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-Ti fermi alle scalette con noi?-, mi chiede Diletta,
quando suona la campanella della fine delle lezioni.
-No… devo andare via-, rispondo io.
“No, vado via, non voglio rimanere in compagnia di quelle
mie compagne di classe cinque minuti di più…”, penso in verità.
-Ok, allora ci sentiamo dopo.
-Ciao.
Sto pensando proprio adesso che non ho voglia di arrivare
al parcheggio da sola… ed ecco spuntare Giovanni.
-Nicole ti fermi anche te alle scalette?-, mi chiede.
-No, devo tornare a casa che tra due ore devo essere a
cavallo…
-Ah, ok!-, dice, e si lancia in particolari macabri di un
passato cavallo di un’amica di suo padre.
Mi ha già raccontato questa storia, ma lo lascio parlare.
-Là c’è la mi mamma, vado! In bocca al lupo per la gara!-,
mi saluta.
-Crepi-, dico flebilmente.
Prendo il motorino che mi ritrovo, poverello, e cercando
di non fare incidenti arrivo a casa.
Salgo le scale e suono il campanello.
Niente… possibile che nessuno risponda?
Rapido giro di telefonate: babbo sta facendo la spesa…
sono chiusa fuori casa.
Torno in garage e cerco qualcosa da fare per passare il
tempo… prendo il libro dei nomi.
Che cosa stupida… cercare i nomi per cosa?
Nomi mai sentiti… penso che molto raramente ai nostri
giorni dei genitori chiamino il loro pargolo Astolfo, o altri simili…
Quando babbo arriva salgo finalmente in casa.
Mi metto a pulire gli stivali: in vista dell’imminente
gara devono essere lucidi e splendenti… e invece con l’ultima caduta sono pure
rovinati… perfetto.
Armandomi di crema, grasso, spazzola, giornale, pazienza
e olio di gomito comincio nell’impresa.
A pranzo arrivano tutti e dopo essermi cambiata ed aver
spazzato via il 7,5 in fisica del mio gemello con il mio 9,5 a matematica
pranziamo.
C’è anche il nostro fratello grande… 20 anni e quasi due
metri di altezza…
Dopo mangiato scappo, prendo il motorino e via, verso… il
box della “mia” cavalla, Capovetra.
Ecco… sicuramente quella è la proprietaria… a pelle non
mi sta per niente simpatica…
Comincio nella mia opera di fare le trecce…che cosa
stupida: sono completamente negata e non capisco la sua utilità… sarà da
regolamento.
“Beh, devo dire che non stanno venendo male…”, ammetto.
Improvvisamente spuntano due ragazze. Già, Capo fa
lezione adesso…
Paola, la ragazza che la deve prendere, mi sembra
simpatica, ed anche la sua amica.
Arriva Diletta, una ragazzina che deve fare la gara con
me, e visto che non posso fare niente per adesso decido di aiutarla… è
lentissima a fare le trecce, quindi avrà bisogno di un po’ d’aiuto.
La moglie dell’istruttore, Anna, mi fa:-Nicole, non
aiutarla, mi raccomando. Le trecce deve farle da sola.
“Se se… come no…”, -Sì sì, non preoccuparti.
-Hanno portato uno stallone, per la gara di domani, l’hai
visto?
-No… com’è?
-E’ bellissimo, hanno detto che ha delle andature molto
eleganti.
Beh, in effetti è bello… ma oggi sono apatica.
Vado nel box di Pirate, con Diletta, e cerco di vedere
qualcosa del campo della lezione.
Intanto che Anna è incantata dallo stallone io ho fatto 4
trecce al pony di Diletta, ma poi smetto.
Mi arrampico sulla finestra del box (non so neanche come
ho fatto) e cerco di vedere qualcosa…
-Non ti dà noia che un’altra abbia preso Capo?-, mi
chiede Diletta.
Siamo entrambe gelose dei “nostri” cavalli, ma ormai mi
sono abituata… non ci faccio più caso.
-No, Paola mi sembra simpatica…
-Ah-, mi dice, stupita.
Ecco, anche lei si è accorta dell’apatia… però devo dire
che mi sta passando.
La cavalla torna e io finisco di fare le trecce…
Sono abbastanza fiera della mia opera.
Anna mi dice che mi venivano meglio con l’altro cavallo
con cui facevo le gare, Cuore Mio.
Aia… colpo brutto. Quanto mi manca Cuore… però voglio
anche molto bene a Capo.
-Didi… piove-, le dico.
-Nooooooo!!!!
-Non preoccuparti, domani non si azzarderà a piovere…
Mentre aspetto che finisca di intrecciare pulisco gli
zoccoli e metto l’olio, per nutrirli.
-Capo, se ti rotoli e ti sfai le trecce ti levo una
carota dalle ricompense…-, la minaccio.
“Certo… quanto ci scommetti che domani troverò la paglia
ovunque, su questa cavalla?”.
Passiamo a pulire le selle… la spugnetta muffita di
Diletta la butto direttamente nel cestino, ne prendo una nuovae comincio a frizionare, come dice la
confezione, la sella e la testiera.
-Dai, non abbiamo fatto un brutto lavoro…-, dico.
-Sì, ora mettiamo l’olio.
Leggiamo l’etichetta: “olio di zoccoli di bue” recita
l’etichetta, “agitare bene prima dell’uso”.
-Zoccoli di bue??-, mi chiede Diletta.
-Ah bo, se lo dice lui…
Sono fradicia, visto che per pulire il secchio e le
spugne sono rimasta fuori, nella pioggia, per 10 minuti buoni, ho fame, visto
che ho mangiato con l’imbuto per riuscire ad arrivare in tempo, alle 2, e ho
freddo: le mani rosse mi fanno male.
Diletta ed io affrontiamo il pre-gara in modo
completamente diverso: lei non deve sentire parlare di gara per giorni, fino
alla domenica stessa, io invece devo realizzare e prepararmi psicologicamente,
quindi scrivo sul calendario GARA a caratteri cubitali così ogni volta che ci
passo davanti lo vedo.
E il brutto è che non ho ancora realizzato…
Diletta chiama per farsi venire a prendere, io vado con
il motorino.
Sono le 6 e 20 e dopo più di 4 ore finalmente me ne vado…
-Mi raccomando, Niki: facciamo la veglia fino a
mezzanotte, offriamo voti alle divinità che domani dobbiamo fare tutto bene,
ok? Ho già avvertito mia nonna!-, mi dice, ridendo.
-Certo! E domattina caffè a badilate, a vedere se un
pochino mi reggo in sella! Se casco mi prenderanno in giro fino alla mia morte…
-Ahaha! Anche a me!
-Dai, possiamo farcela! Ce la possiamo fare! Abbiamo
fatto tanta strada e finalmente siamo qui! Possiamo farcela, ripetiamolo sempre
e crediamoci!
-Sì, dobbiamo essere convinte! Domani quegli ostacoli ce
li mangiamo!
-E il dressage lo facciamo con gli occhi chiusi!
-Ciao, a domani, alle otto vero?-, mi saluta.
-Certo, a domani!
Bene, adesso ho ancora più freddo…
Salgo su quel motorino e sdrucciolando attraverso il
campo per l’erba bagnata riesco ad arrivare alla strada ed ad arrivare a casa.
-Come è andata?-, mi chiede mamma.
-Guarda che non sono salita sul cavallo…
-Lo so, ma come è andata?
-Sono stanca, non ce la faccio più…
-Fatti la doccia e mettiti il pigiama.
“Merda! Il compleanno di Sara… come faccio? Non mi reggo
in piedi…”.
-E il compleanno?
-Oh, già…
Faccio ungiro di
telefonate, avvertendo che non sarò al compleanno, e vado a farmi la doccia.
“Posso farcela e ce la farò, posso farcela e ce la farò,
posso farcela e ce la farò…”, mi ripeto come un mantra.
Cerco di visualizzare un percorso di salto ed il disegno
di dressage per ricordarmi a cosa devo stare attenta.
Il dressage penso che non andrà malaccio… almeno se devo
cadere non mi farò male.
Il salto sarà un altro paio di maniche… se cado addio
nini! E chi la riprende mamma?
Anche se ho deciso di fare una categoria più bassa
rispetto a quella che avevo scelto in precedenza spero di essere abbastanza
sicura.
Quando mi immagino il percorso, oltre a pensare che devo
stare attenta alla distanza e stare bene dritta, altrimenti crollo sul collo,
mi torna in mente l’istruttore che mi urla: SVEGLIA!, quando la cavalla perde
impulso.
“Bene”, penso, “domattina una caffettiera solo per me…”.
Ciao a tutti! ho scritto questo in un momento di delirio, visto che devo ancora realizzare la gara di domani... e poi ho pensato di inserirlo. Se vi è sembrato interessante fatemelo sapere, che scriverò qualcosina in più! ringrazio chi leggerà e chi commenterà ^^!
La spengo e rimango a fissare il soffitto, a cercare la
forza per alzarmi.
Alla fine ce la faccio e con calma metto a posto la
camera.
Sono l’unica sveglia in casa e il mio gemello sta
dormendo nel divano letto in salotto.
In condizioni normali farei tutto il baccano possibile
per svegliarlo, ma mi sento come se stessi ancora dormendo.
Quando vado a svegliare mamma la trovo già con gli occhi
spalancati, e si mette subito a parlare.
Non sono ancora cosciente e ho l’mp3 attaccato alle
orecchie, non ho assolutamente voglia di parlare.
-Come stai? Sei nervosa? Hai realizzato?
Non rispondo neanche: tutto il mio cervello è concentrato
a tenermi calma e a non saltarle alla gola.
Mi sento abbastanza nevrotica ora come ora… ma mi passerà
presto.
-Mi metto le scarpe da ginnastica e la tuta, non mi
metterò in tiro: non mi importa cosa pensano-, mi dice dal bagno bisbigliando
per non svegliare gli altri.
Arriva il primo attacco di pianto: qui mi metterei a
piangere dalla rabbia.
Se a te non importa cosa dicono a me sì: non si avvicina
neanche ad un cavallo, almeno vestiti per bene, che hai la scusa! Ma certo, non
ti vesti bene perché la mamma di Diletta viene sempre in tiro…
Vorrei vestirmi in santa pace ma niente, viene da me.
La calzamaglia per il freddo, i calzettoni, i pantaloni
bianchi, gli stivali.
“Perché?”, penso, “ho una famiglia così? Dovrebbero tutti
essere sull’attenti felici per me per la gara, visto che sono l’unica della
famiglia che riesce a combinare qualcosa e il mio gemello è pessimo… perché non
mi incoraggiano?”.
Non volevano comprarmi una camicia visto che “una
maglietta bianca è uguale”, testuali parole… ma dove lo attacco il plastron?
(una specie di cravattino).
Mamma intanto si mette le scarpe da ginnastica, e io
cerco di non guardarla per non arrabbiarmi.
-Hai bisogno di qualcosa?-, mi chiede.
Non rispondo neanche: che domande!!! Mi sono svegliata da
sola, mi sono preparata la colazione e la roba da portarmi dietro, non sai
neanche quali sono le categorie in cui gareggerò oggi e mi chiedi se ho bisogno di qualcosa???
Mah.
-Rimani ferma da una parte, hai gli stivali che
ticchettano… svegli tutti.
Con stizza cammino in punta di piedi e prendo il
cellulare: so che nessuno alle 7 e 45 di domenica mattina è sveglio, ma mando
un messaggio a Diletta.
Finalmente riesco a spingere mamma fuori casa e con le
sue chiacchiere ancora in testa andiamo al centro ippico.
L’erba è ghiacciata e, come ormai mi fa notare mamma da
15 minuti, la temperatura è -1.
Appena scendo dalla macchina cerco di andare a velocità
massima verso la stalla, ma mamma si lamenta, seguendomi con quello che lei
chiama passo normale e io “passo merenda di pasqua”.
Decido di calmarmi: d’altra parte è l’unica che mi ha
portato qua… chissà se gli altri arriveranno…
Pago IO con i MIEI soldi l’iscrizione alle gare e quando
spazzolo Capovetra mamma rimane fuori dalla scuderia… la puzza!
Diletta arriva in ritardo… tanto per cambiare.
Ho quasi sollievo a vederla… sono contentissima. Come
previsto sua mamma, Patrizia, è vestita elegante…
Preferisco non fare confronti con l’altra donna che sta
al sole con il cellulare all’orecchio...
Visto che abbiamo tempo prima di andare a fare la
ricognizione del percorso decido di andare al bagno… trascinandomi dietro ormai
mamma…
In bagno troviamo la madre di turno preoccupata per la
gara della figlia… ma tutte a me le logorroiche oggi?
Quando torno è arrivata Elena: viene a scuola con me,
anche se è una classe avanti, e facciamo lezione a cavallo insieme. È molto
simpatica e appena mi vede mi guarda strana.
-Ciao! Cos’hai?-, le chiedo.
-I pantaloni…
-Sì, quelli bianchi sono sotto…
-Ah!!! Ora ho capito…
Quando andiamo a vedere il percorso Elena ci segue, anche
se a regola non potrebbe, visto che non è un istruttore e non concorre.
Il percorso non sembra difficile… Capo non avrà problemi.
Io? Vedremo.
Vestita, chiedo come sto… mamma? Sparita.
-Perfetta-, mi dice Elena.
In seguito non capisco molto… confusione, istruttore
sparito, mamma anche, io, Diletta e i nostri cavalli.
Entriamo e andiamo in campo prova: Capo comincia subito a
fare confusione.
Accelera, scarta, non mi ascolta: è agitata per le
persone intorno al campo.
-Prova a farla galoppare un po’, per vedere se si calma-,
mi dice Elena.
In effetti un po’ si tranquillizza.
I salti di prova fanno schifo: l’istruttore, per non
urlare, mi si avvicina e mi dice:-Vuoi svegliarti o no? Qua dormiamo sennò, e
non andiamo da nessuna parte. Guarda che tra 10 minuti devi entrare in campo.
In campo alla fine ci entro, e non mi sembra così
terrificante.
-Attenta, quando il giudice suona la campana parti
subito, non varcare la linea di partenza due volte, come ha fatto Diletta.
Ah! Ecco l’errore orrendo che mi ha detto di aver fatto Diletta!
La campana suona e io parto.
Cerco di concentrarmi e di vedere la distanza, poi di
riprendere.
All’ultimo ostacolo ancora non ci credo: nessuna penalità.
Abbiamo fatto un bel percorso.
Tutti si complimentano con me, e io ho un sorrisone
enorme che mi va da orecchio a orecchio.
Elena mi corre subito accanto. –Sai-, mi dice, -mi sento
una cacca.
-E perché?
-Guardo te e Diletta e vi vedo saltare, saltare così,
tranquille, ostacoli che a me sembrano enormi… e io? Non riesco neanche a
tenere i talloni in basso come si deve…
-Dai, non preoccuparti. Anche io ci sono passata… non è
neanche un anno che vieni in questo centro ippico e già galoppi! Io ho dovuto
aspettare quasi tre anni per saltare meno di mezzo metro.
E adesso? La gara di dressage.
Salve!!! Pensavo di aver messo fine a questa storia sul
nascere, visto il poco successo riscosso… quando mi spunta amimy! Cara mia, hai
salvato questa fiction!!! Per questo la dedico a te, che le hai evitato il
cestino della spazzatura di internet e perché apprezzi sempre ogni frutto
partorito dalla mia povera mente malata!!! Grazie mille per averla inserita tra
i preferiti e per aver commentato, ho postato un nuovo capitolo giusto perché hai
commentato! Grazie, grazie mille! Ora, detto questo, spero che questo capitolo
non ti abbia fatto vomitare ^^. Eh lo so che dovrei aggiornare le altre mie ff,
ma questa mi viene meglio perché ho scritto quello che mi passava per la mente…
anche se sarò potuta sembrare abbastanza nevrotica >.
Dopo il percorso di salto riporto la cavalla nel box, a
riprendere un po’ di fiato.
-E’ lei!-, dice la proprietaria di Capovetra alla madre.
–Ciao-, mi dice, -complimenti, avete fatto davvero un bel percorso!
-Grazie…
-Sì sì, Capovetra mi è piaciuta: metteva bene le falcate,
non ha fatto storie, ha saltato bene… anche te mi sei piaciuta, davvero!
Bravissime.
-Eh sì, lei è stata davvero brava: non ha perso la testa
e ha fatto tutto bene.
-Peccato però per il campo prova… in quello è come la
mamma, però se sente che il cavaliere ha polso e gli fai capire che non lo deve
fare è tranquilla… ora ti lascio, mi scappa il figliolo!
“Che il cavaliere ha polso = due frustate e via. E io che
mi facevo tante fisime! Questa è peggio di me!”.
Però devo ammettere che non è male… non mi sta
antipatica.
-Diletta!-, le fa l’istruttore, -il dressage dovrebbe
cominciare alle undici, comunque chiedi conferma in segreteria. Prendi il
cavallo e vai in campo prova, che non so quando si comincia.
-E io?- gli chiedo.
-Te aspetti… un po’ e vai anche tu in campo-, e sparisce.
Diletta di corsa prende il pony e va in campo, seguita da
Elena e il “supporto morale”.
E io? In scuderia, da sola. Che devo fare? Sono spariti
tutti.
Aspetto dieci minuti e poi risistemo la cavalla, la porto
fuori e rimonto.
Con calma torno in campo prova, quando Diletta esce per
la gara.
Dopo quasi venti minuti mi affaccio sul campo gara, ma
ancora non tocca a me.
Torno indietro, provo il trotto medio e dopo un po’ torno
al campo… niente, ancora non tocca a me.
In campo? Non c’è nessuno. Cerco di vedere cosa succede
ma mi rimandano via.
L’istruttore mi manda Elena con gli elastici per rifare
le trecce sfatte.
Dopo un po’ torno al campo, non c’è ancora nessuno che
gareggia.
Mi sto innervosendo, mi stanno facendo aspettare un
sacco, la cavalla non ne può più, voglio scendere.
Ritorno indietro stizzita, rimandata via per l’ennesima
volta.
Una signora si affaccia al campo prova e fa:-Qualcuno
deve fare la E200?
-Io-, dico.
-Eh, stavamo aspettando.
Quasi salto dal cavallo e la strozzo… HANNO FATTO
ASPETTARE ME FIN ORA!
Torno al campo e non mi fanno entrare… c’è già una
ragazza.
Guardo il percorso… quello non è la E200.
Quando lo faccio notare alla signora mi dice:-Infatti,
quella è la E300!
“E allora perché cavolo nonmi hanno chiamata prima?”.
Quelli di un centro ippico, tra il pubblico, continuano a
fissarmi.
-Il cavallo sarà giovane…-, sento dire.
-Di dov’è?
-Che fa?
-Non riesce a stare fermo…
“PERCHE’ CAVOLO MI STATE GUARDANDO???”.
Quasi mi metto a piangere… voglio solo fare la mia gara!
Fatemi fare e poi fatemi scendere!
Ecco mamma, che si mette a farmi le foto… “se non mi
trattengo urlo, giuro che urlo!”.
Quando la ragazza finisce mi dicono di entrare.
“Possibile che debba andare a chiedere informazioni io???
Con tutto il parentame qui intorno IO, a CAVALLO, devo andare in CAMPO, a
CHIEDERE???”.
Quando mi avvicino e chiedo per la E200 il giudice mi
dice:-Perfetto, non sei in ritardo. Comincia pure.
Adesso piango di felicità e lo abbraccio… finalmente!
Quando la campana suona parto.
La diagonale al trotto medio fa schifo… questo sarà un
voto basso.
Passo dalla parte delle persone e Capo cosa fa? Scarta! E
io? Tirone! Perfetto… mi avranno tolto 5 punti!
Alla fine saluto e esco.
Quando torno nel box sono tutti lì intorno… e io? Come
una scema che faccio! Alla fine piango davvero!
-Oh dai, non preoccuparti per lo scarto… capita… poi la
cavalla è giovane, è colpa sua…
-Non è colpa sua, io lo sapevo e dovevo starci attenta! E
la gamba dov’era? A casa!
Mi metto a disfare le trecce, la gente intorno comincia
ad andarsene e mi chiamano per la premiazione.
Non sto piangendo realmente per la gara… sarei veramente
una stronza: c’è gente a cui è andata molto peggio. Mi sento come quando la
secchiona di turno piange per un sei e mezzo quando i compagni di classe
prendono 3…
È solo che sono stanca, mi si sono sciolti i nervi e non
ne posso più… mi dovevo scaricare.
Mi chiamano per la premiazione: “premiazioneee??? Non ci
credo!”.
Sistemo un po’ la cavalla, tolgo gli speroni e vado.
Mentre aspettiamo, zia mi dice:-Il regalo lo prendi te o
babbo?
-Babbo, vai te, se mi chiamano devo essere qui.
-Nono, vai te… ti chiamiamo se premiano.
Ora lo strozzo… lo strozzo davvero! Perché non va lui???
Mi faccio il mezzo chilometro fino alla macchina di zia
e… tadan! Un mazzolino di rose…
Ringrazio e me ne vado.
Possiamo dire che io non ami i fiori… dati senza motivo
poi! Sopporterei le rose rosse solo dal fidanzato! Io voglio solo la mimosa l’8
marzo.
Aggirandomi per il centro ippico e cercando di nascondere
le rose sciupate ritorno a bordo campo e mollo i fiori a babbo. Anche lui sa
benissimo che non tollero ricevere i fiori dai parenti.
Sono l’unica della categoria ad essere premiata: gli
altri si sono volatilizzati.
E… seconda! Che bello… la coppa e la coccarda me le
consegna Anna, insieme alla scheda.
Vedo dei quattro… aiai, l’istruttore mi darà una
strigliata…
Dopo aver rimesso tutto a posto salgo in macchina e torno
a casa.
“DOV’E’ IL GELATOOOO???”, mi aggiro per la casa
cercandolo, dopo pranzo.
Non c’è… ma mamma lo aveva detto a zia che lo prendeva…
che delusione!
Come mi sento… svuotata. Non ho più niente da fare,
niente per cui preoccuparmi… fine.
Voglio un’altra gara… SUBITO!
Che figure che ho fatto… sicuramente mi hanno presa tutti
da isterica acida quale sono… comunque alla fine è andata bene.
Sulla mensola ci sono due foto: una è con me e Cuore Mio
in campo prova: stiamo provando il dressage, alla nostra prima gara, ed è
circondata dalle coccarde che ho vinto con lui.
Accanto, la foto di Capovetra che mi hanno regalato a
Natale… accanto ci metto la coppa del dressage e la guardo soddisfatta: “Di
sicuro vinceremo altro Capo… non preoccuparti, non ti farò fare brutta figura”.
Salve a tutti! E con questo è finita la mia storia!
Questa storia travagliata, ignorata e partorita dalla mia mente malata è giunta
al termine! Non ho idea di come sia venuto… avevo già fatto finire questa
storia, ma mi dispiaceva lasciarla così in sospeso, quindi quando ho visto il
secondo commento della mia ammiratrice più sfegatata, amimy, ho pensato subito
di scrivere l’ultimo capitolo! Mica potevo deluderti! Spero che ti sia piaciuto
anche questo, ihih! Grazie sempre per i tuoi complimenti! Devo trovare un’altra
parola, ma non mi viene in mente nessun altro sinonimo per “grazie” ^^! Ti ringrazio
davvero tanto… se non ci fossi stata tu questa storia sarebbe stata seppellita…
Sono davvero contenta che ti piaccia come scrivo, sono commossa!
Anche la mia Balenotta alla fine ce l’ha fatta a
commentare! Grazie mille anche a te! Se mi strozzavi mamma non ti avrei odiata,
non preoccuparti ihih!
Ringrazio comunque anche quelli che magari sono passati
di qua e che hanno solo letto…