilla.

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Capitolo 4
*** L'ultima corsa ***


“Ti verrò a prendere con le mie mani 
e sarò quello che non ti aspettavi 
sarò quel vento che ti porti dentro 
e quel destino che nessuno ha mai scelto 
e poi l'amore è una cosa semplice 
e adesso, adesso, adesso te lo dimostrerò”
 
Gaetano
 
Gaetano aveva fatto uno sforzo sovrumano a voltarsi ed andarsene, non prima però di avere visto lo smarrimento sul viso di Camilla. Lei voleva parlare ma non era il momento giusto, erano tutti emotivamente scossi per quello che era appena successo…aveva intravisto nei suoi occhi dei segni che lo facevano ben sperare ma dovevano tutti recuperare la calma. E poi si era stufato di essere sempre subito disponibile, questa volta anche lei doveva patire un po’. Sperava solo che lei non si arrendesse di fronte al suo voltarle le spalle, sperava che Camilla avesse letto nei suoi occhi che la voleva ancora…Gaetano sapeva che stava correndo un rischio tremendo ma questa volta voleva o tutto o niente. Lui aveva già detto fin troppo quello che provava…adesso toccava a lei…e sperava che avrebbe trovato il coraggio di farsi avanti.
 
Camilla
 
Camilla era rimasta impietrita, pensava che come al solito Gaetano sarebbe stato più che felice di parlare con lei e invece si era girato e se ne era andato con un semplice ciao. Fino a due mesi prima non avrebbe mai fatto così ma già da un po’ si era resa conto che il Gaetano di due mesi prima non c’era più…adesso era più deciso, più duro…pronto a voltarle le spalle. Ma allora era stata la sua immaginazione a farle vedere nei suoi occhi gli stessi sentimenti di due mesi prima? Era così sicura che avrebbe potuto sistemare tutto e invece per la prima volta cominciava a temere che fosse ormai troppo tardi.
Cosa doveva fare? Lasciarlo andare e permettergli di rifarsi una vita con qualcun’altra? No, questa volta non avrebbe fatto la figura della vigliacca…questa volta gli avrebbe detto tutto quello che era sicura di provare, a costo di beccarsi un rifiuto l’avrebbe fatto, Gaetano se lo meritava. E se lui si rifiuta di parlarmi gli scriverò una lettera! Rincuorata da questa decisione, andò verso casa.
L’idea era buona…metterla in pratica era un’altra faccenda. Era da due ore che stava fissando quel foglio bianco, la stanza era piena di fogli accartocciati che testimoniavano tutti i suoi tentativi falliti. Accidenti era un’insegnante di lettere e tutti i giorni correggeva i temi dei suoi studenti…perché era così difficile? E pensare che sarebbe bastato dire le parole giuste due mesi prima e adesso non si sarebbe trovata in questa situazione. La porta sbattuta dell’appartamento di fronte la riscosse dai suoi pensieri…cosa ci faceva lì imbambolata a fissare quel foglio? Aveva tante cose da dire…e poco tempo da perdere.
Dopo altre due ore alzò la testa dalla scrivania…era stato difficilissimo raccontare su carta quello che provava, soprattutto dopo averlo soffocato dentro di sé per tanto tempo, ma ce l’aveva fatta. Sapendo che lui non era in casa si alzò e gli mise la lettera sotto la porta. Adesso il suo futuro era nelle mani di Gaetano.
 
Gaetano
 
Erano passati sei giorni da quando l’aveva lasciata di fronte a quel night club, sei giorni in cui non l’aveva più vista né sentita. In ogni momento si aspettava di trovarla davanti alla sua porta…ma ogni volta che apriva quella porta lei non c’era. Aveva sbagliato a darle il tempo di riflettere? Avrebbe dovuto approfittare dello stato d’animo di Camilla e sentire quello che aveva da dire? Nella convinzione di costringerla a fare il primo passo le aveva dato la possibilità di ripensarci e cambiare idea? Forse il suo allontanamento l’aveva fatta ripiombare nel dubbio e nell’indecisione, forse adesso lei pensava che anche lui fosse inaffidabile come tutti gli altri, forse la paura di prendere un rifiuto l’aveva fatta rinunciare. Troppi forse…troppi dubbi. Possibile che Camilla non avesse letto l’amore nei suoi occhi anche quando le parole dicevano qualcosa di diverso? Stavolta era stato così sicuro che lei sarebbe arrivata. L’aveva persa o non era mai stata sua?
Eppure, nonostante tutto, non era pentito della decisione presa…se avesse fatto lui il primo passo, se si fosse fidato di parole dette sull’onda dell’emozione avrebbe sempre avuto il dubbio di essere stato un ripiego, una comoda spalla su cui piangere e niente di più.
Ma ormai non c’era più tempo neanche per riflettere, era arrivata l’ora di andare. Mentre usciva si accorse di un foglio bianco per terra che si era incastrato quasi sotto il mobile a fianco alla porta, era una busta bianca, chissà da quanto tempo era lì. La prese e se la mise in tasca…l’avrebbe letta mentre aspettava il treno.
 
Camilla
 
Erano passati sei giorni da quando aveva lasciato la lettera sotto la porta di Gaetano e di lui neanche l’ombra. Era buffo che quando cercava di evitarlo rischiava di trovarselo davanti ogni secondo e adesso che avrebbe dato l’impossibile per vederlo non lo sentiva neanche uscire di casa. Perché non si era fatto sentire? Era sicurissima che dopo aver letto la lettera si sarebbe precipitato da lei. Possibile che fosse diventato così indifferente? Era stato proprio l’interesse che aveva visto nei suoi occhi a darle il coraggio di buttarsi. Si era immaginata tutto? Aveva tirato troppo la corda?
Basta, quei pensieri tetri la stavano consumando. Non ce la faceva più ad aspettare ed allora si diresse verso la porta di Gaetano…tanto ormai cosa aveva da perdere più di quanto già stava perdendo? Bussò più volte ma non rispose nessuno. Desolata, decise di fare una passeggiata nei dintorni. Appena scesa vide la macchina di Gaetano…ma allora c’era? Decise di chiedere al portiere.
-Scusi ha visto per caso il Commissario Berardi?
-E’ uscito pochi minuti fa professoressa. Stava parlando al telefono, da quello che ho sentito diceva a qualcuno che sarebbe arrivato presto a Roma. Però la sua macchina non partiva e allora mi ha chiesto di chiamargli un taxi per la stazione.
Camilla impallidì.
-Si sente bene professoressa?
Senza rispondere si precipitò alla sua macchina…se se ne stava andando da lei doveva vederlo un’ultima volta.

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Capitolo 5
*** Ti verrò a cercare ***


Mi sembra già che non potrò più farne a meno
mentre i minuti passano
forse domani correrò dietro il tuo treno
tu non scordarmi mai
 
Gaetano
 
Il treno era in ritardo. Gaetano si ricordò della busta che aveva raccolto poco prima di uscire, non era particolarmente curioso ma tanto valeva passare il tempo in qualche modo. La calligrafia di Camilla catturò tutta la sua attenzione.
“Carissimo Gaetano,
forse di persona sarebbe stato tutto più facile, o forse no. In ogni caso tu non mi hai dato scelta ed allora sono qui a cercare le parole giuste per dirti tutto quello che non posso più nasconderti e che non ho mai avuto il coraggio di dirti.
Fin dal primo istante in cui ci siamo incontrati, quella notte di più di dieci anni fa, tu hai sconvolto la mia esistenza e ne sei diventato il fulcro. Ricordo ogni istante sai? Ogni parola, ogni sguardo, ogni incontro, ogni fiore che mi hai regalato, ogni respiro, ogni battito del mio cuore. I miei legami familiari mi impedivano di starti vicino come avrei voluto eppure ero gelosa di tutte le donne che ti stavano intorno, ero gelosa della felicità della mia amica Bettina, ero gelosa dell’”ALTRA” che ti aveva impedito di stare con lei…fino a quando non ho scoperto che quell’altra ero io.
Come era possibile che io, una noiosa insegnante di lettere, avessi conquistato il cuore di un uomo stupendo come te? Ricordo come se fosse ieri quel magico pomeriggio a casa tua…mi hai fatto la dichiarazione più bella che qualsiasi donna avrebbe mai potuto ricevere, le nostre labbra si sono sfiorate e io…sono fuggita. La prima di tante fughe che ho fatto tutte le volte che ci avvicinavamo troppo.
Non ero in grado di affrontare tutto quello che stava nascendo dentro di me e fuggivo. Eppure ti ritrovavo sempre…quando ne avevo più bisogno eri sempre lì e quando mi guardavi mi sentivo la donna più bella del mondo. Non so come hai fatto a resistere tutte le volte che, nonostante tutto quello che succedeva tra noi, io tornavo da Renzo…forse sembrava che io scegliessi la via più facile…ma come era difficile voltarti le spalle, abbracciare lui e non te, scegliere lui e non te. Credo che non avrei mai avuto il coraggio di lasciarlo ed invece il destino ha deciso diversamente.
Questi ultimi mesi sono stati magici, unici, meravigliosi, mi amavi nonostante io non fossi in grado di dirtelo, nonostante i miei tentativi di rovinare tutto…cosa che alla fine sono riuscita a fare. Mi sono allontanata da te per paura di tutto quello che avevi da offrirmi…temevo di non essere abbastanza per te e ancora una volta sono fuggita.
Quanto male ti ho fatto Gaetano, quanto dolore ho visto nei tuoi occhi tutte le volte che ti definivo amico di fronte agli altri, tutte le volte che ti piantavo in asso per le esigenze degli altri, tutte le volte che non ti accettavo. Quanto male ti ho fatto quando con la massima disinvoltura ti ho detto che volevo stare da sola…ti ho rifiutato con due parole in mezzo ad un corridoio affollato. Che stupida sono stata. Stupida ed infantile. Avevo paura…e per paura ho rinnegato la persona che più amavo al mondo.
Ecco finalmente l’ho detto, non era poi così difficile. Ti amo Gaetano, ti ho sempre amato, da quando ci siamo conosciuti non c’è stato un momento in cui non ti abbia amato. Ti amavo quando fuggivo da te, ti amavo quando eri vicino e quando eri lontano, ti amavo quando mi guardavi con i tuoi occhi adoranti e quando te la prendevi con me per la mia invadenza. E soprattutto ti amavo quando ti dicevo che avevo bisogno di tempo, che volevo sentirmi libera, che volevo restare sola…ti ho amato per dieci anni senza rendermene conto. I due mesi senza vederti sono stati i più difficili della mia vita, temevo di avere perso tutto.
Sono stata un disastro con te, capirò se non vorrai più avere a che fare con me. Forse è tardi per queste parole, forse sono egoista a dirtele adesso dopo tutto questo tempo ma mi sono resa conto che non potevo più andare avanti senza che tu sapessi cosa provavo per te…mi sembrava il minimo dopo tutto quello che ti ho fatto passare.
Prenditi tutto il tempo che vuoi, mi hai aspettato tanti anni, adesso è il mio turno di aspettare te.
Ti amo Gaetano…non riesco a smettere di dirlo.
Camilla”
Gaetano mise giù la lettera con mani tremanti poi alzò lo sguardo…e la vide. Non era suggestione, era proprio lei…a sei binari di distanza ma non c’erano dubbi che fosse proprio lei…e stava guardando verso di lui.
In quel momento arrivò il treno.
 
Camilla
 
Camilla entrò in stazione proprio mentre annunciavano il treno per Roma delle 17.52. Erano le 17.50…non aveva un attimo da perdere. In quel momento alzò lo sguardo e lo vide…e lui stava guardando proprio lei. Tutto scomparve…la gente che correva, gli annunci dei treni, le valigie trascinate di qua e di là…in quell’istante, in quel luogo c’erano solo lei e gli occhi di Gaetano che la fissavano…fu solo un attimo ma in quell’attimo passarono davanti ai suoi occhi tutte le immagini della sua vita con lui, da quando si erano conosciuti fino a due mesi prima, quando lei aveva rovinato tutto. Fu solo un attimo perché in quel momento arrivò il treno.
Si riscosse immediatamente e cominciò ad urlare anche se sapeva che non l’avrebbe sentita, cominciò a correre anche se sapeva che non ce l’avrebbe mai fatta a raggiungerlo.
Il treno ripartì…e lui non c’era più.
Era finito tutto, Gaetano l’aveva vista ma era partito lo stesso. Era arrivata troppo tardi, troppo tardi per tutto. Sconfitta si sedette su una panchina e pianse per tutto quello che aveva avuto a portata di mano e che non aveva avuto il coraggio di prendere.
In quel momento sentì una mano sulla spalla, si voltò…ed era Gaetano che la guardava con una luce negli occhi che non aveva mai visto.
- Perché piangi Camilla? E perché sei qui?
- Gaetano…il treno è partito…tu non c’eri…te ne andavi…ti avevo scritto una lettera - non riusciva a smettere di piangere.
Gli si stringeva il cuore a vederla così ma doveva ancora sentire una cosa da lei - E cosa dicevi in quella lettera?
- Io…io…
- Camilla, cosa dicevi in quella lettera? - voleva sentirglielo dire almeno una volta, se lo meritava.
Camilla abbassò un attimo lo sguardo, poi fissandolo negli occhi - Dicevo che ti amo, che ti ho sempre amato…scusa Gaetano se non sono riuscita a dirtelo prima, scusa se…sono stata imperdonabile…io non so se tu…
A quel punto la abbracciò forte, non ce la faceva più a tormentarla così - Shhh amore, basta scuse, basta equivoci, basta paure, adesso non ti lascerò più.
- Ma…e il tuo treno?
- Dovevo andare a Roma ad un appuntamento di lavoro, avviserò che faccio tardi.
- Ma allora non stavi partendo per sempre?
- Non sarei mai riuscito a stare troppo lontano da te, anche prima di leggere la tua lettera.
- Ma allora… - era felice che l’avesse letta, che sapesse tutto quello che provava.
- Volevo sentirtelo dire ancora una volta.
- Lo sentirai mille volte d’ora in poi, un milione di volte…ti amo Gaetano.
- Ti amo anch’io Camilla.
In quel momento vennero urtati da una signora – Intralciate il passaggio, si sposti di qui, lei e il suo amico.
Gli occhi di Camilla brillavano mentre guardava Gaetano - Lui non è il mio amico…è il mio compagno, il mio amore, la mia vita.
 
 
“E faremo l'amore
Dentro ad un temporale
Tra le luci del centro
Tra le statue di sale
Con il cuore impazzito
Come due innamorati
Come due innamorati
Senza niente da fare
Che non hanno nient'altro
Che una storia d'amore”

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