L'altra donna del Soldato

di grety95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap. 1 ***
Capitolo 2: *** cap 2 ***
Capitolo 3: *** cap.3 ***
Capitolo 4: *** cap. 4 ***
Capitolo 5: *** cap. 5 ***
Capitolo 6: *** cap. 6 ***
Capitolo 7: *** cap.7 ***
Capitolo 8: *** cap. 8 ***
Capitolo 9: *** cap. 9 ***
Capitolo 10: *** cap. 10 ***
Capitolo 11: *** cap. 11 ***
Capitolo 12: *** cap. 12 ***
Capitolo 13: *** cap. 13 ***
Capitolo 14: *** cap. 14 ***
Capitolo 15: *** cap. 15 ***
Capitolo 16: *** cap. 16 ***
Capitolo 17: *** cap. 17 ***
Capitolo 18: *** cap. 18 ***
Capitolo 19: *** cap. 19 ***
Capitolo 20: *** cap. 20 ***
Capitolo 21: *** cap. 21 ***
Capitolo 22: *** cap. 22 ***
Capitolo 23: *** cap. 23 ***
Capitolo 24: *** cap. 24 ***
Capitolo 25: *** cap. 25 ***
Capitolo 26: *** cap. 26 ***



Capitolo 1
*** cap. 1 ***


Da qualche parte in Texas, anni ’90 del XIX secolo Quando Flae si svegliò, quel giorno, il vecchio pendolo con gli ingranaggi scoperti segnava le nove del mattino. Come sempre più spesso accadeva, si accorse di essere sola. Notò che in un angolo della gabbia le avevano lasciato un sacco di paglia pulita, con la quale avrebbe potuto finalmente sostituire la poltiglia maleodorante che da tre giorni costituiva il suo “gabinetto”. Vide inoltre un piatto sporco sul quale erano disposti un tozzo di pane raffermo ed alcune bucce di patata marce: il brontolio nello stomaco fece sì che divorasse il tutto in pochi minuti. L’estate quell’anno era più afosa del solito e la città era in preda all’ennesimo picco di febbre che mieteva quotidianamente vittime come la falce sul grano. Come se non bastasse, la continua guerriglia urbana che aveva seguito l’ormai terminata Guerra Civile contribuiva ad aumentare il numero dei morti, dei feriti e dei poveri. Di tutto questo però, Flae non aveva mai visto nulla. Poteva ascoltarne i rumori, sentirne il fetore, immaginare i carri che ogni giorno percorrevano le trafficatissime vie. L’unico posto che conosceva veramente, tuttavia, era lo scantinato dove era cresciuta e dove viveva, segregata, da ormai quindici o sedici anni, non lo sapeva con precisione. Naturalmente non abitava da sola, anche se veniva abbandonata a se stessa per molto tempo, talvolta giorni interi; con lei vivevano Konrad, Seamus e Allcott, tre loschi individui che amavano definirsi “scienziati” e che passavano le loro giornate, o meglio le nottate, a bere, giocare d’azzardo e a trastullarsi tra le grazie di qualche prostituta, meglio se sudamericana. Per loro stessa ammissione, i tre lavoravano da anni ad un “progetto” ambizioso: trovare nella chimica la “formula” per controllare le emozioni umane (ed usare a proprio vantaggio l’apatia che si sarebbe causata nell’individuo, ma questa parte del piano non l’avevano mai rivelata). Flae stessa aveva, fin da quando riuscisse a ricordare, un ruolo fondamentale nell’impresa: lei era la cavia. Per quanto ignobile possa sembrare agli occhi della maggior parte delle persone, sfruttare dei bambini, soprattutto orfani, nei modi più subdoli e crudeli che la mente umana possa concepire era la normalità all’epoca. Così Flae, che aveva passato la vita intera in una vera e propria gabbia, quasi fosse un ratto, non si lamentava quasi mai della sua condizione. La misteriosa “polverina” che le veniva rigorosamente somministrata più volte al giorno, infatti, aveva avuto, con il passare degli anni, la prodigiosa capacità di annullare completamente le emozioni della ragazza. Flae pativa il freddo, le botte e la fame, ma non aveva mai provato tristezza, gioia, rabbia, paura o commozione. Era una ragazza intelligente, ma il suo “assopimento emotivo” le impediva di prendere in mano la sua vita e di reagire. Inoltre, fin dall’età di tre anni, le venivano regolarmente spezzate le gambe, cosicché non potesse camminare, ma al massimo trascinarsi da una parte all’altra della gabbia. Le ore passavano lentamente. In assenza dei suoi aguzzini, Flae non poteva far di meglio che intuire cosa stesse accadendo di sopra, nella grande città che ignorava la sua esistenza, affidandosi ai suoi sensi che, con il tempo, si erano fatti sempre più acuti. Poco dopo il tramonto, il trambusto fuori dalla porta annunciò che i tre uomini stavano finalmente rincasando. A giudicare dalle risa sguaiate erano ubriachi fradici e, quando la porta si aprì, Flae vide che non erano soli.

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Capitolo 2
*** cap 2 ***


Ciao!!!! Innanzi tutto voglio ringraziare tutte le persone che hanno dato un’occhiata a questa storia. Volevo poi fare una piccola precisazione: questa fic è nata all’incirca dopo l’uscita al cinema di Eclipse. All’epoca frequentavo la seconda liceo e questo è stato il mio primo vero “esperimento narrativo”(quindi ha un valore affettivo molto forte per me), per questo ciò che voi leggete oggi è un “rimaneggiamento” di quell’originale (che lasciava molto a desiderareXD!). Devo inoltre dire che per esigenze narrative alcuni avvenimenti presenti (o accennati) nella saga sono stati modificati (anche cronologicamente). Detto questo vi lascio al secondo capitolo e vi chiedo, se avete tempo e voglia, di dirmi cosa pensate di questa storia. Un bacione!!!!!! L’attenzione di Maria fu subito attirata dalla ragazzina nella gabbia: quanto potevano essere imbecilli gli umani?! Non poteva comunque nascondere una certa eccitazione: veramente quei tre avevano raggiunto il risultato per cui tanto si compiacevano? Era perplessa, inizialmente. Non aveva bisogno di nuove reclute: Jasper aveva già un bel da fare con i novellini dell’ultimo mese. Tuttavia, quando la sua battuta di caccia era stata interrotta dall’arrivo dei tre uomini visibilmente alticci e desiderosi di condividere la loro gioia con chiunque avessero incontrato, le cose avevano preso una piega diversa. Se ciò che dicevano era vero e cioè che la ragazza era totalmente priva di emozioni, trasformare quella cosina cenciosa in un soldato immortale poteva rivelarsi molto, molto vantaggioso per la sua causa! Maria aveva subito pensato al grande dispendio di energie che comportava il tenere costantemente a bada un gruppo di “animali impazziti” quali erano i neonati. Pur con il prezioso supporto di Jasper e delle sue abilità, non riusciva sempre ad evitare che quelle bestie senza controllo si riducessero reciprocamente a brandelli alla minima provocazione. Così, spesso e volentieri, tutti i suoi sforzi per infoltire i ranghi del suo esercito si rivelavano vani. Inoltre, nonostante il suo biondo generale facesse del proprio meglio per spronare gli altri all’attacco, molte volte i soldati avevano paura e finivano uccisi più per distrazione che per inettitudine al combattimento. Avere qualcuno come quella ragazza: con la resistenza e la potenza tipica dei vampiri neonati, senza però le debolezze e l’irrequietezza date dalle emozioni umane era un’occasione troppo attraente per lasciarsela sfuggire! Per questo aveva convinto Nettie e Lucy, sue inseparabili compagne, a rimandare la caccia e a fingersi insieme a lei donne di facili costumi, così da farsi condurre verso il suo obiettivo da quegli stolti troppo ubriachi per notare i loro occhi rossi, il pallore della loro pelle ed i loro corpi freddi e duri come roccia. Flae si chiedeva se Konrad, Seamus ed Allcott si fossero accorti della stranezza di quelle donne. Tuttavia decise che non era importante il loro aspetto: se erano entrate nel laboratorio, probabilmente i tre si fidavano di loro. Pensò anche che era la prima volta che qualcuno di estraneo entrava lì. Ci venivano le prostitute, certo, ma quelle avevano sempre la mente troppo offuscata dal vino per ricordarsi ciò che avevano visto, la mattina dopo. Le ragazze che aveva davanti, invece, erano decisamente sobrie ed avevano un’aria tanto distinta che Flae dubitava fossero donne di malaffare. Soprattutto la mora dai tratti spagnoleggianti che la fissava con insistenza sembrava sapere più del dovuto, tanto che Flae chiese a Konrad cosa fosse successo. << Mia cara >> iniziò quello inciampando in una sedia << Ancora non lo sai, ma stai per diventare famosa! >> Fu immediatamente interrotto da Seamus ce cercò di colpirlo sbagliando però la mira << Non parlarne davanti a lei! E’ solo una sciocca bambina, non capirebbe! >> << Suvvia, signori! >> disse Allcott schiarendosi la voce << Presto o tardi dovrà scoprirlo. Inoltre… è grazie a lei se prima dell’inverno andremo a Philadelphia! >> << Vi saremmo grate se ci spiegaste i dettagli della vostra, ehm, scoperta >> A parlare era stata la donna mora e Flae notò un nonsoché di soprannaturale in quella voce così calda, mentre rivolgeva un educato e seducente sorriso ad Allcott. Lui, evidentemente compiaciuto, si profuse in un racconto dettagliato di tutta la vicenda. Dal ritrovamento di Flae, piccola orfanella abbandonata nei sobborghi di Galveston, alla decisione di tenerla come cavia e di tutte le prove che nel corso degli anni lui ed i colleghi avevano fatto su di lei. Ora che finalmente l’esperimento poteva dirsi concluso, non restava loro che presentare la propria impresa al grande convegno di Philadelphia e guadagnarsi la ricchezza sperata, oltre al prestigio internazionale. Flae osservava attentamente le donne. Solo la mora prestava attenzione alle parole di Allcott, avida di informazioni come una scolaretta che pende dalle labbra del professore. Le altre due invece parevano sempre più irrequiete e le loro espressioni tradivano un certo dolore, come se stare in quello scantinato a quell’ora provocasse loro un malessere fisico. Quando l’uomo ebbe finito, la ragazza mora, che si era presentata come Maria, si accostò sorridendo alla gabbia. Flae, pur essendo priva di emozioni, si sentì come catturata dallo sguardo della donna, tanto che le si avvicinò finché restarono solo le sbarre a separarle << Non vorresti uscire da qui? >> La ragazzina aveva sentito distintamente quelle parole, ma poi, guardandosi attorno, capì che la strana donna doveva averle sussurrate, perché nessun altro faceva caso a loro, come se lei sola le avesse udite << Per sempre >> specificò Maria. Flae non sapeva cosa rispondere: non aveva mai conosciuto altri posti e pensava che vivere lì o da qualche altra parte fosse lo stesso. << Forse… >> biascicò in fine fievolmente, quasi come se temesse di svegliare un mastino addormentato. << Molto bene >> commentò la donna sorridendo nuovamente e questa volta Flae notò un altro particolare: i denti di Maria erano perfettamente lucidi e bianchi, parevano dei rasoi visti così da vicino. << Dammi solo un secondo >> Tutto accadde in pochi istanti. Flae non avrebbe mai saputo dire come fosse successo. Di colpo Seamus era accasciato a terra dall’altra parte della stanza, mentre sussurrava ad una delle compagne di Maria di risparmiarlo. Vicino alla gabbia il corpo di Allcott giaceva con la testa fracassata, mentre quello di Konrad aveva il capo reclinato all’indietro. Maria e la terza ragazza lo sostenevano come fosse un ramoscello ed entrambe avevano i denti affondati una nel collo ed una nella gamba dell’uomo. Flae rimase immobile davanti a quel macabro spettacolo finché Maria, dopo aver lasciato un Konrad ormai esangue all’amica, spezzò lo sportello della gabbia con la stessa facilità in cui Seamus era solito piegare gli stuzzicadenti. La ragazzina si sentì afferrare da una mano gelida e pallida e Maria la attirò delicatamente a se’, fuori dalla gabbia. << Ora sei libera! >> annunciò, respingendo poi l’altra sua compagna con un grugnito animalesco simile al ringhio del lupo che difende la sua preda. La ragazza mostrò a sua volta i denti come un cane rabbioso, ma poi indietreggiò soffiando come un gatto irritato che riconosce la forza superiore del cane. << Dunque verrai con me? >> chiese a quel punto Maria, rivolta a Flae, la quale non poté far altro che accettare. << Perfetto >> concluse Maria abbracciandola e carezzandole il viso con l’affettuosità di una madre << Quando è così, chiudi gli occhi >> Flae obbedì ed in meno di un attimo un dolore lancinante si impossessò di ogni centimetro del suo corpo. Iniziò ad urlare ed a scalciare, ma la fitta non cessava; in compenso sentiva che le forze l’abbandonavano, come se mente ed organismo si stessero arrendendo a qualcosa di più grande, al limite della sopportazione umana. << E’ fatta piccola mia, l’esercito ti dà il benvenuto! >> Quelle furono le ultime parole che Flae udì nella sua vita umana, prima di cedere definitivamente all’oblio della morte… o forse di una nuova vita.

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Capitolo 3
*** cap.3 ***


Jasper se ne stava accucciato fuori dalla porta, in attesa.                                                                                                                                                                 Era stata Maria a ordinarglielo, o meglio, a chiederglielo. Il soldato percepiva le emozioni della sua “creatrice”, nel bene e nel male, ma la vampira aveva un tale potere su di lui da fargli sembrare irresistibile qualsiasi richiesta gli rivolgesse. O meglio quasi tutte.                                                                                                               Nei momenti di pausa come quello il giovane era solito lasciar navigare la mente e arrovellarsi sul perché di tutto ciò che era successo negli ultimi decenni. Che senso aveva tutto? La trasformazione, l’esercito, la continua lotta per il territorio? Dopo tanto tempo, Jasper non aveva ancora trovato le sue risposte. Anzi, negli ultimi anni, il suo strano potere di percepire e controllare le emozioni altrui, l’aveva portato a porsi sempre nuovi quesiti; uno tra tutti, il più assillante e potenzialmente pericoloso era Perché faceva tutto ciò? Era giusto ciò che era diventato, era una qualche forma di “riscatto” dal mondo umano, come aveva sostenuto Maria quando lui si era svegliato nella sua nuova vita?                                                                                                                                                                                                                Come sempre non aveva una risposta. Forse, se avesse avuto il coraggio di pensare da sé ci sarebbe arrivato. Da tempo, infatti, aveva il sospetto di vivere nell’illusione, che il “progetto di dominio” di Maria non fosse altro che una folle utopia. Ogni volta però si ripeteva che non era vero, che la loro causa era giusta ed aveva un senso, che c’era un motivo se proprio lui, Jasper Withlock, era stato strappato da una brillante e precoce carriera militare per diventare il generale di un esercito di vampiri perennemente assetati.                                                                                                                                                                                                        << Spero che sopravvivrai, perché mi saresti di grande aiuto! >>                                                                                                                                              Questo gli aveva infatti detto Maria prima di morderlo e quelle parole, dette dalla voce di un angelo, tale gli era sembrata lei in quel momento, erano l’ultimo e più vivido ricordo della sua vita umana.                                                                                                                                                                                                         Il cigolio della porta che si apriva lo riscosse dai suoi pensieri << Si sta svegliando! >> annunciò Maria raggiante e visibilmente eccitata << Voglio che tu sia presente quando lo farà… >> continuò avvicinandosi e carezzandogli il viso  << Come desideri! >> rispose lui sorridendo e si avviò con lei nella stanza buia.                                 Là, su un cumulo di fieno, giaceva il corpo di una ragazzina sui sedici anni. Quando Maria era arrivata con quello scricciolo tra le braccia, circa tre notti prima, Jasper aveva subito notato il volto emaciato e il ventre gonfio indice di malnutrizione, le gambe poi gli erano parse sbieche, come se le ossa fossero composte da tanti pezzi diversi calcificati così come rimanevano, dopo molte fratture non curate. Ora invece, quello che si trovava davanti era un… cadavere? completamente diverso.                Il volto scarno era diventato il viso pieno e dai tratti aggraziati di un piccolo angelo, il colorito era sempre pallido, ma non era più il pallore della malattia umana, quanto la gelida e candida perfezione della morte o, in quel caso, dell’immortalità.                                                                                                                                   Jasper pensò subito che quella nuova neonata non avrebbe avuto la bellezza latina di Maria, né tantomeno il fascino superbo di altri suoi compagni come Nettie, Lucy o Peter. Già in quel momento, però, il generale si rese conto di una cosa: era impossibile non intenerirsi davanti a quella piccola vampira che ancora non aveva aperto gli occhi nella sua Seconda Vita.                                                                                                                                                                                                         La ragazza mosse di scatto le dita della mano destra, come fosse in preda ad un formicolio, il soldato la vide aggrottare le ciglia, ancora stretta nell’abbraccio del sonno della morte che l’avvolgeva                                                                                                                                                                                                             << Ci siamo >> sussurrò Maria al suo fianco << Ricorda ciò che ti ho detto. Lei non è come gli altri, non ti darà problemi >> Fu in quel momento che, finalmente, la neonata si svegliò.                                  
 
 
Flae si sentiva intorpidita. Sentiva che era successo qualcosa al suo corpo, non capiva cosa, ma era come se fosse diventata un’altra persona.                                   Quando aprì gli occhi si trovò di fronte una donna ed un uomo, poco più che un ragazzo, entrambi avevano gli occhi rossi.                                                                   Per quanto si sforzasse non riusciva a ricordare cosa le fosse accaduto, come fosse arrivata lì, sapeva solo di avere già visto quella donna, da qualche parte, e poco dopo dal buio dentro la sua mente riaffiorò un nome << Maria? >>                                                                                                                                                       La diretta interessata sorrise in segno d’approvazione, ma non appena allungò un braccio nella sua direzione, per invitarla ad alzarsi, Flae si scoprì a ringhiare come un cane selvatico e, d’un tratto, spiccò un balzo che la fece atterrare contro un tavolo, dall’altra parte della stanza, distruggendolo come se il suo corpo fosse stato un macigno.                                                                                                                                                                                                                                       La ragazza era frastornata dall’avvenimento. Al contrario, Maria non sembrava per nulla sorpresa; anzi, sorrise soddisfatta e si congratulò con lei << Ottimi riflessi, magnifico! >>                                                                                                                                                                                                                             << Cosa ne pensi? >> domandò poi, rivolta al ragazzo biondo che se ne era stato in disparte per tutto il tempo. << Notevole… >> commentò lui, poi iniziò a camminare nella direzione di Flae, lentamente. Durante il breve tragitto non proferì parola, eppure alla ragazza sembrò che il giovane si stesse concentrando al massimo per fare qualcosa che però lei non capiva. Quando solo pochi passi li distanziavano, lui ripeté il gesto di Maria, offrendole aiuto. Di nuovo Flae reagì in maniera inaspettata, spingendo l’ignaro ragazzo per terra, a parecchi metri da dove si trovava pochi istanti prima.                                                                                                               Fu allora che Maria si decise ad intervenire, non prima però di mostrarsi sinceramente compiaciuta per ciò che aveva visto.                                                                 In un lampo fu accanto al ragazzo ancora ansimante, con i ricci biondi che gli cadevano scomposti sul viso, e lo aiutò a rialzarsi                                                           << Come…? >> farfugliò lui, non ancora ripresosi completamente dal colpo e dalla sorpresa << Non sono riuscito a… >> Maria non gli permise di finire la frase << Sci.. Te l’ho detto, amor mio: lei è diversa, ti basti sapere questo >>. Detto ciò gli sfiorò le labbra con le sue, per poi dirigersi, cauta, verso la ragazza << Flae! >> disse perentoria, per assicurarsi l’attenzione della neonata. La piccola la guardò dritta negli occhi, riconoscendo il proprio nome.                                                                  << Il tuo corpo è cambiato, me ne rendo conto. So che non capisci cosa sta succedendo, ma è essenziale che ti controlli, mi sono spiegata? >>                                     Flae ovviamente aveva capito forte e chiaro, ma se ne stava comunque all’erta come la cerbiatta pronta a correre via al minimo segno di pericolo, non poteva farne a meno.                                                                                                                                                                                                                                        << Ora ascoltami >> riprese Maria << I giorni che seguiranno saranno i più difficili. Dovrai stare attenta: l’obbedienza, solo questo, fa la differenza tra la vita e la morte; mi capisci? >>                                                                                                                                                                                                                               Finalmente Flae annuì, riacquistando un comportamento “umano”. Maria fece un cenno al biondo, il quale si avvicinò di nuovo, seppur molto diffidente                           << Lui è Jasper, mio secondo in comando e tuo generale. Fai quello che ti dice, senza discutere, e andrà tutto bene, intesi? >>                                                             La donna si avvicinò ulteriormente, sicura che questa volta la ragazza non avrebbe attaccato << Bene, così. Ricorda: non puoi sopravvivere senza di noi; noi, solo noi sappiamo come stanno le cose. Tu non sai niente, piccola mia e rischi di farti molto male se vorrai fare di testa tua! >>                                                                         Flae la fissava impassibile, ma Maria sapeva che era pronta << Perfetto! >> esclamò, circondandole le spalle con il braccio, questa volta lei non si oppose << Come già ti dissi, ma certo tu non puoi ricordare: l’esercito di dà il benvenuto! >>   

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Capitolo 4
*** cap. 4 ***


Quando Flae varcò la soglia della stanza, fu investita da un potente fascio di luce che la costrinse a strizzare gli occhi. Udì Maria ridacchiare e, quando finalmente rialzò le palpebre, si trovò davanti quel Mondo a lei sconosciuto.                                                                                                                                             Il casolare dal quale erano usciti era costruito sulla riva di un fiumiciattolo dal modesto corso, le alte rocce del canyon circondavano quella piccola pianura e in lontananza Flae riusciva a scorgere gli edifici di una città.  I colori erano estremamente luminosi, tanto che quasi le facevano male gli occhi; ancora più penetranti erano i diversi odori e profumi di cui era carica l’aria circostante.                                                                           Tutti i sensi della ragazza erano attivi e lei pareva disorientata dalle troppe informazioni che captava.              << Perché si comporta in quel modo? >> chiedeva nel frattempo il soldato << Sembra che non abbia mai visto il sole! >>  << Probabilmente non l’ha mai visto davvero… >> aveva replicato Maria con noncuranza, poi la sua attenzione era andata alla ragazza << Flae! >> la chiamò nuovamente con quella sua voce squillante, la neonata obbedì istantaneamente. << Devi nutrirti, piccola, e devi conoscere gli altri >>               Fu solo in quel momento che Flae si rese conto dell’ennesimo bizzarro particolare: esposti alla luce solare, sia Maria che il biondo luccicavano come fossero fatti di cristallo e, guardandosi le mani, scoprì che lo stesso valeva per lei.                                                
 
Jasper era perplesso. Prima la ragazzina aveva fissato il paesaggio con gli occhi di un cieco che torna improvvisamente a vedere, poi si era trovata davanti a quella che doveva essere la più curiosa delle situazioni: il luccichio cristallino dei vampiri al sole. Eppure, anche in quella situazione, nella quale gli altri neonati e lui stesso avevano gridato per l’orrore e per la sorpresa, lei era rimasta impassibile. Certo, era parsa leggermente confusa, ma aveva immediatamente archiviato il tutto come un dato di fatto ed aveva seguito Maria come se nulla fosse.                                                                                                                      A che gioco stai giocando? Si chiedeva il generale mentre camminava al fianco della sua creatrice e percependo l’ondata di eccitazione che la pervadeva  Che cos’è lei, perché è così… apatica?!                        In quel momento i suoi dubbi esistenziali presero il sopravvento e gli strinsero la mente in una morsa d’angoscia e rassegnazione, sensazione che negli ultimi tempi provava parecchio.                                       Un odore familiare lo riportò alla realtà: Peter si stava avvicinando a loro insieme a Nettie, Lucy ed al resto dei neonati.
 
Improvvisamente Flae si scoprì a ringhiare di nuovo, alla vista di tante persone. Il suo ringhio si fece più minaccioso quando una ragazza bionda, all’apparenza poco più grande di lei, balzò in avanti e prese ad annusarla                                                                                                                                                 << Sta’ indietro, Charlotte! Non è prudente! >>                                                                                           A quell’ordine perentorio di Maria, la ragazza fece qualche passo nella direzione dalla quale era venuta           << Si è appena svegliata? >> chiese poi sorridendo, andando a mettersi di fianco ad un altro ragazzo biondo dai capelli a spazzola.                                                                                                                               << Sì >> rispose la leader << E per lei è tutto nuovo, esattamente come lo è stato per te qualche mese fa >> << Allora imparerà presto, non è vero? >>                                                                                                    A parlare era stato il giovane di fianco a Charlotte, Maria sogghignò << Tanto meglio per lei, se lo farà. E il compito di insegnarle spetterà come sempre a te, Peter, e a Jasper >>                                                         Il generale avanzò ed incrociò  solennemente le braccia dietro la schiena << Come ordini, signora >>         << Dobbiamo iniziare subito? >> chiese Peter, ma la donna scosse la testa << Flae è speciale. Voglio che inizi immediatamente l’addestramento, ma non lo potrà fare, finché non si sarà saziata. Ho già affidato a Lucy il compito di cercarle qualcuno. Non appena avrà finito, sarà nelle vostre mani >>                                                                                                                                                                                                 Lucy andò prontamente a prendere il cadavere che aveva nascosto in cima alla cresta rocciosa, sperando che i neonati fossero stati troppo occupati per accorgersene. Guardandola, Flae ricordò di averla già vista, insieme a Maria ed un’altra donna, senza però ricordarsi dove. I suoi sforzi per ricordare non durarono a lungo, perché all’improvviso qualcosa, un profumo, si impossessò totalmente della sua mente.                     La concentrazione svanì in un attimo, quella scia era così… invitante.                                                                
 
Jasper vide la neonata accasciarsi a terra tenendosi la gola. Ovviamente sapeva che sarebbe successo e si sentì stranamente sollevato nel sapere che, almeno per quanto riguardava la sete, anche quella strana ragazza era esattamente come tutti loro.                                                                                                     Come aveva previsto, la piccola si era gettata nella direzione di Lucy, che si era prontamente scansata, ed aveva ghermito il corpo inerte.                                                                                                           Quando i denti di lei perforarono il collo dell’uomo, facendo fuoriuscire il sangue, Jasper smise di respirare ed emise un gemito di dolore e desiderio: anche la sua gola aveva iniziato a bruciare. Aveva però già parecchi decenni e, seppur non fosse in grado di resistere alla tentazione del sangue, aveva imparato a rispettare la regola che i più giovani e voraci mangiavano per primi. Era stata una lezione dura da imparare, lo ricordava bene, e le numerose cicatrici sulle sue braccia glielo rammentavano ogni qualvolta si sentisse tanto ardito ed assetato da sfidare un neonato nelle sue stesse condizioni.                                                                      La stessa cosa, purtroppo, non poteva dirsi degli ultimi arrivati, una femmina e due maschi, che Maria aveva aggiunto all’esercito solo il mese precedente.                                                                                              I tre giovani vampiri si gettarono immediatamente contro Flae, decisi a strapparle anche una singola goccia di sangue. Peter gli urlò subito di fermarsi e lo stesso Jasper si adoperò per diffondere la calma nelle loro menti, ma Maria fermò entrambi, asserendo che voleva vedere cosa sarebbe successo.        
 
Flae era completamente assorta ed appagata dal pasto, ma ciò non le impedì di vedere tre sagome scagliarsi contro di lei. Staccò immediatamente le labbra dal cadavere e digrignò i denti. I tre ragazzi soffiavano e la ragazza fu la prima a fare un passo di troppo. Subito Flae lasciò la preda e si lanciò nella direzione della sua sfidante, afferrandola alla base del collo e scaraventandola a decine di metri di distanza. Sistemata quella, spostò l’attenzione sui due ragazzi, che ora litigavano tra loro per il cadavere. Senza pensarci si avventò su quello più mingherlino e gli torse un braccio, staccandoglielo di netto senza che ne uscisse sangue, come se si trattasse di un pezzo di stoffa. Il malcapitato rotolò a terra gridando ed il terzo ragazzo fu talmente impressionato che corse a rifugiarsi dietro Peter, beccandosi da quest’ultimo uno scappellotto per la sua imprudenza.                                                                                                                                       Solo in quel momento Flae tornò in sé e rimase immobile, fissando impassibile il disastro che aveva combinato.                                     
 
Incurante delle facce sconvolte delle sue reclute, Maria ostentò un sorriso raggiante ed applaudì                      << Semplicemente meraviglioso! >>                                                                                                     Avanzò poi verso Flae e le stampò un bacio in fronte, sussurrandole qualcosa in spagnolo.                           << Vedete signori? Questo, dev’essere il vostro impeto! >>                                                                         Rivolse poi un’occhiata sdegnosa al ragazzo mutilato che giaceva ancora a terra  << Smettila di lagnarti, Vincent! Chi è causa del proprio male non si disperi. E sparisci dalla mia vista, se non vuoi che ti spezzi anche l’altro braccio! >>                                                                                                                         Gli occhi del poveretto, di un color rosso cupo, si riempirono di lacrime che rimasero tuttavia cristallizzate nelle iridi, mentre Jasper si avvicinava e lo rimetteva in piedi, dandogli qualche affettuosa pacca sulla spal Maria incrociò lo sguardo del suo generale e, per la prima volta, vi lesse un’espressione di odio puro.   

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Capitolo 5
*** cap. 5 ***


Maria era rimasta alquanto sbigottita dalla reazione di Jasper che, dopo quell’occhiata furente, era rimasto accanto a Vincent come una lupa che lecca le ferite al proprio lupacchiotto. Non era il solo: tutti i neonati si erano raccolti attorno al povero disgraziato e, cosa ancor più sconcertante, negli occhi di ognuno di loro si leggeva chiaramente il biasimo e la paura nei confronti di Flae. Inoltre, tutti si rifiutavano categoricamente di allenarsi.                                                                                       Maria non poteva accettare una così aperta insubordinazione, ma non voleva dimostrare che la sua autorità stava vacillando. Per questo decretò che, se quei codardi non avevano abbastanza fegato per affrontare un’alleata, allora era giusto che soltanto la nuova arrivata, la sola che non mostrasse minimamente ostilità alla leader, ricevesse un’adeguata preparazione alle battaglie future. Per quanto riguardava gli altri, se non erano disposti a rischiare, tanto valeva che rimanessero nascosti come i conigli, in attesa che la volpe li prendesse. Augurò inoltre a tutti loro una morte lenta e dolorosa. Se la meritavano, diceva, perché rifiutavano di imparare a difendersi.                       
 
Jasper non sapeva cosa pensare. L’ultimo briciolo di amore e stima che provava per la sua “creatrice” era scomparso nell’istante stesso in cui aveva deliberatamente permesso la mutilazione di Vincent. In realtà, pensava il soldato, non era la prima volta che Maria favoriva i conflitti interni; il più delle volte essi erano funzionali all’individuazione dei soggetti ormai indeboliti, gli scarti da eliminare.                                                                                                                                                  In cuor suo, però, il biondo generale sapeva che questa volta era diverso. I neonati più “anziani” erano stati uccisi poche settimane prima e prontamente rimpiazzati con il gruppo di Vincent prima, e da Flae poi.                                                                                                                                                                                   Come sempre percepiva gli oscuri segreti infondo al cuore di Maria. Sapeva che c’era un motivo se la novellina era arrivata in maniera tanto improvvisa.                         Quella consapevolezza lo logorava interiormente. C’erano stati anni, decenni, in cui lui era stato la luce degli occhi della vampira che lo aveva trasformato. Sin dal primo momento in cui lui aveva aperto quei suoi occhi cremisi alla sua Nuova Vita, lei gli aveva giurato amore eterno. Quel che era peggio, si diceva, era che lui le aveva creduto ciecamente. Si era convinto della veridicità di tutte le menzogne che lei gli aveva rifilato, persino della sostanziale “bontà” dei massacri di umani e vampiri che compiva regolarmente.                                                                                                                                                                                                             Ormai da mesi, però, sentiva che lei era inquieta, che i risultati non le bastavano, voleva di più.                                                                                                          In cuor suo Jasper l’aveva capito: Maria era insoddisfatta dei suoi soldati, persino di lui, che pure continuava imperterrita a definire “il suo amore”. Da tempo ormai la sorte dell’esercito, di ogni vampiro che lo componeva, era incerta. L’arrivo di Flae ne era la prova. Qualsiasi cosa fosse o nascondesse quella mostruosa neonata, sarebbe stata la fine per tutti loro.                                                                                                                                                                                                   Con Flae che obbediva ai suoi ordini senza neppure chiedersi perché lo stesse facendo, Maria non aveva più bisogno di un gruppo di scapestrati, incontrollabili vampiri da sacrificare alla sua ambizione. Con Flae che, apatica com’era, non si sarebbe mai ribellata, Maria era in una botte di ferro: presto non avrebbe più avuto bisogno neanche di lui e delle sue capacità.                                                                                                                                                                                                 Fu in quel momento, perso nelle sue riflessioni, che percepì le emozioni di Peter e capì che anche l’amico era sospettoso, esattamente come lo era lui.                         Come se fossero collegati da un filo soprannaturale, i due si guardarono e il generale decifrò le informazioni che riceveva costantemente. Peter lo stava implorando. Aveva capito che ormai la causa era persa, ma se volevano avere anche una sola possibilità di salvarsi, dovevano comportarsi come se nulla fosse.                             Fu quella muta richiesta d’aiuto che convinse Jasper a reagire.                                                                                                                                                       << Sono certo che siamo tutti solamente molto sorpresi >> dichiarò avvicinandosi a Maria << Forse hai ragione. Se siamo tutti conigli, tanto vale iniziare subito l’addestramento dell’unica volpe che è rimasta tra noi >> concluse, poi la attirò a sé in un bacio appassionato o meglio, che doveva sembrare tale.                                                                                                 
 
Per tutto il tempo, Flae era rimasta lì, immobile e muta. Non si preoccupò dell’espressione assassina che comparve sul volto del generale, quando Maria si dichiarò d’accordo con lui e gli chiese di mettersi in posizione d’attacco.                                                                                                                                                         << Flae, Jasper è il tuo obiettivo. Al mio segnale, ti getterai contro di lui con tutta la forza che hai >>                                                                                                   La neonata annuì. Vide il biondo allargare le braccia come in attesa di poterla agguantare; poi, ricevuto il consenso da parte della donna, fece quello che le era stato detto.                               
 
Jasper aveva deciso: ora o mai più. Avrebbe finto di esagerare, di lasciarsi sfuggire la situazione cosicché, quando la testa della neonata sarebbe rotolata in mezzo alla polvere davanti a tutti, Maria si sarebbe convinta che fosse stato un incidente. Forse si sarebbe arrabbiata; anzi: sicuramente sarebbe stata furiosa! Tuttavia, togliere di mezzo il giocattolino nuovo prima ancora che lei avesse imparato ad usarlo, era l’unica cosa da fare per provare a sopravvivere.                                                           Sarebbe stato facile, questa volta. Mentre Flae si gettava contro di lui, Jasper fu sollevato di sapere che questa volta il rimorso non lo avrebbe attanagliato per settimane intere. Questa volta, si diceva, non avrebbe dovuto sopportare il peso della pietà.                                                                                                               Eppure, per una ragione che neanche lui sarebbe mai riuscito a spiegarsi, la sorte cambiò il suo piano.                                 
 
Non appena le dita del generale si chiusero sul suo collo, Flae capì che questa volta era una cosa seria. Se infatti Vincent era stato troppo inesperto per competere con lei, Jasper si era rivelato un eccellente combattente.                                                                                                                                                                         Prima ancora che lei potesse accorgersene, infatti, le aveva bloccato le braccia dietro la schiena, ed ora le stringeva il mento con la mano libera. Istintivamente cercò di liberarsi, ma lui prevedeva le sue mosse. Ebbe l’impulso di lottare ancora di più, quando capì che la stretta aumentava, anziché diminuire. Capì che l’avrebbe uccisa.    Flae sentiva gli occhi del giovane fissi nei suoi, come se stesse disperatamente cercando qualcosa, prima di darle il colpo di grazia. 
 
Jasper stava per arrendersi all’evidenza. Quella ragazza era un mostro.                                                                                                                                         Stava allungando volontariamente i tempi, per vedere se, almeno stretta nel braccio della morte, la novellina avrebbe dimostrato di possedere anche solo un barlume di emozione. Sapeva che in quel caso l’avrebbe risparmiata.                                                                                                                                                                 Eppure nulla. Si limitava a fissarlo con quegli occhioni maledettamente inespressivi ed inconsapevoli, quasi innocenti, dopotutto, come se ciò che era non dipendesse da lei, ma ad un crudele scherzo del destino.                                                                                                                                                                               Non c’erano scappatoie, pensava, per quanto orribile, andava fatto. Lei non se ne sarebbe neppure accorta e lui non avrebbe dovuto soffrire per lei.                               Il generale inspirò profondamente, pronto a compiere quell’atto di riscatto estremo, ma qualcosa percepì.                                                                                             Non era un’emozione, no, non assomigliava neppure ad un qualsiasi sentimento. Era una specie di scossa. Partiva da lei, dal centro del suo petto e si infondeva dentro di lui, esattamente come accadeva quando si concentrava sulle emozioni di qualcun altro.                                                                                                             Inizialmente era debole, poi l’intensità crebbe sempre di più, finché si vide costretto a lasciarla andare, pur di non sentirsi addosso quella sgradevole sensazione.

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Capitolo 6
*** cap. 6 ***


Jasper cercò le parole giuste nella propria mente, quando l’inconfondibile odore di Peter si fece più intenso, preannunciandone l’arrivo. Era stato lui a chiedergli quell’appuntamento, a notte fonda, quando sarebbero stati tutti talmente occupati a cacciare che nessuno avrebbe fatto caso a loro. << Mi devi delle spiegazioni, Jazz >> iniziò il ragazzo dai capelli a spazzola << E sarà meglio che siano valide >> Il generale si stupì dell’odio intrinseco in quelle frasi << Allora, perché non hai finito ciò che avevi iniziato? Te l’aveva praticamente consegnata! >> Jasper non sapeva cosa rispondere. Solitamente era Peter il più misericordioso tra loro due, benché lui percepisse le emozioni altrui con un’intensità infinitamente maggiore. << Non è come pensavamo >> decretò infine << E com’è allora? >> lo rimbeccò l’altro, mentre la furia e la preoccupazione aumentavano dentro di lui << Forse c’è speranza, Peter. Ho sentito, qualcosa… >> Davanti all’espressione incredula dell’amico, il Soldato si risolse a raccontargli di come i suoi piani fossero saltati a causa di quella specie di scossa. Con grande delusione di Jasper l’espressione, e le emozioni, di Peter, divennero ancora più cupe << Cosa pensi che significhi? >> domandò << Non lo so con certezza, ma potrebbe essere una cosa buona >> Il ragazzo sospirò sconsolato << Beh, sei tu l’esperto. Sei tu che lei ha messo al comando, io sono solo il tuo braccio destro. Cosa proponi, dunque? >> Jasper fissava l’orizzonte << Parlerò a Maria, non appena sarà tornata dalla caccia. La convincerò che se Flae deve essere una risorsa, gli altri non devono aver paura di lei. Non più del dovuto, almeno… >> Peter diede un calcio ad una pietruzza, scagliandola lontano << E noi? Aspettiamo che si inventi una maniera diabolica per ucciderci tutti?! >> Il generale si spazientì; sentiva che il suo amico era sull’orlo del delirio e lui doveva fermarlo. << Non ho bisogno del tuo aiuto, non ora! >> gli ringhiò Peter, tentando di resistere all’ondata di calma che il Soldato gli trasmetteva << Ragiona! >> lo rimproverò l’amico << Se convincerò Maria a far collaborare Flae con gli altri, so esattamente come persuadere loro a fidarsi di lei . Se va tutto bene, col tempo capirò l’origine ed il motivo delle scosse. Ben presto Maria si stancherà del suo burattino. Con un po’ di fortuna riuscirò a portare la novellina dalla nostra parte, e allora nessuno di noi dovrà più temere nulla! >> L’idea sembrava buona, ma Jasper sentiva che il compagno non era del tutto convinto << Non basta! >> sbottò quello d’un tratto << E se non funzionasse? Se Maria trovasse qualcun altro? Quella ragazzina è solo il primo dei nostri problemi… Jazz, se vogliamo essere liberi, dobbiamo estirpare la minaccia alla radice! >> Quelle parole segnarono profondamente il generale. Dopotutto, per quanto sostenesse il contrario e cercasse di autoconvincersi, una parte del suo cuore ardeva ancora per colei che l’aveva reso immortale << Anche se uccidessimo Maria… >> iniziò con la voce incrinata dal dolore << Cosa cambierebbe, Peter? Cosa ne sarà di noi? >> Questa volta il ragazzo dai capelli a spazzola non sapeva come ribattere. Lui, esattamente come Jasper e tutti gli altri, era conscio di quell’unica, solida certezza: quella vita, per quanto orribile, era l’unica possibile per gli Immortali. Flae fissava il cielo stellato, immobile sulla paglia del fienile. Per quanto ciò che vedeva la lasciasse indifferente, il poter osservare il paesaggio era una cosa talmente nuova per lei che non poteva farne a meno. Ancora non riusciva a ricordare dove fosse stata prima di svegliarsi in quella stanza buia, ma sapeva di non aver mai visto nulla di simile fino a quel momento. Fu là che la trovò Jasper, ed in quel momento sembrava una neonata qualsiasi, così persa nei suoi pensieri. Sentendo la paglia scricchiolare, la ragazza si voltò di scatto. Il primo istinto fu quello di ringhiare ed assalire il vampiro a pochi passi da lei, ma poi si ricordò delle raccomandazioni di Maria sul fatto di controllarsi, quindi scosse la testa ed incrociò le braccia sul petto. << Vedo che stai già migliorando >> iniziò il biondo in tono di sfida << Sì >> rispose prontamente lei << Da quando hai tentato di uccidermi! >> Il generale si sentiva impotente, esposto: era più acuta di quanto pensasse. << Non ho intenzione di attaccarti, per ora… >> continuò Flae << Voglio solo sapere perché >> Se da una parte Jasper sentiva di doverle la spiegazione vera, dall’altra non si fidava di lei. Dopotutto, lui non sembrava avere alcuna influenza su quella novellina e se lei avesse spifferato tutto a Maria, per lui, Peter e gli altri sarebbe stata la fine. << Non tentavo affatto di ucciderti… >> mentì il Soldato << Stavo solo testando le tue attitudini >> La ragazza sbuffò << Perché, il braccio rotto di quel tipo non ti bastava come prova? >> Jasper stava perdendo la pazienza: nessuno, a parte forse Peter ed indubbiamente Maria, gli aveva mai tenuto testa a quel modo. << A proposito di quel tipo… >> iniziò << Non devi mai più fare una cosa del genere, lo dico nel tuo interesse! >> << Non l’ho fatto apposta >> replicò Flae << Non ho potuto evitarlo, io… >> << Lo so >> le concesse il generale, ammettendo quella che in fondo era anche una sua debolezza << La sete inibisce qualsiasi controllo >> Poi la guardò dritta negli occhi << Noi però siamo una squadra. Farne parte è l’unico modo per restare in vita, ricordalo! >> Le si avvicinò e le sollevò il mento << E se vuoi avere le spalle coperte… non devi attaccare i tuoi compagni! >> Prima ancora che uno o l’altra se ne accorgessero, la scossa si insinuò tra loro, così forte che dovettero separarsi. << Mi chiedevo se l’avessi sentita anche tu >> disse Flae in una smorfia di dolore << Sì… >> sussurrò Jasper, felice di sapere che esistesse qualcosa che anche lei poteva percepire, oltre alla sete. << Non so cosa sia… mi succede solo con te >> confessò la ragazzina << E’ come se tu avessi qualcosa di speciale che lo fa accadere >> Jasper esultò segretamente: il mistero andava via via svelandosi. Certo, era ben lontano dalla soluzione, ma era comunque un passo avanti. << Nemmeno io lo so >> ammise poi << In ogni caso sono il tuo generale ed è compito mio prepararti alle battaglie. Quindi, ora raggiungiamo gli altri. Prima capiscono che non devono temerti, meglio sarà per tutti noi >> Flae fece qualche passo nella direzione del Soldato << Sì >> sussurrò, ma lui le si parò davanti, sbarrandole la strada << Non ho sentito bene >> la apostrofò << Sì, signore >> si corresse lei << Ottimo >> concluse Jasper sorridendo << Va avanti. Preferisco averti bene sott’occhio, prima che combini qualcos’altro >> Fu così che si incamminarono nelle tenebre: la recluta ed il generale, senza sapere che da quel momento in poi le loro vite sarebbero cambiate per sempre.

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Capitolo 7
*** cap.7 ***


Come Jasper aveva previsto, la presenza di Flae al suo fianco provocò non poca agitazione nei neonati. Percepiva emozioni molto discordanti, nonostante nessuno osasse dire nulla.                             La meno prevenuta sembrava essere Charlotte, che aveva appena un mese.                           Il generale non si stupì: la ragazza era solitamente molto solare ed entusiasta di fronte alle novità; la sua grinta durante l’addestramento ne era la prova. Per un attimo, si sorprese a pensare che, se solo Flae avesse provato emozioni come tutti gli altri, tra lei e Charlotte sarebbe potuto facilmente nascere un legame profondo come lo era il suo con Peter.                                                 << Non voglio stare dove c’è lei! >> piagnucolò Vincent << Ne ho già avuto abbastanza! >>                                    Walter e Carol, gli altri due ragazzi che la novellina aveva attaccato il mattino precedente, si unirono alla protesta << Vin ha ragione, signore! Quella è pazza, ci ucciderà tutti! >>                          Il Soldato sentiva che la situazione stava rapidamente degenerando, ma inaspettatamente Charlotte si fece avanti << Oh, su! E’ appena arrivata! Non vi ricordate di come eravamo noi il primo giorno? >>                                                                                                                                                       Walter ringhiò << Sì, ma nessuno di noi ha staccato un braccio o una gamba a qualcun altro! >>                                                                                                                                                             Un altro vampiro si frappose tra i due litiganti << Se siete stati così fortunati, è perché ci siamo sempre stati Jazz ed io a tenervi d’occhio! >>                                                                                           Al generale non sfuggì il rapidissimo contatto tra le dita di Peter e Charlotte, né l’ansia nel cuore del suo amico, come se temesse che la neonata potesse farsi del male.                                                               Come poteva aver trascurato quella situazione? Come poteva non essersene accorto prima?                                                                                                                                                                                         D’un tratto sentì che l’inquietudine montava anche dentro di lui. Maria non avrebbe mai approvato quella relazione. Qualsiasi legame diverso dalla subordinazione tra “ reclute ” e “ ufficiali ” costituiva un pericolo per la sua autorità. Significava che presto avrebbe perso il suo migliore amico?                                                                                                                                                                   Perché lo sapeva, anche Peter ne era conscio: per quanto lui potesse amarla, allo scadere del suo primo anno, Charlotte, come tutti gli altri, sarebbe dovuta morire.                                                                     Fu il fruscio alle sue spalle a riportarlo alla realtà. Flae stava avanzando, calma, verso il manipolo. Non appena aprì la bocca per parlare, tutti gli altri indietreggiarono ringhiando, come se si aspettassero un attacco.                                                                                                                 << Che ci piaccia o no >> iniziò senza particolare enfasi, ma sicura delle sue parole                          << Siamo tutti sulla stessa barca. E io non intendo scendere >>                                                                                                               Si rivolse poi a Vincent << Mi dispiace, non succederà più >>                                                                                          Infine tornò a guardarli tutti, compreso il generale << Non so perché sono finita qui, ma da quando ho aperto gli occhi mi è stato detto che questo è il mio posto. Se dunque l’esercito è casa mia, io combatterò con voi al vostro fianco >>                                                                                          Seppure durante quel breve discorso Flae non avesse lasciato trasparire alcuna emozione, Jasper era orgoglioso di lei. Non era comune trovare neonati così, che riuscissero a tenere un’ orazione in propria difesa con la lucidità necessaria dopo poche ore di vita.                                                          Inoltre, a dispetto del risentimento di Peter, Flae si stava rivelando una buona sottoposta: esattamente come aveva detto Maria, infatti, la ragazza se ne stava sulle sue, obbediva agli ordini e, tolto l’incidente con Vincent, dimostrava un autocontrollo eccezionale per la sua giovanissima età.                                                                                                                                                             In quel momento, il Soldato credette davvero che ci fosse ancora speranza                                                                   << Bene! >> annunciò allora << L’addestramento può cominciare! >>
 
Come molte altre volte prima di allora, Jasper attendeva Peter in riva al fiume.                                                Era trascorsa circa una settimana dall’arrivo della novellina.                                                           Dopo l’attrito del primo giorno e nonostante le ultime reticenze, i neonati si erano arresi al fatto che Flae facesse ormai parte del loro mondo ed avevano iniziato a collaborare con lei.                                            In realtà, ed il generale sorrideva al pensiero, aveva dovuto sfruttare al meglio le sue capacità per accendere in loro il furore ed il coraggio necessari a confrontarsi apertamente con la nuova arrivata.                                                                                                                                                I suoi sforzi erano però stati ampiamente ricompensati, quando Walter si era offerto come sfidante in una lezione di lotta corpo a corpo.                                                                                            Erano stati entrambi eccezionali. In condizioni normali, probabilmente, avrebbero finito col pareggiare, ma l’apatia di Flae era stata un vantaggio, poiché la ragazza non si lasciava distrarre dalle incitazioni degli altri o dalla voglia di mettersi in mostra. Come risultato, Walter e la sua megalomania si erano ritrovati carponi a mangiare la polvere, mentre lei era rimasta in piedi, vittoriosa ed inespressiva.                                                                                                  Dopo quella performance, tutti avevano voluto provare a batterla, senza però riuscirci.                                                  L’unico che non ne voleva sapere era stato Vincent, ma lei aveva preso l’iniziativa.                                          Gli si era avvicinata dicendogli che, quando i nemici avrebbero visto il suo moncherino, lo avrebbero giudicato debole, indifeso, e allora sarebbe morto.                                                                                                                                  Poi gli aveva preso delicatamente la mano e aveva proseguito dicendo che lo avrebbe aiutato a imparare a difendersi, a non sembrare un cucciolo, se glielo avesse permesso.                                                      Jasper doveva ammettere che lui stesso era rimasto titubante ed allibito, inizialmente, per poi ricredersi quando il tremante Vincent aveva cominciato, per la prima volta da quando era arrivato, a mettersi seriamente sulla difensiva e a combattere, guidato dalle indicazioni di lei.                                                                                                                                                                                          << Volevi vedermi? >> incalzò Peter uscendo dall’oscurità                                                                                    << Ho parlato con Maria >> rispose il Soldato << E’ contenta di come vanno le cose, nei prossimi giorni presiederà lei stessa agli addestramenti >>                                                                                                << Hai percepito qualcosa in lei di cui dovremmo preoccuparci? >>                                                                                                              Jasper sospirò << No, per ora. E’ ancora troppo euforica per quanto le ho riferito circa l’abilità di Flae; la sua mente è troppo eccitata per permetterle di concentrarsi su altro che non sia l’autocompiacimento per il successo della sua impresa >>                                                                                                                   << Quindi siamo fermi >> decretò Peter                                                                                                                         << Non proprio >> lo corresse l’amico << E’ successa una cosa… Flae mi ha rivelato di percepire le scosse, quando le sento anch’io >>                                                                                                              << Ovviamente mi dirai che è troppo presto per trarre delle conclusioni! >> ribatté irritato il vampiro dai capelli a spazzola. Jasper sentiva che solo uno era il motivo di quell’esasperazione: Charlotte.                                                                                                                                               << In ogni caso abbiamo raggiunto un obiettivo: stanno collaborando. Senza che Maria sospetti alcunché >> lo rimproverò il generale << Comunque sia… controlla i tuoi desideri amico mio, non potrai proteggerla per sempre >>                                                                                                                          Il Soldato percepì nettamente l’angoscia che pervase l’amico nell’attimo stesso in cui capì di essere stato scoperto. Decise tuttavia di cambiare discorso: Peter era stato avvertito, non gli interessava discutere con lui. Sperava solo che la consapevolezza di non essere al sicuro lo spingesse ad essere più prudente. In cuor suo, Jasper sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di tradirlo, ma era troppa la frustrazione, quando vedeva che il suo unico amico era felice senza di lui; mentre lui stesso non riusciva a liberarsi dalle maglie sottili in cui Maria l’aveva imprigionato tempo prima. O forse non voleva.                                                                               << Su una cosa, però, sono d’accordo con te >> disse poi << Non possiamo più spettare. Se vogliamo agire, dobbiamo avere delle basi certe da cui partire. Finché non sveleremo il segreto di Flae, rimarremo bloccati. E sicuramente Maria non ci darebbe le risposte che cerchiamo, è troppo furba. Se non si sentisse minacciata me lo avrebbe già detto >>                                  Fu lieto di percepire l’effetto rinfrancante che ebbero su Peter quelle parole                                                     << Quindi hai un piano, devo supporre? >> chiese prontamente, tradendo la sua irrequietezza; Jasper non riuscì a trattenere un sorriso << Nettie e Lucy >> rispose << Erano con Maria, quando ha trovato Flae. Certamente sapranno come l’ha trovata e cosa la rende così speciale >>                                                                                                                      

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Capitolo 8
*** cap. 8 ***


I carovanieri erano troppo esausti per accorgersi delle sagome che saettavano intorno a loro tra le ombre della notte. Erano una ventina, la maggior parte uomini; una donna ed un bimbo in fasce. Dopo aver sciolto i muli, si erano raccolti intorno al fuoco per fronteggiare il freddo pungente della sera nel canyon.                                                                                                               << Quando andiamo? Io non resisto! >>                                                                                                                              Come sempre, Vincent si lamentava per la sua condizione                                                                                      << Ancora qualche secondo, poi potrai nutrirti >> gli rispose Nettie sbuffando.                                                                          Quella notte, Maria aveva affidato a lei e a Lucy il compito di portare a caccia i neonati.                                          Le due non avevano protestato. Dopotutto, se la loro leader aveva preso quella decisione, doveva avere i suoi buoni motivi.                                                                                                                             La vampira, però, non si sentiva tranquilla. Dopo l’arrivo di Jasper, infatti, non le era più capitato di dover badare a quegli scapestrati e quell’incarico la metteva a disagio.                                   Sapeva che se avessero perso qualcuno, Maria non ne sarebbe certamente stata felice…                                    << Allora possiamo andare? >>                                                                                                                                             Nettie stava perdendo la pazienza, ma Lucy intervenne << Sì, Vin. Andate in tre alla volta però, mi raccomando! E non litigate: ce n’è per tu…> >                                                                                                                                 Senza lasciarla finire, i dieci neonati si lanciarono all’attacco discutendo su chi dovesse mangiare per primo.                                                                                                                            << Non così! >> li rimproverò la vampira, in preda al panico << Nettie, che facciamo? Si uccideranno! >>                                                                                                                                                                   << Cercherò di farli ragionare >>                                                                                                                                                                         Entrambe le donne si stupirono, quando voltandosi videro che Flae era rimasta esattamente dov’era.                                                                                                                         << Come mai tu non sei schizzata via con gli altri? >> domandò Lucy esterrefatta                                                     << Mi è stato detto di obbedire agli ordini >> si giustificò la ragazza << Di non attaccare i miei compagni e di collaborare con loro >>                                                                                                                    Si acquattò poi, pronta a balzare, in un attimo era sparita.                                                                                 
 
La scena era devastante. La maggior parte dei neonati si era nutrita, uccidendo le proprie vittime prima ancora che queste potessero accorgersi di essere braccate.                                                                                     Eppure nessuno di loro sembrava soddisfatto; anzi, si contendevano gli umani rimasti, che gridavano terrorizzati alla vista di quei “ demoni dagli occhi di fuoco ”.                                                                     Con la gola arsa dalla sete, Flae si preparò ad attaccare un vecchio che supplicava Walter di risparmiarlo. Stava per cedere all’istinto, quando il pianto di un bimbo attirò la sua attenzione. Era caduto a terra, mentre Carol e Vincent gareggiavano per ottenere sua madre.                                                                                                                                             Inaspettatamente fu il ragazzo mingherlino a porre fine ai lamenti della donna, piantandole i denti nella carotide. La fuoriuscita del sangue fece impazzire Carol, che si avventò contro l’amico per strappargli la preda.                                                                                                                                  << Ragazzi, no! >> gridò Flae, frapponendosi tra loro ed ignorando il profumo del sangue che ormai zampillava a fiotti dall’arteria recisa della malcapitata << Contenetevi! >>                                             << Stanne fuori, novellina! >> dichiarò Walter aggiungendosi ai contendenti << Questa è mia! >> ringhiò poi scaraventando Vincent contro il canyon, dal quale si staccò un grosso pezzo di roccia che distrusse i carri della compagnia ormai quasi trucidata.                                                       << Tu hai già mangiato >> soffiò allora Flae, afferrando il ragazzo per il collo << Lasciala agli altri >>                                                                                                                                                                                             Sembrava che la situazione si fosse stabilizzata, quando a sorpresa Charlotte si avventò sulla novellina. Senza pensarci troppo, Flae se la scrollò via, badando comunque a non farle del male. La ragazza atterò sui quattro arti e mostrò i denti come un lupo affamato.                                                Allora Flae ringhiò a sua volta, l’agguantò e le fece sbattere ripetutamente la testa contro la pietra, come se ciò potesse aiutarla a calmarsi << Non ti ci mettere anche tu! >> le disse poi, lasciandola andare.                                                                                                                                                      Un nuovo odore di sangue riempì l’aria. Entrambe le ragazze si voltarono e videro i loro compagni fare scempio del piccolo umano che fino a quel momento sembrava essere stato dimenticato.                                                                                                                                                            << Mostri! >> gridò una voce poco distante. Un giovane uomo sulla trentina aveva imbracciato il fucile e stava sparando invano contro di loro << Era il mio unico figlio! E avete ucciso anche mia moglie! >>                                                                                                                                                          Quei lamenti attirarono l’attenzione anche dei neonati più sazi, che ovviamente non potevano lasciarsi scappare un ulteriore pasto, anche solo per il gusto di uccidere.                                                                                                                       Vincent e Charlotte, che avevano mangiato meno di tutti, si lanciarono subito all’attacco, scatenando l’ira degli altri vampiri.                                                                                                                                               Mentre la ragazza riuscì ad accaparrarsi parte della preda, il giovane mingherlino finì bloccato tra le grinfie di due combattenti più anziani, ma più esperti.                                                                                       Senza pensarci un secondo, Flae accorse in aiuto ai suoi amici. Riuscì a salvarli, ma nell’impeto della lotta perse il controllo e staccò di netto la testa a tutti e quattro i vampiri che avevano insidiato Vincent e Charlotte.                                                                                                              Nessuno osò dire nulla, neppure i diretti interessati trovarono il coraggio di ringraziare apertamente la loro salvatrice, perché quello che aveva compiuto era un atto gravissimo.                                             Da parte sua, Flae non pretese niente da nessuno. Il bruciore alla gola stava diventando insopportabile; così, dopo aver constatato che tutti gli umani presenti erano stati letteralmente prosciugati, si avventò con soddisfazione sui due muli che, incuranti della sorte dei loro padroni, erano fuggiti poco distante, spaventati dalle urla e dagli spari.
 
Peter sedeva imbambolato, stordito com’era dall’enorme influenza che Jasper continuava disperatamente ad esercitare su di lui, per evitare che si avventasse contro Maria, rivelando la sua apprensione.                                                                                                                                                        La decisione della leader di mandare a caccia i neonati senza la loro supervisione aveva scioccato entrambi.                                                                                                                                            La scusa della donna era stata il dover discutere con loro due di faccende importanti, ma il generale sapeva che il vero motivo era un altro.                                                                                                         Lei aveva scoperto che Nettie e Lucy avevano detto a lui la verità sulla novellina e, considerandolo un tradimento, le aveva mandate in prima linea sperando che i neonati, resi pazzi dalla sete, le avrebbero uccise senza che nessuno potesse sospettare che fosse stata una mossa calcolata.                                                                                                                                  Da parte sua, il Soldato si riteneva fortunato che lei non avesse escogitato un modo altrettanto subdolo di eliminare anche lui e Peter. Tuttavia poteva leggere dentro il suo cuore e aveva capito, con estremo dolore, che se non l’aveva ancora fatto era solo perché da sola non sarebbe mai riuscita a gestire i suoi incontrollabili soldatini.                                                             Come se quella consapevolezza non bastasse per devastarlo, Jasper doveva inoltre tenere a freno la furia del suo amico e provare ad accettare il fatto che, ormai, l’incolumità di Charlotte fosse per lui più importante di ogni altra cosa; compresa la loro amicizia.                                             Fu solo quando l’odore della ragazza iniziò a farsi sempre più intenso che il generale poté sospirare di sollievo e staccarsi finalmente dalle emozioni del suo amico.             
 
Durante tutta la strada del ritorno il gruppo era stato stranamente silenzioso.                           Flae intuiva che qualcosa non andava, ma preferì non peggiorare la situazione facendo domande.                                                                                                                                                      Non appena furono giunti nei pressi del casolare, la ragazza notò che Peter era schizzato, quasi avesse fretta di raggiungere qualcuno, ma che allo stesso tempo si era fermato all’improvviso, come accorgendosi di aver commesso un errore.                                                                          Jasper l’aveva raggiunto all’istante e, pochi attimi dopo, anche Maria si era avvicinata.                                                << Vedo che la caccia è andata a buon fine >> iniziò camminando nella loro direzione, poi si fermò davanti a Lucy con una strana espressione in viso << Vedo anche che manca qualcuno… >> sibilò.                                                                                                                                                                  << Scusaci, ti prego >>                                                                                                                                                             Nettie aveva iniziato a tremare                                                                                                                                 << Erano così incontrollabili! Te l’avevo detto che non ne saremmo state capaci! >>                                                  Ora singhiozzava.                                                                                                                                                                  Maria scosse la testa ed emise un ringhio sordo << E infatti volevo darvi fiducia compagne, ma mi avete delusa! >>                                                                                                                                                         La leader camminò avanti e indietro per interminabili secondi                                                                                                  << Chi è stato? Voglio saperlo! >> ordinò poi bloccandosi di scatto.                                                                                      Nessuno disse una parola; il silenzio era rotto solamente dai gemiti di Nettie.                                                             Fu allora che Flae si fece avanti << Sono stata io >> disse 
 
Jasper fu inondato dalle emozioni.                                                                                                                                    Da una parte c’erano lo stupore ed il rancore di Maria, che si vedeva costretta a dover punire la sua pupilla; dall’altra il furore di Peter, che cercava in malo modo di trattenersi dal decapitare immediatamente la novellina, pensando al pericolo che Charlotte aveva corso per causa sua. Percepiva inoltre la paura mista a rassegnazione di Nettie e Lucy, che si adoperò subito per alleviare, e l’agitazione di alcuni dei neonati, tra cui Vincent e la stessa Charlotte, indecisi se agire in favore della loro salvatrice oppure no.                                                Si stupì inoltre di essere inquieto lui stesso, e non solo per la possibile reazione di Peter.                                                 Non impiegò molto a decifrare quel sentimento: era in pensiero per Flae. Cosa le sarebbe successo?                                                                                                                                                                          << E’ incontrollabile, Maria; deve morire! >> ringhiò Peter << Sarebbe potuta finire molto peggio! >>                                                                                                                                                                          << No! >> intervenne Charlotte << Lei ci ha salvati! >>                                                                                                            Il generale percepì immediatamente il cambiamento che quella rivelazione provocò sia in Peter che in Maria.                                                                                                                                    << Silenzio! >> ordinò la leader << Spiegati meglio >>                                                                                                                   Charlotte, supportata da Vincent, raccontò com’erano andate le cose. Disse come Flae fosse stata l’unica ad aver mantenuto la lucidità e che aveva tentato più volte di farli ragionare; concluse dicendo che sicuramente sarebbe morta anche lei, se la novellina non fosse intervenuta. Una stretta di troppo aveva portato all’incidente.                                                                 Se da un lato Jasper era felice del fatto che ora Flae fosse diventata l’eroina di Peter; dall’altro era disgustato da ciò che provava Maria.                                                                                                            Senza volerlo, infatti, Charlotte aveva appena firmato la condanna di Nettie e Lucy: ora lei aveva un pretesto valido per condannarle e “graziare” il suo giocattolino nuovo                                                                                           << Quindi possiamo dire che la nostra nuova compagna è innocente >> iniziò dunque                                       << E che le uniche imputabili per le perdite di oggi sono coloro che non hanno saputo svolgere il proprio compito! >>                                                                                                                                                         Nettie cadde in ginocchio << Ti prego, abbi pietà! Siamo tue alleate da decenni… >>                                        << Se posso dirlo >> intervenne Flae << Ero più forte di loro. Intervenendo personalmente le ho tenute al sicuro. Non avrebbero potuto farcela >>                                                                                                    Maria sogghignò e la vena sadica dentro di lei turbò infinitamente Jasper,  al pensiero che fino a quel momento era stato convinto di amarla                                                                                                                            << Oh, ma tu non ne hai colpa, mia cara! >> disse posando una mano sulla spalla di Flae                            << Il fatto che alcuni nostri compagni siano morti, significa unicamente che Nettie e Lucy non sono state all’altezza delle mie, delle nostre aspettative; indipendentemente da ciò che tu hai fatto. Sarebbe potuto esserci chiunque al tuo posto >>                                                                               Sorrise poi alle dirette interessate con tutta la cattiveria di cui era capace                                                        << Chi non fa ciò che ci si aspetta da lui è inutile. E qui non c’è spazio per gli inutili! >>                                     In meno di un attimo, prima ancora che qualcuno potesse reagire, le teste recise delle due sventurate vampire rotolavano in mezzo alla terra del canyon.                                              

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Capitolo 9
*** cap. 9 ***


Gli occhi di Maria erano diventati di un forte rosso acceso, dopo la caccia.                                   Quando lasciò andare la preda ormai dissanguata, notò che il suo biondo generale la scrutava enigmatico. Anche gli occhi di lui brillavano nella notte ed ai suoi piedi giaceva l’ennesimo cadavere.                                                                                                                               << ¿Por qué esa cara , mi amor ? >>  gli chiese in tono serio, ma, poichè il ragazzo non rispondeva, gli si avvicinò e gli prese il viso tra le mani <<  Jasper , ¿qué tienes ? Non ti ho mai visto così!>>                                                             << Perchè le hai uccise?! >> ringhiò lui con il labbro inferiore che tremava per la frustazione << Cosa ti hanno fatto? >>                                                                               La donna lo lasciò andare, incrociò le braccia sul petto e lo guardò con aria di disprezzo << Provi forse rimorso, maggiore Withlock? >> iniziò poi, sfidandolo << Perchè infondo lo sai anche tu, è colpa tua >>          << Io volevo solo sapere la verità sulla novellina >> si difese il Soldato, poi le si avvicinò                                       << Tu ed io ci diciamo tutto, non è così? >> disse inginocchiandosi ai suoi piedi                                    << Certo... >> rispose lei esitando, poi si mise a giocare con i suoi riccioli biondi                                    << Allora perchè vuoi tenermelo nascosto? Cos’ha quella ragazza di così speciale? >>                                                La vampira era infastidita. In effetti c’era un motivo preciso per il quale non aveva voluto che il Soldato sapesse come stavano le cose.  A quel punto però era inutile mentire; se voleva mantenere la propiria autorità, non poteva rischiare di perdere l’appoggio del suo sottoposto più devoto e carismatico.                                                                 << Posso fidarmi di te, Jasper? >> si arrese infine; il ragazzo annuì                                                          << Ovviamente Nettie e Lucy ti hanno già raccontato tutto. Ebbene: non ti ho detto nulla perchè temevo che la tua habilidad especial avrebbe compromesso i miei, i nostri piani >>                                               Il biondo la guardava confuso, perciò lei continuò << So quanto sei sensibile, temevo che non ti saresti arreso all’evidenza ed avresti cercato di renderla come noi. Perchè lei non è come noi; ricorda! Lei non è come nessuno! E a noi serve che rimanga com’è >>     Jasper sentiva il sospetto crescere dentro la sua “creatrice”, come se si aspettasse, come se sapesse che lui, ma soprattutto Peter, stavano tramando qualcosa alle sue spalle.                                                          << Proprio perchè ti conosco >> disse la donna << E perchè evidentemente vedo un futuro che tu sembri non voler vedere: il nostro futuro, quando il Sud sarà  libre de grupos enemigos, ti proibisco di parlare con lei più del necessario. Es una orden >> L’espressione addolorata del Soldato face sì che Maria cercasse le sue labbra e si avvinghiasse prepotente a lui << E’ un sacrificio necessario, esattamente come gli altri >> sussurrò, poi iniziò a sbottonargli la camicia << Inoltre... lei non soffrirà. Lei non è come gli altri, te l’ho già detto >>                                                                                        Il generale si ritrovò a terra; la donna sopra di lui baciava ogni centimetro del suo corpo, senza tuttavia degnare neppure di uno sguardo le numerose cicatrici che lui si era procurato combattendo per lei. Non c’era calore in quei baci, lui lo sentiva                                                                                                                                 << Lei non sentirà niente, Jasper, e tu non sentirai niente quando, allo scadere del tempo, la ucciderai >>

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Capitolo 10
*** cap. 10 ***


Quando al crepuscolo di quel giorno un vampiro sconosciuto si diresse verso il casolare; Flae non immaginava che di lì a poco avrebbe dovuto combattere davvero per la sua stessa vita. Da circa sei mesi, ormai, militava nell’esercito dei Neonati ma, nonostante gli allenamenti sempre più cruenti, non aveva mai visto neanche l’ombra di una battaglia vera. Da quando aveva salvato Vincent e Charlotte, Flae era stata perfettamente integrata nel gruppo. Walter la sfidava continuamente, ma lei era più agile, più forte e più veloce, mentre il giovane sembrava destinato ad essere l’eterno secondo. Il timido Vincent le stava sempre alle calcagna, come se la ragazza fosse il suo scudo vivente; lei lo lasciava fare, ignorandolo il più delle volte e dispensandogli consigli e brevi lezioni tecniche all’occorrenza. Non c’era dubbio che Maria stravedesse per lei. Dopo l’eliminazione di Nettie e Lucy, infatti, la leader aveva iniziato ad occuparsi personalmente dell’addestramento della novellina, insegnandole strategie che poi lei riferiva ai compagni nei momenti di libertà che, con l’avanzare del tempo, si erano ridotti quasi esclusivamente alle battute di caccia. Prigioniera della sua apatia, Flae non aveva grandi argomenti di cui discutere, oltre agli allenamenti; così lasciava che fosse Charlotte a tenere viva la conversazione, durante le ore passate nel fienile a guardare le stelle. La giovane era sempre entusiasta e le raccontava con eccitazione tutti i particolari della sua vita umana, man mano che i ricordi riaffioravano. Anche Flae iniziava a ricordare. Non molto, per la verità. Rammentava delle sbarre di ferro, una strana polverina, gli occhi sanguigni di Maria che la fissavano e tanto, tanto dolore. Tuttavia, non sapendo come mettere insieme i pezzi, preferiva tacere ed ascoltare ciò che gli altri avevano da dire. Persino Peter aveva cambiato atteggiamento nei suoi confronti. Ora era gentile, le dava pacche sulla spalla quando lavorava bene e le permetteva di nutrirsi prima degli altri neonati. Agli occhi di Maria ciò era solamente un indicatore del fatto che tutto andava come sarebbe dovuto andare; ma Flae, che non era affatto stupida, sapeva che il comportamento del ragazzo era un modo per ringraziarla per aver salvato Charlotte. L’unico che non le rivolgeva la parola, e lei non era riuscita a trovare un motivo plausibile, era Jasper. Negli ultimi mesi, infatti, l’unica forma di comunicazione tra loro erano state le scosse che li avvolgevano ogni qual volta venissero a contatto l’uno con l’altra, durante l’addestramento; cosa che, per volere di Maria stessa, succedeva molto di rado. Non appena lo sconosciuto si fu presentato come Eric, Flae capì dal comportamento di Maria che qualcosa non andava. Jasper infatti le si era immediatamente accostato e, dopo pochi secondi, le aveva sfiorato il braccio come per avvisarla di qualcosa. << E’ evidente che sei qui per prenderti ciò che è nostro >> esordì la leader; il nuovo arrivato ghignò in un pieno atto di sfida << Esatto, e me lo prenderò! >> << State all’erta ragazzi… >> aveva sussurrato nel mentre Peter, che da mesi era diventato una sorta di balia, laddove il Soldato era l’addestratore. << E non sono solo! >> dichiarò Eric, nell’istante in cui una ventina di altri vampiri aveva manifestato la propria presenza, circondando il casolare. << Andate >> aveva ordinato Peter nel tono più sommesso possibile << Qui c’è in gioco la pelle >> Subito i combattenti di Maria avevano preso di mira un avversario ciascuno, come Jasper aveva loro insegnato, mentre gli avversari caricarono in massa: era evidente che non avevano ricevuto la minima preparazione necessaria ad uno scontro come quello. Per i primi minuti della battaglia tutto sembrò andare per il meglio: i neonati di Maria, efficienti come macchine di morte, smembravano e decapitavano i nemici che, per contro, affondavano i denti nella loro carne, cercando invano di sopravvivere. Poi, però, successe l’imprevisto. Un gruppo di coyote comparve a poche centinaia di metri dal luogo dello scontro, sulla cresta del canyon. L’odore degli animali pervase l’aria: sangue di carnivori, molto simile a quello umano, irresistibile. Jasper capì immediatamente ciò che stava per succedere. Sapeva che i neonati erano imprevedibili ed estremamente suscettibili al minimo stimolo o provocazione. In un baleno aveva perso il controllo emotivo delle sue reclute, oltre a quello degli avversari, che lui stesso aveva reso timorosi e quindi più deboli grazie alle sue capacità, allo stesso modo in cui aveva aumentato il furore dei suoi. << Fa’ qualcosa! >> gli aveva immediatamente ordinato Maria e subito lui aveva irradiato in tutti i presenti ondate di calma, nel tentativo di pacare gli animi, ben sapendo che la competizione per il cibo avrebbe provocato un alto numero di vittime da entrambe le parti. I suoi sforzi sembrarono essere ripagati in un primo momento, finché gli animali non si avvicinarono ulteriormente: allora si scatenò il finimondo. Come tutti gli altri, Flae era irrimediabilmente attratta da quel profumo, al punto che fu tra i primi a schizzare via, puntando alla giugulare del coyote più vicino. Sentì i piedi staccarsi da terra, ma venne intercettata a mezz’aria dal corpo duro di un nemico, che evidentemente puntava il suo stesso obiettivo. Entrambi ruzzolarono a terra e il ragazzo iniziò a premere le dita contro la sua gola, ringhiando. Flae poteva sentire lo scricchiolio della sua pelle granitica, mentre si sgretolava sotto la stretta dell’aggressore. Pochi secondi ancora, forse un minuto, e le avrebbe staccato la testa. All’improvviso ci fu uno strappo sonoro e la testa volò, ma non era la sua. Prima ancora che Flae se ne accorgesse, Jasper aveva spinto via con un calcio il cadavere decapitato del nemico ed ora l’aveva afferrata per aiutarla ad alzarsi. << Sei la più in gamba qui >> le disse il generale << Resta lucida e fatti valere, abbiamo bisogno di te! >> quindi sparì nella mischia. Il contatto tra loro era stato talmente breve che la scossa non aveva avuto neppure il tempo di innescarsi. Flae metabolizzò in fretta il fatto che il Soldato le aveva appena salvato la vita, poi guardò la battaglia che infervorava davanti a lei e le venne un’ idea. I primi sette coyote erano stati rapidamente abbattuti, tuttavia ne rimanevano tre che, proprio in quel momento, correvano a perdifiato nella direzione da cui erano venuti. I vampiri ormai erano troppo occupati a litigare tra loro e a staccarsi le braccia e le gambe a vicenda, per prestare attenzione agli animali. Ora i nemici erano in inferiorità numerica, lei avrebbe dato il colpo finale per annientarli. Jasper abbatté una giovane donna, decapitandola mentre lei gli affondava i denti nel braccio sinistro. Alzò l’arto per esaminare la ferita e si lasciò sfuggire un gemito di dolore. Improvvisamente, però, la sua attenzione fu attirata dalla novellina che correva dietro ai coyote, nella direzione opposta rispetto alla battaglia. << Flae?! >> la richiamò furioso: dove stava andando? Stava forse scappando? << Ma che fa? >> chiese Peter sbalordito, materializzandosi alle sue spalle. Pochi istanti dopo, però, fu chiaro ad entrambi che la ragazza non stesse affatto tagliando la corda. Flae agguantò due dei tre coyote, morse prima uno e poi l’altro, aprendo un grosso squarcio in entrambi, in modo a che il sangue iniziasse ad uscire copioso. Il generale la vide combattuta: sarebbe riuscita a resistere? Jasper era sicuro di no, perciò rimase esterrefatto quando con una smorfia la novellina mollò le due carcasse e corse nuovamente verso il tumulto gridando a lui << Trattienili! >> Senza farselo ripetere, il Soldato si gettò su Carol e Vincent ordinando a Peter e Maria di fare lo stesso con gli altri, immobilizzandoli in modo a che non si lanciassero sui coyote straziati. I nemici, invece, resi pazzi dalla sete, si avventarono sugli animali senza badare a cosa stesse succedendo intorno a loro << E’ una trappola, idioti! >> gridò Eric ai suoi, ma venne ignorato. Solo quando i nemici furono totalmente sopraffatti, Jasper dette l’ordine che i compagni venissero liberati e usò al meglio la sua influenza affinché l’annientamento dei rivali fosse la priorità assoluta. Furono minuti intensi, ma, grazie all’intuizione della novellina, il clan di Eric si estinse insieme al suo ‘creatore’, a cui la stessa Maria si premurò di staccare la testa con estrema soddisfazione. Il fuoco ardeva, mentre i resti dei nemici sconfitti incenerivano sfrigolando. Flae era rapita dalle fiamme danzanti, così come lo era stata dalle stelle della notte. Improvvisamente un grido acuto fece tremare l’aria. Jasper balzò in piedi allarmato: non avevano ancora finito? Vide un capannello di neonati stretti intorno ad un cadavere smembrato che non si ricordava di aver notato, prima. Il lamento straziante proveniva da Carol, che aveva la testa nascosta contro la spalla di Walter; Charlotte li stringeva entrambi nel tentativo di consolarli. Quando fu più vicino, il generale vide il motivo di tanta agitazione e si sentì gelare: i resti del povero Vincent giacevano scomposti. La testa frantumata verticalmente, gli occhi ancora aperti, ma spenti, per sempre. Anche Peter si era avvicinato ed aveva posato la mano sulla spalla di Charlotte << Mi dispiace, ragazzi. A volte succede… sono certo che rimarrà nei nostri cuori >> Il silenzio che seguì fu interrotto unicamente dall’incedere sicuro di Maria << Ti sbagli, Peter >> iniziò << E’ morto perché era debole e coniglio! Tutti voi farete la stessa fine se non vi impegnerete! E tutti noi dobbiamo essere grati a Flae per la sua prontezza! >> Jasper si ricordò allora della novellina. Si guardò attorno e la vide assorta nei suoi pensieri; gli occhi fissi sul fuoco. Lei si girò, sentendosi nominata, e d’istinto raggiunse gli altri. Quando vide ciò che restava di Vincent restò lì, immobile, senza esternare nulla. Come sempre il Soldato non sentiva niente in lei, ma si sorprese quando avvertì una scossa. Era più flebile del solito, ma comunque presente e senza bisogno che ci fosse contatto tra loro. L’intensità aumentò di botto poi, quando Maria diede un calcio alla testa mozzata di Vincent borbottando qualcosa con disprezzo. Fu allora che Jasper capì: quella scossa era un muro, una barriera tra le emozioni di Flae ed il resto del mondo! Ne era certo: la novellina aveva un lato umano come tutti quanti loro. Doveva solo trovare il modo per far sì che si manifestasse. Percepiva le emozioni di tutti gli altri intorno a lui: tristezza, dolore e soprattutto rabbia nei confronti della loro leader, che si dimostrava fredda e crudele anche di fronte alla perdita di un compagno. Per anni aveva avvisato Maria, qualora avesse percepito biasimo nei suoi confronti, ma sapeva che questa volta non l’avrebbe fatto. Lo doveva al povero Vincent, morto per una causa non sua, e soprattutto lo doveva a Flae. Quanta pena gli faceva quella ragazza! Messa davanti al cadavere di un amico, non aveva neppure il diritto di piangerne la perdita come tutti gli altri. Fu in quel momento che Jasper Withlock fece una promessa silenziosa: a qualsiasi costo, anche se avesse dovuto affrontare l’ira e l’odio eterno di Maria, avrebbe fatto in modo che Flae potesse provare emozioni!

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Capitolo 11
*** cap. 11 ***


Per giorni Jasper aveva pianificato le sue mosse in segreto: avrebbe preso in disparte la novellina, nessuno si sarebbe insospettito. Le avrebbe detto la verità su Maria e sull’esercito e l’avrebbe convinta ad appoggiare la sua, la loro causa.                                                                                              Eppure il generale era reticente: l’assenza di alternative a quella vita belligerante lo frenava. Cosa avrebbero fatto dopo?                                                                                                            Peter non sembrava preoccuparsene, certo, ma per lui era diverso.                                                                              Lui non era mai stato un ufficiale, non sapeva che prima di innescare una rivolta bisogna avere un piano preciso per ristabilire l’ordine e porre la basi per un futuro diverso, migliore. Era proprio quel futuro che il Soldato non riusciva a vedere ed in cuor suo sapeva, malgrado tutto, di preferire l’esercito all’anarchia.                                                                                                      Inoltre lo spettro dei Volturi alimentava i suoi dubbi. Maria gliene aveva parlato, gli aveva detto cosa era successo ai primi eserciti del Sud, troppo indisciplinati per restare nascosti agli occhi umani.                                                                                                                                                                                                                  Jasper sapeva che, seppure avesse il controllo delle sue reclute, esso si limitava alla rigida gerarchia dell’esercito. Cosa sarebbe diventato per loro, dopo la morte di Maria?                                                Di certo non voleva eliminarla per prendere il suo posto, ma allora cosa ne sarebbe stato di loro?                                                                                                                                                                   Se li avesse uccisi si sarebbe rivelato un mostro come la sua “creatrice”, forse addirittura peggiore, perché avrebbe illuso deliberatamente e senza indugio coloro che avevano fiducia in lui… eppure non avrebbe potuto lasciarli liberi, soli a se stessi.                                                                                   Se nella struttura dell’esercito, grazie ai suoi poteri e alle direttive di Maria, riusciva a contenerli, infatti, non sarebbe stato lo stesso quando avrebbero realizzato di non dover più obbedire, quando sarebbero stati i padroni, non gli spettatori, delle loro vite.                                                            Lui era stato trasformato per formare soldati pronti al sacrificio, non vampiri “civili”.                          Neppure lui stesso si riteneva tale, dal momento che il sangue era un’attrattiva irresistibile, ancora dopo tutti quei decenni.                                                                                                                                                                               Si ricordò l’orrore e la paura delle sue vittime, mentre le uccideva ed immaginò quelle stesse, strazianti emozioni moltiplicate per almeno venti neonati, per sempre.                                                        Senza qualcuno che li educasse ai principi base della moralità, e Jasper sapeva di non poter essere quel qualcuno, i neonati sarebbero presto diventati una minaccia per l’intero mondo degli Immortali.                                                                                                                                               Allora i Volturi sarebbero prontamente intervenuti e il Soldato avrebbe avuto altri compagni morti sulla coscienza; morti in una maniera più terribile di qualsiasi battaglia, perché Maria gli aveva detto che i Volturi, pur agendo nella giustizia, godevano della sofferenza dei “ribelli”.                                                                                                                                                                                         Forse, dopotutto, era meglio aspettare. Il “fuoco” di Peter andava spento affinché non facesse sciocchezze: non erano pronti per il dopo, qualsiasi cosa fosse.                                                                                                L’unica cosa che poteva, che doveva fare, era liberare Flae dalla sua prigione emotiva.                            Che servisse o meno ad un’ ipotetica rivolta non importava. Quella ragazza non doveva arrivare al termine del suo primo anno senza aver vissuto davvero.                      
 
L’occasione non si fece attendere. Una sera infatti, poco dopo che Peter e Charlotte si furono allontanati insieme, Jasper se la trovò alle spalle.                                                                                              Se ne stava lì, rigida ed inespressiva come al solito, finché le sue labbra si dischiusero                                              << Aiutami >> gli disse                                                                                                                                                         Il Soldato non capiva a cosa si riferisse, ma lei continuò << Non voglio più essere quello che sono. Non sento niente, ma so che a lei non importa nulla di noi, e io non voglio più fare il suo gioco >>                                                                                                                                                   Jasper era confuso: quei discorsi erano pericolosi. Le fece segno di stare in silenzio e la prese per un braccio.                                                                                                                                                                      Sfrecciarono attraverso le immense creste del canyon, poi si fermarono davanti ad un gruppo di cactus, certi di non poter essere ascoltati.                                                                                        << Cosa vuoi dire, Flae? Di chi stai parlando? >> replicò duro. In realtà sapeva benissimo a cosa si riferisse, ma voleva sondare quanto la ragazza avesse capito.                                                                 << Lo sai! >> lo rimbeccò lei << Il discorso che ha fatto alla morte di Vincent… il calcio che ha dato alla sua testa mozzata >>                                                                                                                                       Gli si avvicinò << Io non provo niente, ma voglio. Devo sapere che significa perdere un amico, devo sapere cosa significa “soffrire”, devo saperlo per poter decidere autonomamente. Per non essere la sua marionetta >>                                                                                                                                        In quel momento il generale giunse ad una conclusione: aveva capito tutto.                                                                 << Ho iniziato a ricordare… >> continuò la ragazza << E ho capito che questa cosa delle emozioni ha a che fare col mio passato. So che tu puoi aiutarmi, è l’unica cosa che sento >>                                    Lo guardò fisso negli occhi << Tu aiutami, e Vincent non sarà morto invano. Non so cosa sia quello che voi chiamate “amore”, ma so che Peter e Charlotte devono nascondersi da lei. So che lei non vuole questa… cosa >>                                                                                                                       Jasper imprecò sottovoce e sradicò un cactus: altro che farle aprire gli occhi! Era anche troppo sveglia, rispetto a quello che aveva imparato ad aspettarsi da un neonato.                                                              << So che anche tu devi “nasconderti”. Certo, non fisicamente, devi nascondere i tuoi pensieri. Ho imparato a capirlo, sai, dal modo in cui la guardi. Hai la faccia di uno che vuole staccarle la testa a morsi.                                                                                                                                                             Non so chi abbia ragione: noi o lei, non ho la possibilità di capirlo.                                                              E’ questo che ti sto chiedendo, signore, di darmi questa possibilità >>                                                                                                           Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, che lo convinse                                                                                             << Nemmeno io so chi ha ragione, Flae… >> ammise << Non sono sicuro di saperti dare la consapevolezza che cerchi. Se me lo permetti, però, posso provare a farti sentire… >>                                          << E’ quello che voglio >> affermò lei convinta                                                                                               << Bene >> concluse lui, annuendo, poi allungò una mano nella sua direzione << Qualsiasi cosa accada, non opporre resistenza >>                                                                                                                         Fu l’ultima cosa che disse, poi premette le labbra su quelle di lei.                    
 
La scossa si irradiò quasi all’istante, prepotente.                                                                                                        Il primo istinto di Flae fu quello di ritrarsi, ma lui la stringeva a se’ in quello che avrebbe potuto essere un abbraccio eterno.                                                                                                                             “Non opporre resistenza” le aveva intimato, ma era l’ordine più difficile che avesse mai dovuto eseguire. Il dolore la scuoteva fin nelle ossa, il contatto tra le loro labbra era l’unica cosa che potesse sentire, oltre alle scosse.                                                                                               Anche lui emise un gemito: soffriva. Invece di mollare, però, la strinse di più, tanto che Flae sentì scricchiolare la pelle delle braccia.                                                                                                                    Allora si decise a fare altrettanto, rispose all’abbraccio e cercò di resistere, da bravo soldato.           
 
Improvvisamente l’intensità della scossa si impennò, tanto che Jasper si sentiva tramortire.                                Sperava che stesse funzionando, perché non sarebbe riuscito a resistere ancora per molto.                              Stava per arrendersi, quando con un sonoro “Crack” percepì la barriera invisibile di Flae che si spezzava. La scossa cessò all’istante e loro si separarono, cadendo a terra come se fossero sbattuti contro un campo di forza.
 
Flae si rialzò, intontita, e il generale fece lo stesso.                                                                                                                         << Cosa mi hai fatto?! >> domandò, e subito si accorse che c’era qualcosa di sgradevole dentro di lei                                                                                                                                                 << Lo senti? >> chiese Jasper ansimando << E’ paura. Sei spaventata per quello che è appena successo >>                                                                                                                            << E’ un’emozione? >> replicò la ragazza << Sto provando un’emozione? >>                                                                    << Sì >> rispose il Soldato, e il sorriso sul suo volto tradiva l’eccitazione per quel risultato incredibile << Ed è una cosa buona, anche se non ti piace… ti aiuterà a capire quando sei in pericolo >>                                                                                                                                          Non fece in tempo a terminare la frase, che Flae gli gettò le braccia al collo << Grazie, signore! >>                                                                                                                                                                                        << Di… di niente >> farfugliò lui, ricambiando l’abbraccio per un’ istante, poi si staccò da lei            << Questa invece si chiama gioia. Si prova quando succede qualcosa di bello >>                                                          Flae non ascoltò quella frase, era troppo occupata a decifrare qualcos’altro.                                                                        Guardava il biondo generale come mai l’aveva guardato fino a quel momento.                                                                               All’improvviso qualcosa la spinse ad appoggiare una mano sulla guancia di lui, poi si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò.                                                                                                                                             Ora, senza la scossa, poteva sentire la morbidezza di quelle labbra, del corpo che premeva contro il suo, il profumo di lui che la seguì, quando lei sciolse l’abbraccio, salvo poi ritrarsi e ringhiare, quasi come se lei fosse un nemico.
 
Cosa stava facendo? Perché l’aveva assecondata?                                                                                                           Jasper era scosso, non capiva come potesse aver perso il controllo in quel modo.                                                          Aveva solo una certezza: qualunque cosa fosse, doveva finire lì. Nessuno avrebbe dovuto saperlo, soprattutto Maria.                                                                                                                                      Per questo non seppe cosa rispondere, quando Flae gli chiese come si chiamasse quell’emozione; e quando gli domandò se fosse una cosa buona, lui le disse di no.
 

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Capitolo 12
*** cap. 12 ***


Percorrendo a velocità umana la strada che li avrebbe ricondotti al fienile, Jasper era frastornato dal nuovo turbine di emozioni nel quale era immersa Flae e stupito dal suo comportamento. Se in genere un neonato era paragonabile ad un bambino capriccioso e incontrollabile, infatti, Flae, soprattutto ora, sembrava più un bambino curioso che si stupisce di tutto, dal momento che finalmente anche lei aveva iniziato a guardare il mondo con gli occhi del cuore.                                                        Il soldato si compiaceva di essere l’autore di quel prodigio; tuttavia si sentiva in dovere di ammonire la sua recluta << Dovrai nasconderlo agli altri >> disse                    << Qualsiasi decisione prenderai in futuro, ricorda che per Maria la tua apatia è preziosa, quindi, se vuoi restare viva, dovrai comportarti come se nulla fosse successo stanotte >>                                                                                                                                                                                                                                    Il generale percepì un improvviso incupimento nella ragazza << Non essere triste! >> la rassicurò in tono quasi fraterno << Potrai gustare tutte le emozioni che vorrai. L’importante è che tu non lo dia a vedere >>                                                                                                                                                                                     << Non sarà facile nasconderlo… >> replicò lei crucciata << Già ora mi sento come scoppiare, se non esprimo ciò che provo! >>                                                          Jasper rifletté un momento << Ti troverò degli spazi >> le disse << Dei momenti in cui potrai sfogarti, quando nessuno farà caso a te. Potrei procurarti delle poesie! >> Dopo aver pronunciato quelle parole, il Soldato notò l’espressione imbarazzata di Flae << Non so leggere… >> gli confessò; lui le sorrise << Posso insegnartelo >> propose << Intanto possiamo iniziare con una canzone…>> fu così che intonò un vecchio motivo sudista << God save the South, God save the South, Her altars and firesides, God save the South! Now that the war is nigh, now that we arm to die. Chanting our battle cry, "Freedom or death!" Chanting our battle cry, "Freedom or death!">> 
 
Flae ascoltava rapita quel canto, senza smettere di camminare.                                                                                                                                                   Benché le parole incitassero al combattimento, la voce di Jasper suonava più malinconica che solenne << Hai combattuto la guerra? >> gli chiese, interrompendolo       << Non so bene cosa sia, ma ne ho sentito parlare, quando ero ancora umana >>                                                                                                                            Questa volta era lui a sentirsi avvilito, spento, oppresso dai ricordi.                                                                                                                                               << Allora? >> incalzò lei << Sì >> rispose semplicemente il giovane                                                                                                                                                << Mi racconti la tua storia? >> domandò la neonata entusiasta                                                                                                                                                     << Non oggi >> dichiarò lui << Un giorno, forse >>                                                                                                                                                                     Erano ormai giunti a destinazione                                                                                                                                                                                                 << Ricorda ciò che ti ho detto >> la avvertì il Soldato, poco prima di sparire con Peter: Maria aveva chiesto di loro. 

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Capitolo 13
*** cap. 13 ***


Quando le prime luci dell’alba lambirono il suo corpo facendolo risplendere come il diamante, Flae si sentì inondata da quell’emozione che il Soldato aveva chiamato Felicità. Per attimi eterni rimase a contemplare estasiata i riflessi arcobaleno che il sole proiettava sulla sua pelle granitica, poi, udendo un tonfo alle sue spalle, si riscosse. Charlotte era acquattata sulla paglia, a pochi istanti da lei e sul volto aveva il suo solito sorriso << Buongiorno! >> esclamò << Dai, sbrigati! Maria dice che è tempo di allenarsi! >> Flae, dal canto suo, fece il possibile per non lasciarle intendere la gioia che provava nel vederla e, a giudicare della noncuranza della ragazza, pareva esserci riuscita. Le due neonate raggiunsero il luogo di ritrovo sulla sponda del fiume. Memore degli avvertimenti del Generale, Flae si sforzava di mostrarsi impassibile, ma quando Carol apparve accanto a loro non poté più trattenersi. Agì d’istinto e, spinta da qualcosa che non aveva mai provato, gettò le braccia al collo della vampira. << Scusami… >> le sussurrò << Non sono riuscita a proteggerlo >>. Si riferiva a Vincent, poiché alla vista di Carol si era resa conto di non aver ancora pianto la morte del ragazzo. Non gli era stata affezionata quanto lei, quindi provava più rammarico che dolore. Tuttavia, sin dal giorno in cui il neonato era stato distrutto, Flae cercava di mettersi nei panni di chi aveva davvero perso un amico e ora, grazie al prodigio di Jasper, poteva capire almeno in parte la sofferenza di Carol, e quindi condividerla. << Di che stai parlando? >> replicò la ragazza, cercando di divincolarsi da quel contatto imprevisto. Solo allora Flae notò l’espressione scioccata di Charlotte e capì di essersi appena tradita. Sciolse subito l’abbraccio e si impose di sembrare inespressiva, sperando così di poter cancellare l’accaduto dalla mente delle spettatrici. La tensione parve allentarsi quando Walter si materializzò accanto a Carol, nell’attimo preciso in cui Maria si posizionava davanti ai suoi soldati, seguita da Peter e Jasper. << Ci siamo tutti, vedo >> iniziò la leader con il suo caldo timbro latino << Non è vero >> sussurrò Walter, badando però a non farsi sentire << Il gruppo dei dodici mesi è assente >> continuò, alludendo ai neonati trasformati circa un anno prima di allora. << Fa’ silenzio, soldato! >> lo richiamò prontamente Jasper << Perdonate, signore >> rispose lui << Facevo solo presente che il fatto che i più vecchi tra noi mancano all’appello >> Flae vide Jasper in difficoltà, proprio come la sera prima, quando gli aveva chiesto di raccontarle la sua storia. << La presenza o meno degli altri non è affar tuo! >> sentenziò allora Maria, riprendendo in mano la situazione che il Soldato si stava lasciando sfuggire << Preoccupati piuttosto di essere preparato, se ci tieni alla pelle! >> continuò poi. La leader ordinò quindi a Carol di mettersi in posizione di attacco, Jasper avrebbe atteso di ricevere i suoi colpi. << Walter ha ragione >> mormorò Charlotte all’orecchio di Flae << Alcuni più grandi me l’hanno detto… Ogni tanto sparisce qualcuno >> Flae continuava a fingersi apatica, ma in realtà quelle parole la turbarono molto << Succedono cose strane in questo posto >> bisbigliò Charlotte, poi prese il suo turno nella finta lotta, attaccando Peter per ordine di Maria.

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Capitolo 14
*** cap. 14 ***


<< Sappiamo ciò che siamo, ma non quello che potremmo essere… >> Jasper trasalì, sentendola leggere quelle parole. Decise di interromperla subito, prima che la mente di entrambi iniziasse a concentrarsi su cose proibite. << Stai migliorando moltissimo! >> annunciò. Ne era convinto; anche se forse l’Amleto non era stata una scelta prudente nella loro situazione. Ovviamente Flae aveva subito adorato quell’ opera, e Jasper adorava sentirla leggere. Aveva imparato in poco più di un mese e l’intensità che dava alle frasi faceva pensare che ci fosse lei stessa tra le pagine, al posto del protagonista. << La lettura mi appassiona >> ammise la ragazza << Leggendo riesco a sfogare le mie emozioni ed a rielaborarle, come avevi detto tu!>> Il Generale annuì compiaciuto: non vedeva l’ora che arrivassero quei rari momenti in cui, con Maria a caccia e ignara di tutto, poteva parlare liberamente con Flae e verificare i progressi che aveva fatto dalla volta precedente. << Basta così per oggi >> decretò, e fece per alzarsi, ma lei gli strinse il braccio con le dita << Cosa c’è, adesso? >> domandò lui incupitosi: aveva già avvertito il cambiamento d’umore di lei. << So perché mi hai interrotta, signore >> affermò infatti Flae, confermando i suoi sospetti. << Quella frase è il chiaro segno che il destino ci insegue >> continuò lei << Ed io sono stanca di sfuggirgli così, senza una risposta… >> Il Generale emise un ringhio e si voltò per andarsene. In cuor suo sapeva che la ragazza aveva ragione, ma diamine come faceva a non capire che intestardirsi nel cercare la verità l’avrebbe condotta alla morte?! << Non dirmi che non ci pensi mai! >> urlò lei, poi gli si parò davanti << Che non ti chiedi mai se ci sia un altro modo! Qualcosa di diverso da questo… >> cercò la sua mano << Che potremmo essere diversi da quello che siamo… >> Jasper chiuse gli occhi: si sentiva inerme, sopraffatto da quelli che, infondo, erano i suoi stessi dubbi. << Cosa potremmo essere, se non ciò che siamo? >> sussurrò, incapace di darsi una risposta << Guarda gli umani, Flae… hanno davanti a loro soltanto la morte. La nostra vita è questa: l’immortalità è questa! >> << Non sono d’accordo… >> replicò lei, lasciandogli la mano << Gli umani hanno un’alternativa: la trasformazione! >> Il Soldato sospirò << E con questo? Sai bene che per noi non è possibile tornare indietro!>> << Non intendo questo >> rimbeccò la ragazza << Forse per noi sarebbe possibile un altro tipo di trasformazione. Qualcosa che ci renda migliori, non fisicamente, ma… dentro >> Incrociò le braccia sul petto << Ne sono certa! Dobbiamo scoprire ciò che potremmo essere, per decidere se continuare ad essere quello che siamo >> Jasper fissava il suolo, sforzandosi di non condividere quell’idea, benché la trovasse molto allettante. << Ho finito… >> disse Flae, avvicinandosi a lui; il ragazzo sorrise mesto << No, tu hai altri dubbi, lo sento >> << Posso conservarli per un altro momento >> lo rassicurò lei << Ti conviene parlare invece! >> la ammonì lui in tono serio: erano settimane che percepiva quel disagio nella ragazza ed era meglio risolverlo una volta per tutte, prima che lei finisse nei guai. << Però, bada bene a ciò che chiedi… >> continuò << Sai che potrebbe costarti la vita! >> Flae si fece coraggio << Tu sai cosa sta succedendo, vero? Sai perché la gente sparisce… >> Jasper era combattuto: sapeva che prima o poi glielo avrebbe chiesto. Avrebbe voluto decapitare Walter quel giorno, per ciò che aveva insinuato. Maria aveva giurato a lui e Peter che lo avrebbe eliminato presto, ma non subito, per evitare che gli altri si insospettissero ulteriormente. Il Soldato si armò dell’espressione più autoritaria che riuscì a simulare e ricorse al suo potere per suscitare nella ragazza un briciolo di sano timore. La risposta che stava per darle doveva infatti rimanerle bene in mente, per il suo bene. << Questo è il genere di questioni alle quali non devi pensare Flae, perché non ti riguardano! >> tuonò << Tu sei un soldato, il tuo compito è obbedire, nulla più di questo! >> Jasper provò compiacimento misto a compassione, nel vederla tremare. Poco male, non restava che andare fino in fondo… << Se l’avessi chiesto a Maria, ora la tua testa rotolerebbe giù dal canyon! >> Il silenzio che seguì quelle parole faceva presagire la buona riuscita dell’impresa, ma il Generale dovette presto ricredersi << Infatti l’ho chiesto a te… >> aveva infatti replicato Flae, ripresasi immediatamente dallo shock del rimprovero. Jasper restò sbigottito per qualche secondo, poi però dovette prendere atto della sconfitta. Flae era ostinata e lui sapeva che non avrebbe ceduto. Così, l’integerrimo Soldato si decise a darle qualche informazione in più, giusto per evitare guai. Inoltre, promise a se stesso che da quel momento non le avrebbe più nascosto la verità, per quel poco che poteva rivelare, qualora fosse stata lei a chiedere. << Qualcuno se ne va… >> iniziò quindi, poi esitò un istante, per formulare una bugia che fosse il più vicino possibile alla verità << E’ una sorta di congedo, per usare il gergo militaresco >> L’eccitazione che accesero in Flae quelle parole lo spinsero a ritrattare tempestivamente << Bisogna meritarlo, però, e Maria lo concede solo in via eccezionale. Per questo non vuole che si sparga la voce… >> L’euforia si spense e Jasper si sentì sollevato, almeno fino a che la ragazza non parlò di nuovo << Credi che a me lo darebbe? Dimmi la verità! >> Il Soldato ebbe allora una nuova rivelazione: lei sapeva che le stava mentendo, o che comunque l’aveva fatto in passato. La fiducia incondizionata che pareva avere nei suoi confronti era dunque una mera illusione! << Non credo… >> iniziò, sforzandosi di essere sincero, intanto le si avvicinava << Anzi, ne sono sicuro >> disse quando fu a un passo da lei, le accarezzò il viso << Perché tu sei… preziosa >> sussurrò, poi non seppe più resistere e poggiò le labbra su quelle di lei… di nuovo.

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Capitolo 15
*** cap. 15 ***


Flae era distratta. Anche durante la caccia della sera precedente sembrava che la gola ardente dalla sete non fosse nulla, in confronto ai pensieri che aveva per la testa. Continuava a pensare al pomeriggio del giorno prima, a come tutto fosse successo in un attimo, a quel bacio. Quando Jasper l’aveva baciata per la prima volta, infatti, lo aveva fatto per liberarla dalla sua Prigione Emotiva. Dopodiché era stata lei a cercare le sue labbra, ma il contatto era durato pochi istanti, poiché lui lo aveva interrotto. Flae l’aveva accettato: lui era il Generale, aveva un ruolo di comando, e Maria non avrebbe ammesso distrazioni, così come lui certamente non avrebbe voluto avere problemi. Era proprio per questo che adesso era così confusa. Non si capacitava del perché lui l’avesse baciata ancora, senza apparente motivo, e soprattutto con desiderio. Flae infatti aveva cercato istintivamente di ritrarsi, lui l’aveva lasciata fare. Le aveva piantato addosso quei suoi occhi maledettamente profondi per qualche istante, poi aveva cercato le sue labbra con maggior veemenza, quasi con prepotenza, quasi come faceva con Maria… A quel punto lei si era rifiutata di resistergli, perché sapeva di volere quel bacio, sentiva che lo stava attendendo da troppo tempo. Da quel momento il contatto tra loro si era fatto più passionale ed un’emozione impetuosa e sconosciuta aveva iniziato a crescere in lei, fino a quando lui si era ritratto, ansimando come se avesse bisogno d’aria nonostante non fosse così, spezzando quel qualcosa di meraviglioso che si stava formando. Ora che Flae aveva rielaborato il tutto sapeva di essere irritata: sì, perché lui l’aveva illusa, per poi far finire tutto come se nulla fosse accaduto. Gliene avrebbe parlato, anzi no, avrebbe atteso che fosse lui a farsi avanti, ma questa volta non si sarebbe lasciata sopraffare e… << Flae! Hai sentito cosa ho detto? >> Si sentì precipitosamente tornare alla realtà, si accorse che le doleva il fianco, per le ripetute gomitate di Charlotte e soprattutto vide che gli occhi fiammeggianti di Maria erano puntati su di lei con fare accusatorio. Aveva forse scoperto il loro segreto? No, Flae si ricordò dove si trovava e si sentì sollevata. Era nel bel mezzo di un addestramento e Maria aveva appena richiesto la sua collaborazione. La ragazza si guardò attorno spaesata, poi si accorse che Peter le faceva segno di attaccarlo, quindi passò all’azione. Il giovane si lasciò agguantare, per vedere se fosse riuscita a tenerlo bloccato, dopo averlo preso. Come era abituata a fare, Flae aumentò la presa attorno al collo del compagno, mentre lo stritolava avvolgendogli le gambe attorno al bacino. Tutto procedeva come al solito, ma, quando Peter iniziò ad opporre una decisa e quasi disperata resistenza, la situazione precipitò. L’espressione di dolore sul viso del ragazzo congelò Flae, che si sentì invadere da un’onda di paura e disgusto per ciò che stava facendo. Bastò quell’attimo per far sì che Peter si riscattasse e la atterrasse ringhiando senza che lei provasse neppure lontanamente a difendersi. In una battaglia vera sarebbe morta. Flae si accorse subito che qualcosa era andato storto. Peter infatti le aveva offerto la mano per aiutarla a rialzarsi, ma sul viso aveva un’espressione diffidente e mortificata al contempo. Una volta in piedi, il suo sguardo andò direttamente a Jasper in cerca di risposte. Funzionò, ma non come avrebbe voluto. Uno strano senso di calma si impossessò di lei, mentre i suoi occhi incontravano quelli freddi e spietati di Maria, che parevano colmi di risentimento: non prometteva bene. << Si può sapere che ti prende?! >> la apostrofò la leader stizzita, poi fece cenno a Walter, Carol e Charlotte di attaccare Flae insieme << Vediamo se un po’ di competizione in più ti rende più attenta >> I tre partirono all’attacco e Walter fu il primo a scontrarsi con Flae. La ragazza evitò sapientemente i suoi pugni e i calci. Riuscì a sollevarlo per le gambe e a scaraventarlo parecchi metri più in là. Flae ispirò profondamente, per concentrarsi sul secondo obiettivo. Carol le piombò addosso all’improvviso, prendendola alle spalle di sorpresa. Le due rotolarono per un po’, azzuffandosi, poi Flae rifilò un potente calcio all’amica, facendola sbattere contro il canyon. La vampira però non si perse d’animo e, ripresasi, si rilanciò all’attacco. Questa volta Flae era pronta: schivò all’ultimo la carica e prese la ragazza per i capelli, sollevandola poi con una sola mano. Nonostante si trattasse solamente di un addestramento, Carol, sentendosi braccata, perse il coraggio dimostrato fino a quel momento ed iniziò a lamentarsi e gemere come un cucciolo; la morte di Vincent l’aveva resa emotivamente instabile di fronte alla forza bruta. Ancora una volta Flae si sentì come congelare. Nella sua mente Carol prese le sembianze del fragile Vincent e lei quelle di Maria. Si vedeva mentre tirava i capelli del giovane fino a che la pelle del collo iniziava a creparsi, con quel rumore secco di rami spezzati che conosceva fin troppo bene. Gli occhi cremisi della vittima si colmavano di lacrime congelate di paura e dolore, mentre la consapevolezza della morte imminente si faceva spazio nella sua mente. Jasper sentiva tutto quello che la Novellina provava. Confuso e spaventato provò a suscitarle rabbia, affinché continuasse la lotta, ma i sentimenti di Flae erano troppo forti. Era simile ad un effetto collaterale: come durante la sua vita umana la ragazza era stata priva di qualunque emozione, ora, una volta riacquistata la sfera emotiva, stava cedendo dal lato opposto. Il Generale non aveva pensato che una cosa simile potesse accadere, quando aveva deciso deliberatamente di contravvenire agli ordini ed aiutare Flae. Eppure, ora la situazione gli era sfuggita di mano. Pensava di agevolare la Novellina, invece aveva firmato la sua condanna a morte! Maria infatti stava esplodendo, il Soldato lo percepiva, questa volta sarebbe stata la fine! Charlotte decise di intervenire. Intimò a Carol di smetterla di frignare e a Flae di tornare in se’ e riportare l’amica coi piedi per terra. La Novellina si riscosse e, dopo aver mollato la presa, si ritrasse ringhiando, ancora sotto shock. << Ya es suficiente! >> sbraitò Maria furiosa << Non voglio avervi sotto gli occhi un minuto di più! >> Poi guardò Jasper come se volesse incenerirlo << Vien conmigo >> sibilò I due amanti si chiusero nel capanno << Non voglio accusarti… >> iniziò lei << Ma è successo qualcosa con la ragazza! >> Il Soldato percepiva il sospetto nel cuore della donna, l’ira che l’accecava ed il lampo di follia nei suoi occhi << No quiero excusas, Jasper. So che mi mentiresti. Ti chiedo una sola cosa: puoi recuperarla? >> Il ragazzo era spiazzato. In cuor suo dubitava di riuscirci, ma non avrebbe sopportato di vederla morire, di ucciderla lui stesso! << Naturalmente >> mentì, cercando di ostentare sicurezza << Muy bien… >> concluse Maria << Gli altri devono morire! Ne faremo di nuovi e questa volta li terremo separati da lei. La temeranno, Jasper, oh sì! Lei sarà il loro incubo peggiore, sarà il mio asso nella manica! E tu la renderai nuovamente fredda ed insensibile. Puoi usare qualsiasi mezzo, mutilarla, se necessario! L’importante è che obbedisca! >> Sfoderò poi un sorriso mellifluo e baciò il suo biondo Generale << Devi distruggerli, mi amor… esta noche! >>

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Capitolo 16
*** cap. 16 ***


Quando Jasper lo andò a chiamare, quella sera, Walter sentiva che sarebbe successo qualcosa che lo avrebbe segnato. Il Generale lo invitò infatti a seguirlo nel capanno. Nonostante il cielo sopra di loro fosse stellato e l’ululato lontano dei coyote riempisse l’aria calda della notte estiva, quando la porta si chiuse il ragazzo si sentì come braccato, senza via di fuga. Jasper provò a sorridere, cercando di fare del suo meglio per calmare il neonato, la cui ansia crescente rendeva più difficile il già ingrato compito che gli era stato affidato. Il Soldato si accostò alla finestra, ma si accorse che il giovane esitava a raggiungerlo << Vieni qui. Stiamo aspettando Maria, non hai nulla da temere >> Walter si sentì invadere da un senso di pace mai provato. Per un attimo credette davvero che tutto sarebbe andato per il meglio. Si avvicinò a quello che sarebbe stato il suo carnefice. Il Generale si sorprese ad osservare la sua recluta. Sapeva bene cosa sarebbe successo di lì a poco, l’aveva fatto decine e decine di volte. Eppure ora era diverso. Guardando il vampiro di poco più di un anno, Jasper vedeva Flae; la sua Flae. Forse per la prima volta in vita sua si rese conto veramente del tormento che doveva provare Peter riguardo alla sorte di Charlotte. Peter… l’avrebbe incontrato più tardi, una volta finito il lavoro. Maria era stata chiara: tutti i neonati, tranne Flae, dovevano essere distrutti. Sapeva che non sarebbe stato facile uccidere Charlotte, quindi aveva cercato di tenere l’amico all’oscuro dei piani, fino a quando non fosse stato inevitabile. Un soffio di vento lo riportò alla realtà: era il momento. Walter era completamente avvolto da quella calma innaturale che contrastava l’ansia senza tuttavia eliminarla completamente. Non si accorse subito di ciò che stava accadendo; realizzò lo stato di cose solamente quando Jasper gli bloccò le braccia dietro la schiena e conficcò i denti nel suo collo. Gli stava staccando la testa a morsi. Ancora intontito dallo stato confusionale che lo pervadeva, il neonato sorrise amaramente << Sapevo che un momento del genere sarebbe arrivato, signore. Lo sospettavo da tempo >> Sentì il suo aguzzino aumentare la forza; con un secco crack mezzo collo venne divulso dalla testa. Walter sapeva che quelle sarebbero state le sue ultime parole, quindi le scelse con cura. << Forse, dopotutto, è meglio così. So che anche Carol e gli altri faranno questa fine. Infondo sarà bello rincontrare Vincent, dovunque egli sia, fosse anche l’Inferno! Per quanto mi riguarda, infatti, non c’è luogo peggiore di questo covo di assassini che lei chiama esercito! >> Il neonato sentì che anche le braccia stavano per staccarsi: presto sarebbe tutto finito. << Spero solo che non farai lo stesso con Flae. Lei ti adora, spero che tu abbia ancora un briciolo di pietà per risparmiarla! Lei è la migliore tra noi: lo è sempre stata. E non vorrei essere in te quando scoprirà che ci hai traditi tutti per mesi!>> Quelle parole furono troppo per Jasper. Era abituato a soffrire con le sue vittime, ma il pensiero che Flae potesse odiarlo lo dilaniava. Accecato dal dolore e dall’odio per quello che Walter gli aveva appena augurato alla stregua di una profezia, il Soldato dette un ultimo strappo. Il corpo del neonato si smembrò e le varie parti si sparsero sulla paglia. Peter teneva Charlotte stretta a se’, mentre si avviavano verso il capanno. Jasper fu sollevato di vederli arrivare insieme: almeno non avrebbe dovuto combattere con il suo migliore amico per farsi dire dove fosse la ragazza. Eppure il Soldato sentiva il dubbio nel cuore del compagno: si irrigidì subito, quando lo vide, e strinse di più la sua amata. << Ti aspettavo, Peter >> iniziò il Generale sorridendo. Il vampiro ostentò un sorriso che pareva un ringhio << Auguro la buonanotte a Charlotte e sono subito da te >> replicò freddamente. Jasper fece del suo meglio per rilassare l’amico << No, può restare >> disse mellifluo, poi fece cenno di seguirlo nel fienile. A quel punto Peter capì. << No! >> gridò, spingendo la ragazza dietro di lui e avventandosi sul Soldato con impeto omicida. Jasper sapeva che una cosa del genere sarebbe successa, ma non poteva ferire o addirittura uccidere il suo migliore amico! Si limitò dunque ad intercettarlo e bloccarlo << E’ un ordine, Peter, lo sai! Sapevi che sarebbe successo… >> disse autoritario << Per quanto orribile, va fatto! >> Raccogliendo tutte le sue forze, Peter diede un pugno in faccia al Generale << Non questa volta, Jazz! Non chiedermi di fare questo! >> Si girò poi verso la vampira terrorizzata alle sue spalle << Scappa Charlotte, corri! >> In preda al panico, lei non se lo fece ripetere, e in un attimo sparì oltre il canyon. << Sei stato un fratello per me, Maggiore Withlock… >> disse con la voce incrinata dal dolore << Ma non puoi chiedermi di rinunciare a lei, morirei piuttosto! >> Quelle parole spiazzarono Jasper, che ancora una volta si ritrovò a pensare alla Novellina. Era il suo migliore amico. Se quella era la sua scelta, lo avrebbe lasciato andare… << Addio, Jazz… >> furono le ultime parole che sentì, poi si accorse di essere rimasto solo.

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Capitolo 17
*** cap. 17 ***


<< Escapado? Cosa significa?! >> Maria era furibonda << Esattamente ciò che ho detto… >> replicò Jasper senza alcuna emozione nella voce. Gli avvenimenti delle ore precedenti l’avevano distrutto psicologicamente. Percepiva il rancore della donna ed era arrabbiato lui stesso. Non riusciva a capacitarsi del fatto che Peter l’avesse abbandonato: come aveva potuto? Era bastato un attimo perché se ne andasse, ma solo ora la perdita iniziava a concretizzarsi nella mente del Soldato. Era terribile. << Ormai quello che è fatto è fatto! Avrei dovuto ucciderlo dopo il suo primo anno! E’ stato un errore lasciarlo in vita… >> la vampira era pazza di odio; prese il viso del Soldato fra le mani e lo strinse tanto da fargli male << E’ colpa tua, Jasper! Tu mi supplicasti di risparmiarlo, guarda cos’hai combinato! Vorrei ucciderti ora, ma fortunatamente provo ancora amor per te… >> Quando la donna mollò la presa, il Generale si toccò le guance e notò che le unghie di Maria vi avevano scavato due solchi profondi, come se il marmo avesse ceduto sotto i colpi dello scalpello. << Considerati fortunato che quei due folli non abbiano coinvolto anche Flae, altrimenti a quest’ora saresti muerto! >> << Pensi che se la caveranno? >> domandò Jasper in un bisbiglio, come un bambino che chiede consiglio alla madre dopo aver combinato un pasticcio << Espero que mueras! >> ringhiò in risposta la leader << Comunque succederà presto, perché questa è l’unica vita possibile per gli immortali! >> Jasper si sentì tremare: sperava davvero che Maria stesse mentendo, che ci fosse un futuro per il suo migliore amico e la ragazza che amava. << Non c’è tempo da perdere… >> sentenziò poi la donna << Devo trovarne altri prima che los enemigos si accorgano che siamo deboli! >> Si rivolse nuovamente al Soldato << Carol verrà con me. Deve morire, ma ho bisogno di qualcuno che mi copra le spalle, stanotte. Tu occupati di Flae! Ficcale bene in testa che i suoi amichetti non torneranno più e che lei deve tornare a compiere il suo dovere. Ti riterrò direttamente responsabile se lei dovesse comportarsi di nuovo come questa mattina. Entiendes? >> Jasper trovò la Novellina nel fienile. Pareva non sospettare nulla ed anche le sue emozioni erano relativamente tranquille. << Sai dove sono gli altri? >> gli domandò diffidente Il Generale sorrise mestamente e si lasciò cadere nella paglia profumata << Siediti accanto a me, ci sono delle cose che devi sapere >> Flae non sapeva bene come comportarsi, dopo il loro ultimo incontro, tuttavia era incuriosita da ciò che il giovane avrebbe dovuto dirle. << Le cose sono cambiate… >> iniziò Jasper quando lei si fu accovacciata al suo fianco << E’ probabile che non vedrai più Walter, Peter, o Charlotte >> Il panico la travolse e immediatamente avvertì i poteri del Generale, che cercava di tranquillizzarla. << So che questa notizia ti rende nervosa, Flae >> continuò lui dolcemente, poi le accarezzò il viso << Voglio che tu mi dica una cosa >> Lei ringhiò prontamente: questa volta non si sarebbe lasciata abbindolare! Tuttavia lui rimase tranquillo come se lo avesse previsto << Non sto cercando di baciarti >> precisò << Voglio solo essere sicuro di avere la tua attenzione e che tu mi rispondi con sincerità… >> Jasper sapeva di essere in procinto di commettere un grave errore. Il suo dovere di soldato era obbedire a Maria, ma quello verso il suo cuore gli diceva di fare diversamente. Era stato il vedere Peter sacrificarsi per la salvezza di Charlotte a convincerlo: lui amava Flae. Avrebbe subito qualsiasi cosa, pur di proteggerla, compresa l’ira della vampira che lo aveva trasformato. Era questo che pensava, quando si convince a farle quella domanda << Vorresti ancora abbandonare l’esercito? >> Flae sussultò a quelle parole. Non desiderava altro! Poi, però, si rese conto che c’era un’altra cosa… << Certo che vorrei, ma… e gli altri? Posso andare dove sono loro? >> Jasper sospirò << No, Flae, ascolta! Devi dimenticarti di loro >> L’euforia della ragazza si spense << Cosa stai cercando di dirmi? >> chiese << Sono andati via >> si risolse a dire lui. Non aveva il coraggio di dirle la verità, anche se avrebbe dovuto. << Ricordi il congedo di cui ti ho parlato, vero? >> Flae annuì << Hanno scelto di accettare e andare ognuno per conto proprio >> spiegò Jasper << Dubito che li troverai >> << Charlotte non mi ha neppure salutata… >> osservò la giovane << Avrebbe voluto, credimi! >> si affrettò a dire il Generale << Solo che Maria non lo ha permesso. E’ la regola, sai? Chi decide di andarsene deve lasciare l’esercito senza remore, senza addii >> Per qualche istante stettero in silenzio, poi Flae parlò << Quindi Maria avrebbe offerto anche a me questa possibilità? >> Le sembrava impossibile, quantomeno improbabile, dopo tutto quello che la leader aveva fatto per addestrarla, soprattutto dopo la reazione esagerata che aveva avuto il mattino precedente, quando il lavoro di mesi pareva perduto. C’era qualcosa di strano in tutta quella faccenda… Nuovamente Jasper fu messo alle strette, ma, fedele ai suoi propositi, cercò di darle la risposta più vicina alla realtà. << In realtà non me l’ha ancora detto >> iniziò tentando di mostrarsi autorevole come un Generale avrebbe dovuto essere << Però so quanto tu voglia essere libera, quindi… Forse potrei trovare un modo per… se tu lo desiderassi davvero. Soprattutto ora che se ne sono andati tutti >> Flae si sentì rincuorata. Se ne sarebbe andata e avrebbe cercato Charlotte; tutto sarebbe andato bene. << Tu verresti con me? >> domandò poi, rendendosi conto che lasciare Jasper sarebbe stato troppo doloroso, dopo tutto ciò che avevano condiviso. Il vampiro non rispose, ma improvvisamente la strinse a sé e le baciò la fronte << Non posso lasciare Maria… >> rispose con la voce incrinata dal dolore << Soprattutto ora che Peter è andato via. Lei ha bisogno di me! >> Jasper Withlock si sentì un codardo. Indubbiamente la vampira aveva bisogno di lui, altrimenti sarebbe morto tempo prima. La verità era che aveva paura. Se Maria avesse avuto ragione? Se non ci fosse stato scampo per Peter e Charlotte? Per Flae? Era terrorizzato dall’idea che la sua neonata morisse tra atroci sofferenze, ma in cuor suo sapeva che, se fosse rimasta, Maria l’avrebbe costretta a comportarsi come il mostro che lei si rifiutava di essere. E forse, se non avesse ottenuto ciò che voleva, l’avrebbe uccisa. Il Soldato non sapeva chi avesse ragione, ma sperava con tutto se stesso che, se Peter aveva avuto il coraggio di cercare una vita diversa, forse c’era una possibilità anche per Flae. Se veramente c’era un’alternativa, era sicuro che la sua giovane guerriera l’avrebbe trovata! Improvvisamente, Jasper si sentì stringere in un abbraccio saldo, ma delicato << Anche io ho bisogno di te… >> aveva sussurrato Flae, poggiando la testa dove un tempo pulsava il suo cuore umano. In quel momento il Generale decise: sarebbe andato fino in fondo! << Non devi decidere subito >> le disse sollevandole il mento, ma lei intrecciò le dita tra i suoi ricci biondi e lo attirò a sé << Io ho già scelto, Jasper… Il mio posto è dove sei tu! >> Detto ciò premette le sue labbra contro quelle di lui, ignorando tutto quello che era successo fino a quel momento e il risentimento per il giorno precedente. Il Soldato colse al volo l’occasione; sapeva che non ce ne sarebbero state altre. Era conscio del fatto che presto avrebbe dovuto dirle addio, e questo rendeva quel momento ancora più speciale! La sollevò in modo a che gli cingesse i fianchi con le gambe, poi iniziò ad accarezzarle il collo e la schiena, mentre reclamava le sue labbra in maniera gentile, ma decisa. Era bellissimo sentire le dita sottili di lei che gli carezzavano il volto. Ad un certo punto Flae si staccò e lui temette che volesse fermarsi. << Queste cicatrici… >> sussurrò invece la neonata, sfiorando con la punta dell’indice i solchi sulle sue guance << Non le ho mai viste prima >> osservò << Sono nuove >> ammise lui con un filo di voce, chiudendo poi gli occhi quando la ragazza iniziò a posare una fila di baci delicati su ognuno dei segni. Jasper era sopraffatto. Un desiderio potente lo travolgeva, misto a commozione per la dolcezza di quel momento. Mai, pensava, le notti trascorse con Maria erano state così tenere. Le loro unioni erano state passionali, sanguigne. In quel momento fu conscio di una cosa: la bella vampira che gli aveva succhiato via la vita con un bacio non l’aveva mai amato. Lei voleva possederlo. L’amore di Flae invece era puro, poteva sentirlo. Percepiva l’affetto che provava per lui, la sincerità con cui gli si stava concedendo in quella calda notte d’estate. Flae si sentì tradita, quando Jasper ruppe il contatto. Credeva che l’avrebbe respinta per l’ennesima volta, invece no. Il ragazzo indietreggiò fino a che la sua immagine non si stagliò contro la luce argentea che penetrava dalla finestra. Quindi, molto lentamente, iniziò a sbottonarsi la camicia. Alla luce della luna era bello da impazzire; con gli occhi rossi come unico contrasto col candore! Gettò da parte l’indumento, poi le si avvicinò con un sorrisetto malizioso sulle labbra, si inginocchiò ai suoi piedi << Sono vostro servo, signora! >> annunciò, arrendendosi a lei come il più amabile dei cavalieri. Flae sorrise imbarazzata. Se ne fosse stata capace, avrebbe versato lacrime di gioia! Per tutta risposta, prese tremando le mani del ragazzo tra le sue e le guidò sotto la stoffa del vestito, facendole aderire alla pelle delle gambe. Jasper intuì immediatamente ciò che lei non aveva il coraggio di dire. Iniziò a salire, carezzandole le ginocchia, fino alle cosce. Flae ispirò profondamente e chiuse gli occhi, mentre lui le baciava il ventre. << Non aver paura… >> le sussurrò alzandosi, mentre scopriva il suo corpo centimetro dopo centimetro. Finalmente la liberò del vestito e appoggiò la fronte a quella di lei << Non farò niente che tu non voglia! >> la rassicurò, poi entrambi si adagiarono sul fieno profumato. Il vampiro attese il consenso della compagna, poi aderì al suo corpo. Flae trattenne un gemito. Era stato un attimo. Una fitta acuta che venne soffocata da un tenero bacio. Quando Jasper iniziò a muoversi, si sentì pervadere da qualcosa di indescrivibile. La sensazione di essere finalmente completa, di appartenere a qualcosa che sentiva essere veramente suo. Era felice. Ad ogni affondo, il Soldato sentiva qualcosa crescere dentro di lui. Aveva trovato il suo posto. La ragazza che tempo prima aveva progettato di uccidere insieme a Peter era ora quanto di più prezioso avesse in quella sua assurda non-vita. Sapeva che quella notte l’avrebbe amata con tutto se stesso! All’improvviso nulla aveva più importanza: Maria, l’esercito, i neonati distrutti… persino l’abbandono di Peter. Così, mentre i loro corpi si fondevano insieme alle loro anime, Jasper Withlock dimenticò ogni cosa e si abbandonò alle sensazioni.

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Capitolo 18
*** cap. 18 ***


<< E’ quasi l’alba… >> sussurrò Flae, accoccolandosi al petto di Jasper. Il Soldato le posò un bacio delicato tra i capelli. Dopo l’amore, il Generale aveva cambiato atteggiamento. Era come se avesse perso ogni energia e, dopo ore di passione, aveva riacquistato quell’ aria enigmatica e perennemente triste che lo caratterizzava. << Ero venuto per un altro motivo, ieri sera >> iniziò, mettendosi su un fianco per guardarla negli occhi. << Ti ascolto! >> rispose lei sorridendo. Jasper accennò a sua volta un sorriso e iniziò a tracciare il contorno delle sopracciglia di lei con le dita. << Devi fingere >> le disse << Se vuoi avere qualche speranza che Maria ti lasci andare! >> Flae si divincolò tra le sue braccia e si mise a sedere, il vampiro fece lo stesso. << Voglio dire… Lei vorrebbe che tutto tornasse come prima, che tu fossi… >> << Che io fossi senz’ anima! >> lo precedette la ragazza con la voce piena di disgusto << Che tu fossi impassibile >> la corresse lui << Non fingere che non significhi la stessa cosa! >> fu la risposta. Gli occhi cremisi di Flae erano accesi di rabbia << Ma io sono stanca di essere il suo burattino! >> Fu allora che Jasper la prese saldamente per le spalle << Ascoltami una buona volta! Solo per oggi, Flae… Te lo chiedo solo per oggi, poi potrai fare come vuoi! >> Il Soldato ansimava, le pose una mano sulla guancia << Puoi fare questo per me? >> La neonata annuì, sottomettendosi al suo Generale. Quando Maria tornò, ormai il sole aveva fatto capolino all’ orizzonte. Alle sue spalle, Carol se ne stava zitta, ancora traumatizzata da ciò che aveva visto durante la notte. La neonata aprì la porta del fienile e la leader posò sulla paglia tre cadaveri. << Ecco fatto! >> disse contenta << Ora non ci resta che aspettare che si sveglino. Ci vorranno almeno due giorni, credo >> Carol fissava con fare ossessivo i numerosi segni di morsi sui corpi. << E’ successo anche a te >> le aveva raccontato Maria << Il dolore che ricordi, era il veleno che ti ho iniettato attraverso i denti, la notte in cui ti ho resa immortale! >> La ragazza ricordava vagamente i suoi ultimi momenti da umana. Era la giovane servetta di un ufficiale sudista, e si occupava della moglie e delle figlie dell’uomo, mentre Vincent badava ai cavalli. Si trovavano entrambi nella stalla, quando Maria, Nettie e Lucy li avevano trovati. I ricordi successivi erano intrisi di dolore. Il fragore della roccia che si spaccava distrasse la vampira dai suoi pensieri. << Andiamo! >> esclamò la leader, invitandola ad uscire dalla stanza << Sembra che la nostra Flae sia tornata quella di un tempo! >> Poco lontano dal casolare, il Generale era appena stato lanciato contro il canyon dalla Novellina. “ Brava, così! ” pensò, mentre le ordinava di attaccare nuovamente e usava i suoi poteri per accrescere l’impeto dentro di lei. Sapeva infatti che Maria li stava guardando, e a giudicare dall’espressione compiaciuta sul suo viso di porcellana, pareva che stessero facendo un buon lavoro. Jasper bloccò l’assalto successivo, ma non riuscì a trattenere Flae, che in un istante fu sopra di lui, lo atterrò e gli strinse le dita attorno al collo, ringhiando. << Muy bien! >> si complimentò allora Maria, applaudendo. Il Soldato annuì impercettibilmente e solo allora Flae capì che la farsa era finita. << Eccellente, mi amor! >> aggiunse la leader guardandolo con l’espressione ricca di promesse che gli riservava quando era in procinto di ricompensarlo per i risultati ottenuti. Sangue, sesso… C’erano stati anni in cui Jasper avrebbe fatto qualunque cosa per compiacerla e meritarsi le sue attenzioni. Quei giorni però erano finiti. << Carol… >> iniziò poi la leader << Vediamo cosa sai fare tu! >> << Non pensare, Flae, è una recita! Non si farà troppo male… >> sussurrò il Generale alla Novellina, spingendola delicatamente verso l’altra neonata. Flae piantò gli occhi in quelli di Carol. Era spaesata e psicologicamente esausta, lo vedeva, ma si costrinse a non provare pietà per l’amica e ad obbedire gli ordini, anche se per finta. Jasper sedeva sulla riva del fiume. Quante volte, pensava, lui e Peter avevano trascorso ore a parlare in riva al fiume! Maria era a caccia, giacché la notte precedente era stata impegnata a trovare nuove reclute per il suo esercito. Nuovi burattini da sacrificare alla sua ambizione. Jasper sapeva che ne avrebbe creati altri, non appena quelli che ora giacevano incoscienti nel fienile avessero acquisito un minimo di autocontrollo. Due settimane, tre al massimo. La leader aveva lasciato a Flae e Carol il compito di sorvegliare i cadaveri, in caso qualcuno avesse aperto gli occhi prima del previsto. In realtà il piano prevedeva che, mentre la Novellina stava di guardia, lui avrebbe dovuto eliminare l’ultima neonata superstite. << Ci pensi? >> chiese Carol mentre entrambe continuavano a fissare i corpi inerti stesi tra la paglia << Anche noi abbiamo vissuto la stessa cosa… >> Flae annuì. Ormai il veleno aveva raggiunto ogni parte degli organismi; la ragazza vedeva i cadaveri perdere il colorito umano e diventare sempre più pallidi, mentre la pelle si cristallizzava, assumendo la consistenza dura del diamante. Persino il sangue, dopo essere stato intaccato dal veleno, aveva perso l’allettante profumo per cui ambedue avevano ucciso ed avrebbero continuato ad uccidere. << A quale scopo? >> domandò Flae rivolta al nulla << Cosa ci abbiamo ricavato?! Certe volte penso che sarebbe stato meglio se… >> A quel punto sentì la mano di Carol sulla spalla. La vampira non disse nulla, restò semplicemente a guardarla con un sorriso triste. Flae capì che stavano pensando la stessa cosa. << Potremmo andarcene, sai? Lontano da tutto questo! >> esclamò la Novellina, ma notò che l’amica non sembrava del suo stesso avviso . << Andare dove, Flae? Là fuori non c’è nulla per noi, questo è il nostro posto! >> Carol era terrorizzata all’idea di lasciare il luogo che, per quanto terribile fosse, era pur sempre casa sua. << Senza Maria e Jasper verremmo sicuramente uccise! >> Flae fece per ribattere, ma la porta si spalancò di colpo e il Soldato comparve sulla soglia. “ A quale scopo? Cosa ci abbiamo ricavato?! Certe volte penso che sarebbe stato meglio se… ” Erano state quelle parole a far sì che Jasper prendesse la decisione definitiva. Non aveva origliato intenzionalmente, stava andando a “ prendere ” Carol, quando aveva sentito Flae gridare. Lui stesso si era sorpreso a pensare che forse la morte umana sarebbe stata un’alternativa ben più felice rispetto alla vita da Immortale. Sentirlo dire dalla sua neonata era stato un duro colpo. Neppure il suo amore era bastato per convincerla a desistere! Il Soldato dovette prendere atto del fatto che Flae fosse infinitamente più coraggiosa di lui. Come già aveva fatto con Peter, si disse che, se l’amava veramente, doveva lasciarla andare. Se lei si sentiva pronta a correre il rischio dell’ignoto, lui non poteva fermarla, non poteva costringerla a vivere una vita che odiava! Come avrebbe risposto, quando lei gli avrebbe chiesto perché si rifiutasse di seguirla? Certamente il suo cuore gli suggeriva di lasciarsi tutto alle spalle ed andarsene, ma la paura era troppa. Maria era stata il centro del suo mondo per troppo tempo, perché ora riuscisse ad abbandonarla senza rimpianti! In quel momento odiava se stesso. Infondo, Flae non era altro che una neonata! Se solo avesse obbedito a Maria e non avesse mai dato retta al moto di pietà verso quella creatura! Certamente, si disse, sarebbe stato tutto più semplice! Eppure non aveva potuto evitare ciò che era successo, neppure lui sapeva spiegarsi il perché. Non gli rimaneva che una cosa da fare: finire ciò che aveva iniziato! Flae non poteva credere ai suoi occhi: un attimo prima Carol era seduta accanto a lei, un attimo dopo gridava disperata, mentre Jasper le spezzava il braccio. << E’ ora che tu sappia la verità! >> le gridava nel frattempo il suo Generale << Non c’è altro modo che questo per andarsene da qui! >> Anche l’altro braccio di Carol si staccò dal corpo. Flae si riscosse e si gettò contro il ragazzo << Che cosa fai, Jazz?! Lasciala! >> Cercò di abbracciare Carol, ma lui la respinse furioso << Non hai ancora capito, Flae?! Nessuno sopravvive! >> Solo allora la ragazza capì. Peter, Walter, Charlotte… nessuno aveva lasciato l’esercito, erano tutti morti! Jasper tremava. La sofferenza di Carol e l’odio crescente di Flae lo dilaniavano. << Perdonami >> sussurrò rivolto alla ragazza terrorizzata tra le sue braccia; poi, con una sola mossa esperta, le staccò la testa. Fu un sollievo non provare più lo strazio di Carol, che era esaurito nell’istante esatto in cui la vampira era stata decapitata. Un attimo dopo, però, il disgusto di Flae era impennato tanto violentemente che il Soldato sentì quasi un dolore fisico. << Sei un assassino! >> urlava la ragazza. Si lanciò contro di lui ed iniziò a graffiargli il volto e le braccia, mentre lui cercava ti afferrarle i polsi senza ferirla. << Non ho mai conosciuto altro! >> le diceva nel frattempo << Volevi che ti raccontassi la mia storia? Eccola! Direi che assassino la riassume benissimo! >> Flae parve placare la furia omicida che la pervadeva << Anche da umano, sono sempre stato un Generale… >> continuò lui, abbassando la voce << Ero il più giovane dei Maggiori nella Cavalleria del Texas, durante la Guerra Civile! >> Il Soldato guardava la sua Neonata, cercando di scolpire nel suo freddo cuore di pietra il suo volto, per sempre… << Sono un soldato, capisci? >> disse con voce tremante << Devo obbedire, anche se non condivido il parere dei miei superiori! >> Sapeva che quelle parole non avrebbero mai giustificato i terribili omicidi che aveva commesso nei confronti dei suoi sottoposti, ma voleva che lei capisse, che non lo odiasse a priori, anche se sapeva che non sarebbe stato possibile. << Io ti adoravo! >> replicò lei divincolandosi dalla sua presa ed indietreggiando << Tu eri il mio amore, la mia unica luce in questo mondo di tenebre! L’angelo meraviglioso che mi ha liberata dalla mia prigione! >> Jasper sentiva che Flae stava soffrendo. Il modo in cui gli parlava, quasi sputandogli in faccia il risentimento che provava per essere stata tradita, gli lacerava il cuore. Sentiva avvicinarsi il momento in cui l’avrebbe persa per sempre, per questo cercò di resistere, per salvarla. << Vattene, Flae! >> le ordinò << Sai fin troppo bene come stanno le cose, non sono mai riuscito a persuaderti del contrario! >> Fece un passo verso di lei, ma lei ringhiò furiosa: era un chiaro avvertimento. << Maria ti vuole perché crede che tu sia infallibile >> ammise << Se ti rifiuterai di collaborare ti ucciderà! >> “ E io non riuscirei a sopportarlo… ” avrebbe voluto aggiungere, ma si trattenne. << Quindi va’! >> disse invece << Sei libera! Scappa prima che lei torni! >> Flae stava crollando. Il suo mondo era stato distrutto nell’istante in cui la testa di Carol si era staccata dal resto del corpo. Era arrabbiata, furiosa, eppure c’era qualcosa che le impediva di odiare Jasper, il suo Jasper. Lo detestava, sì, ma non quanto avrebbe voluto. << Scappa con me >> disse in un sussurro, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi. Il Soldato chiuse gli occhi: non poteva cedere, non ora! << No Flae… >> ebbe il coraggio di dire << Non posso lasciare Maria… perché io la amo >> Era una bugia detta per allontanare la Novellina, lo sapeva, eppure non riuscì a non pensare che, infondo, ci fosse un briciolo di verità. Flae si sentì raggelare. Dunque era stata tutta una farsa? L’aiuto, le mezze verità, l’amore… era tutto programmato? Una rabbia cieca si impossessò di lei. Non lo avrebbe attaccato, decise, solo perché, infondo, l’aveva aiutata, in un modo o nell’altro. Stabilì che era meglio obbedire, un’ultima volta. Flae, la sua Flae, se ne era andata. Era dunque arrivato il fatidico momento. Le ultime parole di Walter risuonarono nella sua mente come un oscuro presagio “ Spero solo che non farai lo stesso con Flae. Lei ti adora, spero che tu abbia ancora un briciolo di pietà per risparmiarla! Lei è la migliore tra noi: lo è sempre stata. E non vorrei essere in te quando scoprirà che ci hai traditi tutti per mesi! ” Jasper Withlock sentì qualcosa che andava in frantumi dentro di se’: il suo cuore. Il vampiro si accasciò a terra e si prese il volto tra le mani << Scusami! >> gridò al vento della notte, ma lei era ormai troppo lontana per sentirlo.

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Capitolo 19
*** cap. 19 ***


Il giaguaro smise finalmente di lottare, dopo che Flae ebbe raggiunto la giugulare sotto lo spesso strato di pelliccia.                                                                             La ragazza si sentì subito meglio, quando il sangue dell’animale spense il fuoco nella sua gola.                                                                                                       Un parrocchetto variopinto spiccò il volo dal ramo sopra la sua testa e, quando il vento cambiò direzione, un nuovo profumo giunse alle narici della cacciatrice: odore umano.                                                                                                                                                                                                                                          Flae ringhiò infastidita e sparì alla svelta nella sua caverna, combattendo contro l’assalto della sete che la spingeva verso quel pasto invitante.                                     Se solo avesse voluto, pensava, avrebbe potuto uccidere quegli uomini senza che neppure se ne accorgessero. Era il loro giorno fortunato, si disse, si era appena nutrita e non aveva particolarmente voglia di sangue umano.                                                                                                                                                           La vampira non riusciva sempre a controllarsi, ma, nei cinque anni trascorsi da quando aveva lasciato l’esercito, aveva sviluppato un insolito interesse per gli esseri umani; per questo si impegnava a resistere il più possibile, anche se non si era mai avvicinata al villaggio quanto avrebbe voluto, per non cadere in tentazione.         All’inizio i suoi piani erano molto diversi: dopo un’intera settimana di fuga senza meta, Flae si era ritrovata in un ambiente molto dissimile da quello in cui aveva vissuto fino ad allora. L’aria era infatti più umida ed il terreno arido e roccioso del deserto aveva progressivamente lasciato il posto alla lussureggiante foresta amazzonica.  Dopo un iniziale senso di smarrimento, la vampira aveva deciso che quell’insolito posto era tutto ciò che desiderava: niente più battaglie, niente più morti, cibo a volontà. Laggiù, immersa nella natura selvaggia e senza alcun contatto con la civiltà, Flae sentiva che avrebbe finalmente trovato la pace!                                         Fu un duro colpo per lei rendersi conto di non essere sola…                                                                                                                                                       Benché non ci fosse traccia dei suoi simili, infatti, la ragazza capì molto presto che avrebbe dovuto convivere con degli umani.                                                              Nonostante non ne avesse motivo, data la sua natura, Flae temeva gli uomini e ciò che loro chiamavano scienza. Con il tempo, infatti, mentre la sua forza da neonata diminuiva, i ricordi della sua vita passata si facevano sempre più chiari nella sua mente, permettendole di rammentare tutti i soprusi subiti durante la sua breve vita umana. Se pure i vampiri come Maria erano ambiziosi e crudeli, infatti, a suo avviso gli umani erano ancora più pericolosi, poiché non si accontentavano di tiranneggiare i loro simili con le proprie capacità, come facevano gli Immortali. Essi, invece, usavano la propria astuzia e l’intelligenza per escogitare modi sempre più subdoli per raggiungere i propri obiettivi, incuranti del danno che recavano al mondo attorno a loro, arrivando persino a sfidare la Natura stessa. Era questo che i tre “ scienziati ” avevano fatto per anni con lei, era questo che tormentava Flae ancor più della morsa della sete!                                                                                                         Il suo primo istinto era stato quello di sterminare gli umani nel suo territorio, perché quella era la sua casa, e non aveva intenzione di scappare nuovamente. Arrivata in prossimità del villaggio, però, era rimasta come abbagliata.                                                                                                                                                         Quelle persone, infatti, erano assai diverse da quelle che la vampira aveva conosciuto fino a quel momento: non possedevano fucili come i carovanieri texani, né stivali speronati e neppure vestiti elaborati come quelli indossati dalle signore di Galveston. I loro indumenti erano semplici, ricavati dalle foglie degli alberi e dalle pelli degli animali che cacciavano con le lance, i pugnali e le frecce. Inoltre parlavano una lingua incomprensibile.                                                                                               Tuttavia, ciò che veramente attraeva Flae, era lo straordinario rispetto misto a timore che parevano nutrire nei confronti della Natura. La vampira sentiva dentro di sé che quell’umanità non sarebbe mai stata corrotta, divorata dalla sete di potere e dalla seduzione delle nuove scoperte.                                                                               Così, cambiando radicalmente quelle che erano state le sue intenzioni, aveva deciso che avrebbe protetto quel luogo e i suoi abitanti da ogni incursione esterna.           Ce ne erano state parecchie negli ultimi anni: esploratori con mappe, fucili e l’arroganza tipica dell’Uomo Bianco. Avevano profanato il villaggio, cercato di interagire con gli indigeni e forse anche di rapirne qualcuno per studiarlo. Nessun visitatore era tuttavia sopravvissuto alla prima notte.                                                                 Flae aveva un unico rimpianto in quella sua nuova esistenza: si sentiva sola.                                                                                                                                    Non l’aveva mai messo in conto, prima. Da quando anche Jas… pronunciare il suo nome era come ricevere una pugnalata. Da quando anche lui l’aveva tradita, la ragazza si era convinta di non avere bisogno di nessuno, di bastare a se stessa, ma ora, osservando quegli umani ridere insieme attorno al fuoco e raccontare storie che lei non comprendeva, stava iniziando a dubitare delle sue certezze.
 
“ Ahhh! ”                                                                                                                                                                                                                                       Un urlo di terrore riscosse la vampira dai suoi pensieri. Incurante dell’effetto che la sua pelle scintillante alla luce del sole avrebbe potuto avere sugli umani, si precipitò fuori dall’anfratto e corse verso la voce.                                                                                                                                                                                           Più si avvicinava, più un odore differente si mischiava a quello umano. La consapevolezza di quella diversa scia elettrizzò Flae, ma al tempo stesso la turbò: era il profumo di un altro vampiro.                                                                                                                                                                                                           A poche centinaia di metri dal suo covo, la ragazza si trovò davanti ad uno spettacolo macabro: il gruppo di dieci cacciatori indigeni era stato sopraffatto da un giovane uomo sulla trentina. La sua pelle olivastra scintillava come diamante, mentre beveva avidamente il sangue delle sue vittime. Flae fu sferzata dall’odore invitante che emanavano le gole recise degli umani e al contempo andò su tutte le furie, nel vedere alcuni dei suoi protetti così barbaramente uccisi. Alla fine la sete prevalse.           Flae si gettò contro l’intruso con una ferocia inaudita, con un impeto che non provava da quando aveva lasciato l’eser…                                                                       Quel pensiero la distrasse, dando il tempo al nemico di intercettarla e scaraventarla contro un grosso albero.                                                                                       Flae rinsavì e, afferrato prontamente un paio di solide liane, invertì la direzione e diede un pugno all’ estraneo, atterrandolo poi senza smettere di ringhiare.                 << Come osi attaccare i miei umani?! Entrare nel mio territorio?! >>                                                                                                                                                    Quando lei glielo permise, il vampiro si alzò e, dopo essersi spolverato i ricchi vestiti, la guardò con un sorriso sghembo << Estamos na selva! La giungla è terra di tutti e di nessuno, non puoi dettare legge qui! >>                                                                                                                                                                                     Lo strano accento dello straniero, fin troppo simile a quello di Maria, irritò Flae che indietreggiò accucciandosi, pronta a scattare sulla difensiva.                                 << Siete piuttosto scontrosa, beleza! Non temete, non intendo importunarvi, sono solo di passaggio >>                                                                                               Detto ciò le porse la mano, invitandola ad alzarsi come un vero gentiluomo                                                                                                                                         << Chi sei? >> domandò lei, ignorando bellamente le lusinghe.                                                                                                                                                          Lui per tutta risposta fece un raffinato inchino << Joham, para servir… >>                                                                                                                                          << Bene… >> concluse la ragazza << Io mi chiamo Flae, questa è casa mia e tu te ne vai se non vuoi fare una brutta fine! >>                                                             << Suvvia, permettimi di restare, beleza. Solo per questa notte, por favor! >>                                                                                                                                       Flae non era troppo convinta, ma decise di accettare quella richiesta. Dopotutto, un po’ di compagnia non le avrebbe fatto male.                                                     << Ad una condizione >> intimò << Che non ti avvicinerai al villaggio per cacciare. Quella gente è sotto la mia protezione, intesi? >>                                                 << Sou grato! >> rispose il vampiro, inclinando leggermente il capo in segno di ringraziamento.
 
All’imbrunire, Flae si avvicinò segretamente al villaggio, come faceva ogni sera, per cercare di indovinare quale storia avrebbe raccontato l’anziano capo.                        << Parla di Nahuel, il Giaguaro protettore della foresta e creatore degli Uomini… >> sussurrò Joham, materializzandosi al suo fianco. La ragazza era meravigliata.     << Conosci la loro lingua? >> chiese sorpresa                                                                                                                                                                                  La risposta fu una sincera risata << Ma certo! Non è la prima volta che capito qui. Anzi, ci vengo spesso, almeno una volta ogni venti o trent’anni! Sono di origine portoghese, ma ho girato il mondo nel corso dei miei seicento anni! Ho visto… >>                                                                                                                             Flae non ascoltò nulla del racconto del vampiro, c’era solo una cosa che le interessava                                                                                                                        << Puoi insegnarmi a comunicare con loro? >> domandò d’un tratto, interrompendolo. Joham fu lievemente infastidito da quella brusca interruzione, ma poi sorrise, colpito dalla curiosità di lei << Potrei farlo, sì, se tu mi permettessi di restare! >>                                                                                                                          Flae era indecisa: valeva la pena di rischiare? Di fidarsi?                                                                                                                                                                   L’improvviso ricordo del biondo Generale che l’aveva illusa per poi spezzarle il cuore la convinse a rinunciare, ma lui non aveva intenzione di cedere                              << Potrei fare di più… >> le disse << Ti insegnerei a vivere con loro senza la tentazione del sangue. Se accetterai il mio aiuto, potrai persino stringere la mano al capo del villaggio e tenere in braccio i bambini senza far loro del male. Io so resistere, sai? Anche se talvolta mi concedo qualche piccola scappatoia... >>                              Quelle parole cariche di promesse erano un’ opportunità troppo allettante, perché Flae se la lasciasse sfuggire.                                                                                << L’unica condizione, querida, è che tu condividi il tuo territorio e le tue prede con me. Siamo d’accordo? >>                                                                                      Il cuore di Flae traboccava di eccitazione per quella nuova avventura << D’accordo! >> dichiarò, senza notare il sorriso ambiguo che apparve a quel punto sulle labbra dello straniero, né la sua espressione sorniona. 

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Capitolo 20
*** cap. 20 ***


Era passato circa un mese, da quando Flae aveva stretto quella sorta di patto con Joham. La ragazza si stava dondolando sull’amaca di liane intrecciate che aveva istallato fuori dalla sua capanna.                                                                                                                                                                                             Costruire quella modesta casupola era stata un’idea dello Sconosciuto; il primo dei molti cambiamenti che le aveva imposto, nonostante lei fosse contrariata.                 << Se vuoi confrontarti con gli umani devi smetterla di vivere come una bestia selvatica! >> erano state le sue parole, e Flae si rese presto conto che probabilmente aveva ragione.                                                                                                                                                                                                                           Joham l’aveva anche convinta, con non poca fatica, ad abbandonare gli indumenti logori che indossava fin dalla sua fuga dal Texas, anni prima, e a vestirsi con pelli e foglie come gli abitanti del villaggio.                                                                                                                                                                                                 << Più sembrerai una di loro, querida, più si fideranno di te! >> le aveva detto.                                                                                                                                   Quando cacciavano insieme, il vampiro le insegnava il nome di ogni animale e pianta in cui si imbattevano nella lingua dei Nativi, oltre alle parole giuste per salutare ossequiosamente il capo villaggio o rivolgersi ai guerrieri.                                                                                                                                                               La parte più difficile, tuttavia, rimaneva resistere all’odore del sangue. Benché infatti avesse mostrato di possedere un forte autocontrollo, in passato, Flae vedeva i suoi sforzi vanificarsi nel momento in cui incontrava per caso un gruppo di umani e non fosse completamente sazia. Allora la gola bruciava come se avesse inghiottito il falò dell’accampamento e solo l’intervento tempestivo di Joham, che non la lasciava sola un attimo, riusciva ad evitare la catastrofe.                                                           << Sono nata per uccidere… >> si giustificava a quel punto << Da dove vengo io, l’unica forma di autocontrollo che viene insegnata è quella funzionale a non farci scoprire mentre cacciamo. Posso osservare gli umani per ore, ma se provassi a prendere fiato per parlare con loro sono certa che non riuscirei a trattenermi! >>      Ogni volta Joham la rimproverava per la poca fiducia che dimostrava per le sue capacità, asserendo che un Immortale può avere il Mondo ai suoi piedi, se sa agire con astuzia e determinazione. Di conseguenza lei lo seguiva a testa bassa, lasciandosi trascinare in un tentativo dopo l’altro…                                                                   L’arrivo improvviso di Joham interruppe il flusso dei pensieri che si susseguivano senza sosta nella mente di Flae.                                                                               Con un balzo fulmineo lo Straniero sedette accanto alla ragazza sull’amaca, mentre lei si scostava un poco per fargli spazio e mettere qualche centimetro tra loro.         Sebbene l’eccentrico vampiro fosse ormai il suo mentore, infatti, Flae non si fidava completamente di lui. Non si sarebbe mai più fidata di nessuno…                          Per questo trasalì, quando sentì le dita di lui sistemarle qualcosa tra i capelli eternamente scompigliati.                                                                                               Dopo che Joham ebbe finito, la ragazza cercò subito con le mani l’oggetto misterioso.                                                                                                                     << E’ un pettine d’osso! >> la informò lui, afferrandole il polso per impedirle di rovinare il suo operato << E’ un oggetto elaborato, oserei dire prezioso… >> disse poi in tono ancor più mellifluo di quello che usava abitualmente con lei.                                                                                                                                                       Flae lo fissava interdetta, non capendo il motivo di un simile dono.                                                                                                                                                 << Ogni ragazza al villaggio ne possiede uno >> spiegò tranquillamente lo Straniero, poi le sollevò il mento, costringendola a guardarlo << E di certo uno splendore come te, amica mia, non può permettersi di sfigurare in mezzo a tutte quelle umane! >>                                                                                                                 Flae fu presa dall’eccitazione << Vuoi dire che… ? >>                                                                                                                                                                   Lui sorrise, compiaciuto da quella reazione tanto prevedibile, quanto genuina.                                                                                                                                 << Sei migliorata molto, ultimamente! >> confermò << Credi di essere pronta? >>                                                                                                                         Flae aveva voglia di mettersi a ballare per la gioia, ma cercò di essere realista e di non fantasticare troppo: qualcosa sarebbe comunque potuto andare storto…           << Non lo saprò mai, se non ci provo >> replicò.                                                                                                                                                                           Joham sorrise nuovamente, mettendo in luce i denti affilati come rasoi << Allora andiamo a caccia, querida, perché stasera si va ad una festa! >>

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Capitolo 21
*** cap. 21 ***


Huilen annodò l’ultima treccia della sorella, poi la fissò alla nuca con un piccolo fermaglio d’osso.                                                                                                       << Sbrigati, figliola! >> la incitava la madre da un altro angolo della capanna, mentre pestava nervosamente gli ingredienti che avrebbero composto il trucco rituale.       Quando la ragazza ebbe finito, la sorella si alzò ed entrambe si inginocchiarono davanti all’anziana donna che le aveva messe al mondo.                                           << Oh, Pire! >> esclamò questa con le lacrime agli occhi, esaminando meravigliata l’elaborata acconciatura della figlia maggiore.                                                         La ragazza sorrise, mentre le sue guance si imporporavano per l’imbarazzo.                                                                                                                                   Anche Huilen era felice: la madre approvava il suo paziente lavoro.                                                                                                                                         Quando Pire ebbe indossato anche la preziosa pelle di giaguaro, Huilen non poté resistere ad un pizzico di gelosia. La sorella, infatti, era solo di un anno più grande di lei, ciononostante si somigliavano pochissimo.                                                                                                                                                                                 I lunghi capelli d’ebano, tipici del loro popolo, contrastavano infatti con la ben più insolita carnagione chiara di Pire, che doveva il suo nome proprio alle creste innevate delle montagne che si scorgevano all’orizzonte, oltre i confini della giungla.                                                                                                                                       Il loro padre era l’anziano capo del villaggio e, ora che la figlia maggiore aveva raggiunto l’età da marito, aveva deciso che era giunto il momento di trovarsi un successore.                                                                                                                                                                                                                                   L’antica legge stabiliva che, chi avesse portato alla riunione del falò la preda più rara e difficile da catturare, avrebbe avuto il permesso di corteggiare la ragazza, e forse di sposarla e diventare il nuovo capo alla morte del predecessore.                                                                                                                                                     Nel corso degli anni, nessun cacciatore aveva mai eguagliato il bisnonno di Huilen, le cui gesta erano tramandate da padre in figlio alla stregua di una leggenda. Il fondamento di quei racconti era la splendida pelliccia di giaguaro che ora copriva le spalle di Pire, come omaggio agli antenati della famiglia e simbolo di potenza, oltre ad essere testimone del legittimo potere del capo attuale.                                                                                                                                                                 Si narrava infatti che il giovane guerriero, abbeverandosi presso il fiume, si fosse accidentalmente imbattuto nel felino: una grossa e feroce femmina giunta per dissetarsi assieme ai suoi tre cuccioli. Sentendosi minacciato, l’animale aveva attaccato il ragazzo che, dopo una strenua lotta, era riuscito ad abbattere la belva. A quel punto lo trovarono i compagni, che avevano proseguito la caccia. Meravigliati dalla forza e dall’audacia dell’amico, l’avevano aiutato a scuoiare la carcassa e la pelle venne portata al villaggio in segno di trionfo.                                                                                                                                                                             La madre di Huilen diceva che anche i cuccioli furono portati via, che furono addomesticati dagli uomini e che, una volta adulti, si accucciavano sottomessi ai piedi del giovane, nel frattempo divenuto uomo e nuovo capo del villaggio.                                                                                                                                                 Che fosse vero o meno non aveva importanza, pensava la ragazza, era però certa che chiunque avesse dimostrato la forza necessaria per sopravvivere al terribile giaguaro, sarebbe sicuramente stato un capo degno di stima.
 
<< Dai tempi dei nostri padri, l’abilità dei cacciatori garantisce sostentamento e protezione al nostro villaggio! >>                                                                                 Il capo esordì in questo modo, parlando solennemente alla folla che sottolineava le sue parole con grida d’approvazione e battito di mani. Il grande falò alle sue spalle ingrandiva ulteriormente la sua già imponente figura, conferendogli un’aura mistica.                                                                                                                           Huilen e sua madre accompagnarono Pire al fianco del padre                                                                                                                                                             << E’ giunto il momento che gli dei consacrino una nuova generazione e che la rendano feconda, affinché il nostro villaggio possa continuare ad esistere, ora e per sempre! >>                                                                                                                                                                                                                                   Il vecchio continuava il suo discorso, incurante delle donne che gli si erano avvicinate silenziosamente. Poi però si voltò e prese Pire per mano, facendola avanzare di qualche passo davanti a se’ << La mia primogenita, la fanciulla dalla pelle di neve, è chiaramente favorita dal dio-giaguaro fin dal suo primo vagito. Solo un giovane degno di lei avrà la possibilità di ambire al comando! >>                                                                                                                                                             L’uomo guardò la figlia con lo sguardo pieno di ammirazione che un padre riserva alla propria pupilla, poi pronunciò le ultime parole di rito, che furono accolte con entusiasmo dai presenti << Abbia quindi inizio la cerimonia di presentazione dei doni! >>                                                                                                                 Uno dopo l’altro, i pretendenti avanzavano con i petti gonfi d’orgoglio e depositavano oggetti di ogni genere ai piedi della ragazza.                                                 C’erano pelli di scimmia, ornamenti composti da piume lisce e colorate provenienti da svariate specie di uccelli, persino collane fatte coi denti aguzzi e sottili dei pericolosi piranha.                                                                                                                                                                                                                   Huilen osservava incantata quella processione delle meraviglie. Di tanto in tanto lanciava furtive occhiate in direzione della sorella.                                           Nonostante l’imbarazzo, Pire riusciva a sembrare a suo agio. Se ne stava lì tranquilla e in silenzio, chinando appena il capo in segno di ringraziamento, ogni volta che le veniva offerto un nuovo tesoro.                                                                                                                                                                                                       Era sempre così calma, pensò Huilen. La fanciulla dalla pelle di neve, come l’aveva chiamata il loro padre poco prima, sembrava davvero diversa da tutti loro, quasi fosse una dea tra gli uomini.                                                                                                                                                                                                         Non aveva il sangue del giaguaro, diceva molte volte la loro madre. Non le piacevano le lance e i pugnali da caccia, talvolta sembrava anzi tanto delicata da potersi spezzare da un momento all’altro. Huilen, al contrario, era selvaggia e indomita come una tigre, sebbene non si sentisse mai all’altezza della sorella.                  Quando finalmente anche l’ultimo dono fu presentato, padre e figlia si ritirarono nella capanna di lui per concordare una decisione.                                                   Huilen e sua madre si piazzarono davanti all’ingresso, affinché i due potessero discutere indisturbati. Entrambe erano naturalmente ansiose di conoscere il verdetto, ma in cuor suo la ragazza sapeva che nulla di ciò che era stato portato, per quanto meraviglioso, si avvicinava lontanamente al valore reale e simbolico dell’antica pelle di giaguaro che Pire portava sulle spalle.                                                                                                                                                                                     Furono attimi interminabili. Quando finalmente la tenda posta sull’ingresso venne scostata, Huilen sentì il cuore balzarle in gola. Era il momento decisivo.                   La tradizione imponeva che la futura sposa cogliesse da terra il dono prescelto. Si sarebbe poi diretta verso il donatore e gli avrebbe restituito l’oggetto donato. Infine gli avrebbe chiesto di aiutarla ad indossarlo ed entrambi si sarebbero inginocchiati al cospetto del vecchio capo. A quel punto egli avrebbe recitato una preghiera agli dei, con la quale accordava al pretendente il permesso di corteggiare la figlia.                                                                                                                                         Huilen vide la sorella allungare la mano verso una collana di piranha; l’aveva quasi raccolta. Tuttavia la cerimonia subì una brusca interruzione, quando dall’oscurità della giungla avvolta nella notte emerse un bellissimo uomo seguito da una splendida ragazza.

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Capitolo 22
*** cap. 22 ***


Lo Straniero portava in spalla un’enorme pelle di giaguaro, probabilmente un grosso maschio nel fiore degli anni scuoiato per l’occasione.                                               Esattamente come gli altri abitanti del villaggio, anche Huilen restò senza parole per lo stupore: l’animale doveva essere stato enorme! Al confronto quello catturato dal giovane cacciatore della leggenda era un gatto selvatico o poco più.                                                                                                                                                 Per la prima volta dall’inizio della cerimonia, anche Pire si scompose e cercò di frenare senza riuscirci un strillo di sorpresa.                                                     Silenzioso come una pantera, il misterioso uomo avanzò verso la fanciulla di neve e depose il dono ai suoi piedi come tutti gli altri.                                                 Huilen pensò che la sorella fosse stata rapita dallo sguardo magnetico dello Sconosciuto, poiché si scordò di chinare il capo per mostrare la sua gratitudine, era quasi certa che stesse anche trattenendo il respiro.                                                                                                                                                                        Finalmente, quando lui tornò sui suoi passi e si inchinò davanti al loro padre, Huilen sentì Pire sospirare di sollievo.
 
Flae notò qualcosa di morboso nel modo in cui Joham aveva fissato quella povera ragazza. Era certa che stesse per svenire, quindi fu felice per lei quando riprese a respirare.                   
La vampira non osava prendere fiato invece, per non rischiare di essere sopraffatta dalla Sete. Dopotutto, era la prima volta che si avvicinava così tanto agli umani senza intenzione di ucciderli.                                                                                                                                                                                                           << Sono onorato di essere qui >> disse Joham al capo e Flae si rallegrò di comprendere la lingua dei Nativi << E, se me lo concedi, voglio competere anche io insieme ai tuoi valorosi guerrieri! >>
Mentre pronunciava le ultime parole, lo Straniero tornò a fissare la giovane umana con fare ossessivo. Flae non l’aveva mai visto tanto interessato a qualcuno o qualcosa che non fosse se stesso e, inspiegabilmente, un brivido le attraversò la schiena.
 
Huilen era sorpresa di vedere il dubbio sul volto di suo padre.                                                            
Da quando riusciva a ricordare, infatti, aveva sempre guidato il villaggio con saggezza e fermezza. Ora invece sembrava un cucciolo timoroso davanti al maschio dominante, sebbene lo Sconosciuto dovesse essere molto più giovane di lui.                                                   
La ragazza doveva tuttavia ammettere a se stessa che quell’uomo metteva in soggezione anche lei.                                                                                                    Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso e si mise a studiarlo. Notò che si muoveva in modo aggraziato e che la sua voce era melodiosa come la sinfonia dei flauti suonati durante le cerimonie.                                                                                                                                   
 Ciò che la colpì maggiormente, tuttavia, fu notare che nel tornare al suo posto lo Straniero tenne gli occhi bassi, senza ostentare fierezza nonostante avesse un portamento più elegante di tutti i guerrieri del villaggio messi insieme. Cosa ancor più curiosa, si tenne il più possibile lontano dal fuoco, quasi lo temesse.                     
 
<< Come vedi sono facilmente impressionabili >> sussurrò Joham sedendosi accanto a Flae, il tono era troppo basso perché gli umani potessero sentirlo.                                                                 
Lei si limitò a sorridere, per non essere costretta a respirare.                                                                 
 “ Dopo tutto il lavoro che abbiamo fatto per prendere quel bestione è il minimo ” avrebbe voluto rispondergli.      
Era stato faticoso limitarsi ad uccidere l’animale senza prosciugarlo poiché, aveva detto Joham, andava scuoiato mentre era ancora caldo, affinché la pelliccia rimanesse in ottime condizioni. Flae era quasi certa che due umani non sarebbero stati in grado di abbattere quel giaguaro, neppure se esperti.                               Improvvisamente il capo e sua figlia si scambiarono uno sguardo d’intesa e la vampira credette di sapere quale sarebbe stato il verdetto finale.
 
Il dono inaspettato aveva cambiato i piani.                                                                                         
Huilen vide sua sorella dimenticarsi della collana: ora tutta la sua attenzione era per la pelliccia di giaguaro. La colse da terra e si avviò verso lo Straniero.    L’improvviso silenzio conferiva solennità alla scena; gli occhi di tutti seguivano la lenta processione di Pire.                                                                                  Arrivata al cospetto dell’uomo, la ragazza gli porse ciò che lui le aveva offerto.                           
Allora lo Sconosciuto si alzò con un unico movimento fluido, tanto aggraziato da non sembrare umano.
 
Quando la giovane umana fu davanti a loro, Flae sentì la gola pizzicare insopportabilmente, nonostante cercasse di non respirare. Fu sconcertante notare che neanche Joham era tranquillo come al solito, e a Flae sembrò per un istante che stesse soffrendo addirittura più di lei.                                                                           Malgrado tutto il vampiro non si scompose e, accennando un sorriso, prese delicatamente la pelle dalle mani della ragazza.                                                               Le loro dita si sfiorarono per un istante e lei avvampò, mentre un brivido di freddo la scuoteva da capo a piedi. L’improvviso confluire del sangue nelle guance provocò una fitta di dolore in Joham, che però ebbe come unica reazione una smorfia di cui solo Flae si accorse.                                                                                           La vampira restò molto colpita dall’autocontrollo del suo mentore, oltre che dal proprio. Con naturalezza, lo Straniero posizionò la pelliccia sulle spalle nude della giovane, poi si incamminò al suo fianco, deciso a concludere ciò che aveva iniziato.
 
Pire guardava il terreno sotto le sue ginocchia, mentre il loro padre recitava le preghiere agli dei per invocarne il favore.                                                                       Doveva essere molto imbarazzata, pensò Huilen.                                                                                             
In piedi accanto a lei, la loro madre versava lacrime di gioia mista a dolore: ora la figlia maggiore aveva un pretendente. Se tutto fosse andato per il meglio, presto avrebbero concepito un figlio, alla nascita del quale sarebbero diventati la nuova coppia-guida del villaggio.                                                                                     Huilen non era altrettanto euforica: quell’uomo misterioso aveva qualcosa di oscuro.                           
E la ragazza che era con lui? Era forse sua sorella? Non si somigliavano poi così tanto, tranne per il tenebroso fascino che entrambi avevano. Eppure nessuno, neppure il loro padre, sembrava accorgersene. O forse fingevano?                                                                                                                                                             Per un istante Huilen credette che lo Sconosciuto potesse essere la manifestazione del dio-giaguaro, venuto a reclamare Pire come sua sposa. Forse era per questo che nessuno faceva domande? Infondo al cuore, però, la ragazza sentiva che le circostanze erano ben diverse. Era come se un incantesimo ignoto fosse calato sull’intero villaggio. Qualcosa che annebbiava le menti degli uomini, che non faceva sospettare il pericolo imminente.                                                                       Eppure non aveva prove, si disse, tutto ciò che poteva fare, era continuare ad osservare i nuovi arrivati.
 
Dopo la cerimonia, il villaggio festeggiò con danze e canti.                                                                                                                                                           Flae si godeva l’allegria del momento, gustando tutto da un angolino in disparte e battendo le mani al ritmo dei piccoli cembali e dei tamburi.                                     Dovette fare appello a tutte le sue forze, quando una bambina con della frutta le si avvicinò timidamente.                                                                                   Inspirò quel poco d’aria sufficiente a rifiutare con gentilezza, ma ben presto si rese conto di essere stata troppo avventata. Il caldo profumo della piccola risvegliò infatti la Sete troppo a lungo repressa e Flae temette di cedere. Sarebbe stato così semplice, così intenso… Provvidenzialmente la madre della bimba la richiamò a sé un attimo prima che fosse troppo tardi.                                                                                                                                                   
La vampira si disse che quella era una donna fortunata: sua figlia era stata ad un passo dalla morte, ma era tornata da lei sana e salva, senza neppure accorgersi del pericolo che aveva corso.                                                                                                                                                                                                         Flae comprese con disappunto di aver attirato l’attenzione: accanto al grande falò una ragazza, probabilmente l’altra figlia del capo, guardava attentamente nella sua direzione.              
La vampira si augurò che non intendesse avvicinarsi e parlarle, perché non avrebbe avuto il coraggio di rischiare nuovamente, non quella sera.                                   Per fortuna l’umana si accorse di essere stata scoperta, così distolse lo sguardo.                                
Flae si sentì immediatamente sollevata, almeno finché un presentimento non si impossessò di lei: e se la ragazza avesse capito? Era possibile che li avesse smascherati, che avesse capito chi, o che cosa fossero?                                                                                                      
Non poteva dirlo con certezza, ma l’umana sembrava davvero troppo incuriosita da lei, da loro, per non destare sospetti. Doveva parlarne con Joham.                         Lo cercò con lo sguardo e vide che era impegnato in una danza sensuale con la ragazza che aveva conquistato con la pelle di giaguaro. Non impiegò molto a capire che non avrebbero avuto modo di discutere, quella notte.                                                                                                  
Decise quindi di abbandonare il villaggio, silenziosa come era arrivata, conscia di essersi spinta al limite e timorosa di dare spettacolo perdendo il controllo. Effettivamente nessuno la vide immergersi nuovamente nel cuore della giungla, tranne Huilen.

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Capitolo 23
*** cap. 23 ***


MI SCUSO PER LA LENTEZZA CON CUI STO AGGIORNANDO ULTIMAMENTE, MA LA SESSIONE ESTIVA DELL’ UNI OCCUPA GRAN PARTE DEL MIO TEMPO. GRAZIE A CHI CONTINUA A VISUALIZZARE, VI CHIEDO COME SEMPRE DI FARMI SAPERE COSA PENSATE DELLA STORIA CON UNA PICCOLA RECENSIONE: MI FARESTE DAVVERO FELICE! A PRESTO! GRETY Huilen e sua sorella adoravano recarsi al fiume vicino al villaggio nelle ore più calde della giornata, quando uno spesso strato di vapore acqueo trasudava dalla foresta amazonica. Quei momenti erano solo per loro: due ragazze con i propri segreti. La pelle chiara di Pire era resa ancor più luminosa dalle minuscole gocce che le scendevano in rivoli lungo il corpo, quando emergeva dall’acqua cristallina. << Avanti, racconta! >> la incitò Huilen maliziosa, stupida dal fatto che la sorella non avesse ancora aperto bocca. Pire era titubante, quasi si vergognasse o volesse nascondere qualcosa << Vieni con me >> disse infine sparendo sott’ acqua; Huilen la seguì scuotendo la testa. Riemersero entrambe dietro ad una piccola cascata che nascondeva il loro nascondiglio speciale: una stretta caverna che poteva ospitare solo due persone minute come erano loro. Huilen strizzò la sua chioma riccia, poi si sedette a gambe incrociate attendendo che la sorella prendesse parola. << Lui è così… misterioso >> disse Pire sospirando, mentre arrossiva al ricordo della cerimonia avvenuta la sera precedente << E’ indubbiamente affascinante… >> confermò Huilen per incoraggiarla a continuare << E nostro padre lo considera un buon partito, data la natura del dono che ti ha offerto! Deve avere incredibili doti di cacciatore… >> Pire si limitò ad annuire. Huilen perse la pazienza e si alzò scocciata: evidentemente la sorella non aveva intenzione di confidarsi con lei. << Aspetta! >> la bloccò Pire allarmata << Devi vedere una cosa! >> La ragazza sorrise segretamente: funzionava ogni volta! << Che c’è? >> domandò avvicinandosi con sincera curiosità alla sorella e accorgendosi solo in quel momento che non si era levata il bracciale d’osso che le aveva regalato il loro padre. Il motivo la lasciò basita. Un grosso livido violaceo circondava l’esile polso di Pire, quasi come se fosse stato impresso sulla pelle. “ Deve fare male ” pensò Huilen disgustata << E’ stato lui?! >> fu invece ciò che uscì dalle sue labbra con lo stesso suono di un ringhio. Lei era quella impulsiva, già pronta a sfoderare il suo pugnale per vendicare la sorella << Oh, non ti arrabbiare! >> la supplicò Pire << Non l’ha fatto apposta. Lui è così… >> Huilen era fuori di se’ per la rabbia << Cosa, Pire? Parla! >> La ragazza dalla pelle di luna deglutì << Forte >> rispose in un sussurro << E freddo. Il suo corpo sembra fatto di pietra e gli occhi… Oh, sembrano ardere nel buio, ma non capisco di che colore sono! >> Huilen era tutta presa dalle parole della sorella, determinata a svelare il mistero dell’aitante sconosciuto. << Ha cercato di possederti con la forza? >> domandò sospettosa << Per questo sei ferita? >> Pire scosse prontamente la testa << Affatto! Lui è gentile con me, più di tutti i giovani al villaggio. Mi corteggia, come vuole la tradizione… >> Huilen era confusa << Allora come spieghi il livido? >> Pire fece un lungo sospiro << E’ colpa mia >> ammise << Ho cercato di baciarlo. Andava tutto bene, ma poi… >> << Continua! >> incalzò la sorella << Ad un certo punto ha come ringhiato. Sì, pareva proprio il ringhio di un giaguaro infastidito! Mi ha stretto il polso per allontanarmi e in un attimo… E’ stato come essere avvolti nelle spire di un’ anaconda di pietra! >> Huilen non riuscì a trattenere una risata << Non è uno scherzo! >> la rimproverò Pire, seria come mai prima di allora. Tuttavia, ciò che disse in seguito tolse alla sorella la voglia di ridere << Mi sento così strana vicino a lui… >> confidò la ragazza << Come se avessi qualcosa da temere, ma al tempo stesso non riesco a stragli lontana! >> Per alcuni istanti regnò il silenzio, prima che Huilen si riprendesse << Sei solo pazza d’amore, tutto qui! >> disse sorridendo alla sorella. Ma non era ciò che pensava davvero.

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Capitolo 24
*** cap. 24 ***


Flae ebbe un sussulto, quando un fruscio annunciò l’arrivo di Joham.                              
 “ Era ora “ pensò.                                          
Dopo la notte della cerimonia, infatti, il vampiro era letteralmente sparito dalla circolazione, tanto che la ragazza temeva che se ne fosse andato senza avvisare.           << Iniziavo ad annoiarmi >> disse con un sorriso sghembo alla sagoma appena atterrata sul ramo sopra quello su cui era appollaiata lei.                                               << Perdonami, querida >> rispose lui << Ho passato gli ultimi giorni cacciando >>.                                                                                                                           Il ramo si inclinò, ora erano fianco a fianco.                                                                                                                                                                                     << Lo vedo >> replicò Flae; gli occhi di Joham erano di un rosso brillante.                                                                                                                                      << Dovevo accertarmi di essere sazio. Te lo avrei detto, beleza, se tu non te ne fossi andata dal villaggio tanto precipitosamente. Cosa avevi intenzione di fare? >>    << Non volevo perdere il controllo >> confessò Flae con vergogna, poi però la sua espressione si indurì << Tu, piuttosto? Che intenzioni avevi? >>                                Il vampiro reagì con stupore a quel tono accusatorio: era confuso.                                                                                                                                                  << Credevo volessimo partecipare alla cerimonia >> spiegò la ragazza stizzita, poi scosse la testa << Ma il modo in cui la guardavi… ho avuto paura per lei! >>              Joham sorrise compiaciuto, comprendendo lo straniamento di Flae .                                                                                                                                               << Ciò a cui hai assistito l’altra sera, mia giovane amica, è quanto di più singolare possa accadere ad un Immortale >>                                                                      Lei pendeva dalle sue labbra.                                                                                                                                                                                                     << E’ chiamato “ la cantante “, quando qualcuno ti fa perdere la ragione con il solo suo profumo. Pare esista una sola persona per ogni Immortale; in pochi sono così fortunati da incontrarla. Io lo sono, credimi: il suo sangue canta per me! >>                                                                                                                                      << Poetico >> commentò Flae, sinceramente colpita                                                                                                                                                                      << Terribile >> fu la pronta risposta di lui << E tremendamente eccitante! >> aggiunse, mentre un lampo maligno gli attraversava gli occhi cremisi.                              << Per questo devo nutrirmi >> disse poi << Per non cadere in tentazione >>                                                                                                                                    La ragazza era contrariata << Ti basterebbe starle lontano >> suggerì sibilando.                                                                                                                         Aveva imparato a conoscere Joham e sapeva che poteva essere molto pericoloso, addirittura più di lei, nonostante tutto l’addestramento ricevuto da neonata.              << Finirei per impazzire, beleza, e tutti i nostri sforzi per avvicinarci agli umani sarebbero vanificati! >>                                                                                   Guardare la situazione da quella prospettiva convinse Flae della sostanziale buona fede del suo mentore: sapeva bene che senza di lui non avrebbe avuto speranze!      << Quindi cerchi di starle vicino il più possibile, così da mantenere il controllo >> commentò                                                                                                               << Almeno fino a che tu non sarai in grado di approcciarti agli umani da sola >> confermò lui annuendo.                                                                                             Il sole tramontava all’orizzonte, incendiando la giungla con i suoi raggi infuocati.                                                                                                                             Con un balzo Joham scese dall’albero, atterrando con la grazia di un falco che sosta a terra durante una pausa dalla battuta di caccia. << Vai da lei >> disse Flae; non era una domanda.                                                                                                                                                                                                                      Lui non rispose, si limitò a incamminarsi a velocità umana in direzione del villaggio.                                                                                                                        << Joham! >> lo richiamò la ragazza, lui si voltò.                                                                                                                                                                            << Promettimi che non la ucciderai… >> lo supplicò                                                                                                                                                                         Il vampiro esitò qualche istante << Non lo farò >> disse infine << Non io, lo prometto! >> Quindi sparì.

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Capitolo 25
*** cap. 25 ***


La giungla aveva un fascino oscuro dopo il tramonto.                                                                                                                                                                       Huilen stringeva nervosamente il pugnale tra le mani sudate per la tensione, mentre si faceva strada tra le liane.                                                                                 Lo stava facendo per Pire, si ripeteva, sperando che quel pensiero le infondesse il coraggio che veniva meno ad ogni passo.                                                            Era vietato lasciare il villaggio di notte, soprattutto alle giovani fanciulle. Giaguari, spiriti e mostri assetati di sangue potevano infatti attaccare in ogni momento e dai luoghi più imprevedibili. Huilen sapeva benissimo che la sua piccola lama, seppure affilata, non avrebbe potuto molto contro le bestie feroci. Lei era abituata a catturare scimmie, uccelli, pesci e talvolta qualche piccolo mammifero, ma il tutto alla luce del giorno e rigorosamente sotto la supervisione di qualcuno più esperto. Eppure non aveva potuto chiedere aiuto, poiché in caso si fosse sbagliata, o la sua spedizione fosse finita male, Pire avrebbe corso dei pericoli ben più gravi di qualche livido. Non le rimaneva dunque che confidare nel talismano che il Machi del villaggio aveva confezionato per lei. Ne aveva nascosto uno anche sotto il giaciglio della sorella, sperando che tenesse lontano il mostro da lei, se effettivamente di un mostro si trattava.                                                                                                                 Era questa la missione di Huilen, quella notte: cercare prove del fatto che i due bellissimi stranieri non fossero gli dei che tutti credevano.                                        Non sapeva esattamente cosa avrebbe trovato, nel caso in cui avesse veramente trovato qualcosa, una traccia, delle impronte…                                                      Ad ogni minimo fruscio il cuore le balzava in gola. Dopo più di un’ora di cammino non aveva trovato nulla di significativo, solo escrementi secchi di giaguaro e qualche scarto di frutta lasciato cadere dalle scimmie chiassose che però in quel momento sembravano scomparse. Stava per arrendersi, vinta dalla paura e dalla stanchezza, quando qualcosa tra le fronde di un grosso albero attirò la sua attenzione. Huilen era stupita: non si trattava di una carcassa sbranata, né di una creatura dell’orrore; sugli enormi rami davanti a lei era stata costruita una piccola capanna.                                      
 
Flae riemerse dall’acqua completamente zuppa. Voltandosi vide la lontra appena dissanguata sprofondare nel letto melmoso del fiume; sarebbe rimasta sepolta lì per sempre.
Era il terzo animale abbattuto, quella notte, e si sentiva tanto satura da scoppiare. Eppure era necessario si disse, se voleva avvicinarsi al villaggio senza correre rischi. 
Da un lato non si fidava di Joham, dall’altro era estremamente curiosa di vedere con i propri occhi come trascorresse il tempo con la giovane umana. Per entrambi i motivi aveva intrapreso quella battuta di caccia fuori programma.
Camminava tranquilla, a velocità umana in direzione del villaggio, sentendo la vita pullulare nella giungla attorno a sé.                                                                    D’un tratto percepì un odore insolito, un profumo che non si aspettava di trovare a quell’ora della notte: odore umano.
 
Huilen teneva il pugnale stretto tra i denti, mentre si arrampicava con fatica sul largo tronco. Arrivata sul ramo più basso impugnò nuovamente la sua arma, prese un grosso respiro e si avviò tremando verso l’ingresso della casupola.                                                                                                                                                << C’è qualcuno? >> domandò con voce tremante. Nessuno le rispose, l’unico suono era il vento tra le fronde. Compì un passo esitante all’interno e si meravigliò di trovarlo così spoglio. Si trattava di un'unica stanza, infondo alla quale erano sospese due amache di liane intrecciate. In un angolo c’era un mucchio di vestiti decisamente diversi da quelli a cui Huilen era abituata. Ricordò di averne visti di simili addosso agli stranieri coi fucili che di tanto in tanto arrivavano al villaggio.             Li annusò: emanavano un profumo inebriante, la fragranza degli dei. Guardandosi intorno scoprì che non c’era alcuna riserva di cibo, né un luogo in cui accendere il fuoco. L’unico oggetto curioso era un insieme di tanti pezzi di un materiale sottile come una foglia, cuciti insieme come i suoi vestiti di pelle e pieni di strani segni. Pareva che quel posto fosse stato abbandonato da tempo, quindi si sentì raggelare quando, voltandosi, scoprì di non essere sola.

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Capitolo 26
*** cap. 26 ***


Flae credeva di essere ancor più sorpresa dell’ inaspettata visitatrice. L’umana infatti era impietrita, terrorizzata per essere stata scoperta; ma lei, l’immortale, si sentiva ancora più a disagio. “ Non spaventarla! ” si disse mentalmente “ Non ucciderla… ” pensò digrignando i denti, quando i battiti accelerati di quel cuore umano stuzzicarono il suo istinto predatorio. Per alcuni, interminabili secondi regnò il silenzio. La verità era che Flae non sapeva cosa fare: Joham non l’aveva preparata a questo! Notò poi che l’umana stringeva un pugnale: era meglio farlo sparire, prima che, tentando di assalirla, la ragazza si rendesse conto di non poterla scalfire o peggio, che si ferisse con la lama, rendendo vani i suoi tentativi di autocontrollo. Un movimento troppo veloce l’avrebbe sicuramente insospettita, quindi Flae scartò l’idea di disarmare l’ umana semplicemente strappandole il pugnale dalle mani. Non poté fare a meno di chiedersi cosa avrebbe fatto Joham. “ Sarebbe stato tranquillo e avrebbe sorriso ” si rispose tra sé, poi piegò le labbra in un sorriso rassicurante. << Benvenuta in casa mia… >> disse nella lingua degli indigeni. La ragazza parve sorpresa << Parli la nostra lingua? >> Flae sorrise con più sicurezza << Che ne dici di metterlo giù? >> propose poi, riferendosi al pugnale. Per tutta risposta l’umana aumentò la presa attorno all’impugnatura: era chiaro che non si fidava. << Io sono Flae >> si presentò la vampira, battendosi una mano sul petto << Huilen… >> sussurrò a sua volta la ragazza Voleva sapere chi, o che cosa fosse, glielo leggeva negli occhi, ma le mancava il coraggio. Flae avrebbe voluto dirle che non le avrebbe fatto del male, ma sapeva che sarebbe stata una mezza bugia. << Ti serve qualcosa? >> le domandò allora, per sciogliere la tensione, la ragazza si limitò a scuotere lentamente la testa, senza proferire parola. << Sei preoccupata per tua sorella, vero? >> A quelle parole, Huilen si riscosse; come poteva sapere? << E’ normale, le vuoi bene >> La sua interlocutrice era esattamente a metà strada tra una dea ed il più tenebroso dei mostri, ma lei non riusciva a capire a cosa somigliasse di più. << E’ doloroso, vero? Non sapere come stanno le persone che ami, temere di arrivare tardi, di non poterle aiutare… >> Huilen era basita. Quella strana creatura le leggeva forse nel pensiero? Oppure parlava con quella saggezza che solo gli dei possono avere? << Il talismano non servirà a nulla >> Huilen sentì il cuore balzarle in gola: sapeva anche quello?! La creatura ora le dava le spalle, appoggiata con noncuranza all’ingresso della capanna. Era forse il momento di agire? Cosa stava succedendo a Pire, sarebbe morta? Si fece coraggio e si avvicinò cauta, pronta a colpire. << Neppure questo ti sarà d’aiuto! >> la rimproverò l’essere, girandosi di scatto e stringendole il polso armato in una morsa come di pietra fredda e liscia. D’ improvviso ricordò quanto le aveva raccontato Pire dietro la cascata. Iniziò ad avere veramente paura. << Non ho detto che tua sorella è in pericolo >> spiegò poi la creatura, senza tuttavia lasciarla andare << Voglio solo che tu sappia che, se mai quel pericolo dovesse arrivare, a nulla serviranno i vostri riti, né armi o talismani! >> Huilen era confusa e spaventata, le girava la testa. Era sollevata di sapere che Pire stesse bene, ma al contempo capiva che le parole della creatura erano un monito. Di che minaccia parlava? Sarebbe venuta da loro? Huilen temeva di sì. Tentò di chiedere qualcosa, ma tutto intorno a lei sprofondò nell’oscurità. Gemiti e sospiri riempivano l’aria attorno al giaciglio di Pire. Dalla cima dell’albero sulla quale era salita, Flae poteva vedere i corpi dei due amanti unirsi protetti dall’ oscurità. Joham tendeva i muscoli e sbuffava con un impeto tale che c’era da stupirsi che la fragile umana sotto di lui non si fosse ancora spezzata qualche osso. Pire, la ragazza di neve, aveva i lunghi capelli neri aggrovigliati e gli occhi lucidi per il susseguirsi di piacere e dolore senza posa. Flae si sentiva svuotata. Non credeva che ci potesse essere una simile intimità tra umani e immortali. Si sentiva impotente nella sua straordinaria natura, poiché mai sarebbe riuscita a controllarsi tanto. Dopo tanto tempo, le parve di non provare nulla per il destino di quella ragazza. Sapeva che sarebbe potuta morire in ogni momento: uccisa dalle spinte eccessive di Joham, oppure da un’improvvisa mancanza di autocontrollo da parte dello stesso. Sentiva solo i battiti del suo cuore, un cuore umano colmo di passione, completamente abbandonato al volere del vampiro sopra di lei. Flae aveva una voragine nel petto perché sapeva che non c’era amore nei gesti di Joham. Sapeva che era tutta un’illusione. Se fosse sopravvissuta, la giovane umana avrebbe presto ricevuto un’amara sorpresa. Lei stessa aveva provato quella sensazione: il baratro dopo l’idillio, la consapevolezza dell’inganno, il dolore dell’abbandono. Qualcosa si mosse accanto lei; Huilen stava riprendendo conoscenza. << Cosa è successo? >> domandò stranita << Nulla di grave >> le sussurrò Flae con dolcezza << Guarda, tua sorella sta bene >> disse poi, indicandole i due amanti, parecchi metri sotto di loro. Huilen impallidì, quando si rese conto di essere tanto in alto. << Non ti lascerò cadere >> la rassicurò Flae, afferrandole con delicatezza la mano. << Sembrano felici >> commentò Huilen, concentrandosi sulla scena a terra << Non c’è pericolo, ora >> disse la vampira, l’umana si volse a guardarla, quasi cercasse una conferma << Possiamo stare qui fin che vuoi >> aggiunse Flae, rispondendo ad una domanda silenziosa della ragazza << Allora starò qui tutta la notte, voglio vederla vicina, sapere che sta bene in ogni momento! >> dichiarò Huilen, ma uno sbadiglio la tradì a metà frase. << Quando sarai stanca, veglierò io per te >> si offrì la vampira. Pochi secondi dopo si accorse del lieve russare al suo fianco. Improvvisamente il vuoto dentro di lei si riempì di tenerezza e felicità: dopotutto ci era riuscita, nonostante i dubbi sulla sua capacità di controllarsi, malgrado non avesse il carisma di Joham, aveva stabilito un contatto con i “suoi” umani!

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