Ops

di Fisifa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO Signore e signori, sono lieta di presentarvi Charlotte Miller! Charlie ha 18 anni, vive a Los Angeles e ha un carettere tutto pepe, difficile da tenere a bada. Ha lunghi capelli castani boccolosi e un paio di occhi verdi veramente wow *-* Comunque Charlie ha un fisico veramente niente male: è più alta della media, slanciata e con le curve nei punti giusti. Charlie è la stessa ragazza che si sta precipitando fuori di casa con una ciambella in bocca. Eh, che dire, Charlie sono io. E sono in ritardo per andare a scuola. L'ultimo anno di scuola è finalmente arrivato anche per me. All'inizio dell'anno è arrivata una nuova ragazza nella mia classe, Lily. La conoscevo già perchè è la sorella di un mio ex, ma non eravamo così affiatate e in meno di un mese è diventata la mia migliore amica: adesso siamo praticamente inseparabili. Forse perchè siamo pazze allo stesso modo o forse perchè siamo così diverse. Fatto sta che non riesco a sopravvivere senza di lei. O meglio, le persone che odio riescono a sopravvivere grazie a lei, che mi trattiene dallo spaccare nasi ogni due minuti. Corro come una pazza per il marciapiede, travolgendo un bambino e una coppietta di anziani. Ops. Comunque riesco ad arrivare sana e salva davanti alla scuola. Appena avvisto una chioma riccia e bionda tiro un sospiro di sollievo: Lily. Faranno santa quella ragazza, ne sono certa. La saluto con la mano mentre mi avvicno ma, nel farlo, non mi accorgo di un gradino.Ovviamente finisco a terra come una balena arenata e posso sentire chiaramente Lily che ride come una pazza mentre viene ad aiutarmi. - Quanto sei scema! - dice tra le risate mentre mi rialzo. - Quanto sei stonza - rispondo scoccandole un bacio sulla guancia. - Ma sei caduta? - chiede mentre ci avviamo verso la nostra classe. - No, stavo abbracciando l'asfato perchè pensavo si sentisse solo - rispondo alzando gli occhi al cielo. -Come siamo simpatiche - dice facendomi la linguaccia. - Ovvio- ribatte spostandosi i capelli dal collo con fare altezzoso. Ci guardiamo per qualche secondo senza dire niente per poi scoppiare a ridere come due matte. - Salve donzelle! - - Ehi Josh! - lo salutiamo in coro prima di scoppiare di nuovo a ridere. Josh è il mio migliore amico, è come un fratello per me. Ha gli occhi sul verde-grigio che sono la fine del mondo. Per non parlare dei suoi capelli biondi che hanno qualche ciocca più scura e sono perennemente in disordine, ma un disordine maledettamente sexy. Inoltre ha un fisico che è riuscito a conquistare la bidella del secondo piano. Be', che dire... il mio migliore amico è un gran figo. Josh e Lily sono fratello e sorella, infatti hanno gli stessi fanstastici occhi verdi. Ho conosciuto prima Josh perchè stavamo insieme, solo che entrambi eravamo in imbarazzo ogni volta che ci baciavamo. Ma stavamo talmente bene insieme che nessuno dei due aveva il coraggio di lasciare l'altro. Alla fine ne abbiamo parlato e siamo giunti alla conclusione che stavamo meglio come amici. Ovviamente in tutta questa storia Lily e io abbiamo legato tanto, ma, come ho detto prima, è diventata la mia migliore amica solo quest'anno. - Che dite, entriamo o rimaniamo a fissarci intensamente per le prossime cinque ore?- chiede Josh impaziente. - Io direi di entrare- dice Lily mentre io faccio una smorfia disapprovazione. Josh mi prende in braccio e ci incamminiamo verso i nostri armadietti, per poi andare nelle nostre aule con i libri giusti. Cinque ore e tanti scleri dopo Josh e Lily mi stanno accompagnando a casa. - Dovevate vedere la faccia di Cedric quando si è accorto che era entrato nel bagno delle ragazze! - esclama Lily, mentre io e Josh a stento riusciamo a camminare a causa delle risate. -Sembrava avesse visto un fantasma - continua lasciandosi coinvolgere dalle risate. - Charlie- mi chiama Josh, trattenedo le risate. -Che c'è?- chiedo cercando di rimanere seria. -Abbiamo passato casa tue da sette case- dice scoppiando a ridere. - Cazzo! - esclamo battendomi una mano sulla fronte. Ovviamente mi faccio anche male e questo scatena altre risate. Massaggiandomi la fronte leggermente arrossata saluto i miei migliori amici e torno indietro di sette case, raggiungendo la mia. Abito in una piccolla villetta con un piccolo giardino. All'interno è arredata con mobili leggermente antichi, di legno scuro. Ovviamente non in camera mia. Camera mia è tappezzata da poster di città che probabilmente non avrò mai la possibilità di visitare e un'intera parete è occupata da una cartina del mondo dove sono segnate tutte le città che vorrei visitare. Su ogni città c'è una puntina che attacca una piccola lista con su scritto le cose più importante da visitare. Per chi non lo avesse capito, AMO VIAGGIARE. Appena raggiungo la mia camera lancio la borsa sulla piccola poltrona blu notte, ormai sotterrata da una montagna di vestiti, e mi lascio cadere sul letto di faccia. -Tesoro - dice mia mamma affacciandosi dalla porta socchiusa. Rispondo con un grugnito. - Posso entrare?- chiede con un tono di voce leggermente agitato. Grugnisco di nuovo e faccio un piccolo gesto con la mano per farla entrare, senza però cambiare la mia posizione. Sento il materasso che si inclina e deduco che si sia seduta accanto a me. - Ho una notizia che non so quanto ti potrà piacere- inizia e mi appoggia una mano sulla schiena, come per tranquillizzarmi. Prende un respiro. - Ci trasferiamo- -CHE?! - esclamo girandomi di scatto e cadendo dal letto. -Dove? Perchè? Qunado?- continuo facendo spuntare la mia testa dal bordo del materasso. - A Sydney, ho trovato un lavoro, tra un paio di giorni...- dice rispondendo alle mie domande e abbassando il tono di voce nel dire l'ultima parte. - UN PAIO DI GIORNI?! E quando me lo volevi dire, scusa?- - Non lo sapevo neanche io. Oggi mi ha chiamato una mia vecchia amica dicendomi che suo padre è stato male e non riesce a prendersi cura del locale: mi ha chiesto una mano. Non potevo dirle di no! E poi mi paga... Sarà una cosa provvisoria, te lo prometto. Torneremo il prima possibile - spiega mia madre gesticolando agitata. Rimangoun attimo in silenzio, cercando di assorbire la notizia senza rimanere troppo scoinvolta. - Ma Sydney è in Australia?!- esclamo dopo pochi secondi. Annuisce, in ansia nell'attesa di una mia reazione alla notizia. - Va bene- dico semplicemente alla fine abbracciandola. -Non diciamo minchiate! - esclama Josh mentre gli do la brutta notizia in videochat la sera. -Ma sono seria!- dico allargando le braccia. -Non ci credo neanche se arriva Obama in mutande a dirmelo. Lily! - ed ecco Josh che chiama la sua adorata sorella gemella con la finezza di un bue muschiato su una lastra di ghiaccio. - Che cazzo vuoi?- sbotta lei. È una caratteristica di famiglia... -Charlie se ne va- grida Josh. - Deve solo provarci...- ribatte la sorella con un sorriso furbo. - Lily...- la interrompo - Josh non sta mentendo- In meno di due secondi la sua testa fa la comparsa nello schermo del computer e non ha un'espressione felice. -Non fare scherzi- mi ammonisce alzando un sopracciglio. - Ma perchè non mi credete?!- esclamo alzando gli occhi al cielo e abbandonandomi sulla sedia girevole con uno sbuffo. -Cazzo- dice Lily. -Cosa?- chiede Josh allarmato. -È seria- dice deglutendo. -CHE COSA?!- grida il ragazzo. - Ragazzi, calmatevi... è provvisorio- cerco di spiegare. - In che senso?- chiede Lily perplessa sedendosi sulle gambe del fratello per stare più comoda. - Nel senso che mia madre ha ricevuto un'offerta di lavoro da una sua amica che abita lì perchè il padre è stato male e non riesce a occuparsi anche del locale... - spiego cercando di rimanere calma. - Capito- dice Lily con sguardo pensieroso. -Per quanto? - chiede Josh. - Non lo sappiamo ancora , ma mi ha assicurato che non è una cosa definitiva, penso che sarà solo per qualche mese...- dico incerta. - E quando mi dovresti lasciare in balia di questo deficiente? - chiede Lily indicando con un pollice il ragazzo alle sue spalle e guadagnandosi uno scappellotto sul coppino. - Tra due giorni- dico inviandole un bacio volante e guadagnandomi un bellissimo dito medio. - Sentiamo- incomincia Josh - hai già scritto il tuo programma per girare tutta lo stato in due giorni? - chiedestato ridacchiando. -Smettila di prendermi in giro! Ero piccola e ingenua- dico mettendo il broncio. - Certo, adesso sei cresciuta, ma rimani lo stesso stupida - replica con un sorriso. - Impiccati - In poche parole, quando avevo 7 anni avevo programmato una visita ditutti gli Stati Uniti di due giorni. Praticamente non avevo tenuto conto delle ore di viaggio e avevo pensato che sarebbe bastato arrivare in un posto per spuntarlo dalla lunghissima lista. Non ero molto intelligente. - LO FACCIO IO!- esclama Lily saltando in piedi per poi cadere rovinosamente a terra. Scoppiamo tutti a ridere. - Ma dove ti trasferisci? - chiede Lily dal pavimento. - Sydney - - Un po' più lontano no? - commenta Josh ironico. Faccio spallucce. -Cretini, io vado a nanna che tra poco svengo - dico con uno sbadiglio. - Notte idiota- dicono in coro i due prima di chiudere la videochiamata. Sarà decisamente difficile stare lontana da questi due. CIAMBELLINEEE Allora, tanto per iniziare ci avviso che non ho molto tempo per aggiornare, quindi dovrete avere un po' di pazienza. In secondo luogo mi renderete una persona felice se mi lasciate un commento, un consiglio e, ovviamente, i complimenti sono ben accetti. Se avete desideri su come far continuare la storia basta dirlo: prenderò in considerazione ogni tipo di suggerimento ;) Chiedo scusa per la formattazione del testo: sto pubblicando dal tablet e questo è quello che riesco a fare :( Che altro dire... spero tanto che ci piaccia! -Fisifa

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

 

Quando suona la svegli è come se un elefante si fosse messo a ballare la samba sopra la mia povera testa. Ieri sera, nonostante stessi per svenire dal sonno, sono rimasta alzata fino a tardi a pensare al trasferimento. Più che altro mi preoccupa quanto staremo a Sydney. Stare lontano dai migliori amici non è che sia proprio una passeggiata…

 

Abbandono i miei pensieri filosofici sull’amicizia quando mia mamma entra strillando in camera.

- Alza quel bellissimo culo che ti ho generosamente creato e preparati per andare a scuola! – grida e mi metto la testa sotto il cuscino per attutire il suono della sua soave voce.

-Fatela smettere- borbotto da sotto il cuscino.

- Alzati – ripete gridando come un’ossessa.

-Va bene – dico uscendo dal letto caldo e morbidoso per  affrontare le urla di mia madre.

Praticamente tutto il tempo che passo a preparami, mia madre è tanto gentile da prestarmi le sue urla come colonna sonora della mattinata. Irritante.

 

Quando arrivo a scuola Lily mi salta al collo.

-Non respiro – dico cercando di sciogliere quell’abbraccio.

- Cazzi tuoi – ribatte senza allentare la presa.

- Vaffanculo! – esclamo scollandomela finalmente di dosso con suo grande disappunto.

Ridiamo e passiamo il tempo restante prima dell’inizio delle lezioni  a chiacchierare come se domani non dovessi partire.

 

Durante le lezioni non posso fare a meno di pensare a come cambierà la mia vita quando sarò a Sydney: conoscerò nuove persone, mi farò nuovi amici, sarà tutto diverso. Non ho ancora deciso se in positivo o in negativo.

Ovviamente mi mancheranno i venerdì sera con la pizza in compagnia di Josh e Lily. Mi mancherà essere trascinata contro la mia volontà in centinaia di negozi dalla mia migliore amica. E mi mancherà aspettare Josh dopo gli allenamenti al freddo. Anzi no, quello no.

 

Interrompo i miei pensieri quando vengo colpita da un tappo di una penna che mi ha lanciato Lily, probabilmente per attirare la mia attenzione.

- Oggi ti aiuto a fare le valigie – mi mima con le labbra.

Mi batto una mano sulla fronte e scuoto forte la testa. Questa mi bombarda con i tappi delle penne per dirmi che mi aiuta a fare le valigie?!

Non potevo certo fare amicizia con le persone normali, no, figurati. Facciamo amicizia con la gente che ti attacca con gli articoli di cartoleria.

 

Le prime ore della mattinata passano tranquillamente, senza interruzioni, fino a quando non arriva la pausa pranzo.

Si dovrebbe mangiare in mensa, ma solo i più coraggiosi lo fanno, gli altri digiunano o si portano il cibo. E, dato che oggi sono uscita di fretta, mi tocca digiunare. O forse no.

- Josh lo sai che ti voglio tanto tanto bene e che sei un migliore amico con le stelline? – chiedo facendo gli occhi da cucciolo quando lo vedo arrivare con un mega panino con cotoletta, insalata e pomodori.

- Con le stelline?- chiede perplesso.

- Non mi piacciono i fiocchi. Li trovo banali- spiego con un’alzata di spalle.

- Tieni, morta di fame – mi dice staccandomi un pezzo del suo panino, che ovviamente accetto sotto lo sguardo sconvolto di Lily.

- Fammi capire – inizia con gli occhi ancora spalancati – dai il tuo panino a lei e non a me che sono tua sorella?! – chiede traumatizzata.

Josh alza le spalle.

- Fanculo – dice lei addentando il suo panino al tonno lanciando briciole ovunque.

 

Mentre andiamo a prendere i libri per le lezioni il silenzio regna nei corridoi.

- Penso che mi mancherete – dico ad un tratto fissando un punto non definito di fronte a me senza smettere di camminare.

- PENSO?! – esclamano i due in coro.

- Okay, ne sono abbastanza sicura – mi correggo con un sorriso.

Improvvisamente mi sento stretta in un abbraccio da Josh.

- E io sono grassa che non mi abbracciate? – chiede Lily offesa.

- Vieni qua balenottera mia! – dico inglobandola nell’abbraccio.

Stiamo diventando troppo sentimentali. Vomito.

 

Le lezioni finiscono più in fretta del solito. O almeno credo.

Faccio ancora fatica a pensare che domani a quest’ora avrò già l’ansia per affrontare il mio prima giorno di scuola. Se sarò ancora viva.

 

Oggi vengono a casa mia Josh e Lily per aiutarmi a fare le valigie. In realtà non ci metto molto a fare la valigie, è solo una scusa per poter passare il maggior tempo possibile insieme prima che parta.

Il tempo passa velocemente mentre ridiamo e scherziamo e, quando mia mamma viene a chiamarci per la cena, si trova davanti uno spettacolo agghiacciante: io sto facendo finta di cantare sul letto usando una spazzola come microfono, Lily è arrotolata in una tenda e Josh… be’ Josh ha un paio di mutande di Hello Kitty in testa. E il bello è che io non ho mutande di Hello Kitty.

 

La serata si conclude in fretta tra abbracci e lacrime.

E la sera, prima di addormentarmi, non posso fare a meno di pensare a quanto sia stata fortunata a trovare quei due folli come migliori amici.

 

- SVEGLIAAA – grida mia madre.

- NON HO RUBATO IO IL PONY! – strillo alzandomi di scatto a sedere.

Mia madre mi guarda perplessa.

- Faccio finta di non aver sentito. Tu preparati che altrimenti perdiamo l’aereo – dice prima di uscire dalla stanza.

Mi stropiccio gli occhi realizzando che oggi partirò per Sydney, lasciando qua Josh e Lily.

Mi infilo un paio di pantaloni della tuta neri, una canotta verde e una felpa grigia con le mie amate scarpe consumate prima di andare a fare colazione.

 

Insomma, un’ora e mezza dopo io e mia mamma stiamo scendendo dal taxi in aeroporto quando noto Josh e Lily con un cartello.

“sarai sempre nei nostri cuori”

In realtà non è proprio un cartellone: è un foglio da disegno piccolo pieno di nostre foto, con la frase in nero scritta in alto.

Mi avvicino correndo come un’idiota e li abbraccio di slancio.

-Cazzo se mi mancherete – dico cercando di trattenere le lacrime.

I due ridacchiano. Lily è diventata una cascata umana e Josh… Josh si sta trattenendo dallo scoppiare in lacrime come una dodicenne in preda ad una crisi isterica.

Okay, adesso non si trattiene più.

E mi unisco anche io al club “Piangiamo tutti insieme appassionatamente”.

- Siamo troppo sentimentali- commenta Josh.

- Sinceramente adesso non me ne frega un cazzo di essere sentimentale – dico asciugandomi le lacrime e sciogliendo l’abbraccio.

- Come sei fine – mi prende in giro Lily.

Ridiamo tutti.

Noto mia mamma che mi aspetta per passare il metal detector. Ha già fatto imbarcare le valigie.

- Penso che sia il momento di andare – dico non toppo convinta.

- Muoviti – dice Lily asciugandosi le lacrime e sorridendo – Altrimenti arriverai in ritardo anche per prendere lo’aereo –

- Molto simpatica – ribatto con una linguaccia.

Ridiamo prima di salutarci con un “ci sentiamo stasera”.

Mi metto con mia madre in fila rimanendo in silenzio.

- Ti mancheranno molto – commenta mia mamma.

- Non sai quanto – dico in un sussurro mentre li vedo scomparire oltre le porte di vetro dell’aeroporto.

 

CIAMBELLINEEEE

Mi spiace di non aver aggiornato prima, ma con l'inizio della scuola dire che non ho tempo è un  po' come dire che Luke Hemmings è brutto.

Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto, ho già iniziato a scrivere anche il capitolo succesivo quindi non penso che tarderà ad arrivare.

Mi renderete un raviolino felice se mi lasciate un bellissimo commento.

Grazie e alla prossima.

Fisifa

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

 

Durante il viaggio in aereo mi sarebbe piaciuto moltissimo dormire. Appunto. Mi sarebbe piaciuto.

Per colpa del signore di 270 kg seduto accanto a me non ho chiuso occhio. Penso abbia ingoiato un trombone perché non è possibile russare così forte.

Mi è venuta voglia di soffocarlo con i tovagliolini che mi ha dato la hostess un paio di volte. Ma, dato che mi sento magnanima, ho trattenuto i miei istinti omicidi verso il prossimo.

Mia mamma invece dorme come un ghiro da quattro ore.

Ma come fa?!

A parte il ciccione rumoroso il viaggio sta andando bene, anche se passo la maggior parte del tempo a deprimermi ripensando ai miei due migliori amici e ai bei momenti passati con  loro.

Sto iniziando seriamente a pensare di essere masochista… bah, chi mi capisce è bravo.

 

Quando arriviamo all’aeroporto di Sydney ci viene a prendere Amanda, l’amica di mia mamma, che ci ha anche trovato un appartamento vicino al locale che, a quanto dice lei, fa proprio al caso nostro. Inoltre è anche vicino alla scuola e questo significa, con mio grande sollievo, che non dovrò alzarmi troppo presto per andare a scuola.

 

- Allora, com’è andato il viaggio? – chiede gentilmente Amanda.

- Bene grazie – dice mia mamma.

- Parla per te. Tu hai dormito tutto il tempo, mentre io mi sono subita il trombone umano per tutto il volo – borbotto infastidita.

Amanda ride.

Cazzo ridi?! Non eri tu quella sull’aereo!

- Comunque tra poco siamo arrivate. Vi faccio lasciare le valigie nell’appartamento e poi vi faccio fare il giro della città, così vi mostro anche il locale – spiega velocemente.

 

L’appartamento non è molto grande, ma comunque ben arredato e molto carino: un soggiorno molto spazioso, cucina abitabile, un bagno  e due camere da letto. Lascio velocemente le borse in quella che sarà la mia camera da letto per un periodo indefinito e scendo le scale di corsa per non far aspettare Amanda.

- Al locale andiamo a piedi, tanto è vicino – annuncia Amanda.

CHE COSA?! Io mi sono fatta due piani di scale di corsa rischiando di cadere ogni due gradini e adesso devo camminare ANCORA?! Uccidetemi.

Probabilmente devo avere una faccia davvero sconvolta perché quando mia mamma ci raggiunge ridacchia dicendo – Dai tesoro, sono solo 10 minuti di camminata –

DIECI MINUTI?! Piango.

 

Fatto sta che mezz’ora dopo sto vagando da sola per le strade di Sydney. Mamma e Amanda si sono fermate al Mystic, il locale di Amanda, per parlare dei turni che dovrà fare mia madre.

Ovviamente preferisco passeggiare da sola ed esplorare la città che rimanere ad ascoltare quelle due che parlano sempre di lavoro.

Adesso sono davanti alla mia futura scuola: un edificio di mattoni rossi, con larghi scalini che portano al grande portone di vetro e legno scuro dell’ingresso. A intervalli regolari ci sono larghe finestre che danno sulle aule vuote.

È molto triste.

Troppo triste.

Insomma, perfetto per una scuola.

Manca solo un pizzico di disperazione ed è perfetta!

 

Cammino distrattamente sul marciapiede mentre mi allontano dalla scuola.

Mi ricordo che devo chiamare Lily, quindi tiro fuori il telefono e compongo il suo numero, che ormai conosco a memoria. Dopo un paio di squilli mi risponde.

- Ehi cretina! – dice trapanandomi un timpano.

- Cazzo gridi mongola! – ribatto ridacchiando mentre allontano il telefono dal mio povero orecchio.

- CIAO CHARLIEEE- grida Josh in sottofondo. Evidentemente è un gene di famiglia…

- Salutami quell’idiota di tuo fratello che strilla come una gallina –

- Ma tu sei una gallina – mi riprende Josh.

- Allora sei una capra – dico semplicemente.

- Non mi piacciono le-

- NON HAI CHIAMATO PER SCEGLIERE QUALE ANIMALE TI RAPPRESENTA! –scatta Lily senza far finire di parlare il fratello.

Scoppio a ridere immaginando la faccia scioccata di Josh.

- Com’è andato il viaggio? – chiede con un tono dolce e carino, tutto il contrario di quello che ha usato due secondi fa.

- Una merda ma fa niente – dico sospirando.

- Fammi indovinare: ciccione che russa? – domanda Josh.

- E tu come lo sai? – chiedo perplessa.

- È sempre colpa dei ciccioni che russano – ribatte ovvio.

 

Chiacchieriamo per un po’, parlando del più e del meno, organizzandoci su cosa fare appena verranno a trovarmi e cose del genere.

Mentre parlo al telefono torno a casa, stando attenta a memorizzare la strada e a non perdermi.

Arrivo a casa senza intoppi, cosa veramente strana, dato che sono riuscita a perdermi nella gioielleria più piccola della città. Ed era una sola stanza.

Sono rimasta traumatizzata da quell’esperienza… forse è per questo che adesso sono così strana… bah, chi lo sa.

 

- Mamma sono a casa! – dico aprendo la porta con le chiavi che mi ha dato prima Amanda.

- Tesoro, mi stavo preoccupando, sono quasi le otto! – esclama mia mamma con un sospiro.

- Mi ero fermata a guardare la scuola e poi sono stata al telefono con Lily e Josh mentre tornavo a casa, quindi ci ho messo un po’ di più-  spiego con un’alzata di spalle.

- Va bene tesoro, adesso vieni a mangiare –

 

Amo quando cucina mia madre, è veramente una cosa spettacolare, per non parlare dei DOLCI! Sono qualcosa di illegale.

Appena finiamo di mangiare le do una mano a sparecchiare per poi andare in camera mia per preparare la borsa per la scuola.

Non capisco perché ma so che sarà una giornata stancante e movimentata.

La sera vado a dormire con la paura che questa avventura possa cambiarmi la vita in negativo.

Mi devo assolutamente addormentare, non è da me fare pensieri intelligenti. Di solito sono tipo “ Oh, guarda! UNA MOSCA!” quindi direi che è meglio fare una bella dormita.

 

 

Il rumore fastidiosamente assordante e insistente della sveglia alle 7:15 del mattino mi fa alzare con il piede sbagliato. Infatti mi coordino male e cado. Ottimo.

Con un urlo frustrato spengo la sveglia con un pugno per poi lanciarla nell’armadio e chiudercela dentro.

L’importante è mantenere la calma, eh.

Scendo a fare colazione con la velocità di una lumaca a rallentatore, ma fa niente.

Dopo dieci minuti, contro tutte le mie aspettative, sono fuori di casa, vestita con un paio di pantaloni della tuta larghi, una maglia larga e un felpone. Decisamente la femminilità non mi si addice.

Sono una tipa sportiva e un po’ maschiaccio.

Un po’ tanto maschiaccio, ma dettagli, eh.

 Arrivo davanti alla scuola in anticipo per passare dalla segreteria.

- Buongiorno –dico ad una signora bionda e troppo magra che siede alla scrivania della segreteria.

- Dimmi pure cara – dice con voce stridula e un sorriso fin troppo incoraggiante per essere naturale.

- Sono Charlotte Miller, la nuova studentessa –inizio prima che la vecchia mi interrompa.

- Benvenuta cara, questo è il tuo orario – spiega porgendomi un foglio con una grande tabella – adesso ti faccio fare un breve giro della scuola – dice alzandosi dalla sua postazione.

 

Il giro della scuola per fortuna è breve e conciso. La vecchietta, tutto sommato, ha delle ottime capacità riassuntive. Adesso sto prendendo i miei libri dal mio armadietto, il numero 394. è azzurro, con il numero grande in nero.

Sto ancora sistemando le mie cose quando suona la campanella e, in meno di dieci secondi, riesco a riconoscere quattro ragazzi: non sono quelli popolari, ma sono quelli che vengono rispettati ugualmente. Lo si nota da come gli altri cercano di non infastidirli e di come, allo stesso tempo, vorrebbero farsi notare.

Mi accorgo che li sto fissando da troppo tempo e potrei sembrare pazza quindi mi affretto a tornare al mio armadietto.

Dopo aver (finalmente) preso l’occorrente, chiudo l’armadietto e, appena mi giro, vado a sbattere contro qualcuno e i libri vengono generosamente  spalmati per tutto il pavimento.

- Ma Santa Patata, che punizione divina è mai questa?! – esclamo iniziando a raccogliere i libri.

- Ehi, stai bene? – mi chiede una voce maschile.

Alzo lo sguardo e trovo i quattro ragazzi che mi guardano divertiti. Uno in particolare mi sta guardando come se aspettasse una risposta e probabilmente è stato lui a parlare.

- A parte i libri spalmati per terra, sto bene, grazie –dico con un’alzata di spalle.

Ridacchiano.

CHE CAZZO RIDONO?! ADESSO GLI METTO UN PENNARELLO NEL NASO FINCHÈ  NON DIVENTANO DEI PONY E POI VEDIAMO CHE RIDE ANCORA.

-Devo andare – dico superandoli senza dire niente.

Sembrano interdetti, ma non mi fermano. Meglio per loro.

Direi che è iniziato magnificamente il mio primo giorno di scuola.

 

CIAMBELLINEEEE

Ecco avoi il secondo capitolo! *si inchina davanti al pubblico inesistente*

Spero che la storia vi stia piacendo. Mi spiace non riuscire ad aggiornare molto velocemente, ma sono abbastanza impegnata. Se vi interessa ho già pronti i prossimi due capitoli, ma sono salvati sul telefobo e li devo pubblicare dal pc, quindi ci metto un po' a ricopiarli.

COOOOOMUNQUE se lasciate un commento mi renderete una scrittrice felice (ho anche fatto la rima)

ALLA PROSSIIIMAAA

Fisifa

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Raggiungo la mia aula, che ovviamente è quella più lontana, e prendo posto in fondo all’aula, vicino al muro. Mi è sempre piaciuto quel posto, quello nell’angolino, dove sembra che nessuno ti veda, dove puoi tranquillamente appoggiarti al muro per schiacciare un pisolino mentre la prof interroga. Penso sia il posto perfetto. Ed è mio.

Pochi minuti dopo entrano alcune ragazze nell’aula. Sono cheerleader.

Le odio.

Vanno in giro per la scuola nelle loro odiose gonnelline anche quando non devono, si scopano tutta la squadra di football e giudicano chiunque si trovi nella loro visuale.

Vengono verso di me, in branco, perché ovviamente non hanno le palle per affrontarti da sole.

- È il mio posto – mi dice probabilmente la capa (???).

Bionda, faccia da schiaffi, sorriso falso come le sue tette… si, dovrebbero essere lei il boss.

- Okay – dico iniziando a svuotare la cartella e ad appoggiare le mie cose sul banco.

- Ho detto che quello è il mio posto – ribatte con una voce altamente irritante.

- Non sono sorda – dico tranquilla.

- Te ne devi andare – sbotta con una voce acuta ed estremamente molesta.

- E perché mai? –

- Perché è il mio posto – oh, è proprio convinta che le dia ascolto, POVERA ILLUSA.

Non ha capito che non mi sposto di mezzo banco neanche se arriva Brad Pitt in intimo a chiedermelo. Magari in quel caso sarei disposta a condividerlo, forse.

- Quindi? Non vedo il nesso – continuo.

- Alzati e vattene dal mio posto – dice cercando di essere minacciosa.

A me sembra solo ridicola con quella voce da paperella di gomma.

- Mi dispiace, declino l’offerta – dico aprendo il quaderno nello stesso momento in cui entra il professore in classe.

Charlie 1, Stronza 0.

 

La lezione trascorre tranquilla, senza intoppi, fino all’ora di pranzo. Il cibo della mensa, come previsto, sembra uscito dal deretano di una mucca.

Prendo la sbobba  dal colore e dalla forma indefiniti e mi siedo ad un tavolo vuoto e isolato.

Dopo neanche cinque minuti, ecco che arrivano le cheerleader e si avvicinano ad un tavolo. Fortunatamente non si tratta del mio, dato che al momento sono molto presa dall’analisi del “cibo” e non sarei abbastanza concentrata per litigare come si deve con le troiette rifatte.

Divento improvvisamente una vecchia pettegola e cerco di capire chi ci sia di tanto importante in quel tavolo. Sono i tipi di questa mattina, quelli che tutti rispettano. Bah. Secondo me sono simpatici anche se hanno una faccia che farebbe scappare anche l’animale più felice della terra (NdA andate a vedere qualche immagine del QUOKKA, è una specie di canguro piccino e ciccioso che sorride sempre).

Mi metto ad osservarli, rinunciando definitivamente all’identificazione del cibo.

Sono tutti alti e muscolosi. Una ha i capelli… VERDI?! Già, verdi. Ho visto bene.

Comunque stavo dicendo che ha i capelli verdi e gli occhi chiari. Carino dai.

Un altro ha una bandana in testa, tanti riccioli che sparano ovunque e gli occhi probabilmente sul verde. Passabile.

Il figaccione numero tre ha i capelli biondi tirati su in un ciuffo che sfida la legge di gravità e, a quanto pare, vince anche. Ha gli occhi azzurri e un piercing supersexy al labbro inferiore. Qualcuno vuole essere violentato.

Infine l’ultimo, ma non meno figo degli altri, il tipo che mi ha parlato stamattina: capelli castani, occhi scuri e tratti tipicamente asiatici. Probabilmente sarà di origine filippine o una cosa simile.

Comunque non sono tanto brutti. Sono carucci, ecco.

OKAY, SONO DEI FIGHI DELLA MADONNA CHE TI INCITANO A VIOLENTARLI, ma fa niente. Alla fine non cambia molto tra i due pareri.

 

Il pranzo trascorre tranquillo con le troiette che si spalmano sul tavolo dei bei tenebrosi.

Quando ricominciano le lezioni occupo lo stesso posto di prima: in fondo all’aula nell’angolino. Ma ovviamente neanche questa volta sono stata graziata, infatti qualcuno si avvicina al mio posto, di nuovo.

- Quello è il mio posto – dice una voce maschile.

- Non c’è scritto il tuo nome – ribatto senza alzare gli occhi.

Ho la testa appoggiata tra le braccia incrociate sul banco.

- Invece sì – ribatte.

Alzo la testa e mi ritrovo Mr. CapelliColorati che mi fissa con un sorrisetto. Insieme a tutto il resto della classe.

Sbuffo e tiro fuori l’astuccio dallo zaino sotto lo sguardo curioso di tante persone che vogliono fare le vecchie pettegole. Ne tiro fuori un pennarello indelebile fine e scrivo il mio nome sul bordo del banco, in modo che non si noti più di tanto.

- Adesso c’è anche il mio – dico con un sorriso soddisfatto sotto gli occhi spalancati della classe che mi fissa.

- Se volete farmi una foto, guardate che dura di più – dico stizzita.

Il pubblico si disperde in un tempo record mentre Mr. HoUnaLattugaInTesta continua a fissarmi.

- Che c’è? – chiedo scocciata.

- Io ti amo – dice con gli occhi che brillano.

Alzo un sopracciglio.

- Che problema ti affligge? – chiedo perplessa.

- Sei nuova? – chiede ignorando completamente la mia domanda.

- Si…? – rispondo perplessa e incerta.

Comincia a spaventarmi questo ragazzo.

- Ti spiego cosa è appena successo –

- Ti ascolto –

- Sono uno dei ragazzi più popolare della scuola, uno che si fa rispettare, uno che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno…-

- Poco modesto mi dicono – commento ironica.

- Ovvio. Comunque ogni volta che parlo con qualcuno, tutti sono impauriti, ma io non voglio questo! E tu mi hai appena reso felice come un unicorno tenendomi testa in quel modo - dice quasi commuovendosi.

-Ok – dico

- Dici solo ok?!- chiede sconvolto.

- Esatto. Complimenti hai superato la prova dell’udito – dico ironica.

Sorride.

Adesso lo ammazzo se non la smette.

- La smetti di sorridere? Sei inquietante –commento.

- Sono felicissimo – dice con un sorriso che va da orecchio a orecchio mentre si gira verso il prof che sta spiegando alla lavagna.

 

Al suono della campanella di fine lezione, dopo due ore di storia, tiro un sospiro di sollievo. Inizio a raccogliere le mie cose per tornare finalmente a casa, ma vengo interrotta da Mr. CapelliColorati.

- Comunque mi chiamo Michael – dice porgendomi la mano.

- Charlotte, ma chiamami Charlie – dico stringendo la sua mano con un sorriso abbastanza timido.

Prendo lo zaino in spalla ed esco dalla classe.

- Senti – dice raggiungendomi- questo pomeriggio esco con i miei amici, ma sono tutti con le loro  “fidanzate” cheerleader… non è che verresti con me? Come amica, chiaro…- si affretta ad aggiungere mettendo le mani davanti.

- Dipende- dico pensierosa- ci sarà da litigare? –

- Potrebbe anche darsi – dice incerto.

- Allora ci sono – dico con un occhiolino.

- Perfetto- dice con un sorriso smagliante.

- Posso chiederti una cosa? – chiedo ad un tratto guardandolo.

- Dimmi tutto-

- Come mai sono tutti così rispettosi nei vostri confronti? Sembrano quasi spaventati…- spiego dando voce ai miei dubbi.

- All’inizio eravamo degli studenti normalissimi. Poi io, Luke, Ashton e Calum abbiamo formato una band. Ci prendevano tutti un po’ in giro per questa iniziativa, e spesso eravamo le vittime perfette per qualsiasi tipologia di scherzo… questo fino a quando non abbiamo iniziato a guadagnare fama sul web. Da allora tutti sono molto rispettosi nei nostri confronti: hanno paura di una nostra possibile vendetta-

- Ma avete intenzione di vendicarvi sul serio? – chiedo curiosa.

- No, ma non facciamo niente per fargli credere il contrario, così continueranno a rispettarci. In realtà non abbiamo mai fatto niente che facesse pensare ad una vendetta, ma tutti lo danno per scontato. Stanno lontani da noi nel timore  di essere la vittima. Sei la prima che ci parla tranquillamente – spiega velocemente guardando per terra.

Una ciocca verde ciondola davanti agli occhi e non posso fare a meno di pensare che sia davvero sensAZIONALE COME QUEL COLORE SIA STRANO. GIÀ.

- Mi sento onorata – dico mettendomi una mano sul petto e facendo una faccia commossa, asciugandomi una lacrima inesistente.

Mike si mette a ridere e, di nuovo, penso che sia davvero belliCOSO. VERAMENTE UN TIPO VIOLENTO.

Chi prendo in giro. È fottutamente perfetto.

Mi schiaffeggio mentalmente per i miei stupidi pensieri prima di salutarlo e andare verso casa.

 

- SONO A CASAAA – grido quando entro in casa prima di ricordarmi che mamma è al locale.

Chiudo la porta alle mie spalle facendola sbattere leggermente e lancio con poca grazia lo zaino sul divano.

Dopo minuti sento vibrare il telefono.

Un messaggio.

 

Alle 16:00 davanti al bar accanto alla scuola.

Mike

 

COME FA AD AVERE IL MIO NUMERO?!

 

Come fai ad avere il mio numero? Sei uno stalker? Un maniaco?

 

Scrivo velocemente la risposta prima di andare in camera mia e scegliermi cosa mettere.

Oh, no, aspettate. Lo so già cosa mi metto.

La mia adorata tuta nera e la maglia dell’Hard Rock di New York, regalo di Lily.

Scrivo un messaggio a Lily dicendo che l’avrei chiamata nel pomeriggio quando appare una notifica.

 

Sapessi

 

È la risposta di Mike

 

Sappi che sei simpatico come una mano nel culo che saluta…

 

Come siamo dolci e delicate

 

Lo so, me lo dicono in molti

 

Non do a Mike il tempo di rispondermi perché lancio il telefono sul letto, che ovviamente rimbalza e cade per terra. Ignorando il tonfo vado a farmi una bella e rilassante doccia calda: devo affrontare un bellissimo pomeriggio con le cheerleader, dopotutto.

Dopo la doccia mi vesto al volo e mi accorgo che è ora di andare.

Pendo le chiavi di casa, il telefono e dieci euro e metto tutto a caso nelle tasche della tuta prima di uscire di casa, facendo sbattere la porta con la delicatezza di un carro armato.

 

CIAMBELLINEEE

Scusate il ritardo madornale, ma non sono proprio riuscita ad usare il computer in questo periodo, perdonate questa povera ragazza rincretinita dalle fanfiction.

Comunque spero che il capitolo vi piaccia e spero vivamente di riuscire ad aggiornre al piuù presto, magari entro la settimana

Eeee niente, se lasciate un commento mi rendete una persona felice come un pinguino.

Detto ciò, ADDIO.

FISIFA

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