Harry e Heather Potter: il prigioniero di Azkaban

di clif
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** inviti inattesi ***
Capitolo 3: *** zia Marge ***
Capitolo 4: *** Prince Manor ***
Capitolo 5: *** la famiglia Prince ***
Capitolo 6: *** una serie di notizie incredibili ***
Capitolo 7: *** Nimbus 2002 ***
Capitolo 8: *** dissennatore ***
Capitolo 9: *** Remus John Lupin ***
Capitolo 10: *** le prime lezioni ***
Capitolo 11: *** Imperius ***
Capitolo 12: *** provini ***
Capitolo 13: *** preoccupazione ***
Capitolo 14: *** Grifondoro contro Serpeverde ***
Capitolo 15: *** la profezia della professoressa Cooman ***
Capitolo 16: *** game over ***
Capitolo 17: *** continue ***
Capitolo 18: *** la paura più grande ***



Capitolo 1
*** prologo ***


“Non andiamo in cerca di guai. Di solito sono i guai che trovano noi”

Così dicono i gemelli Potter, Harry ed Heather, studenti della prestigiosa scuola

di magia e stregoneria di Hogwarts.

Infatti due gemelli non sono al sicuro: un famigerato assassino è evaso

dalla terribile prigione di Azkaban e sta dando loro la caccia,

deciso ad ucciderli.

Questa volta nemmeno la scuola magica potrebbe rivelarsi un luogo tranquillo

I legami con i loro amici, che hanno tanto faticato a creare, vengono messi alla prova

Tra zie isteriche, ippogrifi scontrosi e provini per il Quidditch, ecco a voi il terzo capitolo della serie

Sequel della storia “Harry e Heather Potter_ la camera dei segreti”

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Capitolo 2
*** inviti inattesi ***


Erano passate diverse settimane dalla fine del secondo anno di scuola dei giovani Potter. L’incubo del basilisco e della camera dei segreti sembrava solo un lontano ricordo. I due fratelli avevano ritrovato il loro vecchio legame. Dopo la mancanza lo sbaglio di Harry, Heather ebbe bisogno di qualche tempo per poterlo perdonare del tutto.

Fortunatamente, dopo un po’ di tempo, la ragazza aveva ripreso a parlare al fratello senza trucidarlo con lo sguardo. Così erano tornati alla loro vita quotidiana… ossia un vero schifo. La loro vita a Privet Drive era a dir poco orrenda.

Abitavano con i loro zii e il cugino babbani (parenti materni), i quali li odiavano a morte, per il fatto che fossero dei maghi, ovviamente il sentimento era ampiamente ricambiato da parte dei due giovani Potter.

Le uniche note positive di quel periodo estivo erano le lettere che i due ricevevano dai loro amici di scuola. Harry riceveva quotidianamente le lettere da Ron ed Hermione (i suoi migliori amici), e anche da Hagrid. Inoltre i due ricevettero due lettere dalla scuola. Quell’anno avrebbero dovuto studiare delle materie aggiuntive, avrebbero dovuto scegliere quali.

Inoltre avrebbero potuto visitare il villaggio di Hogsmeade. A patto, però,  che portassero un permesso scritto dei loro genitori o, nel loro caso, dei loro tutori.

Anche Heather ricevette parecchie lettere durante l’estate, anche se non tante quanto il fratello. Harry aveva la sua civetta Edvige, con la quale poteva comunicare quando e con chi voleva. Heather invece non aveva nessun gufo (il suo animale da compagnia era Samuel, un pitone). Perciò era obbligata ad aspettare i gufi delle amiche.

La ragazza ricevette tonnellate di lettere da parte di Pansy, Daphne e Millicent. Ma colei che le aveva mandato più lettere era sicuramente Caroline. Quella ragazza, anche se Heather non l’avrebbe mai ammesso, era veramente una cara amica.

Fu proprio una delle sue lettere a mettere a soqquadro la tranquilla (quanto noiosa) vita estiva di Heather.

Mancavano pochi giorni al compleanno dei due gemelli. Tra poco avrebbero compiuto 13 anni. e avrebbero in breve cominciato il loro terzo anno ad Hogwarts. Com’era passato in fretta il tempo. Sembrava ieri che i due ragazzini vivevano nel sottoscala polveroso e venivano insultati da quei babbani scemi degli zii. In special modo Harry. Heather non si era mai fatta mettere i piedi in testa da quei tipi.

I ragazzi erano intenti a studiare, quando dalla finestra sentirono un rumore. Qualcuno stava bussando. Poggiato sulla mensola vi era un grosso gufo reale, con una lettera stretta nel becco. Sulla carta si poteva leggere benissimo il mittente.

-Heather, è della Prince!- La informò il fratello con aria cupa. Era andato a vedere, tutto contento, credendo si trattasse di qualcuno dei suoi amici. La sorella si alzò con estrema eleganza dalla sedia, a differenza del fratello che l’aveva fatta cadere a terra, e afferrò la lettera.

Per heather.
Ciao Heather, come stai?
Io sto bene. Qui le giornate passano tranquillamente,
talmente tranquille che mi sto annoiando a morte. Non vedo l’ora che ricominci la scuola
non resisto più. Scusami. So che detesti tergiversare.
Adesso ti spiego come mai ti ho mandato questa lettera.
Proprio l’altro giorno stavo pensando a una cosa. Non due non ci siamo mai vista all’infuori di
Hogwarts, non è vero?
Che ne diresti di venire a casa mia per il resto delle vacanze?
Ho già chiesto a mia madre, e lei ha detto che va bene. In caso accetterai, basta che tu
Mi mandi un ok in risposta. Dovrai soltanto preparare le valigie in tempo per il 4 Agosto.
A quel punto ti verrà a prendere Pomp, direttamente in camera tua.
Sperando di rivederti presto, ti saluto.
Caroline

Heather sogghignò appena, dopo aver letto il contenuto delle lettera. Certo che avrebbe voluto passare il resto delle vacanze a casa di Caroline. Nulla contro Harry, sia chiaro. Ma almeno sarebbe stata lontano da quel tricheco dello zio. Ecco la nota storta della faccenda. Per quanto detestasse doverlo ammettere, doveva chiedere il permesso a lui per poter andare.

-Tutto bene?- le domandò il fratello, vedendola con uno sguardo particolarmente irritato. Probabilmente credeva che fosse dovuto al contenuto della lettera. Heather sbuffò nuovamente e, dopo aver messo la lettera dentro il baule, si diresse verso la porta.

-Niente, tranquillo. Devo parlare con il tri… con lo zio- Rispose, correggendosi all’ultimo momento. Sena aspettare la risposta del fratello, uscì dalla stanza e si diresse verso il salotto. Attraversando il corridoio sentì indistintamente il rumore della lavatrice al piano di sotto (segno che zia Petunia era ancora al lavoro), e un fastidioso rumore. Come di qualcosa che veniva triturato e macinato. Il rumore proveniva dalla camera del cugino Dudley. Doveva essere quel maiale che masticava patatine, mentre guardava la televisione.

In salotto, come aveva già previsto, vi era soltanto lo zio. Era intento a guardare la televisione. Il telegiornale, da giorni, continuava a dare la notizia dell’evasione di un pericoloso serial killer. Un certo Sirius Black.
-Zio, posso chiederti una cosa?- Domandò la ragazza. L’uomo la guardò un secondo, per poi voltarsi nuovamente verso il televisore cominciando a grugnire. La ragazza prese quel gesto come un consenso a parlare. Heather si morse la lingua per non riempirlo di insulti.

-la settimana prossima sono stata invitata a casa di una mia amica. Posso andare?- Con quelle parole, la strega aveva finito quasi del tutto la sua riserva di pazienza. Avrebbe tanto voluto prenderlo a badilate in testa. Chissà perché Malfoy parla male dei babbani. Vedendo i Dursley, non gli si può dare torto. Il ciccione rimase a grugnire un po’, come per valutare la richiesta, poi scosse la testa.

-La settimana prossima non è possibile. Abbiamo ospiti- Heather ricacciò in bocca il maleficio che stava per lanciargli, e non era riferito ad un semplice insulto, per poi domandargli.

-Perché?- Non era la prima volta che ospitavano qualcuno a casa, ma non avevano mai richiesto la loro presenza. Anzi, meno stavano in giro e più gli zii erano felici. Vernon Dursley spense finalmente la tv e si voltò completamente verso la nipote.

-La settimana prossima verrà a trovarci Marge- bastarono quelle semplici parole, per far perdere ad Heather qualsiasi barlume di pazienza e a farle comparire sul volto un ghigno di rabbia cieca.

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Capitolo 3
*** zia Marge ***


Marge Dursley, babbana e discendente da intere generazioni di babbani. Sorella maggiore di Vernon Dursley, cognata di Petunia Dursley e zia di Dudley Dursley. Viveva da diversi anni in campagna. La sua unica compagnia erano i suoi numerosi pitbull. In particolar modo il suo preferito: Squarta.

Veniva a trovare raramente la famiglia del fratello, ma ogni volta che lo faceva, era sempre un incubo per i due orfani Potter. Almeno per Harry. Era successo spesso che il suo cane lo mordesse (per ordine della donna) o che Marge lo trattasse come uno schiavo.

La situazione con Heather, invece era ben diversa. Le prime volte che la donna veniva a fare visita alla famiglia, trattava la ragazza nello stesso terribile modo del fratello. Le cose cominciarono a cambiare con il corso degli anni. mano a mano Marge cominciò a temere il carattere e l’atteggiamento della Potter che, a differenza del fratello, rispondeva alle provocazioni. Ma non con rabbia, le rispondeva con un tono di voce freddo e inquietante.

La situazione degenerò 4 anni prima quando, dopo uno scoppio d’ira della giovane strega, i capelli rossi della donna divennero di un viola acceso. Dopo quell’episodio, Marge non venne più a trovare il fratello… almeno fino a quel momento.

-Se la zia Marge verrà la settimana prossima, potrò stare qui ancora un giorno. E poi sarebbe meglio anche per voi che io non ci fossi: ti devo ricordare come è andata a finire la sua ultima visita qua da noi?- Gli domandò la ragazza, facendo un riferimento esplicito alla faccenda dei capelli viola. La zio grugnì per l’ennesima volta. Si rimise a riflettere.

Intanto Harry stava in camera ad aspettare che la sorella tornasse. Dopo un po’ di tempo, in cui il ragazzo cominciò persino a temere che qualcuno dei due fosse morto (molto più probabile che Heather avesse ucciso lo zio), Heather tornò in camera.

-La prossima settimana ci verrà a trovare zia Marge- Lo informò lei, con tutta tranquillità. Il ragazzo sopravvissuto sbiancò di colpo e cominciò a balbettare. A differenza della sorella, lui era a dir poco terrorizzato da quella donna. Quasi preferiva affrontare cani a tre teste, basilischi e Voldemort.

-Rimarrà una settimana. Buona fortuna, meno male che io dovrò sopportarla per un giorno soltanto- Continuò la ragazza. Harry la guardò leggermente spaesato. Perché lei l’avrebbe sopportata un giorno solo? Come aveva fatto a liberarsi di quella piaga. Quando le domandò il motivo, lei gli spiegò in tutta tranquillità.

-La settimana prossima andrò a trovare Caroline, lo zio ha già acconsentito. Mi verrà a prendere Po…- Ma si interruppe. In effetti non aveva la più pallida idea su chi fosse questo Pomp. Decise di lasciar perdere: lo avrebbe scoperto tra pochi giorni. Intanto il fratello era caduto in uno stato catatonico. Non voleva accettare che avrebbe dovuto sopportare quella donna per tutti quei giorni.

-Ricordati, quando ce le invieranno, di far firmare anche il mio permesso per andare a Hogsmeade- Gli ricordò Heather. Harry annuì distrattamente, ancora troppo scosso dalla notizia. Non si fidava di quei babbani, sarebbero stati capaci di bruciare i moduli, ma non aveva altra scelta. I fogli sarebbero stati recapitati solamente la settimana dopo, e lei non aveva nessuna intenzione di respingere l’invito di Caroline.

I giorni passarono in fretta. Quella mattina sarebbe arrivata la carissima zia Marge. Zio Vernon l’era andata a prendere con la sua macchina alla stazione. Petunia era tutta impettita ad aspettare di fronte alla porta, aveva fatto mettere a Dudley un cravattino  e un vestito elegante nuovi di zecca.

I due gemelli stavano invece con le spalle al muro, nel vero senso del termine. Si erano posizionati nel punto più lontani dalla porta della casa. Non avevano la minima voglia di muoversi da dov’erano. Più lontani stavano dall’ingresso meglio era. Almeno non avrebbero dovuto sopportare da subito quell’orribile donna.

Dopo pochi minuti sentirono il rumore di una macchina di fronte al giardino. Era arrivata. La donna appena entrata in casa somigliava in maniera impressionante allo zio Vernon, suo fratello. Anche lei era estremamente grassa, a aveva perfino (anche se non così pronunciati) dei baffi. In braccio teneva la valigia ed un brutto cagnaccio che sbavava.

Appena entrata si mise a salutare la cognata e il nipote. La prima con un bacio sulla guancia mentre il secondo con un abbraccio stritolante. Fosse stato uno dei Potter, l’avrebbe di sicuro spezzato a metà. Con la scusa dell’abbraccio, la donna rifilò una banconota nella mano del nipote-ciccione. Quello era l’unico motivo per cui sopportava la donna

I due gemelli si misero in posizione, pronti per essere insultati oppure (nel caso di Heather) ad insultare. Invece stranamente la donna li guardò solo per un attimo, per poi voltarsi di nuovo verso i Dursley. Dopo qualche minuto in cui chiacchierarono, il gruppo si diresse nel salotto. I gemelli si guardarono confusi.

-Come mai non ci ha insultato? È strano- Harry espresse i suoi dubbi ad alta voce. La sorella rimaneva impassibile a fissare la porta dove erano appena entrati gli amati parenti. All’improvviso fece un ghigno sadico.

-Probabilmente ricorderà ancora quello che è successo durante la sua ultima visita- Rispose sghignazzando. Harry faticò a trattenere le risate, anche lui ricordava benissimo quell’esperienza. Era stata l’unica volta in cui zia Marge non aveva avuto il tempo di maltrattarlo.

-Però non abituartici troppo. Rimarrò qui solo per oggi. Domani partirò, e tu dovrai sopportare da solo quella donna- Gli ricordò con un ghigno sadico. Il sorriso sul volto di Harry scomparve, tornando quell’aria da funerale che aveva fino a pochi minuti fa. La ragazza, vedendo l’effetto che avevano fatto le sue parole, scosse la testa con soddisfazione.

Doveva pazientare soltanto un altro giorno ed avrebbe finalmente abbandonato quel tugurio babbano. Aveva già pronto il libro di incantesimi avanzati: aveva studiato la teoria delle maledizioni senza perdono, era stato più faticoso ma ci era riuscita. Ormai sapeva tutti gli effetti, i contro incantesimi e le posizioni della bacchetta. Ma per poterle testare anche nella pratica, avrebbe dovuto aspettare il ritorno ad Hogwarts.

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Capitolo 4
*** Prince Manor ***


La giornata passò, come predetto da Heather, in maniera abbastanza tranquilla. La vecchia arpia evitò per tutta la durata del pranzo di parlar male dei due ragazzi. Sembrava non essersi affatto dimenticata la brutta esperienza della volta precedente.

Le uniche note sgradevoli e fastidiose erano gli elogi che la grassona faceva al piccolo Diddino. Qualsiasi gesto del suddetto cugino, ai suoi occhi, era da lodare e da prendere come esempio. Quel coso, che assomigliava terribilmente ad un maiale con la parrucca, era sicuramente l’esempio peggiore da prendere.

In ogni caso la giornata passò velocemente, ed i due ragazzi si ritrovarono in camera loro ad attendere. Harry gongolava per essere riuscito  a passare indenne il primo giorno con la zia Marge. Heather invece aveva finito di riempire il suo baule e attendeva l’arrivo di questo Pomp, con la gabbia di Samuel accanto a lei.

-Quando deve arrivare questo tizio?- Domandò Harry alla sorella. Non avevano più parlato della sua partenza, ed in effetti si sentiva inquieto: non voleva passare i restanti 6 giorni in quella casa da solo. E poi il resto delle vacanze estive.

-Non lo so. Mi ha solo detto d farmi trovare pronta in camera mia- Lo informò con un’alzata di spalle. Neanche lei riusciva  capire cosa intendesse con quel messaggio. Harry fece per aprire nuovamente bocca ma venne interrotto da uno strano rumore dietro di loro. Sembrava come una specie di risucchio.

-Oh santo cielo!- Esclamò il ragazzo sopravvissuto. Per un attimo i due ragazzi pensarono di vedere di fronte a loro il loro vecchio conoscente, Dobby l’elfo domestico. La creaturina che era appena comparsa sul letto di Harry, era un piccolo elfo, esattamente come Dobby: le orecchie erano però più corte e il naso più arricciato.

-Buongiorno, signorini Potter. Pomp è venuto qui, sotto ordine della padroncina Caroline, per prendere la signorina- Disse la piccola creatura, voltandosi verso Heather. I due gemelli rimasero un attimo in silenzio. Quella scena l’avevano già vista l’anno precedente.

L’esserino, appena resosi conto che il pericolo era passato, smise di tremare di paura e guardò i due gemelli. I suoi occhi esprimevano gratitudine e una gioia profonde.

-Harry ed Heather Potter… che grande onore conoscervi- Disse la creaturina. Aveva delle grosse orecchie a punta, esattamente come il naso, dei grossi occhioni e degli stracci al posto dei vestiti.

-Scusa ma tu co…- Harry stava per dire “Cosa sei” ma gli sembrava troppo offensivo. Peccato che Heather non fosse dello stesso avviso.

-Cosa sei?- Domandò la giovane strega. Harry le lanciò un occhiataccia, come a voler dire “complimenti per il tatto”, ma lei lo ignorò completamente. In ogni caso, la creaturina non parve essersela presa per quella domanda. Anzi. Sorrise ancora di più e si presentò.

-Io sono Dobby, signora…- Disse riferendosi ad Heather, dato che in fondo la domanda era da parte sua.

-… Dobby, L’elfo domestico- Si presentò il piccolo elfo, aggiungendo un piccolo inchino alla fine del discorso.

-Sei l’elfo domestico della famiglia Prince?- Domandò la ragazza sopravvissuta al piccolo esserino. L’elfo fece un larghissimo sorriso e si inchinò di nuovo. La ragazza prese quel gesto come un cenno affermativo alla sua domanda. Harry era semplicemente rimasto in silenzio.

-Si, signorina Heather. La signorina mi ha ordinato di venirla a prendere. Se la signorina è pronta, basterà che prenda la mano di Pomp- Disse la buffa creaturina con un inchino che gli fece toccare terra con il lungo naso. La ragazza non aggiunse altro e, afferrando il baule e la gabbia con dentro il suo Pitone, si avvicinò all’elfo domestico dell’amica.

-Harry, ci vediamo a Diagon Alley (dato che quest’anno avremo le lezioni in più), oppure ci rivedremo direttamente alla stazione di King Cross- Lo salutò la sorella. Harry si riprese dallo shock di quella visione improvvisa, e ricambiò il saluto. Appena la ragazza ebbe stretto la mano al piccolo esserino, sentì come uno strappo all’altezza dell’ombelico. La ragazza si sentì risucchiata come da un mulinello impazzito e si ritrovò in un luogo sconosciuto. Si era appena teletrasportata?

-Eccoci arrivati, signorina. Questo è il Prince Manor- La informò Pomp. Heather si guardò intorno, visibilmente stupita. Non vi erano termini di paragone. La Potter pensò per un secondo alla casa dove vivevano i Dursley (non la considerava casa sua), e dovette constatare che probabilmente non raggiungeva neanche le dimensioni dell’ingresso della villa di Caroline.

Sembrava un vero e proprio castello, anche se non grande come quello di Hogwarts. L’enorme magione era circondata da un’alta recinsione. Il giardino era ben curato, a destra vi era un lago con dei cigni, mentre a sinistra un grosso labirinto fatto di siepi. Di fronte a lei vi era l’enorme portone della villa, decorato con delle serpi d’argento ai lati.

-La padroncina mi ha ordinato di accompagnarla alla porta, e poi di portarle i bagagli (più il suo animale) nella camera preparata apposta per lei- La informò l’elfo. Heather annuì distrattamente, senza neanche guardare in volto la creatura, mentre questa scomparve con tutto il suo baule e la gabbia di Samuel.

Una volta entrata, ci fu ad accoglierla all’ingressa una donna bellissima. Aveva un elegante e costoso (probabilmente) abito nero  e lungo. I suoi capelli neri erano lasciati liberi, senza alcun accessorio per fermarli. Nonostante l’età, era una donna di circa 50 anni, era ancora dotata di una bellezza incredibile. I suoi capelli erano lunghi e lisci e i suoi occhi erano del colore del petrolio.

Sembrava una versione invecchiata della sua amica Caroline. Se non fosse stata per il colore degli occhi, i suoi erano neri mentre quelli di Caroline erano di un particolare color viola, sarebbero state identiche. Heather realizzò subito che quella di fronte a lei doveva essere la madre dell’amica.

-Salve, mia cara. È un piacere conoscerti Heather, io sono la mamma di Caroline, mi ha parlato molto di te. Mi chiamo Cassiopea- Si presentò la donna con un sorriso stranamente dolce. La ragazza, prima di venire lì, si era immaginata più volte come potesse essere la madre dell’amica, e l’aveva vista come una purosangue fanatica e Serpeverde convinta. A quanto pare si era sbagliata. La giovane Potter le rispose con un cortese e stentato sorriso.

-Caroline ti sta aspettando in camera sua, ti faccio accompagnare?- Le domandò cortesemente. Heather annuì e seguì un elfo che intanto le si era avvicinato in silenzio.

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Capitolo 5
*** la famiglia Prince ***


La villa dei Prince, che già vista dall’esterno era grande, da dentro era addirittura mastodontica. Heather, per poter raggiungere la camera di Caroline, dovette passare per sei rampe di scale e otto lunghissimi corridoi. Ognuno dei quali era decorato da oggetti preziosi o da antichi quadri raffiguranti degli antenati di famiglia. Finalmente, dopo diversi minuti, l’elfo si fermò di fronte ad una porta di legno bianco.

-Eccoci arrivati, signorina. Questa è la camera della padroncina Caroline- La informò la piccola e gracile creaturina. Heather sbuffò e senza ringraziare ne aggiungere altro, gli fece un cenno per farlo andare via. L’elfo annuì e, dopo un ultimo inchino, si smaterializzò in un pop.

La ragazza rimase qualche istante ad osservare il punto in cui era scomparso per poi voltarsi per entrare. Non bussò neanche alla porta, ovviamente. La stanza era bianca, in linea con il colore della porta, talmente tanto da essere quasi abbagliante. In fondo ad essa, proprio sotto la finestra, vi era una ragazza dai capelli neri.

Caroline. La ragazza in questione, appena sentì la porta aprirsi, sobbalzò e ripose con cura la lettera che stava scrivendo, per poi guardarsi intorno disorientata. Appena i suoi occhi si posarono sulla figura dell’amica, scoppiò a ridere e le corse incontro.

-Sei venuta! Pensavo che alla fine avresti disdetto!- Gridò tutta contenta, mentre la stritolava in un abbraccio. Heather fece quasi per ricordarle che odiava le dimostrazioni di affetto troppo smielate (anzi, le dimostrazioni di affetto in generale) ma alla fine decise di soprassedere.

Appena sciolto l’abbraccio, la giovane padrona di casa mostrò l’enorme maniero alla sua ospite. Con profondo rammarico di quest’ultima, che aveva ancora i piedi doloranti per poco prima. Le ci vollero tutto parecchi giorni per mostrarle ogni anfratto della casa. I vari piani, le terrazze, le piscine, il laghetto e la palestra dove allenarsi nei duelli magici.

Fu abbastanza soddisfatta la giovane ospite: pensare che lei si trovava in quel magnifico posto, mentre il fratello doveva sopportare quella carogna cicciona della zia Marge, la faceva ghignare. Fu quando l’amica le mostrò la sala dove erano conservati i ritratti dei suoi antenati più famosi, che Heather le fece una domanda.

-Come siete imparentati, esattamente, tu e il professor Piton?- Le domandò la Potter. A differenza di lei, Harry non lo chiamava mai “professor Piton”, lo chiamava solamente “Piton”. Ciò dimostrava tutto il disprezzo che provava perso l’untuoso uomo. Caroline la guardò un attimo negli occhi, poi rispose.

-La famiglia Prince, è una famiglia purosangue molto famosa, di cui la stragrande maggioranza dei membri era Serpeverde. Tra questi vi è mio padre. Mio padre si chiama Anthony Prince, era un cugino di primo grado di Eileen Prince: la madre di Severus- Cominciò a spiegarle la ragazza. Heather rimase in silenzio ad ascoltare.

-Molti membri della nostra famiglia ripudiarono Eileen quando essa sposò un babbano di nome Tobias Piton. Dalla loro generazione nacque Severus, il nostro amato professore di pozioni. Mio padre però non fu uno tra quelli che la ripudiò: era troppo affezionato a sua cugina, e fu molto dura per lui quando morì- Le spiegò, con una nota di tristezza.

-Il fatto che fosse Serpeverde, riavvicinò il nostro professore al ramo magico della sua famiglia: per questo è rimasto in buoni rapporti con mio padre… anche con molte altre famiglia purosangue, tra l’altro. Uno di questi è Lucius Malfoy- Le spiegò la ragazza.

-Ecco perché quel pezzente di Draco è sempre il suo studente prediletto- Commentò la giovane Potter. La ragazza notò l’irrigidirsi della Prince appena aveva detto quelle parole, ma decise di non chiederle nulla in merito. Anzi, approfittò di un cambio di discorso per farle una domanda che le premeva da tempo.

-Sei purosangue, Caroline?- Le chiese all’improvviso. In realtà non aveva un vero interesse alla risposta: lei non faceva distinzioni tra purosangue e mezzosangue (in fondo neanche lei era una purosangue doc). Secondo lei non bisognava classificare i maghi in base al loro sangue… ma in base al loro potere. Lei era, già a quell’età, più potente di molti maghi purosangue di sua conoscenza, e un giorno sarebbe stata la più grande di tutti. Mise da parte per un attimo le sue ambizioni, e tornò a concentrarsi su Caroline, che intanto la stava osservando.

-Si, sono purosangue. Anche mia madre discende da una potente famiglia purosangue, persino più di mio padre: la famiglia Black. È un antica famiglia di maghi fissata con la purezza del sangue: sono famosi perché tutti, meno uno, sono finiti in Serpeverde- Le spiegò l’amica.

-Quindi anche tua madre era una Serpeverde come te e tuo padre- Constatò Heather, evidenziando l’ovvio.

-No, mia madre è andata alla scuola di Beauxbatons- Le rispose la giovane Prince. Heather rimase leggermente confusa. Vedendo l’espressione dell’amica, Caroline decise di chiarire.

-Mia madre fa parte del ramo francese della famiglia Black, il loro clan è talmente grande da avere membri in tutta Europa: in Francia la scuola di magia e stregoneria è quella di Beauxbatons. in tutto il continente ci sono tre scuola di magia in tutto- Le spiegò l’amica con pazienza. Infatti, nonostante apprendesse molto in fretta tutte le materie scolastiche, era pur sempre nata nel mondo babbano. Solo dagli ultimi due anni aveva scoperto l’esistenza della magia, perciò era ancora, in alcuni punti, un po’ ignorante in materia.

-A proposito di scuola: tu hai scelto quali corsi in più farai quest’anno?- Le chiese Caroline. Heather rimase un secondo concentrata per ricordare i nomi, poi rispose.

-Divinazione, Aritmanzia e rune antiche. Ho preferito evitare di fare babbanologia e cura delle creature magiche: sulla prima ne so più del professore stesso, molto probabilmente, e fidati se ti dico che non vale la pena saperne di più, mentre per le creature magiche non ho un grande interesse. Nel prossimo futuro non lavorerò certamente allo zoo- Disse la Potter.

-Io invece farò Babbanologia, Aritmanzia e cura delle creature magiche. I miei genitori, a differenza di quelli delle nostre amiche, non sono stati contrari alla mia voglia di scoprire le usanze dei babbani- Le spiegò di rimando l’amica. Heather annuì distrattamente. Solo in quel momento le era ritornato in mente un particolare che l’amica le aveva detto in precedenza: il cognome di sua madre. Black.

Cercò di fare mente locale. Lo aveva già sentito da qualche parte… ma dove?

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Capitolo 6
*** una serie di notizie incredibili ***


Passarono i giorni. Heather aveva fatto proprio bene ad accettare l’invito dell’amica: quel posto era un vero e proprio paradiso. L’unica nota leggermente stonata era stato il quasi infarto della signora Prince quando aveva visto Samuel, il pitone da compagnia di Heather.

L’enorme rettile aveva ormai raggiunto i 4 metri di lunghezza e non passava di certo inosservato. Ma la ragazza non lo poteva neanche lasciare rinchiuso in una gabbia tutto il tempo: il pitone non avrebbe gradito. In quel momento erano tutte e due in piscina. Si stavano rilassando in tutta tranquillità. Heather però non riusciva a smettere di pensare.

Continuava a ragionare sul cognome della madre di Caroline: Black. Era sicurissima di averlo già sentito da qualche parte. Ma dove? Ad un certo punto ebbe come un illuminazione ed un flash comparve nella sua mente.

Heather sogghignò appena, dopo aver letto il contenuto delle lettera. Certo che avrebbe voluto passare il resto delle vacanze a casa di Caroline. Nulla contro Harry, sia chiaro. Ma almeno sarebbe stata lontano da quel tricheco dello zio. Ecco la nota storta della faccenda. Per quanto detestasse doverlo ammettere, doveva chiedere il permesso a lui per poter andare.

-Tutto bene?- le domandò il fratello, vedendola con uno sguardo particolarmente irritato. Probabilmente credeva che fosse dovuto al contenuto della lettera. Heather sbuffò nuovamente e, dopo aver messo la lettera dentro il baule, si diresse verso la porta.

-Niente, tranquillo. Devo parlare con il tri… con lo zio- Rispose, correggendosi all’ultimo momento. Sena aspettare la risposta del fratello, uscì dalla stanza e si diresse verso il salotto. Attraversando il corridoio sentì indistintamente il rumore della lavatrice al piano di sotto (segno che zia Petunia era ancora al lavoro), e un fastidioso rumore. Come di qualcosa che veniva triturato e macinato. Il rumore proveniva dalla camera del cugino Dudley. Doveva essere quel maiale che masticava patatine, mentre guardava la televisione.

In salotto, come aveva già previsto, vi era soltanto lo zio. Era intento a guardare la televisione. Il telegiornale, da giorni, continuava a dare la notizia dell’evasione di un pericoloso serial killer. Un certo Sirius Black.

Era lo stesso nome dell’evaso di cui parlava la televisione. Poteva essere semplicemente una coincidenza, ma in caso contrario , poteva esserci solamente una spiegazione. Per esserne sicura, Heather lo chiese a Caroline.

-Per caso, quell’evaso di nome Sirius Black è un mago?- Le domandò. Caroline aprì gli occhi e si voltò verso di lei: sembrava leggermente sorpresa.

-Si, ne parlano in tutto il mondo magico: è l’unico mago ad essere riuscito ad evadere dalla prigione di Azkaban. Anche lui, come mia madre, è un membro della famiglia Black- Le spiegò l’amica.

-Cos’ha fatto per essere finito in prigione?- Le domandò la ragazza. Caroline sospirò un attimo, come se non fosse sicura di rispondere. Poi si decise, tirò un sospiro e alzò gli occhi.

-Ha ucciso dodici babbani ed un mago. Inoltre era il sostenitore più vicino a… Colui che non deve essere nominato- Le spiegò la ragazza, senza avere il coraggio di dire il nome del mago oscuro. Heather annuì, ma notò che la ragazza era leggermente tesa.

Era dal suo arrivo alla villa che la sua amica sembrava nervosa. Era come se le stesse nascondendo qualcosa, e la cosa in questione non riguardava questo Sirius Black. La ragazza si ricordò quando Caroline le aveva nascosto una lettera. Durante il suo soggiorno le aveva rivelato che si sentiva con un ragazzo, ma non le aveva ancora rivelato chi fosse. Solo quella sera riuscì a farla parlare.

-Chi è il ragazzo con cui ti senti?- Le domandò. Solitamente non si curava dei pettegolezzi. O meglio, non si curava di nulla all’infuori di se stessa. Però era incuriosita da ciò che la sua amica stava per dirle. Voleva saperlo a tutti i costi. Ad un certo punto Caroline crollò e decise di rispondere.

-Draco Malfoy- In seguito a quelle due semplici parole, cadde il gelo ed il silenzio. La tensione riempì improvvisamente tutta la zona. Caroline era leggermente arrossita, si mordeva le labbra e teneva lo sguardo basso: temeva una reazione negativa da parte dell’altra ragazza. In effetti non aveva poi così torto.

Heather era rimasta semplicemente immobile, come se fosse appena stata colpita da un pietrificus totalus. Era immobile, impettita come una statua e faceva anche vagamente paura. la ragazza, in quel momento, non seppe proprio cosa rispondere. La voce le era morta, non riusciva  parlare. La cosa la infastidiva, anzi di più, era a dir poco furiosa. E non sapeva neanche perché.

Cosa aveva contro Malfoy? Nulla. Eppure il fatto che stesse con Caroline la faceva infuriare. Ricacciò indietro questo strano sentimento, e lo rinchiuse nuovamente nella sua barriera di indifferenza e freddezza.

-Complimenti- Disse solamente. Non sapeva cos’altro aggiungere. Cos’altro poteva dire? Dopo alcuni minuti di silenzio, le due ragazze ripresero a chiacchierare. La tensione che si era creata nell’aria, però, non accennò a scomparire.

Quella sera Heather non cenò: non aveva molta fame. Si scusò con l’amica e con la madre (il padre era fuori per lavoro, e non lo aveva ancora incontrato) e si diresse in camera sua: voleva farsi una dormita. Aveva una strana sensazione. Come se stesse per succedere qualcosa di brutto.

Si concentrò su ciò che Caroline le aveva detto: aveva una relazione con Draco Malfoy. Avrebbe dovuto essere felice per l’amica. O meglio, nel suo modo di fare in particolare, avrebbe dovuto essere semplicemente rimanere indifferente alla notizia dedicando alla ragazza un piccolo ghigno. Non comprendeva il suo fastidio. Perché le infastidiva che stesse con Malfoy?

Decise di lasciar perdere la questione (almeno per il momento) e cercare di dormire. era ancora parecchio presto, ma i suoi occhi si fecero subito pesanti e si addormentò poco dopo.

Intorno a lei si fece tutto sfuocato. Delle immagini e dei suoni le arrivavano distorti e sfuocati. Poi a un certo punto una voce, a lei famigliare, si fece più nitida: era Marge Dursley, la zia di Vernon. Cominciò a parlar male e sputar sentenza sulla madre di Heather, Lily Potter.

Il sonno della ragazza si fece improvvisamente agitato. Tutto il suo corpo venne avvolto da una furia omicida: come si permetteva quella feccia babbana a parlar male di sua madre?! Poi iniziò a sputare sentenze anche sul padre e a quel punto la furia di Heather giunse all’apice. Solo in quel momento si accorse che nel sogno si trovava nel corpo di Harry. La donna cominciò a gonfiarsi e  volò sul soffitto.
Il corpo di Heather, mentre si agitava tra le coperte, venne avvolto da un’inquietante luce verde.

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Capitolo 7
*** Nimbus 2002 ***


Heather si risvegliò, la mattina successiva, piena di sudore. Non aveva dormito affatto bene, a causa di quell’incubo. E come se non bastasse aveva un mal di testa fortissimo. Decise di dimenticare lo strano sogno (in fondo era solamente un incubo) e si andò a fare una doccia.

Durante la colazione, la tensione del giorno prima era meno presente ma vi era ancora. A stemperarla momentaneamente fu la signora Prince, la quale smise di mangiare e si rivolse alla figlia.

-Tuo padre tornerà tra poco. Finalmente sembra che il lavoro al ministero sia diminuito- La informò la donna. Heather non sapeva quale mansione ricoprisse esattamente il signor Prince (sapeva fosse un ruolo di prestigio, ma nulla di più), ma era al corrente che a causa della fuga di Sirius Black tutti quanti fossero caricati di lavoro extra. Caroline sorrise e tornò a mangiare in silenzio.

Poche ore più tardi, un uomo vestito con un abito elegante entrò nel maniero. Era fisicamente simile al professor Piton, se non fosse stato per alcuni particolari: era più robusto del rigido professore di pozioni, inoltre non aveva il suo ben noto naso pronunciato, e i suoi occhi non erano neri ma di un particolare viola. Occhi che Caroline aveva ereditato. Era, ovviamente, Anthony Prince.

Subito gli elfi accorsero lì per aiutarlo con la valigetta e il mantello. Appena entrato in salotto, sua moglie e sua figlia lo salutarono calorosamente. Solo dopo alcuni istanti si accorse della presenza di Heather. L’uomo guardò la ragazza con curiosità. La giovane erede dei Potter si presentò, e l’uomo rimase per un attimo stupito.

-Ma certo! Perdonami se non ti ho riconosciuto subito. Pensa che questa mattina al ministero si parlava di tuo fratello- Le disse l’uomo. Heather si fece più interessata e alzò uno dei suoi lisci  sopraccigli neri.

-Ieri sera ha inavvertitamente gonfiato vostra zia come un pallone ed è scappato di casa. Adesso alloggia al “paiolo magico”. La donna babbana invece è stata sgonfiata e le hanno cancellato la memoria- Le spiegò il signor Prince. Ma nonostante Heather lo stesse guardando con gli occhi, la sua mente era già da tutta altra parte.

Com’era possibile? Lei la sera prima aveva avuto quella visione. L’aveva scambiata semplicemente per un sogno molto strano, e invece alla fine si era avverato. Non era una premonizione, lo stava sognando nello stesso momento in cui il fratello aveva compiuto l’azione. Cosa diavolo significava?

Gli altri individui all’interno della stanza non parvero accorgersi dello stato di trans in cui era momentaneamente caduta Heather, e continuarono a parlare tra loro. Le settimane passarono tra alti e bassi. Heather e Caroline non tirarono più fuori la questione di Draco, ma, anche se in maniera impercettibile, le loro conversazioni erano diventate più fredde.

Quando parlavano lo facevano in modo più teso, e a volte quasi forzato. Nessuna delle due sapeva esattamente il perché. Heather non riusciva più a vedere Caroline nello stesso modo, doveva trattenere la rabbia per la scoperta dietro ad una facciata di freddezza (cosa che le riusciva sempre bene). Caroline invece percepiva il disagio dell’altra, ma non sapeva come affrontarlo. Arrivò così l’ultima settimana di Agosto.

I signori Prince portarono le due ragazze a Diagon Alley. Il terzo anno era un anno molto importante: dovevano prendere i libri in più. Una volta per le strade della piccola cittadina di maghi, i coniugi si rivolsero alle due giovani streghe.

-Volete che vi accompagniamo, ragazze?- Domandarono i due. Le ragazze in questione negarono con il capo. Il loro giro per la città fu molto silenzioso. Parlarono solamente per chiedere al commesso quanto costasse il libro che avevano appena preso e quando avevano finito la lista del materiale scolastico da comprare.

-Devo ancora compare una cosa, torna pure dai tuoi genitori e aspettami lì- le ordinò Heather. E, senza aspettare la sua risposta, si diresse verso il negozio di scope. Quell’anno avrebbe fatto i provini per entrare nella squadra di Quidditch. Lo aveva deciso l’anno precedente, dopo aver visto la sua squadra mentre giocava contro Grifondoro.

Arrivò di fronte al negozio e dopo aver fatto un cenno di saluto al negoziante, si mise ad osservare le varie scope da corsa. Vi erano numerosi modelli. Alcuni veramente vecchi e logori, ma altri piuttosto nuovi e aerodinamici.  Vide alcuni modelli uguali a quelli del fratello: le Nimbus 2000. Oppure i modelli uguali a quello di Malfoy (pensando a lui, tornò il fastidio che aveva provato fino a quel momento: perché diavolo era infastidita?!): le Nimbus 2001.

Camminò tra gli scaffali, fino a quando i suoi occhi non si posarono su due modelli al centro della sala. Sembrava essere fatto apposta: probabilmente erano gli ultimi due modelli. Heather lesse distrattamente le due targhette. “Firebolt” “Nimbus 2002”. Entrambe erano sicuramente il meglio in circolazione.

Per un attimo la ragazza fu tentata di comprare la Firebolt, ma poi guardò più attentamente la Nimbus 2002: lucida, veloce, leggera, rivestita in legno nero, mentre il resto era decorato da colori verde e argento. Era la sua scopa. Era fatta apposta per lei.

Non aveva ancora deciso in quale ruolo avrebbe provato ad entrare nella squadra, ma una cosa era certa per lei: quell’anno la coppa sarebbe stata sua. Non perdeva mai. Non avrebbe mai permesso un affronto simile alla sua persona.

Dopo aver preso tutti i libri, il materiale scolastico e la nuova scopa, si diresse al luogo d’incontro che aveva con Caroline e i suoi genitori. I tre, appena videro la Nimbus di Heather, rimasero ad occhi sgranati: anche se caroline, cercò di mascherare la sorpresa. Voleva bene ad Heather, ma non riusciva a mandar giù il suo atteggiamento scostante, almeno non con lei.

Poteva comportarsi così se voleva, ma non riusciva a digerire che lo facesse anche con lei. da qualche settimana, la Potter era diventata fredda con lei, e lei aveva deciso di ripagarla con la stessa moneta.

Non aveva capito da cosa dipendesse il suo atteggiamento (aveva una vaga idea, ma preferiva non fare ipotesi affrettate), ma questa volta non gliel’avrebbe data vinta. Non facilmente, almeno.


Una volta finiti tutti gli acquisti, il gruppetto tornò al Prince Manor. Mancano tre giorni al terzo anno ad Hogwarts.

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Capitolo 8
*** dissennatore ***


Il giorno della partenza arrivò in fretta. La mattina si alzarono tutti in gran carriera. Le due ragazza presero i loro bauli (già riempiti da giorni), i loro animali da compagnia e attesero i signori Prince davanti al caminetto. Avrebbero usato la metropolvere per arrivare a King Cross.

Una volta giunti lì, Heather pensò a tutte le volte che vi era passata. Durante il primo anno.

La mattina dei 1 Settembre arrivò in un baleno. I due gemelli non stavano più in se dall’agitazione, anche se ognuno lo dava a vedere a modo suo. Harry non faceva che correre per tutta la stanza (da quando erano tornati dal viaggio a Diagon Alley, gli zii gli avevano dato la stanza degli ospiti, probabilmente perché adesso ne avevano paura) e raccogliere le sue cose, per metterle nel baule.

Heather invece fece le stesse cose ma in maniera più composta. Anche lei era felicissima di partire per Hogwarts, ma preferiva rimanere composta nella sua finta indifferenza.

Caricarono le loro valigie, con le gabbie di Edvige e Samuel, sulla macchina dello zio Vernon. La gabbia col serpente era coperta da un telo, meglio non far vedere ai passanti cosa contenesse.

Vernon Dursley scaricò i due bambini di fronte alla stazione di King Cross e, senza adire una parola, andò via. La stazione era piena di gente e il loro unico indizio era il biglietto che aveva lasciato loro Hagrid: Espresso per Hogwarts-binario 9 ¾.

Oppure durante il secondo anno.

Harry si chiese come potessero entrare tutti dentro l’automobile, ma poi si accorse che Arthur Weasley aveva modificato l’interno con la magia e lo aveva allargato. Volarono a tutta velocità verso la loro destinazione. Dopo un paio ore, erano arrivati a destinazione.

-Devi attraversare il muro posto tra i binari 9 e 10- Spiegò la signora Weasley all’ultimo genita. La piccola Ginny era un fascio di nervi. Dopo anni passati a vedere i fratelli partire, sarebbe stato finalmente  il suo turno. I genitori presero la piccola per mano e attraversarono insieme il muro di mattoni.

Furono subito seguiti da Percy e dai gemelli, prima George e poi Fred. Dall’altro lato della barriera rimanevano solamente Ron e i due gemelli Potter. I primi ad andare questa volta furono i due amici Grifondoro, seguiti poco dopo dalla giovane Serpeverde.

Questa volta (a differenza delle precedenti, che era venuta o sola con il fratello, o con la famiglia Weasley) era venuta con la famiglia di Caroline. Una volta superato il muro del binario 9 ¾ salutò i signori Prince e si immerse nell’enorme folla.

-Quale vagone scegliamo?- Domandò Heather all’altra. Caroline però si stava guardando intorno. Solo dopo qualche attimo la giovane Potter si rese conto che stava cercando Malfoy. La Prince salutò il ragazzo e poi si voltò verso Heather.

-Scusa Heather, vado nello scompartimento dei ragazzi- Le disse, e senza neanche aspettare una risposta, si diresse verso il gruppetto dei maschi Serpeverde (Draco Malfoy, Theodore Nott, Blaise Zabini, Vincent Tiger e Gregory Goyle). Heather rimase un attimo in silenzio ad osservare il vuoto. Altre persone sarebbero rimaste ferite dal comportamento dell’amica, ma non lei. lei era superiore a tutto.

Non aveva bisogno di lei. inoltre quell’anno aveva ben altri impegni: avrebbe dovuto allenarsi per le selezioni del Quidditch e esercitarsi nella stanza delle necessità nell’usare le maledizioni senza perdono.

Non aveva bisogno di palle al piede come Caroline.


Una volta presa la sua decisione, la giovane Potter salì sul treno per scegliersi uno scompartimento in santa pace. Era talmente incazzata, che lì per lì si era perfino dimenticata di suo fratello gemello Harry. Il ragazzo in questione la trovò proprio in mezzo al corridoio, era ovviamente accompagnato da Hermione Granger e Ronald Weasley, i suoi migliori amici.

-Ciao Heather!- Il fratello l’abbracciò, facendola irrigidire. Ma lo facevano apposta?! Tutti quanti con queste dimostrazioni smielate di affetto. Eppure sapevano che lei le detestava. Decise di soprassedere (per questa volta) e rimase in silenzio. Intanto gli altri due Grifondoro guardavano la scena in un imbarazzato silenzio.

Entrambi si sentivano in colpa per aver accusato , l’anno precedente, la Serpeverde di aver aperto la camera dei segreti. Inoltre Ron aveva avuto sempre un certo timore reverenziale verso di lei: perciò manteneva sempre, quando c’era lei, lo sguardo basso e cercava di non guardarla mai negli occhi.

-Immagino tu non abbai più fatto firmare il nostro permesso per andare ad Hogsmeade- Dedusse la sorella. Immaginando come fosse finita le serata, dopo il volo della grassona – zia – Marge. Harry annuì scoraggiato, ed Heather sbuffò. Non c’era niente da fare: anche per le più piccole cose, poteva contare solamente su se stessa.

Salutò il fratello e gli altri Grifondoro, e si diresse verso gli scompartimenti di Serpeverde. Ne cercò uno a caso, evitando però quello dove si trovava Caroline, ed entrò. Era quello già occupato da Daphne, Millicent e Pansy.

-Ciao Heather- La salutarono le amiche. Lei fece un cenno con il capo e si sedette accanto a Daphne, in completo silenzio. Le altre tre non fecero caso al comportamento della compagna, erano abituate al suo modo di fare, e continuarono a chiacchierare. Tutte e tre avevano notato che la Prince, alias gemella siamese di Heather, non era con lei, ma non avevano commentato.

-Mio padre mi ha informato che la scuola, per via della latitanza di Sirius Black, sarà protetta dai dissennatori- Disse Pansy, dopo qualche ora di viaggio. Le altre ragazze annuirono, meno Heather. Sapeva solamente a grandi linee cosa fosse un Dissennatore, una figura incorporea che ti toglieva la felicità, e sinceramente non le interessava minimamente l’argomento.

Socchiuse gli occhi, nel tentativo di scacciare i pensieri noiosi, ma il suo tentativo fu reso vano dalla frenata del treno. Per poco le ragazze non caddero. Cosa stava succedendo? Era troppo presto, non potevano essere già arrivate ad Hogwarts.  D’improvviso la temperatura si abbassò di colpo e i vetri dello scompartimento si ghiacciarono. Qualcosa era salito sul treno.

Tutte le ragazze, meno Heather, cominciarono ad appiattirsi contro i propri schienali, mentre qualcosa cominciò a percorrere i corridoi in assoluto silenzio. Non si sentì il più piccolo rumore per alcuni secondi. Finchè una figura avvolta da un mantello logoro comparve di fronte a loro.

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Capitolo 9
*** Remus John Lupin ***


L’alta e inquietante figura aprì, con le sue mani lunghe e scheletriche, la porta del loro scompartimento. Le tre ragazze alle spalle di Heather balbettarono terrorizzate. La giovane Potter invece rimase immobile, però anche lei sentiva una strana e per nulla piacevole sensazione. Come un brivido di freddo lungo la schiena.

La figura avvolta dal buio, cominciò a guardare le quattro ragazze la sedute, ma poi si concentrò su di Heather. Si avvicinò a lei fino a che i loro volti furono a pochi centimetri di distanza. A quel punto Heather sentì una spiacevolissima sensazione: come se  la sua felicità (non che ne avesse mai avuta tanta) venisse risucchiata via.

I suoi occhi cominciarono ad appannarsi e il mondo intorno a lei iniziò a girare in tondo. Ebbe un capogiro e poi un altro, e poi un altro ancora più forte. Tutto intorno a lei scomparve ed iniziò a sentire delle voci in sottofondo.

-Lily, prendi i bambini e scappa! È lui! Scappa! Corri! Io cercherò di trattenerlo- Una voce maschile urlava nella testa di Heather. Il rumore di qualcuno che si precipita fuori da una stanza… una porta che si spalanca… una risatina acuta…

-No! Ti prego! Risparmiali! Loro no!- Gridò una donna con voce disperata. La risata acuta e fredda si fece risentire… si sentì il rumore di una colluttazione e poi un lampo di luce verde… il tonfo sordo di un corpo che cadeva a terra…

-Cos’hai da guardare?- Di nuovo la voce fredda e beffarda… l’ultima cosa che Heather vide fu una luminosa cerva argentata che colpiva la grossa figura che era comparsa sul treno… e poi il buio.

-Heather, come stai?- La voce di Daphne la fece rinvenire. Era sdraiata sul lettino dello scompartimento. Intorno a lei vi erano le compagne ed il professor Piton. La Potter si guardò attorno, leggermente confusa.

-Sei stata attaccata da un Dissennatore, la creatura che girava sul treno, sono intervenuto per scacciarla- La informò Piton, vedendo la sua espressione confusa. Heather annuì leggermente e si rimise seduta. Cosa diavolo era stato quella specie di sogno che aveva fatto? Non era come gli altri sogni, e nemmeno come la strana visione che aveva fatto sulla zia Marge.

La giovane Potter ringraziò il gelido professore e accettò di mangiare qualcosa. Doveva riprendersi in qualche modo dallo svenimento. Quando l’uomo lasciò sole le giovani studentesse, la ragazza rammentò anche un altro particolare: cos’era quella cerva d’argento? Ultimamente stavano succedendo troppe cose strane. E lei odiava non avere tutto sotto controllo.

Dopo poche ore, il treno arrivò a destinazione. Tutti i ragazzi si sedettero ai loro soliti posti: tutti tranne Caroline. Le tre Serpeverde compagne di Heather, notarono subito che la ragazza non si era seduta accanto alla Potter, come faceva ogni volta, ma si era seduta vicino a Draco Malfoy. La sorpresa aumentò ancora di più quando la videro baciarsi con il suddetto ragazzo.

-Non sapevo che la Prince stesse con Malfoy- Se ne uscì Millicent. Solo in un secondo momento le ragazze notarono lo sguardo agghiacciante di Heather. Questa ragazza non era affatto normale: adesso cosa le prendeva? Per cercare di cambiare argomento, spaventata da una possibile sfuriata della compagna, Daphne indicò il cappello parlante.

-Guardate! Mia sorella Astoria sta per fare lo smistamento- Tutte le compagne si voltarono verso il cappello parlante. Li vi era una ragazzina molto graziosa. Sembrava la fotocopia di Daphne, solo che aveva i capelli castano scuro.

-SERPEVERDE- Gridò il cappello. La ragazzina, tutta contenta, si diresse velocemente verso il tavolo verde-argento e si sedette proprio accanto alla sorella. Heather era però ancora concentrata verso il tavolo dei professori: aveva notato che vi era un volto nuovo.

Remus John Lupin, lo presentò il vecchio preside. Il nuovo professore di difesa contro le arti oscure. Era un uomo sulla trentina. Aveva un aspetto trasandato, anche se non brutto, con diverse cicatrici sul volto. Il nuovo docente si presentò con un timido sorriso e un brevissimo discorso. Sembrava simpatico, a prima vista.

Lupin fece vagare un attimo lo sguardo sul tavolo dei Grifondoro fino a che non vide Harry, in quel momento fece un lieve sorriso. Poi ricominciò a far vagare lo sguardo fra i vari studenti. Leggermente confuso, smise di guardare i Grifondoro e si mise a cercare qualcuno tra i Tassorosso e i Corvonero.

Solo dopo buttò l’occhio al tavolo dei Serpeverde, a quel punto la sua faccia divenne stupefatta. Guardava Heather con una fastidiosa (almeno per lei) insistenza. Dopo qualche istante, riabbassò lo sguardo e tornò a concentrarsi sul suo piatto.

-Lo sai che anche tuo fratello è svenuto? È stato il nuovo professore di difesa contro le arti oscure ad aver scacciato il dissennatore che lo ha attaccato sul treno- La informò Pansy, indicando il professor Lupin. In ogni caso era ormai di dominio pubblico: Malfoy lo aveva già sbandierato ai quattro venti.

Inevitabilmente il discorso tornò sul biondo ossigenato. A quel punto Daphne (che intanto aveva smesso di parlare con Astoria) disse una frase. Una frase che non avrebbe mai e poi mai dovuto dire.

-Heather, non sarai per caso gelosa?- Domandò indicando, con un cenno del capo, lo spaccone discendente dei Malfoy. Non lo avesse mai detto. Perforò letteralmente la ragazza con lo sguardo, a tal punto che la Greengass dovette arretrare leggermente. Aveva paura che l’avrebbe colpita con qualche maledizione. E lo avrebbe anche fatto, molto probabilmente, se fossero state da sole. Ma dato che si trovavano in un luogo pieno di testimoni, Heather ricacciò l’istinto di colpirla.

-No… adesso scusatemi, ma vado a riposare- Disse semplicemente, non riuscendo però a trattenere il tono di voce sibilante. Senza aggiungere altro, la ragazza si alzò e si diresse verso la sala comune dei Serpeverde. Sotto lo sguardo di alcune persone: il fratello Harry, che la guardava preoccupato, le sue compagne di casa… e il professor Lupin.

Dopo una ventina di minuti anche il resto degli studenti e gli insegnanti si diressero verso i propri dormitori. Il giorno seguente sarebbero ricominciate le lezioni e dovevano essere ben svegli. Solo una persona era rimasta in giro per i corridoi, il nuovo professore di difesa contro le arti oscure. Era rimasto ancora sorpreso da ciò che aveva visto: ne doveva assolutamente parlare con il preside.

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Capitolo 10
*** le prime lezioni ***


-Remus, che piacere rivederti- Disse il vecchio preside. L’uomo rimaneva sempre affezionato ai suoi vecchi studenti, e gli faceva sempre piacere rivederli: in particolar modo Remus. Si ricordava ancora quante glie ne avevano fatte passare lui e i suoi tre amici. Fece spazio al nuovo professore e lo fece accomodare nel suo ufficio.

-Immagino che tu sia qui per chiedermi di Heather Potter, giusto?- Domandò il vecchio con tono affabile. Aveva immaginato che Lupin sarebbe rimasto sorpreso quando avrebbe scoperto che la figlia del suo vecchio amico era una Serpeverde.

-In effetti, ammetto di essere rimasto sorpreso quando l’ho vista nel tavolo verde-argento- Dovette ammettere l’uomo. Remus non era un uomo con dei pregiudizi (anche lui aveva un segreto di cui si vergognava molto, perciò…) ma doveva ammettere di essere rimasto sorpreso quando aveva visto la figlia di James seduta lì.

Aveva incontrato Harry durante il viaggio in treno; era accompagnato da due suoi amici di Grifondoro. Appena lo aveva visto lo aveva riconosciuto subito. Era rimasto un attimo confuso dal fatto che la sorella non fosse con lui, ma aveva dovuto accantonare questa sua perplessità per via dell’arrivo del dissennatore. Era stato lui a salvare Harry dall’attacco di quella creatura.

Una volta a cena, invece, aveva cominciato a far scorrere il suo sguardo tra gli studenti. Aveva trovato subito Harry, ma faticava a trovare Heather. Dopo aver controllato tutta la tavolata Rosso-oro, passò (con uno sguardo confuso) a cercare tra i Tassorosso e i Corvonero. Ovviamente rimase parecchio sorpreso quando vide che era stata smistata nella casa di Salazar.

-Heather è una strega molto dotata. È da diversi decenni che non ne vedo una di tale livello, non ti preoccupare- Gli disse Silente. In realtà però Remus era preoccupato per un’altra cosa.

-Seppur James era figlio unico, aveva trovato qualcuno a cui voleva bene come un fratello… non voglio che Harry ed Heather finiscono come loro- Si confidò il suo vecchio studente. Silente sospirò: questa conversazione gli riportò alla mente quella fatta quasi due anni prima.

-Perché Voldemort era convinto che Heather avrebbe accettato la sua proposta?- Domandò all’improvviso, riferendosi a ciò che le aveva detto durante il duello per contendersi la pietra. Silente non perse il suo solito sorriso, probabilmente si aspettava già una domanda del genere.

-Devi sapere, Harry, che in molti oltre me (Hagrid, il cappello parlante e Voldemort stesso), hanno notato una forte somiglianza tra Heather ed uno studente che studiò ad Hogwarts circa 50 anni fa: Il signore oscuro. Heather ha le stesse caratteristiche che aveva lui alla vostra età… se però tralasciamo un particolare-Aggiunse infine, con uno sguardo più serio.

-Quale?- Domandò Harry. Sembrava parecchio confuso da questo discorso: non riusciva proprio a notare le somiglianze tra Heather e Voldemort, che Silente diceva. Silente lo guardò fisso negli occhi e lo indicò.

-Tu- Disse semplicemente il vecchio uomo. Adesso Harry era ancora più confuso.

-Io?- Domandò lui. cercando di capire il senso di quel discorso. Cosa centrava lui con la differenza di cui stava parlando?

-Un fratello, un migliore amico, l’affetto, qualcuno su cui contare, qualcuno che ti vuole bene e a cui vuoi bene. Tutto questo è ciò che manca a Voldemort, è ciò che tua sorella possiede, è ciò che impedirà a tua sorella di perdersi durante il suo tragitto… questa è la loro unica, ma enorme, differenza- Spiegò l’uomo con pazienza. Ma Harry sembrava non capire a pieno il tutto. Probabilmente, se Heather fosse stata sveglia, gli avrebbe dato del demente. A volte, i discorsi troppo seri, lo confondevano.

-Ora è meglio che vi riposiate entrambi… promettimi solamente una cosa, Harry…- aggiunse infine Silente.

-Rimani sempre al fianco di Heather. Non permetterle di perdersi…- Aggiunse con un espressione solenne.

-Certo che non l’abbandonerò mai, è mia sorella, non deve neanche chiedermelo… ma perché mi sta dicendo queste cose?- Domandò titubante. Il fatto che Heather fosse simile a Voldemort, quando era ancora un ragazzo, lo aveva scosso un po’.

-Fai in modo che non perda mai di vista la luce- E senza aggiungere altro, Silente uscì dall’infermeria.

-Stai tranquillo, non succederà- Di tutto ciò che aveva pensato disse solamente questo all’uomo. Remus sembrò ancora nervoso, ma annuì ed uscì dall’ufficio del preside. Il giorno dopo ci sarebbe stata la sua prima lezione. Doveva essere in forma.

Infatti la giornata successiva fu parecchio faticosa. La prima lezione fu proprio quella di difesa contro le arti oscure. Il professor Lupin decise di cominciare subito con la pratica. Fece combattere i suoi studenti contro un molliccio: una creatura che prendeva le sembianze di colui che si ritrovava di fronte.

Il primo ad affrontare il molliccio fu Neville Paciock. La contro formula per difendersi era “Riddikulus”. Il molliccio prese la forma del professor Piton (paura più grande del ragazzo) e, una volta che il ragazzo disse la formula al professore comparvero i vestiti della nonna di Neville.

Dopo di lui fu il turno di altri studenti: tra cui Ron Weasley, Caroline Prince, Hermione Granger, Calì Patil e Pansy Parkinson. Il molliccio di Ronald si tramutò in un ragno, un grosso ragno che il giovane Weasley fece scivolare su otto pattini (non prima di aver avuto una crisi di pianto, però).

Caroline vide il suo molliccio trasformarsi in un enorme cane nero, alto almeno due metri. Il Riddikulus della ragazza lo fece regredire ad un cucciolo di poche settimane. Hermione vidi il suo trasformarsi nella McGranitt con in mano il foglio della sua bocciatura. Tra un magone e l’altro, Hermione riuscì a puntare la sua bacchetta e dire la formula: la penna che teneva in mano la professoressa di trasfigurazione la riempì completamente d’inchiostro, imbrattando anche il foglio con il suo compito.

Calì Patil invece si ritrovò davanti un grosso cobra di almeno dieci metri. I gemelli Potter, di fronte a quella scena, si ricordarono l’enorme basilisco che avevano affrontato l’anno precedente. La ragazza riuscì a tramutare l’orrendo rettile in un innocuo e buffo clown. E infine ad affrontare il suo molliccio fu Pansy Parkinson: il suo prese le sembianze di un grosso e disgustoso scarafaggio. Lo schifoso insetto, sotto l’effetto dell’incantesimo difensivo della ragazza, esplose in un viscido pantano.

Proprio allora la lezione finì. Come primo giorno non era andato affatto male: questo fu il pensiero comune del gruppo di ragazzi. Fu solamente una la cosa strana: Heather ed Harry erano gli unici studenti che il professore non aveva fatto esercitare.

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Capitolo 11
*** Imperius ***


Una volta finita la prima giornata di lezione, i due ragazzi andarono  a parlare con il nuovo professore di difesa contro le arti oscure: volevano sapere perché non li avesse fatti combattere contro il molliccio. La sua risposta fu molto semplice: se si fossero ritrovati di fronte al molliccio, molto probabilmente avrebbe preso la forma di lord Voldemort e avrebbe scatenato il panico.

Paura del tutto infondata. Fu questo il pensiero dei due gemelli. Nessuno dei due aveva pensato a lord Voldemort (almeno dopo un primo momento), entrambi avevano avuto un pensiero diverso. Ma decisero di tacere.

Le prime settimane di lezione passarono in fretta. Sia Heather che Harry ebbero modo di conoscere a fondo gli insegnanti delle loro nuove materie. Harry aveva scelto due materie tra quelle non obbligatorie, a differenza della sorella che ne aveva scelte tre. Divinazione e cura delle creature magiche, mentre Heather aveva scelto divinazione, Aritmanzia e antiche rune.

La professoressa di divinazione si chiamava Sibilla Cooman: era una donna piuttosto eccentrica, sia nell’aspetto (abiti assurdi e un paio di occhiali che sembravano dei tappi di bottiglia) che nel comportamento (era parecchio fuori di melone, come dicevano alcuni studenti e addirittura alcuni colleghi, parlava sempre in un tono quasi profetico). In fondo la sua stessa materia era parecchio stravagante ed imprecisa.

La Cooman aveva inaugurato la sua prima lezione con un presagio di morte. Dentro la tazza di tè di Harry (stavano facendo i presagi futuri attraverso il fondo delle tazze) aveva visto la forma del gramo, un grosso cane nero che rappresentava la morte, così aveva cominciato a sostenere che Harry fosse in pericolo di vita. Fortunatamente questo pericolo fu smentito dalla professoressa McGranitt: la Cooman faceva predizioni di morte ogni anno, e ancora non si erano avverate. Ciò fece tranquillizzare Harry e, dopotutto, anche Heather.

La professoressa di Aritmanzia era invece la Vector: anch’essa una donna un po’ particolare, anche se non quanto la sua collega di divinazione. Era una ex Corvonero, perciò dedita allo studio, aveva sempre i capelli legati e un paio di occhiali a mezzaluna.

La sorpresa delle sorprese però fu il professore di cura delle creature magiche: Rubeus Hagrid. Il caro mezzo-gigante da quell’anno aveva avuto la cattedra di quella materia. Solo Harry però potè godersi la sua lezione e anche l’incidente del primo giorno.

Il neoprofessore aveva scelto come prima lezione lo studio di un ippogrifo (creatura mitologica: metà aquila e metà cavallo). La lezione filò liscia quasi fino alla fine, Harry era riuscito addirittura a cavalcare la creatura, almeno fino a quando Draco Malfoy non aveva provocato la bestia ed era rimasto ferito al braccio.

Ovviamente Heather aveva saputo tutta la storia dal racconto del fratello, lei non aveva questa lezione nel suo orario. La notizia mise di buon umore la Potter per tutto il giorno. L’unico lato negativo erano i progressi sugli apprendimenti della maledizione Imperius.

In quelle prime settimane di scuola si era allenata, nella stanza delle necessità, alla prima maledizione senza perdono: l’Imperius. Durante l’estate aveva studiato tutta la teoria e sapeva cosa faceva quell’incanto: rendeva la vittima incapace di reagire e si sottometteva completamente alla volontà dell’altro. Trasformava l’avversario in una specie di marionetta vivente, in parole povere.

Una cosa disumana agli occhi di tutti, una cosa utilissima agli occhi di Heather. Purtroppo però non era riuscita ancora ad apprenderlo alla perfezione. Solitamente riusciva ad apprendere i vari incantesimi (di qualunque tipo) in due o tre giorni, questa volta invece stava avendo maggiori difficoltà. Riusciva a utilizzare l’incanto su animali di piccola taglia (come topi, gatti o anche cani) ma non ancora sugli esseri umani.

In quei giorni si era allenata da sola nella stanza delle necessità: non intendeva più invitare Caroline. Però vi era anche il pericolo che lei sarebbe venuta comunque o peggio, avrebbe avvisato qualche professore delle sue uscite fuori orario nella stanza al settimo piano. Rischiava molto più che l’espulsione: in fondo stava praticando delle maledizioni illegali.

il soggetto in questione entrò proprio in quel momento nel loro dormitorio. Heather stava accarezzando Samuel e non si voltò neanche a guardarla. Forse pensava che in questo modo l’altra se ne sarebbe andata. Peccato che Caroline non fosse dello stesso avviso.

-Non mi parlerai per il resto della vita? Senza neanche un valido motivo, tra l’altro?- Le domandò tutto d’un tratto. Heather smise di accarezzare Samuel (con enorme disappunto di quest’ultimo) e si girò finalmente verso l’altra. Dal suo volto non traspariva alcuna emozione, ma era irritata, eccome se lo era.

-Non mi sembra che tu abbia sentito la mia mancanza, perciò non capisco proprio perché tu stia facendo questo discorso- Rispose semplicemente la Potter. Caroline sbuffò esasperata e alzò gli occhi al cielo: ormai la sua calma e la sua dolcezza le aveva messe da parte.

-Sei veramente incredibile! Hai cominciato a guardami storto da quando ti ho detto che mi ero messo insieme a Draco!- Esclamò la Prince, esasperata. Heather a quelle parole si irrigidì. Così non andava affatto bene. Quella conversazione rischiava di destabilizzarla: non poteva permetterlo.

-Cosa c’è?! Te la sei presa con me perché sto con Malfoy?! Perché sei arrivata tardi?! Non sarai per caso gelo…- Sentendo quelle parole, Heather si irrigidì. Non voleva sentirle di nuovo: questa volta sarebbe successo. Se le avessero detto che era gelosa, il muro che circondava il suo animo sarebbe crollato. Non poteva permetterlo.

Senza neanche dare il tempo all’altra di finire la frase, estrasse la bacchetta dalla tasca e la puntò contro la compagna.

-Imperio- Disse semplicemente. Subito gli occhi della compagna si fecero vacui e, come in trans, si sedette sulla sedia più vicina. Il suo sguardo era basso e spento. Ci era riuscita: era riuscita a padroneggiare la prima maledizione senza perdono. Fece stendere sul letto Caroline e le annullò l’incanto, non prima di averle tolto gli ultimi avvenimenti dalla memoria.

Non poteva permettere che Caroline completasse la frase: avrebbe reso tutto reale, e non poteva permetterlo assolutamente. Lei non doveva assolutamente provare sentimenti: doveva tenere tutto dietro una corazza protettiva… per il bene del fratello. Dentro di lei vi era un mostro. Se avesse permesso ai sentimenti positivi di uscire, sarebbero venuti fuori anche quelli negativi. A quel punto tra lei e Voldemort non ci sarebbe stata alcuna differenza. La sua vera natura non era per nulla diversa da quella di Tom Riddle.

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Capitolo 12
*** provini ***


Passarono giorni da quando Caroline e Heather ebbero il loro ultimo confronto. La prima, tra l’altro, non si ricordava affatto  ciò che era successo. Nessuna delle due sembrava intenzionata ad avere un dialogo con l’altra: così si arrivò a fine Ottobre senza che le due si fossero nuovamente parlate.

Quel giorno ci sarebbero state le selezioni per i giocatori di Quidditch della squadra Serpeverde. In realtà sarebbero dovuti essere qualche settimana prima, dato che la partita con Grifondoro era solo pochi giorni dopo, ma per via del braccio ferito del loro cercatore (Draco ancora si lamentava per la ferita subita dall’ippogrifo) avevano avuto il permesso di spostare il match.

Così i Grifondoro avrebbero affrontato i Tassorosso e i Serpeverde avrebbero giocato la loro prima partita dopo un paio di mesi. Questo permetteva alla squadra verde-argento di prendersela comoda. Per questo avevano fissato i provini il giorno di halloween.

Una decina di ragazzi si mise in fila davanti al campo da Quidditch. Tutti fissavano la nuova scopa da corsa di Heather: la Nimbus 2002. Tutta la squadra Serpeverde aveva la Nimbus modello 2001, regalata dal padre di Draco per permettere al figlio di entrare in squadra, ma nessuno di loro aveva il modello della Potter.

-Allora, ragazzi. I posti vacanti in squadra sono solamente due: un posto come battitore e uno come cacciatore. Scegliete per quale ruolo farete le selezioni- Disse Marcus Flint, capitano della squadra. Coloro che avrebbero provato per il ruolo di battitore, avrebbero dovuto volare per una decina di minuti e schivare più bolidi possibili. I cacciatori invece dovevano fare dieci tiri negli anelli, con il portiere presente: chi segnava più punti avrebbe vinto.

Heather tentò il provino da cacciatrice. Era pronta e sicura di farcela, come sempre tra l’altro. Oltre a lei vi erano altri cinque ragazzi. Quattro di essi erano dei ragazzi del 4° e del 5° anno, di cui la Potter non conosceva neanche i nomi, mentre l’ultimo era Theodore Nott, uno degli amici di Malfoy.

I “tre ragazzi senza nome” fecero tutti la loro prova. I tiri che avevano a disposizione erano dieci, e il portiere era ben preparato: ricopriva quel ruolo da quattro anni e ormai era diventato uno dei giocatori più bravi della squadra.

Il primo ragazzo fece passare solamente due tiri attraverso gli anelli. Non era andato affatto bene. Il secondo fece meglio, ma ugualmente non abbastanza bene: fece passare solo quattro tiri. Il terzo fu il peggiore di tutti: non riuscì a segnare solo una volta. Mentre l’ultimo riuscì a far passare ben cinque tiri: bravo, ma non abbastanza. Tutti e quattro i ragazzi si ritirarono amareggiati. Avevano comprato tutti delle Nimbus 2001, sicuri che in questo modo avrebbero avuto l’accesso sicuro in squadra. Grave errore.

Rimanevano solamente Heather e Theodore. Quest’ultimo tentò per primo. A differenza dei tre di prima, si era allenato bene per quel giorno. Riuscì a far passare ben sette tiri attraverso gli anelli. Anche lui aveva una Nimbus 2001, proprio come Draco. Gli era stata regalata dal padre. Il signor Nott e Lucius Malfoy erano amici da tempo e i figli erano cresciuti praticamente insieme.

Se Heather non avesse saputo fare meglio, il posto sarebbe stato di Theodore. La Potter, senza essere minimamente in ansia, volò sulla sua scopa e si mise in posizione, attendendo il segnale d’inizio. Il primo tiro andò a segno, senza alcun problema. Seguito subito dopo dal secondo e dal terzo. Lanciava la pluffa con una naturalezza incredibile. Sembrava essere un’abilità innata.

In pochi secondi anche gli altri tiri andarono a segno. Raggiunse lo stesso punteggio di Nott: sette tiri buoni, lei però aveva ancora a disposizione altri tre tentativi. Theodore cominciò a sudare freddo. Per avere ancora una speranza, doveva augurarsi che sbagliasse i restanti tiri. Purtroppo per lui, non fu così.

Senza problemi, Heather segnò anche le tre volte rimanenti. Lasciando a bocca aperta tutti: il capitano, il portiere e Nott. Una volta giù, venne raggiunta dalle ragazze Serpeverde (Pansy, Daphne e Millicent) che si congratularono con lei. in quell’ultimo anno aveva avuto modo di conoscerle meglio, e dovette ammettere che non erano poi così male.

Alla fine il posto di cacciatrice andò a lei. invece come battitore presero Blaise Zabini: un altro amico di Draco. Sembravano essere raccomandati quei due. Non che non avessero carattere, erano Goyle e Tiger a seguire Malfoy come dei cagnolini, ma sembrava che la combriccola di Malfoy (grazie ai loro genitori) trovasse sempre le porte aperte nella vita.

Come per la storia dell’ippogrifo. Adesso il moccioso viziato si faceva aiutare dal compagno di turno. Durante una lezione di pozioni era finito accanto a Heather. Il biondo ossigenato aveva cominciato a parlare di quanto fosse ricco, potente e del fatto che il padre si stesse mobilitando per far punire l’ippogrifo che aveva osato ferire il suo adorato figlioletto.

Ogni parola in più che usciva dalla sua bocca, faceva ingigantire la rabbia cieca che covava Heather. Da quando si era messo con Caroline, faticava ancora di più a sopportarlo. Stranamente quel giorno Malfoy venne ritrovato schiantato e cruciato in uno dei corridoi dei sotterranei.

Non vi era alcun testimone e la memoria del Serpeverde era stata abilmente cancellata, perciò il colpevole non fu mai trovato, nonostante la grave azione. Dopo aver passato un pomeriggio in infermeria, l’incidente fu completamente dimenticato. Anche considerando che non ci fossero delle prove concrete che fosse stata praticata sul serio la maledizione cruciatus.

Heather non aveva bisogno di farsi strada con l’ausilio di qualcuno (ovvio riferimento ai figli di papà presenti nella sua casa). Un giorno sarebbe diventata più che qualcuno. Un giorno tutto il mondo (non solo quello magico) avrebbe ricordato il suo nome. Doveva solo pazientare.

Dopo aver riposto il materiale di Quidditch ed essersi fatta una doccia, la Potter si diresse insieme al gruppetto di ragazze Serpeverde verso il castello. Quando entrarono però notarono qualcosa di strano: i ragazzi sembravano agitati e un gruppo di insegnanti si stava dirigendo in tutta fretta verso i piani superiori. Cosa stava succedendo? La risposta arrivò da un ragazzino dei primo anno, che veniva dalla parte opposta alla loro.

-Sirius Black ha tentato di entrare nella sala comune dei Grifondoro!-

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Capitolo 13
*** preoccupazione ***


La notizia che Sirius Black avesse tentato di entrare nella sala comune dei Grifondoro fece il giro della scuola in pochi minuti. Quella notte tutti gli studenti furono obbligati a dormire in sala grande. Heather, prima di coricarsi, andò alla ricerca di suo fratello: voleva essere sicura che stesse bene.

Fortunatamente il ragazzo stava benissimo. Lo aveva trovato che chiacchierava con Weasley e la Granger. A questi ultimi due li aveva appena salutati (non li aveva ancora perdonati per ciò che avevano pensato di lei l’anno precedente), e aveva rivolto solamente la parola ad Harry.

 A quanto pareva, Black era evaso da Azkaban per mettersi sulle loro tracce: essendo un sostenitore di Voldemort, vedeva loro come delle minacce da distruggere. Questo fece preoccupare lievemente la sorella: lei poteva difendersi benissimo, ma Harry?

Ultimamente troppi sentimenti, positivi ma soprattutto negativi, stavano fuoriuscendo dalla sua barriera di freddezza e indifferenza. A dimostrazione di ciò vi era la sua perdita di controllo con Draco: quando aveva usato per errore la maledizione Cruciatus. La seconda maledizione senza perdono, in grado di farti provare il dolore più intenso senza lasciare tracce apparenti.

Forse la predizione su Harry non era sbagliata. La professoressa Cooman non era poi così matta. Forse Harry era veramente in pericolo di vita. In fondo quella non fu l’unica situazione in cui rischiò la vita. A novembre, durante partita tra Grifondoro e Tassorosso, Harry fu attaccato da un paio di dissennatori e cadde giù dalla scopa. Fortunatamente il professor Silente riuscì a salvarlo con un incantesimo, prima che precipitasse al suolo.

 A quanto sembrava, erano entrati nei confini della scuola (disobbedendo agli ordini, dato che il ministro aveva detto loro di rimanere nei cieli) attirati dalla presenza di tutte quelle persone.

Gli unici lati negativi furono il risultato della partita e la scopa del fratello: a causa di ciò la squadra di Grifondoro aveva perso e la Nimbus 2000 del cercatore era finita sul platano picchiatore (albero presente nel parco di Hogwarts, in grado di colpire con i suoi rami tutto ciò che gli si avvicina) riducendola a pezzi.

Almeno le possibilità di vincere il torneo erano aumentate. Fu questo il pensiero di Heather. Non si sentiva in colpa per ciò che aveva pensato: in fondo non si era fatto male nessuno. In seguito a quell’incidente, però il professor Lupin aveva insistito per aiutare Harry ad esercitarsi nell’incanto Patronum: l’unico incantesimo in grado di fronteggiare un dissennatore.

Era stata offerta la stessa cosa anche ad Heather, dato che quelle creature erano attratte in modo particolare da loro due (i dissennatori erano attratti dalla sofferenza, e loro ne erano veri e propri portatori), ma la ragazza rifiutò. Neanche lei riusciva a stare dietro a più incantesimi insieme, almeno non di quel livello, ed era già concentrata sulle tre maledizioni senza perdono.

Inoltre non le andava a genio quell’uomo. Non solo perché le aveva impedito di affrontare il molliccio, perciò di mettere in mostra la sua maestria davanti a tutti, ma anche perché non si fidava affatto di quel tizio. Nascondeva qualcosa. Ne era certa.

Era riuscita ad apprendere la maledizione Imperius in sole due settimane e aveva finito di perfezionare la maledizione Cruciatus solo a dicembre inoltrato. Adesso mancava solamente l’ultima… la più crudele… l’Avada Kedavra: l’anatema che uccide.

In ogni caso, preferì dedicarsi alla maledizione più atroce una volta finite le vacanze, e concentrarsi sulla presunta sfiga del fratello. Fu proprio il giorno di Natale che ebbe un illuminazione. A causa degli zii babbani, i due gemelli non potevano visitare il villaggio di Hogsmeade (dato che non gli avevano firmato  il permesso) e solitamente passavano il fine settimana al castello. Ma non quel giorno.

Ad Heather non interessava affatto del villaggio, ma parlando con Harry aveva scoperto il suo piano su come poter visitarlo.

-I gemelli Weasley mi hanno dato questa mappa- Disse il ragazza, mostrando alla sorella una mappa di Hogwarts. La particolarità però stava nei nomi che si muovevano su di essa. La mappa era in grado anche di vedere dove si trovavano coloro che giravano per il castello.

-Con questa, e con l’ausilio del mantello dell’invisibilità, potrò andare finalmente ad Hogsmeade, senza paura di incontrare qualche professore o qualche dissennatore- Spiegò il ragazzo. Heather annuì, completamente disinteressata alla cosa. Piuttosto era preoccupata. Lontano dal castello chissà quello scemo cos’avrebbe fatto.

Provare a convincerlo a rimanere lì era da escludere. Quando si metteva in testa qualcosa, non si poteva far desistere Harry Potter, inoltre non le interessava neanche farlo. se voleva rischiare la vita poteva benissimo farlo… inoltre lei poteva controllarlo lo stesso. Il ragazzo salutò la sorella e se ne andò nascondendosi sotto il suo mantello. Non si era accorto che la sorella gli aveva attaccato qualcosa sulla maglietta.

Qualche giorno prima aveva pensato di fare seguire Harry da Samuel, come ai vecchi tempi, ma il rettile si era rifiutato di strisciare in mezzo alla neve alta mezzo metro. Così la Potter dovette usare un mezzo alternativo… ma pur sempre efficace. Aveva catturato un piccolo insetto e aveva praticato su di esso due difficili incantesimi.

Per prima cosa, lo assoggettò con la maledizione Imperius e poi con un incantesimo di sua invenzione che riusciva a connettere la sua vista e il suo udito con quella dell’insetto: in parole povere sarebbe stata una microtelecamera. L’insetto in questione era appeso ad una spalla di Harry e riusciva a vedere e sentire tutto ciò che stava facendo.

Il Potter smistato a Grifondoro andò in un pub dove incontrò i suoi amici di sempre. Però c’era qualcosa di strano: la ragazza vide la professoressa McGranitt, Hagrid, Silente ed il ministro della magia in persone mentre entravano in una stanza. Probabilmente per parlare di qualche fatto importante. Sentì Harry seguirli, valendosi del suo mantello dell’invisibilità, e origliare i loro discorsi.

della prima parte riuscì a cogliere poco, l’incantesimo era ancora grezzo, le ci sarebbe voluta un po’ più di pratica. Capì solo che stessero parlando di Sirius Black e d’un certo legame che aveva con i suoi genitori. A quanto sembrava, neanche Harry riusciva a cogliere bene il discorso. Finchè la McGranitt non se ne uscì con una frase.

-E Black, oltre ad essere indirettamente colpevole della morte dei coniugi Potter, è anche l’assassino del padrino di Heather Potter- A quelle parole, i gemelli Potter rimasero pietrificati.

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Capitolo 14
*** Grifondoro contro Serpeverde ***


Il ministro, a quell’affermazione, guardò la professoressa di trasfigurazione, leggermente confuso. I gemelli Potter invece erano ancora immobili. Guardavano entrambi un punto fisso di fronte a loro. Erano però ancora concentrati sulla conversazione.

-Sirius Black e Peter Minus erano i padrini rispettivamente di Harry e Heather Potter. Quando Colui – che – non – deve – essere – nominato iniziò a dare la caccia ai Potter, James e Lily usarono l’incanto Fidelis per proteggersi. L’incantesimo rese il luogo in cui  si trovavano introvabile per chiunque, tranne per il custode segreto: Sirius Black- Spiegò la donna al ministro.

-Black tradì i suoi migliori amici consegnandoli a Voldemort e poi uccise il padrino della giovane Potter: Peter Minus, un altro amico dei Potter- Spiegò infine Hagrid. Il ministro annuì. Harry aveva sentito abbastanza, uscì a passo di carica dal pub e si diresse verso il bosco: voleva rimanere da solo a riflettere.

Anche Heather era rimasta colpita dalla notizia, cosa molto rara, e si diresse fuori dai sotterranei. Usò l’incantesimo di disillusione per poter superare le difese del castello e si diresse nel parco. Non si era allontanata molto, ma aveva bisogno di rimanere un attimo a prendere aria da sola. Non aveva mai provato una sensazione simile: sentiva un odio incontrollabile avvolgerla completamente.

Quell’uomo aveva ucciso i suoi genitori. Doveva pagarla cara. Lo avrebbe ucciso. Non avrebbe avuto alcuna pietà. Lo avrebbe prima torturato fino a fargli implorare la morte e solo dopo lo avrebbe brutalmente ucciso.

La ragazza cercò di trattenere la furia omicida che la stava accecando e di incanalarla dentro di se. Per pochi istanti il suo corpo venne avvolto da una luce di un verde intenso. Era già successo una cosa del genere.

Intorno a lei si fece tutto sfuocato. Delle immagini e dei suoni le arrivavano distorti e sfuocati. Poi a un certo punto una voce, a lei famigliare, si fece più nitida: era Marge Dursley, la zia di Vernon. Cominciò a parlar male e sputar sentenza sulla madre di Heather, Lily Potter.

Il sonno della ragazza si fece improvvisamente agitato. Tutto il suo corpo venne avvolto da una furia omicida: come si permetteva quella feccia babbana a parlar male di sua madre?! Poi iniziò a sputare sentenze anche sul padre e a quel punto la furia di Heather giunse all’apice. Solo in quel momento si accorse che nel sogno si trovava nel corpo di Harry. La donna cominciò a gonfiarsi e  volò sul soffitto.
Il corpo di Heather, mentre si agitava tra le coperte, venne avvolto da un’inquietante luce verde.

Questa volta però la luce fu molto più intensa. Dopo pochi secondi scomparve. Heather si era calmata, ma il suo desiderio di uccidere non era affatto passato. A distoglierla, seppur per poco, dai suoi pensieri fu la corsa di sperata di qualcuno. Stava venendo verso di lei.

Dagli alberi scorse, poco istanti dopo, la figura di Caroline Prince. Sembrava terrorizzata, i suoi occhi erano rossi e pieni di lacrime. Da quella volta che aveva usato la maledizione Imperius su di lei, le due ragazze non si erano più rivolte la parola. Heather passava il tempo con il fratello e in alternativa aveva preso a frequentare le altre compagne di dormitorio.

Ultimamente aveva notato che lei e Draco litigavano spesso, ma non aveva mai chiesto spiegazioni in merito: che fosse quello il motivo per cui si trovava in quello stato? Caroline si fermò proprio vicino a lei e cominciò a riprendere fiato. Solo allora sembrò accorgersi della presenza della Potter.

-Ciao Heather- La salutò la Prince, con una nota incerta nella voce. Heather annuì semplicemente con il capo, dal suo sguardo non traspirava nulla. La furia omicida di poco prima era stata completamente mascherata. La ragazza indicò con un gesto la foresta, e poi chiese cosa stesse facendo.

-Nulla di ché. Mentre ero di ritorno dal villaggio sono stata inseguita da un cane nero: è una mia fastidiosa fobia- E senza aggiungere altro, rientrò al castello. Heather guardo per un secondo verso la foresta proibita. Non ricordava ci fossero dei cani lì. Si guardò un secondo intorno, poi alzò le spalle e si riavviò anche lei verso il castello, nonostante il turbamento non fosse ancora passato.

La ragazza non si accorse di due occhi scuri che la scrutavano da dietro un albero.

I mesi successivi a quello scombussolato dicembre passarono piuttosto in fretta. Ormai era giunto Marzo e un importante evento stava per avvenire: il match di Quidditch tra Grifondoro e Serpeverde.

Le due squadre erano le più forti dell’anno, nonostante l’inizio non proprio brillante della squadra rosso-oro, e quest’incontro avrebbe probabilmente stabilito chi fosse il più vicino alla coppa. Quando l’arbitro scese in campo, gli spalti erano già strapieni. Le urla di incitamento si sentivano fino al castello.

Il cercatore dei Serpeverde, Draco Malfoy,  si era finalmente tolto il gesso al braccio, ed era pronto per giocare la partita. Invece il cercatore dei Grifondoro, Harry Potter, aveva ricevuto in regalo una scopa nuova, una Firebolt

Appena l’arbitro fischiò, i giocatori cominciarono a sfrecciare per il campo. I cacciatori puntarono subito alla pluffa, i battitori cominciarono a scagliare i bolidi contro i giocatori avversami, i portieri (ovviamente) rimasero di fronte agli anelli, pronti ad intercettare le pluffe, e i due cercatori invece rimasero immobili, pronti per prendere il boccino appena lo avrebbero avvistato.

Heather riuscì a prendere la pluffa con un incredibile agilità e fece il primo punto. I bolidi lanciati dai gemelli Weasley le andarono contro, ma nonostante l’attacco combinato, riuscì ad evitarli con maestria e a fare il secondo punto. La tifoseria verde-argento esplose in un boato di giubilo. Stavano completamente dominando la partita.

Dopo diversi minuti di gioco, Heather continuò a fare una serie di punti ad intervalli regolari. Anche i Grifondoro segnavano, ma non vi era paragone. Harry intanto era sempre più agitato: doveva trovare subito il boccino e mettere fine alla partita. Più andava avanti il gioco e più sarebbero stati svantaggiati.

Ad un certo punto vide un piccolo bagliore d’orato all’altezza delle tribune. Eccolo! Prima ancora che Malfoy potesse notare la posizione del boccino, Harry si fiondò in quella direzione con la sua veloce Firebolt.

Un ultimo scatto del braccio… preso! Partita finita!

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Capitolo 15
*** la profezia della professoressa Cooman ***


Prima ancora che Draco si rendesse conto di cosa stava succedendo, Harry era riuscito ad afferrare il boccino mettendo fine così alla partita. Peccato che il risultato non fu quello sperato.

200 – 180 per Serpeverde. I 150 punti guadagnati da Harry prendendo il boccino non erano serviti per far vincere loro la partita. Heather era riuscita a segnare la bellezza di 16 volte (guadagnando così 160 punti), più 40 punti effettuati dai suoi compagni.

La squadra portò in trionfo la loro nuova cacciatrice: la coppa del Quidditch era loro, e il merito era tutto della Potter. I festeggiamenti andarono avanti tutta la notte, con somma irritazione della giovane (odiava tutta quella confusione). Tra alcol e fumo, i festeggiamenti finirono alle quattro del mattino. Ovviamente Heather si era dileguata il prima possibile.

La mattina dopo lei era l’unica studentessa a frequentare divinazione.  L’ora prima era dei Grifondoro. Aveva visto suo fratello uscire, non l’aveva neanche salutata. Sembrava sconvolto da qualcosa. Tutti i suoi compagni di casa che frequentavano quella materia erano a letto con un emicrania pazzesca. Mentre dei Corvonero (la casa con cui i Serpeverde condividevano quell’ora di lezione), erano solo in due a frequentare quella materia e per un motivo o per un altro non c’erano.

L’ora passò molto lentamente, o almeno era questo che sembrava alla Potter. Tra predizioni sul fondo delle tazze e tentativi di interpretare i sogni il tempo sembrava non passare mai. Finalmente dopo un’ora di inferno la campana suonò.

-Oh, è già finita. Buona giornata, cara- Disse la docente con la sua solita aria profetica. Heather annuì appena. Fece per prendere le sue cose e andarsene, pure abbastanza in fretta, ma un rantolo la fece voltare. La donna aveva cominciato a guardare un punto fisso di fronte a se, le sue pupille si erano leggermente dilatate, e tutto il corpo si era come paralizzato.

-Professoressa, sta bene?- Domandò con tono incerto la Potter. Sembrava essere caduta in trans. La studentessa le poggiò una mano sulla spalla per scuoterla da quello stato, ma a quel punto la donna fece uno scatto e cominciò a parlare. Non si stava rivolgendo a lei: sembrava stesse per dire una profezia.

-Quando il suo servo lo raggiungerà, il signore oscuro tornerà…- Iniziò a dire. Heather la guardava in silenzio, senza interromperla.

-… A quel punto, la scelta che la ragazza sopravvissuta dovrà fare si avvicinerà…- A quelle parole, Heather si fece più attenta. Parlava di lei? Probabilmente.

-… Dovrà scegliere quale strada seguire. Ma a prescindere dalla sua scelta, le sue mani si macchieranno di sangue lo soooooooo…- A quel puntò la donna sembrò tornare in se e si guardò intorno, confusa. Dove si trovava? Era nella sua aula, ma le sembrava di essersi dimenticata qualcosa. Mentre la donna era ancora confusa da ciò che era appena successo, Heather in silenzio uscì.

Di cosa stava parlando quella donna? Era chiaro che si stesse riferendo a lei. ma non riusciva ugualmente a capire. “Mani sporche di sangue”? “Strada da scegliere”? l’unica cosa che aveva colto con chiarezza era il fatto che un servo sarebbe tornato da Voldemort e lo avrebbe aiutato a risorgere.

Per un po’ fu indecisa se andarne a parlare con il preside, ma poi decise di lasciar correre. In fondo si trattava della professoressa Cooman: la stessa che alla prima occasione profetizzava la morte di uno studente a caso. Probabilmente si stava preoccupando per niente.

Passarono alcuni giorni e il fatto fu completamente accantonato dalla Potter. Intanto vi furono altre novità: sia belle che brutte. La coppa del Quidditch era ormai matematicamente in mano ai Serpeverde, qualunque cosa gli avversari avrebbero fatto.

Un’altra bella notizia erano i rapporti tra Draco e Caroline che si facevano sempre più freddi e forzati ogni giorno che passa. In effetti non sapeva perché, ma la rendevano di buon umore. L’unica pecca riguardava il processo contro l’ippogrifo di Hagrid: avevano perso, e l’animale era stato condannato a morte.

Il giorno dell’esecuzione alla fine arrivò. Heather non sapeva se andare o no. Alla fine si decise: sapeva che Harry ci sarebbe stato, avrebbe potuto fargli da appoggio morale. In fondo, finite le lezioni, non aveva niente da fare.

Appena la giornata scolastica finì, la Potter si diresse fuori dal castello. Doveva stare attenta a non farsi scoprire, così decise di usare l’incantesimo di disillusione. Qualche settimana prima quello scemo del fratello si era fatto requisire la mappa speciale dal professor Lupin. Per sua fortuna gli era rimasto il mantello dell’invisibilità.

Lungo il tragitto passò di fianco al platano picchiatore. Quell’albero era pericoloso. La ragazza si era sempre chiesta a cosa potesse servire. Perché lo avevano piantato lì? Venne riscossa dai suoi pensieri a causa di un pianto in avvicinamento.

Alzò lo sguardo e scorse tre figure che venivano nella sua direzione. Erano Harry con i suoi amici. Hermione stava piangendo sulla spalla del fratello: probabilmente era arrivata tardi, avevano già giustiziato l’ippogrifo. Un esclamazione di dolore fece attirare la sua attenzione su Ronald: il suo ratto gli aveva appena morso un dito.

-Crosta!- Esclamò Weasley, mentre il topo iniziò a correre verso di lei. con un rapido gesto della mano, la ragazza afferrò il grosso e spelacchiato roditore. Sembrava terrorizzato da qualcosa, continuava a muoversi cercando di divincolarsi e scappare via. A quel punto Heather annullò l’incantesimo di disillusione. I tre ragazzi rimasero sorpresi di vederla.

-Heather!- Esclamò il fratello. Anche Ron era rimasto sorpreso dal trovarsi davanti la sorella del suo migliore amico con in mano Crosta. Hermione invece la guardava in silenzio. Aveva già avuto modo di vedere la sua capacità di rendersi invisibile.

Solo in un secondo momento, Heather si accorse di due figure al centro della sala.

Hermione Granger stava cercando di tirare su uno svenuto Ronald Weasley. Ma ciò che impensieriva Heather non era quello, ma la mancanza di Harry: dove diavolo era finito quel demente? Si avvicinò alla giovane Grifondoro ed annullò l’incantesimo di disillusione.

-Dov’è Harry?- Per poco Hermione non collassò. Se l’era ritrovata davanti all’improvviso. Riuscì comunque a ritrovare l’uso della parola.

-Ecco il tuo topo, Ronald- Disse Heather. La ragazza fece per avvicinarsi al rosso e restituirgli il ratto, ma un ruggito li fece voltare verso la boscaglia. Un cane nero di grossa taglia uscì da dietro un cespuglio e balzò verso di loro. Dopo paio di secondi, Heather se lo ritrovò praticamente addosso.

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Capitolo 16
*** game over ***


Fece passare il dolore alla gamba con un incantesimo curativo. Era dentro una casa diroccata, o meglio, era stata trascinata dentro una casa diroccata. Appena il cane si era palesato, non aveva fatto in tempo a prendere in mano la bacchetta che il grosso animale l’aveva addentata per la gamba e trascinata dentro un passaggio posto sotto il platano picchiatore.

Il passaggio portava proprio dentro quella stamberga, posta all’incirca fuori la periferia del villaggio di Hogsmeade. Il cane doveva essere lo stesso di cui parlava Caroline.

Dagli alberi scorse, poco istanti dopo, la figura di Caroline Prince. Sembrava terrorizzata, i suoi occhi erano rossi e pieni di lacrime. Da quella volta che aveva usato la maledizione Imperius su di lei, le due ragazze non si erano più rivolte la parola. Heather passava il tempo con il fratello e in alternativa aveva preso a frequentare le altre compagne di dormitorio.

Ultimamente aveva notato che lei e Draco litigavano spesso, ma non aveva mai chiesto spiegazioni in merito: che fosse quello il motivo per cui si trovava in quello stato? Caroline si fermò proprio vicino a lei e cominciò a riprendere fiato. Solo allora sembrò accorgersi della presenza della Potter.

-Ciao Heather- La salutò la Prince, con una nota incerta nella voce. Heather annuì semplicemente con il capo, dal suo sguardo non traspirava nulla. La furia omicida di poco prima era stata completamente mascherata. La ragazza indicò con un gesto la foresta, e poi chiese cosa stesse facendo.

-Nulla di ché. Mentre ero di ritorno dal villaggio sono stata inseguita da un cane nero: è una mia fastidiosa fobia- E senza aggiungere altro, rientrò al castello. Heather guardo per un secondo verso la foresta proibita. Non ricordava ci fossero dei cani lì. Si guardò un secondo intorno, poi alzò le spalle e si riavviò anche lei verso il castello, nonostante il turbamento non fosse ancora passato.

La ragazza non si accorse di due occhi scuri che la scrutavano da dietro un albero.

Quel cane non era un semplice animale: era un animagus. Appena l’aveva portata la dentro, si era trasformato in un essere umano. Heather lo riconobbe subito dalla sua foto sul giornale: era Sirius Black, il pluriomicida, colui che aveva tradito i suoi genitori.

La rabbia e l’odio furono talmente grandi che quasi non si accorse dell’arrivo dei tre Grifondoro e del… professor Lupin? Quei due erano d’accordo? Qualcosa in tutta questa situazione non tornava, nonostante ciò la ragazza stava per perdere il controllo.

-Tu! Hai ucciso i nostri genitori e adesso sei tornato per finire l’opera?!- Disse con tono calmo, ma in un modo talmente freddo da far abbassare la temperatura in tutta la stanza. Non riusciva più a contenere l’odio.

-Sono venuto per uccidere, ma non voi due…- Disse l’uomo. Fece per alzare il dito verso qualcuno, ma fu fermato dall’ennesimo arrivo: il professor Piton. Sembrava di essere in un film. Ogni due secondi saltavano fuori nuovi interpreti dal nulla. I quattro giovani ormai sembravano quasi delle comparse.

Dai loro discorsi Heather riuscì a capire a grandi linee la situazione: a quanto sembrava, loro padre era amico, ai tempi della scuola, con il padrino di Harry, Sirius Black, con il padrino di Heather, quel tipo di nome Peter Minus, e con il professor Lupin. Erano stati loro a creare la mappa che Harry aveva usato per uscire dal castello. Il professor Piton li odiava a morte per uno scherzo che gli avevano fatto. A quanto pareva Black aveva fatto uno scherzo, non ben specificato a Piton, coinvolgendo Lupin e la sua natura da licantropo.

Ron ed Harry rimasero stupefatti dalla scoperta che il loro professore fosse un licantropo, Hermione ed Heather invece non batterono ciglio, ognuna per un motivo differente. La Grifondoro già lo sapeva, la Serpeverde invece era concentrata su altro: voleva che l’assassino dei suoi genitori pagasse per ciò che aveva fatto, però sentiva che qualcosa le stava sfuggendo.

Piton cominciò ad accusare il professor Lupin di aver aiutato Black ad entrare ad Hogwarts. Li minacciò che li avrebbe denunciati entrambi. Sembrava godere della situazione. La Potter però fu più veloce, se voleva scoprire la verità doveva far parlare Black, ed estraendo la bacchetta schiantò il professore di pozioni facendolo svenire.

Tutti quanti in quella stanza, persino Lupin e Black, la guardarono allibiti. Hermione cominciò a sbiascicare qualcosa del tipo che aveva appena colpito un insegnante, ma lei la ignorò. Ordinò a Black, puntandogli la bacchetta contro, di spiegarle cosa stava per dire prima di essere interrotto da Piton.

L’uomo vestito completamente di stracci si avvicinò alla giovane Serpeverde… e le afferrò il roditore che teneva tra le mani. Colpito da un incantesimo, il ratto si trasformò in un essere umano: anche lui, come Sirius, era un animagus. Dai discorsi di Lupine Black, doveva trattarsi di Peter Minus.

L’omino cominciò a balbettare terrorizzato e guardarsi intorno. Harry era sempre più confuso: non capiva cosa stesse succedendo. Heather invece cominciava a vederci chiaro in quella faccenda, e più prendeva consapevolezza più l’odio si faceva strada nel suo animo.

Alla fine fu tutto finalmente chiaro: era stato quel ratto a tradire i loro genitori. Era lui il custode segreto (cosa che sapevano solo lui, Black e i Potter) che aveva venduto il suo migliore amico e sua moglie a Voldemort. E poi era fuggito trasformandosi in topo, e facendo accusare l’altro migliore amico. Peter cominciò a piagnucolare, disgustando le altre persone presenti nella stanza.

-Avresti dovuto capirlo, se Voldemort non ti avesse ucciso lo avremmo fatto noi, insieme!- Gridò Black, rabbioso. Entrambi gli uomini (Lupin e Black) alzarono la bacchetta contro il loro ex amico e fecero per ucciderlo, ma Harry li fermò.

-No! Lui è l’unico che può testimoniare a tuo favore, e può farti scagionare!- I due adulti si voltarono verso il giovane sosia del loro amico James. Harry aveva ragione. Peter serviva vivo. I suoi amici annuirono convinti… solo Heather era rimasta in silenzio, con gli occhi che lanciavano lampi.

Il gruppetto uscì dalla stamberga decadente: Sirius e Harry erano in testa al gruppo, probabilmente voleva passare del tempo con uno dei pochi parenti che gli rimaneva, Remus portava Peter legato con un incantesimo, dietro di loro vi erano Hermione e Ron (quest’ultimo ancora scioccato dall’aver scoperto che il suo topo fosse un mago malvagio) e in fondo vi era Heather che portava, con l’ausilio di un incantesimo, il corpo privo di sensi del professore di pozioni.

Una volta fuori, però avvenne il peggio. La luna piena si fece strada tra le nuvole e la sua luce colpì in pieno gli occhi di Lupin. L’uomo cominciò a ringhiare e l’incantesimo che teneva prigioniero Peter si dissolse. L’uomo non si fece scappare quest’occasione. Si trasformò velocemente in topo e fuggì.

-Dove credi di andare?!- Sibilò Heather con tutto l’odio che aveva in corpo, mentre gli correva dietro. Il fratello cercò di fermarla, ma la strada gli fu ostruita la strada dalle figure dei due animali di fronte a lui: il professor Lupin, che ormai si era trasformato completamente, e Sirius, che aveva ripreso la forma animagus per poterlo fronteggiare.

Minus fuggì in mezzo alla sterpaglia, cercando di seminare la sua aguzzina. Purtroppo, per lui, dopo una fuga disperata, venne colpito da in incantesimo della Potter e tornò alla sua forma umana. Il ghigno folle e crudele sul volto della giovane lo fece tremare.

-Il gioco è finito- Disse semplicemente lei.
 

N.D.A.
Salve. Scusate se ho messo tutti questi elementi in poche righe, ma la scena che ho appena scritto non si differenziava molto dall’originale, perciò ho preferito sintetizzare il tutto in un solo capitolo. Alla prossima. Bye-Bye

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Capitolo 17
*** continue ***


Era andato tutto storto. La situazione, quella notte, era precipitata. Harry, Ron ed Hermione si trovavano in infermeria, il professor Lupin stava scorrazzando in forma lupo da qualche parte nella foresta, Peter Minus era riuscito a fuggire e Heather era dispersa da qualche parte nella foresta nel tentativo di inseguirlo, ma la parte peggiore era che Sirius stava per essere condannato.

Quella notte era successo un disastro. Appena heather era scomparsa oltre la boscaglia, per inseguire il topo, Lupin e Sirius si erano messi a lottare tra di loro. Il lupo mannaro stava per trionfare, quando un ululato lontano attirò la sua attenzione e lo fece correre via.

A quel punto Harry aveva raggiunto un Sirius agonizzante sulla riva del lago ed erano stati attaccati da un centinaio di dissennatori. Quando pensava che ormai fosse giunta la fine, Harry vide in lontananza un uomo lanciare un incanto Patronum e mettere in fuga tutti dissennatori contemporaneamente. Poco dopo svenne

Quando Piton riprese i sensi, avvertì (dato che non conosceva la storia) le autorità e fece imprigionare uno svenuto Black in una delle torri del castello fino a che non fosse stato condannato. Mentre i tre Grifondoro erano stati portati a forza in infermeria.

-Non posso permetterlo! Gli unici due famigliari che mi rimangono sono in pericolo: Sirius sta per essere condannato ed Heather è chissà dove nella foresta proibita- Esclamò il ragazzo, mentre andava avanti e indietro per tutta la stanza. Hermione e Ron lo guardarono, volevano cercare di calmarlo ma non sapevano come fare. Proprio in quel momento entrò Silente.

-Professore, ci deve aiutare! Sirius è innocente! È stato Peter Minus a tradire i miei genitori!- Harry cominciò a parlare a ruota libera, ma il preside lo zittì con un gesto della mano. Aveva già capito tutta la situazione leggendo le menti dei tre ragazzi, non c’era bisogno di aggiungere altro. Si voltò verso Hermione e le disse che tre giri sarebbero bastati. I due amici non capirono, ma la ragazza annuì sicura.

-Se tornerete indietro, più di una vita verrà salvata e… un anima rimarrà integra- Senza aggiungere altro, il vecchio professore uscì dall’infermeria, lasciando soli i tre studenti. I due ragazzi videro la loro amica tirare fuori uno strano ciondolo.

-Questa è una giratempo, permette di viaggiare nel tempo fino a ventiquattrore, è merito suo se quest’anno ho potuto seguire tutti i corsi (ben 12) contemporaneamente.  Con questa potremo tornare indietro nel tempo e salvare la situazione- Spiegò la Grifoncina.

I due ragazzi si avvicinarono al piccolo oggetto e attesero che Hermione facesse ciò che doveva fare. Girò il ciondolo tre volte e i ragazzi si ritrovarono catapultati nell’infermeria di dodici ore prima. La loro missione era impedire che Sirius venisse catturato… ma prima avevano tutto il tempo di fare un’altra cosa.

Il sole era appena tramontato. I tre ragazzi stavano in silenzio, dietro ad un cespuglio, a osservare il platano picchiatore in religioso silenzio. Avevano approfittato del salto nel passato per salvare anche Fierobecco: l’ippogrifo di Hagrid. Ora dovevano solo salvare Sirius e il gioco era fatto.

Rimasero tutto il tempo nascosti ad aspettare. Videro il professor Piton entrare dentro il passaggio. Ormai non mancava molto, una ventina di minuti e i loro stessi del passato sarebbero sciti dal passaggio segreto. Infatti il gruppo fuoriuscì poco dopo, proprio nel momento in cui la luna piena sbucò da dietro le nuvole.

Videro Remus trasformarsi in un licantropo, e  Peter fuggire in forma topo, subito inseguito da Heather. Harry fece per correrle dietro, ma Hermione lo fermò. Ormai era già lontana e non avevano tempo per cercarla.

Minus fuggì in mezzo alla sterpaglia, cercando di seminare la sua aguzzina. Purtroppo, per lui, dopo una fuga disperata, venne colpito da in incantesimo della Potter e tornò alla sua forma umana. Il ghigno folle e crudele sul volto della giovane lo fece tremare.

-Il gioco è finito- Disse semplicemente Heather. Colpì Minus con la maledizione Imperius e lo vide colpirsi ripetutamente da solo. La ragazza rise. Una risata fredda. Crudele. Appena si stancò del “gioco”. Cominciò a colpirlo ripetutamente con la maledizione cruciatus.

Le urla di dolore dell’uomo risuonarono per tutta la foresta. Per un solo istante Heather si chiese dove fossero esattamente, a pochi metri da loro vi era il lago nero, ma non aiutava molto l’orientamento dato che il lago era enorme. Peter ansimò dalla fatica. Anche se le scariche erano finite, sentiva ancora il dolore lancinante della maledizione.

A fatica alzò il volto e incontrò lo sguardo della giovane figlioccia. Sentì un brivido lungo la schiena: il suo sguardo era identico a quello di Voldemort. Il suo stesso ghigno sadico, il suo sguardo freddo poco prima di uccidere in modo lento e brutale le sue vittime. L’uomo a terra non potè fare a meno di tremare. Provava paura. una forte e incontrollata paura.

Intanto Harry e Ron si erano appostati sulle rive del lago, non dal lato dove stava Heather, e guardavano l’Harry e il Sirius del passato mentre venivano attaccati dai dissennatori. Hermione era riuscita a far allontanare Lupin, ululando come un mannaro, e attirandolo verso di lei, riuscendo poi fortunatamente a mandarlo via verso la foresta facendosi aiutare da Fierobecco.

In quel momento però era lontana, e i due ragazzi dovevano cavarsela da soli. Harry stava aspettando la comparsa della figura che avrebbe salvato il suo alter ego, vedendolo da lontano si era convinto fosse suo padre, ma ancora nessuna traccia. Di questo passo i dissennatori li avrebbero ucciso.

-Non mi va più di giocare, Peter. Non sei più divertente… facciamola finita, ora vedremo se sono brava anche con la terza maledizione senza perdono- Sghignazzò con il suo ghigno simile a quello di Voldemort. Minus ancora tremava, se per gli effetti della maledizione o per paura Heather non seppe dirlo.

-T… ti prego… abbi pietà- Balbettò disperato. Ma la ragazza non sembrava in vena di essere clemente in quel momento. Alzò la bacchetta e fece per pronunciare l’anatema assassino. Intanto Harry era disperato: il se stesso del passato e Sirius stavano per morire e ancora nessuno si apprestava a soccorrerli. Quando ormai mancava poco alla loro fine, Harry saltò fuori da dietro il cespuglio ed esclamò il suo incantesimo.

-EXPECTO PATRONUM!- A quelle parole, dalla bacchetta di Harry fuoriuscì un fascio di luce potentissimo. Sul lago iniziò a correre la figura di un maestoso cervo argentato (l’incanto Patronum usato alla massima potenza crea una forma corporea). L’animale uscito dalla bacchetta del ragazzo colpì contemporaneamente tutti i dissennatori.

Nello stesso momento, sulla sponda opposta alla loro, Heather venne accecata dal fascio di luce dell’incantesimo del fratello.

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Capitolo 18
*** la paura più grande ***


La scuola era finalmente finita. Tra poche ore gli studenti di Hogwarts sarebbero ritornati a casa con il solito espresso. Harry era ben felice in quel periodo. Heather un po’ meno. una volta scacciati i dissennatori, lui e i suoi due amici erano andati sulla torre di astronomia, dove era rinchiuso Sirius, e lo avevano liberato. Poi con l’ausilio di Fierobecco lo avevano fatto fuggire per i cieli notturni, prima che arrivassero gli auror (la polizia magica).

Heather invece era a dir poco livida di rabbia. Per via del suo momento di cecità, in seguito al bagliore accecante causato dall’incantesimo del fratello, la ragazza non ebbe il tempo di dare il colpo di grazia a Minus. Così il sudicio ratto ne approfittò e fuggì via nella sua forma animagus, prima che la Potter potesse vederlo.

Heather era fuori controllo. Voleva placare la sua sete di sangue in qualche modo. Ma dato che ormai non poteva più, almeno per il momento, dovette ricacciare il suo intento omicida dietro la sua solita scorza di diamante.

Vi erano però delle notizie positive, oltre questa situazione. I dissennatori erano stati finalmente allontanati da Hogwarts. Sirius si era fatto vedere a diversi chilometri da lì, così il ministro aveva fatto allontanare le guardie di Azkaban dal castello. Il fatto che quelle creature avessero quasi divorato l’anima ad uno studente (Harry), aveva convinto l’uomo che non fossero poi così affidabili.

Sirius aveva promesso ai due gemelli che sarebbe rimasto in contatto con loro. Anche non Heather, nonostante non fosse la sua figlioccia, era pur sempre figlia del suo migliore amico. L’ultimo discendente dei Black era rimasto però parecchio sorpreso quando il suo amico Remus gli aveva rivelato che la ragazza era finita nella tana delle serpi: come aveva gentilmente ribattezzato la sala comune dei Serpeverde.

La notizia migliore però, era un’altra: Caroline Prince e Draco Malfoy si erano lasciati. Dopo mesi di tira e molla, la coppia più parlata della casa verde-argento aveva alla fine raggiunto il punto di non ritorno. Dopo diverso tempo in cui i due non facevano altro che litigare, alla fine si erano lasciati. Questo con grande gioia della fans oche starnazzanti di Malfoy, che non sopportavano di vedere i due sbaciucchiarsi per i corridoi.

Anche se non lo avrebbe mai ammesso, anche Heather era contenta di non dover più vedere quel fastidioso spettacolo ogni volta che li incrociava nel corridoio.

Parli del diavolo e spuntano le corna. Proprio in quel momento Caroline entrò nella stanza che divideva con le altre ragazze di Serpeverde. In quel momento vi era soltanto Heather; la ragazza stava preparando il baule, prima della partenza, ormai imminente (mancavano solo un paio d’ore). La due ragazze rimasero in silenzio: la Prince aveva lo sguardo pieno di imbarazzo, la Potter invece continuava a fare ciò che stava facendo, come se niente fosse.

-Ho saputo che abbiamo vinto la coppa del Quidditch. È stato ovviamente tutto grazie a te- Disse Caroline, rompendo all’improvviso il silenzio. Solo allora Heather si voltò verso di lei. Dal suo sguardo non traspariva alcuna emozione, ma questo non scoraggiò la ragazza.

-Mi dispiace come si sono messe le cose tra noi quest’anno. Per via della mia relazione con Draco, ho trascurato la nostra amicizia… mi dispiace- Disse lei semplicemente. Heather rimase per qualche secondo in silenzio, per un momento pensò quasi di non rispondere e di  rimanere in silenzio, ma poi fece anche lei le sue scuse. In fondo, anche lei, dopotutto, aveva la sua parte di colpa. Ammetterlo apertamente però non era assolutamente da lei.

-Anch’io non mi sono comportata bene con te: quando mi hai detto di esserti messa insieme a Malfoy, ho smesso di parlarti senza motivo- Disse solamente ciò. Questo era il massimo che poteva concederle. Come già detto, ammettere apertamente che anche lei aveva la sua parte di colpa, era troppo per il suo orgoglio. A quel punto però le sorse una domanda.

-Quindi tu hai lasciato Malfoy per non voler rovinare la nostra amicizia? Pensavo che lo amassi: l’anno scorso non hai fatto altro che dire, a tutte le nostre compagne, quanto ti piacesse un ragazzo. Era di lui che parlavi, vero?- Domandò la ragazza, incuriosita. Era raro che Heather si interessasse a qualcuno all’infuori di se stessa. Caroline non riuscì ad evitare di arrossire appena. Questo incuriosì ancora di più la Potter.

-Veramente non si tratta di lui… avevo pensato che mettendomi con Draco avrei potuto fare ingelosire quella persona, ma non so se ha funzionato. In realtà la nostra relazione era finita già da alcuni mesi, sono stata io a chiedergli di continuare a fingere e fare come se non fosse successo  nulla- Disse la ragazza, leggermente imbarazzata.

Heather era sorpresa. Solitamente Caroline era buona e calma, ma quando se ne usciva con certe idee, si poteva notare il suo animo da Serpeverde. C’era però un’ultima cosa che non le tornava.
-Ma perché Malfoy ti ha aiutata? Lui cosa ci guadagnava?- Domandò la Potter. Non che le fregasse qualcosa, ma in effetti era strano: Draco non faceva nulla senza un tornaconto personale.

-Non conosco esattamente i dettagli, ma, da quel che mi ha detto, ha una situazione simile alla mia: ha accettato di fare questa farsa per poter levarsi dalla testa una ragazza che lo sta tormentando… chissà chi è- Disse più a se stessa che all’ormai ritrovata amica. Ad Heather invece non poteva fregare di meno.

-Almeno abbiamo chiarito- Disse Caroline, o almeno era ciò che sperava. Heather la guardò e annuì: segno che per lei la faccenda era chiusa. Guardò l’amica sorridere e uscire dalla stanza. In quel momento le ritornò alla mente ciò che era successo esattamente un anno prima.

Heather sembrò averlo visto, infatti non si muoveva. Il ragazzo sopravvissuto rimase un attimo in silenzio, voleva trovare le parole più giuste, ma ancora una volta fu l’altro interlocutore a prendere parola.

-So già quello che mi devi dire. E dato che sei l’unico parente che rimane (i Dursley non li conto neanche), sei… diciamo… perdonato. Ma sappi una cosa…- A quel punto si voltò verso di lui e lo guardò negli occhi. lo strato di ghiaccio che solitamente ricopriva superficialmente gli occhi della ragazza era scomparso, sciolto da un intenso calore. Adesso i suoi occhi sembravano incendiati. Harry istintivamente fece un passo indietro.

-… Se dovessi avere altri sospetti e piuttosto che venirmene a parlare preferirai dare ascolto a qualcun altro, ricordati questo: io non concedo facilmente seconde occasioni… sono stata chiara?- Sibilò infine. Harry deglutì terrorizzato, ma fu abbastanza intelligente da annuire. Almeno aveva avuto il suo perdono, per riavere la sua fiducia gli ci sarebbe voluto ancora qualche mese.

Quel caso era stato più grave: suo fratello gemello aveva dubitato di lei, pensando che fosse coinvolta direttamente in un complotto ai danni dei mezzosangue (cosa che lei era). Ci aveva messo parecchio a perdonarlo e a riavere la sua fiducia. Forse quel caso era più grave, ma in ogni caso le pareva strano. l’opzione che le sembrava sensata era una solamente: si stava rincitrullendo, e questo non le piaceva affatto.

Arrivò finalmente il momento della partenza. Ancora dieci minuti e si sarebbero lasciati anche quell’anno scolastico alle spalle. Tra la folla, si potevano scorgere Caroline e Heather che chiacchieravano come se niente fosse. La prima domandò se l’anno successivo potevano riprendere i loro allenamenti nella stanza delle necessità.

-Certo. Dall’anno prossimo, pensò che porterò anche le nostre compagne: quest’anno si sono dimostrate degne di fiducia. Il primo esercizio che faremo sarà allenarci per diventare animaghi- Disse Heather, mentre con l’amica entrava dentro uno degli scompartimenti vuoti. Solo in quel momento, la Prince si accorse che Heather, oltre il suo solito baule e la gabbia di Samuel, teneva anche un baule con se.

-Cosa c’è lì dentro?- Le domandò. La Potter non rispose, ma rimase ad osservare in silenzio il baule accanto a se. La sera prima aveva messo a soqquadro tutto il castello per cercare una cosa. Adesso quella cosa era conservata dentro il suo baule.

La stanza era completamente buia. L’unico rumore che si sentiva tra quelle quattro mura era il respiro affannato di Heather. Non era spaventata o affaticata, era semplicemente eccitata. La vista del sangue le provocava un brivido incontrollato. E il sangue di fronte a lei era veramente tanto.

Aveva la bacchetta alzata. Immobile. Nessun tremore scuoteva l’oggetto. Di fronte a lei si poteva scorgere una sagoma accasciata a terra. Harry era a terra in una grossa pozza di sangue, il suo volto era bianco e il suo battito era assente. Heather non fece, apparentemente, una piega a quella vista.

La giovane Serpeverde alzò la bacchetta e la puntò sul cadavere del gemello.

-RIDDIKULUS!- Subito un getto di luce uscì dalla punta della bacchetta della ragazza. Dal corpo del gemello scomparve ogni traccia di sangue e il suo aspetto prese le sembianze di tanti palloncini gonfiabili che volarono in cielo e esplosero, senza lasciare nulla dietro di se.

Dentro il baule vi era un molliccio, aveva faticato parecchio per trovarne uno. Dato che il professor Lupin non le aveva fatto fare la prova pratica, aveva trovato un modo per farlo da sola. La ragazza sorrise tra se e se: la sua più grande paura era vedere il fratello morto?... interessante.

n.d.a.
Eccoci giunti alla fine di questa storia. Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno seguito la storia, in particolare cody020701 e MantoBanco per aver recensito, e kelly95, Anonymous_1592, Thranduil_Oropherion per aver recensito ogni singolo capitolo della storia. vi saluto, allegando un piccolo spoiler del sequel.
spoiler...

Heather Potter, per l’occasione, indossava uno stupendo abito dai riflessi verde e argento. La stragrande maggioranza dei ragazzi presenti in sala era dell’idea che con la sua bellezza, e il suo fascino, potesse rivaleggiare senza problemi con la Veela campionessa di Beauxbatons.
Ma a lasciare tutta la sala a bocca aperta fu sicuramente la quarta coppia. Harry Potter si era presentato al ballo con niente popò di meno che...

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