maybe, in another universe, I deserve you

di Niglia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Beware the snowy mountain ***
Capitolo 2: *** 2. Student in the hallways ***
Capitolo 3: *** 3. Breathless ***



Capitolo 1
*** 1. Beware the snowy mountain ***


[Il titolo della raccolta è una citazione di Gaby Dunn.] 



WE ARE OUT FOR PROMPT – 30 OTTOBRE / 01 NOVEMBRE 2015


Titolo: Beware the snowy mountain
Fandom: Frozen
Personaggi: Hans/Anna
Prompt ©Kuma Cla: Gothic novel!AU, Anna vive con la sorella in un antico castello che si affaccia sul fiordo e nel paese girano un sacco di storie. Hans è curioso; ©Livia Duras: "True love is like ghosts, which everyone talks about but few have seen." ~Author Unknown
Generi: Romantico, Suspense
Avvertimenti: Probabile OOC.
Note: Suppongo che vedere Crimson Peak abbia vagamente influito sulla stesura di questa one-shot, ma non preoccupatevi: non c’è nulla di horror.


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Beware the snowy mountain






Con un ansito e un gemito dolorante, Hans riemerse dall’incoscienza.
L’ultima cosa che si ricordava, dopo essere scivolato giù per quel maledetto lungo declivio, era l’accecante chiarore della neve e il gelo che si era insinuato tra i suoi vestiti, ghiacciandogli le ossa; poi, il buio più completo. Mentre avanzava tra alberi e sentieri non battuti aveva più volte dubitato la propria intelligenza, che gli aveva fatto pensare che potesse essere saggio avventurarsi su per la montagna nel cuore dell’inverno e senza una cavalcatura adeguata – cavalcatura che lo aveva abbandonato non appena aveva messo uno zoccolo in fallo e aveva perduto il contatto col terreno, disarcionandolo bruscamente. Purtroppo, Hans era una creatura profondamente curiosa; e non avendo nulla di meglio da fare, dato che gli affari di famiglia giacevano tra le mani ben più esperte dei suoi dodici fratelli, aveva pensato che risolvere l’enigma del castello abbarbicato sulla montagna che sovrastava il fiordo sarebbe stato un ottimo modo per impiegare il suo tempo.
Purtroppo i piani non avevano seguito il loro corso, e se fosse stato appena più sfortunato Hans sarebbe probabilmente morto di freddo e sepolto tra la neve, per non essere mai più ritrovato. Quella sarebbe dovuta essere la sua sorte: e allora per quale motivo aveva riaperto gli occhi per ritrovarsi in una calda camera da letto, sepolto da coltri tiepidi e pesanti, con abiti asciutti e il confortante scoppiettare di un fuoco nel caminetto poco distante?
Hans batté piano le palpebre su occhi affaticati, finché le forme confuse e sfuocate degli oggetti che lo circondavano non assunsero dei contorni più nitidi, e lui poté tornare a vedere. Come avrebbe dovuto immaginare, non riconosceva il luogo: era evidente che non erano stati i suoi fratelli a trovarlo – anche perché in ogni caso dubitava che essi sapessero dove era andato, o perlomeno si fossero dimostrati interessati a scoprirlo. E non doveva essere neppure in qualche taverna del paese, poiché le suppellettili e l’eleganza di quell’ambiente estraneo non apparteneva a nessun edificio ch’egli riconosceva.
Cercando di obbligare il proprio corpo a rispondergli, Hans si sforzò di mettersi perlomeno a sedere; ma una mano, piccola e delicata, decisamente femminile, apparve ai lati del suo campo visivo, poggiandosi su una sua spalla e invitandolo a non muoversi.
«No, restate giù», lo esortò gentilmente una voce soffice. «Avete la febbre, dovete riposare.»
«Chi–» Tentò Hans, prima che un colpo di tosse gli squassasse la gola, facendolo lacrimare. «Chi siete? Dove… Dove mi trovo?»
La ragazza sospirò, affrettandosi a porgergli un bicchiere di acqua fresca. «Mi chiamo Anna, e credo di avervi salvato la vita», replicò con un sorriso nel tono che lui non riuscì a vedere. «Ah, e siete nel mio castello.»
Finalmente Hans si fu ripreso abbastanza da volgere la sua attenzione interamente alla sua salvatrice, e lo fece allargando impercettibilmente gli occhi dalla piacevole sorpresa. Seduta sul bordo del letto poco distante da lui, infatti, la ragazza – Anna, provvide la sua mente – la ragazza lo osservava con il capo chino appena di lato, lunghi capelli rossi raccolti in due trecce che le ricadevano sulle spalle e sul pesante scialle verde scuro che gliele avvolgeva in un abbraccio protettivo. I suoi occhi, altresì verdi, danzavano allegramente seguendo il tremolio delle fiamme del focolare, e le sue gote chiare erano ricoperte di piccole lentiggini che Hans stranamente si ritrovò a voler sfiorare.
Fu con enorme sgomento che Hans riconobbe di trovarla molto bella, e d’un tratto non ebbe più tanta premura di andarsene e tornare a casa sua.
Dopo un silenzio ammirato che parve infinito, Hans si sgranchì la gola. «In tal caso, suppongo di dovervi la vita», mormorò, accennando un lieve inchino prima di tornare a sistemarsi contro i comodi cuscini del giaciglio. «Il mio nome è Hans, Hans Westergaard.»
«Lieta di conoscervi, Hans Westergaard», lo salutò lei con un sorrisetto divertito.
Per qualche oscuro motivo, egli si ritrovò ad arrossire come un bambino imbarazzato. «Ah, solo… solo Hans andrà bene.»
Anna accettò la correzione con un regale cenno del capo. «Allora, ditemi, Hans. Che cosa vi ha portato nel cuore della montagna, in pieno inverno, e così scarsamente attrezzato?»
«Dicono che il vostro castello sia infestato dai fantasmi.»
La giovane aggrottò la fronte, prima di esibirsi in un sorriso imbarazzato. «Ah, ho paura di dover smentire quelle voci: nulla di tanto eccitante accade tra queste mura», fu la sua pacata risposta.
Il panno ormai asciutto che gli rinfrescava la fronte venne scambiato con uno più umido, e Hans socchiuse placidamente gli occhi, godendosi beato quelle cure amorevoli. «Nessuno vi ha mai visto al villaggio, tuttavia. La gente crede quasi che siate voi gli spiriti.»
Lei si irrigidì appena, prima di sbuffare e scacciare con un gesto della mano quel ridicolo commento. «Hn, che sciocchezza», borbottò, tamponandogli gentilmente le tempie. «Abbiamo dei domestici che si occupano dei nostri affari in paese; con la montagna sempre innevata, di certo converrete con me che non sia un tragitto semplice da far compiere in continuazione a due ragazze sole.»
Hans annuì distrattamente, il profumo proveniente dal polso sottile della ragazza al momento unico protagonista dei suoi pensieri. Dio, che cosa gli stava succedendo? Non aveva motivo di comportarsi come un cucciolo innamorato dopo appena pochi minuti che la conosceva!
«Inoltre mia sorella non ama lasciare il castello», aggiunse Anna a mezza voce, come un ripensamento. I suoi occhi si persero per un istante in un punto indefinito del pavimento, assumendo una sfumatura cupa che suo malgrado lo fece rabbrividire. «E io non amo lasciare mia sorella. Come vedete, la realtà dei fatti è molto banale.»
D’istinto, Hans tirò fuori una mano da sotto le coperte e l’avvicinò a quella che Anna teneva posata sul materasso per mantenersi in equilibrio; la ricoprì con la sua e la strinse gentilmente, apprezzandone il calore, e subito gli occhi di smeraldo della ragazza saettarono, confusi e imbarazzati, su di lui.
«Non c’è nulla di banale nell’affetto e nella lealtà che nutrite per vostra sorella», sussurrò con amorevole convinzione, sperando che le sue parole venissero prese in seria considerazione e non accantonate come le farneticazioni causate dalla febbre.
«Siete… siete molto gentile», rispose lei con un sorriso appena accennato, ricambiando la stretta. Poi, dando retta a un impulso, si chinò rapidamente su di lui e gli posò le labbra fresche sulla fronte bollente, regalandogli un ringraziamento silenzioso e un augurio di pronta guarigione in un unico gesto. «Ora è bene che riposiate, dovete essere stanco.»
Sbattendo rapidamente le palpebre per poi sorridere come un bambino a cui è stato appena regalato un pony, Hans annuì; e, senza lasciare la presa sulla mano di Anna, scivolò in un sonno sereno e ristoratore.
La ragazza gli rimase accanto, instancabile – accarezzando gentilmente i suoi folti capelli d’un rosso cupo che circondavano un viso dai tratti duri, mascolini, e terribilmente sensuali; e sospirò sognante, reprimendo un brivido quando la temperatura all’interno della camera da letto si abbassò bruscamente malgrado il fuoco ancora acceso. Anna aggrottò la fronte, lanciando un’occhiata alla porta chiusa, e un’espressione colpevole e addolorata si fece largo sul suo volto.
Fuori dalla stanza, celata dall’ombra, una figura di fanciulla origliava silenziosamente ciò che accadeva tra i due giovani. La sua pelle diafana, quasi perlacea, pareva addirittura più chiara del lungo e sottile abito bianco che si apriva sul pavimento a mo’ di strascico, creando una pozza di seta ai suoi piedi; lunghi capelli di un biondo argenteo le ricadevano, sciolti, su spalle nude, e occhi tanto azzurri da parer di vetro riflettevano la luce della luna che proveniva dall’alta finestra alla fine del corridoio.
Se si stringevano le palpebre e si aguzzava lo sguardo, si sarebbe potuto vedere il muro attraverso di lei.
Quando infine il silenzio tornò a regnare all’interno della camera, la figura svanì lentamente con una scia di gelo – lasciando dietro di sé minuscoli cristalli di ghiaccio ove si era poggiata, su parete e pavimento.


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One-shot: 1319 parole.

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[Note finali] Sì, Elsa è un fantasma.

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Capitolo 2
*** 2. Student in the hallways ***


WE ARE OUT FOR PROMPT – 30 OTTOBRE / 01 NOVEMBRE 2015


Titolo: Students in the hallways
Fandom: Frozen
Personaggi: Hans/Anna
Prompt ©Kuma Cla: Hogwarts!AU, Alle scale piace cambiare
Generi: Fluff, Romantico
Note: AU, What If?
Ps: Odio scegliere i titoli.


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Students in the hallways






«Oh, per le mutande di Merlino!»
Hans stava facendo il consueto giro di perlustrazione notturno dei corridoi quando aveva udito l’esclamazione soffocata e colorita provenire da qualche parte dietro l’angolo. Inarcando un sopracciglio e afferrando d’istinto la bacchetta che teneva nella tasca posteriore dei pantaloni, Hans accelerò il passo e si diresse verso la fonte della voce. Oh, sperava che fosse qualche idiota di Grifondoro – non vedeva l’ora di levare una decina di punti a un membro di quella Casa, così, tanto per andare a letto serenamente.
Quando voltò l’angolo, tuttavia, quasi inciampò davanti alla visione che gli si presentò innanzi.
Inginocchiata per terra e con le spalle – e un'altra deliziosa e morbida parte della sua anatomia – rivolte verso di lui, una ragazza sbuffava e imprecava mentre infilava nuovamente libri, piume, pergamene e altri oggetti non meglio identificati nella sua borsa, liberando il pavimento e lanciando di tanto in tanto occhiatacce a una rampa di scale che stava placidamente galleggiando a qualche metro dal pianerottolo.
Hans riconobbe una studentessa di Grifondoro, ma purtroppo i suoi desideri parevano destinati a rimanere tali, dato che non avrebbe mai potuto levare dei punti alla sua fidanzata.
«Anna», sospirò raggiungendola, per poi inchinarsi accanto a lei e aiutandola a sistemare le sue cose. «Cosa ci fai in giro a quest’ora? Lo sai che non è permesso. Se ti avesse trovato qualche altro Prefetto avresti passato guai.»
Gli occhi verdi della ragazza scattarono su di lui, facendolo indietreggiare appena, e con un gesto stizzito gli strappò un libro dalle mani. «Non è colpa mia! Sono queste accidenti di scale», sibilò, dedicando l’ennesima occhiataccia alle suddette. «Stavo salendo un gradino, e all’improvviso si sono mosse, e ho perso l’equilibrio e sono caduta, e mi si è aperta la borsa! E ad ogni modo non dovrei essere qui, si sono spostate per l’ennesima volta, e sto girando da mezzora!»
Hans si morse le labbra per trattenere una risata, ma lei dovette notare il divertimento nei suoi occhi perché gli diede una spinta discretamente forte. «Lo sai che dopo il coprifuoco le scale si muovono più liberamente», le rammentò gentile, prendendole la borsa in spalla e aiutandola a rialzarsi. «E comunque, non sei un po' troppo lontana dalla tua zona?»
«Sì, beh, per tornare alla mia Sala Comune questa dovrebbe essere, in teoria, la strada più breve», borbottò Anna, spolverandosi le ginocchia e inarcando la schiena.
Hans non resistette e si chinò su di lei, strappandole un bacio. «Ti sei addormentata di nuovo di biblioteca, vero?»
Lei sospirò contro le sue labbra. «Stavo scrivendo un trattato per Pozioni e i libri che mi servivano erano troppo pesanti da portare in Sala Comune», ammise, strofinandosi gli occhi con due dita. «Non è che sai che rampe devo prendere per salire alla torre di Grifondoro?»
«Vieni, ti accompagno io», si offrì subito, dando due colpi decisi di bacchetta alla colonnina delle scale. Queste cambiarono ubbidientemente direzione, e rimasero immobili in attesa che i due studenti salissero. Le porse poi un braccio con fare cavalleresco, e Anna si aprì in un sorriso.
«Ah, il mio eroe», scherzò, tirandogli la cravatta per abbassarlo alla sua altezza. «Che non si dica che i Serpeverde non sono dei galantuomini», mormorò prima di baciarlo.
Hans sorrise sulla sua bocca. Chissà se poteva dare dieci punti a Grifondoro per l’adorabilità della sua fidanzata?


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Drabble: 557 parole.

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Capitolo 3
*** 3. Breathless ***


KISS CHALLENGE (prompt here)

Prompt ©darkrin: 18, Surprised kiss
Generi: Fluff, Romantico, Slice of life
Note: Canon Divergence/Missing moment (?)



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Breathless




Anna stava ancora ansimando dopo la corsa lungo i corridoi del castello per scappare alle guardie. Il corsetto le stava terribilmente stretto e gran parte dei suoi capelli era ormai fuggita dalla complicata acconciatura che la sua cameriera aveva trascorso due ore ad aggiustarle, quella mattina.
Accanto a lei, Hans stava cercando a sua volta di riprendere fiato, anche se i suoi occhi brillavano e le sue labbra erano tese come se stesse cercando a fatica di trattenere una risata che avrebbe senza dubbio denunciato la loro presenza alle guardie. Anna si sporse appena dietro l’angolo per assicurarsi che avessero via libera, ma due soldati erano ancora sulla soglia della porta, guardandosi intorno con aria perplessa – si chiese che cosa avrebbero pensato se avessero trovato la principessa scalza, scarmigliata e in compagnia di un principe straniero?
Preferì non pensarci.
D’un tratto, sentì un lieve tocco alla spalla e intimamente rabbrividì nel sentire il contatto del guanto di Hans contro la sua pelle nuda. Si voltò verso di lui inarcando un sopracciglio, curiosa, e prima che potesse battere le ciglia la bocca del principe era calata sulla sua. Il cuore le mancò un battito, e si sentì arrossire fino alla radice dei capelli.
Le labbra di Hans erano morbide come velluto, e più carnose di quanto Anna avesse immaginato. Il suo profumo aveva un che di speziato che lei si ritrovò incapace di definire; il suo tocco, delicato e deferente come un fedele che onora il proprio protettore. Era un prudente sfiorarsi di labbra chiuse, un lento assaporare dei propri respiri, nulla di eccessivamente vergognoso. Anna rimase immobile senza accennare ad allontanarsi o spingerlo via, troppo sorpresa per accennare un qualsiasi movimento, ringraziando la parete alle sue spalle che l’aiutava a restare in piedi e a non crollare per via del tremore delle proprie gambe. L’istinto la portò a chiudere gli occhi, a liberare un sospiro meravigliato – che un gesto tanto piccolo e inatteso potesse significare così tanto – e avrebbe potuto giurare di sentire la bocca del principe piegarsi in un sorriso gentile contro la sua.
Hans fece cessare il bacio prima che lei avesse il tempo di decidere cosa fare, e quando la distanza si fece leggermente più appropriata la principessa si accorse di sentire già la mancanza di quel calore, e che una mano – davvero, come aveva fatto a non accorgersene? – era salita ad aggrappare il bavero dell’elegante uniforme del principe.
«Perdonatemi, principessa Anna. Ho oltrepassato i miei limiti», sussurrò scostandosi. Ma lei vide lo scintillio malizioso nei suoi occhi e l’angolo della bocca sollevato in un sorrisetto soddisfatto, e comprese che non era per nulla contrito.
Anna deglutì, le guance roventi, per la prima volta senza parole.
Chissà cosa avrebbe pensato il principe, d'altronde, se gli avesse detto che desiderava essere baciata ancora?


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Parole – 465.

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