Aftertaste.

di Marti Lestrange
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo I - I walk the line. ***
Capitolo 3: *** Capitolo II - Hold me down. ***
Capitolo 4: *** Capitolo III - Bite. ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV - Thousand miles. ***
Capitolo 6: *** Capitolo V - Shadow preachers. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Aftertaste - prologo
EHM EHM *tossicchia*
Okay, è la mia primissima storia nel fandom e l'ansia mi sta divorando, ma a parte questo - morirò a breve, lo so - colgo l'occasione per introdurre questa pazza idea che mi porterà alla pazzia - e ci sono molto vicina, posso assicurarvelo. Niente, queste note iniziali non hanno senso, per cui la smetto e concludo ringraziando chiunque deciderà di dare una lettura a questo piccolo prologo. La narrazione è alla prima persona singolare, nei capitoli successivi passeremo alla terza persona, ci tenevo a specificarlo. La scelta è stata dettata dall'intesità degli eventi narrati qui, che hanno richiesto naturalmente la prima persona - sono stati i personaggi ad insistere, non io, ve lo giuro. E ora vado perché se no divento noiosa. Il rating è arancione e credo che sia sufficiente. Altre note al fondo.
Grazie.
Ps attenzione alle date ;)




Aftertaste 
Prologo.
[Marzo 2015.]



Il cellulare squilla ripetutamente da cinque minuti buoni, ma decido di ignorarlo. "R U Mine" degli Arctic Monkeys suona quasi meccanica alle mie orecchie, mentre piano piano perdo il controllo.
Le sue mani grandi scendono dal mio viso al mio collo - e al mio corpo. Io, ormai quasi arresa, chiudo gli occhi e il bacio si fa ancora più intenso, minacciando di annientarmi.
Cazzo, non ho mai baciato così un semi sconosciuto, prima. Per giunta a casa mia, spalmati contro il muro del piccolo ingresso ingombro di cianfrusaglie e stivali per la pioggia.
Alex Turner si zittisce e subito dopo parte il telefono di casa, uno stupido cordless installato su un mobile di metallo che fa molto "Stati Uniti anni sessanta", vecchie officine e grasso di motore. Suona e suona e alla fine, sfinito, si placa.
"Avete chiamato casa di Niall e Alycia, a quanto sembra non ci siamo", parte la segreteria telefonica, e la voce di Niall Horan riecheggia per tutto l'appartamento.
"Che cazzo di messaggio, Horan", sento la mia voce intervenire - e le sue mani scendono sul mio seno e un sospiro mi sfugge dalle labbra ormai gonfie.
"Sapevo che non avrei dovuto lasciartelo fare", continua il messaggio. Tra l'altro, ho una voce di merda e mi chiedo se sia così di merda anche mentre...
"Alycia!", esclama Niall. "Doveva essere una cosa seria, questa...".
"Seria? Con noi? Ma sentitelo! Comunque ora continuo io", un rumore di collutazione in sottofondo e ricordo il momento in cui mi butto sopra Niall, seduto sul nostro vecchio e fidato divano, e gli frego di mano il telefono dopo avergli morsicato una spalla.
"Siete ancora lì?", chiede la mia voce subito dopo. "Parla Alycia, l'adulta di casa. In questo momento non ci siamo, per cui potete fare tre cose: cercarci sul cellulare e se non ce l'avete peggio per voi; provare a richiamare più tardi, magari sarete più fortunati; oppure andare cordialmente a cagare. Grazie per l'attenzione".
"Alycia!", si sente ancora un ultimo, disperato richiamo di Niall, alcuni minuti sospesi e poi il silenzio - a parte noi.
- Esilarante - commenta solo Harry sul mio collo prima di baciarmi la spalla lasciata scoperta dalla canotta nera, afferrarmi saldamente per la vita e tirarmi su - e le mie gambe si allacciano automaticamente ai suoi fianchi e le braccia gli stringono la schiena mentre mi bacia ancora.
Mi porta così fino in salotto, senza alcuna fatica, come se il suo corpo fosse fatto apposta per il mio. Urtiamo per sbaglio una pila di vecchi dischi accanto al tavolino e questi cominciano lentamente a scivolare, fermandosi contro un paio di vecchie Nike di Niall.
- Ti porti il lavoro a casa? - mi chiede facendomi cadere sul divano e guardandomi dall'alto, una mano poggiata sulla spalliera, proteso verso di me.
- Vieni qui - dico afferrandolo per un polso e facendomelo cadere addosso.
Ride sulle mie labbra e io gli sfilo la t-shirt dei Pink Floyd macchiata d'inchiostro. Passo le mani sul suo petto tatuato e lo sento trattenere il respiro. Rischio di perdermi da qualche parte a metà strada tra una farfalla e l'orlo dei suoi jeans scoloriti, così lui mi bacia e la sua lingua sbatte contro la mia con urgenza.
Mi sfilo la canotta e la lancio via e le sue mani sono subito su di me, sul mio seno troppo piccolo e sulla mia vita sottile. Mi lascia una scia di baci partendo dal collo e giù fino all'addome e ora i miei sospiri sono più intensi. Non riesco a pensare ad altro che non siano le sue mani che mi spogliano - tutta - e che subito dopo mi toccano - mi esplorano - voraci e mai paghe. Le mie abili dita lo liberano sapientemente dei jeans troppo stretti e lui fa lo stesso con me, carezzandomi le gambe con forza. Le sue labbra si soffermano sull'interno coscia - un sospiro più accentuato esce dalle mie labbra - e poi salgono di nuovo sui miei fianchi, mentre le sue mani premono e stringono, possessive.
Quando anche l'ultimo indumento cade - e con esso ogni inibizione mai posseduta - lo scopro a guardarmi per un attimo, come a volersi imprimere nella memoria ogni singolo dettaglio, e anche io lo guardo. Guardo i suoi occhi accesi di desiderio, pulsanti e voraci; guardo i muscoli tesi del suo addome e delle braccia definite; guardo la sua eccitazione farsi sempre più evidente e allora cerco le sue labbra, fissandolo intensamente, come a volerlo pregare e convincere.
E allora le sue dita insistono dentro di me, sempre più a fondo - una e due e tre - e io chiudo gli occhi, mordendomi le labbra e trattenendo a stento un lamento. Non riesco a controllarmi e sento la razionalità farsi sfumata. Una mano stringe la stoffa del divano e l'altra il suo braccio, così forte che potrei quasi sentire le sue ossa tremare. Mi mordo le labbra e sento il sapore del sangue, la testa piegata su una spalla.
- Harry... - lo chiamo, ed è un sussurro ma rimbomba nella mia testa come un colpo di cannone. - Harry.
- Dillo di nuovo - lo sento sulla mia bocca, il suo respiro caldo e le sue labbra piene, uno spasmo lungo la spina dorsale e ancora e ancora. - Dì di nuovo il mio nome...
- Harry - butto fuori, i polmoni allo stremo, la pelle e il ventre in fiamme. - Harry. Harry. Harry.
- Sei bellissima - continua e mi bacia l'ombelico, la sua lingua che ne delimita i contorni e poi, improvvisamente e senza riserve, è dentro di me e mi scappa un grido e non sento altro che lui - dappertutto.
Mi bacia le labbra - e affonda.
Cerca la mia lingua - e affonda.
Mi afferra i fianchi - e affonda.
Il tempo sembra come fermo in questo istante e le spinte si fanno sempre più energiche e veloci e decise e non posso fare a meno di cercarlo. Cerco i suoi capelli sulle spalle nude e forti, cerco la sua schiena ampia e bollente, cerco, cerco, cerco e alla fine mi perdo - da qualche parte tra l'ultima spinta e l'orgasmo, quando uno dopo l'altra lasciamo uscire un altro fiato ancora - un grido celato - e l'ennesima resistenza cade in pezzi, i confini netti ormai spezzati, le pelli fuse e le membra allacciate su un piccolo divano a Notting Hill.
Il suo viso affonda nell'incavo della mia spalla, il suo respiro che mi brucia - dentro e fuori -, una mano sul mio seno e l'altra che stringe il mio polso. Io respiro il suo profumo di sapone e sudore e shampoo agli agrumi, il suo petto ansimante sopra il mio - schiacciato. Cerco il suo orecchio con le labbra e sussurro parole, canto una canzone e gli bacio lo zigomo, la mascella, le labbra. Risponde al bacio quasi con disperazione, carezzandomi una coscia. Piccole gocce di sudore gli imperlano le tempie ed è così bello da morire. Gli riavvio i capelli scompigliati e sono ancora più incasinati. Mi sfugge un sorriso che lui ricambia, quelle labbra inclinate e i denti dritti, le fossette che mi fanno ridere, gli occhi verdi da togliere il fiato, e allora ridiamo, insieme, per nulla e per tutto, per un inizio che sembra una fine, per qualcosa che non è mai nato ma che sa di rimpianto.
- Te l'ho detto che sei bellissima?
- E io?



Ebbene.
Rieccomi qui.
Se siete arrivati fino in fondo, GRAZIE. Di cuore.
Non ho particolari precisazioni da fare al riguardo, se non che il prologo si svolge temporalmente due mesi prima degli eventi che andrò a narrare nel capitolo 1 e che quindi assisteremo ad un salto temporale nel passato per spiegare l'incontro tra Harry e Alycia - che spero vi piaccia, ce la sto mettendo tutta per caratterizzarla proprio come la immagino.
Colgo l'occasione di queste note finali per ringraziare tutte le belle personcine che mi hanno incoraggiata a scrivere e continuare a scrivere questa storia, che si sono interessate con tanto amore ad Alycia, Harry e compagnia bella e che aspettavano questo prologo da - troppo - tempo: spero di non deludervi, tesori. Non scrivo tutti i nomi 'che non è necessario <3
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando, sopratutto se dovesse esserci qualche dettaglio sbagliato o impreciso, così almeno correggo - sono stordita e distratta, quindi non si sa mai LOL
Mi dileguo e grazie ancora.
Potete trovarmi su Facebook

Ah, vi lascio una foto di Alycia e una di Harry - che fa sempre bene ;)

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Capitolo 2
*** Capitolo I - I walk the line. ***


cap1
Buongiorno a tutti.
Inizio con delle piccole precisazioni iniziali e rimando le note vere e proprie alla fine del capitolo.
Come vi ho spiegato nel prologo, d'ora in poi cambia il narratore, passiamo dalla prima alla terza persona,  ma per adesso il pov sarà quello di Alycia, più avanti vedrò se introdurre il pov di Harry - ma credo di sì, esigenze di narrazione mi spingono su questa strada. Al termine di ogni capitolo troverete un paragrafo finale, molte volte ambientato prima degli eventi narrati nel capitolo stesso, su un altro personaggio di questa storia e/o altre vicende correlate, quasi sempre relative al passato di qualcuno. Spero che come idea vi possa piacere, personalmente mi diverte molto.  Come vi ho detto nel prologo, attenzione alle date, perché questi primi tre capitoli narreranno l'incontro di Alycia e Harry e cosa li ha portati su quel divano. In questo capitolo, torniamo indietro a gennaio, quindi due mesi prima degli eventi narrati nel prologo.
Detto ciò vi lascio alla lettura - spero che il capitolo vi piaccia <3


Aftertaste.
Capitolo I.
I walk the line.
[Gennaio 2015, Londra - due mesi prima.]

"Yes, I’ll admit that I’m a fool for you".



"Fai un respiro, fallo profondo", o qualcosa del genere: Alycia Roberts non ricorda il titolo della canzone e al momento non è importante.
Si limita a respirare e l'aria di Londra - di gennaio, ghiacciata - le entra nei polmoni, accendendoli. Affacciata alla finestra della sua stanza, cerca di svegliarsi mentre il caffè nero entra in circolo come una droga - e il cuore batte più forte. Lo può sentire distintamente sotto pelle e allora chiude gli occhi, tanto niente potrà mai sistemare un lunedì mattina: nessuna cura è stata ancora scoperta, nessuna panacea, nessun incantesimo.
I rumori della città là fuori le entrano nelle orecchie come un fiume in piena, con le grida dei giardinieri  venuti a raccattare i rami secchi, con i bambini che vanno a scuola, con le automobili che si incastrano nel traffico di qualche arteria. Ed è subito lunedì. "Bello schifo", pensa richiudendo la finestra e sorseggiando altro caffè.
Si lascia ricadere sul letto - la piega delle coperte eternamente disfatta, i mille cuscini sparsi, i sogni della notte che ancora impregnano le lenzuola - e sbuffa. La casa è silenziosa, il che vuol dire che Niall Horan - il suo rumoroso e ingombrante ma divertente coinquilino e amico - dorme ancora e le tocca svegliarlo - per l'ennesima volta. Alycia decide che questa storia deve finire, e in tempi brevi.
Poggia la tazza vuota sul tavolino ingombro di candele, pile di libri iniziati e mai finiti, fotografie e un posacenere mezzo pieno e si stringe nella vestaglia di raso - a motivi giapponesi, comprata a Camden - che indossa sopra il pigiama. Lo stretto corridoio è in penombra e Alycia sgattaiola silenziosa fino alla stanza di Niall, in fondo.
Bussa con forza. - Horan! - esclama. - È tardi. Giù dal letto, dormiglione!
Dalla stanza proviene un verso incomprensibile e qualche parola in irlandese stretto che Alycia non comprenderà neanche tra dieci anni luce.
- Non ti sento, hai capito? - risponde battendo ancora sulla porta. - Vedi di alzarti o sarò costretta ad entrare e sai che non mi piace entrare in camera tua, dopo l'ultima vol-
Viene interrotta dalla porta che le si spalanca di fronte e il suo amico alza le sopracciglia, gli occhi assonnati.
- Contenta? - mugugna, la voce roca e impastata. - Ora, per favore, smettila di gridare. Per favore.
Alycia incrocia le braccia al petto. - Lo dico solo perché arriverai in ritardo, Nialler, non per il tuo bene, cosa hai capito?
- Ma finiscila - sbuffa lui ironico, tornandosene in camera.
- Fa' come vuoi, stronzo. Ci vediamo più tardi, quando ti avranno licenziato.
- Alycia, hey! - la richiama mentre la ragazza sta per rientrare nella sua stanza. Si volta e lui se ne sta appoggiato allo stipite della porta con il corpo sporto in avanti, i capelli biondi spettinati e un ampio sorriso e la t-shirt degli Eagles tutta stropicciata. - Ti voglio bene anche io, stronza.
Alycia alza il dito medio nella sua direzione e gli regala un sorriso irriverente prima di sparire oltre la soglia.


#


La porta si apre tintinnando e Alycia può giurarlo: odia con tutto il cuore il suo trillo allegro, soprattutto il lunedì mattina - soprattutto senza il suo odierno appuntamento con il muffin triplo cioccolato di Caffè Nero. Ha appena deciso che odia anche Niall Horan e la sua patologica tendenza al ritardo e la sua pigrizia, odia dover correre in negozio ad aprire al posto suo, odia la gente che cammina beatamente lungo Portobello Road con grandi bicchieri pieni di caffeina. Un vero schifo, insomma.
Poggia un paio di dischi accanto alla cassa e sbircia in negozio, pronta ad accogliere il primo cliente della giornata - insomma, non così pronta, ma si sarebbe sforzata di sorridere, almeno.
- Cos'è quella faccia da funerale, eh?
Natalie Jones sta in piedi poco oltre la soglia, i capelli lunghi e rossissimi sciolti sulle spalle, un cappellino nero in testa, infagottata in un pesante parka verde scolorito sui gomiti, gli occhi azzurri accesi della solita furbizia, infreddolita ma bellissima.
- Nat! - esclama Alycia, felice di avere davanti la sua amica e non il classico cliente scassapalle delle nove del mattino.
- Anch'io sono felice di vederti, tesoro - esclama l'altra mentre si stringono in un abbraccio che sa della Marlboro rossa appena fumata da Natalie e dello shampoo alla camomilla di Alycia e del freddo di gennaio che ti si attacca ai capelli e ai vestiti.
Natalie le sventola sotto il naso un sacchetto e il profumo di cioccolato invade il locale. Alycia sente i muscoli del viso tendersi in un ampio sorriso da bambina. - Non dirmi che è... - inizia, incerta ma speranzosa.
- Niall ha suonato a casa, poco fa - spiega Natalie paziente, alzando però gli occhi al cielo. - Ha detto che non avresti fatto in tempo a passare per la colazione per colpa sua, così mi ha chiesto di portartela prima di iniziare il turno. Ed eccomi qui.
Alycia ha conosciuto Natalie a casa di Liam Payne, amico di lunga data di Niall e residente nell'appartamento sopra il loro in Colville Square, e sono diventate amiche - grandi amiche, quelle che rimangono sveglie fino alle cinque a chiacchierare e a parlare di un futuro lontano, fumando e bevendo caffè, che escono alle sette del mattino e rientrano alle dieci di sera e non sono mai stanche, che ridono fino allo sfinimento mentre Liam e Niall cantano in cucina, ricoperti di farina e tutto intorno un disastro. Alycia deve tutto a Natalie: le è stata vicina in un momento strano e difficile della sua vita, quando tutto intorno a lei minacciava di naufragare, quando le sere erano eterne e i pianti stanchi e spossanti, e le lacrime si asciugavano a stento sulle guance. Natalie le ha trovato un posto al ristorante dove lavora, a Chelsea, aiutando l'amica a far quadrare i conti di un'esistenza dissestata che cercava di rientrare nei giusti binari dopo un improvviso deragliamento. Natalie le ha fatto tornare il sorriso e Alycia non l'avrebbe dimenticato mai.
Batte le mani come una bambina il giorno di Natale e afferra il sacchetto, sbirciando poi all'interno. Il suo unico e vero amore è lì che l'aspetta, perfetto e invitante e profumato, ma decide di aspettare che Natalie esca, giusto per non dare spettacolo ancora più del solito.
- Sei un tesoro, lo sai, vero? - miagola verso di lei, battendo le ciglia.
Natalie alza nuovamente gli occhi al cielo. - L'ho fatto solo per te, sia chiaro. È mai possibile che quel ragazzo la smetta di fare il bambino? Quando crescerà?
- Non chiedermelo, Nat - sbuffa. - È la quarta volta che gli paro il culo, questo mese.
In quel momento, un paio di clienti decide di entrare, dopo aver tentennato per dieci minuti buoni di fronte alla polverosa vetrina dedicata ai Rolling Stones.
- È meglio che vada - si affretta a salutare Natalie, depositando un rumoroso bacio sulla guancia di Alycia.
- Grazie per la colazione - esclama quest'ultima mentre l'altra si richiude la porta alle spalle. La saluta ancora con la mano e sparisce lungo la via, diretta al lavoro.
- Cosa posso fare per voi? - chiede quindi Alycia alla coppia che ha davanti, intabarrata in tarmati cappotti cammello lunghi fino ai piedi, i capelli ormai quasi bianchi, le labbra strette.
La donna si guarda intorno con attenzione mista a fastidio e Alycia decide che non la sopporta, così a pelle. Le ricorda la professoressa di matematica del liceo: una vera delizia. Lui invece ha il viso più cordiale, meno teso e arcigno. Si avvicina lentamente al bancone dietro il quale la ragazza si è rifugiata e le sorride.
- Cerco una particolare raccolta dei Beatles. "Love Songs", del 1977.
- Dovrebbe essere nella sezione dedicata - Alycia si dirige verso la lettera "T", sulla parete sinistra del piccolo negozio.
Cerca sotto "(The) Beatles", ma non lo trova. Aggrotta le sopracciglia. - Deve essere terminato... - inizia grattandosi la fronte, perplessa.
- Ne è sicura? - chiede il signore, in piedi accanto a lei.
- Posso dare una controllata in magazzino, se può attendere.
- Facciamo che mia moglie e io andiamo a bere un caffè qui vicino? Torniamo tra... indicativamente... mezz'ora? Può andare bene?
- Perfetto - Alycia annuisce, le mani sui fianchi.
- Ci vediamo tra poco, allora - conclude lui, per poi prendere la moglie sottobraccio e dirigersi verso l'uscita. La donna continua a guardarsi alle spalle anche mentre superano la vetrina, lo sguardo duro ma vacuo di chi non è completamente conscio di se stesso. Alycia rabbrividisce: che coppia strana. Pensandoci, però, a Londra niente è mai abbastanza strano.
Alycia si dirige verso la porta che conduce nel retro del negozio e fissa le pile di dischi ammonticchiate qua e là tutto intorno nella stanza ingombra, sbuffando. La polvere regna sovrana, insieme ad anni e anni di incuria e dischi ammuffiti di artisti semi sconosciuti mischiati a pezzi iconici di qualche pezzo grosso, il tutto unito alle inseparabili ragnatele. Si rimbocca le maniche. Sarà una lunga mezz'ora.


#


La porta si apre nuovamente e Alycia sente la corrente d'aria spostare la tenda di corda che separa il negozio dal retro. Guarda l'orologio ed è passata praticamente mezz'ora da quando ha cominciato a rovistare in megazzino e di "Love songs" neanche l'ombra.
- Arrivo subito! - grida verso il negozio, immaginando la coppia di prima che si guarda intorno, lui sempre paziente, lei agitata e sulle spine.
Un'intera pila di vecchi dischi ammuffiti le cade su un piede e Alycia si lascia scappare un'imprecazione a denti stretti, maledicendo il suo capo, quel dannato negozio e tutta la discografia dei Toto. Si passa una mano tra i capelli, osservando il disastro ormai compiuto. È ricoperta di polvere e vorrebbe davvero imprecare ancora, ma poi pensa ai signori di là e alle loro facce e ci ripensa. Si morde la lingua e, dopo essersi riassettata i vestiti, torna in negozio, ma ad attenderla non c'è la Coppia Strana, ma solo un ragazzo, alto e con addosso un cappotto scuro. Le da le spalle e Alycia non lo vede in faccia.
- Buongiorno - esclama poggiando i palmi aperti sul bancone e sporgendosi in avanti. - Posso esserti utile?
Il nuovo arrivato non sembra aver sentito, perché continua a darle le spalle, rovistando in tutta fretta nel cestino delle offerte settimanali. Non sembra affatto un tipo da cd in offerta a nove sterline risalenti a qualche anno prima e con le copertine mezze rotte, visto che il suo cappotto sembra parecchio costoso, così come gli stivali neri.
Si volta leggermente e Alycia ne studia il profilo, bello e concentrato, le sopracciglia aggrottate, le labbra contratte. - Trovato qualcosa di interessante? - gli chiede avvicinandosi e allora in quel momento lui si gira del tutto e la guarda severamente e cazzo se è bello, è uno dei ragazzi più belli che Alycia abbia mai visto. I capelli mossi e castani sono spettinati e sparano da tutte le parti, come se ci avesse passato la mano attraverso un po' troppe volte. Gli occhi sono verdi, di un verde brillante quando la luce incerta del sole di gennaio ne colpisce le iridi. Le labbra sono piene e arrossate per il freddo e indossa una camicia scura e dei jeans neri e sul suo viso c'è qualcosa di indefinito, a metà tra una solitudine cercata ma respinta, un vuoto che arriva agli occhi bellissimi e che gli piega la bocca verso il basso - spenta - e la mano sinistra piena di anelli stringe forte un paio di cd, i nervi tesi e il corpo attento, le spalle leggermente curve come sotto il peso di una lunga attesa, lo sguardo che la studia ma che non la guarda realmente, passandole sopra senza fermarsi. Nella mano destra regge il cellulare, che si affretta a mostrarle, un sopracciglio alzato, ironico.
- Sto cercando di parlare al telefono, se non lo avessi notato - dice, la voce roca alterata dal fastidio di essere stato interrotto. Torna a parlare al telefono, borbottando qualcosa al suo interlocutore dall'altra parte.
Alycia lo guarda, basita, indecisa se tirargli un ceffone o andarsene. Alla fine decide di voltargli le spalle e tornarsene dietro il bancone, facendo finta di lavorare. A metà strada si sente richiamare.
- Hey, scusa, tu.
"Hey, scusa, tu"?, pensa. "Okay, mi stai ufficialmente sulle palle, amico".
Si volta, sfoderando il suo miglior sorriso cordiale - "antipatico pallone gonfiato pieno di te".
- Ce l'avete l'ultimo Greatest Hits di James Taylor? Devo fare un regalo - chiede in fretta, abbassando il telefono.
- Purtroppo è terminato. Mi spiace - risponde Alycia piegando le labbra in un sorrisetto dispiaciuto (o anche no).
Lui alza gli occhi al cielo e si riporta il cellulare all'orecchio con un gesto superbo che sa di puzza sotto il naso ed egocentrismo. Lancia letteralmente i cd che teneva in mano nel cesto da dove li ha presi e si dirige a passo svelto verso la porta, per poi spalancarla e uscire, senza neanche dire "bah", senza un saluto e niente.
Alycia fissa Portobello Road oltre la vetrina, la vita che continua il suo corso, e si sente stupida e cretina e presa in giro. E dentro di sè vorrebbe urlare contro la maleducazione della gente.
- Che cazzo di cafone - dice ad alta voce, dando una scrollata al cesto accanto a lei per la rabbia. Una ragazzina con l'uniforme scolastica la fissa dalla vetrina e Alycia le fa un gestaccio e quella corre via. - Dannati bambini - bofonchia. - E dannati fighi che si credono Hugh Grant.
La porta si apre per la terza volta e Alycia ora sa che è la Coppia Strana, sente l'odore del dopobarba di lui - un odore osceno - riempire il negozio. Si volta e sono lì. E lei è fregata perché "Love Songs" ancora non l'ha trovato e perché è ancora sconvolta per colpa di "Hugh Grant" e perché è una stupida che si fa fregare da due mani e due occhi da infarto e due labbra da morirci.


#


- E così se n'è andato senza salutare? - le chiede Niall Horan qualche tempo dopo, mentre mangiano il loro pranzo take away nel retro del negozio. Il suo amico e collega è arrivato alle dodici, trafelato e contrito, portando con sè un sacchetto del McDonald's e Alycia ha già dimenticato tutto. Gli vuole troppo bene per tenergli il muso. - Bello stronzo.
- Già - conferma lei mentre si ingozza di patatine.
- Di cazzoni è pieno il mondo, che ci vuoi fare?
E la constatazione di Niall suona definitiva. Neanche Alycia vuole più tornare sull'argomento e decide di dimenticare Ciuffo Ribelle per dedicarsi completamente al suo Big Mac.
In quel momento, l'odioso tintinnio della porta la fa bloccare, il panino sospeso a mezz'aria. - Cazzo! - esclama.
- C'è nessuno? - sente una voce chiamare, roca ma alta, e sa che è lui. È tornato.
- Cazzo, Niall, è lui!
- Quello di prima?
- Credo di sì - conferma lei poggiando il Big Mac sul cartone e alzandosi in piedi dal pavimento polveroso.
- Vuoi che vada io? - le chiede l'amico alzando lo sguardo su di lei.
Alycia nega con la testa. - Non preoccuparti, li so gestire, i cazzoni.
Sente Niall ridere - con quella risata alta e bella e vera che è solo sua - e poi rientra in negozio, pronta ad affrontare Ciuffo Ribelle un'altra volta.
E lui sta in piedi poco lontano dal bancone, le mani buttate nelle tasche del suo cappotto scuro, e alza gli occhi quando la sente avvicinarsi e la guarda - davvero, questa volta. La studia per un lungo momento durante il quale nessuno dei due parla, lui fermo accanto alla raccolta completa dei Queen, nella colonnina centrale, e lei con le braccia incrociate sul petto, il viso forse ostile e fermo, ma le gambe instabili. Sembra ancora più bello di qualche ora prima. Dannato lui.
- Mi scuso profondamente per prima - esordisce portandosi la mano destra all'altezza del cuore e Alycia per poco non perde l'equilibrio. Alza le sopracciglia, stupita. - Sono stato un vero cafone, cazzone, idiota. Maleducato, stupido, irrispettoso del tuo lavoro. Cretino, insuls-
- Okay, okay - si affretta a stopparlo lei alzando le mani e Ciuffo Ribelle si zittisce davvero e il silenzio tra loro è meglio di qualsiasi cosa, perché così Alycia riesce a non guardarlo, riesce a non fissargli le labbra con insistenza seguendo il loro movimento, riesce a non sentire la sua voce penetrarle le membra. Riesce a non cadere. - Okay, ho capito. Ti sei scusato abbastanza.
Alycia riesce a sentire la presenza di Niall accanto alla porta del retro, che origlia ogni cosa, e vorrebbe tanto assestargli un calcio sui denti. Si trattiene.
Ciuffo Ribelle, di fronte a lei, si avvicina di qualche passo, passandosi una mano tra i capelli, per poi poggiarle entrambe sul bancone ed è così vicino che Alycia sente il suo profumo, agrumi, pulito e qualcos'altro di esotico, e i suoi occhi sono così verdi alla luce del mezzogiorno che sarebbe un peccato non fissarli e quando finalmente sorride è così bello che Alycia sente una mano artigliarle lo stomaco. Cazzo.
Distoglie lo sguardo facendo un passo indietro, le mani nascoste nelle tasche posteriori dei jeans.
- Ora ho fretta, ma potrò farmi perdonare con un caffè, la prossima volta? - le chiede e lei trattiene il fiato per un secondo, spiazzata. Che cazzo ha appena detto? Vorrebbe tanto rispondergli per le rime, cose come "credi che un mezzo sorriso affascinante possa sistemare il fatto che sei un cazzone maleducato?", ma poi si morde la lingua, perché la vecchia Alycia ogni tanto riemerge e le tocca placarla, rimembranza di un periodo della sua vita in cui offendere il mondo era naturale e ogni cosa era corrotta e da bruciare.
- Mi trovi qui - risponde solo scrollando le spalle.
- Io sono Harry - aggiunge Ciuffo Ribelle allungandole una mano forte (una cazzo di mano che l'ha già fottuta). - Harry Styles.
- Alycia Roberts - gli stringe la mano e lui la trattiene nella sua un attimo in più del dovuto, e poi Niall si schiarisce la gola ed è così vicino che entrambi sobbalzano.
- Horan! - esclama Alycia. - Mi hai spaventata.
- Le mie scuse, cara - risponde lui sfoderando un sorriso astuto. - Non ti vedevo tornare... Il Big Mac è diventato colla.
- Non ti trattengo oltre - aggiunge Harry (Harry, che nome da snob), lanciando un'occhiata attenta a Niall, che ricambia. - Ci si vede, Alycia.
Le riserva un ultimo sorriso e sparisce oltre la porta, lasciandosi dietro mille domande.
Alycia fissa per un attimo lo spazio vuoto davanti a sè, come se vi aleggiasse un fantasma. Niall le passa una mano davanti agli occhi e lei si riscuote.
- Terra chiama Alycia.
- Sto bene, stupido - replica lei scacciando via la sua mano.
Niall ride. - Non sembravi molto in te, sai?
- Taci, Horan - bofonchia ancora Alycia tornando nel retro e al suo Big Mac.
- Non male, il cazzone.
- Non sono permessi apprezzamenti.
- Ed è stato quasi convincente quando ha tirato fuori la balla del caffè detta solo per rimorchiarti.
Alycia continua a mangiare il suo panino ormai freddo, buttando giù una patatina dietro l'altra e sorsi di Coca Cola Light per dimenticare tutto con la caffeina.
- Affascinante, come tipo - continua Niall annuendo. - Strambo ma affascinante, a suo modo. E quel cappotto scuro da snobbone... Quello guadagna bene, te lo dico io. Se ci metti anche le scarpe e l'orologio costoso siamo a cavallo.
Alycia fissa il suo sguardo su Niall, esasperata. - Finiscila, ti prego. Non me ne frega un cazzo del suo cappotto costoso, delle scarpe o dell'orologio patacca, okay? Come hai detto tu, voleva solo rimorchiare. Non tornerà - e suona così desolante che Alycia spera il suo amico non abbia colto la vena di rassegnazione nella sua voce. Perché un po' le dispiace, ma è sicura che Harry Styles non tornerà. Quelli come lui sono troppo perché si ripresentino alla tua porta e mantengano una mezza promessa ispirata da un bel faccino. È improbabile che scelga di sprecare di nuovo il suo tempo in quel "buco" incastrato da qualche parte a Londra, tra un negozio di vestiti e un fast food. È impossibile che un'Alycia Roberts qualsiasi - con i suoi problemi, le insicurezze e la sfrontatezza, l'amarezza e il riso abbondante e sguaiato, con i suoi amici mezzo squattrinati e due lavori, con una casa che è un casino e un coinquilino sempre ubriaco, con mille mila problemi e una passione per i guai e l'abbonamento della metro scaduto - possa costituire un interesse per Harry Styles.
- Okay - risponde solo Niall scrollando le spalle.
- Passami altre patatine, me le devi.


#


{Aprile 2014, Londra.}
Natalie Jones bacia per la prima volta Liam Payne in un giorno di primavera.
Sono sdraiati su una coperta a quadri, a St James's Park, le braccia incrociate dietro la testa e la pancia piena di gelato. Il sole è caldo ma non troppo, il caldo sole mite dei primi giorni di aprile. Alcune margherite fioriscono lì accanto, esili.
Natalie si gira a guardare Liam, il profilo dolce, le labbra piene, il petto che si alza e abbassa al ritmo del suo respiro, la camicia di jeans tesa sulle braccia. È bellissimo e la spiazza e le dita di lei corrono a disegnare la linea della mascella mal rasata, mentre i suoi occhi - caldi e pieni - la scrutano con attenzione. E quando le dita sottili di Natalie gli toccano le labbra, Liam le afferra e le bacia con urgenza mista a devozione, prima di raggiungere le labbra di lei, cercandole, sondandole, andando in profondità, senza fretta. Ed è un bacio che sa di altri pomeriggi, altri gelati e altre stagioni, di serate a fare l'amore sul tappeto del piccolo salotto, di mattine nebulose avvolti nel piumone, le gambe intrecciate e i respiri mischiati - quando tutto perde i suoi confini. E allora Natalie lo bacia ancora, 'che quello che quel bacio promette è tutto ciò che in fondo ha sempre desiderato, e ora c'è.



Note:
  • Il titolo di questo capitolo è quello dell'omonima canzone di Halsey, I walk the line; la citazione arriva proprio da lì.
  • Colville Square esiste davvero, e si trova proprio a Notting Hill.
  • Nel prologo mi sono dimenticata di specificarlo, ma vorrei ringraziare Shawn Mendes per avermi ispirato il titolo di questa long - e vi consiglio vivamente di ascoltare Aftertaste (così come tutto l'album di Shawn LOL).
Svolta la parte "burocratica", direi che vi ho tediato abbastanza e mi defilo.
Colgo l'occasione per ringraziare nuovamente tutte le splendide ragazze che ogni giorno mi appoggiano nella scrittura e pubblicazione di questa pazzia - vi amo una per una, giuro. Oltre loro, un grazio SENTITO a tutti coloro che hanno letto, recensito, messo tra le preferite/seguite questa storia - siete un piccolo grande inizio, tutti voi.

Mi potete trovare su Facebook, se vi va: Marti Fitzgerald Lestrange

E quest'oggi vi presento Natalie (la magnifica Sophie Turner); e ovviamente per concludere un amore di Horan.

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Capitolo 3
*** Capitolo II - Hold me down. ***


Capitolo 2 Aftertaste

Prima di lasciarvi al capitolo: attenzione ai salti temporali ;)
Buona lettura.




Aftertaste
.
Capitolo II.
Hold me down.

[Febbraio 2015 - un mese prima.]

"Saying that I want more, this is what I live for".



Alycia ha imparato a colmare le assenze. Con il tempo, ha capito che non può forzare una persona a restare - o semplicemente ad esserci. E lo capisci, perché sai che non c'è niente che possa trattenerti, quando a tua volta scappi via.
Alycia ha imparato a colmare le assenze - di amici che partono e non ritornano o semplicemente cambiano strada, di una madre ormai perduta il cui ricordo mano a mano sbiadisce, ingrigito dal tempo e vivo solo in vecchie fotografie in album ammuffiti, di un padre assente ma solo per te, che vive un'altra vita, in una casa che non conosci, con una figlia che non sei tu e una nuova moglie.
Alycia ha imparato a colmare le assenze e ha capito che stare da soli non è necessariamente una mancanza o un difetto, ma una scelta. A volte non c'è altra soluzione che convivere con se stessi, 'che il mondo tanto va avanti lo stesso, anche se tu rimani indietro. E ha imparato a scegliere le persone, a diversificare chi resta e lotta e stringe i denti da chi invece si arrende e gira l'angolo; ha imparato a ringraziare per la presenza silenziosa e a tratti drammatica di Natalie, per i suoi pareri sputati tra i denti e mai addolciti, per le parole sincere e gli schiaffi dopo l'ennesima cazzata; ha imparato a ringraziare per il suo amico Niall, per la sua risata che le rischiara una giornata, per il bicchiere di birra a mezzanotte nel buio della cucina, per le abbuffate da McDonald's e le serate a guardare Grey's Anatomy e la musica a palla la domenica pomeriggio; ha imparato a ringraziare per la figura dolce e paziente di Liam, per le cene a casa sua quando il frigo è vuoto, per i libri a poco prezzo nella libreria dove lavora.
Alycia si sente felice, di una felicità mai costante e che alterna riso e pianto, rabbia e pace, ma che la riempie, la invade quando meno se lo aspetta - nel bel mezzo della notte, le coperte arrotolate addosso; mentre guarda Niall dormire sul divano, la bocca spalancata e una partita di calcio mai iniziata; quando Natalie le sorride e le dice che andrà tutto bene, e lei non può fare a meno di crederci.

#

{domenica 1° febbraio, Londra, ore 00:02 AM}
- Quindi non l'hai più visto? - le chiede Natalie accendendosi l'ennesima Marlboro e buttando fuori il fumo.
- Chi, scusa?
- Quell'Harry. Harry Styles. Sai, quel tipo alto e strafigo e ricco che è capitato in negozio tempo fa, che ti ha promesso un caffè.
Alycia alza gli occhi al cielo: Natalie ascolta fin troppo i variopinti racconti di Niall. - Perché, sarebbe dovuto tornare?
- Ma certo! - esclama Natalie poggiando la sigaretta in equilibrio sulla sua tazza di caffè e battendo le mani. - Ti sei vista? Certo che sarebbe dovuto tornare.
Alycia ride e poggia la sua collezione di smalti sul tavolino, facendo cadere la sigaretta di Natalie.
Le due amiche hanno occupato il piccolo salotto, approfittando dell'assenza di Niall, impegnato nel locale dove lavora come barista quattro giorni a settimana, dalle undici di sera alle quattro e mezzo del mattino - rientri all'alba e ritardi al negozio, gli occhi azzurri accesi dalle stelle e segni di rossetto sulla t-shirt. Natalie è rannicchiata nella poltrona mezza sfondata - la sua preferita -, la coperta sulle gambe e il suo fedele pigiama di Topolino. Alycia invece si butta sul divano e agguanta il suo bicchiere di caffè, che è almeno il sesto della giornata, e cerca di scaldarsi.
- Magari è gay - butta lì scrollando le spalle, ripensando ad Harry Styles.
Natalie quasi si strozza con il suo caffè e latte e scoppia a ridere. - Impossibile.
- Non puoi saperlo.
- Niall lo avrebbe capito.
- Niall è un'idiota.
- Nah.
Natalie si accende un'altra sigaretta e fruga nella scatola degli smalti, scegliendone uno blu della Rimmel. Si accuccia di nuovo sulla poltrona e apre il tubetto.
Alycia la osserva dipingersi le unghie corte e perennemente mangiucchiate e intanto pensa a Ciuffo Ribelle, mentre il caffè lentamente si raffredda tra le sue mani. Durante quei giorni trascorsi dal loro incontro ci ha pensato parecchio ed è arrivata all'ovvia conclusione che, dopo quasi tre settimane, probabilmente Harry Styles non è minimamente interessato, altrimenti sarebbe tornato per offrirle un caffè, come ha promesso. E invece niente, di lui neanche l'ombra. Il suo sorriso e le sue fossette e gli occhi bellissimi occupano la sua mente, ma lei li scaccia via, poggiando decisa il bicchiere sul tavolo basso e agguantando lo smalto nero, il suo preferito.
- Tornerà, Alycia - sente Natalie sussurrare.
Si volta a guardarla, intenta a soffiare sulle unghie per farle asciugare più velocemente, i capelli rossi raccolti in un nodo sulla testa, alcuni ciuffi ribelli davanti agli occhi, il sorriso sereno e acceso di furbizia. Alycia continua a guardarla senza dire niente.
- Insomma, sei figa, è un dato di fatto - aggiunge l'altra alzando la voce e ridendo. - E lo sai anche tu, e anche bene. Vedi di ricordartelo, quando Styles tornerà in negozio acceso d'amore per te.
Alycia non può fare a meno di ridere, come sempre con la sua amica. - Sei incorreggibile, Nat - dice scuotendo la testa. - Smettila di farti diecimila seghe mentali, non tornerà.
- Uffa, come sei noiosa, stasera! - esclama l'altra alzandosi in piedi e dirigendosi allo stereo. Lo accende e la voce di Lady Gaga invade il salotto e Natalie alza il volume.
Raggiunge Alycia sul divano e la fa alzare in piedi, trascinandola a ballare in mezzo alla stanza ingombra e tutte e due ridono come matte, mentre la luna sfila oltre la finestra e la notte si consuma; mentre Liam al piano di sopra studia Milton aggrappato al tavolo della cucina per non crollare; mentre Niall all'Hurricane prepara drinks e incrocia sguardi, preludio di pause dietro l'uscita di servizio e labbra sul collo e fiati sconosciuti.
Alycia e Natalie ballano e Gaga canta "Gypsy" e lo smalto si è ormai asciugato.


#


{domenica 8 febbraio, Londra, 10:30 AM}
Non appena gira l'angolo, svoltando in Portobello Road, Alycia lo vede.
Rallenta il passo solitamente rapido e deciso, prendendosi del tempo per studiarlo da lontano, per prepararsi al suo sguardo e per affrontarlo. Per un momento pensa che non sia lì per lei, che sia solo una mera coincidenza o una beffa. Uno scherzo del destino.
Harry Styles sta parlando al cellulare, cammina avanti e indietro lungo la porzione di marciapiede di fronte al negozio di dischi. Le mani corrono sovente a stropicciarsi nervosamente i capelli, ricci sulle spalle, spettinati e indomabili. Alycia pensa a come sarebbe passarci le dita attraverso.
Harry continua a parlare al telefono, lanciando però delle occhiate nervose al negozio ancora chiuso.
Alycia raggiunge la sua meta mentre lui è voltato e immerso nella conversazione. Il suono della serranda che si alza irrompe nella quiete domenicale di Notting Hill dove, alle dieci passate di mattina, sono tutti a fare colazione o, per tipi come Niall Horan, ancora a ronfare nel letto dopo l'ennesima notte insonne.
Alycia sente lo sguardo di Harry addosso, tra le scapole nascoste sotto il parka blu, sulle gambe fasciate nei jeans scoloriti e poi di nuovo sulla nuca, incastrato a cercare i suoi occhi nel riflesso di fronte a lei. E quando succede lei si ferma e semplicemente lo guarda, senza sapere cosa fare o dire per spezzare quella connessione che sa di tormento e ignoto, curiosità e attrazione. Poi lo vede avvicinarsi, le mani nascoste nelle tasche dello stesso cappotto nero che indossava la prima volta che lo ha visto, quasi un mese fa - e le sembra una vita.
- Ciao - lo sente accanto a lei e così alza gli occhi e incontra quel mare verde che la fa barcollare e per un attimo trattiene il respiro. Da vicino è ancora più bello. Dannatamente bello. Sente di odiarlo un pochino.
- Ciao - ricambia il saluto buttando fuori l'aria, i polmoni finalmente liberi.
- Ti aspettavo - inizia lui. - Sono qui dalle otto e mezzo, a essere sinceri. Ho sostato davanti alla caffetteria qui vicino sperando di vederti, e poi sono venuto qui - e nella sua voce c'è una sottile dose di fastidio, anche se ben celato.
"Io ti aspetto da quasi un mese, invece", vorrebbe ribattere Alycia, ma ovviamente trattiene la lingua tra i denti.
- La domenica apriamo alle dieci e trenta - risponde quindi scrollando le spalle. Davanti allo sguardo spaesato di Harry, gli indica il piccolo cartello con gli orari di apertura di tutta la settimana, attaccato al vetro accanto alla maniglia della porta.
Lui alza gli occhi al cielo. - Già - commenta e Alycia non può fare a meno di ridacchiare.
- Cosa c'è di tanto buffo? - le chiede, cogliendola alla sprovvista.
- Niente, niente - si affretta a rispondere lei, aprendo la porta ed entrando nel negozio buio, parzialmente illuminato dal pallido sole di febbraio, che non arriva però a dissipare le nuvole.
Una volta accese tutte le luci e soprattutto la radio - Ed Sheeran canta "Don't" - Alycia torna da Harry, che intanto si sta guardando intorno, le mani ancora in tasca, curioso come un bambino di cinque anni.
Alycia ne approfitta per studiarlo con attenzione, i jeans neri leggermente consumati, gli stessi stivali che ha già visto, il maglione bordeaux che si intravede sotto il cappotto, i capelli sempre più spettinati e apparentemente indomabili, la linea dura della mascella. Harry deve sentirsi osservato - studiato - perché alza gli occhi ad incontrare quelli di lei.
- L'altra volta non ho prestato attenzione alla musica che vendete - inizia lui, sentendosi in dovere di spezzare quel silenzio strano e di giustificare la sua evidente curiosità.
Alycia non risponde, il corpo appoggiato al bancone, le braccia incrociate sul petto, gli occhi intenti a scrutarlo - a studiarlo.
- La musica emergente è di qualità e i classici sono tanto particolari quanto introvabili.
Alycia lo osserva passare le dita su alcuni cd esposti, soffermandosi solo per un attimo e sorridendo impercettibilmente.
- Te ne intendi, di musica? - gli chiede allora lei, facendo qualche passo avanti.
- Diciamo di sì - risponde l'altro, sempre con quel vago sorriso che lascia sottintendere qualcosa d'altro ma senza approfondire.
- Sei del settore?
- Diciamo di sì.
Alycia lo guarda e non sa se avrebbe più voglia di baciarlo - baciare quelle labbra piene e velate di ironia - oppure mandarlo a quel paese una volta per tutte. Opta per la via più diplomatica. - Cosa posso fare per te, Harry?
Molto meglio rimanere sul professionale, visto che le due precedenti domande hanno ricevuto risposte insoddisfacenti.
- Veramente sono venuto qui per offrirti il famoso caffè, di cui molto probabilmente ti sarai dimenticata - ride lui avvicinandosi.
Gli occhi di Alycia manifestano un guizzo di interesse e vivacità e spera che Harry non le legga in faccia tutta la segreta soddisfazione che la sua proposta le ha provocato.
- Ho rischiato di dimenticarlo - risponde allora, schietta. - Sai, ho pensato che non ti saresti più fatto vivo... - aggiunge alludendo al tempo trascorso dal loro primo incontro. Sa che è un azzardo, ma abbandona ogni ritrosia, incoraggiata dalla sua presenza e dalle sue parole. Decide di buttarsi, nonostante con tipi come Harry ci si rischi di far male, e anche parecchio. Si rischia di imboccare una strada senza ritorno, piena di curve e in salita, dove alla fine forse ti aspetta un solido muro dove sbattere la testa e dove qualcuno troverà le tue macerie - il tuo cuore a pezzi. Ma Alycia se ne frega, in fondo ne ha già passate tante e non sarà certo Harry Styles a fermarla. E il flebile bagliore che lui le lascia intravedere sotto la sua corazza è troppo invitante per essere ignorato.
Harry si passa una mano grande dietro il collo. - Non sono sempre a Londra - e il suo tono è deciso a non aggiungere altro in merito.
Alycia annuisce, curiosa, ma decisa a non fare ulteriori domande. Lei non ama riceverne, soprattutto sulla sua vita, e così capisce un po' di più la stessa ritrosia che pervade le spalle contratte e il viso teso di Harry.
- Okay - dice solo, annuendo.
Lui alza il viso a guardarla. - Okay?
- Okay, prenderò volentieri un caffé con te - spiega sorridendo, impercettibilmente. Alycia si gode l'espressione di tronfo sul viso di Harry, prima di aggiungere: - Chiudo alle tre, però. Hai voglia di passare per quell'ora?
- Farò un giro qui intorno - risponde lui scrollando le spalle. - È da tanto che non vago per Notting Hill, ne approfitterò.
Alycia annuisce e sorride nuovamente. Sembra che la presenza allo stesso tempo ingombrante ma discreta di Harry le abbia come risucchiato la voce, privandola delle parole - a lei che non mancano mai.
- Ci vediamo più tardi, allora - conclude lui scrollando le spalle e continuando a guardarla intensamente, come a volerle penetrare dentro per scoprire la sua indole più nascosta.
- A dopo.
E lo guarda uscire dal negozio. Dopo essersi guardato un po' intorno, prosegue lungo Portobello Road, le mani di nuovo nascoste nelle tasche, le spalle leggermente ricurve come sotto un peso da portare.


#


NUOVO MESSAGGIO
DA: J.
Ciao, sorellona!
Quando posso chiamarti?


Alycia sorride tra sè e sè mentre rilegge il messaggio di suo fratello.
James Roberts sta prestando servizio in una delle accademie della Royal Air Force, fuori Londra, nella campagna inglese, ma sembra trovare sempre un momento per scriverle e farsi vivo, nonostante i mille impegni e l'addestramento serrato. Alycia è fiera di lui, così fiera che il cuore minaccia sempre di esploderle quando parla di lui o quando qualcuno le chiede notizie.


NUOVO MESSAGGIO
A: J.
ORA NON POSSO PARLARE!!
Ti scrivo più tardi, ok??
;)

La risposta arriva quasi subito, mentre Alycia spegne le luci del negozio e si appresta ad uscire. Intravede Harry dall'altra parte della strada, appoggiato al muro, una borsa di carta in una mano e l'inseparabile cellulare nell'altra.
Alza gli occhi quando lei esce sul marciapiede poco affollato e mette via il telefono, staccandosi dal muro per raggiungerla.
Alycia legge velocemente il messaggio di James.


NUOVO MESSAGGIO

DA: J.
Ok, FURBASTRA.
A dopo ;)

Alycia sorride ancora e, dopo aver abbassato la serranda, butta il telefono dentro la borsa e si volta. Ora Harry è di fronte a lei e le sorride.
- Da quanto sei qui fuori? - gli chiede lei avvolgendosi il collo in una pesante sciarpa grigia.
- Non da molto, non preoccuparti - risponde Harry scrollando le spalle.
- Oh, non mi stavo preoccupando - replica Alycia sincera e con una punta di ironia.
- Grazie, sei gentile - ora anche lui è ironico, ma i suoi occhi celano una sottile punta di divertimento.
- Figurati, detto da te è un complimento, Mr Simpatia.
Harry ride, questa volta, cogliendo il vago riferimento di Alycia al loro primo incontro in negozio. Alycia lo osserva e la sua risata è libera e alta, limpida. Sembra quasi abbassare le difese, mostrandosi per ciò che è realmente, ma dura solo un attimo, troppo breve per essere considerato parte integrante della realtà vissuta, troppo effimero; solido, quasi corporeo, ma allo stesso tempo aleggiante nello spazio tra loro come un fantasma. E, proprio con un fantasma, la risata si affievolisce, lasciando spazio ad altro. I muri tornano alti e il ragazzo lascia spazio all'uomo, serio e determinato, gravato da qualcosa di troppo grande per lui e che lo fa trincerare dietro le sue stesse barriere.
- Credevo di essere già stato perdonato - butta lì, mettendo sù un falso broncio molto poco realistico.
- Diciamo che potresti fare meglio offrendomi quel famoso caffè, che ne dici? - conclude Alycia, sorridendogli furbescamente.


#


"Caffè Nero" è discretamente affollato, a quell'ora, ma riescono miracolosamente a trovare un tavolino nell'angolo in fondo, accanto alla porta con sopra scritto "privato". Il piano in legno è sporco di caffè e Alycia pulisce la sua poltroncina da alcune briciole, prima di lasciarsivi cadere con un sospiro. Harry la osserva per un momento, prima di parlare.
- Cosa le porto, signorina?
- Cappuccino con doppio latte, grazie.
- Arriva in un momento - conclude Harry facendole un piccolo inchino ed è così buffo che Alycia non dice nient'altro, sorridendo semplicemente e guardandolo dirigersi verso il bancone, in coda dietro un paio di ragazzine urlanti e chiacchierone.
Si chiede come sia il vero Harry, se quello silenzioso e scontroso e quasi maleducato che ha visto la prima volta, o quello divertente e ironico e irriverente della seconda, oppure questo Harry inedito, scherzoso e ironico, il sorriso storto ma bellissimo e lo sguardo attento e penetrante. Si chiede perché quella prima volta si sia comportato in modo tanto scortese, con chi stesse parlando al telefono e perché fosse così spazientito e irritato; si chiede cosa l'abbia spinto a passare a trovarla dopo quasi un mese di silenzio, perché abbia insistito per quel caffè, cosa lo spinga a guardarla come la sta guardando adesso, mentre la coda davanti a lui si accorcia e li separano solo alcuni metri. Quali problemi lo affliggono quando si passa una mano nervosa dietro il collo o quando si riavvia i capelli ricci? Qual è la storia di Harry Styles? Cosa fa durante le sue giornate, dove lavora, dove vive - perché non è mai a Londra? Quali persone incontra e a chi vuole bene - chi ama? Passa le sue notti da solo o si stringe a qualcuna, le gambe allacciate e i corpi nudi?
Harry stesso la riscuote dai suoi pensieri decisamente intricati - è una che pensa molto, Alycia. Si strugge quasi, a forza di pensare. Ed è stancante. Distende le labbra in un sorriso mentre Harry le poggia davanti il suo cappuccino doppio latte e intanto prende posto nella sedia di fronte, togliendosi il cappotto nero e poggiandolo sullo schienale. Si rimbocca le maniche del maglioncino bordeaux, che gli ricade comodo sul petto ma non senza segnare le larghe spalle, e sorseggia tranquillo dal suo bicchiere. Alza lo sguardo quando si sente osservato e Alycia sobbalza leggermente, beccata in flagrante. Nasconde gli occhi nella sua schiuma.
- Che c'è? - le chiede.
Rialza lo sguardo e scuote la testa. - Pensavo al fatto che sei misterioso, Harry Styles. Non credo di aver capito molto di te.
- Ah, no?
- Già. E io sono piuttosto brava a capire le persone. A pelle, capisci?
- È come un sesto senso?
Alycia ci riflette sopra e scuote la testa. - Non credo, no. Di solito le mie prime impressioni su una persona si rilevano quasi sempre esatte, quindi parlerei più di scienza piuttosto che intuito.
Harry ride e Alycia lo guarda, aggrottando le sopracciglia.
- Scusa - aggiunge lui in fretta in risposta al suo sguardo. - Scienza? Nei sei certa? Sei così sicura delle tue impressioni e sensazioni da definirle scienza?
- Direi di sì - asserisce lei bevendo un lungo sorso di caffè e passandosi poi la lingua sulle labbra. Harry continua ad osservarla e qualcosa gli passa nello sguardo e ne illumina per un attimo il verde.
- Sentiamo, allora. Cosa hai capito di me?
Alycia poggia il bicchiere e si sporge in avanti, i gomiti sul tavolo e lo sguardo concentrato. Harry è vicinissimo e ne può sentire il profumo, dolce e aspro allo stesso tempo. Gli osserva per un attimo la linea decisa della mascella, le labbra umide piene e dischiuse, la vena pulsante del collo; i capelli spettinati e selvaggi, il modo in cui i suoi occhi seguono quelli di lei nella sua minuziosa indagine, senza lasciarli un solo istante; le grandi mani intrecciate sul tavolo e il tatuaggio a forma di croce tra l'indice e il pollice; gli anelli e un'àncora a marchiargli il polso sinistro.
- Sei decisamente del settore musicale, ci lavori, anche se non so ancora bene di preciso cosa tu faccia - inizia Alycia tornando a guardarlo negli occhi. - Non credo il cantante, altrimenti avrei riconosciuto il tuo bel faccino o quanto meno il tuo nome. E, dalle risposte piuttosto vaghe e stringate che mi hai rifilato prima, non ti piace parlarne. Non so perché ma la cosa mi incuriosisce.
Harry si limita a guardarla, ascoltandola con attenzione, senza battere ciglio.
- Hai detto che non sei sempre a Londra, il che vuol dire che non ci vieni spesso. Almeno non quanto vorresti. O dovresti? - Alycia inclina la testa, pensierosa, poi prosegue. - Dall'accento direi che sei nato fuori Londra, probabilmente a nord ovest, non posso dirlo con precisione, ovviamente. Quindi, o ti sei trasferito qui ma lavori fuori e non passi molto da casa oppure qualcosa ti richiama in città, un impegno che però è gravoso, un impegno che fa riemergere ferite ancora calde, qualcosa che ti grava sulle spalle, lo vedo da come cammini. C'è questo cosa del tuo passato che ti porti dietro come un fardello, troppo pesante da reggere, ma ti ostini a portarlo da solo. Mi sembri un tipo solitario e non particolarmente incline alle nuove conoscenze e questo ci porta a noi. Perch-
- Okay, basta così.
Harry la interrompe, la voce tesa ma decisa. Alycia lo guarda, stupita e intimamente ferita. Harry la guarda di rimando e gli occhi verdi sono adombrati da qualcosa di molto simile alla collera, ma che sparisce quasi subito, quando comprende la durezza delle sue parole, e l'istinto che le ha guidate svanisce.
- Scusami - si affretta infatti ad aggiungere allungando una mano e poggiandola su quella di Alycia. - Sono un deficiente. E finisco sempre per comportarmi da maleducato.  
Lei rimane in silenzio, perché non sa quantificare il sollievo misto alla delusione, la morsa che le attanaglia lo stomaco e le lacrime che premono agli angoli degli occhi, la voglia di alzarsi e scappare via e l'attrazione che la spinge invece a restare e ogni terminazione nervosa sente la mano di Harry sulla sua, la sua pelle calda, la forma degli anelli che preme un po' di più, come a volerla trattenere. Resta.
E Alycia è immobile e lo guarda - aspetta.
E Harry è immobile e la guarda - respira.
- Mi dispiace - rompe il silenzio lui alla fine, portandosi la mano libera dietro il collo. - Mi dispiace essere scattato così, è che... - indugia. - Hai toccato un nervo scoperto.
Alycia annuisce e basta, sposta lo sguardo ovunque intorno a lei e come una stupida cerca Natalie, ma Natalie non c'è, la domenica è a casa e in quel momento è sicuramente da Liam, a ridere, baciarlo e bere cioccolata. E lei è lì con Harry Styles, e lui la tiene in pugno, nonostante non sappia niente di lei, ma è come se invece sappia tutto.
Sente lo sguardo di lui cercarla, così lo accontenta e fissa i suoi occhi azzurri in quelli verdi di fronte a lei, decisi e fermi.
- È anche colpa mia - dice alla fine rompendo il silenzio pieno di parole non dette. - Non avrei dovuto psicanalizzarti a quel modo, sono stata irritante e impicciona.
- Avevi ragione - dice Harry senza preavviso, mancando per un soffio di interromperla nuovamente.
Alycia lo guarda, soppesando le sue ultime parole. Attende.
Harry sospira. - Avevi ragione su tutto.
- Non sei obbligato a darmi ragione solo perché vuoi fare ammenda, sai?
Tra loro si apre uno spiraglio di ironia e Alycia rivede l'altro Harry, quello irriverente, riemergere dalle nebbie.
- Non mi sento minimamente obbligato, tranquilla. Di solito quando dico le cose sono sincero, altrimenti sto zitto e basta.
Alycia non dice niente, come aspettando che da lui arrivi qualcosa in più. Harry giocherella con le sue dita lunghe e sottili e lo fa con una familiarità che minaccia di schiacciarla. Quel primo contatto tra i loro corpi sembra scontato, naturale, bello. Sembra che le sue dita abbiano aspettato solo di essere cercate da quelle di lui, come la pelle quando riconosce un'altra pelle, come qualcosa di intrinsicamente giusto, e non ti chiedi neanche più come sia possibile.
- Lavoro nell'ambiente musicale - comincia lui lentamente, come cacciando fuori ogni parola. - Scrivo testi. E, prima che tu me lo chieda, ho scritto testi anche piuttosto famosi, nella mia vita, per artisti altrettanto famosi, ma non mi va di parlarne. Davvero. Almeno non ora.
"Non ora" implica senz'altro un "magari la prossima volta" e Alycia intravede altri giorni e altre parole, altri caffè e altre dita intrecciate, ma scaccia via ogni congettura, abbracciando la razionalità.
- Vivo tra New York e Los Angeles, più che altro in quest'ultima, e vengo a Londra praticamente una volta al mese. Sono nato nel Worcestershire e cresciuto nel Cheshire, ma mi sono trasferito a Londra, dove in realtà vengo molto poco. Mi mette tristezza.
Alycia si chiede come una città come Londra possa mettere tristezza ad un essere umano, ma poi comprende che la tristezza di Harry è direttamente proporzionale al motivo implicito per cui viene a Londra una volta al mese e che è sicura non le dirà. Almeno non ora.
- Okay - dice solo lei annuendo.
- Ti basta, come spiegazione? Per ora... - chiede Harry sorridendole leggermente.
- Mi basta, sì.
Gli sorride perché non può fare altro.


#


Alycia ed Harry si fermano in Colville Square, sul marciapiede di fronte a casa di lei. La finestra di fronte, quella del salotto, è leggermente dischiusa e dall'interno arrivano le note di una chitarra.
Harry tende le orecchie, in ascolto, e Alycia scrolla le spalle. - È il mio coinquilino. Suona.
- È bravo.
- Già - concorda lei ridendo. - Suona praticamente da sempre.
- Sembra simpatico - butta lì Harry sorridendole e stringendosi nel cappotto scuro.
- Lo è, quando non fa il coglione.
Ridono entrambi e Alycia pensa che non si stancherebbe mai di sentire Harry ridere.
In caffetteria, dopo la parentesi iniziale, hanno finito per chiacchierare animatamente delle loro vite mezze incasinate, del caos di Londra, della bellezza di Notting Hill e di musica e film iniziati e mai finiti e libri - anche e soprattutto di quelli che Harry ha acquistato alla libreria di Liam mentre aspettava che arrivassero le tre.
- Magari me lo presenti, la prossima volta.
- Magari ti faccio salire, la prossima volta.
Harry la guarda intensamente e Alycia ricambia lo sguardo e cose non dette e parole sottintese rimangono nell'aria, inespresse ma fin troppo grandi. Alycia finisce per sorridergli furbescamente, come le piace di più, e lui sembra intuire ciò che la bocca non dice ma che gli occhi trasmettono, perché si passa una mano dietro il collo e sospira, senza smettere di guardarla.
Come un flash repentino, Alycia si mette a frugare nella borsa e, dopo aver scansato una barretta ai cereali aperta, mangiucchiata e mai finita e un pacchetto di Lucky Strike mezze vuote, trova quello che cercava. Afferra una mano di Harry e lui la guarda sorpreso mentre lei gli scarabocchia il suo numero di telefono sul palmo, sulla pelle chiara e morbida. Poi rialza gli occhi su di lui e gli sorride.
- Scrivimi, quando hai tempo e se hai voglia. Magari tra una corsetta sul Sunset Boulevard e l'altra  - e ride ed Harry con lei.
- D'accordo, Roberts.
Alycia annuisce. - Ora è meglio che vada, o Niall darà di matto.
- Peggio di un padre apprensivo - ride ancora Harry.
- È un migliore amico apprensivo e sì, è anche peggio - risponde lei e per un attimo la parola "padre" le provoca una fitta nello stomaco che però ricaccia via, decisa a non lasciarsi trasportare dal dolore e dai ricordi.
Harry la saluta con un bacio sulla guancia e Alycia chiude gli occhi per un attimo infinitesimale mentre le labbra calde di lui le toccano la pelle fredda e non fa nient'altro a parte guardarlo andare via dopo un ultimo saluto, la figura alta e schiva, le mani in tasca, un'aura di malinconia che gli aleggia intorno come una maledizione.


#
 


{domenica 1° febbraio, Los Angeles, ore 00:02 AM}
Harry guarda l'orologio appeso nella piccola cucina - un mega frigorifero a due ante, mobili grigi dal design moderno, un quadro di arte moderna appeso alla parete tra il forno e la finestra. La casa è silenziosa - come sempre quando non organizza qualche festa spinto dagli amici della casa discografica per la quale lavora o qualche cantante dopo l'ennesima, fruttuosa collaborazione.
Si avvicina al bancone in acciaio e guarda la scatola di "Joan's On Third" di fronte a lui. Butta via il biglietto allegato senza nemmeno aprirlo e prende dall'interno un cupcake al cioccolato. Piazza una candelina al centro del dolce e si dirige in salotto.
Los Angeles è illuminata a giorno dietro la vetrata e Harry si lascia cadere sul divano, sospirando. Occhieggia il suo telefono, costantemente illuminato a causa dei vari messaggi di auguri che lo stanno sommergendo da due minuti a quella parte. Non gli interessano, però. Poggia il dolce sul tavolino in cristallo di fronte a lui e accende la candelina con un accendino. La fissa per qualche secondo, incantato dalla piccola fiammella ondeggiante. Gocce di cera cadono sul cupcake che tanto non mangerà.
Poi si china in avanti. - Buon compleanno, Harry - sussurra tra sè e sè, e spegne la candelina.



NOTE
  • Titolo e citazione arrivano da "Hold Me Down" di Halsey.
  • L'idea per il nome del locale in cui lavora Niall, l'Hurricane, mi è arrivata dall'omonima canzone di Halsey - che come avrete capito mi ha ispirata molto.
  • "Gipsy" - Lady Gaga.
  • "Don't" - Ed Sheeran.
  • Il fratello di Alycia, James, studia in una delle accademie della Royal Air Force: purtroppo non conosco l'esatto funzionamento della RAF, mi sono presa una licenza poetica, perdonate eventuali errori.
  • "Caffè Nero" esiste davvero in Portobello Road, sfortunatamente non lo ricordo perfettamente: si confondono tutti, chiedo venia.
  • Per quanto riguarda il lavoro di Harry, non so come funzioni nello specifico l'azienda musicale e mi scuso per qualsiasi eventuale errore commetterò d'ora in poi.
  • "Joan's On Third" è una vera pasticceria di LA.

Sbrigate le note, mi ritrovo come sempre con poche cosette da aggiungere, a parte che in questo capitolo conosciamo ancora meglio sia Harry sia Alycia e in misura minore Natalie e ci avviciniamo sempre più agli eventi che direttamente precedono il prologo. Nel prossimo capitolo verrà svelato un altro importante tassello di questa storia e qualcun altro entrerà in scena. L'identità di questi due nuovi "personaggi" è piuttosto facile da indovinare. Solo uno dei due parlerà, lascio a voi le previsioni. E non temete, Harry ci sarà.

Ringrazio nuovamente di cuore tutti coloro che leggono/recensiscono e seguono/preferiscono e vi lascio come sempre il mio contatto FACEBOOK, dove presto potrebbe arrivare l'album dedicato ai personaggi, e infine Harry e Alycia.

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Capitolo 4
*** Capitolo III - Bite. ***


Aftertaste - cap3
Prima di lasciarvi al capitolo,
vi ricordo che ci ricolleghiamo finalmente agli eventi del prologo,
quindi scopriamo cosa succede prima di tutto.
Spero vi piaccia, buona lettura.
{Scusate ma sto litigando con l'impaginazione,
credo che questa sia la versione definitiva.}




Aftertaste.

Capitolo III.
Bite.
[Marzo 2015.]

"Kiss me on the mouth and set me free
Sing me like a choir
I can be the subject of your dreams
Your sickening desire".



"Reckless Serenade" è appena cominciata quando Alycia arriva alla festa organizzata da Liam Payne nel suo appartamento. La musica è alta quanto basta, i bicchieri sono pieni di birra e altri alcolici e le risate si sentono dal piano inferiore. Entro l'una partirà una chiamata di segnalazione da parte della signora Hughes, al quarto piano, che odia il rumore e le feste e i ragazzi vocianti.
Ad aprirle la porta è la sua amica Natalie, i capelli rossissimi raccolti sulla nuca in uno chignon scomposto, le belle gambe nascoste sotto un paio di collant neri rotti su un ginocchio, un microscopico vestitino argentato e i Dr Martens slacciati.
- Alycia, amore! - esclama facendola entrare, depositandole poi un bacio umido sulla guancia (e sa di qualcosa a metà tra la vodka lemon e il profumo forte di Liam sul collo).
- Sono in ritardo, scusa, ma non trovavo nulla da mettermi.
- Saresti potuta scendere in pigiama, tanto qui c'è la solita gente che conosci.
Nat le sembra un po' brilla e Alycia la guarda da sotto le ciglia, decretando che sì, è brilla. Ride.
Alla fine ha acchiappato la prima t-shirt trovata, ancora stesa ad asciugare in ingresso, nera con una stampa floreale, e ha indossato i suoi jeans grigi preferiti, tagliati sulle ginocchia, stretti e consumati, e un paio di Converse bucate. I capelli sono un disastro, ma non ci fa caso.
Segue Natalie nello striminzito salotto di casa Payne, che è decisamente troppo affollato, pieno di gente che non conosce, contrariamente a quanto asserito dalla sua amica. I presenti sono divisi in piccoli gruppi, qualcuno accanto alla finestra che affaccia sul giardino stretto tra quattro mura, altri sparsi dietro il divano in pelle marrone, sul tappeto persiano ormai consunto e macchiato, vicino alla porta della cucina, incastrati nel passaggio, e qualcuno riempie i bicchieri con leggerezza, mentre il cielo scurisce sempre più e la luna si fa attendere.
Alycia si guarda intorno e saluta un paio di persone con la mano e un sorriso tirato e poi gira al largo, decisa ad evitarle. Natalie è ancora con lei e sta parlando con una ragazza bassa ma bruttina, una compagna di corso di Liam, che ride troppo sguaiatamente e beve avidamente birra dal suo bicchiere di carta e annuisce ad ogni cosa Natalie le dica. Alycia distoglie lo sguardo perché ha deciso che le dà fastidio e si sposta tutto intorno nella stanza. Individua Niall Horan spalmato sulla poltrona in tessuto nell'angolo, accanto alla libreria: sta bevendo anche lui - sicuramente birra - e ride in compagnia di un paio di ragazzi che lei non conosce. La t-shirt azzurra che indossa è abbinata ai suoi occhi. Lui intercetta il suo sguardo, dice qualcosa agli amici e si alza per raggiungerla.
- Ce l'hai fatta - esclama senza neanche salutarla.
- Ciao anche a te, Horan - replica lei incrociando le braccia al petto.
Niall ride e alcune ragazze si voltano a guardarlo. Alycia le osserva per qualche secondo e queste si girano dall'altra parte, parlottando tra loro.
- La finisci di spaventarle tutte?
- Io non spavento nessuno, a parte le oche senza cervello. Lo faccio per te, lo sai.
Niall ride di nuovo e poi fa un cenno intorno a sè. - Liam ha invitato un sacco di gente, stavolta.
- Già, non ne conosco la maggior parte - e Alycia si guarda nuovamente intorno, sentendosi leggermente spaesata e fuori luogo.
- E vai a conoscere questa maggior parte, no? - le sussurra Niall facendole l'occhiolino.
Alycia ride. - Non ci tengo, grazie lo stesso.
- Andiamo, non starai ancora pensando a quell'Henry...
- Harry - lo corregge prontamente lei, pentendosene subito dopo. Si mordicchia il labbro inferiore, sulle spine. Il suo amico la guarda, le mani sui fianchi, un'espressione severa che mal gli si addice ma che ogni tanto sfodera solo per lei.
- Alycia...
- Okay, okay, lo so - si affretta a precisare lei alzando le mani e cominciando ad indietreggiare. - Me l'hai detto, e ho recepito il messaggio: troppo inconsistente e incostante. Va bene.
Si allontana sempre più da Niall e sorride, mentre lui la guarda andare via, e alla fine non può fare a meno di ridere. Nessuno si volta a guardarlo, questa volta, e Alycia sparisce in cucina.


#


Alycia è seduta sul davanzale della finestra, la schiena contro il vetro, un bicchiere ancora mezzo pieno poggiato lì accanto, e ha caldo. Le cose non si sono fatte interessanti, per niente. Non è andata a conoscere "la maggior parte", come le ha suggerito Niall, anche perché non le interessa. Preferisce vivere nella sua piccola cerchia, protetta, senza interferenze esterne.
Con Harry è stato diverso. Con lui ha sentito fin da subito una strana connessione, un legame istantaneo che l'ha spiazzata, confondendola e mandandola in tilt. La loro ultima conversazione le frulla ancora per la testa, seguita dal breve scambio di parole sotto casa sua. Vuole saperne di più, vuole conoscere meglio Harry, vuole viverlo. Sa che lui non è una di quelle persone che si fanno conoscere facilmente, è barricato in se stesso, nascosto dietro alti muri e Alycia l'ha capito. Eppure quando pensa a lui sente lo stomaco ribollire, il cuore le esplode nel petto e le gambe le tremano. Natalie asserirebbe che è l'inizio dell'amore,  ma Alycia non glielo dice, perché sa che potrebbe avere ragione, ma allo stesso tempo sa anche che è impossibile, è stupido, è folle. Lei non ama Harry Styles. Lo conosce a malapena. Non lo ama e non lo sente da sette giorni.
Si sono scambiati dei messaggi, nel corso di quel mese, e Alycia ha creduto davvero che quell'Harry fosse diverso dall'Harry scostante che emergeva ogni tanto, quell'Harry che faceva fatica a capire. Alycia ha creduto che fosse l'inizio di qualcosa e invece si è rivelata la fine di tutto. Dopo l'ultimo messaggio in cui le diceva che le avrebbe scritto perché al momento era impegnato in casa discografica, da Harry non erano più arrivate notizie. Alycia tace ancora, non sa se scrivergli lei stessa, rompere il silenzio, farsi viva e fargli presente che lo è e lo aspetta, oppure continuare a tacere perché forse è meglio così, ché tanto sarebbe stato troppo difficile e troppo doloroso e lei nemmeno sa come gestirla, una relazione normale, men che meno a distanza. Londra e Los Angeles sono divise da otto ore di fusorario, da circa ottomilasettecentosessanta chilometri e da differenze climatiche, sociali e politiche che costituiscono un divario difficile da colmare, una distanza abissale quanto l'Oceano, e loro due sono agli estremi di questo abisso, lontani e divisi, e tutti i messaggi di questo mondo non potrebbero mai colmare il vuoto. Alycia se ne rende conto, è per questo che mette via il cellulare nella tasca dei jeans, senza scrivergli, senza cedere a quell'improvvisa voglia, ché probabilmente Harry si è dimenticato di lei, troppo impegnato com'è, ché è fin troppo semplice, per uno come lui, è fin troppo normale e banale in questa sua normalità, ché forse è solo una delle tante che lo cercano e che si illudono di poterlo trovare, senza successo.
Osserva la gente intorno a sè ridere e scherzare e bere e cerca Natalie tra la folla accalcata - che nelle ultime due ore è notevolmente aumentata e si chiede come sia possibile farla stare tutta nel salotto di Liam - ma non la trova e sbuffa, alzando gli occhi al cielo. Poi un movimento attrae la sua attenzione e con la coda dell'occhio individua due persone sulla porta della stanza, e stanno parlando con il padrone di casa. Si volta e li vede distintamente, ora, anche se parzialmente nascosti dietro l'ampia schiena di un ragazzo che sembra un giocatore di rugby.
Con un balzo, Alycia scende dal davanzale e si siede a gambe incrociate per terra, da dove può ancora vederli attraverso il groviglio di gambe che li dividono, ma senza essere vista - non vuole essere vista, lo realizza nel momento esatto in cui li riconosce. Non sono cambiati per niente, pensa. Louis Tomlinson indossa ancora lo stesso giubbino di jeans consunto e troppo grande per lui, con un taglio sotto il taschino, le mani infilate con noncuranza nelle tasche. I jeans neri gli stringono le gambe e la t-shirt dello stesso colore gli segna i muscoli dell'addome. Delle vecchie Vans verde militare sono le stesse Vans che hanno comprato insieme, in un negozio a Camden, in un pomeriggio estivo. Lo ricorda come fosse ieri. Gli occhi troppo azzurri di Louis sono fissi sul volto di Liam, in piedi davanti a loro, le mani nelle tasche dei jeans chiari. Accanto a Tomlinson, Zayn Malik invece sonda la stanza tutto intorno, come alla ricerca di qualcuno o qualcosa, e non sembra prestare molta attenzione a ciò che Liam ha da dire loro. Alycia ricorda bene i jeans sdruciti che indossa, grigio scuro, strappati sulla coscia destra; ricorda bene il maglione di un altro grigio, leggermente sfilacciato sui polsi magri; ricorda bene gli anfibi neri, i lacci spessi, il buco sotto la suola; ricorda bene il parka verde che indossa, le tasche che contengono il tabacco e le cartine, l'accendino sempre scarico, il vecchio cellulare sgangherato dei tempi del liceo ma che ancora funziona alla grande, e quelle mani grandi e magre, nervose ma attente; ricorda bene la barba leggermente incolta che gli irrobustisce la mascella e che le prudeva sulle guance, gli occhi color ambra che svolazzano qua e là e che quando ti si piantano addosso non c'è verso di scappare, la lingua incastrata tra i denti quando sorride e lo sguardo storto quando deve rispondere ad una domanda; ricorda bene i tatuaggi sulle braccia forti, i bracciali di pelle al polso destro, i capelli scuri che adesso sono più lunghi e tirati indietro, leggermente umidi; ricorda bene i vestiti tolti e quelli dimenticati chissà dove, le corse a perdifiato nella metro, le sigarette fumate a St James's Park seduti su una panchina fredda, le mani che la toccano e la sfiorano; ricorda bene i baci sul collo, i morsi, i gemiti, la sua auto scassata sotto casa e la gita ad Oxford e il suo piccolo appartamento a Shoreditch dove a volte salta il riscaldamento e si muore di freddo. Alycia ricorda ogni cosa.


#


- Mi dispiace, tesoro - inizia Natalie, le mani unite in preghiera davanti al volto dell'amica, che cerca di schiacciarsi contro il muro esterno del piccolo balconcino di Liam, evitando di essere vista dall'interno. - Mi dispiace, non sapevo che Liam li avesse invitati...
Alycia respira profondamente. - Non c'è problema, davvero. Passerò il resto della mia serata qui fuori, aspettando che se ne vadano.
- Sei troppo rigida, Alycia - la sgrida Natalie incrociando le braccia al petto. - Devi solo salutarli se li vedi e poi girare loro al largo.
- Facile per te ma non per me. E conosci bene Zayn Malik. Non voglio vederlo. Non voglio parlarci.
- Lo so che è difficile - e Natalie le sfiora un braccio con le dita leggere. - So anche che non potrai evitarlo per sempre, però...
- Lo so anche io - ribatte Alycia cercando le sigarette che ha lasciato scivolare nel giaccone di Liam che si è frettolosamente messa addosso prima di uscire. - Lo so, credimi, ma non voglio vederlo adesso.  
Natalie sospira e poi si accende anche lei una sigaretta ed entrambe fumano in silenzio, osservando la notte prendere forma. È un silenzio strano, carico di parole non dette ma che non sono necessarie, perché Natalie semplicemente sa - e le basta.
- Prima stavo per scrivere ad Harry - butta lì Alycia facendo cadere la cenere nel piccolo piattino che Natalie ha poggiato sul davanzale esterno, attenta a non esporsi troppo. Dall'interno arrivano le voci leggermente attutite dei presenti, la musica che si è fatta un po' più alta e qualche accenno di risata. Alycia vorrebbe essere come tutti gli altri.
Sente lo sguardo della sua amica piantato addosso e sente il suo cervello elaborare una risposta che non sia un insulto. - Cazzo, Alycia - e si passa una mano sui collant che sono ancora più rotti.
- Lo so - continua lei sottolineando l'ovvio. - Sono una cogliona, ma alla fine non l'ho fatto. Capito? Non l'ho fatto.
- Ho capito che non l'hai fatto, quello che non capisco è perché cazzo si comporti così, quell'idiota - borbotta.
Alycia espira del fumo e lo guarda fluttuare via nella notte. Lo sguardo si perde oltre i tetti delle case di fronte e il silenzio preme un po' di più su di loro.
- Non mi importa - dice alla fine. - Davvero. Non me ne importa niente.
- Dici così adesso, cambierai idea quando lui tornerà qui. E ti verrà a cercare. Perché ti verrà a cercare, Alycia. Lo so.
È incredibile come Natalie sia così sicura di sè e delle sue convinzioni. Una sicurezza che la rende bella e seria e temibile dietro quelle apparenze da angelo preraffaellita.
- Sai troppe cose, Nat.
- Ne sono cosciente - asserisce lei annuendo e schiacciando la sigaretta nel posacenere. Si stringe nelle spalle. - So anche che non vuoi soffrire, non dopo Zayn. Lo so e capisco cosa provi, anche se non direttamente. Soffro attraverso di te, Alycia, perché sei la mia migliore amica e ti voglio bene, e proprio perché è così, ho il dovere morale di farti il culo, ogni volta che ti demoralizzi e ti butti giù e fai la stronza con te stessa. Okay?
Alycia non può fare a meno di ridere. - Okay - dice solo annuendo e sorridendo all'amica.
In quel momento, la portafinestra si apre e Louis Tomlinson sbuca sul piccolo balcone. I capelli castani sono spettinati e sparano da tutte le parti e tiene ancora le mani in tasca mentre avanza lentamente e le guarda, in silenzio.
Alycia ne studia il volto bello e magro, le guance leggermente incavate che gli conferiscono un'aria sofisticata, l'accenno di barba chiara sul mento e la mascella, gli occhi così azzurri da fare male, le labbra sottili. È bello e sa di esserlo, Louis. È letale nella sua spavalderia. Sfrontato.
- Avete una sigaretta, ho dimenticato le mie? - chiede, stringendosi nelle spalle magre.
Alycia è immobile mentre Natalie tira fuori il pacchetto di Marlboro e glielo tende. Louis ne prende una e se la fa accendere, fissando Natalie attraverso la fiamma. Poi fuma lentamente, buttando fuori il fumo senza fretta. Alycia lo fissa, silenziosa, mentre i minuti scorrono e la sigaretta si accorcia.
- Vado a vedere se Liam ha bisogno di me - e Natalie si affretta verso la porta, sfregandosi le mani imbarazzata. - Ci vediamo dopo.
Nessuno dei due sembra accorgersi di lei e di quello che dice e Alycia sente solo il suo sguardo addosso un'ultima volta prima che sparisca all'interno.
- Come stai? - le chiede Louis nell'esatto momento in cui spegne la sigaretta sotto la suola delle sue Vans e poi la butta nel posacenere. Ora la guarda fissamente.
Alycia scrolla le spalle. - Esisto.
Louis annuisce. - Mi dispiace di essere sparito così.
- Sei uno stronzo, lo sai?
Louis annuisce ancora, sorridendo impercettibilmente. Non dice niente.
Alycia si stacca dal muro e si appoggia al parapetto. E chi se ne frega se qualcuno può vederla.
- Non ci vediamo e non ci sentiamo da quanto? - rompe il silenzio Louis alzandosi da una delle sedie che Liam tiene sul balcone e sul quale si è seduto per fumare. - Sei? sette mesi? e la prima cosa che mi dici è "sei uno stronzo"?
- È perché lo sei, Tomlinson, non c'è bisogno di offendersi.
- E chi si offende, Roberts.
Fa così perché non vuole ammettere che forse possono essere stati amici, seppur con le dovute cautele, che avevano condiviso Zayn, e che i rapporti - seppur di differente natura - che li legavano a lui costituivano un ponte tra loro, tra due persone così intrinsecamente diverse. Con la coda dell'occhio lo vede appogiarsi anche lui al parapetto, accanto a lei, con naturalezza, come se si fossero visti soltanto ieri, in qualche locale o nella casa che Louis divide con Zayn, un rapido incrocio in un corridoio semibuio, mentre Alycia cerca il bagno e lui un bicchiere d'acqua in cucina. Si sono sempre incrociati al limitare delle loro esistenze, senza sentirsi in dovere di dirsi alcunché. E a tutti stava bene così. Nonostante il silenzio, però, Louis era comunque sempre presente, chiassoso ai limiti dell'assurdo ma discreto, sprezzante ma gentile quando Alycia litigava con Zayn e se ne andava sbattendo la porta e poi tornava sempre e lui le apriva, facendola entrare senza una parola ma solo un semplice sorriso teso sulle labbra, indifferente ma paziente, come quando non le chiedeva di accompagnarlo a fare acquisti, un paio di scarpe come la spesa, ma lei lo seguiva comunque - soprattutto quando Zayn non c'era e lei doveva aspettarlo e si annoiava.
- Non mi chiedi come sta? - rompe il silenzio Louis, il tono di voce imbronciato.
- No, non mi interessa più di tanto, sono sincera.
- Si è pentito molto, Alycia. Era davvero a pezzi, era devastato quando lo hai lasciato.
- Devo ricordarti che lui ha devastato me, Louis? - e lo guarda negli occhi, cerca quei pezzi di cielo così distanti e freddi, e lui sembra capire, perché annuisce e poi distoglie lo sguardo.
- Prima o poi dovrete parlare, e lo sai - e le ricorda terribilmente Natalie e altri "lo so". - Non potrete andare avanti ad ignorarvi ed evitarvi, soprattutto perché frequentate le stesse persone.
- Adesso no - risponde Alycia, le mani nelle tasche del giaccone troppo grande. - Magari domani, o tra un mese, sei, un anno. Chi lo sa?
Louis scrolla le spalle e la guarda andare via.


#


- Cosa voleva Tomlinson, prima?
Alycia si riscuote e si volta, sbirciando olte la spalliera del divano in salotto.
Niall è appoggiato allo stipite della porta, indossa ancora la t-shirt azzurra e sembra stanco. Alycia ha lasciato la festa di Liam subito dopo la conversazione avuta con Louis. Non ha nemmeno cercato Natalie o salutato Liam. Ha scritto alla prima un messaggio, promettendole che le avrebbe spiegato il giorno dopo, e mandando dei saluti per il suo ragazzo. È tornata a casa, si è messa il pigiama e si è fiondata sul divano, bevendo del tè e cercando di non pensare a Zayn Malik e alla sua ingombrante presenza al piano di sopra proprio in quel momento, ad Harry Styles e a cosa diamine stesse facendo a Los Angeles, e a se stessa, perché si sentiva troppo stupida e patetica e ridicola. Avrebbe tanto voluto gridare a pieni polmoni. E ora Horan le chiede di Louis. Che serata di merda.
- Le solite palle - risponde lei appoggiandosi nuovamente allo schienale e fissando la televisione spenta di fronte a sé. Sente Niall muoversi e avvicinarsi. Poco dopo le si siede accanto e le cinge le spalle con un braccio e lei semplicemente si lascia abbracciare, poggiando la testa sulla sua spalla che sa di fumo e sapone. Rimangono in silenzio per un po' e si sentono solo i loro respiri cadenzati a rompere l'immobilità della stanza.
- Tu credi che Zayn si sia pentito?
Alycia sente Niall trattenere il respiro per un attimo, per poi rilasciarlo lentamente. - Perché me lo chiedi?
- Perché Louis ha detto che era "devastato".
- Non dare ascolto a Louis, farebbe di tutto per difenderlo.
- Credo fosse sincero - e Alycia sente Niall irrigidirsi. - Davvero. Ma non me ne importerebbe, anche se fosse così. Non mi importa più di Zayn.
Il suo amico le carezza la testa goffamente, com'è tipico di lui, e Alycia sorride, perché si sente a casa e protetta e perché l'abbraccio di Niall sa di familiarità, di calore, di serate al cinema a vedere vecchi film in bianco e nero e a mangiare pop corn e nachos, dei concerti ad Hyde Park in estate, le note di una canzone e una bottiglia di Guinness, delle serate all'Hurricane aspettando la fine del suo turno, per poi vagare abbracciati per le strade di Mayfair e finire sulle panchine di un parco a veder sorgere il sole; sa del suo profumo lieve dopo la doccia, i capelli grondanti acqua sul pavimento del loro appartamento, mentre lei è accoccolata sulla poltrona sotto la finestra e mangia della pizza ormai fredda; sa del temporale mentre loro due dormono nel letto di lui, vicini, senza alcun imbarazzo, e condividono gli stessi sogni. Vorrebbe tanto ringraziarlo, ma preferisce tacere, ché il silenzio non ha mai avuto peso, tra loro.


#


[Cinque giorni dopo.]
La porta del negozio si apre lentamente mentre Alycia è china dietro il bancone a sistemare alcuni vecchi registri. Niall è scappato via alla fine del suo turno per andare chissà dove e le ha lasciato da finire il grosso del lavoro. Piove da un po', ormai, e i clienti scarseggiano. Il pomeriggio sembra eterno e Alycia vorrebbe tanto mandare avanti gli orologi per poter essere già a casa, accoccolata sul divano a guardare The Walking Dead o a mangiare schifezze davanti al frigorifero.
Quando si raddrizza e alza gli occhi, i quaderni polverosi che tiene in mano le cadono a terra, si aprono e vecchi scontrini si spargono sul pavimento. Harry Styles è in piedi di fronte a lei, bagnato fradicio, e la guarda così intensamente che le mani cominciano a tremarle e sente le gambe in pappa. Cazzo, le fa sempre effetto vederlo ed essere guardata così da lui, anche se si ripromette di odiarlo e dimenticarlo, anche se i giorni passano e le notizie scarseggiano, anche se gli ottomilasettecentosessanta chilometri sono qualcosa di troppo grande da poter essere quantificato, ottomilasettecentosessanta chilometri che si riducono a pochi metri scarsi quando lui si avvicina sempre di più al bancone dietro il quale lei è trincerata, ottomilasettecentosessanta chilometri di nulla, l'aria che brucia, la testa che gira, il cuore a mille. È bellissimo con i capelli lunghi sulle spalle bagnati dalla pioggia, stretto in un corto giubbotto marrone dal quale l'acqua scivola via in piccoli rigagnoli, per poi cadere sul pavimento scuro del negozio; i jeans sono scoloriti e leggermente lisi sulle ginocchia, porta un paio di stivali color ocra e sotto il giaccone si intravede una t-shirt dei Pink Floyd e una felpa blu. Gli occhi verdi premono più del solito mentre la bocca si arriccia in un sorriso accennato, incerto, come a volerle dire "non mi odi, vero?".
E come fa ad odiarlo? Alycia capisce che non ci riesce nel momento esatto in cui lo vede lì dentro, in cui i loro occhi si incontrano, in cui il cuore le batte forte contro le ossa e quasi le spezza. Le è mancato pur conoscendolo appena, di una di quelle mancanze che ti divorano, che giorno dopo giorno ti rendono instabile e fragile e irrequieta, che quando si annullano non spariscono mai del tutto, perché si accorge di desiderare Harry in modo totalizzante, eppure sa che, anche se dovesse averlo, lui le mancherebbe sempre. C'è qualcosa nei suoi occhi che glielo dice, qualcosa che si riconduce a parole non dette e  taciute, qualcosa che lui si porta dietro e che Alycia forse non capirà mai, a meno che lui non glielo permetta. Nonostante tutto gli sorride, perché non c'è alternativa, perché i messaggi mai ricevuti e il silenzio di quei dodici giorni non sono niente - almeno niente di così importante da fermarla. Capisce che in fondo non gliene importa. Adesso Harry è qui, in carne ed ossa, e cazzo, Natalie ha ragione. Natalie ha sempre ragione.
- Ciao - inizia lui poggiando le mani sul bancone tra loro.
- Ciao, Harry - Alycia ricambia il saluto, trattenendo leggermente il respiro. Poi si ricorda del casino ai suoi piedi e si china prontamente per mettere in ordine.
Non lo sente avvicinarsi e capisce cosa sta facendo solo nell'esatto momento in cui la fa: si è chinato anche lui e la sta aiutando a raccogliere gli scontrini sparsi, impilandoli uno sull'altro senza fretta. Lei alza gli occhi e incontra quelli di Harry, che la guardano divertiti e interessati. Non dice niente, e dopo pochi minuti si rialza e poggia i quaderni poco più in là, nascondendo poi le mani nelle tasche posteriori dei jeans neri.
- Scusa se sono sparito - Harry le sta davanti, non si è spostato nonostante abbia finito di aiutarla.
Alycia alza gli occhi su di lui e lo studia per un lungo momento, soppesando le sue parole.
- Non ti ho più scritto e sono un coglione. Un vero coglione.
- Finisce sempre che ti scusi per qualcosa - dice lei, incrociando le braccia al petto.
Alla fine si sorridono e Harry si passa una mano tra i capelli bagnati.
- Sei fradicio - continua Alycia, abbandonando il discorso di poco prima e facendogli quindi capire che per lei è concluso.
- Già. Sono uscito senza ombrello e mi sono lavato.
- Chi è che esce di casa senza ombrello a Londra, scusa?
- Stamattina non pioveva, tesoro.
- Sei in giro da stamattina?
- Ho fatto diversi giri, sì  - risponde Harry e il tono elusivo che usa fa capire ad Alycia di non porgli ulteriori domande, ché molto probabilmente non riceveranno risposta. - Sono passato di qui, pensando di trovarti. Sai, la prima volta che ci siamo visti era un lunedì e tu il mattino lavoravi...
- Avevo dato un cambio al mio amico Niall, il biondo che hai visto l'ultima volta - gli spiega.
Harry annuisce, ridendo. - Il musicista, sì. Stamattina non è stato così cortese, però... Soprattutto quando gli ho chiesto di te.
Alycia ride e sente lo sguardo di Harry studiarla avidamente, e non riesce a smettere di fissarlo. - Niall è parecchio protettivo, diciamo così.
- Okay - asserisce Harry annuendo, divertito.
- Come mai mi cercavi, comunque? - gli chiede, giocherellando con la collana che porta al collo, lo smalto nero sbeccato sugli indici e i capelli sciolti sulle spalle strette. Continua a guardarlo.
- Primo, per scusarmi - inizia Harry prendendo tra le mani il ciondolo di lei, e le loro dita si sfiorano. - Secondo, per vederti - e lo stomaco di Alycia si contorce e le dita di lui si spostano sui suoi capelli biondi. - E terzo, per invitarti a pranzo, che ormai è diventata una cena, vista l'ora - e le sue dita rimangono lì, a giocherellare, mentre le mani di Alycia sono ferme lungo i fianchi, le braccia distese, immobili ma nervose. Vorrebbe tanto passargliele in mezzo ai capelli, dietro il collo, toccargli le clavicole sporgenti e baciare i tatuaggi che escono dalla t-shirt; vorrebbe mordergli le labbra fino a farle sanguinare e stringersi a lui con insistenza fino a morirne; vorrebbe sentire la sua pelle nuda contro la sua e le sue mani grandi dappertutto; vorrebbe avere Harry Styles tutto per sè, anche se solo per una notte.
- Che ne dici? Mi potresti perdonare davanti ad un Big Mac? - continua lui, riscuotendola dalle sue audaci fantasticherie.
Alycia ride e si riavvia i capelli e Harry abbassa le dita. La guarda speranzoso, come un bambino in attesa di un premio.
- D'accordo, mangiamoci questo Big Mac - acconsente lei alla fine, perché tanto ha capito che non potrebbe mai dirgli di no, non davanti a quel finto broncio adorabile e quegli occhi verdi belli da morire.
- Ci vediamo dopo, allora. Io intanto vado da qualche parte a far asciugare i miei vestiti - ride Harry dandosi una veloce occhiata.
- Se vai alla caffetteria dell'altra volta, trovi la mia amica Natalie. Oggi eccezionalmente fa il pomeriggio e sarebbe felice di prepararti qualcosa.
- Oh, volentieri.
- La rinosci subito, ha i capelli rossi ed è bellissima - spiega Alycia sorridendo e pensare a Natalie che incontra Harry la diverte.
- Direi che vi siete trovate, allora - conclude Harry facendole l'occhiolino e allontanandosi lentamente per raggiungere la porta.
Alycia rimane a guardarlo senza dire niente e poi lui alza una mano in segno di saluto. - A dopo - ed esce dal negozio. E Alycia respira un po' meno.


#


Quattro ore dopo sono seduti uno di fronte all'altra ad un tavolino bisunto del McDonald's. Alycia ha già divorato il suo panino e si sta ingozzando di patatine, mentre Harry mangia lentamente, senza smettere di guardarla, e non si sporca nemmeno il mento con le salse. Insomma, è un supereroe.
Ora i suoi vestiti sono asciutti, dopo le ore passate da Caffè Nero, seduto al tavolino dell'altra volta e dopo gli innumerevoli bicchieri di caffè che Natalie si è premurata di riempirgli. Secondo quanto raccontato da Harry, la "rossa" ha manifestato fin da subito una "spiccata simpatia" per lui e Alycia non sa se credere a quella versione o immaginare l'esatto opposto. Mentre Harry ritorna alla cassa per ordinare un'altra porzione di patatine, recupera il cellulare dalla borsa e trova un messaggio di Natalie.


NUOVO MESSAGGIO.

DA: Nat.
Cazzo se è FIGO, Alycia!


NUOVO MESSAGGIO.
DA: Nat.
Mi ha fatto prendere un colpo, giuro.
 Comunque è simpatico, anche se subito
avrei voluto prenderlo a sberle per la
storia dei messaggi, ma dettagli.


NUOVO MESSAGGIO.
DA: Nat.
So che siete a "cena" fuori, ora.
Domani voglio un racconto DETTAGLIATO.


Alycia sorride e non può farne a meno, con Natalie. È pazza e sa di esserlo e l'adora, per questo. Oltre che per altri millemila motivi.



NUOVO MESSAGGIO.

A: Nat.
Scusa per l'agguato, rossa (Harry ti chiama così).
Domani ti chiamo.
Grazie per oggi ;)
xoxo


Mette via il cellulare mentre Harry prende nuovamente posto. La osserva divertito.
- Natalie mi ha scritto che sei figo.
Ad Harry va di traverso la Coca Cola e tossicchia. Alycia ride.
- Be', grazie - replica lui alla fine schiarendosi la voce.
Poi le sorride sornione. - La rossa ha dei gusti eccellenti.
Alycia sbuffa e alza gli occhi al cielo. - Adesso non te la tirare, Ciuffo Ribelle.
Il soprannome le sfugge dalla labbra senza pensarci e guarda Harry con gli occhi sbarrati, indecisa se ridere o nascondersi sotto il tavolo.
- "Ciuffo Ribelle"? - le chiede, stupito e incuriosito.
- Lascia perdere - si affretta a replicare lei abbassando gli occhi e concentrandosi sulle sue patatine.
- Adesso me lo devi spiegare - insiste lui allungando una mano e solleticandole la pelle scoperta del braccio sinistro con le lunghe dita.
Alycia guarda le sue dita e poi i suoi occhi, mentre brividi freddi le percorrono il corpo.
- È solo un soprannome che ho "ideato" quando ti ho visto per la prima volta, tutto qui - spiega stringendosi nelle spalle. - E ho anche pensato che ti credessi Hugh Grant.
Harry scoppia a ridere e Alycia sente gli occhi della maggior parte della sala addosso, ma non se ne cura. È così bello sentirlo e vederlo ridere che ci passerebbe delle ore, così.
- Non assomiglio per niente a Hugh - protesta Harry.
- Sì, be', tu sei più bello - butta lì lei sorseggiando la sua Diet Coke senza guardarlo, facendo la disinvolta, forse sperando che il suo complimento passi inosservato. O magari il contrario.
Finiscono per guardarsi negli occhi, a lungo, e Harry allunga ancora una volta le dita e tocca la sua mano, disegnandole dei cerchi sulla pelle, in un contatto velato che però la scuote dentro. Non riesce a resistergli, e nemmeno ci prova. Allunga un piede sotto il tavolo, verso la sua gamba, e lo sente irrigidirsi, mentre la sua bocca si piega in un sorriso malizioso.
- Che ne dici se ce ne andiamo? - le propone alzando un sopracciglio.
- Dico anche subito.
Lasciano il resto del cibo nei vassoi, senza nemmeno svuotarli, ed escono nella notte. Passeggiano per un po' verso casa di Alycia, le braccia vicine, a toccarsi attraverso i giubotti. Alycia fuma una sigaretta lentamente, buttando il fumo lontano da Harry.
- Fumi da tanto? - le chiede interessato.
- Da quando avevo diciassette anni, più o meno - spiega lei scrollando le spalle. - Ti dà fastidio?
Harry scuote la testa. - No, tranquilla.
La guarda con insistenza e Alycia si sente andare a fondo, sempre più giù. Vorrebbe annullare lo spazio che li separa, ma si trattiene. Sente che deve essere Harry a farlo, sente che ne ha bisogno più di lei.
Arrivano sotto casa Roberts-Horan in Colville Square che sono le dieci e la luna illumina parzialmente il marciapiede, gli alberi del giardino lì di fronte e le finestre del suo palazzo. Si fermano davanti alle scale del numero venticinque, porta blu oltremare e un vasetto di gerani alla finestra del salotto. Al secondo piano, casa Payne è illuminata e quasi sicuramente Natalie e Liam stanno guardando qualcosa su Itv, accoccolati sul divano, sotto una coperta. Mentre lei aspetta che Harry Styles la baci.
- Eccomi qui - inizia Alycia, le mani nelle tasche del parka blu. Indica la casa alla sua sinistra e la finestra buia.
- Mi piace casa tua - dice Harry avvicinandosi di un passo, lo sguardo fisso su di lei, la bocca dischiusa.
- È perché non hai visto che casino c'è all'interno... - ride lei senza smettere di guardarlo. Ora ha la schiena poggiata al basso muretto e fissa Harry negli occhi, in attesa.
- E tu mi piaci ancora di più, lo sai? - continua lui ignorando la sua risposta, e finalmente i loro corpi sono a contatto e, anche se divisi da strati di vestiario, Alycia rabbrividisce.
Harry alza le dita a toccarle la guancia fredda, la linea della mascella e infine le labbra, mentre lei sospira, e non riesce a fare a meno di guardarlo. È ancora più bello se visto da vicino, i suoi occhi sono più verdi che mai e sono grandi e le fossette che gli si dipingono ai lati della bocca sono fatte per essere baciate. Alycia poggia le mani sul suo petto e lo sente tremare leggermente e la sua pelle è calda sotto la stoffa della t-shirt. Ora Harry le fissa le labbra, che Alycia si ritrova a dischiudere, ed è abbastanza perché lui si decida a baciarle, prima in un contatto lieve e incerto, poi sempre più avidamente. Alycia risponde al bacio senza riserve, circondandogli la vita e passandogli le mani sulla schiena, mentre il petto di Harry aderisce al suo e le toglie il fiato. Lo sente gemere sulle sue labbra mentre accarezza quelle di lui con la lingua e le sue mani la stringono sui fianchi, per poi scendere sempre più giù.
- Sono sola a casa, Niall è fuori - sussurra lei mentre Harry le bacia il collo. Ringrazia che Colville Square non sia troppo illuminata.
Lui la guarda intensamente e Alycia si rende conto che potrebbe morire, sotto uno di quelli sguardi. Potrebbe morire sotto le sue dita. È da quando lo ha visto la prima volta che aspetta quel momento, ora ne è cosciente e la consapevolezza le alleggerisce lo stomaco, mentre lui lo riempie di farfalle.
- Vuoi salire? - gli chiede quindi, perché forse Harry aspettava solo una richiesta diretta. Infatti la prende per mano e si fa condurre verso la porta, che Alycia apre in fretta, recuperando le chiavi dalle tasche del parka.
Lo sente schiacciato dietro di sè, a baciarle il collo dopo averle scostato i capelli, mentre lei cerca di aprire la porta di casa, la prima sulla sinistra. Capisce di non riuscire più ad aspettare.
Sbatte la porta ed Harry è di nuovo su di lei, baciandola e cercando il suo corpo, le mani che frettolosamente le tolgono il parka e il maglione grigio, mentre lei lo libera del giubbotto e della felpa, indumenti che lasciano cadere a terra, sul pavimento umido, incuranti di tutto a parte loro stessi.
Questa volta lo sente di più, sente il suo corpo forte, il suo desiderio, le mani che le stringono le natiche, i morsi sul collo, i respiri spezzati, tutto quanto. E da quel momento ignora lo quillo del cellulare, ignora la segreteria telefonica e la voce di Niall, ignora la pioggia che ha ripreso a cadere dietro le finestre, ignora il caos del salotto e quello nella sua testa, ignora tutto ciò che non sia Harry Styles - su di lei, dentro di lei, ovunque.


#


[Marzo 2013.]
Il pavimento del piccolo appartamento a Shoreditch - incastrato in un alto palazzo stretto fra due vecchi prefabbricati - è freddo. Alycia esce dal bagno e scivola di nuovo verso la camera da letto, lentamente e a piedi nudi, immersa nel silenzio e nell'immobilità del corridoio semibuio.
Si richiude la porta alle spalle e Zayn è steso nel letto basso, le lenzuola azzurre stropicciate, la testa sul cuscino, una sigaretta in mano e il fumo che gli esce dalle belle labbra. Non si volta a guardarla e continua a fumare, la t-shirt grigia spiegazzata e i tatuaggi in vista. Alycia rabbrividisce sotto la vecchia maglietta che ha trovato buttata su una sedia, con davanti disegnato un murales, e che sa di bucato e fumo e Zayn. Sente la pelle d'oca percorrerle le gambe nude, così si nasconde velocemente sotto la coperta e Zayn l'accoglie sul suo petto senza dire niente, il braccio a cingerle un fianco, il suo corpo caldo e il cuore forte. Spegne la sigaretta e con la mano nuovamente libera le carezza il braccio che lei gli stringe intorno al corpo e canticchia "Sex" dei 1975 - dopo che lei gliel'ha fatta ascoltare come minimo dieci volte quello stesso pomeriggio, chiusi in macchina, parcheggiati davanti ad un supermercato chiuso.
Zayn incastra una mano tra i capelli biondi di Alycia e le bacia le labbra lentamente, percorrendo il suo corpo senza fretta. - Sei così bella... - le sussurra sul collo.
Lei lo vuole guardare negli occhi, cerca quelle iridi ambrate che non le danno tregua, ferma quella mano che vuole scavarle dentro, e gli pianta lo sguardo addosso: si guardano come sono soliti fare, e non c'è via d'uscita.
- Sei mio, Malik - dice lei con voce roca, e piano piano gli sfila la t-shirt e gli si siede in braccio, le mani aperte sul suo petto. Lo bacia lentamente, mentre le mani di Zayn scendono sui suoi fianchi e le stringono le cosce. - Hai capito?
- Credo di amarti, Roberts.
- Credi?
- Ti amo. Va bene così?
- Va bene.




NOTE

  • Titolo + citazione arrivano da Bite di Troye Sivan.
  • Itv è un'azienda televisiva privata britannica.
  • Sex - The 1975


Eccoci eccoci. Come al solito lo spazio autrice è un mix di "roba" senza senso.
Finalmente leggiamo cosa è successo tra Harry e Alycia e cosa li ha condotti sul divano (LOL) ed entra in scena Zayn Malik, gente, non siete contenti? A parte di scherzi, per quanto riguarda Zayn non voglio svelarvi niente, ma lo ritroverete - più impertinente che mai - nel capitolo cinque. Per quanto riguarda Louis Tomlinson, purtroppo non si tratta di un personaggio ricorrente e mi duole dirlo, ma non avrei saputo dare il giusto spazio a tutti (sorry, Lou).
Detto ciò, come al solito spero che il capitolo vi sia piaciuto e attendo i vostri preziosi riscontri - siete preziosi. Nel prossimo capitolo iniziano le complicazioni, non odiatemi.
Vi dò appuntamento alla prossima settimana - e comincio già col dirvi che man mano che si avvicina il Natale, gli aggiornamenti potrebbero subire un rallentamento, lavorando in un negozio purtroppo avrò sempre meno tempo da dedicare ai "fatti miei" (*sigh*), ma in ogni caso non abbandonerò questi bimbi, state tranquilli.
I ringraziamenti finali vanno come sempre alle belle anime che seguono/preferiscono, leggono/recensiscono e fangirlano con me in allegria: grazie a tutti <3

Vi lascio as usual il mio contatto Facebook e il gruppo Facebook dedicato alle mie storie (mi sta frullando in testa l'idea di farne uno solo per questa storia, ci penso e vi faccio sapere).

Infine, Malik e Tomlinson "partners in crime".

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Capitolo 5
*** Capitolo IV - Thousand miles. ***


cap4 aftertaste
Aftertaste.
Capitolo IV.
Thousand Miles.

[Aprile 2015.]

"Too far away to feel you
But I can't forget your skin
Wonder what you're up too
What state of mind you're in
Are you thinking bout the last time
Your lips all over me
'Cause I play it and I rewind
Where you are I wanna be".



Alycia ci crede a quelli che dicono che, a volte, la vita ti scorre davanti rapida come un flash - accecante.
Alycia crede anche nel destino, in una serie di coincidenze ed eventi che ti portano ad essere nel posto giusto al momento giusto - oppure tutto il contrario e la tua vita cambia, se non del tutto almeno in parte.
Alycia crede in una sorta di "equilibrio cosmico", una bilancia che un po' dà e un po' toglie, che quando assaggi la felicità troppo avidamente te la porta via e basta, come se fosse troppa e tutta insieme - e ti ritrovi con niente, a parte un vuoto dentro che ti schiaccia là dove prima avevi un cuore e rivivi nella memoria ogni momento, lo senti sulle labbra, ti brucia la pelle e ti fa stringere gli occhi, ma non è più tuo.
La verità è che Alycia sa che Harry Styles non è suo e le viene ancora più facile crederlo quando lo vede entrare al "Black Treacle" - il ristorante in cui lavora tre sere a settimana, a Chelsea - in compagnia di una bionda alta due metri, con due gambe da paura e bella da morire.
Li vede mentre sta portando dei piatti al tavolo cinque e si ferma quasi in mezzo alla sala, guardandoli raggiungere il loro tavolo in compagnia di Isabelle, una delle sue colleghe. Alycia guarda Harry scostare la sedia alla sua accompnatrice - fidanzata? - e lei prende posto sorridendogli radiosa. Sorride anche lui e le si siede di fronte. Alycia si affretta verso gli occupanti del tavolo cinque, che per fortuna è ben lontano dal loro, per consegnare i piatti.
Nota alcuni fotografi appostati fuori dal locale: la ragazza di Harry deve essere famosa - quasi sicuramente nel campo musicale - ed è così che probabilmente si sono conosciuti. Alycia osserva i capelli biondi di lei, lisci e luminosi, così diversi dalla sua coda scomposta che a quell'ora della sera sfugge ormai alla gravità; il vestito corto ma senza essere volgare che deve costare una fortuna - e ripensa agli abiti che indossava l'ultima volta e che Harry le ha tolto, comprati da H&M in saldo la scorsa primavera; le unghie rosse e perfette abbinate al rossetto, mentre il suo smalto nero della Rimmel non le dura neanche dalla sera alla mattina; l'ovale del viso armonioso e due occhi azzurri come il mare, che sembrano essere l'unica cosa che hanno in comune. Alycia si sente piccola e stupida e illusa.
Harry le tocca una mano poggiata sulla tovaglia tra loro e lei sorride ed è ancora più bella. Alycia non può vedere la faccia di Harry - non può vedere se le sorride come ha sorriso a lei. "La tocchi come hai toccato me, Harry?", pensa mentre il cuore perde un battito.
E rivede tutto, dai baci sul collo alle sue mani grandi, dai gemiti incontrollati alla sua pelle nuda addosso, dai suoi affondi disperati all'orgasmo, dai suoi occhi verdi alle sue labbra a baciarle un seno, come a volerle dire "ora sei mia". E il suo nome sussurrato e poi quasi urlato, le dita tra i capelli e sulla schiena forte, i tatuaggi che raccontano una storia, le braccia scolpite che la circondano, le sue mani che lo cercano e lo stringono - e ogni superficie è solcata dalle sue labbra e lingue che si incontrano e il suo profumo buono nell'aria.
Alycia rivede tutto. Alycia rivede Harry.
La sua schiena è ampia ed è tutto ciò che lui le offre.


#


- Alycia...
Natalie le si avvicina mentre sta aspettando i piatti da servire al tavolo undici - pericolosamente vicino al suo tavolo, ma poco le importa. In effetti non vede l'ora che lui la veda, solo per gustarsi l'espressione sul suo viso. Vuole sorprenderlo.
Sente la presenza silenziosa della sua amica e collega accanto a lei e il profumo del suo shampoo si mischia a quello del roast beef, per poi scomparire del tutto. Si accorge che tutto ciò che vorrebbe in questo momento è cullarsi in quel profumo e dormire accanto alla sua amica come fanno sempre la domenica sera, quando sono troppo stanche per separarsi, e il lunedì mattina Natalie si alza presto, ma quasi sempre troppo in ritardo, per correre al lavoro in caffetteria.
- Hey - la saluta regalandole un pallido sorriso tirato dalla stanchezza. Sono le dieci e il suo turno finisce a mezzanotte, ha ancora due ore di inferno davanti a lei. Non crede di riuscire a farcela, non con l'ingombrante presenza di Harry Styles in sala, ma cerca di farsi forza.
- Ho appena visto... - comincia Natalie deglutendo e strofinando i palmi delle mani sul grembiulino bianco che indossa sopra i pantaloni neri della divisa.
- Lo so chi hai visto - la anticipa Alycia annuendo, ma senza guardarla. Non vuole vedere lo sguardo di Natalie accendersi di dispiacere. Non le piace essere compatita.
- E...?
- E non sono affari miei, non credi?
- Io credo che siano affari tuoi, Alycia - aggiunge Natalie con tono fermo e anche leggermente alterato, cercando però di non farsi sentire dagli altri presenti, anche se nessuno sembra far caso a loro. La sua amica è probabilmente in pausa e Alycia sta ancora aspettando i piatti, che tardano ad arrivare, e maledice mentalmente tutti quanti.
- Insomma, siete stati insieme - sussurra l'altra avvicinandolesi. - Siete stati insieme e vi siete scritti e chiamati, da quella volta. Questo per tre settimane. E lui non ha accennato a nulla. Niente di niente. Non ti sembra... - fa una pausa - strano?
- A me sembra strano che tu pensi che tra noi ci sia qualcosa di più di un po' di sesso occasionale, Nat - replica Alycia e dentro di sè odia quelle parole, eppure le rotolano fuori senza indugio, forse per farsi un po' male. O per convincere Natalie del contrario quando l'amica le legge negli occhi la verità. - È successo una volta e chiamate e messaggi non provano niente. Quella sarà la fidanzata ufficiale e io solo uno dei suoi divertimenti quando viene a Londra una volta al mese. Tutto qui.
- Non è "tutto qui" - Natalie non sembra volersi arrendere e Alycia non capisce perché si sforzi tanto. - E lo sai anche tu, solo che adesso fai così perché sei ferita e non vuoi ammetterlo e non vuoi nemmeno che io lo capisca, ma sai che è inutile che ti sforzi di fare la stronza, io so come sei.
- Be', in fondo non lo conosco poi così bene - esclama mentre avvista i tanto attesi piatti veleggiare verso di lei dal fondo della cucina. - Non so nemmeno perché venga a Londra, tanto per farti un esempio.
- Stai cambiando discorso e stai procastinando, Alycia Roberts - Natalie incrocia le braccia al petto, il cipiglio severo. Alcuni ciuffi rossi le ricadono sulla fronte e Alycia non può fare a meno di trovarla buffa e le vuole così bene per la sua determinazione a leggerle dentro e non arrendersi mai.
Le vengono passati i due piatti di roast beef e patate per il tavolo undici - i cui occupanti saranno ormai affamati e sull'orlo del cannibalismo ("Magari addentano la fidanzata di Harry...", pensa) - e guarda Natalie un'ultima volta.
- Adesso non ho tempo, Nat. Ne riparliamo.
- Stai procastinando - le grida dietro Natalie mentre lei esce dalla cucina a passo deciso.


#


{Londra, marzo 2015}
La pioggia continua a battere dietro i vetri mentre Alycia ed Harry rimangono distesi sul divano - almeno per un altro attimo. Sono uno accanto all'altra, la schiena di lei premuta contro il petto di lui, stretti in quello spazio esiguo, silenziosi - a parte i respiri irregolari che ancora cercano un equilibrio e i cuori martellanti sotto pelle che forse un equilibrio non lo troveranno mai.
Alycia porta le mani sotto la guancia e improvvisamente si sente nuda ed esposta, e non solo esternamente. È come se avesse rivelato ad Harry ogni suo più piccolo segreto, dal neo sotto il seno - poco sopra il cuore - alla voglia marroncina dietro il ginocchio sinistro, dalla cicatrice sulla spalla destra - un ricordo indelebile di un'altra lei, di un'Alycia lontana non solo nel tempo ma anche nello spazio, come se fosse stata un altro corpo, altra carne e ossa e organi - al tatuaggio sotto le scapole, marchio sempiterno del giorno in cui è finito tutto - ed è iniziato il resto. E insieme ai segreti, Harry Styles ha portato allo scoperto anche sensazioni che Alycia pensava non avrebbe provato più, non dopo Zayn e quello che c'era stato e che era finito - con prepotenza e rapidamente, proprio com'era iniziato, privandola dell'ossigeno e schiacciandole i polmoni, lacerandole la carne e lasciandola inerme e vuota ma viva, forse per la prima volta dopo mesi.
Harry Styles ha portato tutto allo scoperto, privandola di ogni difesa. E di ogni maschera. Perché nessuno di quelli incontrati prima di lui - e con i quali ha condiviso frettolosi amplessi e albe gelide dopo notti insonni e colorate da luci psichedeliche di qualche club affollato e il sapore alcolico di labbra sconosciute proprio dietro l'orecchio - le ha mai fatto dimenticare tutto quanto, mentre uno si perde nel corpo dell'altra e i confini si fanno indefiniti, e Alycia esce dall'oblìo, da una condizione della mente che, si rende conto con sconvolgente stanchezza, ha portato avanti per fin troppo tempo, in giorni e notti tutti uguali in cui non era più certa di niente e andava avanti a vivere per inerzia del respiro, come una bambola rotta in attesa di essere riparata.
La sua condizione di attuale nudità la rende libera, esposta in tutte le sue fumanti macerie, ma libera. E, insieme alla libertà, arriva la paura - di non essere abbastanza, di non aver capito niente, di cadere - insieme ai dubbi viscerali, l'inquietudine mischiata all'euforia, la calma dopo la tempesta e la voglia di alzarsi e uscire fuori nella pioggia di marzo e ballare senza pensare più. Poi si rende conto di non voler lavare via da lei il ricordo palpabile del corpo di Harry, che le si è attaccato addosso come un tatuaggio o una maledizione e che in quel momento preme sulla sua pelle, insistente e dispotico.
Le dita lunghe di Harry le percorrono la spina dorsale, come a voler contare e toccare - spezzare - ogni osso e sente la pressione di quelle dita studiarla e raggiungerla e all'improvviso vorrebbe morire, solo per farlo sotto le sue mani. E subito dopo sente le sue labbra calde sul collo, sulla spalla e poi di nuovo sulla schiena, e scendono, scendono pericolosamente, mentre lo spazio sul divano diventa sempre meno e le gambe si allacciano e una mano di Harry è sul suo seno e l'altra tra le sue gambe, a cercarla ancora una volta, mai sazio.
- Harry - lo chiama lei prima che sia troppo tardi e che la sua coscienza si annulli. - Harry, aspetta...
Lo sente allentare la pressione e quando le sue dita la lasciano vuota ha freddo all'improvviso, là dove prima premevano con insistenza.
Alycia si siede, fa ricadere i piedi sul tappeto del piccolo salotto, le mani tra i capelli biondi e spettinati. Harry dietro di lei sospira tra i denti e quel silenzio è abbastanza eloquente per entrambi.
- Dobbiamo fermarci, vero? - le chiede e la sua voce è più roca del solito.
- Sì - risponde solo lei annuendo.
- Tu ti vuoi fermare?
- No.
Ancora silenzio.
- E tu?
- No.
Harry trattiene il respiro, ma Alycia si alza e cerca frettolosamente i suoi vestiti sparsi qua e là, rivestendosi senza voltarsi. Harry è ancora immobile sul divano, come sospeso, e sembra il soggetto di un dipinto, talmente è bello, e Alycia se ne accorge quando finalmente lo guarda e un lungo respiro trattenuto troppo a lungo le sfugge dalle labbra.
Vorrebbe baciare ogni singolo centimetro di quel corpo, fino a perdere se stessa, e questa consapevolezza è così forte che sente una fitta al basso ventre, dolorosa e acuta, e fa così male che l'unica soluzione è quella di smettere di guardarlo, anche se non vorrebbe - anche se la distrugge lentamente. La verità è che potrebbe passare delle ore semplicemente a guardarlo, ma ora non può, proprio non può. Qualcosa la blocca, la tiene ancorata, le pietrifica le membra e le secca le labbra. Sente che con Harry potrebbe essere diverso, eppure allo stesso tempo ha una paura nera che le risale lungo le membra stanche e che le striscia sul cuore. Vorrebbe ma non può. E così si ferma, prima di fare o dire cose che travalicano il momento e ogni più blanda intenzione, prima che Harry la guardi con quegli occhi bellissimi carichi di fraintendimenti e scuse sussurrate ché a dirle ad alta voce è peggio, prima che lui se ne vada frettolosamente e in silenzio solo per non doverla chiamare illusa. Piuttosto che credere a "cose" che non esistono preferisce prevenire l'inevitabile e risparmiare a tutti e due delle scuse che non reggono. Harry non è suo e forse non lo sarebbe stato mai.
- Niall potrebbe rientrare da un momento all'altro - butta lì Alycia, sperando che la prospettiva che il suo amico possa scoprirli spinga Harry a rivestirsi.
Lui prima la guarda a lungo - e Alycia vorrebbe che non smettesse mai - e poi si alza e si riveste senza fretta, con gesti misurati e controllati. Lo guarda con la coda dell'occhio, ne segue i movimenti, mentre si rimette la t-shirt e gli stivali, mentre chiude il bottone dei jeans e si riavvia i capelli che sono un caos, e anche alla fine, quando recupera la giacca dal pavimento dell'ingresso, e poi torna indietro da lei ancora una volta.
E ora si guardano e Alycia sente tutto spezzarsi sotto i colpi di quel verde - sotto quegli occhi che sono uno spettacolo.
Harry ha le mani in tasca e dondola un po' sul posto e apre la bocca come a voler parlare ma poi cambia idea e sceglie il silenzio - sempre il silenzio.
- Posso scriverti? - le chiede però alla fine, ché non è mai stato bravo a quel gioco.
Alycia sente accendersi qualcosa dentro, come una fiamma latente che sta prendendo forma.
Annuisce. - Certo.
- Mi risponderai? - aggiunge Harry e c'è un dubbio pesante come un macigno ad accompagnare le sue parole.
- Certo - e Alycia ci crede. Alycia sa che sarà così, perché è da quando ha visto Harry per la prima volta che non fa che rispondere - a lui, al suo richiamo, al suo bisogno.
Harry fa qualche passo deciso verso di lei e le bacia le labbra ed è un bacio sfuggente, rapido quanto basta per non chiudere gli occhi. E Alycia lo guarda andare via, un'ultimo sguardo prima che la porta si richiuda.
Due ore dopo, quando Niall si affaccia alla porta della sua stanza, finalmente a casa, e le sorride, Alycia lo guarda dal letto, rannicchiata sotto le coperte - e le sue braccia non riescono a sostituirne altre.
- Tutto bene? - le chiede.
Lei vorrebbe tanto dirgli che no, che forse ha appena fatto la più grande cazzata del secolo a mandare via Harry così, che è una stupida e una masochista, ma si limita ad annuire.
- Te lo racconto domani. Ora va' a dormire, Nialler.
- Sicura di stare bene?
- Sicura.
- Notte, allora.
- Buonanotte.
Niall lascia la porta aperta e sparisce nel corridoio buio. Alycia sente l'acqua scrosciare nella doccia. Il telefono si illumina nella penombra.


NUOVO MESSAGGIO.

DA: HARRY.
Fosse stato per me,
sarei rimasto.
Buonanotte, H.


NUOVO MESSAGGIO.
A: HARRY.
La prossima volta.
Notte, XX.


#


{Londra, aprile 2015}
- Alycia...
Chiude gli occhi quando la sua voce la raggiunge all'esterno, nell'immobilità di una strada laterale, mentre le luci di Londra splendono in alto e il profilo dei palazzi intorno si perde nella pioggia leggera che è cominciata a cadere da qualche minuto.
Alycia è seduta su un basso muretto poco fuori l'uscita sul retro del "Black Treacle" e si stringe nel cappotto grigio che ha indossato sopra la divisa da cameriera. Recupera le sigarette da una delle tasche e se ne accende una, aspirando con rabbia e buttando fuori il fumo con le labbra tremanti. La presenza di Harry Styles accanto a lei in quel momento la destabilizza, perché sa di non essere pronta per affrontarlo, sa che non è in grado di guardarlo negli occhi senza vacillare, sa che tutto quello che dirà sarà filtrato dalla rabbia e dall'amarezza e dalla delusione. E non vuole parlargli. Non vuole doversi pentire delle sue parole la mattina dopo, quando l'alba l'avrebbe trovata nuovamente nuda ed esposta nel suo letto, con ancora il ricordo di quella sera impresso dietro le palpebre. Non vuole sapere che è tutto vero.
Dall'interno arrivano i rumori della cucina ancora in movimento, le voci del personale che corre di qua e di là, il suono dei piatti e delle stoviglie e, più lontano, della sala affollata. Il "Black Treacle" ha sempre avuto un buon giro, soprattutto il venerdì sera. Alycia pensa che il fatto che Harry abbia scelto proprio quel posto per venire a cena con la sua ragazza sia terribile, almeno quanto il loro imbarazzante scambio di sguardi mentre lei serviva la cena al tavolo accanto al loro, dapprima decisa ad ignorarlo, ma poi arrendendosi alla sensazione dei suoi occhi verdi addosso - ovunque - e della voce della sua accompagnatrice che invece continuava a belare, inconscia di tutto. E allora si era voltata, proprio mentre tornava in cucina, e si erano guardati e gli occhi sbarrati di Harry erano stati una prova inequivocabile del suo fallo, dello sbaglio che aveva appena commesso entrando e sedendosi, delle conseguenze che ci sarebbero state e che Alycia aveva già abbozzato a tinte fosche nella sua mente.
- Alycia... - inizia lui nuovamente, ma lei non vuole dargli modo di parlare. O di spiegarsi.
- Non dovresti stare qui - lo interrompe continuando a fumare, all'apparenza tranquilla.
- Ho chiesto a Natalie se fosse possibile parlarti e mi ha detto di aspettare quando saresti andata in pausa. Mi ha fatto passare lei - le spiega e c'è urgenza nella sua voce e Alycia non capisce perché si affretti tanto.
- Natalie dovrebbe farsi gli affari suoi - e suona cattivo e ingrato e non lo pensa davvero, eppure lo dice, butta fuori tutto quanto come un fiume in piena, inabile a trattenere parole e sentimenti, riversandogli addosso ogni cosa. - E tu dovresti rientrare. C'è qualcuno che ti aspetta.
- Ecco, a proposito di Scarlett - inizia ancora lui ("Scarlett" come Scarlett Lloyd, la cantante famosa? Alycia ci sarebbe dovuta arrivare anche solo guardandola), ma lei di nuovo non lo lascia continuare. Non vuole sentire tutta la storia di come si sono conosciuti e innamorati e di come la loro sia una relazione fatta di alti e bassi, di periodi morti e punti fermi, di crisi platoniche in cui Harry scappa a Londra - e abborda ragazze qualsiasi in negozi banali con scuse di merda - e riconciliazioni agitate in cui l'amore trionfa perché "non possono fare a meno l'uno dell'altra", è una regola e una routine. Non vuole sentirlo giustificarsi dicendole che è capitata nella sua vita in una fase strana, lui e Scarlett avevano appena litigato riguardo la convivenza o una qualche dieta vegana o un party movimentato e conseguenti foto scandalistiche, si sentiva solo, lì a Londra, e lei era bellissima e normale e allora si era lasciato andare, scrivendole anche dei messaggi arditi e coraggiosi che, a conti fatti, non era proprio il caso di mandare ma ormai era successo, ed era dispiaciuto di averla "presa in giro così", che non voleva farla soffrire nè tantomeno confonderla, ma era così innamorato di Scarlett-gambe lunghe-Lloyd che andava oltre qualsiasi problema si ritrovassero ad affrontare ogni giorno. "Ancora scusa e buonanotte".
- Non voglio sapere niente di Scarlett - replica lei con voce dura ma bassa, concentrata. Butta fuori del fumo, copioso, e gli sta di fronte e Harry non si sposta e per un momento il suo viso è ingrigito, e perde ogni luce. Si confonde nella notte. - Non voglio sapere cosa ci sia tra voi e come stiano le cose, se siete in crisi o vi amate, se ci tieni o non te ne frega un cazzo. Okay? - e calca quell'ultima parola con particolare premura. Freme per la rabbia e vuole che lui lo sappia.
- Credevo di doverti spiegare cos-
- E io non lo voglio sapere. Non voglio le tue scuse banali, non voglio il tuo rammarico e tantomeno il tuo compatimento. Ora devo tornare al lavoro, scusa - conclude buttando a terra la sigaretta ormai esaurita e sorpassandolo per rientrare. Stringe i pugni e sente le unghie conficcarsi nella carne.


#


Sente i suoi occhi addosso per quasi tutto il tempo. La segue mentre si muove in sala, spostandosi da un tavolo all'altro, veloce ed efficiente, cercando di non pensare a lui, al corpo che ha toccato che ora è seduto a quel dannato tavolo, di non immaginare quelle labbra perfette che ne baciano altre, di non figurarsi quelle mani grandi che toccano un altro corpo - che non è più il suo.
Le fa male lo stomaco e sente le viscere strette in una morsa fastidiosa che puzza di gelosia e rimpianto, di qualcosa che, come una stupida, aveva sperato di conquistare e che invece apparteneva già ad un'altra. Era stata un'illusa: come aveva pensato tempo prima, gli Harry Styles di questo mondo non si interessano a delle normalissime e banali Alycia Roberts e loro non facevano eccezione.
Immagina già il momento in cui avrebbe raccontato tutto a Niall e lui avrebbe sicuramente saputo come risollevarle il morale e magari si sarebbero addirittura ubriacati, così Alycia avrebbe dimenticato Harry e girato pagina. Ciao per sempre e lunga vita ad Harry&Scarlett.
Si immobilizza con un paio di piatti tra le mani quando Scarlett prende la mano di Harry nella sua e la stringe. Si alza e subito dopo lo raggiunge dall'altra parte del tavolo, gli sussurra qualcosa all'orecchio e poi si allontana, stringendo tra le mani la sua borsa da Alycia non sa quante sterline.
E i loro sguardi si incontrano e ad Alycia tremano le gambe e cazzo quanto vorrebbe correre da lui e baciarlo fino a morire e dirgli che le importa tutto, che lo vuole per sè e con sè e lo desira così tanto che le fa male, che vuole che lui rimanga, quella sera e tante altre sere a venire. Vorrebbe tanto poter cambiare le cose, ma si limita a guardarlo un'ultima volta prima di tornare in cucina a passo svelto e il capo chino, come sotto una tempesta - quella che le imperversa dentro.


#


- È rimasto seduto lì da solo per tutto il tempo, Alycia - Natalie è poggiata alla fila di armadietti che occupa una parete della stanza sul retro adibita a spogliatoio per il personale del "Black Treacle". A braccia conserte, la guarda con serietà mista a disapprovazione.
- E allora? Probabilmente non ha niente di meglio da fare - replica Alycia, anche se sa che la sua amica ha ragione a dirle quello che sta per dirle e che sa le dirà. Scarlett Lloyd ha lasciato il tavolo, ma Harry è rimasto lì seduto comunque, limitandosi a guardarla - e forse aspettando una sua parola? Il fatto è che Alycia non ha parole da dirgli, e poi sta lavorando, non può permettersi di "chiacchierare" con i clienti più del necessario. E il tavolo di Harry non è nemmeno assegnato a lei.
- E allora? - ripete Natalie alzando il tono di voce. Alycia sente che sta per arrivare una predica in pure "stile Natalie". - Allora mi sembra un povero cristo, cazzo. È rimasto seduto lì due ore. Due ore, capisci? E adesso hai intenzione di andartene senza nemmeno dirgli "ciao, stronzo"? Sei forte, sai?
Alycia stipa la divisa nel suo armadietto, rimanendo in biancheria intima e recuperando i jeans dal ripiano più alto, insieme alle Converse nere. Si passa una mano tra i capelli e sbuffa. - So che dovrei parlargli, ma allo stesso tempo non voglio farlo. Non ora, almeno. Ho ancora davanti agli occhi le gambe della Lloyd, cazzo.
- Non pensare alle gambe della Lloyd. Pensa a lui. Nonostante tutto, credo che ci sia una sorta di spiegazione a tutto. Ho parlato con Harry quando è venuto in caffetteria, non mi sembra un coglione.
- Non ti sembra, hai detto bene. Anche tu sbagli, Natalie Jones.
- È impossibile discutere con te, sai? - si inalbera l'altra scuotendo la testa e alzando le mani al cielo. Le scuote e fa per uscire dalla stanza. - Anzi, sai che ti dico? - aggiunge tornando indietro e Alycia si volta a guardarla, la t-shirt grigia tra le mani. - Fà come vuoi. Non parlarci, esci dal retro come una ladra, fallo uscire dalla tua vita senza uno straccio di spiegazione. Sono la prima a considerarlo un idiota per essere venuto qui con quella, ma io vorrei sentire cos'ha da dire, se fossi in te. Buonanotte.
- Nat - la richiama Alycia un attimo prima che l'amica si richiuda la porta alle spalle. Si sporge ancora all'interno. - Grazie.
La rossa alza gli occhi al cielo e sbuffa. - Pensaci. Ti voglio bene.
Alycia le sorride un'ultima volta e poi continua a vestirsi. Natalie è forse l'unica persona al mondo a parlarle senza giri di parole e senza filtri. Non c'è niente che non capisca al volo, quando si tratta di lei, sa leggerle dentro e questa cosa la spaventa, nonostante tutto. Non è mai stata così legata ad una persona in tutta la sua vita.
Una volta pronta si siede su una delle panche in metallo posizionate di fronte agli armadietti e si prende la testa tra le mani, immergendo le dita tra i capelli. È stanca e tutto ciò che vuole al momento sarebbe dormire per almeno dodici ore di fila senza interruzioni. Non vede l'ora di tornare a casa e mettersi sotto le coperte. Niall è al lavoro e il silenzio assoluto e la pace dell'appartamento di Colville Square la richiamano a casa.
Si alza e butta un'occhiata nella sala: Harry è ancora seduto al suo tavolo e sta fissando il vuoto. Effettivamente sembra un povero diavolo sperduto e Alycia sente un vuoto all'altezza dello stomaco. Non capisce come mai sia rimasto per tutto quel tempo. Sente di non avere niente da dirgli in più di quello che si sono detti qualche ora prima, fuori nel vicolo. Al momento sente solo un peso sullo stomaco a forma di Scarlett Lloyd e un'ombra scura aleggiarle intorno alla testa, come una nuvola di fumo che la confonde e le spossa le membra.
Si appoggia alla porta chiusa e chiude gli occhi. Non crede di essere in grado di reggere una conversazione difficile con Harry, non a quell'ora e dopo un intero turno di lavoro che le pesa addosso, guardandolo negli occhi per leggervi imbarazzo, solo per confutare tesi di cui è già certa, e tutto ciò che ne ricaverà sarà una bella notte insonne e coperte strette intorno al corpo come un rifugio e una nuova giornata uguale a tutte le altre e niente più messaggi nel cuore della notte, chiamate eterne e risate che arrivano dall'altra parte del mondo e ti cambiano dentro. Niente più Harry.
E così esce in sala e si avvicina al bancone, afferrando carta e penna. Sente i suoi occhi addosso anche mentre scrive, puntati sulla schiena come due fari verdi nella notte di nebbia.


Chiamami uno di questi giorni.
A.


- Izzy, puoi consegnarlo al ragazzo solitario al tavolo tredici? - chiede alla sua collega ripiegando il foglietto a metà.

- Certamente - replica l'altra guardandola con curiosità. - Tu hai finito?
- Sì, me ne vado a casa e mi fiondo a letto.
- Buonanotte, allora - ride Isabelle, capelli castani che le sfiorano le spalle e due occhi caldi che sanno d'inverno.
- Buonanotte a te - e Alycia volta le spalle alla sala, diretta all'uscita principale, mentre Isabelle si affretta verso il tavolo di Harry.
Alycia si stringe nel cappotto e cammina spedita verso la fermata della metropolitana più vicina. Fuori dal "Black Treacle", i fotografi se ne sono andati già da un pezzo, insieme a Scarlett Lloyd. - e ha anche smesso di piovere. Incrocia un gruppo di amiche che traballano sui tacchi alti, i vestiti corti e le loro risate che risuonano nell'aria umida. Alycia pensa che non è mai stata come quelle ragazze, non ha vissuto un'adolescenza normale, scuola nei quartieri alti, feste il venerdì sera a casa di qualche amico benestante, sabato sera sofisticati, la macchina di papà in garage e neanche una preoccupazione. E se ripensa all'incontro con Zayn Malik, Alycia capisce che in fondo è stato inevitabile, una di quelle persone che sono destinate ad entrare nella tua vita nonostante tutto e che quella vita la cambiano, nel bene o nel male. E, a partire dai suoi diciotto anni, tutti gli eventi che si sono succeduti l'hanno portata a Zayn, alla loro storia maledetta, a quei giorni ormai lontani ma mai dimenticati in cui si sentivano invincibili e perfetti, ad altre serate confuse nella memoria, a giorni eterni nascosti da qualche parte o nella casa di Shoreditch, nudi e confusi ma certi di appartenersi - di appartenere a qualcosa.
Rimuove ogni rimembranza di Zayn quando sente la voce di Harry richiamarla. Ha quasi raggiunto la fermata di Sloane Square, poco lontana dal "Black Treacle", e si volta: Harry sta correndo verso di lei lungo il marciapiede deserto. Le si ferma di fronte, il respiro irregolare, poggiando le mani sulle ginocchia, chino in avanti. Alycia non dice niente.
- Ho corso fin qui, scusa.
Non capisce perché lui si stia scusando, così non replica.
- La tua collega non voleva dirmi in quale direzione fossi andata - le spiega raddrizzandosi - ma alla fine l'ho convinta.
- Non avrebbe dovuto dirtelo - si decide a parlare Alycia, le mani infilate nelle tasche del cappotto. Nota che Harry tra le sue stringe il suo biglietto, ormai ridotto ad una pallina informe e stropicciata.
- Perché no? - Harry aggrotta le sopracciglia.
- Perché non voglio parlare con te adesso, Harry. Voglio solo andare a casa e dormire. Solo dormire... - distoglie lo sguardo da quello verde di lui e lo fissa sulla strada illuminata e i palazzi intorno.
- Tutto quello che voglio è spiegarti come stanno le cose, Alycia. Dammi un minuto...
- Non mi va, Harry. Okay? Sono stanca e incazzata e mi sento talmente idiota che sento che potrei picchiarti. Fai così con tutte? È una domanda disinteressata, ormai, visto quello che è appeno successo al ristorante - sta quasi gridando, adesso, e si sente ancora più stupida. E lui la guarda, fermo e immobile, le braccia lungo i fianchi e gli occhi così belli che è meglio non guardarlo troppo a lungo.
- Facciamo così - aggiunge lei subito dopo, cercando di calmarsi e allungando una mano in avanti, come a volerlo tenere lontano il più possibile. - Facciamo che puoi anche non disturbarti a darmi spiegazioni, perché sono io che non ne voglio. Buonanotte - e gli volta le spalle e sa di essere stronza ma non può farci niente. Sa anche che qualsiasi cosa Harry le dirà sarà soltanto una stupida scusa, una banale giustificazione che possa spiegare tutto ciò che è accaduto tra loro, una flebile spiegazione di un fatto già piuttosto chiaro. Alycia non ha bisogno di parole superflue e inutili. Almeno non in quel momento.
Mentre scende le scale della metropolitana, diretta al suo treno della linea gialla, si aspetta che lui la afferri per un braccio, in perfetto stile "commedia romantica", ma non accade e forse è meglio che la vita sia così concreta.
- Mi risponderai? - lo sente gridarle dietro dalla sommità delle scale e si immobilizza, stretta nelle spalle, lo sguardo fisso sulla parete sporca e ricoperta di scritte e graffiti. E risente la stessa domanda, pronunciata in circostanze diverse, e lo stomaco si chiude e gli occhi si appannano.
Non vuole dire bugie - non in quel momento. Chiude gli occhi e continua a camminare.


#


L'appartamento è immerso nel buio quando Natalie rientra, all'incirca verso l'una. Fare l'ultimo turno al "Black Treacle" vuol dire aspettare che l'ultimo cliente lasci il ristorante, ripulire la sala e assicurarsi che tutto sia in ordine per il giorno successivo. Ormai Natalie ci ha fatto l'abitudine, ma quel giorno risente in modo particolare della stanchezza che le si è accumulata addosso e non vede l'ora di farsi una doccia veloce e andare a dormire. Per fortuna il sabato non è di turno in caffetteria e ne può approfittare per dormire fino a tardi e riposarsi in vista di un'altra serata di lavoro.
Si toglie le scarpe e le lascia in ingresso per non fare rumore e va direttamente in bagno. Sente il respiro regolare di Liam provenire dalla camera da letto. L'acqua calda della doccia lenisce le sue membra stanche e doloranti e il profumo del bagnoschiuma alla menta di Liam le rilassa la mente. Adora quel profumo, le sa di lui e quando le rimane attaccato alla pelle è un po' come averlo con sè per tutto il giorno. Un quarto d'ora dopo entra in camera in punta di piedi e scosta il soffice piumone azzurro cielo, assaporandone già il calore, così come l'infinita comodità del letto di Liam. Quest'ultimo è steso di schiena e Natalie si sporge oltre il suo corpo e lo guarda e quando dorme le sembra ancora più giovane, come un bambino cullato dai suoi sogni che riposa in un letto di soffici piume. E la sua sola presenza la rincuora e la rende felice.
Gli si accoccola addosso, passandogli un braccio sul fianco e poi sul petto, stringendolo a sè e facendo aderire il corpo alla sua schiena forte. Profuma di menta e di sapone e Natalie affonda il naso nella sua t-shirt. Ne ha addosso una quasi identica, che utilizza come pigiama quando dorme lì - cioè praticamente sempre.
Sente Liam muoversi contro di lei. - Hey - la saluta, la voce roca per il sonno.
- Scusa, non volevo svegliarti - sussurra lei mentre lui si gira leggermente in modo da portarsela sul petto e stringerla per i fianchi magri. Natalie gli si accoccola addosso, nella loro posizione preferita, una mano di lei sul suo petto e i loro profumi mischiati.
- Com'è andata la serata?
- Un po' così. È successa una cosa, ma te la racconto domani. Adesso dormiamo.
- Chissà come mai mi è passato il sonno - replica Liam ridacchiando e pizzicandole un fianco.
- Liam... - inizia Natalie con tono scherzoso, ma lui la interrompe baciandola e ridendo allo stesso tempo, per poi farla sedere sopra di lui e guardandola fissamente, le sopracciglia inarcate e un'espressione maliziosa. Le passa le mani sulle cosce nude e risale poi di nuovo verso l'orlo della t-shirt scolorita.
Natalie alza gli occhi al cielo, arrendendosi, e si china a baciarlo, per poi farsi sfilare via la maglietta, mentre la risata di Liam riempie la stanza.




NOTE
  • Titolo e citazione arrivano da Thousand Miles di Tove Lo.
  • Il nome "Black Treacle" arriva dall'omonima canzone degli Arctic Monkeys.

Bene, non ho particolari note da aggiungere a questo capitolo, a parte un grande NON ODIATEMI. Davvero, mi spiace un sacco aver fatto litigare Alycia ed Harry, ma si sa, i litigi a volte sono necessari e Harry sembra averla fatta grossa. Chissà cos'ha da dire a sua discolpa, soprattutto sulla "faccenda Scarlett"... Verrà fuori la verità, non temete, solo non ora. Nel corso del capitolo ho inserito una piccola digressione/flashback sulle vicende dello scorso capitolo e sul "dopo" che spero vi piaccia. Spiega un po' quali siano le ritrosie e le paure di Alycia e si capirà meglio quando verrà spiegato proprio TUTTO sulla sua storia con Zayn. E spero che capirete un po' meglio anche Alycia e le sue debolezze. Mi scuso in anticipo per il prossimo capitolo - so già che mi odierete ancora di più. Detto ciò, vi anticipo che avremo un piccolo ritorno di qualcuno che porterà scompiglio... e non aggiungo altro.

Ringrazio come sempre chi segue/recensisce/legge e fangirla con me sfiorando quasi il disagio LOL Siete adorabili!
Vi lascio il mio profilo Facebook e se avete bisogno di chiarimenti non esitate a contattarmi, lì o qui su Efp.

Vi presento Scarlett Lloyd (non ho resistito e ho DOVUTO scegliere questo prestavolto LOL).
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Per compensare le sofferenze del capitolo vi regalo un puppy!Liam.
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Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Capitolo V - Shadow preachers. ***


Cap5

[Scusate, scusate, scusate per l'immenso ritardo con il quale mi ritrovo ad aggionare questa long. Come ho scritto nelle note finali allo scorso capitolo, il periodo natalizio e quello subito successivo hanno assorbito totalmente il mio tempo e quelli appena trascorsi sono stati due mesetti piuttosto pieni e intricati – tra l'altro, l'ispirazione nel frattempo era andata a farsi benedire LOL. Detto ciò, spero che non vi siate dimenticati dei miei bimbi (T.T). E niente, bando alle ciance, vi lascio al capitolo!]

Aftertaste.
Capitolo V.
Shadow Preachers.
[Maggio 2015.]


"You make me wanna
love, hate, cry, take,
every part of you.
You make me wanna
scream, burn, touch, learn
every part of you."



{mercoledì 13 maggio 2015, Londra, pochi minuti alle 11:00 PM}
Quando Harry Styles mette nuovamente piede su suolo inglese, l'erba e l'asfalto sono ancora umidi per la pioggia che è caduta durante la notte. Nell'aria c'è una certa elettricità e il cielo è grigio e carico di nembi scuri, nonostante l'inverno sia formalmente terminato.
La casa di Kensington è fredda e impolverata ed Harry vorrebbe tantissimo essere altrove, ma è deciso a rivalutare quell'appartamento e a provare a sentirlo un po' più suo. Sua madre Anne è in vacanza con Robin in Cornovaglia e Harry non andrà a trovarli nella loro accogliente casa a Greenwich, non dormirà tra le lenzuola pulite che sanno di lavanda e non mangerà i dolci di Anne; non passerà una giornata intera con lei, in salotto, tutti e due in pigiama - come quando era un bambino e c'era anche Gemma - a bere tè al lampone e a guardare vecchi film in bianco e nero; non guarderà il sole tramontare dietro gli alberi del piccolo giardino, le candele accese in corridoio e un pasticcio nel forno. Rimpiange quei momenti, che una volta al mese lo strappano via dalla sua solita vita, e osserva le lenzuola che non sono più bianche ricoprire i mobili del salotto e il camino spento e mai acceso e le finestre senza tende e i vetri sporchi di pioggia e incuria, il parquet opaco e i libri abbandonati sugli scaffali. Si sente odore di qualcosa che sarebbe potuto essere ma che non è stato, un ricordo mai nato e l'ombra della solitudine che offusca i corridoi e le stanze, mentre il pulviscolo galleggia nell'aria stantia e stanca, come neve nel cielo notturno. Harry osserva la decadenza tappezzare ogni cosa e anche la sua anima, piano piano, si appanna, e il suo corpo rischia di fare compagnia ai mobili celati sotto veli di oblìo, scheletri nascosti che ingombrano una vita.
Dopo aver reso vivibile il bagno e la camera da letto e dopo una doccia veloce, Harry si sofferma pensieroso sul profilo delle case all'esterno, le finestre illuminate che definiscono altre vite e altri giorni, mentre le nuvole continuano ad addensarsi ad ovest. Controlla senza nemmeno pensarci la casella dei messaggi e si sente un vero stupido a continuare ad aspettare un suo messaggio dopo un mese di silenzio che sa di condanna definitiva, di ingombranti consapevolezze e ricordi che sembrano ormai irreali e inconsistenti come sogni. Harry può dire di aver mai conosciuto Alycia Roberts, oppure si è solo immaginato ogni cosa durante le ore di sonno a casa di sua madre? Ha davvero toccato la sua pelle e baciato le sue labbra? Hanno davvero parlato o è stato tutto frutto di un delirio instabile e popolato di fantasmi?
Il suo nome tra quei vecchi messaggi è l'unica cosa che conferma la sua esistenza ed Harry la immagina a casa, nel piccolo salotto, con Natalie o Niall, a ridere come una bambina e a mangiare biscotti al cioccolato mentre la TV trasmette dei video musicali e la sera scende dietro i vetri. È a pochi passi da lui, nella stessa città, in quella Londra che aveva imparato a desiderare di nuovo e che di nuovo gli è stata portata via, e così si veste senza nemmeno aver elaborato un pensiero razionale ed è già fuori.
Sale in macchina e guida in una città quasi tranquilla, mentre l'orologio segna le undici. Sa che non è l'orario giusto per presentarsi a casa di qualcuno, ma la sera dopo deve riprendere l'aereo per tornare a Los Angeles e davvero non ha tempo da perdere.
Raggiunge Colville Square a piedi, dopo aver parcheggiato l'auto anche piuttosto malamente, senza badarci. Nota subito la finestra illuminata in salotto, la luce filtrata dalle tende tirate.
Improvvisamente il coraggio comincia a venirgli meno, ma un ultimo disperato brandello lo spinge ad aprire il cancelletto e a salire i pochi gradini che ha di fronte. La porta del numero venticinque è socchiusa e così la scosta lentamente. Una signora anziana lo scruta torva, un sacco della spazzatura in una mano e le chiavi di casa nell'altra, mentre scende le scale dello stabile.
- Io mi fermo qui - si affretta a specificare Harry a mo' di spiegazione, indicando la porta di Alycia sulla sinistra.
L'altra lo studia per un momento e Harry si ricorda della t-shirt dei Rolling Stones che indossa e che è bucata, del giaccone che gli pende disordinato da una spalla, dei jeans scoloriti che non si è preoccupato di cambiare, degli stivali infangati che dovrebbe ripulire e quasi si vergogna un po'. La sua osservatrice però gli fa un cenno di saluto ed esce, accostandosi poi la porta alle spalle. Probabilmente non deve aver fatto caso al suo apparente disordine.
Harry fa un respiro profondo e suona il campanello.


#


{mercoledì 13 maggio 2015, Londra, ore 10:00 PM}
Lo sguardo di Alycia si perde nelle nuvole cariche e grigie fuori dalla finestra della cucina, mentre il bollitore fischia accanto a lei, tra il forno a microonde e la scatola di cereali al miele mezza vuota.
Versa l'acqua bollente nella tazza che è solo sua - con il disegno di Mickey Mouse - e la osserva prendere colore e l'aroma del bergamotto le raggiunge le narici. Ci mette un goccio di latte e poco zucchero e torna in salotto.
È da sola - Niall è uscito con alcuni amici che lei conosce solo di nome - e la tranquillità di casa la rilassa. Ha passato il suo giorno libero dormendo fino a tardi, per poi uscire e fare colazione da "Caffè Nero", dove Natalie le ha riempito il bicchiere tre o quattro volte. Ha girovagato per Portobello Road, prendendosi il tempo di guardare ciò che di solito lascia che le sfili davanti, dal negozio di tazze e oggetti in ceramica all'angolo, con l'insegna rossa e la merce esposta in strada, alla pasticceria dove compra un Red Velvet per Natalie e che profuma di burro e vaniglia.
Le due amiche pranzano in un piccolo ristorante a poco prezzo ma carino, sedute fuori al tiepido sole di maggio, e poi passano il pomeriggio su una delle panchine del parco sotto casa, a fumare sigarette e ricordare i vecchi tempi. Alycia ha cenato con una pizza gigante surgelata, nonostante gli insistenti inviti di Natalie a salire da Liam. Ha sempre rifiutato, preferendo lasciarli soli - e preferendo stare sola a sua volta.
Afferra il telefono, poggiato sul tavolino basso davanti al divano, ma non ci sono messaggi. Non che si aspetti ancora che Harry le scriva, e forse è meglio così. Dopo parecchi messaggi, tutti rimasti senza risposta, il ragazzo deve essersi arreso e non l'ha più cercata. Di nuovo, forse è meglio che sia andata così.
Tutto quello che era successo tra loro minacciava di schiacciarla e annientarla e Alycia non poteva permettersi di venire schiacciata e annientata un'altra volta. E in fondo, quello che c'era stato sarebbe potuto essere o tutto o niente, il meglio o il peggio, la vetta o l'abisso, ma Alycia non voleva rischiare l'impatto della caduta, aveva troppa paura. E quindi aveva abbracciato la mediocrità, ciò che la spingeva a non essere mai abbastanza, tutto meno che rischiare qualcosa con la possibilità concreta di perderla. E preferisce vivere come al solito piuttosto che gustare un piacere troppo avidamente, piacere che tanto le sarebbe stato tolto e di questo è sicura. Cose così belle non sono fatte per durare.
Lascia cadere il telefono sul divano e vi si lascia cadere lei stessa, sorseggiando il suo tè. C'è fin troppo silenzio, ora, ma le piace. Abitare con Niall significa convivere con il rumore, le risate troppo alte e le note della chitarra alle tre di notte e, nonostante tutto il bene che sente di provare per lui, alla lunga diventa estenuante, quella cacofonìa, e il silenzio stesso le appare quindi come un dono del cielo.
Le uniche cose che fanno rumore ora sono i suoi pensieri, sempre troppo vorticosi, troppo veloci, troppo incasinati, troppo tutto. Decide all'improvviso che andrà a letto presto, ché forse così riuscirà a placarli.
E in quel momento, una consapevolezza la colpisce dietro la schiena, nello spazio tra le scapole, e poi nel centro del petto, scendendole nello stomaco, e la sente ancora più fortemente in tutto quel silenzio, in quel mercoledì sera solitario: Harry le manca. Le manca, cazzo. Le manca nonostante tutte le cose che non sa di lui, nonostante Scarlett, nonostante la sua assenza. Le manca per tutto ciò che sa di lui - la sua vita tra due città, il suo essere poetico senza farlo apposta, i testi che scrive e che non vuole farle leggere, gli aerei che prende e i caffè che beve, come tiene tra le mani il telefono, e il cappotto scuro, la t-shirt dei Pink Floyd e l'accento del Cheshire; le manca per il vuoto che sente senza il suo corpo addosso - e la totalità di quel momento, i respiri spezzati e il suo modo di guardarla e toccarla e averla; le manca per il ricordo troppo grande ma bello che ha di lui - e le fossette quando ride come un bambino, le mani che si agitano di qua e di là mentre parla, le facce buffe quando gli si racconta qualcosa di divertente o irriverente o, come direbbe lui, "esilarante", quella luce particolare che solo i suoi occhi hanno, quando ti osserva e cerca le parole, e dentro c'è davvero il mondo intero.
Le manca. E le fa male. E capisce che forse è ormai troppo tardi per tornare indietro, ché si è rifiutata di ascoltarlo e questa è forse la cosa peggiore, anche se il viso di Scarlett continua a tornarle in mente e allora si perdona un po'.
Il campanello suona e Alycia sobbalza sul divano e il tè rischia di finirle addosso. Posa la tazza sul tavolino e si dirige in ingresso. Non capisce chi possa essere, a quell'ora, e poi fa due più due: devono essere sicuramente Natalie e Liam, scesi per farle compagnia dopo aver finito di cenare.
E così apre la porta. E così le si congela il sorriso sulle labbra. E così osserva la passata fonte dei suoi guai e dei suoi tormenti sorriderle, solo una vaga punta di disagio negli occhi color ambra.
- Zayn?


#


{mercoledì 13 maggio 2015, Londra, ore 11:15 PM}
Harry attende qualche minuto di fronte alla porta e affonda le mani nelle tasche del giaccone marrone, dondolandosi avanti e indietro e fissando il numero uno dorato attaccato sul legno bianco. Sente un rumore di passi proveniente dall'interno dell'appartamento farsi sempre più vicino e, quando finalmente la porta si apre, il sorriso gli si congela sulle labbra e le mani si stringono a pugno dentro le tasche.
Di fronte a lui c'è un ragazzo alto, anche se non quanto lui, un paio di jeans neri strappati e consunti, una t-shirt bianca con una stampa indefinita sul davanti e un paio di Vans a quadri bianchi e neri ai piedi. La barba scura è corta ma gli adombra la mascella definita e gli occhi ambrati lo studiano, un'ombra di divertimento misto a fastidio. I capelli scuri sono spettinati ed entrambe le braccia sono ricoperte di tatuaggi. Non gli ispira nulla di buono e ritrovarlo ad aprire la porta di casa di Alycia contribuisce in larga parte ad alimentare le sue brutte prime impressioni. Il ragazzo tiene le dita sulla maniglia e si limita a guardarlo, senza dire niente.
- Alycia è in casa? - gli chiede Harry rompendo il silenzio e sente la sua stessa voce bassa e tesa.
- Dipende - risponde l'altro, beffardo, alzando imprcettibilmente il mento, come in segno di sfida. - Chi la cerca?
- Zayn! - si sente la voce di Alycia provenire dal salotto. - Si può sapere chi è? - ma lui non le risponde e continua a guardare Harry.
- Sai che ti dico? - esclama quest'ultimo, deciso. - Lascia perdere.
Così dicendo gira sui tacchi, intenzionato ad andarsene. Spalanca la porta e per poco non investe la signora di prima.
- Guarda dove vai, ragazzo! - le grida dietro lei, la voce vibrante.
Ad Harry non importa dove sta andando, tutto ciò che vuole è lasciare al più presto Colville Square, per non tornarci più. Si sente preso in giro e la rabbia gli monta dentro a ondate.
Non sa chi sia quel tale, "Zayn", ma è evidente che per essere a casa di Alycia a quell'ora non può che esserle strettamente legato: un fidanzato?, un flirt?, un amico intimo? Harry non lo sa e forse nemmeno ci tiene a saperlo. Decide che non gli importa più niente, che ha già sprecato troppo tempo dietro ad una storia futile che non è nemmeno definibile come tale, perché non è mai iniziato niente e Alycia gli ha anche fatto capire che mai sarebbe potuto iniziare. È soltanto un illuso e uno stupido, lui che ha deciso di andare a trovarla per parlare, per capire, per mettere un punto a qualcosa che nessuno dei due si era preso la briga di definire e che aleggiava tra loro anche a distanza di chilometri e chilometri e che Harry sentiva addosso notte e giorno, pesante come un macigno ed eccitante come l'ignoto.
Percorre a piedi la distanza che lo separa dalla sua automobile, che è ancora parcheggiata dove l'ha lasciata, una ruota sul marciapiede, il paraurti attaccato ad un bidone dei rifiuti. Ha appena recuperato la chiave dalla tasca del giaccone quando sente la sua voce chiamarlo.
- Harry! - e si volta e Alycia gli sta correndo incontro dalla parte opposta della strada deserta, costeggiando un piccolo ufficio postale chiuso e un Irish Pub. - Harry!
Lui apre la macchina e la portiera, deciso ad ignorarla e ad andarsene, ma lei lo raggiunge e lo blocca e per poco non rimane schiacciata tra il corpo di Harry e la carrozzeria dell'auto. Il suo profumo alla rosa gli arriva alle narici e lui la guarda, sospeso, la mano proprio accanto al suo viso, premuta contro la macchina nera.
- Harry, fermo - esclama ancora lei mentre lui cerca di spostarla per entrare nell'abitacolo, cercando di toccarla il meno possibile, perché non vuole cedere e sa che potrebbe succedere e non vuole ascoltarla, proprio come lei non ha ascoltato lui.
Alycia però non si lascia spostare, così Harry finisce per arrendersi e allontanarsi leggermente dalla sua auto, passandosi una mano dietro il collo e sospirando, visibilmente innervosito. Lei richiude lo sportello e rimane a guardarlo per un momento, ma lui non vuole incontrare il suo sguardo - non vuole perdersi in quell'azzurro.
- Si può sapere cosa ci facevi fuori dal mio appartamento? - gli chiede Alycia alla fine e la sua voce è incrinata da una rabbia a stento trattenuta. È arrabbiata e non dovrebbe esserlo: con che diritto gli sbatte in faccia quel sentimento, quando è lui quello arrabbiato e amareggiato e deluso? Ha immaginato una cosa e ne è apparsa un'altra: non c'era nessuna Alycia accovacciata sul divano a divorare biscotti e a ridere con Niall o a spettegolare con Natalie; non c'era nessuna Alycia che guardava la TV o mangiava biscotti; non c'era nessuna Alycia Roberts così come lui l'ha dipinta nella sua fantasia, ma solo un'altra Alycia - quella vera? - a casa sua, in compagnia di un ragazzo pericolosamente bello e apparentemente letale, in t-shirt e jeans rotti e un'aura di fumo e rischio che gli aleggiava intorno, gli occhi intensi di chi sa cosa vuole e la disinvoltura di chi può. Quel ragazzo, quello Zayn, conosceva bene Alycia, altrimenti non si sarebbe mai permesso di aprire la porta del suo appartamento, non si sarebbe permesso di decidere chi avesse il permesso di vederla, non si sarebbe permesso di farlo andare via senza che Alycia potesse obiettare.
- Allora? - chiede ancora lei, spazientita, le braccia conserte e un cipiglio serio dipinto sul bel viso pallido.
- Non ti interessa più, ormai - replica Harry scrollando le spalle e misurando la porzione di marciapiede di fronte alla sua automobile a grandi passi, nervoso e irritato.
- Ah, no? L'hai deciso tu?
- Sì, l'ho deciso io, come tu hai deciso di non volermi ascoltare, l'ultima volta che ci siamo visti. O non te lo ricordi?
Un'ombra appare sul viso di Alycia, per poi scomparire subito dopo. Se lo ricorda, eccome se lo ricorda, Harry l'ha capito subito.
- È diverso - replica lei, ma senza convinzione.
- Per niente. Non è diverso per niente, Alycia. Capito? Smettila di crederlo solo perché così ti sentirai meglio con te stessa per esserti comportata da stronza con me.
- Io mi sarei comportata da stronza con te? - esclama ritrovando la vivacità e una certa dose di amara ironia. - Hai una bella faccia tosta, sai?
- Non fare la vittima, per favore, non ti si addice - e Harry le volta le spalle, perdendosi ad osservare l'insegna spenta di una panetteria.
- Non sto facendo la vittima e qui l'unico stronzo sei tu, okay? Insomma, dopo quello che è successo ti permetti anche di fare il sostenuto, di arrivare come se niente fosse, suonare e poi scappare via come un ragazzino. E ti fai anche rincorrere, come se non bastasse, per poi sparare cazzate cosmiche una dietro l'altra. Io sarei la vittima, ma guardati! Ti aggiri per Londra come un'anima in pena e ti rifiuti anche di darmi spiegazioni, quando te le chiedo.
Harry si volta a guardarla e sostiene il suo sguardo mentre lei gli infierisce contro e la osserva, il corpo teso in avanti, i pugni stretti, la felpa troppo grande per lei che probabilmente ha indossato in fretta e furia prima di uscire, perché le pende da una spalla e il bordo inferiore è piegato male; osserva i capelli biondi spettinati - forse dopo che Zayn ci ha passato una mano attraverso? - e gli occhi azzurri accesi e belli e che hanno lo stesso colore del cielo in un giorno limpido d'inverno; osserva le gambe magre e belle strette in un paio di jeans - gli stessi che lui le ha tolto - e le Converse mezze rotte e scolorite; osserva le sue labbra piegarsi mentre parla e la lingua sbattere contro il palato; osserva Alycia Roberts e tutto ciò che gli sembra è che sia troppo bella per essere vera, qualcosa di onirico e irreale che gli aleggia davanti e che solo lui può vedere ma non toccare, perché altrimenti svanirebbe nel vento, un qualcosa che ha conosciuto - o creduto di conoscere - ma che adesso non c'è più. La verità è che probabilmente si è sbagliato: tra loro non sarebbe mai potuto nascere niente, perché non è mai stato bravo in queste cose e la sua vita è tutto un tale casino che nessuno riuscirebbe a reggere, così come nessuno sarebbe pronto ad affrontare tutto quel caos solo per lui. E tutto ciò che è successo negli ultimi tempi gli fa capire che Alycia non è pronta, non saprebbe reggere la tensione di una vita a metà, di un Harry incostante e poco presente, di un Harry silenzioso e che parla poco e che ha bisogno di quei silenzi, ché senza morirebbe per il troppo rumore. Ha creduto che lei potesse leggergli dentro, ma a quanto pare è stata tutta un'illusione.
- Hai finito? - le chiede lui alla fine, le mani strette a pugno lungo i fianchi. - Perché non ho intenzione di starti ad ascoltare ancora a lungo, anche perché, come ti ho detto, non mi interessa. Non mi interessa se vai a letto con quel tale, Zayn, o come cavolo si chiama quell'idiota; non mi interessa se era a casa tua per farti le trecce o giocare a Risiko o mettersi lo smalto; non mi interessa chi è e cosa vuole e tanto meno chi è per te. D'accordo? Tornatene a casa e passa una buona serata.
E così Harry riesce ad aprire la portiera senza incontrare opposizioni e senza sentire obiezioni. Sente solo Alycia che lo guarda, anche mentre entra in macchina e abbassa il finestrino perché ha caldo e inserisce la chiave nel quadro. Lo guarda anche mentre mette in moto e comincia a fare manovra per uscire da quel parcheggio penoso. Lo guarda anche mentre lo raggiunge e mette entrambe le mani dentro l'abitacolo, come a volerlo trattenere. Harry si ferma ma non la guarda. La sente respirare forte e deglutire.
- Non ci vado a letto, non giochiamo a Risiko e Zayn per me non è più nessuno. Siamo stati insieme ed è finita mesi fa. È tutto qui. E tu sei uno stronzo - e lo lascia andare, scosta le mani e si allontana lungo il marciapiede, il passo sostenuto.
Harry continua a guardare di fronte a sé e poi accelera via nella notte.


#


- Hai finito? - le chiede lui alla fine, le mani strette a pugno lungo i fianchi. - Perché non ho intenzione di starti ad ascoltare ancora a lungo, anche perché, come ti ho detto, non mi interessa. Non mi interessa se vai a letto con quel tale, Zayn, o come cavolo si chiama quell'idiota; non mi interessa se era a casa tua per farti le trecce o giocare a Risiko o mettersi lo smalto; non mi interessa chi è e cosa vuole e tanto meno chi è per te. D'accordo? Tornatene a casa e passa una buona serata.
E Alycia sente il cuore perdere un battito. Non può credere che lui le abbia detto quelle cose. Non può credere che lui abbia giocato la sua stessa carta contro di lei.
"Non voglio sapere niente di Scarlett . Non voglio sapere cosa ci sia tra voi e come stiano le cose, se siete in crisi o vi amate, se ci tieni o non te ne frega un cazzo. Okay?", le sue parole, quelle pronunciate circa un mese prima, adesso le risuonano nella testa, nelle orecchie, nello stomaco, dappertutto. E sa che lui la sta solamente ripagando con la sua stessa moneta. E forse se lo merita, nonostante tutto.
Mentre rincorreva Harry - dopo aver dato dell'idiota a Zayn per averlo lasciato andare via - si sentiva solo arrabbiata, perché non si erano più sentiti o scritti, perché si era comportato da stronzo, presentandosi al "Black Treacle" con la sua fidanzata, prendendola in giro e facendola sentire una tale cretina. Non voleva dargli spiegazioni, perché in fondo non c'erano spiegazioni da dare. Zayn non era niente, ormai, ma solo una presenza accovacciata ai bordi della sua esistenza, prepotente e vivida, ma che non aveva più alcun potere.
Ora, le parole di Harry la fanno vacillare. Non le dice il motivo della sua visita improvvisa a quell'ora della sera e tutto ciò che Alycia credeva di volere le si sgretola davanti: Harry non le parlerà, Harry non l'ascolterà, Harry se ne andrà.
Lo guarda salire in macchina, mettere in moto e cominciare ad allontanarsi da lei. E così si aggrappa alla sua automobile, ché lei non si sarebbe arresa senza prima avergli detto che Zayn non era niente, che Zayn era il passato, che Zayn era Zayn e lui era Harry e valeva tutto, valeva i litigi senza senso, valeva i messaggi senza risposta, valeva gli ottomilasettecentosessanta chilometri che li separavano ogni giorno. E voleva dirgli che lei valeva più di tutte le Scarlett di questo mondo, valeva per il sorriso che gli faceva spuntare quando lo guardava, valeva per le fossette che gli si disegnavano sul viso quando lo faceva ridere, valeva per le sue mani che lo toccavano e le sue labbra premute addosso, valeva per i vestiti tolti e le parole non dette e le storie ancora da raccontare, valeva per i baci quando fuori piove e dentro muori, valeva per tutto ciò che c'era ancora da scrivere e che aspettava solo loro - ma che forse non era mai valso abbastanza.
- Non ci vado a letto, non giochiamo a Risiko e Zayn per me non è più nessuno. Siamo stati insieme ed è finita mesi fa. È tutto qui. E tu sei uno stronzo - e lo lascia andare, si allontana, chiude gli occhi per un attimo e sente tutto il peso del corpo premere contro l'asfalto, e solo i piedi la tengono ancorata, impedendole di rovinare a terra. E si incammina lungo il marciapiede e lo guarda guidare via nella notte, le luci dei fari che si perdono in lontananza e svaniscono dietro l'angolo di una via.
E così se n'è andato. Per davvero e forse stavolta per sempre. Che ironia: pensa ad Harry come ad un qualcosa di tangibile, quando non è mai stato altro che aria e sì, l'ha toccato, ma era transitorio, un corpo a noleggio, l'anima intrappolata e gli occhi color aurora boreale, le fossette da baciare e le mani grandi, i tatuaggi impressi a fuoco addosso e i capelli spettinati. L'ha toccato ma poi si è spezzato, sgretolandosi tra le sue dita. E rimane con niente, a parte qualche ricordo che presto svanirà. E si ricorda che non è mai stato suo e che forse non sarà mai di nessuno, neanche di Scarlett. Aveva vissuto un'illusione, una specie di sogno che però ora è finito. È tempo di tornare alla realtà.


#


Alycia è seduta su una panchina nel piccolo parco in Colville Square. Sono le due di notte e non ha fretta di tornare a casa. Rilegge i messaggi che Zayn le ha mandato, già due ore prima.


H. 11:32 PM
NUOVO MESSAGGIO.
DA:
Zayn.
Dove sei finita??


H. 00.15 AM
NUOVO MESSAGGIO.
DA
: Zayn.
Ho lasciato a Payne le tue chiavi.
Stai bene?


H. 1:00 AM
NUOVO MESSAGGIO.
DA
: Zayn.
Cazzo, Alycia, rispondi!


H. 1:30
NUOVO MESSAGGIO.
DA
: Zayn.
Ok, ho capito.
Fai la stronza.
Buonanotte, allora XX.



Alycia scoppia a ridere da sola. Anche Zayn Malik si sente ferito, adesso? Questa sì che è bella...
Ci sono tre chiamate senza risposta di Natalie e una di Liam. Le ignora. Al momento non ha voglia di vedere la bella faccia di Payne adombrata dalla preoccupazione e le labbra piegate in un smorfia seria; non ha voglia di sentire le ramanzine senza fine della sua migliore amica che le dice che ha sbagliato tutto come ogni volta, che dovrebbe chiamare Harry e dirgli tutto lo stesso, che anzi, è stata lei a sbagliare per prima quando si è rifiutata di ascoltarlo ecc ecc ecc.
Arriva un messaggio proprio da parte di Natalie.


NUOVO MESSAGGIO.
DA
: Nat.
Ci stai facendo preoccupare.
Si può sapere dove sei??
Scrivici almeno se stai bene.



In fondo le dispiace farli preoccupare entrambi, così decide di rispondere.


NUOVO MESSAGGIO.
A: Nat.
Sto bene, andate a dormire.
Aspetto Niall.
Notte.



Mette il silenzioso e nasconde il telefono nelle tasche della felpa che indossa e che si è messa in fretta e furia prima di uscire e si maledice per aver lasciato a casa le sigarette.
Sa che molto probabilmente potrebbe finire per aspettare Niall su quella fredda panchina anche per tutta la notte, ma confida nel fatto che sia andato solo a farsi una bevuta non troppo lunga e che rientri prima del previsto. O almeno lo spera.
Osserva le stelle che dipingono il cielo e si chiede cosa stia facendo Harry in quel momento e dove sia. Dove sta quando è a Londra? E con chi? Chissà se dorme già o anche lui fissa le stelle... Chissà se ha ripensato alle sue parole e si è pentito, chissà se ha riflettuto su quelle di lei e ha capito, chissà se l'ha perdonata come lei sta cercando di perdonarlo... Chissà.
Afferra il telefono e scrive in fretta un messaggio.



NUOVO MESSAGGIO.
A
: Nialler.
Dove sei?



Subito dopo legge il messaggio che le ha mandato Natalie come risposta:



NUOVO MESSAGGIO.
DA
: Nat.
Se hai bisogna suona.
Non sparire mai più.
Notte, N.



Alycia non può fare a meno di sorridere, alla fine. Natalie si preoccupa sempre e sembra che nonostante questo lei non faccia altro che complicare le cose. La luce è ancora accesa a casa Payne, anche se bassa, come un faro nella tempesta di un mare in subbuglio. Natalie non dormirà finchè Alycia non le dirà che è a casa.



H. 2:30 AM
NUOVO MESSAGGIO
DA:
Nialler.
Cos'è successo?
Sto tornando a casa, tu dove sei??


H. 2:32 AM
NUOVO MESSAGGIO.
A
: Nialler.
Nel parco sotto casa.


H. 2:33 AM
NUOVO MESSAGGIO.
DA
: Nialler.
Arrivo.



E Niall arriva presto, prestissimo. Alycia vede una macchina fermarsi davanti al numero venticinque, sostare un secondo e poi ripartire senza fretta. Vede la figura del suo migliore amico raggiungerla a passo svelto, il giubbino blu, la t-shirt scura, i jeans strappati e le Nike grigie che lei gli ha regalato per Natale.
- Hey - sussurra sedendolesi accanto sulla panchina, le mani nelle tasche del giubbino.
- Hey - replica lei a bassa voce sorridendogli.
- Cos'è successo?
E Alycia è così stanca che gli racconta tutto lentamente e senza fretta, partendo da Zayn e finendo con Harry - la storia della sua vita. Niall l'ascolta senza intervenire, come fa sempre, annuendo ogni tanto. Gli occhi azzurri brillano nella notte e ogni tanto si perdono nel cielo.
- Cosa pensi? - gli chiede lei alla fine di tutto e dopo un momento di silenzio.
Niall si sistema meglio sul naso gli occhiali da vista che ogni tanto gli piace indossare e poi la guarda, serio. - Avete fatto un casino, lo sai? Insomma, vi siete complicati la vita per niente. Okay, se lo avessi davanti adesso molto probabilmente lo picchierei per tutta la faccenda di Scarlett Lloyd - e gli scappa una smorfia - ma è anche vero che tu non hai voluto sentire spiegazioni e forse avresti potuto, così adesso lui non ti rinfaccerebbe la cosa.
- Lo so che sono un casino - ammette Alycia torcendosi le dita. - È solo che non so come risolverlo. Non so come cambiare.
- Non devi risolverlo, ma solo controllarlo. E secondo me ad Harry piaci proprio perché sei incasinata, perché sei vera e senza filtri.
- Non credo di piacergli poi così tanto...
- Era arrabbiato, non parlava lucidamente. Secondo me si è già pentito, quell'idiota.
Alycia non può fare a meno di ridere e Niall la segue a ruota, come se stesse aspettando il suo permesso. La sua risata le risolleva il morale.
- Grazie per essere qui - gli dice allora.
- Quando vuoi, baby - e le cinge le spalle con un braccio e lei vi si rifugia e sente il suo profumo di pulito e si sente a casa.
- Non chiamarmi baby, lo sai che lo odio.
- Okay, baby.
- Sai cosa? Nonostante tutto ti voglio bene, Horan.
- Anche io, Roberts. Ricordatelo quando volerai a Los Angeles con Ciuffo Ribelle.
- Non volerò da nessuna parte.
- Vedremo. Potrei anche scommetterci, vediamo se Malik ci sta...
Alycia gli assesta una pacca su una gamba e Niall ride di nuovo. - Prima o poi mi dovrai dire cosa vuole ancora quel coglione patentato da te.
- Non c'è niente che possa volere da me. Non più, ormai.
- Sono contento di sentirtelo dire, sai? Mi rassicura. E sorvolerò sul doppio senso di tutta la faccenda.
Alycia gli dà un'altra sberla.
Ridono e rimangono lì, su quella panchina, ancora per qualche tempo.


#



[Ottobre 2012.]
L'Hurricane risplende di verde. Le luci invadono l'ambiente e si riflettono sui lampadari e gli specchi appesi dietro il lungo bancone. La pista al centro è popolata di persone che si muovono al ritmo della musica, seguendo un ritmo tutto loro.
Zayn Malik attende che il barista gli passi i suoi drink e accanto a lui c'è Louis Tomlinson, che batte il piede a terra, e non sa se per la musica - "Marry The Night" di Lady Gaga - o per l'impazienza. Hanno lasciato Niall Horan al loro tavolo d'angolo, in compagnia di due ragazze: è sempre il solito "spezza cuori" e Zayn ride tra sé e sé, divertito.
E poi la vede. Proprio mentre arriva la sua Vodka Lemon e mentre Louis gli dice - Andiamo?. La vede, bellissima e gracile, biondissima e vestita di malinconia, la gonna corta leopardata, il giubbino di pelle, la camicia nera scollata quanto basta, i tacchi alti e la borsetta a spalla. È con un'altra ragazza e si guarda intorno incuriosita, come se fosse la sua prima volta all'Hurricane. I suoi occhioni - che sembrano azzurri, truccati di scuro e dalle ciglia lunghe - sondano l'ambiente e guardano di qua e di là, per poi posarsi su di lui, dove rimangono. Zayn non li lascia andare nemmeno mentre Louis lo scrolla per un braccio.
- Hey, amico, che ti prende? - gli chiede.
Zayn nemmeno gli risponde, continua a guardare la ragazza, le gambe magre e pallide, le labbra piene che sono perfette da baciare, le braccia lungo i fianchi stretti e i capelli spettinati. Cazzo, vorrebbe averla tutta per sè, vorrebbe stringerla e far aderire i loro corpi; vorrebbe baciarla fino a farle sanguinare le labbra, vorrebbe farci l'amore per poi morire tra le sue braccia, vorrebbe guardare il suo corpo nudo sotto di sé ogni sera prima di dormire; vorrebbe e decide di eliminare il condizionale. La vuole. E sarà sua.
- Alycia, allora? - la sua amica (bionda anche lei e decisamente più svestita) la tira per la giacca. - Che guardi?
Alycia. È così che si chiama.
Zayn alza il bicchiere verso di lei e le sorride, la lingua incastrata tra i denti. Alycia ricambia.


NOTE



Detto ciò, posso dirvi che con questo capitolo si conclude la parte più “dolorosa” della storia – okay, non posso svelarvi nulla sul prossimo (a parte che ci sarà una new entry nel cast u.u) però insomma, i due bimbi non litigheranno più, almeno questo posso assicurarvelo. Non odiatemi LOL

Come avete visto, Zayn continua a portare complicazioni e non sappiamo ancora cosa sia successo precisamente di così grave tra lui e Alycia (perché qualcosa è successo, oltre alla loro rottura) e verrà svelato sicuramente nei prossimi capitoli, quando lei spiegherà tutto ad Harry, per cui pazientate, miei prodi.

Credo di non avere altre particolari precisazioni e aggiunte, per cui vi lascio come sempre il link al mio profilo Facebook, per qualsiasi chiarimento: Marti Lestrange.


E ovviamente Alycia ed Harry ;)

A presto e grazie a tutti <3

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ps recentemente ho scritto una oneshot Larry (la mia prima Larry T.T), lascio qui il link, mi farebbe piacere sapere i vostri pareri: I'll Walk That Line.

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