Halloween...

di Notteinfinita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ...davanti alla tv... ***
Capitolo 2: *** ...in un vicolo buio... ***
Capitolo 3: *** ...al ristorante... ***



Capitolo 1
*** ...davanti alla tv... ***


Halloween...

 

 

...davanti alla tv...

 

(Ranma x Akane)

 

Snack, ci sono.

Coperta, c'è.

Bibite, prese.

Ok, c'è tutto. Pensò Akane appollaiandosi comodamente davanti alla tv e nascondendo le gambe sotto il kotatsu.

«Che programmi hai per la serata?» chiese Ranma, frizionandosi la testa con un asciugamano, essendo appena uscito dal bagno.

«Visto che quest'anno Halloween è di sabato voglio approfittarne per godermi la serata di film dedicati.»

«Non hai paura di avere degli incubi?»

«Non sono più una bambina!» ribatté Akane, piccata.

«Sarà ma non venire da me se ti svegli urlando.» la rimbeccò Ranma, scomparendo oltre la porta prima di ricevere la risposta della sua fidanzata dritta in testa (sopratutto visto che di norma le sue risposte avevano forma quadrata e consistenza legnosa).

Appena ebbe inizio il primo film Akane si strinse nella coperta, con Ranma aveva fatto la spavalda ma in cuor suo si chiedeva come avrebbe fatto a dormire. Ormai però non poteva tirarsi indietro o il suo caro fidanzato l'avrebbe presa in giro in eterno.

Salendo le scale Ranma continuò a ridacchiare, conosceva bene il suo “pollo” e di certo sarebbe morta di paura dopo aver visto i film in programma.

Un'idea gli balenò in mente e il suo sorriso si allargò mentre entrava in camera e rifletteva su come mettere in atto il suo piano.

 

 

L'una era già passata da un pezzo quando Akane si accinse a salire le scale per andare a letto. Ad ogni gradino non poteva fare a meno di volgere indietro lo sguardo, in fondo guardare quei film non era stata una così buona idea...

Era appena giunta al primo piano quando qualcosa le si parò davanti. Ebbe appena il tempo di comprendere che si trattava di uno spirito quando si sentì mancare per lo spavento.

«Akane nooo!» urlò Ranma, vedendola accasciarsi e rischiare di cadere dalle scale.

Preoccupato si liberò del lenzuolo e l'afferrò prima che toccasse terra.

«Akane, riprenditi, ero solo io.» la esortò.

Voleva solo spaventarla e prenderla un po' in giro, non voleva certo che si sentisse male.

Ancora intontita la ragazza aprì gli occhi trovandosi davanti il volto del suo fidanzato. Il lenzuolo abbandonato poco più in là le diede la certezza sull'identità del fantasma che l'aveva spaventata.

«Akane, mi dispiace, volevo solo prendermi gioco di te.» si scusò Ranma, sinceramente dispiaciuto, stringendola a se.

«Sei uno stupido» mormorò Akane, ancora tremante.

«Hai ragione.» ammise il ragazzo guardandola negli occhi e stupendola, normalmente non le avrebbe mai dato ragione.

Improvvisamente sembrarono rendersi conto della loro vicinanza e l'imbarazzo si palesò sui loro volti.

Contrariamente al solito, però, nessuno dei due sembrava avere intenzione di allontanarsi.

Con fare impacciato i due si avvicinarono maggiormente finché le loro labbra non si sfiorarono. Fu un contatto lieve eppure sembrò ad entrambi che il loro cuore stesse per esplodere e di certo non per la paura.

Staccatisi i due si sorrisero.

La luna piena illuminava il corridoio e per loro non c'era mai stata notte o luogo più bello di quello in cui le loro anime si erano finalmente incontrate.

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** ...in un vicolo buio... ***


...in un vicolo buio...

 

(Ryoga x Ukyo)

 

 

«Arrivederci e buonanotte!» disse Ukyo salutando gli ultimi clienti e chiudendo la porta del locale.

La serata di Halloween era stata proprio proficua ma si sentiva distrutta.

Facendo appello alle ultime forze chiuse il sacco dei rifiuti ed uscì dalla porta sul retro.

Normalmente non si faceva alcun problema ad uscire col buio ma la notte di Halloween faceva eccezione.

Quando era molto piccola, nella notte del trentuno ottobre, insieme ai suoi compagni avevano organizzato una prova di coraggio, lei era riuscita a superarla senza problemi ma lungo la strada di casa aveva visto una strana figura evanescente.

Era corsa via terrorizzata e non aveva mai saputo se si fosse trattato di un vero spirito ma da allora la notte di Halloween aveva paura di andare per strada al buio.

Aveva appena portato il sacchetto nel punto di raccolta quando sentì una mano gelida afferrarle la spalla.

In preda al panico afferrò la sua fedele spatola e iniziò a menar fendenti ad occhi chiusi.

Accortasi che niente la stava attaccando riaprì gli occhi e vide un ammasso di stracci ai suoi piedi.

Guardando meglio si accorse che in realtà si trattava di qualcuno che lei conosceva bene.

«Ryoga!» gridò, lasciando andare la spatola e soccorrendolo.

Poiché era svenuto, se lo caricò sulle spalle, raccolse la sua arma di difesa e lo portò nel locale.

Adagiatolo su alcuni sacchi di farina iniziò a dargli dei lievi colpetti per richiamarlo in se.

Lentamente il ragazzo riprese i sensi.

«Cosa è successo?» chiese Ryoga, ancora intontito dai colpi presi.

«Scusami, non volevo farti male ma mi sei arrivato alle spalle in un vicolo buio.»

«Mi dispiace, è da settimane che giro senza meta nel tentativo di tornare a Nerima e quando ti ho visto non ho avuto neanche la forza di chiamarti.»

Improvvisamente la tensione e la paura che le avevano dato la forza di colpire Ryoga e di trasportarlo fin nel locale l'abbandonò e Ukyo si ritrovò a singhiozzare sul petto del ragazzo.

Imbarazzato oltre ogni dire, Ryoga le diede dei lievi colpetti sulle spalle ma il pianto anziché scemare aumentò.

Nel tentativo di calmarla le circondò le spalle con le braccia e la strinse a se.

Calmatasi un po', Ukyo si rese conto di dove si trovava e di aver completamente inzuppato la casacca del ragazzo con le sue lacrime.

Alzò il viso per chiedergli scusa ma ciò che incontrò furono le sue labbra.

«Mi dispiace.» sussurrò a disagio, scostandosi leggermente.

«A me no!» confessò Ryoga, rosso in volto per l'audacia delle sua parole.

Incapace di rispondere Ukyo abbassò lo sguardo mordicchiandosi le labbra per poi rialzare il volto e sorridergli.

Incoraggiato dal suo atteggiamento Ryoga aprì le braccia in un muto invito. Dopo un attimo di esitazione la ragazza vi si rifugiò sentendo in cuor suo che non avrebbe più avuto paura della notte di Halloween.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** ...al ristorante... ***


...al ristorante...

 

(Mousse x Shampoo)

 

 

«C'era proprio bisogno di trasformare l'ingresso del locale in una casa stregata?» si lamentò Shampoo osservando con sguardo critico gli addobbi che pendevano dal soffitto.

«Era una vita che volevo farlo.» gongolò Obaba, felice. «Su, è solo per una sera...o forse hai paura?» la punzecchiò.

«Figurati!» ribatté la cinesina, piccata, gettando però uno sguardo allarmato in direzione dei bagliori provenienti dalla finestra.

Lei era una guerriera, non aveva paura di nulla...bé, tranne dei temporali.

«Meglio. Io vado in macelleria, non mi hanno ancora consegnato la carne per stasera» disse la donna. «Tu finisci di appendere le ragnatele, Mousse è andato a ritirare i centro tavola. A dopo.»

Rimasta sola, Shampoo continuò le sue occupazioni ma ad ogni tuono non riusciva a fare a meno di stringersi nelle spalle.

Ogni minuto che passava la tempesta si faceva sempre più forte.

Ad un tratto un tuono più potente degli altri squassò il cielo mentre l'elettricità andava via e tutto veniva illuminato dal fulmine che seguì.

«Mousse!» gridò la ragazza, accovacciandosi a terra in preda alla paura.

Il ragazzo, che era appena rientrato al locale, sentendo chiamare il suo nome accorse.

«Shampoo!» urlò, raggiungendola. «Che succede.»

«Nulla.» sibilò la ragazza, ritrovando la calma e mettendosi di nuovo in piedi.

In quel momento improvvisamente tornò la luce impedendole di avere il tempo di nascondere le lacrime che le avevano rigato il volto.

Vedendole a Mousse tornò in mente un episodio di quando erano piccoli. La mamma di Shampoo aveva lasciato la figlia a casa sua. Mentre erano in camera a giocare era scoppiato un temporale e lei si era accucciata a terra coprendosi le orecchie con le mani. Allora lui le si era seduto a fianco e l'aveva tranquillizzata dicendole che non era sola.

Intenerito, le si avvicinò.

«Non avere paura, non sei sola, ci sono io con te.» le sussurrò stringendosela al petto.

A quel gesto Shampoo s'irrigidì ma le parole del ragazzo riportarono alla sua mente lo stesso episodio così si aggrappò alla sua casacca e si rilassò.

«Grazie.» sussurrò.

Felice Mousse le diede un lieve bacio sui capelli e la strinse maggiormente.

Per adesso poteva accontentarsi, per il resto ci sarebbe stato tempo.

 

 

 

 

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