Intreccio di bugie

di Leaves in the sky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao a tutti! Quanto mi fa strano ritrovarmi su questo sito come scrittrice invece di una semplice lettrice come sono stata per anni. Mamma mia, che ansia! 

Sto scrivendo questa storia con quello che io considero il mio compagno di avventure e ci stiamo divertendo un mondo, così un giorno abbiamo deciso di fare il grande passo e di pubblicare finalmente la nostra storia. Speriamo con tutto il cuore che vi piaccia. Buona lettura.


Intreccio di bugie.

Avete mai finto di essere qualcuno che in realtà non siete? E avete mai cercato di farvi piacere qualcosa perché vi eravate presi una cotta per una ragazza (o un ragazzo)?                                                  
Beh, questo é ciò che é capitato ad un semplice ragazzo di città di nome Harry, diciottenne dai capelli biondo cenere e dagl’occhi verdi smeraldo.
Quella che per lui era iniziata come una mattinata catastrofica e piovigginosa, si trasformò, in un colpo, in una delle più belle giornate della sua vita. Era precisamente, Harry se lo ricorda bene, un lunedì di Novembre, il 12 per l’esattezza, e lui si era svegliato molto presto.. ma non per sua volontà.
Sua sorella aprì la porta della sua camera, sbattendola senza tante cerimonie, facendolo quasi cadere dal letto.
“Come hai potuto mangiare l’ultima fetta di torta che mi ero tenuta da parte proprio per la colazione di stamattina? Stai diventando un po’ egoista da quando me ne sono andata.. ma mi stai ascoltando o dormi? E vedi di alzarti, devi andare a scuola ..” - .. e blah blah blah blah e ancora blah, aveva blaterato Sharon alle 6 e 30 di mattina.
Harry la fissò con sguardo assonnato mentre si chiedeva per la milionesima volta come lei fosse capace di rompere a qualsiasi ora del giorno.
Sharon era una hostess di volo e solitamente (per fortuna) viveva da sola in un piccolo ma grazioso appartamento nel quartiere di Brooklyn, New York City, ma la sera prima alcuni tubi del bagno si erano rotti, allagando la sua casa e lei aveva trovato rifugio dai loro genitori.
Aveva gli occhi marrone scuro come la terra bagnata dalla pioggia, lunghi capelli castani ed era una chiacchierona professionista.. non riusciva a starsene zitta letteralmente mai e Harry era sempre stato convinto che lei parlasse anche mentre dormiva.
Il suono della sua voce gli stava facendo venire il mal di testa e quando neanche le coperte spesse sotto le quali si era nascosto riuscirono nell’intento di attutire il suo blaterare, Harry scese fulmineo dal letto, gridando:
“Ho capito! Mi dispiace per la torta ma ora vattene!”
Aveva quasi il fiatone dopo lo sfogo che aveva avuto. Lei lo guardò dall’alto al basso, ridusse gli occhi a due fessure, in segno di sfida, e poi lasciò la stanza. Harry sospirò, passandosi le mani nei capelli: aveva avuto proprio un bel risveglio, non c’era che dire.
Guardò l’orologio appeso alle parete e vide che aveva ancora abbastanza tempo per farsi una bella doccia e prepararsi per andare a scuola.
 

La doccia aiutò Harry a sciogliere un po’ i suoi muscoli tesi: aveva dormito male e poco quella notte e sperava vivamente che a scuola sarebbe filato tutto liscio come l’olio.
Uscito dal bagno, il ragazzo andò in camera sua e si vestì con un paio di jeans e una felpa, le prime cose che aveva trovato nell’armadio, e poi scese in cucina dove tutta la famiglia era già seduta a fare colazione.
“Caffè? Cappuccino?”- disse suo padre Luke mentre leggeva il giornale, sorseggiando dalla sua tazza rossa con su scritto “Il miglior papà del mondo”.
“No, grazie papà.. prendo solo un bicchiere di succo e volo a scuola”.
In realtà, Harry aveva ancora una mezz’oretta di tempo libero prima del suono della campanella ma lo sguardo irritato che sua sorella gli stava lanciando, gli fece cambiare idea sul passare una tranquilla colazione con i suoi.
“Ecco.. bravo.. vai a scuola.. sarai sicuramente più utile lì che qui”- disse Sharon con tono sarcastico.
“E dopo questa, me ne vado”- quasi urlò Harry, prendendo di fretta il suo zaino e il cappotto. Baciò sua madre sulla guancia, che intanto stava sorridendo di sottecchi per il battibecco tra fratelli, e se ne andò il più veloce possibile.
Non appena mise piede fuori casa però, un tuono squarciò il cielo che si era scurito notevolmente da quando Harry si era svegliato. “Ti prego, non iniziare a piovere.. ti prego..”- implorò il ragazzo mentre affrettava il passo lungo la strada.
Non fece neanche due metri che la pioggia incominciò a cadere incessantemente.
“Grazie mille, eh”- sbuffò, arrabbiato. Si mise miseramente a cercare nello zaino la minima traccia di un ombrello ma tutto fu vano.
“Perfetto”- pensò - “Mi sono dimenticato l’ombrello..  questa si sta rivelando proprio una giornata da dimenticare”. Non aveva altra scelta che coprirsi il capo con il cappuccio della felpa e correre verso scuola. Guardò prima verso il cielo, chiedendosi a chi aveva rotto le scatole in una vita precedente per meritarsi una mattinata del genere, e poi, con un sospiro, iniziò a correre a perdifiato, attento a non scivolare sull'asfalto bagnato.
"Ci mancherebbe solo quello"- pensò, mesto.
Dieci minuti dopo, il diciottenne arrivò a scuola, bagnato fradicio. Fece le scale a due a due e aprì la porta della classe con un botto, ansimando per la corsa e sgocciolando da tutte le parti.
“Sembra che un enorme uccello ti abbia pisciato addosso”- esclamò il suo migliore amico Tom non appena lo vide arrivare in classe.
“Non ti ci mettere anche tu oggi, calcio dipendente”. Harry ignorò il suo ghigno divertito e si lanciò letteralmente sulla sedia più vicina al termosifone che poteva trovare, beandosi finalmente del calore che emanava.
“Ma guarda che carini tu e il termosifone così abbracciati.. non provare a muoverti che ti faccio subito una foto”- disse Tom, tirando fuori dalla tasca il cellulare e ridendo della sua stessa battuta come spesso accadeva.
Tom era il ragazzo più figo della scuola, con le sue arie spavalde di chi la sa lunga e con la sua allegria contagiosa.
Aveva i capelli biondicci, gl’occhi marroni e un fisico da calciatore.. anche perché non voleva fare altro che giocare a calcio. Harry ricordava sempre con un sorriso divertito quando Tom, un pomeriggio, lo aveva chiamato seccato, dicendo che sua madre lo aveva costretto ad iscriversi ad un club  calcistico perché secondo lei “stava mettendo su peso e i videogiochi lo stavano rincitrullendo”.
Oh, che errore che aveva commesso. All’epoca avevano 10 anni e ad oggi, Tom viveva solo di calcio, non parlava di altro e non pensava mai ad altro. Era un totale caso disperato.
Harry decise di non rispondere alla battutina dell’amico ma optò di staccare una mano dal termosifone per mostrargli il suo dito medio.
“Oh che caratterino che abbiamo oggi.. ti è venuto il ciclo? Aspetta di vedere la nuova alunna e sono sicuro che cambierai umore.. é di una bellezza pazzesca. L’ho intravista parlare con il prof. fuori dalla nostra classe quando sono entrato.”
Harry alzò la testa verso l’amico, già incuriosito dall’argomento, e stava anche per fargli qualche domanda quando la campanella suonò e si trovò costretto ad abbandonare l'amato termosifone per raggiungere il suo banco.
In quell’attimo, la porta della classe si spalancò e con passo timido e lo sguardo basso, entrò quella che per Harry era forse la ragazza più bella che avesse mai visto.. e ne ebbe la certezza quando i loro sguardi si incrociarono.

Allora? Che ne dite?

Fateci sapere quello che ne pensate. Alla prossima.. ciaoo ;)

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.

“Ragazzi, vi voglio presentare la vostra nuova compagna di classe. Il suo nome é Daisy, viene dal Texas e si è trasferita qui grazie al lavoro dei suoi genitori. Accoglietela con gentilezza, per favore.”

Harry riuscì a capire solo alcune delle parole del prof. Occhialuto (così soprannominato per gli occhiali giganti che portava sempre sulla punta del naso.. come faceva a vedere, era un mistero) troppo intento a fissare la nuova arrivata.

Daisy Margot era alta quasi quanto Harry, dai capelli mossi e gl’occhi color azzurro ghiaccio, incorniciati da lunghe ciglia nere che le rendevano lo sguardo grande ed innocente.

Lui la seguì con attenzione (e con la bocca aperta) mentre lei si dirigeva  verso il suo banco, dove la vide fare un cenno timido con la testa ad Emma Ross, la sua nuova compagna di banco.

Harry vorrebbe veramente dire quello di cui il professore parlò nella sua lezione ma passò tutta l’ora girato, a guardare la nuova arrivata mentre prendeva appunti e ascoltava attenta la lezione.

Il ragazzo si risvegliò brutalmente dal trans in cui era caduto solo quando Tom gli diede una forte botta dietro la nuca e gli bisbigliò: “Hey Romeo, il prof sta per assegnare le coppie per quello stupido progetto che dobbiamo fare quindi svegliati.. e asciugati la bocca.. stai sbavando.”

Harry si portò la manica della felpa oltre il polso, asciugandosi la bocca, e finalmente si costrinse ad ascoltare le parole del professore.

“Allora, adesso sceglierò le coppie totalmente a caso, e per favore, non venite da me a lamentarvi perché non vi sta simpatico il vostro compagno, okay?  Fate gli adulti e non frignate come sempre, mi sono spiegato?”

Tutti mormorarono in segno di assenso. La faceva facile lui.. non era stato costretto come Harry a fare coppia con Mary White, la secchiona della scuola, l’anno scorso. 

Lei lo aveva fatto lavorare come un mulo, dichiarando che “100 pagine per il progetto non sono abbastanza” e trascinandolo tutti i santi giorni nella biblioteca scolastica dove rimanevano per tutto il tempo che LEI riteneva necessario. Una volta, lo aveva chiamato anche alle 23 di sera per sapere quale carattere preferiva per la stesura del progetto. Era una pazza, in poche parole.

Mentre il professore incominciò a formare le coppie, Harry si ritrovò nuovamente a guardare Daisy. Quanto avrebbe dato per fare coppia con lei..

Credo in lei professore.”- pensò Harry, incrociando le mani in segno di preghiera e guardando l’insegnante intensamente.

Il prof. finì di formare le coppie e diede un colpo forte sulla sua scrivania per far tacere il chiacchiericcio che si era formato in classe.“Okay, attenzione, sono pronto.”- disse, prendendo un foglio in mano ed iniziando a leggere -  “Thomas Ford con Mary White, John Will con Paula Halt, Harry Rock con.. Daisy Margot, ..”

Harry non sentì più niente. Si voltò verso Daisy la quale stava chiedendo alla sua compagna di banco chi fosse il ragazzo con cui avrebbe dovuto lavorare. Quando lei lo indicò e Daisy lo guardò negl’occhi, il ragazzo ebbe un tuffo al cuore ma le sorrise dolcemente, gesto che lei ricambiò. 

Come farò a fare un progetto con lei se mi incanto quando la guardo e ogni volta rischio l’infarto?”- pensò Harry, sognando già scenari in cui loro due ridevano insieme e si baciavano invece di studiare.

“Come farò a sopravvivere se quel bastardo del professore mi ha messo con quella secchiona della White? Sono un uomo morto. Di al mio pallone da calcio che l’ho amato.”- disse sconsolato Tom, prima di sbattere dolorosamente la testa contro il banco.

“Ah, non lo so. So solo che non cambierei la mia compagna per nulla al mondo”- rispose Harry, dando piccole pacche sulle spalle all’amico per infondergli coraggio.
Oh, non vedeva l’ora di iniziare questo progetto.

 “Oh mio Dio, oh mio Dio..Oh. mio. Dio” . Harry ripeteva quelle tre semplici parole nella sua mente durante tutto il tragitto dalla caffetteria fino alla biblioteca della scuola, dove si sarebbe incontrato con Daisy per parlare del progetto. Si erano messi d’accordo prima della pausa pranzo e Harry aveva balbettato un “Sisii la b-b-iblioteca va benissimo”. Povero cretino.

Quando arrivò al luogo prestabilito, Daisy era già lì, seduta ad uno dei tavolini rotondi della biblioteca, intenta a leggere un libro.

“Scusa per il ritardo, Daisy, ma ho avuto un contrattempo.. Tom ha allagato tutta l’aula di chimica dando la colpa a me” – disse, un po’ trafelato per la mezza corsa che aveva fatto per non arrivare in ritardo.

Daisy rise leggermente, le guance rosee e gl’occhi  azzurri brillanti.
“Non fa niente, tranquillo, sono arrivata da poco.. e poi avevo una bella distrazione..” – rispose lei, mostrandogli il romanzo.

A  giudicare dallo spessore, quel libro era sicuramente un “mattone” come Tom definiva praticamente ogni libro sulla faccia della terra.. e Harry non poteva che dargli ragione. Odiava leggere e la sola vista della biblioteca lo faceva rabbrividire. (Soprattutto dopo l’esperienza da film horror passata con quella psicopatica della White) 

“Oh.. ti piace leggere?”- chiese, genuinamente interessato a conoscerla meglio.

“Si, é la cosa che più amo al mondo.”- rispose lei, arrossendo.

“Ma dai.. é lo stesso anche per me..”  - balbettò Harry, mentendo spudoratamente.

“Perché ho mentito?”- pensò il ragazzo, confuso.

Scrollò la testa come per riprendersi, si sedette vicino a lei  e le chiese:
“Di che cosa parla?”

“Parla di un amore tra due giovani ragazzi che vivono varie disavventure e provano ad imparare dai propri errori. Non so perché ma amo queste storie un po’ strappalacrime”. Daisy fece un pausa e si soffermò a guardare Harry negl’occhi prima di abbassare lo sguardo verso il libro che aveva in grembo. “Adesso penserai che sono totalmente noiosa..”

“No!”- urlò Harry, ricevendo un’occhiataccia dalla libraria che stava passando proprio accanto a loro. “ Non penso affatto che tu sia noiosa..”- riprese lui, abbassando la voce, imbarazzato dalla figura che aveva fatto.

Harry la vide arrossire nuovamente.. quant’era carina..

“E poi..”- continuò- “..anche a me piacciono questi libri sentimentali.. chi l’ha detto che sono solo per donne?”

Ma che cosa stava facendo? Perché continuava a mentirle?

Sento di non poterle piacere se sono me stesso.. voglio solo passare del tempo con lei senza che mi consideri un totale idiota. Non sto facendo niente di male in fondo, giusto?”- gli disse la sua mente mentre il suo inconscio gli gridava quanto invece stava sbagliando.

“Veramente?”- chiese Daisy incredula.

“Si.. perché? Non mi credi?”- domandò Harry, nervosamente.

“No, scusami. È che.. non sembri il tipo, ecco.”

“Mai giudicare un libro dalla copertina. Da fuori posso apparire come un libro di avventure ma dentro ho una bellissima storia d’amore da raccontare”- le disse Harry, mettendosi una mano sul cuore e sbattendo le ciglia in maniera frivola.

.Daisy rise di gusto, una mano sulla bocca per non farsi sentire dalla libraria che li stava tenendo d’occhio con un piglio severo in volto. Harry si ritrovò innamorato della sua risata.

“Beh, fortunatamente io non sono una che giudica dalle apparenze..”- disse Daisy, guardando Harry negl’occhi con un sorrisetto malizioso.

Improvvisamente fu come l’aria intorno a loro si fosse trasformata in elettricità e i loro sguardi due calamite incapaci di staccarsi l’una dall’altra.

Daisy fu la prima a rompere la magia, portando gli occhi verso il pavimento e tossendo leggermente.

“Forse dovremmo cominciare a parlare del progetto.. non pensi anche tu?”- disse la ragazza, affondando il viso nel suo zaino, frugando alla ricerca di penne e quaderno per prendere appunti.

“Certo.” – rispose Harry, aggrottando le sopracciglia. Avrebbe voluto continuare a parlare con lei e conoscerla meglio. Lei era bella ed interessante e il suo cuore faceva le capriole all’indietro ogni volta che i loro sguardi si incrociavano. Sperava solo che avrebbe smesso di mentirle.. e di trovare tra loro almeno una, vera cosa in comune.
















 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3.

Si stavano per fare le 18 quando finalmente i due ragazzi finirono il loro progetto. Avevano lavorato benissimo insieme, condividendo idee e parlando di cosa il prof. avrebbe apprezzato di più o meno, e Harry aveva finalmente ritrovato la fiducia che aveva perso nei progetti in coppia che piacevano tanto all’Occhialuto.

La pioggia aveva fatto da sottofondo al loro studiare e solo quando i due stavano per andarsene, Harry si accorse che il cielo si era notevolmente schiarito e che il sole aveva finalmente deciso di fare capolino per regalargli un bellissimo tramonto.

Okay”- ragionò il ragazzo mentre lui e Daisy si preparavano per tornare a casa – “Ha smesso di piovere, é uscito un tramonto mozzafiato, io e Daisy siamo senza dubbio una coppia bellissima.. l’unica cosa da fare è chiederle di uscire.”

Di che cosa aveva paura? Avevano passato un pomeriggio molto piacevole ed era convinto che Daisy si fosse anche divertita. Nelle pause che avevano fatto, magari mentre cercavano un libro nella biblioteca o mentre bevevano qualcosa alle macchinette, i due si erano scambiati storie di vita e fatti personali e tutto era sembrato quasi naturale, l’imbarazzo iniziale quasi dimenticato.

C’era solo un piccolo, minuscolo problema: Harry non era riuscito a smettere di mentire. A lei piaceva quel programma televisivo? Anche lui lo guardava sempre, ma non sapeva neanche su che canale veniva trasmesso. Lei odiava gli insetti? Oh animali orribili, non c’era che dire.. in fondo, come avrebbe fatto Daisy a scoprire la sua collezione di insetti in vetro che aveva appassionato Harry per quasi tutta la sua infanzia?

Si stava proprio scavando la fosse da solo ma lei gli piaceva troppo.

“Pronto ad andare?”- domandò Daisy, mettendosi lo zaino in spalla e rimettendo al suo posto la sedia che aveva utilizzato durante il pomeriggio.

Harry cercò di uscire dalla rete di pensieri in cui si stava attorcigliando, e le annuì con un leggero sorriso.

Le aprì la porta della biblioteca con fare da galantuomo e la lasciò passare per prima; Daisy stava camminando a qualche centimetro da lui e Harry le ammirò la morbidezza dei capelli, che ondeggiavano ad ogni suo passo, e il profumo fruttato che emanava.

Sei un uomo si o no? Eh Harry?” – era il pensiero che lo accompagnò per tutto il tragitto dalla biblioteca all’ingresso principale. Una volta lì, le loro strade si sarebbero divise e l’avrebbe rivista solo il giorno dopo.

No. devo chiederle un appuntamento, costi quel che costi.”

Erano quasi arrivati alla porta quando il ragazzo esclamò con un tono più forte di quello che credeva: “Puoi aspettare qui un momento?.. devo andare in bagno..”

Dopo che la ragazza gli ebbe fatto un cenno di assenso, Harry si diresse a passo svelto verso la toilette. Appoggiò le mani su uno dei lavandini, si guardò allo specchio, prese un respiro profondo e.. si schiaffeggiò violentemente sulla guancia destra.

“Hey.. hey.. guardami.. tu ce la puoi fare.. sei un vero uomo.. vai là fuori e chiediglielo.”

Stette lì a guardarsi allo specchio fino a quando non sentì il rumore dello sciacquone che veniva tirato e , da uno dei bagni, uscì un ragazzo che lo guardò come se avesse tre teste e dieci braccia.

Finalmente convinto di potercela fare ( e incoraggiato ad allontanarsi dal bagno dalla mera figura che aveva fatto), Harry si diresse di nuovo verso la ragazza e, senza esitare un colpo, le disse: “Daisy, ti andrebbe di uscire con me?”

La ragazza lo guardò impietrita per un attimo prima di rispondere “Sii, perché no?”

Non appena un sorriso felice si fece strada nel volto di Harry, se ne andò completamente quando lei aggiunse: “In fondo.. abbiamo così tante cose in comune..”
 


 Harry era nervoso.. ma molto, molto nervoso. L’appuntamento con Daisy era tra due ore e la sua camera sembrava un campo di battaglia: vestiti sparsi ovunque alla ricerca di qualcosa di decente da mettersi per impressionarla, l’armadio completamente in disordine e la voce di Tom che, squillante e divertiva, proveniente dal telefono, diceva: “Bello, devi rilassarti.. é solo un appuntamento con una ragazza, mica un’interrogazione per l’FBI.”

“Lo so, amico, ma Daisy mi piace da morire e semplicemente non voglio mandare tutto a monte.. soprattutto quando continuo a mentire come un deficiente.”- disse Harry quasi esasperato, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

L’ultima bugia era stata detta giusto quella mattina quando, parlando di dove sarebbero potuti andare quel pomeriggio, Daisy aveva suggerito il cinema visto che stavano proiettando un film che lei voleva vedere da tempo.

Harry aveva annuito, entusiasta, dicendo: "Non sapevo avessimo lo stesso gusto anche in campo cinematografico”.

Macché stesso gusto.. Harry aveva sbirciato la trama e visto il trailer per trovarsi preparato e non si era potuto togliere l’espressione di disgusto che aveva sul volto.
Una commedia romantica? Per favore.. lui amava i film horror e i gialli.. come avrebbe potuto sopportare due ore e forse più di smancerie?

Il lato positivo era che c’era abbastanza abituato: sua sorella Sharon ne aveva praticamente visti un miliardo e molto spesso lo aveva costretto a guardarli insieme a lei, seduti sul divano di casa.

Forse l’esperienza che aveva con sua sorella l’avrebbe aiutato.. finalmente quella ragazza era utile a qualcosa..

“Mah io posso dirti questo: sei un bravo ragazzo, non é una bugia, e niente potrà cambiare questo fatto.. sono sicuro che anche Daisy lo capirà.”

Harry si fermò un secondo, colpito da quello che il suo migliore amico gli aveva detto, prima di riprendere a frugare tra i suoi vestiti.

“Wow fratello non sapevo fossi innamorato di me.. cioè .. mi piaci anche tu ma non in quel senso.. mi dispiace..”- disse Harry, un sorriso divertito ma di gratitudine sul volto. Tom era riuscito a rilassarlo un po’ con le sue belle parole.

“Va a quel paese.. quando cerci di aiutare un amico..”- sentì dire Tom prima di sbuffare sonoramente.

“Sto scherzando, scemo. Grazie.. per quello che hai detto.”

“Dovere amico.. devo prepararmi per andare ad allenamento, fammi sapere come va, okay?”

Conclusa la telefonata , Harry finalmente decise cosa mettersi, prendendo dal mucchio di vestiti per terra, un paio di jeans scuri e una camicia azzurra. Era però indeciso se indossare anche la cravatta oppure no: cioè.. era un’occasione importante ma non dovevano neanche andare in un ristorante di lusso!

“Tesoro, ti vedo pensieroso.. c’é qualcosa che non va?”- chiese sua madre, facendo capolino dalla porta semi-aperta della camera.

“Mamma, secondo te dovrei mettermi una cravatta o rimango così?”-disse Harry mentre, con le braccia spalancate, mostrava il suo outfit alla madre.

“Ooh che dolce, ti prego indossa la cravatta.. sarai così carino.. vado subito a prendere la macchina fotografica.”

“Grazie mamma ma dopo quello che mi hai appena detto, ho deciso di non metterla..”

“E perché no?”- disse visibilmente triste  Lara.

“Perché.. se tu mi dici di indossarla, di certo sarà meglio non metterla”- rispose il ragazzo, divertito dallo sguardo seccato che la madre gli stava rivolgendo.

“Beh allora fai come vuoi ma sappi che se non ti sbrighi arriverai in ritardo..”

Alle parole della madre, Harry si voltò di colpo verso l’orologio appeso al muro e vide che mancavano solo cinque minuti alle 16.

“Oh cavolo, mi devo dare una mossa.. oh cavolo”- disse frastornato il diciottenne guardandosi intorno. Andò in bagno per sistemarsi i capelli, prese al volo le chiavi, il portafoglio e la giacca e corse giù per le scale verso la porta di ingresso.

“Addio a tutti.”- urlò a mò di saluto, correndo fuori dalla porta e verso casa di Daisy.

Fortunatamente quando arrivò, la ragazza non era ancora scesa ma quando lo fece, il respiro di Harry gli si bloccò in gola: era bellissima, con i lunghi capelli raccolti in una morbida coda di cavallo, un cappottino rosa chiaro e le ballerine nere.

“ Scusami.. sei qui da tanto?”- disse Daisy, arrossendo sotto il suo sguardo penetrante.

“N-n-no tranquilla.. sono appena arrivato.”

Ci fu un momento di silenzio, nel quale Harry si fece coraggio, e le disse : “Sei bellissima..”

“Grazie, anche tu stai molto bene”- rispose Daisy, arrossendo violentemente.

Dopo l’imbarazzo iniziale, i due si incamminarono verso la fermata dove avrebbero preso l’autobus che li avrebbe portati al cinema.

Il sole brillava alto nel cielo ma mai come il sorriso che Daisy gli rivolgeva.. aveva la sensazione che quella sarebbe stata una giornata meravigliosa.

 


Fateci sapere quello pensate.. please =)

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Capitolo 4.


E Harry aveva proprio ragione visto che quella giornata era stata veramente favolosa: per prima cosa, erano andati al cinema a vedere quel film strappalacrime intitolato “Il segreto dell’amore”  (che era stato sì una palla ma anche , diversamente da come Harry credeva, divertente ed allegro); poi erano andati a mangiare un boccone in un piccolo ristorante stile country (che Daisy aveva adorato, viste le sue origini texane mentre lui credeva facesse troppo “cowboy”) e alla fine Harry l’aveva riportata a casa e .. era anche riuscito a strapparle un piccolo bacio sulle labbra.

Alle sue parole “Grazie per questa serata, mi sono divertita molto” mentre si scostava i capelli dal viso e dietro l’orecchio, lui non aveva proprio resistito.
 
Qualche mese dopo..
 
“Amico, quello di ieri è stato proprio un appuntamento fantastico”-disse Harry a Tom,  seduti tutti e due sui loro rispettivi banchi a scuola. Daisy non era ancora arrivata e questo dava al ragazzo l’occasione perfetta per raccontare al suo migliore amico quello che era successo la sera precedente. Ormai lui e Daisy stavano insieme da quattro mesi e Harry non riusciva ancora a crederci, tanto che non faceva altro che raccontare a tutti ogni singolo particolare della sua storia d’amore.

I due passavano interi pomeriggi insieme, anche senza fare niente di eclatante.. parlavano e guardavano film, studiavano insieme e parlavano, mangiavano insieme e parlavano. Buffo come il loro rapporto fosse basato sull’essere onesti l’uno con l’altro.

“Lo so.. me l’hai ripetuto già 10 volte da quando ci siamo incontrati.”-rispose Tom, annoiato a morte. Un pensiero gli attraversò la mente improvvisamente e chiese ad alta voce: “Hey , hai dovuto raccontare altre bugie?”

Harry sospirò affranto prima di esclamare:“Si purtroppo.. ho dovuto dire che amo la pioggia perché lei la adora, che ho letto il suo libro preferito anche se non so neanche di che cavolo parli e poi..”

“Uhm.. Harry..”

“ .. e poi lei mi ha fatto assaggiare un pezzo della sua torta al cioccolato fondente che io o.d.i.o.. le ho anche detto una bugia immensa e cioè che mia sorella è simpatica..”

Harry ridacchiò e spostò lo sguardo sul viso dell’amico: era pallido e guardava un punto fisso dietro le sue spalle.

 “Ah quindi è così? Sono stata solo un gioco per te?”

No. Quella non poteva essere la voce di Daisy, incrinata dal pianto, semplicemente non poteva essere.

Harry si voltò con una lentezza infinita e gli occhi serrati, pregando che quello che stava per accadere fosse solo un brutto sogno; si sarebbe svegliato nel suo letto, avrebbe controllato il telefono e lì avrebbe letto il consueto messaggio di “buongiorno” che Daisy gli mandava tutti i giorni.

Ma quello non era un brutto sogno ma la agghiacciante, tremenda realtà e ne ebbe la certezza quando riaprì gli occhi e la vide lì, lo sguardo basso, i pugni serrati e il corpo tramante.

Il bisogno di abbracciarla forte e consolarla crebbe in lui immediatamente ma appena provò ad alzarsi dalla sedia e fare un passo verso di lei, la ragazza indietreggiò e lo fissò con un’espressione che mai le aveva visto; poteva leggere nei suoi occhi già pieni di lacrime rabbia, tristezza ma soprattutto delusione.

“Daisy non è assolutamente come pensi..”

“Non è come penso? E allora com’è? Mi stai dicendo una bugia dicendo che non mi hai mai detto bugie? Lo sai quanto questo sia orribile?”

“ Si, ho mentito ma era solo per farmi piacere da te..”

“Non ce n’è più bisogno.. non voglio parlarti né vederti mai più”.

Detto questo, Daisy si girò e corse via, piangendo. Harry si accasciò sul banco, le mani a coprire il viso. Non si era mai sentito così verme in tutta la sua vita.

 Appena la campanella che segnala la fine delle lezioni suonò, Harry schizzò fuori dall’aula come un fulmine diretto verso casa: non voleva guardare in faccia nessuno, neanche Tom che lo stava chiamando ininterrottamente, chiedendogli di fermarsi. Ma Harry non ne voleva saperne niente, tutto ciò che desiderava era tornare a casa e sotterrarsi sotto le coperte dove sperava anche di morire.

E così fece: ignorò gli sguardi preoccupati dei suoi genitori per filarsela in camera dove rimase per tutto il pomeriggio.

Era già buio pesto fuori quando Harry sobbalzò sorpreso: sua madre stava bussando alla porta.

“Harry tesoro, io e tuo padre stiamo andando a quella cena di lavoro di cui ti avevo parlato, ricordi? Ti devo preparare qualcosa da mangiare?”

“Non ho fame mamma, grazie.”

“Okay. Sono preoccupata caro.. non ti ho voluto disturbare prima perché sapevo che volevi  restare da solo ma va tutto bene?”

“Stai tranquilla, starò.. starò bene.”

Riuscì a sentire sua madre sospirare dalla porta spessa della sua camera, poi il rumore dei suoi passi che scendevano le scale si affievolirono prima di scomparire dal suo udito.

Bene. Sua madre lo avrebbe consolato e lui non meritava affetto o comprensione. Stette sotto alle coperte ancora per qualche minuto e solo quando il suo stomaco brontolò rumorosamente,
Harry scese al piano di  sotto diretto verso la cucina per mangiare qualcosa. Per sua enorme felicità però, (ironicamente parlando, si intende) trovò sua sorella Sharon seduta sul divano del salotto, una coperta di lana appoggiata sulle gambe incrociate e un’espressione annoiata sul volto mentre faceva zapping tra i canali della televisione.

Il ragazzo cercò di sgusciare in cucina senza dare nell’occhio ma nulla sfugge a quel falco di sua sorella..

“Wow, sembra la fiera della depressione qui dentro.. per caso sei stato mollato?”

“Stai zitta, per favore, non sono dell’umore per scherzare.”

La ragazza smise di guardare la televisione per scrutare lo sguardo di suo fratello e poi disse:
“Non pensavo fosse vero.. ho solo tirato ad indovinare..”

Harry abbassò la testa sconsolato ma la rialzò di colpo quando sentì la voce di sua sorella dire:
“Forza, mettiti seduto qui.. io vado a preparare una bella cioccolata calda. Al mio ritorno voglio sapere ogni dettaglio.”

Harry si sedette sul divano. Non se l’era sognato vero? Sua sorella era stata appena gentile con lui, vero?

“Beh, questa mi è nuova..”- pensò Harry, quasi sconcertato dalla cosa.

Quando Sharon ritornò con le cioccolate calde, Harry prese la sua tazza, beandosi del calore che emanava, e bevve un sorso della dolce bevanda . Sua sorella era sempre stata brava in cucina.. era buonissima.

“Non so se è perché non mangio niente da stamattina o per altro, ma è veramente buona.”- affermò Harry, preparandosi mentalmente per la sberla che sicuramente lei le gli avrebbe tirato.

Sharon lo fissò dalla sua tazza prima di appoggiarla sul tavolino di vetro davanti al divano.

“Avanti”- disse, incrociando le mani in grembo. “Non tergiversare e sputa il rospo. Se ti conosco, scommetto che è stata colpa tua.”

Harry la fissò per un lungo istante, poi anche lui posò la tazza sul tavolino e prese un respiro profondo prima di iniziare a raccontare.

Parlarono per ore, sorseggiando cioccolata e mangiando i biscotti che Sharon stessa aveva preparato quel pomeriggio; per Harry fu un’esperienza catartica: scoprì che sua sorella era una bravissima ascoltatrice, sapeva parlare e stare zitta al momento giusto e capì finalmente perché tutte le sue amiche, in tutti quegli anni, correvano da lei in lacrime alla ricerca di conforto e consigli.

In una situazione del genere, nessuno dei suoi amici pieni di testosterone potevano dargli delle dritte utili su come comportarsi con Daisy.. sua sorella era perfetta per questo “lavoro”.

“Guarda, io credo vivamente che tu debba darle tempo e spazio. In questo momento lei non ne vuole sapere niente di te e non la biasimo.. quindi il mio primo consiglio è quello di lasciarla perdere per un po’. La seconda cosa che posso dirti è questa: devi riconquistare la sua fiducia perché l’hai persa e devi soprattutto fare in modo che lei scopra chi sei veramente.. sono sicura che una volta che lei capisca che ragazzo d’oro ha di fronte, si sforzerà di perdonarti.”- concluse Sharon prima di bere l’ultimo sorso di cioccolata rimasta nella tazza.

Harry era basito, la bocca spalancata dallo stupore e gli occhi strabuzzati: sua sorella non gl’aveva mai detto nulla del genere.

Pensava veramente quelle cose di lui? Prima Tom gli diceva cose simili e ora sua sorella?

“Ho veramente persone meravigliose che mi vogliono bene al mio fianco”- si ritrovò a pensare Harry mentre fissava Sharon che, resasi conto di aver buttato alle ortiche la sua maschera da dura dicendo ad alta voce ciò che pensava di suo fratello, stava cercando di balbettare qualcosa per ritornare sui suoi passi.

“Cioè”- provò - “  Lo dico solo perché non puoi ciondolare per casa come un fantasma e preoccupare la mamma in questo modo.. non penso veramente queste cose, capito?”

Per la prima volta in quell’orribile giornata, Harry sorrise e disse:
“Capito, non ti preoccupare, la tua reputazione è ancora salva.”

I due fratelli si guardarono e si scambiarono un sorriso divertito.

“Un’altra cosa..” - disse Harry –“ tra poco é Natale e vorrei fare un bel regalo a Daisy.. che cosa mi consigli??”

“Uhm.. hai delle foto di Daisy? O comunque te le puoi procurare?”

“Si.. credo di sì”- rispose incerto Harry.

“Bene, allora lascia fare a me..”

Il ghigno malefico sul volto di sua sorella non gli piacque per niente..
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5.

Passò una settimana devastante per Harry. Stava seguendo alla lettera i consigli che sua sorella gli aveva dato ma , cavolo, se era difficile.

Non poteva parlare con Daisy come avrebbe voluto ne starle troppo vicino.. tutto ciò che poteva fare era guardarla di sottecchi dal suo banco di scuola e sospirare.

Per tutta risposta, Daisy non lo guardava neanche per sbaglio. Stava diventando pazzo: la vedeva chiacchierare con le sue amiche, parlare con i professori, fare domande in classe e sembrava che se lei stesse andando avanti con la sua vita, come se Harry fosse stato solo un fastidioso raffreddore che però le stava passando.
Aveva però notato che la bellissima luce negl’occhi che la caratterizzava, si era un po’ spenta, come se delle nuvole cariche di pioggia avessero oscurato il celeste delle sue iridi.. proprio come Harry ricordava il cielo di quella fatidica mattina in cui l' aveva incontrato per la prima volta.

“Non posso andare avanti così”- ragionò il ragazzo. Ma cosa doveva fare? Darle il suo regalo di Natale in anticipo come simbolo di perdono e di pace?

Decise di mandare un messaggio a Sharon:
“Hey, come procede l’operazione “regalo per Daisy”?”

Dopo qualche minuto, Sharon rispose:
“Bene, fatti i cavoli tuoi e ascolta la lezione.. sei a scuola, no?”

Infastidito, Harry lanciò il telefono sotto il banco e sospirò ad alta voce.

“C’è qualche problema, Signor Rock ? La mia lezione non è abbastanza interessante per lei?”- chiese la professoressa di matematica, mettendosi le mani sui fianchi e sporcandosi tutta la maglia di gesso.

“Uhm, no prof.. le sue lezioni sono sempre molto interessanti..”

Tutta la classe ridacchiò ma Harry poté vedere con la coda dell’occhio che Daisy non stava ridendo.. non aveva alzato neanche lo sguardo dai suoi appunti.
Sperava proprio che il piano di sua sorella fosse miracoloso.
 

 “Signori passeggeri, grazie per aver scelto la nostra compagnia aerea. Vi salutiamo calorosamente e speriamo di avervi fatto vivere una bella esperienza. Buona giornata.”

Sharon mise il microfono che aveva appena usato al suo posto e guardò i passeggeri prendere le loro valigie e avviarsi verso l’uscita.

Era partita quella mattina presto per Vancouver, in Canada, con il volo delle  3 ed era ritornata a New York con il volo delle 17.

Non vedeva l’ora di cambiarsi, andare a casa e farsi un bel bagno bollente ma si ricordò della promessa fatta al fratello: il regalo per Daisy.

Con un sospiro, Sharon decise comunque di passare a casa per farsi una doccia veloce, cambiarsi e poi uscire nuovamente diretta verso il centro commerciale.

Si accordò con il fotografo che le disse che il regalo sarebbe stato pronto tra due settimane e, per le 19 e 30, aveva finito il suo lavoro. Il tragitto dal centro commerciale a casa sua non era molto e 10 minuti dopo, la ragazza stava già parcheggiando la macchina. Scese in fretta dall’auto, già sognando il suo pigiama caldo e il suo comodo letto, e mise in borsa la ricevuta del regalo mentre cercava le chiavi di casa.
Il  regalo per Daisy consisteva in un mega cuscino a forma di cuore con tutte le foto più belle dei due ragazzi insieme e con una scritta elegante che diceva “Mi dispiace, ti amo”.

Era molto strappalacrime e poteva causare carie ai denti ma era perfetto per farsi perdonare.

Sharon si era fatta anche dare una copia in più di tutte le foto così che Harry avrebbe potuto conservarle.

Era stanca ed affamata e non guardava dove camminava quando si scontrò improvvisamente con qualcuno.

“Ma che cavolo..”- urlò infastidita, guardando tutte le foto sparse per terra a causa della collisione. Si piegò per raccoglierle quando una voce femminile e timida le disse:
“Oh mio Dio, mi dispiace.. proprio non l’avevo vista.. mi scusi tanto.. non so dove ho la testa questi giorni..”

Quando Sharon alzò lo sguardo per dire alla ragazza che non doveva  preoccuparsi, per poco non sveniva: era Daisy. Lei che aveva conquistato il cuore di suo fratello, lei che.. era in tutte le foto che erano sparse per terra e davanti alla sua visuale.

Sharon tentò in vano di raccoglierle tutte mentre Daisy aveva il volto coperto dalle mani in segno di imbarazzo.. ma la velocità non era mai stata una delle sue più grandi doti.
“Ma.. quella sono io? Perché hai delle mie foto? Oddio sei una stalker, vero? Ti prego non farmi del male..”

Sharon strabuzzò gli occhi prima di esclamare:
“Ma che stalker.. io sono Sharon, la sorella di Harry.”

Il  viso pallido di Daisy perse ancora più colore e, distogliendo lo sguardo, sussurrò:
“Piacere di conoscerti.. mi dispiace di esserti venuta addosso..”

E poi fece una cosa inaspettata, di cui non si sarebbe mai aspettata.. si mise a piangere. Tra i singhiozzi si potevano udire continue scuse e dopo un attimo di panico, Sharon si riprese e disse:
“Adesso devi calmarti, okay? Perché non andiamo a sederci da qualche parte a parlare e a mangiare qualcosa? Non c’è niente di meglio di un po’ di cibo spazzatura per ritornare felici.. e da qualche parte c’è un piatto di patatine fritte e  una torta al cioccolato con il tuo nome sopra”.

Daisy sorrise attraverso le lacrime e annuì.

Decisero di andare al più vicino ristorantino e , dopo aver ordinato da mangiare per un reggimento, si sedettero ad un tavolo appartato e parlarono.

Daisy aveva capito l’affetto che Harry provava per sua sorella ma se tutto quello che lui le aveva detto era una bugia, allora non conosceva per niente Sharon: era fantastica, simpatica e l’aveva portata lì ad ascoltare i suoi problemi senza neanche conoscerla.

“ Lo so che mio fratello ha sbagliato e, credimi, lo sa anche lui.. ma io mi sento di dirti di dargli un’altra chance.. é veramente un ragazzo meraviglioso e, a parere mio, non gli è mai piaciuta una ragazza tanto quanto lui ti adora e non ha saputo come comportarsi. Posso anche capire quanto sia difficile per te in questo momento e quindi ti consiglio anche di pensarci bene e di prenderti del tempo. È quello che ho detto a Harry, di lasciarti spazio per pensare..”

Daisy alzò la testa di colpo a quelle parole dalla sua torta al cioccolato.

”Ti ringrazio molto”- disse, posando la forchetta – “ Ho veramente bisogno di tempo per pensare. A me Harry piace molto ed é per questo che ci sono rimasta così male.. probabilmente se fosse stato un altro, non avrei reagito in quel modo.”

Sharon annuì. Ma perché si cacciava sempre in situazioni simili? Tra tutte le persone che vivono a Brooklyn, proprio la ragazza di suo fratello con il cuore infranto doveva sbattere contro?

Ricordandosi come le due si erano incontrate, Sharon aggiunse:
“E comunque, ho delle tue foto perché Harry sta già pensando al tuo regalo di Natale quindi, se mai deciderai di accettarlo, ti chiedo per favore di fare la faccia sorpresa, okay? Non vorrei che andassi in giro a dire che sono una stalker o altre cose..”

Daisy rise, coprendosi il viso con il tovagliolo. Come avrebbe voluto avere una sorella come quella..

Le due ragazze continuarono a parlare per un’altra mezz’oretta prima che Sharon riportasse a casa Daisy.

Quando Sharon finalmente rincasò, si lasciò sfuggire uno sbuffo rumoroso prima di buttarsi a peso morto sul letto. Sperava solo che questo dramma finisse presto.
 

Amiamo i nostri personaggi.. ma Sharon is the best per noi =P


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Capitolo 6.

 
Harry si svegliò tardi quella mattina: aveva sognato di non aver rovinato tutto con Daisy e non voleva più alzarsi dal letto.
 
Arrivò a scuola con dieci minuti di ritardo e gli sembrò che la giornata non sarebbe proseguita nei migliori dei modi (tentò in tutte le maniere di dimenticare il fatto che l’ultima volta che aveva avuto una mattinata del genere, aveva incontrato Daisy per la prima volta.)
 
Per sua grande fortuna, appena entrò in classe, notò che nessun professore era ancora arrivato e che tutti i suoi compagni erano riuniti in cerchio intorno ad un banco.
Confuso, Harry si avvicinò per capire che cosa stesse succedendo quando, tra il baccano che tutti stavano facendo, riconobbe una voce familiare.
Il suo amico Edward McConsy era finalmente tornato dalla Francia dopo un anno di scambio culturale.
 
“Ed!” – esclamò Harry appena lo vide.
 
Il ragazzo alzò il volto verso quello dell’amico e gli regalò un sorriso a trentadue denti.
 
I due si abbracciarono forte prima di essere interrotti dalla furia di Tom che si lanciò su di loro nel tentativo di entrare nel loro abbraccio.
 
“I tre fighi di New York sono tornati, gente!”- urlò Tom, facendo ridere tutti.
 
“Perché non ci hai detto che eri tornato? Eravamo rimasti che saresti rimasto almeno un altro mese a Lione.” – chiese Harry, un braccio intorno alle spalle dell’amico. Quanto gli era mancato in questi mesi..
 
“Volevo farvi una sorpresa. Sono stato elogiato dalla scuola in cui studiavo per i miei voti e hanno deciso di darmi il diploma di fine corso in anticipo e così mi sono detto “Al diavolo il mese rimasto, me ne torno a casa!””
 
Harry rise di gusto mentre Ed iniziava a raccontare un aneddoto divertente di cui era stato protagonista nel viaggio di ritorno; poi il suo sguardo incrociò, come spesso accadeva, il bel viso di Daisy.. ma lei aveva occhi solo per Edward.

 



“Cibo americano, mi sei mancato!”- esclamò Ed ad alta voce mentre chiudeva gli occhi per assaporare meglio i sapori dell’hamburger che stava mangiando.
 
I tre ragazzi avevano deciso di andare a pranzare fuori per festeggiare il ritorno di Edward e il loro ricongiungimento.
Harry e Tom risero divertiti alle espressioni estasiate dell’amico, contenti di riaverlo di nuovo lì.
 
La madre di Ed era di origine francese e quando aveva sentito che c’era una possibilità per il figlio di andare a studiare un anno a Lione, era corsa a prendere i documenti per iscriverlo al programma di scambio culturale.
 
Il ragazzo era partito così eccitato di iniziare una nuova avventura in un paese totalmente diverso dal loro e di cui parlava pochissimo la lingua,  che anche i suoi amici si erano ritrovati ad essere contenti per lui.
Mentre Harry lo guardava ingozzarsi, felice di “riabbracciare” hamburger e patatine, una strana sensazione prese il posto a quella di gioia per il ritorno dell’amico. Non riusciva proprio a scrollarsela di dosso e lo sguardo di Daisy, quasi incantato mentre ascoltava Ed parlare, non gli aveva mai lasciato la mente.
 
Si rese improvvisamente conto di non aver detto un granché per tutto il pranzo e si sforzò di cancellare dalla testa i brutti pensieri che aveva. Chiese ad Ed di raccontargli della Francia e lui lo fece con entusiasmo, senza tralasciare niente, neanche il più piccolo dettaglio.
 
Quando Tom annunciò al mondo intero che “doveva andare al cesso”, Ed si guardò intorno, guardingo, prima di sussurrare:
 
“Hey Ed, posso chiederti una cosa?”
 
Ed eccola di nuovo lì, quella brutta sensazione che non lo aveva lasciato in pace neanche un istante.
 
“Si, certo..”- rispose Harry, titubante.
 
“Sai la nuova ragazza della nostra classe? Credo si chiami Daisy.. l’ho notata subito, appena entrato. Non ho mai visto occhi più belli di quelli.. Beh, ho notato che ogni tanto anche lei ricambiava il mio sguardo..
Cosa mi dici di lei? Magari potrei chiederle di uscire..”
 
Harry sgranò gli occhi. Non aveva messo in conto che una cosa del genere potesse succedere e si sentiva uno stupido: come aveva fatto a non pensare che qualcun altro avrebbe presto messo gli occhi su Daisy? Che un ragazzo gentile, carino e simpatico come Ed non sarebbe arrivato per rubargliela da sotto il naso?
 
Harry abbassò lo sguardo prima di rispondere “Non la conosco molto bene..”
 
Il ritorno delle bugie: la vendetta.
 

 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Capitolo 7.
 
“Mamma sono a casa”- urlò Daisy mentre si toglieva sciarpa e cappotto e li appendeva nell’armadio affianco alla porta d’ingresso.
Quando non ebbe risposta, la ragazza andò in cucina dove era sicura avrebbe trovato un messaggio di sua madre. Ed infatti, sulla tavola affianco ad un piatto di brownies pronti per essere mangiati, c’era un biglietto che diceva:

“Vado a fare spese e poi a far visita alla mia amica Lucy, ci vediamo verso le 19, mamma.”

Tipico di sua madre. Il cellulare per lei era un optional e scrivere un sms le sembrava sempre un’impresa titanica; preferiva di gran lunga i post-it che sparpagliava per tutta casa.
Con una scrollata di spalle, Daisy prese un brownie e si diresse verso la sua camera.

Appena entrata, si rinacchiò sul letto e sospirò: un’altra giornata era andata. Ultimamente sembrava sempre essere sempre stanca anche se non faceva niente di particolare. Tutta questa situazione con Harry la stava drenando piano, piano di tutte le forze.. e poi dopo quello che era successo oggi..

La suoneria del suo cellulare che squillava la fece sobbalzare e ringraziò mentalmente chi la stesse chiamando, per averla  distratta dai suoi pensieri.
“Pronto?”- rispose Daisy, con un sorriso smagliante in volto. Non aveva il numero salvato in rubrica ma sapeva chi fosse.
 
“Daisy boo”- le urlò nell’orecchio una voce famigliare. Aida era un’amica di infanzia di sua madre e Daisy era cresciuta considerandola praticamente come una zia. Le aveva consigliato tutti i libri più belli da leggere, le aveva imparato che la vita è una sola e troppo breve per sprecare tempo dietro diete drastiche e che godersi una bella pizza ogni tanto non avrebbe mai fatto male a nessuno.
Le mancavano le sue forme rotonde che rendevano i suoi abbracci sempre così morbidi. Le mancava lei, in generale.

“Aida, avevi promesso di chiamarmi due settimane fa e ti fai viva solo ora?”- disse Daisy, fingendo irritazione.

“Oh scusami tesoro, ma non ho avuto tempo neanche di farmi la ceretta quindi.. mi perdoni?”

Daisy rise vivacemente e le due iniziarono a parlare di ciò che era successo loro da quando si erano sentite l’ultima volta.
“Che cosa mi stai nascondendo, Daisy? Stai facendo troppo la vaga..”- affermò Aida, dopo qualche minuto di conversazione, la voce carica di dolcezza. Non le sfuggiva mai niente..
Seguì un momento di silenzio in cui Daisy cercò di pensare da dove poteva iniziare a raccontare, prima di dire:

“Beh, ti ricordi che ti avevo raccontato di quel ragazzo che è tornato da qualche settimana dalla Francia, amico di Harry?”

“Si..”- rispose titubante la donna. In una delle loro precedenti telefonate, Daisy le aveva descritto il ragazzo nei minimi dettagli, dai suoi capelli castani, ai suoi occhi marroni sempre protetti da un paio di occhiali che secondo lei lo rendevano “un po’ nerd ma carino” alla pancetta che lei gli aveva intravisto all’ora di ginnastica. E l’improvviso interesse verso il ragazzo, la insospettiva.

“Ecco..”- riprese Daisy – “ Ci siamo parlati molto in questo periodo perché è seduto nel banco di fronte al mio e oggi.. beh, oggi mi ha chiesto di uscire con lui..”
Sentì Aida inspirare attraverso la cornetta.

“E tu cosa hai risposto?”

“Che devo pensarci su. Ho panicato, okay? Non sapevo veramente cosa rispondergli perché lui è uno dei migliori amici di Harry e la prima cosa a cui ho pensato è stata “Che cosa gli avrà mai detto Harry di me?” .. ma poi mentre percorrevo il tragitto verso casa ho realizzato: e se Harry non avesse neanche mai accennato a Edward chi sono stata per lui? Questo non mi da la prova che sono stata solo un gioco per lui? “

“Daisy, tesoro, respira.”- la interruppe Aida. “Posso essere sincera con te, no? Lo sai che io sono così.. un ragazzo che tu consideri dolce e carino ti ha chiesto di uscire con lui e l’unica cosa a cui sei capace di pensare è a cosa può pensare o fare o dire Harry..
Non è forse questa la risposta che stavi cercando? Okay, il ragazzo si è comportato male ma.. forse dovreste solo parlarne e risolvere la questione, senza mettere in mezzo altre persone. ”

“E che cosa succede se io sono stata solo un passatempo per Harry e Ed è la mia occasione per dimenticarlo?” – controbatté Daisy – “Ed  è veramente un gentiluomo e io credo che..”

“Io credo che in questo momento, nessuno né tantomeno questo ragazzo, possa farti dimenticare Harry.”- la interruppe Aida. Percepì la scissione nell’animo della ragazza e aggiunse:
“Perché non inizi con il scoprire che cosa abbia mai detto Harry a Ed sul tuo conto e poi decidi da lì?”

Con un sospiro mesto, Daisy annuì, sprofondando il viso sul cuscino.

“Credo che farò così.”
 

Ed si svegliò di buon umore quella mattina. Non avrebbe mai pensato che l’America gli fosse mancata così tanto.. la sua camera, il suo letto, la vista del parco che poteva vedere da casa sua e soprattutto la sua famiglia e i suoi amici.

Quando era in Francia e si metteva sotto le coperte, di notte, con lo sguardo verso il soffitto e le braccia incrociate dietro la nuca, pensava sempre a Harry e Tom e al fatto che, mentre lì era buio pesto, Tom si stava probabilmente allenando e Harry ascoltava nella sua stanza i suoi adorati cd.

Non erano cambiati neanche di una virgola, anche se Harry gli era sembrato un po’ cupo.. ma forse era stata solo una sua impressione.
Si fece un appunto mentale di stare più attento ai comportamenti dell’amico mentre si avviava con il suo scooter verso scuola.

Aveva una giornata impegnativa davanti a sé e avrebbe dovuto prestare molta attenzione alle spiegazioni dei professori (anche perché doveva recuperare molto di ciò che si era perso mentre era via) ma, con il seguire delle lezioni, continuava ripetutamente a distrarsi : pensava a come Daisy, con cui era riuscito a parlare solo per pochi minuti da quando la giornata era iniziata, doveva ancora dare una risposta alla sua domanda; ragionava sul perché i suoi occhi trasmettessero sempre qualcosa di triste; teneva sotto controllo Harry, il quale ogni tanto si girava per guardare qualcosa (o qualcuno forse?) dietro di lui. Qualcosa non quadrava.

Stava iniziando a creare scenari nella sua mente sul perché Harry si comportasse in maniera così strana quando sentì qualcosa piccargli la schiena. Si girò di colpo e vide Daisy che cercava di attirare la sua attenzione con una matita, le guance rosse per l’imbarazzo.
“Posso farti una domanda?”- sussurrò per non farsi sentire da altri.

“Adesso?”- chiese titubante Ed mentre si voltava per guardare la professoressa di storia che stava spiegando passeggiando su e giù per l’aula con un libro in mano.
Daisy annuì e gli disse:
“I tuoi amici hanno mai parlato di me?”

Ed si girò un po’ di più per guardarla bene in faccia: che domanda strana era quella?

“Uhm, ho chiesto di te solo un po’ a Harry la mattina in cui sono tornato a scuola.”- sussurrò a sua volta il ragazzo.

Daisy annuì e abbassò lo sguardo verso il suo quaderno. Credendo che la questione fosse terminata, Ed si voltò di nuovo per cercare di provare almeno a seguire un minimo di lezione quando sentì nuovamente Daisy chiamarlo con quella sua matita appuntita.

Non aspettò neanche che Edward si girasse verso di lei che chiese:
“E che cosa ti avrebbe detto di me?”
La sua insistenza sull’argomento lo stava facendo insospettire ancora di più.

“Niente.. mi ha detto che non ti conosceva molto e basta. Perché? Che cosa mi avrebbe dovuto dire?”
“Assolutamente niente. Neanche io lo conosco bene.”- rispose irritata, con un tono di voce più alto di quello che intendeva usare, facendo girare alcuni studenti verso di loro. Harry uno di questi.
 

 Durante l’ora di pranzo, mentre Tom raccontava di come la sua squadra si stesse preparando per un imminente partita, Ed ricevette un messaggio da Daisy.
“Aspettami fuori dopo la scuola, voglio darti la risposta che meriti.”
 
 
 

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