Domani: GARA

di _Niki_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vigilia ***
Capitolo 2: *** Il grande giorno ***
Capitolo 3: *** Dressage e post-gara ***



Capitolo 1
*** Vigilia ***


-Ti fermi alle scalette con noi?-, mi chiede Diletta, quando suona la campanella della fine delle lezioni.

-No… devo andare via-, rispondo io.

“No, vado via, non voglio rimanere in compagnia di quelle mie compagne di classe cinque minuti di più…”, penso in verità.

-Ok, allora ci sentiamo dopo.

-Ciao.

Sto pensando proprio adesso che non ho voglia di arrivare al parcheggio da sola… ed ecco spuntare Giovanni.

-Nicole ti fermi anche te alle scalette?-, mi chiede.

-No, devo tornare a casa che tra due ore devo essere a cavallo…

-Ah, ok!-, dice, e si lancia in particolari macabri di un passato cavallo di un’amica di suo padre.

Mi ha già raccontato questa storia, ma lo lascio parlare.

-Là c’è la mi mamma, vado! In bocca al lupo per la gara!-, mi saluta.

-Crepi-, dico flebilmente.

Prendo il motorino che mi ritrovo, poverello, e cercando di non fare incidenti arrivo a casa.

Salgo le scale e suono il campanello.

Niente… possibile che nessuno risponda?

Rapido giro di telefonate: babbo sta facendo la spesa… sono chiusa fuori casa.

Torno in garage e cerco qualcosa da fare per passare il tempo… prendo il libro dei nomi.

Che cosa stupida… cercare i nomi per cosa?

Nomi mai sentiti… penso che molto raramente ai nostri giorni dei genitori chiamino il loro pargolo Astolfo, o altri simili…

Quando babbo arriva salgo finalmente in casa.

Mi metto a pulire gli stivali: in vista dell’imminente gara devono essere lucidi e splendenti… e invece con l’ultima caduta sono pure rovinati… perfetto.

Armandomi di crema, grasso, spazzola, giornale, pazienza e olio di gomito comincio nell’impresa.

A pranzo arrivano tutti e dopo essermi cambiata ed aver spazzato via il 7,5 in fisica del mio gemello con il mio 9,5 a matematica pranziamo.

C’è anche il nostro fratello grande… 20 anni e quasi due metri di altezza…

Dopo mangiato scappo, prendo il motorino e via, verso… il box della “mia” cavalla, Capovetra.

Ecco… sicuramente quella è la proprietaria… a pelle non mi sta per niente simpatica…

Comincio nella mia opera di fare le trecce…che cosa stupida: sono completamente negata e non capisco la sua utilità… sarà da regolamento.

“Beh, devo dire che non stanno venendo male…”, ammetto.

Improvvisamente spuntano due ragazze. Già, Capo fa lezione adesso…

Paola, la ragazza che la deve prendere, mi sembra simpatica, ed anche la sua amica.

Arriva Diletta, una ragazzina che deve fare la gara con me, e visto che non posso fare niente per adesso decido di aiutarla… è lentissima a fare le trecce, quindi avrà bisogno di un po’ d’aiuto.

La moglie dell’istruttore, Anna, mi fa:-Nicole, non aiutarla, mi raccomando. Le trecce deve farle da sola.

“Se se… come no…”, -Sì sì, non preoccuparti.

-Hanno portato uno stallone, per la gara di domani, l’hai visto?

-No… com’è?

-E’ bellissimo, hanno detto che ha delle andature molto eleganti.

Beh, in effetti è bello… ma oggi sono apatica.

Vado nel box di Pirate, con Diletta, e cerco di vedere qualcosa del campo della lezione.

Intanto che Anna è incantata dallo stallone io ho fatto 4 trecce al pony di Diletta, ma poi smetto.

Mi arrampico sulla finestra del box (non so neanche come ho fatto) e cerco di vedere qualcosa…

-Non ti dà noia che un’altra abbia preso Capo?-, mi chiede Diletta.

Siamo entrambe gelose dei “nostri” cavalli, ma ormai mi sono abituata… non ci faccio più caso.

-No, Paola mi sembra simpatica…

-Ah-, mi dice, stupita.

Ecco, anche lei si è accorta dell’apatia… però devo dire che mi sta passando.

La cavalla torna e io finisco di fare le trecce…

Sono abbastanza fiera della mia opera.

Anna mi dice che mi venivano meglio con l’altro cavallo con cui facevo le gare, Cuore Mio.

Aia… colpo brutto. Quanto mi manca Cuore… però voglio anche molto bene a Capo.

-Didi… piove-, le dico.

-Nooooooo!!!!

-Non preoccuparti, domani non si azzarderà a piovere…

Mentre aspetto che finisca di intrecciare pulisco gli zoccoli e metto l’olio, per nutrirli.

-Capo, se ti rotoli e ti sfai le trecce ti levo una carota dalle ricompense…-, la minaccio.

“Certo… quanto ci scommetti che domani troverò la paglia ovunque, su questa cavalla?”.

Passiamo a pulire le selle… la spugnetta muffita di Diletta la butto direttamente nel cestino, ne prendo una nuova  e comincio a frizionare, come dice la confezione, la sella e la testiera.

-Dai, non abbiamo fatto un brutto lavoro…-, dico.

-Sì, ora mettiamo l’olio.

Leggiamo l’etichetta: “olio di zoccoli di bue” recita l’etichetta, “agitare bene prima dell’uso”.

-Zoccoli di bue??-, mi chiede Diletta.

-Ah bo, se lo dice lui…

Sono fradicia, visto che per pulire il secchio e le spugne sono rimasta fuori, nella pioggia, per 10 minuti buoni, ho fame, visto che ho mangiato con l’imbuto per riuscire ad arrivare in tempo, alle 2, e ho freddo: le mani rosse mi fanno male.

Diletta ed io affrontiamo il pre-gara in modo completamente diverso: lei non deve sentire parlare di gara per giorni, fino alla domenica stessa, io invece devo realizzare e prepararmi psicologicamente, quindi scrivo sul calendario GARA a caratteri cubitali così ogni volta che ci passo davanti lo vedo.

E il brutto è che non ho ancora realizzato…

Diletta chiama per farsi venire a prendere, io vado con il motorino.

Sono le 6 e 20 e dopo più di 4 ore finalmente me ne vado…

-Mi raccomando, Niki: facciamo la veglia fino a mezzanotte, offriamo voti alle divinità che domani dobbiamo fare tutto bene, ok? Ho già avvertito mia nonna!-, mi dice, ridendo.

-Certo! E domattina caffè a badilate, a vedere se un pochino mi reggo in sella! Se casco mi prenderanno in giro fino alla mia morte…

-Ahaha! Anche a me!

-Dai, possiamo farcela! Ce la possiamo fare! Abbiamo fatto tanta strada e finalmente siamo qui! Possiamo farcela, ripetiamolo sempre e crediamoci!

-Sì, dobbiamo essere convinte! Domani quegli ostacoli ce li mangiamo!

-E il dressage lo facciamo con gli occhi chiusi!

-Ciao, a domani, alle otto vero?-, mi saluta.

-Certo, a domani!

Bene, adesso ho ancora più freddo…

Salgo su quel motorino e sdrucciolando attraverso il campo per l’erba bagnata riesco ad arrivare alla strada ed ad arrivare a casa.

-Come è andata?-, mi chiede mamma.

-Guarda che non sono salita sul cavallo…

-Lo so, ma come è andata?

-Sono stanca, non ce la faccio più…

-Fatti la doccia e mettiti il pigiama.

“Merda! Il compleanno di Sara… come faccio? Non mi reggo in piedi…”.

-E il compleanno?

-Oh, già…

Faccio un  giro di telefonate, avvertendo che non sarò al compleanno, e vado a farmi la doccia.

“Posso farcela e ce la farò, posso farcela e ce la farò, posso farcela e ce la farò…”, mi ripeto come un mantra.

Cerco di visualizzare un percorso di salto ed il disegno di dressage per ricordarmi a cosa devo stare attenta.

Il dressage penso che non andrà malaccio… almeno se devo cadere non mi farò male.

Il salto sarà un altro paio di maniche… se cado addio nini! E chi la riprende mamma?

Anche se ho deciso di fare una categoria più bassa rispetto a quella che avevo scelto in precedenza spero di essere abbastanza sicura.

Quando mi immagino il percorso, oltre a pensare che devo stare attenta alla distanza e stare bene dritta, altrimenti crollo sul collo, mi torna in mente l’istruttore che mi urla: SVEGLIA!, quando la cavalla perde impulso.

“Bene”, penso, “domattina una caffettiera solo per me…”.


Ciao a tutti! ho scritto questo in un momento di delirio, visto che devo ancora realizzare la gara di domani... e poi ho pensato di inserirlo. Se vi è sembrato interessante fatemelo sapere, che scriverò qualcosina in più! ringrazio chi leggerà e chi commenterà ^^!

Baci, Niki.

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Capitolo 2
*** Il grande giorno ***


Capitolo 2: il grande giorno

 

La sveglia suona alle 6:30.

La spengo e rimango a fissare il soffitto, a cercare la forza per alzarmi.

Alla fine ce la faccio e con calma metto a posto la camera.

Sono l’unica sveglia in casa e il mio gemello sta dormendo nel divano letto in salotto.

In condizioni normali farei tutto il baccano possibile per svegliarlo, ma mi sento come se stessi ancora dormendo.

Quando vado a svegliare mamma la trovo già con gli occhi spalancati, e si mette subito a parlare.

Non sono ancora cosciente e ho l’mp3 attaccato alle orecchie, non ho assolutamente voglia di parlare.

-Come stai? Sei nervosa? Hai realizzato?

Non rispondo neanche: tutto il mio cervello è concentrato a tenermi calma e a non saltarle alla gola.

Mi sento abbastanza nevrotica ora come ora… ma mi passerà presto.

-Mi metto le scarpe da ginnastica e la tuta, non mi metterò in tiro: non mi importa cosa pensano-, mi dice dal bagno bisbigliando per non svegliare gli altri.

Arriva il primo attacco di pianto: qui mi metterei a piangere dalla rabbia.

Se a te non importa cosa dicono a me sì: non si avvicina neanche ad un cavallo, almeno vestiti per bene, che hai la scusa! Ma certo, non ti vesti bene perché la mamma di Diletta viene sempre in tiro…

Vorrei vestirmi in santa pace ma niente, viene da me.

La calzamaglia per il freddo, i calzettoni, i pantaloni bianchi, gli stivali.

“Perché?”, penso, “ho una famiglia così? Dovrebbero tutti essere sull’attenti felici per me per la gara, visto che sono l’unica della famiglia che riesce a combinare qualcosa e il mio gemello è pessimo… perché non mi incoraggiano?”.

Non volevano comprarmi una camicia visto che “una maglietta bianca è uguale”, testuali parole… ma dove lo attacco il plastron? (una specie di cravattino).

Mamma intanto si mette le scarpe da ginnastica, e io cerco di non guardarla per non arrabbiarmi.

-Hai bisogno di qualcosa?-, mi chiede.

Non rispondo neanche: che domande!!! Mi sono svegliata da sola, mi sono preparata la colazione e la roba da portarmi dietro, non sai neanche quali sono le categorie in cui gareggerò oggi e mi chiedi se ho bisogno di qualcosa??? Mah.

-Rimani ferma da una parte, hai gli stivali che ticchettano… svegli tutti.

Con stizza cammino in punta di piedi e prendo il cellulare: so che nessuno alle 7 e 45 di domenica mattina è sveglio, ma mando un messaggio a Diletta.

Finalmente riesco a spingere mamma fuori casa e con le sue chiacchiere ancora in testa andiamo al centro ippico.

L’erba è ghiacciata e, come ormai mi fa notare mamma da 15 minuti, la temperatura è -1.

Appena scendo dalla macchina cerco di andare a velocità massima verso la stalla, ma mamma si lamenta, seguendomi con quello che lei chiama passo normale e io “passo merenda di pasqua”.

Decido di calmarmi: d’altra parte è l’unica che mi ha portato qua… chissà se gli altri arriveranno…

Pago IO con i MIEI soldi l’iscrizione alle gare e quando spazzolo Capovetra mamma rimane fuori dalla scuderia… la puzza!

Diletta arriva in ritardo… tanto per cambiare.

Ho quasi sollievo a vederla… sono contentissima. Come previsto sua mamma, Patrizia, è vestita elegante…

Preferisco non fare confronti con l’altra donna che sta al sole con il cellulare all’orecchio...

Visto che abbiamo tempo prima di andare a fare la ricognizione del percorso decido di andare al bagno… trascinandomi dietro ormai mamma…

In bagno troviamo la madre di turno preoccupata per la gara della figlia… ma tutte a me le logorroiche oggi?

Quando torno è arrivata Elena: viene a scuola con me, anche se è una classe avanti, e facciamo lezione a cavallo insieme. È molto simpatica e appena mi vede mi guarda strana.

-Ciao! Cos’hai?-, le chiedo.

-I pantaloni…

-Sì, quelli bianchi sono sotto…

-Ah!!! Ora ho capito…

Quando andiamo a vedere il percorso Elena ci segue, anche se a regola non potrebbe, visto che non è un istruttore e non concorre.

Il percorso non sembra difficile… Capo non avrà problemi. Io? Vedremo.

Vestita, chiedo come sto… mamma? Sparita.

-Perfetta-, mi dice Elena.

In seguito non capisco molto… confusione, istruttore sparito, mamma anche, io, Diletta e i nostri cavalli.

Entriamo e andiamo in campo prova: Capo comincia subito a fare confusione.

Accelera, scarta, non mi ascolta: è agitata per le persone intorno al campo.

-Prova a farla galoppare un po’, per vedere se si calma-, mi dice Elena.

In effetti un po’ si tranquillizza.

I salti di prova fanno schifo: l’istruttore, per non urlare, mi si avvicina e mi dice:-Vuoi svegliarti o no? Qua dormiamo sennò, e non andiamo da nessuna parte. Guarda che tra 10 minuti devi entrare in campo.

In campo alla fine ci entro, e non mi sembra così terrificante.

-Attenta, quando il giudice suona la campana parti subito, non varcare la linea di partenza due volte, come ha fatto Diletta.

Ah! Ecco l’errore orrendo che mi ha detto di aver fatto Diletta!

La campana suona e io parto.

Cerco di concentrarmi e di vedere la distanza, poi di riprendere.

All’ultimo ostacolo ancora non ci credo: nessuna penalità.

Abbiamo fatto un bel percorso.

Tutti si complimentano con me, e io ho un sorrisone enorme che mi va da orecchio a orecchio.

Elena mi corre subito accanto. –Sai-, mi dice, -mi sento una cacca.

-E perché?

-Guardo te e Diletta e vi vedo saltare, saltare così, tranquille, ostacoli che a me sembrano enormi… e io? Non riesco neanche a tenere i talloni in basso come si deve…

-Dai, non preoccuparti. Anche io ci sono passata… non è neanche un anno che vieni in questo centro ippico e già galoppi! Io ho dovuto aspettare quasi tre anni per saltare meno di mezzo metro.

E adesso? La gara di dressage.

 

Salve!!! Pensavo di aver messo fine a questa storia sul nascere, visto il poco successo riscosso… quando mi spunta amimy! Cara mia, hai salvato questa fiction!!! Per questo la dedico a te, che le hai evitato il cestino della spazzatura di internet e perché apprezzi sempre ogni frutto partorito dalla mia povera mente malata!!! Grazie mille per averla inserita tra i preferiti e per aver commentato, ho postato un nuovo capitolo giusto perché hai commentato! Grazie, grazie mille! Ora, detto questo, spero che questo capitolo non ti abbia fatto vomitare ^^. Eh lo so che dovrei aggiornare le altre mie ff, ma questa mi viene meglio perché ho scritto quello che mi passava per la mente… anche se sarò potuta sembrare abbastanza nevrotica >.

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Capitolo 3
*** Dressage e post-gara ***


Capitolo 3: Dressage e post-gara


Dopo il percorso di salto riporto la cavalla nel box, a riprendere un po’ di fiato.

-E’ lei!-, dice la proprietaria di Capovetra alla madre. –Ciao-, mi dice, -complimenti, avete fatto davvero un bel percorso!

-Grazie…

-Sì sì, Capovetra mi è piaciuta: metteva bene le falcate, non ha fatto storie, ha saltato bene… anche te mi sei piaciuta, davvero! Bravissime.

-Eh sì, lei è stata davvero brava: non ha perso la testa e ha fatto tutto bene.

-Peccato però per il campo prova… in quello è come la mamma, però se sente che il cavaliere ha polso e gli fai capire che non lo deve fare è tranquilla… ora ti lascio, mi scappa il figliolo!

“Che il cavaliere ha polso = due frustate e via. E io che mi facevo tante fisime! Questa è peggio di me!”.

Però devo ammettere che non è male… non mi sta antipatica.

-Diletta!-, le fa l’istruttore, -il dressage dovrebbe cominciare alle undici, comunque chiedi conferma in segreteria. Prendi il cavallo e vai in campo prova, che non so quando si comincia.

-E io?- gli chiedo.

-Te aspetti… un po’ e vai anche tu in campo-, e sparisce.

Diletta di corsa prende il pony e va in campo, seguita da Elena e il “supporto morale”.

E io? In scuderia, da sola. Che devo fare? Sono spariti tutti.

Aspetto dieci minuti e poi risistemo la cavalla, la porto fuori e rimonto.

Con calma torno in campo prova, quando Diletta esce per la gara.

Dopo quasi venti minuti mi affaccio sul campo gara, ma ancora non tocca a me.

Torno indietro, provo il trotto medio e dopo un po’ torno al campo… niente, ancora non tocca a me.

In campo? Non c’è nessuno. Cerco di vedere cosa succede ma mi rimandano via.

L’istruttore mi manda Elena con gli elastici per rifare le trecce sfatte.

Dopo un po’ torno al campo, non c’è ancora nessuno che gareggia.

Mi sto innervosendo, mi stanno facendo aspettare un sacco, la cavalla non ne può più, voglio scendere.

Ritorno indietro stizzita, rimandata via per l’ennesima volta.

Una signora si affaccia al campo prova e fa:-Qualcuno deve fare la E200?

-Io-, dico.

-Eh, stavamo aspettando.

Quasi salto dal cavallo e la strozzo… HANNO FATTO ASPETTARE ME FIN ORA!

Torno al campo e non mi fanno entrare… c’è già una ragazza.

Guardo il percorso… quello non è la E200.

Quando lo faccio notare alla signora mi dice:-Infatti, quella è la E300!

“E allora perché cavolo non  mi hanno chiamata prima?”.

Quelli di un centro ippico, tra il pubblico, continuano a fissarmi.

-Il cavallo sarà giovane…-, sento dire.

-Di dov’è?

-Che fa?

-Non riesce a stare fermo…

“PERCHE’ CAVOLO MI STATE GUARDANDO???”.

Quasi mi metto a piangere… voglio solo fare la mia gara! Fatemi fare e poi fatemi scendere!

Ecco mamma, che si mette a farmi le foto… “se non mi trattengo urlo, giuro che urlo!”.

Quando la ragazza finisce mi dicono di entrare.

“Possibile che debba andare a chiedere informazioni io??? Con tutto il parentame qui intorno IO, a CAVALLO, devo andare in CAMPO, a CHIEDERE???”.

Quando mi avvicino e chiedo per la E200 il giudice mi dice:-Perfetto, non sei in ritardo. Comincia pure.

Adesso piango di felicità e lo abbraccio… finalmente!

Quando la campana suona parto.

La diagonale al trotto medio fa schifo… questo sarà un voto basso.

Passo dalla parte delle persone e Capo cosa fa? Scarta! E io? Tirone! Perfetto… mi avranno tolto 5 punti!

Alla fine saluto e esco.

Quando torno nel box sono tutti lì intorno… e io? Come una scema che faccio! Alla fine piango davvero!

-Oh dai, non preoccuparti per lo scarto… capita… poi la cavalla è giovane, è colpa sua…

-Non è colpa sua, io lo sapevo e dovevo starci attenta! E la gamba dov’era? A casa!

Mi metto a disfare le trecce, la gente intorno comincia ad andarsene e mi chiamano per la premiazione.

Non sto piangendo realmente per la gara… sarei veramente una stronza: c’è gente a cui è andata molto peggio. Mi sento come quando la secchiona di turno piange per un sei e mezzo quando i compagni di classe prendono 3…

È solo che sono stanca, mi si sono sciolti i nervi e non ne posso più… mi dovevo scaricare.

Mi chiamano per la premiazione: “premiazioneee??? Non ci credo!”.

Sistemo un po’ la cavalla, tolgo gli speroni e vado.

Mentre aspettiamo, zia mi dice:-Il regalo lo prendi te o babbo?

-Babbo, vai te, se mi chiamano devo essere qui.

-Nono, vai te… ti chiamiamo se premiano.

Ora lo strozzo… lo strozzo davvero! Perché non va lui???

Mi faccio il mezzo chilometro fino alla macchina di zia e… tadan! Un mazzolino di rose…

Ringrazio e me ne vado.

Possiamo dire che io non ami i fiori… dati senza motivo poi! Sopporterei le rose rosse solo dal fidanzato! Io voglio solo la mimosa l’8 marzo.

Aggirandomi per il centro ippico e cercando di nascondere le rose sciupate ritorno a bordo campo e mollo i fiori a babbo. Anche lui sa benissimo che non tollero ricevere i fiori dai parenti.

Sono l’unica della categoria ad essere premiata: gli altri si sono volatilizzati.

E… seconda! Che bello… la coppa e la coccarda me le consegna Anna, insieme alla scheda.

Vedo dei quattro… aiai, l’istruttore mi darà una strigliata…

Dopo aver rimesso tutto a posto salgo in macchina e torno a casa.

“DOV’E’ IL GELATOOOO???”, mi aggiro per la casa cercandolo, dopo pranzo.

Non c’è… ma mamma lo aveva detto a zia che lo prendeva… che delusione!

Come mi sento… svuotata. Non ho più niente da fare, niente per cui preoccuparmi… fine.

Voglio un’altra gara… SUBITO!

Che figure che ho fatto… sicuramente mi hanno presa tutti da isterica acida quale sono… comunque alla fine è andata bene.

Sulla mensola ci sono due foto: una è con me e Cuore Mio in campo prova: stiamo provando il dressage, alla nostra prima gara, ed è circondata dalle coccarde che ho vinto con lui.

Accanto, la foto di Capovetra che mi hanno regalato a Natale… accanto ci metto la coppa del dressage e la guardo soddisfatta: “Di sicuro vinceremo altro Capo… non preoccuparti, non ti farò fare brutta figura”.

 

Salve a tutti! E con questo è finita la mia storia! Questa storia travagliata, ignorata e partorita dalla mia mente malata è giunta al termine! Non ho idea di come sia venuto… avevo già fatto finire questa storia, ma mi dispiaceva lasciarla così in sospeso, quindi quando ho visto il secondo commento della mia ammiratrice più sfegatata, amimy, ho pensato subito di scrivere l’ultimo capitolo! Mica potevo deluderti! Spero che ti sia piaciuto anche questo, ihih! Grazie sempre per i tuoi complimenti! Devo trovare un’altra parola, ma non mi viene in mente nessun altro sinonimo per “grazie” ^^! Ti ringrazio davvero tanto… se non ci fossi stata tu questa storia sarebbe stata seppellita… Sono davvero contenta che ti piaccia come scrivo, sono commossa!

Anche la mia Balenotta alla fine ce l’ha fatta a commentare! Grazie mille anche a te! Se mi strozzavi mamma non ti avrei odiata, non preoccuparti ihih!

Ringrazio comunque anche quelli che magari sono passati di qua e che hanno solo letto…

Ciao a tutti! Niki.

 

 

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