The cook and the swordsman

di InfiniteSmoke
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due anni dopo... ***
Capitolo 2: *** Qualcosa d'insolito. ***
Capitolo 3: *** Fin troppo vicini. ***
Capitolo 4: *** Nuove ricette e strani amori. ***
Capitolo 5: *** Nuovo inizio. ***



Capitolo 1
*** Due anni dopo... ***


E così, dopo quei due anni passati all’Inferno, tutta la ciurma si era finalmente riunita.
Qualcosa non andava, però.

Quel giorno, vi era uno strano silenzio, che mai qualcuno avrebbe giurato di poter sentire, sulla Sunny. Di solito vi erano sempre gli schiamazzi di Rufy o Usop in sottofondo, ma questa volta no.
Silenzio.
Il cuoco quel giorno si era chiuso in cucina, intento a preparare uno dei suoi deliziosi dolcetti per Nami e Robin, le sue adorate dee, o come amava chiamarle lui.
Stranamente però, per tutta la giornata, aveva ignorato completamente lo spadaccino. Non vi era stata neanche più una lite fra quei due, e questo da ben due giorni.
Di solito i due amavano stuzzicarsi per così combattere, chi con le spade, chi a suon di calci incandescenti, anche se la maggior parte delle volte adoravano scambiarsi insulti, o stupidi nomignoli.
L’odore dei dolci che stavano cuocendo nel forno, e che forse erano sul punto di bruciarsi, risvegliò il biondo, che si affrettò a tirare tutto fuori, posando ciò su di un ripiano. Ebbene sì, si era distratto.
I suoi pensieri si erano diretti proprio allo spadaccino, e non era la prima volta.
Era da un po’ che si domandava il perché di ciò, il perché tutti i suoi pensieri andavano sempre a finire su quell’idiota di un Marimo.
Sbuffò rumorosamente, sapendo di non essere sentito da nessuno. Preparò al meglio i dolci, per poi posarli su di un vassoio. Si armò del suo solito sorriso e raggiunse la navigatrice sulla parte esterna della nave.

<< Nami-san, mia adorata, ecco a te il tuo dolce pomeridiano! >>

Affermò entusiasta il biondino, che lasciò spazio ad un’espressione alquanto…
Ebete, su quel suo volto, solita di quando vedeva una donna. Nami si limitò a sorridere sussurrando, a voce non troppo bassa, un “Grazie”. Le guance del giovane cuoco s’imporporarono di un lieve rosso a ciò, ma non rimase fin troppo tempo con lei, doveva portare il dolce rimasto anche all’adorata archeologa.
Per sua sfortuna però, era a conoscenza che la dolce Nico Robin stava rammendando la veste di quel rozzo di uno spadaccino. Fece una smorfia pensando a ciò, ma la fece sparire subito, appena raggiunse i due.

Intanto, anche Zoro aveva i propri pensieri. Pensava e ripensava alla sera prima. La sera in cui per la prima volta, Sanji aveva balbettato davanti a lui. Perché l’aveva fatto? Cosa gli era accaduto in quei due anni? Sì, la risposta doveva trovarsi proprio in quel lasso di tempo. Scosse appena il capo, tornando alla realtà e rivolgendo lo sguardo all’archeologa.

<< Ohi, hai finito? >>

Domandò, quasi fosse impaziente, cosa che probabilmente era. Dopotutto non era fastidioso, per lui, rimanere a petto nudo, ma era anche noioso aspettare che la giovane finisse di rammendare quella veste.
“Questo squarcio è veramente enorme, mi domando come tu te lo sia fatto…”, proferì la mora.
Ad interrompere entrambi, vi fu proprio Sanji, che rimase impalato nel notare quella scena. Si ricompose quasi del tutto, per poi porgere, sorridente, il vassoio alla giovane donna.

<< Oh, Robin-chan, sarai stanca oramai, perché non ti fermi a mangiare questo delizioso dolce che ho preparato con tanto amore, solo per te? >>

Di rimando, la giovane sorrise, finendo di cucire ciò che le era rimasto. “Ti ringrazio, Sanji.”, rispose lei, afferrando il dolce, dall’aspetto veramente meraviglioso.
Il cuoco non rivolse parola allo spadaccino, questo era vero, però… Per sua sfortuna, il suo sguardo vagò proprio su di lui, proprio su quella cicatrice e… Su tutti quei muscoli, scolpiti con anni di allenamento.
Abbassò subito lo sguardo per poi rialzarsi con la schiena diritta. Robin e Zoro, difatti, erano rimasti tutto il tempo seduti sul pavimento in legno della Sunny, a gambe incrociate.
Che diamine gli era saltato in mente? Perché notare proprio ora quella cicatrice e tutti quei suoi maledettissimi muscoli?

<< Se desideri altro, Robin-chan, non esitare a chiedere…! >>

Aggiunse in seguito il biondo, probabilmente preso dall’agitazione del momento, che cercò di non far notare.
Ma Zoro, beh, lui aveva notato molto bene quella sua occhiata, e sarebbe andato fin in fondo alla faccenda.

 

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Capitolo 2
*** Qualcosa d'insolito. ***


Robin allungò la veste allo spadaccino, il quale l’indossò, e si alzò da terra, sistemandosi per bene e nuovamente, le katane. Sentiva qualcosa però…
Era lo sguardo di Sanji, nonostante tutto, l’aveva rialzato su di sé, precisamente sulla propria cicatrice, di nuovo. Ma perché? Perché ne era così interessato?
Quei pensieri non fecero altro che far snervare il povero Zoro, ancora lievemente confuso, nonostante i due non avessero spiccicato parola, non fra loro.
Il cuoco, intanto, si maledì.
Mai avrebbe dovuto rialzare lo sguardo. Era rimasto lì, imbambolato a fissare il petto dello spadaccino, nonostante una buona parte fosse coperta dalla sua veste. Nonostante quella stessa cicatrice, era perfetto, così magnifico che perfino lui avrebbe voluto posarvici una mano su ed accarezzarlo.
“No, no. Ma che a che diamine sto pensando?!”, queste stesse parole rimasero racchiuse nella mente del biondo, che rialzò lo sguardo, finalmente sul volto del verde.
Cavolo se era complicato cercare di non osservare quel petto così perfetto e maledettamente magnifico.

<< Ed il mio di dessert? Dov’è? >>

Fu proprio quella voce un po’ cupa e seria del verdino, a spezzare il silenzio che vi si era creato in quella camera. Perfino Robin era rimasta zitta, chissà, magari per osservare i due senza farsi notare. Alla fine, dunque, Zoro si era deciso a parlare col cuoco; ebbene sì, neanche lui gli aveva rivolto parola in quelle 48 ore passate.
Avrebbe dovuto rallegrarsi di essere ignorato, ed invece no. Non sopportava l’idea di essere ignorato proprio da lui, da quel damerino da quattro soldi.
Sanji deglutì silenziosamente, prima di prendere coraggio ed aprire finalmente bocca.

<< Il dolce l’ho sempre portato alle signore, non capisco il perché tu lo pretenda ora. >>

Fu una risposta retta e concisa, diversamente dal suo aspetto. Già quel suo indietreggiare lievemente, aveva lasciato ancora più perplesso il verdino. Strinse una mano in un pugno e si morse il labbro. Aveva decisamente voglia di una sigaretta in quell’istante, ma no, non era affatto il momento adatto per accendersene una.

<< Ma beh...
Potrei anche accontentarti...
Ma... ma questo perché devo solo provare una nuova ricetta...! >>

Aggiunse inaspettatamente quelle parole, lasciando sorpresi entrambi, perfino Robin. Quando mai quel cuoco avrebbe preparato qualcosa per Zoro? E dov’erano finiti i loro litigi?
Il biondo si maledì per aver balbettato nuovamente. In quei momenti odiava sé stesso. E poi, aveva inventato anche una stupida scusa, la verità è che avrebbe cucinato volentieri, qualcosa per Zoro. Era la prima volta che gli aveva domandato una cosa simile, dopotutto!
Lo spadaccino era molto impulsivo alle volte, ed in quel momento lo era stato, decisamente.

<< Ora, beh… probabilmente è meglio che vada. Chiedo scusa se vi ho disturbati…! >>

Sforzò un sorrisetto del tutto finto, prima di uscirsene fuori assieme al vassoio. No, no, non andava. Cos’era quello, un accenno di gelosia? Perché all’improvviso era diventato così… strano rispetto al solito? Vedere Robin e Zoro assieme, nonostante non stessero facendo chissà cosa, gli aveva fatto sentire una fastidiosa fitta allo stomaco.

Lo spadaccino rimase ad osservare le spalle dell’altro, mentre abbandonava la camera, e sentì di essere diventato ancora più confuso. Si mosse quasi in automatico e senza ringraziare Robin né salutarla, abbandonò, anch’egli la camera. Non che l’avrebbe comunque ringraziata anche in circostanze normali, sia ovvio.
A passo veloce, raggiunse le spalle del cuoco, e si armò di uno dei suoi soliti sorrisetti, i soliti che avrebbero fatto infuriare il biondo in questione.

<< Una nuova ricetta, aah? >>

Sussurrò, poi, notando l’altro sussultare.
Sanji afferrò con entrambe le mani il vassoio e lo tenne stretto a sé.

<< Di che ricetta stai parlando, cuoco? >>

Continuò il verdino avvicinandosi un po’ troppo all’orecchio del biondo e ciò, prima che l’altro potesse voltarsi verso di lui, e guardarlo, ora, dritto in faccia. Quel suo sopracciglio ricciolo era aggrottato, tanto da far capire quanto fosse irritato. Oh, sì, Sanji aveva capito tutto. Quel Marimo voleva solo farlo arrabbiare, o magari farlo balbettare ed arrossire com’era capitato proprio la serata precedente.

<< Non penso che ad un tipo come te interessino questo tipo di cose. E poi… non ti dirò assolutamente nulla. >>

Ribatté il biondino, tornando a reggere il vassoio con una sola mano. Certo, era stato sicuro di quelle sue parole, fiero di essere riuscito a rispondergli per bene, ma perché… perché ora aveva il capo rivolto altrove? Sebbene Sanji avesse risposto per rime al proprio rivale, non aveva la benché minima intenzione di guardarlo in volto, o peggio, negli occhi.
Cosa abbastanza insolita da lui…

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Capitolo 3
*** Fin troppo vicini. ***


A Zoro non importava assolutamente nulla della cucina, quello era stato solo uno stupido pretesto per “attaccare bottone” col cuoco. Fece comparire un altro sorrisetto su quel suo volto, avvicinandosi pericolosamente al biondino. Posò una mano sul fianco di quest’ultimo, in modo molto impulsivo. Non aveva assolutamente pensato alle conseguenze, solamente… non aveva visto in giro gli altri nakama, e così, beh, aveva agito.
Le guance di Sanji, intanto, incominciarono a diventare un po’ più rosee del solito, a quel tocco. Mai lo spadaccino aveva osato posare mano su di lui, non in quel modo. Le labbra di quest’ultimo si avvicinarono nuovamente all’orecchio del biondo, il quale cercò di mantenere la calma, e magari, cercare di non tirargli uno dei suo soliti calci infuocati.

<< Non provare ad ignorarmi, cuoco. Preparami qualcosa. >>

Quello stesso sussurro arrivò conciso e diretto alle orecchie del biondo. Deglutì, per poi rialzare, finalmente lo sguardo su di lui. Ottimo c’era riuscito, alla fine.

<< Non ti stavo ignorando, e poi… ti preparerò qualcosa appena mi lascerai andare. >>

Prese parecchio coraggio prima di proferire quelle parole.
Zoro, intanto, sapeva che Sanji l’aveva ignorato di proposito, ma non aveva ribattuto alle sue ultime parole. Semplicemente, dopo aver aumentato di poco la stretta, l’aveva lasciato andare, mostrandosi parecchio confuso. Cos’aveva provato esattamente, gelosia? Oppure una smania di possesso improvvisa? Neanche lui lo sapeva, e sinceramente, non voleva pensarci su. Gli sarebbe venuto sicuramente un gran mal di testa.
Osservò le spalle del biondo, mentre quest’ultimo s’incamminò verso la cucina. Tirò fuori una sigaretta, in procinto di accendersela, ma no, non lo fece. Sapeva che quello non era il luogo adatto per fumare.
Intanto, però, decise di lasciarla fra le proprie labbra, così da “riempirle”, con qualcosa. Entrò in cucina, e posò il vassoio altrove, per poi incominciare a cucinare.
Zoro, intanto, aveva posato il gomito sul bancone, ed era rimasto ad osservare l’altro. Mai qualcuno avrebbe giurato di vedere quei due silenziosi, e soprattutto in cucina. Di solito avrebbero già incominciato a litigare, ma no, non lo fecero, lasciarono solo il silenzio.
Silenzio che fu spezzato proprio dallo spadaccino, il quale decise di tirare quella che pareva essere proprio una frecciatina.

<< Guarda che quella che stavi fissando era una vecchia ferita. >>

Sanji prese velocemente una bottiglia di sake dal mobile, per poi velocizzarsi nel cucinare. Quella frase l’aveva fatto stranamente imbarazzare, ed agitare, forse fin troppo. Preparò in fretta e furia l’impasto, mettendoci assieme quel sake. Una volta terminato il tutto, senza mai volgere lo sguardo allo spadaccino, lasciò il dolce in forno.

<< Non la stavo fissando e poi… sì, lo sapevo. Sapevo che era una vecchia ferita. >>

Rispose il biondino, alle parole dello spadaccino. Quest’ultimo aveva posato il volto sul palmo di una mano, lasciando il gomito su quel bancone.

<< No, eh? >>

A quelle sue stesse parole, il sorrisetto che aveva avuto precedentemente, divenne ancora più grande. Il cuoco, intanto, sbuffò uno “Tzk.”, per poi riporre la bottiglia di liquore, in uno degli scaffali che vi erano. Successivamente, rimase vicino ad un ripiano che vi era, posandoci le mani su, ed osservando queste ultime. Mai avrebbe rivolto lo sguardo allo spadaccino, sarebbe stato imbarazzante, e fin troppo.
Per sua sfortuna, non notò quest’ultimo muoversi verso di lui, ed alzargli il volto, intento a pulirgli una piccola macchiolina che gli aveva sporcato il volto, quest’ultima era all’altezza di una delle sue guance.
Vi ci posò su un pollice, tentando di pulire ciò, nonostante finì col carezzargli quella guancia.

<< Sei distratto, cuoco. Non ho mai visto impasticciarti come farebbe un bambino. >>

L’unico occhio visibile del biondo, si sgranò, mostrando al meglio l’iride azzurrina.

<< E-eh?
Oh, beh... capita!
E poi, non sei mai stato in cucina, perciò, non mi hai mai visto cucinare, non puoi dire che sia distratto... >>

Aveva balbettato, di nuovo! Oh, se odiava quello stupido Marimo. E poi, aveva provato a trovare una, seppure stupida, scusa plausibile per non far insospettire l’altro, nonostante questo non ci avrebbe mai creduto.



Angolo autrice:
Allora emh, emh… E’ la prima ZoSan che scrivo, e chiedo scusa, umilmente scusa, se i personaggi possano sembrare OOC. Sto cercando in tutti i modi di farli sembrare più originali possibili.
Se siete arrivati fin qui, vi ringrazio! Inoltre, noto molte visualizzazioni, e sono felice di annunciarvi che ben presto posterò anche il quarto capitolo!
Au Revoir! (?)

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Capitolo 4
*** Nuove ricette e strani amori. ***


<< Vorrà dire che rimedierò a questa mia mancanza. >>

Affermò il verdino, con quel sorrisetto fastidioso, ancora in volto. Si allontanò dal biondo per andarsi a sedere a tavola.
Sanji, intanto, cercò di dare un altro significato a quelle parole. Oh, sì, vi era proprio un doppio senso bello e buono, e pervertito com’era, quel biondino, poi… era ovvio che avesse pensato a cose impure. Scosse il capo, per poi sentire l’odore del dolce, oramai cotto. Lo tirò fuori dal forno, e con quelle sue dita sottili ed agili, lo tagliò in piccoli pezzi, per poi posarli in un piatto , assieme ad una forchettina, e porgendolo al verdino, il quale era rimasto per tutto il tempo in silenzio, ad osservarlo. Si sentiva proprio sollevato nel restare accanto al cuoco e non ne conosceva il motivo.
Prese la posata con una mano, ed incominciò a picchiettare lievemente quel dolce, con essa. Rigirò più volte il piatto, per poi decidersi ad assaggiare il tutto. Dunque non si era sbagliato, il liquore c’era.

<< E' successo qualcosa con Nami? Ti ha di nuovo... rifilato un due di picche? >>

Quella domanda fece deglutire il povero cuoco. Lo scopo dello spadaccino era solo quello di capire cosa gli fosse successo in quei giorni, voleva solo indurlo a “scucirsi”, potremo dire. Si sedette anch’egli al tavolo, per poi aggrottare quei sopraccigli a ricciolo.

<< Cosa potrebbe importartene?
Ed anche se fosse, oramai ci sono abituato… >>

Si lasciò scappare quella mezza verità, e tutto per rispondere allo spadaccino. Era vero, Sanji sapeva che né Nami, né Robin lo amavano, solamente, beh… non aveva smesso di provare, nonostante ciò che provasse per loro fosse solamente ammirazione.
Zoro lo notò. Notò le labbra serrate di Sanji, lo sguardo rivolto in basso, per contenere una smorfia di disagio, e beh, si pentì di aver detto ciò, poiché vi aveva aggiunto anche un po’ di cattiveria. Tutto ciò gli fece passare la voglia di scherzare. Spostò il piattino verso il biondo, notando lo sguardo di quest’ultimo su di esso. Rilassò la schiena alla sedia, posizionandosi a braccia conserte. Mille pensieri si mossero nella sua mente, dopo aver tirato fuori il nome di Nami. Era vero, come era vero che le occhiatine di Robin nei confronti dello spadaccino, non gli fossero passate inosservate.
Sanji era confuso. Non solo aveva comprato un buon sake con i propri Berry, ma peggio, ora non sapeva più cosa provava nei confronti di quel Marimo. Non era più odio, o meglio, vi era qualcos’altro.

<< Devi lasciar perdere, in definitiva. >>

Quelle furono le parole che lo fecero destare da tutti quei pensieri. Gli occhi azzurrognoli si posarono su quella possente figura.

<< Mi conosci bene, Marimo. Non lascerò mai perdere, né con Nami, né con Robin. Riuscirò a conquistare entrambe, vedrai. >>

Fece finta di essere convinto delle proprie parole, quasi fiero di averle dette ma… no, non lo era affatto. Il suo orgoglio però, aveva prevalso, e voleva dimostrarsi forte dinnanzi a lui.

<< E se una volta ottenuto quello che vuoi, dovessi poi scoprire che in realtà non è affatto, quello che vuoi? >>

Zoro ribatté quasi subito, e non aveva idea del perché fossero uscite tali parole dalla propria bocca. Non era da lui dire cose simili. Intanto, però, posò lo sguardo in quello del cuoco, così almeno, sarebbe riuscito a capire se mentisse o meno.
Sanji, intanto, incominciò a pensare, rimanendo in silenzio, in un primo momento. Era vero, lui aveva sempre e solo “flirtato” con le donne, ma mai aveva avuto una relazione fissa con nessuna di loro. Inoltre, mai le avrebbe violate, né toccate spudoratamente come solo un pervertito avrebbe fatto.

<< E'… è ovvio che è ciò che voglio! Ho sempre amato Nami e Robin, il mio unico scopo è quello di far ricambiare ad entrambe il mio amore. >>

Alla fine, un po’ titubante e balbettante, decise di rispondergli, nonostante la risposta non fosse delle migliori. Spostò lo sguardo da quello dell’altro, e si alzò in piedi, afferrando le posate sporche, e posandole nel lavabo. Prese il necessario, ed incominciò a pulire quel piatto, doveva splendere come il sorriso delle sue due dee.
Intanto, ad entrare in cucina vi fu Chopper, intento a mangiare un lecca-lecca. La piccola renna era sempre così silenziosa, nonostante i suoi zoccoli, così tanto che se Zoro non avesse notato la porta aprirsi, beh, non avrebbe affatto saputo che l’animaletto fosse entrato lì. Lo spadaccino l’afferrò, e gli andò a coprire le orecchie, facendogli, per propria sfortuna, cadere quello stesso lecca-lecca, sul pavimento in legno della nave. Avrebbe dovuto maledirsi per ciò, e l’avrebbe fatto in seguito.

<< Hai un’idea un po’ distorta dell’amore. >>

Affermò, poi, verso il cuoco, che era ancora intento a pulire. Prese Chopper sottobraccio e lo portò di fuori, senza degnarsi neanche di richiudere la porta alle proprie spalle.
Nella mente del biondo, intanto, erano scaturiti molti pensieri. “E se l’amore che provo per Nami non fosse vero amore? Se fosse solo… ammirazione?”, pensava e ripensava a ciò, facendosi mille domande, domande a cui non avrebbe mai dato risposta, forse.
Mollò le posate lì, per poi dirigersi velocemente verso la porta, ed uscire all’esterno della nave, intento ad inseguire quel maledetto Marimo.





Angolo autrice:
Olè gente! Eccoci al quarto capitolo, e non ancora ultimo! Penso comunque che il quinto sarà proprio l’ultimo capitolo che concluderà l’inizio di questa storia. Vi ringrazio ancora se siete arrivati fin qui e se mi avete sopportata.(?)

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Capitolo 5
*** Nuovo inizio. ***



<< Mah! Stai buono, ti comprerò uno stecchetto di zucchero filato enorme, sulla prossima isola. >>

Le parole vennero dette proprio dal verdino, il quale stava portando ancora sottobraccio quel povero animaletto. Chopper aveva messo il broncio, ora, arrabbiato del fatto che gli fosse caduto quel delizioso lecca-lecca.
“Oi, giuro sarà la prima cosa che farò.”, continuò, sperando di convincere la renna, ma non ebbe tempo per prometterle chissà quale altra cosa, che Sanji gli piombo alle spalle.

<< Ey, Zoro! Allora dimmi, cos’è per te l’amore? >>

La voce del biondino sottolineò molto bene quell’ultima parola, per poi notare solo dopo, Chopper. Il cuoco deglutì, sperando che l’animaletto non avesse sentito nulla, cosa improbabile. Lo spadaccino lasciò andare Chopper, dicendogli di andare a controllare nelle camere degli uomini, Usop doveva aver conservato qualche pasticcino. La renna, dal canto suo, annuì per poi allontanarsi. Solo quando fu molto lontana, ed il suo passo non si sentì più, Zoro si voltò verso il biondo. Si passò una mano sul viso, visibilmente stanco, ed un po’ infastidito.

<< Non ha importanza sapere con esattezza cosa sia per me. Ma non mi sento minimamente in colpa a dirti che non hai capito un accidente. Apri gli occhi, o ti farai del male. >>

Sanji, intanto, si era deciso ad accendere, finalmente, la sigaretta che aveva tenuto per tutto il tempo, stretta fra quelle sue due labbra. Inspirò un po’ di fumo, prima di inarcare uno dei sopraccigli a ricciolo, l’unico visibile, per esattezza.

<< E cosa intendi con questo?
Io… io sono sicuro di amare Nami-san… >>

L’ultima frase fece quasi fatica ad uscire da quelle sue stesse labbra, strano per uno come lui.
Zoro scosse lievemente il capo. No, non poteva essere, tutto ciò era solamente falso. Sanji stava mentendo, questo era certo, ma perché? A quale scopo?

<< Non ci credi neanche tu. >>

Affermò, mentre si avvicinava al proprio nakama. Gli si avvicinò così tanto, che quando gli prese il volto fra le mani, lo fece sussultare. La sigaretta, intanto, era caduta sul pavimento della nave, lasciando che fosse il vento a consumarla. Zoro, lui beh, mai avrebbe pensato di compiere un gesto simile. Gli fu pericolosamente vicino, così tanto, che Sanji avrebbe udito perfettamente le parole che proferì in seguito.

<< Ti farai male, ci sbatterai la testa e no, non chiedermi perché, ma non voglio che accada. Guardami e dimmi ancora che ami una donna qualsiasi. >>

Gli occhi, lo sguardo del biondo, vacillò fino a quello del verde. Il cuore prese a battergli un po’ più veloce e forte del solito.

<< Io… >>

Cominciò, per poi deglutire lievemente, prendendo, forse, coraggio.

<< Lo ammetto, hai vinto. No, non amo una donna qualsiasi. >>

Parole che non sarebbero mai uscite dalla bocca del cuoco ed invece, beh… era accaduto il contrario.
Zoro si sentì nuovamente, e stranamente sollevato. “Perfetto.”, aveva sussurrato, ed aveva lasciato il proprio sguardo su quello dell’altro. Non passò molto, che gli lasciò andare il volto.

<< Allora vedi di non fare sciocchezze. Non… farmi preoccupare oltre. >>

Preoccupazione nei confronti del cuoco, lui? Bah, forse Zoro era veramente diventato pazzo, o almeno, era ciò che credeva.
Sanji riprese a respirare normalmente, dato che fino a poco prima aveva trattenuto il fiato. La reazione strana dello spadaccino, beh, era stata parecchio insolita, e l’aveva lasciato ulteriormente confuso. Il povero, Sanji, però, non si era affatto accorto di essere stranamente arrossito a quel tocco. Le mani, sebbene grandi e poco curate dello spadaccino, erano state stranamente delicate.

<< Sei… ultimamente sei strano, Zoro. >>

Incominciò, chiamando l’altro nuovamente per nome. Aveva incominciato a farlo dopo la sera precedente, dopo… ciò che era successo.

<< Come mai ti preoccupi per me ora?
Non te n'è mai importato, figuriamoci se dovessi soffrire per amore! Oh, sarebbe uno bello spettacolo per te, ti faresti le più grasse risate di sempre! Tzk. >>

Si lasciò sfuggire quello sbuffo, come se fosse in disapprovazione.
Quelle stesse parole, arrivarono fino alle orecchie del verde e si espansero nei timpani, fino a fermarsi nel cervello. Che fare ora? L’istinto gli aveva urlato già da un po’ di esprimersi a fatti e non a parole, ed ora che non sapeva cos’altro dire? Si mosse. Si protese in avanti ed afferrò i fianchi magri del biondo, esercitando una leggera pressione, il giusto per farlo indietreggiare fino alla cucina. Fra i due vi fu solamente silenzio, ora. Le labbra del verde si avvicinarono all’altro, facendo incontrare le loro bocche. A ciò, Sanji sussultò, in un primo momento, sgranando perfino gli occhi, ma si lasciò andare ben presto, socchiudendo questi ultimi dopo poco. Grazie alla pressione che aveva esercitato sul suo mento, col pollice, Zoro, riuscì a far cedere l’altro, che sembrava aver attuato un atteggiamento alquanto passivo. Le loro lingue, così, s’incontrarono, e si baciarono, si baciarono così tanto che a farli staccare fu la mancanza di ossigeno. Da dolce com’era stato, quel contatto, era diventato molto più “feroce”. Entrambi ripresero un po’ d’aria, e dopo poco, Zoro afferrò nuovamente il volto dell’altro, posando la propria fronte sulla sua, chiudendo gli occhi per un attimo.

<< Non ci sarebbe spettacolo peggiore per me, nel vederti soffrire. Non ho la certezza del perché, ma mi addolorerebbe. >>

Dopo aver detto ciò, gli si allontanò, per osservarlo in volto, e gli lasciò andare quest’ultimo.
Sanji, intanto, era diventato paragonabile ad un semaforo, in quel momento. Non che gli fosse dispiaciuto quel bacio anzi, avrebbe fatto anche altro, fosse stato in lui ma… non in cucina e non in quel momento. Accennò un piccolo sorrisetto, volgendo lo sguardo in quello dello spadaccino.

<< Eppure, ho sempre creduto il contrario. >>

Affermò, poi, e prima che Zoro potesse ribattere, la porta della cucina si aprì. Lo spadaccino si allontanò dal cuoco, e fece finta di borbottare qualcosa, come un insulto magari, o una “maledizione” tirata proprio al biondo. Non voleva degnare sospetti, soprattutto a Nami e Robin, le due che erano entrate in quella camera. Lo spadaccino dovette far sparire anche il sorriso che aveva avuto fino a poco prima, trasformandolo in un’espressione alquanto infastidita. Sbottò qualche altro insulto prima di superare Nami e dirigersi verso la palestra. Si sarebbe allenato, e nel contempo, avrebbe potuto pensare all’accaduto.
Sanji, intanto, accolse, come suo solito, le due, ronzando attorno ad entrambe, peggio di una mosca.
Era la loro solita routine dopo tutto, ma quel giorno, beh… qualcosa era cambiato.


Angolo scrittrice:
Ebbene sì, per la vostra (non) felicità, questa Fanfic è finalmente terminata! Ma non preoccupatevi, scriverò ben presto la prossima, che però sarà una +18. Sarà anche la continuazione di questo “nuovo inizio”.
Ah, se volete sapere cos’è successo la sera prima, posso anche scrivere una piccola Oneshot!

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