Aftertaste. di Marti Lestrange (/viewuser.php?uid=168998)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo I - I walk the line. ***
Capitolo 3: *** Capitolo II - Hold me down. ***
Capitolo 4: *** Capitolo III - Bite. ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV - Thousand miles. ***
Capitolo 6: *** Capitolo V - Shadow preachers. ***
Capitolo 1 *** Prologo. ***
Aftertaste - prologo
EHM
EHM *tossicchia*
Okay, è la mia primissima storia nel fandom e l'ansia mi sta
divorando, ma a parte questo - morirò a breve, lo so - colgo
l'occasione per introdurre questa pazza idea che mi
porterà alla pazzia - e ci sono molto vicina, posso
assicurarvelo. Niente, queste note iniziali non hanno senso, per cui la
smetto e concludo ringraziando chiunque deciderà di dare una
lettura a questo piccolo prologo. La narrazione è alla prima
persona singolare, nei capitoli successivi passeremo alla terza
persona, ci tenevo a specificarlo. La scelta è stata dettata
dall'intesità degli eventi narrati qui, che hanno richiesto
naturalmente la prima persona - sono stati i personaggi ad insistere,
non io, ve lo giuro. E ora vado perché se no divento noiosa.
Il rating è arancione e credo che sia sufficiente. Altre
note al fondo.
Grazie.
Ps attenzione alle date ;)
Aftertaste
Prologo.
[Marzo 2015.]
Il cellulare
squilla ripetutamente da cinque minuti buoni, ma decido di ignorarlo.
"R U Mine" degli Arctic Monkeys suona quasi meccanica alle mie
orecchie, mentre piano piano perdo il controllo.
Le sue
mani grandi scendono dal mio viso al mio collo - e al mio corpo. Io,
ormai quasi arresa, chiudo gli occhi e il bacio si fa ancora
più intenso, minacciando di annientarmi.
Cazzo, non
ho mai baciato così un semi sconosciuto, prima. Per giunta a
casa mia, spalmati contro il muro del piccolo ingresso ingombro di
cianfrusaglie e stivali per la pioggia.
Alex Turner si zittisce e subito dopo parte il telefono di casa, uno
stupido cordless installato su un mobile di metallo che fa molto "Stati
Uniti anni sessanta", vecchie officine e grasso di motore. Suona e
suona e alla fine, sfinito, si placa.
"Avete chiamato casa di
Niall e Alycia, a quanto sembra non ci siamo", parte la
segreteria telefonica, e la voce di Niall Horan riecheggia per tutto
l'appartamento.
"Che cazzo di messaggio,
Horan", sento la mia voce intervenire - e le sue mani scendono
sul mio seno e un sospiro mi sfugge dalle labbra ormai gonfie.
"Sapevo che non avrei
dovuto lasciartelo fare", continua il messaggio. Tra
l'altro, ho una voce di merda e mi chiedo se sia così di
merda anche mentre...
"Alycia!",
esclama Niall. "Doveva
essere una cosa seria, questa...".
"Seria? Con noi? Ma
sentitelo! Comunque ora continuo io", un rumore di
collutazione in sottofondo e ricordo il momento in cui mi butto sopra
Niall, seduto sul nostro vecchio e fidato divano, e gli frego di mano
il telefono dopo avergli morsicato una spalla.
"Siete ancora
lì?", chiede la mia voce subito dopo. "Parla Alycia, l'adulta di casa.
In questo momento non ci siamo, per cui potete fare tre cose: cercarci
sul cellulare e se non ce l'avete peggio per voi; provare a richiamare
più tardi, magari sarete più fortunati; oppure
andare cordialmente a cagare. Grazie per l'attenzione".
"Alycia!",
si sente ancora un ultimo, disperato richiamo di Niall, alcuni minuti
sospesi e poi il silenzio - a parte noi.
- Esilarante - commenta solo Harry sul mio collo prima di baciarmi la
spalla lasciata scoperta dalla canotta nera, afferrarmi saldamente per
la vita e tirarmi su - e le mie gambe si allacciano automaticamente ai
suoi fianchi e le braccia gli stringono la schiena mentre mi bacia
ancora.
Mi porta così fino in salotto, senza alcuna fatica, come se
il suo corpo fosse fatto apposta per il mio. Urtiamo per sbaglio una
pila di vecchi dischi accanto al tavolino e questi cominciano
lentamente a scivolare, fermandosi contro un paio di vecchie Nike di
Niall.
- Ti porti il lavoro a casa? - mi chiede facendomi cadere sul divano e
guardandomi dall'alto, una mano poggiata sulla spalliera, proteso verso
di me.
- Vieni qui - dico afferrandolo per un polso e facendomelo cadere
addosso.
Ride sulle mie labbra e io gli sfilo la t-shirt dei Pink Floyd
macchiata d'inchiostro. Passo le mani sul suo petto tatuato e lo sento
trattenere il respiro. Rischio di perdermi da qualche parte a
metà strada tra una farfalla e l'orlo dei suoi jeans
scoloriti, così lui mi bacia e la sua lingua sbatte contro
la mia con urgenza.
Mi sfilo la canotta e la lancio via e le sue mani sono subito su di me,
sul mio seno troppo piccolo e sulla mia vita sottile. Mi lascia una
scia di baci partendo dal collo e giù fino all'addome e ora
i miei sospiri sono più intensi. Non riesco a pensare ad
altro che non siano le sue mani che mi spogliano - tutta - e che
subito dopo mi toccano - mi esplorano
- voraci e mai paghe. Le mie abili dita lo liberano sapientemente dei
jeans troppo stretti e lui fa lo stesso con me, carezzandomi le gambe
con forza. Le sue labbra si soffermano sull'interno coscia - un sospiro
più accentuato esce dalle mie labbra - e poi salgono di
nuovo sui miei fianchi, mentre le sue mani premono e stringono,
possessive.
Quando anche l'ultimo indumento cade - e con esso ogni inibizione mai
posseduta - lo scopro a guardarmi per un attimo, come a volersi
imprimere nella memoria ogni singolo dettaglio, e anche io lo guardo.
Guardo i suoi occhi accesi di desiderio, pulsanti e voraci; guardo i
muscoli tesi del suo addome e delle braccia definite; guardo la sua
eccitazione farsi sempre più evidente e allora cerco le sue
labbra, fissandolo intensamente, come a volerlo pregare e convincere.
E allora le sue dita insistono dentro di me, sempre più a
fondo - una e due e tre
- e io chiudo gli occhi, mordendomi le labbra e trattenendo a stento un
lamento. Non riesco a controllarmi e sento la razionalità
farsi sfumata. Una mano stringe la stoffa del divano e l'altra il suo
braccio, così forte che potrei quasi sentire le sue ossa
tremare. Mi mordo le labbra e sento il sapore del sangue, la testa
piegata su una spalla.
- Harry... - lo chiamo, ed è un sussurro ma rimbomba nella
mia testa come un colpo di cannone. - Harry.
- Dillo di nuovo - lo sento sulla mia bocca, il suo respiro caldo e le
sue labbra piene, uno spasmo lungo la spina dorsale e ancora e ancora.
- Dì di nuovo il mio nome...
- Harry - butto fuori, i polmoni allo stremo, la pelle e il ventre in
fiamme. - Harry. Harry. Harry.
- Sei bellissima - continua e mi bacia l'ombelico, la sua lingua che ne
delimita i contorni e poi, improvvisamente e senza riserve,
è dentro di me e mi scappa un grido e non sento altro che
lui - dappertutto.
Mi bacia le labbra - e affonda.
Cerca la mia lingua - e affonda.
Mi afferra i fianchi - e affonda.
Il tempo sembra come fermo in questo istante e le spinte si fanno
sempre più energiche e veloci e decise e non posso fare a
meno di cercarlo. Cerco i suoi capelli sulle spalle nude e forti, cerco
la sua schiena ampia e bollente, cerco, cerco, cerco e alla fine
mi perdo - da qualche parte tra l'ultima spinta e l'orgasmo, quando uno
dopo l'altra lasciamo uscire un altro fiato ancora - un grido celato -
e l'ennesima resistenza cade in pezzi, i confini netti ormai spezzati,
le pelli fuse e le membra allacciate su un piccolo divano a Notting
Hill.
Il suo viso affonda nell'incavo della mia spalla, il suo respiro che mi
brucia - dentro e fuori -, una mano sul mio seno e l'altra che stringe
il mio polso. Io respiro il suo profumo di sapone e sudore e shampoo
agli agrumi, il suo petto ansimante sopra il mio - schiacciato. Cerco
il suo orecchio con le labbra e sussurro parole, canto una canzone e
gli bacio lo zigomo, la mascella, le labbra. Risponde al bacio quasi
con disperazione, carezzandomi una coscia. Piccole gocce di sudore gli
imperlano le tempie ed è così bello da morire.
Gli riavvio i capelli scompigliati e sono ancora più
incasinati. Mi sfugge un sorriso che lui ricambia, quelle labbra
inclinate e i denti dritti, le fossette che mi fanno ridere, gli occhi
verdi da togliere il fiato, e allora ridiamo, insieme, per nulla e per
tutto, per un inizio che sembra una fine, per qualcosa che non
è mai nato ma che sa di rimpianto.
- Te l'ho detto che sei bellissima?
- E io?
Ebbene.
Rieccomi qui.
Se siete arrivati fino in fondo, GRAZIE. Di cuore.
Non ho particolari precisazioni da fare al riguardo, se non che il
prologo si svolge temporalmente due mesi prima
degli eventi che andrò a narrare nel capitolo 1 e che quindi
assisteremo ad un salto temporale nel passato per spiegare l'incontro
tra Harry e Alycia - che spero vi piaccia, ce la sto mettendo tutta per
caratterizzarla proprio come la immagino.
Colgo l'occasione di queste note finali per ringraziare tutte le belle
personcine che mi hanno incoraggiata a scrivere e continuare a scrivere
questa storia, che si sono interessate con tanto amore ad Alycia, Harry
e compagnia bella e che aspettavano questo prologo da - troppo - tempo:
spero di non deludervi, tesori. Non scrivo tutti i nomi 'che non
è necessario <3
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando, sopratutto se dovesse
esserci qualche dettaglio sbagliato o impreciso, così almeno
correggo - sono stordita e distratta, quindi non si sa mai LOL
Mi dileguo e grazie ancora.
Potete trovarmi su Facebook
Ah, vi lascio una foto di Alycia e una di Harry - che fa sempre bene ;)
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Capitolo 2 *** Capitolo I - I walk the line. ***
cap1
Buongiorno a tutti.
Inizio con delle
piccole precisazioni iniziali e rimando le note vere e proprie alla
fine del capitolo.
Come vi ho spiegato
nel prologo, d'ora in poi cambia il narratore, passiamo dalla prima
alla terza persona, ma per adesso il pov sarà
quello di Alycia, più avanti vedrò se introdurre
il pov di Harry - ma credo di sì, esigenze di narrazione mi
spingono su questa strada. Al termine di ogni capitolo troverete un
paragrafo finale, molte volte ambientato prima degli eventi narrati nel
capitolo stesso, su un altro personaggio di questa storia e/o altre
vicende correlate, quasi sempre relative al passato di qualcuno. Spero
che come idea vi possa piacere, personalmente mi diverte
molto. Come vi ho detto nel prologo, attenzione alle date,
perché questi primi tre capitoli narreranno l'incontro di
Alycia e Harry e cosa li ha portati su quel divano. In questo capitolo,
torniamo indietro a gennaio, quindi due mesi prima degli eventi narrati
nel prologo.
Detto ciò
vi lascio alla lettura - spero che il capitolo vi piaccia <3
Aftertaste.
Capitolo I.
I walk the line.
[Gennaio 2015, Londra - due
mesi prima.]
"Yes, I’ll
admit that I’m a fool for you".
"Fai un respiro,
fallo profondo", o qualcosa del genere: Alycia Roberts non ricorda il
titolo della canzone e al momento non è importante.
Si limita a
respirare e l'aria di Londra - di gennaio, ghiacciata - le entra nei
polmoni, accendendoli. Affacciata alla finestra della sua stanza, cerca
di svegliarsi mentre il caffè nero entra in circolo come una
droga - e il cuore batte più forte. Lo può
sentire distintamente sotto pelle e allora chiude gli occhi, tanto
niente potrà mai sistemare un lunedì mattina:
nessuna cura è stata ancora scoperta, nessuna panacea,
nessun incantesimo.
I rumori
della città là fuori le entrano nelle orecchie
come un fiume in piena, con le grida dei giardinieri venuti a
raccattare i rami secchi, con i bambini che vanno a scuola, con le
automobili che si incastrano nel traffico di qualche arteria. Ed
è subito lunedì. "Bello schifo", pensa
richiudendo la finestra e sorseggiando altro caffè.
Si lascia
ricadere sul letto - la piega delle coperte eternamente disfatta, i
mille cuscini sparsi, i sogni della notte che ancora impregnano le
lenzuola - e sbuffa. La casa è silenziosa, il che vuol dire
che Niall Horan - il suo rumoroso e ingombrante ma divertente
coinquilino e amico - dorme ancora e le tocca svegliarlo - per
l'ennesima volta. Alycia decide che questa storia deve finire, e in
tempi brevi.
Poggia la
tazza vuota sul tavolino ingombro di candele, pile di libri iniziati e
mai finiti, fotografie e un posacenere mezzo pieno e si stringe nella
vestaglia di raso - a motivi giapponesi, comprata a Camden - che
indossa sopra il pigiama. Lo stretto corridoio è in penombra
e Alycia sgattaiola silenziosa fino alla stanza di Niall, in fondo.
Bussa con
forza. - Horan! - esclama. - È tardi. Giù dal
letto, dormiglione!
Dalla
stanza proviene un verso incomprensibile e qualche parola in irlandese
stretto che Alycia non comprenderà neanche tra dieci anni
luce.
- Non ti
sento, hai capito? - risponde battendo ancora sulla porta. - Vedi di
alzarti o sarò costretta ad entrare e sai che non mi piace
entrare in camera tua, dopo l'ultima vol-
Viene
interrotta dalla porta che le si spalanca di fronte e il suo amico alza
le sopracciglia, gli occhi assonnati.
- Contenta?
- mugugna, la voce roca e impastata. - Ora, per favore, smettila di
gridare. Per favore.
Alycia
incrocia le braccia al petto. - Lo dico solo perché
arriverai in ritardo, Nialler, non per il tuo bene, cosa hai capito?
- Ma
finiscila - sbuffa lui ironico, tornandosene in camera.
- Fa' come
vuoi, stronzo. Ci vediamo più tardi, quando ti avranno
licenziato.
- Alycia,
hey! - la richiama mentre la ragazza sta per rientrare nella sua
stanza. Si volta e lui se ne sta appoggiato allo stipite della porta
con il corpo sporto in avanti, i capelli biondi spettinati e un ampio
sorriso e la t-shirt degli Eagles tutta stropicciata. - Ti voglio bene
anche io, stronza.
Alycia alza
il dito medio nella sua direzione e gli regala un sorriso irriverente
prima di sparire oltre la soglia.
#
La porta si
apre tintinnando e Alycia può giurarlo: odia con tutto il
cuore il suo trillo allegro, soprattutto il lunedì mattina -
soprattutto
senza il suo odierno appuntamento con il muffin triplo cioccolato di
Caffè Nero. Ha appena deciso che odia anche Niall Horan e la
sua patologica tendenza al ritardo e la sua pigrizia, odia dover
correre in negozio ad aprire al posto suo, odia la gente che cammina
beatamente lungo Portobello Road con grandi bicchieri pieni di
caffeina. Un vero schifo,
insomma.
Poggia un
paio di dischi accanto alla cassa e sbircia in negozio, pronta ad
accogliere il primo cliente della giornata - insomma, non così
pronta, ma si sarebbe sforzata di sorridere, almeno.
-
Cos'è quella faccia da funerale, eh?
Natalie
Jones sta in piedi poco oltre la soglia, i capelli lunghi e rossissimi
sciolti sulle spalle, un cappellino nero in testa, infagottata in un
pesante parka verde scolorito sui gomiti, gli occhi azzurri accesi
della solita furbizia, infreddolita ma bellissima.
- Nat! -
esclama Alycia, felice di avere davanti la sua amica e non il classico
cliente scassapalle delle nove del mattino.
- Anch'io
sono felice di vederti, tesoro - esclama l'altra mentre si stringono in
un abbraccio che sa della Marlboro rossa appena fumata da Natalie e
dello shampoo alla camomilla di Alycia e del freddo di gennaio che ti
si attacca ai capelli e ai vestiti.
Natalie le
sventola sotto il naso un sacchetto e il profumo di cioccolato invade
il locale. Alycia sente i muscoli del viso tendersi in un ampio sorriso
da bambina. - Non dirmi che è... - inizia, incerta ma
speranzosa.
- Niall ha
suonato a casa, poco fa - spiega Natalie paziente, alzando
però gli occhi al cielo. - Ha detto che non avresti fatto in
tempo a passare per la colazione per colpa sua, così mi ha
chiesto di portartela prima di iniziare il turno. Ed eccomi qui.
Alycia ha
conosciuto Natalie a casa di Liam Payne, amico di lunga data di Niall e
residente nell'appartamento sopra il loro in Colville Square, e sono
diventate amiche - grandi amiche, quelle che rimangono sveglie fino
alle cinque a chiacchierare e a parlare di un futuro lontano, fumando e
bevendo caffè, che escono alle sette del mattino e rientrano
alle dieci di sera e non sono mai stanche, che ridono fino allo
sfinimento mentre Liam e Niall cantano in cucina, ricoperti di farina e
tutto intorno un disastro. Alycia deve tutto a Natalie: le è
stata vicina in un momento strano e difficile della sua vita, quando
tutto intorno a lei minacciava di naufragare, quando le sere erano
eterne e i pianti stanchi e spossanti, e le lacrime si asciugavano a
stento sulle guance. Natalie le ha trovato un posto al ristorante dove
lavora, a Chelsea, aiutando l'amica a far quadrare i conti di
un'esistenza dissestata che cercava di rientrare nei giusti binari dopo
un improvviso deragliamento. Natalie le ha fatto tornare il sorriso e
Alycia non l'avrebbe dimenticato mai.
Batte le
mani come una bambina il giorno di Natale e afferra il sacchetto,
sbirciando poi all'interno. Il suo unico e vero amore è
lì che l'aspetta, perfetto e invitante e profumato, ma
decide di aspettare che Natalie esca, giusto per non dare spettacolo
ancora più del solito.
- Sei un
tesoro, lo sai, vero? - miagola verso di lei, battendo le ciglia.
Natalie
alza nuovamente gli occhi al cielo. - L'ho fatto solo per te, sia
chiaro. È mai possibile che quel ragazzo la smetta di fare
il bambino? Quando crescerà?
- Non
chiedermelo, Nat - sbuffa. - È la quarta volta che gli paro
il culo, questo mese.
In quel
momento, un paio di clienti decide di entrare, dopo aver tentennato per
dieci minuti buoni di fronte alla polverosa vetrina dedicata ai Rolling
Stones.
-
È meglio che vada - si affretta a salutare Natalie,
depositando un rumoroso bacio sulla guancia di Alycia.
- Grazie
per la colazione - esclama quest'ultima mentre l'altra si richiude la
porta alle spalle. La saluta ancora con la mano e sparisce lungo la
via, diretta al lavoro.
- Cosa
posso fare per voi? - chiede quindi Alycia alla coppia che ha davanti,
intabarrata in tarmati cappotti cammello lunghi fino ai piedi, i
capelli ormai quasi bianchi, le labbra strette.
La donna si
guarda intorno con attenzione mista a fastidio e Alycia decide che non
la sopporta, così a pelle. Le ricorda la professoressa di
matematica del liceo: una vera delizia.
Lui invece ha il viso più cordiale, meno teso e arcigno. Si
avvicina lentamente al bancone dietro il quale la ragazza si
è rifugiata e le sorride.
- Cerco una
particolare raccolta dei Beatles. "Love Songs", del 1977.
- Dovrebbe
essere nella sezione dedicata - Alycia si dirige verso la lettera "T",
sulla parete sinistra del piccolo negozio.
Cerca sotto
"(The) Beatles", ma non lo trova. Aggrotta le sopracciglia. - Deve
essere terminato... - inizia grattandosi la fronte, perplessa.
- Ne
è sicura? - chiede il signore, in piedi accanto a lei.
- Posso
dare una controllata in magazzino, se può attendere.
- Facciamo
che mia moglie e io andiamo a bere un caffè qui vicino?
Torniamo tra... indicativamente... mezz'ora? Può andare bene?
- Perfetto
- Alycia annuisce, le mani sui fianchi.
- Ci
vediamo tra poco, allora - conclude lui, per poi prendere la moglie
sottobraccio e dirigersi verso l'uscita. La donna continua a guardarsi
alle spalle anche mentre superano la vetrina, lo sguardo duro ma vacuo
di chi non è completamente conscio di se stesso. Alycia
rabbrividisce: che coppia strana. Pensandoci, però, a Londra
niente è mai abbastanza strano.
Alycia si
dirige verso la porta che conduce nel retro del negozio e fissa le pile
di dischi ammonticchiate qua e là tutto intorno nella stanza
ingombra, sbuffando. La polvere regna sovrana, insieme ad anni e anni
di incuria e dischi ammuffiti di artisti semi sconosciuti mischiati a
pezzi iconici di qualche pezzo grosso, il tutto unito alle inseparabili
ragnatele. Si rimbocca le maniche. Sarà una lunga mezz'ora.
#
La porta si
apre nuovamente e Alycia sente la corrente d'aria spostare la tenda di
corda che separa il negozio dal retro. Guarda l'orologio ed
è passata praticamente mezz'ora da quando ha cominciato a
rovistare in megazzino e di "Love songs" neanche l'ombra.
- Arrivo
subito! - grida verso il negozio, immaginando la coppia di prima che si
guarda intorno, lui sempre paziente, lei agitata e sulle spine.
Un'intera
pila di vecchi dischi ammuffiti le cade su un piede e Alycia si lascia
scappare un'imprecazione a denti stretti, maledicendo il suo capo, quel
dannato negozio e tutta la discografia dei Toto. Si passa una mano tra
i capelli, osservando il disastro ormai compiuto. È
ricoperta di polvere e vorrebbe davvero imprecare ancora, ma poi pensa
ai signori di là e alle loro facce e ci ripensa. Si morde la
lingua e, dopo essersi riassettata i vestiti, torna in negozio, ma ad
attenderla non c'è la Coppia Strana, ma solo un ragazzo,
alto e con addosso un cappotto scuro. Le da le spalle e Alycia non lo
vede in faccia.
-
Buongiorno - esclama poggiando i palmi aperti sul bancone e sporgendosi
in avanti. - Posso esserti utile?
Il nuovo
arrivato non sembra aver sentito, perché continua a darle le
spalle, rovistando in tutta fretta nel cestino delle offerte
settimanali. Non sembra affatto un tipo da cd in offerta a nove
sterline risalenti a qualche anno prima e con le copertine mezze rotte,
visto che il suo cappotto sembra parecchio costoso, così
come gli stivali neri.
Si volta
leggermente e Alycia ne studia il profilo, bello e concentrato, le
sopracciglia aggrottate, le labbra contratte. - Trovato qualcosa di
interessante? - gli chiede avvicinandosi e allora in quel momento lui
si gira del tutto e la guarda severamente e cazzo se è
bello, è uno dei ragazzi più belli che Alycia
abbia mai visto. I capelli mossi e castani sono spettinati e sparano da
tutte le parti, come se ci avesse passato la mano attraverso un po'
troppe volte. Gli occhi sono verdi, di un verde brillante quando la
luce incerta del sole di gennaio ne colpisce le iridi. Le labbra sono
piene e arrossate per il freddo e indossa una camicia scura e dei jeans
neri e sul suo viso c'è qualcosa di indefinito, a
metà tra una solitudine cercata ma respinta, un vuoto che
arriva agli occhi bellissimi e che gli piega la bocca verso il basso -
spenta - e la mano sinistra piena di anelli stringe forte un paio di
cd, i nervi tesi e il corpo attento, le spalle leggermente curve come
sotto il peso di una lunga attesa, lo sguardo che la studia ma che non
la guarda realmente, passandole sopra senza fermarsi. Nella mano destra
regge il cellulare, che si affretta a mostrarle, un sopracciglio
alzato, ironico.
- Sto
cercando di parlare al telefono, se non lo avessi notato - dice, la
voce roca alterata dal fastidio di essere stato interrotto. Torna a
parlare al telefono, borbottando qualcosa al suo interlocutore
dall'altra parte.
Alycia lo
guarda, basita, indecisa se tirargli un ceffone o andarsene. Alla fine
decide di voltargli le spalle e tornarsene dietro il bancone, facendo
finta di lavorare. A metà strada si sente richiamare.
- Hey,
scusa, tu.
"Hey,
scusa, tu"?, pensa. "Okay, mi stai ufficialmente sulle palle, amico".
Si volta,
sfoderando il suo miglior sorriso cordiale - "antipatico pallone
gonfiato pieno di te".
- Ce
l'avete l'ultimo Greatest Hits di James Taylor? Devo fare un regalo -
chiede in fretta, abbassando il telefono.
- Purtroppo
è terminato. Mi spiace
- risponde Alycia piegando le labbra in un sorrisetto dispiaciuto (o
anche no).
Lui alza
gli occhi al cielo e si riporta il cellulare all'orecchio con un gesto
superbo che sa di puzza sotto il naso ed egocentrismo. Lancia
letteralmente i cd che teneva in mano nel cesto da dove li ha presi e
si dirige a passo svelto verso la porta, per poi spalancarla e uscire,
senza neanche dire "bah", senza un saluto e niente.
Alycia
fissa Portobello Road oltre la vetrina, la vita che continua il suo
corso, e si sente stupida e cretina e presa in giro. E dentro di
sè vorrebbe urlare contro la maleducazione della gente.
- Che cazzo
di cafone - dice ad alta voce, dando una scrollata al cesto accanto a
lei per la rabbia. Una ragazzina con l'uniforme scolastica la fissa
dalla vetrina e Alycia le fa un gestaccio e quella corre via. - Dannati
bambini - bofonchia. - E dannati fighi che si credono Hugh Grant.
La porta si
apre per la terza volta e Alycia ora sa che è la Coppia
Strana, sente l'odore del dopobarba di lui - un odore osceno - riempire
il negozio. Si volta e sono lì. E lei è fregata
perché "Love Songs" ancora non l'ha trovato e
perché è ancora sconvolta per colpa di "Hugh
Grant" e perché è una stupida che si fa fregare
da due mani e due occhi da infarto e due labbra da morirci.
#
- E
così se n'è andato senza salutare? - le chiede
Niall Horan qualche tempo dopo, mentre mangiano il loro pranzo take
away nel retro del negozio. Il suo amico e collega è
arrivato alle dodici, trafelato e contrito, portando con sè
un sacchetto del McDonald's e Alycia ha già dimenticato
tutto. Gli vuole troppo bene per tenergli il muso. - Bello stronzo.
-
Già - conferma lei mentre si ingozza di patatine.
- Di
cazzoni è pieno il mondo, che ci vuoi fare?
E la
constatazione di Niall suona definitiva. Neanche Alycia vuole
più tornare sull'argomento e decide di dimenticare Ciuffo
Ribelle per dedicarsi completamente al suo Big Mac.
In quel
momento, l'odioso tintinnio della porta la fa bloccare, il panino
sospeso a mezz'aria. - Cazzo! - esclama.
-
C'è nessuno? - sente una voce chiamare, roca ma alta, e sa
che è lui.
È tornato.
- Cazzo,
Niall, è lui!
- Quello di
prima?
- Credo di
sì - conferma lei poggiando il Big Mac sul cartone e
alzandosi in piedi dal pavimento polveroso.
- Vuoi che
vada io? - le chiede l'amico alzando lo sguardo su di lei.
Alycia nega
con la testa. - Non preoccuparti, li so gestire, i cazzoni.
Sente Niall
ridere - con quella risata alta e bella e vera che è solo
sua - e poi rientra in negozio, pronta ad affrontare Ciuffo Ribelle
un'altra volta.
E lui sta
in piedi poco lontano dal bancone, le mani buttate nelle tasche del suo
cappotto scuro, e alza gli occhi quando la sente avvicinarsi e la guarda - davvero,
questa volta. La studia per un lungo momento durante il quale nessuno
dei due parla, lui fermo accanto alla raccolta completa dei Queen,
nella colonnina centrale, e lei con le braccia incrociate sul petto, il
viso forse ostile e fermo, ma le gambe instabili. Sembra ancora
più bello di qualche ora prima. Dannato lui.
- Mi scuso
profondamente per prima - esordisce portandosi la mano destra
all'altezza del cuore e Alycia per poco non perde l'equilibrio. Alza le
sopracciglia, stupita. - Sono stato un vero cafone, cazzone, idiota.
Maleducato, stupido, irrispettoso del tuo lavoro. Cretino, insuls-
- Okay,
okay - si affretta a stopparlo lei alzando le mani e Ciuffo Ribelle si
zittisce davvero e il silenzio tra loro è meglio di
qualsiasi cosa, perché così Alycia riesce a non
guardarlo, riesce a non fissargli le labbra con insistenza seguendo il
loro movimento, riesce a non sentire la sua voce penetrarle le membra.
Riesce a non cadere. - Okay, ho capito. Ti sei scusato abbastanza.
Alycia
riesce a sentire la presenza di Niall accanto alla porta del retro, che
origlia ogni cosa, e vorrebbe tanto assestargli un calcio sui denti. Si
trattiene.
Ciuffo
Ribelle, di fronte a lei, si avvicina di qualche passo, passandosi una
mano tra i capelli, per poi poggiarle entrambe sul bancone ed
è così vicino che Alycia sente il suo profumo,
agrumi, pulito e qualcos'altro di esotico, e i suoi occhi sono
così verdi alla luce del mezzogiorno che sarebbe un peccato
non fissarli e quando finalmente sorride è così
bello che Alycia sente una mano artigliarle lo stomaco. Cazzo.
Distoglie
lo sguardo facendo un passo indietro, le mani nascoste nelle tasche
posteriori dei jeans.
- Ora ho
fretta, ma potrò farmi perdonare con un caffè, la
prossima volta? - le chiede e lei trattiene il fiato per un secondo,
spiazzata. Che cazzo ha appena detto? Vorrebbe tanto rispondergli per
le rime, cose come "credi che un mezzo sorriso affascinante possa
sistemare il fatto che sei un cazzone maleducato?", ma poi si morde la
lingua, perché la vecchia Alycia ogni tanto riemerge e le
tocca placarla, rimembranza di un periodo della sua vita in cui
offendere il mondo era naturale e ogni cosa era corrotta e da bruciare.
- Mi trovi
qui - risponde solo scrollando le spalle.
- Io sono
Harry - aggiunge Ciuffo Ribelle allungandole una mano forte (una cazzo
di mano che l'ha già fottuta). - Harry Styles.
- Alycia
Roberts - gli stringe la mano e lui la trattiene nella sua un attimo in
più del dovuto, e poi Niall si schiarisce la gola ed
è così vicino che entrambi sobbalzano.
- Horan! -
esclama Alycia. - Mi hai spaventata.
- Le mie
scuse, cara - risponde lui sfoderando un sorriso astuto. - Non ti
vedevo tornare... Il Big Mac è diventato colla.
- Non ti
trattengo oltre - aggiunge Harry (Harry, che nome da snob), lanciando
un'occhiata attenta a Niall, che ricambia. - Ci si vede, Alycia.
Le riserva
un ultimo sorriso e sparisce oltre la porta, lasciandosi dietro mille
domande.
Alycia
fissa per un attimo lo spazio vuoto davanti a sè, come se vi
aleggiasse un fantasma. Niall le passa una mano davanti agli occhi e
lei si riscuote.
- Terra
chiama Alycia.
- Sto bene,
stupido - replica lei scacciando via la sua mano.
Niall ride.
- Non sembravi molto in te, sai?
- Taci,
Horan - bofonchia ancora Alycia tornando nel retro e al suo Big Mac.
- Non male,
il cazzone.
- Non sono
permessi apprezzamenti.
- Ed
è stato quasi convincente quando ha tirato fuori la balla
del caffè detta solo per rimorchiarti.
Alycia
continua a mangiare il suo panino ormai freddo, buttando giù
una patatina dietro l'altra e sorsi di Coca Cola Light per dimenticare
tutto con la caffeina.
-
Affascinante, come tipo - continua Niall annuendo. - Strambo ma
affascinante, a suo modo. E quel cappotto scuro da snobbone... Quello
guadagna bene, te lo dico io. Se ci metti anche le scarpe e l'orologio
costoso siamo a cavallo.
Alycia
fissa il suo sguardo su Niall, esasperata. - Finiscila, ti prego. Non
me ne frega un cazzo del suo cappotto costoso, delle scarpe o
dell'orologio patacca, okay? Come hai detto tu, voleva solo
rimorchiare. Non tornerà - e suona così desolante
che Alycia spera il suo amico non abbia colto la vena di rassegnazione
nella sua voce. Perché un po' le dispiace, ma è
sicura che Harry Styles non tornerà. Quelli come lui sono troppo
perché si ripresentino alla tua porta e mantengano una mezza
promessa ispirata da un bel faccino. È improbabile che
scelga di sprecare di nuovo il suo tempo in quel "buco" incastrato da
qualche parte a Londra, tra un negozio di vestiti e un fast food.
È impossibile che un'Alycia Roberts qualsiasi - con i suoi
problemi, le insicurezze e la sfrontatezza, l'amarezza e il riso
abbondante e sguaiato, con i suoi amici mezzo squattrinati e due
lavori, con una casa che è un casino e un coinquilino sempre
ubriaco, con mille mila problemi e una passione per i guai e
l'abbonamento della metro scaduto - possa costituire un interesse per
Harry Styles.
- Okay -
risponde solo Niall scrollando le spalle.
- Passami
altre patatine, me le devi.
#
{Aprile 2014, Londra.}
Natalie
Jones bacia per la prima volta Liam Payne in un giorno di primavera.
Sono
sdraiati su una coperta a quadri, a St James's Park, le braccia
incrociate dietro la testa e la pancia piena di gelato. Il sole
è caldo ma non troppo, il caldo sole mite dei primi giorni
di aprile. Alcune margherite fioriscono lì accanto, esili.
Natalie si
gira a guardare Liam, il profilo dolce, le labbra piene, il petto che
si alza e abbassa al ritmo del suo respiro, la camicia di jeans tesa
sulle braccia. È bellissimo e la spiazza e le dita di lei
corrono a disegnare la linea della mascella mal rasata, mentre i suoi
occhi - caldi e pieni - la scrutano con attenzione. E quando le dita
sottili di Natalie gli toccano le labbra, Liam le afferra e le bacia
con urgenza mista a devozione, prima di raggiungere le labbra di lei,
cercandole, sondandole, andando in profondità, senza fretta.
Ed è un bacio che sa di altri pomeriggi, altri gelati e
altre stagioni, di serate a fare l'amore sul tappeto del piccolo
salotto, di mattine nebulose avvolti nel piumone, le gambe intrecciate
e i respiri mischiati - quando tutto perde i suoi confini. E allora
Natalie lo bacia ancora, 'che quello che quel bacio promette
è tutto ciò che in fondo ha sempre desiderato, e
ora c'è.
Note:
- Il titolo
di questo capitolo è quello dell'omonima canzone di Halsey, I walk
the line; la citazione arriva proprio da lì.
- Colville
Square esiste davvero, e si trova proprio a Notting Hill.
- Nel
prologo mi sono dimenticata di specificarlo, ma vorrei ringraziare
Shawn Mendes per avermi ispirato il titolo di questa long - e vi
consiglio vivamente di ascoltare Aftertaste
(così come tutto l'album di Shawn LOL).
Svolta la parte
"burocratica", direi che vi ho tediato abbastanza e mi defilo.
Colgo l'occasione per ringraziare nuovamente tutte le splendide ragazze
che ogni giorno mi appoggiano nella scrittura e pubblicazione di questa
pazzia - vi amo
una per una, giuro. Oltre loro, un grazio SENTITO a
tutti coloro che hanno letto, recensito, messo tra le
preferite/seguite questa storia - siete un piccolo grande inizio,
tutti voi.
Mi potete trovare su Facebook, se vi va: Marti
Fitzgerald Lestrange
E quest'oggi vi presento Natalie (la magnifica Sophie Turner); e
ovviamente per concludere un amore di Horan.
|
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Capitolo 3 *** Capitolo II - Hold me down. ***
Capitolo 2 Aftertaste
Prima
di lasciarvi al capitolo: attenzione ai salti temporali ;)
Buona lettura.
Aftertaste.
Capitolo II.
Hold me down.
[Febbraio 2015 - un mese prima.]
"Saying that I want
more, this is what I live for".
Alycia ha
imparato a colmare le assenze. Con il tempo, ha capito che non
può forzare una persona a restare - o semplicemente ad esserci. E lo capisci,
perché sai che non c'è niente che possa
trattenerti, quando a tua volta scappi via.
Alycia ha imparato a colmare le assenze - di amici che partono e non
ritornano o semplicemente cambiano strada, di una madre ormai perduta
il cui ricordo mano a mano sbiadisce, ingrigito dal tempo e vivo solo
in vecchie fotografie in album ammuffiti, di un padre assente ma solo
per te, che vive un'altra vita, in una casa che non conosci, con una
figlia che non sei tu e una nuova moglie.
Alycia ha imparato a colmare le assenze e ha capito che stare da soli
non è necessariamente una mancanza o un difetto, ma una
scelta. A volte non c'è altra soluzione che convivere con se
stessi, 'che il mondo tanto va avanti lo stesso, anche se tu rimani
indietro. E ha imparato a scegliere le persone, a diversificare chi
resta e lotta e stringe i denti da chi invece si arrende e gira
l'angolo; ha imparato a ringraziare per la presenza silenziosa e a
tratti drammatica di Natalie, per i suoi pareri sputati tra i denti e
mai addolciti, per le parole sincere e gli schiaffi dopo l'ennesima
cazzata; ha imparato a ringraziare per il suo amico Niall, per la sua
risata che le rischiara una giornata, per il bicchiere di birra a
mezzanotte nel buio della cucina, per le abbuffate da McDonald's e le
serate a guardare Grey's Anatomy e la musica a palla la domenica
pomeriggio; ha imparato a ringraziare per la figura dolce e paziente di
Liam, per le cene a casa sua quando il frigo è vuoto, per i
libri a poco prezzo nella libreria dove lavora.
Alycia si sente felice, di una felicità mai costante e che
alterna riso e pianto, rabbia e pace, ma che la riempie, la invade
quando meno se lo aspetta - nel bel mezzo della notte, le coperte
arrotolate addosso; mentre guarda Niall dormire sul divano, la bocca
spalancata e una partita di calcio mai iniziata; quando Natalie le
sorride e le dice che andrà tutto bene, e lei non
può fare a meno di crederci.
#
{domenica 1° febbraio, Londra, ore 00:02 AM}
- Quindi non l'hai più visto? - le chiede Natalie
accendendosi l'ennesima Marlboro e buttando fuori il fumo.
- Chi, scusa?
- Quell'Harry. Harry Styles. Sai, quel tipo alto e strafigo e ricco che
è capitato in negozio tempo fa, che ti ha promesso un
caffè.
Alycia alza gli occhi al cielo: Natalie ascolta fin troppo i variopinti
racconti di Niall. - Perché, sarebbe dovuto tornare?
- Ma certo! - esclama Natalie poggiando la sigaretta in equilibrio
sulla sua tazza di caffè e battendo le mani. - Ti sei vista?
Certo che sarebbe dovuto tornare.
Alycia ride e poggia la sua collezione di smalti sul tavolino, facendo
cadere la sigaretta di Natalie.
Le due amiche hanno occupato il piccolo salotto, approfittando
dell'assenza di Niall, impegnato nel locale dove lavora come barista
quattro giorni a settimana, dalle undici di sera alle quattro e mezzo
del mattino - rientri all'alba e ritardi al negozio, gli occhi azzurri
accesi dalle stelle e segni di rossetto sulla t-shirt. Natalie
è rannicchiata nella poltrona mezza sfondata - la sua
preferita -, la coperta sulle gambe e il suo fedele pigiama di
Topolino. Alycia invece si butta sul divano e agguanta il suo bicchiere
di caffè, che è almeno il sesto della giornata, e
cerca di scaldarsi.
- Magari è gay - butta lì scrollando le spalle,
ripensando ad Harry Styles.
Natalie quasi si strozza con il suo caffè e latte e scoppia
a ridere. - Impossibile.
- Non puoi saperlo.
- Niall lo avrebbe capito.
- Niall è un'idiota.
- Nah.
Natalie si accende un'altra sigaretta e fruga nella scatola degli
smalti, scegliendone uno blu della Rimmel. Si accuccia di nuovo sulla
poltrona e apre il tubetto.
Alycia la osserva dipingersi le unghie corte e perennemente
mangiucchiate e intanto pensa a Ciuffo Ribelle, mentre il
caffè lentamente si raffredda tra le sue mani. Durante quei
giorni trascorsi dal loro incontro ci ha pensato parecchio ed
è arrivata all'ovvia conclusione che, dopo quasi tre
settimane, probabilmente Harry Styles non è minimamente
interessato, altrimenti sarebbe tornato per offrirle un
caffè, come ha promesso. E invece niente, di lui neanche
l'ombra. Il suo sorriso e le sue fossette e gli occhi bellissimi
occupano la sua mente, ma lei li scaccia via, poggiando decisa il
bicchiere sul tavolo basso e agguantando lo smalto nero, il suo
preferito.
- Tornerà, Alycia - sente Natalie sussurrare.
Si volta a guardarla, intenta a soffiare sulle unghie per farle
asciugare più velocemente, i capelli rossi raccolti in un
nodo sulla testa, alcuni ciuffi ribelli davanti agli occhi, il sorriso
sereno e acceso di furbizia. Alycia continua a guardarla senza dire
niente.
- Insomma, sei figa, è un dato di fatto - aggiunge l'altra
alzando la voce e ridendo. - E lo sai anche tu, e anche bene. Vedi di
ricordartelo, quando Styles tornerà in negozio acceso
d'amore per te.
Alycia non può fare a meno di ridere, come sempre con la sua
amica. - Sei incorreggibile, Nat - dice scuotendo la testa. - Smettila
di farti diecimila seghe mentali, non tornerà.
- Uffa, come sei noiosa, stasera! - esclama l'altra alzandosi in piedi
e dirigendosi allo stereo. Lo accende e la voce di Lady Gaga invade il
salotto e Natalie alza il volume.
Raggiunge Alycia sul divano e la fa alzare in piedi, trascinandola a
ballare in mezzo alla stanza ingombra e tutte e due ridono come matte,
mentre la luna sfila oltre la finestra e la notte si consuma; mentre
Liam al piano di sopra studia Milton aggrappato al tavolo della cucina
per non crollare; mentre Niall all'Hurricane prepara drinks e incrocia
sguardi, preludio di pause dietro l'uscita di servizio e labbra sul
collo e fiati sconosciuti.
Alycia e Natalie ballano e Gaga canta "Gypsy" e lo smalto si
è ormai asciugato.
#
{domenica 8 febbraio, Londra, 10:30 AM}
Non appena gira l'angolo, svoltando in Portobello Road, Alycia lo vede.
Rallenta il passo solitamente rapido e deciso, prendendosi del tempo
per studiarlo da lontano, per prepararsi al suo sguardo e per
affrontarlo. Per un momento pensa che non sia lì per lei,
che sia solo una mera coincidenza o una beffa. Uno scherzo del destino.
Harry Styles sta parlando al cellulare, cammina avanti e indietro lungo
la porzione di marciapiede di fronte al negozio di dischi. Le mani
corrono sovente a stropicciarsi nervosamente i capelli, ricci sulle
spalle, spettinati e indomabili. Alycia pensa a come sarebbe passarci
le dita attraverso.
Harry continua a parlare al telefono, lanciando però delle
occhiate nervose al negozio ancora chiuso.
Alycia raggiunge la sua meta mentre lui è voltato e immerso
nella conversazione. Il suono della serranda che si alza irrompe nella
quiete domenicale di Notting Hill dove, alle dieci passate di mattina,
sono tutti a fare colazione o, per tipi come Niall Horan, ancora a
ronfare nel letto dopo l'ennesima notte insonne.
Alycia sente lo sguardo di Harry addosso, tra le scapole nascoste sotto
il parka blu, sulle gambe fasciate nei jeans scoloriti e poi di nuovo
sulla nuca, incastrato a cercare i suoi occhi nel riflesso di fronte a
lei. E quando succede lei si ferma e semplicemente lo guarda, senza
sapere cosa fare o dire per spezzare quella connessione che sa di
tormento e ignoto, curiosità e attrazione. Poi lo vede
avvicinarsi, le mani nascoste nelle tasche dello stesso cappotto nero
che indossava la prima volta che lo ha visto, quasi un mese fa - e le
sembra una vita.
- Ciao - lo sente accanto a lei e così alza gli occhi e
incontra quel mare verde che la fa barcollare e per un attimo trattiene
il respiro. Da vicino è ancora più bello. Dannatamente bello.
Sente di odiarlo un pochino.
- Ciao - ricambia il saluto buttando fuori l'aria, i polmoni finalmente
liberi.
- Ti aspettavo - inizia lui. - Sono qui dalle otto e mezzo, a essere
sinceri. Ho sostato davanti alla caffetteria qui vicino sperando di
vederti, e poi sono venuto qui - e nella sua voce c'è una
sottile dose di fastidio, anche se ben celato.
"Io ti aspetto da quasi un mese, invece", vorrebbe ribattere Alycia, ma
ovviamente trattiene la lingua tra i denti.
- La domenica apriamo alle dieci e trenta - risponde quindi scrollando
le spalle. Davanti allo sguardo spaesato di Harry, gli indica il
piccolo cartello con gli orari di apertura di tutta la settimana,
attaccato al vetro accanto alla maniglia della porta.
Lui alza gli occhi al cielo. - Già - commenta e Alycia non
può fare a meno di ridacchiare.
- Cosa c'è di tanto buffo? - le chiede, cogliendola alla
sprovvista.
- Niente, niente - si affretta a rispondere lei, aprendo la porta ed
entrando nel negozio buio, parzialmente illuminato dal pallido sole di
febbraio, che non arriva però a dissipare le nuvole.
Una volta accese tutte le luci e soprattutto la radio - Ed Sheeran
canta "Don't" - Alycia torna da Harry, che intanto si sta guardando
intorno, le mani ancora in tasca, curioso come un bambino di cinque
anni.
Alycia ne approfitta per studiarlo con attenzione, i jeans neri
leggermente consumati, gli stessi stivali che ha già visto,
il maglione bordeaux che si intravede sotto il cappotto, i capelli
sempre più spettinati e apparentemente indomabili, la linea
dura della mascella. Harry deve sentirsi osservato - studiato -
perché alza gli occhi ad incontrare quelli di lei.
- L'altra volta non ho prestato attenzione alla musica che vendete -
inizia lui, sentendosi in dovere di spezzare quel silenzio strano e di
giustificare la sua evidente curiosità.
Alycia non risponde, il corpo appoggiato al bancone, le braccia
incrociate sul petto, gli occhi intenti a scrutarlo - a studiarlo.
- La musica emergente è di qualità e i classici
sono tanto particolari quanto introvabili.
Alycia lo osserva passare le dita su alcuni cd esposti, soffermandosi
solo per un attimo e sorridendo impercettibilmente.
- Te ne intendi, di musica? - gli chiede allora lei, facendo qualche
passo avanti.
- Diciamo di sì - risponde l'altro, sempre con quel vago
sorriso che lascia sottintendere qualcosa d'altro ma senza
approfondire.
- Sei del settore?
- Diciamo di sì.
Alycia lo guarda e non sa se avrebbe più voglia di baciarlo
- baciare quelle labbra piene e velate di ironia - oppure mandarlo a
quel paese una volta per tutte. Opta per la via più
diplomatica. - Cosa posso fare per te, Harry?
Molto meglio rimanere sul professionale, visto che le due precedenti
domande hanno ricevuto risposte insoddisfacenti.
- Veramente sono venuto qui per offrirti il famoso caffè, di
cui molto probabilmente ti sarai dimenticata - ride lui avvicinandosi.
Gli occhi di Alycia manifestano un guizzo di interesse e
vivacità e spera che Harry non le legga in faccia tutta la
segreta soddisfazione che la sua proposta le ha provocato.
- Ho rischiato
di dimenticarlo - risponde allora, schietta. - Sai, ho pensato che non
ti saresti più fatto vivo... - aggiunge alludendo al tempo
trascorso dal loro primo incontro. Sa che è un azzardo, ma
abbandona ogni ritrosia, incoraggiata dalla sua presenza e dalle sue
parole. Decide di buttarsi, nonostante con tipi come Harry ci si rischi
di far male, e anche parecchio. Si rischia di imboccare una strada
senza ritorno, piena di curve e in salita, dove alla fine forse ti
aspetta un solido muro dove sbattere la testa e dove qualcuno
troverà le tue macerie - il tuo cuore a pezzi. Ma Alycia se
ne frega, in fondo ne ha già passate tante e non
sarà certo Harry Styles a fermarla. E il flebile bagliore
che lui le lascia intravedere sotto la sua corazza è troppo
invitante per essere ignorato.
Harry si passa una mano grande dietro il collo. - Non sono sempre a
Londra - e il suo tono è deciso a non aggiungere altro in
merito.
Alycia annuisce, curiosa, ma decisa a non fare ulteriori domande. Lei
non ama riceverne, soprattutto sulla sua vita, e così
capisce un po' di più la stessa ritrosia che pervade le
spalle contratte e il viso teso di Harry.
- Okay - dice solo, annuendo.
Lui alza il viso a guardarla. - Okay?
- Okay, prenderò volentieri un caffé con te -
spiega sorridendo, impercettibilmente. Alycia si gode l'espressione di
tronfo sul viso di Harry, prima di aggiungere: - Chiudo alle tre,
però. Hai voglia di passare per quell'ora?
- Farò un giro qui intorno - risponde lui scrollando le
spalle. - È da tanto che non vago per Notting Hill, ne
approfitterò.
Alycia annuisce e sorride nuovamente. Sembra che la presenza allo
stesso tempo ingombrante ma discreta di Harry le abbia come risucchiato
la voce, privandola delle parole - a lei che non mancano mai.
- Ci vediamo più tardi, allora - conclude lui scrollando le
spalle e continuando a guardarla intensamente, come a volerle penetrare
dentro per scoprire la sua indole più nascosta.
- A dopo.
E lo guarda uscire dal negozio. Dopo essersi guardato un po' intorno,
prosegue lungo Portobello Road, le mani di nuovo nascoste nelle tasche,
le spalle leggermente ricurve come sotto un peso da portare.
#
NUOVO
MESSAGGIO
DA: J.
Ciao,
sorellona!
Quando
posso chiamarti?
Alycia sorride tra sè e sè mentre rilegge il
messaggio di suo fratello.
James Roberts sta prestando servizio in una delle accademie della Royal
Air Force, fuori Londra, nella campagna inglese, ma sembra trovare
sempre un momento per scriverle e farsi vivo, nonostante i mille
impegni e l'addestramento serrato. Alycia è fiera di lui,
così fiera che il cuore minaccia sempre di esploderle quando
parla di lui o quando qualcuno le chiede notizie.
NUOVO
MESSAGGIO
A: J.
ORA NON
POSSO PARLARE!!
Ti scrivo
più tardi, ok??
;)
La risposta arriva quasi subito, mentre Alycia spegne le luci del
negozio e si appresta ad uscire. Intravede Harry dall'altra parte della
strada, appoggiato al muro, una borsa di carta in una mano e
l'inseparabile cellulare nell'altra.
Alza gli occhi quando lei esce sul marciapiede poco affollato e mette
via il telefono, staccandosi dal muro per raggiungerla.
Alycia legge velocemente il messaggio di James.
NUOVO MESSAGGIO
DA:
J.
Ok, FURBASTRA.
A dopo ;)
Alycia sorride ancora e, dopo aver abbassato la serranda, butta il
telefono dentro la borsa e si volta. Ora Harry è di fronte a
lei e le sorride.
- Da quanto sei qui fuori? - gli chiede lei avvolgendosi il collo in
una pesante sciarpa grigia.
- Non da molto, non preoccuparti - risponde Harry scrollando le spalle.
- Oh, non mi stavo preoccupando - replica Alycia sincera e con una
punta di ironia.
- Grazie, sei gentile - ora anche lui è ironico, ma i suoi
occhi celano una sottile punta di divertimento.
- Figurati, detto da te è un complimento, Mr Simpatia.
Harry ride, questa volta, cogliendo il vago riferimento di Alycia al
loro primo incontro in negozio. Alycia lo osserva e la sua risata
è libera e alta, limpida. Sembra quasi abbassare le difese,
mostrandosi per ciò che è realmente, ma dura solo
un attimo, troppo breve per essere considerato parte integrante della
realtà vissuta, troppo effimero; solido, quasi corporeo, ma
allo stesso tempo aleggiante nello spazio tra loro come un fantasma. E,
proprio con un fantasma, la risata si affievolisce, lasciando spazio ad
altro. I muri tornano alti e il ragazzo lascia spazio all'uomo, serio e
determinato, gravato da qualcosa di troppo grande per lui e che lo fa
trincerare dietro le sue stesse barriere.
- Credevo di essere già stato perdonato - butta
lì, mettendo sù un falso broncio molto poco
realistico.
- Diciamo che potresti fare meglio offrendomi quel famoso
caffè, che ne dici? - conclude Alycia, sorridendogli
furbescamente.
#
"Caffè Nero" è discretamente affollato, a
quell'ora, ma riescono miracolosamente a trovare un tavolino
nell'angolo in fondo, accanto alla porta con sopra scritto "privato".
Il piano in legno è sporco di caffè e Alycia
pulisce la sua poltroncina da alcune briciole, prima di lasciarsivi
cadere con un sospiro. Harry la osserva per un momento, prima di
parlare.
- Cosa le porto, signorina?
- Cappuccino con doppio latte, grazie.
- Arriva in un momento - conclude Harry facendole un piccolo inchino ed
è così buffo che Alycia non dice nient'altro,
sorridendo semplicemente e guardandolo dirigersi verso il bancone, in
coda dietro un paio di ragazzine urlanti e chiacchierone.
Si chiede come sia il vero Harry, se quello silenzioso e scontroso e
quasi maleducato che ha visto la prima volta, o quello divertente e
ironico e irriverente della seconda, oppure questo Harry inedito,
scherzoso e ironico, il sorriso storto ma bellissimo e lo sguardo
attento e penetrante. Si chiede perché quella prima volta si
sia comportato in modo tanto scortese, con chi stesse parlando al
telefono e perché fosse così spazientito e
irritato; si chiede cosa l'abbia spinto a passare a trovarla dopo quasi
un mese di silenzio, perché abbia insistito per quel
caffè, cosa lo spinga a guardarla come la sta guardando
adesso, mentre la coda davanti a lui si accorcia e li separano solo
alcuni metri. Quali problemi lo affliggono quando si passa una mano
nervosa dietro il collo o quando si riavvia i capelli ricci? Qual
è la storia di Harry Styles? Cosa fa durante le sue
giornate, dove lavora, dove vive - perché non è
mai a Londra? Quali persone incontra e a chi vuole bene - chi ama?
Passa le sue notti da solo o si stringe a qualcuna, le gambe allacciate
e i corpi nudi?
Harry stesso la riscuote dai suoi pensieri decisamente intricati -
è una che pensa molto, Alycia. Si strugge quasi, a forza di
pensare. Ed è stancante. Distende le labbra in un sorriso
mentre Harry le poggia davanti il suo cappuccino doppio latte e intanto
prende posto nella sedia di fronte, togliendosi il cappotto nero e
poggiandolo sullo schienale. Si rimbocca le maniche del maglioncino
bordeaux, che gli ricade comodo sul petto ma non senza segnare le
larghe spalle, e sorseggia tranquillo dal suo bicchiere. Alza lo
sguardo quando si sente osservato e Alycia sobbalza leggermente,
beccata in flagrante. Nasconde gli occhi nella sua schiuma.
- Che c'è? - le chiede.
Rialza lo sguardo e scuote la testa. - Pensavo al fatto che sei
misterioso, Harry Styles. Non credo di aver capito molto di te.
- Ah, no?
- Già. E io sono piuttosto brava a capire le persone. A
pelle, capisci?
- È come un sesto senso?
Alycia ci riflette sopra e scuote la testa. - Non credo, no. Di solito
le mie prime impressioni su una persona si rilevano quasi sempre
esatte, quindi parlerei più di scienza piuttosto che
intuito.
Harry ride e Alycia lo guarda, aggrottando le sopracciglia.
- Scusa - aggiunge lui in fretta in risposta al suo sguardo. - Scienza? Nei sei
certa? Sei così sicura delle tue impressioni e sensazioni da
definirle scienza?
- Direi di sì - asserisce lei bevendo un lungo sorso di
caffè e passandosi poi la lingua sulle labbra. Harry
continua ad osservarla e qualcosa gli passa nello sguardo e ne illumina
per un attimo il verde.
- Sentiamo, allora. Cosa hai capito di me?
Alycia poggia il bicchiere e si sporge in avanti, i gomiti sul tavolo e
lo sguardo concentrato. Harry è vicinissimo e ne
può sentire il profumo, dolce e aspro allo stesso tempo. Gli
osserva per un attimo la linea decisa della mascella, le labbra umide
piene e dischiuse, la vena pulsante del collo; i capelli spettinati e
selvaggi, il modo in cui i suoi occhi seguono quelli di lei nella sua
minuziosa indagine, senza lasciarli un solo istante; le grandi mani
intrecciate sul tavolo e il tatuaggio a forma di croce tra l'indice e
il pollice; gli anelli e un'àncora a marchiargli il polso
sinistro.
- Sei decisamente del settore musicale, ci lavori, anche se non so
ancora bene di preciso cosa tu faccia - inizia Alycia tornando a
guardarlo negli occhi. - Non credo il cantante, altrimenti avrei
riconosciuto il tuo bel faccino o quanto meno il tuo nome. E, dalle
risposte piuttosto vaghe e stringate che mi hai rifilato prima, non ti
piace parlarne. Non so perché ma la cosa mi incuriosisce.
Harry si limita a guardarla, ascoltandola con attenzione, senza battere
ciglio.
- Hai detto che non sei sempre a Londra, il che vuol dire che non ci
vieni spesso. Almeno non quanto vorresti. O dovresti? - Alycia
inclina la testa, pensierosa, poi prosegue. - Dall'accento direi che
sei nato fuori Londra, probabilmente a nord ovest, non posso dirlo con
precisione, ovviamente. Quindi, o ti sei trasferito qui ma lavori fuori
e non passi molto da casa oppure qualcosa ti richiama in
città, un impegno che però è gravoso,
un impegno che fa riemergere ferite ancora calde, qualcosa che ti grava
sulle spalle, lo vedo da come cammini. C'è questo cosa del tuo
passato che ti porti dietro come un fardello, troppo pesante da
reggere, ma ti ostini a portarlo da solo. Mi sembri un tipo solitario e
non particolarmente incline alle nuove conoscenze e questo ci porta a
noi. Perch-
- Okay, basta così.
Harry la interrompe, la voce tesa ma decisa. Alycia lo guarda, stupita
e intimamente ferita. Harry la guarda di rimando e gli occhi verdi sono
adombrati da qualcosa di molto simile alla collera, ma che sparisce
quasi subito, quando comprende la durezza delle sue parole, e l'istinto
che le ha guidate svanisce.
- Scusami - si affretta infatti ad aggiungere allungando una mano e
poggiandola su quella di Alycia. - Sono un deficiente. E finisco sempre
per comportarmi da maleducato.
Lei rimane in silenzio, perché non sa quantificare il
sollievo misto alla delusione, la morsa che le attanaglia lo stomaco e
le lacrime che premono agli angoli degli occhi, la voglia di alzarsi e
scappare via e l'attrazione che la spinge invece a restare e ogni
terminazione nervosa sente
la mano di Harry sulla sua, la sua pelle calda, la forma degli anelli
che preme un po' di più, come a volerla trattenere. Resta.
E Alycia è immobile e lo guarda - aspetta.
E Harry è immobile e la guarda - respira.
- Mi dispiace - rompe il silenzio lui alla fine, portandosi la mano
libera dietro il collo. - Mi dispiace essere scattato così,
è che... - indugia. - Hai toccato un nervo scoperto.
Alycia annuisce e basta, sposta lo sguardo ovunque intorno a lei e come
una stupida cerca Natalie, ma Natalie non c'è, la domenica
è a casa e in quel momento è sicuramente da Liam,
a ridere, baciarlo e bere cioccolata. E lei è lì
con Harry Styles, e lui la tiene in pugno, nonostante non sappia niente
di lei, ma è come se invece sappia tutto.
Sente lo sguardo di lui cercarla, così lo accontenta e fissa
i suoi occhi azzurri in quelli verdi di fronte a lei, decisi e fermi.
- È anche colpa mia - dice alla fine rompendo il silenzio
pieno di parole non dette. - Non avrei dovuto psicanalizzarti a quel
modo, sono stata irritante e impicciona.
- Avevi ragione - dice Harry senza preavviso, mancando per un soffio di
interromperla nuovamente.
Alycia lo guarda, soppesando le sue ultime parole. Attende.
Harry sospira. - Avevi ragione su tutto.
- Non sei obbligato a darmi ragione solo perché vuoi fare
ammenda, sai?
Tra loro si apre uno spiraglio di ironia e Alycia rivede l'altro Harry,
quello irriverente, riemergere dalle nebbie.
- Non mi sento minimamente obbligato, tranquilla. Di solito quando dico
le cose sono sincero, altrimenti sto zitto e basta.
Alycia non dice niente, come aspettando che da lui arrivi qualcosa in
più. Harry giocherella con le sue dita lunghe e sottili e lo
fa con una familiarità che minaccia di schiacciarla. Quel
primo contatto tra i loro corpi sembra scontato, naturale, bello.
Sembra che le sue dita abbiano aspettato solo di essere cercate da
quelle di lui, come la pelle quando riconosce un'altra pelle, come
qualcosa di intrinsicamente giusto, e non ti chiedi neanche
più come sia possibile.
- Lavoro nell'ambiente musicale - comincia lui lentamente, come
cacciando fuori ogni parola. - Scrivo testi. E, prima che tu me lo
chieda, ho scritto testi anche piuttosto famosi, nella mia vita, per
artisti altrettanto famosi, ma non mi va di parlarne. Davvero. Almeno
non ora.
"Non ora" implica senz'altro un "magari la prossima volta" e Alycia
intravede altri giorni e altre parole, altri caffè e altre
dita intrecciate, ma scaccia via ogni congettura, abbracciando la
razionalità.
- Vivo tra New York e Los Angeles, più che altro in
quest'ultima, e vengo a Londra praticamente una volta al mese. Sono
nato nel Worcestershire e cresciuto nel Cheshire, ma mi sono trasferito
a Londra, dove in realtà vengo molto poco. Mi mette
tristezza.
Alycia si chiede come una città come Londra possa mettere
tristezza ad un essere umano, ma poi comprende che la tristezza di
Harry è direttamente proporzionale al motivo implicito per
cui viene a Londra una volta al mese e che è sicura non le
dirà. Almeno non
ora.
- Okay - dice solo lei annuendo.
- Ti basta, come spiegazione? Per ora... - chiede Harry sorridendole
leggermente.
- Mi basta, sì.
Gli sorride perché non può fare altro.
#
Alycia ed Harry si fermano in Colville Square, sul marciapiede di
fronte a casa di lei. La finestra di fronte, quella del salotto,
è leggermente dischiusa e dall'interno arrivano le note di
una chitarra.
Harry tende le orecchie, in ascolto, e Alycia scrolla le spalle. -
È il mio coinquilino. Suona.
- È bravo.
- Già - concorda lei ridendo. - Suona praticamente da
sempre.
- Sembra simpatico - butta lì Harry sorridendole e
stringendosi nel cappotto scuro.
- Lo è, quando non fa il coglione.
Ridono entrambi e Alycia pensa che non si stancherebbe mai di sentire
Harry ridere.
In caffetteria, dopo la parentesi iniziale, hanno finito per
chiacchierare animatamente delle loro vite mezze incasinate, del caos
di Londra, della bellezza di Notting Hill e di musica e film iniziati e
mai finiti e libri - anche e soprattutto di quelli che Harry ha
acquistato alla libreria di Liam mentre aspettava che arrivassero le
tre.
- Magari me lo presenti, la prossima volta.
- Magari ti faccio salire, la prossima volta.
Harry la guarda intensamente e Alycia ricambia lo sguardo e cose non
dette e parole sottintese rimangono nell'aria, inespresse ma fin troppo
grandi. Alycia finisce per sorridergli furbescamente, come le piace di
più, e lui sembra intuire ciò che la bocca non
dice ma che gli occhi trasmettono, perché si passa una mano
dietro il collo e sospira, senza smettere di guardarla.
Come un flash repentino, Alycia si mette a frugare nella borsa e, dopo
aver scansato una barretta ai cereali aperta, mangiucchiata e mai
finita e un pacchetto di Lucky Strike mezze vuote, trova quello che
cercava. Afferra una mano di Harry e lui la guarda sorpreso mentre lei
gli scarabocchia il suo numero di telefono sul palmo, sulla pelle
chiara e morbida. Poi rialza gli occhi su di lui e gli sorride.
- Scrivimi, quando hai tempo e se hai voglia. Magari tra una corsetta
sul Sunset Boulevard e l'altra - e ride ed Harry con lei.
- D'accordo, Roberts.
Alycia annuisce. - Ora è meglio che vada, o Niall
darà di matto.
- Peggio di un padre apprensivo - ride ancora Harry.
- È un migliore
amico apprensivo e sì, è anche
peggio - risponde lei e per un attimo la parola "padre" le provoca una
fitta nello stomaco che però ricaccia via, decisa a non
lasciarsi trasportare dal dolore e dai ricordi.
Harry la saluta con un bacio sulla guancia e Alycia chiude gli occhi
per un attimo infinitesimale mentre le labbra calde di lui le toccano
la pelle fredda e non fa nient'altro a parte guardarlo andare via dopo
un ultimo saluto, la figura alta e schiva, le mani in tasca, un'aura di
malinconia che gli aleggia intorno come una maledizione.
#
{domenica 1° febbraio, Los Angeles, ore 00:02 AM}
Harry guarda l'orologio appeso nella piccola cucina - un mega
frigorifero a due ante, mobili grigi dal design moderno, un quadro di
arte moderna appeso alla parete tra il forno e la finestra. La casa
è silenziosa - come sempre quando non organizza qualche
festa spinto dagli amici della casa discografica per la quale lavora o
qualche cantante dopo l'ennesima, fruttuosa collaborazione.
Si avvicina al bancone in acciaio e guarda la scatola di "Joan's On
Third" di fronte a lui. Butta via il biglietto allegato senza nemmeno
aprirlo e prende dall'interno un cupcake al cioccolato. Piazza una
candelina al centro del dolce e si dirige in salotto.
Los Angeles è illuminata a giorno dietro la vetrata e Harry
si lascia cadere sul divano, sospirando. Occhieggia il suo telefono,
costantemente illuminato a causa dei vari messaggi di auguri che lo
stanno sommergendo da due minuti a quella parte. Non gli interessano,
però. Poggia il dolce sul tavolino in cristallo di fronte a
lui e accende la candelina con un accendino. La fissa per qualche
secondo, incantato dalla piccola fiammella ondeggiante. Gocce di cera
cadono sul cupcake che tanto non mangerà.
Poi si china in avanti. - Buon compleanno, Harry - sussurra tra
sè e sè, e spegne la candelina.
NOTE
- Titolo e citazione arrivano
da "Hold Me
Down" di Halsey.
- L'idea per il nome del locale in cui lavora Niall,
l'Hurricane, mi è arrivata dall'omonima canzone
di Halsey - che come avrete capito mi ha ispirata molto.
- "Gipsy" -
Lady Gaga.
- "Don't" - Ed
Sheeran.
- Il fratello di Alycia, James, studia in una delle accademie
della Royal Air Force: purtroppo non conosco l'esatto funzionamento
della RAF, mi sono presa una licenza poetica, perdonate eventuali
errori.
- "Caffè Nero" esiste davvero in Portobello Road,
sfortunatamente non lo ricordo perfettamente: si confondono tutti,
chiedo venia.
- Per quanto riguarda il lavoro di Harry, non so come
funzioni nello specifico l'azienda musicale e mi scuso per qualsiasi
eventuale errore commetterò d'ora in poi.
- "Joan's On Third" è una vera pasticceria di LA.
Sbrigate le note, mi ritrovo come sempre con poche cosette da
aggiungere, a parte che in questo capitolo conosciamo ancora meglio sia
Harry sia Alycia e in misura minore Natalie e ci avviciniamo sempre
più agli eventi che direttamente precedono il prologo. Nel
prossimo capitolo verrà svelato un altro importante tassello
di questa storia e qualcun
altro entrerà in scena. L'identità
di questi due nuovi "personaggi" è piuttosto facile da
indovinare. Solo uno dei due parlerà, lascio a voi le
previsioni. E non temete, Harry ci sarà.
Ringrazio
nuovamente di cuore tutti coloro che leggono/recensiscono
e seguono/preferiscono e vi lascio come sempre il mio contatto FACEBOOK,
dove presto potrebbe arrivare l'album dedicato ai personaggi, e
infine Harry e Alycia.
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Capitolo 4 *** Capitolo III - Bite. ***
Aftertaste - cap3
Prima di lasciarvi al
capitolo,
vi
ricordo che ci ricolleghiamo finalmente agli eventi del prologo,
quindi
scopriamo cosa succede prima
di tutto.
Spero vi
piaccia, buona lettura.
{Scusate ma sto litigando con l'impaginazione,
credo che questa sia la versione definitiva.}
Aftertaste.
Capitolo III.
Bite.
[Marzo 2015.]
"Kiss
me on the mouth and set me free
Sing
me like a choir
I
can be the subject of your dreams
Your
sickening desire".
"Reckless Serenade"
è appena cominciata quando Alycia arriva alla festa
organizzata da Liam Payne nel suo appartamento. La musica è
alta quanto basta, i bicchieri sono pieni di birra e altri alcolici e
le risate si sentono dal piano inferiore. Entro l'una
partirà una chiamata di segnalazione da parte della signora
Hughes, al quarto piano, che odia il rumore e le feste e i ragazzi
vocianti.
Ad aprirle
la porta è la sua amica Natalie, i capelli rossissimi
raccolti sulla nuca in uno chignon scomposto, le belle gambe nascoste
sotto un paio di collant neri rotti su un ginocchio, un microscopico
vestitino argentato e i Dr Martens slacciati.
- Alycia,
amore! - esclama facendola entrare, depositandole poi un bacio umido
sulla guancia (e sa di qualcosa a metà tra la vodka lemon e
il profumo forte di Liam sul collo).
- Sono in
ritardo, scusa, ma non trovavo nulla da mettermi.
- Saresti
potuta scendere in pigiama, tanto qui c'è la solita gente
che conosci.
Nat le
sembra un po' brilla e Alycia la guarda da sotto le ciglia, decretando
che sì, è
brilla. Ride.
Alla fine
ha acchiappato la prima t-shirt trovata, ancora stesa ad asciugare in
ingresso, nera con una stampa floreale, e ha indossato i suoi jeans
grigi preferiti, tagliati sulle ginocchia, stretti e consumati, e un
paio di Converse bucate. I capelli sono un disastro, ma non ci fa caso.
Segue
Natalie nello striminzito salotto di casa Payne, che è
decisamente troppo
affollato, pieno di gente che non
conosce, contrariamente a quanto asserito dalla sua amica. I presenti
sono divisi in piccoli gruppi, qualcuno accanto alla finestra che
affaccia sul giardino stretto tra quattro mura, altri sparsi dietro il
divano in pelle marrone, sul tappeto persiano ormai consunto e
macchiato, vicino alla porta della cucina, incastrati nel passaggio, e
qualcuno riempie i bicchieri con leggerezza, mentre il cielo scurisce
sempre più e la luna si fa attendere.
Alycia si
guarda intorno e saluta un paio di persone con la mano e un sorriso
tirato e poi gira al largo, decisa ad evitarle. Natalie è
ancora con lei e sta parlando con una ragazza bassa ma bruttina, una
compagna di corso di Liam, che ride troppo sguaiatamente e beve
avidamente birra dal suo bicchiere di carta e annuisce ad ogni cosa
Natalie le dica. Alycia distoglie lo sguardo perché ha
deciso che le dà fastidio e si sposta tutto intorno nella
stanza. Individua Niall Horan spalmato sulla poltrona in tessuto
nell'angolo, accanto alla libreria: sta bevendo anche lui - sicuramente
birra - e ride in compagnia di un paio di ragazzi che lei non conosce.
La t-shirt azzurra che indossa è abbinata ai suoi occhi. Lui
intercetta il suo sguardo, dice qualcosa agli amici e si alza per
raggiungerla.
- Ce l'hai
fatta - esclama senza neanche salutarla.
- Ciao
anche a te, Horan - replica lei incrociando le braccia al petto.
Niall ride
e alcune ragazze si voltano a guardarlo. Alycia le osserva per qualche
secondo e queste si girano dall'altra parte, parlottando tra loro.
- La
finisci di spaventarle tutte?
- Io non
spavento nessuno, a parte le oche senza cervello. Lo faccio per te, lo
sai.
Niall ride
di nuovo e poi fa un cenno intorno a sè. - Liam ha invitato
un sacco di gente, stavolta.
-
Già, non ne conosco la maggior parte - e Alycia si guarda
nuovamente intorno, sentendosi leggermente spaesata e fuori luogo.
- E vai a
conoscere questa maggior parte, no? - le sussurra Niall facendole
l'occhiolino.
Alycia
ride. - Non ci tengo, grazie lo stesso.
- Andiamo,
non starai ancora pensando a quell'Henry...
- Harry - lo corregge
prontamente lei, pentendosene subito dopo. Si mordicchia il labbro
inferiore, sulle spine. Il suo amico la guarda, le mani sui fianchi,
un'espressione severa che mal gli si addice ma che ogni tanto sfodera
solo per lei.
- Alycia...
- Okay,
okay, lo so - si affretta a precisare lei alzando le mani e cominciando
ad indietreggiare. - Me l'hai detto, e ho recepito il messaggio: troppo
inconsistente e incostante. Va bene.
Si
allontana sempre più da Niall e sorride, mentre lui la
guarda andare via, e alla fine non può fare a meno di
ridere. Nessuno si volta a guardarlo, questa volta, e Alycia sparisce
in cucina.
#
Alycia
è seduta sul davanzale della finestra, la schiena contro il
vetro, un bicchiere ancora mezzo pieno poggiato lì accanto,
e ha caldo. Le cose non si sono fatte interessanti, per niente. Non
è andata a conoscere "la maggior parte", come le ha
suggerito Niall, anche perché non le interessa. Preferisce
vivere nella sua piccola cerchia, protetta, senza interferenze esterne.
Con Harry
è stato diverso. Con lui ha sentito fin da subito una strana
connessione, un legame istantaneo che l'ha spiazzata, confondendola e
mandandola in tilt. La loro ultima conversazione le frulla ancora per
la testa, seguita dal breve scambio di parole sotto casa sua. Vuole
saperne di più, vuole conoscere meglio Harry, vuole viverlo. Sa che lui
non è una di quelle persone che si fanno conoscere
facilmente, è barricato in se stesso, nascosto dietro alti
muri e Alycia l'ha capito. Eppure quando pensa a lui sente lo stomaco
ribollire, il cuore le esplode nel petto e le gambe le tremano. Natalie
asserirebbe che è l'inizio dell'amore, ma Alycia
non glielo dice, perché sa che potrebbe avere ragione, ma
allo stesso tempo sa anche che è impossibile, è
stupido, è folle.
Lei non
ama Harry Styles. Lo conosce a malapena. Non lo ama e non lo sente da
sette giorni.
Si sono
scambiati dei messaggi, nel corso di quel mese, e Alycia ha creduto
davvero che quell'Harry fosse diverso dall'Harry scostante che emergeva
ogni tanto, quell'Harry che faceva fatica a capire. Alycia ha creduto
che fosse l'inizio di qualcosa e invece si è rivelata la
fine di tutto. Dopo l'ultimo messaggio in cui le diceva che le avrebbe
scritto perché al momento era impegnato in casa
discografica, da Harry non erano più arrivate notizie.
Alycia tace ancora, non sa se scrivergli lei stessa, rompere il
silenzio, farsi viva e fargli presente che lo è e lo
aspetta, oppure continuare a tacere perché forse
è meglio così, ché tanto sarebbe stato
troppo difficile e troppo doloroso e lei nemmeno sa come gestirla, una
relazione normale, men che meno a distanza. Londra e Los Angeles sono
divise da otto ore di fusorario, da circa ottomilasettecentosessanta
chilometri e da differenze climatiche, sociali e politiche che
costituiscono un divario difficile da colmare, una distanza abissale
quanto l'Oceano, e loro due sono agli estremi di questo abisso, lontani
e divisi, e tutti i messaggi di questo mondo non potrebbero mai colmare
il vuoto. Alycia se ne rende conto, è per questo che mette
via il cellulare nella tasca dei jeans, senza scrivergli, senza cedere
a quell'improvvisa voglia, ché probabilmente Harry si
è dimenticato di lei, troppo impegnato com'è,
ché è fin troppo semplice, per uno come lui,
è fin troppo normale e banale in questa sua
normalità, ché forse è solo una delle
tante che lo cercano e che si illudono di poterlo trovare, senza
successo.
Osserva la
gente intorno a sè ridere e scherzare e bere e cerca Natalie
tra la folla accalcata - che nelle ultime due ore è
notevolmente aumentata e si chiede come sia possibile farla stare tutta
nel salotto di Liam - ma non la trova e sbuffa, alzando gli occhi al
cielo. Poi un movimento attrae la sua attenzione e con la coda
dell'occhio individua due persone sulla porta della stanza, e stanno
parlando con il padrone di casa. Si volta e li vede distintamente, ora,
anche se parzialmente nascosti dietro l'ampia schiena di un ragazzo che
sembra un giocatore di rugby.
Con un
balzo, Alycia scende dal davanzale e si siede a gambe incrociate per
terra, da dove può ancora vederli attraverso il groviglio di
gambe che li dividono, ma senza essere vista - non vuole essere
vista, lo realizza nel momento esatto in cui li riconosce. Non sono
cambiati per niente, pensa. Louis Tomlinson indossa ancora lo stesso
giubbino di jeans consunto e troppo grande per lui, con un taglio sotto
il taschino, le mani infilate con noncuranza nelle tasche. I jeans neri
gli stringono le gambe e la t-shirt dello stesso colore gli segna i
muscoli dell'addome. Delle vecchie Vans verde militare sono le stesse
Vans che hanno comprato insieme, in un negozio a Camden, in un
pomeriggio estivo. Lo ricorda come fosse ieri. Gli occhi troppo azzurri
di Louis sono fissi sul volto di Liam, in piedi davanti a loro, le mani
nelle tasche dei jeans chiari. Accanto a Tomlinson, Zayn Malik invece
sonda la stanza tutto intorno, come alla ricerca di qualcuno o
qualcosa, e non sembra prestare molta attenzione a ciò che
Liam ha da dire loro. Alycia ricorda bene i jeans sdruciti che indossa,
grigio scuro, strappati sulla coscia destra; ricorda bene il maglione
di un altro grigio, leggermente sfilacciato sui polsi magri; ricorda
bene gli anfibi neri, i lacci spessi, il buco sotto la suola; ricorda
bene il parka verde che indossa, le tasche che contengono il tabacco e
le cartine, l'accendino sempre scarico, il vecchio cellulare
sgangherato dei tempi del liceo ma che ancora funziona alla grande, e
quelle mani grandi e magre, nervose ma attente; ricorda bene la barba
leggermente incolta che gli irrobustisce la mascella e che le prudeva
sulle guance, gli occhi color ambra che svolazzano qua e là
e che quando ti si piantano addosso non c'è verso di
scappare, la lingua incastrata tra i denti quando sorride e lo sguardo
storto quando deve rispondere ad una domanda; ricorda bene i tatuaggi
sulle braccia forti, i bracciali di pelle al polso destro, i capelli
scuri che adesso sono più lunghi e tirati indietro,
leggermente umidi; ricorda bene i vestiti tolti e quelli dimenticati
chissà dove, le corse a perdifiato nella metro, le sigarette
fumate a St James's Park seduti su una panchina fredda, le mani che la
toccano e la sfiorano; ricorda bene i baci sul collo, i morsi, i
gemiti, la sua auto scassata sotto casa e la gita ad Oxford e il suo
piccolo appartamento a Shoreditch dove a volte salta il riscaldamento e
si muore di freddo. Alycia ricorda ogni cosa.
#
- Mi
dispiace, tesoro - inizia Natalie, le mani unite in preghiera davanti
al volto dell'amica, che cerca di schiacciarsi contro il muro esterno
del piccolo balconcino di Liam, evitando di essere vista dall'interno.
- Mi dispiace, non sapevo che Liam li avesse invitati...
Alycia
respira profondamente. - Non c'è problema, davvero.
Passerò il resto della mia serata qui fuori, aspettando che
se ne vadano.
- Sei
troppo rigida, Alycia - la sgrida Natalie incrociando le braccia al
petto. - Devi solo salutarli se li vedi e poi girare loro al largo.
- Facile
per te ma
non per me.
E conosci bene Zayn Malik. Non voglio vederlo. Non voglio parlarci.
- Lo so che
è difficile - e Natalie le sfiora un braccio con le dita
leggere. - So anche che non potrai evitarlo per sempre,
però...
- Lo so
anche io - ribatte Alycia cercando le sigarette che ha lasciato
scivolare nel giaccone di Liam che si è frettolosamente
messa addosso prima di uscire. - Lo so, credimi, ma non voglio vederlo adesso.
Natalie
sospira e poi si accende anche lei una sigaretta ed entrambe fumano in
silenzio, osservando la notte prendere forma. È un silenzio
strano, carico di parole non dette ma che non sono necessarie,
perché Natalie semplicemente sa - e le basta.
- Prima
stavo per scrivere ad Harry - butta lì Alycia facendo cadere
la cenere nel piccolo piattino che Natalie ha poggiato sul davanzale
esterno, attenta a non esporsi troppo. Dall'interno arrivano le voci
leggermente attutite dei presenti, la musica che si è fatta
un po' più alta e qualche accenno di risata. Alycia vorrebbe
essere come tutti gli altri.
Sente lo
sguardo della sua amica piantato addosso e sente il suo cervello
elaborare una risposta che non sia un insulto. - Cazzo, Alycia - e si
passa una mano sui collant che sono ancora più rotti.
- Lo so - continua lei
sottolineando l'ovvio. - Sono una cogliona, ma alla fine non l'ho
fatto. Capito? Non l'ho
fatto.
- Ho capito
che non l'hai fatto, quello che non capisco è
perché cazzo si comporti così, quell'idiota -
borbotta.
Alycia
espira del fumo e lo guarda fluttuare via nella notte. Lo sguardo si
perde oltre i tetti delle case di fronte e il silenzio preme un po' di
più su di loro.
- Non mi
importa - dice alla fine. - Davvero. Non me ne importa niente.
- Dici
così adesso, cambierai idea quando lui tornerà
qui. E ti verrà a cercare. Perché ti
verrà a cercare, Alycia. Lo so.
È
incredibile come Natalie sia così sicura di sè e
delle sue convinzioni. Una sicurezza che la rende bella e seria e
temibile dietro quelle apparenze da angelo preraffaellita.
- Sai
troppe cose, Nat.
- Ne sono
cosciente - asserisce lei annuendo e schiacciando la sigaretta nel
posacenere. Si stringe nelle spalle. - So anche che non vuoi soffrire,
non dopo Zayn. Lo so e capisco cosa provi, anche se non direttamente.
Soffro attraverso di te, Alycia, perché sei la mia migliore
amica e ti voglio bene, e proprio perché è
così, ho il dovere morale di farti il culo, ogni volta che
ti demoralizzi e ti butti giù e fai la stronza con te
stessa. Okay?
Alycia non
può fare a meno di ridere. - Okay - dice solo annuendo e
sorridendo all'amica.
In quel
momento, la portafinestra si apre e Louis Tomlinson sbuca sul piccolo
balcone. I capelli castani sono spettinati e sparano da tutte le parti
e tiene ancora le mani in tasca mentre avanza lentamente e le guarda,
in silenzio.
Alycia ne
studia il volto bello e magro, le guance leggermente incavate che gli
conferiscono un'aria sofisticata, l'accenno di barba chiara sul mento e
la mascella, gli occhi così azzurri da fare male, le labbra
sottili. È bello e sa di esserlo, Louis. È letale
nella sua spavalderia. Sfrontato.
- Avete una
sigaretta, ho dimenticato le mie? - chiede, stringendosi nelle spalle
magre.
Alycia
è immobile mentre Natalie tira fuori il pacchetto di
Marlboro e glielo tende. Louis ne prende una e se la fa accendere,
fissando Natalie attraverso la fiamma. Poi fuma lentamente, buttando
fuori il fumo senza fretta. Alycia lo fissa, silenziosa, mentre i
minuti scorrono e la sigaretta si accorcia.
- Vado a
vedere se Liam ha bisogno di me - e Natalie si affretta verso la porta,
sfregandosi le mani imbarazzata. - Ci vediamo dopo.
Nessuno dei
due sembra accorgersi di lei e di quello che dice e Alycia sente solo
il suo sguardo addosso un'ultima volta prima che sparisca all'interno.
- Come
stai? - le chiede Louis nell'esatto momento in cui spegne la sigaretta
sotto la suola delle sue Vans e poi la butta nel posacenere. Ora la
guarda fissamente.
Alycia
scrolla le spalle. - Esisto.
Louis
annuisce. - Mi dispiace di essere sparito così.
- Sei uno
stronzo, lo sai?
Louis
annuisce ancora, sorridendo impercettibilmente. Non dice niente.
Alycia si
stacca dal muro e si appoggia al parapetto. E chi se ne frega se
qualcuno può vederla.
- Non ci
vediamo e non ci sentiamo da quanto? - rompe il silenzio Louis
alzandosi da una delle sedie che Liam tiene sul balcone e sul quale si
è seduto per fumare. - Sei? sette mesi? e la prima cosa che
mi dici è "sei uno stronzo"?
-
È perché lo sei, Tomlinson, non c'è
bisogno di offendersi.
- E chi si
offende, Roberts.
Fa
così perché non vuole ammettere che forse possono
essere stati amici, seppur con le dovute cautele, che avevano condiviso
Zayn, e che i rapporti - seppur di differente natura - che li legavano
a lui costituivano un ponte tra loro, tra due persone così
intrinsecamente diverse. Con la coda dell'occhio lo vede appogiarsi
anche lui al parapetto, accanto a lei, con naturalezza, come se si
fossero visti soltanto ieri, in qualche locale o nella casa che Louis
divide con Zayn, un rapido incrocio in un corridoio semibuio, mentre
Alycia cerca il bagno e lui un bicchiere d'acqua in cucina. Si sono
sempre incrociati al limitare delle loro esistenze, senza sentirsi in
dovere di dirsi alcunché. E a tutti stava bene
così. Nonostante il silenzio, però, Louis era
comunque sempre presente, chiassoso ai limiti dell'assurdo ma discreto,
sprezzante ma gentile quando Alycia litigava con Zayn e se ne andava
sbattendo la porta e poi tornava sempre e lui le apriva, facendola
entrare senza una parola ma solo un semplice sorriso teso sulle labbra,
indifferente ma paziente, come quando non le chiedeva di accompagnarlo
a fare acquisti, un paio di scarpe come la spesa, ma lei lo seguiva
comunque - soprattutto quando Zayn non c'era e lei doveva aspettarlo e
si annoiava.
- Non mi
chiedi come sta? - rompe il silenzio Louis, il tono di voce imbronciato.
- No, non
mi interessa più di tanto, sono sincera.
- Si
è pentito molto, Alycia. Era davvero a pezzi, era devastato quando lo
hai lasciato.
- Devo
ricordarti che lui
ha devastato me,
Louis? - e lo guarda negli occhi, cerca quei pezzi di cielo
così distanti e freddi, e lui sembra capire,
perché annuisce e poi distoglie lo sguardo.
- Prima o
poi dovrete parlare, e lo sai - e le ricorda terribilmente Natalie e
altri "lo so". - Non potrete andare avanti ad ignorarvi ed evitarvi,
soprattutto perché frequentate le stesse persone.
- Adesso no
- risponde Alycia, le mani nelle tasche del giaccone troppo grande. -
Magari domani, o tra un mese, sei, un anno. Chi lo sa?
Louis
scrolla le spalle e la guarda andare via.
#
- Cosa
voleva Tomlinson, prima?
Alycia si
riscuote e si volta, sbirciando olte la spalliera del divano in
salotto.
Niall
è appoggiato allo stipite della porta, indossa ancora la
t-shirt azzurra e sembra stanco. Alycia ha lasciato la festa di Liam
subito dopo la conversazione avuta con Louis. Non ha nemmeno cercato
Natalie o salutato Liam. Ha scritto alla prima un messaggio,
promettendole che le avrebbe spiegato il giorno dopo, e mandando dei
saluti per il suo ragazzo. È tornata a casa, si è
messa il pigiama e si è fiondata sul divano, bevendo del
tè e cercando di non pensare a Zayn Malik e alla sua
ingombrante presenza al piano di sopra proprio in quel momento, ad
Harry Styles e a cosa diamine stesse facendo a Los Angeles, e a se
stessa, perché si sentiva troppo stupida e patetica e ridicola. Avrebbe
tanto voluto gridare a pieni polmoni. E ora Horan le chiede di Louis.
Che serata di merda.
- Le solite
palle - risponde lei appoggiandosi nuovamente allo schienale e fissando
la televisione spenta di fronte a sé. Sente Niall muoversi e
avvicinarsi. Poco dopo le si siede accanto e le cinge le spalle con un
braccio e lei semplicemente si lascia abbracciare, poggiando la testa
sulla sua spalla che sa di fumo e sapone. Rimangono in silenzio per un
po' e si sentono solo i loro respiri cadenzati a rompere
l'immobilità della stanza.
- Tu credi
che Zayn si sia pentito?
Alycia
sente Niall trattenere il respiro per un attimo, per poi rilasciarlo
lentamente. - Perché me lo chiedi?
-
Perché Louis ha detto che era "devastato".
- Non dare
ascolto a Louis, farebbe di tutto per difenderlo.
- Credo
fosse sincero - e Alycia sente Niall irrigidirsi. - Davvero. Ma non me
ne importerebbe, anche se fosse così. Non mi importa
più di Zayn.
Il suo
amico le carezza la testa goffamente, com'è tipico di lui, e
Alycia sorride, perché si sente a casa e protetta e
perché l'abbraccio di Niall sa di familiarità, di
calore, di serate al cinema a vedere vecchi film in bianco e nero e a
mangiare pop corn e nachos, dei concerti ad Hyde Park in estate, le
note di una canzone e una bottiglia di Guinness, delle serate
all'Hurricane aspettando la fine del suo turno, per poi vagare
abbracciati per le strade di Mayfair e finire sulle panchine di un
parco a veder sorgere il sole; sa del suo profumo lieve dopo la doccia,
i capelli grondanti acqua sul pavimento del loro appartamento, mentre
lei è accoccolata sulla poltrona sotto la finestra e mangia
della pizza ormai fredda; sa del temporale mentre loro due dormono nel
letto di lui, vicini, senza alcun imbarazzo, e condividono gli stessi
sogni. Vorrebbe tanto ringraziarlo, ma preferisce tacere,
ché il silenzio non ha mai avuto peso, tra loro.
#
[Cinque giorni dopo.]
La porta
del negozio si apre lentamente mentre Alycia è china dietro
il bancone a sistemare alcuni vecchi registri. Niall è
scappato via alla fine del suo turno per andare chissà dove
e le ha lasciato da finire il grosso del lavoro. Piove da un po',
ormai, e i clienti scarseggiano. Il pomeriggio sembra eterno e Alycia
vorrebbe tanto mandare avanti gli orologi per poter essere
già a casa, accoccolata sul divano a guardare The Walking
Dead o a mangiare schifezze davanti al frigorifero.
Quando si
raddrizza e alza gli occhi, i quaderni polverosi che tiene in mano le
cadono a terra, si aprono e vecchi scontrini si spargono sul pavimento.
Harry Styles è in piedi di fronte a lei, bagnato fradicio, e
la guarda così intensamente che le mani cominciano a
tremarle e sente le gambe in pappa. Cazzo, le fa sempre effetto vederlo
ed essere guardata così
da lui, anche se si ripromette di odiarlo e dimenticarlo, anche se i
giorni passano e le notizie scarseggiano, anche se gli
ottomilasettecentosessanta chilometri sono qualcosa di troppo grande da
poter essere quantificato, ottomilasettecentosessanta chilometri che si
riducono a pochi metri scarsi quando lui si avvicina sempre di
più al bancone dietro il quale lei è trincerata,
ottomilasettecentosessanta chilometri di nulla, l'aria che brucia, la
testa che gira, il cuore a mille. È bellissimo con i capelli
lunghi sulle spalle bagnati dalla pioggia, stretto in un corto
giubbotto marrone dal quale l'acqua scivola via in piccoli rigagnoli,
per poi cadere sul pavimento scuro del negozio; i jeans sono scoloriti
e leggermente lisi sulle ginocchia, porta un paio di stivali color ocra
e sotto il giaccone si intravede una t-shirt dei Pink Floyd e una felpa
blu. Gli occhi verdi premono più del solito mentre la bocca
si arriccia in un sorriso accennato, incerto, come a volerle dire "non
mi odi, vero?".
E come fa
ad odiarlo? Alycia capisce che non ci riesce nel momento esatto in cui
lo vede lì dentro, in cui i loro occhi si incontrano, in cui
il cuore le batte forte contro le ossa e quasi le spezza. Le
è mancato pur conoscendolo appena, di una di quelle mancanze
che ti divorano, che giorno dopo giorno ti rendono instabile e fragile
e irrequieta, che quando si annullano non spariscono mai del tutto,
perché si accorge di desiderare Harry in modo totalizzante,
eppure sa che, anche se dovesse averlo, lui le mancherebbe sempre.
C'è qualcosa nei suoi occhi che glielo dice, qualcosa che si
riconduce a parole non dette e taciute, qualcosa che lui si
porta dietro e che Alycia forse non capirà mai, a meno che
lui non glielo permetta. Nonostante tutto gli sorride,
perché non c'è alternativa, perché i
messaggi mai ricevuti e il silenzio di quei dodici giorni non sono
niente - almeno niente di così importante da fermarla.
Capisce che in fondo non gliene importa. Adesso Harry è qui, in carne ed
ossa, e cazzo, Natalie ha ragione. Natalie ha sempre ragione.
- Ciao -
inizia lui poggiando le mani sul bancone tra loro.
- Ciao,
Harry - Alycia ricambia il saluto, trattenendo leggermente il respiro.
Poi si ricorda del casino ai suoi piedi e si china prontamente per
mettere in ordine.
Non lo
sente avvicinarsi e capisce cosa sta facendo solo nell'esatto momento
in cui la fa: si è chinato anche lui e la sta aiutando a
raccogliere gli scontrini sparsi, impilandoli uno sull'altro senza
fretta. Lei alza gli occhi e incontra quelli di Harry, che la guardano
divertiti e interessati. Non dice niente, e dopo pochi minuti si rialza
e poggia i quaderni poco più in là, nascondendo
poi le mani nelle tasche posteriori dei jeans neri.
- Scusa se
sono sparito - Harry le sta davanti, non si è spostato
nonostante abbia finito di aiutarla.
Alycia alza
gli occhi su di lui e lo studia per un lungo momento, soppesando le sue
parole.
- Non ti ho
più scritto e sono un coglione. Un vero coglione.
- Finisce
sempre che ti scusi per qualcosa - dice lei, incrociando le braccia al
petto.
Alla fine
si sorridono e Harry si passa una mano tra i capelli bagnati.
- Sei
fradicio - continua Alycia, abbandonando il discorso di poco prima e
facendogli quindi capire che per lei è concluso.
-
Già. Sono uscito senza ombrello e mi sono lavato.
- Chi
è che esce di casa senza ombrello a Londra, scusa?
-
Stamattina non pioveva, tesoro.
- Sei in
giro da stamattina?
- Ho fatto
diversi giri, sì - risponde Harry e il tono
elusivo che usa fa capire ad Alycia di non porgli ulteriori domande,
ché molto probabilmente non riceveranno risposta. - Sono
passato di qui, pensando di trovarti. Sai, la prima volta che ci siamo
visti era un lunedì e tu il mattino lavoravi...
- Avevo
dato un cambio al mio amico Niall, il biondo che hai visto l'ultima
volta - gli spiega.
Harry
annuisce, ridendo. - Il musicista, sì. Stamattina non
è stato così cortese, però...
Soprattutto quando gli ho chiesto di te.
Alycia ride
e sente lo sguardo di Harry studiarla avidamente, e non riesce a
smettere di fissarlo. - Niall è parecchio protettivo,
diciamo così.
- Okay -
asserisce Harry annuendo, divertito.
- Come mai
mi cercavi, comunque? - gli chiede, giocherellando con la collana che
porta al collo, lo smalto nero sbeccato sugli indici e i capelli
sciolti sulle spalle strette. Continua a guardarlo.
- Primo,
per scusarmi - inizia Harry prendendo tra le mani il ciondolo di lei, e
le loro dita si sfiorano. - Secondo, per vederti - e lo stomaco di
Alycia si contorce e le dita di lui si spostano sui suoi capelli
biondi. - E terzo, per invitarti a pranzo, che ormai è
diventata una cena, vista l'ora - e le sue dita rimangono
lì, a giocherellare, mentre le mani di Alycia sono ferme
lungo i fianchi, le braccia distese, immobili ma nervose. Vorrebbe
tanto passargliele in mezzo ai capelli, dietro il collo, toccargli le
clavicole sporgenti e baciare i tatuaggi che escono dalla t-shirt;
vorrebbe mordergli le labbra fino a farle sanguinare e stringersi a lui
con insistenza fino a morirne; vorrebbe sentire la sua pelle nuda
contro la sua e le sue mani grandi dappertutto; vorrebbe avere Harry
Styles tutto per sè, anche se solo per una notte.
- Che ne
dici? Mi potresti perdonare davanti ad un Big Mac? - continua lui,
riscuotendola dalle sue audaci fantasticherie.
Alycia ride
e si riavvia i capelli e Harry abbassa le dita. La guarda speranzoso,
come un bambino in attesa di un premio.
-
D'accordo, mangiamoci questo Big Mac - acconsente lei alla fine,
perché tanto ha capito che non potrebbe mai dirgli di no,
non davanti a quel finto broncio adorabile e quegli occhi verdi belli
da morire.
- Ci
vediamo dopo, allora. Io intanto vado da qualche parte a far asciugare
i miei vestiti - ride Harry dandosi una veloce occhiata.
- Se vai
alla caffetteria dell'altra volta, trovi la mia amica Natalie. Oggi
eccezionalmente fa il pomeriggio e sarebbe felice di prepararti
qualcosa.
- Oh,
volentieri.
- La
rinosci subito, ha i capelli rossi ed è bellissima - spiega
Alycia sorridendo e pensare a Natalie che incontra Harry la diverte.
- Direi che
vi siete trovate, allora - conclude Harry facendole l'occhiolino e
allontanandosi lentamente per raggiungere la porta.
Alycia
rimane a guardarlo senza dire niente e poi lui alza una mano in segno
di saluto. - A dopo - ed esce dal negozio. E Alycia respira un po' meno.
#
Quattro ore
dopo sono seduti uno di fronte all'altra ad un tavolino bisunto del
McDonald's. Alycia ha già divorato il suo panino e si sta
ingozzando di patatine, mentre Harry mangia lentamente, senza smettere
di guardarla, e non si sporca nemmeno il mento con le salse. Insomma,
è un supereroe.
Ora i suoi
vestiti sono asciutti, dopo le ore passate da Caffè Nero,
seduto al tavolino dell'altra volta e dopo gli innumerevoli bicchieri
di caffè che Natalie si è premurata di
riempirgli. Secondo quanto raccontato da Harry, la "rossa" ha
manifestato fin da subito una "spiccata simpatia" per lui e Alycia non
sa se credere a quella versione o immaginare l'esatto opposto. Mentre
Harry ritorna alla cassa per ordinare un'altra porzione di patatine,
recupera il cellulare dalla borsa e trova un messaggio di Natalie.
NUOVO MESSAGGIO.
DA: Nat.
Cazzo se
è FIGO, Alycia!
NUOVO
MESSAGGIO.
DA: Nat.
Mi ha
fatto prendere un colpo, giuro.
Comunque
è simpatico, anche se subito
avrei
voluto prenderlo a sberle per la
storia
dei messaggi, ma dettagli.
NUOVO
MESSAGGIO.
DA: Nat.
So che
siete a "cena" fuori, ora.
Domani
voglio un racconto DETTAGLIATO.
Alycia sorride e non può farne a meno, con Natalie.
È pazza e sa di esserlo e l'adora, per questo. Oltre che per
altri millemila motivi.
NUOVO MESSAGGIO.
A: Nat.
Scusa
per l'agguato, rossa (Harry ti chiama così).
Domani
ti chiamo.
Grazie
per oggi ;)
xoxo
Mette via
il cellulare mentre Harry prende nuovamente posto. La osserva divertito.
- Natalie
mi ha scritto che sei figo.
Ad Harry va
di traverso la Coca Cola e tossicchia. Alycia ride.
- Be',
grazie - replica lui alla fine schiarendosi la voce.
Poi le
sorride sornione. - La rossa ha dei gusti eccellenti.
Alycia
sbuffa e alza gli occhi al cielo. - Adesso non te la tirare, Ciuffo
Ribelle.
Il
soprannome le sfugge dalla labbra senza pensarci e guarda Harry con gli
occhi sbarrati, indecisa se ridere o nascondersi sotto il tavolo.
- "Ciuffo
Ribelle"? - le chiede, stupito e incuriosito.
- Lascia
perdere - si affretta a replicare lei abbassando gli occhi e
concentrandosi sulle sue patatine.
- Adesso me
lo devi spiegare - insiste lui allungando una mano e solleticandole la
pelle scoperta del braccio sinistro con le lunghe dita.
Alycia
guarda le sue dita e poi i suoi occhi, mentre brividi freddi le
percorrono il corpo.
-
È solo un soprannome che ho "ideato" quando ti ho visto per
la prima volta, tutto qui - spiega stringendosi nelle spalle. - E ho
anche pensato che ti credessi Hugh Grant.
Harry
scoppia a ridere e Alycia sente gli occhi della maggior parte della
sala addosso, ma non se ne cura. È così bello
sentirlo e vederlo ridere che ci passerebbe delle ore, così.
- Non
assomiglio per niente a Hugh - protesta Harry.
-
Sì, be', tu sei più bello - butta lì
lei sorseggiando la sua Diet Coke senza guardarlo, facendo la
disinvolta, forse sperando che il suo complimento passi inosservato. O
magari il contrario.
Finiscono
per guardarsi negli occhi, a lungo, e Harry allunga ancora una volta le
dita e tocca la sua mano, disegnandole dei cerchi sulla pelle, in un
contatto velato che però la scuote dentro. Non riesce a
resistergli, e nemmeno ci prova. Allunga un piede sotto il tavolo,
verso la sua gamba, e lo sente irrigidirsi, mentre la sua bocca si
piega in un sorriso malizioso.
- Che ne
dici se ce ne andiamo? - le propone alzando un sopracciglio.
- Dico
anche subito.
Lasciano il
resto del cibo nei vassoi, senza nemmeno svuotarli, ed escono nella
notte. Passeggiano per un po' verso casa di Alycia, le braccia vicine,
a toccarsi attraverso i giubotti. Alycia fuma una sigaretta lentamente,
buttando il fumo lontano da Harry.
- Fumi da
tanto? - le chiede interessato.
- Da quando
avevo diciassette anni, più o meno - spiega lei scrollando
le spalle. - Ti dà fastidio?
Harry
scuote la testa. - No, tranquilla.
La guarda
con insistenza e Alycia si sente andare a fondo, sempre più
giù. Vorrebbe annullare lo spazio che li separa, ma si
trattiene. Sente che deve essere Harry a farlo, sente che ne ha bisogno
più di lei.
Arrivano
sotto casa Roberts-Horan in Colville Square che sono le dieci e la luna
illumina parzialmente il marciapiede, gli alberi del giardino
lì di fronte e le finestre del suo palazzo. Si fermano
davanti alle scale del numero venticinque, porta blu oltremare e un
vasetto di gerani alla finestra del salotto. Al secondo piano, casa
Payne è illuminata e quasi sicuramente Natalie e Liam stanno
guardando qualcosa su Itv, accoccolati sul divano, sotto una coperta.
Mentre lei aspetta che Harry Styles la baci.
- Eccomi
qui - inizia Alycia, le mani nelle tasche del parka blu. Indica la casa
alla sua sinistra e la finestra buia.
- Mi piace
casa tua - dice Harry avvicinandosi di un passo, lo sguardo fisso su di
lei, la bocca dischiusa.
-
È perché non hai visto che casino c'è
all'interno... - ride lei senza smettere di guardarlo. Ora ha la
schiena poggiata al basso muretto e fissa Harry negli occhi, in attesa.
- E tu mi
piaci ancora di più, lo sai? - continua lui ignorando la sua
risposta, e finalmente i loro corpi sono a contatto e, anche se divisi
da strati di vestiario, Alycia rabbrividisce.
Harry alza
le dita a toccarle la guancia fredda, la linea della mascella e infine
le labbra, mentre lei sospira, e non riesce a fare a meno di guardarlo.
È ancora più bello se visto da vicino, i suoi
occhi sono più verdi che mai e sono grandi e le fossette che
gli si dipingono ai lati della bocca sono fatte per essere baciate.
Alycia poggia le mani sul suo petto e lo sente tremare leggermente e la
sua pelle è calda sotto la stoffa della t-shirt. Ora Harry
le fissa le labbra, che Alycia si ritrova a dischiudere, ed
è abbastanza perché lui si decida a baciarle,
prima in un contatto lieve e incerto, poi sempre più
avidamente. Alycia risponde al bacio senza riserve, circondandogli la
vita e passandogli le mani sulla schiena, mentre il petto di Harry
aderisce al suo e le toglie il fiato. Lo sente gemere sulle sue labbra
mentre accarezza quelle di lui con la lingua e le sue mani la stringono
sui fianchi, per poi scendere sempre più giù.
- Sono sola
a casa, Niall è fuori - sussurra lei mentre Harry le bacia
il collo. Ringrazia che Colville Square non sia troppo illuminata.
Lui la
guarda intensamente e Alycia si rende conto che potrebbe morire, sotto
uno di quelli sguardi. Potrebbe morire sotto le sue dita. È
da quando lo ha visto la prima volta che aspetta quel momento, ora ne
è cosciente e la consapevolezza le alleggerisce lo stomaco,
mentre lui lo riempie di farfalle.
- Vuoi
salire? - gli chiede quindi, perché forse Harry aspettava
solo una richiesta diretta. Infatti la prende per mano e si fa condurre
verso la porta, che Alycia apre in fretta, recuperando le chiavi dalle
tasche del parka.
Lo sente
schiacciato dietro di sè, a baciarle il collo dopo averle
scostato i capelli, mentre lei cerca di aprire la porta di casa, la
prima sulla sinistra. Capisce di non riuscire più ad
aspettare.
Sbatte la
porta ed Harry è di nuovo su di lei, baciandola e cercando
il suo corpo, le mani che frettolosamente le tolgono il parka e il
maglione grigio, mentre lei lo libera del giubbotto e della felpa,
indumenti che lasciano cadere a terra, sul pavimento umido, incuranti
di tutto a parte loro stessi.
Questa
volta lo sente di più, sente il suo corpo forte, il suo
desiderio, le mani che le stringono le natiche, i morsi sul collo, i
respiri spezzati, tutto quanto. E da quel momento ignora lo quillo del
cellulare, ignora la segreteria telefonica e la voce di Niall, ignora
la pioggia che ha ripreso a cadere dietro le finestre, ignora il caos
del salotto e quello nella sua testa, ignora tutto ciò che
non sia Harry Styles - su di lei, dentro
di lei, ovunque.
#
[Marzo 2013.]
Il
pavimento del piccolo appartamento a Shoreditch - incastrato in un alto
palazzo stretto fra due vecchi prefabbricati - è freddo.
Alycia esce dal bagno e scivola di nuovo verso la camera da letto,
lentamente e a piedi nudi, immersa nel silenzio e
nell'immobilità del corridoio semibuio.
Si richiude
la porta alle spalle e Zayn è steso nel letto basso, le
lenzuola azzurre stropicciate, la testa sul cuscino, una sigaretta in
mano e il fumo che gli esce dalle belle labbra. Non si volta a
guardarla e continua a fumare, la t-shirt grigia spiegazzata e i
tatuaggi in vista. Alycia rabbrividisce sotto la vecchia maglietta che
ha trovato buttata su una sedia, con davanti disegnato un murales, e
che sa di bucato e fumo e Zayn.
Sente la pelle d'oca percorrerle le gambe nude, così si
nasconde velocemente sotto la coperta e Zayn l'accoglie sul suo petto
senza dire niente, il braccio a cingerle un fianco, il suo corpo caldo
e il cuore forte. Spegne la sigaretta e con la mano nuovamente libera
le carezza il braccio che lei gli stringe intorno al corpo e canticchia
"Sex" dei 1975 - dopo che lei gliel'ha fatta ascoltare come minimo
dieci volte quello stesso pomeriggio, chiusi in macchina, parcheggiati
davanti ad un supermercato chiuso.
Zayn
incastra una mano tra i capelli biondi di Alycia e le bacia le labbra
lentamente, percorrendo il suo corpo senza fretta. - Sei
così bella... - le sussurra sul collo.
Lei lo
vuole guardare negli occhi, cerca quelle iridi ambrate che non le danno
tregua, ferma quella mano che vuole scavarle dentro, e gli pianta lo
sguardo addosso: si guardano come sono soliti fare, e non
c'è via d'uscita.
- Sei mio,
Malik - dice lei con voce roca, e piano piano gli sfila la t-shirt e
gli si siede in braccio, le mani aperte sul suo petto. Lo bacia
lentamente, mentre le mani di Zayn scendono sui suoi fianchi e le
stringono le cosce. - Hai capito?
- Credo di
amarti, Roberts.
- Credi?
- Ti amo. Va bene
così?
- Va bene.
NOTE
- Titolo
+ citazione arrivano da Bite
di Troye Sivan.
- Itv
è
un'azienda televisiva privata britannica.
Eccoci
eccoci. Come al solito lo spazio autrice è un mix di "roba"
senza senso.
Finalmente
leggiamo cosa è successo tra Harry e Alycia e cosa li ha
condotti sul divano (LOL) ed entra in scena Zayn Malik, gente, non
siete contenti? A parte di scherzi, per quanto riguarda Zayn non voglio
svelarvi niente, ma lo ritroverete - più impertinente che
mai - nel capitolo cinque. Per quanto riguarda Louis Tomlinson,
purtroppo non si tratta di un personaggio ricorrente e mi duole dirlo,
ma non avrei saputo dare il giusto spazio a tutti (sorry, Lou).
Detto
ciò, come al solito spero che il capitolo vi sia piaciuto e
attendo i vostri preziosi riscontri - siete preziosi. Nel prossimo
capitolo iniziano le complicazioni, non odiatemi.
Vi
dò appuntamento alla prossima settimana - e comincio
già col dirvi che man mano che si avvicina il Natale, gli
aggiornamenti potrebbero subire un rallentamento, lavorando in un
negozio purtroppo avrò sempre meno tempo da dedicare ai
"fatti miei" (*sigh*), ma in ogni caso non abbandonerò
questi bimbi, state tranquilli.
I
ringraziamenti finali vanno come sempre alle belle anime che
seguono/preferiscono, leggono/recensiscono e fangirlano con me in
allegria: grazie a tutti <3
Vi lascio
as usual il mio contatto Facebook
e il gruppo
Facebook dedicato alle mie storie (mi sta frullando in testa l'idea di
farne uno solo per questa storia, ci penso e vi faccio sapere).
Infine,
Malik e Tomlinson "partners in crime".
|
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Capitolo 5 *** Capitolo IV - Thousand miles. ***
cap4 aftertaste
Aftertaste.
Capitolo IV.
Thousand
Miles.
[Aprile 2015.]
"Too
far away to feel you
But
I can't forget your skin
Wonder
what you're up too
What
state of mind you're in
Are
you thinking bout the last time
Your
lips all over me
'Cause
I play it and I rewind
Where
you are I wanna be".
Alycia ci crede a
quelli che dicono che, a volte, la vita ti scorre davanti rapida come
un flash - accecante.
Alycia crede anche nel
destino, in una serie di coincidenze ed eventi che ti portano ad essere
nel posto giusto al momento giusto - oppure tutto il contrario e la tua
vita cambia, se non del tutto almeno in parte.
Alycia crede in una
sorta di "equilibrio cosmico", una bilancia che un po' dà e
un po' toglie, che quando assaggi la felicità troppo
avidamente te la porta via e basta, come se fosse troppa e tutta
insieme - e ti ritrovi con niente, a parte un vuoto dentro che ti
schiaccia là dove prima avevi un cuore e rivivi nella
memoria ogni momento, lo senti sulle labbra, ti brucia la pelle e ti fa
stringere gli occhi, ma non è più tuo.
La verità
è che Alycia sa
che Harry Styles non è suo e le viene
ancora più facile crederlo quando lo vede entrare al "Black
Treacle" - il ristorante in cui lavora tre sere a settimana, a Chelsea
- in compagnia di una bionda alta due metri, con due gambe da paura e
bella da morire.
Li vede mentre sta
portando dei piatti al tavolo cinque e si ferma quasi in mezzo alla
sala, guardandoli raggiungere il loro tavolo in compagnia di Isabelle,
una delle sue colleghe. Alycia guarda Harry scostare la sedia alla sua
accompnatrice - fidanzata?
- e lei prende posto sorridendogli radiosa. Sorride anche lui e le si
siede di fronte. Alycia si affretta verso gli occupanti del tavolo
cinque, che per fortuna è ben lontano dal loro, per
consegnare i piatti.
Nota alcuni fotografi
appostati fuori dal locale: la ragazza di Harry deve essere famosa -
quasi sicuramente nel campo musicale - ed è così
che probabilmente si sono conosciuti. Alycia osserva i capelli biondi
di lei, lisci e luminosi, così diversi dalla sua coda
scomposta che a quell'ora della sera sfugge ormai alla
gravità; il vestito corto ma senza essere volgare che deve
costare una fortuna - e ripensa agli abiti che indossava l'ultima volta
e che Harry le ha tolto, comprati da H&M in saldo la scorsa
primavera; le unghie rosse e perfette abbinate al rossetto, mentre il
suo smalto nero della Rimmel non le dura neanche dalla sera alla
mattina; l'ovale del viso armonioso e due occhi azzurri come il mare,
che sembrano essere l'unica cosa che hanno in comune. Alycia si sente
piccola e stupida e illusa.
Harry le tocca una
mano poggiata sulla tovaglia tra loro e lei sorride ed è
ancora più bella. Alycia non può vedere la faccia
di Harry - non può vedere se le sorride come ha sorriso a
lei. "La tocchi come hai toccato me, Harry?", pensa mentre il cuore
perde un battito.
E rivede tutto, dai
baci sul collo alle sue mani grandi, dai gemiti incontrollati alla sua
pelle nuda addosso, dai suoi affondi disperati all'orgasmo, dai suoi
occhi verdi alle sue labbra a baciarle un seno, come a volerle dire
"ora sei mia". E il suo nome sussurrato e poi quasi urlato, le dita tra
i capelli e sulla schiena forte, i tatuaggi che raccontano una storia,
le braccia scolpite che la circondano, le sue mani che lo cercano e lo
stringono - e ogni superficie è solcata dalle sue labbra e
lingue che si incontrano e il suo profumo buono nell'aria.
Alycia rivede tutto. Alycia
rivede Harry.
La sua
schiena è ampia ed è tutto ciò che lui
le offre.
#
- Alycia...
Natalie le si avvicina
mentre sta aspettando i piatti da servire al tavolo undici -
pericolosamente vicino al suo
tavolo, ma poco le importa. In effetti non vede l'ora che lui la veda, solo
per gustarsi l'espressione sul suo viso. Vuole sorprenderlo.
Sente la presenza
silenziosa della sua amica e collega accanto a lei e il profumo del suo
shampoo si mischia a quello del roast beef, per poi scomparire del
tutto. Si accorge che tutto ciò che vorrebbe in questo
momento è cullarsi in quel profumo e dormire accanto alla
sua amica come fanno sempre la domenica sera, quando sono troppo
stanche per separarsi, e il lunedì mattina Natalie si alza
presto, ma quasi sempre troppo in ritardo, per correre al lavoro in
caffetteria.
- Hey - la saluta
regalandole un pallido sorriso tirato dalla stanchezza. Sono le dieci e
il suo turno finisce a mezzanotte, ha ancora due ore di inferno davanti
a lei. Non crede di riuscire a farcela, non con l'ingombrante presenza
di Harry Styles in sala, ma cerca di farsi forza.
- Ho appena visto... -
comincia Natalie deglutendo e strofinando i palmi delle mani sul
grembiulino bianco che indossa sopra i pantaloni neri della divisa.
- Lo so chi hai visto
- la anticipa Alycia annuendo, ma senza guardarla. Non vuole vedere lo
sguardo di Natalie accendersi di dispiacere. Non le piace essere
compatita.
- E...?
- E non sono affari
miei, non credi?
- Io credo che siano affari tuoi,
Alycia - aggiunge Natalie con tono fermo e anche leggermente alterato,
cercando però di non farsi sentire dagli altri presenti,
anche se nessuno sembra far caso a loro. La sua amica è
probabilmente in pausa e Alycia sta ancora aspettando i piatti, che
tardano ad arrivare, e maledice mentalmente tutti quanti.
- Insomma, siete stati
insieme - sussurra l'altra avvicinandolesi. - Siete stati insieme e vi
siete scritti e chiamati, da quella volta. Questo per tre settimane. E
lui non ha accennato a nulla. Niente di niente. Non ti sembra... - fa
una pausa - strano?
- A me sembra strano
che tu pensi che tra noi ci sia qualcosa di più di un po' di
sesso occasionale, Nat - replica Alycia e dentro di sè odia
quelle parole, eppure le rotolano fuori senza indugio, forse per farsi
un po' male. O per convincere Natalie del contrario quando l'amica le
legge negli occhi la verità. - È successo una
volta e chiamate e messaggi non provano niente. Quella sarà
la fidanzata ufficiale e io solo uno dei suoi divertimenti quando viene
a Londra una volta al mese. Tutto qui.
- Non è "tutto qui" -
Natalie non sembra volersi arrendere e Alycia non capisce
perché si sforzi tanto. - E lo sai anche tu, solo che adesso
fai così perché sei ferita e non vuoi ammetterlo
e non vuoi nemmeno che io lo capisca, ma sai che è inutile
che ti sforzi di fare la stronza, io so come sei.
- Be', in fondo non lo
conosco poi così bene - esclama mentre avvista i tanto
attesi piatti veleggiare verso di lei dal fondo della cucina. - Non so
nemmeno perché venga a Londra, tanto per farti un esempio.
- Stai cambiando
discorso e stai procastinando, Alycia Roberts - Natalie incrocia le
braccia al petto, il cipiglio severo. Alcuni ciuffi rossi le ricadono
sulla fronte e Alycia non può fare a meno di trovarla buffa
e le vuole così bene per la sua determinazione a leggerle
dentro e non arrendersi mai.
Le vengono passati i
due piatti di roast beef e patate per il tavolo undici - i cui
occupanti saranno ormai affamati e sull'orlo del cannibalismo ("Magari
addentano la fidanzata di Harry...", pensa) - e guarda Natalie
un'ultima volta.
- Adesso non ho tempo,
Nat. Ne riparliamo.
- Stai procastinando -
le grida dietro Natalie mentre lei esce dalla cucina a passo deciso.
#
{Londra,
marzo 2015}
La pioggia continua a
battere dietro i vetri mentre Alycia ed Harry rimangono distesi sul
divano - almeno per un altro attimo. Sono uno accanto all'altra, la
schiena di lei premuta contro il petto di lui, stretti in quello spazio
esiguo, silenziosi - a parte i respiri irregolari che ancora cercano un
equilibrio e i cuori martellanti sotto pelle che forse un equilibrio
non lo troveranno mai.
Alycia porta le mani
sotto la guancia e improvvisamente si sente nuda ed esposta, e non solo
esternamente. È come se avesse rivelato ad Harry ogni suo
più piccolo segreto, dal neo sotto il seno - poco sopra il
cuore - alla voglia marroncina dietro il ginocchio sinistro, dalla
cicatrice sulla spalla destra - un ricordo indelebile di un'altra lei, di un'Alycia
lontana non solo nel tempo ma anche nello spazio, come se fosse stata
un altro corpo, altra carne e ossa e organi - al tatuaggio sotto le
scapole, marchio sempiterno del giorno in cui è finito tutto
- ed è iniziato il resto. E insieme ai segreti, Harry Styles
ha portato allo scoperto anche sensazioni che Alycia pensava non
avrebbe provato più, non dopo Zayn e quello che c'era stato
e che era finito - con prepotenza e rapidamente, proprio com'era
iniziato, privandola dell'ossigeno e schiacciandole i polmoni,
lacerandole la carne e lasciandola inerme e vuota ma viva, forse per la
prima volta dopo mesi.
Harry Styles ha
portato tutto allo scoperto, privandola di ogni difesa. E di ogni
maschera. Perché nessuno di quelli incontrati prima di lui -
e con i quali ha condiviso frettolosi amplessi e albe gelide dopo notti
insonni e colorate da luci psichedeliche di qualche club affollato e il
sapore alcolico di labbra sconosciute proprio dietro l'orecchio - le ha
mai fatto dimenticare tutto quanto, mentre uno si perde nel corpo
dell'altra e i confini si fanno indefiniti, e Alycia esce
dall'oblìo, da una condizione della mente che, si rende
conto con sconvolgente stanchezza, ha portato avanti per fin troppo
tempo, in giorni e notti tutti uguali in cui non era più
certa di niente e andava avanti a vivere per inerzia del respiro, come
una bambola rotta in attesa di essere riparata.
La sua condizione di
attuale nudità la rende libera, esposta in tutte le sue
fumanti macerie, ma libera.
E, insieme alla libertà, arriva la paura - di non essere
abbastanza, di non aver capito niente, di cadere - insieme ai dubbi
viscerali, l'inquietudine mischiata all'euforia, la calma dopo la
tempesta e la voglia di alzarsi e uscire fuori nella pioggia di marzo e
ballare senza pensare più. Poi si rende conto di non voler
lavare via da lei il ricordo palpabile del corpo di Harry, che le si
è attaccato addosso come un tatuaggio o una maledizione e
che in quel momento preme sulla sua pelle, insistente e dispotico.
Le dita lunghe di
Harry le percorrono la spina dorsale, come a voler contare e toccare - spezzare - ogni
osso e sente la pressione di quelle dita studiarla e raggiungerla e
all'improvviso vorrebbe morire, solo per farlo sotto le sue mani. E
subito dopo sente le sue labbra calde sul collo, sulla spalla e poi di
nuovo sulla schiena, e scendono, scendono pericolosamente, mentre lo
spazio sul divano diventa sempre meno e le gambe si allacciano e una
mano di Harry è sul suo seno e l'altra tra le sue gambe, a
cercarla ancora una volta, mai sazio.
- Harry - lo chiama
lei prima che sia troppo tardi e che la sua coscienza si annulli. -
Harry, aspetta...
Lo sente allentare la
pressione e quando le sue dita la lasciano vuota ha freddo
all'improvviso, là dove prima premevano con insistenza.
Alycia si siede, fa
ricadere i piedi sul tappeto del piccolo salotto, le mani tra i capelli
biondi e spettinati. Harry dietro di lei sospira tra i denti e quel
silenzio è abbastanza eloquente per entrambi.
- Dobbiamo fermarci,
vero? - le chiede e la sua voce è più roca del
solito.
- Sì -
risponde solo lei annuendo.
- Tu ti vuoi fermare?
- No.
Ancora silenzio.
- E tu?
- No.
Harry trattiene il
respiro, ma Alycia si alza e cerca frettolosamente i suoi vestiti
sparsi qua e là, rivestendosi senza voltarsi. Harry
è ancora immobile sul divano, come sospeso, e sembra il
soggetto di un dipinto, talmente è bello, e Alycia se ne
accorge quando finalmente lo guarda
e un lungo respiro trattenuto troppo a lungo le sfugge dalle labbra.
Vorrebbe baciare ogni
singolo centimetro di quel corpo, fino a perdere se stessa, e questa
consapevolezza è così forte che sente una fitta
al basso ventre, dolorosa e acuta, e fa così male che
l'unica soluzione è quella di smettere di guardarlo, anche
se non vorrebbe - anche se la distrugge lentamente. La
verità è che potrebbe passare delle ore
semplicemente a guardarlo, ma ora non può, proprio non può.
Qualcosa la blocca, la tiene ancorata, le pietrifica le membra e le
secca le labbra. Sente
che con Harry potrebbe
essere diverso, eppure allo stesso tempo ha una paura nera che le
risale lungo le membra stanche e che le striscia sul cuore. Vorrebbe ma
non può. E così si ferma, prima di fare o dire
cose che travalicano il momento e ogni più blanda
intenzione, prima che Harry la guardi con quegli occhi bellissimi
carichi di fraintendimenti e scuse sussurrate ché a dirle ad
alta voce è peggio, prima che lui se ne vada frettolosamente
e in silenzio solo per non doverla chiamare illusa. Piuttosto
che credere a "cose" che non esistono preferisce prevenire
l'inevitabile e risparmiare a tutti e due delle scuse che non reggono.
Harry non è suo e forse non lo sarebbe stato mai.
- Niall potrebbe
rientrare da un momento all'altro - butta lì Alycia,
sperando che la prospettiva che il suo amico possa scoprirli spinga
Harry a rivestirsi.
Lui prima la guarda a
lungo - e Alycia vorrebbe che non smettesse mai - e poi si alza e si
riveste senza fretta, con gesti misurati e controllati. Lo guarda con
la coda dell'occhio, ne segue i movimenti, mentre si rimette la t-shirt
e gli stivali, mentre chiude il bottone dei jeans e si riavvia i
capelli che sono un caos, e anche alla fine, quando recupera la giacca
dal pavimento dell'ingresso, e poi torna indietro da lei ancora una
volta.
E ora si guardano e
Alycia sente tutto spezzarsi sotto i colpi di quel verde - sotto quegli
occhi che sono uno spettacolo.
Harry ha le mani in
tasca e dondola un po' sul posto e apre la bocca come a voler parlare
ma poi cambia idea e sceglie il silenzio - sempre il silenzio.
- Posso scriverti? -
le chiede però alla fine, ché non è
mai stato bravo a quel gioco.
Alycia sente
accendersi qualcosa dentro, come una fiamma latente che sta prendendo
forma.
Annuisce. - Certo.
- Mi risponderai? -
aggiunge Harry e c'è un dubbio pesante come un macigno ad
accompagnare le sue parole.
- Certo - e Alycia ci
crede. Alycia sa che sarà così, perché
è da quando ha visto Harry per la prima volta che non fa che
rispondere - a lui, al suo richiamo, al suo bisogno.
Harry fa qualche passo
deciso verso di lei e le bacia le labbra ed è un bacio
sfuggente, rapido quanto basta per non chiudere gli occhi. E Alycia lo
guarda andare via, un'ultimo sguardo prima che la porta si richiuda.
Due ore dopo, quando
Niall si affaccia alla porta della sua stanza, finalmente a casa, e le
sorride, Alycia lo guarda dal letto, rannicchiata sotto le coperte - e
le sue braccia non riescono a sostituirne altre.
- Tutto bene? - le
chiede.
Lei vorrebbe tanto
dirgli che no, che forse ha appena fatto la più grande
cazzata del secolo a mandare via Harry così, che
è una stupida e una masochista, ma si limita ad annuire.
- Te lo racconto
domani. Ora va' a dormire, Nialler.
- Sicura di stare bene?
- Sicura.
- Notte, allora.
- Buonanotte.
Niall lascia la porta
aperta e sparisce nel corridoio buio. Alycia sente l'acqua scrosciare
nella doccia. Il telefono si illumina nella penombra.
NUOVO MESSAGGIO.
DA: HARRY.
Fosse stato
per me,
sarei
rimasto.
Buonanotte,
H.
NUOVO MESSAGGIO.
A: HARRY.
La prossima
volta.
Notte, XX.
#
{Londra,
aprile 2015}
- Alycia...
Chiude gli occhi
quando la sua
voce la raggiunge all'esterno, nell'immobilità di una strada
laterale, mentre le luci di Londra splendono in alto e il profilo dei
palazzi intorno si perde nella pioggia leggera che è
cominciata a cadere da qualche minuto.
Alycia è
seduta su un basso muretto poco fuori l'uscita sul retro del "Black
Treacle" e si stringe nel cappotto grigio che ha indossato sopra la
divisa da cameriera. Recupera le sigarette da una delle tasche e se ne
accende una, aspirando con rabbia e buttando fuori il fumo con le
labbra tremanti. La presenza di Harry Styles accanto a lei in quel
momento la destabilizza, perché sa di non essere pronta per
affrontarlo, sa che non è in grado di guardarlo negli occhi
senza vacillare, sa che tutto quello che dirà
sarà filtrato dalla rabbia e dall'amarezza e dalla
delusione. E non vuole parlargli. Non vuole doversi pentire delle sue
parole la mattina dopo, quando l'alba l'avrebbe trovata nuovamente nuda
ed esposta nel suo letto, con ancora il ricordo di quella sera impresso
dietro le palpebre. Non vuole sapere che è tutto vero.
Dall'interno arrivano
i rumori della cucina ancora in movimento, le voci del personale che
corre di qua e di là, il suono dei piatti e delle stoviglie
e, più lontano, della sala affollata. Il "Black Treacle" ha
sempre avuto un buon giro, soprattutto il venerdì sera.
Alycia pensa che il fatto che Harry abbia scelto proprio quel posto per
venire a cena con la sua ragazza sia terribile, almeno quanto il loro
imbarazzante scambio di sguardi mentre lei serviva la cena al tavolo
accanto al loro, dapprima decisa ad ignorarlo, ma poi arrendendosi alla
sensazione dei suoi occhi verdi addosso - ovunque - e della
voce della sua accompagnatrice che invece continuava a belare,
inconscia di tutto. E allora si era voltata, proprio mentre tornava in
cucina, e si erano guardati e gli occhi sbarrati di Harry erano stati
una prova inequivocabile del suo fallo, dello sbaglio che aveva appena
commesso entrando e sedendosi, delle conseguenze che ci sarebbero state
e che Alycia aveva già abbozzato a tinte fosche nella sua
mente.
- Alycia... - inizia
lui nuovamente, ma lei non vuole dargli modo di parlare. O di spiegarsi.
- Non dovresti stare
qui - lo interrompe continuando a fumare, all'apparenza tranquilla.
- Ho chiesto a Natalie
se fosse possibile parlarti e mi ha detto di aspettare quando saresti
andata in pausa. Mi ha fatto passare lei - le spiega e c'è
urgenza nella sua voce e Alycia non capisce perché si
affretti tanto.
- Natalie dovrebbe
farsi gli affari suoi - e suona cattivo e ingrato e non lo pensa
davvero, eppure lo dice, butta fuori tutto quanto come un fiume in
piena, inabile a trattenere parole e sentimenti, riversandogli addosso
ogni cosa. - E tu dovresti rientrare. C'è qualcuno che ti
aspetta.
- Ecco, a proposito di
Scarlett - inizia ancora lui ("Scarlett" come Scarlett Lloyd, la
cantante famosa? Alycia ci sarebbe dovuta arrivare anche solo
guardandola), ma lei di nuovo non lo lascia continuare. Non vuole
sentire tutta la storia di come si sono conosciuti e innamorati e di
come la loro sia una relazione fatta di alti e bassi, di periodi morti
e punti fermi, di crisi platoniche in cui Harry scappa a Londra - e
abborda ragazze qualsiasi in negozi banali con scuse di merda - e
riconciliazioni agitate in cui l'amore trionfa perché "non
possono fare a meno l'uno dell'altra", è una regola e una
routine. Non vuole sentirlo giustificarsi dicendole che è
capitata nella sua vita in una fase strana, lui e Scarlett avevano
appena litigato riguardo la convivenza o una qualche dieta vegana o un
party movimentato e conseguenti foto scandalistiche, si sentiva solo,
lì a Londra, e lei era bellissima e normale e allora si
era lasciato andare, scrivendole anche dei messaggi arditi e coraggiosi
che, a conti fatti, non era proprio il caso di mandare ma ormai era
successo, ed era dispiaciuto di averla "presa in giro così",
che non voleva farla soffrire nè tantomeno confonderla, ma
era così innamorato di Scarlett-gambe lunghe-Lloyd
che andava oltre qualsiasi problema si ritrovassero ad affrontare ogni
giorno. "Ancora scusa e buonanotte".
- Non voglio sapere
niente di Scarlett
- replica lei con voce dura ma bassa, concentrata. Butta fuori del
fumo, copioso, e gli sta di fronte e Harry non si sposta e per un
momento il suo viso è ingrigito, e perde ogni luce. Si
confonde nella notte. - Non voglio sapere cosa ci sia tra voi e come
stiano le cose, se siete in crisi o vi amate, se ci tieni o non te ne
frega un cazzo. Okay?
- e calca quell'ultima parola con particolare premura. Freme per la
rabbia e vuole che lui lo sappia.
- Credevo di doverti
spiegare cos-
- E io non lo voglio
sapere. Non voglio le tue scuse banali, non voglio il tuo rammarico e
tantomeno il tuo compatimento. Ora devo tornare al lavoro, scusa -
conclude buttando a terra la sigaretta ormai esaurita e sorpassandolo
per rientrare. Stringe i pugni e sente le unghie conficcarsi nella
carne.
#
Sente i suoi occhi
addosso per quasi tutto il tempo. La segue mentre si muove in sala,
spostandosi da un tavolo all'altro, veloce ed efficiente, cercando di
non pensare a lui, al corpo che ha toccato che ora è seduto
a quel dannato tavolo, di non immaginare quelle labbra perfette che ne
baciano altre, di non figurarsi quelle mani grandi che toccano un altro
corpo - che non è più il suo.
Le fa male lo stomaco
e sente le viscere strette in una morsa fastidiosa che puzza di gelosia
e rimpianto, di qualcosa che, come una stupida, aveva sperato di
conquistare e che invece apparteneva già ad un'altra. Era
stata un'illusa: come aveva pensato tempo prima, gli Harry Styles di
questo mondo non si interessano a delle normalissime e banali Alycia
Roberts e loro non facevano eccezione.
Immagina
già il momento in cui avrebbe raccontato tutto a Niall e lui
avrebbe sicuramente saputo come risollevarle il morale e magari si
sarebbero addirittura ubriacati, così Alycia avrebbe
dimenticato Harry e girato pagina. Ciao per sempre e lunga vita ad Harry&Scarlett.
Si immobilizza con un
paio di piatti tra le mani quando Scarlett prende la mano di Harry
nella sua e la stringe. Si alza e subito dopo lo raggiunge dall'altra
parte del tavolo, gli sussurra qualcosa all'orecchio e poi si
allontana, stringendo tra le mani la sua borsa da Alycia non sa quante
sterline.
E i loro sguardi si incontrano
e ad Alycia tremano le gambe e cazzo quanto vorrebbe correre da lui e
baciarlo fino a morire e dirgli che le importa tutto, che lo vuole
per
sè e con
sè e lo desira così tanto che le fa male, che
vuole che lui rimanga,
quella sera e tante altre sere a venire. Vorrebbe tanto poter cambiare
le cose, ma si limita a guardarlo un'ultima volta prima di tornare in
cucina a passo svelto e il capo chino, come sotto una tempesta - quella
che le imperversa dentro.
#
- È rimasto
seduto lì da solo per tutto il tempo, Alycia - Natalie
è poggiata alla fila di armadietti che occupa una parete
della stanza sul retro adibita a spogliatoio per il personale del
"Black Treacle". A braccia conserte, la guarda con serietà
mista a disapprovazione.
- E allora?
Probabilmente non ha niente di meglio da fare - replica Alycia, anche
se sa che la sua amica ha ragione a dirle quello che sta per dirle e
che sa le dirà. Scarlett Lloyd ha lasciato il tavolo, ma
Harry è rimasto lì seduto comunque, limitandosi a
guardarla - e forse aspettando una sua parola? Il fatto è
che Alycia non ha parole da dirgli, e poi sta lavorando, non
può permettersi di "chiacchierare" con i clienti
più del necessario. E il tavolo di Harry non è
nemmeno assegnato a lei.
- E allora? - ripete
Natalie alzando il tono di voce. Alycia sente che sta per arrivare una
predica in pure "stile Natalie". - Allora mi sembra un povero cristo,
cazzo. È rimasto seduto lì due ore. Due ore, capisci? E
adesso hai intenzione di andartene senza nemmeno dirgli "ciao,
stronzo"? Sei forte, sai?
Alycia stipa la divisa
nel suo armadietto, rimanendo in biancheria intima e recuperando i
jeans dal ripiano più alto, insieme alle Converse nere. Si
passa una mano tra i capelli e sbuffa. - So che dovrei parlargli, ma
allo stesso tempo non voglio farlo. Non ora, almeno. Ho ancora davanti
agli occhi le gambe della Lloyd, cazzo.
- Non pensare alle
gambe della Lloyd. Pensa a lui.
Nonostante tutto, credo che ci sia una sorta di spiegazione a tutto. Ho
parlato con Harry quando è venuto in caffetteria, non mi
sembra un coglione.
- Non ti sembra, hai
detto bene. Anche tu sbagli, Natalie Jones.
- È
impossibile discutere con te, sai? - si inalbera l'altra scuotendo la
testa e alzando le mani al cielo. Le scuote e fa per uscire dalla
stanza. - Anzi, sai che ti dico? - aggiunge tornando indietro e Alycia
si volta a guardarla, la t-shirt grigia tra le mani. - Fà
come vuoi. Non parlarci, esci dal retro come una ladra, fallo uscire
dalla tua vita senza uno straccio di spiegazione. Sono la prima a
considerarlo un idiota per essere venuto qui con quella, ma io vorrei
sentire cos'ha da dire, se fossi in te. Buonanotte.
- Nat - la richiama
Alycia un attimo prima che l'amica si richiuda la porta alle spalle. Si
sporge ancora all'interno. - Grazie.
La rossa alza gli
occhi al cielo e sbuffa. - Pensaci. Ti voglio bene.
Alycia le sorride
un'ultima volta e poi continua a vestirsi. Natalie è forse
l'unica persona al mondo a parlarle senza giri di parole e senza
filtri. Non c'è niente che non capisca al volo, quando si
tratta di lei, sa leggerle dentro e questa cosa la spaventa, nonostante
tutto. Non è mai stata così legata ad una persona
in tutta la sua vita.
Una volta pronta si
siede su una delle panche in metallo posizionate di fronte agli
armadietti e si prende la testa tra le mani, immergendo le dita tra i
capelli. È stanca e tutto ciò che vuole al
momento sarebbe dormire per almeno dodici ore di fila senza
interruzioni. Non vede l'ora di tornare a casa e mettersi sotto le
coperte. Niall è al lavoro e il silenzio assoluto e la pace
dell'appartamento di Colville Square la richiamano a casa.
Si alza e butta
un'occhiata nella sala: Harry è ancora seduto al suo tavolo
e sta fissando il vuoto. Effettivamente sembra un povero diavolo
sperduto e Alycia sente un vuoto all'altezza dello stomaco. Non capisce
come mai sia rimasto per tutto quel tempo. Sente di non avere niente da
dirgli in più di quello che si sono detti qualche ora prima,
fuori nel vicolo. Al momento sente solo un peso sullo stomaco a forma
di Scarlett Lloyd e un'ombra scura aleggiarle intorno alla testa, come
una nuvola di fumo che la confonde e le spossa le membra.
Si appoggia alla porta
chiusa e chiude gli occhi. Non crede di essere in grado di reggere una
conversazione difficile con Harry, non a quell'ora e dopo un intero
turno di lavoro che le pesa addosso, guardandolo negli occhi per
leggervi imbarazzo, solo per confutare tesi di cui è
già certa, e tutto ciò che ne ricaverà
sarà una bella notte insonne e coperte strette intorno al
corpo come un rifugio e una nuova giornata uguale a tutte le altre e
niente più messaggi nel cuore della notte, chiamate eterne e
risate che arrivano dall'altra parte del mondo e ti cambiano dentro.
Niente più Harry.
E così esce
in sala e si avvicina al bancone, afferrando carta e penna. Sente i
suoi occhi addosso anche mentre scrive, puntati sulla schiena come due
fari verdi nella notte di nebbia.
Chiamami
uno di questi giorni.
A.
- Izzy, puoi consegnarlo al ragazzo solitario al tavolo tredici? -
chiede alla sua collega ripiegando il foglietto a metà.
- Certamente - replica
l'altra guardandola con curiosità. - Tu hai finito?
- Sì, me ne
vado a casa e mi fiondo a letto.
- Buonanotte, allora -
ride Isabelle, capelli castani che le sfiorano le spalle e due occhi
caldi che sanno d'inverno.
- Buonanotte a te - e
Alycia volta le spalle alla sala, diretta all'uscita principale, mentre
Isabelle si affretta verso il tavolo di Harry.
Alycia si stringe nel
cappotto e cammina spedita verso la fermata della metropolitana
più vicina. Fuori dal "Black Treacle", i fotografi se ne
sono andati già da un pezzo, insieme a Scarlett Lloyd. - e
ha anche smesso di piovere. Incrocia un gruppo di amiche che traballano
sui tacchi alti, i vestiti corti e le loro risate che risuonano
nell'aria umida. Alycia pensa che non è mai stata come
quelle ragazze, non ha vissuto un'adolescenza normale, scuola nei
quartieri alti, feste il venerdì sera a casa di qualche
amico benestante, sabato sera sofisticati, la macchina di
papà in garage e neanche una preoccupazione. E se ripensa
all'incontro con Zayn Malik, Alycia capisce che in fondo è
stato inevitabile, una di quelle persone che sono destinate ad entrare
nella tua vita nonostante tutto e che quella vita la cambiano, nel bene
o nel male. E, a partire dai suoi diciotto anni, tutti gli eventi che
si sono succeduti l'hanno portata a Zayn, alla loro storia maledetta, a
quei giorni ormai lontani ma mai dimenticati in cui si sentivano
invincibili e perfetti, ad altre serate confuse nella memoria, a giorni
eterni nascosti da qualche parte o nella casa di Shoreditch, nudi e
confusi ma certi di appartenersi - di appartenere a qualcosa.
Rimuove ogni
rimembranza di Zayn quando sente la voce di Harry richiamarla. Ha quasi
raggiunto la fermata di Sloane Square, poco lontana dal "Black
Treacle", e si volta: Harry sta correndo verso di lei lungo il
marciapiede deserto. Le si ferma di fronte, il respiro irregolare,
poggiando le mani sulle ginocchia, chino in avanti. Alycia non dice
niente.
- Ho corso fin qui,
scusa.
Non capisce
perché lui si stia scusando, così non replica.
- La tua collega non
voleva dirmi in quale direzione fossi andata - le spiega raddrizzandosi
- ma alla fine l'ho convinta.
- Non avrebbe dovuto
dirtelo - si decide a parlare Alycia, le mani infilate nelle tasche del
cappotto. Nota che Harry tra le sue stringe il suo biglietto, ormai
ridotto ad una pallina informe e stropicciata.
- Perché
no? - Harry aggrotta le sopracciglia.
- Perché
non voglio parlare con te adesso,
Harry. Voglio solo andare a casa e dormire. Solo dormire... - distoglie
lo sguardo da quello verde di lui e lo fissa sulla strada illuminata e
i palazzi intorno.
- Tutto quello che
voglio è spiegarti come stanno le cose, Alycia. Dammi un
minuto...
- Non mi va, Harry.
Okay? Sono stanca e incazzata e mi sento talmente idiota che sento che
potrei picchiarti. Fai così con tutte? È una
domanda disinteressata, ormai, visto quello che è appeno
successo al ristorante - sta quasi gridando, adesso, e si sente ancora
più stupida. E lui la guarda, fermo e immobile, le braccia
lungo i fianchi e gli occhi così belli che è
meglio non guardarlo troppo a lungo.
- Facciamo
così - aggiunge lei subito dopo, cercando di calmarsi e
allungando una mano in avanti, come a volerlo tenere lontano il
più possibile. - Facciamo che puoi anche non disturbarti a
darmi spiegazioni, perché sono io che non ne voglio.
Buonanotte - e gli volta le spalle e sa di essere
stronza ma non può farci niente. Sa anche che qualsiasi cosa
Harry le dirà sarà soltanto una stupida scusa,
una banale giustificazione che possa spiegare tutto ciò che
è accaduto tra loro, una flebile spiegazione di un fatto
già piuttosto chiaro. Alycia non ha bisogno di parole
superflue e inutili. Almeno non in quel momento.
Mentre scende le scale
della metropolitana, diretta al suo treno della linea gialla, si
aspetta che lui la afferri per un braccio, in perfetto stile "commedia
romantica", ma non accade e forse è meglio che la vita sia
così concreta.
- Mi risponderai? - lo
sente gridarle dietro dalla sommità delle scale e si
immobilizza, stretta nelle spalle, lo sguardo fisso sulla parete sporca
e ricoperta di scritte e graffiti. E risente la stessa domanda,
pronunciata in circostanze diverse, e lo stomaco si chiude e gli occhi
si appannano.
Non vuole dire bugie -
non in quel momento. Chiude gli occhi e continua a camminare.
#
L'appartamento
è immerso nel buio quando Natalie rientra, all'incirca verso
l'una. Fare l'ultimo turno al "Black Treacle" vuol dire aspettare che
l'ultimo cliente lasci il ristorante, ripulire la sala e assicurarsi
che tutto sia in ordine per il giorno successivo. Ormai Natalie ci ha
fatto l'abitudine, ma quel giorno risente in modo particolare della
stanchezza che le si è accumulata addosso e non vede l'ora
di farsi una doccia veloce e andare a dormire. Per fortuna il sabato
non è di turno in caffetteria e ne può
approfittare per dormire fino a tardi e riposarsi in vista di un'altra
serata di lavoro.
Si toglie le scarpe e
le lascia in ingresso per non fare rumore e va direttamente in bagno.
Sente il respiro regolare di Liam provenire dalla camera da letto.
L'acqua calda della doccia lenisce le sue membra stanche e doloranti e
il profumo del bagnoschiuma alla menta di Liam le rilassa la mente.
Adora quel profumo, le sa di lui e quando le rimane attaccato alla
pelle è un po' come averlo con sè per tutto il
giorno. Un quarto d'ora dopo entra in camera in punta di piedi e scosta
il soffice piumone azzurro cielo, assaporandone già il
calore, così come l'infinita comodità del letto
di Liam. Quest'ultimo è steso di schiena e Natalie si sporge
oltre il suo corpo e lo guarda e quando dorme le sembra ancora
più giovane, come un bambino cullato dai suoi sogni che
riposa in un letto di soffici piume. E la sua sola presenza la rincuora
e la rende felice.
Gli si accoccola
addosso, passandogli un braccio sul fianco e poi sul petto,
stringendolo a sè e facendo aderire il corpo alla sua
schiena forte. Profuma di menta e di sapone e Natalie affonda il naso
nella sua t-shirt. Ne ha addosso una quasi identica, che utilizza come
pigiama quando dorme lì - cioè praticamente
sempre.
Sente Liam muoversi
contro di lei. - Hey - la saluta, la voce roca per il sonno.
- Scusa, non volevo
svegliarti - sussurra lei mentre lui si gira leggermente in modo da
portarsela sul petto e stringerla per i fianchi magri. Natalie gli si
accoccola addosso, nella loro posizione preferita, una mano di lei sul
suo petto e i loro profumi mischiati.
- Com'è
andata la serata?
- Un po'
così. È successa una cosa, ma te la racconto
domani. Adesso dormiamo.
- Chissà
come mai mi è passato il sonno - replica Liam ridacchiando e
pizzicandole un fianco.
- Liam... - inizia
Natalie con tono scherzoso, ma lui la interrompe baciandola e ridendo
allo stesso tempo, per poi farla sedere sopra di lui e guardandola
fissamente, le sopracciglia inarcate e un'espressione maliziosa. Le
passa le mani sulle cosce nude e risale poi di nuovo verso l'orlo della
t-shirt scolorita.
Natalie alza gli occhi
al cielo, arrendendosi, e si china a baciarlo, per poi farsi sfilare
via la maglietta, mentre la risata di Liam riempie la stanza.
NOTE
- Titolo e
citazione arrivano da Thousand
Miles di Tove Lo.
- Il nome
"Black Treacle" arriva dall'omonima canzone
degli Arctic Monkeys.
Bene, non ho
particolari note da aggiungere a questo capitolo, a parte un grande NON
ODIATEMI. Davvero, mi spiace un sacco aver fatto litigare Alycia ed
Harry, ma si sa, i litigi a volte sono necessari e Harry sembra averla
fatta grossa. Chissà cos'ha da dire a sua discolpa,
soprattutto sulla "faccenda Scarlett"... Verrà fuori la
verità, non temete, solo non ora. Nel corso del capitolo ho
inserito una piccola digressione/flashback sulle vicende dello scorso
capitolo e sul "dopo" che spero vi piaccia. Spiega un po' quali siano
le ritrosie e le paure di Alycia e si capirà meglio
quando verrà spiegato proprio TUTTO sulla sua storia con
Zayn. E spero che capirete un po' meglio anche Alycia e le sue
debolezze. Mi scuso in anticipo per il prossimo capitolo - so
già che mi odierete ancora di più. Detto
ciò, vi anticipo che avremo un piccolo ritorno di qualcuno
che porterà scompiglio... e non aggiungo altro.
Ringrazio
come sempre chi segue/recensisce/legge e fangirla con me sfiorando
quasi il disagio LOL Siete adorabili!
Vi lascio il
mio profilo
Facebook e se avete bisogno di chiarimenti non esitate a
contattarmi, lì o qui su Efp.
Vi presento Scarlett Lloyd (non ho resistito e ho DOVUTO scegliere
questo prestavolto LOL).
Per compensare le
sofferenze del capitolo vi
regalo un puppy!Liam.
Alla prossima!
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Capitolo 6 *** Capitolo V - Shadow preachers. ***
Cap5
[Scusate,
scusate,
scusate per l'immenso ritardo con il quale mi ritrovo ad aggionare
questa long. Come ho scritto nelle note finali allo scorso capitolo,
il periodo natalizio e quello subito successivo hanno assorbito
totalmente il mio tempo e quelli appena trascorsi sono stati due
mesetti piuttosto pieni e intricati – tra l'altro,
l'ispirazione
nel frattempo era andata a farsi benedire LOL. Detto ciò,
spero che
non vi siate dimenticati dei miei bimbi (T.T). E niente, bando alle
ciance, vi lascio al capitolo!]
Aftertaste.
Capitolo V.
Shadow Preachers.
[Maggio 2015.]
"You make me wanna
love, hate, cry, take,
every part of you.
You make me wanna
scream, burn, touch, learn
every part of you."
{mercoledì 13 maggio 2015,
Londra, pochi minuti alle
11:00 PM}
Quando
Harry Styles mette
nuovamente piede su suolo inglese, l'erba e l'asfalto sono ancora
umidi per la pioggia che è caduta durante la notte.
Nell'aria c'è
una certa elettricità e il cielo è grigio e
carico di nembi scuri,
nonostante l'inverno sia formalmente terminato.
La casa di Kensington è fredda
e impolverata ed Harry vorrebbe tantissimo essere altrove, ma
è
deciso a rivalutare quell'appartamento e a provare a sentirlo un po'
più suo. Sua madre Anne è in
vacanza con Robin in
Cornovaglia e Harry non andrà a trovarli nella loro
accogliente casa
a Greenwich, non dormirà tra le lenzuola pulite che sanno di
lavanda
e non mangerà i dolci di Anne; non passerà una
giornata intera con
lei, in salotto, tutti e due in pigiama - come quando era un bambino
e c'era anche Gemma - a bere tè al lampone e a guardare
vecchi film
in bianco e nero; non guarderà il sole tramontare dietro gli
alberi
del piccolo giardino, le candele accese in corridoio e un pasticcio
nel forno. Rimpiange quei momenti, che una volta al mese lo strappano
via dalla sua solita vita, e osserva le lenzuola che non sono
più
bianche ricoprire i mobili del salotto e il camino spento e mai
acceso e le finestre senza tende e i vetri sporchi di pioggia e
incuria, il parquet opaco e i libri abbandonati sugli scaffali. Si
sente odore di qualcosa che sarebbe potuto essere ma che non
è
stato, un ricordo mai nato e l'ombra della solitudine che offusca i
corridoi e le stanze, mentre il pulviscolo galleggia nell'aria
stantia e stanca, come neve nel cielo notturno. Harry osserva la
decadenza tappezzare ogni cosa e anche la sua anima, piano piano, si
appanna, e il suo corpo rischia di fare compagnia ai mobili celati
sotto veli di oblìo, scheletri nascosti che ingombrano una
vita.
Dopo aver reso vivibile il bagno
e la camera da letto e dopo una doccia veloce, Harry si sofferma
pensieroso sul profilo delle case all'esterno, le finestre illuminate
che definiscono altre vite e altri giorni, mentre le nuvole
continuano ad addensarsi ad ovest. Controlla senza nemmeno pensarci
la casella dei messaggi e si sente un vero stupido a continuare ad
aspettare un suo messaggio dopo un mese di
silenzio che sa di
condanna definitiva, di ingombranti consapevolezze e ricordi che
sembrano ormai irreali e inconsistenti come sogni. Harry può
dire di
aver mai conosciuto Alycia Roberts, oppure si è solo
immaginato ogni
cosa durante le ore di sonno a casa di sua madre? Ha davvero toccato
la sua pelle e baciato le sue labbra? Hanno davvero parlato o
è
stato tutto frutto di un delirio instabile e popolato di fantasmi?
Il suo nome tra quei vecchi
messaggi è l'unica cosa che conferma la sua esistenza ed
Harry la
immagina a casa, nel piccolo salotto, con Natalie o Niall, a ridere
come una bambina e a mangiare biscotti al cioccolato mentre la TV
trasmette dei video musicali e la sera scende dietro i vetri.
È a
pochi passi da lui, nella stessa città, in quella Londra che
aveva
imparato a desiderare di nuovo e che di nuovo gli è stata
portata
via, e così si veste senza nemmeno aver elaborato un
pensiero
razionale ed è già fuori.
Sale in macchina e guida in una
città quasi tranquilla, mentre l'orologio segna le undici.
Sa che
non è l'orario giusto per presentarsi a casa di qualcuno, ma
la sera
dopo deve riprendere l'aereo per tornare a Los Angeles e davvero non
ha tempo da perdere.
Raggiunge Colville Square a
piedi, dopo aver parcheggiato l'auto anche piuttosto malamente, senza
badarci. Nota subito la finestra illuminata in salotto, la luce
filtrata dalle tende tirate.
Improvvisamente il coraggio
comincia a venirgli meno, ma un ultimo disperato brandello lo spinge
ad aprire il cancelletto e a salire i pochi gradini che ha di fronte.
La porta del numero venticinque è socchiusa e
così la scosta
lentamente. Una signora anziana lo scruta torva, un sacco della
spazzatura in una mano e le chiavi di casa nell'altra, mentre scende
le scale dello stabile.
- Io mi fermo qui - si affretta
a specificare Harry a mo' di spiegazione, indicando la porta di
Alycia sulla sinistra.
L'altra lo studia per un momento
e Harry si ricorda della t-shirt dei Rolling Stones che indossa e che
è bucata, del giaccone che gli pende disordinato da una
spalla, dei
jeans scoloriti che non si è preoccupato di cambiare, degli
stivali
infangati che dovrebbe ripulire e quasi si vergogna un po'. La sua
osservatrice però gli fa un cenno di saluto ed esce,
accostandosi
poi la porta alle spalle. Probabilmente non deve aver fatto caso al
suo apparente disordine.
Harry fa un respiro profondo e
suona il campanello.
#
{mercoledì 13 maggio 2015,
Londra, ore 10:00 PM}
Lo
sguardo di Alycia si perde
nelle nuvole cariche e grigie fuori dalla finestra della cucina,
mentre il bollitore fischia accanto a lei, tra il forno a microonde e
la scatola di cereali al miele mezza vuota.
Versa l'acqua bollente nella
tazza che è solo sua - con il disegno di Mickey Mouse - e la
osserva
prendere colore e l'aroma del bergamotto le raggiunge le narici. Ci
mette un goccio di latte e poco zucchero e torna in salotto.
È da sola - Niall è uscito con
alcuni amici che lei conosce solo di nome - e la
tranquillità di
casa la rilassa. Ha passato il suo giorno libero dormendo fino a
tardi, per poi uscire e fare colazione da "Caffè Nero",
dove Natalie le ha riempito il bicchiere tre o quattro volte. Ha
girovagato per Portobello Road, prendendosi il tempo di guardare
ciò
che di solito lascia che le sfili davanti, dal negozio di tazze e
oggetti in ceramica all'angolo, con l'insegna rossa e la merce
esposta in strada, alla pasticceria dove compra un Red Velvet per
Natalie e che profuma di burro e vaniglia.
Le due amiche pranzano in un
piccolo ristorante a poco prezzo ma carino, sedute fuori al tiepido
sole di maggio, e poi passano il pomeriggio su una delle panchine del
parco sotto casa, a fumare sigarette e ricordare i vecchi tempi.
Alycia ha cenato con una pizza gigante surgelata, nonostante gli
insistenti inviti di Natalie a salire da Liam. Ha sempre rifiutato,
preferendo lasciarli soli - e preferendo stare sola a sua volta.
Afferra il telefono, poggiato
sul tavolino basso davanti al divano, ma non ci sono messaggi. Non
che si aspetti ancora che Harry le scriva, e forse è meglio
così.
Dopo parecchi messaggi, tutti rimasti senza risposta, il ragazzo deve
essersi arreso e non l'ha più cercata. Di nuovo, forse
è meglio che
sia andata così.
Tutto quello che era successo
tra loro minacciava di schiacciarla e annientarla e Alycia non poteva
permettersi di venire schiacciata e annientata un'altra volta. E in
fondo, quello che c'era stato sarebbe potuto essere o tutto o niente,
il meglio o il peggio, la vetta o l'abisso, ma Alycia non voleva
rischiare l'impatto della caduta, aveva troppa paura. E quindi aveva
abbracciato la mediocrità, ciò che la spingeva a
non essere mai
abbastanza, tutto meno che rischiare qualcosa con la
possibilità
concreta di perderla. E preferisce vivere come al solito piuttosto
che gustare un piacere troppo avidamente, piacere che tanto le
sarebbe stato tolto e di questo è sicura. Cose
così belle non sono
fatte per durare.
Lascia cadere il telefono sul
divano e vi si lascia cadere lei stessa, sorseggiando il suo
tè. C'è
fin troppo silenzio, ora, ma le piace. Abitare con Niall significa
convivere con il rumore, le risate troppo alte e le note della
chitarra alle tre di notte e, nonostante tutto il bene che sente di
provare per lui, alla lunga diventa estenuante, quella
cacofonìa, e
il silenzio stesso le appare quindi come un dono del cielo.
Le uniche cose che fanno rumore
ora sono i suoi pensieri, sempre troppo vorticosi, troppo veloci,
troppo incasinati, troppo tutto. Decide
all'improvviso che
andrà a letto presto, ché forse così
riuscirà a placarli.
E in quel momento, una
consapevolezza la colpisce dietro la schiena, nello spazio tra le
scapole, e poi nel centro del petto, scendendole nello stomaco, e la
sente ancora più fortemente in tutto quel silenzio, in quel
mercoledì sera solitario: Harry le manca. Le manca,
cazzo. Le
manca nonostante tutte le cose che non sa di lui, nonostante
Scarlett, nonostante la sua assenza. Le manca per tutto ciò
che sa
di lui - la sua vita tra due città, il suo essere poetico
senza
farlo apposta, i testi che scrive e che non vuole farle leggere, gli
aerei che prende e i caffè che beve, come tiene tra le mani
il
telefono, e il cappotto scuro, la t-shirt dei Pink Floyd e l'accento
del Cheshire; le manca per il vuoto che sente senza il suo corpo
addosso - e la totalità di quel momento, i respiri spezzati
e il suo
modo di guardarla e toccarla e averla; le manca per il ricordo troppo
grande ma bello che ha di lui - e le fossette quando ride come un
bambino, le mani che si agitano di qua e di là mentre parla,
le
facce buffe quando gli si racconta qualcosa di divertente o
irriverente o, come direbbe lui, "esilarante", quella luce
particolare che solo i suoi occhi hanno, quando ti osserva e cerca le
parole, e dentro c'è davvero il mondo intero.
Le manca. E le fa male. E
capisce che forse è ormai troppo tardi per tornare indietro,
ché si
è rifiutata di ascoltarlo e questa è forse la
cosa peggiore, anche
se il viso di Scarlett continua a tornarle in mente e allora si
perdona un po'.
Il campanello suona e Alycia
sobbalza sul divano e il tè rischia di finirle addosso. Posa
la
tazza sul tavolino e si dirige in ingresso. Non capisce chi possa
essere, a quell'ora, e poi fa due più due: devono essere
sicuramente
Natalie e Liam, scesi per farle compagnia dopo aver finito di cenare.
E così apre la porta. E così
le si congela il sorriso sulle labbra. E così osserva la
passata
fonte dei suoi guai e dei suoi tormenti sorriderle, solo una vaga
punta di disagio negli occhi color ambra.
- Zayn?
#
{mercoledì 13 maggio 2015,
Londra, ore 11:15 PM}
Harry
attende qualche minuto di
fronte alla porta e affonda le mani nelle tasche del giaccone
marrone, dondolandosi avanti e indietro e fissando il numero uno
dorato attaccato sul legno bianco. Sente un rumore di passi
proveniente dall'interno dell'appartamento farsi sempre più
vicino
e, quando finalmente la porta si apre, il sorriso gli si congela
sulle labbra e le mani si stringono a pugno dentro le tasche.
Di fronte a lui c'è un ragazzo
alto, anche se non quanto lui, un paio di jeans neri strappati e
consunti, una t-shirt bianca con una stampa indefinita sul davanti e
un paio di Vans a quadri bianchi e neri ai piedi. La barba scura
è
corta ma gli adombra la mascella definita e gli occhi ambrati lo
studiano, un'ombra di divertimento misto a fastidio. I capelli scuri
sono spettinati ed entrambe le braccia sono ricoperte di tatuaggi.
Non gli ispira nulla di buono e ritrovarlo ad aprire la porta di casa
di Alycia contribuisce in larga parte ad alimentare le sue brutte
prime impressioni. Il ragazzo tiene le dita sulla maniglia e si
limita a guardarlo, senza dire niente.
- Alycia è in casa? - gli
chiede Harry rompendo il silenzio e sente la sua stessa voce bassa e
tesa.
- Dipende - risponde l'altro,
beffardo, alzando imprcettibilmente il mento, come in segno di sfida.
- Chi la cerca?
- Zayn! - si sente la voce di
Alycia provenire dal salotto. - Si può sapere chi
è? - ma lui non
le risponde e continua a guardare Harry.
- Sai che ti dico? - esclama
quest'ultimo, deciso. - Lascia perdere.
Così dicendo gira sui tacchi,
intenzionato ad andarsene. Spalanca la porta e per poco non investe
la signora di prima.
- Guarda dove vai, ragazzo! - le
grida dietro lei, la voce vibrante.
Ad Harry non importa dove sta
andando, tutto ciò che vuole è lasciare al
più presto Colville
Square, per non tornarci più. Si sente preso in giro e la
rabbia gli
monta dentro a ondate.
Non sa chi sia quel tale,
"Zayn", ma è evidente che per essere a casa di Alycia a
quell'ora non può che esserle strettamente legato: un
fidanzato?, un
flirt?, un amico intimo? Harry non lo sa e forse nemmeno ci tiene a
saperlo. Decide che non gli importa più niente, che ha
già sprecato
troppo tempo dietro ad una storia futile che non è nemmeno
definibile come tale, perché non è mai iniziato
niente e Alycia gli
ha anche fatto capire che mai sarebbe potuto iniziare. È
soltanto un
illuso e uno stupido, lui che ha deciso di andare a trovarla per
parlare, per capire, per mettere un punto a qualcosa che nessuno dei
due si era preso la briga di definire e che aleggiava tra loro anche
a distanza di chilometri e chilometri e che Harry sentiva addosso
notte e giorno, pesante come un macigno ed eccitante come l'ignoto.
Percorre a piedi la distanza che
lo separa dalla sua automobile, che è ancora parcheggiata
dove l'ha
lasciata, una ruota sul marciapiede, il paraurti attaccato ad un
bidone dei rifiuti. Ha appena recuperato la chiave dalla tasca del
giaccone quando sente la sua voce chiamarlo.
- Harry! - e si volta e Alycia
gli sta correndo incontro dalla parte opposta della strada deserta,
costeggiando un piccolo ufficio postale chiuso e un Irish Pub. -
Harry!
Lui apre la macchina e la
portiera, deciso ad ignorarla e ad andarsene, ma lei lo raggiunge e
lo blocca e per poco non rimane schiacciata tra il corpo di Harry e
la carrozzeria dell'auto. Il suo profumo alla rosa gli arriva alle
narici e lui la guarda, sospeso, la mano proprio accanto al suo viso,
premuta contro la macchina nera.
- Harry, fermo - esclama ancora
lei mentre lui cerca di spostarla per entrare nell'abitacolo,
cercando di toccarla il meno possibile, perché non vuole
cedere e sa
che potrebbe succedere e non vuole ascoltarla, proprio come
lei
non ha ascoltato lui.
Alycia però non si lascia
spostare, così Harry finisce per arrendersi e allontanarsi
leggermente dalla sua auto, passandosi una mano dietro il collo e
sospirando, visibilmente innervosito. Lei richiude lo sportello e
rimane a guardarlo per un momento, ma lui non vuole incontrare il suo
sguardo - non vuole perdersi in quell'azzurro.
- Si può sapere cosa ci facevi
fuori dal mio appartamento? - gli chiede Alycia alla fine e la sua
voce è incrinata da una rabbia a stento trattenuta.
È arrabbiata e
non dovrebbe esserlo: con che diritto gli sbatte in faccia quel
sentimento, quando è lui quello arrabbiato e amareggiato e
deluso?
Ha immaginato una cosa e ne è apparsa un'altra: non c'era
nessuna
Alycia accovacciata sul divano a divorare biscotti e a ridere con
Niall o a spettegolare con Natalie; non c'era nessuna Alycia che
guardava la TV o mangiava biscotti; non c'era nessuna Alycia Roberts
così come lui l'ha dipinta nella sua fantasia, ma solo un'altra
Alycia - quella vera? - a casa sua, in compagnia di
un ragazzo
pericolosamente bello e apparentemente letale, in t-shirt e jeans
rotti e un'aura di fumo e rischio che gli aleggiava intorno, gli
occhi intensi di chi sa cosa vuole e la disinvoltura di chi
può.
Quel ragazzo, quello Zayn, conosceva bene Alycia, altrimenti non si
sarebbe mai permesso di aprire la porta del suo appartamento, non si
sarebbe permesso di decidere chi avesse il permesso di vederla, non
si sarebbe permesso di farlo andare via senza che Alycia potesse
obiettare.
- Allora? - chiede ancora
lei, spazientita, le braccia conserte e un cipiglio serio dipinto sul
bel viso pallido.
- Non ti interessa più, ormai -
replica Harry scrollando le spalle e misurando la porzione di
marciapiede di fronte alla sua automobile a grandi passi, nervoso e
irritato.
- Ah, no? L'hai deciso tu?
- Sì, l'ho deciso io, come tu
hai deciso di non volermi ascoltare, l'ultima volta che ci siamo
visti. O non te lo ricordi?
Un'ombra appare sul viso di
Alycia, per poi scomparire subito dopo. Se lo ricorda, eccome se lo
ricorda, Harry l'ha capito subito.
- È diverso - replica lei, ma
senza convinzione.
- Per niente. Non è diverso per
niente, Alycia. Capito? Smettila di crederlo solo
perché così
ti sentirai meglio con te stessa per esserti comportata da stronza
con me.
- Io mi sarei comportata
da stronza con te? - esclama ritrovando la
vivacità e una
certa dose di amara ironia. - Hai una bella faccia tosta, sai?
- Non fare la vittima, per
favore, non ti si addice - e Harry le volta le spalle, perdendosi ad
osservare l'insegna spenta di una panetteria.
- Non sto facendo la vittima e
qui l'unico stronzo sei tu, okay? Insomma, dopo quello che è
successo ti permetti anche di fare il sostenuto, di arrivare come se
niente fosse, suonare e poi scappare via come un ragazzino. E ti fai
anche rincorrere, come se non bastasse, per poi sparare cazzate
cosmiche una dietro l'altra. Io sarei la vittima,
ma guardati!
Ti aggiri per Londra come un'anima in pena e ti rifiuti anche di
darmi spiegazioni, quando te le chiedo.
Harry si volta a guardarla e
sostiene il suo sguardo mentre lei gli infierisce contro e la
osserva, il corpo teso in avanti, i pugni stretti, la felpa troppo
grande per lei che probabilmente ha indossato in fretta e furia prima
di uscire, perché le pende da una spalla e il bordo
inferiore è
piegato male; osserva i capelli biondi spettinati - forse dopo che
Zayn ci ha passato una mano attraverso? - e gli occhi azzurri accesi
e belli e che hanno lo stesso colore del cielo in un giorno limpido
d'inverno; osserva le gambe magre e belle strette in un paio di jeans
- gli stessi che lui le ha tolto - e le Converse mezze rotte e
scolorite; osserva le sue labbra piegarsi mentre parla e la lingua
sbattere contro il palato; osserva Alycia Roberts e tutto
ciò che
gli sembra è che sia troppo bella per essere vera, qualcosa
di
onirico e irreale che gli aleggia davanti e che solo lui può
vedere
ma non toccare, perché altrimenti svanirebbe nel vento, un
qualcosa
che ha conosciuto - o creduto di conoscere - ma che adesso non
c'è
più. La verità è che probabilmente si
è sbagliato: tra loro non
sarebbe mai potuto nascere niente, perché non è
mai stato bravo in
queste cose e la sua vita è tutto un tale casino che nessuno
riuscirebbe a reggere, così come nessuno sarebbe pronto ad
affrontare tutto quel caos solo per lui. E tutto ciò che
è successo
negli ultimi tempi gli fa capire che Alycia non è pronta,
non
saprebbe reggere la tensione di una vita a metà, di un Harry
incostante e poco presente, di un Harry silenzioso e che parla poco e
che ha bisogno di quei silenzi, ché
senza morirebbe per il
troppo rumore. Ha creduto che lei potesse leggergli dentro, ma a
quanto pare è stata tutta un'illusione.
- Hai finito? - le chiede lui
alla fine, le mani strette a pugno lungo i fianchi. - Perché
non ho
intenzione di starti ad ascoltare ancora a lungo, anche
perché, come
ti ho detto, non mi interessa. Non mi interessa se vai a letto con
quel tale, Zayn, o come cavolo si chiama
quell'idiota; non mi
interessa se era a casa tua per farti le trecce o giocare a Risiko o
mettersi lo smalto; non mi interessa chi è e cosa vuole e
tanto meno
chi è per te. D'accordo? Tornatene a
casa e passa una buona
serata.
E così Harry riesce ad aprire
la portiera senza incontrare opposizioni e senza sentire obiezioni.
Sente solo Alycia che lo guarda, anche mentre entra in macchina e
abbassa il finestrino perché ha caldo e inserisce la chiave
nel
quadro. Lo guarda anche mentre mette in moto e comincia a fare
manovra per uscire da quel parcheggio penoso. Lo guarda anche mentre
lo raggiunge e mette entrambe le mani dentro l'abitacolo, come a
volerlo trattenere. Harry si ferma ma non la guarda. La sente
respirare forte e deglutire.
- Non ci vado a letto, non
giochiamo a Risiko e Zayn per me non è più
nessuno. Siamo stati
insieme ed è finita mesi fa. È tutto qui. E tu
sei uno stronzo -
e lo lascia andare, scosta le mani e si allontana lungo il
marciapiede, il passo sostenuto.
Harry continua a guardare di
fronte a sé e poi accelera via nella notte.
#
-
Hai finito? - le chiede lui
alla fine, le mani strette a pugno lungo i fianchi. - Perché
non ho
intenzione di starti ad ascoltare ancora a lungo, anche
perché, come
ti ho detto, non mi interessa. Non mi interessa se vai a letto con
quel tale, Zayn, o come cavolo si chiama
quell'idiota; non mi
interessa se era a casa tua per farti le trecce o giocare a Risiko o
mettersi lo smalto; non mi interessa chi è e cosa vuole e
tanto meno
chi è per te. D'accordo? Tornatene a
casa e passa una buona
serata.
E Alycia sente il cuore perdere
un battito. Non può credere che lui le abbia detto quelle
cose. Non
può credere che lui abbia giocato la sua stessa carta contro
di lei.
"Non
voglio sapere niente di Scarlett . Non
voglio sapere cosa ci sia tra voi e come stiano le cose, se siete in
crisi o vi amate, se ci tieni o non te ne frega un cazzo.
Okay?", le sue parole, quelle pronunciate circa un mese
prima, adesso le risuonano nella testa, nelle orecchie, nello
stomaco, dappertutto. E sa che lui la sta solamente
ripagando
con la sua stessa moneta. E forse se lo merita, nonostante tutto.
Mentre rincorreva Harry - dopo
aver dato dell'idiota a Zayn per averlo lasciato andare via - si
sentiva solo arrabbiata, perché non si erano più
sentiti o scritti,
perché si era comportato da stronzo, presentandosi al "Black
Treacle" con la sua fidanzata, prendendola in giro e facendola
sentire una tale cretina. Non voleva dargli spiegazioni,
perché in
fondo non c'erano spiegazioni da dare. Zayn non era niente, ormai, ma
solo una presenza accovacciata ai bordi della sua esistenza,
prepotente e vivida, ma che non aveva più alcun potere.
Ora, le parole di Harry la fanno
vacillare. Non le dice il motivo della sua visita improvvisa a
quell'ora della sera e tutto ciò che Alycia credeva di
volere le si
sgretola davanti: Harry non le parlerà, Harry non
l'ascolterà,
Harry se ne andrà.
Lo guarda salire in macchina,
mettere in moto e cominciare ad allontanarsi da lei. E così
si
aggrappa alla sua automobile, ché lei non si sarebbe arresa
senza
prima avergli detto che Zayn non era niente, che Zayn era il passato,
che Zayn era Zayn e lui era Harry e valeva tutto,
valeva i
litigi senza senso, valeva i messaggi senza risposta, valeva gli
ottomilasettecentosessanta chilometri che li separavano ogni giorno.
E voleva dirgli che lei valeva più di tutte le Scarlett di
questo
mondo, valeva per il sorriso che gli faceva spuntare quando lo
guardava, valeva per le fossette che gli si disegnavano sul viso
quando lo faceva ridere, valeva per le sue mani che lo toccavano e le
sue labbra premute addosso, valeva per i vestiti tolti e le parole
non dette e le storie ancora da raccontare, valeva per i baci quando
fuori piove e dentro muori, valeva per tutto ciò che c'era
ancora da
scrivere e che aspettava solo loro - ma che forse non era mai valso
abbastanza.
- Non ci vado a letto, non
giochiamo a Risiko e Zayn per me non è più
nessuno. Siamo stati
insieme ed è finita mesi fa. È tutto qui. E tu
sei uno stronzo -
e lo lascia andare, si allontana, chiude gli occhi per un attimo e
sente tutto il peso del corpo premere contro l'asfalto, e solo i
piedi la tengono ancorata, impedendole di rovinare a terra. E si
incammina lungo il marciapiede e lo guarda guidare via nella notte,
le luci dei fari che si perdono in lontananza e svaniscono dietro
l'angolo di una via.
E così se n'è andato. Per
davvero e forse stavolta per sempre. Che ironia: pensa ad Harry come
ad un qualcosa di tangibile, quando non è mai stato altro
che aria e
sì, l'ha toccato, ma era transitorio, un corpo a noleggio,
l'anima
intrappolata e gli occhi color aurora boreale, le fossette da baciare
e le mani grandi, i tatuaggi impressi a fuoco addosso e i capelli
spettinati. L'ha toccato ma poi si è spezzato, sgretolandosi
tra le
sue dita. E rimane con niente, a parte qualche ricordo che presto
svanirà. E
si ricorda che non è
mai stato suo e che forse non sarà mai di nessuno, neanche
di
Scarlett. Aveva vissuto un'illusione, una specie di sogno
che
però ora è finito. È tempo di tornare
alla realtà.
#
Alycia
è seduta su una panchina
nel piccolo parco in Colville Square. Sono le due di notte e non ha
fretta di tornare a casa. Rilegge i messaggi che Zayn le ha mandato,
già due ore prima.
H. 11:32 PM
NUOVO MESSAGGIO.
DA: Zayn.
Dove sei finita??
H. 00.15 AM
NUOVO MESSAGGIO.
DA: Zayn.
Ho lasciato a Payne le tue chiavi.
Stai bene?
H. 1:00 AM
NUOVO MESSAGGIO.
DA: Zayn.
Cazzo, Alycia, rispondi!
H. 1:30
NUOVO MESSAGGIO.
DA: Zayn.
Ok, ho capito.
Fai la stronza.
Buonanotte, allora XX.
Alycia
scoppia a ridere da sola.
Anche Zayn Malik si sente ferito, adesso? Questa sì che
è bella...
Ci sono tre chiamate senza
risposta di Natalie e una di Liam. Le ignora. Al momento non ha
voglia di vedere la bella faccia di Payne adombrata dalla
preoccupazione e le labbra piegate in un smorfia seria; non ha voglia
di sentire le ramanzine senza fine della sua migliore amica che le
dice che ha sbagliato tutto come ogni volta, che dovrebbe chiamare
Harry e dirgli tutto lo stesso, che anzi, è stata lei a
sbagliare
per prima quando si è rifiutata di ascoltarlo ecc ecc ecc.
Arriva un messaggio proprio da
parte di Natalie.
NUOVO MESSAGGIO.
DA: Nat.
Ci stai facendo preoccupare.
Si può sapere dove sei??
Scrivici almeno se stai bene.
In
fondo le dispiace farli
preoccupare entrambi, così decide di rispondere.
NUOVO
MESSAGGIO.
A: Nat.
Sto bene, andate a dormire.
Aspetto Niall.
Notte.
Mette
il silenzioso e nasconde
il telefono nelle tasche della felpa che indossa e che si è
messa in
fretta e furia prima di uscire e si maledice per aver lasciato a casa
le sigarette.
Sa che molto probabilmente
potrebbe finire per aspettare Niall su quella fredda panchina anche
per tutta la notte, ma confida nel fatto che sia andato solo a farsi
una bevuta non troppo lunga e che rientri prima del previsto. O
almeno lo spera.
Osserva le stelle che dipingono
il cielo e si chiede cosa stia facendo Harry in quel momento e dove
sia. Dove sta quando è a Londra? E con chi?
Chissà se dorme già o
anche lui fissa le stelle... Chissà se ha ripensato alle sue
parole
e si è pentito, chissà se ha riflettuto su quelle
di lei e ha
capito, chissà se l'ha perdonata come lei sta cercando di
perdonarlo... Chissà.
Afferra il telefono e scrive in
fretta un messaggio.
NUOVO MESSAGGIO.
A: Nialler.
Dove sei?
Subito
dopo legge il messaggio
che le ha mandato Natalie come risposta:
NUOVO MESSAGGIO.
DA: Nat.
Se hai bisogna suona.
Non sparire mai più.
Notte, N.
Alycia
non può fare a meno di
sorridere, alla fine. Natalie si preoccupa sempre e sembra che
nonostante questo lei non faccia altro che complicare le cose. La
luce è ancora accesa a casa Payne, anche se bassa, come un
faro
nella tempesta di un mare in subbuglio. Natalie non dormirà
finchè
Alycia non le dirà che è a casa.
H. 2:30 AM
NUOVO MESSAGGIO
DA: Nialler.
Cos'è successo?
Sto tornando a casa, tu dove sei??
H. 2:32 AM
NUOVO MESSAGGIO.
A: Nialler.
Nel parco sotto casa.
H. 2:33 AM
NUOVO MESSAGGIO.
DA: Nialler.
Arrivo.
E
Niall arriva presto,
prestissimo. Alycia vede una macchina fermarsi davanti al numero
venticinque, sostare un secondo e poi ripartire senza fretta. Vede la
figura del suo migliore amico raggiungerla a passo svelto, il
giubbino blu, la t-shirt scura, i jeans strappati e le Nike grigie
che lei gli ha regalato per Natale.
- Hey - sussurra sedendolesi
accanto sulla panchina, le mani nelle tasche del giubbino.
- Hey - replica lei a bassa voce
sorridendogli.
- Cos'è successo?
E Alycia è così stanca che gli
racconta tutto lentamente e senza fretta, partendo da Zayn e finendo
con Harry - la storia della sua vita. Niall l'ascolta senza
intervenire, come fa sempre, annuendo ogni tanto. Gli occhi azzurri
brillano nella notte e ogni tanto si perdono nel cielo.
- Cosa pensi? - gli chiede lei
alla fine di tutto e dopo un momento di silenzio.
Niall si sistema meglio sul naso
gli occhiali da vista che ogni tanto gli piace indossare e poi la
guarda, serio. - Avete fatto un casino, lo sai? Insomma, vi siete
complicati la vita per niente. Okay,
se lo avessi davanti adesso molto probabilmente lo picchierei per
tutta la faccenda di Scarlett
Lloyd -
e gli scappa una
smorfia - ma è anche vero che tu non hai voluto sentire
spiegazioni
e forse avresti potuto, così adesso lui non ti rinfaccerebbe
la
cosa.
- Lo so che sono un casino -
ammette Alycia torcendosi le dita. - È solo che non so come
risolverlo. Non so come cambiare.
- Non devi risolverlo, ma solo
controllarlo. E secondo me ad Harry piaci proprio perché sei
incasinata, perché sei vera e senza filtri.
- Non credo di piacergli poi
così tanto...
- Era arrabbiato, non parlava
lucidamente. Secondo me si è già pentito,
quell'idiota.
Alycia non può fare a meno di
ridere e Niall la segue a ruota, come se stesse aspettando il suo
permesso. La sua risata le risolleva il morale.
- Grazie per essere qui - gli
dice allora.
- Quando vuoi, baby - e
le cinge le spalle con un braccio e lei vi si rifugia e sente il suo
profumo di pulito e si sente a casa.
- Non chiamarmi baby, lo
sai che lo odio.
- Okay, baby.
- Sai cosa? Nonostante tutto ti
voglio bene, Horan.
- Anche io, Roberts. Ricordatelo
quando volerai a Los Angeles con Ciuffo Ribelle.
- Non volerò da nessuna parte.
- Vedremo. Potrei anche
scommetterci, vediamo se Malik ci sta...
Alycia gli assesta una pacca su
una gamba e Niall ride di nuovo. - Prima o poi mi dovrai dire cosa
vuole ancora quel coglione patentato da te.
- Non c'è niente che possa
volere da me. Non più, ormai.
- Sono contento di sentirtelo
dire, sai? Mi rassicura. E sorvolerò sul doppio senso di
tutta la
faccenda.
Alycia gli dà un'altra sberla.
Ridono e rimangono lì, su
quella panchina, ancora per qualche tempo.
#
[Ottobre
2012.]
L'Hurricane risplende di verde.
Le luci invadono l'ambiente e si riflettono sui lampadari e gli
specchi appesi dietro il lungo bancone. La pista al centro è
popolata di persone che si muovono al ritmo della musica, seguendo un
ritmo tutto loro.
Zayn Malik attende che il
barista gli passi i suoi drink e accanto a lui c'è Louis
Tomlinson,
che batte il piede a terra, e non sa se per la musica - "Marry
The Night" di Lady Gaga - o per l'impazienza. Hanno lasciato
Niall Horan al loro tavolo d'angolo, in compagnia di due ragazze:
è
sempre il solito "spezza cuori" e Zayn ride tra sé e
sé,
divertito.
E poi la vede. Proprio mentre
arriva la sua Vodka Lemon e mentre Louis gli dice - Andiamo?. La
vede, bellissima e gracile, biondissima e vestita di malinconia, la
gonna corta leopardata, il giubbino di pelle, la camicia nera
scollata quanto basta, i tacchi alti e la borsetta a spalla.
È con
un'altra ragazza e si guarda intorno incuriosita, come se fosse la
sua prima volta all'Hurricane. I suoi occhioni - che sembrano
azzurri, truccati di scuro e dalle ciglia lunghe - sondano l'ambiente
e guardano di qua e di là, per poi posarsi su di lui, dove
rimangono. Zayn non li lascia andare nemmeno mentre Louis lo scrolla
per un braccio.
- Hey, amico, che ti prende? -
gli chiede.
Zayn nemmeno gli risponde,
continua a guardare la ragazza, le gambe magre e pallide, le labbra
piene che sono perfette da baciare, le braccia lungo i fianchi
stretti e i capelli spettinati. Cazzo, vorrebbe averla tutta per
sè,
vorrebbe stringerla e far aderire i loro corpi; vorrebbe baciarla
fino a farle sanguinare le labbra, vorrebbe farci l'amore per poi
morire tra le sue braccia, vorrebbe guardare il suo corpo nudo sotto
di sé ogni sera prima di dormire; vorrebbe e
decide di
eliminare il condizionale. La vuole. E
sarà sua.
- Alycia, allora? - la sua amica
(bionda anche lei e decisamente più svestita) la tira per la
giacca.
- Che guardi?
Alycia. È così che si
chiama.
Zayn alza il bicchiere verso di
lei e le sorride, la lingua incastrata tra i denti. Alycia ricambia.
NOTE
Detto ciò, posso
dirvi che con questo capitolo si
conclude la parte più “dolorosa” della
storia – okay, non
posso svelarvi nulla sul prossimo (a parte che ci sarà una
new entry
nel cast u.u) però insomma, i due bimbi non litigheranno
più,
almeno questo posso assicurarvelo. Non odiatemi LOL
Come avete visto, Zayn continua
a portare complicazioni
e non sappiamo ancora cosa sia successo precisamente di così
grave
tra lui e Alycia (perché qualcosa è
successo, oltre alla
loro rottura) e verrà svelato sicuramente nei prossimi
capitoli,
quando lei spiegherà tutto ad Harry, per cui pazientate,
miei
prodi.
Credo di non avere altre
particolari precisazioni e
aggiunte, per cui vi lascio come sempre il link al mio profilo
Facebook, per qualsiasi chiarimento: Marti Lestrange.
E ovviamente Alycia ed Harry ;)
A presto e grazie a tutti
<3
ps
recentemente ho scritto una oneshot Larry (la mia prima Larry T.T),
lascio qui il link, mi farebbe piacere sapere i vostri pareri: I'll
Walk That Line.
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