Harry e Heather Potter: la camera dei segreti

di clif
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** posta mancata ***
Capitolo 3: *** Dobby, l'elfo domestico ***
Capitolo 4: *** regalo di compleano ***
Capitolo 5: *** la tana ***
Capitolo 6: *** risultati (capitolo extra) ***
Capitolo 7: *** appuntamento la ghirigoro ***
Capitolo 8: *** la famiglia Malfoy ***
Capitolo 9: *** Gilderoy Allock ***
Capitolo 10: *** scritte sui muri ***
Capitolo 11: *** i sospetti di Hermione ***
Capitolo 12: *** Quidditch ***
Capitolo 13: *** il club dei duellanti ***
Capitolo 14: *** la pozione Polisucco ***
Capitolo 15: *** possibile?! ***
Capitolo 16: *** acromantule ***
Capitolo 17: *** la camera dei segreti ***
Capitolo 18: *** l'erede di Serpeverde ***
Capitolo 19: *** discorsi notturni ***
Capitolo 20: *** la promessa ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Un nuovo anno sta per cominciare ad Hogwarts, ma neanche questa volta sarà una passeggiata per i gemelli Potter…

Un antico e pericoloso  mistero sta per tornare alla luce… di nuovo…

Questa volta sarà ancora più difficile per il giovane Harry Potter…

Un mostro che attacca tutti i mezzosangue presenti nella scuola, elfi impiccioni, bolidi assassini e macchine volanti.

Dovrà affrontare tutto questo, e dovrà farlo con un aiuto in meno.

La fiducia della persona che Harry ama di più, verrà messa in dubbio.

Possibile che dietro a tutto quello che succederà durante l’anno ci sia proprio lei?


Sequel della storia “Harry e Heather Potter_ la pietra filosofale”

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Capitolo 2
*** posta mancata ***


-Adesso sono veramente stufo!- Ruggì Harry. Non potevano andare avanti così. Era da più di un mese che sua sorella ignorava il problema.

-Ti vuoi dare una calmata? Ti stai scaldando per un non nulla- Gli rispose lei, con tutta tranquillità. Era intenta a finire i compiti che le aveva dato il professore di pozioni, Severus Piton, e non aveva alzato la testa neanche per un momento.

-Te lo giuro, Heather. La prossima volta, me lo cucino quel tuo stupido rettile- Sibilò Harry, in direzione del pitone della sorella. Samuel. Era ormai la terza volta che succedeva, e soltanto nell’ultima settimana. Il pitone aveva tentato di mangiare Edvige, la civetta bianca del fratello.

Una volta ci era andato parecchio vicino. Se Harry fosse intervenuto anche solo un secondo dopo, non ne sarebbe rimasta neanche una piccola piuma.
-Dovresti stare più attenta a quel pitone. È incredibile che gli zii mi obblighino a tenere Edvige in gabbia, mentre a te permettono di far scorrazzare quel coso liberamente per tutta la stanza- Disse, ancora parecchio arrabbiato. Decise poi di calmarsi, o almeno tentare.

-Sappi una cosa, Heather. La prossima volta che succederà una cosa del genere, non ti farò più usare Edvige per mandare la posta… sono stato chiaro?- Domandò, cercando di mettere una nota dura nella voce. A quel punto Heather alzò, per la prima volta, la testa dai libri e lo guardò attentamente.


-Questo sarebbe un ricatto, per te? Ti devo ricordare che non abbiamo ricevuto neanche una lettera da quando sono iniziate le vacanze?- Gli chiese, con aria tagliente. A quelle parole, la stanza cadde in un imbarazzante silenzio.

Nessuno dei due aveva ricevuto un messaggio da uno dei suoi amici. Harry era rimasto parecchio deluso: si aspettava che Hermione e Ron lo avrebbero tempestato di lettere, ma così non era stato. Aveva aspettato per settimane di vedere dalla finestra un gufo, ma inutilmente.

Anche Heather era rimasta un po’ seccata, anche se non lo avrebbe ammesso, neanche sotto tortura. Al ritorno da scuola, sull’espresso di Hogwarts, aveva scambiato con le altre ragazze Serpeverde (Pansy Parkinson, Daphne Greengrass, Millicent Bulstrode e Caroline Prince) il proprio indirizzo, in modo che si sarebbero potute sentire durante l’estate. In realtà Heather non era molto eccitata all’idea di scrivere loro, ma era rimasta un po’ offesa dal  fatto che le altre non lo avessero fatto.

Passi pure Pansy, Daphne e Millicent che, come lei, non sprecavano molto del loro tempo su certe sciocchezze, ma da Caroline si aspettava almeno una lettera a settimana, era parecchio seccata dalla cosa. Ed anche, anche se non lo avrebbe mai ammesso, un po’ offesa.

-Lascia stare, tieni la gabbia del tuo uccellaccio in lato, lontano dalla portata di Samuel, così non ci saranno problemi- Liquidò la faccenda con queste semplici parole. Harry fece per aggiungere altro, rosso di rabbia ed indignazione, ma la sorella si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta.

-Vado a farmi una doccia… meglio sbrigarsi prima che arrivi quel mezzo maiale di Dudley, e occupi tutto il bagno per 3 ore- Detto questo uscì, lasciando la stanza nel più completo silenzio. Harry tirò un sospiro.

Rimase per 15 minuti in silenzio ed immobile, poi guardò la civetta. Forse il suo consiglio non era poi così sbagliato. Prese la gabbia di Edvige e la mise sopra l’armadio: li sopra, quel serpente, non l’avrebbe potuta raggiungere.

Osservò per un attimo i movimenti del grosso rettile: non sembrava, per il momento, interessato alla sua civetta bianca. Meglio così. Si diresse anche lui verso la porta. Voleva sgranocchiare qualche piccolo snack, prima dell’arrivo degli zii, ma inavvertitamente intruppò alla scrivania dove la sorella, fino a pochi minuti prima, stava studiando.

Alcuni dei suoi libri caddero a terra. Mentre era intento a raccoglierli, Harry pensò che sarebbe stato meglio cominciare i compiti per le vacanze. Il professor Piton lo odiava, non avrebbe perso occasione per punirlo. Aveva quasi finito di raccogliere il tutto, quando notò un libro con la copertina nera.

Non avevano un libro simile tra quelli di scuola. Lo afferrò un attimo e lo guardò: era di media-piccola grandezza, non troppo spesso e con una copertina in pelle nera, le pagine erano ingiallite dal tempo. Fece per aprirlo,  ma qualcuno glielo strappo con forza dalle mani. Heather, appena tornata dalla doccia, lo aveva visto con il suo libro in mano e, con una rapidità incredibile, se l’era ripreso.

-Chi ti ha detto che puoi prendere le mie cose?- Domandò con un tono di voce incredibilmente simile al sibilo di una serpe. Harry rimase un attimo spiazzato di fronte alla reazione della sorella, le sembrava un po’ esagerata, in fondo non stava facendo nulla di male. Decise comunque di non insistere.

-Scusami, lo stavo solo raccogliendo. Ti era caduto mentre uscivi per andare in bagno- Piccolo bugia. Non aveva intenzione di aprire anche un altro dibattito, quando era arrabbiata, Heather sarebbe stata capace anche di credere che gli avesse fatto cadere le cose di proposito. La sorella, con uno sbuffo, prese tutte le sue cose e le infilò nel baule.

-Facciamo così: io farò in modo che Samuel non si avvicini più al tuo pollo bianco, e tu non curioserai più tra le mie cose. Siamo d’accordo?- Harry annuì, sempre più convinto che la reazione di Heather fosse esagerata, ma troppo preoccupato per la sua incolumità per dirglielo in faccia. Quando la Potter si arrabbiava, era sempre meglio non stuzzicarla. La ragazza fece per aggiungere qualcosa, ma fu interrotta da un vocione proveniente dal piano terra.

-Ragazzi! Scendete subito!- la voce era inconfondibile. Era quel tricheco dello zio Vernon. Da quando i loro genitori erano morti (loro avevano soltanto un anno) erano stati affidati ai parenti della madre: la zia Petunia, era la sorella della madre, lo zio Vernon, il marito di lei, e il loro adorato Dudley, il cugino ciccione.

Loro, a differenza dei gemelli, erano dei semplici babbani. Ossia erano delle persone senza poteri magici. E trattavano i due nipoti con cattiveria, perché li trovavano strani e pericolosi… specialmente dall’anno precedente, quando erano partiti per la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

-Andiamo a vedere cosa vuole- Disse sconsolata Heather, ma con un piccolo ghigno sul volto. Harry tirò interiormente un sospiro di sollievo: si era già scordata della loro discussione sul libro.

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Capitolo 3
*** Dobby, l'elfo domestico ***


-Ce ne avete messo di tempo- Esclamò burbero l’enorme tricheco, altrimenti noto come “zio Vernon”. Aveva chiamato i due gemelli per metterli al corrente di una novità. Fosse dipeso da lui, li avrebbe lasciati a marcire dentro la loro camera, ma era indispensabile che tutti ascoltassero ciò che aveva da dire.

Chiamò a raccolta anche sua moglie, Petunia Dursley, e il loro “adorato” figlioletto, Dudley. Sia lui che suo padre erano grossi tanto quanto un orca assassina, erano riusciti a battere un record mondiale: diventare più larghi che alti. La moglie invece, la sorella della madre dei due gemelli, era secca come uno spillo.

-Scusaci zio, ma…- Cominciò a dire Harry, ma fu prontamente interrotto da Vernon.

-Non mi interessano le tue scuse, adesso vi voglio tutti attenti perché devo informarmi di una cosa molto importante- Cominciò a dire lui, rivolgendosi a tutta la famiglia. Ma in particolar modo alla moglie e al figlio.

-Vi avevo già informato che tra poco arriveranno due ospiti molto importanti…- Cominciò a dire l’enorme ippopotamo umano. I suoi baffi sembravano vibrare per quanto era eccitato.

-… Ma non vi ho detto la parte migliore, se l’affare con quest’uomo andrà in porto, saremo a dir poco ricchi…- Strillò in un modo a dir poco stridulo. Harry pensò che sembrasse un pazzo. Heather invece lo prese per una checca pazza.

Nonostante le facce da funerale dei due gemelli, gli altri abitanti della casa accolsero la notizia con estrema gioia. Avidi e capricciosi com’erano, i Dursley avrebbero fatto di tutto pur di avere più soldi da spendere. Non sarebbero stati certamente gli unici, ma loro avrebbero venduto anche l’anima al diavolo, molto probabilmente.

-Adesso voglio che ognuno di voi sia pronto per quando i nostri benamati ospiti…- Detto questo la bella famigliola, e con bella famigliola si intende maglie e figlio, si mise in fila e sull’attenti. Sembrava un film sulla guerra, di un livello piuttosto mediocre tra l’altro.

-Petunia, hai preparato tutte le pietanze che ti avevo elencato?- Domandò il marito seriamente, anche se si poteva ben notare una nota tremolante nella voce.

-Certamente!- Disse lei. mancava solamente il saluto militare, e tutti avrebbero pensato che stessero andando sul serio in guerra. Vernon annuì compiaciuto, poi continuò col dire.

-Quando suonerà il campanello, dovrai scattare dalla cucina, portare gli antipasti a tavola e rimanere al centro del salotto… ovviamente quando entreranno, li accoglierai con un sorriso- Harry guardò con timore sua sorella, si stava spazientendo, non ne poteva più di rimanere lì impalata. Sarebbe finita male. Molto male. Ne era sicuro.

-Invece tu, Diddino…- Disse l’omone, indicando l’amato figlioletto. Figlioletto che intanto stava infilando in bocca e sgranocchiando delle patatine.

-… Tu adesso dovrai metterti di fronte alla porta ed aspettare. Appena sentirai il rumore di un motore, dovrai prepararti; ed appena il campanello suonerà, aprirai la porta con eleganza ed inviterai i nostri cari ospiti ad entrare- Il figlio annuì con in grosso testone, facendo volare ovunque delle briciole di patatine. A quel punto l’attenzione si concentrò tutta sui due gemelli. Subito l’aria divenne molto pesante.

-Invece voi due rimarrete tutto il tempo in camera vostra. E guai a voi se dovessi sentire anche solo il più piccolo rumore!- Grugnì come minaccia. Harry ricacciò indietro una rispostaccia, e annuì. Heather invece fu molto più teatrale, come suo solito, d’altronde.

-Ci hai fatto venire giù per dirci solo questo? Potevi evitare di farmi sprecare del tempo prezioso. Ma tu guarda, stupido babbano- Disse Heather, mentre risaliva le scale. Facendo il tutto con estrema tranquillità. Vernon divenne rosso, anche se non aveva capito l’ultima parte, aveva capito che fosse un insulto. Ma la sua rabbia scemò quando sentì il rumore di una macchina in avvicinamento.

Subito ordinò a Petunia e a Dudley di mettersi ai loro posti, e fece gesto ad Harry di raggiungere la sorella al piano di sopra. il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, cominciando a correre per raggiungere Heather. All’altezza del corridoio, però sentirono una voce serpentesca.

-Vai via da qui!-I due gemelli si guardarono per un attimo confusi. Poi entrambi capirono.

-È Samuel. Cosa gli sarà successo?- Sospirò spazientita Heather. Non era la prima volta che sentivano il grosso rettile lamentarsi. Era più viziato di quanto sembrasse.

-Non avrà mica raggiunto Edvige?!- Domandò agitato, Harry. Senza aspettare oltre, si fiondò in camera, ma quello che gli si parò davanti non era ciò che si aspettava. Edvige era ancora al sicuro sul mobile in alto, ma gracchiava in direzione del letto. Sul letto vi era Samuel che cercava di azzannare una creaturina strana.

-Samuel fermati!- Ordinò Heather, parlando nella lingua del serpente. Il grosso rettile si acquietò allontanandosi dallo strano essere, non prima però di avergli lanciato un ultimo sibilo. L’esserino, appena resosi conto che il pericolo era passato, smise di tremare di paura e guardò i due gemelli. I suoi occhi esprimevano gratitudine e una gioia profonde.

-Harry ed Heather Potter… che grande onore conoscervi- Disse la creaturina. Aveva delle grosse orecchie a punta, esattamente come il naso, dei grossi occhioni e degli stracci al posto dei vestiti.
-Scusa ma tu co…- Harry stava per dire “Cosa sei” ma gli sembrava troppo offensivo. Peccato che Heather non fosse dello stesso avviso.

-Cosa sei?- Domandò la giovane strega. Harry le lanciò un occhiataccia, come a voler dire “complimenti per il tatto”, ma lei lo ignorò completamente. In ogni caso, la creaturina non parve essersela presa per quella domanda. Anzi. Sorrise ancora di più e si presentò.

-Io sono Dobby, signora…- Disse riferendosi ad Heather, dato che in fondo la domanda era da parte sua.

-… Dobby, L’elfo domestico- Si presentò il piccolo elfo, aggiungendo un piccolo inchino alla fine del discorso. I due fratelli si guardarono con un sopracciglio alzato. Entrambi avevano la stessa domanda.

-Come mai sei qui?- Chiese Harry, quello più calmo e paziente dei due. A quella domanda, la piccola creaturina si incupì. Sembrava preoccupata, cominciò a tremare e rispose.

-Sono venuto ad informarvi di un pericolo. un complotto, signori. Quest’anno i gemelli Potter non dovranno andare ad Hogwarts, altrimenti saranno in grave pericolo- Disse tutto d’un soffio.

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Capitolo 4
*** regalo di compleano ***


Harry guardò Heather, con sguardo confuso. Cosa intendeva dire il piccolo Dobby? Quale pericolo avrebbero corso? Il ragazzo sembrava sconcertato, mentre la sorella era semplicemente seccata.

-Di cosa stai parlando?- Domandò la ragazza, con un tono di voce leggermente alto. Harry tentò di calmarla, ma inutilmente. Poteva diventare più pericolosa di una serpe, quando si arrabbiava. L’elfo scosse la testa, facendo intendere di non poter rivelare oltre.

-Perché non puoi dircelo? Si può sapere?- Domandò Heather, ancora più seccata di prima. Dobby cominciò a stringersi forte le orecchie, sembravano due stracci.

-Heather, non insistere- Il fratello cercò di calmarla, inutilmente però. Era tutta l’estate che la ragazza tratteneva la sua irritazione, dovuta un po’ al fatto che fossero tornati a vivere con i Dursley, e un po’ al fatto che non avevano avuto più alcun contatto con il mondo magico. E ora tutta la sua frustrazione stava venendo fuori di colpo.

-In fondo i vostri amici neanche vi scrivono, perché dovreste tornare ad Hogwarts- Il piccolo elfo si accorse dell’errore commesso, ma ormai era già troppo tardi: i due fratelli lo stavano già fissando attenti. Lui con uno sguardo serio e inquisitore, lei con un vero e proprio sguardo assassino.

-Come fai a saperlo?- Sibilò lei. in quel momento Dobby pensò che il serpente di prima non fosse più così spaventoso, almeno in confronto a lei. tremante, tirò fuori dai suoi vestiti stracciati un mucchio di lettere. Erano tutte indirizzate a loro.

-Dobby… ha pensato… che se i fratelli Potter non avessero ricevuto… le lettere dei loro amici… non sarebbero tornati a scuola… quest’anno- Ormai la sua voce era poco più di sussurro. Quindi era stato lui a rubarle. In preda al panico, il piccolo elfo fuggì in tutta fretta dalla stanza.

A quel punto la situazione degenerò con una rapidità tale, che nessuno dei due giovani Potter potè fare niente per impedirlo. L’elfo si precipitò giù per le scale, ritrovandosi proprio davanti la porta del salotto. Fortunatamente nessuno dei presenti, né i Dursley, né gli ospiti, notò la sua presenza.

Purtroppo però la cosa non finì lì. Prima che Harry ed Heather potessero impedirglielo, Dobby fece fluttuare la torta, preparata con gran fatica dalla zia Petunia, e la fece cadere in testa ai due invitati… il resto lo si può immaginare.

La cena degenerò rapidamente. Gli zii tentarono di scusarsi con i loro ospiti, arrancando la scusa che i loro nipoti fossero degli spostati e ritardati mentali. Peccato che l’indignazione di Heather fece partire inavvertitamente i suoi poteri magici. Così gli ospiti, non solo si ritrovarono ricoperti di torta, ma i loro capelli presero anche fuoco.

Vernon Dursley cercò d spegnerli con la pompa dell’acqua, peggiorando in questo modo la situazione. Alla fine i due invitati si ritrovarono ricoperti di torta, con i capelli bruciacchiati, tutti fradici e soprattutto infuriati. Inutile dire che a quel punto se ne andarono via in fretta e furia.

I due gemelli vennero accusati, intanto il piccolo elfo bastardo era scomparso, e dopo averli spediti entrambi in camera loro (lo zio Vernon aveva quasi rischiato di finire azzannato da Samuel), vennero letteralmente rinchiusi. Misero il lucchetto alla porta e la finestra venne bloccata da grosse sbarre d’acciaio.

Così i due gemelli passarono il loro 12° compleanno chiusi in cella.

-Che schifo di compleanno- Sbottò Harry buttandosi a peso morto sul letto. Ma la sua esclamazione non ebbe alcuna risposta. Heather stava ad un angolo della stanza. Il suo sguardo era indecifrabile. Solamente ogni tanto si concedeva qualche smorfia. Harry sapeva benissimo che cosa avesse.

Si era mostrata. Aveva mostrato dei sentimenti. E questo per Heather era inaccettabile. Ogni tipo di emozione, in questo caso la rabbia, che fosse positiva o negativa, doveva rimanere dietro la corazza d’acciaio che si era creata intorno a se. Nessuno doveva vedere com’era veramente. Harry neanche si rendeva conto di essere il solo a vedere parte della sua anima.

Passarono tutto il giorno chiusi dentro la loro camera. I due ragazzi erano in silenzio: uno scocciato, l’altro imperturbabile all’esterno ma incazzato nel profondo. Gli unici rumori che si sentivano erano il gracchiare di Edvige e lo strisciare di Samuel. Ormai il serpente aveva superato, anche se di poco,  i 3 metri di lunghezza. Spesso Harry rimaneva stupito nel vedere con quanta cura la sorella si dedicasse al suo animale.

Calò la notte. Gli altri abitanti della casa andarono lentamente a dormire. solamente i due bambini erano ancora svegli e in piedi. Non avrebbero chiuso occhio tutta la notte. Sarebbe stato impossibile. Sperarono di passare un compleanno migliore. Un compleanno lontano da quel luogo. Ma era impossibile.

Impossibile come vedere una macchina volante.

Eppure… quella notte avvenne l’impossibile. Una macchina volante, in assoluto silenzio, parcheggiò proprio di fronte alla loro finestra. Che fosse un miracolo? Qualcuno lassù ha voluto mandare loro un miraggio?

Entrambi i ragazzi si avvicinarono alla finestra: la macchina era un modello piuttosto vecchio, il colore era di azzurro sbiadito. All’interno vi erano tre chiome rossicce. Di cui una piuttosto nota.

-Ron?- Domandò Harry senza parole. Ronald Weasley, il suo migliore amico, insieme ad Hermione Granger. Era venuto a recuperarlo, accompagnato dai due gemelli Weasley, alcuni dei suoi fratelli: Fred e George.

-Cosa siete venuti a fare qui?- Domandò Harry, ancora sotto shock. Non succedeva tutti i giorni ritrovarti il tuo migliore amico, insieme ai suoi fratelli, di fronte alla finestra al secondo piano, con una macchina volante.

-Siamo venuti a salvarvi… mi sembra ovvio- Disse come se fosse la cosa più naturale del mondo. I due gemelli dietro annuirono.

-Non abbiamo ricevuto le vostre lettere, così ci siamo preoccupati. Presto salite, adesso vi porteremo via di qui- I due gemelli presero i loro bauli e le gabbie con dentro i loro animali. E mentre Harry e Heather si allontanarono di qualche passo, i fratelli Weasley sfondarono le grate che impedivano loro di uscire.

-POTTER!- Si udì il grido dello zio, proveniente dalla camera accanto, ma ormai era già troppo tardi. I due ragazzi salirono sulla macchine e alla massima velocità partirono. Sfrecciando per il cielo stellato.

-Dove stiamo andando?- Domandò Heather ai giovani Weasley.

-Alla tana- Risposero loro semplicemente.

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Capitolo 5
*** la tana ***


Volarono per tutta la notte nel cielo stellato dell’Inghilterra. Ogni tanto i ragazzi si affacciavano ai finestrini per vedere il panorama sotto di loro. Da un po’ di tempo si apriva, di fronte ai loro occhi, una sterminata campagna.

Alla guida del veicolo vi era Fred Weasley, mentre suo fratello gemello, George, era nel posto accanto al suo. Ron, Harry e Heather stavano seduti nei posti dietro, in assoluto silenzio. Entrambi i gemelli avevano messo i loro bauli nel portabagagli, mentre le gabbie dei loro animali erano sistemate sulle loro gambe. A  Heather dolevano le ginocchia per quanto pesava Samuel.

Dopo una prima mezz’ora dove i ragazzi parlarono del più e del meno, Harry spiegò ai loro salvatori anche il motivo per cui non avevano ricevuto alcuna risposta, calò un silenzio imbarazzante. Almeno da parte di Ron.

Il ragazzo si era messo apposta accanto ad Harry, il più lontano possibile da Heather. Il rosso aveva sempre avuto un forte timore verso la giovane Serpeverde. Non era l’unico ad Hogwarts ad essere spaventato da lei, a dire il vero. L’unico motivo per cui si frequentavano era l’avere Harry in comune. A parte quello, loro avevano altri giri di amici.

-Ma cos’è questa tana?- Domandò Harry, rompendo il silenzio che si era venuto a creare. Dopo averla nominata, appena iniziato il viaggio, non avevano più ripreso l’argomento.

-Semplice: è casa nostra- Rispose con tranquillità uno dei due gemelli, mentre sghignazzava con l’altro. Probabilmente stavano discutendo su quale scherzo fare una volta tornati ad Hogwarts. I due gemelli erano famosi per quello. Tutti dicevano che ragazzi tanto esuberanti non vi si vedevano, ad Hogwarts, da 10 anni.

Dopo qualche ora, la macchina cominciò a calare lentamente.

-Oltre quella collina c’è casa nostra- Spiegò Ron all’amico. Sarebbero tornati a casa. Ora dovevano solo scampare dalla furia della madre. Avevano preso la macchina del padre senza permesso. Adesso dovevano solamente sperare che la poco paziente signora Weasley stesse ancora dormendo.

Per tutto il tempo Heather non aveva aperto bocca.

Parcheggiarono la macchina sulla collinetta verde. I giovani Weasley sembravano parecchio preoccupati, mentre i due gemelli erano intenti ad osservare la casa di fronte a loro. Aveva una strana forma, era alta tre piani (più la soffitta), a prima vista sembrava che sarebbe crollata al primo sbuffo di vento. Probabilmente si reggeva grazie alla magia.

Intorno vi erano delle erbacce qua e la, e all’interno della recinzione (tutta cadente e sgangherata, in linea con la casa)vi erano delle galline spiumate e una piantagione di cavoli.
-Questa è casa nostra… non è granché- Disse Ron, una volta che tutti erano arrivati di fronte alla staccionata.

-Io la trovo favolosa- Disse Harry, tutto esaltato. Heather invece evitò di fare commenti: non voleva sembrare ingrata offendendo coloro che l’avevano salvata dall’inferno a casa Dursley.

-Ora ascoltate: nostra madre non sa che siamo andati in giro con la macchina di papà. Perciò, appena entrati, cercate di fare meno rumore pos…- Ma le parole di Ron furono interrotte all’improvviso. Tutti e tre i Weasley sbiancarono di colo. Dalla casa stava venendo verso di loro una donna: era di mezz’età, dai capelli rossi e un po’ in carne. Era Molly Weasley, la madre dei ragazzi.

-Dove siete stati?- Tuonò lei, e i ragazzi si fecero piccoli piccoli.  I ragazzi tentarono di spiegarle perché avevano fatto tutto ciò, ma la donna si infuriò solamente di più. Aveva una faccia talmente rossa che aveva raggiunto la stessa tonalità di quella dei capelli.

-Non voglio sentire scuse. Adesso vi farò passare io la voglia di andare in giro su una macchina volante, razza di incoscienti-  grugnì, zittendo in questo modo ogni tipo di replica da parte dei figli. A quel punto, si girò per la prima volta verso i due gemelli Potter, e li guardò con un sorriso da mamma chioccia. Era inquietante come potesse cambiare in pochi secondi.

-Ovviamente non ce l’ho con voi, cari. Sono felice di vedervi sani e salvi- Disse abbracciandoli di slancio. Harry divenne paonazzo dall’imbarazzo, il suo viso si colorò tutto di rosso. Heather si irrigidì di colpo. Non si sentiva a suo agio con le persone premurose, preferiva di gran lunga quelle scorbutiche e crudeli, come i suoi zii. Da quelli sai sempre cosa aspettarti. Per questo ha faticato a relazionarsi con Caroline Prince, l’anno precedente.

-Voi tre sciagurati, adesso andrete subito a disinfestare il giardino dagli gnomi- Tuonò la donna, rivolgendosi nuovamente ai figli. I tre ragazzi annuirono mogi, tutti in casa Weasley erano terrorizzati da Molly/mamma.

-Vi do una mano- Disse Harry tutto contento. Intanto Heather si era girata un momento verso l’uscio della tana.

-Signora Weasley, potrei andare in casa  a riposare? Il viaggio mi ha veramente distrutto- Disse Heather. In effetti i due ragazzi non riposavano da un giorno intero. La signora Weasley, con un grande sorriso, l’accompagnò in salotto e le mostrò le scale.

-La prima porta a sinistra. Potrai farti una dormita con Ginny. Così Harry potrà dormire insieme a Ron- Le disse la donna. I Weasley avevano 7 figli in tutto. I due più grandi, Bill e Charlie, avevano già finito la scuola da qualche anno. Percy invece stava per cominciare il suo 6° anno ad Hogwarts, ed era un dei prefetti di Grifondoro. I due gemelli invece avrebbero cominciato il loro 4° anno e, da quel che Heather sapeva, erano considerati i re degli scherzi. Mentre Ron era del loro stesso anno, suo e di so fratello, ed era, insieme ad Hermione Granger, il migliore amico di Harry. Invece la più piccola della nidiata era Ginny. Heather non l’aveva mai vista di persona, ma Ron ne aveva parato spesso. Ciò che accomunava tutti i fratelli Weasley, come tutti i Weasley in generale, erano i capelli rossi.

Heather salì le scale fino a ritrovarsi di fronte alla porta in questione. Era socchiusa. Dietro si poteva udire il respiro di qualcuno. Heather bussò. La porta si spalancò di colpo. Ad aprire era stata una ragazzina di 11 anni, Ginny. In un primo momento, la ragazzina guardò fuori con un espressione speranzosa,  tutta rossa in viso, ma quando vide Heather di fronte a se divenne delusa.

-Oh… scusami, pensavo fossi… comunque io mi chiamo Ginny- Disse lei accennando un sorriso timido.

-Piacere, io mi chiamo Heather. Tua madre mi ha detto che hai un letto libero in camera- Le rispose lei, con voce incolore. Ginny annuì. Improvvisamente aveva ripreso il suo precedente sorriso.

Che strana ragazza. Pensò Heather.

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Capitolo 6
*** risultati (capitolo extra) ***


-Ormai dovrebbero arrivare, Harry- Disse Ron, mentre guardava fuori dalla finestra della sua camera. Aspettava con impazienza da ormai qualche ora.

-Come saremo andati?- Domandò Harry, con il cuore in gola. Non avevano neanche fatto colazione, a causa della tensione. Ron fece per rispondere, ma prima che potesse aprire bocca, due gufi, con una lettera stretta nel becco, planarono sul davanzale della loro finestra.

-Eccoli!- Esclamò Ron. Stavano aspettando i risultati degli esami finali dell’anno precedente. Entrambi aprirono in tutta fretta le loro lettere.

Harry Potter
Astronomia A
Incantesimi O
Difesa contro le arti oscure E
Erbologia O
Storia della magia A
Pozioni A
Trasfigurazione O
Volo E

-Mi è andata proprio bene…- Disse Harry -… Non sono stato bocciato in nessuna materia, e i due ho preso addirittura una “E”, il massimo dei voti- Disse, vittorioso. Per poi voltarsi verso Ron. Quest’ultimo era appena riuscito ad aprire la sua busta.

Ron Weasley
Astronomia A
Incantesimi O
Difesa contro le arti oscure O
Erbologia A
Storia della magia A
Pozioni A
Trasfigurazione O
Volo S

-Peccato, sono stato bocciato nella materia del volo. Vabbè, fa niente. In fondo quest’anno non lo avremmo fatto lo stesso. Per il resto sono andato abbastanza bene- Disse il ragazzo al suo migliore amico, facendogli vedere i risultati.

-Adesso che facciamo?- Domandò poi, sbuffando.

-Andiamo a vedere come è andata mia sorella- Esclamò Harry.

Intanto, a parecchio chilometri di distanza, nella Londra babbana, una ragazza con i capelli cespugliosi e ramati, stava aspettando anche lei la famigerata lettera. Parlo di Hermione Granger, ovviamente.
Grifondoro, secchiona e migliore amica di Ron Weasley ed Harry Potter.

-Eccola, evviva!- Gridò tutta eccitata. Dopo aver fatto entrare un grande gufo reale.

Hermione Granger
Astronomia E
Incantesimi E
Difesa contro le arti oscure O
Erbologia E
Storia della magia E
Pozioni E
Trasfigurazione E
Volo O

-Oh- Hermione era un po’ delusa. Probabilmente non si aspettava nulla di più nella materia di “volo”, ma sperava di prendere “Eccezionale” nella materia di difesa contro le arti oscure. Continuò a lamentarsi per qualche minuto: neanche fosse andata meno che bene in qualche materia.

Intanto al Malfoy Manor, un seccato Lucius Malfoy stava leggendo velocemente la posta in arrivo. In mezzo ad esse trovò i risultati degli esami del figlio, Draco Malfoy.

Draco Malfoy
Astronomia O
Incantesimi O
Difesa contro le arti oscure O
Erbologia A
Storia della magia A
Pozioni E
Trasfigurazione A
Volo E

Rimase un po’ seccato: si aspettava qualcosa di più dal suo unico erede. Decise comunque di lasciar stare, per quella volta. L’occhio cadde inavvertitamente sul voto nel “volo”.
-Mhm… potrei fargli un regalo adatto, però- Pensò l’uomo. In fondo quell’anno ci sarebbe stata la selezione per poter giocare a Quidditch. Un aiuto finanziario avrebbe solo che giovato.

A non molti chilometri di distanza, si ripeteva per l’ennesima volta la stessa scena. Al Prince Manor, Caroline Prince, migliore amica di Heather Potter, stava leggendo una lettera di quest’ultima, mentre aspettava di ricevere i risultati degli esami. Heather l’aveva informata che non aveva potuto rispondere prima alle sue lettere e che adesso si trovava a casa Weasley.

Durante l’estate si era tenuta in contatto con le altre ragazze Serpeverde, ma Heather era l’unica a non averle mai risposto, per questo si era preoccupata. Fortunatamente la sua era preoccupazione ingiustificata. Quando sentì un gufo bussare alla finestra, posò le lettere e andò ad aprire.

Caroline Prince
Astronomia O
Incantesimi E
Difesa contro le arti oscure O
Erbologia O
Storia della magia O
Pozioni E
Trasfigurazione E
Volo O

Non stava più nella pelle. Non aveva nessun voto al di sotto di “Oltre ogni previsione”. Tutta contenta cominciò a saltellare per la stanza. Si fermò solamente quando sentì un plop. Di fronte a lei era comparso un elfo domestico.

-Padroncina, scusi il disturbo… P… Padrona dice di informarla che non potrà accompagnarla a Diagon Alley nei prossimi giorni- Disse la piccola creaturina, tutta tremante. Caroline sbuffò. Succedeva sempre così.

-Grazie Pomp- Disse lei alla piccola creaturina, che si smaterializzò in tutta fretta. Era inutile lamentarsi. Anche quell’anno sarebbe dovuta andare a Diagon Alley insieme a Lui.

Intanto i due amici, Harry e Ron, erano entrati nella stanza delle sorelle. Senza bussare. Cosa che fece irritare non poco la giovane Potter.

-Hai ricevuto i risultati degli esami?- Domandarono in coro, i due ragazzi. A quelle parole l’irritazione di Heather scomparve, per lasciar spazio a un grande, seppur inquietante, sorriso.

-Certo… leggete pure- Disse ghignante. Le mascelle dei due ragazzi toccarono terra.

Heather Potter
Astronomia E
Incantesimi E
Difesa contro le arti oscure E
Erbologia E
Storia della magia E
Pozioni E
Trasfigurazione E
Volo E

Uscì dalla stanza, tutta contenta, lasciando il foglio con i risultati nelle mani dei due ragazzi. Non si erano ancora ripresi dallo shock.
-E vedrete quest’anno cosa succederà. Rimarrete a bocca aperta- Sussurrò la ragazza allontanandosi dalla stanza, senza però farsi sentire dai due ragazzi.

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Capitolo 7
*** appuntamento la ghirigoro ***


Ginny Weasley, per i primi anni della sua vita, i gemelli sopravvissuti li conosceva soltanto di fama. Dall’anno precedente invece, da quando suo fratello Ron era a scuola con loro, aveva avuto il forte desiderio di conoscerli entrambi. I racconti che Ron le aveva fatto avevano scatenato in lei un forte desiderio di conoscere il ragazzo sopravvissuto, Harry. E da quando lo aveva visto, prima alla stazione l’anno precedente, e poi il giorno prima quando era arrivato a causa sua, la presenza del moro la faceva balbettare e arrossire all’invero simile.

Per quanto riguarda Heather, invece, era tutto un altro discorso, ovviamente. Prima di incontrarla il giorno precedente, le uniche cose che sapeva di lei erano i racconti di Ron, e neanche in maniera così approfondita.

Dal modo in cui ne parlava, Ginny aveva notato che il fratello provava un leggero timore verso la ragazza. All’inizio le sembrava leggermente ridicola questa cosa. Ma quando l’aveva vista per la prima volta, sulla soglia della sua camera, aveva capito cosa intendesse.

Heather aveva emanava un aura negativa, neanche lei sapeva dire cosa intendesse con ciò, ma era innegabile che la ragazza fosse inquietante. L’aveva osservata tutto il tempo (condividendo la stessa camera, era stato facile), le uniche cose che faceva erano ripassare sui libri di scuola e, ogni tanto, mandare delle lettere a qualcuno.

Passò così una settimana intera. Ormai mancavano pochi giorni all’inizio della scuola, perciò sarebbero dovuti andare al Ghirigoro per comprare i libri dei ragazzi, e anche negli altri negozi per comprare tutto l’occorrente per Ginny.

Tutta la famiglia, di comune accordo, decise di muoversi con la metropolvere. I due gemelli Potter rimasero un attimo indietro, non capendo cosa fosse quella roba. Videro il primo, Ron, infilarsi nel camino gettare della polvere a terra e, dopo aver pronunciato le parole “Diagon Alley”, scomparire dentro delle fiamme verdi.

Harry rimase stupito, Heather invece rimase impassibile, almeno esteriormente. In realtà anche lei era rimasta sorpresa, soprattutto quando aveva visto Ron svanire tra le fiamme.

-La usiamo per sportarci istantaneamente da un posto all’altro- Spiegò loro la signora Weasley, con un lago sorriso. Subito dopo Ron, svanirono i due gemelli Weasley e Percy. Era il turno di Harry. Il ragazzo entrò dentro il camino, leggermente agitato, e pronunciò ad alta voce la sua destinazione.

-Diagon Ally- Detto questo, svanì tra le fiamme verdi. Tutti i presenti si accorsero che aveva pronunciato male il luogo di arrivo.

-Allora dove finirà?- Se Heather fosse preoccupata per il fratello, certamente non lo dava a vedere dal tono della voce. Molly, la signora Weasley, si girò verso di lei, leggermente indecisa.

-Non preoccuparti cara, sicuramente sarà finito a qualche camino di distanza da quello giusto. ora tocca a te- Le disse con un sorriso ancora più grande. Heather si sentiva sempre meno a suo agio. Perché quella donna era così gentile con lei? Nessuno lo era mai stato. In tutta tranquillità si infilò dentro il camino e ripeté il rito.

-Diagon Alley!- Urlò, mentre le fiamme l’avvolgevano, trasportandola a diversi chilometri di distanza. Dopo pochi istanti, in cui Heather fu avvolta dal buio più totale, la ragazza si ritrovò dentro un edificio. Ad aspettarla vi erano Ron, i gemelli e Percy.

Heather non aveva mai avuto alcun rapporto con il terzo genito della famiglia Weasley. Avevano 5 anni di differenza ed erano stati smistati in case differenti. Le uniche volte che si erano incontrati erano state lungo il corridoio della Tana. Inoltre non si erano scambiati più di un “buongiorno”.

-Harry ha commesso un errore, perciò dovrebbe essere finito a qualche camino di distanza, invece il resto della vostra famiglia arriverà fra poco- Disse la giovane Serpeverde, rispondendo alle domande silenziose dei ragazzi. Poco dopo arrivarono anche i coniugi Weasley, accompagnati da un impacciata Ginny.

-Signori, se non vi dispiace, io vorrei andare a cercare Harry. Vi raggiungeremo al Ghirigoro- Comunicò loro Heather. I signori Weasley annuirono, mentre i figli salutarono la ragazzina con un cenno della mano.

Il paese era affollato e pieno di negozi identici, proprio come lo ricordava lei. anche l’anno precedente aveva visitato quel luogo senza alcun accompagnatore. Chissà che fine aveva fatto Harry? Si domandò, cominciando a guardarsi intorno.

Percorse diverse vie, cercando di non andare a sbattere contro i muri o contro qualche ragazzino urlante, fino a ritrovarsi di fronte al muro che divideva il paese dal bar “il paiolo magico” aveva guardato da cima a fondo tutto il luogo. Ma dove poteva esser finito quello scemo? Ora si stava davvero irritando. Stava quasi per tornare indietro quando una voce la fece voltare.

Heather!- Gridò quella voce. Non era quella di Harry, ma era comunque famigliare. Dall’altra parte della strada, accompagnata da un individuo tutto vestito di nero, vi era Caroline Prince: l’amica di Heather. La giovane, appena vide l’amica Potter, si precipitò da lei per abbracciarla, facendola irrigidire. Che seccatura. Lei detestava certe smancerie e Caroline lo sapeva bene, perché persisteva?

Guardò distrattamente il suo vestito: era vestita in maniera parecchio elegante. Nonostante fosse uscita semplicemente per le strade della città. Aveva degli splendidi abiti, che si intonavano perfettamente con i suoi capelli neri e i suoi particolari occhi viola. Aveva  anche delle eleganti scarpe con i tacchi, seppur non molto alti.

Vedendo gli abiti dell’amica, e guardando poi i suoi (vecchi, dei seconda mano e assolutamente fuori misura) non riuscì a trattenere una forte amarezza. Amarezza che subito nascose dietro il suo solito sguardo freddo e composto. Maledetti Dursley. Pensò la ragazza. Caroline sembrò notare il suo momentaneo cambiamento d’umore, perché subito tento di cambiare argomento.

-Anche tu sei venuta per compare i libri per la scuola?- Domandò lei, tutta sorridente. Heather annuì impassibile, poi le venne in mente una cosa.

-Hai per caso visto mio fratello?- Le chiese, in effetti poteva averlo benissimo incontrato. Caroline però dovette negare.

-Mi dispiace, non abbiamo lo abbiamo incontrato. Sono venuta qui insieme a mio cugino, i miei genitori non potevano accompagnarmi- Solo in quel momento Heather riconobbe la figura vestita di nero, che stava in fondo alla strada. Il professor Piton si avvicinò con passo lento alle due studentesse.

-Buongiorno signorina Potter- Fece l’uomo, con la sua solita aria severa e arcigna. Heather non ebbe minimamente timore. Anzi si impettì e rispose.

-Buongiorno a lei, professor Piton- Rispose con un aria ancora più gelida. Il gruppo si fece da parte, lasciando spazio ai passanti, e chiacchierarono un po’. Caroline ed Heather chiacchieravano, mentre Severus Piton si guardava intorno. La pazienza non era una sua virtù.

-Perché non andiamo al Ghirigoro insieme?- Domandò Caroline all’improvviso.

-Se la famiglia Weasley e tuo fratello sanno che l’appuntamento è lì, allora possiamo dirigerci tutti la: in fondo anche noi dobbiamo andare a comprare i libri- Continuò. Tutti annuirono e il professore di pozioni si mise in testa al gruppo.  In modo che solo lei potesse sentire, Heather si avvicinò a Caroline e le sussurrò

-Come mai Piton sembra più scontroso del solito?- Le chiese, notando che l’uomo aveva uno sguardo ancora più furente del solito.

-A quanto pare, non gli hanno dato la cattedra di “difesa contro le arti oscure” neanche quest’anno. Poverino- Aggiunse infine con una risata. Anche ad Heather scappò un piccolo ghigno. Così, senza aggiungere altro, i tre si diressero verso la libreria.

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Capitolo 8
*** la famiglia Malfoy ***


I tre percorsero le strade affollate di Diagon Alley. La libreria Ghirigoro era dall’altra parte della città perciò, senza alcun mezzo di trasporto magico, ci misero un po’ di tempo. Una volta arrivati notarono una folla numerosissima di fronte e all’interno dell’edificio.

-Come mai c’è tutta questa confusione?- Domandò Caroline a nessuno in particolare. Accanto al muro vi era esposto un enorme cartello: Gilderoy Allock passerà oggi, 29 Agosto, alla libreria “il Ghirigoro” per firmare la sua autobiografia “magicamente me”. Heather storse il naso. Chi era questo tizio?

Caroline fece anche lei una faccia confusa mentre Piton, udite udite, divenne ancora più furioso. Fece dietro front e disse quasi ringhiando

-Io vi aspetto fuori. Fai in fretta, Caroline- Disse, per poi allontanarsi. Le due ragazze lo guardarono, entrambe avevano un sopracciglio alzato.

-Più tempo passa e più quell’uomo diventa incomprensibile- Affermò caroline. Entrambe decisero di ignorare lo strano comportamento del professore di pozioni ed entrarono nella libreria. Dovettero spintonare un po’ di persone per poter entrare, ma fortunatamente l’ingresso era più sgombro.

Le due individuarono subito Harry. Era insieme alla famiglia Weasley al completo e ad Hermione Granger (dovevano essersi incontrati poco fa), davanti a loro vi era il loro amatissimo compagno di scuola, Draco Malfoy.

Accanto a Draco vi era un uomo molto simile a lui, probabilmente era suo padre. Ma il punto era un altro: Heather conosceva quell’uomo. Già da lontano si capiva che la conversazione non fosse una delle più pacifiche.

Le due ragazze si avvicinarono allo strano gruppo. Caroline rimase in silenzio, senza sapere come attirare l’attenzione di quelle persone. Heather invece fu molto più diretta.

-Buongiorno - Si voltarono tutti contemporaneamente verso di lei. Tutti rimasero lievemente sorpresi, ma la ragazza non ci fece caso. Si voltò verso l’uomo dai lunghi capelli biondi e lo salutò con fredda eleganza.

-Buongiorno signor Malfoy. Si ricorda di me?- Domandò la bambina all’uomo di fronte a lei. dopo un attimo di smarrimento, l’uomo riconobbe la giovane Potter e fece un piccolo sorriso, che assomigliava parecchio ad un ghigno.

-Ma certo. Signorina Potter, è un piacere rivederla- La salutò Lucius Malfoy. Intanto gli altri erano rimasti allibiti, persino Draco: come facevano a conoscersi? Dopo un altro cenno di saluto verso la gemella Potter e un ghigno beffardo al resto dei presenti, uscì dal negozio. Seguito da un attonito Draco Malfoy.

-Lo conosci?- Domandò Ron, ancora sotto shock. Nessuno di loro si aspettava una cosa del genere. Heather si voltò verso di lo e, come se niente fosse, rispose

-Ci siamo conosciuti esattamente un anno fa, al negozio di animali. È stato lui a comprarmi Samuel- Disse con noncuranza, come se fosse una cosa del tutto naturale. Gli altri erano ancora sorpresi, ma decisero di lasciar cadere il discorso. Heather ne approfittò per presentare a tutti la sua amica Caroline.

La giovane studentessa arrossì appena, ma poi tirò fuori un po’ di animo Serpeverde e salutò tutti con una fredda cortesia. Heather, notando l’imbarazzo dell’altra, non riuscì a trattenere un ghigno divertito.
Passarono il resto della visita a Diagon Alley a comprare i libri per Heather, Hermione e Caroline. Tutti gli altri li avevano già presi prima del loro arrivo lì. Da quel che aveva detto Harry, quel Gilderoy Allock, oltre ad essere l’autore della maggior parte dei loro libri, era il nuovo professore di difesa contro le arti oscure.

-Ecco perché tuo cugino era così arrabbiato: non voleva conoscere il tipo che gli aveva soffiato il posto- Se ne uscì Heather. L’amica la guardò sbuffando. La giovane Potter era così, non sarebbe mai cambiata. Erano una strana accoppiata: avevano due caratteri completamente opposti.

Caroline era una ragazzina buona e allegra, che cerca di aiutare e di far amicizia con tutti. In effetti veniva considerata una Serpeverde piuttosto anomala. Gli unici motivi per cui era stata smistata in quella casa erano sicuramente i suoi parenti (tutti Serpeverde convinti) e un briciolo di astuzia. Quella non guastava mai.

Heather invece era cinica, egocentrica, ambiziosa, astuta, intelligente e con un pizzico di cattiveria nel cuore. Nascondendo il tutto dietro una maschera di freddezza, educazione e di falsa gentilezza. L’unico lato positivo della ragazza erano i suoi affetti. Le uniche persone per il quale provava un minimo di affetto erano suo fratello (ovviamente, Caroline, e nel corso dello scorso anno aveva sviluppato un’amicizia-simpatia verso le altre compagne di dormitorio (Pansy Parkinson, Daphne Greengass e Millicent Bulstrode).

Solitamente la giovane Potter manteneva una freddezza distaccata verso tutto e tutti, e non aveva nemici. Neanche Draco Malfoy lo considerava un nemico, solamente un pallone gonfiato. L’unico modo di farsela nemica era fare del male a qualcuna delle persone a lei care. Le ragazze le ripetevano spesso questa frase “siamo veramente fortunate ad averti come amica: la notte non riusciremmo a chiudere occhio sapendoti nostra nemica.

La giornata passò in fretta. Una volta finiti gli acquisti, uscirono tutti dalla libreria e si incamminarono verso le rispettive abitazioni. Harry e Ron salutarono Hermione con abbracci e saluti affettuosi, e si promisero di rivedersi ad Hogwarts. Heather fece lo stesso con Caroline, mentre la ragazza si dirigeva verso il cugino, solo che lo fece in modo molto più composto.

Una volta tornati alla tana erano tutti distrutti dalla fatica. Riuscirono a malapena a mettere qualcosa sotto i denti (Molly non avrebbe mai permesso loro di saltare la cena), prima di dirigersi tutti quanti a dormire. le stanze nella casa erano 4 in tutto.

Nella prima dormivano Molly e Arthur. Nella seconda, leggermente più grande, vi erano i gemelli insieme al fratello Percy. Nella terza dormivano Ron con il suo migliore amico Harry. Mentre nell’ultima stanza dormivano le uniche due ragazze presenti in casa: Ginny Weasley e Heather Potter.

Le due ragazze non avevano parlato molto, e nell’ultimo giorno proprio per niente, almeno prima di addormentarsi. Le due ragazze andarono a letto molto presto (non volevano svegliarsi tardi il giorno dopo). La stanza cadde in un profondo silenzio. Le due ragazzine si erano infilate nei loro rispettivi letti e avevano spento la luce. Anche Samuel, il pitone, si era raggomitolato ai piedi della sua padrona.

-Heather?- La voce della piccola Weasley, seppur bassa, risuonò per tutta la stanza. La ragazza in questione aprì gli occhi. incuriosita dal fatto che fosse stata chiamata. E anche un po’ seccata. Voleva dormire.

-Posso farti una domanda?- Le domandò lei. Heather notò il tono incerto ed esitante dell’altra, e ciò la incuriosì un po’.

-È da questo pomeriggio al Ghirigoro che una cosa mi tormenta: solo te potrai placare i miei dubbi- Le disse, scatenando ancora di più la sua curiosità.

-Di che si tratta?-

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Capitolo 9
*** Gilderoy Allock ***


La mattina dopo tutta la famiglia Weasley si svegliò in perfetto orario. Perfino i gemelli. Nessuno di loro voleva arrivare tardi alla stazione King Cross. Presero la macchina del signor Weasley, quella volante, e partirono alla volta della stazione.

Harry si chiese come potessero entrare tutti dentro l’automobile, ma poi si accorse che Arthur Weasley aveva modificato l’interno con la magia e lo aveva allargato. Volarono a tutta velocità verso la loro destinazione. Dopo un paio ore, erano arrivati a destinazione.

-Devi attraversare il muro posto tra i binari 9 e 10- Spiegò la signora Weasley all’ultimo genita. La piccola Ginny era un fascio di nervi. Dopo anni passati a vedere i fratelli partire, sarebbe stato finalmente  il suo turno. I genitori presero la piccola per mano e attraversarono insieme il muro di mattoni.

Furono subito seguiti da Percy e dai gemelli, prima George e poi Fred. Dall’altro lato della barriera rimanevano solamente Ron e i due gemelli Potter. I primi ad andare questa volta furono i due amici Grifondoro, seguiti poco dopo dalla giovane Serpeverde.

Purtroppo avvenne qualcosa di inaspettato: il passaggio si chiuse e i due ragazzi andarono a sbattere contro il muro. Heather si fermò appena in tempo prima di andare a caracollare contro di loro.
-Ma che diavolo è successo?- Domandò Ron senza capire. Come mai non erano riusciti ad attraversare il varco? Heather si avvicinò al grosso muro di mattoni ed esaminò il tutto.

-Il passaggio si deve essere sigillato: come, non saprei dirlo- Sentenziò lei. i due Grifondoro si guardarono all’unisono. Entrambi erano impalliditi. Come avrebbero fatto ad arrivare ad Hogwarts? Il treno sarebbe partito fra pochi minuti.

-Cosa facciamo?- Domandò Harry parecchio agitato. Ron meditò per qualche secondo. Non avrebbero potuto aspettare il ritorno dei genitori, per quell’ora sarebbe stato già tardi. A questo punto non rimaneva che fare una cosa.

-Dobbiamo usare la macchina di mio padre, non abbiamo altra scelta- Disse Ron. Sicuramente i suoi genitori lo avrebbero ucciso e sarebbe stato espulso da Hogwarts, ma non avevano altra scelta se non quella.

-Ecco fatto- I due ragazzi si voltarono verso Heather. Di cosa stava parlando?

-Sono riuscita a togliere il blocco posto sul passaggio. Ora dovremmo riuscire ad oltrepassare il muro- Spiegò loro la ragazza. Poi, come per voler dare loro dimostrazione, afferrò il suo baule, la gabbia con dentro Samuel, e attraversò il muro del binario 9 ¾. Ron ed Harry, dopo un attimo di smarrimento, la seguirono in tutta fretta.

-Come hai fatto?- Le domandò il gemello, mentre salivano velocemente sul treno. Proprio pochi istanti prima che partisse. Meno male ce l’avevano fatta. Altrimenti avrebbero dovuto usare sul serio l’idea di Ron.

-Ho semplicemente applicato un incantesimo in grado di sbloccare il sigillo posto sul muro. Nulla di che- Liquidò la faccenda come un qualcosa di elementare. Come se qualsiasi studente del 2° anno potesse fare una cosa del genere.

-Non ho mai visto una strega della tua età così forte- Se ne uscì Ron senza pensarci. Appena resosi conto di ciò che aveva detto, divenne rosso come i suoi capelli e balbettò delle scuse.

-Chissà chi è stato a bloccare il passaggio- Se ne uscì Harry, nel tentativo di distrarre la sorella e il migliore amico da quella gaffe. In effetti era piuttosto strano. dopo un po’ i tre ragazzi decisero di chiudere la questione e andare a cercare uno scompartimento vuoto.

Ron ed Harry si diressero verso uno scompartimento in testa al treno, occupato dalla loro amica Hermione ed il resto dei Weasley in età scolastica, mentre Heather rimase in uno degli scompartimenti di fondo, occupato dalle sue compagne di stanza. Le ragazze si salutarono, dato che era un intera estate che non si sentivano, ed Heather spiegò loro il motivo per cui non aveva risposto alle loro lettere.
Dopo diverse ore di viaggio, gli studenti arrivarono finalmente di fronte al grande castello. La scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. I due gemelli Potter non si videro tra di loro, entrambi erano con il proprio gruppo di amici. Una volta entrati nella sala grande, tutti presero posto ai propri tavoli. Harry si sedette tra Ron ed Hermione, mentre Heather prese posto tra Caroline e Daphne.

Aspettarono che i primini facessero lo smistamento prima di potersi mettere a mangiare. Tra di loro conoscevano solamente la piccola Ginny che, come tutta la sua famiglia, venne smistata in Grifondoro. Heather guardò la ragazzina correre verso il tavolo giallo-rosso e sedersi accanto ai fratelli. Non potè fare a meno di ricordare quando l’anno prima anche lei e suo fratello erano stati smistati. Però loro due erano stati divisi. La ragazza provò una lieve tristezza al ricordo, ma sapeva ce sarebbe stato inevitabile: loro due erano troppo diversi, era inevitabile che sarebbero stati separati.

Al tavolo degli insegnanti vi era un volto nuovo. Al posto del professor Raptor (morto l’anno precedente), sedeva un giovane mago con i capelli biondi ed un sorriso che la maggior parte delle streghe lì presenti, ma non Heather, avrebbero trovato seducente. Era l’uomo che l’altro giorno, al Ghirigoro, stava distribuendo autografi.

-Quello è Gilderoy Allock- Disse Pansy, seduta accanto a Millicent, mentre guardava con aria critica il nuovo professore di difesa contro le arti oscure. L’uomo, dopo aver avuto il permesso dal preside, fece un noioso discorso di presentazione.

-Sono felice di essere qui e di vedere tutte le mie più care ammiratrici. Sicuramente avrete letto tutte le mie più famose imprese nei libri che ho scritto…- Queste furono le uniche cose che Heather sentì. Il discorso sembrava non finire più, e la ragazza aveva altro a cui pensare.

Quell’anno avrebbe rimesso finalmente piede in quella camera. Aveva anche una mezza idea di farsi accompagnare qualcuno. Dopo una mezz’ora l’uomo finì di parlare. I gemelli Potter notarono che la stragrande maggioranza delle ragazze pendevano dalle sue labbra, perfino l’integerrima Hermione Granger.

Grazie al cielo, pensò Heather, del suo gruppo nessuna sembrava essere rimasta affascinata. L’uomo non ispirava per niente fiducia. Sembrava, a prima vista, un vero e proprio incapace. Sperava tanto di sbagliarsi, altrimenti avrebbe dovuto prendere in mano la situazione con le altre.

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Capitolo 10
*** scritte sui muri ***


Purtroppo le paure di Heather non erano infondate. L’uomo si dimostrò esattamente per ciò che era: un autentico incapace. Dopo solamente la sua prima lezione aveva distrutto l’intera aula. L’uomo aveva avuto la brillante idea di liberare nella classe dei piccoli folletti della Cornovaglia.

Servirono le due migliori studentesse (Heather ed Hermione) e diverse ore di lavoro per poter mettere a posto tutto, dato che il grande ed eroico professore si era dileguato subito. Dopo quell’esperienza, molti studenti cominciarono a dubitare delle sue effettive capacità.

Passarono in questo modo i primi giorni di scuola. Le lezioni erano più dure in confronto all’anno scorso e i vari studenti passavano più ore in biblioteca. Per alcuni però questo non era un problema.

Hermione Granger, Heather Potter e Caroline Prince riuscivano a seguire tutte le interrogazioni senza problemi. Specialmente le prime due, Caroline faticava un po’ per prendere il voto massimo, ma a parte quello era brava come le altre.


Ottobre si avvicinava e con esso anche il fresco dell’autunno. La giovane Potter era intenta a leggere il suo libro di incantesimi avanzati mentre accarezzava il muso di Samuel, intanto Caroline la osservava dall’altro capo della stanza. Sapeva benissimo che l’amica amava il silenzio quando doveva concentrarsi. Anche le altre compagne, anche se spettegolavano, lo stavano facendo in silenzio, sopra il letto di Pansy.

-Avete sentito cosa è successo?- Domandò Millicent alle altre 3 compagne, anche se la domanda era stata sentita da tutte le ragazze presenti nella stanza.

-Draco è diventato il nuovo cercatore della squadra di Quidditch del Serpeverde. E questa mattina ha litigato con la squadra di Grifondoro- Disse come se fosse stata una notizia sensazionale, pensò Heather. Era all’ordine del giorno che Malfoy perdesse tempo a litigare con quei Grifoni.

-Poi ha fatto piangere la Granger figurati- Le altre due ragazze rimasero momentaneamente stupite, ma poi si ripresero.

-Cosa le ha detto per farla piangere?- Domandò Daphne, incuriosita. In realtà anche le altre lo erano.

-L’ha chiamata sporca mezzosangue- Le informò. Nessuna di loro tre, apparentemente, si accorse della tensione che aveva invaso in quel momento l’aria.

-Per quale motivo si è messa a piangere? In fondo Draco ha solo detto la verità, lei è veramente una sudicia sang…- Pansy interruppe a metà il suo commento. Tutte le ragazze si erano voltate verso Heather. La ragazza in questione era rigida e immobile. Guardava un punto fisso davanti a se e il suo sguardo era terrificante. Le altre ragazze impallidirono di fronte quello sguardo. Erano a dir poco terrorizzate, tranne Caroline, che guardava l’amica con sguardo triste.

Senza dire niente, Heather scese dal letto e, seguita dal suo fedele serpente, uscì dalla stanza. Girò per il castello, voleva sbollire la rabbia. O meglio. L’ira omicida che l’aveva attanagliata. Nessuno si poteva permettere di offenderla, anche se indirettamente. Passarono alcune ore prima che la ragazza riuscì a recuperare la sua solita calma ed il suo autocontrollo. Se avesse incontrato Malfoy in quelle condizioni,

lo avrebbe ucciso, minimo.


Immersa nei suoi pensieri, arrivò al 2° piano, di fronte al bagno delle ragazze. Intanto Samuel continuava a strisciare accanto a lei, in assoluto silenzio.

-Sta per giungere il momento. Tornerò ad uccidere- Heather si riscosse dai suoi pensieri e guardò il serpente.

-Hai detto qualcosa, Samuel?- Gli chiese parlando Serpentese. Il grosso rettile la guardò per un secondo, confuso.

-No signora- Le rispose guardandosi attorno, come per cercare se ci fosse qualcuno in giro. Heather invece si era voltata verso la porta del bagno. Eppure… era sicura di aver sentito una voce. Dopo un attimo di esitazione, si avvicinò all’entrata.

-Samuel, tu aspettami un attimo qui- E senza dar il tempo al serpente di rispondere, entrò dentro il bagno. Samuel rimase qualche minuto ad aspettare fuori, indeciso se entrare anche lui oppure no. Dopo un po’ Heather uscì. Aveva lo sguardo assorto, sembrava pensierosa.

-Tutto bene, mia signora?- Le chiese Samuel preoccupato. Cosa aveva visto li dentro? Vi era qualche pericolo?

-Si, tutto bene. Volevo solamente dare un occhiata lì dentro… ho visto quello che dovevo vedere. Ora andiamo- e senza aggiungere altro, si diresse verso il proprio dormitorio. Samuel, dopo un secondo in cui la guardò confuso, la seguì in fretta.

-il momento sta per giungere. Tra non molto verrò nuovamente liberato. Mi è stato detto. Sarà lei a farlo- Disse una voce proveniente da dentro il bagno.

Il mese di Settembre passò in fretta, esattamente come il mese di Ottobre. Era il giorno di Halloween. Tutto il castello era elettrizzato: la festa di Halloween era una delle migliori. Peccato che non tutti vi partecipavano. Harry insieme ai suoi amici, Ron ed Hermione, avevano appena lasciato la festa del fantasma di Nick-quasi-senza-testa.

Il fantasma festeggiava la sua complemorte proprio quel giorno, ed i ragazzi avevano promesso che avrebbero partecipato alla festa. Purtroppo di una noia mortale. Tutti gli invitati, oltre loro, erano dei fantasmi, e la maggior parte anche parecchio noiosi. Inoltre non vi era alcun intrattenimento che potesse interessare ad un mortale.

Fortunatamente, dopo qualche ora, i 3 ragazzi erano riusciti a lasciare la festa. Forse avrebbero fatto ancora in tempo a raggiungere la sala grande e unirsi alla festa vera e propria. Scesero le grandi scale del castello fino a ritrovarsi di fronte ad un 2° piano completamente inondato.

-È tempo di uccidere- Harry sentì distintamente una terrificante e fredda voce. Proveniva da quel piano.

-Avete sentito anche voi questa voce?- Domandò il ragazzo ai suoi amici, ma loro, dopo averlo guardato sorpresi e anche un po’ confusi, dissero di no.

-Cos’è successo qui?- Domandò Hermione sorpresa. I corridoi erano stati totalmente allagati. Invece che proseguire e scendere al piano terra, i tre ragazzi preferirono vedere cosa stesse succedendo lì dentro.

Proseguirono e arrivarono di fronte al bagno delle ragazze. Era da lì che proveniva l’acqua. Arrivati di fronte alla porta fecero per entrare, ma un urlo acuto di Hermione li bloccò. Qualcuno aveva scritto qualcosa sul muro del corridoio. E non con dell’inchiostro. La scritta era stata fatta con il sangue.

-La camera dei segreti è stata aperta: tremate nemici dell’erede- Furono le uniche cose che l’inquietante scritta recitava.

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Capitolo 11
*** i sospetti di Hermione ***


I tre ragazzi rimasero ancora qualche secondo a guardare l’orrenda scritta sul muro. Solo Hermione notò qualcosa di strano intorno a loro. Si voltò e notò una figura immobile, a pochi passi da loro tre.
-Heather?- Domandò lei. gli altri due si voltarono e, seguendo lo sguardo dell’amica, videro la giovane Serpeverde immobile mentre fissava anche lei il muro. la ragazza si voltò verso di loro, con occhi leggermente spiritati, ma in tutta tranquillità.

-Ragazzi, cosa ci fate voi qui?- Domandò lei, leggermente curiosa di trovarli lì.

-Stavamo andando il sala grande, volevamo partecipare alla festa, poi abbiamo visto il pavimento bagnati e ci siamo insospettiti. Tu invece?- Le domandò il fratello. Aveva appena ripreso colore e il battito del suo cuore era più regolare.

-Anch’io. Mi sono svegliata poco fa e volevo andare alla festa, poi però ho notato tutto questo corridoi allagato e ho visto questa scritta con quella cosa appesa lassù- Rispose lei, indicando una sagoma appesa ad una trave del muro. i quattro ragazzi si avvicinarono e capirono con orrore cosa fosse: la gatta di Gazza era stata, in qualche modo, pietrificata, ed appesa alla trave.

Era una scena orribile. Chi poteva essere stato a farle ciò? Chi era questo erede e soprattutto cos’era questa camera dei segreti. Chi l’aveva aperta? Forse l’erede di cui parlava la scritta con il sangue? Mille domande affollavano la testa del ragazzo sopravvissuto, meglio conosciuto con il nome di  Harry Potter.

Proprio in quel momento tutti gli studenti, provenienti dalla sala grande, arrivarono lì. Calò all’improvviso un silenzio di tomba. Tutti quanti avevano notato, oltre al pavimento totalmente bagnato, anche la scritta sul muro, la gatta imbalsamata e i 4 ragazzi radunati sotto di essa.

Alcuni di loro li guardavano con preoccupazione (I Weasley e Caroline) mentre altri li guardavano con sospetto e un pizzico di paura. Tra la folla si fece strada il vecchio custode Gazza che, dopo aver visto la sorte della sua amata gatta, si avventò sui ragazzi.

-Mi avete ammazzato la gatta- Gridò l’uomo, mentre si scagliava contro Harry. A due amici gli si gelò in sangue nelle vene, ma prima che potessero in qualche modo intervenire, Heather aveva già estratto la bacchetta e l’aveva puntata alla gola del custode. Il corridoio cadde nuovamente un silenzio di tomba.

-Non lo toccare, capito Magonò?- Sibilò all’uomo. Gazza, a dir poco terrorizzato, arretrò di un passo e ricominciò a  respirare solamente quando vide Heather mettere via la bacchetta. In quel momento sopraggiunse il corpo docente al gran completo.

Dopo un attimo di smarrimento, in cui tutti i professori analizzavano ogni angolo del corridoio, il professor Silente vide la scritta di sangue.

-Tutti i capiscuola accompagnino i loro rispettivi compagni nei dormitori, tranne…- Disse il preside  -Voi quattro- Aggiunse indicando i due gemelli Potter ed Hermione Granger e Ronald Weasley. I loro amici li guardarono un secondo preoccupati, ma poi furono costretti a seguire i loro rispettivi capiscuola.

Mentre seguivano i professori ed il preside, Hermione non potè fare a meno di rimuginare sull’accaduto. Aveva come il sospetto che qualcosa le stesse sfuggendo, come se ci fosse un particolare fuori posto.
 Il professor Silente, seguito dal corpo docente e i 4 ragazzi, entrò nell’ufficio più vicino: quello del professor Allock. Piton, insieme a madame Chips e la professoressa Sprite, si misero ad esaminare il corpo della gatta pietrificata, mentre Silente con la professoressa McGranitt chiesero spiegazioni ai ragazzi.

-Professore, glielo assicuro, passavamo di lì solamente per caso- Cominciò a spiegare Harry. Intanto Hermione era nervosa: questa strana sensazione non accennava a passare. Cosa le stava sfuggendo? Cos’è che non le tornava nella faccenda?

Il preside sembrò comprendere che i ragazzi si trovavano in quel luogo per pura sfortuna ed annuì alla loro spiegazione, però poi aggiunse una cosa, riferendosi in particolar modo ai due gemelli Potter.

-C’è qualcosa che dovete dirmi?- Chiese loro con uno sguardo dolce ma terribilmente penetrante. Harry indugiò un po’, invece Heather non incrinò minimamente la sua maschera impassibile. Per un attimo lo sguardo dei due gemelli si incontrò, ma durò solo un attimo.

-Niente signore- Risposero all’unisono. Il preside annuì e non tornò più sulla questione. Il professor Piton affermò, come avevano già notato i ragazzi, che la gatta non era morta, ma era stata solamente pietrificata. Giusto il tempo di trovare gli ingredienti della pozione, con l’aiuto della professoressa Sprite e di madame Chips, e avrebbero curato la gatta.

Ovviamente quella non era la notizia più grave, e la pesante atmosfera che si era abbattuta sulla stanza lo confermava. Tutti quanti, sia professori che studenti stavano pensando alla scritta di sangue sul muro. Dopo qualche altro minuto di silenzio, il preside decise di sciogliere quella riunione.

-Direi che si è fatto parecchio tardi. Minerva, Severus forse sarebbe meglio se accompagnaste i vostri rispettivi studenti nei loro dormitori- I due professori in questione annuirono e, dopo aver fatto un cenno con la testa ai ragazzi, li scortarono fuori dall’ufficio. I ragazzi sentirono le urla di protesta di Gazza. L’uomo sosteneva che fossero loro i colpevoli, ed era a dir poco furioso perché gli avesse fatto passare liscia la “morte” della sua adorata Mrs Purr.

 Mentre Heather si allontanava con Piton, Hermione sentì quella sensazione aumentare. Cosa diavolo non le tornava? Percorsero i corridoi del castello in religioso silenzio, almeno fino a che non si ritrovarono nella loro sala comune Grifondoro.

Appena dentro furono bombardati di domande dai loro compagni di casa. Solo dopo una buona mezz’ora, riuscirono a raggiungere i loro dormitori e a mettersi a letto. Mentre si infilava sotto le coperte, Hermione ripensò alla terribile serata: la festa di complemorte di Nick, la loro fuga da quel posto noioso, il tentativo di raggiungere la festa in sala grande, il piano allagato, la scritta sul muro, l’incontro con Heather, la gatta pietrificata, l’arrivo degli altri studenti… un momento! Hermione tornò un attimo indietro con i pensieri e ricordò delle parole in particolare

-Anch’io. Mi sono svegliata poco fa e volevo andare alla festa, poi però ho notato tutto questo corridoi allagato e ho visto questa scritta con quella cosa appesa lassù- Heather aveva detto che si stava dirigendo alla sala comune e si era accorta del piano allagato, ma questo era impossibile.

Lei veniva dai sotterranei e non sarebbe mai passata da lì per andare alla festa che si teneva in sala comune. Per quanto potesse sembrare assurdo agli occhi di Hermione, Heather aveva mentito.

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Capitolo 12
*** Quidditch ***


Passarono settimane dall’accaduto. Nonostante ciò, le chiacchiere non accennavano minimamente a voler diminuire. Non passò molto tempo prima che gli studenti venissero a conoscenza sulla leggenda della camera dei segreti.

La camera era stata creata, più di mille anni prima, da Salazar Serpeverde, il fondatore della casa Serpeverde. Il mago aveva creato la camera per depurare la scuola da coloro che secondo lui erano indegni di apprendere la magia, i nati babbani.

Prima di lasciare la scuola, Salazar creò la stanza e ci mise dentro un mostro. Il mago fece in modo che soltanto il suo erede prescelto sarebbe stato in grado di trovare ed aprire la camera. Ormai la curiosità e il panico avevano invaso il castello: chi era l’erede di Salazar Serpeverde?

Intanto, al bagno delle ragazze al 2° piano, tre ragazzi di Grifondoro stavano cercando di venire a capo dello strano mistero. Hermione Granger aveva convinto i suoi due migliori amici ad indagare più a fondo. Sicuramente l’erede era un Serpeverde, perciò avrebbero trovato indizi parlando con qualcuno di loro.

Il piano era questo: avrebbero preso della pozione Polisucco, pozione in grado di far trasformare in altre persone, avrebbero assunto l’aspetto di tre Serpeverde e avrebbero chiesto in giro, senza destare il minimo sospetto. Avevano scelto quel bagno per preparare la pozione, perché non lo usava mai nessuno. Un fantasma, chiamato “Mirtilla malcontenta”, lo aveva infestato da ormai 50 anni.

Hermione stava mettendo i primi ingredienti, per completarla le ci sarebbe voluto almeno un mese, quando Harry le fece una domanda. In realtà lei si aspettava una domanda del genere, ma aveva sperato che non gliel’avrebbe mai fatta.

-Non capisco, Hermione. Se dobbiamo indagare sui Serpeverde, perché non chiediamo aiuto a mia sorella?- Domandò il ragazzo, leggermente confuso. Ron ed Hermione si guardarono all’unisono e sbiancarono di colpo. Il ragazzo si ricordava ciò che le aveva detto l’amica qualche giorno prima. Sul suo sospetto della notte di Halloween e sulla conversazione che aveva origliato la settimana precedente.

Hermione era riuscita finalmente a trovare un posto adatto dove preparare la pozione Polisucco. Quel bagno non lo usava mai nessuno… o almeno così credeva. Sentì la porta del bagno aprirsi. Prese velocemente tutte le piccole fialette e si nascose dentro uno dei gabinetti. Non doveva farsi vedere.

Sentì il rumore di passi in avvicinamento. Dovevano essere in due. E dal rumore acuto che le loro scarpe, dovevano avere i tacchi: erano due ragazze. La giovane Grifondoro trattene il respiro, cercando di non fare troppo rumore.

-Adesso che siamo sole, me lo dici?- La voce le era famigliare. Era quella di Caroline Prince, se non sbagliava. Quindi probabilmente l’altra era…

-Va bene, te lo dirò- Disse, come aveva sospettato Hermione, Heather. Cosa facevano quelle due lì? Nessuno usava mai quel bagno. E di cosa stavano parlando? Anche se non era educato, la giovane Grifondoro continuò ad origliare la conversazione.

-La camera di cui mi avevi parlato la sera di Halloween. Me ne stavi parlando prima che cominciasse la festa- Disse Caroline, e ad Hermione si gelò il sangue delle vene. Di cosa stavano parlando? Vuoi vedere che…

-La camera segreta… certo. Volevo mostrartela quel giorno ma poi è scoppiato il pandemonio. Appena le acque per questa faccenda si calmeranno , te la mostrerò. Ti assicuro che resterai di stucco quando vi entrerai- Le disse con una mezza risata, molto simile a un ghigno. Detto questo le due ragazze uscirono dal bagno.

Non appena sentì il rumore dei loro passi allontanarsi, Hermione uscì dal suo nascondiglio: era pallida e allibita per ciò che aveva sentito.

-Sarebbe meglio non coinvolgerla, Harry. Ti prego fidati di me- Gli disse la Grifoncina. Harry la guardò confuso. Ma poi, vedendo lo sguardo implorante dell’amica, decise di annuire. Seppur ancora confuso. Ron, vedendo lo scambio fra i due amici, tirò un sospiro di sollievo. Hermione gli aveva detto i suoi sospetti e lui, anche se non voleva ferire l’amico, appoggiava l’idea della ragazza.

-Tra un mese riuscirò a terminare la pozione- Disse la ragazza, dopo aver analizzato attentamente tutti gli ingredienti. I due ragazzi annuirono, un po’ preoccupati: non avevano tempo da perdere, dovevano scoprire subito qualcosa altrimenti ci sarebbe potuto essere un altro attacco. E questa volta la vittima poteva non essere un semplice gatto.

-Ma, domani hai la partita di Quidditch!- Esclamò Ron rivolto ad Harry, ricordandosi solo in quel momento di quel particolare. Hermione e Harry lo guardarono allibiti, come se stessero guardando un pazzo.
Ma come poteva pensare ad una cosa del genere in un momento simile? In ogni caso l’uscita di Ron fece scoppiare a ridere i ragazzi, permettendo loro di abbandonare la preoccupazione per un po’.


Il giorno dopo gli spalti dello stadio di Quidditch erano già pieni un‘ora prima che cominciasse la partita. Tra i posti verde-argento si potevano scorgere due ragazze intente a chiacchierare.

-Secondo te, Draco riuscirà a prendere il boccino?- Domandò Caroline a Heather. La ragazza neanche si voltò, guardava un punto fisso di fronte a se, ma rispose ugualmente.

-Non credo. Sarebbe capacissimo di farselo sfuggire da sotto il naso. Quanto ci scommetti?- le domandò ironica, l’amica. Caroline sbuffò. Sapeva che sarebbe finita così.

-Potresti fingerti interessata- La sgridò in maniera giocosa, ma non troppo in realtà. Aveva praticamente implorato l’amica di venire. Ricordava che ad Heather non piaceva assistere alle partite. Come poteva non ricordarlo: era stata durante una di esse che avevano fatto la loro prima vera e propria conversazione.

-Ma lo sono. Semplicemente non credo nelle capacità del nostro carissimo cercatore- Rispose la ragazza con un ghigno perfido. La Prince scosse la testa: non sarebbe mai cambiata. L’amica era fatta così, bisognava solo accettarlo.

-Piuttosto, parlando di cose serie. D’ora in poi dobbiamo fare le cose seriamente: se vuoi seguirmi nella camera segreta, dovrai fare attenzione. Sicuramente la sicurezza per i corridoi aumenterà- Disse la Potter, sostituendo un tono serio al suo ghigno. Anche Caroline divenne seria, ed anche un po’ preoccupata, e annuì.

-Sta per cominciare!- Gridò Theodore Nott dagli spalti. Le due ragazze si voltarono verso il campo e videro tutti i giocatori sfrecciare in volo per prendere la palla. Gli unici a rimanere fermi erano i due portieri e i due cercatori (Draco ed Harry).

-Adesso guarda che fantastico spettacolo- Disse caroline ad Heather.

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Capitolo 13
*** il club dei duellanti ***


150-70 per i Grifondoro. La partita era finita già da alcune ore, ma gli studenti non accennavano a festeggiare la vittoria. Harry Potter era riuscito a prendere il boccino, nonostante il braccio rotto da un bolide che lo aveva continuamente puntato. In ogni caso entrambi i Potter erano soddisfatti.

Harry, nonostante la notte in infermeria, aveva sconfitto quello spocchioso di Malfoy, portando la propria squadra alla vittoria. Heather invece era rimasta piacevolmente colpita da quello sport: magari l’anno dopo ci avrebbe fatto un pensierino.

Purtroppo, la mattina dopo, la gioia e l’eccitazione erano scomparse: Colin Canon, uno studente nato babbano di Grifondoro, era stato trovato pietrificato in uno dei corridoi. Inoltre Harry, quella notte in infermeria, aveva ricevuto la visita di Dobby. A quanto sembrava era stato lui a sigillare il passaggio nel binario 9 ¾ e aveva anche stregato il bolide in modo che colpisse .Harry

-Perché lo hai fatto?!- Sibilò il ragazzo al folletto. Si stava davvero arrabbiando. Per poco non lo uccideva.

-Dobby non voleva fare del male. Dobby voleva solamente far tornare Harry e sua sorella a casa- Il ragazzo per poco non lo strozzò. Fortunatamente riuscì a trattenere la sua furia omicida. Fortunatamente perché in questo modo riuscì a scoprire qualcosa di interessante: Dobby gli rivelò, per errore, che la camera fu aperta 50 anni prima.

Passarono i giorni da quel brutto incidente. La gioia degli studenti era completamente scomparsa, lasciando posto a un clima di paura e tensione. Ormai era confermato: la carema dei segreti era stata aperta da qualcuno, e aveva già cominciato a fare vittime.

Tutti gli amici di Colin andavano a trovare il ragazzo pietrificato in infermeria. Cosa sarebbe successo a tutti loro? E mentre la stragrande maggioranza degli studenti stava per cadere mano a mano nel panico, tre di essi cercavano di affrettarsi a preparare la pozione Polisucco. Vista la situazione, il corpo docenti, uno in particolare, decisa di prendere in mano la situazione.

-Miei carissimi studenti- Disse il professor Allock con uno dei suoi soliti, ed irritanti (secondo molti), sorrisi. Aveva fatto radunare tutti gli studenti della scuola e poi li aveva suddivisi nelle varie case. Mettendo Corvonero accanto a Tassorosso e Grifondoro accanto a Serpeverde.

-Vi do il benvenuto alla prima lezione di difesa: l’ho chiamata “club dei duellanti”- Disse, tutto contento. Caroline ed Heather si guardarono negli occhi. “Questo è scemo” voleva dire quello sguardo, ed entrambe compresero il pensiero dell’altra.

-Dopo i recenti avvenimenti, il preside mi ha permesso di organizzare questo piccolo raduno: in questo modo potrete difendervi- Spiegò il professore, ovviamente senza mai abbandonare il sorriso. Dal fondo della sala si avvicinò, con estrema lentezza, come se non volesse essere lì, il professor Piton.

-Il professor Piton, il mio collega, si è gentilmente offerto di aiutarmi con una dimostrazione pratica- Disse Allock, mentre si posizionava in fondo alla pedana per poter dare inizio all’incontro. Purtroppo per lui, il duello non durò molto. Dopo appena un istante dall’inizio, Piton aveva scagliato contro l’avversario un incantesimo talmente veloce, che Allock era finito fuori dal ring ancor prima di prendere mano alla bacchetta.

-Ringrazio il mio collega per la splendida dimostrazione- Balbettò imbarazzato. Intanto gli studenti si erano divisi in due gruppi: metà di loro (quasi tutte le ragazze) guardavano il professore, preoccupate; mentre l’altra metà cercava di contenere le risate… in maniera pessima. Tra l’altro.

-Ora vi dividerò in gruppi. I Tassorosso affronteranno i Corvonero, mentre i Serpeverde affronteranno i Grifondoro- Spiegò l’uomo, mostrando loro un grosso tabellone su cui erano scritti i match da disputare. I gemelli Potter si avvicinarono alla parte dedicata a Grifondoro-Serpeverde

Round Grifondoro-Serpeverde

Neville Paciock – Theodore Nott

Lavanda Brown – Pansy Parkinson

Dean Thomas – Millicent Bulstrode

Seamus Finnegan – Daphne Greengass

Ronald Weasley – Caroline Prince

Hermione Granger – Heather Potter

Harry Potter – Draco Malfoy

Gli incontri si susseguirono con estrema rapidità. Entrambe le fazioni erano parecchio preparate. Escludendo alcuni  elementi, tra cui Neville Paciock, riuscivano a destreggiarsi perfettamente nei duelli magici. Arrivò così il turno di Ron e Caroline.

I due si misero in posizione sulla pedana e diedero inizio al duello. Inizialmente i due sembrarono equivalersi, ma poi la superiorità della timida, ma forte, Serpeverde cominciò a farsi vedere. Ron tentò di resistere, ma fu tutto inutile. Dopo pochi minuti dall’inizio del match Ron si ritrovò disarmato e schiantato a diversi metri di distanza.

-La mia bacchetta?!- Gridò disperato il ragazzo. Infatti nell’urto, il povero Ron era atterrato sulla sua bacchetta e l’aveva accidentalmente spezzata a metà. Non sarebbe stata più la stessa, molto probabilmente. Caroline si provò a scusare, ma il ragazzo, senza dire niente, si diresse fuori dal ring.

La parte Serpeverde sghignazzava, compiaciuta dal risultato. Il più soddisfatto di tutti era sicuramente il professor Piton. Pochi secondi dopo, però, calò nuovamente il silenzio. Uno degli incontri più attesi stava per cominciare: Hermione Jean Granger contro Heather Lily Potter. La principessa dei grifoni contro la principessa delle serpi.

Entrambe le ragazze salirono sul palco. Hermione era rigida e agitata, un rivolo di sudore le bagnava la fronte, Heather invece manteneva la sua solita aria distaccata e indossava la sua solita maschera di freddezza e distacco. Entrambe avevano però un sentimento che le accomunava: una forte determinazione.

Appena il professore diede il via, le due estrassero la bacchetta (con una velocità da professionista) e fecero partire i primi incantesimi. Hermione partì immediatamente all’attacco, mentre Heather preferì mantenersi in un primo momento sulla difensiva. Più andava avanti e più gli incantesimi della Grifondoro si facevano decisi.

Mentre gli amici della riccia rimanevano a guardare l’incontro con angoscia, Caroline guardava tutta la scena con un ghigno made-in-Serpeverde. Non che non tenesse all’amica, sia chiaro, ma la sua giovane amica era sicuramente una delle studentesse più abili di tutta la scuola. Bisognava cercare attentamente studenti più grandi in grado di tenerle testa: figurarsi del 2° anno.

Dopo qualche minuto in cui Hermione continuava ad attaccare con sempre più forza e Heather riusciva a parare ogni colpo senza troppa fatica, la Serpeverde passò al contrattacco e lanciò uno schiantesimo all’avversaria. Hermione, con enorme sorpresa, riuscì a pararlo, ma non riuscì a fare nulla quando la seconda le arrivò contro il petto. La giovane Grifondoro volò letteralmente fuori dal ring.

Il Serpeverde esultarono, se possibile, ancora più di prima: la loro Potter era invincibile. Ron aiutò l’amica a rialzarsi e, senza farsi notare da Harry, lanciò un’occhiataccia alla Serpeverde, la quale non si scompose minimamente.

Anche lui sospettava che la sorella dell’amico fosse coinvolta nella faccenda della camera dei segreti e, anche se non ne aveva prove, non riusciva a vederla di buon occhio. Una volta che le due ragazze furono lontane, tutti i presenti trattennero il respiro: era il turno di Potter e Malfoy. Il principe di Grifondoro contro il principe di Serpeverde.

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Capitolo 14
*** la pozione Polisucco ***


L’incontro finì in parità. O meglio, non finì proprio. Dopo qualche minuto in cui le capacità dei due contendenti si equivalevano, Malfoy fece uscire dalla punta della sua bacchetta una grossa vipera. Fu in quel momento che l’intera sala rimase allibita: Harry Potter era in grado di parlare il Serpentese, la capacità di Salazar Serpeverde.

Tutti quanti in sala rimasero a vociferare per ore. Anche dopo che la prova del club dei duellanti era finita. Da quel momento la maggior parte degli studenti della scuola cominciò a sospettare che l’erede di Serpeverde fosse lui. solo due persone interpretarono questa nuova scoperta in altro modo.

Hermione e Ron trascinarono l’amico in uno dei corridoi del 7° piano, lontano da orecchie indiscrete. Dovevano parlargli, non potevano più tenerlo nascosto.

-Perché non ci hai detto di essere rettilofono?- Domandò Ron sotto shock. Hermione intanto stava guardando i due ragazzi, con aria pensierosa. Stava cercando un modo per poter introdurre la domanda e soprattutto il discorso. Ron spiegò all’amico che ad avere questa capacità era Salazar Serpeverde.

-Quindi voi, insieme a tutta la scuola, pensate che io sia l’erede di Salazar Serpeverde?- Domandò il ragazzo con un espressione sconvolta. Non riusciva a credere che i suoi amici sospettassero di lui. come potevano? Ma la domanda di Hermione lo sorprese ancora di più.

-Per caso questa tua capacità è un fattore… ereditario?- Domandò la riccia, con voce esitante. Cercava in tutti i modi di non incrociare lo sguardo dell’amico, come se avesse paura che facendolo si sarebbe scoperta troppo. Harry rimase un tantino confuso dalla domanda e dal comportamento della ragazza, ma decise di rispondere.

-Non lo so, però anche mia sorella è in grado di parlar…- Ma le parole gli morirono in gola. In quel momento il ragazzo fece mente locale e ricordò tutto ciò che Hermione aveva detto sulla sorella e finalmente, alla fine, comprese.

-Tu sospetti di lei!- Esclamò. Dal tono della voce non si capiva se la sua fosse un accusa, una costatazione o altro. L’unica cosa che si poteva notare era il suo sguardo allucinato. Che cosa stava pensando?
-Harry, ti prego, ascoltami- Fece Hermione, disperata. Non voleva che l’amico andasse in  escandescenza, o che prendesse in malo modo la notizia. Così cercò di spiegargli come mai sospettassero di lei e di tutti gli strani indizi e avvenimenti che avevano circondato la sorella quell’anno. Harry, se possibile, divenne più pallido ad ogni parola che pronunciava.

-Sono tutte sciocchezze!- Gridò il ragazzo fuori di se. I due amici sobbalzarono. Non lo avevano mai visto in quello stato. Sembrava quasi stesse per esplodere. Continuare su quell’argomento sarebbe stato un errore. decisero così di lasciar cadere la questione, almeno per il momento.

Ad Harry però gli si era insinuato il tarlo del dubbio. Davvero sua sorella era l’erede di Salazar Serpeverde?

Passò un mese. Ci fu un altro attacco. Un giovane studente di Tassorosso, insieme al fantasma di Grifondoro, erano stati trovati pietrificati in uno dei corridoi del 3° piano. Incredibilmente non fu il ritrovamento del ragazzo a lasciare allibiti i suoi compagni, ma quello del fantasma. Quale creatura poteva ferire un fantasma?

Fortunatamente il nuovo anno arrivò anche con una bella notizia: la pozione Polisucco era finalmente pronta. I tre Grifondoro si ritrovarono nuovamente nel bagno in disuso delle ragazze. Harry aveva preso un capello di Gregory Goyle, Ronald uno di Vincent Tiger, mentre Hermione aveva preso un capello di… Caroline Prince.

Dopo aver fatto svenire i tre Serpeverde, ed averli rinchiusi dentro uno dei gabinetti, presero le loro sembianze e uscirono per i corridoi.

-Ok ragazzi. Adesso ci dirigiamo verso i sotterranei e cercheremo qualche Serpeverde che possa aiutarci- Hermione spiegò il piano a grandi linee e si diresse, insieme ai suoi fidati compagni, verso i piani inferiori. Fecero per raggiungere le scale quando la Grifona notò un gruppo di ragazze parlottare in fondo al corridoio.

-Andata avanti voi, ragazzi. Credo di aver già trovato una fonte di informazioni- I due ragazzi annuirono, mentre Hermione/Caroline si dirigeva verso il gruppetto di Serpeverde. Le aveva riconosciute subito: Pansy Parkinson, Daphne Greengass e Millicent Bulstrode. Dopo Caroline, loro erano le ragazze più vicine ad Heather.

-Salve ragazze. Per caso avete visto Heather?- Domandò a bruciapelo la ragazza, senza neanche salutare. Le tre Serpeverde la guardarono stranite, e per un attimo Hermione temette di aver fatto un errore.

-Se non lo sai tu, Caroline, dove va Heather, come potremmo saperlo noi?- Domandò La Greengass con aria altezzosa. Non le erano mai piaciute le sue coetanee Serpeverde, l’unica passabile era proprio Caroline. Però non riusciva a capire che cosa intendesse con questa uscita.

-Ormai, Heather,  passa il tempo solamente con te e con quell’enorme ed inquietante pitone. Se non lo dice a te, che sei la sua “luogotenente più fidata”, a chi dovrebbe dirlo?- Disse Pansy. Continuando il discorso dell’amica. Le altre due annuirono, mentre Hermione/Caroline le osservava in silenzio.

-Già, chissà dove passa il tempo quando di notte esce dal dormitorio-  Concluse Millicent, con un sospiro, seguita subito dopo dalle amiche. Hermione fece per chiedere loro qualcosa, ma venne interrotta da Daphne che la guardava con un sorriso malizioso.

-A proposito di comportamenti strani. Non hai ancora detto chi è quel ragazzo che ti piace, non ti ricordi? Ce ne stavi parlando l’altro giorno- Disse la bionda Serpeverde. A quelle parole Hermione gelò. Non aveva la più pallida idea di cosa rispondere. Fece per dire qualcosa ma venne interrotta da una voce severa ed autoritaria.

-Signorine, non dovreste trovarvi così lontane dal vostro dormitorio- La voce della McGranitt le fece tutte sussultare. L’anziana insegnate di Trasfigurazione incuteva sempre un certo timore nei suoi studenti, a prescindere che questi fossero della sua casa o di un’altra.

-Dovreste sapere che è vietato uscire dal proprio dormitorio dopo il coprifuoco- Disse la donna, severa, dopo aver lanciato un occhiataccia alle quattro studentesse. Loro impallidirono e, dopo aver annuito, si diressero in tutta fretta verso i sotterranei. Una volta lontane, poterono riprendere a parlare.

-Odia quella vecchia megera- Disse Pansy con una nota evidente di rabbia. Le altre due amiche annuirono, ma, proprio mentre scendevano le scale per i sotterranei, Daphne si guardò attorno e notò una cosa.

-Ragazze… che fine ha fatto la Prince?- Domandò stranita. Solo in quel momento le Serpeverde si accorsero che mancava un elemento nel loro gruppo. “Caroline” era scomparsa.

Intanto Caroline, o colei che aveva assunto le sue sembianze, stava tornando alla torre di Grifondoro. Doveva sbrigarsi, prima che l’effetto della pozione Polisucco svanisse. Non aveva scoperto granché. Sperava solamente che i ragazzi avessero avuto più fortuna.

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Capitolo 15
*** possibile?! ***


Grazie al cielo le sue preghiere furono ascoltate. I due ragazzi, nonostante non fossero riusciti a scoprire chi fosse l’erede di Salazar Serpeverde, erano riusciti a scoprire qualche particolare in più. A quanto pareva, Draco Malfoy non era l’erede di Serpeverde, ma era al corrente che la camera dei segreti era stata già aperta 50 anni prima.

Hermione invece aveva scoperto che Heather usciva spesso di notte, accompagnata da Caroline Prince, e che quest’ultima aveva una cotta per un ragazzo. Nulla di importante, purtroppo. Anche se in effetti gli aveva dato un idea niente male per scoprire una cosa…

I mesi passavano e Gennaio lasciò il posto Febbraio e poi a Marzo. Fortunatamente sembrava che gli attacchi fossero cessati: dopo Nick – quasi – senza – testa non vi erano stati più casi di persone pietrificate. Alcuni pensavano che fosse tutto finito , ma altri sapevano che questa non era la fine ma solamente una tregua.

Un fatto strano avvenne però, durante questi mesi di tranquillità. I tre Grifondoro trovarono, proprio dentro il bagno in disuso, divenuto ormai il loro punto di ritrovo, un vecchio e logoro diario. Il punto che quello no era un diario normale sembrava essere stato stregato. Probabilmente dal proprietario.

Era appartenuto ad un certo “Tom O. Riddle”, uno studente di Hogwarts vissuto 50 anni prima. Quando Harry provò a scrivere sui fogli del diario, le parole scomparivano ed apparivano delle frasi in risposta.

A quanto sembrava, questo Tom era stato presente quando la camera dei segreti venne aperta per la prima volta. All’epoca morì una ragazza e venne accusato dell’incidente una persona che loro conoscevano bene. Il guardiacaccia e amico Hagrid. Ma non era questo che impensieriva di più Harry.

-Quindi questo Tom sostiene che Hagrid abbia aperto la camera dei segreti?- Domandò Hermione ai ragazzi, ma più che altro a se stessa. Erano nella loro sala comune. Avevano aspettato che tutti i loro compagni andassero a letto, prima di poter parlare senza paura di essere ascoltati.

-Secondo voi è stato Hagrid a spiegare a Heather come aprirl…- Cominciò a chiedere Ron, ma si interrupe a metà frase. Aveva paura che quest’ennesima insinuazione potesse far perdere del tutto la calma all’amico. Invece Harry rimase a fissare un punto fisso di fronte a loro. I due amici lo fissarono con aria preoccupata.
-E se Heather fosse davvero l’erede di Serpeverde?- Ron ed Hermione continuarono a fissare il ragazzo, senza però aprire bocca. Harry tirò fuori il diario di Tom Riddle e lo mise sul tavolino al centro della sala.
-Questo diario credo che sia collegato alla faccenda molto più di quanto pensiamo. Eppure mi ha ricordato una cosa importante. Credo di averlo visto, alcuni mesi fa, nel baule di mia sorella- Spiegò Harry con sguardo assente e addolorato.
inavvertitamente intruppò alla scrivania dove la sorella, fino a pochi minuti prima, stava studiando.

Alcuni dei suoi libri caddero a terra. Mentre era intento a raccoglierli, Harry pensò che sarebbe stato meglio cominciare i compiti per le vacanze. Il professor Piton lo odiava, non avrebbe perso occasione per punirlo. Aveva quasi finito di raccogliere il tutto, quando notò un libro con la copertina nera.

Non avevano un libro simile tra quelli di scuola. Lo afferrò un attimo e lo guardò: era di media-piccola grandezza, non troppo spesso e con una copertina in pelle nera, le pagine erano ingiallite dal tempo. Fece per aprirlo,  ma qualcuno glielo strappo con forza dalle mani. Heather, appena tornata dalla doccia, lo aveva visto con il suo libro in mano e, con una rapidità incredibile, se l’era ripreso.

Il ragazzo sopravvissuto scosse la testa con fare amareggiato. Gli indizi c’erano, ma non riusciva lo stesso a convincersi del tutto che la sorella potesse esserci dentro fino al collo. Hermione guardò un secondo i due ragazzi poi si alzò e si diresse verso la loro stanza.

-Harry, ti dispiace se prendo in presto il tuo mantello dell’invisibilità?- Domandò la ragazza. Il giovane Grifondoro sembrò svegliarsi da un sogno ad occhi aperti, scosse la testa e, dopo un attimo di confusione, si girò verso la ragazza.

-Certo, prendilo pure. Prima o poi però mi dovrai dire dove vai tutte le sere- Le rispose Harry. Erano ormai diverse settimane che Hermione, usando il mantello dell’amico, usciva di sera per andare a controllare l’entrata della sala comune dei Serpeverde.

Voleva vedere se le cose che le avevano detto il gruppetto di ragazze Serpeverde fosse vero: Heather usciva veramente per i corridoi in piena notte ed andava chissà dove? Afferrò uno specchietto ed uscì per il castello.

Sapeva che portarsi dietro lo specchietto sarebbe stato saggio. In quei mesi aveva fatto molte ricerche in biblioteca e, a meno che non si fosse sbagliata proprio di tanto, aveva capito cosa ci fosse dentro la camera dei segreti. Scese velocemente i 7 piani del castello e raggiunse la buia entrata della sala verde-argento.

Aspettò una mezz’ora in silenzio. Nessuno uscì. Stava quasi per credere di aver fatto l’ennesimo buco nell’acqua (in quei giorni, ogni volta che si appostava lì, non aveva mai visto nessuno), quando vide, nella penombra, due piccole figure avvolte dalle tenebre. La Grifondoro cercò di mettere a fuoco ma era difficile con tutto quel buio.

-Ti vuoi muovere?- Una voce seccata, che Hermione riconobbe subito, risuonò nel corridoio. La giovane si nascose dietro una colonna, per paura che le due Serpeverde potessero vederla.
-Eccomi, Heather. Mi ero fermata a prendere la bacchetta… senza di essa sarebbe stato inutile- Rispose la voce della Prince. Le due percorsero il corridoio opposto a dove si trovava Hermione e sparirono nel buio.

La mattina dopo Ron ed Harry si svegliarono presto. Quel giorno ci sarebbe stata la partita di Quidditch: Grifondoro vs. Tassorosso. La partita non fu affatto combattuta. La squadra giallo-rossa era molto più forte e carica di quella giallo-nera, inoltre i giocatori avversari avevano paura che Harry li pietrificasse (come era successo al loro compagno).

200 – 0 per i Grifondoro. La casa in questione esplose in un boato di gioia. La festa purtroppo però, non durò molto. Ancor prima che arrivassero al loro ritrovo, la McGranitt li fermò. Aveva una comunicazione urgente per Ronald Weasley e Harry Potter. Nel suo solito sguardo severo si poteva scorgere una nota di preoccupazione e dolore.

La donna accompagnò i due ragazzi fino all’infermeria. Di fronte alla porta trovarono qualcuno di inaspettato.

-Heather, cosa ci fai qui?- Domandò Harry alla sua gemella. Ma prima che la ragazza potesse rispondere, la professoressa li chiamò nuovamente dall’interno dell’infermeria. Ai due ragazzi gli si gelò il sangue nelle vene quando videro cosa, o meglio, chi vi era disteso sul lettino in fondo.

Hermione era stata pietrificata.

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Capitolo 16
*** acromantule ***


I due Grifondoro sono ancora senza parole e pietrificati sul posto. Non riescono a credere che Hermione, la loro Hermione, la loro migliore amica abbia fatto quella fine. Lo shock è talmente grande che per un momento si sono dimenticati della presenza di Heather e della McGranitt.

-L’abbiamo trovata nel corridoio di fronte alla sala comune dei Serpeverde. Stata la signorina Potter che questa mattina l’ha vista- Spiegò l’anziana strega. Solo in quel momento i due ragazzi si voltarono verso la giovane serpe. Non era difficile capire cosa era andata a fare l’amica. Voleva indagare su di Heather. Ma allora significava che…

Dopo che la professoressa fu lontana, i tre ragazzi rimasero soli. In religioso silenzio. A spezzar quest’atmosfera fu Ron, che si diresse verso l’uscita. Non prima di aver lanciato uno sguardo di puro disprezzo verso la Serpeverde. La ragazza in questione rimase un secondo sorpresa, ma poi contraccambiò lo sguardo con uno gelido ed omicida.

Ron sembrò perdere tutto il suo coraggio e sgattaiolò fuori dall’infermeria. Ma ciò che sorprese Heather fu lo sguardo del fratello. Non la guardava come Ronald. Il suo sguardo, seppur fosse riuscito a scorgerlo solo per un attimo, prima che uscisse anche lui dall’infermeria, era sofferente e deluso. Heather rimase per un secondo a guardare la porta, da dove era appena uscito il fratello, senza capire cosa pensare.

Le brutte notizia non finirono quella giornata. Una volta tornati al loro dormitorio. Harry e Ron si accorsero che qualcuno aveva rubato il diario di Tom Riddle. Chi poteva esser stato? Ron fece quasi per accusare Heather, ma poi si morse la lingua. Come aveva detto Hermione, non aveva alcuna prova (tra l’altro, come avrebbe fatto ad entrare nella loro sala comune?). Inoltre non voleva ferire per l’ennesima volta l’amico.

Passarono alcune settimane dalla pietrificazione di Hermione. I due fratelli Potter non ebbero più occasioni parlarsi. O meglio, Harry fece di tutto per non incontrare la sorella sul suo cammino. Heather rimase parecchio stranita dal suo comportamento ed anche, nonostante questo sentimento fosse sepolto sotto centinaia di strati della sua anima, ferita.

In ogni caso era sicurissima che Harry, ed il suo amichetto rosso,  stessero nascondendo qualcosa di veramente grosso. Era tutto l’anno che scomparivano all’improvviso, lui e gli altri due Grifondoro. Anche l’anno precedente aveva avuto lo stesso sospetto. E com’era finita la questione? Si erano quasi fatti uccidere da Voldemort.

Questa volta non si sarebbe fatta cogliere impreparata. Avrebbe agito prima che quel pezzente finisse in qualche casino mortale. Arrivata nel suo dormitorio, controllò che non ci fosse nessuno in giro e chiamò a gran voce il suo pitone.

-Si. Mia signora?- Domandò Samuel con il suo solito ed inquietante sibilo.

-Ti devo chiedere lo stesso favore dell’anno scorso- Se ne uscì tutto d’un colpo. Non disse altro. Non spiegò nulla di più. In un primo momento il serpente pare confuso dalla richiesta della sua padrona. Ma dopo aver fatto mente locale ed aver ricordato cos’aveva fatto l’anno precedente, annuì con un inchino.

Passarono alcuni giorni. Samuel rimaneva tutta la notte di fronte alla sala comune dei Grifondoro, ma non sembrava esserci nulla di strano. Il serpente si annoiava sempre i più, ma la sua padrona sapeva che il suo intuito non sbagliava mai.

Infatti dopo qualche notte Samuel strisciò velocemente fino alla camera di Heather. Tutte le sue compagne dormivano tranquillamente, mentre lei era in piedi di fronte alla porta. Appena sentito il rumore del suo animale, Heather aveva già capito che il fratello si era immischiato in qualcosa di pericoloso, e soprattutto stupido.

-Mia signora. Suo fratello, insieme al suo amico dai capelli rossi, Ronald Weasley, si sono appena diretti verso la foresta oscura- Disse lui. Non si curò neanche di parlare piano, dato che alle orecchie altrui il suono della sua voce risultava solamente un fastidioso ma piccolo sibilo.

Heather non aggiunse niente all’affermazione di Samuel. Afferrò il mantello, la bacchetta e, dopo aver avvicinato l’animale alle sue gambe, usò l’incantesimo di disillusione. Doveva sbrigarsi, conoscendo l’idiota, sicuramente era già nei guai, ma non voleva cacciarsi nei guai anche lei.

Uscì in tutta fretta dai sotterranei e poi dal castello. La foresta proibita risultava ancora più minacciosa del solito. Heather ricordò quando l’anno precedente vi era entrata per duella re contro Malfoy. Che soddisfazione era stata. Umiliare quel biondino figlio di papà. Anche se la sua espressione era rimasta, ovviamente, fredda e distaccata.

Una volta dentro i rami inquietanti della foresta, Heather dovette usare il fiuto del suo fedele seguace per poter rintracciare il demente ed il pezzente. Ma perché suo fratello andava sempre a cacciarsi nei guai? In un momento del genere, tra l’altro.

Le tracce la portarono nel punto più profondo della foresta. Durante tutto l tragitto, la ragazza aveva sentito lamenti, ringhi ed ululati, ma non vi aveva badato più di tanto. Quello che però le si parò davanti le fece quasi cadere la maschera di tranquillità. Era finita di fronte ad una ragnatela gigante. Persino Samuel spalancò le fauci dalla sorpresa.

Da quella direzione veniva Harry ed il suo amico Ron. Stavano fuggendo da una schiera di ragni enormi. Da quel che Heather aveva letto, quelle creature dovevano chiamarsi Acromantule. Ron lanciava gridolini fastidiosi, mentre Harry tentava di tenere a distanza le creature con un incantesimo.

-Arania Exumai- Continuava a gridare, colpendo un ragno per volta. Ma per ogni ragno che scagliava via, ne saltavano fuori altri tre. Ronald rimaneva dietro la schiena dell’amico, tutto tremolante. Era risaputo che avesse il terrore dei ragni.

Heather alzò la bacchetta verso di loro e, senza pronunciare neanche una formula, usò lo stesso incantesimo del gemello. Ma neanche lontanamente paragonabile al suo. La luce bianca del suo incantesimo abbagliò completamente quell’intera parte di foresta.

La potenza del colpo si diresse verso i due ragazzi e le Acromantule. Ma mentre i Grifondoro rimasero tranquillamente in piedi, gli enormi ragni vennero sbalzati tutti via in un singolo colpo. Sembrava un’esplosione di luce bianca. I due ragazzi si guardarono intorno cercando di capire da dove fosse partito l’incanto, inutilmente dato che la ragazza si trovava sotto l’incantesimo di disillusione.

Samuel rimase ancora per qualche secondo con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite. Era una scena a dir poco spassosa, sembrava uno di quei pupazzi a molla irritanti (secondo la giovane Potter), che uscivano fuori dalle scatole.

-Bel colpo, mia signora- Disse il serpente con uno strano sibilo alla fine. Le orecchie di Heather lo interpretarono come una risatina. La ragazza annuì distrattamente, facendosi scappare anche lei un piccolo ghigno.

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Capitolo 17
*** la camera dei segreti ***


Dopo aver costatato che i due deficienti (altrimenti noti con il nome di: Harry Potter e Ronald Weasley) erano salvi, Heather si diresse, insieme a Samuel, verso il proprio dormitorio. Non aspettò neanche per vedere se quei due sarebbero stati in grado di ritrovare la strada di casa.

Non sapeva perché quei due si trovassero lì, ma non aveva nessuna intenzione di chiederglielo. Inoltre suo fratello era diventato strano nell’ultimo periodo. Sembrava quasi che gli avesse fatto un torto, o che l’avesse ferito in qualche modo.

La ragazza ordinò a Samuel di continuare a tenere d’occhio il trio, ormai duo, di Grifondoro. Mancava ancora un mese scarso alla fine della scuola. Il fratello sarebbe stato capace di cacciarsi in altri guai. Meglio non correre rischi.

Passarono altri giorni da quell’episodio. Non vi furono altri attacchi da parte del mostro verso i nati babbani, ne segnalazioni da parte di Samuel. Tutto sembrava, almeno all’apparenza, tranquillo. Ciononostante Heather non si decise ad abbassare la guardia. Mai mostrare le proprie debolezze e farsi cogliere di sorpresa.

Passò quei giorni in una inaspettata tranquillità. Alternava le chiacchierate con le sue compagne, con le lezioni, lo studio e le sue uscite notturne. Ogni tanto portava con se anche Caroline, ma non sempre. Finchè non avvenne l’ennesimo attacco. Ginny Weasley, la sorella di Ron, e ultimogenita della famiglia Weasley, era stata rapita e portata nella camera dei segreti.

La scuola era scoppiata nel panico più totale. Come se non bastasse, Lucius Malfoy, grazie ai suoi agganci al ministero, aveva convinto a sospendere Silente dalla carica di preside. Nessuno, escludendo i Serpeverde, si sentiva più al sicuro. Ormai era solo una questione di giorni, probabilmente: la scuola avrebbe definitivamente chiuso.

Inoltre, come se non bastasse, Rubeus Hagrid, il guardiacaccia di Hogwarts e caro amico di Harry Potter, era stato condotto ad Azkaban. La prigione di massima sicurezza dei maghi. Era venuto il ministro della magia in persona, Cornelius Caramell, per scortarlo. A quanto sembrava ritenevano il mezzo-gigante in qualche modo responsabile.

Fu con quel clima che Heather ebbe l’ennesima brutta, e alle sue orecchie seccante, notizia. Era quasi notte fonda. Le ragazze Serpeverde, appena finita la cena, erano tutte scese nei sotterranei. Era stata una giornata parecchio stancante, infatti dopo neanche un ora erano andate quasi tutte a dormire.

Le uniche rimaste in piedi erano Caroline ed Heather. Erano intente a giocare a carte in sala comune. La prima sembrava eccitata, bastava poco per renderla allegra e soprattutto per coinvolgerla in qualcosa, mentre la seconda, neanche a dirlo, aveva un aria annoiata ed anche un po’ seccata. Non le interessava molto quella partita a carte. Era ancora in piedi perché stava aspettando qualcuno.

Infatti, dopo una mezz’ora in cui le ragazze alternavano vari giochi di carte (neanche a dirlo: Heather vinceva sempre), un messaggero strisciante comparve davanti a loro. Esattamente come successo qualche giorno prima. Samuel si fermò ai piedi della sua padrona, in silenzio, in attesa di un cenno per poter parlare.

Caroline rimase ad osservare l’enorme serpente. Non era minimante spaventata. Ormai, dopo due anni in cui viveva con la sua strana amica, aveva fatto l’abitudine a veder strisciare il pitone tra un letto e l’altro del dormitorio. Perfino le altre ragazze non dicevano più niente sull’argomento.

-Mia signora, purtroppo aveva ragione. Quello sce… emh. Suo fratello sta andando insieme al suo amico, ovviamente, e ad un professore nella camera dei segreti. Intendono salvare la ragazzina Grifondoro. L’entrata è nel lavandino nel bagno femminile al 2° piano- Disse il rettile alla sua signora. Caroline rimase in silenzio a guardare lo strano monologo. Non era in grado di capire cosa stesse dicendo, ma vedendo l’espressione dell’amica, capì che doveva trattarsi di qualcosa di serio.

-Caroline, presto, corri all’ufficio del preside! Avverti che la camera dei segreti si trova nel bagno delle ragazze al secondo piano!- Le gridò contro l’amica, mentre afferrava la bacchetta posta sul tavolino al centro della stanza e si dirigeva verso l’uscita della sala comune.

-Dove stai andando?!- Le gridò confusa e spaventata. Aveva capito che doveva informare qualche docente della cosa, ma perché non poteva farlo lei? questo pensiero, inspiegabilmente, la terrorizzò ancora di più. Dove intendeva andare?

-Vado a fermare quell’idiota di Harry. Questa volta morirà. Se non lo ucciderà la creatura di Salazar Serpeverde, lo farò io- Sibilò con uno sguardo di fuoco. Caroline boccheggiò per qualche istante, ma fu sufficiente per dare ad Heather il tempo di uscire dalla sala senza altre interruzioni.

Doveva sbrigarsi. Questa volta poteva non farcela ad arrivare in tempo per salvarlo. L’anno precedente Harry era stato aiutato dalla Granger. Questa volta lui e Weasley erano da soli. Senza neanche preoccuparsi di rendersi invisibile, la giovane Serpeverde arrivò nel bagno del secondo piano e chiamò a gran voce il fantasma che l’abitava.

-Mirtilla!- Il fantasma in questione era una giovane Corvonero con gli occhiali, morta qualche decennio prima. Era famosa in tutta la scuola per i suoi piagnistei insopportabili e per il suo passatempo preferito: allagare il bagno. L’aveva conosciuta all’inizio di quell’anno. Quando era entrata in quel bagno per la prima volta. Il fantasma in questione uscì da uno dei gabinetti e la guardò seccata.

-Se stai cercando tuo fratello, è appena entrato da un passaggio segreto nel lavandino- E senza lasciarle il tempo di ribattere, si infilò dentro uno dei water. Che schifo. Pensò la Potter. Ma adesso aveva altro a cui pensare. Si avvicinò al lavandino in questione e si mise ad esaminarlo. Sotto un rubinetto vi era inciso un serpente.

-Apriti- Gli sibilò nella lingua dei serpenti. Subito il lavandino cominciò a scomporsi, lasciando spazio ad un cunicolo buio. Per quanto si sforzasse, Heather, non riusciva a vedere il fondo. Troppo buio. O troppo profondo.

Senza pensarci troppo, la ragazza saltò verso l’ignoto. Ma prima che finisse schiantata al suolo, la ragazza tirò fuori la bacchetta e mentalmente pronunciò
-Arresto Momentum!- Come se il mondo fosse finito in pausa, Heather si ritrovò sospesa mezz’aria e poi atterrò in piedi, in tutta delicatezza. L’ambiente era umido e dai muri traboccava muffa e acqua, il pavimento era invece ricoperto da teschi (probabilmente umani) e poco più in fondo si poteva scorgere un qualcosa di bianco-trasparente.

A prima vista sembrava la pelle di un immenso serpente. Almeno 10 volte più grande di Samuel. Più in fondo vi era un tunnel. Dopo averlo attraversato, Heather si ritrovò la strada sbarrata. Di fronte a lei vi era una frana che bloccava  il passaggio, ma non era da sola. Altre due persone erano rimaste bloccate lì.

Il professor Allock, che gironzolava come uno scemo per tutto l’abitacolo (cosa gli era successo? Forse era stato colpito da qualche incantesimo che lo aveva confuso) e Ronald Weasley. Quest’ultimo cercava di farsi strada nella frana spostando i massi. Nessuno dei due si era accorto della presenza della Serpeverde.

-Ron!- Lo chiamò. Non lo avesse mai fatto. Per poco il Grifondoro non si mise a gridare per lo spavento. Si voltò di lei. Sul suo volto passarono una vasta gamma di emozioni: rabbia, dubbio, sorpresa, sgomento, incredulità. Fino a che non divenne bianco come un cencio e cominciò a boccheggiare.

-Ma tu perché sei qui? Dovresti stare dall’altro lato della frana… ma allora a chi sta andando incontro Harry?- Riuscì finalmente a dire una frase di senso compiuto. Anche se il senso non era molto chiaro. Ma di cosa diavolo stava parlando?

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Capitolo 18
*** l'erede di Serpeverde ***


Heather rimase qualche secondo immobile per fare mente locale. Percorse mentalmente tutti i fatti  avvenuti e gli elementi che aveva. Lo strano comportamento del fratello. Il suo indagare sulla camera dei segreti. E l’affermazione che Ronald aveva appena fatto. La ragazza socchiuse un attimo gli occhi e il suo sguardo divenne di ghiaccio.

-Spostati- Ordinò al Grifondoro. Il ragazzo esitò un attimo, non capendo cose stesse succedendo, ma quando vide la ragazza tirare fuori la bacchetta e puntargliela contro, scattò di lato terrorizzato.

-Bombarda Maxima!- Dalla punta della bacchetta partì un fascio di luce rosso scuro che colpì il punto dove le macerie stavano ostruendo il passaggio. In un boato assordante la strada fu finalmente sgombra dai massi e dai detriti vari. Ron era semplicemente allibito. Non vi era paragone. La loro potenza era proprio su due piani totalmente differenti.

-Non ti muovere da qui- Gli ordinò. E, senza dargli il tempo di rispondere o di contestare, sfrecciò per il corridoio davanti a se. Dopo diversi metri trovò una porta di metallo spalancata. All’interno vi era un enorme sala (simile alle fognature), con delle statue di serpenti ai lati e una statua della testa di Salazar Serpeverde ricopriva completamente il muro di fronte. Al centro della sala vi erano tre persone: Harry, Ginevra Weasley, svenuta a terra, ed un ragazzo che Heather non aveva mai visto prima.

Proprio in quel momento arrivò dall’alto il canto di un uccello. Un uccello rosso, probabilmente una fenice, planò accanto ad Harry lasciando ai suoi piedi un vecchio cappello logoro. Doveva essere il cappello parlante.

-Ecco ciò che Silente lascia al suo protetto: un uccello canterino e un vecchio cappello- Sogghignò l’altro ragazzo, con una nota beffarda e fredda nel tono di voce. Ormai era chiaro. Era lui l’erede di Serpeverde, chiunque fosse il ragazzo. Decise di mostrarsi a quella strana combriccola e si avvicinò silenziosamente.

I due ragazzi si voltarono. Harry sembrava in un primo momento sorpreso di vederla, poi nel suo sguardo si potè scorgere sollievo ma anche un pizzico, ben nascosto, di sensi di colpa. Heather capì subito da cosa era scatenato, ma decise di lasciar correre, per il momento. L’altro ragazzo invece la guardò dubbioso.

-Stai tranquillo. Noi non abbiamo bisogno di un mostro secolare per combattere. Noi Potter, in particolar modo la sottoscritta, possiamo combattere benissimo senza troppi aiuti esterni- Disse la ragazza con il suo solito ghigno. L’erede rimase per un secondo sorpreso, ma subito la sua espressione divenne beffarda. Adesso anche lui aveva capito chi fosse la ragazza.

-Heather! Lui è Tom Orvoroson Riddle,  il ricordo di Voldemort da giovane! È uscito da quel diario che giace per terra! E sta lentamente prendendo l’anima di Ginny! Inoltre mi ha rubato la bacchetta!- Harry cercava di spiegare velocemente tutta la situazione alla sorella, mentre lei lo guardava seccata per via delle sue urla.

-Vediamo chi vincerà. Lord Voldemort, l’erede di Salazar Serpeverde ed il suo basilisco oppure i famosi gemelli sopravvissuti- Detto questo sibilò un ordine alla statua del suo antenato. La bocca dell’uomo si aprì lasciando uscire un enorme serpente di qualche decina di metri.

-Tu pensa al biscione, io mi occuperò della nostra giovane nemesi- Ordinò la sorella ad Harry. Al ragazzo non sfuggì quella nota di distacco e freddezza che aveva messo nel tono. Sapeva a cosa era dovuta. Nel caso fossero usciti vivi da lì dentro, avrebbero dovuto parlare. Sperava in un perdono. Ma ottenerlo dalla sorella era più difficile di affrontare un basilisco, a volte.

Mentre l’enorme rettile iniziò a inseguire Harry tra le tubature dell’enorme camera, Tom Riddle, alias Voldemort, iniziò a duellare contro Heather Potter a suon di incantesimi. Nella sala volarono fasci di luce rossa e viola ad una velocità sorprendente. Ma oltre quello non si sentivano altri suoni: entrambi lasciavano incantesimi senza pronunciare alcuna formula.

-Sei in grado di lanciare incantesimi non verbali, nonostante la tua età. Quanti anni avrai? 12? È pazzesco: persino io ho cominciato ad impararli al mio 3° anno- Le disse il giovane ricordo di Tom Riddle.

Heather non si lasciò distrarre dalle sue lusinghe e, dopo aver schivato un fiotto di luce nera, scagliò uno Stupeficium non verbale contro l’avversario. Tom parò il colpo evocando un enorme scudo d’argento.

Il rumore del colpo si espanse per tutta la sala.


Entrambi i duellanti si guardarono negli occhi. i loro sguardi erano identici. Entrambi avevano una patina di freddo ed indifferenza che copriva un istinto omicida irrefrenabile. Tom interruppe quella sfida di sguardi e sorrise all’avversaria. Non un sorriso allegro. Ma un qualcosa di ancora più inquietante.

-Tu sei come me. Nascondi, sotto strati di freddo distacco, un potere oscuro irrefrenabile. In futuro potresti diventare una signora oscura potentissima, una delle più potenti di tutti i tempi. Perché non ti unisci a me?- Le domandò con una voce tanto dolce quanto falsa. Lo sguardo di Heather sembrò esitare per qualche istante.

Intanto Harry era uscito dalle fognature ed era ritornato lì. Il basilisco lo aveva seguito per tutte le condutture e lo aveva infine raggiunto. Sembrava spacciato, ma da dentro il cappello parlante comparve una spada d’orata con dei rubini incastonati. Il ragazzo la estrasse e iniziò a lottare contro l’enorme rettile.

-Beh. Forse hai ragione. Forse in futuro diventerò davvero una strega oscura. Ma in tal caso, sarà meglio eliminare la concorrenza da subito. Tu cosa dici?- Gli domandò con un aperto ghigno. Tom contrasse la mascella e si rimise in posizione d’attacco, imitato subito da Heather.

Lanciò un nuovo incantesimo, ma questa volta non era di colore rosso o nero. Un fiotto di luce verde sfiorò appena la spalla della giovane Potte. Se non si fosse spostata all’ultimo momento, l’avrebbe presa in pieno. Heather aveva per un istante percepito un intento omicida nell’incantesimo. Non sapeva cosa fosse, ma aveva capito che se l’avesse colpita sarebbe morta.

Proprio in quel momento Harry riuscì a uccidere il basilisco con la spada, ma in contemporanea l’enorme creatura lo aveva azzannato ad un braccio. Il mostro crollò al suolo, mentre Harry si accasciò reggendosi il braccio sanguinante, dove una zanna gli era rimasta incastrata. Tremolò leggermente e cadde a terra anche lui, facendo rotolare la spada a qualche metro di distanza. Voldemort ed Heather rimasero in silenzio ad osservare la scena.

-Il veleno del basilisco non ha antidoti. A tu fratello non rimangono più di 5 minuti di vita. Se vuoi rimanere al suo fianco per più tempo possibile, ti suggerisco di sconfiggermi in fretta- Disse il ricordo dell’oscuro signore con un ghigno. Dopo un secondo eterno di silenzio, i due alzarono in sincronia le bacchette e urlarono, questa volta a voce alta, i loro incantesimi.

-Stupeficium!- Gridò Heather, facendo uscire dalla sua bacchetta un potente getto di luce rossa.

-Avada Kedavra!- Gridò invece Tom, mentre dalla sua bacchetta usciva un fiotto di luce verde smeraldo. Lo stesso incanto che poco prima aveva quasi colpito la ragazza. I due fasci di luce si incontrarono a metà strada causando un fragore assordante. In un primo momento nessuno dei due sembrò sopraffare l’altro. Il rosso e il verde rimanevano esattamente sullo stesso livello.

Ad un certo punto, però avvenne qualcosa di inaspettato. I due incantesimi sembrarono agganciarsi tra loro e i due contendenti vennero circondati da una cupola di energia. Ma cosa stava succedendo?

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Capitolo 19
*** discorsi notturni ***


Ad un certo punto, però avvenne qualcosa di inaspettato. I due incantesimi sembrarono agganciarsi tra loro e i due contendenti vennero circondati da una cupola di energia. Ma cosa stava succedendo?

Doveva trattarsi di qualche strano effetto dei loro incantesimi, ad Heather non interessava. Ma mentre Tom era ancora concentrato sulle cupole intorno a loro, la ragazza aveva adocchiato il diario ai piedi della piccola Ginny. Se Harry aveva detto la verità, distruggendo quell’oggetto avrebbe distrutto anche Voldemort.

Approfittando della sua distrazione, Heather con uno strattone ruppe la connessione dei loro incantesimi e fece cadere Tom all’indietro. Era il momento giusto. aveva solo pochi istanti per farlo. corse verso il diario ed afferrò la spada che il fratello aveva usato per uccidere il basilisco, pronta per trafiggere l’oggetto.

 In tutta la camera risuonò un grido di dolore. Appena Heather aveva tentato di afferrare la spada, la sua mano si era pesantemente ustionata e un’enorme chiazza di sangue aveva bagnato il palmo. Perché? Cosa diavolo era successo? Tom intanto si era rialzato e stava puntando la bacchetta contro di lei.

-Credo che per i gemelli Potter sia giunta la fine. Harry morirà tra tre o due minuti per avvelenamento, mentre te verrai uccisa in questo momento da me. È stato stupido da parte tua rifiutare la mia offerta- Disse con un ghigno crudele sul volto. Fece per alzare la bacchetta, convinto di avere la vittoria in pugno, ma questa sua sicurezza gli costò caro.

Con una rapidità incredibile, Heather afferrò la propria bacchetta e lanciò un schiantesimo contro l’avversario. Tom cercò di ripararsi, ma non riuscì a fare in tempo un perfetto Protego. L’incantesimo della giovane Potter riuscì a superare la difesa avversaria e a schiantare Tom contro il muro.

Approfittando della situazione, la ragazza sfilò la zanna di basilisco dalla spalla del fratello e pugnalò il diario. Dal piccolo oggetto iniziò a fuoriuscire un liquido scuro, come del sangue. Il corpo di Voldemort si contorse per qualche istante per poi scomparire in un esplosione di luce.

Nello stesso istante Ginny Weasley riaprì gli occhi, una volta finita l’influenza che il diario esercitava su di lei, era finalmente riuscita a risvegliarsi. Intanto la fenice, mandata lì da Silente, guarì, con le sue lacrime miracolose, Harry dall’avvelenamento. Una volta preso ciò che rimaneva del diario e aver soccorso una shoccata Ginny, i ragazzi tornarono indietro, dove Ron ed il professor Allock li stavano aspettando.

Durante tutto il tragitto i gemelli Potter non si scambiarono uno sguardo e neanche si parlarono. Harry era logorato dai sensi di colpa: aveva dubitato della sorella, pensando che ci fosse lei dietro agli attacchi del basilisco. Heather invece era tranquilla, almeno in apparenza. In realtà si stava facendo logorare dalla rabbia.

Una volta raggiunti, Ron abbracciò di slancio la sorella, senza però essere ricambiato. La piccola di casa Weasley era a dir poco terrorizzata dall’idea di essere espulsa. Si sentiva in colpa per ciò che era successo. Se non avesse preso quello strano diario, tutto quello non sarebbe successo.

Ricoperti di polvere ed in alcuni casi, i gemelli Potter, di sangue, il gruppo arrivò infine di fronte all’ufficio del preside. All’interno lì aspettava un po’ di persone. I signori Weasley, che aspettavano con ansia di avere notizie dei due figli, Caroline, che era andata ad avvisare il preside su ciò che stava succedendo nella camera dei segreti, i capi casa di Grifondoro e Serpeverde, il professor Piton e la professoressa McGranitt, ed infine il professor Silente, che osservava in silenzio il piccolo gruppo.

Appena li vide, la signora Weasley andò ad abbracciare i due figli, non riuscendo a trattenere un pianto di gioia. Il signor Weasley, anche lui felicissimo, rimaneva un po’ indietro lanciando degli sguardi di gratitudine ai due Potter. Anche Caroline tirò un sospiro di sollievo vedendo l’amica sana e salva.

A quel punto Harry spiegò per filo e per segno tutto ciò che era successo. Il fatto che era stato quel diario a stregare Ginny Weasley, che il diario era appartenuto a Tom Riddle (alias. Voldemort) e che il giovane trio di Grifoni aveva infranto almeno un centinaio di regole per scoprire chi fosse l’erede di Serpeverde.

-Alla fine avevate ragione: era stata, direttamente o indirettamente, la sorella di uno di voi a sguinzagliare il basilisco- Disse Heather. Il tono della sua voce sembrava lasciare scie di ghiaccio nell’aria per quanto fosse freddo e tagliante. A quelle parole alcuni la guardarono confusi (i signori Weasley, e i due capi casa di Grifondoro e Serpeverde)mentre altri mortificati (suo fratello e Ron). Silente invece la scrutava con il solito sguardo profondo. Prima che Harry potesse dirle qualcosa, la ragazza si rivolse al preside.

-Vorrei far vedere quest’ustione alla mano a madame Chips, quindi se non le dispiace vorrei andare- Disse la Serpeverde. All’annuire del preside, la ragazza, seguita da caroline, uscì dallo studio. Ginevra Weasley non la perse di vista finchè non svoltò l’angolo. Ricordava ancora la loro chiacchierata prima di venire ad Hogwarts.

Nell’ultima stanza dormivano le uniche due ragazze presenti in casa: Ginny Weasley e Heather Potter.

Le due ragazze non avevano parlato molto, e nell’ultimo giorno proprio per niente, almeno prima di addormentarsi. Le due ragazze andarono a letto molto presto (non volevano svegliarsi tardi il giorno dopo). La stanza cadde in un profondo silenzio. Le due ragazzine si erano infilate nei loro rispettivi letti e avevano spento la luce. Anche Samuel, il pitone, si era raggomitolato ai piedi della sua padrona.

-Heather?- La voce della piccola Weasley, seppur bassa, risuonò per tutta la stanza. La ragazza in questione aprì gli occhi. incuriosita dal fatto che fosse stata chiamata. E anche un po’ seccata. Voleva dormire.

-Posso farti una domanda?- Le domandò lei. Heather notò il tono incerto ed esitante dell’altra, e ciò la incuriosì un po’.

-È da questo pomeriggio al Ghirigoro che una cosa mi tormenta: solo te potrai placare i miei dubbi- Le disse, scatenando ancora di più la sua curiosità.

-Di che si tratta?- Domandò Heather. Il tono non aveva ancora abbandonato quella nota di indifferenza, ma dal suo sguardo si poteva scorgere la curiosità.

-Ho paura che finendo a Serpeverde, o comunque in un’altra casa, i miei fratelli non mi parleranno più. So che tu sei la prima Potter della storia ad essere finita nella casa di Salazar, perciò solo tu potrai togliermi questo dubbio. Cosa devo fare?- Sembrava davvero preoccupata. Heather rimase per qualche istante impassibile.

Poi, probabilmente per la prima volta nella sua vita, il suo volto si distese in un sorriso comprensivo. Ginny registrò velocemente la nuova fisionomia della ragazza: probabilmente non avrebbe avuto altre occasioni di vederla. Il volto era lo stesso, ma sembrava quasi più luminoso. Come se la patina di tenebre che di solito ricopriva il suo animo fosse stata momentaneamente spazzata via.

-Devi stare tranquilla. Un rapporto tra fratelli non è così facile da rompere. Io ho estrema fiducia in Harry, e lui ne ha in me. La differenza delle nostre case non ha affatto inclinato il nostro rapporto- Detto questo, il suo volto tornò distaccato e senza aggiungere altro tornò a letto. Ginny rimase qualche istante a riflettere sulle sue parole, per poi sospirare di sollievo.

Si era sbagliata. La differenza di case aveva appena intaccato la fiducia dei due gemelli.

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Capitolo 20
*** la promessa ***


Appena la sorella Potter uscì dall’ufficio, accompagnata dalla sua inseparabile amica Caroline, cadde il silenzio. Poco dopo uscirono anche i signori Weasley, per accompagnare in infermeria la loro giovane figlia, ed i due professori che accompagnarono il professor Allock, privo di memoria a causa di un incantesimo.

Rimasero nello studio solamente Harry, Ron ed il preside. Quest’ultimo concesse 400 punti alla casa Grifondoro per il coraggio dei due ragazzi e (anche non era presente) 200 punti a Serpeverde. Inoltre ricevettero tutti e tre un encomio speciale per i servigi lasciati alla scuola.

Una volta che Ron Weasley fu uscito, per andare a raggiungere i genitori e la sorella, entrò nell’ufficio anche Lucius Malfoy. Indispettito che Silente fosse stato riammesso come preside. Al suo seguito vi era, con grande sorpresa di Harry, l’elfo domestico Dobby. Era lui il suo padrone. Allora era stato lui a dare di nascosto il diario a Ginny.

In assenza di prove, però, non potè fare altro che tacere. In compenso, con un sotterfugio, riuscì a far liberare Dobby, donandogli un calzino. Dopo che anche Lucius andò via, a dir poco furioso. Una volta che furono finalmente completamente soli, Harry e il preside parlarono di ciò che era successo nella camera dei segreti. Andando avanti con il discorso, Harry si ritrovò a parlare dell’argomento più doloroso ai suoi occhi.

-Ho notato un certo astio nel tono della signorina Potter, prima che si dirigesse in infermeria- Disse Silente, scrutando il suo giovane studente con uno sguardo penetrante. Harry deglutì a vuoto. Il peso della colpa incombeva ancora su di lui, in ogni caso decise di rispondere.

Spiegò i sospetti che Hermione e Ron avevano avuto su Heather, lo strano comportamento di quest’ultima, e il fatto che alla fine avessero convinto anche lui. Silente rimase in silenzio ad ascoltare il racconto dello studente. Non commentava nulla, ma il suo sguardo si fece mano a mano di rimprovero.

-Sei venuto meno alla tua promessa, Harry. Se non sbaglio, esattamente un anno fa, mi avevi promesso che non avresti mai abbandonato tua sorella- Gli disse con una nota di rimprovero nel tono di voce. Harry fece per rispondere che non l’aveva affatto abbandonata, ma il preside continuò a parlare

-Quando i tuoi amici ti hanno parlato dei loro sospetti tu, invece che provare ad avere un confronto con la tua gemella, la persona che dici di considerare la più cara, hai preferito crogiolarti nel tuo dubbio e poi di evitarla- Continuò Silente. A quel punto Harry non seppe come controbattere. Era tutto vero, non poteva difendersi in alcun modo da quelle parole.

-Adesso cosa dovrei fare?- Domandò Harry. La postura sconfitta. Lo sguardo colpevole basso. Tutto ciò fece intenerire il vecchio uomo, ed il suo tono tornò dolce e gentile.

-Non posso dirti come affrontare la situazione. Però se fossi in te, cercherei di parlarle… mi sembra la soluzione più logica, non trovi?- Gli disse il vecchio preside, con un sorriso comprensivo. Harry annuì, appena più sollevato, ed uscì dall’ufficio. Rimasto solo, Silente si mise ad esaminare il diario del suo vecchio allievo: Tom Orvoloson Riddle.

Passarono i giorni dagli eventi della camera dei segreti. Harry non ebbe modo di parlare alla sorella, quest’ultima girava per i corridoi con la sua inseparabile amica Caroline, oppure con le altre ragazze Serpeverde. In entrambi i casi, le sue compagne  guardavano il ragazzo con un misto di disgusto e rimprovero.

Però vi furono anche delle buone notizie. La professoressa Sprout, con l’ausilio del professor Piton, era riuscita a creare l’antidoto per coloro che erano stati pietrificati dal basilisco. Il tavolo dei Grifondoro scoppiò di gioia alla vista di Hermione Granger e Colin Canon che correvano verso di loro. Oltre loro arrivarono anche Mrs Purr, che saltò in braccio a gazza, e Nick – quasi – senza – testa, che si unì agli altri fantasmi sul soffitto della sala grande.

Arrivò così l’ultimo giorno di scuola. Senza che i due fratelli si fossero chiariti. Nonostante ciò si poteva notare l’atteggiamento di Heather. La ragazza sembrava meno arrabbiata di prima. Nel senso che adesso non era più infuriata a morte, ma era solamente infuriata. Lei non rimaneva ferita dalle cose, preferiva incazzarsi e ferire gli altri.

Quest’anno la coppa delle case fu vinta da Serpeverde, Grifondoro perse di pochi punti ( una trentina), mentre terzo arrivò Tassorosso e in ultima posizione arrivò Corvonero. In compenso, Grifondoro vinse il campionato di Quidditch. Tutto merito del loro formidabile cercatore. Harry Potter, ovviamente.

Arrivò così il momento di salutarsi. I ragazzi iniziarono a salire sull’espresso che li avrebbe riportati alla stazione King Cross. Finalmente Harry si decise a parlare con la sorella. Aspettò che la Greengass si allontanasse, era l’unica compagna rimasta accanto a lei, e si avvicinò a lei. Heather sembrò averlo visto, infatti non si muoveva. Il ragazzo sopravvissuto rimase un attimo in silenzio, voleva trovare le parole più giuste, ma ancora una volta fu l’altro interlocutore a prendere parola.

-So già quello che mi devi dire. E dato che sei l’unico parente che rimane (i Dursley non li conto neanche), sei… diciamo… perdonato. Ma sappi una cosa…- A quel punto si voltò verso di lui e lo guardò negli occhi. lo strato di ghiaccio che solitamente ricopriva superficialmente gli occhi della ragazza era scomparso, sciolto da un intenso calore. Adesso i suoi occhi sembravano incendiati. Harry istintivamente fece un passo indietro.

-… Se dovessi avere altri sospetti e piuttosto che venirmene a parlare preferirai dare ascolto a qualcun altro, ricordati questo: io non concedo facilmente seconde occasioni… sono stata chiara?- Sibilò infine. Harry deglutì terrorizzato, ma fu abbastanza intelligente da annuire. Almeno aveva avuto il suo perdono, per riavere la sua fiducia gli ci sarebbe voluto ancora qualche mese.
-Vuoi venire con noi?- Domandò allora. Riferendosi ai suoi amici Grifondoro. Heather scosse la testa.

-Preferisco rimanere in qualche scompartimento con le mie compagne- Rispose la ragazza. Non aveva alcuna intenzione di rivedere quegli ipocriti degli amici del fratello. Almeno per un po’. Harry annuì e, dopo averla salutata, la lasciò sola per il corridoio del treno.

-Heather!- Una voce femminile e famigliare chiamò la ragazza. Caroline correva affannata verso di lei. Tra le mani teneva stretto un libro nero. Una volta raggiunta l’amica, le sorrise. Decisero di trovare uno scompartimento vuoto: dovevano parlare senza che qualcun altro potesse sentirle. Neanche le altre compagne.

-Avevi dimenticato questo nel mio comodino- Le disse l’amica, porgendole il libro nero. Il libro che il professor Raptor le aveva regalato l’anno scorso. Era pieno di incantesimi e pozioni avanzate. Durante tutto il primo anno Heather aveva utilizzato la camera segreta (ossia la stanza delle necessità) per potersi esercitare senza essere ne vista ne disturbata. Quell’anno invece aveva rivelato il suo segreto a Caroline. Era stato molto faticoso andare ogni notte lì senza farsi scoprire. Soprattutto per via delle misure di sicurezza apportate dopo l’apertura della camera dei segreti.

-Grazie, Caroline. In effetti mi serviva proprio. C’è un solo capitolo che mi manca da studiare e mi  interessa in maniera particolare- La giovane Prince non notò il sorriso maligno comparso sul volto di Heather. La Potter aprì il libro ed andò all’ultimo capitolo, l’unico che non aveva ancora guardato, ed anche quello che le interessava di più.

“Maledizioni senza perdono”.



N.D.A.
Eccoci giunti alla fine di questa seconda storia. ringrazio tutti coloro che l'hanno seguite e recensita, in particolare, kelly95, Anonymous_1592 eThranduil_oropherion che hanno recensito tutti i capitoli.
vi lascio, in attesa del sequel, con un piccolo spoiler:

Le urla di dolore dell’uomo risuonarono per tutta la foresta. Per un solo istante Heather si chiese dove fossero esattamente, a pochi metri da loro vi era il lago nero, ma non aiutava molto l’orientamento dato che il lago era enorme. Peter ansimò dalla fatica. Anche se le scariche erano finite, sentiva ancora il dolore lancinante della maledizione.
A fatica alzò il volto e incontrò lo sguardo della giovane figlioccia. Sentì un brivido lungo la schiena: il suo sguardo era identico a quello di Voldemort. Il suo stesso ghigno sadico, il suo sguardo freddo poco prima di uccidere in modo lento e brutale le sue vittime. L’uomo a terra non potè fare a meno di tremare. Provava paura. una forte e incontrollata paura.

 

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