Stop Joking

di Yutsu Tsuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***



Capitolo 1
*** I ***


PREMESSA
(leggetela, altrimenti stanotte vi sgozzo♡)


E buonasera a tutti.
Innanzitutto vorrei scusarmi se tardo ancora a pubblicare l’ultimo capitolo di NaC, ma in questo periodo non ho un millilitro di ispirazione (perché sì, si misura in litri). Una scena l’ho scritta, ma tutto quello che viene prima e dopo è buio totale...ma non preoccupatevi, prima o poi lo finirò!
Per ovviare a questa carenza, appunto, ho cercato di scrivere qualcosa. Qualsiasi cosa, sperando che servisse per smuovermi .-. Ed è così che ne è uscita sta roba. Vi dico subito che si tratta di una breviiiissima long, di tre capitoli, per la precisione. Ci avevo pensato mentre giocavo all’episodio 27 (l’ultimo uscito, attualmente), e, per una buona volta, sono riuscita a terminarla. In realtà potrebbe benissimo essere una one-shot divisa in tre scene... Però verrebbe troppo lunga per i miei gusti, quindi preferisco dividerla. Non cambia niente alla fine.
Due cose da dire, prima di lasciarvi alla lettura. L’inizio della fic coincide circa con la fine dell’episodio e continua nel momento subito successivo alla fine, quindi in pratica sarebbe anche una specie di impossibile seguito o episodio 28... Anche se naturalmente non potrebbe mai accadere questo nel gioco.
Direi che si tratta di un Missing Moment, ma anche di What if?, sia perché ho voluto variare la fine, sia perché qui la dolcetta è completamente diversa da quella trota della storia vera (scusate il termine ma ci vuole, eh). Noterete, per l’appunto, che non tutto del secondo capitolo coincide con quello che è accaduto realmente, ma questo perché mi piace variare la storia vera, mettere del mio, e non attenermi paro paro alla trama insulsa del gioco. Immagino si sia notata un po’ anche nelle altre storie che ho scritto, questa mia caratteristica xD
Comunque non per questo i personaggi sono OoC (almeno credo). Cioè, sicuramente la dolcetta lo è, tuttavia è giusto che ognuno le attribuisca il carattere che vuole; quindi non mi sembra il caso di mettere OoC come avvertimento.
E poi per sicurezza ho anche settato come nota “Spoiler”, nel caso qualcuno non avesse visto l’episodio 27. Anzi, vi consiglio di leggerla solo se lo avete fatto, altrimenti non si capisce niente (e, non c'entra niente, ma vi consiglio pure di leggerlo di sera. Capirete poi perché ;)).

E basta. Concludo dicendo che dedico questa storia a mia cugina. Dovrebbero esserci due o tre riferimenti a lei, quindi spero che li noti xD
Detto questo, auguro a tutte una buona lettura♡














I




Una Luna enorme sovrasta i palazzi grigi e silenziosi sotto casa mia. Tutt’intorno è calmo e fermo: non un alito di vento scuote le chiome bluastre degli alberi; non un evento improvviso rompe la quiete della notte.
Sembra che il tempo si sia fermato.

Dopo la lunghissima giornata che ho appena passato, sarebbe logico crollare a letto come un orso in letargo, ma è inutile: non ce la faccio ad addormentarmi. Troppi pensieri per la testa. Troppe domande che non avranno mai una risposta, troppa stanchezza da smaltire, ansie e paure...

Ma ormai ci sono abituata. Accade tutte le volte che non riesco a prendere sonno. Scendo dal letto portandomi dietro il cuscino, vado a sedermi sulla scrivania, per avere una visione più completa, e poi mi metto a contemplare il mondo fuori dalla finestra.
Dal settimo piano ho la possibilità di ammirare tutta la città sottostante. È ancora sveglia, viva. La sento pulsare di energia e di luce. La guardo muoversi più lentamente che di giorno, ma con più fascino.
Vederla così immobile e senza difese mi fa sentire potente. È come se di notte ne diventassi la regina e ottenessi il controllo su di essa e su tutti coloro che la attraversano.

Le poche persone che scorgo passeggiare lungo il marciapiede sono solo delle macchiette. Così come le auto che di tanto in tanto attraversano lo spiraglio di strada che si intravede oltre la schiera di palazzi sulla destra.
Ognuno pensa solo a se stesso, senza dar retta a ciò che li circonda. Camminano con passo svelto, forse perché hanno fretta di tornare a casa; oppure perché hanno perso la capacità di fermarsi ad osservare.
Per questo motivo non accade quasi mai nulla di interessante.
Ma d’altronde cosa dovrebbe accadere a quest’ora della notte? Se devo dirla tutta, non m’importa nemmeno, perché mi basta godere di questo fantastico panorama, che è l’unico in grado di tranquillizzarmi e di concedermi un po’ di sollievo.

Amo quest’atmosfera. Potrei stare tutta la vita seduta qui ad osservarla.
Certo, non è del tutto perfetta. Lo sarebbe se fosse presente anche un buon suono di sottofondo, e purtroppo il vetro della finestra impedisce di udire i rumori esterni.
Ma va bene anche così.

Come non detto, scorgo dei rapidi movimenti alla mia estrema sinistra. Mi affaccio e con la mia vista da falco individuo una persona. Sembra una donna... che corre in modo goffo lungo la via, seguita da un’altra macchietta, dall’aria però più maschile. La donna sta per inciampare, e presto l’altro la raggiunge... Ma non fa in tempo a rimettersi in piedi: l’uomo le è addosso e la afferra da dietro! La trascina ancor più a sinistra, uscendo dal mio campo visivo.
Schiaccio la guancia contro la finestra per vedere meglio. Lei si è rialzata, ancora traballante. L’uomo le è davanti, la tiene per i fianchi. Poi si avvicinano e infine, dopo essersi guardati a lungo, si baciano, appassionatamente.
In fretta mi ritraggo dal gelo del vetro, che ormai mi è salito fino al cervello.

Mi sforzo di pensare subito ad altro, ma so che è impossibile impedire alla mia mente di vagare verso quella persona. E, come sempre, fa male. Ogni volta che succede mi sento come se un pezzetto del mio cuore si staccasse.
Come diavolo mi è venuto in mente di innamorarmi proprio di lui?
Di tutti gli studenti del liceo, è senza dubbio il più difficile da trattare. Se gli fai un complimento, hai sempre il timore di sembrare troppo interessata. Se lo offendi, ovviamente si incazza.
L’unica soluzione è mantenere una via di mezzo. Fare battutine, astenersi dalle frecciatine, e non ficcare il naso nei suoi affari. Solo così puoi ottenere un dialogo quantomeno civile e privo di insulti.
Se pensi, poi, che in questo modo potrai evitare di subire le sue, di frecciatine, ovviamente ti sbagli.
“Ti punzecchia perché gli piaci”, dice Rosalya. Certo, certo. Peccato, però, che ogni volta che teniamo una conversazione, lui non faccia altro che prendersi gioco di me. È palese che non abbia mai mostrato interesse nei miei confronti! O se così fosse, l’avrà fatto solo per illudermi e potermi prendere ancora di più in giro. E intanto quella che fa la figura della bimbetta sono io.

Ma perché dovevo cadere proprio nella sua, di trappola? Che cos’ha di così tanto speciale da smuovere tutte le mie viscere ogni volta che lo guardo?
Sinceramente, non lo sopporto.
Non sopporto non capire perché mi piaccia. Soprattutto, mi dà fastidio non poter sapere quello che pensa. Che cosa passa per quella sua testolina infuocata.
E se anche fosse davvero interessato a me, che diamine aspetta a farsi avanti?! Perché devo essere io a farlo?
Ci ho provato, ma ho sempre fallito. Che pretende, Rosalya? che vada da lui tutta tranquilla e gli dica con nonchalance “Ciao, Cass. Tu mi piaci”?! Probabilmente scoppierebbe a ridermi in faccia - o comunque credo sia la reazione più consona alla sua persona. E qualora succeda, credimi, mi vorrei sotterrare all’istante.

La seconda opzione proposta dalla mia utilissima amica è quella di invitarlo ad un’uscita a quattro con lei e il suo ragazzo... potrebbe anche essere un’idea, ma non mi convince affatto. Prevedo già quello che accadrebbe. Comincerebbe a parlare con Leigh, ignorandomi completamente e dando per scontato che sarei lì solo in veste di sua semplice compagna di classe. Ed io, sia per l’irritazione, sia per la sua stessa presenza, finirei con lo stare muta per tutto il tempo.
Comprensiva sì, ma scema no.

Basta, ho deciso. Domani, alla fine delle lezioni, glielo dirò. In ogni caso farò una pessima figura, ma se non butto fuori quello che provo, finirò per passare tutte le notti della mia vita insonne.
Non che mi dispiaccia questo panorama, ma rimetterci la salute a causa di un ragazzo, per di più Castiel, è senza ombra di dubbio una mossa da sceme.

Meno male che, almeno per oggi, c’è ancora la mia cara città notturna a consolarmi.
Dalla strada dove poco prima si era svolta quella scena incredibilmente strappalacrime alzo gli occhi lungo gli edifici, percorro con lo sguardo le ultime finestre ancora illuminate, per poi arrivare alla volta celeste.
Non so se sia dovuto alle nuvole o alle troppe luci, ma non si vede una stella. Ecco, ho sempre provato un certo timore di fronte al cielo completamente buio. È come se avvertissi una sorta di smarrimento in assenza di astri a fare da guida.

Mi stringo nel cuscino, appoggiandomi completamente a lui e chiudendo gli occhi. Non so se riuscirò mai ad addormentarmi, ma almeno una cosa è certa.
Quella di domani sarà la giornata più importante della mia vita.







Come avete potuto notare da questo primo capitolo, lo stile è stradiverso da quello che ho di solito. È perché ho voluto provare qualcosa di nuovo... non solo grammaticalmente, ma anche a livello visivo: ho diviso i paragrafi del testo per dare più respiro, cosa che di solito non faccio mai.
Ah, scusate se il titolo è orrido T___T Non trovavo niente di meglio...
Spero che per ora quello che avete letto vi sia piaciuto :) Il prossimo capitolo comunque sarà più movimentato.

Grazie per la visione e alla prossima ;)




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Capitolo 2
*** II ***




II




La sapete la novità? A quanto pare ho la capacità di diventare invisibile.
Dovrei esserne felice, direte voi. Eppure, difficile da credere, ma mi fa irritare e non poco. Soprattutto se nel frattempo proprio davanti ai miei occhi una nuova compagna di classe sta dialogando amichevolmente con quella che dovrebbe essere la persona più scostante della scuola, nonché l’unica che mi interessi veramente, in tutto il liceo.

E se poi ci aggiungete che lo sta facendo con una calma e una spontaneità a dir poco inumana e che allo stesso tempo lui sembra pure apprezzare la conversazione, allora ne deduco che questa sia proprio la fine.
Ma guardatela, Priya, mentre fa la spaccona con nientepopodimeno che Testa di Peperone! Yu-huu, ci sono anch’io! Qua, di fianco a voi.
...Niente.

Sinceramente non voglio neanche sapere di cosa stanno parlando. Qualcosa su un ninja, mi sembra... Ma sta di fatto che si stanno riempiendo di complimenti, così, senza motivo. E senza senso, perché non è certo da Castiel esprimere ammirazione verso un altro essere umano, figuriamoci se si tratta di una nuova arrivata. E io ne so qualcosa.
«Potrei sorprenderti...»
Potrei sorprenderti!? Vedi di fare meno la ruffiana, bella mia.

Mi chiedo che cosa sarebbe successo se fossi stata io a farla pagare ad Ambra, tagliandole i capelli. Se Castiel si fosse messo ad adulare me come adesso sta adulando Priya. Ne dubito fortemente.
Ma a questo punto avrei potuto benissimo vendicarmi di quell’oca in mille altre occasioni. Non l’ho mai fatto semplicemente perché non desidero abbassarmi al suo livello.

Mentre i due stanno ancora parlando, mi convinco che devo reagire. Un intervento, un commento, qualsiasi cosa per far loro capire che esisto anch’io, che, sebbene totalmente inutile ai loro occhi, gli sono di fronte e sto ascoltando il loro botta e risposta personale. Ma qualcun altro mi precede.

«Invece tu sembri tanto indifferente verso gli altri, ma scommetto che sotto sotto sei un buon osservatore.» Per quanto io non abbia assolutamente nulla contro Priya, dopo le sue parole mi sale istintivamente l’impulso di strangolarla a mani nude.
Ma questo è nulla in confronto alla reazione di Castiel a quella lusinga. Quando lo guardo rimango a bocca aperta. Non ci posso credere: sta arrossendo!
Ora è decisamente abbastanza. Non lascerò che le mie povere orecchie ascoltino un’altra sillaba di quella odiata voce.

Senza riflettere mi giro e mi incammino adirata verso il portone del liceo. So che prendere e andarmene non è la soluzione migliore, ma tanto sono già finite le lezioni e stiamo aspettando solo il suono della campanella. Spero soltanto che questo mio gesto non venga male interpretato. Che non sia inteso come un ammettere di essermi sentita esclusa ed infastidita dal loro dialogo. Ma la situazione è talmente insopportabile che non posso farne a meno.

Il problema, piuttosto, è che non ho molte altre opzioni. Priya non sta facendo nulla di male, solo socializzando con un nuovo compagno di scuola: non mi pare di avere il diritto di lamentarmi. E in più non ho alcuna relazione con Castiel.
Almeno per ora, s’intende.

Sono quasi giunta all’uscita, ma non smetto di udire le loro forti voci. Significa che sono vicino a me? Che mi stanno seguendo? Sì, per forza... Ma perché non mi fermano per chiedermi scusa?!
Non è possibile, mi hanno completamente ignorata e se ne stanno andando pure loro, continuando tranquillamente a chiacchierare!
È incredibile. Quando si dice “oltre al danno, pure la beffa”!

La campanella suona proprio mentre sto per aprire la porta d’ingresso. Una volta fuori, accelero il passo per arrivare alla fermata dell'autobus. Non mi preoccupo di sembrare maleducata non salutandoli, perché sicuramente non si sono nemmeno accorti della mia presenza.

Ancora non voglio ammetterlo, ma mi sono davvero offesa per ciò che è successo. Potrà anche essere una lamentela stupida - o meglio, ingiustificata - ma non posso sopportare che a Priya siano bastati pochi minuti per poter scherzare con Castiel, mentre io ho dovuto impiegare mesi e mesi per farlo anche solo aprire con me.
L’abbiamo tutti capito che lei è molto più intelligente, colta, sveglia ed esperta della sottoscritta, ma un minimo di coerenza non guasterebbe.

In questi ultimi giorni, tra l’altro, ho potuto notare come abbia tentato di farsi amici tutti i ragazzi della classe, e, per carità, non mi ha fatto né caldo né freddo: è giusto che cerchi di integrarsi parlando con più compagni possibili. Infatti quando Melody si era sfogata con me per il dolore provato a causa dell’attenzione - se si può definire tale - di Priya verso Nathaniel, avrei voluto prenderla a testate per la sua assurda gelosia.

Confesso, però, che già poco tempo dopo l’accaduto avessi cominciato a preoccuparmi per quando sarebbe arrivata a Castiel. Certo, pensavo che non fosse il tipo da interessarsi alle nuove arrivate, però più passavano i giorni e più l’ansia in me cresceva. E ora che è lui l’oggetto dell’interesse di Priya, capisco finalmente quello che provava la mia amica.
È come se ti portasse via un pezzo di te. Okay, magari sto esagerando, ma è giusto per farvi capire il mio stato d’animo attuale.
Intanto sono arrivata alla fermata dell’autobus, e, come ogni volta, attendo l’arrivo del mezzo seduta sulla panchina.

Poco più tardi dalla mia destra giunge una voce tagliente e molto familiare. «Salutare è diventato fuori moda?»
Girandomi, incontro due occhi grigi e severi. E in quel preciso istante accadono tre cose diverse.
Primo: rimango confusa e stupita del fatto che Castiel mi abbia seguita fin qui, nonostante lui abiti dall’altra parte della città.
Secondo: ah, ma quindi ti eri accorto che prima c’ero anch’io? Vuol dire che non sono del tutto invisibile!
Ma terzo: confesso sotto sotto di essere felice che non mi abbia dimenticata.

Ragiono sulla risposta da dare alla sua ironica domanda. Ovviamente non voglio dargli a vedere che mi sono offesa. Non farebbe altro che alimentare le sue frecciatine.
«Ho fretta di tornare a casa», dico tranquilla. In realtà eravate così impegnati a parlare, tu e Priya, che non volevo rischiare di disturbarvi.
«Ho come l'impressione che il motivo sia un altro», ribatte infatti lui.
Sinceramente non mi va di far finta di non capire, quindi lo rassicuro: «Ho capito cosa intendi, ma non è come pensi.»
«Ammettilo, eri gelosa perché parlavo con la nuova.»
E te pareva.

«Non ti ricordi neanche come si chiama! Perché mai dovrei essere gelosa? Di te, poi!», gli sbotto con smodata ferocia.
Improvvisamente mi accorgo che non dovrebbe andare così. Io in questo momento dovrei seguire il consiglio di Rosalya; dovrei dichiarami a lui, non rispondere con lo stesso tono alle sue provocazioni! Ma con lui è inevitabile. Come puoi confidargli di essere innamorata, quando fa così l'arrogante?! Non c'è modo, è impossibile.

«D'accordo, quindi presumo non ti darà fastidio se iniziassi a frequentarla», proclama in tono serio, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni e facendo per tornare da dove era venuto.
Mi sento il sangue raggelarsi nelle vene. La mia bocca è completamente paralizzata.
«Non sembra affatto male. È sveglia, divertente... e poi è pure carina», aggiunge, tanto per rigirare ancora di più il coltello nella piaga.
Il mio primo impulso è quello di vomitare. Poi piangere. E poi ancora vomitare.

Ripresami a fatica da quelle parole, mi alzo rumorosamente dalla panchina, per cercare di non farlo andare via. Vedendomi, lui si ferma.
«Perché dovrebbe darmi fastidio?», gli urlo, allarmata.
No no, così non va! Non devo mettermi sulla difensiva, altrimenti perderò tutto!
«Perché io ti piaccio, ammettilo», mi sorprende beffardo, in un ghigno malizioso.

Rimango per metà sbigottita e per metà disgustata dalla sua sfacciataggine. Non mi sarei mai aspettata un atteggiamento tanto diretto da parte sua!
Poi però capisco.
Ma certo, è questo il momento giusto! È l’unica l’occasione che ho per farmi finalmente avanti! Per confessargli quello che provo per lui.
Ormai è inutile negare l'evidenza; non potrò tenerlo nascosto per sempre. Se non lo faccio ora, poi sarà troppo tardi.
Potrà andare bene ma anche male, ma non lo scoprirò mai se non ci provo.

«E va bene, hai ragione», pronuncio con disinvoltura ed eccitazione, meravigliandomi io stessa del coraggio inaspettato che mi è venuto. Noto il suo sorriso affievolirsi a questa mia frase.
...O adesso o mai più.
«Hai ragione, mi piaci.» Mentre lo dico sento le mie guance divenire incandescenti, ma non mi scompongo ed incrocio le braccia davanti al petto.

Silenzio.
Non dice niente. Rimane a fissarmi quasi interdetto, poi il suo sguardo si fa per un attimo corrucciato. In seguito, con mia grande sorpresa - ma anche no - scoppia in una fragorosissima risata.
Non può essere vero, sta accadendo sul serio! Ciò che avevo immaginato e temuto si sta realizzando proprio davanti ai miei occhi! Non voglio crederci.

In meno di un secondo sento le lacrime inondarmi il viso e il respiro mancare. Mentre lui continua a sbellicarsi, io mi volto velocemente.
Non capisco più nulla, ho la testa che potrebbe scoppiare da un momento all’altro. Mi sento come una bambina di otto anni. Umiliata e calpestata.
Guardo le mie mani: stanno tremando.
In quell’istante fortunatamente arriva l’autobus. Mi fiondo dentro cercando di non farmi vedere in faccia da Castiel, ma lui da dietro mi prende per un braccio, impedendomi di salire.
Non so come, ma riesco a liberarmi della sua presa e corro velocemente verso i sedili in fondo.

Ancora sconvolta, cerco di fare lunghi respiri per riprendere fiato. Poco dopo avverto qualcuno sedersi nel posto accanto a me.
«Ma la pianti di seguirmi?»
«Allora eri seria», si stupisce Castiel, accorgendosi delle mie lacrime.
Mi giro subito verso il finestrino. Non posso sopportare di farmi vedere in tale condizione da lui.
Con la coda dell'occhio, però, intravedo che riesce comunque a scorgermi a causa del riflesso del vetro, quindi piazzo una mano fra quest’ultimo e il suo campo visivo, per nascondergli la mia faccia gonfia dal pianto.

Passano diversi minuti di silenzio.
Metà del mio cuore lo odia per essere ancora qui ad infierire sull’accaduto. Possibile che non abbia niente di meglio da fare che perseguitarmi anche dopo la scuola?!
Ma l’altra metà si chiede come mai mi abbia seguita pure sull’autobus, nonostante casa sua sia da tutt’altra parte.
Nel frattempo smetto finalmente di piangere.

«Che avevi da fare di tanto importante, quel giorno dopo il picnic?» se ne esce di punto in bianco, come se nulla fosse.
Ragiono su ciò che intende dire e mi torna alla mente la settimana precedente, quando lo avevo invitato ad uscire al parco. L’unico ricordo positivo in mezzo a tutti i suoi scherni verso di me.
«C'era mia zia al telefono», rispondo in modo pacato, dopo essermi sfregata gli occhi.
«E cosa le è successo di così urgente? Le è morto il gatto?» insinua con un tono piuttosto brutale, che mi fa rimanere abbastanza sdegnata. Stranamente, però, sembra ci sia del malcontento nella sua voce.
«Le si sono chiuse le ali nelle porte dell'autobus», snocciolo con lo stesso suo tono.
Castiel soffoca una risata. «Patetica come scusa», esclama, «anche se devo ammettere che è parecchio originale; non l’avevo mai sentita prima!»
«Ma non è una... Oh...!» È inutile stare ad insistere: non mi crederebbe mai.

«Quindi ne deduco che tua madre non gradisse la mia presenza», continua. Se prima c’era disappunto, ora scorgo una nota di rassegnazione nella sua calda e bassa voce.
Ma perché fa questi discorsi? Perché questo interesse improvviso? Perché insiste?!
«Ti ho detto che c'era mia zia al telefono. Mia madre non ce l'ha affatto con te», gli spiego, stufa. Penso piuttosto a mio padre, che di certo sarebbe stato tutt’altro che contento a vedermi insieme ad un ragazzo.
Poi lui, con voce ancora più bassa, aggiunge «Chissà cosa sarebbe successo se non ci avesse interrotti.»
Mi volto a guardarlo seria. Rimango per un attimo colpita dall’intensità con cui mi sta fissando, ma riesco lo stesso a sostenere il suo sguardo.

Comunque ricordo benissimo cos’era accaduto quel giorno. Finito il picnic, mi aveva accompagnata a casa. Io ero sul punto di entrare, ma lui mi aveva detto qualcosa del tipo “Ehi, non così in fretta” e mi si era avvicinato pericolosamente.
Ma proprio in quel momento - indovinate un po’ - mia madre ci aveva interrotti, dicendo che mia zia mi voleva al telefono.

Tralasciando il tempismo perfetto di quelle due disgraziate, confesso che mi fossi fatta parecchi viaggi mentali riguardo l’improvviso e del tutto inaspettato atteggiamento di Castiel.
In seguito, tuttavia, non avevo più avuto l’occasione di parlare con lui riguardo a quell’episodio. Sia perché c’era stato di mezzo l’arrivo di Priya, sia perché non speravo in nulla di positivo per me.

«Cosa sarebbe dovuto succedere?» sbuffo, sforzandomi di apparire indifferente.
Castiel non risponde. Continua a scrutarmi col suo sguardo di ghiaccio. Ma è ghiaccio bollente, perché riesce a sciogliermi come un gelato al sole.
Rimaniamo a fissarci per svariati secondi, senza dirci nulla. Ad un tratto comincio a sentire caldo per davvero.
Non riesco a capire: non si è mai comportato in questo modo. Che ha intenzione di fare?!

Prima che possa conoscere la risposta, però, avvisto dietro le sue spalle, fuori dall’autobus, le case accanto alla mia, e mi accorgo che devo scendere.
«È la mia fermata.»
Gli lancio diverse occhiate per fargli capire che con lui parato davanti non posso uscire, ma non sembra intenzionato a spostarsi.
«È la mia fermata», ripeto. Faccio per scavalcarlo, ma lui si muove apposta in modo da restringere gli spazi vuoti e da bloccarmi ogni possibile via di fuga.
Non mi faccio problemi a spingerlo indietro a suon di gomitate, ma la sua forza supera la mia e, nel giro di pochi secondi, le porte del mezzo si sono già richiuse e io mi rendo conto che non ho fatto in tempo a scendere dall’autobus.







Buonasera!
Vi ringrazio per aver letto anche questo capitolo :) Sono proprio curiosa di sapere che ne pensate x)
Ne approfitto per ringraziare ancora tutti coloro che hanno recensito questa storia: siete dei grandi♡

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Capitolo 3
*** III ***




III




«Che avresti risolto con ciò?» Ancora in piedi, lo osservo con pietà. Seriamente, a volte mi sembra di avere a che fare con un bambino.
«Ti piaccio davvero?» mi domanda con aria stupita, portando le braccia dietro alla testa e stendendosi quanto più può sul sedile. Alzo gli occhi al cielo e sospiro.
«No», gli rispondo secca, per non dargli soddisfazione.
«Le tue lacrime dicono il contrario.»
Dopo avergli lanciato un’occhiataccia, mi risiedo. Tanto vale stare comodi, perché onestamente dubito che riuscirò a scendere alla prossima fermata.

Mi domando a che scopo mi stia sequestrando su un autobus. Dato che siamo nella stessa classe, ha tutto il tempo per assillarmi durante l’anno. Che vuole ottenere ora?
Magari si è gasato perché gli ho detto che mi piace. Anzi, dev’essere così.
Però mi torna in mente il suo commento su Priya: “Presumo non ti darà fastidio se iniziassi a frequentarla.” Ora, i casi sono due: o l’ha detto apposta per vedere come avrei reagito, o è davvero interessato a lei.
Ma qualunque sia la verità, mi viene da temere il peggio.

Ricordo ancora una volta le parole di Rosalya. Se è vero che Castiel fa il bastardo solo con le persone che gli piacciono, a questo punto avrebbe dovuto farlo anche con Priya.
Ma con lei non si comportava in quel modo. Quando le aveva parlato non c’era provocazione o malizia nella sua voce, ma un tono del tutto nomale! Quello che avrebbe usato verso un suo amico, o, perché no, la sua ragazza...
E considerando la reazione che ha avuto dopo aver ricevuto quel complimento - vedere Castiel che arrossisce è un’evento che capita una volta nella vita - è facile che sia sul serio interessato a lei.

Al solo pensiero mi si contorce lo stomaco.
Io per lui non sono altro che una stupida ragazzina da poter prendere in giro. Priya, invece, che è molto più matura, spigliata e interessante di me, lei sì che sarebbe la donna ideale per uno come Castiel.
Di colpo avverto un gelo improvviso invadermi per tutto il corpo ed il respiro accelerare. Guardo freneticamente fuori dalla finestra, ma la mia cara città ora accesa e piena di vita non aiuta. Dal riflesso scorgo ancora una volta il volto del mio compagno di classe che mi osserva sorridendo.
Sentirmi il suo sguardo addosso mi dà incredibilmente fastidio.
«La smetti di fissarmi?!» gli sbraito girandomi di scatto in preda al disagio. Lui ridacchia e torna a guardare davanti a sé.

«Verso dove stiamo andando?» se ne esce dopo qualche secondo, esaminando il paesaggio fuori dal finestrino. Con tutta probabilità si aspetta che io conosca il tragitto dell’autobus.
«Verso dove non dovrei essere in questo momento», lo rimbecco prontamente. Lo sento sghignazzare per la mia acuta risposta, e ciò mi fa per un attimo arrossire.

Passano altri minuti di silenzio; poi, placata per buona parte l’inquietudine che mi aveva colto, decido di parlargli. «Si può sapere perché non mi hai lasciata scendere? Che vuoi da me?»
«Voglio solo che ammetti che ti piaccio», afferma quasi con noncuranza, allungando la testa per vedere meglio la strada oltre ai sedili.
«Ti ho già detto di sì e tu ti sei messo a ridere come un deficiente», sbotto decisa. Non mi preoccupo se l’insulto lo fa arrabbiare. Arrivati a questo punto, che mi odi pure.
Però lui sembra divertirsi ancora di più, e, come al solito, ridacchia di gusto. «Non pensavo facessi sul serio.»
Ha ragione. È talmente folle ciò che ho fatto, che anche io al suo posto non ci crederei. Come si può pensare di dichiararsi ad uno come Castiel e pretendere di concludere qualcosa?
È veramente imbarazzante. Soprattutto sapendo che lui non ricambia affatto.

«E invece ero seria», replico nel tentativo di valorizzare il coraggio che quel gesto aveva comportato.
«Quindi eri davvero gelosa mentre parlavo con Priya», afferma poi, inarcando la bocca in un sorriso soddisfatto.
Sento il fumo uscire dalle orecchie e subito penso ad una frase con cui ribattere. Ma mi rendo conto che non c’è modo di confutare quella tesi.
Mi è penoso ammetterlo, ma è tutto amaramente vero. Mai mi era capitato di provare una gelosia tanto grande.
Non potendo controbattere, opto per la strada del silenzio.

E me ne pento subito, perché lui ha pronta un’altra frecciata delle sue. Una delle più subdole, per giunta.
«Ti farà piacere sapere che ho fatto apposta ad essere socievole con lei solo per vederti sclerare.»

Respiro con calma. Non devo perdere la pazienza. Non devo prenderlo a pugni. Devo stare tranquilla.
Nonostante nel mio cervello il tasso di risentimento verso di lui sia salito oltre la soglia minima della sopportazione, trovo comunque lo spazio per un pensiero piccolo piccolo. Castiel sapeva già che fossi invaghita di lui! Per forza, altrimenti non si sarebbe comportato così con Priya!
Beh, diciamo che il mio sentimento era piuttosto prevedibile: credo che pure un idiota l’avrebbe capito. Infatti anche Rosalya ci era arrivata, quindi...

Mi volto a guardarlo con disprezzo. «Sei un infame, sappilo.»
Per tutta risposta lui si mette a ridere come è ormai suo solito fare.
«No, dico sul serio!», esplodo, «Tu non fai altro che prendermi costantemente in giro. Ogni sacrosanto giorno! Ti prendi gioco di me e non consideri minimamente i miei sentimenti. Forse non lo capisci, ma a me dà fastidio! Pensi di essere tanto spiritoso, ma credi che io mi diverta?»
«Dici così, ma in realtà sei contenta di farti punzecchiare. Ti conosco troppo bene», dice lentamente, continuando a sorridere.
«No, non mi conosci affatto!» gli urlo in faccia.
«Invece tu pensi di conoscere me?!» grida improvvisamente, girandosi di scatto nella mia direzione. Il suo tono è cambiato. Il suo solito ghigno è scomparso: ora c’è cattiveria nella sua voce.

«Credi che lo faccia perché mi piace essere spiritoso? Perché sono uno stronzo e basta?»
Vorrei rispondergli di sì, che lui è uno stronzo. Il più grande di tutti. Ma quelle sue parole mi trattengono dal farlo. Che significano? Vuol dire che c’è un altro motivo alla base delle sue molestie?
Aggrotto la fronte, confusa. Non capisco. Voglio sapere di più.
Lui sembra quasi accorgersi di aver detto troppo e distoglie lo sguardo da me. Ma io non mi arrendo. Voglio andare fino in fondo alla questione.

«E allora qual è la vera ragione del tuo trattarmi così?» domando con una calma forzata.
Non dice più niente. Si limita a fissare i vetri dell’autobus con espressione alterata.

«Ehi, rispondimi», insisto, strattonandolo per un braccio.
In quel momento arriviamo ad un’altra fermata. Il veicolo sospende la sua corsa e le porte si aprono. Lui si alza dal sedile, ma velocemente lo afferro per la giacca. «Non ignorarmi, Castiel!»
Con un movimento brusco si libera dalla mia presa e pronuncia, sconvolto: «Perché mi piaci anche tu, va bene? Era quello che volevi sentire, no? Ora sei soddisfatta?»

Uno strano ronzio si fa largo nelle mie orecchie. Poco più sotto temo che il cuore si sia fermato.
Che cosa ha detto!
Non può essere vero. Questo non è il mondo reale. No, non è concepibile una cosa simile.
Siamo in un universo parallelo. Un posto in cui i sogni si realizzano, in cui Castiel non è un bastardo e non lancia solo frecciatine.
Proprio per questo non può essere reale.

Deglutisco, cercando di controllare il battito che nel giro di un millisecondo è salito a mille.
«Non mi freghi. Non ci credo», riesco solo a dire, poco convinta.
«E non crederci», ribatte lui con disprezzo, prima di voltarsi e scendere definitivamente dall’autobus.

Grazie all’ultimo misero barlume di ragione che mi è rimasto riesco ad uscire pure io, ignorando gli sguardi allucinati dei pochi passeggeri rimasti sul bus.
Mi guardo intorno, chiedendomi in che zona della città sia finita. Dalla modestia delle case sembra essere la periferia.
Dieci metri più avanti scorgo la figura di Castiel che avanza senza una meta. Dopo una piccola corsa lo raggiungo.

«Dove stai andando?» gli domando pacatamente, sforzandomi di guardarlo in faccia. Ma lui non risponde, anzi accelera il passo fino a precedermi.
Comincio veramente a spazientirmi per la sua testardaggine.
Dopo essere rimasta per qualche secondo a fissare la sua schiena, decido di farmi coraggio e di bloccarlo afferrandolo per un braccio. «Su, fermati», gli dico, ma lui è tutt’altro che intenzionato ad ascoltarmi e continua a procedere nonostante la mia stretta ferrea.

Provo quindi a prenderlo per entrambe le braccia e a tirare con tutta me stessa, ma l’operazione si rivela inutile. Com’è possibile che sia così forte?! Non solo non lo smuovo di un centimetro; vengo pure trascinata per diversi metri lungo la strada!
Agli occhi di un passante sembreremmo sicuramente io Babbo Natale e lui una renna.

Ad un certo punto, senza preavviso, Castiel arresta di colpo il passo, facendomi finire col muso dritto contro la sua giacca di pelle. Mentre mi massaggio il naso con irritazione, lui svolta a destra, imboccando una stradina che porta verso il lungomare.
Sì, siamo decisamente in periferia.

Dopo averlo seguito, rimango piacevolmente sorpresa alla vista dei grattacieli che da lontano si affacciano sull’oceano. Non ero abituata a vedere la città da questa prospettiva!
Scorgo il mio compagno di classe dirigersi verso una panchina poco distante dalla spiaggia e decido di sedermi accanto a lui.
A parte noi due non c’è praticamente nessuno in giro; sembra quasi la stessa atmosfera che c’è di notte.

Mi volto a guardare Castiel.
Sta fissando il mare davanti a sé; ma non con sguardo perso, come ci si aspetterebbe. La sua determinazione gli permette di rimanere coi piedi per terra anche in un momento imbarazzante come questo.
È per questa sua caratteristica che mi piace.

In ogni caso, dev’essere sicuramente scosso per ciò che mi ha detto. Immagino non sia stato facile per lui esternare i propri sentimenti. Così come non lo era stato per me.
Magari ha bisogno di restare solo.
Sì, forse è meglio che me ne vada. Dopotutto è terminata già da tempo la mia prigionia: standogli così addosso rischio di sembrare troppo pressante. Inoltre a casa i miei si staranno chiedendo che fine abbia fatto.

«Beh, io vado. Ci vediamo domani a scuola», pronuncio educatamente alzandomi dalla panchina.
«Aspetta, dove vuoi andare?», esclama con stupore, «Resta qui.»
Anche se il suo sembra più che altro un ordine, sento uno strano calore farsi largo in me. Mi guarda con due occhioni da cerbiatto: come potrei dirgli di no?!
Obbedisco e mi risiedo.

Castiel rimane ad osservarmi in un modo alquanto languido che non gli avevo mai visto prima. Inizio a provare la stessa sensazione di disagio che ho quando mi fissa, ma fortunatamente dopo qualche secondo sposta lo sguardo verso terra, chinandosi con i gomiti sulle ginocchia e mettendo la testa fra le mani.

Le parole di prima mi rimbombano nella mente.
Possibile che sul serio ricambi i miei sentimenti!? È qualcosa di talmente incredibile che fatico a rendermene veramente conto.
Per tutto questo tempo sono stata fermamente convinta che per lui non valessi più di una semplice compagna di scuola. A volte mi sentivo pure ridicola a sperare di avvicinarmi così tanto ad uno così.
Invece salta fuori che anche lui era interessato a me! Non faceva altro che infastidirmi, quando in realtà gli piacevo! Però bisogna ammetterlo: è stato davvero bravo a celare ciò che provava nei miei confronti.

Ora che ci penso io e lui abbiamo reagito nello stesso modo di fronte alla dichiarazione dell’altro. Entrambi abbiamo pensato che stessimo scherzando.
Questo particolare mi fa sorridere: forse siamo più simili di quanto pensavo.

«Senti...», borbotta d’un tratto, girandosi nuovamente verso di me, «Scusami se ho sempre fatto il cretino. Non mi rendevo conto che a te desse fastidio. Pensavo ti facesse piacere, ecco.»
Non riesco a credere alle mie orecchie. Castiel che si scusa?!
Però sembra veramente sincero... dalla sua voce traspare tutto l’incredibile sforzo che ha dovuto compiere per dirlo. Mi fa una tenerezza!

In un certo senso mi sento lusingata: lui cercava solo di dimostrare il suo interesse verso di me, perché ci teneva. Se l’avessi saputo prima, di certo ora il nostro rapporto sarebbe diverso.
Mi chiedo che cosa succederà da adesso in poi.
Io desidero con tutto il cuore approfondire la nostra relazione, ma lui? Dopotutto mi ha semplicemente detto che gli piaccio. Non che è interessato a qualcosa di più serio.
Chissà quante altre ragazze gli piacciono. Potrei mai essere alla loro altezza?

«Scusami anche tu. Pure io ho esagerato», gli confido grattandomi la testa e sforzando un sorriso.
«Allora...» Dopo qualche secondo di silenzio si tira su e allunga una mano verso di me «...tregua?»
La osservo per un istante. Se la stringo tutto cambierà: il rapporto amore-odio che ho con Castiel non sarà più lo stesso. Saprò affrontare questa trasformazione?

Faccio un lungo respiro. «Tregua», rispondo afferrandola.
Il mio compagno di classe sembra contento, perché subito dopo tira la mia mano verso di lui, facendomi finire immancabilmente tra le sue braccia.

Rimango del tutto spiazzata da quell’imprevedibile mossa e in un attimo vengo travolta dal suo calore e dal suo profumo...
La sua mano stringe ancora la mia, mentre l’altra la sento scivolare e premere attorno alla mia schiena, costringendomi così ad aumentare il contatto fra i nostri corpi.
Prego il mio cuore di non cedere all’emozione e, con molto imbarazzo, ricambio il suo abbraccio.

Nonostante il mio volto abbia senza dubbio preso fuoco, riesco stranamente a rimanere lucida, e a comprendere, quindi, che quella che provo in questo momento è gioia pura.
Ma non tanto perché mi trovo stretta fra le braccia della persona che mi piace; quanto perché sento che in questo preciso istante qualcosa si è smosso.

Dopo tanto tempo di conoscenza è la prima volta che so con certezza quello che Castiel vuole. E non posso che esserne felice. Perché grazie al coraggio che ha richiesto la mia dichiarazione, ha capito chi sono realmente: ha finalmente smesso di trattarmi come una bambina.
E può stare certo che non si è sbagliato. Gli dimostrerò che, se lo voglio, posso essere addirittura migliore di Priya e di qualunque altra. Gli farò scoprire lati di me che non aveva mai visto.

Il tempo degli scherzi è finito, caro Castiel.
Il vero gioco comincia ora.







Hola ragazze :D
Eccoci quindi giunte alla fine.... Spero che abbiate apprezzato questa storia, e ringrazio come sempre quelle che hanno recensito e l’hanno inserita fra le preferite/ricordate/seguite ^_^
Nel complesso sono abbastanza soddisfatta di come è andata (anche se il finale non mi convince ancora del tutto :°D), e ora che la rileggo posso notare che Castiel è alquanto diverso da quello del gioco. Qui è certamente più scherzoso e burlone...Però secondo me è così che si comporterebbe con le persone a cui tiene. Ho voluto un po’ lasciare da parte il suo lato scontroso perché è quello che detesto in lui, e renderlo più giocherellone. Mi auguro che abbiate preferito questa visione diversa di Cass xD È diverso, sì, però mi piace quando l’autore dà un’interpretazione sua del personaggio e non lo copia pari pari dal gioco.

Detto questo, vi saluto, e vi ringrazio per l’ultima volta :)
Un bacio e alla prossima!


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