Mental Siege

di Daeva
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scratching the Surface ***
Capitolo 2: *** Rearranging ***
Capitolo 3: *** Obsolete ***
Capitolo 4: *** Killing all we have ***
Capitolo 5: *** Avoid in Love ***
Capitolo 6: *** Give me my Lesson ***
Capitolo 7: *** I want to stamp You out ***
Capitolo 8: *** Negative Creep ***
Capitolo 9: *** Infornography ***
Capitolo 10: *** It scares ***



Capitolo 1
*** Scratching the Surface ***


MENTAL SIEGE -- Scratching the Surface
"And what do I get, for my pain
betrayed desires, and a piece of the game
even though I know
I suppose I'll show all my cool and cold
like old job
despite all my rage i am still just a rat in a cage
then someone will say what is lost can never be saved...


Layer 1 -- Scratching the Surface
Devo dimostrarti che sò essere abbastanza fredda.

Un'invasione aliena.
Ecco cosa venne in mente a Shinji Ikari, 25 anni a Giugno, appena gli fu presentata la collega con la quale avrebbe dovuto lavorare fianco a fianco nel suo nuovo incarico.

-Agente Ikari, tutto a posto?- chiese il suo nuovo superiore, il Direttore del Reparto Speciale di Difesa Artificiale, Kozo Fuyutsuki.
-Sì.Certo.- balbettò grottescamente il ragazzo.
La rossa assistente del Direttore nascose un risolino dietro la cartellina che teneva tra le mani.
Fuyutsuki aggrottò le ciglia dandosi un contegno -Questa è l'agente speciale Ayanami Rei, e come le ho già accennato, sarà il suo partner durante questa operazione.-
La ragazza pallida dai capelli grigiastri battè lentamente le palpebre, dando finalmente segni di vita.

Silenzio.

-Capisco il suo sconcerto. Ma Ayanami non è quella che sembra- riprese il Direttore -Non deve farsi ingannare dal suo aspetto di ragazzina- le sorrise benevolo -I dati empirici della sua AI equivalgono a 27 anni.-

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Shinji degluttì.
Guardò Rei, i cui occhi rubino rimanevano persi nel vuoto, mentre l'auto sfrecciava attraverso luoghi invisibili, che si percepivano solo per la luce al neon delle insegne dei locali.
Per tutto il viaggio era rimasta silenziosa, lei donna in un corpo di bambina, sbattendo semplicemente le palpebre.

Un errore di programmazione.
La materia polimerica di cui è composto il suo corpo si sviluppa più lentamente rispetto a quella naturale.
Perchè Rei è il primo progetto di una macchina che ha la capacità di crescere e far generare il suo corpo, a imitazione della vita vera.
Cyborg di quinta generazione, prototipo di un prodotto destinato alla serializzazione.

Guardandola di nuovo si chiese se davvero la faccenda del ritardo dello sviluppo fisico fosse vera, e non si trattasse in realtà del risultato di un Complesso di Lolita del Direttore.
Gli sguardi dei due si incrociarono.
-La smetta di osservarmi come se fossi una bestia rara.- soffiò la ragazza con tono ostile.
-S..Scusami.- si affrettò a mormorare Shinji mentre un brivido freddo gli corse per la schiena.
Lo sguardo della ragazza tornò fisso sulla strada -..Mi ci mancava solo un baby sitter, adesso...-
L'agente tacque mortificato.
-Siamo arrivati. Accosta.- ordinò poi Rei.
Shinji si affrettò a trovare parcheggio.
I due scesero avviandosi verso l'appartamento della ragazza, in uno dei palazzi periferici di NegaCity.
I loro passi rimbombavano nei sottili corridoi dell'edificio.
-N..Non potevamo prendere l'ascensore?- chiese Shinji col fiatone.
-Non mi piacciono gli ascensori.- concluse Rei.

Silenzio.

-Per me è un'esperienza davvero interessante lavorare con un cyborg... Sai, è una cosa che mi incuriosisce molto..- mormorò Shinji cercando di iniziare una conversazione.
Rei tacque.
-Mi è stato detto che sei molto abile..Di cosa ti occupi con precisione?-
-Antiterrorismo.-
Shinji rimase di sasso a quell'affermazione...Diamine, sapeva che lavorava nell'anti-terrorismo, anche lui lo faceva!
-No, intendevo...-
-Vuoi smetterla di parlare? Non credo abbiamo niente da dirci, e in ogni caso, le tue opinioni non mi interessano. Tu mi servi solo perchè la mente di voi uomini non è prevedibile come quella di noi cyborg, e mi sarai utile nella navigazione e nella difesa contro i virus di questi tizi.- concluse seccata la ragazza.
-Ti riferisci a Seele?-
-Ooh, siamo svegli oggi. Certo che mi riferisco a quello, il nostro obiettivo. E in ogni caso non dire in giro parole a caso tanto per vantarti, le nostre azioni sono tutte top-secret e tali devono rimanere per ragioni di sicurezza.- disse Rei mentre faceva passare la chiave del suo appartamento nel lettore, facendolo scintillare.
La porta si aprì scivolando.
-Muoviti, entra.- disse la ragazza facendo un cenno al ragazzo.
Shinji annuì.
All'interno un acre odore di olio.
Il condizionatore era al massimo, illudendo che la stanza fosse areata.
-Lì c'è la postazione. Prendi posto mentre io mi preparo.- ordinò Rei indicando la struttura metallica che occupava gran parte della stanza.
Shinji sgranò gli occhi -Un Evangelion? Hai un Evangelion installato in casa?!-
-Beh? Sono un agente altamente qualificato. Io il lavoro posso permettermelo di portarlo a casa.- rise ironica mentre indossava il plugsuite.
-Aehm...Dove devo mettermi?- chiese Shinji osservando la struttura di cui però capiva ben poco.
Sentì le mani sottili di Rei afferrarlo per il bacino e spingerlo verso un sedile all'interno dei filamenti metallici.
-Sdraiati qui.- mormorò lei.
Shinji eseguì gli ordini, mentre la ragazza gli teneva le mani sul torace per spingerlo giù.
-E non arrossire in quel modo stupido.- disse Rei sedendosi davanti a lui, e sdraiandosi a sua volta sulle impalcature metalliche.

-Sei pronto?- chiese.
-Sì, certo.- confermò Shinji.
-Bene.-

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-Si può sapere cosa diamine è successo?!- sbraitò il Direttore ad un mortificato Shinji.
-Mi scusi...Io...-
Erano nell'atrio dell'area tecnologica.
Durante la connessione e la relativa navigazione, i due erano stati oggetto di uno strano attacco, e sia l'Agente speciale Ayanami che l'unità Evangelion erano state seriamente danneggiate.
La ragazza adesso si trovava ai piani inferiori per un controllo.

-Menomale che il suo compito era vigilare sul lavoro di Ayanami!- sbraitò il Direttore -Almeno, è possibile che l'attacco sia stato sferrato dall'entità conosciuta come Seele?-
-Non sò chi altro possa fare una cosa simile, Direttore... Un attacco psichico in piena regola, io stesso non mi sono sentito per niente bene...-
-Sì, lo abbiamo notato dalle chiazze di vomito per terra...- disse Fuyutsuki tranquillizzandosi.
-Sono costernato.- mormorò Shinji.
Fuyutsuki tirò un sospiro.
-Mi scusi... Ma questa è la seconda volta che Ayanami viene colpita da un attacco psichico di una tale portata. Lei è un elemento troppo importante perchè sia perso...- mormorò il Direttore, adesso fattosi malinconico.
-Deve tenere molto a quel cyborg, eh?- concluse Shinji amichevolmente.
-Quella ragazza, Ikari... Quella "ragazza"-

-...-

Vuoi vedere che la faccenda del lolitismo era vera?

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-Quindi, adesso?- mormorò la ragazza al dottor Rokubungi con tono implorante.
-Adesso dovrai stare per un periodo in stato di fermo, Rei. Una settimana, e forse di più...- disse l'uomo sfilandosi i guanti e togliendosi la pesante maschera che usava durante i lavori di precisione.
-Ma io... Devo tornare al mio lavoro dottore, altrimenti cosa mi rimane?-
Se avesse avuto condotti lacrimali avrebbe pianto.
Rokubungi le passò amorevolmente una mano sulla testa -Non fare così... Sai che non resisto se...-

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Tre giorni di fermo. -Sia il Direttore che il dottor Rokubungi sono due uomini fragili... Sembra che quel cyborg li abbia in pugno entrambi..- pensava Shinji al distributore delle bibite -Per risolvere tutti i problemi sarebbe stata necessaria una settimana, ma Rei ha talmente insistito di voler tornare al suo posto di lavoro che il tutto sarà risolto in tre giorni con una terapia d'urto...-
Shinji aprì la lattina di succo d'amarena e iniziò a sorseggiare.
-Rei. Già la situazione è già ingarbugliata con la faccenda di Seele...-

-...-
-Il problema...E' che gli esseri umani sono creature tanto sole...-

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-Oggi alle tre del pomeriggio, sarà eseguita la condanna per il terrorista Masami Eiri, creatore dell'entità Seele, protocollo autonomo già causa di parecchi incidenti nel Wired..

-La condanna sarà mandata in onda a reti unificate-

-Masami Eiri, infiltratosi come ingegnere elettronico nelle Industrie Tachibana, è riuscito in pochissimi mesi ad essere promosso a Direttore del Progetto "Seele", inizialmente concepito come sistema di sicurezza universale nella rete.-

-Progetto "Seele": Protocollo DDS_SCRLLS-

-In seguito, è stato scoperto che Eiri aveva impiantato in alcune pieghe del protocollo una personalità virtuale, generando una vera e propria entità pensante. Il problema è che tale entità è un tutt'uno col Wired...-

-..E che l'obiettivo principale di tale entità è l'eliminazione fisica di più esseri umani possibili.-

-...La sentenza sarà mandata in onda e ripresa da tutte le reti nazionali in tempo reale, per poter permettere ai signori spettatori di poter godersi l'agognata vend...BZZZZZZZZZZ-

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-Qualora io dovessi essere riparata in tre giorni, il danneggiamento all'Unità EVA permane...-
-Non ti sembra di essere troppo esigente adesso?- mormorò Shinji mentre sistemava dei fiori nella camera temporanea della ragazza.
-Detesto i fiori...- mormorò Rei, nascondendo la commozione per la premura del ragazzo.
-Perchè?- fece Shinji dando poca importanza alle parole della ragazza.
-Sai, sembri una donnina di casa...- sorrise Rei.
-Non rispondi alla mia domanda?-
-Mphf..- rise la ragazza -I fiori nei vasi... Sono morti. A te piace avere dei cadaveri nella tua stanza?-
Shinji si bloccò.
-Hai..Ragione..- mormorò il ragazzo.
-Ehi, non scoraggiarti... Apprezzo le tue premure, agente Ikari.-
Shinji si voltò stupito verso la ragazza -Non cell'hai con me per quello che ti è successo?-
Rei sbuffò -Credi davvero di essere così importante nella mia vita, ragazzo? La colpa di ciò che mi è successo non è tua. Seele sà che può essere scovata solo da noi cyborg perchè abbiamo capacità specifiche per queste cose, quindi se la prende con tutti quelli come noi che entrano nel suo spazio vitale...-
-Oggi ti và di chiacchierare, vedo.- sorrise Shinji.
-..Il dottor Rokubungi deve aver pasticciato con il software comportamentale.. Approfittane..- mormorò la ragazza con un soffio.
Shinji si voltò verso di lei.
-A volte mi sento così... Inutile.- riprese la ragazza.
Shinji continuò a tagliare i gambi dei tulipani per farli entrare nel piccolo vaso bianco nella stanza.
-A te capita mai di sentirti inutile, Ikari-kun?-
-Non c'ho mai pensato, Ayanami...- mormorò Shinji -O almeno, cerco di non pensarci.-
Il ragazzo posò le forbici sul comodino.
-Hai usato quelle?- si stupì Rei.
-Vedi qualcos'altro di utile allo scopo, qui dentro?...Ecco qua.- e mostrò il vaso con i tulipani rossi a Rei.
La ragazza sorrise -E' un buon risultato?-
Shinji si stupì -Cos'è, Rokubungi non ti ha installato il software per la percezione della bellezza?-
-Simpatico, agente Ikari...-

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Fuyutsuki osservava dall'ampia finestra del suo ufficio la sterminata freddezza della città.
I palazzi si ergevano prepotenti verso il cielo.
Ai suoi occhi, le città e forse anche gli uomini che le avevano create, erano un affronto alla grandezza del destino.
Cosa sarebbe rimasto di questa città tra mille anni? E duemila anni?
Se la vita degli uomini è così breve e fragile come sembra, anche le sue opere non possono essere da meno.
L'uomo versò un sospiro di rammarico.
Si infilò una mano nella tasca, e dal portafogli di pelle accartocciata estrasse una piccola foto consunta -Lei.. Sorrideva.. Quando dicevo queste cose.-

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-..Ti sei infine reso conto che non sono come volevi che io fossi..-
-...Che hai detto?- chiese Rokubungi, mentre tentava di analizzare i dati del mainframe di Rei.
La ragazza sorrise all'uomo che non la vedeva poichè voltato dalla parte opposta.
-Sà dottore? Non credevo che l'esistenza potesse essere così tragica da vivere.-
-Non capisco cos'hai da lamentarti Rei.-
-La odio per quello che mi ha dato, dottore.-
-Mi dispiace.-
La ragazza sbuffò -Lei non ascolta quello che dico...-
-Già.-
-...Lei non mi ascolta mai.- ripetè lei.
Il dottore si alzò dalla sua scrivania e si avvicinò alla ragazza.
Si sedette davanti al suo corpo inerte.
-Non sono in grado di ascoltare me stesso. Come puoi pretendere che possa ascoltare te, Rei?-
La ragazza gli sorrise tristemente -Riattivi la mia sensibilità nervosa e facciamo l'amore.-
Rokubungi sorrise imbarazzato -Non essere stupida, Rei. Sai che non potrei mai.-
-..Perchè mi ha creato dottore? Per farci male a vicenda?-
Rokubungi accarezzò lentamente la guancia di Rei -..Non avrei mai creduto di poter soffrire così tanto. Scusami se con la tua vita ti rendo partecipe del mio dolore.-
-Riattivi la sensibilità nervosa, dottore. Non sento la sua mano, così...-

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"Il Dolore. Il dolore è pur sempre una manifestazione d'esistenza."
"In effetti quando si stà bene non si pensa di star bene. E' il dolore che ti fa accorgere che stai male, e di conseguenza ti fa rimpiangere la situazione iniziale, che vivevi con indifferenza."
"Quindi, nel momento in cui soffro, io sò di esistere."
"E nel momento in cui soffro, sò che prima o poi smetterà."

-Agente Ikari?- fece Rei avvicinandosi al collega.
-Ah, Ayanami. Buongiorno.- rispose Shinji -Scusami, ero sovrappensiero.-
-Non sono abituata a lavorare fuori casa. Ma finchè il mio EVA non sarà aggiustato dovremo servirci di quello della base.-
-Sì, certo. E' naturale. Sai, mi sono allenato molto in questi giorni, per poterti essere d'aiuto.-
-Sono commossa.- ironizzò Rei.
-Mh, figurati.-

"...and I still believe that I cannot be saved
and I still believe that I cannot be saved..."

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Capitolo 2
*** Rearranging ***


MENTAL SIEGE -- Rearranging
"Seasons change as times goes by
When tears are cried, they always dry
A change be made, to understand
that I'll find my promised land.."


Layer 2 -- Rearranging
Arrechi mai danno a te stesso per gli errori commessi?

-Composizione.-
-Verifica ID-
-Verifica password in corso.-
-Connesso al Wired-

"Hello."

-Senti Ayanami..Tu come vivi la sofferenza?-
-Ikari, ti sembra il momento di metterti a fare il filosofo, questo? Siamo in missione. Fai quello per cui vieni pagato.-
-...-
-...Non percepisci niente?- insistette Rei.
-Eh? Ah, no, il rilevatore non percepisce nulla...-
-Mh, ok, allora spostiamoci da quest'area.-
I due iniziarono a camminare. Shinji si limitava a seguire Rei.
-E' strana questa realtà virtuale...-
-Siamo qui perchè tu sei un umano, per renderti le cose più facili. O almeno, per darti un'utilità.-
-Sì, sì, lo sò... Ma tu non ti stupisci di nulla, Ayanami?-
-Di che dovrei stupirmi? Tutto quello che vedi qui è frutto di un codice sorgente che stò analizzando...Percepisci niente?-
-No. Tieni davvero molto alla cattura di Seele, eh?-
-Ovvio, è il mio lavoro. Io sono stata creata esclusivamente per questo. In me c'è spazio solo per questo.-
Shinji tacque.
Poi riprese -E' un pò triste, non trovi?-
-Perchè mai?-
-E' come se vivessi a metà.-
No, vivo per intero. Voi uomini vivete tutto a metà.> -Che intendi dir..- ma fu interrotto dal lampeggiare del rilevatore.
-Un'imperfezione nel protocollo! Eccola!- urlò Shinji.
Rei puntò lo smagnetizzatore -Dove?-
Una razza gigantesca fuoriuscì dal cielo, sovrastando i due agenti che caddero rovinosamente a terra fra la sabbia a causa dell'onda d'urto.
-SPARA!- implorò Shinji.
Rei premeva freneticamente il grilletto da dieci secondi, ma i colpi non avevano effetti su Seele.
-Cazzo!- urlò Rei sbattendo un piede.
Shinji tremava come una foglia al solo pensiero che ciò che era accaduto tre giorni fa potesse ripetersi.
-Cambiamo livello, qui non gli facciamo nulla!- disse allora Rei facendo comparire davanti a sè un quadro luminoso sul quale iniziò a premere pulsanti invisibili.
-Eh?- mormorò Shinji, prima di essere scaraventato nelle profondità marine.
-Eccola!- indicò Rei, lanciando un colpo.
La creatura si avvolse su sè stessa, trasformandosi in una vipera.
-Mh, presto!- fece Rei gettandosi alla rincorsa della creatura.
-Ayanami, aspetta! DOVE VAI!?-

"Non fidarti mai degli altri."
"Devi contare su te stesso."
"Solo te puoi essere una priorità per te stesso."
"Gli altri possono parlare per esperienze, ma non sono te."
"Non sopravvalutare mai gli altri nella tua vita."
"Considerali per ciò che sono: ombre con cui tuo malgrado sarai costretto a scontrarti."

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-Il rapporto, Ayanami?- chiese Fuyutsuki con tono greve.
La ragazza da quando era entrata nell'ufficio del Direttore era rimasta seduta con le gambe aderenti al petto, in completo silenzio.
-Rei?- la interpellò allora Rokubungi.
Non ottenendo una risposta si voltò costernato verso il Direttore -Se me lo permette la porto in laboratorio. Leggerò direttamente la sua memoria.-
Rei rimase immobile.
-No, voglio che lo dica lei... Insomma, è perfettamente in grado di esprimersi da sola!- urlò Fuyutsuki battendo i pugni sulla scrivania.
Rokubungi lo guardò con compassione.
Rei distese le gambe, e alzandosi andò verso il dottore.
Poi si voltò disperata verso Fuyutsuki -Oggi alle 09 punto 35 del mattino, io e l'Agente Ikari abbiamo intrapreso una nuova azione svolta al ritrovamento dell'entità Seele nel Wired. Dopo una mia iniziativa personale, ho udito un urlo alle mie spalle e ho perso di vista l'agente Ikari. Mi sono sconnessa rapidamente e mi sono voltata all'interno dell'Evangelion per controllare la situazione dell'agente, che era situato alle mie spalle.- Rei prese fiato, mentre Rokubungi le poggiava una mano sulla spalla -Allora mi sono resa conto che l'agente Ikari era sparito.-

Silenzio.

-Secondo lei, dottore?- chiese dunque Fuyutsuki.
-Ne deduco che Ikari è stato scollegao nel mondo reale. Forse è stato rapito...Ma perchè?- si domando Rokubungi.
-No..- mormorò Rei.
-...E' stato Seele a prenderlo.-

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"Ho paura."
"Qui non posso percepire me stesso, quindi ho paura."

"Un'altra cosa che diamo per scontata: noi stessi."
"Quando con per 'noi stessi' intendiamo quel limite invalicabile conosciuto come il nostro corpo."

"Come è la vita, quando non ne sei più spettatore?"

"Forse è per questo che la morte fa così paura.."
"L'ansia di separarsi da quella certezza che è il nostro corpo."
"Ho sempre disprezzato il mio corpo."

"L'ho sempre considerato inutile."
";Ma adesso che non posso sentirlo..."

"...Ho paura."

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Beh, non c'è nessuno a darmi il benvenuto?

Questo pensò la rossa ventiquattrenne, mentre scendeva le scale mobili degli Arrivi Internazionali, all'Aeroporto di NegaCity.

Invece, dopo pochi secondi si vide arrivare incontro alcuni uomini vestiti di scuro.
-Asuka Soryu Langley? Dalla Seconda Divisione tedesca?- chiesero con tono abbastanza distaccato, mostrando i tesserini di riconoscimento.
-Ah-ah.- annuì la ragazza con arroganza.
-Ci segua.-
-Certo.-
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-E' tutta colpa mia...- mormorò Rei mentre con la schiena curva si faceva controllare i soliti circuiti da Rokubungi.
-Ti stai dando la colpa di qualcosa? Incredibile.-
-Non mi diverte, dottore.-
-Non sei stata programmata per divertirti.-
-E per sentirmi in colpa, sì?-
-Probabilmente non ti senti in colpa per niente.-
Rei si voltò furiosa verso l'uomo.
Rokubungi non diede molta importanza a quello sguardo tinto di cremisi, pieno d'odio, tuttavia interruppe il suo lavoro, per non rischiare di manomettere qualcosa dopo lo scatto della ragazza.
-Stai facendo finta.- si limitò a giustificarsi seccato.
-Il fatto che sia un organismo per la maggior parte cibernetico le fa scartare a priori l'idea che possa provare sentimenti come gli altri? Le ricordo che il mio corpo è pur sempre sviluppato su una matrice biologica umana!- sbottò la ragazzina.
-Sì, ma il tuo cervello non è organico, e di conseguenza è parzialmente escluso che tu possa provare 'pena', 'dolore', o 'amore' se non specificato nei dati del tuo mainframe.-
-Lei è un mostro, dottore.-
-Ti ho progettato e creato su disposizioni estranee alla mia volontà. Lo sai: devi essere una macchina efficiente, non una brava ragazza. Questo ci aspettiamo da te.-
Rei si tranquillizzò, voltandosi nella sua posizione iniziale, per permettere a Rokubungi di lavorare.
-Grazie.- disse l'uomo.
Rei annuì col capo.
-Senta dottore...-
-Mh?-
-Ikari, prima di sparire mi aveva fatto una domanda...-
-...-
-Mi aveva chiesto qual'è il mio rapporto con la sofferenza.-
-...E tu che hai risposto?-
-Ho tagliato corto eludendo il discorso. Effettivamente, non credo avrei saputo come rispondere.-
Rokubungi sorrise.

Silenzio.

-Sà, dottore?-
-Cosa?-
-Mi piacerebbe avere mal di pancia, qualche volta.-

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-Quindi lei è l'agente Soryu Langley, della Seconda Divisione tedesca?- chiese Fuyutsuki osservando i documenti d'identità della ragazza.
-Dannazione, ma fate tutti la stessa domanda?- rispose lei, accavallando nervosamente le gambe e iniziando ad agitare il piede.
Fuyutsuki tacque.
-Avete detto che vi è necessario il mio aiuto. Qual'è la mia missione, dunque?- chiese quindi la rossa.
Fuyutsuki incrociò le dita delle mani per poi poggiarvi il mento.
-Beh?-
insistette Asuka preoccupata dallo sguardo del Direttore.
-Un nostro agente si è dissolto nel Wired.-
Asuka trattenne una risata -E' stato così stupido da accedere nel Wired con la faccenda Seele? Perchè gli avete permesso una cosa simile?-
-Era in missione.-
-Ah, capisco. Fate scandagliare il Wired da un misero umano, adesso?-
Fuyutsuki non trattenne un'occhiata di disprezzo -E' questo il modo con cui si rivolge di solito ai suoi superiori?-
Asuka fece aderire la schiena candida allo schienale del sedile -Mi scusi, sono una ragazza molto cattiva.-
Il Direttore dubbioso continuò nella sua spiegazione -L'agente Ikari era di supporto all'agente Ayanami, che per l'appunto, è quasi completamente un cyborg, e di solito è addetta a queste funzioni.-
-Capisco... Questo Ikari era dunque un semplice mezzo atto a disturbare la percezione delle onde auree del cyborg.-
-Esattamente, Agente Langley.-
-Ma siete sicuri che sia stato..Dissolto nel Wired? Cioè, è un'ipotesi parecchio stravagante.-
-Abbiamo la registrazione della telecamera in funzione nella Gabbia dell'EVA. Vuole dare un'occhiata?-
-Sì.-
Fuyutsuki porse la lastra lucente all'agente.
-Visionerò stasera.- concluse la ragazza inserendo l'oggetto nella sua borsetta.
-Pensa di poterci aiutare?- chiese il Direttore mentre la ragazza si alzava dal suo sedile.
-Ovviamente. Io sono una professionista.- sorrise Asuka prima di uscire dalla stanza.

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-Sei pronta a conoscere la tua nuova collega?- chiese Rokubungi mentre accompagnava Rei nell'ufficio del Direttore.
-Ah, è una femmina stavolta.-
-La cosa non ti và bene?-
-Oh, no. Solo, avevo letto da qualche parte, che di solito le donne assumono tra loro comportamenti piuttosto spiacevoli.-
-Reeeei...-la rimproverò anticipatamente Rokubungi.
-Non si preoccupi. Deve essere stata l'influenza di Ikari.-
-..Un effetto così devastante dopo soli quattro giorni?-
-...-

-Siamo arrivati.-
Rokubungi battè sulla porta chiedendo il permesso per entrare.
-Fatevi pure avanti.-

La stessa identica scena di cinque giorni prima.
Solo che stavolta ad attenderla c'era lei.
E già dal primo sguardo, Rei capì che non sarebbe stata una convivenza semplice e piacevole come quella con Ikari.

-Agente Langley, le presento Rei Ayanami, con cui dovrà lavorare a stretto contatto in questo periodo.-
Le due si sorpresero.
-Ma non dovevo cercare il dispers..Aehm, l'agente Ikari?- chiese stupita Asuka.
-Stavo conducendo l'operazione Seele con Ikari.- sottolineò Rei.
Rokubungi fece un'espressione sconsolata.
-E' chiedervi troppo di condurre le due missioni in parallelo?- chiese Fuyutsuki.

Silenzio.

-Per me è uguale.- si rassegnò Rei.
Se ciò servirà a ritrovare Ikari.
-Sò adeguarmi.- constatò Asuka.

-Bene- disse compiaciuto Fuyutsuki alzandosi dalla sua scrivania, mentree Rokubungi rimaneva alcuni passi dietro di lui, in penombra.

-Da questo momento, siete una squadra.-

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L'agente Langley era da parecchio chiusa nella sua stanza, nel blocco 6.
Non faceva altro che rimandare indietro a ripetizione la registrazione dell'incidente.
Indietro-Play, Indietro-Play, Indietro-Play, come fosse ipnotizzata.

-Ma che diamine è successo?-

Indietro, Play.
Senza audio, per non disturbare la percezione.

Ikari si agita.
Allunga un braccio, probabilmente verso Rei durante la simulazione.
Uno strano scatto nel suo corpo, simile a una convulsione.
E nel fotogramma successivo, Ikari non c'è più.

Stop.

-...-
-Al lavoro.-

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-Era da tanto che non dormivo qui.- mormorò Rei.
-Già, probabilmente da quando eri una bambina.- constato Rokubungi assonnato.
-Dottore..-
-Mh?-
-Ritornando alla faccenda di oggi...-
-... Non sei stanca?- la implorò Rokubungi.
-..Io non provo pentimento per ciò che ho fatto...Forse neanche dolore.- continuò Rei senza dare importanza al dottore -..Ma ciò che ho fatto, non lo trovo giustificabile. Ho commesso un errore, e lo riconosco. Ma se non sono in grado di provare dolore e pena per le mie azioni sbagliate, cos'è questo disagio che provo?-
-Disagio, appunto. Hai perso un collega e questa è riconosciuta dal tuo mainframe come un'azione sbagliata.- sussurrò Rokubungi, mezzo addormentato.
-..Si stà addormentando, dottore?-
-Sì, lo vorrei tanto. Puoi tacere adesso, Rei cara?-
Rei sorrise, e strinse il dottore, poggiando la testa sulla sua schiena.
-Mh.- annuì.

"...But in the End it all stays the same
No changes made no lessons learned"

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Capitolo 3
*** Obsolete ***


MENTAL SIEGE -- Obsolete.
"Can you feel it itch?
Can you feel it's so divine
When blood is pissing
Down your spine..."

Layer 3 -- Obsolete.
Io rabbrividisco quando mi accorgo di essere in vita.

-Buongiorno Langley.-
-Buongiorno.-

Il tono delle due ragazze non nascondeva una sincera ostilità.
La giornata era limpida e tranquilla e anche la sala di ricerca operativa sembrava a Rei un pò più famigliare del solito.
Il pavimento pulito rifletteva goffamente la figura di Asuka sulla sua superficie.
Rei guardava indifferente le macchie dell'ombra colorata della ragazza.
Aveva portato dalla Germania il suo EVA.
Un punto in comune: entrambe avevano un EVA personalizzato.

-Non sarebbe meglio usare un solo EVA? D'altra parte la nostra è una missione parallela, no?- constato Rei guardando con sufficienza l'indaffarata rossa.
-Scusami tanto, ma non mi entusiasma l'idea di viaggiare insieme a una tipa che si è fatta frullare due volte di seguito.- rispose ironicamente Asuka senza voltarsi -Non mi piacerebbe ritrovarmi qualche tuo circuito fuso addosso dopo un attacco. Capisci, no?-

Avrebbe tanto voluto fracassargli la testa con un pugno. Poteva farlo, no?

-Fa come credi.- rispose Rei distogliendo lo sguardo.
-Bene, io sono pronta, andiamo.- concluse Asuka prendendo posto nella struttura.
Rei sospirò e fece altrettanto.

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Rokubungi e Fuyutsuki erano seduti nell'ufficio del Direttore, la stanza ampia dal pavimento lucido.
Il dottore era seduto su una poltrona, voltato verso le grandi finestre, da cui si mostrava minacciosa una piccola parte della fumosa e luminosa Negacity.
Noncurante della sua postura, fissava attraverso le lenti degli occhiali una timida luce al neon di un'insegna che lampeggiava a singhiozzi in lontananza. I gomiti erano sdraiati sui braccioli in plastica fredda, una mano pendeva in giù, come morta.
-Sei molto silenzioso oggi.- constatò il Direttor Fuyutsuki, mentre si fingeva impegnato scrutando alcune carte.
-Non ho nulla da dire.-
-Rei è in missione con Langley?-
-Così pare.-

Silenzio.

-Speriamo che l'agente Ikari sia trovato, questa situazione è imbarazzate per il dipartimento.-
-Già.-

Silenzio.

-Langley è un ottimo agente, saprà coadiuvare perfettamente la nostra Rei.-
Rokubungi fece un sorriso ironico -Nostra?..-
Fuyutsuki sollevò parzialmente lo sguardo verso di lui.
Il dottore evitò di fissarlo negli occhi.
Sapeva che si sarebbe riflesso nei suoi occhi di padre.
Sapeva che avrebbe riaperto quella ferita comune.
-La nostra maledizione...- mormorò Fuyutsuki, poggiando la testa alla mano, con i gomiti sulla scrivania, con lo sguardo fisso su quelle carte che non guardava.
Rokubungi balzò in piedi -Me ne vado.-
-Arrivederci.-
La porta dell'ufficio si chiuse discretamente.
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-Questa è la mia vendetta.-

Shinji si era svegliato sul cappello di un enorme fungo rosso, su cui erano sparse delle placche bianche.
Era rimasto seduto a lungo su di esso, scrutando l'orizzonte.
Dove si trovava?

-Questa è la mia vendetta. Benvenuto.-

Shinji si voltò verso la voce femminile, senza dare peso al significato di quelle parole.
Una ragazzina minuta dal volto sorridente ma triste.
Capelli castani con un taglio disordinato. Un ciuffo legato in avanti, come il residuo di un passato da tenere a mente.
Occhi nocciola, quasi arancioni.
-Io mi chiamo Lain. Lain Iwakura.-
Shinji rimase esterrefatto davanti la ragazzina, che indossava una sottoveste bianca in PVC.
-Lain?- ripetè.
-Sì, è un nome un pò strano, vero?- sorrise con lo sguardo -Tu come sei finito qui?-

Un lampo.

Dove diamine si trovava?
Sentiva il suo corpo come intorpidito.
-Io sono venuta qui con un temporale.- rispose Lain anticipando il ragazzo.
-Un..Un temporale?-
Non riusciva a capire. Sentiva i suoi riflessi come addormentati.
-Sì, durante un uragano. La mia casa è stata trasportata fin qui.- Lain indicò col dito una catasta di legno, mattoni e mura poco più lontano -Ancora non sò come ho fatto a salvarmi.-
-Ma..- Shinji non riusciva quasi neanche a parlare. Come se nel suo cervello ci fosse ovatta. Solo ovatta vuota. 
-...Chi ti dice che tu sia salva?..-
Lain si voltò dubbiosa verso il ragazzo.
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Asuka e Rei passeggiavano lungo la cima di una duna.
-Un deserto. Certo che questo Eiri era davvero un tipo noioso.- sbuffò Asuka.
Rei osservava il rivelatore.
-Secondo me è stato ucciso per questo motivo. Meglio, un noioso in meno. I noiosi abbondano sempre...- concluse Asuka.
-Che battute di cattivo gusto.- soffiò Rei.
La rossa fece un'espressione canzonatoria -Il tuo chip emotivo è turbato?-
Il cyborg distolse definitivamente l'attenzione da lei, cercando di captare imperfezioni nel protocollo.
Ma come per istinto, puntò lo sguardo verso un punto lontano del rosso mare di sabbia.

-Cos'è quello?!-
-Uh? Dove?- mormorò Asuka guardando nella stessa direzione di Rei.
La ragazza indicò un punto, uno strano bagliore.
-Sembra..Il riflesso di un vetro, una cosa simile..- constatò Asuka.
Senza parlare si diressero verso la luce intermittente.
-Il rilevatore non dice nulla?-
-No, non rileva imperfezioni.-
-Forse sarà il residuo di qualche provider gratuito...-
Dopo qualche metro affrettarono il passo, fino a giungere a destinazione.
Rei si abbassò verso il terreno, liberando dalla sabbia la superficie del piccolo oggetto in metallo.
Asuka sgranò gli occhi.
Rei sollevò l'oggetto, passandovi delicatamente la mano sopra, facendolo brillare.
-Il distintivo di Ikari.-
-Dammelo subito!- Asuka strappò dalle mani pallide di Rei l'oggetto lucido.
Rei guardò con disprezzo la collega stregata dal bagliore del metallo.
-Bene, questo è un evidente indizio della presenza di Ikari in questo posto. Il che giova alla mia missione.- constatò Asuka voltandosi verso Rei.
Detto ciò iniziò a guardarsi intorno, nel piccolo perimetro della scoperta.
-Il vento ha ovviamente cancellato le tracce.-
Rei incrociò le braccia e la fissò con sufficienza.
-Poco male.- Asuka evocò la tastiera trasparente, ed iniziò a ticchettare freneticamente tasti invisibili.
Poi un tocco più forte, deciso -Enter!-

-- SET UP DEVICE UTILITY--

Rei fu presa da un'insolita nausea. Percepì per una volta lo stridio di tutto il metallo che aveva in testa.
Asuka si tratteneva dal vomitare, mentre tutto intorno il paesaggio mutava indietreggiando nel tempo.
Rei cadde a terra stravolta dal dolore.
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-Gendo, è tutto a posto?- mormorò una delle colleghe del Laboratorio.
L'uomo era davanti il lettino operatorio dove soleva fare i periodici controlli agli apparati cibernetici di Rei.
Accarezzava inconsapevolmente la fredda superficie metallica.
-Uh?- rispose senza darle importanza.
Udì con disagio i passi ben calibrati della dottoressa Akagi.
-Ti ho chiesto "che c'è?"- ripetè dolcemente la donna all'orecchio dell'uomo.
Rokubungi si voltò verso di lei, poggiandole le mani sui fianchi. Poi chinò la testa e la poggiò sulla sua spalla morbida.
Ritsuko lo strinse a sè -Che ti succede, povero caro?-
-Mi sento solo, Ritchan.-
La donna abbassò lo sguardo mestamente.
-Non capisco perchè vai ogni giorno dal Direttore, se sai benissimo che non fa altro che farti sentire una merda.- lo rimproverò.
-Ma che c'entra lui... Quell'uomo ha tutte le ragioni del mondo per detestarmi.-
Il cuore di Ritsuko si sgretolava sempre di più alle sue parole -Non dovresti avere questa pessima opinione di te. Ne potresti convincere anche gli altri...-
Gendo si strappò dall'abbraccio caldo della collega.
-Inoltre sei preoccupato per Rei, non è vero?- continuò Ritsuko, incurante del fatto che lui le desse di nuovo le spalle.
Gendo sorrise -Come non potrei?..-
Osservò l'umido del sudore sparire in un istante dalla fredda superficie dove aveva appoggiato la sua mano.
-Smettila di andare dal Direttore.-
-Non posso.-
-Perchè?-
-Perchè lui è il mio ultimo legame con..- Le labbra di Ritsuko aderirono con forza a quelle di Gendo.
Qualunque cosa per farlo stare zitto.
Qualunque cosa per non farlo soffrire ancora.
Qualunque cosa per fargliela dimenticare.
Qualunque.
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-Oh, ammasso di ferraglia? Tutto ok?-

Rei distinse Asuka al suo fianco mentre controllava i suoi dati di sistema dal rilevatore.
Si alzò di scatto, gettandosi sul corpo della collega, iniziando a strangolarla.
Adorava la sensibilità nervosa. Le permetteva di sentire il calore delle altre persone.
Ma nel Wired non si sente niente. Nel Wired te la prendi con delle ombre.
Nel Wired solo Seele poteva tramutare gli impulsi elettrici in materia, e ucciderti nel mondo fittizio come in quello reale.
Lasciò il collo di Asuka, alzandosi furibonda dal suo corpo convulso.
-Coff..Ma sei completamente idiota?!-
Rei si voltò furente verso di lei -Razza di imbecille, non sai che noi cyborg possiamo venir gravemente danneggiati durante un riavvolgimento di una proiezione, e che i riavvolgimenti sono vietati per legge? Volevi abbrustolirmi il cervello, stupida deficiente?!-
-Ehi, non hai un minimo di self-control? Sembravi così asettica e impassibile. Non sapevo te la saresti presa tanto per un giochetto...- constatò Asuka togliendosi la sabbia di dosso -Invece di ringraziarmi...Guarda, non ho ancora fatto scorrere la proiezione.-
-...Me ne frego della proiezione!!- urlò Rei che sentiva dei trilli nelle orecchie.
-Fai male. Guarda.-

Shinji Ikari, il suo corpo immobile nella sabbia rossa.
Un vento sottile lo copre di sottili strati di sabbia per qualche minuto.
Rei è immobile, osserva la scena.
Il volto corrucciato di Shinji.
Sembra sofferente.
Starà sognando?
Starà avendo un incubo?
Lo sguardo di Rei si fa triste -Io..Non ho mai sognato..-
-Sh!- la zittisce Asuka concentratissima.
Poi una figura in lontananza gli si avvicina.
-Seele..?-
La figura diventa sempre più visibile e riconoscibile.
Una donna. Alta, bruna, occhi azzurri, carnagione bianchissima, completamente nuda. Innesti cyborg su tutto il corpo.
Rei è un pò disorientata.
La donna si piega su di Shinji, passa le braccia sotto il suo corpo, lo solleva.
Il distintivo del ragazzo cade con un bagliore tra la sabbia.
La donna si volta e inizia a camminare lungo il tragitto che aveva precedentemente percorso.
Rei fa qualche passo nella sua direzione, mentre Asuka rimane a gambe incrociate per terra, osservando la scena.
Ancora qualche minuto, poi Rei si accascia di nuovo tra la sabbia.
-Fine delle trasmissioni. In quel momento siamo arrivate noi.- commenta Asuka mentre Rei si trattiene la testa tra le mani.
-Nel tuo rapporto avevi detto che Shinji era stato rapito da Seele, il che è piuttosto dubbio. Seele è pur sempre una semplice applicazione.-
-Un'applicazione non può interferire col mondo reale?-
-Senza dubbio.-
Sul volto di Rei, la smorfia di quelli che la sanno lunga.

-Quella donna era Seele. Una delle sue possibili manifestazioni.-
-Il rilevatore non ha suonato.-
-Il rilevatore non percepisce imperfezioni durante manomissioni del protocollo, stupida.-
Asuka sorrise -Mi stai dando della stupida un pò troppo frequentemente, non trovi? Il dottor Rokubungi non ti ha insegnato un pò di educazione?-
-Non ti permetto di parlare di Rokubungi.- il tono di Rei si era fatto terribilmente minaccioso.
Asuka guardò il cyborg con un'insopportabile aria patetica -Sei tragicomica, Ayanami.-
-Io seguo quella donna. Adesso sarà lontanissima, meglio non tergiversare oltre.-
Asuka posa una mano sulla spalla di Rei, bloccandola.
-IO seguo quella donna. TU devi trovare Seele.-
Il cyborg si scrollò dalla presa di Asuka -"Missione parallela", collega.-
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Finalmente Shinji, aiutato da Lain, che sembrava essere in quel luogo da molto più tempo di lui, era riuscito a scendere dal fungo, ed ora si aggirava con la nuova compagna per un misterioso giardino disabitato.
-Tu quanti anni hai, Lain?- chiese titubante Shinji, che iniziava ad annoiarsi del silenzio.
-Ne ho quattordici. Frequento le medie..O meglio..Le frequentavo!- rise la ragazzina voltandosi verso di lui -E tu?-
-Io ne ho 24.- rispose Shinji guardando dove metteva i piedi.
Sembrava tutto così vero, così reale...Com'era possibile che fosse solo una finzione?
-A cosa pensi Shinji-kun?-
Shinji alzò la testa per esitare sul volto infantile di Lain.
-Niente di speciale..-
-Ti stai chiedendo...Qual'è il limite tra questo mondo e quello reale? Che differenza c'è tra la qualità dell'esistenza nelle due parti?-
Il ragazzo rimase stupito.
-Devi essere una grande appassionata di informatica, eh?- riprese poi imbarazzato.
-Sinceramente non molto. Uso il Wired solo come strumento di comunicazione...- rispose Lain mentre saltellava gli ostacoli che incontrava nel suo cammino.
-Beh...Sei rimasta intrappolata anche tu qui...Un semplice utente non sarebbe mai potuto accedere al Wired visto che la rete è stata oscurata nei canali dei privati cittadini.- disse Shinji, adesso fattosi più tranquillo e sicuro.
Lain si voltò verso il suo nuovo amico -Non credi a ciò che ti dico? Mio padre me lo faceva usare solo per quello...E' molto severo su queste cose.-
-..Ma da quanto tempo ti trovi qui? Il Wired è stato oscurato da più di tre mesi ormai!-
-Sinceramente non ne ho idea, ormai ho perso il conto dei giorni...E poi dimmi, ti sembro forse una specie di hacker?- rise Lain allargando le braccia.
Shinji sorrise.
-Senti, ci fermiamo qui un pò? Sono stanca.-
-Per me vabbene...-annuì Shinji.
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-Guarda.- Rei mostrò ad Asuka una strana zona alberata, una specie di foresta, o un'oasi -Percepisco strane turbolenze in quella zona-
-E allora andiamo a vedere.- constatò Asuka un pò seccata.
Le due attraversarono qualche arbusto, per poi trovarsi in una specie di strano giardino.
-La direzione in cui è andata quella donna ci porta qui. Tuttavia non sappiamo come ha proseguito il percorso...Continui a percepire qualcosa, tu?- chiese Asuka guardandosi intorno preoccupata.
-Ti vedo agitata, Langley.-
-Sarai tu..Scusa se te lo dico, ma non mi ispiri molta fiducia.-
Rei ruotò le pupille rosse da un'altra parte.
Allora il rilevatore iniziò a suonare.
-Cazzo!- Asuka impugnò il suo smagnetizzatore, Rei fece lo stesso.
-Stammi vicino Langley. Nessuna iniziativa personale.-
-Vedremo.-
Su un ramo si materializzarono due occhi gialli che fissarono le due ironicamente.
Rei sparò un primo raggio che andò a vuoto -Dannazione!-
Gli occhi sparirono accompagnati da una risata.
Il rilevatore smise di suonare.
-Cacchio, ce l'avevamo in pugno!- sbottò Asuka gettando la sua arma a terra.
-Ma perchè non riesco a scalfirlo col raggio? Forse queste armi sono difettose?- si chiese Rei.
Asuka diede un calcio allo smagnetizzatore a terra -Secondo me non servono a niente!-
-Ayanami, torniamo alla base per prendere armi migliori, questi giocattoli non ci servono a nulla, poi ritorneremo. Tanto non ci sarà difficile riabbatterci in Seele, a questo punto del gioco.- continuò Asuka.
-Sì, sono d'accordo. Torniamo.-

Fu in quel momento che un freddo sibilò tagliò l'aria e fece sussultare Rei appena percepì il suono alle sue spalle.
Asuka lanciò un richiamo stridulo, più simile a un grido.

-AYANAMI!!!!-
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Gendo balzò in avanti, spinto da un colpo secco dei nervi.
-Che succede?- chiese Ritsuko, sdraiata al suo fianco.
Gendo tacque, come frastornato.
Poi si voltò verso la donna, come per sincerarsi di dove si trovasse.
Ritsuko era sdraiata su un fianco, voltata verso di lui. Il corpo caldo e profumato avvolto nel lenzuolo.
Gendo poteva distinguere le sue curve morbide e la loro maliziosa innocenza, da sotto quel pudico lenzuolo.
-Che fai? Mi guardi mentre dormo?- chiese riprendendosi.
-Sei carino quando dormi. Non hai quell'aria rassegnata che hai quando sei sveglio, e che ti rende detestabile.- sorrise Ritsuko.
-Sei molto cara a farmelo notare.- commentò l'uomo facendo per alzarsi.
Ritsuko sgusciò da sotto il lenzuolo per poggiare la testa su un suo braccio strofinandovisi, invitandolo a non andarsene, non ancora.
-Che c'è?- chiese Gendo, con tono quasi paterno.
Ritsuko si avvicinò di più a lui, sedendosi al suo fianco e abbandonando la sua bella testa bionda sul torace dell'uomo.
-Non posso fare nient'altro per renderti più felice?- gli sussurrò ad un orecchio.
-Hai fatto anche troppo, Ritchan.- commentò Gendo cercando di divincolarsi da quella creatura fatta di carezze e sospiri.
Ritsuko strusciò via da lui, come un'onda catturata dalla risacca sulla spiaggia. Rimase in ginocchio sul letto, mentre l'uomo si sollevava dalla spalliera per sedersi in posizione eretta.
Guardò Ritsuko.
Lei era lì, di fianco a lui, nuda.
E i suoi occhi lo imploravano di dimenticare.
Ma era troppo stufo di tutto questo, e si alzò da quel letto ancora caldo.
-Non puoi lasciarmi così.-
-Non posso fare altro.- rispose Gendo di spalle, mentre cercava di riconoscere i suoi vestiti tra le stoffe a terra.
Ritsuko salì in piedi sul letto, per poi scenderne con un salto piuttosto goffo dalla parte dell'uomo. Si mise di fronte a Gendo, poi sferrò un velenoso schiaffo sul suo volto duro. 
Lui non reagì, ovviamente.
-IO SONO QUI!- gli urlò a pochi centimetri dalla bocca, mentre inconsapevolmente il suo bel viso si rigava di lacrime.
Gendo posò gli occhi blu sul volto della donna, attraversato dalle scosse di rabbia e alterato dai singhiozzi.
Passò dolcemente una mano sulle sue guance arrossate e le baciò dolcemente le palpebre.
Ritsuko alzò il viso, porgendogli le sue labbra umide, che furono puntualmente baciate dall'uomo.
-Scusami...- mormorava tra un bacio e un altro -..Ma devi avere molta pazienza con me...-
-Tutta la pazienza di questo mondo, amore...Scusami tu..- sussurrava a sua volta Ritsuko.
L'idillio dei due, così terribilmente imperfetto, fu frantumato dal trillo secco del cercapersone.
Gendo abbandonò Ritsuko, che lo seguì obbedientemente con qualche passo nella sua direzione.
-..Cosa succede?- mormorò preoccupato.
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-...A questo punto nuove armi ci sono innegabili.- terminò Asuka in colloquio col direttor Fuyutsuki.
-Sì, certamente. Avrete tutto il massimo supporto.- annuì l'uomo con sguardo greve.

-...La vedo un pò turbata, o mi sbaglio?..- aggiunse poi, quasi imbarazzato.

Asuka lo guardò stupita.
Poi, con terrore, notò la sua mano destra rabbrividire.
Stava avendo paura? Aveva paura?
-Mi scusi, adesso vorrei andare..- Asuka si alzò frettolosamente dal suo sedile.
-Vada pure.-
Appena chiusa la porta, la ragazza si poggiò a un muro adiacente.
Le mura fredde, quel freddo inanimato che ti entra nelle ossa, che ti leva il respiro.
Dura un secondo, prima che la superficie diventi calda e venga percepita come un'estensione del tuo corpo.
..Ma quel freddo, quel freddo impressiona di più i tuoi sensi che il caldo confortevole della vita.
Ed era quello che per un secondo ti uccideva.

"Renditi conto."
"Renditene conto, che il tuo corpo è ancora in vita."
------------------

-...Davvero non vuoi che...-
-No, voglio essere cosciente, dannazione!-
La voce metallica di Rei risuonò nel piccolo laboratorio.
Sentendo com'era la sua vera voce, Rei rabbrividì.
Rokubungi la afferrò da sotto le spalle, voltando di fronte a sè il corpo dimezzato del cyborg.
Doveva fare attenzione, perchè era collegata all'alimentazione esterna.
Lui avrebbe voluto staccarle tutti quei fili, farla tacere e limitarsi ad "aggiustarla", ricomporre i suoi pezzi rotti, asciugare le perdite di liquido, tappare i buchi, chiudere i vasi strappati.
Voleva trattarla come una macchina.
Una macchina efficiente.

Perchè le obbediva? E perchè lei lo costringeva a quello strazio?
Ma soprattutto, perchè non distoglieva lo sguardo di fronte a tutta quella sua insensibile sofferenza?

Rei guardava con raccapriccio il suo corpo immobile, i nervi contratti che avevano bloccato le sue braccia in quella posizione innaturale.
Il suo corpo troncato a metà, tutti quei fili, circuiti, tubi lacerati che fuoriuscivano dalla plastica violentata.
Non voleva vedersi così, non voleva essere vista così.
Tra esseri umani ci si vergogna se ci si vede nudi.
Che si dovrebbe fare se ci si vede squartati?
Quando tutto ciò che hai di più intimo, riservato e personale è alla vista di tutti.
Quando la vita si manifesta in tutta la sua oscenità.

Cosciente, ma immobile.
Fredda nonostante la vita.
Ma la sua era vita? Poteva dirsi viva davvero?
O era solo la semplice illusione di un biocomponente attaccato a un sensore nervoso, che a sua volta riceveva impulsi elettrici dal suo cervello meccanico?
Perchè non prova dolore? Quello strazio di carne artificiale...

"Come ti è sembrato essere strappata a metà come un foglio di carta?"

Essere strappata come un foglio di carta. Senti il rumore, e nient'altro. Più niente.
Scatta il meccanismo di autoconservazione. Stop ai circuiti. Stop alla macchina.
E quella che tu credi vita si blocca in un pezzo di plastica.
Tutta lì, tutta inconsapevole.
Tutta chiusa dentro.
Quindi adesso Rei guardava il disgusto negli occhi del dottore.
Pochi istanti prima, aveva letto il terrore negli occhi di Langley.
Il panico nei suoi colleghi di carne. Il raccapriccio nel Direttore.
E in lei niente.
Prima di vedere il suo corpo dimezzato, la parte inferiore ancorata all'EVA, mentre perdeva oscenamente liquidi con spruzzi alti, impietosi, che macchiavano il soffitto metallico e ricadevano giù, tutt'intorno.
La parte superiore a terra, le braccia piegate aperte lateralmente, i nervi tesi, le dita uncinate.
Come se fosse stato congelata. Congelata un secondo prima che spiccasse il volo.
Ma come puoi essere finta Rei, come puoi non provare sentimenti? Se senti il tuo sterno soffocarti per quei singhiozzi che si bloccano un secondo prima nei polmoni?
Se senti un formicolio vergognoso intorno agli occhi, se senti le vene finte della tua testa pulsare, e lo vorresti tanto, vorresti tanto vomitarti addosso, più di quanto i tuoi tubi, le tue vene, le tue interiora di plastica già non facciano?

-No, io non ce la faccio.-
Gendo sbattè i suoi guanti unti di olio grasso a terra, alzandosi nervoso dal suo sgabello, dirigendosi verso l'interruttore dell'alimentazione.
Torna plastica, Rei.
Torna banale plastica, non essere donna, non essere creatura vivente.

-Sì, vabbene. Mi scusi.-
-Non ti scuserò mai per questo.-
Prima di essere spenta, come una banale lampadina.
Prima di essere spenta vide quell'uomo piangere.

...Chi può piangere per una lampadina spenta?..
Tu mi ami? Tu mi ami non è così?
Ti prego, dimmelo.

-Torna plastica.-

"...There's no turning back
Your infected blood will boil
Cuz you walked on rotten soil"

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Capitolo 4
*** Killing all we have ***


MENTAL SIEGE -- Killing all we have
"Sometimes it would be better for us all
if i ceased to exist or was never born at all..."


Layer 4 -- Killing all we have
Amico mio, soffro, e questo mi terrorizza.


-Rokubungi, cosa ha fatto a Rei?-
Il tono del Direttor Fuyutsuki era più irritato del solito.
Gli occhi grigi erano soffocati dalle arcate furiose delle sopracciglia.
Davanti a lui Gendo, silenzioso come al solito.
Ma una strana luce nei suoi occhi. Luce di beffa.

-...Ti stai prendendo gioco di me?!-

Silenzio.

Fuyutsuki balzò in piedi, e avvicinandosi all'uomo impassibile, e sferrò un pugno con tutta la sua forza sulla sua stramaledettissima faccia.
Il colpo fece scattare la testa del dottore, i suoi occhiali caddero a terra, arrivando ai piedi di Rei, che li fissò impassibile.

Un sottile rivolo di sangue uscì dalla bocca dell'uomo, accarezzandogli il labbro inferiore.
-...Ti sei sfogato adesso?- commentò con tono irrisorio.
Fuyutsuki lo afferrò per i lembi del camice, tirandolo verso di sè.
Le loro labbra potevano sfiorarsi.
-Adesso tu scendi nel tuo cazzo di laboratorio e fai tornare la mia Rei com'era prima, è chiaro?-
-Te lo sogni.-
Un altro pugno sul viso di Gendo.
Questa volta l'uomo cadde rovinosamente su una sedia, accompagnandola con lui nella sua caduta sul freddo pavimento.
Rei era ferma davanti la porta d'ingresso dell'ufficio.
Indossava i suoi stessi vestiti, aveva il solito aspetto, ma qualcosa in lei era stato cambiato.
I suoi occhi erano posati sul dottor Rokubungi. Occhi terribilmente freddi.
Da cui non traspariva alcun sentimento.
Guardava l'uomo passarsi una manica del camice sulla bocca. Lo guardava con scarsa considerazione.

-Rokubungi, non sò che ti passa per il cervello, ma se questo è un tuo modo per tradirla io...-
-SMETTILA, SMETTILA, CRISTO SANTO!- urlò Gendo, dando un calcio alla sedia rovesciata a terra, facendola sbattere contro la scrivania del direttore.
Si avvicinò a Fuyutsuki quasi correndo -Devi smetterla con questa tua stronzata! Devi smetterla di coinvolgere anche me in tutta questa storia, di coinvolgere anche lei in tutto questo!- gridò accentuando le sue parole con degli spintoni.
-Rokubungi, fai tornare Rei com'era prima, o giuro che ti caccio via di qui a calci in culo.-
-Fai quello che cazzo ti pare.- Gendo voltò le spalle a Fuyutsuki, pronto per andarsene -Io non ficcherò più la personalità di tua figlia in un cazzo di cyborg.-
Fuyutsuki afferrò la spalla di Gendo, tirandolo verso di sè con rabbia -Mia figlia era tua moglie. E tu sai chi è stata la causa della sua morte, non è vero? Prenditi le tue responsabilità, testa di cazzo.-
Gendo si liberò dalla presa del direttore -Fanculo alle mie responsabilità...- poi gli si avvicinò col viso -...E soprattutto, fanculo a te, vecchio stronzo.-
L'espressione del Direttore non era poi così impressionata -...Adesso mi dai del tu?-
--------------

Asuka era sdraiata a pancia in sopra sulla sua branda, nel suo alloggio al blocco 6.
La faccenda di Rei l'aveva scossa molto, più di quanto avesse creduto.
Era sempre stata abituata a mantenere il sangue freddo. E in tutte le cose accadutagli finora c'era sempre riuscita egregiamente.
Dopotutto era facile, bastava mantenere le solite opportune distanze.

"Amica di tutti, amica di nessuno."

Questo le ripeteva sempre sua madre, alla fine di una sua noiosissima festa, quelle feste stupide per gente ricca, che non servono ad altro che a riempire i loro viziati corpi di alcol e spirito.
Le diceva sempre così, dopo che l'ultimo invitato era uscito dal salone bianco chiuso nel vetro, con alle gigantesche finestre le tende bianche.
Non aveva mai capito cosa diamine significasse quella frase, pronunciata così, col bicchiere di gin in una mano e la sigaretta nell'altra.

Ma non le dava una buona impressione.
Forse era il tono rassegnato con cui sua madre lo pronunciava a turbarla.
Ma non era un tono triste, era un tono saggio, un tono consapevole, nonostante il retrogusto amarognolo.
Proprio come il gin.

Asuka si voltò nella sua branda, sdraiandosi su un fianco.
Chissà perchè le era venuto in mente quel ricordo d'infanzia, in quel momento.

-Bando alla tristezza Langley, c'è del lavoro da fare.- disse cercando di tirarsi su il morale.

Cazzo.
Perchè mai era così afflitta? Solo perchè aveva visto un pupazzo meccanico troncato a metà?
Che diamine! Non era neanche sangue quello che usciva a fiotti da quella che non era neanche carne...
Dopotutto aveva accettato di lavorare con quella proprio perchè sapeva che era un dannato pupazzo di plastica, no?
Un pupazzo di plastica non è come un uomo, non è come un cazzo di essere umano, di conseguenza non gli si può voler bene, non si può provare pena per lui, non si può essere preoccupati per la sua salute e i suoi sentimenti, e te ne freghi, te ne freghi con gioia dell'opinione che ha di te, non devi impegnarti per essergli simpatica o fargli una dannata buona impressione, no?
Eppure tremava, prima.
E il sangue le si era gelato nelle vene, vene vere, vene di carne dove scorre sangue vero, quando aveva visto il suo sguardo, lo sguardo umido di terrore di quel pezzo di plastica tranciato a metà.
Un pezzo di plastica.
Dannazione, era solo plastica, no? E che c'era da preoccuparsi? A quell'ora il dottor Rokubungi l'avrà sicuramente già aggiustata!
Domani l'avrebbe rivista, l'avrebbe di nuovo presa in giro, rinfacciandole che lei, Asuka Soryu Langley era di carne, mentre lei, Rei Ayanami, era di plastica.

Ma queste mani tremano ancora, non si fermano, maledizione.

Sorrise ironica, con lo sguardo appannato.
-Tanto lo sò..Che non stò tremando per Rei...-
La ragazza si alzò dalla branda, avviandosi verso il comodino, dove c'era la sua pistola e gli indizi del caso di cui si stava occupando.
Si stiracchiò durante il tragitto, alzandosi sulla punta dei piedi e poggiandosi le mani sui reni, premendo.
Osservò il distintivo di Ikari.

Poi lo sguardo le andò sulla sua pistola d'ordinanza.
La afferrò meccanicamente e la osservò.
La sua mano non tremava più, ora.
Davanti a lei c'era un piccolo specchio, su cui aveva incastrato una cartolina di Berlino, inviatale da sua madre.
Strinse l'arma e se la puntò alla testa.
-..Che succederebbe se premessi?...La scena che si presenterebbe agli occhi di chi scoprirà il mio cadavere...- il suo sguardo era vuoto, come ipnotizzato -..La scena sarà come quella che si è presentata ai miei occhi...Col corpo morto di Ayanami?..-

Uno sparo.

Ai piedi scalzi di Asuka tanti piccoli pezzi di vetro frantumati.
Lo specchio distrutto si sforzava ancora di riflettere il viso della ragazza.
-Io ho paura di morire. Ecco perchè tremavo.-
--------------

-Senti Lain..- mormorò Shinji.
-Mh? Che c'è?-
Il ragazzo si guardò intorno. Adesso erano in un deserto dalla sabbia rossa. Shinji ebbe l'impressione di riconoscervi il luogo che stava visitando con Ayanami prima di perdersi.
Il cielo in alto era straordinariamente azzurro.
L'azzurro lucente del cielo e il rosso brillante della sabbia.
Era un bel posto, gli piaceva.
-..Tu sai dove stiamo andando, Lain?-
La ragazzina si voltò verso di lui, ridendo.
-Che razza di domanda sarebbe?-
Shinji la guardò interdetto.
-E come se nel mondo reale ti incrociassi in una strada e ti chiedessi "Cosa succederà domani?"-
I dubbi di Shinji aumentavano -N..Non ti seguo. Non capisco.-
Lain sospirò paziente -Vuol dire che "non lo sò".-
-Ma.. E allora che camminiamo a fare? Stiamo fermi in un posto, no?!-
-..Sarebbe troppo noioso, no?-
-Che significa? Sicuramente ci sono persone che ci stanno cercando, che senso ha bighellonare per un luogo pieno di insidie come questo?!-
-Insidie? Quali insidie?-
Shinji si stupì -Non hai sentito parlare di Seele?..-
Lain sgranò gli occhi stupita -E chi sarebbe?-
-Un grosso problema, ecco cos'è!- disse Shinji enfatizzando il tono della voce -Anzi, mi stupisco che ancora non ci abbia uccisi..-
-Forse non ha intenzione di ucciderci..- constatò Lain, pur non avendo capito nulla di ciò che diceva l'agente.
-Come no? Se è stato creato per quello?-
-Ah, non è una persona?..-
-No, è un dannato protocollo difettoso. Anzi, non è difettoso per un cazzo!-
Lain si bloccò, fissando il ragazzo con raccapriccio.
Shinji se ne accorse e arrossì di fronte allo sguardo sconvolto della ragazzina -Che c'è?-
-Tu..- Lain arrossì -..Hai detto una parolaccia.-
--------------

-Queste sono e armi nuove che avevamo concordato avremmo messo a vostra disposizione.-
Fuyutsuki mostrò i fucili all'agente Ayanami e l'agente Langley.
-Sono armi piuttosto maneggevoli, leggere ed estremamente precise- il Direttore ne prese una in mano per mostrarla alle ragazze -La carica magnetica è potenziata, così come la velocità di tiro. Sono ovviamente dei prototipi, ma abbiamo avuto modo di provarle e sembrano relativamente sicure.-
-Come sarebbe a dire "relativamente"?- borbottò Asuka -Io voglio garanzie quando sarò nel Wired..-
Fuyutsuki aveva poca voglia di incoraggiare il suo prossimo, quel giorno -Accontentatevi, e ciò che abbiamo potuto fare in questi ultimi due giorni.-
-Tuttavia adesso la priorità è data dallo scovare l'agente Ikari, vivo o morto, ma trovatelo: i famigliari iniziano a diventare inopportuni.- aggiunse poi Fuyutsuki.
-E l'operazione Seele?- chiese Rei.
Fuyutsuki si voltò verso Rei, afflitto -Le due missioni sono parallele.-

-Signorsì.-

Le due uscirono dall'ufficio del Direttore.
Rei guardava fisso davanti a sè, prestando alla collega la massima indifferenza.
-Hai sentito? E' stata data priorità alla mia missione.- la punzecchiò Asuka.
Rei tacque, erano quasi arrivate alla sala di ricerca operativa.
Asuka accusò il silenzio come un duro colpo.
Entrarono nella stanza e indossarono i rispettivi plug-suites.
Rei fu la prima a posizionarsi nell'abitacolo dell'EVA.
Asuka era un pò dubbiosa..Sembrava differente dal solito, il pupazzo di plastica.
-Ehi Ayanami, che ti ha combinato stavolta Rokubungi?..- il suo tono era ironico come sempre, ma stavolta si poteva percepire una punta di apprensione.
Rei si voltò disinteressata verso la collega -..Andiamo?-
Asuka sbuffò -Ok, capisco..Oggi non sei in vena di chiacchiere...Non che sia una novità, però...-
-Inizializzazione...-
-Ehi..Ehi, aspettami! Non ricordi? "Missione parallela"!-
--------------

-Dimmi cosa vuoi.-

Fuyutsuki guardava con disprezzo il dottor Rokubungi, gettato sulla branda di una delle celle di detenzione come uno straccio sporco.
-Rispondimi, o ti lascio qui a marcire, Rokubungi.-
-Non me ne frega più niente, direttore. Se è nelle sue possibilità mi faccia fuori, la prego.-
-Fa ritornare Rei come prima.-
Gendo tacque.
Si sollevò lentamente dalla branda e si avvicinò con fatica alle sbarre.
Era difficoltoso per lui muoversi, a causa dei colpi ricevuti.
Sicuramente Fuyutsuki gli aveva rotto anche qualche costola.
-Non posso farlo. Per lei sarà anche simpatico starsene con la copia in miniatura di sua figlia, ma io quando cell'ho vicino mi sento male...-
-D'altraparte è stata una sua idea quella di Rei, no?-
-Il progetto di base...La Rei che avevo progettato io è quella che vede... Ma la personalità di Yui, è stato lei a ordinarmi di installargliela...-
Fuyutsuki tacque.
-..Non si rende conto che non può mettere l'anima di una persona in un corpo meccanico?..-
Silenzio.
-In ogni caso ho deciso. Rei ritornerà il progetto iniziale, il progetto per cui era stata concepita.- Gendo si allontanò dalle sbarre.
-Ritsuko Akagi. Terza divisione del Reparto Tecnologico.- disse Fuyutsuki.
Gendo si voltò verso di lui.
-..Vuoi che ce la prendiamo con questa povera donna, per causa tua?-
Il dottore cercò di avvicinarsi alla branda, dando di nuovo le spalle al direttore -...Cosa volete che mi importi di Ritchan?-
-Già, vorresti farmi credere che ti importa solo di Yui. Sei commovente, davvero.-
-Lei è davvero un idiota testa di cazzo.-
-..Non vuoi proprio venirmi incontro, mh?-
-..Con un rullo compressore.-
-Vabbene. Starò alle tue regole. D'altra parte mi servi. Tra poco ti farò uscire di qui.- Fuyutsuki si voltò verso l'uscita -Adesso abbiamo troppi grattacapi a cui pensare. Ma vedrai...-
Gendo alzò la testa verso il direttore.
-...Sarai tu stesso a chiedermi di poter far ritornare Rei come prima, Rokubungi...-
Le sbarre dell'uscita si chiusero ermeticamente.
-...La nostra è una maledizione comune, figlio di puttana. Ricordatelo.-
--------------

-..Non puoi mica tenermi il broncio per tutta la giornata, Lain...-
-...Sei un uomo volgare. Detesto le persone volgari.-
Shinji sconsolato si alzò dal rifugio di tronchi che avevano trovato nel deserto.
-...Diciamo che questa della parolaccia è solo un pretesto, in realtà stai nascondendo il tuo dissenso perchè non voglio che continuiamo a girovagare senza meta.-
Lain, accovacciata sotto i rami taceva.
Shinji si voltò verso di lei, tuttavia non aveva idea di come trattarla.
Ritornò con lo sguardo all'orizzonte sereno.
-A me questo posto piace.-
Il ragazzo si voltò di scatto verso a ragazzina, che col volto piegato verso il basso giocherellava con la sabbia rossa.
-Hai detto che verranno a prenderci..Ma io non voglio tornare nel mondo reale...Io mi trovo meglio qui.-
Shinji si fece triste -Come puoi dire una cosa simile..?-
-Tu non la pensi forse come me?-
Shinji fece di no con la testa.
Lain sorrise -Menti a te stesso?-
Poi riprese, alzando la testa verso il cielo e allungando le gambe nella sabbia -Tu sembri il classico tipo che osserva la sabbia mentre gli scorre via tra le dita...-
Shinji si fece cupo.
-..Un pò come tutte le persone. Guardi, guardi...E nel momento in cui credi di vedere qualcosa, dopo tutta quella sabbia che scorre...-
Lain prese un pugno di sabbia nella mano minuta, e la fece disperdere al vento. Aspettò che la sua mano fosse visibile, poi pulita.
-..Wow, ti accorgi che non era altro che la tua mano... E la sabbia è andata tutta via.-
Lain si alza da terra e si avvicina al ragazzo, porgendogli la mano -..E adesso dimmi, ora che non c'è più sabbia da reggere...Che ne sarà della mia mano?-
Shinji iniziò a sudare freddo -Lain, chi sei tu?..-
La ragazzina sorrise, fiera di aver intimorito il suo amico -Una ragazzina come tante.-

-Ecco, un'imperfezione del protocollo.- Rei indicò un punto preciso, davanti a lei.
Una leggera brezza si sollevò, scompigliandole i capelli.
Asuka strinse la sua bella capigliatura rossa tra gli avambracci -Vedi anche qualcosa?-
-Sì, percepisco due figure. Suggerisco di non perdere altro tempo.- disse la ragazza voltandosi verso la collega.
-Due figure, c'è anche Ikari?-
-Presumo di sì. Io ti precedo.-
-Ehi! Ayanami! Cacchio!!-

-Stanno arrivando..- Lain si voltò verso un punto alla sua sinistra.
Shinji si voltò verso di lei -Che hai detto?-
-I rinforzi ci hanno trovato, avevi ragione tu, dunque.- sorrise Lain.
Shinji incredulo accuì la vista, cercando di vedere qualcosa.
Lain si voltò col corpo in quella direzione, aspettando con le braccia incrociate dietro la schiena.
Finalmente le due sagome veloci delle ragazze divennero visibili.
-E' Rei!- esclamò Shinji -Visto Lain? Siamo salvi!-
L'agente si voltò verso la ragazzina, che annuì -Peccato, mi stavo divertendo qui..-

-E' l'agente Shinji Ikari. E una ragazzina.-
I loro passi si erano fatti meno veloci...Adesso erano a un centinaio di metri di distanza, i due erano perfettamente visibili.
Il rilevatore taceva.
La ragazzina le guardava serena, mentre Shinji si sbracciava, accennando qualche passo nella loro direzione.
-Missione compiuta, collega.- sorrise Asuka.
Rei aveva un espressione particolarmente dura.
Finalmente i quattro si congiunsero, in quel deserto luminoso.
Quando Rei ebbe di fronte la piccola Lain puntò il fucile nella sua direzione, mentre Asuka e Shinji la fissarono attoniti.
Lain si mostrò stupita. Non si aspettava di certo questo tipo di benvenuto...
Fu il ragazzo a bloccare con la mano la canna del fucile.
-Ma che fai, Rei! Questa è Lain, Lain Iwakura, una civile!-
-I tuoi chip si sono fusi sotto al sole..?- mormorò Asuka.
Rei non ripose.
Lain osservò spaventata la canna lucente dell'arma, puntata verso di lei -Ehi...Cosa hai intenzione di...-
-Ayanami...Il rilevatore non dice nulla...Cosa diamine..-
-Il rilevatore non percepisce imperfezioni durante una manomissione della proiezione.-
-Eh?! Quale manomissione?!-

-La manomissione attuata dal protocollo DDS_SCRLL.-
-DDS..?- bofonchiò Asuka.
-..Il protocollo di..Seele..- ansimò terrorizzato Shinji.
Lain sgranò gli occhi terrorizzata, come se...

--ACCESS DENIED--

Asuka, Rei e Shinji furono espulsi dagli abitacoli degli EVA, la connessione era stata interrotta.
Langley crollò in avanti tenendosi una mano sulla bocca per la nausea.
Rei stordita, dava delle scosse alla testa, come per svegliarsi.
Shinji, nel sedile dietro quello di Rei era svenuto.
-Ikari!- urlò Asuka trionfante -L'abbiamo ripescato!-
Detto questo balzò fuori dal suo EVA e si diresse verso la postazione di Ayanami.
-Fermati. E' svenuto.- le intimò la ragazza.
-Oh, chissenefrega! L'importante è che ora sia qui!-
Rei si alzò dalla sua postazione -Vado subito ad avvertire il Direttore, anche per quanto riguarda la faccenda di Seele-
Asuka annuì -Sì..Certo...- Si stupì di aver dimenticato il problema principale.
Ma tanto...Qiuella era la missione di Ayanami, mica la sua, no?
Rei sparì dalla porta della sala.

"Diamine.
Oggi non riesco proprio ad essere felice."
--------------

Asuka era sdraiata sulla sua branda, scrutando impassibile il soffitto.
-E così Rokubungi ha modificato la trascrizione informatica di personalità di Rei...-
Si volta dall'altra parte -..E Shinji Ikari si trova in coma. Può svegliarsi tra mezz'ora come tra dieci mesi...Come mai più.-
La ragazza si sdraia supina, nascondendo il viso nel cuscino, spingendovelo.
Quando il respiro si fa troppo affannoso e l'aria troppo calda, ritorna fuori con la testa nella posizione iniziale.
A terra i vetri dello specchio.
Dovrà raccoglierli, o prima o poi si farà male passandovici sopra inavvertitamente...
Sul comodino insieme alla sua pistola, una nota di richiamo dei superiori per aver sparato un colpo di pistola nel suo alloggio senza apparente motivazione.
Asuka sorride.
Unisce le mani, serrando le dita a formare una pistola immaginaria da puntare sul soffitto.

-Bang.-

Poi abbandona le braccia sul lenzuolo, mentre il suo sguardo ritorna malinconico.
-Ho tanta voglia di ammazzare qualcuno..-

Si tira su, le viene un'idea.
-Lain Iwakura.-
Balza giù dalla branda e si avvia al suo laptop.
-...Trascrizione informatica di personalità...Anche Eiri lavorava su un progetto come questo?...-

-..O c'è dell'altro?-
--------------

-..Sembra che stavolta sia andato tutto bene.- constatò Rokubungi, mentre controllava i circuiti di Rei, tenendosi dietro la sua schiena.
Il torace gli faceva un male boia, ma era questione di giorni, sarebbe tornato tutto a posto.
Anche il viso gli doleva un pò, ma dopo un bel pò di ghiaccio il gonfiore iniziava ad andarsene.
-Sì.- rispose Rei.
-Il Direttore finalmente è soddisfatto. Adesso potrete dedicarvi alla cattura di Seele.-
-Ci servono armi più efficaci.-
-Sì, dovrò parlarne alla sezione tecnologica..-
-Bene.-
-Sì...-

Silenzio.

Silenzio.

Silenzio.

Silenzio.

"...Sometimes it feels it would be easier to fall
than to flutter in the air with these wings so weak and torn..."

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Capitolo 5
*** Avoid in Love ***


MENTAL SIEGE -- Avoid in Love
"All I ever wanted out of you
was something you could never be"


Layer 5 -- Avoid in Love
Non penserai davvero di essermi indispensabile!?


Gendo guardò titubante il suo portatile.
Stringeva nella mano il dischetto con la personalità digitale di Yui.
Pensò alla minaccia di Fuyutsuki.
Alle sue ultime parole prima di sparire dietro allea porta metallica che lo divideva dalla libertà.

No, no, no.

Si gettò sulla sedia di fronte alla sua scrivania.
Gettò il dischetto sul mobile.
Riflettè battendo per qualche attimo le dita sul legno artificiale.
Una voce lo distrasse dai suoi pensieri.
-Dottor Rokubungi?-
-Ah..Sì, Rei? Ikari stà meglio?-
-No. Il Direttore vuole parlare con lei.-
-Sì, vengo subito.-
Le accarezzò la testa comprensivo, dirigendosi verso il suo aguzzino.
Ma era scorretto esprimersi così.
Dopotutto, Gendo sapeva che in realtà era lui ad essere il suo aguzzino.
Già. Era lui ad avere il coltello dalla parte del manico.
Era sempre stato lui il più forte tra i due.
Era per questo che il Direttore voleva sempre parlare con Rokubungi.
Ed era per questo che il Dottore voleva sempre parlare con Fuyutsuki.
Per dimostrare a loro stessi che potevano fare a meno l'uno dell'altro.
Quando in realtà si reggevano in piedi solo perchè almeno uno di loro era ancora in vita.

--------------

-E così...Tu sei Ikari.-
Asuka entrò nella stanza ospedaliera, portandosi verso il suo collega, attaccato al respiratore.
La ragazza guardò il viso del tizio, che praticamente poteva considerare uno sconosciuto.
Si voltò verso le macchine che monitoravano la sua vita indotta.
-Certo che deve essere frustrante dormire con nelle orecchie il suono artificiale del proprio cuore che batte...-
Shinji non poteva ovviamente risponderle. E probabilmente non poteva neanche sentirla, chi può dirlo.
Sicuramente non poteva capirla.
-Sai, io dovevo indagare sulla tua scomparsa.-
Un liquido trasparente gocciava ritmicamente nella flebo.
Asuka serrò le labbra.
-Sono qui perchè ho bisogno di parlare con qualcuno.-
Shinji respirava tranquillo, grazie ai tubi nella gola.
-Mi sono sempre autoimposta a non aver bisogno di nessuno...Essere indipendente poter sopravvivere grazie alle mie forze. E' titanico. Oscuro, ma appagante.-
La rossa guardò il viso addormentato del ragazzo.
Sì, poteva stare tranquilla. Era in coma. E probabilmente non avrebbe ricordato nulla di ciò che gli stava confidando.
-Scusami se vengo da te. Ma sei abbastanza innocuo da permettermi di parlarti.-
La mano di Shinji era posata sul suo ventre.
Proprio come se dormisse.
-Allora ok. Io sono Asuka Soryu Langley, e fino a qualche giorno fa vivevo in Germania con mia madre. Anche se forse sarebbe meglio dire che vivevo da sola, considerando che lei ama viaggiare. Non viaggi di lavoro, a lei piacciono le crociere. Quando ero bambina portava anche me. Ma non mi sono mai andati a genio i viaggi. Capisci, ero una bambina. Preferivo stare a casa e guardare i cartoni animati... Forse è per quello che ho sempre desiderato essere grande. Per poter stare a casa da sola a guardare i cartoni.-
Una breve pausa.
Asuka si rese conto di quanto fosse stupida.
-Mia madre è sempre stata una gran donna. E' la responsabile e maggior azionista di una rivista di moda femminile. Eppure mia madre non ha mai saputo tenere un ago in mano. Sai? Ha trovato quel lavoro con una laurea in Lettere e Filosofia con specializzazione giornalista. Quando penso alla professione giornalistica mi vengono in mente i film di avventura...Non sò neanche perchè. Forse solo per la faccenda degli inseguimenti...-
Asuka si voltò, controllando che la porta fosse chiusa.
Si chinò più vicina a Shinji, cercando di portare la voce a un tono più basso e confidenziale.
-Comunque, appena terminate le superiori, ho iniziato a fare vari concorsi per entrare nella polizia. Eppure mi avevano sempre detto che avevo delle mani troppo belle per impugnare una pistola... Probabilmente l'ho fatto solo per quello. Io voglio bene alla mia pistola. A volte ci parlo pure. Davvero. Mi manca solo di darle un nome, come il pazzo di "Full Metal Jacket"... Forse ho deciso di fare la poliziotta proprio perchè nessuno se lo sarebbe mai aspettato, prima di tutti mia madre. Lei mi vestiva sempre con tutti quei pizzi e quelle cose stupide da bambina. Non che non mi piacesse...Ma era come... Se fosse una maschera che limitasse il mio carattere e le mie capacità. Da grande sarei dovuta diventare una persona capricciosa e sofisticata, proprio come mia madre. Naturalmente lo sono sempre stata. Ma volevo esserlo a modo mio, in una maniera differente da mia madre. Era il minimo che potevo fare per rivendicare quel minimo di identità che è necessaria a tutti gli esseri viventi.-
Asuka guardò il suo viso. Sì, era proprio come se dormisse.
Anzi, no.
Era diverso. Estremamente differente.
C'era qualcosa di falso in quel sonno. Qualcosa di artificiale.
Come se Shinji Ikari non fosse stato un essere umano, ma un semplice bambolotto.
E chi può dirlo? Chi può dirlo che non lo fosse realmente?
Che dietro quell'agglomerato di organi e valvole di carne l'anima non ci fosse più?
-Ma cos'è, dopotutto l'anima? Forse neanche esiste... Forse è solo un nome altisonante con cui in realtà intendiamo comprendere tutte quelle reazioni chimiche e impulsi elettrici dati dal cervello e i suoi neuroni e le varie sostanze ed enzimi che compongono il nostro corpo...-
La ragazza sorrise dolorosamente -...Così è decisamente meno poetico, Ikari.-
Strinse le mani, serrando le dita uno sull'altro.
-Ikari, io non voglio morire. Non voglio morire. Anche se nella vita non c'è niente di poetico, niente di sovrannaturale. Non voglio morire.-
Alzò gli occhi sul corpo placido di Shinji.
Il corpo umano che sembrava di plastica.
Pensò ad Ayanami.
Adesso si scoprì ad invidiarla.
Naturalmente.
La plastica non può morire.
La stupida bambola è immortale.
..Ikari?-
Asuka scoprì la sua voce quasi tremolante.
Allungò una mano esitante, verso il viso del ragazzo, tranquillo eppure sofferente, un viso che trovò fatalmente simile al suo.
-Quando tornerai indietro... Ti andrebbe di fare l'amore con me?-
Gli accarezzò il viso, per poi lasciarlo baciandogli una guancia, affettuosamente.

--------------

-E' passato un mese. Vedo che resisti.-
-Ne dubitava?-
-Adesso si considera felice?-
Gendo serrò le labbra.
-Felice? Ho dimenticato il senso di quella parola.-
Fuyutsuki annuì.
-Vuoi qualcosa da bere, Rokubungi?-
-Mi ha fatto venire qui per chiedermi queste cose inutili?-
-Niente è inutile.-
-Dipende dai punti di vista.-
Fuyutsuki si alzò, guardandolo con supponenza.
Andò verso lo sparuto minibar in fondo al suo ufficio.
-Novità sulle missioni?-
-Perchè lo chiede a me? Io sono solo uno scienziato, ho la dignità di un idraulico. Lo chieda alla sezione operativa.-
-Intendevo dire... Nuovi risultati sul fronte informativo? Si stà occupando lei delle ricerche in proposito, no?-
-Non c'è nulla di nuovo da aggiungere. Attendiamo solo le conferme dai capi. Tra i quali vi è anche lei, ovviamente.-
-Capisco.-
Fuyutsuki guardò malinconico il giallo del whisky nel suo bicchiere.
-L'alcool fa male, Direttore.-
Fuyutsuki ingoiò il liquido con un solo enfatico gesto.
Strinse i denti e gli occhi, mentre una lacrima scendeva sul viso come risultato della sua spavalderia.
Aprì gli occhi.
Spostò il suo sguardo verso Rei, silenziosamente in piedi di fianco la porta, come un soldatino di piombo.
-E' l'ultima cosa che mi scalda un pò, circondato come sono dalla plastica e dall'acciaio, Rokubungi.-

--------------

Ritsuko succhiava un pò di caffè dalla sua tazza, mentre controllava pigramente gli ultimi settings dei progetti per le nuove armi.
Guardò malinconica il suo pacchetto di sigarette da dieci, maledicendo il divieto di fumo nella struttura.
Decise di prendersi una pausa.
Mentre calpestava incurante il corridoio che portava all'esterno, incrociò Rokubungi.
-Buonasera. E da molto che non ti fai più vivo.-
Lui la guardò confuso.
Come se prima di parlarle mettesse a fuoco il suo viso per ritrovarlo in qualche anfratto della memoria.
-Oh. Ritchan. Hai ragione, sono stato molto scortese.-
-Stasera potresti riscattarti.-
Solo mentre pronunciava quelle parole si accorse di Rei, che la guardava impassibile da dietro l'uomo.
La donna serrò le labbra, infastidita.
-Stasera avrei un pò da fare.-
-Immagino.-
Ritsuko si scostò da lui, allontanandosi senza guardarlo in faccia.
Gendo si voltò verso di lei, osservandola allontarsi.
Continuò a fissarla finchè non uscì dall'edificio, afferrando direttamente con le labbra una sigaretta dal pacchetto e frugare nelle tasche del camice cercando l'accendino.
Sorrise ironico.
-Cos'è quello?- chiese Rei con voce non molto interessata.
-Gelosia.-
-Devo memorizzare?-
-No. Ti è inutile. Torniamo in laboratorio.-

--------------

Asuka si chiusa nel suo alloggio.
Era ritornata al lavoro sulla pita che aveva deciso di seguire.
La pista "Lain Iwakura".
-Lain... Non sembra un nome giapponese. Forse è una specie di codice...-
Le ricerche su questa persona risultarono nulle.
Magari si trattava slo di un'entità inventata, una creazione di Eiri, simile a un personaggio di un videogioco o l'animazione di un salvaschermo.
La vita di Masami Eiri non era molto esaltante.
Non era sposato, una fedina penale immacolata, un'infanzia non particolarmente travagliata, una carriera scolastica nella norma.
Un impiego stabile nella Tachibana grazie a una laurea in ingegneria elettronica e un'estrema competenza e abilità.
Asuka strappò con i denti la carta dell'ennesimo chupa-chups alla cola.
Se lo infilò in bocca succhiandolo concentrata.
-E' proprio vero: tutte le persone intelligenti sono un pò sceme nell'intimo.- bofonchiò.
Afferrò il leccalecca ruotandolo nel palato, quasi voluttuosa.
-Masami Eiri. Un uomo come tanti qui in Giappone. Un impiegato frustrato.-
Asuka si lasciò andare sullo schienale della sua sedia.
-Non era sposato, nessuna relazione a lungo termine... Tracce di inserzioni e annunci su rubriche sentimentali. Un timido che si mascherava dietro un giornale?..-
Asuka rabbrividì.
-Gli uomini posso uccidere per la mancanza d'affetto. Che constatazione penosa.-
Effettuò l'ultima ricerca nella banca dati della prefettura.
Osservava pigramente la finestra dell'applicazione di ricerca scandagliare a vuoto, con la frenesia dei computer che mette un pò in agitazione il cuore umano.

LAIN: OGGETTO TROVATO 1

Asuka balzò dal sedile, stupita.
Prima non aveva trovato nulla.
Osservò l'indirizzo della cartella.
Un file...Di sistema?

--------------

Gendo baciava dolcemente il collo di Rei.
La materia che ricopriva il suo esoscheletro cibernetico era davvero molto simile alla pelle.
Mordiba e vellutata, l'uomo ebbe l'impressione di stringere tra le braccia quasi una creatura vera.
Rei glielo permetteva annoiata, seduta sulle sue ginocchia completamente nuda.
Gendo iniziò ad accarezzarla, ben cosciente di aver disattivato la sensibilità nervosa del cyborg.
Ben cosciente che non aveva mai munito Rei di un apparato genitale e quindi la sua eccitazione sarebbe andata a vuoto.
Rei taceva, lui lo gradiva.
Questo gli dava l'impressione di non fare poi niente di così strano o disgustoso.
Eppure sapeva che quello che stava facendo, oltre a non avere senso, oltre a non avere giustificazione, era un atto spregevole.
Le chiese dunque conferma -...Mi consideri un essere spregevole, Rei?-
-Non sono in grado di esprimere giudizi morali sui miei superiori.-
-E su quello che stò facendo? Puoi esprimere un giudizio morale?-
-L'espressione di giudizi morali è un procedimento sotto blocco di sicurezza. Conferma lo sblocco?-
Gendo le morse una spalla, eccitato -Certo.-
-La sua attuale azione equivale a un sofisticato metodo di masturbazione. Moralmente deprecabile.-
Gendo ritornò su di lei con le labbra, invitandola ad allargare le gambe sul suo bacino.
-..Sai come si chiama questo?-
Rei avviò una breve ricerca -Corrispondenza del 99,89% con VUOTO, corrispondenza dello 0,20% con AMORE.-
Gendo sorrise -Solitudine.-
-Devo memorizzare?-
Gendo serrò le labbra.
Si sforzò di pensare qualcosa di sensato mentre continuava a ferirsi col suo giocattolo.
-No. Ti è inutile.-

"Now take a good look
at what you've fucking done to me"

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Capitolo 6
*** Give me my Lesson ***


MENTAL SIEGE -- Give me my Lesson
"Lay beside me, tell me what they've done
Speak the words I wanna hear, to make my demons run
The door is locked now, but it's open if you're true
If you can understand the me, than I can understand the you"


Layer 6 -- Give me my Lesson
Credi di essere più reale di me in questo momento?..


-Un file di sistema?-
-Esattamente. Durante le ultime spedizioni non sono stati evidentemente impediti alcuni scambi di informazioni. Quanto è bastato al Protocollo per infiltrare i suoi files di sistema spingendoli alla coabitazione con le nostre apparecchiature.-

Fuyutsuki fissò accigliato il rapporto della ragazza.
-Quindi in ogni struttura collegata al core dell'Agenzia...-
-..E' un ipotetico soggetto ostile.-
-E' la fine.-
-Non credo: è differente dall'infezione di un virus... Non sembra che le caratteristiche di questo file rispecchino esattamente i comandi del Protocollo.-
-Cosa diamine vuol dire?-
-Sembra legato ad applicazioni di ricerca.-
-Ricerca?-
-Ricerca. Pura e semplice. Il motivo? Non ne ho idea.-

--------------

Gendo fu svegliato dal solito fastidioso trillare.
Anzi. No.
Stavolta il fastidioso trillare era duplice.
-..Ritchan?-
-Mhh?-
-..Lo senti?-
-Seh.-

Silenzio.
Anzi, trillìo.

-...Hai intenzione di spegnerli con la telecinesi?-
-Gendo ti prego...Vai tu... Sono stanca.-
-Sono dalla tua parte. Muoviti.-

Trillìo.

Ritsuko si arrese, sbuffando.
Si alzò stropicciandosi gli occhi, avviandosi verso il tavolo.
-Il mio l'ho trovato. Il Direttore.-
-Mh... Non è un buon segno. Il mio?-
-Aspetta...Ecco... Il Direttore.-
-Mhhh.-
-Preoccupato?-
-Il Direttore che cerca due dei tre responsabili delle sezioni tecnologiche? C'è un motivo per cui non dovrei esserlo?-
Lei sorrise.

--------------

Asuka era ferma al distributore delle bibite.
Nonostante il contegno dimostrato qualche attimo fa non riusciva a reggersi in piedi.
Non aveva chiuso occhio la notte, per completare la sua indagine.
Le serviva qualcosa per aprire gli occhi e mantenerli tali.
Nonostante il corridoio fosse come al solito fin troppo trafficato, non potè fare a meno di voltarsi di scatto dietro di sè, attirata da alcuni passi.
Non le fu difficile capire che era un gesto strano, non solo per una persona come lei, ma per qualsiasi essere umano.
Incrociò lo sguardo con quello di Ayanami.
Il cyborg si fermò di fronte a lei.
-Cosa c'è? Devi bere anche tu?- biascicò seccata mentre osservava il bicchierino di plastica riempirsi lentamente di caffè bollente.
-Una riunione straordinaria. Dovresti saperlo, agente Langley.-
-Adesso stò bevendo.-
-Puoi bere strada facendo.-
-Sai una cosa? Ti trovavo già insopportabile come fantoccio del Direttore, ma adesso come fantoccio e basta sei ancora più irritante.-
Rei la guardò impassibile.
-Mphf. Non c'è soddisfazione ad offendere voi fantocci. Non avete dignità quindi vi si può dire ciò che si vuole, anche le cose più odiose.-
-Cosa mi hai detto di odioso?-
-Ti ho detto che sei un fantoccio.- sibilò Asuka fissando il liquido nero, senza riflessi.
Il contatto della plastica bollente con le dita la innervosì -Se tu fossi stato un essere vivente saresti stato ferito da tale parola, perchè avrebbe urtato la tua identità.-
-La definizione di fantoccio coincide con quella di pupazzo, ovvero di un oggetto creato con la forma degli esseri umani a loro imitazione. Non è offensivo. E' ciò che sono.-
Asuka la guardò con astio per qualche secondo -E' quello che ho detto io.-
-Intendevo dire che anche tu sei un fantoccio, perchè anche tu imiti gli esseri umani.-
Asuka la guardò incredula, mentre il calore del caffè si espandeva dalla mano a tutto il braccio, con nervosismo.
-Come osi?-
-"Essere Umano" è una categoria di pensiero, non una determinata persona o atteggiamento. Dal momento in cui nasci ti viene insegnato ad uniformarti a tale categoria di pensiero per aiutarti ad autodefinirti ed identificarti. Anche le tue azioni sono il riflesso di ciò che ti hanno insegnato per appartenere alla categoria "Essere Umano". Anche l'attuale te stessa è stata quindi creata dal nulla e modificata secondo determinate esigenze, atte al renderti simile alla forma degli altri esseri umani per farti rientrare nella loro categoria. Anche tu sei un pupazzo, perchè anche tu sei materia che imita una volontà.-
Fu un gesto automatico, uno scatto nervoso, un lampo d'ira che dopo qualche secondo si limitò all'autocommiserazione.
Rei continuava a fissare la sua collega come se niente fosse, mentre il caffè le colava dal viso in pesanti gocce che si espandevano sui suoi abiti come macchie di sangue.
Asuka fissò il suo braccio teso, come congelato nel gesto, osservò il bicchiere di plastica vuoto, quasi accartocciato tra le dita.
Si guardò intorno terrorizzata.
Nessuno aveva dato molta importanza al suo gesto, e nonostante lo stupore o la forzata indifferenza di alcuni, la gente che trafficava il corridoio o oziava con le spalle poggiate contro gli stipiti delle porte dei vari uffici e sezioni, non sembrò darle una grande importanza.
Ma Asuka si sentì umiliata.
Asuka si sentì frustrata.
Si sentì stanca.
-A..Arriverò con un pò di ritardo, in ogni caso sò già di cosa parlerà il Direttore. Giustificami momentaneamente, se è possibile.- mormorò allontanandosi dal cyborg, come a divincolarsi dall'atmosfera troppo frenetica e nervosa di quel corridoio, quell'atmosfera troppo rumorosa e imperfetta, quell'atmosfera troppo umana.
-Sì.-
Rei si voltò, dirigendosi verso l'ufficio del Direttore come se niente fosse, mentre il caffè si espandeva sempre più placidamente lungo il collo e il petto.

--------------

-Sei ancora tu?-
-Così pare.-
-Com'è possibile? Non sono più nel Wired.-
-Sei in qualcosa di simile, se sono riuscita a trovarti.-
Shinji la guardò, con gli occhi stanchi di chi si sente sballottato senza motivo da un posto ad un altro.
Lei gli sorrise, forse perchè non le era chiaro cosa dovesse fare.
-Quindi, siamo nuovamente compagni di viaggio.-
-Viaggio? Io e te non viaggiamo.- Shinji tornò con gli occhi verso l'alto, imitando la postura di un cadavere -Io e te siamo sempre fermi in un posto.-
Lain lo guardò tristemente -Non vuoi più essere più mio amico?-
Il ragazzo tacque a quella risposta mormorata con la morte in gola.
Lain si sedette vicino a lui, silenziosa, cercando di non infastidirlo.
-Dovresti andartene. Se ti troveranno ti faranno del male.-
-Non vedo perchè dovrei. Oltretutto ho fatto molta fatica per trovarti.-
Un breve silenzio in cui i due seguirono il percorso di una grande nuvola bianca con riflessi rosati su di loro.
-Lain, sai dirmi dove sono?-
-Non ne ho idea.-
-Come hai fatto a venire qui?-
-Non sò spiegartelo, sinceramente.-
-...Mi ami?-
-Amore è una parola grossa.- la ragazzina sorrise dolcemente, ben sapendo che lui non la guardava -Diciamo che sapevo che qui ti sentivi solo e quindi sono venuta a farti compagnia.-
-Perchè?-
Lain sbuffò alle domande fredde e sintetiche postale dal ragazzo.
Si sdraiò imitandolo, portandosi le braccia dietro il capo e incrociando le gambe -Mi sentivo sola. Tutto qui.-

L'aria intorno a loro era serena e limpida.
Erano sdraiati su un prato verde, e sopra di loro un cielo azzurro, di un azzurro talmente puro da terrorizzare il cuore.
Shinji percepiva degli alberi in fiore vicino a lui, dei ciliegi, eppure se si voltava verso la direzione da cui sembrava entrare nella sua visuale un rametto fiorito, i suoi occhi non vedevano altro che il prato verde, interminabile.
Eppure aveva la sensazione dell'immediata vicinanza di qualcosa, di uno spazio non poi così immenso.
Percepiva il contatto con qualcosa di piacevole... Di caldo...

-...Lain?-
-Mh?-
-Sono felice che tu sia qui.-
Lain sorrise -Lo sò.-

--------------

-Togliere l'energia elettrica a tutta la struttura?-
-Non mi sembra davvero il caso.-
-E' l'unica possibilità.-
-E' inutile, non lo toglieremmo di certo dalle strutture elettroniche infette.-
-Che situazione assurda...-
Fuyutsuki si avvicinò nuovamente verso il suo minibar, afferrando una bottiglia di Glenn Grant.
La osservò pensieroso, e dopo averla odorata disgustato la posò sul tavolo.
Ritornò con la testa verso l'interno del frigo.
-Vi chiederò una cosa un pò insolita per voi scienziati: cercate di impersonarvi in un virus, dove andreste a rifugiarvi?-
-Che tipo di virus? Organico od elettronico?-
-E in ogni caso i virus non hanno una volontà o una personalità.-
Fuyutsuki si voltò di scatto verso Rokubungi con la bottiglia di whiskey in mano -Esattamente. Cos'hanno i virus?-
Rokubungi sollevò le spalle sconcertato.
La dottoressa Akagi guardò preoccupata la bottiglia di alcool stretta dal Direttore nella mano.
Fuyutsuki sbuffò infastidito -...E voi avreste tre lauree a testa?-
L'uomo si voltò verso Rei, che era rimasta immobile vicino alla porta a fissare gli strani gesti di quelle persone, forse con l'intenzione di imitarne qualcuno in futuro.
-...Rei?-
-I virus sono microrganismi patogeni caratterizzati dalla...-
-Non ci prenda in giro- interruppe seccata la Akagi -Sappiamo perfettamente cos'è un virus.-
-E allora perchè non rispondete?-
I due tacquero.
-Allora, i virus hanno capacità riproduttive datagli dalla loro composizione nucleoproteica. Tramite questa possono sostituirsi al DNA o all'RNA delle cellule parassitate creando squilibri di varia entità. Come si bloccano tali infezioni?-
-Direttore, non vorremmo insistere ma il virus di cui parliamo è...-
-Ma no, Ritchan, il Direttore ha ragione. I virus informatici si basano sullo stesso principio dei parassiti obbligati: ricopiano sè stessi infettando tutti gli apparati che si servono di quella data funzione.-
-..E nel caso dell'informatica, essi ricopiano sè stessi su supporti di memoria di un computer per trasmettersi a tutte le macchine che li utilizzino.-
Ritsuko annuì -Sì, sappiamo cos'è, ma come lo combattiamo?-
Fuyutsuki riempì il suo bicchiere -E' per questo che siamo qui e vi ho costretto a quella fastidiosa introduzione di microbiologia: così come per lo studio dei virus ci si avvale della cristallizazione per analizzarne la composizione chimica, così voi dovete...-
-..Direttore, è una cosa assurda.-
-Ma cosa c'entriamo noi della prima e terza divisione del Reparto Tecnologico? Noi ci occupiamo di cibernetica ed armi!-
-Non vi stò chiedendo di creare un antivirus. Il virus che si è infiltrato nella base è una seccatura, tuttavia non sembra che la sua azione sia distruttiva, e naturalmente della localizzazione se ne stanno occupando i tipi della seconda divisione, com'è ovvio. Io vi stò chiedendo di fare il passo successivo. Essendo il virus un prodotto del protocollo, in esso vi sono, seppur con le ovvie differenze, i principali dati di sistema. Non è compito mio dirvi come scovarli e come codificarli, questi sono problemi della prima e della seconda sezione, Rokubungi. Io vi stò chiedendo di basare le armi contro il protocollo sul protocollo stesso, usando il suo virus come antivirus.-
-E' una cosa piuttosto ovvia. Credo che Eiri abbia già predisposto le sue prevenzioni verso il protocollo, in questo senso.-
-Tentar non nuoce. E in ogni caso, prima non avevamo nulla di Seele. Adesso abbiamo la sua piccola Lain.-

--------------

Asuka, ancora scossa, era corsa a cercare conforto in Ikari.
Ikari, immobile e plastificato, così simile a un pupazzo di plastica.
Così orribilmente artificiale nel suo riposo a un passo con la morte.
Asuka sentiva il bisogno di cercare del contatto con lui.
Forse solo perchè lui aveva la sua stessa età, forse perchè quando lo incontrò in missione pensò "Oh, almeno è un ragazzo carino, anche se un pò tonto, visto che si è fatto assorbire dal Wired", forse perchè gli era sembrato così vivo, puro, caldo e vivace, mentre sbracciava nel momento in cui lei e Ayanami si stavano avvicinando a lui, forse, forse...
Forse perchè aveva sentito una strana sintonia nascere tra loro nell'attimo in cui i loro sguardi si erano incontrati, o forse, semplicemente, perchè era terribilmente seccata che il tizio che aveva ritrovato e salvato non fosse tornato tutto intero...
Col corpo qui, e l'anima chissà dove.
Guardò verso l'alto, verso le luci elettriche sul soffitto, ronzanti, fredde, immobili.
Forse la sua anima fluttuava sopra di loro, adesso.
O forse era contenuta nel corpo, nel cervello, chissà dove...
Asuka si alzò, piegandosi terrorizzata verso di lui, verso il suo corpo che già sapeva avrebbe incontrato mollicchio, svuotato, insensibile.
Posò la testa sul suo petto, badando bene a non appoggiarsi troppo su di lui, col terrore di schiacciarlo.
O forse col terrore che stare sopra di lui le piacesse troppo.
In perfetto silenzio, cercò di ascoltare i battiti del suo cuore.
Niente di romantico o poetico, anche qui.
Impulsi elettrici che stimolano involontariamente movimento in un muscolo cavo dal quale sangue venoso e sangue arterioso vengono sputati fuori abbastanza forte per permettergli di fare tutto il giro dell'apparato circolatorio.
Tu-Tum. Tu-Tum.
Asuka socchiude gli occhi, illudendosi di giacere sul petto affettuoso della mamma.

--------------

-Non hai paura che ti catturino?-
-Ma chi dovrebbe catturarmi? Ancora questo Seele di cui mi parlavi?-
Shinji degluttì impaurito.
Doveva dirglielo? Doveva dirglielo che Seele era lei?
-In generale. Non hai paura?-
-No, non ho paura.-
-Non provi nulla?-
-Non sò... Finora qui ho incontrato solo te con cui possa parlare... Gli altri sono tutti così indaffarati...-
-Gli..Altri? Ci sono altre persone intrappolate qui?-
-Mh-mh, molte nella tua stessa condizione. Ma loro non parlano con me, non si fidano. Poi ci sono altre persone nel Wired, ma anche quella è gente strana, preferisco non stare molto con loro...E in ogni caso, non credo che vengano fin qui.-
Shinji si sollevò incuriosito -Lain, noi non siamo morti, vero?-
-No, non credo. Anche se questo potrebbe essere una specie di paradiso, non credi?-
Shinji si alzò in piedi, determinato -Tu non sai di preciso dove siamo, ma forse queste altre persone di cui parli lo sanno, no?-
-Non lo sò, sono persone nella tua stessa condizione, quindi non credo ne sappiano più di te.-
-Proviamo a cercarli?-
-Sarebbe inutile, non puoi trovarli. Solo una persona può mettersi in contatto con loro.-
-E' una persona che conosci?-
-No, tuttavia l'ho visto, e forse posso avvicinarlo. Non credo tu possa venire con me perchè io sono troppo veloce, tuttavia posso cercare di convincerlo a venire da te.-
-Potresti farlo?-
-Posso provarci, ma non garantisco nulla.-
Shinji annuì sorridendo, mentre tornava con gli occhi al cielo.

--------------

Fuyutsuki fissava incerto il contenuto del bicchiere mezzo vuoto.
Diede uno sguardo vacuo alla bottiglia, ugualmente mezza vuota.
Tutto era mezzo vuoto, persino Rei, seduta sulle sue ginocchia.
-Credi che potrei bere un altro bicchiere, Yuichan?-
-Il mio nome è Rei, Interfaccia Elettronica Intelligenza Artificiale 1.0.-
-Seh..Seh...-
Fuyutsuki posò il bicchiere, togliendosi Rei dalle ginocchia, stringendosi una mano sulla fronte.
-Rei, tu sai chi era Yui?-
-Nessun dato in proposito.-
Fuyutsuki sorrise -Il bastardo ha proprio cancellato tutto...-
-Il bastardo? Attinenza col Dottor Rokubungi?-
L'uomo sbottò in una risata -No, no...Non dirglielo, ok?-
-E' un ordine?-
-...Sì, è un ordine.-
-Definizione cancellata.-
-Senti, se ti insegno una cosa, poi tu puoi ripeterla a me e a Rokubungi qualche volta?-
-Certo, ma deve darmi delle direttive riguardo il "qualche volta".-
-E' un compito difficile. Devi essere estremamente efficiente. Allora, ogni volta che Rokubungi o io ti sembriamo tristi tu...-
-Cos'è "triste"?-
-Quando si prova tristezza.-
-Concetto chiaro. Definizione aggiunta.-
Fuyutsuki riempì il suo bicchiere.
Adesso la bottiglia era definitivamente vuota.
-Credo sarà una cosa lunga...-

--------------

-Rokubungi? Si può?-
Ritsuko si avvicinò all'uomo, come stremato sulla sua scrivania.
-Ah? Ritchan?-
-Allora sei vivo... Senti, mi è arrivato il rapporto della prima sezione sull'analisi del virus, ti và di lavorarci insieme per la progettazione delle armi?-
-No...Non sono molto in vena di lavoro oggi...-
-Uh? Cos'hai in mano?... Cos'è quel floppino?-
-Niente. Niente.- Gendo lo posò con finta noncuranza tra li altri dischetti.
-Dai, fammi vedere...-
Gendo bloccò la donna, tirandola via dalla scrivania.
Cosciente che quel gesto poteva creare sospetti, la strinse a sè baciandola.
-Mh... Ma come siamo focosi...-
-Sì. Facciamolo, Ritchan.-
Ritsuko lo baciò affettuosa abbracciandolo.
-Mi dispiace, ma devo lavorare a questa cosuccia. A meno che tu non voglia aiutarmi per cui...-
-Oh...Aehm...-
-Ma sei un pigrone!- Ritsuko lo baciò di nuovo -Ok, vado da sola, perchè il Direttore mi ha imposto che entro domani pomeriggio devo portare i primi progetti dei prototipi a te... Visto che dubito che riuscirai ad aspettarmi sveglio ti consiglio di riposare...-
-Sì, è una buona idea.-
-Quando questa storia sarà finita dovremmo iniziare a frequentarci in modo un pò più decente, non credi?-
-Sì, sicuramente.-
Ritsuko sorrise mentre usciva dalla porta.
Gendo serrò le labbra, fissando la sua scrivania.
Corse verso di essa, afferrando il dischetto su cui erano inserite le coordinate della personalità di Yui.
Lo fissò ancora, titubante, incerto, risentito.
Lo strinse fra le dita, ma si bloccò subito temendo di romperlo.
Amarezza e rimorso.
Rei.

-...Dottor Rokubungi?-

L'uomo impallidì.
Si voltò verso la porta, verso lo sguardo di vetro del cyborg.
Rei si avvicinò a lui.
-Rei?..Che succede?-
Lei glielo chiese impassibile -Si sente triste?-
Gendo si stupì -..Triste?-
-Quando si prova tristezza.-
Lui sorrise, ritornando con l'attenzione sul dischetto.
Rabbrividì.
Le braccia di lei intorno al collo.
Le braccia di lei sulle spalle.
E iniziò a cantare.
Lei iniziò a cantare.

"Fly me to the moon, and let me play among the stars..."

Si illuse per un secondo che lei fosse tornata da lui.
Ma non era lei.
Era Rei.
Gendo la lasciò fare, anche se si sentì morire.

"...Let me see how spring is like, on Jupiter and Mars..."

Anche Fuyutsuki era nella stanza con loro.
Ma lui rimase vicino la porta, lontano dai due.
Muoveva le labbra silenzioso, seguendo le parole della canzone.

"...In other words, hold my hands..."

Era una canzone d'amore piena di speranza.
Ma era cantata come fosse un elogio funebre.

"...In other words...Darling, kiss me..."

Ho visto lacrime fin troppe volte nei tuoi occhi.
O avuto l'impressione che questa pioggia fosse dura a finire.
Evidentemente, ancora non abbiamo imparato la lezione.
Gendo strinse il dischetto nella mano fino a romperlo.

"What I've felt, what I've known
Sick and tired, I stand alone
Could you be there, 'cause I'm the one who waits for you
...Or are you unforgiven too?"

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Capitolo 7
*** I want to stamp You out ***


MENTAL SIEGE -- I want to stamp You out
"When this began I had nothing to say
I get lost in the nothing that’s inside of me
I let it all out to find that I’m not the only person with these things in mind
Well I don’t think they can see the words reveal
This is the only real thing I got left to feel..."


Layer 7 -- I want to stamp You out
Essere utile. Ci provo in ogni istante, ma proprio non ci riesco.


-Se non reagirai non potrai più tornare indietro.-
La voce del ragazzo dai sottili capelli corvini risuonò come un insopportabile sibilo in quel paesaggio caldo e rassicurante.
Il bambino scappò, allontanandosi, mentre evocava dei draghi neri a difenderlo e proteggerlo.
Spuntarono dalla sabbia rossa, con le fauci infuocate pronti a uccidere l'esploratore.

-Dottore? I tracciati si presentano fortemente disturbati... Un pericolo imminente. Richiamiamo l'esploratore?-
L'uomo sorrise -Non ancora.-
-Ma...Asai rischia di morire...-
-Asai? Morire? Non essere ridicolo...-

Il ragazzo li guardò impassibile, e ancora più impassibile guardò il ragazzino.
Detestava questo lavoro.
Non era mai stato bravo a salvare gli altri.
Le creature mostruose emisero alte grida che scossero dall'interno il cuore del bambino.
Ma il cuore di Kenji suonò a vuoto.
Estrasse dai fianchi dell'abito scuro due lunghi coltelli appuntiti.
Per un attimo lo si potè notare sorridere.

-Ti sei comportato in maniera stupida.- gli disse quindi il diretto superiore.
Kenji Asai, 25 anni da poco compiuti, si limitò a portarsi seduto dalla postazione di connessione neurale.
Si passò una mano sul viso come per svegliarsi, mentre rispondeva con sottili mormorii ai rimproveri del dottore.
Con la coda dell'occhio esitò sugli infermieri che sconnettevano il bambino in coma dalla postazione.
-...Non capisci che uccidendo quei draghi davanti a lui gli hai dimostrato di non potersi fidare di te?-
-E perchè mai?-
-Perchè lo hai reso parecipe della sua precarietà! Gli hai dimostrato che se vorresti potresti fargli del male in qualsiasi occasione!-
-E non è forse vero?-
-Kenji. Tu sei indicato per questo lavoro perchè sai mantenerti emotivamente distaccato e non ti fai prendere dal panico nei momenti pericolosi dell'esplorazione. Ma questa tua mancanza di umanità e comprensione della sensibilità altrui ti rende il peggior nemico della terapia e del paziente stesso.-
-Allora licenziatemi.-
Lo sguardo del dottore si fece greve -Sai che non ci è possibile.-
L'espressione del ragazzo non mutò minimamente.
Non si riusciva davvero a capire cosa provasse in quei momenti.
Nei momenti in cui non parlava e la sua esistenza sembrava sospesa verso non si sà quale dimensione.
Forse compiacimento. Soddisfazione. Piacere.
O forse solo tristezza. Dispiacere. E dolore.
Si portò in piedi, alzandosi con fatica dalla postazione -Quindi, per questa sera ho finito?-
-Sì, puoi andare.- mormorò sconsolato il dottore.
Kenji si allontanò dal laboratorio, per uscire dalla stanza. -Asai?-
Il ragazzo si voltò -Sì?-
-Cerca di essere un pò più umano.-
Ancora uno dei suoi silenzi, uno dei suoi sguardi indecifrabili.
-Sì.- si limitò a rispondere poi, aprendo la porta per andarsene.

--------------

I fogli furono posati delicatamente sulla sua scrivania dalla donna.
-..E questo cos'è?- chiese Fuyutsuki, affaticato dalle troppe ore di lavoro, posando distrattamente lo sguardo sulla relazione, stampata in caratteri troppo fitti.
Ritsuko gli sorrise -La prima sezione ha individuato con esattezza la zona infettata dal virus "Lain".-
L'uomo sbattè le palpebre rapidamente, come se avesse preso coscienza in quell'istante.
-Ha infettato una sola zona della struttura?-
-Anche meno di una "zona".-
L'uomo si fece interrogativo.
-Beh? Dove si trova, allora? E cos'è quel sorrisetto soddisfatto?-

Shinji si voltò verso di lei.
Visto che passava la maggior parte del tempo solo o a dormire, ormai si era abituato a percepire la sua presenza.
Glielo chiese subito -Allora? Hai incontrato quella persona di cui mi avevi parlato?-
Lain si mostrò delusa -Sì, l'ho visto, ma non ho avuto occasione di parlarci...-
-Eh?-
Lain distolse lo sguardo. Sembrò turbata.
Shinji notò il cambiamento -Cosa c'è? Sembri rimasta impressionata da qualcosa...-
Lain annuì -Sì, è la persona che devo farti conoscere...-
-Cos'ha?-
-Prova piacere nell'uccidere. Non mi piace.-

Asuka ebbe un sussulto quando Fuyutsuki, Rokubungi e la Akagi entrarono nella stanza di Shinji. Staccò la presa dalle sue mani istantaneamente, spaventata di essere scoperta nelle sue confessioni.
-Ah, Langley...Sei qui?- si limitò invece a commentare il Direttore.
Lei sentì il bisogno di giustificarsi. Balzò in piedi -Ogni tanto vengo a trovarlo.-
Non era un granchè come spiegazione.
Ma tanto i suoi interlocutori non sembravano molto interessati alla sua presenza.
Anzi, la dottoressa cercò subito di farla uscire -Agente Langley? Ci scusi, ma dobbiamo fare una piccola indagine.-
Asuka afferrò subito il concetto -Sì, mi congedo immediatamente.-
Uscì di fretta dalla stanza, trattenendo il fiato per tutto il tragitto fin fuori dall'area ospedaliera.
Poi il suo respiro si fece più rilassato.
Conseguentemente iniziò a preoccuparsi.
Perchè il Direttore e due responsabili di Sezione stavano ispezionando la stanza di Shinji Ikari?..

--------------

-Dottore?-
-Sì?-
-Ci sono delle persone del governo che intendono parlare con lei. Le faccio entrare?-

Figurarsi se il Direttore del Reparto Speciale di Difesa Artificiale e due dei tre responsabili di sezione potevano restare in attesa nell'atrio di una banale impresa medica privata, attendendo il nulla osta di un misero dottorino.
Fuyutsuki, Akagi e Rokubungi entrarono nell'ufficio del Dottor Masuda, mentre la segretaria li stava ancora annunciando dall'atrio.

Il medico li guardò stupito, con il ricevitore ancora all'orecchio.
-Beh, signorina... Suppongo che i tre signori abbiano già fatto da sè.-

Fortunatamente era una persona diplomatica.
Attaccò il ricevitore, lasciando la donna al suo stupore.

Si diresse quindi verso i tre, mantenendo calma e distacco -Ebbene? Come posso esservi utile?-

--------------

Asuka camminava costernata lungo il corridoio principale del grande edificio.
Come di consueto, iniziò a infilare le sue monetine nel distributore di bibite.
Un caffè sarebbe riuscita a tirarla su.
Spinse il bottone dello zucchero tre volte con gli occhi ancora socchiusi, mentre si guardava distrattamente attorno.

Il suo Shinchan.
Una persona che non conosceva, con cui non aveva mai intrapreso un discorso, almeno come così lo intendevano le persone normali.
Uno sconosciuto, che avrebbe dovuto abbandonare una volta tornata in Germania, che avrebbe dovuto lasciare, magari ancora in coma.
Senza mai aver avuto l'opportunità di vedere il colore dei suoi occhi in modo nitido...
Senza mai aver udito la sua voce, carezzevole, parlargli con amicizia...
Senza aver mai potuto sentire le sue mani lisce sulla sua...

-Langley. Buonasera.-

Asuka dallo stupore e dalla vergogna spinse il bottone sbagliato.
Selezionò una cioccolata con panna.
Proprio adesso che aveva ricominciato la dieta.
Che tremenda seccatura.

-Ayanaaaaami...- mormorò furente, con un tono che avrebbe fatto dileguare dal terrore il 97% della popolazione umana.
Ma Rei non faceva certo parte della popolazione umana.
Si voltò seccata verso la rossa -Cosa vuoi? Stò tornando a casa. Cerca di essere veloce.-
Asuka sgranò gli occhi, voltandosi infuriata verso il cyborg -EEEEH? Osi anche rispondere?! Che ci fai ancora qui? Sparisci!-
-Guarda che sei stata tu a chiamarmi.-
-Stupido pupazzo! Non ti accorgi della differenza di tono che si usa mentre si parla? Non ti stavo affatto chiamando, ma invitandoti ad allontanarti il prima possibile!-
-Allontanarmi? E perchè mai? Non avverto una situazione di pericolo.-
-Cos'è, cerchi rogna, Barbie?! Il tuo pericolo sono io!-
Rei sorrise -Tu? Tsk, non essere ridicola.-
E così dicendo si voltò verso l'uscita dando le spalle alla collega.
Asuka era partita con l'ostilità a diecimila, e di certo non si sarebbe fermata adesso.
Fece alcuni passi dietro Rei, poi la afferrò per la spalla con violenza, voltandola verso di lei.

Asuka non aveva mai toccato Rei.
Il contatto della mano con la sua spalla non le diede un'impressione di artificialità.
Anzi, non era affatto differente dal toccare una persona normale.
Era morbida, e anche piacevolmente tiepida.

-E adesso dove credi di andartene? Per colpa tua ho sbagliato a selezionare bibita!-
-La colpa è tua che ti sei distratta. Evidentemente non stavi agendo con abbastanza convinzione.-
-Come osi parlarmi in questo modo?!-
-Non mi sembra di parlarti in un modo particolare.-
-E mi dai del tu? Chi ti dà il permesso di darmi del tu?!!-
-Ci diamo del tu da quando ci hanno presentate. E' un pò tardi per recriminare.-
-"Presentate"? Perchè parli di te come se fossi una persona?! Sono stata io ad essere stata presentata a te!-
-Oh, che originale interpretazione dei rapporti di lavoro.-
-Senti, pupazzo. Mi sono dimostrata tollerante con te proprio per motivi di lavoro. Ho sopportato la tua presenza inutile per non apparire troppo superba. Ma adesso voglio essere chiara con te. Mi dai sui nervi. Ti trovo insopportabile e molesta. Quindi smettila di infastidirmi o chiederò al Direttore di lavorare da sola.-
Rei la guardò con sufficienza -E' escluso che il Direttore ti preferisca a me.-
-Eh?! E cosa te lo farebbe pensare?!!!-
-Il fatto che io sono una macchina efficiente, mentre tu un semplice essere umano pieno di difetti.-
-Anche tu sei piena di difetti, visto che ti sei fatta friggere tre volte!-
-Ma io sono in grado di superare con facilità le mie sconfitte ed imparare da esse. E non mi è necessario andare a piagnucolare da chi non può ascoltarmi e parlarmi.-

...Come poteva saperlo?
Che ne sapeva lei?
La spiava, quindi?
La spiava, quello stupido pupazzo?!

La voce di Asuka si fece gelida -Come fai a saperlo?-
-Cosa esattamente?-
-Di...Di Ikari.-
-Ikari?-
-Ayanami, non fare la finta tonta!- la afferrò per la camicia, tirandola verso di sè -Hai detto che vado a piagnucolare da chi non può sentirmi! Mi hai spiata?!-
-Non ti ho spiata.- Rei si liberò con discrezione dalla presa di Asuka -Semplicemente, sò che voi esseri umani vi comportate così, quando siete infelici.-
-Stai mentendo! Tu mi hai spiata! Perchè l'hai fatto? Vuoi screditarmi davanti il Direttore? O parlare male di me a Rokubungi?!-
-...-
-Allora?!-
-Non ti rendi conto di quanto sei penosa?-
-Cosa?!-
-Se mi consideri davvero così inutile e stupida, se mi consideri inferiore perchè mi stai seccando in questo modo? Ho molta fretta, e tu mi stai trattenendo inutilmente per usarmi come pretesto per la tua frustrazione.-
-Smettila di parlarmi in questo modo, o io...-
-Tu cosa? Non sei certamente nella posizione di minacciarmi. Al tuo contrario io sono eterna e indistruttibile.-

Quelle parole calmarono Asuka, almeno apparentemente.
Il suo tono però divenne più basso e il suo sguardo meno furioso.
Qualcosa di freddo sembrò penetrarla dall'alto.


-Il tuo concetto di eterno e indistruttibile è un pò vago. In realtà tu non sei ne l'uno, nell'altro. E sai perchè? Perchè tu non sei viva. Tu non hai vita in te, ma solo qualcosa che le somiglia. Si è eterni e indistruttibili col presupposto di essere carne viva. ma tu non sei carne. Tu sei solo plastica.-

"Torna plastica."

Rei rimase in silenzio, imitando l'ambiente, il corridoio che di sera era ormai semivuoto, reso tridimensionale solo da qualche mobile, sedile in metallo o fotocopiatrice.
Asuka riprese, col suo nuovo tono tranquillo -Allora? Non hai nulla da rispondere?-
Rei serrò per un attimo le labbra -No. Adesso posso andarmene?-

--------------

Il mattino dopo Asuka si sentiva in piena forma.
Fischiettò per tutto il tragitto dal suo alloggio alla caffetteria.
Prima di dirigersi a rapporto dal Direttore però, pensò di fare una capatina da Ikari, per vedere se la situazione andava migliorando.

Non trovò immediatamente uno stato mentale con cui confrontare il suo nel momento in cui se ne rese conto.
In un primo momento suppose di aver sbagliato stanza.
Uscì fuori e controllò il numero.
In seguito pensò che fosse stato trasferito in un'altra stanza.
Guardò in tutte le stanze del piano.
Poi pensò che fosse in una stanza in un altro piano.
Fortunatamente il Pronto Soccorso dell'edificio aveva solo tre solo tre piani, altrimenti Asuka avrebbe consumato i tacchi delle sue scarpe.
Mentre scendeva precipitosamente le scale inciampò su uno scalino e cadde a terra, nonostante avesse fatto di tutto per non darla vinta alla forza di gravità, atterrando ai piedi di tre infermieri che borbottavano sul pianerottolo.
-S...Si è fatta male?- le chiese uno quasi più imbarazzato di lei, qualora fosse stato possibile.
-No...Non si preoccupi.- scattò lei balzando in piedi come se nulla fosse, riprendendo la sua corsa.
Uscì nel cortile luminoso, e andò su una panchina stringendosi a testa tra le mani, soffocando a stento lacrime e terrore.
Era morto?
Ikari era morto?!

-Buongiorno Langley.-

Asuka non rispose, sperando che sparisse.
Ma Rei aveva un messaggio da darle -Il Direttore vuole sapere dove sei. Manchi solo tu per la riunione straordinaria di oggi.-
-Riunione straordinaria? Perchè?-
-Un nuovo collega, anche se questo sembra non lavorerà con noi.-

Un nuovo collega?
Dio, era già stato sostituito...

-Ah, ora vengo.-
Asuka si alzò, quasi fosse uno zombie, mentre guardava i suoi piedi tra la cornice dei suoi capelli rossi, luminosi e metallici quasi, alla luce del sole.
Fece qualche passo dietro Ayanami, poi riprese -Dov'è Ikari?-
-Ikari è stato trasferito.-
Asuka si bloccò -Trasferito?-
Rei non era sorpresa -In una clinica privata. D'altraparte non poteva certo rimanere a vita nel nostro Pronto Soccorso.-
Asuka sgranò gli occhi -...A vita?-
Rei si corresse -Cioè, finchè non si troverà il modo di estrarre Lain dal suo corpo.-

"...Just stuck, hollow and alone
And the fault is my own, and the fault is my own..."

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Capitolo 8
*** Negative Creep ***


MENTAL SIEGE -- Negative Creep
"Will I find a believer
Another one who believes
Another one to deceive
Over and over down on my knees
If I get any closer
And if you open up wide
And if you let me inside
On and on I've got nothing to hide
On and on I've got nothing to hide..."


Layer 8 -- Negative Creep
Il bisogno di esistere destruttura.


Un'invasione aliena. Ecco cosa venne in mente a Asuka Langley, 25 anni a Novembre, appena gli fu presentato il collega con la quale avrebbe dovuto lavorare fianco a fianco nel suo nuovo incarico.

-Agente Langley, tutto a posto?- chiese il Fuyutsuki.
-Sì. Certo.- balbettò grottescamente la ragazza.
Ayanami si limitò a fissare con sufficienza il nuovo arrivato.
Fuyutsuki aggrottò le ciglia dandosi un contegno -Questo è l'agente Kenji Asai. Lui non è esattamente un poliziotto come voi, ma un impiegato della clinica speciale "Kogarashi".-
-"Kogarashi"?- mormorò Asuka, prima di spostare lo sguardo sul nuovo arrivato.

Non sapeva perchè, ma provò la stessa sensazione di quando le fu presentata Ayanami.
Eppure Asai non era un cyborg.
Ma qualcosa di similmente freddo e gelido che le fece accapponare la pelle.

-Esattamente. E come vi ho già accennato, sarà vostro partner durante questa operazione.-

Asai non proferì parola per tutto il tempo.

------------------

"Kenji Asai. La maggiorparte dei dati relativi alla sua vita sono sconosciuti."

"Si dice che il suo primo impiego fu come terrorista. Sì, proprio così. Terrorista. A Negacity c'è spazio anche per gente simile."

"Pare che ce l'avesse contro non sò chi, nella clinica "Kogarashi"... Sembra che sua madre sia morta lì, a causa di un'esperimento."

"La clinica "Kogarashi" è famosa per le sue tecniche avanguardistiche contro gli stati comatosi, e le successive riabilitazioni dei pazienti..."

"Ma gira la voce che le attuali tecniche di esplorazione della psiche siano state raggiunte dopo sacrifici di molte vite umane."

"D'altraparte, quella gente era destinata a morire, no?"

"Tra questi, anche la madre di Asai."

"Il padre di Asai guardagnò molti soldi, cedendo la moglie alla clinica."

"Dal giorno della sua morte, e dopo aver visto come era stato ridotto il suo cadavere a causa degli esperimenti, Asai dichiarò guerra alla clinica."

"Prima per vie legali."

"Poi, per vie illegali."

"Sembra sia stato catturato dopo uno dei suoi tentativi di sabotaggio."

E sai,

cosa

gli fecero

vedere?

"Sai, cosa gli fecero vedere, per convincerlo a lavorare con loro?"
"Vuoi saperlo, non è vero?"

"..bzzzzzzzzzzzzzzzz"

------------------

-Ayanami?-
-Sì?-
-Cosa ne pensi del nuovo arrivato?-
-Non ho dati sufficienti per poter rispondere alla tua domanda.-
-Mi è bastato guardarlo una sola volta per farmi venire la pelle d'oca...-
-Non sò a cosa tu ti stia riferendo...-
-Già.. Figurati...-

Silenzio.
Asuka si gratta il naso.

-Ayanami?-
-Sì?-
-La missione stà prendendo toni strani.-
-In che senso?-
-Seele, Lain, Ikari... Troppe cpse si stanno mescolando, e io non ho ben chiaro il ruolo di Asai in tutto questo...-
-E' una missione molto metafisica.-
-Troppo metafisica.-
-E' per questo che esiste il Reparto Speciale di Difesa Artificiale. Se non ti senti in grado di sopportare questo tipo di missioni faresti meglio ad andartene.-

Asuka non credette alle proprie orecchie.
Davvero.
Ci mise qualche minuto prima di risponderle.
Ma in quell'istante l'ascensore era arrivato all'atrio della Prima Sezione tecnologica.

-Arrivederci, Soryu.-

E Asuka non riuscì a dire niente.

------------------

-...Quindi la mia missione sarebbe interferire con le personalità di questa entità?-
-Esattamente.-
-Capisco.-
Rokubungi prese parola -Ci rendiamo conto che questo non è esattamente il tuo campo: solitamente cerchi di metterti in contatto con le personalità delle persone in coma spronandole a svegliarsi, e questa situazione è decisamente differente...-
Continuò Ritsuko -In effetti siamo certi che Ikari voglia tornare, ma la cosa gli è impedita da Seele, spezzettata in varie "personalità", di cui "Lain" è semplicemente una, e probabilmente anche la meno pericolosa.-
-...Potete dire con certezza che Ikari voglia tornare?-
La domanda di Asai sorprese un pò tutti.

-Certo che vuole tornare.- fu la replica convinta di Fuyutsuki.

Asai fissò quelle persone una alla volta, senza però dimostrarsi particolarmente astioso.
Più che studiarli, sembrava voler decifrare se la loro preoccupazione nei confronti dell'Agente in coma fosse sincera o meno.

In ogni caso, lui avrebnbe fatto quello che gli avrebbero detto.
-...Allora? Dov'è la struttura di connessione..?-

------------------

Shinji continuava a fissare il cielo azzurro, in attesa di un qualsiasi cambiamento.
Lain apparve al suo fianco.
Shinji si alzò seduto e la interrogò.

-Allora? Hai trovato quella persona di cui mi parlavi?-
-No. Sono due giorni che non lo vedo. Forse è andato in vacanza.-
Questa sembrò a Shinji un'eventualità probabile, ma non per questo meno idiota.
Lain riprese -Tu invece? Hai trovato altre persone con cui confrontarti?-
Forse era solo un'impressione, ma a Shinji sembrò che la domanda di Lain fosse rivolta con un tono decisamente compaciuto, come se nel porla sapesse già che la risposta sarebbe stata negativa.
Cercò di non pensarci.
-No, non ho trovato nulla.- aprì le braccia -D'altraparte sembra che non mi muova neanche: sempre questo prato immrenso e questo cielo azzurro.-
Lain si guardò intorno -Hai ragione. E' un paesaggio sereno ma non per questo mno desolante.-
-Lì, piuttosto.- riprese Shinji indicando il Nord-Est.
Lain seguì la traiettoria del dito -Cosa?-
-Ho come l'impressione che ci sia qualcosa...-
-Cosa. esattamente?-
-Un giardino di ciliegi.-
Lain lo guardò interrogativa.
-Non sò, ma a volte ho l'impressione di vedere qualcosa di rosso e rosa, con la coda dell'occhio.-
-I ciliegi non sono rossi.-
-Ma le ciliege sì.-
-Perchè sei così sicuro che siano ciliegi? Infondo da qui non si vede altro che il prato.-
-Forse è una mia impressione. Ma a volte avverto la presenza, nei dintorni, di un bel posto abbastanza originale.-
-Forse è qualcuno che viene a farti visita.-
-Come?-
-Una persona nel mondo reale che viene a visitare il tuo corpo.-
-E fa quest'effetto?-
-Probabilmente mangia delle ciliege.-
-O forse...- sussurrò Shinji sforzando la memoria -...Ha i capelli rossi.-

------------------

Asuka mordeva svogliata delle ciliege, grandi ciliege rosse scure, dolci e succose.
Al suo fianco i chupa-chups alla Coca-cola la aspettavano obbedientemente disposti in un bicchiere, vicino lo schermo del computer.
Visto che non aveva nulla da fare, Asuka setacciava con pazienza gli archivi della Centrale: un pò per avere ulteriori informazioni sulla vita privata di questo Eiri, un pò per passare il tempo.
Ben presto si stufò di questa sua noiosa attività, e pensò sarebbe stato più intelligente ritornare alla biblioteca a sfogliare i giornali e le vecchie notizie in prima pagina.
Posò le ciliege nel frigorifero, si sciacquò le mani zuccherate, e si guardò intorno per trovare dei vestiti puliti.

era di spall, in mutandine e reggiseno.
La pelle chiara appena umida di sudore a causa del calore dello schermo.
Si strofinò gli occhi arrossati e stanchi e poi cercò di serrare i suoi capricciosi capelli in un chignon frettoloso.

Indossò frettolosamente un vestitino nero in tessuto sintetico, lucido a contatto con la pelle, dopo essersi rinfrescata sotto una rapida doccia.
Riprese a sistemarsi i capelli, stavolta in una coda alta che le accarezzava con la punta la schiena, indossò degli scarponcini da lavoro neri e si mise a tracolla la leggera borsa con dentro i documenti e il distintivo, più qualche appunto sulle cose da cercare in biblioteca, per lo più date, nomi, titoli di pubblicazioni frivole.

Mentre usciva dagli alloggi per dirigersi verso l'atrio e quindi l'uscita, intravide Ayanami e Rokubungi uscire dal Laboratorio e dirigersi silenziosamente verso una delle stazioni di connessione.

Si chiese se andassero a fare porcate.
Amnche se dall'espressione colpevole di lui sembrava che le porcate le avessero appena finite.
Li seguì silenziosamente, tuttavia Rokubungi la notò.

-Ah, agente Langley.-
Rei si voltò verso la collega, ma stavolta non accennò saluti.
Asuka si sentì colta alla sprovvista -Buonasera. Stavo andando alla Biblioteca Comunale per...-
-Bene, ci tenga aggiornati.- fu la sbrigativa risposta di Gendo.
Asuka lo detestò, quasi quanto il suo pupazzo.
Adesso capiva perchè Ayanami era così irritante.
Smise di seguirli e si diresse verso l'uscita, con passo deciso ed elegante.

------------------

Lain sentì una fitta nello stomaco, e cadde a terra contorcendosi dal dolore.
Shinji la guardò terrorizzato, e cercò di aiutarla piegandosi su di lei, mentre la ragazzina si stringeva la testa.
Fece in tempo a prenderla per le spalle per guardare il suo sguardo vacuo, come in preda a uno spropositato dolore.
Poi vide il suo corpo, come dilatarsi in tante linee sfumate verso l'alto.
Lain era sparita.
Adesso era solo.

Lain ansimava sfinita, quando percepì la presenza scura di una persona.
Alzò lo sguardo, e vide la persona che voleva portare da Shinji, ma che adesso aveva riconosciuto come un nemico.

Kenji Asai la guardò freddamente, dall'alto, aspettando che si sollevasse.
Così fece, e fissò Asai negli occhi, attendendo qualunque cosa.

-Perchè sei qui, nella testa di Shinji Ikari?-
Lei si sorprese colpevole.
Abbassò lo sguardo a terra.
Asai ripetè la domanda -Che ci fai qui?-
Lain continuò a tacere.

Kenji spazientito la afferrò per il collo con violenza, sollevandola di qualche decina di centimetri da terra.
Un obelisco nero spuntò immediatamente dietro Lain, così che lui potè sbattervela contro per la schiena.
Lasciò poi che il corpo minuto di Lain scorresse lungo il duro marmo nero dell'obelisco, lentamente, fino ad afflosciarsi a terra.
La ragazzina pianse.

Kenji sbuffò.

Lain iniziò a parlare singhiozzando -..Mi sentivo solo tanto sola...-
-Tutti si sentono soli, ma solo i criminali rapiscono le persone per trovare compagnia.-
-Io non sono una criminale!-
-Tutte le persone uccise dall'attivazione di Seele sono state opera tua? non volevano farti compagnia e le hai uccise?-
-No! Assolutamente no!-
-Perchè hai rapito Ikari? Perchè gli impedisci di svegliarsi? Per farti compagnia?-
-Mi sento sola...-
-E a Ikari e al suo bene non pensi? Chi ti dice che Ikari sia felice a stare qui?-
-Ikari è contento dela mia compagnia!-
-Certo, se l'alternativa è un cielo azzurro e un prato verde infiniti.-
-E' un luogo sereno!- -E' una prigione.-
-Ha spazi infiniti, aria, può volare e fare qualunque cosa!-
-E' una prigione.-

Lain si mostrò frustrata dalla freddezza del ragazzo.
-Io...Lui... Io non lo lascerò a voi.-
Asai la fissò tacendo.
Lain continuò, giustificandosi -Un mondo imprevedibile, infelice, rumoroso! Shinji soffriva in quel mondo. Shinji non si riconosceva in quel che vedeva!-
-La tua alternativa è migliore? Un mondo falso, imm..-

-IL MIO MONDO NON E' FALSO!!!!-

Lain e Asai alzarono stupiti la testa verso l'alto, lì da dove provenì quella voce bassa e gutturale, mostruosa.

-Chi sei, tu?- chiese Asai.
Lain rabbrividì.

-CHI IO SIA O NON SIA NON HA PER TE ALCUNA IMPORTANZA.-
-Dimmelo.-
-NON DARMI ORDINI. IN QUESTO MONDO IO SONO IL SOVRANO.-
-Seele...-
-COSI' MI SI CHIAMO'. MA IO NON MI RICONOSCO NEI NOMI DA ALTRI IMPOSTAMI, E NON MI FACCIO CHIAMARE.-
-Neanche dai tuoi devoti? Ogni Dio ha dei fedeli, altrimenti non esisterebbe...-
-SCIOCCHEZZE. UN DIO ESISTE ALDILA' DELLA CONSIDERAZIONE DEGLI UOMINI.-
-Non è vero. Se nessuno ti prega tu non esisti.-
-E INVECE SI'. NELLA MIA ONNIPOTENZA, CHE ME NE FACCIO DELLA DEVOZIONE DI ESSERI INUTILI?-
-Eppure ti sei creato dei devoti. Come questa ragazzina. E tutte le altre personalità.-
-NON SONO DEVOTI.-
-E cosa sono..?-
-SONO UN ESERCITO.-
-E a cosa ti serve un esercito in un paese dove sei padrone?-
-INFATTI..- mormorò Seele -CHI TI DICE CHE IL MIO ESERCITO SERVA IN QUESTO LUOGO..?-

...bbbzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz

"...And I'm done, done and I'm on to the next one
And I'm done, done and I'm on to the next one
And I'm done, done and I'm on to the next one
And I'm done, done and I'm on to the next one..."

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Capitolo 9
*** Infornography ***


MENTAL SIEGE -- Infornography
"Fill my heart with song,
And let me sing for ever more
You are all I long for,
All I worship and adore
In other words, please be true
In other words, I love you.."

9 -- Infornography
E ora siediti, ti dirò tutto quello che vuoi sentirti dire.


Aprì gli occhi chiari con fatica.
Li sentiva stoppacciosi, stanchi.
Provò ad alzarsi dal letto, ma non vi riuscì.
Posò gli occhi sul soffitto.
Un soffitto bianco.
Un soffitto sconosciuto.
Mosse lo sguardo lungo l'orizzonte che poteva permettersi.
Pareti chiare. Forse verdine. O azzurrognole.
Un ospedale? Era una stanza d'ospedale?
Provò ancora ad alzarsi, ma una fitta alla tempia lo sbloccò.
Il respiro si fece difficoltoso, tossì.
Tossire gli fece male.
Sentì la porta della stanza aprirsi.
Era preoccupato.
Più di quanto avesse mai immaginato.
Si trovava in un luogo che non conosceva, impossibilitato nei movimenti e per motivi che ignorava.
Cosa gli era successo prima?
Si sforzò di tornare con la memoria a mezz'ora prima, ventiquattr'ore prima, una settimana prima, un mese prima.
Non vi riuscì.
All'improvviso si rese di conto di non ricordare neanche chi fosse.
Un camice bianco vicino il suo letto.
Odiava i camici bianchi.
Odiava i dottori...
Non ricordava per quale motivo, ma li odiava...
Diffidava di loro, e vederne uno vicino al suo letto lo rese ansioso.
Specialmente se non era in grado di ucciderlo.

Una voce di uomo.
-Ben svegliato, Asai.-

------------------

Asuka era sfinita.
Questa missione la stava sfruttando più di quanto inizialmente avrebbe supposto.
Stanca, aveva perso il suo passo fiero ed elegante, e ormai si trascinava lungo la via del ritorno con lentezza e rassegnazione.
Guardò il proprio riflesso su una vetrina di vestiti.
La sua pelle era più pallida di quanto ricordasse... Smunta e opaca, la sua bella pelle di pesca.
Il risultato delle settimane chiuse nell'alloggio davanti il portatile o nella bliblioteca comunale.
Chiusa, sempre al buio e nella penombra.
Asuka si sentì inadeguata, all'improvviso senza forze.
Detestava non poter esercitare al meglio le sue capacità, detestava sentirsi rinchiusa in lavori da topo da biblioteca...
Perchè queste cose non le facevano fare a quel patetico robot?
Ecco, qual'era il contributo di quel pupazzo a questa missione? Cosa le stavano facendo fare?!
E anche il direttore, i responsabili di reparto, gli ingegneri e tutti gli altri... Perchè tergiversavano? Perchè erano così lenti?
Cosa stavano aspettando a salvare Ikari? Cosa aspettavano a chiudere definitivamente questa storia?
Informazioni, informazioni... Nessuno chiede altro.
Chiedono solo informazioni, anche se alla fine non gli servono a un cazzo.
E lei, lei era la debole pedina che doveva rispondere a tutte le domande... Mentre gli altri guardavano e aspettavano.
Un giramento di testa.
Asuka si accasciò a terra, davanti la vetrina del negozio.

------------------

-Yui? Yui?!-
Gendo non riusciva a vedere bene...
La sua vista era appannata, e sentiva la testa strana, come se qualcuno l'avesse deformata, sbilanciandola.
Lo sguardo appannato, la necessità di chiudere gli occhi.
Odore metallico, salmastro.
Sangue, odore di sangue.
Quell'odore pungente gli si infilò nelle narici, fino a solleticare le nauseanti scene nascoste negli anfratti del suo cervello.
Gendo vomitò, vomitò sul vestito a fiori di Yui, che restava immobile, sporca di sangue.
Tossì, si mosse in modo scomposto, cercando di liberarsi dalle lamiere dell'auto distrutta.
-Yui?! Rispondimi...Yui!-

Il braccio destro non lo resse, Gendo cadde sul corpo fermo di Yui.
Solo allora Gendo si accorse che era freddo e non respirava.
Solo allora si accorse che tutto quel sangue veniva da una ferita sull'addome.
E che tutto quell'odore era frutto del ventre stracciato di Yui.
-Yui...-
Gendo riuscì ad afferrarla per le spalle, riuscì a scavalcarla, e a gettarsi fuori dal finestrino distrutto, trascinandola fuori.
La testa gli faceva male, non riusciva a vedere.
Vomitò ancora, litri e litri di champagne e caviale, stavolta sull'erba verde, sull'erba subito prima del guard-rail distrutto.
-Yui...Mi senti?-
La sua bella Yui, gli occhi chiusi come se dormisse.
I capelli castani, morbidi e leggeri a incorniciarle in viso.
Sembrava una bambola di plastica, la sua Yui.
Gendo continuava a strisciare sull'intestino di lei.
Trasportava il suo torso sanguinante lungo la strada strisciando.
Come un verme, un verme ubriaco a cui hanno tagliato la testa.
Un verme ubriaco che non vede e non sente.

------------------

-...Scusa?-
-Dicevo, queste metropolitane sono sempre strapiene di gente...-
-Ah, beh...Che ci vuoi fare...-
-Tsk... Menomale che dicono che la crescita di popolazione annua è pari a zero...-
-Ah,ah, suvvia Fukuoka, quello è riferito ai neonati... Non sono mica i neonati a prendere la metro...-
-Bah, persone della nostra generazione certamente...-
L'uomo si sistemò la cravatta, mentre seguiva il collega che era riuscito ad aprirsi miracolosamente un varco.
-...Menomale che la nostra è la generazione della grande guerra, Eiri... La gente moriva di fame, ma il tempo per far figli cell'aveva...-
-Beh, in tempi come quelli forse è naturale che rapporti simili si rafforzino di più...-
-...Che rapporti?-
-I rapporti di una famiglia, Fukuoka.- mormorò tristemente Eiri -...Non credi che la famiglia sia la cosa più bella che possa avere un uomo..?-

------------------

Camici bianchi, tanti camici bianchi, tre uomini di spalle.
Kenji li seguiva, mentre le ferite dei pestaggi gli bruciavano.
Kenji li seguiva, con gli occhi freddi di un uomo che ha consacrato la sua vita alla morte.
Un uomo che ha consacrato la sua vita alla vendetta.
E nulla può vacillare, in un uomo dedito solo alla sua missione.
Nulla vacilla in un uomo che vuole morire, appena compiuta la sua missione.

I patetici tentativi per spaventarlo di quei macellai non avrebbero mai funzionato.
Gli avrebbe permesso di divertirsi ancora un pò.
Poi li avrebbe macellati anche lui.

-Eccoci qui, Asai.-
-Adesso ti faremo vedere cosa ti succederà se non sarai disponibile verso di noi...-
-Perchè tu lo sai, che noi vogliamo solo il tuo bene...E quello della gente che soffre...-

Si fermarono davanti una porta.
Una porta fredda da laboratorio, una porta sigillata da aprire con passwords e codici segreti.
Una porta, con una scritta sopra.
Una scritta nera, grande e minacciosa.

"Rifiuti".

------------------

-Cosa..? Chi, Rokubungi?-
-Mh, mh!-

Lo sguardo di Kozo si tinse di inquietudine.
Non era quello l'uomo che aveva immaginato per la sua bambina...

-Non mi sembra affatto una buona scelta, tesoro.-
-Oh, papà! E' solo che non hai avuto l'occasione di conoscerlo bene! E' un bravissimo ricercatore, e anche una persona molto affettuosa!-
-Affettuoso? Quello?-
-Sì!-
-Avanti, Yui, la tua ingenuità mi stupisce... Ammetto che alcune sue idee che mi hai sottoposto sono interessanti... Ma proprio il fatto che ti abbia chiesto di sottopormi dei materiali non ti sembra già abbastanza indicativo delle sue intenzioni? Quello vuole solo usarti per poter venire a lavorare qui, Yui.-
-Papà, il fatto che non riesca a fidarti mai di nessuno ti farà pentire del modo in cui hai condotto la tua vita.-
-Il problema è che tutte le persone di cui mi fido finiscono irrevocabilmente per tradirmi... Lo ha fatto tua madre...-
-Oh, papà, ancora questa storia di Naoko..?-
-...E lo stai facendo anche tu.-

Yui tacque.
Non sapeva che seguire la sua felicità fosse visto dal padre come un tradimento nei suoi confronti.
Tornò a sedersi sul divano.
Il dolcevita scuro le fasciava deliziosamente il corpo.
Spostò lo sguardo di lato, con noncuranza.
Dalla dolcezza dei suoi ventidue anni, Yui sapeva ancora mettere su il broncio come una bambina.

-Lo faccio solo per il tuo bene, Yui.-
-Non mi importa, papà. Ho intenzione di frequentare quell'uomo, e lo farò.-
-Cerca di essere ragionevole...-
-Non voglio essere ragionevole, non in questa circostanza. Non scegliamo noi di chi innamorarci, a questo mondo. E da questa relazione sono pronta ad accogliere gioie e dolori, in qualunque evenienza.-
-Credo che quresta relazione finirà prima di quanto tu creda.-
Yui aggrottò le ciglia, si sentì offesa.
Si alzò dal divano e si diresse verso camera sua.

------------------

-Asuka, tesoro? Cosa fai?-

La ragazzina sollevò i suoi grandi occhioni blu dal mare, le onde, la spuma, lì in fondo.
Si volse delicatamente verso la madre.
Appoggiata a quell'oblò, con un vestito di velluto blu sembrava proprio una bambolina di porcellana.
Kyoko nascose una punta d'orgoglio.
-Asuka vieni qui. Voglio presentarti dei signori.-
Asuka nascose una punta di indolenza.
-Sì, subito.-

Dal basso della statura di bambina, Asuka sollevò la testa, fino a incontrare il viso della madre.
Teso verso chi aveva di fronte, lontano da lei, poteva vederle con intensità solo il collo e il mento, da basso.
Asuka osservò a lungo i movimenti della mandibola di sua madre, in attesa di un richiamo, una pupilla lucida su di lei.

-...E questa è mia figlia... La piccola Asuka. Asuka, saluta i signori.-
-Buonasera.- disse accennando un piccolo inchino.
-OOoh, è assolutamente adorabile!-
-Un vero gioiellino, Kyoko... Sappiamo già chi diventerà da grande!-
-Hai intenzione di farle fare la modella? Già a quest'età potrebbe trovare un ingaggio!-
-Ah,ah!- rise pacatamente la donna -Asuka ha delle straordinarie capacità... Sarebbe uno spreco volerla solo impiegare per il suo aspetto fisico.-
-Prevedi per lei un futuro nell'editoria, come sua madre?-
-Sappiamo dei tuoi bei voti a scuola, piccola Asuka, lo sai?-
-E sei così carina! I vestiti li sceglie da sola, vero? Hsa già dei gusti così raffinati!-
-Mphf! In effetti è vero... E' già una piccola stilista! Vero, tesoro?-
Asuka distolse lo sguardo da quelle pupille e quel viso.

------------------

-Aaah, questo è un grosso guaio, sergente Smith!-
-Già, non avevamo previsto un attacco nemico da quel fronte.-

-Turutuuu! Turutuuuu!...-

-Ah, ah, uccideremo quei maledetti nemici!-
-Può contarci caporalMaggiore!-
-Come sono schierati gli uomini, Capitano?-
-Pronti ai posti d'attacco, signor sì!-
-Buahahah! Ne faremo poltiglia!-

-Pepperepè! Pepperepè!-

-Oh, no! Siamo circondati! E siamo in inferiorità numerica!-
-Che il gran dio onnipotente ci salvi, sergente...-
-Alla caricaaaa!-

-Puah! Sblergh! Taratà! Taratà! Tump! Aaah, stò morendo! Taratà! Taratà!-
-Sgrash! Sgraaash! Crepa, bastardo traditore!-

-Se continuerà così sarà una carneficina!-
-Sarà meglio rassegnarci, Sergente, e combattere almeno con onore.-

-...Ma a quel punto... Il cielo si aprì e sfolgorante apparì la mano di Dio...-

-Aaah! Cos'è quello, CaporalMaggiore?!-
-Santissimo cielo!-

-Taraaa-taraaaaa...-
-E la mano potente di Dio, cadde sui nemici, uccidendoli...-

-Sdrang! Sdrang! Sdrang! Aaah, Aiuto! Sdrang, sdrang, Misericordia di noi, Signo...Buaaaah! Dish! Dish! Sdrang!!-
-Crepate, maledetti nemici, mal..-

-...Shinji?-

Il ragazzo alzò gli occhi da terra, dove decine di eroicisoldatini di plastica erano testimoni del miracolo.
-Ah! Zia, cosa c'è..?-
-Ci sono dei tuoi amici.-
-Cos..?-

Da dietro la zia spuntarono Kensuke e Toji, con gli occhi fissi sugli ambiti soldatini.
Era raro che Shinji ricevesse visite dai compagni di scuola.
-Ah...ah,ah... Ciao ragazzi!- il ragazzino balzò in piedi, felice di vederli.
-Ciao Shinji... Eravamo passati a dare un'occhiata...-
-Allora?-

Toji posò una mano sul petto di Kensuke.
Il suo sguardo si vede d'un tratto supponente.
Shinji non aveva mai visto il suo migliore amico guardarlo così.
Ma certamente, non avrebbe mai voluto che qualcuno lo guardasse così...

-Ok, Kensuke, andiamocene, Shinji è occupato.-
-..Ma come, ve ne andate già..?-
-Sì, eravamo passati a darti un saluto perchè passavamo di qui... Ci vediamo a scuola, ok?-
-...Ok.-
-Ciao Shinji!-
-Ciao!-
-Ciao...-

-...-

Shinji distolse gli occhi dalla porta.
Si sedette sul suo letto e guardò il pavimento con i suoi soldatini.

-Perepè...- mormorò.

------------------

-Congratulazioni!-
-Congratulazioni!-

-Grazie, vi ringraziamo tutti!-

Lo dissero quasi in coro, lui stringendo la mano di lei, lei porgendogli un sorriso segreto.
Si alzarono in piedi per ricevere una nuova folata di applausi.
Erano straordinariamente belli, insieme, in quella cornice di tavoli, tra i ripetuti applausi degli invitati.
Persino Kozo, fino ad allora così serio ed austero, si era lasciato travolgere dall'entusiasmo, e batteva le mani, come per dire che, cavolo, erano davvero una bella coppia.

-Ehi, Yui! Cantaci una canzone!-
-Sì, Yui! Ti prego hai una voce così bella!-

-Mh, oltre che come ricercatrice avresti futuro anche come cantante..- le sorrise Kozo.
-Oh, papà! Falli smettere!- arrossì lei.
-..Perchè? Sei davvero così brava a cantare?- chiese Gendo, incuriosito.
-Oh, è un angelo del paradiso, te lo garantisco.-
-...Un "Angelo del Paradiso"! Ma papà!-
-Non è forse vero?-
-Ma fammi il piacere!-
-Mh, adesso sono incuriosito anch'io... Dai, fammi sentire qualcosa!-
-Ti ci metti anche tu, ora?-
-Ah, Gendo! Se non hai mai sentito Yui cantare, si può dire che non sai nulla dei piaceri della vita.-
-Papà! Smettila!!!-
-Davvero? Yui, devi assolutamente cantare qualcosa...-

-Avanti Yui, non farti pregare!-
-CAN-ZO-NE! CAN-ZO-NE!-

-Non ricordavo i nostri conoscenti così cafoni, papà...-
-Non fare la preziosa, dai!-
-Avanti..!-

Yui sorrise ai due uomini.
Erano entrambi così ugualmente importanti per lei...
Si alzò dal tavolo, sotto gli applausi divertiti dei presenti, mentre qualcuno intimava già il silenzio.

Fu un tacito accordo silenzioso, perchè Yui cantò quella canzone solo per loro, il giorno del suo matrimonio.
Una volta che le fu portato il microfono, si voltò verso i due.
Quel sorriso e quello sguardo erano già una dedica esclusiva.
Kozo e Gendo non si sentirono mai più così vicini e fortunati come in quel momento.
Yui socchiuse gli occhi, e le labbra iniziarono a tessere la melodia...

" ...Fly me to the moon,
Let me play among those stars
Let me see what spring is like,
On Jupiter and Mars..."
In other words, hold my hand
In other words, darling kiss me.."

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Capitolo 10
*** It scares ***


MENTAL SIEGE -- It scares
"You wanted more than I was worth
And you think I was scared
And you needed proof
Who really cares anymore?
Who restrains?"

10 -- It scares
Sai spiegarmi perchè rabbrividisci, quando li senti urlare..?


-Allora? E' tutto pronto? Oggi è il gran giorno.-
-Sì, Direttore.-
-Certo, Direttore.-
-Faremo del nostro meglio Direttore.-
Fuyutsuki annuì energicamente, spontandosi nel laboratorio successivo.

Prima di una grande battaglia, c'è una strana atmosfera nell'aria.

Un compromesso tra terrore ed eccitazione, ansia e furia.
Molto spesso si ha la tentazione di scappare, cedere il proprio posto ad un altro...
E' quell'insanabile batticuore che hai, all'inizio, anche se sai cosa devi fare esattamente, qual'è il tuo compito e il modo per vincere.
Il cuore ti fa una serie di piccoli balzi in gola, e la vista si annebbia un pò.
E' naturale, non è niente di cui preoccuparsi.
Anzi, molto spesso svanisce appena ti rendi conto di provarlo.
Alcune volte invece, afflitto dal supplizio dell'attesa, non vedi l'ora che sia il tuo turno e ti lanci impetuoso con furia e bava, mostrandoti fiero e feroce nel tuo onore e nella tua certa vittoria.
Senti come se ti si staccassero le viscere, come se cadessero fuori dal tuo ventre per alleggerirti, liberarti di quel peso inutile e permetterti di librarti in cielo.
Pochi sono quelli che si preoccupano delle loro viscere cadute, in battaglia.
Quando inizia la battaglia sei così stordito da dimenticarti addirittura di cosa stia davvero succedendo.

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Asuka guardava il suo EVA che veniva imballato e caricato in uno dei mezzi di trasporto della polizia.
Ancora in divisa, controllava che le manovre non danneggiassero la sua postazione.
Ma al tempo stesso il suo sguardo era vacuo, decisamente poco interessato a ciò che stava succedendo in quel momento.
Non che stesse pensando ad altro, o avesse altre preoccupazioni.
Non sentiva quell'attimo appartenerle, non si sentiva come se stesse vivendo davvero la sua vita.
In un momento di fatica e sconforto siamo tutti portati a farci delle domande.
Asuka aveva scelto decisamente il momento peggiore per porsele.

-Il Direttore ha dato ordine di indossare i plug suite.-
La voce di Ayanami la riportò alla realtà, una realtà che ormai percepiva come torbida e insignificante.
-Lo metterò quando arriveremo alla Kogarashi.-
-E' un ordine del Direttore. Probabilmente quando arriveremo alla clinica non ci sarà dato il tempo di vestirci.-
La logica seccante del pupazzo era in grado di irritare Asuka in maniera indescrivibile.
Forse proprio perchè priva di quei momenti di sconforto degli esseri umani, Rei non riusciva a capire il bisogno di fare cose inutili, o stupide, o immotivate.
Allo stesso modo, Rei non concepiva il bisogno di non fare nulla.
Per lei il non fare nulla coincideva con la funzione di stand-by.
Ma quando era il momento di lavorare, tutto in Rei funzionava.
E andava liscio, veloce, tranquillo, fino al completamento della missione.
A conti fatti, Rei aveva bisogno solo di qualcuno che le dicesse quando stare in stand-by.
Tale era Asuka.

-...Non hai nulla di meglio da fare che seccarmi?-
-Sinceramente no.-
-Perchè non vai da Rokubungi, allora? E' certamente più divertente per te, no?-
-Non capisco il senso di questa affermazione.-
-Non capisci, eh?- lo sguardo di Asuka si fece crudele, mentre il portellone del blindato veniva chiuso.
-Allora se non capisci stai zitto, pupazzo.-
Asuka si allontanò da Rei, prendendo la direzione dell'entrata.
Rei non le prestò attenzione.
Mentre i blindati adibiti al trasporto degli EVA si allontanavano, lei controllava che tutto procedesse per il meglio.

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Kenji restava silenzioso sul suo letto da ospedale.
Non riusciva a ricordare cosa fosse successo dopo l'attacco di Seele.
Allo stesso tempo, si chiedeva come avesse fatto Seele ad intrufolarsi nelle apparecchiature della clinica.
Era passata una settimana, e i tecnici dei laboratori avevano concluso che non c'era la presenza di alcun virus nelle apparecchiature e nei sistemi.
Lo stesso valeva per Shinji Ikari.
Ma la supposizione che un virus informatico potesse trasmettersi a un cervello umano, restava un'ipotesi angosciante.
E se anche lui fosse stato infettato dal virus? Se entrare in contatto con la mente di Ikari fosse equivalso ad esporsi a una fonte di trasmissione diretta?
Quali sarebbero state le conseguenze? Cosa avrebbe comportato nel comportamento di un essere umano? Avrebbe influito nelle sue decisioni, sul suo carattere?
Erano dei dubbi affascinanti, per Asai.
Alzò la sua mano, fino a vederla contrastare contro il soffitto, una mano scura contro il bianco del muro.
...E se qualcosa in lui fosse già cambiato?

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Gendo spinse il viso sulla spalla di lei, come a cercare un vano conforto.
Chiuse gli occhi, e apprezzò le carezze di lei sulla schiena.
-Suvvia Gendo, smettila di essere così inutilmente preoccupato...-
-Effettivamente, non c'è nessun motivo per cui io debba avere paura...-
-Eppure ne hai.-
-Già...-
Ritsuko cercò il viso di lui, e spingendolo ad abbandonare la sua spalla morbida, calda nonostante il camice, lo baciò teneramente sulle labbra.
Sì, anche questo era confortante.
Talmente confortante da spingere Gendo a chiudere gli occhi, e a tranquillizzarsi come un bambino che riceve nutrimento dalla madre.
Essere così vulnerabile, in fondo, non lo rendeva di cattivo umore.
Si staccò da Ritsuko con un sospiro.
Evidentemente, non era abbastanza.
Ritsuko non si sentiva a suo agio.
Le preoccupazioni lo allontanavano sempre più da lei.
L'idea che fuggisse constantemente dalla realtà la faceva sentire inutile.
La certezza che non fosse sufficiente a renderlo felice la inquietava.

-...Vuoi parlarne?-
-No, è che... Ho un brutto presentimento.-
-Riguardo cosa? La missione?-
Gendo annuì.
-...Sei preoccupato per la tua Rei?-
A Gendo non sfuggì un'intonazione di fastidio, come se Ritsuko avesse fatto quella domanda in modo retorico, per ottenerne una decisa negazione.
O comunque una negazione.

-Sei ingiusta, con me.-
-Ingiusta? Io?-
-Mi avevi detto che non mi avresti soffocato, che non mi avresti negato la tranquillità di soffrire un pò!-
-Soffrire! Oh, Gendo... Sei terribilmente stupido!-
-Cosa c'è? Ti danno davvero così fastidio i miei sentimenti?!-
-Certo, finchè sono diretti verso un fantasma, e non verso di me! Odio i tuoi sentimenti, se sono diretti verso un pupazzo, e non verso di me!-
-Tu sai che provo dei sentimenti anche per te.-
-E' quell'"anche" che odio. E spero che sparisca il prima possibile.-
-Non contarci.-
-Ma sparirà, Gendo. sparirà, vedrai.-

Ritsuko desiderò che Rei Ayanami fosse distrutta.
Desiderò che tutti i dati su Rei Ayanami e Yui Fuyutsuki fossero frantumati, stracciati e bruciati.
Ritsuko desiderò che la battaglia che stavano per combattere fosse fallita.

------------------

Il paesaggio scorreva monotono dal finestrino del furgone.
Fuyutsuki attendeva l'arrivo alla clinica, ben conscio dei rischi che comportava la missione, non solo per la gravità della situazione, ma per l'incolumità stessa dei suoi sottoposti.
Innanzitutto, Ikari.
La condizione in cui versava la sua salute è a dir poco critica, e l'aggressività dell'attacco che stavano per portare era dalle conseguenze ignote.
Avrebbe preferito una vera guerra, Fuyutsuki.
Nessuno era preparato ad un assalto mentale.
Lì dove i confini tra realtà e sogno sono fragili. E gli errori irreversibili.
E se fosse questo che voleva il virus? Essere attaccato, per infettare i suoi assalitori? L'incidente di Asai aveva aperto nuove incognite, e nessuno aveva il coraggio di sporgersi oltre quella porta buia.
Tutti erano pronti a dimostrare di essere capaci di chiuderla.
Ma nessuno era pronto a prendersi la responsabilità sul modo in cui questo sarebbe stato fatto.

------------------

Asuka e Rei attendevano la conclusione del procedimento di connessione.
Si trattava di unire i collegamenti dell'EVA a quelli dell'esploratore psichico della clinica Kogarashi.
Una procedura che naturalmente aveva i suoi rischi.
D'altraparte, un esploratore è sempre un esploratore.
Tuttavia era strano esplorare la mente di un essere umano, invece che un servizio di connessione come poteva essere il Wired.
C'era qualcosa di inquietante.
Il Wired era certamente più vasto di una mente umana, era facile venire travolti da dati, virus e bug di sistema durante le esplorazioni.
Ma nonostante le minori dimensioni, non si può dire che la mente di Ikari incutesse minore timore.
Che diritto avevano, loro, di entrare nella sua mnte?
E quali sarebbero state le conseguenze? Cosa sarebbe accaduto ad Ikari?
Chi poteva garantire che la missione avrebbe avuto successo, anche se la avessero portata effettivamente a termine?
Asuka era terrorizzata.
Non voleva entrare nella sua mente.
Quello che la terrorizzava non era tanto il vedere cosa Shinji avesse nella sua testa.
Ciò che la terrorizzava è la certezza di non trovarvi niente su di lei.

-Langley, sei molto agitata.-
Asuka trasalì.
-Ti consiglio di calmarti.-
-Ah! Ora che me lo hai detto mi calmerò di certo!-
-Bene.-
-S...Stavo ironizzando, STUPIDA!-
-...-

-...-
-...Senti, Ayanami...-
-Cosa c'è?-
-Tu hai conosciuto Ikari...Sai dirmi che persona è?-
-Mi dispiace.-
-..Di cosa?-
-Quelle informazioni non sono contenute nella mia attuale memoria. Si tratta di un'estensione sotto il controllo del Responsabile di Reparto Gendo Rokubungi.-
-Ah.-
-Sembra che quell'estensione abbia la capacità di farmi comportare in modo più umano.-
-...-
-Ma non credo che questo mi renderebbe meno inopportuna ai suoi occhi, Agente.-
Asuka sospirò -Scusami, Ayanami.-
-In fondo, mi piacerebbe essere apprezzata da te.-
-D..Dici davvero?-

Era strano sentirselo dire da un robot.
Davvero strano.
In un certo senso ti rende davvero orgoglioso.

-Stavo ironizzando, stupida.- aggiunse Rei dirigendosi verso la sua postazione.
-Touchè.- constatò Asuka sottovoce.

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-Inizializzazione.-
-Battito cardiaco -Regolare.-
-Elettroencefalogramma -Regolare.-
-Traccia Sinaptica -Regolare.-
-Composizione.-
-Verifica ID-
-Verifica password in corso.-
-Connesso al soggetto 09876//TRV/0101101110111/-

"Hello."

Asuka non riusciva a respirare regolarmente.
La tensione aumentava.
E ora che si trovava in quel luogo assurdo, la sua inquietudine era a livelli alti.
Troppo alti.
La voce di Rei la riportò alla realtà.
Per un momento benedì il suo essere inopportuna.

-Langley, mantieni la calma. Non può accaderci nulla di particolarmente grave.-
-Parli bene, tu...-

Asuka e Rei camminavano lungo questo deserto viola.
Le dune erano modellate dal lavoro lento del vento, e con mille sottili strati di polvere andavano a costituire un pezzo della mente di Shinji.
Asuka guardava il terreno.
Effettivamente non sembrava affatto terra, ma polvere.
Una sostanza più leggera e impalpabile della sabbia, insomma.
Come se avessero gratuggiato milioni di gessetti viola.
Instancabilmente, continuamente.
Gessetti viola polverizzati.
Asuka alzò gli occhi in alto, verso il cielo.
Un cielo nero, buio, con al centro un sole di elettricità.
Si stupì di quel buio.
Il deserto sembrava illuminato di luce naturale.

-Così questa è la mente di una persona...-
-Sì. Non si presenta in modo differente da una qualsiasi porzione di Wired, non trovi?-
-Già... Effettivamente...- Asuka continuava a guardarsi intorno -Anche il Wired...Se non fosse altro che un enorme mente esso stesso..?-
-Teoria interessante. Ma inutile, all'attuale stato dei fatti. Guarda laggiù.-
Rei indicò un'area verde, dopo il deserto.
Sembrava un giardino, o un prato.
C'erano alberi di ciliegio, terribilmente carichi di fiori.
-Scommetto che ce n'è uno nella mente di ogni giapponese..- sorrise Asuka.
-Probabile.- aggiunse con disinteresse Rei, avviandosi verso il prato.
Asuka si voltò, guardando lo spazio finora percorso.
Non riuscì a visualizzare l'orizzonte del deserto.
Lì si mescolava col buio del cielo, diluendo i suoi confini.
Asuka rabbrividì.

-Non distrarti. Cerchiamo di rimanere vicine.- disse Rei, catturando la sua attenzione.
La rossa annuì.
Si incamminarono verso il prato, rialzato su una duna, mentre i loro piedi sprofondavano nella polvere viola.
-Ayanami, noi siamo nella mente di Ikari, vero?-
-Sì.-
-Quindi la nostra presenza qui... Credi che avrà ripercursioni sul comportamento di Ikari?-
-Credo sia opportuno che ti spieghi meglio.-
-Il nostro passaggio qui, nel suo inconscio...Lascerà delle tracce? Per dire, le nostre orme sul deserto... Su questa sabbia... Consizioneranno il comportamento futuro di Shinji?-
-Non ho dati sufficienti per formulare un'ipotesi.-
-Già...Lo sospettavo...-

Avvicinandosi, si resero finalmente conto di ciò che era in realtà quel prato.
Miliardi di piccoli vermi verdi spuntavano ad terreno, agitando i loro corpicini esili freneticamente verso l'alto.
Asuka provò ribrezzo davanti quell'immagine.
I ciliegi invece erano realistici.
A volte cadevano dei petali, come fossero troppo saturi di fiori.
I petali però si dissolvevano a metà del loro tragitto verso il terreno, come un effetto ottico, o un miraggio.
Al centro del prato brulicante era un recinto, di quelli dove nei parchi i bambini costruiscono castelli di sabbia.
Qui la sabbia non era viola, ma di colore reale.

-Credi che dovremmo andare lì?- chiese Rei.
-Perchè mi fai una domanda simile? Sei tu il cervello elettronico infallibile, no?-
-La mia fredda razionalità ha dei limiti. In quanto essere umano tu cosa credi di fare?-
Poteva essere un'altra frase ironica, ma Asuka dubitava che Rei fosse capace di fare simili battute due volte in un giorno.
Si guardò intorno.
Oltre a quella porzione inquietante di mente, c'era solo polvere viola, immense distese senza confini.
Asuka fissò adesso il piccolo prato.
Non c'era nulla che potesse far suporre un passaggio o qualcosa di simile.
Ma certamente dovevano addentrarsi più a fondo che in quel livello superficiale.
E quell'ambiente sembrava una strada obbligatoria.

-Ok, andiamo verso il recinto di sabbia...Magari ci troveremo qualcosa.-
Rei annuì, e iniziarono a camminare sui vermi.
Con raccapriccio, Asuka vide che venivano schiacciati dai loro passi, secernendo un liquido rosa.

Anche quello aveva il sapore della violazione.

Qualunque cosa facessero in questa missione aveva un fastidioso eco di "violenza" agli occhi di Asuka.
La mente di una persona...E' in fondo un luogo così intimo...Che dovrebbe restare inviolabile persino al diretto possessore.

Asuka corse in punta di piedi, cercando di recare meno danni possibili a quel prato vivente.
Rei fece lo stesso, senza porsi particolari domande.
Arrivarono nel quadrato di sabbia.
Asuka si inginocchio e guardò il terreno, passandoci le mani dentro.

Anche quella era una violazione.

-Cosa fai?- chiese Rei.
-Cerco qualcosa... Un oggetto, un passaggio... Deve esserci qualcosa, qui dentro.-
-Perchè proprio qui? Potremmo guardare sugli alberi.-
-No...questo recinto è esattamente al centro. E questa sabbia è reale... O almeno, legata a un ricordo reale, come gli alberi. Forse sono i primi ricordi di Shinji. O magari è solo la metafora di qualcosa, non sò dirti...-
-Capisco. -
Rei si inginocchiò sul terrenno a sua volta, smuovendo la terra.
-No, sembra non ci sia nulla...- constatò però Asuka.
Le due rimasero immobili nel terreno, non sapendo cosa fare.
Poi Asuka provò il gesto istintivo di mettere la mano sotto uno strato di sabbia.
Sgranò gli occhi e ritrasse la mano terrorizzata.
-Cosa c'è?- chiese Rei, imitando il gesto della collega.
Asuka iniziò a singhiozzare.
Anche Rei lo sentì, sotto la sabbia.

Era il battito di un cuore.

"You know I don't love you and I never did
I don't want you and I never will "

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