Sophie e la Maledizione della Strega

di Vienellium
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Gelido Inizio ***
Capitolo 2: *** Lettera ***
Capitolo 3: *** Chiusa dentro una torre di parole ***



Capitolo 1
*** Prologo - Gelido Inizio ***


"Da questo cielo livido, strano, confuso come il tuo destino,
che pensieri ti scendono nel cuore deserto?"

Charles Baudelaire - I fiori del male

Maledetto tempaccio.
Queste parole occupavano completamente la mente del signor Nightingale. Avanzava faticosamente in mezzo alla neve, il freddo e la difficoltà nel procedere in quel terreno accidentato avevano scacciato ogni altro pensiero.
Un cambiamento climatico improvviso, questo, che lo aveva colto del tutto impreparato. Il giorno precedente la carroza di linea diretta ad Horsham, partita da Victoria City, aveva percorso strade ingombre di foglie, un tripudio di colori autunnali, aria frizzante e sole splendente.
Di bianco, solo qualche sporadica nuvoletta. Ora il candido manto aveva inglobato ogni cosa, tanto assoluto da far male agli occhi, cielo e terra uniti.
Se l'inferno è freddo, allora sono morto e sto scontando la mia pena.
A vedersi, era una figura piuttosto bizzarra. Le vesti eleganti e il pastrano avvolgente che portava, a nulla servivano contro la temperatura rigida, e men che meno gli stivali di camoscio ormai fradici.
Il padrone della locanda in cui aveva pernottato, mosso a pietà, gli aveva ceduto un cappellaccio e una sciarpa di lana. Benché orgoglioso, il signor Nightingale non era di certo stupido ed aveva accettato di buon grado l'offerta.
Finalmente, dopo una lunga camminata in mezzo al nulla assoluto, il fuoco della locanda un miraggio lontano, mezzo morto di freddo, con la faccia, il collo e la testa preda di un prurito insopportabile, ecco stagliarsi sullo sfondo monocromo delle figure verticali: un circolo di pietre. Per l'esattezza, doppio, costituito da due file concentriche.
Come ne conoscesse a memoria l'esatta disposizione, il signor Nightingale si diresse spedito verso uno dei massi del girone esterno, si inginocchiò, appoggiò la mano sulla pietra in cerca di rilievi, difficili a vedersi ad occhio nudo, ma percepibili più facilmente al tatto prestando la dovuta attenzione.
Assorto nel suo intento, in un primo momento non si accorse di ciò che aveva alle spalle.
Qualcosa smosse la neve, emettendo un gemito.
Il signor Nightingale si immobilizzò, il corpo in tensione, il tremore provocato dal freddo cacciato dall'adrenalina.
Lentamente si voltò. Qualche metro più avanti, proprio al centro del complesso di pietra, distinse un mucchietto di neve. Come sapesse di essere osservato, nell'esatto momento in cui l'uomo lo guardò, si mosse.
Con movimenti lenti e fluidi, il signor Nightingale si avvicinò alla fonte della sua inquietudine. Arrivato a poco meno di una metro di distanza, la neve tremò e dal cumulo spuntò un lembo di stoffa rossa.
L'uomo si decise a svelare il mistero e con uno scatto veloce, scostò un po' di neve dal tessuto in vista. Compreso ciò che gli stava davanti, si adoperò a dissotterrare il resto.
Uno sconvolto signor Nightingale liberò dalla neve un corpicino avvolto in una cappa cremisi. Subito si mise in moto: non sapeva da dove arrivasse la bambina - perché di ciò si trattava, dato il vestitino a fiori e le scarpette nere lucide che spuntavano dalla mantellina - ma di sicuro rischiava il congelamento. Sperò non fosse troppo tardi. Prese in braccio il fagottino, quasi privo di peso, cercando di scaldarlo con il proprio corpo. Una manina si mosse e afferrò il bavero della sua giacca. C'era speranza.
Poi una serie di illuminazioni improvvise lo colsero in successione, componendo un quadro allarmante: la bambina non tremava, i suoi vestiti erano quasi asciutti. Un ulteriore evidenza lo colpì: come mai non si era accorto prima che, attorno a loro, erano impresse sul manto nevoso solo le impronte dell'uomo? Aveva nevicato tutta la notte, ora era mattino inoltrato. Come poteva quella bambina essere stata accovacciata per tanto tempo al freddo, fino ad essere ricoperta di neve e sopravvivere? Di certo non poteva essere caduta dal cielo. In qualche modo riuscì a ricordarsi di dover impedire alla bambina di addormentarsi, se l'oblio l'avesse presa, le sarebbe costata la vita. Avrebbe avuto tempo in seguito per ragionare su quelle stranezze.
«Come ti chiami, piccola?»
Un movimento sulla sua spalla sinistra, dove poggiava il capo celato dalla cappa della bambina. Per questo movimento, il cappuccio scese, rivelandone il volto.
Il signor Nightingale non era di certo un uomo facilmente suggestionabile. I suoi nervi d'acciaio erano arcinoti nel regno ed oltre, non ci si aspettava niente di meno da un uomo che si era valso uno dei più alti gradi di comando nell'esercito della Regina. Anche se ritirato a vita privata da un paio d'anni, di certo non si era rammollito.
Ma in quel momento, fissando il visino della bimba, il suo cuore perse il suo ritmo e sprofondò nello stomaco, come neanche nel pieno della battaglia più cruenta gli era capitato.
«Sophie.»

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Capitolo 2
*** Lettera ***


Charles,
Confido che la decisione di affidarvi ufficialmente la custodia della piccola abbia incontrato il vostro favore. Converrete che questa è l'unica scelta possibile alla luce di ciò che è emerso dall'incontro di lunedì. Inoltre sembra che la bambina abbia già sviluppato una sorta di fiducia, se non attaccamento, per voi. È naturale su chi dovrebbe eventualmente ricadere la scelta di tutore legale a tempo indeterminato. 
Il nostro incontro di domani sarà rimandato a data da destinarsi. Nel suo ultimo rapporto giunto stamani, T. ha riferito movimenti sospetti sul fronte Sud-Occidentale. Riporta voci di una "strega velata di scuro" proveniente dalle Lande che è alla ricerca di una "stella". Non può che essere lei. 
Come sempre, conto sulla vostra dedizione e prontezza nel servire e consigliare la Regina in mia vece. 
La fiducia è cosa rara di questi tempi, siate certo di avere la mia più totale.
Sapete cosa fare di questa lettera. La prudenza è la virtù che garantisce una vita longeva.
Suliman.

Charles Nightingale terminò di leggere la lettera per la seconda volta, certo di non aver tralasciato nulla. Poi la gettò nel fuoco.

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Capitolo 3
*** Chiusa dentro una torre di parole ***


"[...] E così Gothel rinchiuse la bimba in un'alta torre senza porte e senza scale, solo una minuscola finestrella, nascondendola al resto del mondo." 
-Raperonzolo, Fratelli Grimm

La piccola Sophie fissava il mondo dalla finestra della biblioteca della Residenza Nightingale nella Capitale. Che fuori splendesse il sole o nevicasse, guardava il mondo al di là del vetro sempre con lo stesso interesse: ecco un paggetto che si affrettava lungo la via per andare a consegnare un qualche messaggio, chissà quante piume ci saranno volute per il cappello di quella signora a passeggio, ecco il treno delle 15.00, il decimo partito dalla stazione Centrale quel giorno, sbucato per un attimo prima di imboccare un nuovo sottopasso. 
E l'immaginazione di Sophie prendeva il volo, animando il mondo di mille colori e dettagli. 
Chissà, magari quella che stringeva tra le mani il paggetto era una lettera d'amore, intrisa di profumo da una bella dama per colui che le aveva rapito il cuore. E quella signora dall'incedere altezzoso... Forse qualcuno avrebbe dovuto farle notare che più che una composizione di piume, sembrava avesse in testa una gabbia piena di volatili. 
E a ben guardare, la nuvola di fumo prodotta dal treno a vapore sembrava proprio avere la forma di un drago con le ali spiegate. 
A volte, nel confronto, le pareva che la sua vita non fosse reale. Come se passando troppo tempo sui libri la sua stessa vita fosse diventata altro che l'ennesimo palcoscenico dove far vivere la sua fantasia. 
A riportarla alla realtà ci pensava il padre, Charles, o la governante Mrs Bottompomp, una signora dalle forme generose e un carattere ancora più ingombrante. Era stata lei ad occuparsi di Sophie fin dal suo arrivo. 
La biblioteca rimaneva il suo porto sicuro. Lo era dal primo giorno della sua "Vita-dopo-il-bianco".

Il viaggio in carrozza era stato interminabile. Appena era stata accolta in Hearthstone Hall, residenza di Charles Nightingale, l'uomo che l'aveva trovata nella neve, dopo un bagno e un cambio d'abito era stata accompagnata nella biblioteca. I suoi sensi già sovraccarichi, tempestati da mille novità dopo il vuoto candore del campo innevato, vennero messi nuovamente alla prova. Era una stanza di notevoli dimensioni, sia in larghezza che in altezza, un tripudio di legni scuri che emanavano un forte odore di lacca, residuo di una recente riverniciatura che indicava che veniva ben tenuta. Poi la nota di mezzo: profumo di carta stantia, la sua preferita. Mosse lievemente le dita a sfiorare l'aria, immaginando di sfogliare un tomo: quasi riusciva a sentire la carta scricchiolare sotto i polpastrelli.

Sophie si era sentita a casa. Non sapeva spiegarsi come potesse essere, in quel luogo non vi aveva mai messo piede. Anche se non ci avrebbe messo la mano sul fuoco: era tutto confuso nella sua testa, un vortice di pensieri e ricordi a cui non riusciva a dare un senso. Quando provava ad afferrarne uno, questo le sfuggiva, le veniva un gran mal di testa e poi aveva come la sensazione che in realtà quel ricordo non ci fosse mai stato. L'unica certezza era ciò che i suoi occhi e il suo olfatto le trasmettevano: "casa". Ed anche un gran dolore alle meningi se provava a dare un senso a tutto ciò.

Era lì perché in quella stanza vi era un grande camino, davanti un tappeto e un paio di poltrone, su una delle quali venne fatta sedere a scaldarsi. Stremata, vi si accasciò a peso morto. L'altra era occupata da una signora "grigia": fumo i capelli, gli occhi plumbei e la pelle chiara ed opaca. Nonostante l'aspetto cupo, nelle pupille si poteva scorgere un luccichio di simpatia, le labbra sottili erano atteggiate ad un sorrisino benevolo. Sophie nel notare questi dettagli fu rincuorata e la signora conquistò la sua fiducia.

Con una bella voce decisa ma gentile le chiese il suo nome, forse per educazione o per metterla a suo agio, pensò la bambina, era sicura che lo sapesse già. Lei si presentò come Argareth Suleman. Le chiese da dove venisse, come fosse finita nella neve... Sophie non seppe rispondere: più cercava di racapezzarsi, più si sentiva confusa e dolorante.

Nonostante l'evidente insuccesso dell'interrogatorio a cui i grandi l'avevano sottoposta, questi non sembravano delusi, anzi. Sicuramente sapevano qualcosa più di lei che li rendeva così sicuri. A Sophie non piaceva che i grandi le nascondessero dei segreti. A lei piaceva sapere le cose. Ma al momento era distratta, troppo occupata a cercare di tenere gli occhi aperti. La sedia così comoda, un calore invitante... Abbandonarsi al sonno fu facile, sapeva che non le avrebbero fatto del male, il signore coi baffi di nome Charles glielo aveva promesso. Percepì la nota di fondo: aroma delicato di rose in boccio, da un vaso poco distante.

La percezione olfattiva fece scattare qualcosa e nel dormiveglia quasi le parve di riuscire ad afferrare un pensiero, di sentire una voce familiare chiamarla, di guardare. Aprì gli occhi il tempo di capire che non era stato Charles o la signora Grigia - che ora confabulavano tra loro- e che nessun'altra persona era nella stanza. Richiuse gli occhi. Inspirò.

Forse aveva immaginato tutto. Era troppo stanca. Le scese una lacrima: per la stanchezza, o forse per quella tristezza che le aveva stretto il cuore.

Così familiare, era forse... I pensieri le sgusciarono via come anguille e di addormentò.

Molti anni dopo, ormai adulta, ancora guardava il mondo da quella stessa stanza, dalla stessa finestra che affacciava su una delle vie principali della Capitale, negli occhi blu la stessa meraviglia di allora. La differenza stava nel cuore: palpitava per farne parte, di partecipare a quel mondo che non aveva fatto altro che osservare. Non le bastava più lasciare aperta la finestra sperando che prima o poi vi entrasse tutto il cielo. Non le pareva più sconosciuto, aveva imparato tanto, abbastanza per avventurarsi nell'ignoto, affrontare un'avventura dietro l'altra e trovare la strada giusta. Capire finalmente se stessa.

Easter Eggs: "Chiuso dentro una torre di parole" verso rubato alla poesia "Specialmente se il vento d'ottobre" di Dylan Thomas. 
Il capitolo contiene anche un omaggio a Bisotti.

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