Lupin III-L'abbraccio

di Fujikofran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di nuovo loro ***
Capitolo 2: *** Rebecca Rossellini ***
Capitolo 3: *** L'annuncio ***
Capitolo 4: *** Il furto ***



Capitolo 1
*** Di nuovo loro ***


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Dopo sei mesi di inattività lavorativa, l’avevano chiamata di nuovo per un lavoro. “Ah, finalmente non è il solito call center che mi propone una tariffa per la linea del telefono fisso”. Franca Strangoni, storica dell’arte il cui legame coi suoi studi, a livello occupazionale, era sempre stato fare la sorvegliante nei musei o la hostess agli eventi sull’arte, era stata chiamata per un nuovo impiego. Anzi, non poteva iniziare se non aveva effettuato un “training”, ossia conoscere tutto ciò che riguardava i suoi compiti. 
 
"Dai, finalmente! Sono felice per te, allora dobbiamo festeggiare! Andiamo al nostro affezionato sushi bar?" le scrisse via messaggistica istantanea Anna, una delle sue più care amiche.
 
Festeggiare che cosa? Franca non era poi così contenta di continuare a svolgere questi lavori a chiamata. Ma era meglio che niente e alla gente, abituata a vederla quasi sempre disoccupata, il fatto che ogni tanto qualcuno si degnasse di darle un impiego, sembrava quasi un avvenimento memorabile. Ma questo le dava fastidio e, la mattina del famoso “training”, uscì di casa nervosa. Parcheggiò la sua auto lontana dalla destinazione e, non appena arrivata, si sentì risollevata nell’osservare il gioiellino in cui stava per fare ingresso: il chiostro del Bramante, posto che lei aveva sempre amato e dentro il quale aveva visto delle mostre che le erano rimaste impresse. 
 
-Benvenuti al nostro training. Mi chiamo Paola Natali e sono la vostra trainer. Allora, non so se lo sapevate già, ma questa mostra, intitolata “Essenze di modernità” è temporanea, durerà solo una settimana. Qualcuno di voi ha esperienze piuttosto lunghe su come si faccia sorveglianza, durante cose di questo tipo- disse subito colei che stava dando istruzioni ai dieci giovani – sarete stati certo abituati a lavorare su turni. Bene, qui di turni non ce ne sono, si lavora dalle 9 di mattina alle 19 di sera e avrete una sola pausa, di un’ora e a pranzo-
 
Tutti si guardarono senza proferire parola, ma l’istruttrice, oltre a dare maggiori indicazioni e di tipo tecnico, illustrò la forma contrattuale e soprattutto la paga:3000 euro ciascuno. A Franca stava per venire un colpo, abituata a compensi da fame. 
 
-I soldi non ci sono di certo piovuti dal cielo e, tra i dipinti esposti, c’è anche il famoso “L’abbraccio” di Gustav Klimt, ragazzi. Per far tutto questo c’é stato l’intervento di una “fan” del chiostro del Bramante e dell’Art Nouveau che ha voluto fortemente finanziare questa mostra:Rebecca Rossellini. Avete presente la milionaria il cui padre ha una catena d’alberghi in tutto il mondo? Bene, se verrete pagati così tanto il merito è solo suo, certamente non del Comune di Roma né di qualche banca filantropa. Anche perché l’ingresso al pubblico sarà gratuito-
 
Franca faticava a seguire le istruzioni, mentre percorreva le aree che stavano per ospitare la mostra. Pensava al lauto compenso e soprattutto cercava di fare mente locale su chi fosse Rebecca Rossellini. Poi un ragazzo fece una domanda all’istruttrice:
 
-Ma la Rossellini non è quella che ha sposato il famoso ladro Lupin III?-
 
Franca trasalì, sentendo nominare Lupin III. Aveva letto la notizia sul web, dato che i tg non li seguiva quasi mai, e non aveva mai telefonato al ladro per fargli gli auguri. Lo conosceva bene, ma nessuno doveva saperlo. Pensare a lui automaticamente la portava a rivolgere il proprio pensiero all’altro:Daisuke Jigen, che non era solo il braccio destro di Lupin III, ma anche l’uomo a cui lei era legata sentimentalmente. O, almeno, lo era stata e non sapeva se lo fosse ancora.
 
-Franca?-
 
-Eh?-
 
Paola Natali si era accorta che in quel momento stava prestando poca attenzione al training. Franca non voleva di certo essere sbattuta fuori e perdere, così, i suoi 3000 euro, ma pensare a Jigen era, ogni volta, come ritrovarsi in un’oasi verde in mezzo al traffico urbano. E poi...chissà dove era in quel momento, lui, se stava bene, se l’amava ancora oppure era finito tra le braccia di un’altra donna. Franca, al momento, non voleva finire tra le braccia del cugino di una sua amica, più appiccicoso del mastice fresco. Più non le piacevano, più le stavano addosso, ormai ci era abituata e, pensare a Jigen, l’unico che avesse saputo amarla negli anni più recenti, per lei era bello quanto doloroso, perché dall’oasi in mezzo al traffico era sempre e comunque costretta ad uscire. 
 
Non vedeva l’ora che finisse, quel maledetto training, e provare a mandare un messaggio a quell’uomo che aveva tanta voglia di vedere, sentire, abbracciare e, soprattutto, amare. Ma doveva resistere, sapeva benissimo che gli uomini non vanno cercati troppo, altrimenti si montano la testa e anche Jigen avrebbe potuto farlo. Per fortuna la distrasse la presenza di Salvatore, la guardia giurata che lei aveva conosciuto quando lavorava alla Galleria Borghese. Le faceva simpatia, quel giovane partenopeo rasato a zero, corpulento e sempre sorridente. Una brava persona, marito e padre affettuoso che non disdegnava, ogni tanto, radunare i colleghi per una cena in pizzeria. Ogni volta che Franca vi prendeva parte, tornava a casa con l’animo rigenerato. 
 
Tornata a casa, si mise in tuta e andò a correre al parco vicino. “Mi farà bene”, pensò. Portò con sė il suo smartphone e inviò un sms a Lupin. “Chissà se il suo numero è ancora questo” si domandò. Mentre correva, il telefono squillò e Franca ricevette la telefonata da colui a cui aveva mandato il messaggio. 
 
-Ti sei sposato?- fu la prima cosa che riuscì a dirgli.
 
-Sì, cara...diciamo che, però, è una situazione un po’ particolare, per potertene parlare al cellulare. Comunque Rebecca e io siamo a Roma, arriverà anche Jigen e credo anche Fujiko e Goemon. Nel frattempo potremmo vederci e ti presenterò Rebecca, se vuoi-
 
-Rebecca potrei già conoscerla alla vernissage della mostra al Chiostro del Bramante, quella finanziata da lei-
 
-Sì sì, so tutto:sei stata chiamata per lavorare durante la settimana della mostra-
 
-Bravo...comunque, se vuoi presentarmi Rebecca spero accada lontano da casa mia, non vorrei paparazzi intorno-
 
-No, no, ma a casa nostra: la casa di Rebecca a Roma-
 
-Ah, quindi tu e lei vivete lì?-
 
-Sì, sull’Appia Antica…è enorme e ci viviamo tutti, manchi solo tu, insieme a noi-
 
-Io ho già una mia casa, non ne ho bisogno-
 
Franca sentiva nuovamente odore di guai, perché, ogni volta che Lupin giungeva a Roma, lei veniva coinvolta in qualcosa che le movimentava la vita ma, allo stesso tempo, gliela complicava e, addirittura, metteva in pericolo. Decise di uscire con delle sue amiche, una delle quali era in procinto di sposarsi e non parlava di altro. In quel momento, paradossalmente, desiderava che Lupin giungesse a complicarle la vita. 
 
-E tu, Franca? Quando ti sistemerai? Un bravo ragazzo, bello…- le domandò la futura sposa, ma lei non rispose e si limitò a un sorriso, come per dire “Fatti gli affari tuoi!”
 
Se ci pensava, Franca avrebbe potuto risponderle: “Ho un bel ragazzo, anche bravo, per certi versi. Solo che va in giro con una Magnum 357, ruba e, se in pericolo di vita, uccide pure”. Ma le avrebbe mai creduto, la sua amica?
 
Tornata a casa, Franca fu colta da spleen, anche se era venerdì e aveva il weekend in pugno, prima di iniziare a lavorare alla mostra il lunedì successivo. Decise di prepararsi del the verde originario del Giappone. “Toh, me l’aveva regalato Goemon”, pensò tra sé e sé.  Accese la tv e fece zapping, svogliatamente, poi sentì che sul suo smartphone era arrivato un sms. “Spero che non mi arrivino ancora messaggi sulla serata di stasera e sul matrimonio…” pensò. Ma si sbagliava di grosso. 
 
“Il tuo numero…ce l’ho sempre con me, potrei tatuarmelo, se prometti che non lo cambierai mai” recitava il messaggio .
 
Franca credeva di essere stata vittima di uno scherzo da parte delle sue amiche, ma loro, pur facendo spesso battute davanti a lei, non erano mai arrivate a fingersi qualcuno interessato a conoscerla. Quelle erano cose che le accadevano quando non abitava a Roma. 
 
“Il tuo numero purtroppo non posso tatuarmelo, perché non so di chi sia. Se mi dirai chi sei ti prometto che non lo cambierò” ripose lei.
 
Non ricevette risposta, ma una foto, che la fece trasalire. Vedere quel sorriso appassionato, ammiccante, lo sguardo penetrante e quella barba così originale…Jigen, pronto nuovamente a ridurre ai minimi termini la fermezza d’animo di Franca. Non gli rispose, anche se voleva chiamarlo, per dirgli: “ti prego, passiamo insieme la notte e il giorno dopo e l’altro ancora”. Era vero che non capiva più niente, quando lui si faceva sentire, ma non voleva nemmeno perdere la ragione, anche se le erano venute le palpitazioni. No, non poteva salvarsi: fu lui a chiamarla.
 
-Non pretendo di vederti e di irrompere nella tua vita, come sono solito fare, da quando ti conosco, però quando vengo a Roma…tu sei Roma, per me, e non posso fare a meno di pensarti. Perdona la mia vigliaccheria. E scusami se cambio spesso numero: è per non farmi intercettare, lo sai-
 
-Figurati…non preoccuparti. Quanto a noi, io…io…ti aspetto domani mattina a casa, se vorrai passare con me il fine settimana. Sempre se non hai impegni-
 
-Veramente io avevo un’altra idea: passare da te per portarti a pranzo ai Castelli Romani. Che ne pensi? Verrò con l’automobile che mi ha prestato Rebecca. Ti piacerà. Domenica, invece, siamo invitati a pranzo a casa sua-
 
L’aveva di nuovo legata a lui, ma era quello che, in fondo, lei voleva.
 
 
Avevano trascorso un sabato piacevole e spensierato, Franca e Jigen. Avevano pranzato a Castel Gandolfo, gustato la bellezza del suo centro storico -un vero gioiellino- e poi avevano trascorso il pomeriggio passeggiando a Frascati, mano nella mano e fermandosi a guardare il sole che tramontava e rendeva il cielo un po’ giallo e un po’ rosso. “Come la Roma”, fece notare Jigen, che poi diede un bacio alla donna che aveva desiderato  tanto rivedere. La sera, un po’ stanchi, avevano ordinato una pizza a domicilio e mangiata da Franca. Poi si erano messi a guardare un film, sul divano e Jigen era steso, poggiato con la testa sulle gambe della sua ragazza, che gli accarezzava i capelli e la barba. 
 
-Ti amo- gli mormorò, facendo però in modo che non la sentisse, ma si sbagliava.
 
-Anche io- le rispose, infatti, sollevandosi per darle un bacio sulle labbra. 
 
Faticavano a seguire il finale del film, non vedevano l’ora che finisse per andare a letto. Non era di certo la stanchezza, a spingerli poi fino alla camera. Trascorsero una notte a fare l’amore, ma anche a parlare delle loro rispettive vite, così diverse eppure entrambe caratterizzate da una certa malinconia, che rimaneva come sottofondo nel loro animo. La mattina seguente, appena svegli, Franca aprì la finestra e il sole entrò nella camera, illuminando il letto, nel quale Jigen si era appena svegliato e se ne stava con le spalle appoggiate alla testiera e lo sguardo rivolto verso la ragazza, che, quando si girò, rimase incantata nel vedere che il lenzuolo gli lasciava scoperto il busto. 
 
-Come vedi non ho toccato nemmeno una sigaretta…contenta?- disse lui, sorridendole. 
 
-Sei bellissimo…- riuscì a rispondere Franca, come inebetita.
 
-Vieni qui, dai…non voglio ancora alzarmi-
 
-Beh, non possiamo far tardi, Rebecca ci aspetta e l’Appia Antica non è vicina-
 
-Ce la faremo, stai tranquilla

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Capitolo 2
*** Rebecca Rossellini ***


Franca sembrava perdersi, nel grande giardino antistante la villa di Rebecca Rossellini, immersa nel parco dell’Appia Antica. Jigen le fece strada a la condusse all’ingresso, dove, con un bicchiere di prosecco in mano, l’aspettavano Fujiko e Goemon, per salutarla. Dei camerieri stavano allestendo un buffet all’aperto, tra tavoli e sedie bianchi e di buon gusto. Poi arrivarono Lupin e Rebecca, che si presentò a Franca, la quale, durante la rituale stretta di mano, avvertì che quella ragazza, dal viso dolce e sorridente, le stava già simpatica. “La moglie di Lupin”, pensò, anche se Jigen le aveva accennato che la situazione era un po’ particolare e che era un matrimonio adatto solo alle riviste di gossip. Però i due “sposini” indossavano la fede. 

-Venite a prendere l’aperitivo- disse poi Rebecca, uscendo fuori di corsa, con aria raggiante.

Franca la osservava e pensava che forse Lupin aveva finalmente trovato la donna della sua vita, sembrava la sua versione femminile. Il sole che accompagnava l’aperitivo all’aperto rendeva l’atmosfera piacevole, oltre al fatto che le tartine che accompagnavano il prosecco era squisite. 

-E così finalmente sto conoscendo una delle persone che lavorerà per me, da lunedì nonché la fidanzata di Daisuke Jigen- disse Rebecca, avvicinandosi a Franca, che le sorrise.

-Già… perdona il mio imbarazzo, se mi definisci la fidanzata di Daisuke Jigen-

-Lo so, lo so, è qualcosa di strano, come il mio matrimonio con Arsene…però, guardalo, non è delizioso? Sono così felice di essere legata a lui, in un modo o nell’altro-

Franca non capì il senso delle ultime parole della ragazza, ma non le fece domande, per non sentirsi inopportuna.

-Hai già avuto modo di vedere la collezione?- le chiese Rebecca.

-Sì…mi piace molto, con tutti quei dipinti in stile Art Nouveau, in particolare “Il ritratto di Adele Bloch Bauer” e “L’Abbraccio”…amo quello stile-

-Siamo in due! Ho avuto l’opportunità di portare in Italia alcuni dipinti che ho a cuore da tanto tempo. Ci tenevo che l’evento fosse a Roma, perché sono molto legata a questa città e poi mio marito mi ha detto che potevo contare su uno staff di ottime hostess e guardiani, in particolar modo te, Alice Cruciani e Salvatore Aiello. La vostra trainer, invece, non la conosco, ma sicuramente sarà in gamba-

-Mi stai forse dicendo che sono stata raccomandata, in un certo senso?-

-Beh, sì…ma non l’ho fatto per seguire una prassi tutta italiana: ci tenevo a lavorare con persone di cui fidarsi. E poi volevo conoscerti. Ora mi devi scusare, ma devo andare in cucina a dare delle dritte ai cuochi. Ho saputo che tu ami il millefoglie e voglio controllare che sia arrivato. Ho fatto anche arrivare dei dolcetti giapponesi per Goemon e una Apple Pie per Jigen. Il dolce che mangeremo Arsene e io sarà un mont-blanc, che so che a te non piace-

Mentre i tre uomini della banda parlavano, Franca beveva il prosecco e si guardava intorno, con un sorriso abbozzato e il flute quasi vuoto in mano. Il lusso da cui era circondata non l’aveva mai visto, nemmeno ai matrimoni di alcuni suoi amici. O, meglio, non era mai stata in un luogo la cui magnificenza, bellezza ed eleganza, erano concentrati nelle mani di una sola persona. Le si avvicinò Fujiko, per un cin cin. Il suo italiano era migliorato, così come lo era sembrato quello di Goemon. 

-Come hai trovato il tuo Jigen?- le domandò –eh, il suo fascino è inimitabile…te lo sei scelto bene, Franca-

-Beh, non è che io e lui siamo proprio…-

-No no, siete splendidi insieme. Goemon e io, invece, ultimamente abbiamo attraversato un momento di crisi-

-Mi spiace. Comunque, può capitare-

-Ma è stata colpa mia, sai? Quando Lupin si è sposato, io ci sono rimasta male. E Goemon si è infastidito. Gli ho spiegato che temevo che quel matrimonio avrebbe potuto compromettere la tenuta della nostra banda, visto che lo sposo sembrava intenzionato a cambiare vita. Invece non era così, ma Goemon si è sentito improvvisamente rifiutato, come se io non lo amassi più-

-Beh, spero che chiarirete quanto prima-

-Sì , abbiamo chiarito e stiamo pensando di sposarci e mettere su famiglia. Forse saremo noi a cambiare vita, invece che Lupin. Ovviamente tu sarai invitata al nostro matrimonio, perché vorremmo sposarci qui in Italia-

A un certo punto, i tre ladri si girarono verso le due donne e si misero a ridere. 

-Che avete da ridere, idioti?- domandò Fujiko, mentre Franca preferì non proferir parola.

-Stavamo dicendo che siete belle, hi hi hi- rispose Lupin, poi Jigen e Goemon si avvicinarono alle loro compagne. Jigen si tolse il cappello e lo appoggiò sulla testa di Franca, prima di darle un bacio sulla guancia. Goemon approfittò di un attimo di distrazione di Fujiko, che stava parlando con Lupin (e colpendolo con la sua borsetta, per scherzo), per guardare Franca e sorriderle, ma questa volse lo sguardo altrove, per non arrossire, dato che non aveva mai dimenticato quando lui, una volta, l’aveva baciata.

Il pranzo era finalmente pronto, Rebecca e Lupin invitarono tutti ad accomodarsi all’interno della villa, arredata in maniera moderna e quasi minimale, anche se non mancavano i colori caldi e un caminetto, nel soggiorno. La grande vetrata che faceva da ingresso permetteva alla luce del sole di filtrare all’interno della casa e quella giornata, per Franca, non sarebbe sicuramente finita nel dimenticatoio, soprattutto il momento in cui, dopo pranzo, si recarono tutti in giardino, dopo aver sorseggiato il caffè e il cosiddetto “ammazza-caffè”: c’era una bella atmosfera. Rebecca aveva tutta l’attenzione su di sé, mentre parlava del viaggio di nozze che voleva fare con Lupin, che spesso faceva battute simpatiche per prenderla un po’ in giro, ma lei non se la prendeva; al contrario, sembrava divertirsi e lo guardava con occhi languidi. 

-Credo sia proprio innamorata-mormorò Franca nell’orecchio di Jigen, che, seduto  dietro di lei, la teneva abbracciata.

-Ma non come io di te- rispose l’uomo.

Goemon e Fujiko decisero poi di ritirarsi in camera, volevano riposare.

-Piccioncini…avete bisogno del pisolino digestivo?- domandò Lupin.

-Sì…fallo anche tu, ne avresti bisogno- rispose Fujiko, un po’ seccata.

-Beh, in effetti abbiamo mangiato anche troppo- commentò Rebecca –però è difficile credere che quei due vogliano solo riposarsi, dopo essere stati in disparte a sbaciucchiarsi-

-Allora, noi ‘sopravvissuti’ all’abbiocco pomeridiano vogliamo far un brindisi con un altro bicchierino di digestivo?- chiese Lupin, per cambiare discorso, e tutti erano d’accordo nel voler bere ancora un po’.

E la malinconica luce del sole del pomeriggio sembrava voler fare loro compagnia.




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Capitolo 3
*** L'annuncio ***


Il giorno successivo, il Chiostro del Bramante venne aperto solo per far conoscere la mostra alle istituzioni e ai media. Infatti, erano presenti il Sindaco di Roma, l’Assessore alla Cultura e persino il Ministro dei Beni Culturali. I media presenti erano tv, giornali e testate online nonché alcuni blog specifici sull’arte. Franca stava svolgendo egregiamente il suo compito e, non appena notò che all’inaugurazione della mostra c’era anche l’ispettore Zenigata dell’Interpol, fece finta di non vederlo, ma lui l’aveva notata già da un po’ di tempo e la cosa le stava mettendo una certa ansia.  
Poco dopo, ci fu un calo di corrente e le sale erano meno illuminate, perché era comunque tarda mattinata. Fu preparato un buffet e gli invitati si avvicinarono al tavolo imbandito, ma sobbalzarono un po’ tutti nell’avvertire che qualcuno, dalla stanza dei dipinti di Klimt, si era messo ad urlare come se stesse dando in escandescenza. Franca aveva riconosciuto la voce di Zenigata, che poi corse a chiamare Salvatore e un poliziotto che era con lui. Anche altri presenti, incuriositi, si precipitarono nella sala, in primis il Ministro e il Sindaco. Franca ordinò a una collega di andare nella zona del buffet e raggiunse il luogo in cui Zenigata stava sbraitando con Salvatore.

-Meno male che voi siete la sorveglianza!- ripeteva spesso l’ispettore –ma voi siete i soliti italiani disorganizzati e inefficienti!-

-Ispettò, io sono qui per fare il mio dovere e lo sto facendo, non le permetto di offendermi-

-Eh, già, caro Aiello, e questo fa parte del suo lavoro?- domandò Zenigata, raccogliendo e mostrando un biglietto che era stato collocato ai piedi de “L’abbraccio” di Klimt.  “Verrò a rubare ‘L’abbraccio’ del grande Gustav Klimt, mercoledì sera. Lupin III” recitava il messaggio. 
Franca incrociò per la prima volta lo sguardo di Zenigata, ma fu quest’ultimo, stavolta, a far finta di non vedere. Chiamò poi la stampa e le istituzioni e si fece intervistare:

-Lupin ha lanciato la sua sfida, ma, a voler effettuare il colpo, potrebbe essere Rebecca Rossellini, la sua neo-sposa…non è la prima volta che la ragazza si mette a giocare a “guardia e ladri” spacciandosi per Lupin. Ad ogni modo: questo quadro non uscirà da qui, a costo di smettere di mangiare, bere e dormire…io non mi muoverò più da questo posto!-


La pausa pranzo di Franca risultò piuttosto indigesta, non solo perché Paola Natali era su tutte le furie, dato che gli organizzatori della mostra e il direttore del Chiostro del Bramante se l'erano presa con lei, ma anche perché l'intenzione di Zenigata di decidere di sorvegliare i dipinti sembrava poter complicare le cose. Salvatore era pronto a chiamarsi fuori dal lavoro e i ragazzi dello staff rischiavano di essere licenziati. Franca era intenzionata a parlare con Lupin e Rebecca e poi anche con l'ispettore:qualcosa non quadrava ed era convinta che i neosposi, col furto, non c'entrassero nulla.
Nel pomeriggio, l'estenuante riunione, alla quale parteciparono i "vertici" del Chiostro del Bramante, Zenigata e lo staff della sorveglianza, si concluse in maniera molto più pacifica di quanto non fosse stato annunciato:nessuno venne licenziato ed era stato deciso che l'ispettore avrebbe vigilato la notte, insieme ai suoi agenti e a Salvatore.

Franca tornò a casa distrutta, ma decise di chiamare Lupin.

-Dimmi la verità- fu la prima cosa che gli chiese.

-Secondo te io dovrei rubare qualcosa nel luogo dove lavori tu e per il quale ha messo soldi mia moglie?-

-Beh, se non altro perché così penseresti che tutto per te sarebbe più facile-

-Appunto...Credi che Arsene Lupin III opererebbe in un contesto così scontato?-

-No...e nemmeno Rebecca si permetterebbe di fare una mossa del genere,giusto?-

-Bravissima...saresti perfetta nella nostra banda-

-Non pensarlo nemmeno!-

-Mi hai chiamato perché cercavi la smentita a una tua teoria?-

-Non lo so...ma qualcuno è intenzionato a rubarti la scena-

-Non sarebbe la prima volta, Franca. Ora vorrei io una smentita da te:non avrai mica  intenzione di metterti a fare la Sherlock Holmes?-

-No, vorrei solo tenere lontano Zenigata, da me e da voi-

-Bene...vedo che non mi hai dato alcuna smentita. Allora facciamo così: io ti mando il tuo Daisuke, così non pensi più a questa storia. Lui avrà di sicuro la soluzione per calmarti....hihihihih!-

Indecisa se uscire a cena fuori con le amiche o aspettare davvero Jigen, Franca si fece una doccia, mentre lo stereo acceso in camera sua mandava a tutto volume la musica della sua stazione radio preferita.
Le sue amiche non erano più disposte a uscire, così decise di avvisare Jigen e di volerlo aspettare per cena."Non so che cosa cucinare,perdonami", gli scrisse via sms e lui rispose che avrebbe pensato a portare qualcosa da mangiare. E, quando sentì poi squillare il cellulare, si precipitò a rispondere, pensando fosse Jigen, ma, invece, era Zenigata.

-Se crede che voglia accusarla di qualcosa si sta sbagliando, cara signorina Strangoni in Jigen-

-Non sono sposata con Daisuke Jigen-

-Se non capisce il mio tono scherzoso credo che della vita abbia capito poco, mia cara:la vita va presa con ironia...comunque, ripeto, non la chiamo perché la stia accusando di qualcosa, ma per metterla in guardia-

-Lupin e Rebecca non c'entrano nulla, voglio che lo sappia-

-Lo so già...Voglio metterla in guardia perché credo che qualcuno possa sfruttare il nome di Lupin per commettere il furto e anche screditare chi lavora nel chiostro, oltre al fatto che si tratta di una vera e propria sfida alla polizia-

-Io che cosa devo fare, ispettore?-

-Nulla di speciale, ma, oltre alla vista, deve aguzzare l'udito, mentre svolge il suo lavoro. E io la proteggerò -


Franca si sentiva risollevata dalle parole di Zenigata, perché finalmente quest'ultimo   sembrava fidarsi di lei. Si mise ad apparecchiare la tavola, accese delle candele e le mise in mezzo al tavolo:voleva creare l'atmosfera giusta per una cena romantica con Jigen, che arrivò poco dopo.

-Stasera si mangia sushi, piccola mia...ho cercato il migliore in tutta la città- affermò l'uomo, poggiando in cucina la busta col cibo.

Franca non parlò, ma, avvicinandosi a lui, lo abbracciò, per baciarlo con voluttà. La cena romantica iniziò decisamente più tardi.


-E allora tu credi che riusciresti prima di Zenigata a sventare il furto?- domandò Jigen, mentre si rivestiva.

-Oh, tutti credete che io voglia indagare...Zenigata è semplicemente convinto che il ladro possa non essere estraneo al mio ambiente di lavoro e vorrebbe che io stessi in guardia-

-Fujiko è disposta ad effettuare un sopralluogo-

-Può fare quello che vuole, però non credo che possa ricavarne qualcosa...dai, ora ceniamo, ho una fame...-

-Accidenti, mi è venuto un mal di schiena...-

Franca rise.

-Succede sempre così, ogni volta che lo facciamo sul divano-

-Non c'entra:è che sto invecchiando-

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Capitolo 4
*** Il furto ***



Il giorno successivo, la mostra venne visitata da molte persone e per Franca fu abbastanza stancante lavorare per tante ore quasi senza sosta. I 3000 euro se li stava davvero sudando e, a fine turno, era esausta. Se non fosse stato per la pioggia, che stava iniziando a scendere quando lei era al parcheggio, avrebbe lasciato il suo ombrello nello spogliatoio. Tornò immediatamente indietro per riprenderselo, i suoi colleghi erano andati già tutti via o almeno così lei credeva. Mentre era nello spogliatoio, dove si era trattenuta per controllare che il mascara non le si fosse sbafato, si rese conto di non essere sola: qualcuno stava parlando e le voci sembravano quelle di Salvatore e Paola Natali. Che ci faceva lì quella donna? Il suo compito di trainer si sarebbe dovuto concludere il giorno prima. Franca decise di spegnere la luce nello spogliatoio e di origliare, rimanendo dietro la porta.

-...insomma...ti basta spegnere la luce e far credere a Zenigata che non ci sia più nessuno- diceva la Natali.

-Da dietro, devi entrare da lì, altrimenti diventerà un problema per me. Comunque stasera ti invio lo schema via mail, serve per far funzionare meglio il piano. Dai retta a me!-disse Salvatore.

"Schema"..."Piano"...due parole che insospettirono Franca, che si rese conto che quei due stavano parlando di qualcosa di losco. O si stavano organizzando per sventare il furto oppure per compierlo loro stessi. Purtroppo era riuscita ad ascoltare solo poche frasi e cercò di origliare meglio, ma, non appena udì la porta dello spogliatoio aprirsi decise di nascondersi proprio dietro la stessa che, aprendosi, avrebbe fatto in modo che nessuno la vedesse. Aveva, però, una paura tremenda di essere scoperta:la Natali era entrata, ma, per fortuna, andò in bagno, così Franca riuscì ad uscire e, fortunatamente, a non incrociare Salvatore.

Appena entrata nella sua automobile, chiamò Jigen dicendo che lo avrebbe raggiunto. Guidò fino all'Appia Antica e fortunatamente trovò anche Lupin e Rebecca. Fujiko e Goemon erano andati a cena fuori. 

Rebecca si mostrò felice per la sua visita, Lupin e Jigen stavano apparecchiando la tavola, mentre il maggiordomo, Robson, stava finendo di cucinare.

-Franca, che hai? Mi sembri agitata- domandò Rebecca.

-Dovete aiutarmi, forse ho scoperto chi è coinvolto nel furto-

Appena si sedettero tutti a tavola per cenare, Franca raccontò del dialogo tra Paola Natali e Salvatore. Per rassicurarla, Jigen le prese una mano. 

-Perfetto-disse Lupin-domani sera ci saremo anche noi a impedire il furto, oltre a Zenigata-

-Io sarò lì per proteggerti-affermò Jigen-se starà per accadere qualcosa entreremo in azione. Tu dovrai fare finta di nulla, mi raccomando, anche con Zenigata-

-E se dovesse vedervi? Potrebbe pensare che...-

-Non entreremo nel chiostro- la interruppe Lupin-solo che...sarebbe interessante scoprire per quale motivo e in che modo quei due possano essere coinvolti nel furto-

-Ho paura che possa succederci qualcosa-confessò Franca.

Ma tutti la rassicurarono. Fu convinta da Jigen a rimanere a dormire da lui, dopo aver sfidato Lupin e Rebecca in alcuni giochi di società. Franca si sentiva più tranquilla e si divertiva a giocare, soprattutto grazie alle battute di Lupin. 

La camera di Jigen era molto grande, bella e ordinata, anche se c'erano un paio di camicie buttate su una sedia. Franca si mise a letto, a guardare un telegiornale e, quando Jigen entrò in camera, commentò con lei e in maniera semiseria delle notizie di politica italiana. Poi spense la tv e abbracciò la sua donna, dicendole di non preoccuparsi di nulla.

-E se poi rimanessi ferito? Non voglio che ti succeda nulla, hai già rischiato la vita per me-

-Per te sono disposto a tutto, ma non mi farò di certo ammazzare: da quando ho trovato un motivo valido per vivere, ho troppo a cuore la mia pelle-

-Qual è il tuo motivo valido per vivere? Rubare?-

-No, quello è il motivo per sopravvivere. Vivere è un'altra cosa...Quando rubo sopravvivo, quando sono con te vivo-

Franca arrossì, rimanendo senza parole. Cercò di mascherare una dirompente emozione baciando immediatamente Jigen:assaporare le sue labbra, tenere gli occhi chiusi e sentire le sue carezze su tutto il corpo la tranquillizzavano e, allo stesso tempo, le permettevano di perdere quell'autocontrollo che spesso la opprimeva e che, quando era con quell'uomo, sembrava non esserci mai stato. Lui, la sua oasi verde nel traffico della vita, il barlume di luce in mezzo ai momenti bui, il segreto nascosto in mezzo alla sua limpidezza morale, quella notte sembrava mandarla ancora più in estasi, specie nel momento in cui si trovò lei a condurre un gioco misto tra dolcezza e passione che li condusse al culmine del piacere e li fece, poi, addormentare, sfiniti ma sereni.


Finito il suo turno, Franca fu costretta a rimanere al Chiostro del Bramante, insieme ai suoi colleghi e a Zenigata, sopraggiunto con dei rinforzi, nascosti all'interno del museo. Anche Lupin e la sua banda erano presenti, anche se riuscirono a non farsi notare dagli uomini dell'ispettore. Fujiko e Goemon erano nelle sale, fingendosi turisti che sbagliavano continuamente ad individuare l'uscita giusta. Alice Cruciani era intenta ad indicarla e Franca era nella sala in cui erano esposti i quadri di Klimt. Sembrava tutto sotto controllo. Poco dopo arrivò Salvatore, che le ordinò di uscire dalla stanza.

-E perché?- domandò lei.

-Mi hanno ordinato di fare così...-rispose il corpulento guardiano.

-E Zenigata dov'è andato?-

-Si trova all'uscita di emergenza. C'è un punto in cui Lupin e la sua banda potrebbero passare di lì-

-Ma rimani qui da solo?-

-Sta arrivando Paola Natali. Vuole essere presente per scongiurare il furto-

Franca non replicò alle strane parole di Salvatore ed eseguì i suoi ordini.  Andò a cercare Zenigata, ma quest'ultimo non si trovava. Incrociò due dei suoi uomini, che le dissero che il loro capo si era assentato per un attimo. No, i conti non tornavano. Dove si trovava davvero, l'ispettore? Decise di inviare un messaggio a Lupin circa le stranezze che stavano avvenendo in quel luogo. I ladri potevano essere o i poliziotti o Salvatore. Ma Paola Natali dov'era? Andò via la luce, qualcuno l'aveva staccata. Franca iniziò ad avere paura, ma cercò di farsi forza, brancolando nel buio. Non erano attive nemmeno le luci di emergenza. Sentì un mugugno arrivare dallo spogliatoio. Entrò e, a tentoni, si accorse che un uomo era legato:era Zenigata. Riuscì a slegarlo tempestivamente, la luce tornò e si udì uno sparo provenire dalla sala principale, dove erano esposti i quadri di Klimt. Appena giunti sul posto notarono che "L'abbraccio" era stato rubato e che Salvatore era per terra, ferito gravemente. 

-Salvatore, no!-Franca urlò e poi scoppiò a piangere, ma, senza entrare nel panico più totale, chiamò subito un'ambulanza. Zenigata si avvicinò al guardiano, che respirava a fatica e si aggrappò a lui, cercando di parlare.

-Mi ha sparato Paola Natali, mi ha tradito...è lei la ladra...i suoi agenti, ispettò, pure loro...aiuto...-

-Calmati, stai calmo-

-È anche colpa mia...perdonatemi, ispettò, tengo famiglia, non arrivo più a fine mese, avevo bisogno...-

Furono queste le ultime parole dello sfortunato Salvatore. 
-Ispettore, ma quindi lui...-disse Franca

-Era coinvolto nel furto...ah, eccovi!-

Erano sopraggiunti degli agenti di polizia, ma soprattutto Lupin e la sua banda, che erano riusciti a fermare i ladri. Lupin, Jigen e Goemon sorreggevano il dipinto, Fujiko teneva bloccata Paola Natali e nel frattempo gli altri agenti a avevano già arrestato e caricato i finti poliziotti sulle loro volanti. Zenigata istintivamente abbracciò Franca.

-Stai bene?- le domandò.

Per la prima volta le aveva dato del "tu".

-Si, Ispettore-

-Sei in gamba-

-Non ho fatto proprio niente...il merito va tutto a colui che cerchi da arrestare da una vita e alla sua banda-

-Però hai saputo slegarmi al buio...vuoi mettere?-




Il Chiostro del Bramante sarebbe rimasto chiuso per alcuni giorni e messo a disposizione della mostra in un secondo momento. C'erano delle indagini in corso e nessuno poteva accedervi. Paola Natali aveva confessato di essere stata una pedina nelle mani di un ricco magnate russo, che l'aveva ingaggiata su commissione per far entrare "L'abbraccio" di Klimt nella sua collezione privata  promettendole un ricco compenso. Anche il milionario fu arrestato e sgominata una intera organizzazione dedita al commercio illegale di opere d'arte.


Franca era di nuovo disoccupata, ma solo temporaneamente. Inoltre, Rebecca le aveva promesso di retribuirla con un extra di duemila euro(oltre al compenso previsto), soprattutto per il coraggio che aveva avuto nel mantenere i nervi saldi durante le situazioni più pericolose. Zenigata decise di stipulare una sorta di tregua con la banda di Lupin e per un po' non li avrebbe arrestati. Prese dei giorni di ferie e tornò in Giappone per trascorrere un periodo con sua figlia, dato che non la vedeva da molto tempo.


Franca pensava spesso a Salvatore, che aveva pagato con la vita il desiderio di restituire alla sua famiglia una vita dignitosa. Lui era l'anello più debole di una catena che egli stesso aveva contribuito a spezzare, in punto di morte. La Natali gli aveva sparato perché qualcosa, nei suoi piani, era andato storto. Non era cattivo, Salvatore, non era un delinquente, ma solo una vittima dei tempi che aveva preso una decisione di vita sbagliata. Di tutta questa brutta vicenda, finita bene,  era la nota di dolore e Franca si sentiva in colpa per non averlo potuto aiutare. 

E si parlava di Salvatore anche durante un pranzo in un ristorante sul mare, mentre Lupin, Rebecca, Jigen, Goemon, Fujiko e Franca trascorrevano una tranquilla domenica insieme. Dedicarono a lui un brindisi, per ricordarlo. 

-E ora ci sarà qualcosa che vi stupirà-affermò Lupin, che, seduto vicino a Rebecca, le prese il viso tra le mani e la baciò appassionatamente. Gli altri applaudirono, perfino la gente seduta ai tavoli vicini. -E ora tocca a Jigen e a Franca-aggiunse poi il simpatico ladro. 

Jigen accolse la proposta di Lupin e baciò Franca, che arrossì. Naturalmente poi toccava a Fujiko e Goemon, che, invece, sembrava non essere d'accordo. 

-E daje!- esclamò un giovane al tavolo accanto.

-Bacio! Bacio! Bacio!- dicevano tutti in coro. Si aggiunsero anche dei bambini che correvano intorno a un tavolo. Goemon dovette, perciò, "cedere" all'insistente invito dei presenti.


Al rientro a Roma, Jigen e Franca andarono a casa di quest'ultima, dove avrebbero trascorso la serata. Erano un po' stanchi, ma si sentivano felici per la bella giornata appena trascorsa. 

Jigen tirò poi fuori due buste da lettere, una per lui e un'altra per Franca.

-Me le ha date Fujiko prima- disse lui-Chissà se è quello che sto pensando io-

-Sarà la stessa cosa a cui sto pensando anche io? Però mi sembra strano che...-Franca, aprendo la busta, rimase sorpresa, ma non più di tanto.-Fujiko e Goemon che si sposano tra due mesi... Non credevo che avessero già organizzato tutto-

-Nemmeno io, credevo che scherzassero e invece ci hanno mandato le partecipazioni-

-Sono contenta per loro-

-Senti...ho una buona notizia da darti, sempre se per te è buona...io mi fermerò per un po' qui a Roma-

Per Franca si prospettava un periodo sereno. Forse.




 (C) 2015 by Fujikofran

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