Hate And Love

di SabrinaPennacchio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 8: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 9: *** Capitolo Ottavo ***
Capitolo 10: *** Capitolo Nono ***
Capitolo 11: *** Capitolo Decimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo Undicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo Dodicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo Tredicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quattordicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo Quindicesimo ***
Capitolo 17: *** Capitolo Sedicesimo ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciassettesimo ***
Capitolo 19: *** Capitolo Diciottesimo ***
Capitolo 20: *** Capitolo Diciannovesimo ***
Capitolo 21: *** Capitolo Ventesimo ***
Capitolo 22: *** Capitolo Ventunesimo ***
Capitolo 23: *** Capitolo Ventiduesimo ***
Capitolo 24: *** Capitolo Ventitreesimo ***
Capitolo 25: *** Capitolo Ventiquattresimo ***
Capitolo 26: *** Capitolo Venticinquesimo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



Nota sulla storia: Nella mia FF non si seguono perfettamente tutti i passaggi di tutti i libri, quindi se trovate differenze, non sono errori ma cambiamenti che ho riportato io per la mia FanFic.
In oltre, tendo a precisare che questa FanFiction non ha alcun riferimento al Telefilm :)
Buona lettura.






--- Prologo ---





Lo guardava negli occhi e la paura prendeva sempre più possesso di lei, ma nel momento in cui lui aveva posato dolcemente le labbra sulle sue non riuscì a resistere alla tentazione di ricambiare quel bacio, un bacio che sicuramente l’avrebbe portata alla morte.
Ma non importava, Damon era con lei, che l’incatenava col suo sguardo di ghiaccio… e solo quello importava in quel momento.
Lui, lui era tutto ciò che desiderava.

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Capitolo 2
*** Capitolo Primo ***


--- Capitolo Primo ---




Era sdraiata su quel prato da ore ormai. Il crepuscolo illuminava il cielo di un dolce color arancio ma lei non aveva alcuna intenzione di muoversi da lì.
La foresta era un luogo che amava tantissimo e dove, sin da piccola, amava trascorrere la maggior parte del proprio tempo in solitudine e tranquillità.
Un leggero venticello autunnale le scompigliò i corti capelli castani, gelandole il collo scoperto e un brivido le percorse la schiena mentre si metteva seduta su quell'erba appena umida.
Aprì gli occhi marroni e si osservò attentamente:
maglia a strisce nere e fuxia a giro maniche, minigonna di jeans e stivali neri in pelle.
Certo non era un abbigliamento adatto al mese di settembre.
Si sgranchì le braccia per poi alzarsi lentamente, osservando il laghetto dinnanzi a sè.
Si era trasferita da poche settimane a Feel's Church e l’unico luogo dove si sentiva davvero a casa era quella foresta a pochi passi dalla villetta dove abitava con sua madre Rosalie e suo padre Joseph.
Non riusciva ancora a capire bene cosa ci avessero trovato di interessante in quella cittadina, i suoi genitori; una città dove negli ultimi tempi si erano solo manifestati incidenti, a quanto sembrava, molto pericolosi, a detta dei racconti  delle vicine - pettegole - di casa.
Ma dopotutto, per due scrittori di romanzi gialli, una città misteriosa come quella non poteva essere altro che un’ottima fonte d’ispirazione per i loro racconti.
I suoi genitori si erano conosciuti ad un concorso per aspiranti scrittori e da lì era nato il loro amore. Anche lei, come loro, aveva il dono della scrittura e un giorno avrebbe intrapreso la loro strada lavorativa.
Il cellulare le squillò improvvisamente, facendo risuonare una canzone degli Evanescence in tutta la foresta e qualche animale più sensibile si levò in alto, infastidito dal volume alto della suoneria.
Si sbrigò a premere il pulsante verde e a rispondere frettolosamente, aspettandosi già chi fosse dall'altro capo del dispositivo mobile
«Pronto?» rispose con voce flebile e dolce
«Sabrina, dove diavolo ti sei cacciata?» la voce dall’altra parte del telefono era furiosa e preoccupata al tempo stesso
«Mamma» sospirò ella «Tranquilla, ora torno a casa»
«Cerca di sbrigarti, lo sai che non voglio che passi troppo tempo da sola, fuori casa»
«Non sono sola» rise, guardandosi intorno: di certo non poteva ritenersi sola con tutti gli animali che abitavano quel bellissimo luogo
«Non dirmi che sei di nuovo in quella maledetta foresta» non rispose e sua madre continuò «Sabri, dove abitavamo prima non c’erano tutti i pericoli che ci sono qui»
«E allora perché mi avete trascinata qui, facendomi lasciare tutti i miei amici?» la risposta le venne spontaneamente con un pizzico di rabbia, se i suoi genitori sapevano che quel posto era pericoloso, non riusciva a comprendere il motivo per cui allora si erano voluti trasferire con tanta urgenza ed euforia.
D'accordo, era per il loro lavoro, ma lei a causa loro aveva abbandonato tutto e tutti
«Perché hai solo diciassette anni e non volevo lasciarti da sola»
«Ok, ok, la solita cantilena» gesticolò Sabrina, alzando gli occhi al cielo con una smorfia.
La madre, in tutta risposta, sospirò scocciata «Non ho voglia di litigare adesso. Torna a casa che domani ti inizia anche la scuola e devi andare a dormire ad un orario decente»
Si la scuola, si disse tra se e se, una stupida scuola dove non conoscerò nessuno.
Era sempre stata timida fin da piccola e i pochi amici che aveva nella città dove abitava prima se li era fatti solo perché erano stati loro ad avvicinare lei. Ora doveva ricominciare da capo e sapeva che sarebbe stato difficile.
«Va bene. A dopo!» il suo udito captò un lieve battito d’ali a pochi passi da lei. Si voltò alla sua destra e notò un gigantesco corvo appollaiato sul ramo di un albero
«Mi dispiace» furono le ultime parole di sua madre, prima di riagganciare, ma ella non ci fece molto caso, intenta com'era, ad osservare quello strano volatile che aveva un non so che d’ipnotico e di spaventoso allo stesso tempo.
Solo pochi istanti dopo si rese conto di avere ancora il telefono vicino all’orecchio e sussultò senza un motivo preciso, posandolo in tasca mentre il corvo scendeva cautamente dall’albero, avvicinandosi a lei.
Era strano come non riuscisse a muoversi, continuando ad osservarlo con spavento.
Aveva sempre odiato i corvi - per quel che si diceva facessero agli occhi o qualcosa di simile - ma non ne aveva mai avuto particolarmente paura. Quel corvo, però, aveva qualcosa di davvero strano.
Questi si levò in cielo per poi appoggiarsi sulle sue gambe nude.
Sabrina gettò un urlo impaurito, tirandosi appena indietro, ma l'animale non si mosse di un centimetro dalla sua posizione. Sembrava che la osservasse con attenzione e curiosità, come se fosse stato umano invece che un semplice animale della notte.
Cercò di cacciarlo via scuotendo la gamba ma senza risultato.
«Ah!» finalmente si decise a volare via, lasciandole sulla gamba un graffio non troppo profondo ma sanguinante.
Odiava il sangue, e la sola vista la faceva quasi sentir male. Si alzò lentamente, cercando di non barcollare.
Meraviglioso! Già non le piaceva quella città, e di certo quello che era appena accaduto non le faceva cambiare idea.
«Stupido animale» sussurrò infastidita, pulendosi la gonna e le gambe da alcuni pezzi d'erba.

Egli attese che lei se ne andasse, prima di mutare da corvo ad un giovane uomo dai capelli e gli occhi corvini.
Vestito di nero, come suo solito, era appoggiato ad un albero non poco distante da quello dove si era appollaiato poco prima. Portò una mano alla bocca, leccando le dita ancora sporche di sangue fresco, e sogghignò.
Quella fanciulla, bella e indifesa, sola in quella foresta così pericolosa e ignara di ciò che poteva accaderle, era una preda troppo succulenta per lui.
Ma dopotutto, da ciò che aveva udito, era appena arrivata in città e non poteva conoscere il rischio che correva nel trovarsi nel suo territorio.
Non voleva ucciderla e nemmeno spaventarla. Non sarebbe stato educato da parte sua comportarsi così con una nuova arrivata, ma quello non significava certo che non poteva assaggiare un po' del suo sangue.
L’aveva graffiata per questo, godendo della paura e la determinazione presente nei suoi occhi, - sguardo che aveva trovato solo in una persona prima di lei -, e ora che aveva assaggiato la dolce flagranza del suo sangue… beh, di certo non poteva farsi scappare una preda così succulenta.
Si sarebbe divertito un po’ con lei se fosse tornata, infondo non si divertiva da tempo, e se non l’avesse fatto… l’avrebbe cercata lui.
Le aveva letto nella mente, il suo Potere si era rafforzato sempre di più dopo il suo ultimo pasto, e poteva usare ciò che aveva scoperto per attirarla a sé,  poggiare delicatamente le labbra sul suo tenero collo, e farle provare così l’estasi, un’estasi eterna.
Sogghignò nell' allontanarsi per poi raggiungere la sua ferrari nera parcheggiata poco distante.
Se il suo fratellino l’avesse sentito! Di certo lo avrebbe odiato ancora di più, a dispetto di tutto ciò che aveva promesso ad Elena prima che tornasse in vita e prima di tutto quel casino con la Dimensione Oscura.
Il suo dolce, tenero… stupido fratello minore.
Meglio non pensare a lui o si sarebbe solo rovinato la serata.

Sabrina tornò a casa in pochi minuti. Aveva corso per tutta la foresta e il cuore le batteva velocemente, quasi a farle male il petto.
Non si sapeva nemmeno spiegare il motivo di quella strana agitazione, sapeva solo che improvvisamente un brivido le aveva percorso la schiena e qualcosa le diceva di correre via il più veloce possibile.
Correre via da cosa?! Non lo sapeva, ma doveva correre se non voleva essere presa.
Si fermò davanti al cancello di casa, sospirò e calmò il respiro.
Che stupida, pensò, che mi è successo improvvisamente?! Era come se avessi paura che qualcuno mi inseguisse. Sono proprio una stupida, quel maledetto corvo mi ha impressionato.
Si guardò intorno: non erano nemmeno le 20:00 ed era come se l’intera città fosse come morta.
Forse questa città finirà per farmi impazzire.
Percorse il vialetto alberato del giardino e raggiunse la porta d’ingresso. Frugò nelle tasche della minigonna. Maledizione! Aveva dimenticato le chiavi.
Suonò il campanello e si preparò mentalmente alla ramanzina che l’avrebbe attesa una volta entrata in quella nuova casa alla quale ancora doveva abituarsi.
Ad aprire la porta fu proprio sua madre.
Le sorrise, mettendo una ciocca dei capelli biondo rame dietro l’orecchio, e si tolse gli occhiali, guardandola attentamente con gli occhi uguali ai suoi.
Aveva ereditato gli occhi della madre e i capelli del padre, anche se come somiglianza era identica a Rosalie.
«Dai entra» le mise una mano sulla spalla mentre si chiudeva la porta alle spalle.
Strano come non avesse fatto ulteriori storie.
Entrate in cucina, la ragazza potè sentire un invitante odore di cena: a quanto sembrava, sua madre stava cucinando una delle sue prelibatezze
«Scusa il ritardo» si scusò con voce flebile, approfittando del fatto che non sembrasse arrabbiata
«Non fa niente» la donna le diede un bacio sulla fronte e poi tornò ai fornelli «Scusami tu, ero solo preoccupata»
la figlia sorrise, facendo spallucce «Papà?!» si guardò intorno, stupita di non vederlo
«è nel suo studio, sta stampando il suo nuovo manoscritto» rispose la madre, aprendo il coperchio della pentola e buttando gli spaghetti nell’acqua che iniziava a bollire.
«E tu? Non hai ancora finito il tuo?»
«Mah, non so quando lo finirò, sono a mancanza di idee»
Quelle parole la fecero ridere «Tu senza idee? Mamma, io e te non siamo mai senza idee»
Rosalie sorrise «Beh, vorrei creare un finale davvero stupefacente e ci vuole tempo per fare le cose per bene»
«Lo so» annuì Sabrina, capendo perfettamente la situazione. Capitava molto spesso anche a lei, dilungarsi per fare le cose decentemente
«E tu? Non stavi scrivendo un libro?» le chiese improvvisamente la donna dai capelli ramati.
La figlia arrossì «Beh, si, ma da quando ci siamo trasferiti non l’ho ancora continuato»
«Di che parla?» le fece l’occhiolino, l'altra «Tranquilla, non ruberò la tua idea»
«Ci mancherebbe!» la bruna rise di nuovo «Di vampiri, comunque»
«Ormai tutti si stanno fissando con questi vampiri» Rosalie girò gli spaghetti nella pentola e si avvicinò a lei «Bah. Comunque sono sicura che farebbe successo, visto che è scritto da te. Perché, una volta finito, non me lo dai? Lo mostro al mio Editor»
«Ma no, mamma» ella mosse le mani in segno di disapprovazione, spostando una sedia dal tavolo al centro della stanza, per poi accomodarvisi «Che vergogna far leggere il mio libro a dei professionisti»
«Non eri tu quella che voleva fare la scrittrice?»
«Si ma… beh...» gesticolò, non trovando le parole adatte 
«Allora potremmo leggerlo prima io e tuo padre, darti il nostro parere professionale, ed infine decidere insieme se farlo vedere o no ad un Editor»
all'insistenza della madre, la ragazza, sentendosi quasi messa alle strette, sospirò, annuendo sconfitta
«Ma non prendetemi in giro» quasi l'ammonì e l'altra sorrise, mettendo una mano sul cuore
«Promesso!»
Sabrina si alzò dalla sedia e si avvicinò ad un mobile, aprendo uno dei cassetti «Inizio ad apparecchiare?»
Rosalie scosse il capo «Ci penso io. Tu va a chiamare tuo padre»

La ragazza dai capelli castani salì le scale a chioccia che portavano al secondo piano, dirigendosi nello studio del padre, in fondo al corridoio.
La maggior parte dei libri che scriveva sua madre parlava di delitti ed investigatori privati stile Sherlock Holmes mentre quelli di suo padre parlavano di cose soprannaturali tipo: alieni e streghe. Tutti e due però, si occupavano di libri gialli.
Sembrava che anche lei si stesse dirigendo su quella strada, dopotutto i romanzi che parlavano di vampiri non erano certo romanzi rosa, anche se i vampiri delle sue storie non erano i soliti mostri assetati di sangue, ma bellissimi ragazzi tormentati dalla loro natura che si innamoravano delle loro prede.
Aprì la porta dello studio, trovandosi di fronte un’uomo dai capelli castano scuro, mossi, che sistemava dei fogli in una cartella: sicuramente erano le fotocopie del suo manoscritto.
Nel sentire la porta aprirsi si voltò verso di lei, e nel riconoscerla allungò un sorriso, mentre i suoi occhi neri brillavano alla luce fioca della lampada sulla sua scrivania.
«Amore»
La figlia si avvicinò a lui, allungandosi sulle punte dei piedi per poi dargli un bacio sulla guancia «Papà, mamma ha preparato la cena»
l'uomo sorrise «Arrivo subito» posò la cartella sulla scrivania e si avvicinò nuovamente a lei «Emozionata per il primo giorno di scuola?» fece, poggiandole una mano sulla spalla mentre uscivano dalla camera.
«Non me lo ricordare, ti prego»
L’uomo sorrise, dirigendosi con lei al piano inferiore.

Dopo cena, la giovane si diresse nella sua stanza, dove preparò le ultime cose per la scuola, prima di sedersi alla scrivania posta vicino alla finestra ed illuminata dalla luce della luna, per iniziare a scrivere qualcosina.
Sorrise nel momento in cui le sembrò che l’ispirazione stava arrivando ed accese il pc portatile. Attivato il computer ed aperta la pagina Word, iniziò a scrivere le prime righe del nuovo capitolo del suo libro.

Minuti dopo, si bloccò di colpo, puntellando un dito sulle labbra con fare pensoso
«Un nome per il protagonista…» iniziò a pensare: un ragazzo vampiro, misterioso, bellissimo, dai capelli e gli occhi neri, - proprio come amava lei -, e da uno sguardo…
«Damon!» esclamò congiungendo le mani, entusiasta «Si! Damon è perfetto!»
tornò quindi a scrivere, senza accorgersi di essere osservata da un corvo appollaiato sul ramo di un albero poco distante dalla finestra della sua camera…

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Capitolo 3
*** Capitolo Secondo ***


--- Capitolo Secondo ---




Quella sera non aveva per niente voglia di tornare a casa. Il sole era già tramontato da un pezzo e la luna faceva il suo ingresso nel cielo, illuminandolo col suo pallido chiarore.
A lei non importava di certo: amava la luna, amava la notte, anche se era a conoscenza dei pericoli che portava con sé. Ma infondo, a chi non piaceva il brivido del pericolo?!
I suoi genitori erano fuori a cena e lei ne aveva approfittato per sgattaiolare fuori casa, senza che nessun vicino la vedesse o udisse, fregandosene delle raccomandazioni dei suoi che la incitavano a non uscire mai sola la sera tardi.
Sin da piccola le avevano sempre raccontato che la notte era pericolosa, che nascondeva pericoli che nessuno potrebbe mai immaginare: il cosiddetto uomo nero, in parole povere. Sciocchezze, solo sciocchezze.
Rise tra sé e sé, sdraiandosi sul prato vicino al laghetto, proprio al centro della foresta.
Sentì un battito d’ali e sorrise: era arrivato.
Si voltò alla sua destra, notando il grosso corvo che aveva incontrato pochi giorni prima, appollaiarsi sullo stesso ramo sul quale lo aveva visto la prima volta.
«Sei qui» sogghignò, mettendosi seduta, reggendosi sulle braccia stese dietro di lei «Ti stavo aspettando»
Il corvo scese dall’albero e si chinanò nuovamente sulle sue gambe
«Perché non la smetti di usare questi giochetti con me?» rise, accarezzandogli il capo peloso «Guarda che so benissimo chi sei»
l’animale gracchiò per poi sollevarsi in cielo e assumere pian piano le sembianze di un giovane uomo.
I capelli nero corvino gli coprivano il volto e non riusciva a vederlo bene anche a causa dell’oscurità
«Finalmente sei qui» non lo conosceva ma era come se lo conoscesse da una vita.
«Mi desideravi?» la sua voce era calda e vellutata e il suo alito le sfiorò il viso ad ogni centimetro in più che si avvicinava col suo
«Da impazzire…» riuscì solo a farfugliargli e lui sorrise, mostrando i canini appuntiti alla luce della luna.
Automaticamente chiuse gli occhi, chinando la testa indietro, incitandolo a fare ciò che era venuto a compiere quella sera, ciò che già voleva fare la prima volta che si erano conosciuti.
Lo sentì chinarsi sul suo collo, il suo respiro farla rabbrividire e le sue fredde labbra marmoree poggiarsi su di esso.
Quando le dischiuse, un dolore lancinante le percorse il corpo…

Urlò e si svegliò di soprassalto, col respiro affannato e il sudore che le rigava la fronte.
Cosa diavolo era quel sogno?
Si voltò alla sua sinistra e notò la prima luce dell’alba penetrare nella sua stanza. Alzò le mani davanti a sé, notando che tremava.
Forse si era solo fatta suggestionare da ciò che aveva scritto la sera prima, dopotutto era stata sveglia sino a tardi per scrivere qualche altro capitolo della sua storia.
Mise quella stessa mano sul petto, regolarizzando il respiro.
«Calmati Sabrina, era solo un sogno» nel ripensarci, però, un lieve rossore le coprì le guance «Si, però… che bel sogno!» diede un gridolino eccitato nel ricordare il volto - seppur sfocato - di quell'uomo, mentre saltava giù dal letto.
Ebbene si, anche se si era spaventata non voleva di certo dire che il sogno le era dispiaciuto, anzi.
«Ma che penso!» si diede degli schiaffetti sulle guance, mantenendo il sorriso quasi ebete «Credo proprio che se mi trovassi un vero vampiro davanti, non la penserei così…» stette in silenzio per qualche secondo, poi urlò di nuovo «Ma perché non sognare?! Quanto mi piacciono queste cose! E poi mamma si lamenta! Ma con due genitori scrittori di romanzi gialli, cosa poteva aspettarsi da me?!»
Il suo parlar da sola si bloccò nell'alzare il capo, rivolgendolo  all’orologio appeso al muro sopra la porta della stanza: segnava le 6.15.
Si sgranchì le braccia «E vabbè!» fece spallucce, dirigendosi all'armadio a muro sulla sinistra, a pochi passi dalla porta «Vorrà dire che mi avvierò prima verso scuola, anche se è a pochi passi da casa»
Prese i vestiti ed uscì dalla stanza per dirigersi al bagno, senza notare un’enorme corvo che si appoggiava sul davanzale della sua finestra.

Andò a lavarsi e si preparò silenziosamente: i suoi genitori stavano ancora dormendo. Infilò un jeans nero e una maglia nera con disegnate delle scarpe ballerine color fuxia; infilò un paio di mezzi stivaletti beige e si diresse al piano inferiore dove fece colazione a base di cereali al cacao.
Dopo aver lavato la tazza e sistemato tutto, mise lo zaino in spalla ed uscì di casa.
«Le 7:15» notò, osservando l’orologio che aveva al polso «La prima ragazza che al primo giorno di scuola arriverà prima che la scuola stessa apra!» ironizzò, ridendo fra sé.
Sbuffò subito dopo, al pensiero del nuovo liceo, mentre percorreva le stradine appena affollate da gente che si dirigeva a lavoro o che portava a spasso il proprio animale domestico
«Tra un mese faccio 18 anni. Mamma e papà potevano farmi restare alla nostra vecchia città almeno per quest’ultimo anno scolastico» sospirò, guardando il cielo «Sarei anche diventata maggiorenne e me la sarei scampata all'obbligo di seguirli»
Le nuvole oscuravano in parte il blu sopra la sua testa, preannunciando pioggia
«Dove si è mai sentita una ragazza che cambia scuola proprio l’ultimo anno?!» continuò a parlare da sola con se stessa, fregandosene degli sguardi della poca popolazione di quel posto, i quali le erano addosso e la osservavano con stupore: sembrava strana, ma poco importava. «Il diploma avrei voluto prenderlo coi miei pochi amici»
Cacciò il cellulare dalla tasca e digitò velocemente qualcosa, inviando velocemente degli sms di buongiorno ai suoi compagni.
Pochi secondi dopo, arrivò la prima risposta:

“Mitt: Angel
Message: Già sveglia a quest’ora? Si vede che hai proprio voglia di conoscere nuovi amici”

Angel era la sua migliore amica, si conoscevano dalle elementari e dividersi era stato un colpo duro per entrambe.
Sorrise malinconica, fermandosi per rispondere ed evitare così di urtare qualcosa o qualcuno o essere investita da qualche mezzo, e digitò la sua risposta:

“Dest: Angel
Message: Ma che dici? Non fare la scema, lo sai che mi mancate tanto T^T”


I messaggi arrivarono veloci come sempre e il loro botta-risposta sembrava quasi un faccia a faccia.

“Mitt: Angel
Message: Lo so… ci manchi anche tu Sabri!”


“Dest: Angel
Message: Verrete per il mio compleanno, vero? *O*”

“Mitt: Angel
Message: Certo ^_^ parola di scout!”

“Dest: Angel
Message: XD Grazie”


il cellulare squillò nuovamente, recapitandole nuove risposte al suo messaggio del buongiorno, alle quali lei rispose uno ad uno - maniaca degli SMS? Si. Forse. -

“Mitt: Cristal
Message: Sabriiiiiii, Good Morning! Emozionata per il nuovo anno scolastico? ^o-”

Cristal fu la prima ad avvicinarla all’inizio del liceo nella sua vecchia città. Era la più pazza del gruppo, - e anche l'unica bionda dagli occhi verdi -, quella che faceva ridere anche nei momenti critici, insomma.

“Dest: Cristal
Message: Da impazzire °_°”

“Mitt: Mattew <3
Message: Buon giorno principessa, dormito bene? Mi manchi da impazzire”

Mattew. Leggere il suo nome le fece sobbalzare il cuore.
Mattew Scott, il ragazzo più bello del liceo, conosciuto grazie a Cristal che a sua volta lo conosceva dalle medie. Aveva una cotta per lui e proprio quando sembrava che fra i due potesse iniziare a nascere qualcosa… beh, quel qualcosa era stato stroncato sul nascere.
Era sempre così dolce con lei che anche nel momento della separazione non riuscì a non mostrare il suo lato ottimista. Ma lei sapeva che lo faceva solo per non farla piangere.

“Dest: Mattew <3
Message: Mi manchi anche tu, Mattew ç_ç si dai, diciamo che ho dormito benino”

“Mitt: Joan
Message: Hallo Baby! Pensi a me già di primo mattino?! Si vede proprio che ti manco!”

Joan era il migliore amico di Mattew. Faceva il Latin Lover, ma era un vero sfigato in amore e conquiste in generale.

“Dest: Joan
Message: ^\\\\^ Sei sempre il solito scemo, Joan! Dai si, mi manchi, ma non credere che te lo ripeta spesso”

Decise di smetterla di star ferma e tornò ad incamminarsi verso scuola, prima di arrivare da in anticipo a in ritardo.
Arrivò verso le 7:55, trovando già qualche gruppetto chiassoso che parlava davanti al cancello, tra cui alcuni appoggiati alle proprie auto per sfoggiarne la bellezza.
Ed io che ero convinta di essere la prima, alla fine sono arrivata ad un orario decente. 
Digitò un messaggio veloce sul cellulare:

“Dest: Angel; Mattew <3; Cristal; Joan
Message: Io vado ragazzi, cerco di farmi qualche “amico” -.-”

lo inviò ai suoi amici e subito dopo ricevette le risposte:
“Mitt: Angel
Message: Dai che ce la fai, sei forte anche se non ne sei convinta! ^^”

“Mitt: Cristal
Message: Vai Sabri *me versione ragazza pon pon* ^O^ Datemi una "S!" Datemi una "A". Ecc.”

“Mitt: Mattew <3
Message: Sta tranquilla, qualsiasi cosa chiamami che corro subito da te ;)”

“Mitt: Joan

Message: Vai alla conquista babyyyy!!!!”

Ridacchiò e chiuse lo sportellino del cellulare, riponendolo nella tasca dei jeans.
Riguardò l’orologio: le 8:00.
Aveva quindici lunghi minuti di noia davanti a sé, prima di entrare in classe ed essere osservata da tutti soltanto per il fatto che era la nuova arrivata. Fortuna che il foglio con le varie aule e lezioni lo aveva ritirato in segreteria qualche giorno prima.
Fece qualche passo avanti e già i primi sguardi curiosi si voltarono verso di lei.
Arrossì di colpo: ecco perché odiava trovarsi al primo giorno di scuola. Non conoscevi nessuno e tutti però ti guardavano.
Chiuse gli occhi e sospirò per darsi coraggio, prima di riaprirli e continuare il suo cammino.
Forza e coraggio!
Si sedette sugli scalini dell’ingresso, poco distante da qualche gruppetto, e si guardò intorno, in cerca di qualcuno che potesse avere una faccia simpatica.
Il suo sguardo si posò su un gruppetto di cinque ragazzi, del quale tre ragazze e due ragazzi:
una ragazza, quella che sembrava la capobranco, era alta e snella, con lunghi capelli dorati e occhi del color dei lapislazzuli; accanto a lei un ragazzo dai capelli brizzolati nero corvino e gli occhi sul verde foglia. Forse era il suo ragazzo, lo capiva da come la stringeva a sé; di spalle e di lato, gli altri tre ragazzi del gruppo: una ragazza alta, dai lunghi capelli neri con a fianco una ragazza minuta, col viso dolce a cuore e i capelli rossi. Non riusciva a vederne il colore degli occhi dato che erano voltate di spalle; infine, per ultimo, un ragazzo alto e atletico dai capelli biondi e gli occhi azzurri.
Certo non si poteva dire che fossero brutti, erano tutti e cinque molto belli. Quando si dice "Madre Natura da tutto solo a pochi eletti e ad altri niente".
Ed era stata generosa sopratutto con i due ragazzi.
Poggiò i gomiti sulle ginocchia, le guance nel palmo delle mani, e continuò a guardarsi intorno.
Bah! Nessun’altro d’interessante! Solite facce da Chearleader o giocatori di Basket, in quel lato della scuola. Forse il capannone dietro di loro è la palestra.
Senza che se ne accorgesse, la ragazzina dai capelli rossi corse nella sua direzione per chissà quale motivo, ma nel salire le scale finì per inciamparle addosso
«Dio! Scusami!» esclamò arrossendo, scansandosi pian piano dal suo corpo «Mi hai attutito una bella cadut- cioè! N-non volevo, scusami.»
Sabrina si massaggiò la schiena, socchiudendo un occhio, un pò dolorante per la spinta sulle scale dovuta alla caduta della ragazza sul suo corpo «Ehm… non fa niente...» balbettò imbarazzata, infondo non poteva fargliene una colpa. Quando la ragazza fu abbastanza lontana dal suo corpo, si alzò, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi del tutto.
Tutt’intorno già si sentivano le risate dei tipi che altro non sapevano fare se non ridere sulle disgrazie altrui
«Grazie» la rossa la guardò per un breve attimo, prima di ringraziarla con pieno stupore nella voce e prenderle la mano. Nel farlo, però, sussultò di colpo, scansandosi con precipitazione «Che?!»
la bruna inarcò un sopracciglio «Mh?»
«Ma… tu…» la ragazzina dai riccioli rossi non ebbe il tempo di concludere la frase che gli altri della comitiva le si avvicinarono a passo svelto, accorgendosi forse solo in quel momento dell'accaduto
«Bonnie! Tutto bene?» a parlare fu la ragazza dai capelli neri, la quale le mise una mano sulla spalla.
Bonnie annuì con un sorrisino imbarazzato «Si, Meredith, sto bene. Sono solo caduta e questa ragazza mi ha soccorso»
la bionda della combriccola, a quelle parole, si voltò verso Sabrina, sorridendole.
Certo che sembrava proprio la classica reginetta del ballo di fine anno
«Tutto bene?» le chiese con cortesia
«S- si…» deglutì l'altra, abbassando lo sguardo con improvviso imbarazzo. Si sentiva troppo sotto mira e la cosa le metteva parecchio disagio «Non è successo niente»
«Elena!» Bonnie la prese per mano frettolosamente, facendola voltare d’istinto verso di lei «Ho sentito-!»
«Non ora, Bonnie!» il ragazzo moro la guardò con sguardo gelido e tono d'ammonimento, ed ella ammutolì.
«Matt!»
Un uomo chiamò il ragazzo biondo della comitiva, il quale si voltò, facendogli un cenno con la mano
«Ehi, Stefan» si rivolse al moro che poco prima aveva ammutolito la rossa «Andiamo? Il coach ci chiama»
«Ok» Stefan salutò Elena con una bacio e fece un cenno di saluto verso le altre ragazze, compresa Sabrina che arrossì di colpo a quel saluto e quel sorriso gentile inaspettati.
Quando lui e Matt si furono allontanati, Bonnie si rivolse nuovamente alla reginetta del ballo.
«Prima che inizino le lezioni, posso parlarti?»
Elena le sorrise, facendo cenno a Meredith che annuì e Sabrina si sentì ancor più fuori posto
«Ok» rispose la mora, dando le spalle per poi fare qualche passo, dando per scontato d'esser seguita dalle altre due.
Prima che si allontanassero, però, Sabrina balbettò con esitazione ed ulteriore imbarazzo
«C- comunque: Sabrina. Sabrina Evans. Molto piacere»
le tre ragazze le sorrisero e a rispondere per tutte e tre fu la piccola Bonnie
«Liete di conoscerti! E benvenuta a Feel's Church!»
Sabrina sussultò: come faceva quella ragazza a sapere che lei era appena arrivata? Si diede la risposta a quella stupida domanda, in pochi secondi: semplice, si conosceranno tutti in questa cittadina e tu sei l’unica faccia nuova, scema!
Pensò, però, che nonostante lei avesse udito i nomi di tutti, prima di andare via quelle tre avrebbero potuto presentarsi.
E vabbè!
Si voltò e si incamminò nell’istituto, cacciando un sonoro sospiro: era meglio avviarsi alla prima lezione e cercare l'aula.

Bonnie, Elena e Meredith si nascosero da sguardi indiscreti, nel retro della scuola, - il quale era collegato alla foresta -, a parlare dell’accaduto.
«Bonnie, l’ho visto, sei letteralmente saltata quando le hai preso la mano» Meredith incrociò le braccia al petto, appoggiandosi al muro dell'istituto.
«Vuoi dirci che succede?» la incitò Elena, piuttosto nervosa, portando una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio «Non vorrei che un nuovo arrivo, come dici tu, possa portare nuovi guai. Ne abbiamo scansato uno solo pochi mesi fa.»
«Se solo mi lasciate spiegare, vi dico tutto» disse, quasi urlando, Bonnie, cercando di far apparire imponente quel minuto corpicino che si ritrovava.
Le amiche ammutolirono, nascondendo un risolino: era davvero adorabile quando faceva così.
«Bene» sorrise soddisfatta, ricominciando a parlare «è nuova di qui: 1- perché non l’ho mai vista; 2- perché… beh, non so spiegarlo bene ma lo sento - e se lo sento io è vero -. E poi quando le ho stretto la mano ho sentito come un senso di inquietudine» un brivido le percorse la schiena al pensiero «Non sarà lei di per sé a portare guai, saranno i guai che verranno da lei attirati come una calamita»
«Che vuoi dire?» l’interruppe Elena, avvicinandosi sempre più all’amica con sguardo indagatore
«Che qualcosa vuole colpirla. Non so cosa, ma è qualcosa d’ inquietante e orribile»
La bionda si voltò verso la foresta e sospirò «Forse io so chi è che vuole colpirla» scosse il capo «L'unico problema che mi viene in mente in questo periodo, è solo lui. Dopo la Dimensione Oscura è cambiato... e anche per colpa mia»
«Sospetti di Damon?» Meredith espresse i pensieri di Elena, mettendole una mano sulla spalla «E perché mai? Intendiamoci: non mi fido di lui, lo sai, ma perché una nuova arrivata? Una sconosciuta poi. Per quanto riguarda quella faccenda: tu non ne hai colpe, stupida.»
«Questo non so dirtelo» la ragazza dagli occhi di lapislazzuli sorrise «E per il resto: Grazie. Comunque ne parlerò anche con Stefan»
«Che facciamo con Sabrina, allora?» le amiche si voltarono verso Bonnie, guardandola con aria interrogativa «Cioè, mi sembra una brava ragazza, timida anche. E noi non ci facciamo mai gli affari nostri in questo centro del caos che è la nostra città, quindi...»
«In effetti. E poi somiglia a te» la prese in giro Meredith, ridacchiando.
Bonnie rise a sua volta, grattandosi la testa con lieve segno d'imbarazzo
«Beh, io proporrei di controllarla, senza metterle paura ovviamente» propose Elena, allontanandosi dalle compagne «E poi non si sa mai che sia in una delle nostre lezioni. E come ha detto Bonnie: noi non ci impicciamo mai degli affari nostri, e in effetti questi mesi di calma mi hanno abbastanza annoiato. Mi mancano i piani A-B-C e forse D che abbiamo sempre fatto» ridacchiò, facendo qualche passo per tornare all'entrata dell'istituto.
Meredith fece spallucce e si avviò con l’amica, voltandosi poi verso la rossa e facendole cenno di seguirle.
Bonnie sospirò, raggiungendole con lievi passi veloci.
Forse la pace era finita, ma non era sicura che il pericolo incombesse sull’intera Feel's Church, bensì su un unica, nuova, abitante.

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Capitolo 4
*** Capitolo Terzo ***


--- Capitolo Terzo ---






La prima ora era quella di biologia.
Si diresse in classe, dove solo pochi alunni erano già entrati, e cercò silenziosamente un posto libero.
Lo trovò accanto alla finestra e si accomodò. I presenti in classe iniziarono ad osservarla, bisbigliando fra loro.
Ancora?! Si disse. Che barba!
Cacciò il materiale di studio dallo zaino e lo sistemò sul banco, dopodiché si immerse a guardare il cielo cupo fuori dalla finestra.
Le piacevano il freddo e la pioggia, quindi quel tempo le metteva un po' di allegria, se proprio allegria avesse potuto portare un clima simile.
Una voce familiare si udì da fuori la classe, ma non si voltò a guardare chi fosse, dopotutto non conosceva nessuno e forse era solo una sua impressione.
«Ok! A dopo ragazze!» un’altra voce familiare.
Sospirò e si decise a voltarsi per controllare se si fosse sbagliata o meno.
Beh, sbagliata proprio, no.
In classe erano appena entrati due ragazzi della comitiva che aveva “conosciuto” quella mattina. La bionda col ragazzo moro: Elena e Stefan, se non ricordava male.
Sorrise per poi tornare a guardare fuori dalla finestra. Forse non si ricordavano nemmeno di lei.
«Ciao, Sabrina»
Si voltò di scatto, stupita dal fatto che la ragazza bionda avesse appena nominato il suo nome e adesso faceva segno al posto libero accanto a lei
«Posso?»
Sabrina inarcò appena le sopracciglia, scuotendo poi subito dopo, il capo «Ehm… certamente»
Elena le sorrise e lei ricambiò.
«Non ti siedi accanto al tuo ragazzo?» le chiese poi, indicando Stefan in piedi davanti a loro due
«Posso resistere un’ora senza starle accanto» rise lui, chinandosi sul banco e appoggiarvi le mani sopra. Guardò Elena «Anche se è difficile» ella rise e la bruna si sentì improvvisamente in imbarazzo.
«Stefan ha ragione» Elena si voltò verso di lei, porgendole la mano «Mi spiace se prima non mi sono presentata per bene. Elena Gilbert»
l'altra le strinse la mano, allungando il sorriso
«Dato che ci troviamo in presentazioni...» Stefan s'intromise con gentilezza e le prese la mano per poi baciargliela «Stefan Salvatore, lieto di conoscerti»
Sabrina, in tutta risposta, arrossì di colpo, ritirando la mano frettolosamente, non aspettandosi il gesto «P-piacere mio»
«Stefan!» Elena lo ammonì, dandogli un buffetto amichevole sul braccio «L’hai fatta imbarazzare! Sei il solito gentiluomo!»
il moro rise, scusandosi con entrambe «Meglio che vada a sedermi, adesso. Il professor Turner potrebbe aver da ridire altrimenti, nel trovarci in questo atteggiamento amichevole» disse, per poi allontanarsi da loro e dirigersi ad un posto libero quasi in fondo all'aula.
«Scusalo» la ragazza bionda si sedette e si voltò verso l'altra «Stefan è fatto così»
«è una bella persona, si vede» Sabrina sorrise per poi sospirare al pensiero di cosa a causa dei suoi genitori, avesse perso: Mattew somigliava davvero molto a Stefan Salvatore. Caratterialmente s'intende. «Sei fortunata»
«Tu non hai una persona a cui tieni particolarmente?» alla domanda di Elena il volto di lei si accese di un rossore esagerato. La Gilbert rise a quella reazione «Io dico di si»
«Beh… però non, cioè, mi sono trasferita e quindi ormai…» la bruna tirò un lungo respiro «Eravamo amici. Non eravamo di certo innamorati, ma forse… credo che stesse per nascere qualcosa. Però ormai...»
«Come si chiama?» l'interruppe la bionda, con curiosità
«Mattew» sorrise Sabrina, guardandola con un lungo sorriso nel pronunciare il suo nome. Provava qualcosa per lui. Non era amore, non era una forte cotta, ma era qualcosa che l'aveva spinta a sognare una storia con lui e a vedere se potesse divenire un grande amore.
«E perché credi che la cosa non possa andare?» Elena appoggiò un gomito sul banco, poggiando la guancia nel palmo della mano e iniziando ad osservarla con i suoi magnifici occhi color dei lapislazzuli.
«Per la lontananza» sospirò la bruna, girandosi a guardare fuori dalla finestra per poi tornare a guardare la compagna di banco «Non sono tipo da rapporti a distanza. Non vivrei lontana dalla persona che amo. Quindi reputo questa storia impossibile e chiuso»
«Mi dispiace» Elena si morse un labbro «Io però non la penso così.» allungò un sorrisino complice «Sono stata per tanto tempo lontana da Stefan per... varie faccende, sai?! Ma la cosa non ci ha toccati. Però scusami. Forse sono stata invadente»
«Ma no, figurati» la rassicurò la Evans, sorridendole dolcemente per poi scuotere le mani «Anzi. Mi fa piacere aver comunicato con qualcuno oggi. Fare amicizia non è il mio forte.»
«Oh, bene! Allora ne sono lieta» ammiccò la giovane Gilbert, sentendosi quasi in colpa per quell'avvicinamento dovuto a forze maggiori e che forse non ci sarebbe stato, altrimenti. Ma non per Sabrina, solo, lei e i suoi amici erano abituati a rimanere in quel gruppo a numero chiuso, dati i vari avvenimenti che accadevano nelle loro vite e per ciò che esse nascondevano al mondo «Dopo ti va di pranzare con me e il mio gruppo?»
Sabrina sussultò, colta alla sprovvista da quell'invito che doveva ammettere, le faceva davvero piacere. Farsi delle amicizie e forse un gruppo nel primo giorno di scuola, non era da tutti, ed era stata quindi fortunata. Quindi rifiutare era un'opzione da evitare. «Mi farebbe tanto piacere»

Dopo la lezione, i tre ragazzi si salutarono per dirigersi ognuno ad altre classi per altre lezioni mattiniere.
Sabrina doveva ammettere di essere al settimo cielo: aveva trovato un’amica e si sentiva veramente più rassicurata e più a suo agio, in quel posto sconosciuto.

Le ore passarono velocemente per fortuna, e l’ora del pranzo arrivò in men che non si dica.
Si diresse in mensa, prese il proprio pasto e si diresse in cerca di Elena e dei suoi amici.
«Sabrina» la voce di una Bonnie in piedi sulla panca accanto al loro tavolo, che si sbracciava per essere notata, risuonò nella sala mensa.
Sabrina si voltò e nel guardarla rise, facendo qualche passo per raggiungerli.
Si ricordava anche i nomi degli altri per fortuna.
Meredith e Bonnie erano sedute a destra, accanto a Stefan ed Elena. Matt era seduto a sinistra, vicino a Meredith.
Si sedette accanto a lui, imbarazzata.
«Salve» sussurrò con voce flebile.
«Ciao! Ti trovi bene in questa scuola?» le chiese subito Bonnie, attaccando bottone con una strana euforia nella sua domanda. Era sempre esuberante quella ragazzina.
«Ehm… si, per essere il primo giorno»
«Sono contenta» sorrise a pieno viso la rossa, congiungendo le mani per poi iniziare a mangiucchiare parte del suo pranzo.
Sabrina sorrise, divertita da quella buffa ragazza dal visino a cuore.
«Beh, facciamo le presentazioni come si deve» Elena s’intromise, iniziando a presentare i propri amici «La ragazza di ghiaccio qui presente…» indicò la mora, ridendo «è Meredith Sulez»
«Piacere» esclamò quest’ultima facendo un lieve sorriso che dava tanto di sorella maggiore
«La piccola della compagnia è la nostra Bonnie McCullough, e il bel ragazzo biondo qui…» lo indicò «è Matt  Honeycutt»
«Piacere» le sorrise lui quasi imbarazzato più di lei. La cosa la fece sorridere di tenerezza.
Bonnie si allungò per dargli un buffetto dietro la schiena, ridendo.

Iniziarono a parlare del più e del meno e Sabrina si sentì davvero a suo agio in mezzo a loro. Quei ragazzi le ricordavano molto i suoi amici, quindi riuscire a comunicare e a sentirsi parte della comitiva, non fu difficile.
«Scusateci un secondo» Elena prese Stefan per mano e si allontanò con lui, lasciando soli i quattro ragazzi.

Usciti dalla mensa, si diressero nel posto più isolato della scuola.
«è lei quindi…» Stefan sospirò «Non so che dirti, amore. Bonnie ha un potere particolare per percepire quelle sensazioni, ma io purtroppo non ce l’ho e non posso dirti se si sia sbagliata o meno» incrociò le braccia al petto con fare preoccupato
«Non hai percepito proprio niente?» gli chiese Elena nervosa. Era vero, Stefan non aveva i poteri di Bonnie, ma almeno sperava che con le sue capacità fosse in grado di comprendere qualcosa. Qualsiasi cosa.
«L’unica cosa che posso dirti con certezza, è che non avverto nessun Potere in lei, né buono né malvagio. E che di sicuro non è un vampiro»
«è già qualcosa» Gilbert sospirò. Se solo non fosse stata di nuovo umana, forse avrebbe potuto aiutare in qualche modo
«è una ragazza perfettamente normale, amore» rise il ragazzo, scompigliandole i capelli «Forse ti preoccupi per niente»
la bionda sorrise e lo abbracciò, affondando il capo sul suo petto e chiudendo gli occhi, assaporando il buon'odore che solo il corpo di Stefan sapeva emanare.
«Per niente non direi, però. Bonnie ha raccontato sia a te che a Matt cos’ha sentito»
Stefan le accarezzò i capelli «Vorrà dire che se questa ragazza è in pericolo, noi l’aiuteremo. Abbiamo sempre aiutato i cittadini di Fell's Church»
Elena sorrise, allungandosi sulle punta dei piedi per poi dargli un bacio a fior di labbra
«Tu pensi a mio fratello, vero?» le chiese improvvisamente lui, sospirando «Dopotutto non hai tutti i torti, Damon non cambierebbe mai. E dopo il ritorno dalla Dimensione Oscura e dopo ciò che lì è accaduto... sembra essere tornato più crudele di prima....»
«Ma ti ha pur sempre salvato la vita e questo devi ammetterlo» sorrise ancora lei, sfiorandogli il viso «E lui stava cambiando. E' solo a causa mia se...»
«Shht» le strinse la mano sulla sua guancia con la sua «tu non hai colpe, amore»
Ella allungò un sorriso, lasciando perdere il discorso «Noi, comunque, lo terremo lo stesso d’occhio, Stefan. Per quello che possiamo, ovviamente»

«E così i tuoi genitori fanno gli scrittori» Meredith sorrise e Sabrina annuì, concludendo solo in quel momento, il suo pranzo
«Si. Di libri gialli, e anch’io vorrei diventare scrittrice un giorno»
«Magnifico!» Bonnie congiunse le mani, entusiasta come d'altronde lo era di ogni cosa «E scrivi già da adesso, qualche romanzo?»
In quel momento Stefan ed Elena tornarono da loro «Scusate l’assenza» Il giovane Salvatore si sedette con la Gilbert di fianco
«Di che si parla?» chiese la bionda curiosa, voltandosi verso gli amici
«Sabrina ci ha raccontato che i genitori fanno gli scrittori» rispose Matt, sorridendo ad Elena, mentre beveva un sorso della sua bibita
«Davvero? Che bello!»
«Un giorno anche lei vorrebbe fare la scrittrice» continuò Meredith, come sempre impassibile «è una bella cosa, avere già idee sul futuro, intendo»
«Infatti» Elena sorrise a Sabrina, ammiccando «Te lo auguro»
«Grazie» esclamò quest’ultima, arrossendo appena. Non ne capiva il motivo ma Elena riusciva a metterla in suggestione. Forse il problema era che stare con lei era come stare in compagnia della reginetta della scuola?! Beh si, forse il motivo era quello.
«E ti occupi già di scrittura?» chiese Stefan incuriosito
«Ci stava appunto rispondendo» Bonnie si rivoltò verso Sabrina «Allora?»
«Beh…» la ragazza bevve un sorso d’acqua e rispose «Si. Sto già scrivendo un libro, ma…»
«Che meraviglia!» esultò la rossa, avvicinandosi di più a lei «E di che tratta?»
«Bonnie, non farle troppe domande, la metti in imbarazzo» Meredith la richiamò sospirando e Bonnie si scusò
«Ma no, va bene» sorrise la bruna, ridacchiando «Il mio libro parla di vampiri» a quella risposta il silenzio cadde tra il gruppo «Che avete?» chiese, stupita da quello strano silenzio. Certo, forse sembrava strano che un'adolescente scrivesse tematiche già così delicate e complicate, ma non era mica una rarità o una cosa talmente assurda da farli ammutolire.
«… beh… interessante direi» a parlare fu Stefan «e come mai proprio sui vampiri?»
«Semplicemente perché adoro i vampiri. Li trovo creature affascinanti»
Matt trattenne una risata che però Sabrina notò
«Ok» scoppiò a ridere a sua volta «Non è una cosa da tutti, lo so.»
«Sono mostri, Sabrina!» Stefan parlò quasi con rimprovero e strinse i pugni. Elena gli prese le mani, sorridendogli con dolcezza, ed egli sospirò
«Non è sempre così, Stefan» gli fece, come a ricordarglielo.
Sabrina li guardò attentamente: era strano, sembrava come se la cose li riguardasse.
Meredith si accorse che la cosa stava mettendo strani pensieri alla ragazza e parlò per distrarla
«Sono creature affascinanti, dopotutto» fece «Dipende dai punti di vista»
la Evans si voltò verso di lei, sorridendole «Già»
«Possiamo avere qualche spoiler? Prima di comprarlo in libreria, intendo» continuò a distrarla e l'altra scoppiò a ridere
«Non so se lo pubblicherò mai, non credo di esserne all’altezza»
«Non sottovalutarti!» la incoraggiò Matt con un occhiolino, mettendole una mano sul braccio-
«Matt ha ragione! » sorrise Bonnie, a sua volta «Dai, spoiler!»
Stefan tornò come prima, calmandosi e continuando a stringere le mani di Elena. Solo lei gli faceva quell'effetto calmante
«Ok. Se proprio ci tenete ad annoiarvi» Sabrina scoppiò a ridere ed iniziò a raccontare la trama del suo romanzo.

«Interessante» Elena congiunse le mani, sorridendo e annuendo appena «Soprattutto la parte dove il vampiro cattivo si innamora della preda. Una cosa un pò sentita ultimamente» diede un'occhiata divertita e d'intesa a Stefan «ma mi piace.»
«Ma continua a cibarsi di umani, poi?» chiese Bonnie incuriosita, mentre con la coda dell’occhio guardava Stefan anch'ella. Il ragazzo quasi si sentì come se stessero parlando di lui, in verità.
«Beh non so. Vorrei farlo nutrire di animali ma è una cosa troppo sentita in giro, a dire il vero.» rispose Sabrina, sospirando con evidente perplessità «Sono molto confusa sulle idee»
«Per me è una buona idea, anche se già sentita.» Salvatore poggiò i gomiti sul tavolo, chinandosi di un po' per osservarla più da vicino «Potresti farlo diventare in tutti i sensi buono»
«Come si chiama il vampiro?» chiese improvvisamente Meredith, bevendo un sorso di succo di frutta «Non ce lo hai detto»
«Giusto!» Sabrina sorrise «Damon! Si chiama Damon.»
Bonnie sussultò; Stefan si rimise diritto con improvvisamente i nervi tesi; Elena rimase stupefatta; Meredith quasi non sputò quel che stava bevendo, e Matt rimase stranito.
«Damon?» chiesero all'unisono
«Si, Damon!» la bruna inarcò un sopracciglio «Perché?»
«Come mai proprio quel nome?» chiese Stefan a denti stretti. Come poteva esserci una simile coincidenza?
«Beh, perché, come vi ho raccontato, ha un carattere che si addice molto a quel nome, secondo me»
A quelle parole i ragazzi tornarono a rilassarsi, sospirando e la cosa stranì ancor più la giovane Evans «Si può sapere che vi prende? È solo un nome!»
«Si» Elena cercò di sorriderle tranquilla, senza destrare sospetti «Hai ragione, scusaci»
«Dovrei sapere qualcosa?»
In quel momento la campanella suonò, ricordando agli alunni di entrare nelle proprie classi per le lezioni, e questo salvò i ragazzi dalle domande della bruna.
La comitiva si alzò senza risponderle.
«Sta tranquilla» Meredith le mise una mano sulla spalla, cercando di tranquillizzarla «Va tutto bene»
Sabrina sospirò, cercando di convincersi che fosse la verità
«Se lo dici tu»
la mora le sorrise, mettendole una mano sulla spalla «Certo! Dai, andiamo, che la prossima lezione ce l’hai con me, siamo in classe assieme»
le due ragazze si allontanarono, salutando la compagnia.
«Damon…» ringhiò silenziosamente Stefan, mentre usciva dalla mensa con gli altri «Avete ragione, sia tu che Bonnie» si rivolse ad Elena «Conosco mio fratello, e di certo quel nome non è casuale. Dobbiamo tenere d’occhio Sabrina»
«Perché sei così preoccupato, Stefan?» chiese Matt stupito, mentre usciva dalla sala mensa con loro «è solo un nome, non ce l’ha mica solo tuo fratello»
«Non può essere solo un nome scelto a caso» rispose l’amico, ancora teso «Sai quante volte Damon mi è entrato nella testa?!»
Bonnie si avvicinò a lui «Ci spieghi?»
«Damon può agire anche nel subconscio, Bonnie, lo dovresti sapere.» a rispondere fu Elena. La bionda sospirò «Tu puoi accorgertene e non accorgertene, dipende da ciò che fa e dalla sua voglia di fartelo capire o meno»
«Continuo a non comprendere. Si, conosco di questa sua abilità, ma...»
«Mi sembra una cosa esagerata» Matt appoggiò Bonnie
«Può darsi che come sia entrato nel mio sogno, mesi e mesi fa, possa aver controllato la scelta di Sabrina nello stesso modo, entrandole nella mente» specificò Elena, stringendo il braccio a Stefan
«E se è così…» quest’ultimo tirò un lungo sospiro «Significa che Damon la sta sorvegliando… e da molto, molto vicino»
«E allora che si fa?» Matt si rivolse all’amico, sgranchendosi le braccia
«Stanotte la sorveglierò io» rispose Stefan, stringendo i pugni mentre giravano a sinistra del lungo corridoio, per dirigersi alle varie aule «non c'è altro da fare.»

Sabrina si sgranchì le braccia mentre tornava a casa.
Non capiva ancora l’insistenza dei suoi nuovi amici, di sapere dove abitasse. Beh, le faceva piacere, voleva dire che volevano conoscerla meglio, però le sembrava strano… le sembravano strani sin dalla sala mensa.
Tutta quella sospettosa reazione per un nome. Proprio non capiva.
E poi Stefan… lui era quello della comitiva che le sembrava più strano, misterioso. Era un bravo ragazzo, come tutti loro del resto, ma era convinta che nascondesse qualcosa di cui, forse, solo Elena, essendo la sua ragazza, fosse a conoscenza.
Stava per entrare a casa quando si sentì come attirata nella foresta.
Beh, è ancora presto, mamma e papà non dovrebbero esserci prima delle 20:00, si disse, guardandosi intorno. Ma si! Che può succedere improvvisamente? Ci sono stata anche più tardi di adesso.
Cambiò così la sua meta, dirigendosi nella foresta mentre un corvo le volava dietro…

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Capitolo 5
*** Capitolo Quarto ***


--- Capitolo Quarto ---






Entrò nella foresta, sbadigliando.
Diamine, quella giornata scolastica, anche se era la prima, l’aveva proprio sfiancata.
Sarà che sono all’ultimo anno.
Si diresse al centro della foresta, dove era solita andare, per poi sedersi davanti al laghetto e buttare lo zaino di fianco al proprio corpo.
Quel pomeriggio faceva particolarmente freddo e nonostante lei fosse a mezze maniche, degli strani brividi le percorsero la schiena.
Rabbrividì.
Perché improvvisamente le veniva in mente il sogno di quella notte?!
Forse era meglio non entrare lì, forse sua madre aveva ragione. Fell's Church era più pericolosa di ciò che credesse, e con essa anche la foresta che sin da piccola la faceva sentire al sicuro.
Che stupida. Scosse il capo.
Quella non era la foresta dove da piccola passava le giornate, anche se era identica.
Si alzò sospirando. Forse era meglio tornare a casa. Pensò, mettendo lo zaino in spalla.
Si voltò per tornare indietro e gettò un urlo: un ragazzo, dai capelli e gli occhi neri, le era davanti e le sorrideva con un qualcosa di sinistro nell'epsressione e lo sguardo. Quel sorriso, per quanto incantatore e perfetto su quelle labbra marmoree, metteva davvero i brividi.
Lo osservò, indietreggiando istintivamente. Doveva ammettere, però, che era un ragazzo davvero bellissimo: pallido, quasi come immaginava il vampiro della sua storia; con degli occhi incantatori e ipnotici e lisci capelli neri che ricordavano le ali del corvo che aveva visto il giorno prima.
Ecco che di nuovo il sogno le veniva in mente.
No, si stava sbagliando, era solo una stupida coincidenza. Non poteva di certo aver fatto un sogno premonitore.
«Ti ho spaventata?» la sua voce era calda e vellutata ed era come se quelle parole le scorressero dentro, facendole provare degli strani brividi lungo tutto il suo essere.
Quella voce era uguale a quella del ragazzo del suo sogno, e anche se lei non lo aveva visto bene… era convinta che gli somigliasse.
Scosse via quei pensieri sciocchi. Si era solo spaventata e adesso uno stupido incubo voleva rovinarle il resto della giornata.
Cercò di sorridere al bel giovane che aveva davanti: forse gli sembrava matta.
«No, sto bene, anzi... scusami per la mia esagerata reazione» si accorse di balbettare ma continuò a parlare, cercando di calmarsi «mi sono spaventata perché non credevo ci fosse qualcuno»
«Ma che bella vocina» sorrise il giovane uomo, facendo qualche passo felpato verso di lei.
Sabrina arrossì di colpo. Più le si avvicinava e più notava che la bellezza notata in lontananza era niente a confronto di quella reale. Avrà avuto sicuramente sui venticinque anni o poco più.
«Si» sorrise, grattandosi il capo, imbarazzata «Me lo dicono in molti»
«E sei anche carina» continuò lui, facendo qualche altro passo avanti.
Quel complimento, stranamente, le mise una specie di paura in corpo, più di quella che aveva avuto poco prima. Il suo campanello di allarme si era attivato.
Doveva andare via.
«Grazie…» cercò di allontanarsi, superandolo, ma lui la bloccò velocemente, afferrandola per un braccio.
Oh no! Chiuse gli occhi. Maledizione!
«Diavolo, scusami davvero» la voce di lui sembrava davvero preoccupata. Ella si voltò a guardarlo e lo vide… imbarazzato?! «Ti ho messo davvero paura» la lasciò di colpo, continuando con un sorriso appena accennato e pieno di senso di colpa «Scusami. Forse ho esagerato»
La Evans allora scoppiò a ridere, voltandosi del tutto verso il misterioso giovane uomo. Forse si era completamente sbagliata, ma infondo la prudenza non era mai troppa «No, no, scusami tu. Ti avevo già messo nella mia lista nera»
Il moro si sedette sull'erba umida, facendole cenno di accomodarsi accanto a lui «Potrei perdonarti solo se accetti il mio invito ad accomodarti qui con me»
Sabrina sorrise «Se è l'unico modo» disse, facendo qualche passo per poi chinarsi lentamente e sedersi, così, accanto a lui.
Il misterioso uomo corvino allungò quindi, una mano verso di lei «Damon. Lieto di conoscerti.»
Ella sussultò di colpo, mentre era già in procinto di allungare la propria mano per stringere la sua.
Damon! Come poteva chiamarsi come il vampiro del suo racconto?!
Sorrise a pieno volto. Che magnifica coincidenza!
«Sabrina.» Gli strinse la mano «Piacere mio»
Damon sorrise, osservandola con attenzione. Adattare la tecnica del dolce, buono, ingenuo ragazzo, - in poche parole adattare la tecnica da lui soprannominata “Stefan”-, sembrava avesse funzionato. E non aveva neppure dovuto consumare un po' del suo Potere per attirarla a se.
Di solito con la maggior parte delle sue vittime lo faceva, ma con lei non era servito... per il momento.
«Non credi che sia troppo pericoloso entrare in una foresta, a quest’ora poi, da sola?»
non che gli dispiacesse che il suo pasto gli venisse incontro da solo, ma meglio continuare con la parte del bravo ragazzo, almeno per qualche altro minuto.
«Beh, si» Sabrina abbassò lo sguardo, mordicchiandosi le labbra mentre iniziava a giocherellare nervosamente con le proprie dita: chiaro segno di imbarazzo ulteriore «Però la foresta mi piace da quando ero piccola»
«Sul serio?» si finse stupito, dopotutto le aveva letto nella mente e conosceva già molti dettagli della sua vita. Compreso che quella mattina aveva fatto amicizia con quel gruppetto di stupidi umani più suo fratello. Ebbene si, la stava anche spiando. Era da mesi che non accadeva qualcosa di nuovo e divertente in quella sciocca città. E lei era qualcosa di nuovo.
«Si» gli sorrise ella, voltandosi a guardarlo mentre il suo giocherellare con le dita si placava appena «E poi amo gli animali… cioè... non tutti, almeno»
«Quale animale non ti piace?» fece ancora, lui, cercando di sembrare interessato alla cosa, quando non lo era affatto.
«Proprio da ieri odio i corvi» fece una smorfia e Damon scoppiò a ridere spontaneo. Ne capiva il motivo: dopotutto l’aveva ferita.
«Perché?» finse di chiedere con innocenza
«Mi ha graffiata uno di loro» continuò quella smorfia, lei, toccandosi la gamba coperta dal jeans che il giorno prima il volatile aveva graffiato «Stupido animale. Mi ha graffiata a sangue ed io odio il sangue. Solo vederlo mi fa sentir male» non sapeva nemmeno lei perché si confidava con quel ragazzo appena conosciuto, sapeva solo che si sentiva stranamente attratta da lui e non solo per la sua bellezza.
C’era qualcosa di… magico
«Capisco» Damon sogghignò, sfiorandole il braccio scoperto con l’unghia dell’indice «Forse…» disse in tono seducente: meglio iniziare ad usare un po' del suo Potere per farla cedere, iniziava a venirgli sete e maggiormente, iniziava ad annoiarsi a sentirla blaterare «il tuo sangue… ha un ottimo sapore…» si avvicinò a lei lentamente, avvicinando i loro volti.
La sentiva cedere pian piano sotto l’influsso del suo Potere. Pochi istanti e si sarebbe data a lui su un piatto d’argento.
«T-trovi..?» la sua voce uscì flebile dalle labbra, mentre si sentiva quasi come in uno stato di trance
«Eh si...» ed eccola che gli cadeva fra le braccia e il sorriso di Damon si allungava sul volto magnificamente scolpito.
Era stato facile come al solito. La differenza era che non l’avrebbe uccisa, non subito almeno, voleva divertirsi con lei e non gli importava certo dei pericoli che poteva comportare ciò, alla ragazza.
Mentre lei era incosciente di ciò che lui voleva farle, si chinò sul suo collo, pronto a farle provare l’estasi. Già assaporava il suo dolce sangue che si espandeva in lui, che fluiva dalla gola in tutto il corpo. Oh, si eccitava al sol pensiero.
Non aveva mai trovato la caccia così esilarante come in quel momento.
Quella ragazza aveva un carattere forte, proprio come quello di Elena, ma era anche più fragile di lei - quasi simile (se non identica) al piccolo pettirosso - e forse, se Elena Gilbert fosse stata un po' più come Sabrina Evans, trasformarla nella sua Regina delle tenebre non sarebbe stato impossibile come lo era invece, stato.
Ma ormai, di lei non gli importava più un fico secco. Che se ne fosse stata pure con quello stupido di suo fratello “Io-sono-meglio-di-te-perchè-non-bevo-sangue-umano”, per sempre. Se per sempre poteva starci dato che ora lei era tornata umana e non aveva tutta l’eternità come potevano averla prima. Stefan non voleva trasformarla e lei non insisteva, beh! Fatti loro, a lui non importava più se voleva buttarsi così. Dopo quel che era accaduto nella Dimensione Oscura, aveva capito che farsi sfruttare così da una stupida ragazzina viziata e confusa su chi scegliere e chi no, non ne valeva la pena. Elena era tanto insistente sul suo precisare di non somigliare affatto a Katherine, quando in relatà non si rendeva conto che fossero davvero schifosamente identiche.
Tornò a concentrarsi sulla splendida fanciulla che aveva fra le braccia in quel momento. Una fanciulla a tutti gli effetti, come poteva capire. Prima di lei, solo in Bonnie il pettirosso, aveva trovato simili caratteristiche.
Non voleva rovinarsi il pasto per quei due, quindi meglio non pensare più a quelle nullità.
Dischiuse le labbra, preparandosi a morderla. Dopo le avrebbe fatto dimenticare tutto.
Improvvisamente una spinta lo gettò ad un albero, mentre Sabrina perdeva conoscenza.
Alzò lo sguardo furioso, toccandosi le labbra sporche di sangue, pronto ad uccidere chiunque avesse osato interromperlo.
Allungò un sorriso, però, scorgendo la figura dinnanzi a sé. Parlando del diavolo…
«Mi hai fatto male… fratellino»
Stefan era accanto alla ragazza. Era stato lui a farle perdere conoscenza prima che lei si riprendesse e scoprisse tutto.
«Avevamo visto giusto. Damon» Stefan si diresse a grandi passi verso il fratello che si rimetteva in piedi «Che vuoi da lei? Non la conosci nemmeno»
«Oh, io sto bene fratellino, grazie per avermelo chiesto, e tu come stai?» ironizzò il fratello maggiore, ghignando «Sei sempre così gentile, Stefan»
«Rispondimi!» gli urlò il fratello minore, stringendo i pugni con rabbia
«Proprio perché è una sconosciuta non dovrebbe importarti» rispose furioso, Damon «Non fa parte della tua combriccola eppure voi stupidi esseri cercate sempre di mettermi i bastoni fra le ruote!» si gettò su Stefan, spingendolo ad un albero a sua volta «L’avete addirittura fatta diventare vostra amica!»
l'altro cercò di scansarlo, ma come al solito suo fratello era più potente e tutto a causa della loro differente nutrizione: Damon si nutriva di umani mentre lui di animali, e la differenza di Potere era davvero enorme.
«Che cosa toccante..» continuò Damon Salvatore, strattonandolo per poi dargli un’altra spinta e farlo finire contro un altro albero, sfondando il precedente. Continuava a tenerlo stretto per il collo «Anzi, mi correggo: fastidiosa» sibilò l'ultima parola
«Vogliamo solo difendere una povera ragazza innocente, trasferitasi in questa città senza pensare al pericolo che incombeva su di lei e su tutti gli abitanti» Stefan lo scansò, colpendolo con un pugno a pieno viso che spinse l'altro a terra e a pochi passi da sé
«Ma che carino» Damon si rimise in piedi, scoppiando a ridere «Santo Stefano Salvatore. Dimenticavo che tu sei un Superman versione vampiro» si rigettò su di lui, colpendolo con un pugno a sua volta «Ma vorrei ricordarti che finché ti nutrirai di Bambi, caro fratellino, io sarò sempre più forte di te.» lo colpì ancora, sogghignando alla vista del fratellino che sputava sangue «Mi hai interrotto, Stefan, e adesso io ho sete» si chinò su di lui, mordendolo con foga.
Stefan urlò, cercando di divincolarsi dal fratello ma inutilmente.
Damon continuava a fargli del male, eppure aveva giurato ad Elena… beh, ormai che importava?! Lei era tornata in vita e la promessa non valeva più, sopratutto dopo i vari avvenimenti degli scorsi mesi.

Damon lo scansò, scoppiando a ridere mentre Stefan si accasciava a terra indebolito e dolorante
«Credo che adesso dovrai ristabilirti. Va pure a mangiare qualche topo, fratello. E attento a non fare indigestione!» si allontanò sogghignando, guardando Sabrina di sottecchi. Si chinò e sorrise, sfiorandole lievemente il viso. «Sarà per la prossima, dolcezza»
Si levò in cielo sotto le sembianze di un corvo, svanendo poi, nell’oscurità della foresta.
Stefan si alzò barcollando, avvicinandosi alla ragazza priva di sensi, nonostante quasi non si reggesse in piedi.. Doveva portarla a casa prima che la sete lo assalisse, dopodichè sarebbe tornato a sfamarsi nella foresta.
La prese fra le braccia, allontanandosi a passo lento da quel maledetto luogo.
Pensò alla sua Elena. Doveva essere sicuramente in pensiero.

Elena, Meredith e Bonnie aspettavano Stefan nel suo appartamento alla pensione della signora Flowers, ma questi ritardava e la cosa iniziava a mettere ansia alla giovane dai capelli biondi.
«Aveva detto di aspettarlo qui» sospirò Bonnie, spazientita, mentre dondolava le gambe, seduta sul letto a due piazze che riempiva metà camera
«Doveva parlarci prima di stanotte, poi sarebbe andato ad osservare se a casa di Sabrina andava tutto bene» Meredith ticchettò il tacco dello stivale sul pavimento più e più volte, seduta accanto alla rossa.
«Ho come un brutto presentimento» Elena si alzò dal letto, dove era seduta con le amiche, per poi avvicinarvi alla finestra e sospirare pesantemente.
Il sole stava tramontando e il suo Stefan non era ancora tornato.
La paura si impossessò di lei.

Ore dopo, Stefan fece ingresso nel suo appartamento in pessime condizioni.
«Stefan!» Elena corse da abbracciarlo preoccupata «Ho provato a chiamarti ma al cellulare non rispondevi, poi non tornavi a casa e mi sono spaventata a morte. Dio mio, amore, cosa ti è successo?»
Il moro la strinse a se, sospirando e cercando di sorridere per non preoccuparla ulteriormente, mentre Bonnie e Meredith si sporgevano per reggerlo e aiutarlo, con Elena, a sedersi sul letto.
«Va tutto bene, angelo mio, sono andato a nutrirmi»
«Che succede, Stefan?» Meredith socchiuse gli occhi, guardandolo con sospetto «Non può esserti successo.... questo» gli indicò il corpo «solo per nutrirti»
«Hai un viso… pallido, anche» Bonnie rise della sua esclamazione, cercando di sdrammatizzare «Se più pallido di un vampiro si può essere»
Stefan sospirò, rilassandosi sul materasso «Damon ha attaccato Sabrina»
«Cosa?» le tre amiche trasalirono di colpo, sorprese  «Ma come..? Quando?»
«Nella foresta. Come sospettavamo la sta adocchiando come preda» sospirò lui, socchiudendo gli occhi «Abbiamo combattuto e come al solito ho avuto la peggio» strinse i pugni furioso.
Elena si chinò davanti a lui, stringendogli le mani «Non è colpa tua»
Stefan sospirò, rilassandosi a quel tocco caldo e amorevole.
«Devo andare assolutamente da lei stanotte, forse Damon attaccherà di nuovo…» chiuse gli occhi per cercare di riprendere ancor più forza. Si era davvero nutrito, ma sembrava non essere servito a molto «Anzi, forse tutte le sere, meglio che la sorvegli. E il giorno…» si bloccò di scatto, tornando a sedersi «Scusate, sto facendo tutto io… solo che…»
«Noi vogliamo aiutarla» a parlare fu Meredith, che sorrise a Stefan dolcemente
«è una nostra amica ormai, fa parte della combriccola, adesso» Bonnie rise dolcemente «e poi cosa vuoi che sia salvare una persona quando abbiamo salvato l’intera Fell's Church mille volte?»
«Bonnie ha ragione» Elena gli sorrise, baciandolo a fior di labbra «E poi se lei ha sentito che la ragazza era in pericolo, beh, significa che è un segno, Stefan. Significa che dovremo essere noi a salvare la nuova arrivata»
Stefan sorrise: quelle ragazze erano il colmo. Lo sorprendevano ogni volta.
«Va bene» annuì.
Damon… lui era pur sempre suo fratello… ma doveva combatterlo ancora una volta e non poteva fare altrimenti.

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Capitolo 6
*** Capitolo Quinto ***


--- Capitolo Quinto ---





Sabrina Evans uscì di casa per andare a prendere un po' d’aria in giardino. Si avvicinò all’altalena posta sotto il grande albero di pino, nel retro della villetta a due piani, e si strinse nel golfino rosa messo sul pigiama color pesca a gambe e maniche lunghe.
Quella notte non riusciva a dormire, eppure erano gia le due.
Pensava a Damon, quel misterioso ragazzo conosciuto giorni prima e del quale non aveva visto più neanche l’ombra.
Eppure era strano.
Non ricordava niente del loro incontro… beh, niente dopo alla loro chiacchierata.
Si era risvegliata in camera sua e all’inizio aveva creduto addirittura che fosse stato tutto un sogno, un bel sogno, ma poi si era resa conto di essere vestita e aveva capito che era accaduto sul serio.
Ma come era tornata a casa, proprio non lo ricordava.
I suoi erano rientrati poco dopo di lei quindi non potevano darle risposte ed ella, tra l'altro, non gliele avrebbe neanche chieste.
Il giorno dopo aveva parlato un po' di più con Elena e la sua comitiva e nella prima settimana scolastica, si erano ritrovati buoni amici. Forse era ancora un pò presto per definirla una vera amicizia, ma sembrava che tutto portasse a ciò.
Strano come l’avessero fatta entrare subito nel loro gruppo: con troppa facilità. Eppure le davano l’impressione di persone col gruppo chiuso, nel quale ci si poteva entrare solo se si entrava nelle grazie di qualcuno o dopo una specie di inizializzazione da college.
Beh, forse lei era entrata nelle grazie di Bonnie, infondo lei sembrava quella che le si era più attaccata.
Ne era contenta però, poteva finalmente considerare l’idea di poter vivere a Fell's Church come tutti loro. Ne aveva parlato ai suoi amici, anche, i quali erano rimasti entusiasti per il fatto che non fosse sola, e lei aveva promesso loro di presentarli alla sua festa di compleanno tenutasi il dieci Ottobre.
Un battito d’ali la fece sussultare, riportandola nel mondo reale.
Alzò gli occhi al cielo e vide un corvo volare nella direzione della foresta, poco dopo un’aquila lo seguiva.
Inarcò le sopracciglia.
Che cosa strana.

Damon prese le sue sembianze umane non appena toccò il prato della foresta con le zampe e Stefan fece lo stesso.
«Ma che bravo, fratellino» ironizzò il primo, voltandosi a guardare il ragazzo dietro di lui «Quanti poveri amici della foresta hai dissanguato per avere un po' di Potere? Anche se credo che non potrai mutarti in animale una seconda volta, non ne hai la forza» si appoggiò con la schiena ad un albero, sbadigliando scocciato
«Damon, perché continui, ogni notte, a volare sulla sua casa?» Stefan strinse lentamente i pugni, facendo qualche passo verso il fratello, sino a ritrovarsi dinnanzi a lui. Ogni volta che erano faccia a faccia, si poteva benissimo notare quella lieve differenza d'altezza fra i due. Nonostante Damon fosse il fratello maggiore, era lievemente più basso del minore.
«E tu perché continui, ogni notte, a sorvegliare la sua casa?» gli rispose l'ultimo, più per canzonarlo che per cambiare discorso
«Damon!»
«Stefan!» disse, con voce sonora, il maggiore dei Salvatore, gesticolando con la mano. Poi socchiuse gli occhi, guardandolo con rabbia appena accennata «Non intrometterti tra me e il mio pasto, fratellino»
«Non è un pasto!» ringhiò Stefan, iniziando a gesticolare con nervosismo «è una ragazza! Un essere umano!»
«Per l’appunto» Damon alzò le mani, col viso quasi dispiaciuto per le parole dell'altro «Ignoranza pura, fratello. Eppure sei un vampiro, se così ti puoi definire, dovresti sapere che le dolci fanciulle sono il nostro pasto prelibato» scosse il capo, portando una mano alla fronte con un sospiro, e scosse appena il capo «Poveri noi, dobbiamo ripartire dall’ABC dei vampiri con te»
«Smettila di prendermi in giro» il fratello lo afferrò per il colletto della giacca in pelle nera, furioso «Devi starle lontano»
Lo sguardo di Damon si fece quasi famelico, mentre afferrava la mano di Stefan e la scostava da sé con forza «Non toccare la mia giacca» sibilò, spingendolo appena lontano «E perché dovrei, comunque? Solo perché ha incrociato la vostra strada e ha fatto venire strane sensazioni alla streghetta?» si aggiustò la giacca indosso «Ti avviso:» alzò lentamente lo sguardo, gli occhi socchiusi «Toccami ancora e ti uccido sul serio, fratello. E non sono solo parole a vuoto. Stavolta non c'è nessuna Elena Gilbert o Katherine Von Swartzschild a fermarmi!» voltò le spalle e iniziò ad allontanarsi, continuando a parlargli telepaticamente. Ah! Stefan? Io avrò il sangue di quella fanciulla… e tu non potrai farci niente.
Si levò in aria con le sembianze di un corvo, per poi svanire nella notte.
Stefan scosse il capo, sospirando.
Sarebbe stato più difficile di quanto pensasse.

Damon. Damon…
Continuava a chiamare il suo nome in quell’enorme villa medievale, ma non riusciva a trovarlo.
Si chiamava stupida da sola.
Come poteva provare attrazione per un ragazzo con il quale aveva parlato si e no, pochi minuti?
Ma il suo sguardo, la sua vicinanza… era bastato solo ciò a farle vibrare il cuore.
Teneva la gonna del lungo vestito fra le mani, per cercare di non inciampare mentre saliva le scale che riportavano alla torre.
Si trovava nell’800. Non era la sua epoca, lo capiva bene, ma era come se lì ci fosse nata e cresciuta.
Aprì la porta scricchiolante e lo vide, voltato di spalle mentre osservava la luna da quella piccola finestra che da sola, donava un pò di chiarore alla stanza.
La sua figura, illuminata dal pallido chiarore della Dea Luna, lo rendeva ancora più bello.
Sorrise, avvicinandosi mentre lui si voltava a guardarla, sorridendole a sua volta.
Era vestito di nero, come al solito, e faceva un po' paura, ma a lei piaceva anche per quello.
Arrivò faccia a faccia con l'uomo, che le sfiorò dolcemente il viso per poi catturare le sue labbra in un bacio passionale.
Lei si aggrappò a lui come se avesse avuto paura di perderlo, ricambiando quel dolce bacio, tanto desiderato, assaporando il suo sapore.

Riaprì gli occhi, trovandosi di fronte il volto di un corvo e urlò, indietreggiando e facendo dondolare, così, l’altalena sulla quale era seduta.
L’uccello volò via e svanì nell’oscurità.
Sabrina si guardò intorno, notando di trovarsi ancora nel giardino di casa sua.
Come diavolo aveva fatto ad addormentarsi lì e a non cadere?!
Sospirò. Un sogno così bello, rovinato da un risveglio così brutto. Finirò per invaghirmi di un uomo immaginario. Stupidi sogni.
Si alzò, tornando in casa, mentre Damon la osservava seduto sopra il tetto di essa, toccandosi le labbra per poi leccarsele.
«Eh si… ha un buon sapore sai, fratellino?» si voltò alle sue spalle, dove Stefan lo osservava furioso. «Sarà davvero divertente giocarci un pò» Si alzò, sgranchendosi le braccia «Questo è solo per farti capire, fratello, che anche un tuo solo secondo di assenza… potrebbe andare a mio favore» tornò a mutarsi in corvo, per poi svanire definitivamente.
«Damon…» Stefan saltò giù dal tetto, voltandosi poi a guardare il cielo buio della notte «maledetto!»

Per tutta la pausa pranzo non aveva fatto altro che sbadigliare, assonnata.
«Che hai, Sabrina?» le chiese Bonnie, seduta accanto a lei nella sala mensa, mentre addentava il suo pezzo di pizza margherita «Hai gli occhi veramente stremati»
«Anche nell’ora di biologia sembrava che volessi addormentarti. E il professor Turner avrei quasi scommesso che ti cacciasse dall'aula, ad un certo punto» s’intromise Elena, ridacchiando appena, mentre stringeva il braccio a Stefan, seduto accanto a lei «Hai sonno, eh? Nottataccia?»
«Già. Stanotte non ho chiuso occhio» Sabrina chinò il capo sul tavolo, chiudendo gli occhi per cercare di riposarsi almeno un pò «Sono staaanca staanca. Si...»
«Come mai non hai chiuso occhio?» le chiese Meredith inarcando un sopracciglio con un pizzico di curiosità (anche se Stefan quella mattina aveva già fatto resoconto della situazione "Damon"). Quella ragazza sembrava sempre seria e impassibile in qualsiasi situazione, ma alla fine la Evans arrivò alla conclusione che fosse solo carattere. Forse timidezza, chissà, ma non era male come persona da frequentare. Anche se parlava poco, quando lo faceva, lo faceva per dire cose davvero sensate.
«Ieri sera mi sono addormentata sull’altalena in giardino - si, e non chiedetemi come abbia fatto - e mi sono svegliata trovandomi un corvo enorme di fronte» gesticolò alla parola corvo e sospirò poi, tenendo gli occhi chiusi «quel maledetto uccellaccio mi perseguita, è la seconda volta che lo vedo e sono sicura sia sempre lo stesso»
«Sai quanti corvi ci sono a Fell's Church?!» Matt cercò di sviare i pensieri della ragazza, mentre osservava Elena in segno di consenso. Non poteva fare molto, ma quando poteva, teneramente, cercava di rendersi utile.
Sabrina annuì. «Lo so. Ma non sono tutti così… così…» fece una lieve smorfia mentre tentava di spiegarsi
«Così?» fecero eco le ragazze della comitiva, con curiosità
«Non so… magnetici...?!» la bruna si grattò una tempia, non sapendo come altro spiegarsi «Non so veramente come altro definirlo»
I cinque ragazzi si guardarono di sottecchi, preoccupati. Alla fine Damon faceva lo stesso effetto a tutte, col suo fascino... e forse non solo grazie al suo Potere.
«Sei attratta da un corvo?» a parlare per primo fu Stefan, che ruppe il silenzio
«No da un corvo… da quel corvo» ella tornò a sbadigliare e mettendosi dritta, si strofinò gli occhi. Scosse il capo «sono strana, lasciatemi perdere» ridacchiò appena per poi alzarsi «Vado a fare un giro in cortile. Un pò d'aria fresca mi farà rinsavire dal sonno e dalle sciocchezze che sparo» si voltò verso Meredith «io e te andiamo nella stessa classe, alla prossima lezione, giusto?»
la ragazza in questione annuì
«Aspetta!» esclamò Elena, allungando una mano con preoccupazione appena accennata «Da sola?»
«è vero che si dice che la scuola uccide…» ironizzò Sabrina, ridacchiando appena «ma non siate così protettivi con me - a volte ammetto che la cosa mi sembra anche stranamente esagerata -. Tranquilli, so cavarmela da sola in cose così semplici» ammiccò, iniziando ad incamminarsi per poi fermarsi di scatto «però..:» si voltò a guardarli da sopra la spalla destra, allundo un sorriso radioso «Grazie»  si rivoltò, uscendo poi, dalla sala mensa.
Elena e gli altri si guardarono, sospirando.
«Meglio non esserle così attaccati» disse Matt, ridendo, cercando di calmare la tensione che si era formata «o finirà per scoprirci. Facciamo le cose per bene come sempre. Piani A-B-C»

Sabrina uscì in cortile, dal retro della mensa, per ritrovarsi così, di fronte alla foresta.
Sorrise quando un leggero venticello le sfiorò la pelle, facendola sentire bene.
Certo che quei ragazzi la trattavano proprio come una bambina. Forse era crudele da parte sua insospettirsi, ma la cosa era davvero strana.... o forse i cittadini di Fell's Church si comportavano così con i propri amici, chissà.
Si voltò alla sua destra e rimase colpita dall’auto che si trovò di fronte, - parcheggiata proprio accanto al capannone della palestra -. Un auto piuttosto costosa per appartenere a qualcuno dei ragazzi della scuola, e che, in effetti, non aveva mai visto prima, in quelle - quasi due - settimane di lezioni.
Una ferrari nera. Stranamente le venne l'impulso di avvicinarsi, e mosse qualche passo in direzione dell'autovettura.
Il finestrino del guidatore si abbassò e un ragazzo, col volto coperto da occhiali da sole neri, le sorrise.
Riconobbe quel sorriso all'istante, ed ebbe un colpo al cuore nel riconoscere il ragazzo che allora non si era insidiato solo nei suoi sogni, da giorni ormai.
«Ehilà!» abbassò gli occhiali per poi farle un occhiolino «Sono venuto a rapirti, bambolina»
Il sorriso le si allungò, esageratamente entusiasta nel ritrovarselo di fronte una seconda volta, in carne ed ossa.
Una seconda volta che aveva desiderato tanto senza neanche rendersene conto.
«Damon»










Oo Angolino dell'Autrice oO







Dopo il colossale ritardo, rieccomi qui cn nuovi capitoli ^^
Scusate ma avevo problemi con interent ed ora è finalmente tutto risolto!
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto e commentato o letto soltanto
.





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Capitolo 7
*** Capitolo Sesto ***


--- Capitolo Sesto ---



Rimase subito rapita non solo dal suo volto e dal suo sguardo magnetico, ma anche dalle sue improvvise parole.
Era venuto a rapirla diceva. Ma come?! Eppure non la conosceva nemmeno!
Come aveva fatto a ritrovarla?! E perché mostrava quello strano interesse per lei?!
Beh, era una sciocca a porsi certe domande, chiunque al suo posto sarebbe saltata in macchina con lui senza fregarsi di niente e di nessuno.
Poteva benissimo farlo anche lei. Perché farsi tutti quei problemi?! Dopotutto anche lei non aveva fatto altro che pensarlo dal giorno in cui lo aveva visto, - addirittura sognandolo quasi ogni notte - non poteva essere lo stesso anche per lui?!
Era un ragazzo, e allora?! Forse anche lui desiderava rivederla con la sua stessa intensità. Forse era scattato quel che si chiamava colpo di fulmine o attrazione repentina.
Gli si avvicinò lentamente, esitante appena, col cuore in gola che le batteva forte per l’emozione.
Ehi ehi calma! Devi stare calma. Si ripeteva mentre gli si avvicinava sempre più.
Si chinò sul finestrino, appoggiandovi le braccia incrociate
«Vorresti rapirmi?» ridacchiò timidamente, cercando di rimanere il più calma possibile, mentre i suoi occhi si perdevano nel buio di quelli di lui
«Sarebbe una cattiva idea?» la sua voce era accattivante e il suo sorriso scherno rendeva la situazione ancora più imbarazzante per lei.
Ma di certo non voleva sembrargli una che scappava solo perché un ragazzo sembrava provare interesse per lei. Poi, se si trattava di un simile ragazzo… beh… non era mica così scema da correre via.
«Fammici pensare…» mugugnò e voltò lo sguardo, fingendo di pensarci, per poi rivoltarsi verso di lui subito dopo «Mmh… forse no.» allungò il sorriso «Non sarebbe affatto una cattiva idea».
«Volevo rivederti» le sue improvvise parole le fecero sussultare il cuore, quasi a darle l'impressione che potesse perdere un battito. Come può, un ragazzo, essere così dannatamente sexi?! Si chiese, mentre lui continuava a parlare «stanotte ti ho sognata»
Si scansò di colpo, tornando composta e arrossendo. Com’era possibile che anche lui quella stessa notte l’avesse sognata?!
Possibile una simile coincidenza?!
Beh, accadevano troppe coincidenze da quando lo aveva conosciuto, o meglio: da quando era arrivata a Fell's Church.
Mah!
«E…» era tentata di chiedergli cos’avesse sognato, lo ammetteva, ma il suo lato impavido, uscito tanto per gioco dato che lei d’impavido ed estroverso non aveva poi molto, stava calando a dismisura «cioè…» si grattò il capo imbarazzata, ancora col viso il fiamme «d-davvero? Beh, mi… stupisce...»
«Ti stupisce cosa? Che ti abbia sognata o il pensiero di come ti abbia sognata?»
Sabrina voltò lo sguardo sotto il ghigno divertito di Damon. Doveva ammettere che era divertente vederla in imbarazzo. Era carina e a lui le ragazze così non dispiacevano, a dire il vero. Uno dei motivi per il quale aveva una certa simpatia per il pettirosso.
Ed era anche la prima volta - dopo secoli - che si divertiva così nell’adescare una preda.
Beh, forse in realtà era la prima volta, dopo Elena se così si poteva dire, che fingeva di corteggiare una preda per poi ucciderla solo per indispettire suo fratello. La differenza era che stavolta non si sarebbe fatto fregare dai sentimenti da stupidi residui umani. Trovava divertente giocare con quella ragazza, soprattutto se lei poteva essere causa di rimorso interiore per il suo fratellino, il rimorso di non aver potuto fare niente per salvarla dalla morte che lui le avrebbe donato. Oh, quanto amava far soffrire il caro Santo Stefano.
Scese dall’auto con gesto felino e si aggiustò la giacca di pelle - aperta che lasciava intravedere la camicia bianca -, posta su un pantalone nero altrettanto in pelle.
Si appoggiò allo sportello posteriore, guardandola di sottecchi.
«Allora?» incrociò le braccia al petto, continuando a sorriderle con scherno «Posso avere una vera risposta, o non vuoi darmela solo perché sei così secchiona da non abbandonare la scuola a metà  delle lezioni?»
Lei chinò il volto, ancora più rossa - se mai fosse stato possibile - e lui allungò un braccio per afferrarla e attirarla a sé.
Il viso schiacciato sul suo petto.
Ella sussultò, col cuore che batteva nuovamente forte, mentre lui le accarezzava i capelli per poi scendere alla nuca e al collo e lei chiuse gli occhi. Si sentiva come stregata, immobile e impossibilitata ad agire in alcun modo.
Desiderava solo che lui continuasse in eterno.
Damon sorrise, vedendola nuovamente vittima del suo Potere. Aveva una mentre fragile quella ragazza ed entrarle dentro era davvero, davvero, troppo semplice.
«Allora?» le sussurrò «Vieni via con me o devo rapirti?»
Ovviamente la risposta non poteva essere altro che positiva, dato che gliela stava imponendo lui col suo Potere, ma chiederlo e sentirsi dare un consenso dalla sua flebile voce senza volontà era divertente ed appagante per lui.
«Damon!!!»
Quante fastidiose voci tutte insieme. Sbuffò egli, alzando lo sguardo per poi voltare il capo alla sua destra e allungare un sorriso alla visione del gruppo di scocciatori che gli veniva incontro tutto affannato e scioccamente preoccupato per qualcuno di cui non si sarebbero neanche dovuti preoccupare, a parere suo. Ma loro devono ovviamente mostrarsi dei supereroi dal cuore buono. Tsk. Tutte scuse per seppellire i sensi di colpa per il loro essere schifosamente come me e non accettarlo. Non c'è uno, lì dentro - tranne forse la streghetta pettirosso e quell'altro idiota - ad avere un animo veramente puro.
«Buon giorno anche a voi» parlò poi con un sorrisino che si spense subito dopo, lasciando spazio ad uno sguardo glaciale e crudele «razza di ficcanaso» lo sguardo si spostò pian piano su ognuno di loro a partire da Stefan «Il vampiro; l’ex morta; la streghetta da quattro soldi; la cacciatrice e l'inutile umano. Ma che bel gruppetto è venuto da me tutto insieme. Mi festeggiate perché vi sono mancato?»
«Lasciala subito!» urlarono all'unisono, per niente colpiti dalla solita lingua velenosa del bel vampiro.
Lo avevano ignorato. Ma che maleducati! Eppure lui aveva dato loro un così caloroso benvenuto.
«Damon!» Elena era come solito in prima fila, accanto al suo amato Stefan, pronta a fare la paladina della giustizia.
Quella scena lo disgustò altamente.
«Salve, Elena, che bello vederti… in forma. Se così si può dire. Sei tornata nella tua vita umana perfettamente come nuova» ghignò, stringendo Sabrina a sé, ancor priva di volontà sotto il suo comando.
«Perché l’hai presa di mira? Che ti ha fatto?» la voce più fastidiosa di tutte: quella della streghetta dai capelli rossi.
Possibile che dovesse sempre intromettersi, quella ragazzina?! Solo perché le aveva salvato la vita innumerevoli volte e aveva mostrato per lei un minimo di simpatia, questo non doveva di certo darle il permesso di osare rompere le scatole più del solito.
«Caro pettirosso: tu fa silenzio» la zittì con espressione ancor più glaciale, voltandosi poi verso Meredith e M... Mutt?! Diavolo, non ricordava mai il nome di quell’insulso umano «Lo stesso vale per voi due. Prima che proferiate parola vi consiglio di tacere.»
«Adesso mi hai proprio stancato, Damon!» Stefan gli si avvicinò, scrollandogli Sabrina di dosso e stringendola, invece, a sé «Ti ho già detto di non toccarla!» urlò furibondo. Adesso suo fratello stava davvero esagerando. In quel momento, solo in quel momento aveva realmente compreso quanto fosse tornato pericoloso Damon, quanto suo fratello stesse facendo sul serio quella volta e quanto fosse impossibile farlo tornare dalla loro come mesi prima.
«Ed io ti ho già ribadito che un tuo momento di assenza può essere un mio favore, no?» rise, per poi rivolgersi ad Elena «E tu? Non sei gelosa? Il tuo uomo fa tanto lo spavaldo per difendere un’altra. Fossi in te mi preoccuperei»
Elena non rispose, si limitò a guardarlo con disprezzo e rabbia.
Damon sospirò. Che noia quel tipi.
«Essere ignorato mi tocca davvero il cuore» si finse affranto, portando una mano sul cuore per poi voltare le spalle «meglio che me ne vada, allora. Devo andare a piangere in solitudine»
Stava per entrare in auto quando la sua voce lo fermò
«Damon? Cosa sta succedendo qui?»
si voltò di scatto, quasi con gli occhi appena spalancati e sorpreso. Come aveva fatto a riprendersi dal suo Potere? Eppure lui non aveva ancora…
Sorrise. Quella ragazza era ancora più interessante.
Stefan notò la luce che brillava negli occhi del fratello e ciò lo preoccupò ulteriormente.
Lasciò la presa su Sabrina, vedendo che ormai poteva benissimo reggersi in piedi da sola e le sorrise «Eravamo venuti a cercarti»
«Non rientravi più e ci siamo preoccupati» s’intromise Meredith, osservando Damon per captare ogni sua mossa possibile. Stupida ad aver lasciato il suo bastone da cacciatrice, a casa.
«Beh, ragazzi, credo sia stato inutile» quest’ultimo ghignò, avvicinandosi nuovamente alla bruna con lentezza e sensualità «stavo per rapire Sabrina, sapete?» la tirò di nuovo su di sé, sorridendo alla combriccola di stolti che aveva davanti.
Certo non si sarebbero fatti scoprire da lei, non dopo tutta la fatica che avevano fatto per nasconderle il vero motivo per cui l’avevano fatta entrare nella loro bella compagnia.
«Beh…» Sabrina arrossì, voltandosi verso gli amici «Damon… lui...»
«È pericoloso!» a parlare fu Stefan, stupendo tutti i presenti.
«Stefan…» Elena cercò di farlo tacere ma inutilmente. Il ragazzo scosse il capo
«Non m’importa, Elena» le rispose, continuando a guardare il fratello e Sabrina dinnanzi a loro. Non poteva più tacere, a quel punto «devi stargli lontana, Sabrina. Lo dico per il tuo bene»
«Stefan…» la Evans inarcò un sopracciglio, guardandolo con pieno stupore sul volto «tu non lo conosci nemmeno» si stupì nel vederlo furioso, però. Non le sembrava il tipo da infuriarsi così… ma ciò che maggiormente la stupì… fu la strana somiglianza che notò fra lui e Damon in quel preciso momento.
«Oh, adesso basta» Matt sospirò, alzando le braccia per poi incrociare le mani dietro la nuca «Stefan ha ragione, non possiamo permettergli di fare ciò che vuole ancora una volta» guardò Damon con aria di sfida.
Quest’ultimo sorrise divertito.
Voleva sfidarlo?! Di nuovo?! Ma come, la quasi lezione della prima volta, la paura che gli aveva causato, non erano bastati?!
Mutt era coraggioso, questo doveva ammetterlo. No, cioè… Matt!
«Non so di che parlate» si finse ignaro, continuando a stringere la sua dolce preda fra le braccia.
La stavano spingendo dritta fra le sue fauci e non se ne rendevano nemmeno conto.
«Io sono d'accordo con Matt e Stefan» Meredith si avvicinò ad Elena, mettendole una mano sulla spalla «non abbiamo altra scelta, a questo punto»
Bonnie sospirò, alzando le mani per mostrarsi disponibile a qualunque scelta.
Elena guardò i suoi amici. Sembrava solo lei quella che ragionava, quella in disaccordo… ma da sola, beh, non poteva concludere molto.
E poi, voleva far si che per una volta fosse Stefan a decidere per lei.
«Va bene!» esclamò con decisione, sorridendo debolmente e mettendo una mano sulla spalla del fidanzato.
Sabrina li osservò stupita. Sbagliava… oppure era come se lei non esistesse in quel momento?!
«Volete spiegarmi?» chiese quasi con irritazione. Adesso si era veramente stufata. Le sembravano strani da giorni, dal primo giorno e si era sempre rimproverata per aver dubitato di qualcuno che era stato subito tanto gentile con lei, ma adesso i conti sembravano rientrare.
Forse i suoi dubbi e le sue coincidenze avrebbero avuto una spiegazione ovvia, finalmente.
«Damon è mio fratello maggiore, Sabrina, ed è per questo che posso affermare che sia pericoloso»
la ragazza in questione, alle parole di Stefan sgranò gli occhi, voltandosi verso Damon che le sorrise dolcemente.
Stava usando la tattica Stefan ovviamente.
Era vero?! Beh, perché no! Dopotutto la somiglianza c’era e forse questo poteva spiegare: lo shock visto nei loro occhi quando aveva detto di aver chiamato Damon il protagonista della sua storia; la strana tensione di Stefan....
Ma anche se conosceva di più Stefan e gli altri… lei voleva che Damon acconsentisse per convincersi che le parole del moro dai capelli mossi, fossero realmente reali.
Che stupida! Si fidava più di lui, un presunto pericolo, che di loro, i suoi unici amici in quel posto, le uniche persone che le avevano dimostrato affetto sin dall’inizio.
Damon le lesse nella mente e quasi rise.
Quella fanciulla era forse attratta seriamente da lui?! E senza che nemmeno usasse qualche Potere, stavolta. Ma infondo non era la prima volta che le sue azioni scaturivano un qualche sentimento immediato nel cuore delle sue vittime. Erano: o conseguenze del Potere o semplice fascino della sua consapevole bellezza.
Si sentiva lusingato e un pò narcisista ogni volta.
Era una bella soddisfazione e gli faceva venire ancora più voglia di giocare con le sue prede.
«Si, Sabrina.» acconsentì «Questo ragazzo è mio fratello» distolse lo sguardo dal suo, mettendolo sul suo caro fratellino «Anche se lui mi odia» il suo volto assunse una finta smorfia di dispiacere.
Sabrina si rivoltò verso gli amici non sapendo che dire.
Rimase in silenzio, quando Elena le disse: «Adesso vieni qui da noi» le tese la mano, sorridendole con lo stesso atteggiamento di una madre con un figlio «dai.»
ella guardò prima lei e poi Damon. Poi di nuovo lei.
«Perché affermate che lui sia pericoloso?» si scansò dalle braccia del ragazzo, incrociando le proprie al petto in attesa di una risposta 
«Questo non possiamo dirlo» Meredith la guardò fredda ma dolce allo stesso tempo, allungando un lieve sorriso «Ti chiediamo solo di fidarti di noi»
«O tutto sarebbe stato inutile, per te e per noi» Matt si coprì immediatamente la bocca con le mani, guardandola preoccupato. Aveva combinato l'ennesima gaf.
Gli amici si voltarono verso di lui, guardandolo con aria da rimprovero «Matt!».
Speravano solo che Sabrina non avesse colto il senso di quelle parole o sarebbe stato davvero tutto inutile.
Matt a volte parlava davvero troppo. Maledizione alla sua ingenuità da bravo ragazzo.
«Inutile?» Sabrina inarcò un sopracciglio con stupore, quando poi arrivò da sola alla conclusione: eccola, la risposta che cercava. Li guardò delusa, sorridendo debolmente per poi abbassare lo sguardo «Sapete... io non sono stupida. E forse credo di aver finalmente dato risposta a tutti i miei dubbi»
Che tutto fosse stato collegato a Damon sin dall’inizio?! Che loro l’avessero avvicinata solo per… ma come potevano sapere di lui se neanche lo aveva conosciuto allora?! Eppure l'unica cosa che riusciva a pensare era quella.
«Non è come pensi!» Bonnie cercò di avvicinarsi a lei ma Elena glielo impedì. La rossa quindi, si voltò verso la bionda «Elena?!»
Il profondo colore dei lapislazzuli dei suoi occhi si illuminò di determinazione.
Anche se lei avesse scoperto tutto, ormai faceva parte del loro gruppo e non avrebbe permesso che ne fosse uscita. Non solo per lei, ma anche per l’affetto che ormai li legava, anche se si conoscevano solo da quasi due settimane. «Sabrina…» camminò a passo lento, fermandosi di poco davanti a Stefan «è vero, ti abbiamo avvicinata per paura di Damon ma non devi pensare male. Noi adesso ti vogliamo bene, sei una di noi… e non vogliamo che ti accada niente, più di quanto non ne volessimo prima»
«Come posso prendere per vere le vostre parole?! Mi avete mentito!» alzò lo sguardo, lei, con gli occhi appena lucidi di rabbia..
I suoi unici amici non erano altro che dei falsi bugiardi. Stupida lei a legarsi sempre troppo facilmente alle persone.
Si era fidata ancora una volta, stupidamente. Che idiota.
Ma una cosa, però, doveva chiederla
«Io non conoscevo ancora Damon. Come diavolo potete affermare che sia stato per lui?» disse quasi urlando di rabbia «Perché accreditate la colpa a lui?»
«Perché io ho sentito qualcosa quando ti ho toccata la prima volta» Bonnie parlò, scioccando tutti. Come poteva dirle ciò?! Era una follia!
«E cosa sei, una fattucchiera?! Hai visto il mio futuro?!» fece un sorriso amaro, voltando il capo per poi scuoterlo «Ma per favore. Non credo in simili assurdità.»
«Non sono assurdità!» Meredith sospirò per poi tornare in silenzio. Forse avrebbe solo peggiorato le cose intromettendosi, quindi meglio stare zitta in quel momento e lasciare che Bonnie continuasse a parlare.
«Non ho previsto il futuro ma ho percepito il pericolo che incombeva su di te» continuò, quindi, quella, quasi con le lacrime agli occhi «Devi credermi, ti prego»
«E perché il mio pericolo sarebbe Damon?» si rivoltò verso di loro «Solo perché Stefan non va d'accordo con suo fratello?!»
Damon sorrise soddisfatto, guardando la ragazza che gli dava le spalle.
Era davvero determinata quella ragazzina. Guardò, poi, Stefan che non gli scrollava gli occhi di dosso.
Peccato, fratellino. Gli disse telepaticamente. Lei continuerà a difendermi. Avreste dovuto giocare meglio le vostre carte.
Non finirà così, Damon, non finirà come speri! Stefan strinse i denti.
Lo vedremo.
Sabrina sorrise debolmente, vedendo che gli amici non spiccicavano più parola, e decise di concluderla con quella pateticità «Basta così.» fece, voltando le spalle ancora una volta «Non voglio sentire altro» superò Damon e si avvicinò alla ferrari per poi aprire lo sportello del passeggero «Portami via» due semplici parole che fecero scattare nella testa di lui una sola parola da mandare telepaticamente a suo fratello:
Winner.
«Beh, vi saluto ragazzi» sorrise per poi voltare le spalle e allontanarsi da loro.
Good bye, brother. Te l’avevo detto. Ho vinto io… e la colpa di ciò che è appena accaduto non è nemmeno mia. Non lo trovi divertente?
Stefan non rispose al suo messaggio telepatico, limitandosi a stringere i pugni e ad imporsi di non agire.
Il maggiore dei Salvatore entrò in auto, mise in moto il motore e partì a tutta velocità.

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Capitolo 8
*** Capitolo Settimo ***


--- Capitolo Settimo ---





L’auto sfrecciava sull'asfalto di quella stretta stradina, ad alta velocità.
Non sapeva dove Damon la stesse portando e non le importava, voleva solo andare via il più lontano possibile da quelli che si erano rivelati falsi amici solo qualche istante prima.
Non era riuscita a trattenere qualche lacrima silenziosa che cercava di nascondere con le mani e il volto girato a guardare fuori dal finestrino, quel paesaggio che sfrecciava veloce in una scia di colori simili ad un arcobaleno di Picasso.
Damon non spiccicò parola, limitandosi a concentrarsi sulla guida.
Quella ragazza si era fidata di lui e ancora quelle rare occasioni lo stupivano piacevolmente. In più adesso piangeva e cercava di nasconderlo. Possibile che gli esseri umani fossero in grado di provare velocemente un sentimento verso persone - amici o meno - che neanche conoscevano?!
Mah! Neanche ricordava i sentimenti che lui provava da umano, né tanto meno, l'ultima volta che vi era ritornato, aveva avuto modo di conoscerli, dato che si era affrettato a farsi ritrasformare in vampiro da una principessa. Perché ovviamente, una persona della sua grandezza, poteva essere trasformato solo da un sangue blu.
«Mi dispiace…» disse con voce flebile, la ragazza affianco a sé, asciugandosi le lacrime silenziose.
Non stava dando un bello spettacolo di sé stessa in quel momento e se ne vergognava, ma non poteva fare a meno di piangere. Si era ritrovata in un posto nuovo, lontano da chi amava e quando aveva creduto di trovare qualcuno che le rendesse la vità a Fell's Church più piacevole, l'aveva avuta in quel posto.
«Figurati» si limitò a risponderle, lui, sospirando «Come mai sei venuta via con me dopo tutto ciò che è successo?» non che gl’importasse, ma era una pura curiosità personale «Non volevi chiarire con loro?»
«No» tirò su col naso, Sabrina, assumendo una smorfia sul volto, sostituita subito dopo da un grosso respiro «Mi hanno mentito e avvicinata per chissà qualche assurdo motivo in verità. Solo perché tu e Stefan non andate d'accordo, non trovo il motivo per cui io non debba fidarmi di te anche se mi sei del tutto sconosciuto» sospirò «Quindi, di conseguenza, non posso credere alle loro ulteriori balle. Almeno se volevano giustificarsi potevano trovare una scusa migliore….» ripensò alle parole di Bonnie e sospirò ancora «Stregoneria. Si, come no»
«Non credi nella magia e nel soprannaturale?» un sorriso spontaneo uscì dalle labbra del moro, mentre svoltava a sinistra in quel sentiero da lui conosciuto a memoria.
«Non so più a cosa credere, Damon. Sinceramente.» guardò fuori dal finestrino con sguardo appena triste «So che qui sono accadute cose abbastanza fuori dal normale - me l'hanno raccontato i miei -, ma anche se scrivo storie di fantascienza, non credo che tutto ciò che scrivo possa essere reale. Di conseguenza: no. Non ci credo.» rimase in silenzio per qualche minuto, guardando il paesaggio fuori dal finestrino, quando chiese improvvisamente: «Come mai tu e Stefan non andate d'accordo? Anche se, ad essere sincera, mi sembra che sia più lui ad avercela con te che il contrario» lei non aveva fratelli, quindi non poteva capire cosa significasse avere un rapporto simile, ma ripensando ad Angel, pensava che avere una simile figura accanto e sangue del tuo sangue, non sarebbe dovuto essere tanto male. Di conseguenza, pensare di non sopportare una parte di te era quasi impensabile, e se accadeva, doveva sicuramente essere per qualcosa di veramente grave.
Damon sorrise, ghignando. Dopotutto era logico che prima o poi glielo avesse chiesto.
«Semplicemente, perché la donna che lui amava prima di Elena, si innamorò del sottoscritto»
Sabrina si voltò di scatto, rimanendo stupefatta da quelle parole. Ecco un'altra cosa che trovava stupida: litigare col sangue del tuo sangue per una donna o un uomo. Era impensabile!
Strano come Damon sembrasse così sereno nel dirlo.
«Quindi tu e lui avete litigato per una donna? Ma siete fratelli!» fece, quasi con insensato tono di rimprovero.
«Cos'hai detto che scrivi?» cambiò improvvisamente discorso, lui, mostrando chiaramente la sua non voglia di continuare quel discorso troppo personale per farvela entrare.
Era meglio che quella ragazzina non sapesse troppo, anche perché non le riguardava.
Oltre al suo sangue anche lei era desiderabile, ma di certo questo non le dava il permesso di conoscere la sua vita privata. Aveva già parlato troppo per i suoi gusti.
Sabrina sorrise fra sé e sé. Forse gli era sembrata troppo invadente e giustamente non erano cose che le riguardavano. Già era tanto che le avesse detto ciò.
Meglio cambiare discorso come voleva lui… e poi non voleva vedere quello sguardo freddo sul suo volto, aveva un non so che di spaventoso.
«Una storia che scrivo ultimamente parla di vampiri. Però in generale scrivo storie di fantascienza» sorrise, tornando con lo sguardo ad osservare il paesaggio fuori dal finestrino. Quella stradina le sembrava di conoscerla.
Erano in..? Oh beh, non sapeva dire con precisione dove si trovassero, ma le sembrava vagamente familiare.
«Fantascienza e vampiri, eh?» sorrise con sé stesso, guardandola con la coda dell’occhio per poi riconcentrare interamente la vista sulla strada «E ti va di raccontarmi qualcosa? Tanto per fare conversazione»
«Beh…» Sabrina ridacchiò imbarazzata come ogni volta che qualcuno si trovava a farle domande del genere, voltandosi a guardarlo «ti sembrerà strano ma il mio protagonista, il vampiro cattivo, si chiama Damon. Come te»
«Ma non mi dire.» Damon scoppiò a ridere, una risata cristallina e magnetica che alla ragazza fece sobbalzare per un lieve attimo, il cuore «Allora ti conviene stare attenta, potresti essere una nuova preda nelle mie mani» il suo sguardo si fece improvvisamente serio e divertito, mentre sul suo volto si dipinse un sorriso quasi maligno «sono proprio il vampiro della tua storia, sai?»
«Ah, ma davvero?!» ironizzò la ragazza, poggiando il capo sul finestrino.
Credeva che scherzasse ovviamente, ed era peggio per lei. Lui scherzosamente l’aveva messa in guardia, anche se sapeva già che lei non gli avrebbe creduto. 
Il volto di Sabrina si fece improvvisamente serio. Sorrise debolmente, appoggiando la guancia nel palmo della mano e guardando davanti a se
«Forse sarebbe meglio che un vampiro mi facesse fuori… potrei essere utile ed espiare le mie colpe...»
Damon rimase appena scosso da quelle improvvise parole.
Lei le aveva borbottate, credendo che lui non le udisse, ma il suo udito da vampiro gli aveva fatto captare ogni singola parola.
«E perché ti sentiresti utile solo se un vampiro ti facesse fuori?» chiese istintivamente.
Quella ragazzina diventava sempre più interessante.
Sabrina sussultò, rendendosi conto di aver parlato a voce forse troppo alta.
Arrossì di colpo «Ma no, era tanto per dire»
«Non credo che queste cose si dicano “tanto per dire”»
alle parole di lui,  lei chinò il capo. Il volto rigato da un velo di tristezza
«Beh… se un vampiro beve il tuo sangue è perché ne ha bisogno, no? Quindi in un certo senso servirei a sfamarlo»
Damon scoppiò a ridere «Scrivi di queste cose e neanche sai di cosa parli.» alzò gli occhi al cielo «Un vampiro beve sangue anche solo perché ne ha voglia» scosse il capo. Certo che di vampiri non sapeva nulla, anche se stava scrivendo un libro «Non rendere il Damon del tuo racconto troppo stupido. Se è cattivo deve essere meschino, crudele, calcolatore e soprattutto…» sorrise mentre elogiava i suoi pregi «furbo»
«Parli come se conoscessi un vero vampiro, Damon Salvatore» rise lei, affibiandogli d'istinto il cognome di Stefan, senza sapere se fossero o fratelli dello stesso padre «o addirittura come se fossi tu stesso un vampiro»
«Forse parlo così solo perché mi sento messo in questione» svoltò a sinistra, continuando ad avere uno sguardo soddisfatto nell'osservare il paesaggio dove presto avrebbe parcheggiato la sua magnifica auto nera
«Solo perché il mio protagonista ha il tuo nome?» la Evans scosse il capo «Perdonami. Non volevo toccare il tuo orgoglio» ironizzò
«Brava, scusati pure, ragazzina!»
Sabrina sorrise, mentre l’auto iniziava a decelerare e si fermava davanti alla foresta.
La foresta?! Guardò per bene.
Non potevano essere vicino alla foresta, si erano spostati troppo.
Aspetta!
Deglutì, rendendosi conto di dove si trovassero realmente.
Erano alla foresta, questo si, ma si trovavano a pochi passi dal vecchio cimitero di Fell's Church.
«Come mai ti sei fermato qui?» chiese quasi spaventata.
Forse aveva fatto male a fidarsi anche di lui?
Certo, fermarsi in un cimitero quasi del tutto abbandonato, senza l’intenzione di andare a far visita ad un proprio caro perso, non era da persone normali
Ma allora perché si sentiva lo stesso così protetta in sua compagnia?!
«Sta tranquilla, io vengo qui quando voglio stare in pace. Diciamo quasi che ci abito» sorrise dopo quella frase veritiera, Damon, e fermò il veicolo.
«In effetti… più in pace di così:» Sabrina diede un’ultima occhiata al paesaggio dinnanzi a sé «si muore. Nel vero senso della parola»
Damon scese dall'auto e si avvicinò allo sportello del passeggero, aprendoglielo e aiutandola a scendere. «Ti va?» le chiese, porgendole il braccio con eleganza. In quel momento stava usando un po' del suo Potere per persuaderla, anche se non del tutto
«Si… certo...» gli rispose ella con voce flebile, mentre si sentiva nuovamente come vittima di un qualche incantesimo. Come mai mi accade questo... quando sono con lui?!
Gli si mise a braccetto, poggiando il capo sulla sua spalla e socchiuse gli occhi, mentre iniziavano a camminare tra i fitti alberi.
Sembrava che la luce fosse improvvisamente svanita dal cielo.
Alzò gli occhi ad esso: il sole era stato oscurato improvvisamente da oscure nubi che rendevano il paesaggio come avvolto dalle tenebre.
Che cosa strana. Un brivido le percorse la schiena.
«Vuoi spiegarmi per bene cosa significa quella frase in macchina?» Damon camminava con passo aggraziato e felino mentre si immergevano nell’oscurità.
In quel momento gli interessava davvero sapere cosa nascondesse quella fanciulla.
Poteva leggerle nella mente, era vero, ma usare il suo Potere su di lei e vederla parlare come una piccola e fragile bambola, era molto più divertente.
«A causa mia... una persona è morta.» si sentiva stranamente serena, come sotto trance, e non riusciva a non fare tutto ciò che le chiedeva. Era la prima volta che riusciva, dopo tanto tempo, a parlare tranquillamente di quella faccenda di cui solo Angel e i suoi genitori erano a conoscenza.
Damon rimase alquanto sorpreso da quel particolare che a quanto pare gli era sfuggito «Com'è accaduto?» le mani di quella ragazzina possibile che fossero già macchiate di sangue?!
«Si chiamava Nathaniel. Era una persona davvero cara, per me.» abbassò lo sguardo, osservando i suoi piedi come se in quel momento fossero la cosa più interessante del mondo «Non mi sono mai interessata a lui in un senso diverso, ma a quanto pare lui si era avvicinato a me per intenzioni che ancora non mi sono ben chiare. O meglio: non ricordo molto di quella storia. L'unica cosa ben chiara, nella mia testa, è la sua figura china su di me e le mie mani che lo spingevano via...» rabbrividì a quel ricordo ancora stranamente sfocato «e... il suo corpo infilzato nella ringhiera di quel maledetto palazzo abbadonato...» quelle parole quasi sconnesse fecero assottigliare lo sguardo del vampiro, il quale pensò che sotto quella confusione dovesse esserci qualche schock o qualcosa di più. Sabrina continuò «Sono stata da vari psicologi e psichiatri e mi hanno assolta in tribunale come legittima difesa, seppur non ricordi molto. Ma il mio senso di colpa è sempre rimasto. Tanto da farmi chiedere “Se morissi non sarebbe meglio?! Potrei espiare le mie colpe e cambiare le cose”» un sorriso, poi, le si allungò appena sul volto mentre chinanava il capo e toccava un anello che portava al dito anulare. Nero con le stelle tricolore: un regalo di Angel «Poi un giorno un’amica mi disse: “Se tu morissi non cambierebbe niente, ma se tu rimanessi in vita… qualcosa potrebbe cambiare, no?”» quando l'amica le tornò alla mente, le lacrime tornarono a sgorgare sul suo volto.
Quanto le mancava.
«La tua amica potrebbe avere ragione…» ma la cosa a Damon Salvatore puzzava ancora di più «e allora perché continui a rimanere della tua idea di voler morire?» si fermò di scatto, facendo scattare le braccia appena indolenzite
«Aver ucciso qualcuno, non è un motivo valido?» gli rispose lei, di rimando, alzando lo sguardo verso di lui dopo essersi asciugata qualche lacrima clandestina
«Allora io potrei darti la tranquillità e la redenzione che cerchi» velocemente la spinse ad un albero, quasi senza che ella, ormai senza l'influsso del Potere, se ne accorgesse. Sorrise, mentre lunghi canini affilati gli si allungavano e si mostravano dalle labbra semi-aperte «Che ne dici?»
Sabrina deglutì, guardandolo spaventata e sbiancando appena. Un vento gelido le sfiorò il corpo, ma non fu quello a farla tremare: cosa diavolo stava succedendo in quella maledetta città?!
Non poteva essere vero, ciò che vedeva non poteva essere reale!
Lui, lui non poteva essere…
«Tu sei…» ma le sue parole furono bloccate dal moro che le parlò in risposta «Un vampiro? Esatto, dolcezza» ghignò egli, spalancando le fauci pronte ad azzannarla «Non volevi incontrarmi?»
Com’era stata stupida. Come aveva potuto dubitare di Stefan e degli altri? Le avevano solo detto la verità, per tutto il tempo avevano solo cercato di proteggerla, di aiutarla… ed erano stati davvero degli amici con lei anche se li conosceva da nemmeno due settimane.
Che stupida! Farsi ammaliare da uno sconosciuto dagli occhi corvini. Solo quegli occhi che le davano l’impressione di essere inghiottita dall’oscurità dovevano farle capire che Stefan aveva ragione.
E invece no, aveva dato ascolto al cuore, a quell'improvvisa attrazione che sentiva in sé, a quei sogni forse non casuali che l'avevano spinta a dimenticare Mattew con troppa velocità. Non lo amava, certo... ma era importante per lei.
In quel momento si sentiva uno schifo anche per lui. Possibile che in realtà lui non fosse così importante per lei?! O era possibile che Damon, un vampiro, aveva influenzato i suoi sentimenti, facendola quasi invaghire di lui?!
Non riusciva a darsi una risposta, sapeva solo che era stata un’incosciente e che doveva cercare almeno di rimediare.
Ma soprattutto, voleva chiedere perdono ai suoi amici, gli unici che in quella città le avessero dimostrato affetto, gli unici, dopo Angel e gli altri, ad averla fatta sentire davvero importante per qualcosa e per qualcuno.
Cercò di scansarlo ma il Potere di Damon glielo impedì.
«Damon… io…» farfugliò, sentendo i suoi sensi intorpidirsi.
«Tu?» ghignò lui, avvicinando il volto al suo collo candido.
Sabrina non riuscì a dire altro, ormai del tutto succube del Potere di Damon Salvatore.
Si lasciò andare fra le sue braccia, chinando il capo indietro, del tutto incosciente di ciò che ormai stava accadendo. Incosciente delle sue stesse azioni.
Sentiva la testa vuota, avvolta dall’oscurità. Non riusciva a capire più niente.
Damon sorrise.
Il momento che preferiva, quello dove le prede si offrivano da sole su un piatto d’argento.
«Brava fanciulla...»
Si chinò su di lei, inebriandosi dell’odore che emanava il suo sangue non ancora versato e che finalmente avrebbe bevuto come desiderava da giorni. Quei momenti erano il pagamento migliore per ogni sua attesa.
Spalancò la bocca ed infilzò i canini nella carne tenera, iniziando poi a nutrirsi della sua vita.
Questa volta era davvero finita per lei, e il suo caro fratellino, con la sua combriccola, non poteva farci niente.

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Capitolo 9
*** Capitolo Ottavo ***


--- Capitolo Ottavo ---






Quando riaprì gli occhi, si sentiva debole e la vista le era appena offuscata.
Si guardò intorno, notando che fosse nella sua stanza.
Ma come…?! Non poteva trovarsi nella sua stanza, lei era con Damon... e lui... «Ahi..!» si toccò il collo a quei pensieri e sentì una lieve fitta.
Di colpo si alzò, correndo verso lo specchio e, osservando la propria figura riflessa, notò due piccoli fori rossi sulla pelle: il segno evidente del suo morso.
Allora era vero! Non aveva sognato.
Damon era un vampiro, un vero vampiro, e l’aveva morsa, senza preoccuparsi, fra l'altro, di non lasciarle ricordi di ciò.
Stefan, Elena e gli altri avevano avuto ragione sin dall’inizio: lui era pericoloso.
Ma perché lasciarla in vita?! Che piani aveva quell'uomo?!
Tornò a sedersi sul letto con passo quasi traballante e sospirò, portando la testa fra le mani.
Damon.
Quel misterioso ragazzo corvino l’aveva incantata solo per…
Trasalì, stringendosi le braccia attorno al corpo.
Il cuore le faceva male ma non era un dolore vero e proprio, era un dolore interiore che la stringeva da dentro.
Mattew... come aveva potuto fargli questo?! Nonostante fra loro non ci fosse niente, si sentiva quasi come se l'avesse tradito.
Lei per Damon provava qualcosa di sincero... oppure era solo una specie di potere incantatore dei vampiri, quell'attrazione per il bel giovane?!
Beh, non era il momento né di pensarci né di demoralizzarsi. quello! Aveva qualcosa di più importante a cui pensare.
Prese il cellulare dalla tasca e digitò velocemente un numero.
Pochi secondi dopo la persona dall’altra parte del ricevitore, rispose allarmata
«Sabrina! Oh mio Dio, stai bene vero?»
«Elena… mi dispiace…» lacrime senza un come né un perché, le incorniciarono improvvisamente il volto. Dopo tutto ciò che lei aveva detto, Elena si preoccupava ugualmente per lei «Perdonatemi… vi prego…» quasi singhiozzò, coprendosi il volto con la mano sinistra. Certo, loro le avevano mentito, ma a quanto pareva era stato per un ovvio motivo... e poi le sue lacrime erano più che altro per uno sfogo personale: doveva sfogare la paura che aveva avuto, di morire, e tutto ciò che sembrava le stesse cadendo addosso da quel maledetto trasferimento - solo ad un anno e mezzo di distanza dalla morte di Nathaniel -. Stava accadendo davvero, davvero, troppo «Elena, avevate ragione, su tutto… mi dispiace di non avervi creduto. Mi dispiace tanto, per tutto… mi dispiace…»
«Ehi, non è successo niente di grave» la voce della bionda era più serena e da come parlava si poteva percepire che sorridesse, forse sollevata «L’importante è che tu stia bene. Perché stai bene, no?» il dubbio si impossessò di quella stessa voce
«S- si… più o meno» fece una smorfia, la bruna, che ovviamente la Gilbert non poteva vedere
«Damon ti ha fatto qualcosa?» ma la voce di Elena fu sovrapposta da una seconda voce, maschile «Sabrina, tutto ok?»
«Stefan…» sentire la voce del ragazzo la fece sentire ancora più male, tanto da ritornare a singhiozzare «Perdonami… mi spiace di aver dubitato delle tue parole...»
«Non ho niente da perdonarti, non è colpa tua…» un dolce sorriso si allungò sul gentile viso del Salvatore, rincuorato di poter sapere, almeno, che Damon non avesse commesso un'ulteriore - seppur stranamente - omicidio.
«Ma… io…» Stefan le bloccò le parole «Tu niente, la colpa di tutto è di Damon. Come sempre, d'altronde» sospirò come esasperato e Sabrina si chiese chissà cos'altro gli avesse mai combinato, il moro dai capelli corvini
«Ma non vi ho creduto» continuò ella, calmando finalmente le lacrime e quello sfogo che la fece sentir molto meglio
«Chi avrebbe creduto ad una storia simile?» il ragazzo fece una lieve risatina «Nessuno, ovviamente. Ed è uno dei motivi per il quale avevamo taciuto. Ma abbiamo sbagliato. E' un fifti fifti, quindi sta tranquilla»
la bruna allungò un sorrisino, rimanendo in silenzio, e il moro continuò «Allora? Che è successo?»
«Possiamo parlarne da vicino?» chiese, grattandosi il capo quasi agitata, nell'osservarsi intorno come se sentisse che qualcuno la stesse osservando a sua volta. Ma forse erano solo i postumi di quello spavento e di ciò che le era capitato.
«Certo! Dove ci vediamo?»
«Venite pure qui, a casa mia. Va bene anche se venite adesso» mise il vivavoce al cellulare per poi digitare velocemente qualcosa sul display e toglierlo, riportando il dispositivo all'orecchio «Ho inviato l'indirizzo ad Elena. Credo che per voi sia facile arrivare qui. La mia casa è proprio al confine di Fell's Church»
Stefan deglutì appena. Proprio nel centro della scorsa catastrofe, a quanto pare. Nulla di buono. «Ok, saremo lì tra poco»
«Grazie… Stefan. A più tardi.» il ragazzo riagganciò e Sabrina si chinò su se stessa.
Voleva solo tornare a casa....

Il cellulare le squillò improvvisamente all’arrivo di un sms e un sobbalzo del corpo lo fece quasi cadere a terra. Lo riafferrò velocemente, sospirando di sollievo per averlo salvato dalla caduta, e aprì lo sportellino. Un sorriso le si allungò nel leggere il nome del mittente del messaggio: Angel White. La sua migliore amica.
Cavolo, se quello non era sesto senso...
Lesse il messaggio e il sorriso le si allungò maggiormente.

“Mitt: Angel
Message: Ehi Sabri, come va? Che si dice lì? Non so perché ma ho avuto una strana sensazione e ho deciso di mandarti questo sms. Chiamami pazza ma… XD Se hai qualcosa da dirmi sono qui.”

Le rispose immediatamente, digitando ad una velocità fuori dal comune i numeri sulla tastiera: era sempre stato così fra loro due. Era come se fossero in perfetta sintonia, come se fossero una sola persona.

“Dest: Angel
Message: Tutto bene, grazie, tu come stai? Sei davvero un mito, il tuo solito sesto senso XD Ma no, tranquilla, sto bene. Più o meno. Le solite cose - sai, i rimorsi per Nat - ma va tutto bene. Mi manchi, non vedo l’ora che arrivi il giorno del mio compleanno per vederci <3 <3 <3”

Era meglio non farla preoccupare e mentire, per il momento. Infondo darle preoccupazioni inutili a che sarebbe servito?! Erano lontane, e poi non poteva certo pretendere di essere creduta in giro se avesse raccontato una cosa come: "Un vampiro mi ha morsa". Sarebbe solo servito a farla tornare dallo psichiatra e un altro strizzacervelli proprio non voleva vederlo.
Si erano sempre confidate tutto ma questa volta ciò che nascondeva, però, poteva essere un pericolo non solo per lei ma per chiunque ne fosse venuto a conoscenza e di certo non voleva mettere in pericolo la sua migliore amica.
Il suo compleanno era a distanza di poche settimane. Sarebbe diventata finalmente maggiorenne, anche se l’idea di invecchiare le metteva paura.
Rise.
Meglio non pensarci.
Pochi secondi dopo e la risposta di Angel arrivò. Come al solito rispondeva velocissima ai suoi sms.

“Mitt: Angel
Message: Eh si, due settimane e poco più. Anche io non vedo l’ora di rivederti. Sicura vada tutto bene? Sai che se hai bisogno sono qui, vero?”

Sorrise dolcemente. Certo che lo sapeva perché per lei era lo stesso. Ora che ci faceva caso, però, la freddezza che a volte Angel aveva, sembrava quella di Meredith.

“Dest: Angel
Message: Certo che lo so, lo sai che anche per me è lo stesso ^^ Va tutto bene, sul serio!”

“Mitt: Angel

Message: Ok, ti credo, ma farti prendere da inutili rimorsi. Lo sai: non è colpa tua. Chi meglio di me può saperlo?!”

“Dest: Angel
Message: Tu non c'eri nel luogo dell'incidente... ma ok, si. Grazie <3”

“Mitt: Angel

Message: Nulla ^w^”

Sentì delle auto parcheggiare fuori al suo viale e si affacciò: Stefan e gli altri erano arrivati. Meglio avvisare Angel anche se doveva mentirle.

“Dest: Angel
Message: Mi spiace, sono arrivati i miei compagni di scuola e dobbiamo studiare. A dopo! I love you”

“Mitt: Angel
Message: Tranquilla. Buon studio… I love you too!”

Sorrise contenta. Angel non era il tipo da dire spesso parole come “Ti voglio bene” o da manifestare i propri sentimenti, quindi quando lo faceva era una piacevole sorpresa.
A volte poteva sembrare fredda e distaccata, ma in realtà si comportava così solo per timidezza, quindi sì... somigliava davvero molto a Meredith. Strano non aver trovato prima una simile somiglianza.
«Meglio fare qualcosa per questo morso» si disse poi, alzandosi dal letto. Si diresse alla sua scrivania con specchio e cacciò un pacchetto di cerotti dal cassetto.
Ne prese uno abbastanza grande e lo mise sui due fori.
Fortuna che aveva quasi tutto nella sua stanza. Come avrebbe spiegato a sua madre quel cerotto, però?! Beh, poi ci avrebbe pensato.
Un bussare alla porta le presagì l'arrivo dei suoi amici, difatti poco dopo fecero il loro ingresso nella stanza: Stefan, Elena, Meredith, Bonnie e Matt.
C’erano proprio tutti e forse era meglio così.
Quando Matt ebbe chiuso la porta alle sue spalle, Sabrina si chinò in segno di scusa.
«Mi dispiace… mi dispiace davvero…»
Bonnie in tutta risposta, corse da lei, stringendola a sé «Stupidina!»
«Scusami Bonnie… per non averti creduto…» la strinse a sua volta, allungando un flebile sorriso.
Ci furono vari minuti di silenzio quando la rossa disse, tirando su con naso «Ok, se non la smetti piango. Sono sensibile, io!»
«Scusa…» Sabrina ridacchiò, scansandosi
«Stai bene…» Elena le si avvicinò e la strinse dolcemente «Meno male»
«Elena…»
Meredith, in piedi a pochi passi da loro, sospirò, incrociando le braccia al petto. Sabrina si tenne stretta ad Elena, guardando la mora piena di sensi di colpa
«Tu sei più ragazzina di Bonnie» disse quest’ultima, scuotendo il capo «a parere mio, ce ne bastava solo una qui»
«Ehi!» Bonnie, sentitasi di parte, replicò «Non sono una bambina! Sono una splendida fanciulla»
«Ovviamente in senso buono» sul volto di Meredith si dipinse un leggero sorriso, mentre una lieve risatina le usciva dalle labbra, mentre allungava le braccia verso la bruna «Vieni qui, scema. E approfittane, non regalo abbracci, io!»
Sabrina rise, correndo ad abbracciarla: ecco un'altra somiglianza con Angel. Meredith le accarezzò il capo «E ora non piangere, eh! Non sopporto vedere le donne piangere» Matt scoppiò a ridere, facendole un occhiolino
«Matt...» Sabrina gli sorrise, arrossendo appena
«Tutto ok?» Stefan, accanto a Matt, le sorrise e si avvicinò alle ragazze a passo lento
«Stefan» la bruna si scansò da Meredith per abbracciare contemporaneamente lui e Matt
«Ehi, ehi, siamo pur sempre dei ragazzi» quest’ultimo scoppiò a ridere per nascondere l’imbarazzo «quindi…»
«Matt un uomo....» la mora della comitiva ridacchiò, alzando gli occhi al cielo e il biondo la guardò con aria interrogativa, parlandole sopra «Ehi! Io sono un vero uomo!»
«Ssi, Matt. Si.»
Sabrina scoppiò a ridere in compagnia di Elena e Bonnie, le quali erano abituate a vedere scende del genere.
«Sono felice di vederti serena, soprattutto vedere che stai bene» Stefan interruppe il momento comico, mettendo una mano sulla spalla della Evans «Anche se…» notò il cerotto sul collo e assottigliò gli occhi
«Grazie, per avermi perdonata. E sono davvero dispiaciuta di non avervi creduto. Non so quante volte potrei ancora ripeterlo» la ragazza si rivolse a tutti loro con un sorriso smagliante
«Naaa! Chi avrebbe mai creduto alle nostre parole?!» a rispondere fu Bonnie, scuotendo una mano con segno d'ovvietà «Nessuno ovviamente, no?»
gli altri sorrisero e fecero spallucce, in modo di consenso.
Sorrise anche lei, dopotutto lo stesso le aveva detto Stefan poco prima al telefono.
«Quel cerotto…» Stefan riportò la sua concentrazione sul cerotto che la ragazza aveva sul collo.
Elena si sedette sul letto e Bonnie fece lo stesso mentre Meredith si poggiò alla spalliera di questi e Matt si appoggiò al muro, accanto alla porta, con le braccia conserte.
«Ah, questo…» Sabrina si tolse il cerotto, sospirando «Un semplice regalino di Damon Salvatore»
Stefan trasalì, stringendo i pugni «Alla fine…» Ma perché non si sarà preoccupato di cancellarle la memoria?! A che gioco sta giocando, quel maledetto?!
«Tranquillo, sto bene, non mi ha fatto bere il suo sangue o fatto altro. Almeno da quel che ricordo. Ma da come mi sento, credo di essere ancora umana» Sabrina fece spallucce per sdrammatizzare la situazione «Poi che ne so. Io scrivo queste cose basandomi su documentari e libri vari, non so come funziona veramente. Ma sto benone, anche se credevo che mi avrebbe uccisa»
«Questo lo credevamo anche noi» rispose Elena sospirando a sua volta, con aria confusa «Anche se non ne ero del tutto convinta. Damon non fa del male alle ragazze... o almeno non sempre»
«Ecco. Precisiamo il "non sempre"» la corresse Meredith
«Io di quello non mi fido più» Bonnie gonfiò le guance, incrociando le braccia al petto «è… è… è…»
«Ok, Bonnie, sorvoliamo» Matt scosse il capo, alzando gli occhi al cielo
«Mi dispiace» Stefan sospirò «Dovevo cercare di…»
«Non è colpa tua né di nessun’altro, Stefan, solo mia» Sabrina gli prese le mani, sorridendogli «Ma l’importante è che sia tutto chiarito, no?»
«… non mi sembri scossa» il moro inarcò un sopracciglio, quasi sorpreso da come affrontasse la situazione, quella ragazzina dall'aria tanto fragile ma a quanto sembrava, tanto forte
«Cerco solo di non pensarci o impazzirei» ammiccò lei.
«Concordo col tuo ragionamento!» Bonnie rise, facendole segno d'ok col dito «Lo stesso lo penso sempre anche io»
«Benvenuta a Fell's Church, Sabrina Evans. La città dei misteri e dei casini mistici» Meredith fece spallucce, per niente confortata dalla cosa «Dovrai abituarti a questo e altro, credimi»
«Soprattutto ai vampiri» Elena si sgranchì le braccia «quelli, qua, non mancano mai»
Sabrina sorrise, cercando di mutare la paura che l'aveva colpita, a quell'informazione, in ironia «Vorrà dire che prenderò idee per i miei racconti. I miei genitori sono venuti qui per questo, infondo. Lo farò anche io»
«Fortuna che la prendi così» Matt scoppiò a ridere, portando le mani dietro il capo «io la prima volta quasi morivo di spavento»
«Tu sei un caso a parte, Matt» lo punzecchiò ancora, Meredith.
Sabrina si sedette sulla sedia accanto alla sua scrivania e chiese a Stefan, cambiando discorso prima che quei due tornassero a discutere seppur amichevolmente
«Sei anche tu un vampiro, quindi, Stefan?»
Stefan sorrise, sedendosi accanto ad Elena e stringendole una mano, le rispose «Se vuoi ti racconto tutto, ma è una storia lunga» dopotutto adesso lei faceva parte del gruppo, perché non metterla al corrente di un pò di storia?! L’avrebbe anche aiutata a capire in che pericoli poteva cacciarsi a Fell's Church.
«Ne ho di tempo» gli rispose la bruna, accavallando le gambe «Sono tutta orecchie»

Stefan raccontò, riassumendo, le cose salienti della storia: dal suo arrivo a Fell's Church a quello di Damon; della trasformazione che subì Elena; di Katerine; di come Elena era morta e poi tornata umana; dei pericoli che si potevano incontrare nel donare sangue ad un vampiro e a farne uno scambio; sintetizzò il casino dell'Inferno in terra che avevano scampato qualche mese prima grazie anche all'aiuto della cacciatrice di vampiri Meredith e delle doti dell'Angelo Elena, tornata poi umana del tutto.
Aveva raccontato non tutto - sarebbe stato davvero troppo lungo spiegare nomi e cose e fatti in generale - ma aveva sintetizzato per bene quali casini potevano incombere sulla città in qualsiasi momento e, quindi, anche su di lei, ora che ne faceva parte.
Sabrina rimase di stucco, guardando uno per uno i presenti in quella stanza: ognuno di loro, a quanto pareva - escludendo Matt - non era del tutto umano. «Certo, non si può dire che non ne abbiate passate, voi»
«Eh si, peggio di una telenovelas?!» rise, Bonnie, sdraiandosi sul letto a due piazze
«Io direi più un horror dal quale posso però prendere spunto» la corresse Sabrina, ridendo, cacciando scherzosamente un book da un cassetto «segnerò tutto!»
«Bene!» Meredith ammicco, scoppiando poi a ridere di cuore
«Beh, sei ancora dei nostri?» Matt le sorrise, cercando fintamente di intimidirla «O sei troppo spaventata?»
«E me lo chiedi?» Sabrina si alzò di scatto, posando il book sulla scrivania «Certo che sono dei vostri! Viva l’avventura! E chi vi lascia più! Ormai sono dentro, e dentro resto» in verità avrebbe voluto scappare, ma in fin dei conti le sue parole erano veritiere: ormai si trovava dentro la situazione e non c'era modo per fuggire, tanto valeva prenderla con filosofia e con ironia.
«La prendi davvero con filosofia» Elena scoppiò a ridere, seguita a ruota da tutti i presenti nella stanza.
Ebbene, si poteva finalmente dire che la sua vita a Fell's Church fosse appena cominciata, e, con essa, tutti i guai che vi comportava.

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Capitolo 10
*** Capitolo Nono ***


--- Capitolo Nono ---






Passarono vari giorni da allora e di Damon nemmeno l’ombra.
Era una splendida notte di luna piena, quella, e lei era affacciata alla finestra della sua camera con indosso la leggera vestaglia da notte a maniche lunghe.
Si mise le mani attorno alle spalle presa da un leggero brivido di freddo.
Certo che stare in quel modo ad ottobre non era proprio una splendida idea. Ma lei era fatta così: era impulsiva e non pensava alle conseguenze del vestirsi in modo carino anche solo per dormire, in un periodo abbastanza freddo.
Prese il cellulare, posto sulla finestra, e rispose ad un messaggio di Angel.

“Dest: Angel
Message: Scusa se non mi faccio sentire da un po' di giorni, purtroppo sono incasinata con la scuola. Ehi, manca poco al mio compleanno, ci rivedremo presto! Non vedo l’ora!”

Ripose il dispositivo mobile, aspettando poi un messaggio che non arrivò per ben dieci minuti. Strano, di solito le rispondeva subito!
Driiin driiin
Sussultò nel sentire la suoneria degli Evanescence risuonare nella stanza a quell'ora della sera. Con stupore, guardò il display e l'espressione sul voltò mutò immediatamente con un sorriso
«Ohi, vampira!» rispose ridendo alla sua migliore amica. Angel, anche se umana, aveva uno strano interesse per il sangue, quindi lei le aveva dato quel nomignolo che adesso sembrava strano data la stretta vicinanza con delle vere creature della notte.
«Ehi!» dall’altro capo, Angel aveva una voce alquanto euforica: una cosa rara nella sua sempre seria, amica
«Dimmi dimmi: è successo qualcosa di interessante? Ti sento contenta. Ed è raro sentirti così contenta» si appoggiò con i gomiti al davanzale della finestra, immergendosi a guardare il cielo senza luna, illuminato appena dalla sola forza delle poche stelle che l'atmosfera inquinata lasciava intravedere.
«Non immaginerai mai!» l'altra quasi urlò e Sabrina si ritrovò costretta a spostare il cellulare dall'orecchio, chiudendo d'istinto un occhio «Mi trasferisco!»
«Che?» sussultò poi, a quella notizia che le sembrava davvero strana. Il padre di Angel aveva deciso di cambiare città... che cosa strana. Si voltò di spalle alla finestra, appoggiandosi ad essa «Pure tu? Sul serio?»
«Si! E indovina dove?»
l'evidente sorriso allungato dell'amica dai lunghi capelli neri e gli occhi azzurri, fece sussultare la bruna, la quale arrivò facilmente alla conclusione. La risposta era solo una, possibile: «Ti trasferisci vicino Fell's Church?»
Angel scoppiò a ridere «Non vicino. Mi trasferisco a Fell's Church!»
Per un lieve attimo, la Evans rimase senza parole, sgranando appena gli occhi. Cos'è diventata questa, la nuova meta dei trasferimenti dell'anno?! Di certo le faceva piacere l'idea di avere di nuovo Angel vicino, ma ora che sapeva quali pericoli portava quella città, il pensiero della sua migliore amica d'infanzia in un posto così pericoloso, la preoccupava alquanto.
«Sabri?» continuò l'altra, e solo in quel momento la bruna si rese conto di esser rimasta in silenzio forse per troppo.
«Oh! Si! Scusami. Che bella notizia» ma forse dal tono di voce, forse perché la conosceva troppo bene, l'altra non sembrò molto entusiasta di quella risposta
«Va tutto bene? Non sei contenta?»
quelle parole la fecero quasi sentire in colpa e un sincero sorriso le si allungò sulle labbra mentre scuoteva il capo, seppur l'amica non potesse vederla «No, scema, sul serio: non vedo l’ora. Sono solo assonnata» da quando aveva iniziato a mentirle con tanta frequenza?! La cosa non le piaceva per niente.
Angel a quelle parole sincere, allora, si rassicurò «A chi lo dici»
Sabrina tornò ad allungare il sorriso, per poi appoggiarsi nuovamente alla finestra della sua stanza «E quando accadrebbe il trasloco?»
«Qualche giorno prima del tuo compleanno. Forte eh? Ho insistito con papà per accorciare i tempi, visto che comunque sarei venuta al tuo compleanno» rise la mora «Gli altri poi, si stanno lamentando da morire. Vorrebbero seguirci e hanno preso in odio Fell's Church»
Sabrina rise a sua volta, intenerita dalla cosa «Che carini»
Angel allungò un ennesimo sorriso, parlando con tono malizioso «Soprattutto Mattew»
a sentir pronunciare quel nome, Sabrina sentì il cuore a pezzi e sospirò
«Sabri? Che c’è?» chiese preoccupata l’amica a quel silenzio quasi assordante
«Mattew…» disse soltanto la bruna, con voce flebile e alquanto colpevole
«è accaduto qualcosa?» continuò l'altra, e la risposta della migliore amica fu nuovamente il silenzio «Parla!»
«La mia colpa si chiama Damon» si decise a dire, infine, la Evans con un sospiro.
Angel esitò per qualche istante poi sospirò e parlò dolcemente «Ti sei invaghita di un altro?»
«Non so se sia normale attrazione» voltò lo sguardo, ella, voltandosi poi a guardare nuovamente il cielo
La stanza era illuminata solo dalla luce della sera dato che le luci erano spente
«Beh,» continuò la mora al cellulare «dopotutto fra te e lui non c’era nessun legame, in quel senso intendo, quindi non devi sentirti in colpa. Poi siete distanti ed è giusto che tu ti faccia una vita lì, ora»
«Tu dici che non sono stata crudele?» ma Sabrina sapeva bene che qualsiasi risposta Angel le avesse dato, non avrebbe seppellito il suo senso di colpa
«Macchè!» fece, difatti, l'altra. Infondo la sua migliore amica non era tipo da farsi tanti problemi in campo sentimentale.
Evans sorrise «Grazie, Angel. Ti voglio davvero troppo
«Anche io» Angel rise e l’amica si finse offesa
«E dimmelo che mi vuoi bene»
«Te l’ho detto» trattenne un risolino, divertita dalla solita reazione di Sabrina, ogni volta che faceva così
«Daaai» insistette, gonfiando le guance, ma Angel scoppiò a ridere, parlandole sopra «Me… too»

La conversazione durò a lungo e quando Sabrina riagganciò, erano ormai passate le 22.
Si sgranchì le braccia, dopodichè mise a caricare il cellulare ormai scarico.
Tornò ad affacciarsi alla finestra e sospirò.
I suoi genitori erano usciti ed era sola in casa da ore, ormai.
Un battito d’ali la fece rabbrividire.
Urlò, scansandosi dalla finestra, mentre il corvo si appoggiava su essa. Era lui, il corvo che aveva incontrato nella foresta, ne era sicura. Non sapeva ben dire come ogni volta facesse a riconoscerlo, ma saoeva che era sempre lui.
Lo guardò attentamente e si calmò, poggiando una mano sul petto. Spaventarsi così tanto per uno stupido volatile. Vivere in quella città gli stava davvero facendo male al cervello e ai nervi.
«Allora? Sei venuto per graffiarmi di nuovo?» incrociò le braccia al petto con rabbia «Come mai te ne stai li senza entrare?» lo osservò per qualche secondo, poi sospirò, sedendosi sul letto. «Adesso parlo anche con un corvo. Magnifco.» poggiò i gomiti sulle ginocchia e mise il volto fra le mani «Per non parlare che sono convinta sia lo stesso dell’altra volta» lo guardò ancora, notando che l’animale non le scrollava gli occhi di dosso a sua volta. «Ormai non mi spaventa più niente» inarcò le sopracciglia, gesticolando con una mano, scocciata «Entra, và, se vuoi! Sembra tu stia aspettando un mio consenso»
«In effetti è così» il corvo si levò in aria per poi atterrare in camera sua in sembianze umane «Ciao» ammiccò
«Damon!» si alzò di scatto, indietreggiando sino ad arrivare con le spalle al muro dietro di sé «Che ci fai qui?»
Come aveva fatto ad essere così stupida?! Aveva invitato un vampiro ad entrare in casa sua e adesso non poteva più tornare indietro.
Maledizione! Quanto ancora poteva essere stupida?!
Stefan era stato invitato da sua madre ad entrare… come aveva fatto a non..? Beh, ormai era inutile piangere sul latte versato.
«Ma come, non ti sono mancato per niente?» Damon si avvicinò a lei con passo felpato, sorridendo diabolicamente «A me è mancato il tuo sangue, invece, sai?» si leccò le labbra, portando le mani alle tasche dei pantaloni «Davvero delizioso. Complimenti»
«Mostro!» urlò, indignata, Sabrina, cercando nella stanza qualcosa che potesse esserle utile. A detta di Stefan, tutte le cose che si raccontavano in giro su come uccidere un vampiro, erano false. L'unica cosa funzionante era il sole o un paletto nel cuore - o vabbè, strappare il cuore o tagliare la testa, ma erano cose fuori questione - «Sta lontano da me!»
«Mostro?» il vampiro fece una smorfia e inarcò un sopracciglio. Voltò, poi, lo sguardo per osservare la stanza e scosse il capo «Eppure non hai chiamato mostro il mio fratellino, hai persino chiesto il suo perdono» tornò con lo sguardo su di lei «Oppure la tua era solo una reazione dovuta alla paura di essere uccisa? Dopotutto il tuo gruppetto è formato da un ex morta, un vampiro, una cacciatrice e una strega… l'umano non è da considerare, ovviamente» ghignò, tornando a fare qualche passo «quell’inutile ragazzino: Mutt!»
Sabrina inarcò un sopracciglio «Matt?!» non se lo faceva tipo da dimenticare i nomi, Damon.
Egli scosse una mano con aria di superficialità «Quello che è!»
Sabrina sospirò, scuotendo il capo e osservandolo nuovamente con rabbia «Mi dici che diavolo vuoi e poi sparisci, cortesemente?» e sperava veramente che lui si decidesse a sparire, se si fosse dimostrata abbastanza coraggiosa da fronteggiarlo
«Che gentilezza» Damon era a pochi centimetri da lei. Le prese una ciocca dei corti capelli fra le dita, sussurrando sensualmente «Eppure non mi trattavi così prima, soprattutto nel nostro bell’incontro nell’800»
A quelle parole lei sussultò, scansandolo repentinamente. Deglutì «Come..?!»
«Semplice: ti ho fatto fare io quel sogno.» rise divertito, guardando la sua espressione. «Ma non mi dire. Stefan questo non te l'aveva detto»
Maledetto bastardo! «Sei crudele, almeno le cose dimmele in faccia» le interruppe i pensieri ed ella sgranò gli occhi, stupefatta. Mi puoi leggere la mente? «Eh si: leggo nel pensiero. Quindi non ti conviene pensare, mi sa» sorrise, mostrando i canini appuntiti «Avevi pensato come mai non ti avessi uccisa, giusto?! Giorni fa mi pare. Beh, semplicemente perché non faccio del male alle donne. O almeno non sempre. E tu non mi sembravi una delle mie eccezzioni, nonostante all'inizio avessi pensato di renderti tale.»
«Ah no? Ma quale onore.» incrociò le braccia al petto, Sabrina, cercando di calmare la tensione e provare nuovamente a fronteggiarlo
«No» Damon alzò le mani, scuotendo il capo per poi ironizzare «Per chi mi hai preso?! Sono un Nobile Italiano, io»
Nobile?! Ah giusto! Stefan me lo aveva detto... lo dicevo io che aveva una bellezza da Nobile. Italiano, giusto… ecco spiegato il cognome. Salvatore è una battuta su un vampiro.
Damon rise di quei pensieri «Grazie del complimento, tesoro. Ecco anche un motivo per il quale ho messo da parte la tua morte per vendicarmi di Stefan. I tuoi pensieri sono divertenti»
Sabrina si coprì la bocca con le mani, anche se in realtà ciò che lui aveva sentito, lei lo aveva solo pensato. Bene, doveva stare allerta ai suoi pensieri.
«Hai detto di non volermi più uccidere e vendicarti di Stefan?» cercò di cambiare discorso e il moro schioccò la lingua, muovendo un dito in segno di diniego «Eh no, tesoro, ti sbagli» fece «Ho detto di non volerti più uccidere, non di non volermi più vendicare del mio fratellino» allungò un sogghigno, sfiorandole il viso con la punta delle dita e lei sussultò «Tenerti in vita e tormentarvi sarà ancora più piacevole. Amo tormentare quella stupida combriccola di cui ora fai parte»
«Sei veramente spregevole» quasi gli ringhiò, lei, dirignando i denti con rabbia e paura accennata.
Damon continuò «Per prima cosa…» finse un inchino «ti ringrazio madmoseille. Troppi complimenti, oggi» si rimise dritto, sorridendole mentre i canini brillavano alla luce notturna «Oggi, però, sono qui per togliermi una curiosità personale» fece, poi, ancora, alzandole il mento con la mano «sei attratta da me per davvero? O è solo opera del mio Potere?»
Ella sussultò, mentre lui avvicinava pericolosamente il volto al suo «No... io…»
Damon allungò un sogghigno, mentre il suo alito sfiorava la pelle di lei «Tu?»
Sabrina diresse lo sguardo altrove «Ti sbagli!»
«Ah, si?» il suo alito le toccava la pelle e le labbra ed ella sentì il cuore battere ad una velocità maggiore.
Era troppo vicino! Chiuse gli occhi, voltando lo sguardo «… s-si…» farfugliò e Damon continuò con un sogghigno malizioso
«Vogliamo constatarlo?» afferrò il suo volto e glielo voltò bruscamente verso di lui, nuovamente.
Sabrina aprì di scatto gli occhi al contatto delle sue labbra sulle proprie e sussultò. La stava banciando.... «Mmh!»
Damon la strinse a sé, con una mano sui fianchi e una dietro la nuca, bloccandole ogni sorta di movimento. La baciò con passione e lei non potè scansarsi dalla sua stretta ferrea.
Ma una parte di sé stessa si stava odiando perché l'altra parte non voleva scansarlo… non ci riusciva. Forse stava solo usando il suo Potere e quell'attrazione non era reale.
Lui la baciò con passione, e quando le dischiuse le labbra, insinuando la lingua, ella non potè non ricambiare quel bacio, sopraffatta dal desiderio di sentirlo suo, dimenticando ogni sorta di pensiero.
Che strano…
La stava manipolando, la stava facendo comportare così con il suo Potere, ne era certa, non poteva essere altrimenti.
Ma perché non le dispiaceva affatto?!

Come purtroppo era da esigenza umana, dovettero scansarsi per permetterle di riprendere fiato.
Sabrina lo guardò, respirando pesantemente, e Damon allungò il sorriso, leccandosi le labbra «Sei ancora della tua idea?» le chiese ironico.
Lei voltò lo sguardo, coprendosi il volto con le mani, in totale imbarazzo «Vattene!» gli incitò con voce flebile
«La prendo come una negazione: “No, Damon, non rimango della mia idea”» ghignò per poi voltarsi, mettendo le mani nelle tasche del pantalone in pelle nera. Camminò lentamente, avvicinandosi alla finestra della stanza dalla quale era entrato poco prima «Per stasera va bene così» si voltò ad osservarla da sopra la spalla destra «Ma la prossima volta pretenderò di più. Avvisa pure la combriccola: non mi fanno paura le tue inutili guardie del corpo» il sogghigno si allungò sul volto «I giochi cominciano.» ammiccò «Sarà divertente, vedrai.» rise di cuore, crudelmente, e riprese il suo aspetto animale, prima di uscire dalla stanza.
Sabrina cadde a terra, in lacrime, sentendo solo il battito d’ali di un corvo che si allontanava gracchiando nella notte.

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Capitolo 11
*** Capitolo Decimo ***


--- Capitolo Decimo ---






Le tenebre erano tutto ciò che riusciva a vedere.
Tenebre dappertutto.
Era inghiottita da esse… ma stranamente… non ne aveva paura. Anzi, si trovava a proprio agio, cullata dall’oscurità della notte buia che sovrastava il cielo.
Un cielo senza luna e senza stelle.
La notte ideale per lui.
Sorrise, aprendo pian piano gli occhi chiusi e avvicinandosi alla lapide di fronte a se. Su di essa, una statua di marmo raffigurante un angelo.
Era lì, appoggiato sull’ala della statua, che la guardava intensamente. Gracchiò e lei sorrise, porgendogli la mano.
Lui si appoggiò sul suo polso, continuando a gracchiare.
«Perché non torni umano?» rise, sfiorandogli la testa pelosa con un dito «Hai intenzione di rimanere un piccolo corvo, appoggiato sul mio gomito, per ancora molto?»
Lui in tutta risposta, si levò in cielo, dopodiché scese a terra in forma umana.
Le si avvicinò a passo felino, sfiorandole il viso con la mano fredda ed ella sussultò appena
«Damon…» sussurrò mentre il ragazzo dai capelli corvini catturava le sue labbra con un bacio passionale.
La strinse a sé, accentuando pian piano il bacio mentre la faceva indietreggiare con passo lento, per farla poi sdraiare su una lapide liscia e piatta. Lei sussultò a quel contatto freddo sulla pelle scoperta, senza però scansarsi da quel contatto prolungato fra quelle due labbra ansimanti.
Fece scivolare una mano sulla sua coscia, portandola con lentezza più su, sino ad arrivarle sotto la gonna.
Ella ansimò.
Damon si scansò dal bacio e ghignò, mentre lei chinava il capo e mostrava il collo.

Si svegliò da quel sogno, al contatto delle labbra di sua madre che le baciavano la fronte.
«Buon diciottesimo compleanno, amore» disse Rosalie, scompigliandole i capelli amorevolmente, seduta su quell'enorme letto a due piazze che la donna riteneva un pò troppo grande per quella stanza un pò piccola, ma che la figlia amava particolarmente.
«Grazie, mamma» sorrise imbarazzata, Sabrina, per poi sbadigliare. Ogni anno era una routine essere svegliata da sua madre per ricevere i primi auguri di buon compleanno e la cosa la rendeva particolarmente contenta, seppur la mettesse pian piano con gli anni, in imbarazzo.
la donna dai capelli biondo rame si alzò, togliendole le coperte di dosso con una risatina «Dai, alzati, c’è una sorpresa per te.» ed ecco un'altra routine: la sorpresina a colazione. A volta doveva ammettere che i suoi genitori erano davvero da invidiarle.
La donna uscì dalla stanza e la ragazza si alzò qualche istante dopo, sbadigliando nuovamente.
Non si poteva di certo dire che ultimamente dormisse bene. In quel mese a Fell's Church aveva dormito bene si e no due volte. Per le restanti notti aveva sognato - o meglio era lui che le entrava nei sogni - Damon Salvatore. Ogni santa notte. E forse grazie a quello aveva quasi imparato a conoscerlo un pochino, dato che non aveva occasioni al di fuori di esse - fortunatamente parlando -.
Guardò fuori dalla finestra e arrossì di colpo.
Damon...
Anche quella notte le era entrato in sogno, approfittando del fatto che ormai nessuno le faceva più la guardia dopo la chiacchierata dove aveva finalmente scoperto cos'avevano di strano i suoi nuovi amici.
E poi la sua visita...
Portò una mano alle labbra con espressione incerta. Lui affermava che l'attrazione che ella provava fosse in parte reale, e non solo dovuta al Potere che usava su di lei quando ne capitava occasione. Ma aveva anche detto che poteva essere un residuo di Potere fuori controllo - o una cosa del genere - . Si, l'ultima doveva essere l’unica risposta possibile. 
Non posso essermi invaghita di un simile mostro di mia spontanea volontà... seppur sia affascinante... il 50 e 50 non è accettabile!
Tutto ciò non può essere in parte reale...
«Maledizione!» lasciò andare un pugno sul muro accanto alla finestra, stringendo i denti. Non poteva essere così volubile!
Ma era meglio non pensarci, almeno non quel giorno.

Si preparò velocemente e una mezz'oretta dopo, scese al piano inferiore dove ritrovò suo padre alla fine delle scale
«Buon compleanno, tesoro mio» fece, allungandole un bacio sonoro sulla guancia.
Sabrina arrossì e sorrise a pieno volto «Grazie, papà»
Joseph la spinse appena lontana da sé «Vai ora. In cucina c'è una sorpresa»
la ragazza rise «Lo so, lo so. Vado»
Neanche il tempo di metter piede in cucina, però, che si ritrovò quasi assaltata da braccia - per modo di dire - arrampicanti.
«Happy Birthdaaay!»
Sussultò nel trovarsi addosso le persone che aspettava ormai da tanto, troppo, tempo: i suoi migliori amici di sempre erano lì, come le avevano promesso. Ma di certo non si sarebbe aspettata di rivederli sin dal primo mattino.
Allungò un sorriso radioso, quasi commossa di poterli finalmente riabbracciare. Allungò le braccia e cercò di stringere in un abbraccio di gruppo, ognuno di loro «Joan, Cristal, Angel… Mattew…» le lacrime le rigarono il volto, quasi senza che se ne accorgesse «finalmente... quanto mi siete mancati...»

Dopo i primi saluti e qualche lacrima fuggiasca, Rosalie propose ai ragazzi di accomodarsi a prendere un pò d'aria fresca sotto il mini gazebo in giardino e che presto, lei, li avrebbe riaggiunti con qualcosa di buono da sgranocchiare. Infondo, per essere Ottobre, era una bella giornata soleggiata, e lei era sempre dell'idea che - quando possibile - era meglio approfittarsene e stare all'aria aperta.
«Non è giusto, però» iniziò a lamentarsi Joan, poggiando una guancia nel palmo della mano - il gomito sul tavolo al centro del gazebo in mattoni bianchi - «ora anche Angy ci abbandona e si trasferisce qua. Ma che diavolo ha questa Fell's Church?» sbuffò «Che palle. Quasi quasi chiedo ai miei di pagarmi una stanza qui?!»
Angel rise, stringendosi a Sabrina seduta accanto a lei in quel mini cerchio che componevano i ragazzi seduti sulle panche al riparo dal sole
«Maddai, deficiente!» scherzò, facendogli una linguaccia «ci vedremo ogni volta possibile. La nostra città è solo a tre ore da qui. Che sarà mai» gesticolò con la mano «E poi sei egoista! Almeno Sabri ora avrà compagnia» allungò un sogghigno, indicandosi «Un'ottima compagnia, aggiungerei»
«Sarebbe meglio la compagnia di un magnifico uomo come me» fece una smorfia in risposta, il biondo, voltandosi verso Cristal al suo fianco «No?»
«No.» Cristal rise, dando una pacca sulla schiena del ragazzo «Vuoi forse rovinarle il compleanno con un'idea tanto assurda? Secondo me lei è fuggita proprio per allontanarsi dal qui presente "mister narciso sfigato"»
gli altri amici risero, mentre Rosalie si avvicinava a loro con un vassoio pieno di prelibatezze mattutine «Che aria allegra. Non si respira dal nostro arrivo, qui» ridacchiò, posando l'oggetto al centro del tavolo «Servitevi pure, ragazzi miei»
«Wow! Quanta roba buona, signora Rosalie» Joan si allungò per afferrare un cornetto ma Angel gli colpì la mano
«Prima la festeggiata, maleducato!»
un ennesimo coro di risata echeggiò nel giardino.
«Ma non fa differenza» Sabrina fece spallucce, facendo segno al vassoio per poi rivolgersi a Joan «serviti pure, ingordo»
«Oh, allora se lo dici tu» fece, questi, arraffando da mangiare «buon appetito!»
«La solita buona forchetta» Rosalie continuò a ridacchiare, mantenendo poi il sorriso «vi lascio ora, ragazzi. Ci vediamo più tardi.»
«A più tardi, signora Rosalie»
quando la donna si fu allontanata, Mattew strinse la mano di Sabrina, seduto accanto a lei al centro fra la bruna e Cristal
«Comunque, parlando di cose serie, adesso:» iniziò col solito tono gentile e il sorriso dolce sul volto «come ti trovi qui? E con i tuoi nuovi amici come va?»
la ragazza dai capelli bruni sussultò appena, a quel contatto, ed arrossì, stringendogli a sua volta la mano.
Mattew… il suo Mattew era lì, accanto a lei. Quanto aveva desiderato quel momento e quanto ora le sembrasse poco opportuno. Il cuore le batteva forte e il rossore le riempiva le guance, però… si sentiva tremendamente in colpa.
Forse lui si aspettava qualcosa da quell’incontro… senza sospettare che ormai c’era Damon, il quale aveva sconvolto i suoi sentimenti e la sua stessa vita in quei pochi incontri.
Ma perché… perché…?!
«Sabri?» sussultò nuovamente alla voce del moro, osservando poi, gli amici che la guardavano con aria preoccupata
«Ehm… no, niente, scusate» ridacchiò, lasciando la mano di Mattew per grattarsi il capo con quell'aria imbarazzata e quasi agitata «va tutto benone. Stasera vi presenterò i miei compagni di scuola» sorrise, cercando di nascondere i suoi pensieri. Anche se non avrebbero mai potuto capirli, in effetti
Angel rise, vedendola imbarazzata e credendo che tutto ciò riguardasse Mattew.
«Tra voi c’è sempre tanto love love, eh?» rise ancora, prendendoli in giro. Sabrina le aveva raccontato qualcosina riguardo quel Damon, ma lei era convinta che le cose potessero andare per il meglio, infondo «Vi lasciamo soli?»
«Siete così carini» Cristal venne contagiata dalla risata dell’amica, prendendoli in giro a sua volta. Sapevano bene quanto la cosa imbarazzasse quei due che si piacevano ma non trovavano mai modo di dirselo. O almeno era sempre stato così, prima dell'arrivo della Evans a Fell's Church.
«Mano nella mano…» Joan scosse il capo con finto fare sognante «eh, si, lasciamoli soli, và»
Mattew e Sabrina arrossirono, abbassando entrambi lo sguardo per poi mugugnare all'unisono, sotto le risate degli amici «S-smettetela!».
Senza che nessuno se ne accorgesse, però, in silenzio un corvo appoggiato al ramo di un albero, osservava con attenzione tutta la scena.

«Stasera c’è la festicciola di compleanno di Sabri» disse Elena alle amiche.
Si erano radunati tutti nella stanza di Stefan, alla pensione della signora Flowers, come al solito, parlando del più e del meno.
«Sembra che Damon non si sia fatto più vivo» disse improvvisamente Matt, appoggiandosi alla finestra. Guardò al di fuori di essa dove il cielo si mostrava limpido: la luna che si preparava a fare il suo ingresso «Almeno così sembra, poi chissà. I sogni non possiamo controllarli, e Sabrina però non ne parla, quindi» sbadigliò.
«Sembra… già…» Stefan si sedette sul letto, accanto ad Elena, stringendole poi la mano con espressione seria «Non credo che lei ce lo stia nascondendo, ma comunque sia, non c’è mai da fidarsi con lui»
«Io non credo che Damon voglia veramente farle del male» Elena si sdraiò sul letto, sgranchendosi le braccia. Sorrise «o lo avrebbe già fatto»
«Invece per me si. Ricordi cosa ci disse Sabrina, no? Non l'ha uccisa solo per tormentarci!» s’intromise Bonnie, seduta sulla sedia ai piedi della scrivania di Stefan, con sguardo impaurito «Lui è un mostro di perfidia, pensa sempre a tutto, nei minimi dettagli, per colpirti alle spalle quando meno te lo aspetti!» strinse le braccia attorno al corpo presa da un improvviso brivido di terrore.
«Io invece credo che Elena abbia ragione» Meredith fece qualche passo nella stanza, con le braccia incrociate al petto «Ragioniamo: se avesse voluto ucciderla, l’avrebbe già fatto. Ha detto che non lo ha fatto solo per divertirsi a tormentarci ma, boh» sospirò «chiamatemi pazza, perché mi dò della pazza da sola: ma secondo me un briciolo di bontà è rimasto nel cuore di Damon Salvatore. A meno che non abbia spento l'interruttore dell'umanità, e non mi sembra di vederne sintomi»
«Chissà…» Stefan si alzò dal letto, avvicinandosi a Matt per dare una veloce occhiata al cielo «L’importante è stare allerta, qualunque siano i piani di Damon»

Verso le 20:30, il gruppo arrivò a casa Evans, in orario perfetto per l’inizio della festicciola che si sarebbe tenuta per i 18 anni della loro nuova amica.
La musica riecheggiava dalla casa, accompagnata dalle risate di Sabrina e dei suoi amici che già si scatenavano in qualche stupido gioco da compleanno.
Stefan suonò al campanello con una risatina e poco dopo la bruna andò ad aprire, facendo gli onori di casa «Ragazzi! Siete venuti» sorrise a pieno viso, facendogli cenno di entrare, scostandosi dalla porta per permetter loro l'ingresso «prego! Entrate»
«Tanti auguri!» esclamarono in coro, la combriccola, avvicinandosi uno per uno, una volta entrati nella villetta, per darle un bacio d'auguri
«Come potevamo mancare?» sorrise Stefan , al suo turno, porgendole un regalo dal pacco abbastanza grande «Non siamo bravi con queste cose, quindi abbiamo deciso di collaborare. Tieni. Da parte nostra» le diede un bacio e Sabrina arrossì appena
«Ma non dovevate! Che carini. Grazie»
«Ma figurati!» Elena sorrise, stringendola forte «I tuoi amici sono arrivati?»
come se solo in quel momento si ridestasse da quel momento quasi di confusione, la bruna annuì «Certo! Venite, ve li presento!»
Li condusse in soggiorno dove i suoi amici ridevano e scherzavano fra loro - nonostante fosse il diciottesimo compleanno, capendo quanto fosse importante festeggiarlo solo fra amici, i suoi genitori avevano lasciato la casa libera fino all'una di notte, andando fuori a cena -
«Ragazzi!» Sabrina allungò una mano per attirare la loro attenzione, indicando poi i ragazzi dietro di sé «Vorrei presentarvi i miei compagni di scuola»
Stefan sussultò, nel momento in cui il suo sguardo ricadde su Angel, la quale ebbe la stessa identica reazione
«Stefan…» Elena gli strinse la mano, perplessa, accorgendosi di quello strano atteggiamento, mentre le due comitive si avvicinavano per le presentazioni.
Il ragazzo sorrise alla sua amata, stringendole la mano a sua volta «Va tutto bene, amore»
Sabrina, che non si era invece accorta di nulla - come anche gli altri - allungò una mano, iniziando a fare le presentazioni.

La festa si svolse senza problemi. Si era creata una bella atmosfera fra tutto il gruppo, dopo le prime chiacchiere, e ciò rese la festeggiata - perplessa inizialmente all'idea che le cose potessero andare decentemente -molto contenta. A quanto pareva avevano fatto amicizia e si divertivano tutti senza problemi.
«Sabrina...» Elena le si avvicinò, ad un certo punto della serata, con sguardo preoccupato ed indagatore «Hai visto Stefan? Mi sono allontanata due secondi e l'ho perso di vista»
la festeggiata si guardò intorno, stupita «No. Non lo vedo da prima, in verità» nel guardarsi in giro, però, notò la strana mancanza anche di Angel.
Forse era una coincidenza, ma era meglio non preoccupare Elena.
«Se vuoi vado a cercarlo» le sorrise, mettendole una mano sul braccio «Mh?»
«Grazie» Elena sorrise, scompigliandole i capelli «mi fai un favore» e cercando di allentare la tenzione si allontò per tornare dagli altri.

«Stefan?!» bevve un sorso di coca cola dal suo bicchiere, camminando in giardino in cerca del vampiro a quanto sembrava, scomparso «Ma dove sarà?!»
«Sei molto più carina del solito, stasera, dolcezza»
Sabrina sussultò, voltandosi nella direzione di quella voce alquanto conosciuta.
Damon era in piedi, sul ramo dell’albero situato al centro del giardino, che le sorrideva.
Il suo solito sguardo vittorioso e fiero di sé.
«Vestitino rosa, tacchi… mmh…» si passò la lingua sulle labbra con fare malizioso «Peccato le maniche lunghe… ma va bene lo stesso» scese dall’albero con le mani in tasca e movimento felino e aggraziato «appetitosa come sempre»
Lei indietreggiò, spaventata, guardandosi intorno in cerca di un qualche aiuto. Perché?! Perché anche quel giorno doveva rovinarle?!
Lei voleva stare con Mattew e i suoi amici tranquillamente… soprattutto con Mattew…
Arrossì di colpo, passandosi la mano libera sulle labbra.
Perché diamine le era venuto in mente il bacio, proprio in quel momento?!
«Oh! Vuoi un altro bacio?» in pochi secondi le fu dietro, le labbra sul collo e la voce sussurrante e maledettamente seducente «Sono stato buono in queste ultime settimane, quindi: ti accontento subito»
«D-Damon!»
Il bicchiere le cadde di mano.

«Mi ha stupito rivederti qui, Stefan» Angel sorrise, sedendosi sull’altalena nel retro della villetta.
Lei e Stefan si conoscevano da anni ormai e l’essersi rivisti in una simile occasione li aveva piuttosto sorpresi.
Avevano deciso così di uscire di nascosto, per parlare lontani da occhi indiscreti.
«Anche io sono piuttosto stupito, Angel» lui sorrise, sedendosi sull’altra altalena «Sei un vampiro raro, tu» rise appena «Eri solo una bambina quando ti conobbi.»
«E tu già un bel ragazzone» la vampira rise, ammiccandogli con fare appena malizioso
«Ero ancora, vorrai dire» Stefan sorrise, guardandola con la coda dell'occhio «Grazie per il complimento»
Angel si dondolò appena, alzando le spalle «Ora questa sarà la mia età fissa, sai? Ho raggiunto lo stato di vampiro completo che può raggiungere un mezzo vampiro come me»
Stefan la guardò con espressione indecifrabile «Beh, tu sei la dimostrazione che non è impossibile per un vampiro concepire un figlio» portò lo sguardo davanti a sé, arricciando appena le labbra «Credo che, comunque, Sabrina non sappia che…» Angel lo bloccò, parlandogli sopra con appena ansia nella voce «No! Non lo sa! E non lo dovrà sapere.»
«E non glielo dirai mai?» il moro la guardò nuovamente. Di certo non si aspettava che Sabrina avesse già, nella sua vita nella scorsa città, a che fare con dei vampiri, senza neppure saperlo. La vita di quella ragazza si dimostrava sempre più misteriosa e complicata.
Angel scosse il capo «Credo di no… o almeno non presto…» si massacrò appena le dita. Non dopo ciò che è accaduto con Nat. L’altalena fermò il suo dondolare, pian piano, ed ella sospirò «Dopotutto, tu, al posto mio…» stavolta fu Stefan a parlarle sopra «No. Lei sa di me.»
Angel sussultò, voltandosi di colpo a guardarlo «Che?» quel Stefan Salvatore, aveva detto a qualcuno della sua vera natura?!
«È per via di Damon» si affrettò a spiegare, subito, il moro. «Ti riassumo un pò»

Damon l'appoggiò all’albero dove pochi istanti prima era accomodato e le leccò il collo candido
«Damon… no…» ansimò lei, spingendo le mani sul torace di lui, cercando di scansarlo. Eppure proprio non capiva cosa ci trovasse di così divertente a tormentare qualcuno alla quale suo fratello era legato. Elena, però, le aveva raccontato il modo in cui Damon si era comportato con lei le prime volte, solo per indispettire Stefan, e adesso quel racconto le sembrava di riviverlo sulla pelle: gli atteggiamenti erano dannatamente simili. Tipico di Damon Salvatore.
«Voglio solo farti un bel regalo di compleanno, piccola» sogghignò lui, aprendo appena le labbra per permettere ai canini di allungarsi
«S-smettil-!» le parole le morirono in gola con un lamento strozzato, quando nuovamente sentì quelle zanne penetrarle la pelle. Come poteva essere così maledettamente eccitante, una cosa così dolorosa?! Il Potere dei vampiri che si nutrivano di sangue umano era davvero troppo forte.
Quando egli si scansò da lei, la ragazza si lasciò scivolare in terra, toccandosi il collo insanguinato con una mano «Sei un-» ma ancora una volta le parole le morirono, quando i suoi occhi si incatenarono a quelli di lui, chinatosi sino ad arrivarle faccia a faccia. Damon allungò un sogghigno «Adesso» iniziò «posso augurarti un buon compleanno»
Sabrina dirignò i denti, alzando una mano per dargli un ceffone spontaneo «Sparisci dalla mia vita e dai miei sogni, Damon Salvatore!» quasi urlò.
Il ragazzo dai capelli corvini rimase per un attimo col volto girato per lo schiaffo ricevuto: l'espressione impassibile. Poi, un sorriso si allungò a pieno volto e tornò a guardarla «Eh si. Sono sempre più convinto che questo mese passato a tormentare i tuoi sogni, non sia stato inutile.» e senza aggiungere altro, si alzò, riassunse le sue sembrianze di corvo e si levò in aria, svanendo com'era arrivato.
La Evans non voleva pensare ad altro, al momento. L'unica cosa che contava, era trovare un modo per coprire quel segno e pulire quel sangue dal collo - fortunatamente coperto dal vestito ormai appena macchiato di sangue -. Doveva cambiarsi senza destare sospetti.

«Quel maledettissimo bastardo!» Angel si alzò, furiosa, dall'altalena, facendola dondolare in solitudine per la mossa repentina «La ucciderà!»
«Non urlare, Angel» Stefan si alzò a sua volta, avvicinandosi a lei e mettendole una mano sulla spalla «Non è la prima volta che Damon si diverte con una donna senza un motivo preciso. Lo ha fatto anche con una ragazza che conoscevamo io e i miei amici. Ma stavolta, a differenza di Caroline - così si chiama - riusciremo a fare di meglio per difendere la sua nuova preda. E ora ci sei anche tu.»
«Io non posso dirle che sono un vampiro, Stefan, non me la sento» sospirò, la ragazza dai lunghi capelli neri, scuotendo appena il capo. Ma di certo non poteva spiegargli il vero motivo «sono d’accordo nel dirlo ai tuoi amici, per difenderla insieme, ma a lei…»
Lui sorrise. Non comprendeva il motivo di tale insistenza nel non parlargliene, visto che ormai la sua migliore amica era a tu per tu coi vampiri, ma rispettava la sua scelta. «E nessuno ti obbligherà. Quando e se vorrai, glielo dirai tu se ti sentirai pronta»
la ragazza sorrise, sporgendosi verso di lui per poi stringendolo e chiudere gli occhi a contatto col suo petto caldo «Stefan…»
«Stefan!» la voce di Elena li fece voltare. La bionda dagli occhi lapislazzuli li raggiunse, guardandoli stupefatta «Che succede?» 
«Amore» il vampiro lasciò andare Angel. Allungò un sorriso, andando poi dalla donna che amava. «Posso spiegarti. Ho qualcosa da dirti, infatti»

Sabrina riuscì a raggiungere la sua stanza senza esser vista. I suoi amici erano talmente impegnati in varie cose e forse anche un pò sbronzi, da non accorgersi di qualche persona in meno nella sala.
Cambiatasi d'abito raggiunse lo specchio per sistemare bene il collo lungo del vestito lilla, in modo tale da coprire il segno del morso, dopo essersi ripulita dal sangue ormai quasi secco.
Rimase immobile poi, guardando la sua figura riflessa con epressione quasi vuota. «Damon…» strinse una mano sul petto, al pensiero di cosa era accaduto qualche attimo prima. Il cuore iniziò a batterle stupidamente più forte. «ma perché…?!»
Non sapeva né come né quando, ma ormai lo sentiva: quel vampiro le era entrato completamente nel cuore… e non ne comprendeva affatto il motivo…












Oo Angolino Dell'Autrice oO






Rieccomi con un altro capitolo, Spero piaccia *inchino* scusatemi il colossale ritardo!
Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi, leggendo o commentando.

MikuChan



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Capitolo 12
*** Capitolo Undicesimo ***


--- Capitolo Undicesimo ---








«E così anche tu sei un vampiro, Angel»
Elena e gli altri ragazzi si erano riuniti tutti nella stanza di Stefan, alla pensione della signora Flowers, a fine serata.
Il vampiro aveva spiegato loro che conosceva Angel da anni e che di lei ci si poteva fidare ciecamente, essendo anche una buona amica.
«Non sapevo esistessero anche mezzi vampiri» Bonnie sbadigliò data la tarda ora, desiderando di potersi mettere a letto il prima possibile.
Sembrava che fosse l’unica dei presenti ad avere sonno alle due del mattino.
«Beh, sono casi piuttosto rari» sorrise Angel, guardandosi le unghie per poi portare lo sguardo sulla streghetta dai capelli rossi «casi rari in cui un vampiro riesce ad avere un figlio da una donna umana»
Elena arrossì, guardando Stefan. Ora lei era umana e lui si rifiutava di ritrasformarla in vampira dopo tutto quel che era accaduto per riportarla a quella vita dalla Dimensione Oscura. Ma forse, in un futuro, sperando non troppo lontano dato che il pensiero di invecchiare, al contrario di Stefan, ultimamente le faceva un po' paura, anche loro due avrebbero potuto avere un bambino.
Scosse il capo. Ma che pensieri troppo precoci!
«Peccato, però…» Stefan guardò Elena con espressione seria «che le donne muoiano subito dopo aver dato alla luce il mezzo vampiro» sospirò, portando lo sguardo altrove «Questa è la cosa peggiore»
La bionda a quelle parole sbiancò, sentendo andare in frantumi i pensieri di pocanzi. Era stato, come al solito, come se Stefan le avesse letto dentro.
Angel abbassò lo sguardo appena rattristata dalla cosa che, infondo, la toccava da vicino.
«Ma tua madre…» iniziò Meredith, appoggiata al muro con le braccia conserte e con in volto la domanda chiaramente stampata
«Si, sapeva tutto, ma ha voluto darmi lo stesso al mondo» le rispose la vampira, annuendo appena «anche se mio padre ha fatto di tutto per salvarla. Ne era molto innamorato e la cosa è sfuggita di mano ad entrambi»
il silenzio cadde fra loro e a rompere il ghiaccio fu Matt «Quindi, allora, ci aiuterai ad aiutare Sabrina, giusto?»
Bonnie guardò il ragazzo, sorridendo. Il buon vecchio Matt. Era sempre il solito.
Angel sorrise a pieno volto «Ovvio! Non permetterò a quello stupido di Damon di metterle le mani addosso! Sono pur sempre la sua migliore amica»
Nel frattempo, senza che nessuno se ne accorgesse, un corvo era appollaiato sull’albero a pochi passi dalla pensione. Un sorriso trapelava appena dal lungo becco.

Il pomeriggio seguente, Sabrina ed Angel accompagnarono Mattew, Joan e Cristal alla stazione dove avrebbero preso il treno che li avrebbe riaccompagnati a casa.
Il tempo passato insieme era volato troppo in fretta
«Fate le brave, baby» Joan le abbracciò, sorridendo amorevolmente «Mi raccomando, eh.»
«Mi mancherete» le abbracciò poi Cristal, con gli occhi appena lucidi. Di certo lasciare le sue due migliori amiche non era facile per lei «Ma farò la pazza anche per voi» si costrinse a ridere appena.
Dopo aver salutato Angel, Mattew tirò in disparte Sabrina. Fecero qualche passo e si fermarono a distanza abbastanza lontana da non essere ascoltati «Volevo fare la persona forte, come sempre… ma…»
la ragazza si lasciò andare a qualche lacrima, allungando le braccia quanto bastava per stringersi a lui «Anche tu mi mancherai, Mattew»
lui la strinse a sua volta, accarezzandole il capo con dolcezza. Tirò un lungo sospiro, trattenendo qualche lacrima di commozzione. «Tornerò, lo giuro...» le sussurrò poi, baciandole il viso per asciugarle le lacrime «aspettami.»
ma ella, ora come ora, non sapeva come prendere in mano la situazione.

«Mi mancheranno» Angel teneva stretta Sabrina, al ritorno dalla stazione, mentre percorrevano il viale che portava alla villetta degli Evans. La bruna, con suo padre, aveva acquistato una casa a dieci minuti dalla loro
«Anche a me…» rispose l'altra, triste in volto. Ciò che la rattristava di più, era il fatto che, lo aveva visto, Mattew aveva capito che in lei qualcosa era cambiato e che i sentimenti che prima provava per lui… si erano spostati verso un’altra persona. Era riuscito a percepirlo da quell' "aspettami". Non lo meritava, era stata davvero crudele nei suoi riguardi.
«Ohi» Angel la riportò alla realtà «Sabri? Dai, li rivedremo presto» la strinse di più, cambiando discorso per tirarla su col morale «I tuoi amici di qui mi piacciono un sacco» ammiccò maliziosa «soprattutto Stefan Salvatore»
Sabrina ingrandì appena gli occhi e sorrise, dandole una spinta amichevole «è impegnato, Angy»
la vampira fece spallucce, mantenendo il sorriso a pieno volto «Ma io non sono gelosa».

Si fermarono a pochi passi da una villetta di due piani: casa White. Essa ricordava molto quelle ville che si vedevano nei vecchi film americani.
Forse era una delle case più vecchie di Fell's Church e l'amica ci teneva a fargliela vedere.
«Abiti qui, Angy?!» sgranò appena gli occhi, Sabrina, con espressione quasi incantata «Wow! Che bella casa. Complimenti»
L’amica sorrise, aprendo il cancello in ferro battuto per poi invitarla ad entrare.
«Permesso» Sabrina entrò in casa, una volta attraversato il giardino sull'esterno, e l’amica si chiuse la porta alle spalle. «Tuo padre?» chiese, poi, mentre salivano le scale per andare in camera di Angel.
«A lavoro» rispose l'altra, facendo spallucce con ovvietà «come al solito» la condusse in camera sua, facendola accomodare.
Sabrina si sedette sul letto ed Angel si sedette sulla sedia accanto alla scrivania di fronte ad esso «Dimmi un po', Sabri…» fece improvvisamente la ragazza, interrompendo un discorso stupido su vecchi ricordi d'infanzia «Quel Damon di cui mi hai parlato» continuò con espressione seria «è una cosa seria?»
La Evans sussultò nel sentirlo nominare e arrossì. Sospirò, abbassando lo sguardo «Non lo so.»
Quelle parole fecero scattare i nervi della mora che tentò di nasconderli «Capisco...»
Doveva fare qualcosa prima che Damon penetrasse nel cuore dell’amica ancora più in profondità di quanto già non fosse.
Ma cosa avrà mai quel maledetto, per fare questo effetto a queste povere sceme?!

«Dai, ti accompagno» Angel le strinse la mano, guardando il tramonto, dopo aver accompagnato l'amica alla porta «sono le 18:30, anche se abiti qui vicino, è pericoloso tornare a casa da sola»
«Tranquilla, Angy, ci sono abituata» le sorrise lei, facendo qualche passo per arrivare a toccare il terreno del giardino esterno, pronta a dirigersi al cancello in ferro battuto che incorniciava il recinto alla casa
«Ma…» Angel sembrò perplessa e Sabrina le parlò sopra, voltandosi a guardarla dietro di sé «Di che ti preoccupi?»
La vampira sussultò, alzando le mani con un sorriso. Meglio non farle avere sospetti inutili… più o meno… «Ma niente, niente» sorrise «Era così, per farti compagnia» arrossì come raramente le accadeva, grattandosi una tempia con un dito «Lo sai che mi preoccupo»
Sabrina le diede un bacio sulla guancia e la ragazza arrossì di più «Ti voglio bene»
«Anche io» Angel allungò ancor più il sorrisino, scuotendo poi, il capo «scema».
La bruna rise «Hai detto “anche io”. E ti pareva»
la mora fece spallucce, prendendola in giro «Non dico sempre “ti voglio bene”. A volte dico "anche io"»
«Proprio "a volte"» la Evans scosse il capo, avvicinandosi a lei per darle un bacio «Vado, và!»
l'altra annuì «Allora fa attenzione, mi raccomando»
«Certo» Sabrina si allontanò, facendole cenno di saluto con la mano destra «A domani Angy»
L’amica ricambiò il saluto, per poi rientrare in casa quando ormai l'altra aveva girato l'angolo.

I passi silenziosi di Sabrina riecheggiarono nel silenzio di quel luogo sempre deserto. Proprio un posto cupo avevano scelto, di tutta Fell's Church, i suoi genitori.
Beh, era un buon luogo per prendere spunto per i loro libri, infondo. E a proposito di libri: doveva decidersi a continuare il suo. Ma in quel periodo, proprio non aveva testa di scrivere di vampiri.
Il gracchiare di un corvo si udì nel silenzio e lei sussultò spaventata, capendo già quale pericolo fosse imminente.
Corse veloce, più veloce che poteva, per scappare da lui.
Lui che ormai era diventato importante per lei, senza che nemmeno se ne rendesse conto, senza che riuscisse a capire se fosse una cosa reale oppure no.
Urlò, quando se lo ritrovò a pochi passi, appoggiato ad un albero a braccia conserte e un sorriso beffardo che gli trapelava sul viso.
«Ma chi si rivede» si scansò dall’albero con uno slancio felino, quasi come una pantera che si preparava all'attacco alla sua preda «Salutato il tuo caro Mark, Matt, Mike, o come cavolo si chiama?!»
Sabrina lo guardò, scuotendo poi il capo. Eh si. Damon Salvatore aveva davvero poca memoria per i nomi delle persone per lui indifferenti al cento per cento «Si chiama Mattew» sospirò, correggendolo.
Certo che Damon era proprio stupido a volte Si comportava come un bambino, proprio come diceva Stefan..
Egli la sbatté al muro di una casa, talmente veloce da non fargliene quasi accorgere, e la guardandò seriamente in volto
«Non chiamarmi stupido, dolcezza, se non vuoi che mi arrabbi seriamente» sorrise minaccioso.
Sabrina lo guardò seria a sua volta, cercando di mostrarsi per niente intimidita «E tu non leggere nella mente delle persone, non ne hai il diritto»
Il Salvatore gesticolò con una mano, mentre con l’altra le teneva le sue alzate sopra la testa, bloccandole ogni movimento.
«Oh! Ma non è colpa mia» si finse rammaricato, portando quella stessa mano al petto «I pensieri delle persone, soprattutto delle persone che mi interessano, mi arrivano in automatico» annuì con poca convinzione «Giuro. Non lo farei mai, altrimenti»
Lei lo guardò beffarda, scuotendo appena il capo «Damon…» lo chiamò.
le sorrise, lui, malizioso «Si?»
Sabrina allungò il sorriso a sua volta «Sei un cretino»
il vampiro la guardò sorpreso per un'istante, poi rise di cuore. I suoi piani erano di certo altri, con quella ragazza, ma sarà stato il divertimento che gli procurava - come non gli capitava ormai dai tempi di Elena o quella stupida di Caroline -, sarà stata la sua compagnia per un mese, nei suoi sogni, sembrava che questi non riuscissero ad essere portati al termine. Di certo, non era perché ormai si era rincitrullito. Umanità ripresa una volta, umanità cancellata per sempre. Non avrebbe più commesso un errore come quello del legarsi a qualcuno: uomo o animale che fosse. «Sei davvero impertinente oggi»
«Ho semplicemente imparato dal migliore. Un mese di compagnia forzata è stato utile» sorrise falsamente ella, indurendo poi, subito dopo, lo sguardo «Ora ti pregherei di lasciarmi tornare a casa»
Damon sospirò, mettendo entrambe le mani al muro per guardarla intensamente negli occhi. «Deduco che la mia visitina di ieri non ti sia piaciuta»
«Ma no! Come hai fatto a capirlo?»
«Sabrina…» si avvicinò al viso di lei, lentamente, con fare mellifluo «Non mentire a te stessa, te l’ho già detto» sussurrò.
E lei sentì il suo respiro sul volto, e il cuore iniziò a batterle all’impazzata, col viso che assumeva pian piano colore.
Non poteva, non poteva permettere che quel vampiro le divorasse l’anima, facendola innamorare di lui.
Damon sorrise, capendo i suoi sentimenti e i suoi pensieri. Usò il suo Potere per calmarla e farla rilassare, ed ovviamente ci riuscì.
Sabrina si rilassò fra le sue braccia, chinando il collo di lato e offrendosi a lui ancora una volta.
Le prese il viso con la mano destra, guardandola intensamente negli occhi «Dormi» facendole perdere i sensi fra le sue braccia.

La Evans si risvegliò che ormai era notte fonda. Si guardò intorno con la testa che le girava terribilmente in quell'improvviso senso di nausea.
Cos’è successo?! Ma dove diavolo sono?! Non conosceva quella stanza: era in una camera da letto, completamente tinta di rosso, arredata piuttosto in stile moderno.
Nel muoversi sentì una fitta al collo e lo toccò d'istinto. Sussultò nel sentire la mano bagnata di un liquido sicuramente a lei familiare. La portò davanti agli occhi e quasi non urlò nel vederla sporca di un rosso vivo.
Sangue.
Tremò, spaventata, trovandosi subito Damon addosso che le leccava il sangue dalla mano. Da dove diavolo sei sbucato?! La stese poi sul letto, leccandole il collo che perdeva ancora un po' di quel saporito nettare, dalla piccola ferita infertagli dal morso che le aveva procurato pocanzi.
Lei dormiva, era tenera e indifesa. Una tentazione troppo grande per resisterle.
«D-Damon!» ansimò, tentando di scansarlo mentre sentiva che ancora una volta il Potere di lui fosse in grado di renderle quella cosa ripugnante, maledettamente piacevole «N-no!»
Il vampiro si scansò solo qualche attimo prima, leccandosi le labbra per poi guardarla con un sorriso maligno che non nascondeva nulla di buono «Buona sera»
«D-dove mi trovo?» Sabrina voltò lo sguardo colma di terrore, col cuore che ancora una volta, quando lui era presente, iniziava a battere più forte. Quella maledetta vicinanza le faceva uno strano effetto che ancora non si spiegava.
«A casa mia.» rispose lui, indicando la stanza con un cenno di mano. Era un appartamento d'albergo che era riuscito ad avere soggiogando l'uomo alla reception «È di tuo gradimento?» ironizzò.
«No!» rispose, di rimando, la ragazza dai capelli bruni «Voglio tornare a casa mia»
Damon sorrise, voltandole il viso per portare i loro sguardi ad incontrarsi «Che cattiva. Sei la prima che porto nella mia nuova dimora e questo è il ringraziamento» la canzonò con finto tono da rimprovero «Fammi compagnia ancora un po'. Giuro che poi ti porterò a casa»
«Non credo alle parole di un vampiro come te» fece lei, con pieno disprezzo nella voce.
«Invece a quelle del mio fratellino credi, eh?» Damon ghignò ma in quel tono di voce, stavolta, Sabrina potè udire una vera rabbia e un vero nervosismo. Stefan, Stefan e sempre Stefan. Questa cosa gli stava rompendo le scatole. «Come sei crudele»
Sabrina rimase in silenzio a quell'improvvisa serietà che per la prima volta sentiva nel tono per niente sarcastico del ragazzo di fronte a sé.
«Stupida mocciosa» senza che se ne desse un preciso motivo, però, si ritrovò a baciarla con passione. Prima di lei, Elena, e prima di Elena, Caroline. In quella città si era ritrovato a giocare in quel modo solo con loro tre.
Lei ansimò. Cercò di lottare per non cadere nella sua rete, ma la tentazione era tale da non riuscire a resistergli.
Gli mise le mani nei capelli, ricambiando il bacio. Al diavolo!
Damon scese con le mani ad accarezzarle i fianchi.
Il respiro le si fece pesante pian piano che lui la sfiorava per scendere poi a morderle nuovamente il collo.
Diede un leggero gemito, tenendolo stretto.
Damon estrasse le zanne dal collo e la baciò nuovamente, facendole assaggiare il suo stesso sangue.
Sabrina diede un lamento di disgusto, cercando di scansarlo e lui la guardò, sfiorandole il viso con un sorrisino divertito «Non ti piace proprio il sangue»
Lei rimase in silenzio, respirando pesantemente e lui sorrise. Si morse il polso e lo porse a lei, col sangue che colava su di esso, avvicinandolo poi alle sue labbra.
Lei lo guardò, sussultando dal disgusto
«Bevi!» le ordinò, poi, con un'idea che da prima gli stava balenando nella testa.
Ella scosse il capo più volte, disgustata e spaventata, cercando nuovamente di scansarlo dal suo corpo. «N-no!»
Lui le prese il volto con la mano libera, guardandola intensamente con sguardo intimidatorio e autoritario allo stesso tempo «Adesso, diventerai un vampiro.»







Oo Angolino dell'Autrice oO





Grazie mille a tutti coloro che continuano a seguirmi e un benvenuto ai nuovi arrivati che hanno commentato gli scorsi capitoli ^^
Grazie a tutti davvero. Sono felice di sapere che la storia piace e che i personaggi sono riuscita ad interpretarli bene.
Grazie infinite!


MikuChan

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Capitolo 13
*** Capitolo Dodicesimo ***


--- Capitolo Dodicesimo ---






«Bevi!»
Sabrina lo guardò spaventata.
Il silenzio era tale da riuscire a sentire il battito del suo cuore accelerato.
Era pazzo! Ecco cos’era. Come poteva anche solo pretendere una cosa del genere?!
Lei non voleva diventare un vampiro.
E poi, perché voleva che lei lo diventasse?! Per fare un dispetto ad Elena, a Stefan?!
Da ciò che aveva saputo dalla stessa Elena e da Stefan, Damon era innamorato di lei e aveva fatto di tutto per averla. Forse trasformare un'altra in vampira era un dispetto per lei.
«Tu sei fuori di testa!» cercò di scansarlo, urlando e implorando aiuto, ma lui le afferrò i polsi con una sola mano e la immobilizzò al letto.
«Non ti sentirà nessuno, è inutile che implori aiuto» strinse la presa ancora di più con sguardo fermo.
«Mi fai male!»
La guardò intensamente con lo sguardo freddo e determinato.
«Non ti tenta l’immortalità, Sabrina Evans?» ghignò, gli occhi del colore del sangue «Tu provi qualcosa per me, e lo vuoi, vuoi che ti trasformi…» sorrise, iniziando ad usare un pò del suo Potere di persuasione «Vuoi passare l’eternità come vampiro, ammettilo. Potresti stare in mia compagnia per molto tempo» la incatenò con lo sguardo, mentre la voce le risuonava in testa con fare ipnotico, sino a portare fuori uso la sua volontà.
Lo sguardo della ragazza si fece vuoto, mentre Damon si avvicinava nuovamente a lei. Le labbra vicinissime nel dettarle un'ordine «Tu mi ami» di certo non era amore quello che lei sentiva per lui, e lui lo sapeva bene, ma una sincera infatuazione c'era e farle credere di amarlo sarebbe stato un ottimo vantaggio di vendetta verso Stefan e la sua combriccola. Sarebbe stato divertente mettergliela contro.
«Ma tu ami Elena…» delle lacrime spaventate sgorgarono dagli occhi spenti di Sabrina, che perdeva definitivamente ogni atto di volontà propria.
Damon sussultò a quelle parole, guardandola per un breve attimo, con stupore. Voltò lo sguardo altrove e un sorriso malinconico gli si allungò sul viso.
Che stupido!
Non poteva permettere che il suo cuore di pietra perdesse anche solo un piccolo frammento. Non di nuovo.
Tornò a guardarla. Ormai per lui Elena contava poco e niente. Aveva scelto quell’insignificante di suo fratello?! Bene. Pazienza!
Lui non era di certo il tipo che correva dietro alle ragazze, e se lo faceva, lo faceva solo per berne il sangue. Tutto qui.
Sfiorò il viso di Sabrina per poi baciarla e farla così tornare in sé.
La ragazza sussultò disgustata, mentre lui le faceva bere il suo sangue, premendole il polso sanguinante sulle labbra semiaperte.
Diede un lamento, come se avesse voluto vomitare quell’orrendo sapore metallico. Le lacrime continuarono ad incorniciarle il viso, implorandolo in un mugolio, di fermarsi.
Damon tolse il polso dalle bocca di lei solo quando ebbe bevuto il necessario, per poi leccarselo.
Ella cercò di fuggire, girandosi a gattoni, ma il vampiro le fu addosso, immobilizzandola col proprio corpo per poi tenerle il capo con entrambe le mani.
«Ora non mi resterebbe che romperti il collo e diventeresti come me»
Sabrina sussultò e urlando impaurita, iniziò a scalciare per scansarlo. Doveva fermalo! Pianse ancora di più nel vano tentativo, mentre il corpo tremava spaventato.
Damon sospirò, per poi abbracciarla. «… ma non lo farò…» socchiuse gli occhi, alzando lo sguardo al cielo «hai mandato a puttane tutto il divertimento»
Sabrina arrossì di colpo e si lasciò stringere, continuando a sfogarsi fra le sue braccia, ancora intontita per il Potere usato su di lei.
Era salva.
Non sapeva perché, ma si fidava delle parole di Damon in quel momento. Sentiva che per la prima volta, esse, erano sincere.

«Ti accompagno a casa» Damon si alzò dal letto, sistemandosi la camicia nera per poi scompigliarsi i capelli.
Sabrina si mise seduta, guardandolo stupita e lui ricambiò lo sguardo «Vuoi rimanere qui?» sorrise malizioso ed ella scosse il capo, alzandosi immediatamente dal letto dalle coperte scarlatte.
Lui la fermò, circondandole il collo col braccio, e la ragazza sussultò, non sapendo cos'altro aspettarsi. «Ti ho proprio messo paura, eh?» Sabrina non rispose a quella domanda per lei inutile. Damon schioccò la lingua con tono nervoso, dirignando poi i denti mentre farfugliava qualcosa che neanche lui comprendeva, ma che poteva accreditare come colpa ad Elena, per averlo rammollito forse un pò troppo «Mi dispiace» lei lo guardò sorpresa ma preferì non fidarsi ulteriormente di quel lunatico ed egocentrico uomo..

Damon Salvatore fermò la Ferrari nera davanti casa Evans.
Per un breve attimo rimasero in silenzio, quando Sabrina disse, incerta sul potersi muovere tranquillamente o meno: «Io… non voglio più vederti» sapeva bene che non dipendesse da lei una simile scelta, ma sul serio non riusciva a reggere più quella presenza nella sua vita. Quaranta lunghissimi giorni di tortura.
Damon ghignò, scuotendo il capo «Decido io quando non mi vedrai più, dolcezza»
la Evans abbassò lo sguardo «Perché ti diverti tanto a farmi del male? Credi sul serio che così facendo tu possa vendicarti?» si voltò a guardarlo con espressione affranta «Solo perché hai sofferto a causa di due donne, non vuol dire, questo, che tu debba prendertela con tutte le altre.»
Damon stava per rispondere a quelle parole - sicuramente Stefan le aveva raccontato i fatti suoi - ma decise di evitare. Sapeva che altrimenti, quella bella testolina sarebbe rotolata via dalla macchina senza il corpo. «Sono un vampiro. È un dato di fatto» si limitò, invece, a rispondere, con un sogghigno appena accennato.
lei sorrise esasperata, scuotendo il capo «Addio, Damon Salvatore» fece per aprire lo sportello dell’auto ma il vampiro l’afferrò, chinandole il collo indietro.
Questa volta si era davvero stancato!
La morse, mettendole una mano sulla bocca per impedirle di urlare.

«Ho dovuto dire a sua madre che Sabrina era da me, ma…»
Angel era fuori casa sua con Stefan ed Elena. Aveva chiamato il ragazzo, spaventata perché l’amica non era tornata a casa e lui, trovandosi in compagnia di Elena, si era precipitato lì con la fidanzata. «Damon le avrà fatto del male»
Stefan strinse i pungi, guardando il cielo buio e senza stelle «Dobbiamo fare qualcosa»
«E se aspettassimo fuori dagli Evans? Senza farci vedere, ovvio» propose Elena «I suoi genitori stanno sicuramente dormendo visto che pensano che Sabrina sia qui, quindi non rischiamo di farci vedere. Ma meglio essere prudenti»
Angel la guardò e sorrise «Ok»

«Sabrina!»
Angel, Stefan ed Elena arrivarono fuori casa Evans e Sabrina era in piedi, fuori dal cancello, con lo sguardo vuoto.
Si voltò a guardarli. A malapena si intravide lo stupore nei suoi occhi nel vederli insieme.
Perché Angel è con…
Il flusso dei pensieri le si interruppe nell'istante in cui perse conoscenza.
Angel corse dall’amica e sussultò, coprendosi il naso con la mano nel vederla piena di sangue. Quel maledetto odore era dannatamente invitante...
«Damon!» Stefan ringhiò, allontanando la vampira che sembrava in procinto di perdere il controllo. «Sta lontana, non sei abituata»
Elena portò lontano Angel, mentre Stefan prendeva la ragazza priva di sensi fra le braccia.

La signora Flowers preparò degli impacchi che Stefan mise sulla profonda ferita di Sabrina.
Damon doveva essere proprio furioso per averla ridotta in quello stato. Se non si fosse fermato, l'avrebbe sicuramente uccisa da lì a poco.
Elena era in un angolo con Angel - che ancora non riusciva a sopportare l'odore del sangue senza agire -, preoccupata.
Damon non era mai stato così violento. Questo voleva dire solo una cosa: la rabbia che provava era davvero intensa... e Sabrina non doveva essergli tanto insignificante per non ucciderla preso da tale ira.
Sabrina - sdraiata sul letto di Stefan - riaprì lentamente gli occhi qualche attimo dopo gli impacchi, intontita. «R-ragazzi?!»
Angel scoppiò a piangere nel vederla riprendersi, correndo a stringerla.
Elena sorrise, avvicinandosi a Stefan «Visto?» gli sussurrò «L’hai salvata, Stefan»
il ragazzo scosse il capo, sussurrando a sua volta «Non del tutto. Damon la perseguiterà ancora»

«Angel, perché sei con Stefan ed Elena?» Sabrina la guardò stupita.
Perché la sua migliore amica era in compagnia di persone che conosceva appena?! Sussultò quando un pensiero le balenò nella testa: Ha scoperto tutto?!
Angel guardò Stefan che le sorrise e sospirò. Era arrivato il momento di parlare, di dire la verità. Non c'era altra scelta, ormai «Io sono un vampiro, Sabrina»
l’amica sussultò stupefatta «C-cosa?»
«Un mezzo vampiro, con precisione… e…» Angel abbassò lo sguardo «Io e Stefan ci conosciamo da anni»

La vampira spiegò tutto alla ragazza e Sabrina guardò prima Stefan e poi Angel «Perché non me l’hai mai detto?» possibile che fosse riuscita a nasconderglielo così bene, per anni?!
«Avevo paura di perderti» la bruna inarcò un sopracciglio a quelle parole ma la mora continuò a parlare «La morte di Nathaniel...» fece, prendendo un gran respiro «è opera mia.»
Sabrina sbiancò «Cosa..?!»
«Chi è Nathaniel?» chiese Elena con stupore, intromettendosi nella discussione. Stefan le fece cenno di tacere, mandandole un messaggio telepatico: ti spiegherò io. Angel, infondo, qualche ora prima aveva trovato il coraggio di confidarsi con lui telepaticamente.
«Sono andata in tribunale e in terapia...» continuò Sabrina con voce tremante «per una cosa che tu hai commesso?!» il mondo le stava davvero crollando sotto i piedi.
Angel scosse il capo «Sei stata assolta perché ho persuaso con il mio Potere il giudice... ma non avevo tanto potere da persuadere anche i tuoi genitori e gli psicologi....» continuò con tono dispiaciuto «almeno non subito. Ho imparato a gestire tutto da poco.»
«Sono andata in terapia! Mi sono sentita colpevole di un omicidio!»
«Lui ti voleva uccidere!» a quelle parole, la bruna sussultò, guardando Angel con aria interrogativa «Lavorava per qualcuno. Qualcuno di potente di cui non sono riuscita a scoprire il nome!»
«... mi voleva morta..? Ma chi... io non ho mai...»
l'amica sospirò, annuendo «Lo so. Ma ucciderlo era l'unico modo per salvarti la vita. Che tu sia stata coinvolta è stato un caso. Mi dispiace... davvero...»
Gli occhi della Evans si fecero appena umidi: cosa diavolo stava accadendo nella sua vita?! Ma il passato era passato, e chi la voleva morta doveva passare in secondo piano adesso che sembrava non averla seguita a Fell's Church. La cosa più importante al momento era chi la stesse tormentando lì. Ovvero Damon Salvatore.
Non riusciva a perdonare Angel di averle nascosto una cosa tanto importante, o almeno non in quel momento, ma se pensava con un altro punto di vista, poteva cercare di capirla.
Allugò le braccia verso la mora, stringendola forte a sé. «Non mentirmi mai più.»
Angel si lasciò andare ad alcune lacrime fuggiasca, stringendo la sua migliore amica alla quale, pur non volendo, aveva letto nel pensiero.

«Credo che ora capirai quanto sia pericoloso Damon» Stefan prese la mano della Evans, quando il discorso fu chiuso e riportato su suo fratello «Dev’essere fermato»
La ragazza scosse il capo, tornando a sdraiarsi sul letto per la debolezza «Non voglio che gli venga fatto del male» sussurrò con un fil di voce, senza capire neanche lei il motivo delle sue parole
«Ma perché?» Stefan Salvatore la guardò con aria interrogativa.
«Io…» ella arrossì, chiudendo gli occhi «So che dev'essere fermato... ma sono dell'idea che da vendetta nasca vendetta. E poi...» forse solo adesso poteva rendersi seriamente conto della cosa «nonostante tutto, nonostante mi odi per questo... credo di provare qualcosa per lui... qualcosa di purtroppo sincero»
«Che diamine dici?» Angel sussultò, seduta accanto a lei, guardandola poi con pieno stupore «Sei impazzita? Non può essere una cosa sincera»
«Mio fratello è pericoloso, Sabrina» Stefan scosse il capo «E dovresti averlo capito. Sicuramente ciò che provi è opera del suo Potere»
«Lo credevo anche io... ma non-» Angel l’afferrò per le spalle, guardandola intensamente con sguardo furioso
«Ma sei pazza?» urlò, scuotendola «Lui ti ucciderà!»
«Lui ha… tentato di trasformarmi» spiegò, poi, infine, l'altra. Lo scuotere dell'amica si fermò.
Stefan ed Elena sussultarono
«Ti ha forse ipnotizzata?» Angel urlò nuovamente «Non puoi essere così pazza!»
«Angel…» Elena le mise una mano sulla spalla per calmarla. Stefan rimase immobile, alzò lo sguardo al soffitto e poi lo portò su Sabrina «Damon… ha…?» scosse il capo
Elena sorrise per poi ridacchiare con fare convinto «Non posso crederci» farfugliò, continuando a ridere «Damon prova qualcosa per te»
i tre ragazzi la guardarono stupiti «Voleva solo mettervi contro di voi»
Elena scosse il capo «Io lo conosco bene» Stefan quasi ebbe una morsa allo stomaco a quelle parole: infondo il suo angelo aveva ragione. Ed era una cosa che odiava.
Sabrina si guardò intorno col cuore che stupidamente iniziò a battere più forte. Non era possibile che lui provasse davvero qualcosa per lei.








Oo Angolino dell'Autrice oO






Grazie mille a tutti coloro che continuano a seguirmi ^^ scriverò il prima possibile il seguito, siete davvero calorosi, grazie per i magnifici commenti, spero continuiate a seguirmi e che i capitoli continuino a piacervi ^\\\\^


MikuChan

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Capitolo 14
*** Capitolo Tredicesimo ***


--- Capitolo Tredicesimo ---







Non ne capiva nemmeno lui il motivo.
Come diavolo era riuscita quella ragazzina a farlo sentire così… vivo?!
Elena non era nulla al confronto! Per lei aveva provato amore soprattutto perché gli ricordava Katherine.
Ma Sabrina… lei… era diversa.
Forse quella sua ingenuità, il fidarsi di lui senza un preciso motivo, i puri sentimenti che provava per lui senza l’aiuto del lavaggio del cervello… forse la sua somiglianza mista fra l'angelo e il pettirosso...
Forse tutto ciò era riuscito ad attirarlo in quella ragnatela invisibile che pian piano lei aveva creato senza accorgersene.
Ghignò. Un vampiro preda di una semplice creatura umana.
Abbassò lo sguardo e le carezzò il viso dolcemente.
Lei dormiva tranquilla, in camera sua, ignara della sua presenza. Dopo Elena, non aveva mai agito in modo simile con nessun'altra. Quella donna gli aveva segnato la vita.
Si chinò per baciare la fanciulla che ora si ritrovava dinnanzi, oscurandola nelle tenebre.

Nuovamente era lì, in quell’antica sala da ballo di quel castello del ‘800, vestita col suo meraviglioso abito rosa confetto.
Quanto amava quegli abiti antichi.
E ancora una volta lo cercava invano.
Possibile che non si facesse mai trovare facilmente da lei?!
Uscì fuori al balcone, allontanandosi un po' dalla musica che riempiva il salone in festa e alzò lo sguardo al cielo.
La luna era piena e sola nel cielo: una debole luce rossa la ricopriva. Le stelle l’avevano abbandonata quella notte.
Si strinse le braccia attorno al corpo.
Un mantello le venne appoggiato sulle spalle, riscaldandola almeno un po'.
Si voltò e sorrise al suo cavaliere «Finalmente siete arrivato, signor Damon Salvatore. Volevate farmi attendere ancora molto?»
lui ricambiò il sorriso e le circondò la vita in un abbraccio «Mi dispiace. Ho avuto un contrattempo» le baciò il collo e lei gettò il capo indietro, ansimando «Non è giusto… sai sempre come prendermi…»
egli ghignò, sfiorandole il viso per poi rubarle un bacio passionale.
Sabrina ricambiò, mettendo le mani nei fluenti capelli nero corvino di Damon.

Si scansò per farla respirare. Il volto di lei era rosso come non mai mentre lui si chinava nuovamente sul suo collo
«Damon…» ansimò lievemente il suo nome, mentre lui la mordeva. Lo strinse. Si sentiva così in estasi ogni volta che i suoi denti penetravano nella sua carne per cibarsi di lei.
Lui era l’uomo che desiderava e non le importava cosa fosse in verità.

Si leccò le labbra, sorridendole e stringendola a se
«Damon… io…»
«Si?» le rispose dolcemente, accarezzandole i capelli. Non sembrava nemmeno lui in quel momento. Da dove usciva tutta quella dolcezza?!
«Mi piaci veramente...» trovò tutto il coraggio possibile per dirglielo, e lui, in risposta, sussultò sorpreso, scansandola e guardandola con perplessità.
Ma come diamine si stava comportando?! Che cavolo stava facendo?! Sembrava suo fratello Stefan in quel momento!
Fece una smorfia, disgustato dal pensiero che solo minimamente potesse somigliare a lui. «Meglio se ti svegli, adesso»
Lei lo guardò stupita «Svegliarmi?» si guardò intorno: tutto stava svanendo, Damon compreso «No! Aspetta…»

«Damon!» urlò, svegliandosi di soprassalto, ritrovandosi nel suo letto con la fronte rigata dal sudore e la mano tesa verso il cielo.
Sul pavimento, una piuma nera.
Si alzò di colpo per poi affacciarsi alla finestra: la piuma fra le mani e il vento che le scompigliava i capelli «Damon…»

Non provava un simile desiderio carnale da… beh, da molto.
Ma il suo volto, sincero e sereno fra le sue braccia, il suo sangue, le sue labbra…
Diede un pugno in un albero, facendolo crollare.
Non doveva pensarci, non poteva permettere che quella ragazza lo cambiasse. Non anche lei.
Aveva bisogno di nutrirsi di più, di andare a caccia.
Solo così si sarebbe calmato.

Guidava ad alta velocità, in una stradina secondaria.
Erano ore ormai che sfrecciava sull'asfalto e il sole si era levato alto in cielo.
Notò una donna, sola alla fermata del bus, e rallentò la sua corsa: lunghi capelli neri e occhi color nocciola, pelle pallida e collo immacolato.
Ecco la sua prossima preda!
Fermò la Ferrari nera accanto alla donna e abbassò il finestrino dello sportello del passeggero.
Sorrise, abbassando gli occhiali da sole nello sporgersi verso di lei «Posso darti un passaggio?»
Ovviamente, sotto l’influsso del suo Potere, la donna non poté rifiutare il cortese invito.

Stava guidando… da quanto? Un’ora? Beh, aveva solo dato peso al nome della donna, Charlotte, per il resto non aveva dato grande importanza alle sue parole.
Faceva troppi bla bla bla.
Parcheggiò l’auto tra gli alberi. Era ora di mangiare.

«Non hai mai provato desiderio del mio sangue, Angel? Oppure dei nostri compagni?»
Angel scosse il capo alla domanda dell’amica.
Lei e Sabrina avevano deciso di passare un tranquillo pomeriggio insieme, come non facevano da tanto: a spettegolare, giocare alla play e guardare la tv. Le serviva un pomeriggio simile con la sua migliore amica, sopratutto per cercare di dimenticare ciò che lei le aveva nascosto. Di certo, non voleva perdere la loro amicizia, quindi si sarebbe aiutata a perdonare.
«No! Beh, cioè… forse un po' per il tuo, - e non solo quando Damon ti ha ferita quasi a morte - ma…» arrossì, guardandosi intorno. Il fatto che la sua migliore amica volesse mantenere il loro rapporto nonostante tutto, la rendeva sollevata. D'altro canto, lei, si sarebbe impegnata a non mentirle più «Forse perché sei la mia migliore amica»
Sabrina sorrise accarezzando i lunghi capelli neri della ragazza la quale cambiò subito discorso «Nonostante tutto, hai preso piuttosto bene il fatto che sono un vampiro» sorrise «Non me lo aspettavo.»
«Beh» la bruna afferrò un biscotto dalla busta, portandolo alle labbra «sono circondata da vampiri ultimamente, quindi ormai non mi stupisco più di tanto» sorrise, scuotendo il capo mentre iniziava a masticare «Mi sento quasi anormale»
Angel rise nuovamente, scuotendo il capo «Sei unica» la guardò «Ti voglio bene»
«Tò. ora me lo dice per farsi perdonare, la bugiarda!» Sabrina ammiccò all'espressione dispiaciuta dell'amica, abbracciandola poi, forte «Scema. Anche io ti voglio bene» le diede un colpo sulla spalla e si scansò «Ma dimmi» fece «Il fatto di essere mezzo vampiro, complica la tua natura?»
«No, in verità no» la vampira fece una smorfia e si sdraiò sul letto «Sino ad un tot di anni siamo quasi umani - possiamo nutrirci sia di sangue che non - e dopo una certa età, puf! Vampiri! L’unica cosa forte è che non moriamo alla luce del sole. Siamo tipo degli Hunters, credo.»
Sabrina la guardò con stupore, prendendo poi nota sul blocknotes che si era portata dietro - come ogni volta che andava dalla sua migliore amica - «Wow! Prendo appunti, và»
Angel sorrise «Non direi proprio “wow”, ma… ok!» sospirò, mettendole una mano sul quadernino per fermarla «Piuttosto pensiamo a te»
la ragazza inarcò un sopracciglio, guardandola con fare interrogativo «A me?»
«No. A tua madre» alzò gli occhi al cielo, l'altra «Certo, a te! Sei tu che dici di provare qualcosa per Damon - bastardo - Salvatore»
abbassò lo sguardo, ella, facendo spallucce «Che ti devo dire, di più?! Non saprei spiegarlo con precisione ma… io sento di provare qualcosa di sincero. E poi... mi è capitato in alcuni casi di notare che forse non è cattivo come sembra»
«Hai ragione» Angel la guardò seria in volto, annuendo poi con convinzione «è peggio»
una risata sincera uscì dalle labbra della sua migliore amica «Angy!»
questa si lasciò contagiare dalla risata «E che vuoi?!»
«Io sento che Damon ha solo tanto bisogno di affetto, di essere amato davvero…» si appoggiò con la schiena alla spalliera del letto, Sabrina «Se è cambiato una volta, e se è stato capace di provare qualcosa per ben due donne, non dev'essere così orribile.»
«Sabrina…» le prese le mani, White, sospirando sonoramente «E ha anche fatto di peggio a chi lo ha rifiutato, però. Ha rovinato la vita di Elena e ha ucciso Katherine! Io ho solo paura per te»
«Ti prego, Angel» l'altra gliele strinse, guardandola con determinazione e convinzione «Io, però, ho sentito una sola campana e mi sono fidata solo delle apparenze - seppur solo alcune di esse -. Convinci anche Stefan e gli altri. Fatemi agire da sola per una volta. Altrimenti mi sembra sul serio che questa protezione sia opprimente, a questo punto.»
la vampira rimase in silenzio per qualche attimo e Sabrina ribadì «Angel! Ti prego.»
ella sospirò «E va bene… ma ti concedo una sola chance. E non farti uccidere.»

Damon lasciò Charlotte sotto casa, ovviamente senza memoria di ciò che fosse appena accaduto.
Il suo sangue non era proprio dei migliori ma si sarebbe accontentato per il momento.
Mise in moto l’auto e partì nuovamente.

Aveva lasciato casa di Angel da un po' e si era rifugiata come al solito nella foresta.
I suoi genitori erano fuori città per promuovere un nuovo romanzo e non sarebbero tornati prima di una settimana.
La luna aveva rubato il posto al sole e lei si era lasciata cullare dal buio.
Sentì dei passi, quasi inudibili, e sussultò nel voltarsi: una figura spaventosa le era davanti.
Un vampiro, con una strana creatura che sembrava uscirgli dal corpo deforme.
«Un… vampiro!» urlò. Cercò di fuggire ma il vampiro le fu davanti in men che non si dica: gli occhi rossi e i canini sporgenti. Possibile che chi - come diceva Angel - la volesse morta, infine fosse arrivato a Fell's Church?!
«Sta tranquilla» farfugliò questi, con un sogghigno malefico e una voce terrificante «sarà una morte indolore. Il mio signore ti vuole viva... però non sempre riusciamo a trattenerci... perciò: mi spiace»
Non riusciva a muoversi, tale era la paura che aveva in corpo: allora ci aveva visto giusto. Ma perché?! Chi poteva volerle fare del male?!
Stefan aveva detto che Fell's Church stava diventando sempre più il centro del soprannaturale, ma non credeva che il pericolo fosse così enorme da richiamare anche un vecchio pericolo.
Tutto era dovuto al sangue di Elena che, da quando era tornata dall’aldilà, prima di tornare del tutto umana, aveva un Potere tale da rendere forte non solo lei ma anche la persona che ne avesse bevuto il sangue.
Ma Stefan le aveva anche detto che, grazie all’aiuto di Damon, il pericolo era quasi cessato, e dei pericolosi demoni di cui le aveva accennato, erano svaniti del tutto.
Guardò bene il vampiro: era davvero spaventoso.
Improvvisamente qualcosa lo colpì al petto e il mostro si tramutò in cenere.
Damon era in piedi, davanti a lei, con in mano il cuore del mostro appena ucciso. Guardò ciò che ne rimaneva e ringhiò, frantumando quell'unico segno rimasto di quel corpo, in cenere. «Giù le mani dalla mia preda»
Sabrina sussultò e, senza rendersene conto, quasi come se in quel momento lui fosse la sua unica via di fuga, allungò il passo, fino a stringerlo.
Damon rimase sorpreso da quel gesto ma non lo diede a vedere e sospirò «Stai bene?» le accarezzò i capelli e lei annuì
«Damon, sei qui…» singhiozzò «non sono mai stata tanto felice di vederti»
lui ridacchiò «E dove dovrei essere, sennò?! Grazie mille, eh!» sorrise debolmente, scuotendo il capo.
A quanto pareva, entrambi aveva fatto tanto per non caderci ma alla fine… erano a punto e a capo.
Lei lo guardò negli occhi, mentre le asciugava le lacrime. Gli sorrise e Damon si chinò su di lei, rubandole un bacio.






Oo Angolino Dell'Autrice oO





Salveeee ^^ scusate il ritardo ma ho avuto problemi con internet!
Che ve ne pare del nuovo capitolo? Spero piaccia!
Grazie mille a:


vaned1995

hollerbaby

alice brendon cullen

Jayden Akasuna

Delilah_

Gloglo_96

HeLsey

jenny cullen


Per aver commentato gli scorsi capitoli ^^
E grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi leggendo soltanto **
Siete dolcissimi ^\\\^

Un bacione e alla prossima.

MikuChan

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Capitolo 15
*** Capitolo Quattordicesimo ***


--- Capitolo Quattordicesimo ---







Caro Diario,
che strano, è la prima volta che scrivo un diario.
Ma stranamente… avevo proprio il bisogno di sfogarmi con qualcuno che potesse ascoltarmi e custodire per davvero i miei segreti e pensieri, senza il pericolo di essere tradita.
Com' è accaduto tante e tante volte.
Nemmeno nei periodi più bui della mia vita ho mai avuto bisogno di un diario, o almeno non ne sentivo la necessità a dire il vero… ma adesso… sento che ne ho bisogno davvero.
Non sono sicura più di niente.
L’unica cosa di cui sono certa è che sino a quella sera, Damon era con me, e ci baciavamo.
Poi è scomparso… e sono settimane che non lo vedo.
Ah, si! Forse è meglio che prima mi presenti, così puoi capirmi meglio.
Mi chiamo Sabrina Evans, ho 18 anni e frequento il liceo di Fell's Church.
Ho i capelli castani che mi arrivano al mento e gli occhi color cioccolato.
Mi sono trasferita da qualche mese a Fell's Church, a causa del lavoro di scrittori dei miei genitori, lasciandomi alle spalle i miei vecchi amici e il ragazzo che mi piaceva.
Qui, a scuola, ho fatto amicizia con un gruppo di ragazzi: Elena; Stefan; Matt; Bonnie ed infine Meredith.
E sorpresa delle sorprese?!
La prima è un ex vampira, ex morta, ex angelo - ora umana -; il secondo è il suo compagno vampiro; Bonnie è una strega, - una strega di Salem con precisione - e Meredith è una cacciatrice di vampiri con sangue vampiro nelle vene a causa di un qualcosa che non mi è stato ben spiegato. Ma è umana.
Ho scoperto anche che la mia migliore amica, trasferitasi anche lei a Fell's Church, - Angel - è una vampira, e niente di meno conoscente di Stefan.
Che casino eh?!
Ma questo è nulla!
Damon, colui di cui ti parlavo prima, è il fratello maggiore di Stefan, anch’egli vampiro, e vive per distruggere la vita del povero e buono fratello.
Lo conobbi per caso (in verità era tutto stato programmato da lui per ferire Stefan ed Elena, di cui era innamorato, e che ora dice di non amare più… almeno spero) iniziò a perseguitarmi, a farmi del male… ma chiamami pazza… credo di essermi presa una cotta per lui, come una sciocca.
Amo i suoi capelli corvini, lunghi sino alle spalle, la sua eleganza oscura, quegli occhi neri che ti imprigionano e ti manipolano con uno sguardo… il suo sorriso… anche la sua malvagità a volte…
Devo essere proprio pazza, eh?!
Ma molte volte mi ha dimostrato… beh, forse l’avrò presa così per illudermi da sola, ma… sembrava che anche lui provasse qualcosa per me… ma ancora non so se lui ami ancora Elena o davvero, come dicono tutti, l’abbia dimenticata.
Poche settimane fa, fui attaccata da uno strano vampiro, che aveva sulla spalla un essere orrendo che sembrava uscirgli dalla carne: assomigliava quasi ad una pianta ma anche ad una volpe… senza testa, o… beh, ero troppo spaventata per notare come fosse.
Resta il fatto che Damon mi ha salvata… è stato dolce… e ci siamo baciati… ma dopo avermi riportata a casa, senza dire una parola per tutto il tempo… è sparito… e non lo vedo da allora.
Mi manca… so solo dirti che mi manca.E proprio non riesco a farmene una ragione di questi sentimenti.
Ma voglio rivederlo, voglio rivederlo da morire.
Ho un brutto presentimento…


Sabrina.


Sabrina chiuse il diario col lucchetto, nascondendo la chiave nel porta penne sulla sua scrivania.
Non sapeva dove altro nasconderla, dopotutto non aveva mai avuto un diario.
Si affacciò alla finestra, dove un leggero venticello le scompigliava i capelli e alzò gli occhi al cielo, osservando la luna di mezzanotte che sovrastava Fell's Church.
Damon. Ancora pensava a lui.
Si erano baciati, poi lui l’aveva presa fra le braccia, portandola in pochi secondi nella sua stanza… e svanendo. Sembrava essere svanito per sempre.
Il pensiero le faceva paura. Rendersi conto di quei sentimenti era davvero doloroso.
Chiuse la finestra e si strinse le braccia attorno al corpo.
Non doveva pensarci. L'avrebbe presa come sarebbe andata.
Si sdraiò sul letto, facendosi inghiottire dalle tenebre.

La osservava, sfiorandole il viso, assicurandosi, con i suoi Poteri, che lei non si svegliasse.
Era svanito per un po’ e lei già ne sentiva così tanto la mancanza.
Sorrise con un ghigno.
Anche lei - odiava ammetterlo - gli era mancata ma doveva starle lontano, per verificare che lui, Shinichi, non fosse tornato.
Quel maledetto vampiro sembrava proprio essere posseduto da uno dei malach di quei maledetti Kitsune, quei demoni volpe da due soldi.
La lezione dell’ultima volta non era servita a quanto pareva, tutto portava ad un loro ritorno. Eppure sembrava che fossero morti sul serio, stavolta.
Ma se Elena non interessava più a Shinichi o Misao… cosa diavolo sarebbero tornati a fare?!
Doveva scoprirlo.
Voltò le spalle per prendere le sue sembianze da corvo quando notò il diario sulla scrivania.
Diede un’ultima occhiata alla fanciulla che dormiva nel letto e sorrise. Aveva già letto un diario in precedenza, uno in più non avrebbe fatto differenza.
Lo prese fra le mani, ghignando nel vedere il lucchetto
«Credi che un lucchetto fermi un vampiro?!»  con un solo gesto il lucchetto si aprì e Damon notò che il diario era nuovo di zecca, con solo poche pagine scritte.
Doveva averlo iniziato quella sera.
Iniziò a leggere e sorrise. Si era presentata al diario?!
Scosse il capo.
Cos’era ciò che aveva sentito: tenerezza?! Doveva scacciarla a tutti i costi. E ci riuscì in pochi secondi. Possibile che fosse diventato ormai così irreparabile, il danno fatto da Elena?!
Continuò a leggere, con freddezza, sfiorando le pagine con quel po' che serviva per farle girare.
Quasi rise leggendo una frase:

Damon, colui di cui ti parlavo prima, è il fratello maggiore di Stefan, anch’esso vampiro, e vive per distruggere la vita del povero e buono fratello


Aveva ragione dopotutto. Povero e buono fratello?! Mah!
Continuò a leggere.
Delle parole lo colpirono, però, e non poteva negarlo:

iniziò a perseguitarmi, a farmi del male… ma chiamami pazza… credo di essermi presa una cotta per lui, come una sciocca.
Amo i suoi capelli corvini, lunghi sino alle spalle, la sua eleganza oscura, quegli occhi neri che ti imprigionano e ti manipolano con uno sguardo… il suo sorriso… anche la sua malvagità a volte…


Lei sperava che lui non amasse più Elena, beh, era vero che non l’amava più.
Quella ragazza doveva essere davvero pazza! Come poteva provare una cotta per lui?!
Certo non gli dispiaceva… dopotutto era nei suoi piani… ma…

Mi manca… so solo dirti che mi manca.E proprio non riesco a farmene una ragione di questi sentimenti.
Ma voglio rivederlo, voglio rivederlo da morire.


Scosse il capo e chiuse il diario con un sospiro.
Tornò a guardarla un’ultima volta, avvicinandosi nuovamente a lei per sfiorarle il viso, togliendole una ciocca di capelli che sembrava darle così tanto fastidio da disturbare il suo sonno.
Si chinò, baciandola dolcemente.
Era vero, farla invaghire di lui in parte era nei patti… ma ormai quei patti non servivano più dato che lui stesso, ora, la desiderava.
Doveva proteggerla… doveva proteggerla in tutti i modi. Se era lui a farle del male, era un conto, ma se invece si mettevano altri in mezzo, allora la cosa diveniva personale.
Se Shinichi e Misao erano tornati, potevano uccidere chiunque, distruggere l’intera città per quanto gli riguardava… ma lei… lei doveva essere salvata.
Solo io posso permettermi di giocare con la sua vita!
La finestra si spalancò e un corvo si levò in aria, svanendo nell’oscurità della notte.








Oo Angolino Dell'Autrice oO


Ed eccomi con un nuovo capitolo ^^ che ve ne pare?

ringrazio di cuore tutti quelli che mi seguono, commentando o leggendo soltanto.


KeLsey

jenny cullen

vaned1995

Aryadaughter

Gloglo_96

Jayden Akasuna

sallyCullen


Spero di non aver dimenticato nessuno, se ho dimenticato qualcuno vi prego di scusarmi!
Grazie per i commi e benvenuti alle new entry ^^ grazie per essere tra i miei lettori.


Alla prossima. Un bacione a tutti.


MikuChan


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Capitolo 16
*** Capitolo Quindicesimo ***


--- Capitolo Quindicesimo ---




«Dai, lasciami venire con te!»
Il suo tono di voce era furioso ma, come al solito, ricordava il lamento di una bambina viziata. Il suo Potere fece vibrare le pareti della loro dimora, nascosta in una zona spaziotemporale.
Lui sorrise, accarezzandole i lunghi capelli corvini le quali punte erano del colore del fuoco e lei lo guardò con i suoi profondi occhi dorati, gonfiando le guance.
«Misao, lo sai che non puoi venire con me a Fell's Church» le sfiorò il viso e la baciò a fior di labbra, chiudendo gli occhi e riaprendoli subito dopo, mostrando i suoi magnifici occhi color oro.
Anche lui, come sua sorella, aveva dei capelli corvini con le punte fiammeggianti.
Lei sospirò, ancora non arresasi «Shinichi, chi se ne frega di quegli stupidi vampiri. Io voglio venire con te!»
«Misao, abbiamo fatto un accordo con Damon, lo sai, e purtroppo dobbiamo mantenerlo.
Dopo la sua visitina allo Shi No Shi per salvare Stefan, non ho potuto far altro che acconsentire ai suoi patti. E tu sei quasi morta, vorrei ricordartelo»
«Abbiamo promesso di lasciare in pace la città e suoi abitanti, è vero, ma allora tu perché ci vuoi ritornare?»
Shinichi sorrise, stringendola a se «Mia piccola Misao, sei troppo gelosa per poterlo sapere»
«Sei sicuro che sia poi così piccola?» lo scansò, sorridendo maliziosa per poi sfiorandogli il viso e baciargli il collo con lascivia «Fratellone, non ti fidi di me?»
egli ghignò, accarezzandole i capelli mentre lei continuava a baciarlo, stringendolo, affondando le unghie nella pelle delle braccia del Kitsune «Sei una volpe cattiva, Misao» disse flebilmente, assaporando quella tortura di piacere. Decise poi di risponderle «Ho scoperto che i figli generati da un demone e da un’ essere umano sono delle creature potentissime e, quindi… ho deciso di unirmi ad una donna umana. La stavo per catturare nella cittadina dove abitava prima, ma il mio scagnozzo ha fallito e lei si è trasferita a Fell's Church»
Misao ringhiò, scansandosi dal suo collo e premendo la presa sulle braccia che iniziarono a sanguinare «Vorresti forse dire che vuoi una consorte?»
Shinichi fece spallucce, scansandola dalla stretta «Visto? Sei gelosa, sorellina»
gli occhi di lei si illuminarono di un rosso acceso «E non me lo hai detto se non ora. Shin!»
lui la baciò, stringendola a sé come per rincuorarla «Misao, sai che per me nessuna donna conterà più di te, ma devo pur far andare avanti la nostra specie, e tra di noi non è concesso. E poi, certo che te lo avrei detto prima o poi, sciocchina»
La Kitsune lo strinse, sospirando e chiudendo, poi, gli occhi «Ti perdono.»
l'altro sorrise «Arigatou» la baciò e lei mugugnò «Ma cosa farò io, senza di te?»
«Distruggi qualche città, gioca con le nostre sfere e le chiavi Kitsune, spingi le donne a farsi del male…» rise Shinichi, gesticolando con fare mellifluo «Fai ciò che ami più fare, in poche parole»
la donna Kitsune continuò a guardarlo, contrariata.
Non era giusto.
Ogni volta, suo fratello, la lasciava sempre fuori dalle questioni divertenti.
Era vero, l’ultima volta era stata lei a divertirsi con l’intera Fell's Church, procurando torture e quasi morti a tutta la popolazione, ma ciò che in quel momento le dava più rabbia era che lui avrebbe avuto un’unione con una stupida umana!
Sospirò.
Ma dopotutto, Shinichi, quando si metteva qualcosa in testa era peggio di lei
«E va bene…» Misao gli sorrise, sfiorandogli le labbra con le dita esili «Ti aspetterò, Shinichi…» lo guardò malignamente, allungando un sogghigno «ma, una volta ottenuto il figlio che vuoi, promettimi che spetterà a me il divertimento di eliminare la povera mortale»
il demone ghignò «Ovviamente, piccola mia. Come potrei mai negare qualcosa alla mia nee-chan?!» la baciò nuovamente, aprendo una porta temporale con la sua chiave Kitsune, portandola poi in una camera da letto, chiudendosi la porta alle spalle.
 
La foresta era buia e la luna piena sovrastava il cielo con la sua luce.
Lei era lì, sdraiata su quel prato, ad occhi chiusi. Si sentiva talmente rilassata in quel posto.
Sentì un battito d’ali e sorrise, continuando a tenere gli occhi chiusi.
Era lì, era finalmente arrivato.
Delle labbra sfiorarono le sue e lei, istintivamente, gli mise le braccia al collo, ricambiando il bacio e sfiorandogli i lunghi capelli corvini.
Il bacio si prolungò e Sabrina socchiuse gli occhi, incontrando quelli neri di Damon.
Le accarezzò i fianchi, facendole chinare il collo indietro e leccandoglielo dolcemente.
Ansimò, tenendolo stretto.
«Damon…»
La tenne stretta, scendendo con i baci sempre più giù, sbottonandole la camicina rosa confetto
«Sei tornato…» ansimò, lasciandolo fare «Dopo quel bacio, credevo di non vederti più»
Damon sussultò, scansandosi da lei.
Perché non era sotto l’influsso del suo Potere?! Eppure si trovavano in un sogno da lui comandato.
«Che c’è?» ella si mise seduta, sfiorandogli il viso con stupore «Damon?»
Lui le sorrise e la strinse a sé.
Quella ragazzina riusciva sempre a stupirlo «Siamo in un sogno creato da me, eppure sembra che sia tu a comandarlo»
Sabrina arrossì appena «Quindi… è un sogno?» lo strinse a sua volta, affondando il volto sul suo petto «credevo… di stringerti davvero»
«Sabrina…» la scansò, guardandola negli occhi con ironia «mi tratti bene, adesso?!» sorrise e lei ricambiò, quasi ridendo
«L’ ultima volta non ti ho trattato male»
«Ma io si e…» Damon sospirò, scuotendo il capo «ho pensato a ciò che volevo importi tempo fa»
lei inarcò un sopracciglio «Il fatto di diventare-!» le mise un dito sulle labbra per farla zittire e le parlò sopra «No, non voglio più farlo, quindi non pensarci»
lo guardò perplessa «Perché?» non capiva perché lo dicesse, dopotutto lei non voleva diventare un vampiro ma, stranamente, il cambio d’idea di Damon le faceva male. Eppure lui voleva trasformarla solo per vendicarsi e far soffrire Elena e Stefan. E forse sopratutto Elena. Quindi il suo cambio d'idea doveva renderla felice... ma stranamente non lo faceva «Damon, io…»
lui scosse il capo «Tu cosa?» la guardò
Sabrina inizialmente esitò, poi prese un lungo respiro e si decise a parlare «Io mi sono invaghita di te. Se non la smetti... ho paura che possa innamorarmi»
Damon si alzò a quelle parole, pulendosi il pantalone in pelle e guardandola freddamente «Non lo vedo possibile. Io non sono come Stefan, non divento un rammollito per amore di qualcuno. Quindi stai sicura che questa cosa ti morirà com'è nata»
«Ma io non voglio che tu lo diventa!» si alzò anche lei, prendendogli il braccio destro «Ho capito che tu mi piaci così! Ho provato attrazione per te dal primo momento... dal primo sogno...»
Damon la scansò, rimanendo impassibile «nei sogni ero più dolce solo per il mio gioco. Non devono contare.»
quelle parole la colpirono e lo lasciò andare, quasi con le lacrime agli occhi «Allora sono una stupida a credere che forse non sia stato solo un gioco... prima io avevo solo paura di te ma ora-!»
«Ed è meglio che tu continui ad averne» le parlò ancora una volta sopra, lui, scuotendo il capo con fare scocciato «Mi hai stufato. Sei stata un gioco noioso.»
quasi una pugnalata al cuore che quasi non si aspettava «Mi stai dicendo addio?» riuscì solo a farfugliare, con voce tremante.
Damon rimase di spalle «Forse»
il silenzio cadde fra i due. Per interminabili minuti nessuno dei due riuscì a parlare, a sfiorarsi o a guardarsi, quando Sabrina disse «Non provi proprio niente per me, Damon? Sono solo stata un gioco noioso?»
egli sussultò, rimanendo perplesso a quella domanda improvvisa per poi voltarsi a guardarla da sopra la spalla «Cosa?»
«Voglio sapere io per te cosa sono!» lo guardò negli occhi determinata, quasi urlando. Se doveva sparire dalla sua vita, almeno doveva spiegarle alcune cose o non ci avrebbe dormito la notte «Almeno… potrei non illudermi più» glielo doveva, almeno una risposta doveva dargliela.
Damon rimase in silenzio, guardandola negli occhi.
Cosa provava?! Come diamine poteva dirglielo se non lo sapeva nemmeno lui?!
Strinse i pugni, voltando poi le spalle nuovamente «Non lo so…» la guardò da sopra la spalla destra ancora una volta. Un sorrisino malizioso sul volto «Ora è meglio che ti svegli»
«Damon! No! Aspetta!»

«Damon!»
Sabrina si ritrovò nuovamente da sola, seduta nel suo letto con la mano tesa davanti a sé e le lacrime agli occhi.
Era accaduto di nuovo: l’aveva lasciata sola con le sue domande.
«Damon!» singhiozzò, chinandosi su sé stessa per sfogare il suo pianto.
Aveva insistito tante volte sui sentimenti che diceva che lei provava per lui, e ora che lei stessa lo capiva e lo ammetteva, era lui a non volerlo capire.
Forse Stefan aveva ragione, Damon non sarebbe mai cambiato e non avrebbe provato sentimenti per nessuno dopo Elena.
Quella vicinanza, la sua dolcezza, però, le aveva fatto credere ancora una volta il contrario, facendola arrivare addirittura all’idea di accettare di diventare un vampiro. Dispetto per Elena o meno.
Che stupida.
Si asciugò le lacrime, guardando la sua immagine riflessa nello specchio a grandezza naturale che si trovava di fianco a lei.
«Una bella ragazza come te, non dovrebbe rovinarsi il viso con le lacrime»
Sussultò, udendo quella voce sconosciuta «C-chi sei?» si guardò intorno, senza trovare nessuno
«Sono qui… avvicinati fanciulla»
rimase sorpresa, capendo che la voce arrivava dallo specchio.
Si alzò, come un’ automa, avvicinandosi ad esso.
Un ragazzo, un bellissimo ragazzo con gli occhi dorati e lunghi capelli corvini con le punte che ricordavano il fuoco, era riflesso in esso.
Ma com’era possibile?!
«Ma…» mise una mano sullo specchio e Shinichi sorrise
«Sono qui per te…»
allungò la mano che uscì dallo specchio, afferrandole il braccio.
Sabrina urlò, assalita poi dalle tenebre.





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Capitolo 17
*** Capitolo Sedicesimo ***


--- Capitolo Sedicesimo ---




L’odore del suo sangue si espandeva in quella stanza.
Era tornato indietro giusto in tempo per toglierla dalle grinfie di quel maledetto Kitsune. Quindi aveva ragione: era ancora vivo!
Shinichi si leccò le unghie insanguinate.
Aveva una presa talmente salda sul braccio di lei che, per liberarla, le unghie le avevano ferito profondamente la carne.
Damon l’appoggiò sul letto, ancora priva di sensi.
«Cambi continuamente amante, Damon, vedo che le buone abitudini non ti hanno abbandonato» sorrise il demone, uscendo dallo specchio a braccia conserte «Ma questa è una faccenda che seguo da mesi e che non ti riguarda. Non sto infrangendo il nostro accordo, stavolta, quindi…» lo guardò serio in volto, una rabbia quasi repressa trapelava dai suoi occhi dorati «Non immischiarti!» sibilò.
Damon lo afferrò per il collo, sbattendolo al muro e stringendo la presa. «Da mesi? Tsk. Non so di cosa tu stia parlando, demone, ma mi spiace illuderti: qui sei nella mia città, di conseguenza io mi immischio» strinse la presa al collo con un sogghigno appena accennato «Nuovamente stai valicando i miei confini»
Shinichi mantenne il ghigno beffardo, per niente intimorito dal vampiro che quasi lo strozzava. Usò la sua aura di Kitsune per scansarlo prima che lui potesse accorgersene «Lei non appartiene a Fell's Church, mio caro vampiro» posò lo sguardo sulla ragazza addormentata. Il sangue continuava a colarle dal braccio.
Damon la guardò impercettibilmente, stringendo i pugni.
Ferite inferte da un demone potevano essere velenose per il corpo umano, tanto da riuscire a putrefarlo in poche ore se non curate adeguatamente.
«E poi è intenzione di Misao ucciderla, non mia» tornò a posare lo sguardo sul ragazzo che, con la sua presenza, copriva la ragazza per non farlo avvicinare nuovamente «Oh! Ma vedo che, stavolta, la cosa è molto più seria del previsto» ironizzò, riferendosi alla sua posizione.
Damon lo guardò impassibile
«Ma potrei lasciarla in vita, Damon, dopo aver ottenuto ciò che voglio»
il vampiro portò le braccia al petto con fare beffardo «E, esattamente, cos’è che vorresti, stavolta?»
Shinichi rise «Oh! Ma niente di particolare» 
Damon lo canzonò infastidito «Vedi di smetterla, la tua risata è fastidiosa»
il Kitsune calmò la sua risata continua «Ma come sei suscettibile, stasera, eppure la prima volta che ci siamo incontrati…»
«Cosa vuoi, Shinichi?» rimarcò il vampiro, con rabbia.
La pazienza non era proprio una delle sue virtù e, ultimamente, la stava usando anche troppo.
Colui che aveva davanti poteva benissimamente essere oggetto di sfogo per la sua rabbia repressa.
Il demone sospirò, appoggiandosi al muro «E va bene…» gesticolò e socchiuse gli occhi «Lei, Sabrina giusto? Sarà solo un contenitore per un bambino…» sorrise con aria compiacente, mettendosi una mano sul petto «mio figlio»
Damon iniziò a ridere, a ridere di cuore, prendendo in giro, così, le parole del Kitsune.
Shinichi ringhiò impercettibilmente, continuando, però, a mostrare il suo magnifico sorriso «Ti fa tanto ridere?! Beh, allora lo prenderò come un consenso»
«Tu devi essere pazzo» il Salvatore caricò il suo Potere.
Una furia tale che, lasciandola andare improvvisamente, senza controllo, avrebbe potuto distruggere il nemico che aveva davanti, o forse anche l’intera Fell's Church, in un solo istante.
Aveva già sperimentato il Potere di Damon, Shinichi. Prese forma di volpe, cercando di fuggire.
Il vampiro, però, lo intrappolò in una sfera di Potere, stringendolo sempre più come per schiacciarlo
«L’ultima volta è stata la tua sorellina a sperimentare questa sfera, ricordi?» ghignò maligno «Ci ritroviamo punto e a capo, Shinichi, solo che stavolta non ci sono ragazze con parti del corpo tagliate, putrefatte, o ragazzi che si mangiano da soli, come l’ultima volta. Il tuo inferno in terra è passato da un pezzo, come anche la mezzanotte»
Lasciami andare! Gli disse mentalmente la volpe. E potremmo metterci d’accordo!
«Avete portato alla follia Fell's Church, divertendovi alle loro spalle, non che a me sia mai importato ciò che facevate ma, sai, non vorrei rischiare di coinvolgere nuovamente le persone a cui tengo, solo per un mio errore. Come puoi, quindi, chiedermi di fidarmi di te?! Di mettermi di nuovo d’accordo con te?!
L’ultima volta non è andata bene» gli rispose a voce alta, stringendo ancora di più la sfera, gli occhi del colore del sangue «Chissà che poteri può darti il sangue di un Kitsune»
Damon, non farmi arrabbiare, o patti, accordi, o checchessia, stavolta farò di peggio… e ci rimetterà anche la tua fanciulla.
Damon si infuriò ancora di più, a quelle parole, al limite, ormai, della sopportazione. «Ti mostro io stavolta…»
«D-Damon?!»
Sussultò, sentendo la sua voce: Sabrina aveva ripreso conoscenza.
Si voltò a guardarla e in quel momento Shinichi fuggì, approfittando della distrazione del suo avversario.
In quel luogo, i suoi poteri erano stranamente limitati e combattere Damon nel suo territorio non era proprio una buona idea.
«Maledizione!» il moro ringhiò, vedendolo svanire «La prossima volta morirai, maledetto Kitsune!»
Si sentì, improvvisamente, abbracciare di spalle, il sangue che gli macchiava la camicia nera e dei singhiozzi nascosti appena.
«Sei proprio una calamita di guai, tu» disse, in tono sprezzante, rimanendo immobile.
Sabrina non rispose, stringendolo di più.
«Smettila di frignare!» si voltò, afferrandola per le spalle e guardandola con freddezza «Devi essere forte, ok? Non capisci che la tua debolezza porta solo problemi?» si bloccò di colpo. Ancora una volta aveva mostrato la sua debolezza davanti a lei.
Ma era preoccupato perché sapeva di cos’era capace Shinichi.
Lui poteva batterlo, dopotutto, ma lei… fragile com’era… l’avrebbe inghiottita in un boccone.
Se solo pensava, poi, a ciò che lui voleva farle…
La spinse sul letto, standole di colpo addosso
«Damon?!» Sabrina arrossì, guardandolo stupita «Cosa-!»
si era preoccupato per lei, era preoccupato per ciò che quell’essere poteva farle.
Lo strinse a se, sorridendo appena. Quasi le sembrava di non sentire quel maledetto bruciore al braccio, a cui tentava di non dar peso.
Avrebbe chiesto in seguito chi fosse quel ragazzo.
Damon rimase immobile, lasciandosi abbracciare.
«Ti prometto che sarò forte, d’ora in poi, se ciò possa servire a non farti preoccupare per me»
Non le rispose, limitandosi a sorriderle impercettibilmente «Dobbiamo curare queste ferite, prima che sia tardi» le afferrò dolcemente il braccio destro, iniziando a leccarle le ferite.
Sabrina si lasciò scappare un leggero lamento.
Bruciava.Ogni suo tocco bruciava terribilmente.
Pian piano, però, il dolore lasciò spazio ad uno strano senso di piacere.
Socchiuse gli occhi, ansimando, lasciandolo continuare.

Le ferite che lui aveva leccato si chiusero, come se non fossero mai state inferte.
Nessuno dei due parlò, solo, si guardarono, baciandosi, poi, con passione.
«Non permetterò a nessuno…» le sussurrò lui fra un bacio e l’altro «di toccare di nuovo ciò che ritengo mio»
Sabrina arrossì, ricambiando ogni bacio con una passione mai provata prima «Damon...» era forse vittima del suo Potere ancora una volta?!
No... questa volta era qualcosa di veramente reale.
Lui scese a baciarle il collo, lei lo gettò indietro, ansimando, mentre con le mani le alzava pian piano la maglia del pigiama, baciando ogni parte di quel corpo che iniziava a scoprire.
La privò completamente della maglia, guardandola negli occhi.
Entrambi volevano la stessa cosa.
Tornarono a baciarsi, lasciando libero sfogo alla passione.

La guardò, mentre si rivestiva, coprendole il corpo nudo. Sorrise, baciandole la fronte.
Dormiva serena e sapeva di poterla lasciare sola. Shinichi non sarebbe di certo tornato nuovamente la stessa notte. Lo conosceva bene.
Mai nessuna, in 500 anni, era riuscita a fargli provare un simile desiderio carnale.
Mai, come quella sera, si era sentito così sopraffatto dalla passione, come se fosse stato ancora uno stupido umano.
Mentre si amavano, era come se improvvisamente il suo cuore inanimato fosse tornato a battere.
Scosse il capo, scacciando quei pensieri.
Adesso aveva cose più importanti a cui pensare.
Prese le sue sembianze di corvo, sparendo nell’oscurità della notte.

Stefan dormiva sereno, abbracciato ad Elena.
Da quando erano tornati dalla Dimensione Oscura e il suo angelo era riuscito a riavere la sua vita da umana grazie alle Guardiane, tutto era tornato come prima dell'arrivo di Katherine e le prime catastrofi a Fell's Church. In più la Zia Judit e lo Zio Robert permettevano alla loro figlioccia di stare tranquillamente con lui senza ricordare nulla degli avvenimenti passati. A volte poteva anche fare colazione con loro e la piccola Margareth - la sorellina minore di Elena -.
Damon entrò nella stanza, inarcando le sopracciglia «Ma quanto siete romantici» fece col suo solito tono sprezzante alla vista dei due quasi novelli sposini.
Stefan sussultò, mettendosi seduto ed Elena, sentendolo alzarsi, si svegliò di colpo, arrossendo alla vista di Damon, coprendosi il corpo seminudo con le lenzuola.
«Cosa vuoi?» Stefan infilò i jeans, avvicinandosi al fratello.
«Bravo, copriti, non vorrei rischiare un voltastomaco» gli sorrise l'altro, fingendosi allegro.
Elena sospirò «Non litigherete di nuovo, spero»
Damon la guardò, mantenendo il sorriso «Oh, io sono qui con buone intenzioni. Capisco che il tuo ragazzo abbia i bollenti spiriti ancora attivi, scommettendo ciò che avrete certamente fatto, ma calma lui, non me, lapislazzulo»
Stefan scosse il capo, esasperato ancora una volta da lui «Seriamente, Damon, cosa vuoi? Che ci fai qui a quest’ora?» di certo, poi, non si aspettava una sua visita. Erano mesi che non si presentava nel suo appartamento.
Damon si appoggiò alla finestra, inarcando le braccia col sorriso beffardo «Vuoi sapere prima una cattiva notizia o una cattivissima notizia?»





Oo Angolino Dell'Autrice oO









E rieccomi qui ^^ alla fine sn riuscita ad aggiornare prima del previsto.
Vorrei riuscire a fare lo stesso con dark and light però -.- beh, cercherò di aggiornare in sett anche quella.
Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto ^^
Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi, commentando o leggendo soltanto.
Alla prossima.

MikuChan

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Capitolo 18
*** Capitolo Diciassettesimo ***


--- Capitolo Diciassettesimo ---






«Cos’è successo?» chiese Stefan, guardando il fratello che, come accadeva solo raramente, sembrava seriamente preoccupato «Cos’hai combinato, Damon?»
«Oh, grazie tante fratellino» Damon si mise una mano sul cuore con aria finta affranta «La tua fiducia ogni volta mi commuove»
Elena sospirò, scuotendo il capo «Damon, sul serio»
il ragazzo la guardò «Ti sembra una faccia poco seria, questa?!» si indicò il volto «Comunque, per farla breve: la volpe è tornata»
«Shinichi?» Stefan sussultò, sgranando appena gli occhi «Cosa vuole ancora?»
Damon alzò un dito con fare quasi da maestro «Chi vuole ancora, vorrai dire»
il vampiro guardò la sua donna e il fratello scosse il capo «No, no, no, fratellino! La tua fanciulla non è più il centro dell’universo»
«E allora chi?» Elena si sentì sollevata e ci pensò su. Il fatto che finalmente qualcosa non avesse più a che fare con lei la rassicurava «Di chi potrebbe volersi vendicare oltre a uno di noi?»
«Non è qui per vendicarsi» il ragazzo corvino si appoggiò alla finestra «Ha bisogno di eredi per mandare avanti la sua stirpe Kitsune. E come fanciulla prescelta… c’è Sabrina. A quanto pare la seguiva da prima che si trasferisse»
a quella parole, Stefan ebbe una risposta immediata. Quindi era lui colui di cui parlava Angel.
«Cosa?!» Elena rimase sbigottita «Ma…se avrà un figlio con lei… Sabrina potrebbe…»
«E secondo voi perché sono qui, geni?» Damon la interruppe «Non voglio una mano da voi, sia chiaro. Quella volpe ha messo le mani su un mio giocattolo e a me non va di dividere la mia roba con altri. Voglio solo che non siate impreparati se Sabrina venisse attaccata quando è con voi»
Elena sorrise a quella parole, quasi maliziosa «Perché ti preoccupi tanto per una semplice umana, Damon?»
«L’ho già detto: lei è un mio svago» le rispose lui, con aria quasi interrogativa.
La bionda continuò con la sua espressione «Ne sei sicuro?»
Damon assottigliò gli occhi «Non iniziamo ad alzare stupidi castelli in aria, Elena lapislazzulo. Non è come pensi, non faccio lo stesso errore tre volte» detto questo si mutò in corvo, uscendo immediatamente dalla stanza.
Stefan guardò Elena con aria preoccupata «Dobbiamo avvisare anche gli altri»

Sabrina riaprì gli occhi che ormai era quasi mezzogiorno.
Si guardò intorno e non vedendo Damon, sospirò
Che stupida… come potevo pensare che qualcosa fosse cambiato?! Le lacrime le incorniciarono il viso, mentre si stringeva le braccia attorno al corpo
«Io mi sono concessa a te… e tu…» singhiozzò «Damon…»

Damon si sdraiò sul divano del proprio appartamento, sospirando con aria scocciata.
Il crepuscolo era ormai alle porte.
Quella maledettissima volpe… ma stavolta lo avrebbe ucciso, non si sarebbe fatto mancare l’occasione!
Qualcuno bussò alla porta e lui, stupito, andò ad aprire
«Chi..?!» rimase sorpreso nel trovarsi Sabrina davanti. Si era ricordata il suo appartamento?! Assottigliò lo sguardo «Cosa vuoi?»
«Non sono qui per prendermela con te per il fatto che mi hai portata a letto e poi sei svanito» disse, lei, entrando in casa, furiosa «Ma per chiederti chi diavolo sia quel tizio che stanotte ha tentato di portarmi via, uccidermi o checchessia»
il vampiro inarcò le sopracciglia, stupito da quella rara grinta. Ma era la prima volta che la vedeva così irritata. Certo, gli aveva detto lui di essere forte ma non credeva ci riuscisse sul serio
«Primo: ti ho già detto che non sono come mio fratello, quindi non meravigliarti, non ti ho promesso niente; Secondo: meglio che tu non lo sappia» si risedette sul divano come se nulla fosse, a gambe divaricate.
Sabrina rimase in silenzio, abbassando lo sguardo. Aveva deciso di chiedergli spiegazioni senza farsi coinvolgere dai sentimenti, ma sentire le sue parole non aiutava «Era meglio che non mi fossi invaghita di te, Damon Salvatore.»
Egli allungò un sorrisino a pieno volto «Sono pienamente d’accordo con te, dolcezza»
«Io non ti volevo diverso, figuriamoci… ma… speravo…» lui le bloccò le parole prima che lei continuasse «Speravi male»
Sabrina sospirò, lottando con sé stessa per non far scendere le lacrime che lottavano per sgorgarle dagli occhi e per non prenderlo a schiaffi «Almeno mi dici chi era il tipo di ieri sera? È giusto che io lo sappia, Damon»
Damon sospirò, portandosi una mano sul volto «I Kitsune non possono avere eredi da quelli della loro stessa specie, per tale motivo hanno bisogno degli umani e lui: ha scelto te. Soddisfatta?»
Sabrina sussultò a quelle parole, spaventata e disgustata da ciò che aveva appena udito. «L-lui vuole c-cosa..?»
La porta si aprì improvvisamente e, ad interrompere il discorso, un ragazzo dai lunghi capelli rossi, fino alla cintola, mezzo nudo e che con dietro un cane e un falco sulla spalla, entrò nella dimora.
Il falco gli feriva il braccio che perdeva sangue, ma a lui non sembrava importare
«Damon! Ma chérie! J'ai manqué beaucoup!» (Damon! Mio tesoro! Mi sei mancato tantissimo!) il nuovo arrivato notò Sabrina e rimase in silenzio per qualche istante «Oh! Désolé ... J'ai quelque chose interrompu?» (Oh! scusami... ho interrotto qualcosa?)
«Sage!» Damon dapprima lo guardò con aria di rimprovero per quell'arrivo senza preavviso e senza permesso, poi sorrise, alzandosi dalla poltrona «Che sorpresa inaspettata, amico» fece, abbracciando l'amico di vecchia data «Non hai interrotto nulla di importante, comunque, o ti avrei già preso a calci. Lei è Sabrina» disse, infine, indicando la ragazza.
Sage sorrise, avvicinandosi a lei per poi baciarle la mano. Ella arrossì nel notare la bellezza straniera del ragazzo che pareva conoscere bene Damon. «Incantato, mademoiselle»
«Stavamo parlando della fastidiosa presenza di quel maledetto demone, Sage»
Sage guardò l’amico, serio in volto «... è tornato?»
Damon annuì e Sage riportò la sua attenzione sulla ragazza «E cosa vuole?»
«è più mostro di noi quello Shinichi. Vuole usare questa qui come contenitore per suo figlio e lasciarla poi in pasto alla sorellina» disse silenzioso, Damon, in modo che solo Sage riuscisse a sentirlo.
Sabrina si strinse il volto fra le mani, tremando appena. Era davvero tutto troppo assurdo.
Da quando era arrivata in quella maledetta città, le capitavano solo guai.
«Oh! pauvre petite fille!» (Oh! povera piccola fanciulla!) «Quel demone non ha capito la lezione?» il rosso si avvicinò a lei, chinandosi alla sua altezza «Su, non aver paura mon chéri»
«A quanto pare si diverte a mettermi i bastoni fra le ruote nella mia stessa città, ma non gli permetterò di fare come gli pare, di nuovo» disse Damon, stando attento a non far trapelare le sue emozioni in quel momento. Era davvero furioso.
Sage fece segno al suo cagnolone di avvicinarsi alla ragazza «Mon cher, ti va di fargli compagnia?» le sorrise e il cane iniziò a farle le coccole. Sabrina si sciolse, ridendo ed iniziando a coccolarlo.
Il rosso vampiro fece segno a Damon di seguirlo in un'altra stanza per parlargli in privato della situazione.
Il Salvatore rispose al cenno e lo seguì nella sua camera, dando prima un ultimo sguardo alla ragazza.

«Damon, trésor, ho visto come guardi quella ragazza...» sorrise malizioso, l’amico «C'è qualcosa nell'aria per caso, oui
«Sage, amico mio…» Damon gli mise una mano sulla spalla, ghignando divertito «Tu mi conosci. Come potrebbe mai esserci qualcosa con una ragazza come quella? No!» scosse la testa, seccato «Non è decisamente il mio tipo, mi da semplicemente fastidio Shinichi, e lei si trova nel mezzo»
Sage ghignò, per niente convinto dalle parole del vampiro «Proprio perché ti conosco, lo dico, mon amour...» si voltò verso la porta chiusa «Ma, comunque.... ha un visino così indifeso che stuzzica la mia indole protettiva....» tornò, poi, a guardare l’amico «Sono arrivato in tempo per aiutarti di nuovo, eh?»
«Sei sempre fin troppo puntuale» sorrise sarcastico, il vampiro corvino «Dobbiamo liberarci ad ogni costo della volpe e la volpina prima che combinino ulteriori disastri, lei è peggio del fratello»
«Consideralo già fatto» Sage gli mise una mano sulla spalla «Felice di rivederti... Damon» sorrise
«è un piacere riunire la squadra» sorrise a sua volta, l’altro, stringendogli la mano in un pugno all'altezza del petto «Il problema però è rappresentato dalla ragazzina di là...»
il padrone degli animali inarcò un sopracciglio «Che problema ci trovi, scusa?»
«è ovvio che Shinichi non deve avere quello che vuole, e poi se decide di mettersi in mezzo» indicò alle sue spalle, riferendosi a Sabrina nell'altra stanza «Rischia la pelle seriamente»
il vampiro scoppiò a ridere, improvvisamente, sembrando non intenzionato a smettere.
«E ora che hai da ridere?» lo guardò torvo, Damon
«Perché dici che è per una cosa di principio ma ti preoccupi per lei» il rosso calmò la risata «Come fai a non capirlo?»
«Non mi preoccupo per lei, è solo che la preferisco viva visto che l'ho etichettata come mia preda e gioco» guardò il compagno, risoluto, accennando uno dei suoi sorrisini.
«Certo, certo» Sage trattenne la risata e il moro continuò «Credo sia la prima volte che mi dai tanto sui nervi... amico»
«Désolé, la smetto» gli sorrise questi, alzando le mani «Credo dovremmo tornare di là prima che la ragazza si preoccupi»
Damon seguì il consiglio di Sage e tornarono nella stanza dove Sabrina era ancora alle prese con il suo cucciolone
«Hai fatto la brava?» Damon si rivolse alla ragazza con un sorrisino
«Ovviamente! Io sono sempre brava!» gli rispose lei, fingendo di ignorarlo. Il cane di Sage continuò a farle le coccole e lei rise, non riuscendo a tenere la sua espressione dura «Dai, smettila...»
«Mon petit, sembra che tu gli piaccia» Sage si avvicinò al cane, accarezzandogli la testa.
Sabrina arrossì, guardando Damon di sottecchi
«Mais jolie fille» (ma che ragazzina carina) il vamprio dai capelli rossi la strinse improvvisamente al suo petto «Damon, mon amour, ne comprends pas comment vous pouvez prouver quoi que ce soit! J'ai déjà sauta au cou! cette tendresse!» (Damon, mio amore, non capisco come tu non possa provarci niente! io le salterei già al collo! che tenerezza!) continuò a parlare francese per non farsi capire dalla ragazza «oui oui, c'est la tentation!» (si si, che tentazione!)
Sabrina arrossì di più, senza comprendere cosa dicesse il giovane mezzo nudo. Damon le lanciò un’occhiata, avendo compreso la sua curiosità «Meglio che tu non sappia cosa dice» accennò un sogghigno malizioso «Saremo anche amici, Sage, ma siamo totalmente differenti per fortuna»
«Trésor come la fai difficile!» quest’ultimo si allontanò dalla ragazza «Vi lascio soli, mon petit, vado a fare una doccia»
«Oh, ma certo, puoi rimanere quanto vuoi. Neanche a chiederlo.» gli disse, sarcastico, l’amico, sottolineandogli il fatto che Sage ormai si era stabilito da lui come se avesse avuto il permesso.
Egli rise a sua volta, allontanandosi per poi fargli un cenno di mano «Ma lo so, mon amì. Mercì!»
Damon scosse il capo «Ti avviso:» si rivolse a Sabrina, una volta che egli si fu chiuso in bagno «non sei in buone mani, con nessuno dei due» quest’ultima frase la disse con un pizzico di compiacimento
«Chissà perché, lo avevo immaginato» ridacchiò, lei, ancora mezza spaventata per l'accaduto
«Potresti anche tornare a casa ora... non penso che Shinichi tornerà tanto presto...»
«Si... g-giusto...» fece per alzarsi ma ricadde riseduta sul divano, cominciando a tremare «S-scusami... solo un minuto e vado via...» iniziò a singhiozzare nuovamente senza preavviso. Era davvero terrorizzata, ancor più di quanto non se fosse stata per Damon «M-mi dispiace... ti avevo promesso che sarei stata forte, ma...»
il ragazzo la guardò serio ma quasi preoccupato, si avvicinò e si sedette accanto a lei, senza spingersi oltre.
«Io... non voglio essere toccata da... da... da quel m-mostro...»
«Non succederà» egli si rialzò, scompigliandole i capelli e cercando di farla sorridere «Non lo permetterò»
Sabrina lo guardò stupita. Perché diavolo era così lunatico quel ragazzo?!
Prima era gentile, poi arrogante, crudele, senza sentimenti… e poi…
Sospirò, stringendosi la mano sul petto, il cuore che continuava a batterle forte «Vado…» corse via, uscendo velocemente dall’appartamento.
Se fosse rimasta qualche minuto di più, per il suo cuore sarebbe stata la fine.

Angel diede un pugno nel muro dell’appartamento di Stefan
«Ora anche questo! Non bastava solo Damon. Era addirittura un demone a perseguitarla nella nostra vecchia città!» dirignò i denti. Tutto si sarebbe aspettata, ma mai questo.
Bonnie scosse il capo, sedendosi accanto ad Elena, sul letto di Stefan «Per fortuna conosciamo il nemico»
«Bonnie ha ragione!» esclamò Meredith, incrociando le braccia al petto «Insieme potremmo farcela di nuovo, ma Damon sembra non voler collaborare stavolta.»
«Questo non conta!» Stefan guardò il cielo fuori dalla finestra «Non potrà lottare da solo contro Shinichi e, vuole o meno, avrà il nostro aiuto. Infondo dopo ciò che è accaduto nella Dimensione Oscura, glielo dobbiamo tutti»












oO Angolino Dell'Autrice Oo






Che ve ne pare di questo capitolo? ^^ spero vi piaccia! Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi.


MikuChan

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Capitolo 19
*** Capitolo Diciottesimo ***


--- Capitolo Diciottesimo ---




«A dire il vero, questa situazione mi sembra davvero troppo surreale»
Angel sospirò, spazzolando i capelli di Sabrina, cresciuti appena da quando era arrivata a Fell's Church.
Detto da lei che era un vampiro, beh, non suonava molto bene. Lei era la prima a poter essere considerata qualcosa di surreale, se si voleva anche mettere che nelle sue vene scorreva sangue per metà umano: la prova vivente che il non umano aveva superato sé stesso.
Questo però non cambiava la situazione: «Perché diamine quella maledetta volpe abbia puntato proprio te, - sin dalla nostra vecchia cittadina, non lo capisco seriamente» strinse appena i denti, accarezzando i capelli dell’amica, mentre continuava a spazzolarla.
Le piaceva farlo, lo trovava rilassante.
La bruna sospirò, facendo spallucce: al momento Shinichi, o come si chiamava, era l’ultimo dei suoi pensieri, nonostante potesse sembrare stupido da parte sua.
Era rientrata da casa di Damon e subito aveva chiamato Angel, per chiederle di passare insieme quella notte, approfittando dell’assenza dei suoi genitori da casa per qualche settimana, a causa di un viaggio di lavoro.
Tornare a fare come nella loro vecchia cittadina, tornare a fare quei pigiama party fra sole donne, non era male, soprattutto se fatto fra solo lei e la sua migliore amica.
Un giorno di questi, ora che ci pensava, non sarebbe stato male invitare anche Elena, Bonnie e Meredith, e passare una serata tutte insieme.
Forse sarebbe servito a tutte e cinque, svagarsi un po’, come se andasse tutto bene.
«Non saprei, Angy» sospirò, voltandosi verso di lei quando questa ebbe finito di pettinarla.
Era fine ottobre, ormai, e il freddo iniziava a farsi sentire. Fortuna che in camera aveva i caloriferi che scaldavano un po’ tutte le stanze.
«A quanto pare ha un conto in sospeso con Damon, anche. E questo non aiuta»
la vampira fece una smorfia con aria d'ovvietà «E chi non ha conti in sospesi con Mister-Faccia-Da-Schiaffi?»
Sabrina rise a quel nomignolo inventato sul momento: Angel non lo sopportava affatto.
Non che fosse difficile, in effetti. Il comportamento di Damon era seriamente da prendere a pugni, in un certo qual modo, nonostante forse fosse stato proprio quell’ atteggiamento, in parte, a colpirla… o semplicemente era stata soggiogata e basta, prima di iniziare a provare seriamente qualcosa per lui: ancora non riusciva a darsi una piena spiegazione a quei sentimenti nati forse troppo velocemente.
«Ma stai zitta tu, che parli così solo perché sei affascinata da Stefan» la prese in giro, poi, dandole un leggero colpetto sulla schiena.
La mora arrossì di colpo, andando a sedersi sul letto che l’amica aveva improvvisato nella sua stanza, che, al contrario della sua vecchia camera, ne aveva solo uno, seppur a due piazze. Ad Angel, però, piaceva dormire da sola per potersi muovere liberamente nel sonno «E questo cosa c’entra?»
«Eccome se c’entra!» rise, l’altra, alzandosi dalla sedia accanto alla scrivania specchio, usata per truccarsi, per poi saltarle addosso e iniziare a solleticarla «Qua secondo me Elena deve spaventarsi. Amica amica fai, e poi le fotti il fidanzato»
la migliore amica rise «Mica sarebbe male l’idea»
«Angel» fermò il solletico, Sabrina, guardandola con rimprovero, seppur con un sorriso «Non si fa»
ella fece spallucce «Sono un vampiro, cosa vuoi che mi importi di cosa si fa e cosa no?»

«En conséquence, toi me dites que cette fois toi ne connais pas comment doi faire.» {Di conseguenza, mi stai dicendo che stavolta non sai come uscirne.}
Sage sospirò, legando i lunghi capelli ramati in un codino, sistemandosi dopo una doccia calda. Sorrise, avvicinandosi al suo cagnone Saber e al falco Taalon, dando delle carezze ad entrambi: era molto affezionato a quelle due piccole creature demoniache, che ormai portava con sé da quando aveva deciso di sfuggire al suo ruolo di Guardiano della Dimensione Oscura.
Nonostante suo padre gli avesse dato l’obbligo di seguire i suoi ordini, lui aveva preferito andarsene all’ avventura, facendo di testa propria: era un Nobile e un potente vampiro e di certo, al contrario dei suoi simili, non avrebbe avuto alcuna punizione, anche perché, sinceramente, sarebbe morto chiunque avesse provato a fermarlo. E lo sapevano bene.
Sage e Damon si erano conosciuti un giorno alle Hawaii, per caso, mentre il moro era nei guai. Gli aveva salvato la vita, e da lì, era nata la loro amicizia: l’unica prima e vera amicizia di un Damon ormai vampiro.
«Touchè» un suono gutturale uscì dalle labbra di Damon, mentre beveva il suo drink alcolico di Black Magic, alzando un bicchiere verso l’amico «Vuoi?»
Questi gli si avvicinò, accettando l’invito, prendendo poi il bicchiere e riempirselo. Si sedette, infine, su una delle poltrone scarlatte accanto alla finestra dove Damon era appoggiato: alla fine aveva acquistato un appartamento vero e proprio. Stare in albergo era diventato scocciante.
«Che io sappia: i Kitsune per procreare hanno bisogno di una vergine umana» spiegò il rosso, schioccando le dita per far si che la luce di quella stanza si accendesse: non amava molto stare alla sola luce di una piccola lampada: o buio o luce. Questo era il suo motto. Bianco o nero, per lui non esisteva il grigio.
«Stai tranquillo, allora, che quel fottuto bastardo non avrà una vergine» e un sorriso si increspò sulle labbra del maggiore dei fratelli Salvatore, senza che nemmeno se ne accorgesse «E copriti quel corpo palestrato e abbronzato, se non vuoi che qui qualche vicina si prenda la briga di venirci a denunciare per atti osceni» scherzò, poi, gettando una maglia all’amico francese
«Oh, mon amour, credi sul serio che potrebbero prenderci per due amanti?» ridacchiò, per poi ammiccare, mandandogli un bacio scherzoso «A me la cosa non spiacerebbe affatto»
«A me farebbe schifo. Devo salvare la mia reputazione se voglio farmi qualcuna e mangiare» fece, Damon, con espressione alquanto disgustata all'idea.
Sage scoppiò a ridere a quelle parole, facendo bere un po’ di liquore anche a Saber.
«Tornando a fatti seri:» riprese il discorso, il moro «Sai per caso come tornare nella Dimensione Oscura per trovare qualche altro modo per annientare i fratelli psicopatici?»
l'uomo dai capelli di bronzo fece spallucce «Se lo avessi saputo, avrei già agito. Come tornarci lo so, il problema è che posso andare solo io, essendo ancora in possesso del mio Potere da Guardiano, ma servirebbe a poco. Se ci fosse stato un altro modo per eliminarli, oltre a quello che già avete provato quando siete andati a salvare il tuo fratellino adorato» Damon fece una smorfia a quelle parole e a quel pensiero: magari lo avesse lasciato marcire! «te lo avrei detto» concluse l’amico, sgranchendosi le braccia «Di conseguenza, per il momento: siamo fottuti.»

«Come sarebbe a dire che la ragazzina umana non è più una vergine?»
Misao urlò, gettando per aria la sfera luminosa dove stava spiando Damon e Sage, facendola frantumare in mille pezzi «Shin!» urlò il nome del fratello dietro di sé, che si tappò un orecchio con un dito, chiudendo un occhio per il fastidio della voce squillante della sua sorellina: a volte era seriamente insopportabile quella donna «Stai calma, Misao, non mi serve una vergine»
«Ti serve eccome, una vergine!» insistè lei e il fratello che urlò sopra «Ma secondo te, dove si trovano vergini del 2000, eh? Sei forse ammattita!?»
La mora arrossì appena, a quelle parole, arricciando le labbra per poi avvicinarsi a lui con aria mezza colpevole «Gomen, Shin, non volevo» parlò con voce smielata, mettendosi poi a gattoni sul divano dove lui era seduto. Gli si avvicinanò con la grazia di un felino, accarezzandogli il petto con le unghia lunghe «Contraddirti è l’ultima delle mie intenzioni, onii-chan»
Shinichi allungò il ghigno, accarezzando i capelli della sorellina un po’ isterica, ma che lui adorava da morire: infondo, era tale e quale a suo fratello. «Ti perdono, nee-chan» Sussurrò, accarezzandole il viso mentre lasciava che lei gli regalasse quelle attenzioni «L’unico impedimento che Damon potrebbe procurarci, sarebbe trasformare la ragazzina in un vampiro. Mmma!» esclamò, alzando l'indice di colpo, con aria soddisfatta. Il fatto che una preda che non aveva nulla a che fare con quella stupida cittadina e i suoi stupidi difensori, ora si fosse implicata con questi, era fastidioso, ma non un dramma «Il nostro giovane amico avrà tanti di quegli impedimenti, non solo dalla ragazzina stessa, che il gioco sarà nelle nostre mani, stavolta, e nessuno riuscirà a portarci via la vittoria» rise, ribaltando le posizioni e afferrando la sorella per i fianchi, mettendola sotto di sé
«Quanto sei diabolicamente astuto, fratellino» la risatina squillante di Misao riecheggiò nella dimensione Kitsune dove essi erano nascosti, mentre cingeva il collo di suo fratello con le braccia, rubandogli un bacio passionale.

«Come sarebbe a dire: Matt, stavolta stanne fuori!?»
La voce del biondo alzò di poco il tono, nonostante lui non fosse abituato, mentre si ritrovavano tutti a parlare nella camera di Stefan nella pensione della signora Flowers.
«Matt, vogliamo che tu ne stia fuori stavolta» ribadì la bionda, mettendogli una mano sulla spalla «Hai visto com’è finita la scorsa volta. A causa dei due Kitsune, Caroline ha perso la testa e sei quasi stato mandato in carcere per stupro, o anche di peggio!»
il biondo scosse il capo «Ma stavolta non è l’intera città in pericolo, Elena!»
«Non possiamo sapere che intenzioni in realtà hanno, quei due squilibrati» intervenne Meredith, a braccia conserte, seduta sul letto di Stefan, con accanto Bonnie. La sua solita aria fredda e risoluta «Ce la siamo vista veramente brutta la scorsa volta. Io di certo non ho dimenticato tutto ciò. E anche la signora Flowers se l'è vista brutta, lo sai.»
«E solo perché io sarei l’unico umano fra voi, Mer, dovrei starne fuori? Potrei aiutare comunque!» di certo a Matt la cosa non piaceva affatto: Elena da quando era tornata dalla sua vita da vampiro ad angelo, era di nuovo finalmente umana, certo, ma era come se ormai non lo fosse più; Meredith era una cacciatrice di vampiri; Bonnie era una strega e Stefan stesso era un vampiro.
Non lo avevano mai tenuto fuori dalla faccenda, comunque, anche nelle situazioni peggiori
«Matt… non vogliamo esporti a pericoli come la scorsa volta» il visino di Bonnie, incorniciato dai capelli rossi, si intristì appena «Per favore…»
«Se avremo bisogno di te, con faccende che un umano possa affrontare senza pericoli, non ti lasceremo fuori, hai la mia parola, amico» Stefan lo guardò con aria seria e Matt, vedendo la decisione ormai completamente irremovibile dei suoi amici, non poté fare altro che annuire, chinando la testa, dando, poi, un pugno sul petto di Stefan
«Ma, amico, se mi terrete fuori, sappiate che non ve la caverete affatto.»
il vampiro annuì, allungando un sorriso «Stai tranquillo, avremo sempre bisogno di te»
L’unica vera domanda da porsi, però, era: quella unione contro i Kitsune, sarebbe servita a qualcosa, stavolta?!









Oo Angolino Dell'Autrice oO





Mamma mia quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho aggiornato!
CHIEDO UMILMENTE PERDONO A TUTTI!
Sono andata a controllare e quando mi sono accorta che sono quasi 3 anni che vi faccio attendere, mi sono sentita in colpissima ç_ç perdonatemi!
In questi tre anni sono accadute tantissime cose belle e brutte e purtroppo non ho avuto modo di aggiornare la mia storia.
Rileggendo ho anche trovato tanti di quegli errori e quelle cose messe su in modo strano, che adesso ho provato a sistemare e fare di meglio, con questo nuovo capitolo!
Spero vi piaccia e spero vivamente di ritrovare tutti coloro che seguivano -solo leggendo- e recensivano la mia fan fiction.
E ovviamente, spero di trovare anche nuovi fan <3
Mi siete mancati tanto.
Vi chiedo ancora scusa, vi giuro che mi farò perdonare, aggiornando spesso come prima!
Un bacio, la vostra

MikuChan

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Capitolo 20
*** Capitolo Diciannovesimo ***


--- Capitolo Diciannovesimo ---





«La festa di Halloween?»
Sabrina strinse al petto i libri della lezione di storia della letteratura inglese, mentre si incamminava con Elena, Meredith e Bonnie alle varie lezioni che ognuna di loro avrebbe avuto quella mattina.
Angel era andata chissà dove, dicendo che sarebbe tornata in un paio di giorni. Eppure non era da lei un simile atteggiamento, sopratutto in quella situazione delicata nella quale si trovavano.
«Esatto!» Elena congiunse le mani, entusiasta. Infondo lei era una delle più famose organizzatrici di feste alla Fell’s Church High School.
Dopo il parto dei due gemelli licantropi, Caroline – tornata normale grazie ad un incantesimo preparato dalla nonna di Bonnie - e Tyler, non si erano più presentati a scuola, forse troppo presi dalla loro vita da genitori ormai, una volta tornati in sé dall’influenza chi di Shinichi e Misao, chi di Klaus.
«E Caroline Forbes non è nemmeno più nei paraggi!» ridacchiò, Bonnie, mentre quasi le cadevano i libri dalle mani, tant’erano pesanti.
Meredith l’aiutò, prendendone qualcuno, mantenendolo coi suoi, dando alla rossa un’occhiatina divertita che la fece arrossire dall’imbarazzo.
«Non è comunque cosa da rallegrarsi» ricordò la Gilbert, con un sospiro «Nonostante le divergenze, Caroline era una delle nostre migliori amiche»
«Prima di diventare una stronza cronica» intervenne la mora, facendo spallucce «Mi spiace per quel che le è accaduto, ma ora sta bene, quindi poco importa della reginetta del ballo presente o meno all’ultimo ballo di Halloween per i quasi diplomati della Fell’s Church High School»
Sabrina inarcò un sopracciglio, incerta se chiedere o meno «Ehm, chi sarebbe Caroline Forbes?»
le tre si voltarono a guardarla, per poi ridacchiare imbarazzate «Oh, giusto, tu non puoi conoscerla» ricordarono «Diciamo che Caroline è una delle ragazze che ha avuto maggiormente a che fare con i Kitsune.» iniziò, Elena, mordendosi un labbro per poi ricordare gli avvenimenti «Shinichi si è impossessato di lei grazie ad un malach, quegli esseri che quel vampiro, quella sera, aveva sul corpo, ricordi?» Sabrina annuì «beh, era rimasta incinta di Tyler, uno dei pochi licantropi ormai in circolazione in città e… mh… come dire…»
«È diventata una specie di lucertola mangia se stessa. Poi tutto si è risolto. Fine.» l’intervento di Meredith, freddo come al solito, fece deglutire la bruna, quasi del tutto disgustata al pensiero di cosa i Kitsune fossero capaci di fare
«Oh.» fece, soltanto, con un mugolio «… gente che mangia se stessa; gente che mangia carne viva di animali o persone… bambini che si squartano… oh, beh…» cercò di annuire convinta, sperando di riuscire ad attutire il colpo mentale che ciò le aveva inferto «Hm… può andare, si.»
«Credo che prima o poi ti abituerai anche tu alla cosa… forse.» Bonnie si grattò il capo, mentre la campanella suonava «Non che io mi ci sia ancora abituata» ridacchiò.
la Evans allungò un flebile sorrisino, non sapendo se prendere in bene o male quelle parole.
«Beh, ci conviene andare, ora» fece notare la cacciatrice, con un sorriso, spingendo Bonnie verso la loro lezione «Ci vediamo dopo!»
«Vado anche io, allora» sorrise, Elena, scompigliando i capelli di Sabrina «Stai tranquilla, ok? Bonnie a volte esagera con il suo voler riparare la situazione. Ci vediamo dopo!»
la bruna la salutò, mantenendo il sorrisino incerto, dirigendosi, poi, alla sua lezione.

«Sinceramente: potrei sapere tu che diavolo c’entri in tutto questo?»
Damon alzò gli occhi al cielo, mentre entrava in casa Evans, dopo aver scassinato la porta.
«Sono stato invitato ad entrare, quindi posso a mia volta aiutarti a vedere se ci sia qualcosa di sospetto che la volpe abbia dimenticato in questa stanza. Qualche indizio, qualcosa, che ci porti al suo nascondiglio» Stefan portò le braccia al petto, mentre lo seguiva in casa con a seguito Sage e i suoi animali, invitati ad entrare a loro volta da Matt.
«Stefan, tu crois vraiment que Shinichi est assez stupide pour laisser, par exemple, une clé Kitsune nous apporter amour à sa maison?!» (Stefan, credi davvero che Shinichi sia così stupido da lasciare, che so, una chiave Kitsune che ci porti amorevolmente a casa sua?!) Sage ridacchiò, mentre si dava un’occhiata in giro, lasciando che Saber fiutasse qualcosa che potesse tornare utile
«E allora voi per quale motivo siete qui, Sage?» il minore dei Salvatore lo guardò con aria saccente e il rosso ridacchiò, facendo spallucce:
«Touché »
«La smettete di fare i deficienti, voi due?» Damon sospirò pesantemente, con le mani nelle tasche dei pantaloni neri, iniziando a guardare nella stanza della ragazza. Sapeva benissimo che fosse tutto inutile: Shinichi non era così sprovveduto da lasciare qualche traccia che avrebbe permesso ad un incantesimo di Bonnie di localizzarli, permettendo a Sage di condurli nel posto, lui che era un Guardiano della Dimensione Oscura e che, da tale, poteva condurli dappertutto in quel mondo.
Unica pecca, era che persino lui, che conosceva benissimo il suo mondo, non era a conoscenza della dimensione segreta dove i due Kitsune si erano rifugiati.
La prima idea era stata: una delle lune Kitsune. Ma a quanto pareva non erano lì.
«Piuttosto, come mai il tuo amico Mutt è rimasto fuori a fare da guardia ad un presunto uomo nero che potrebbe apparire per uccidere tre vampiri?» fece, con fare ironico, parlando normalmente, sapendo che Stefan, seppur in altre stanza, lo avrebbe sentito comunque.
Il moro dai capelli mossi sospirò, alzando gli occhi al cielo «Matt deve solo avvertirci se per caso i genitori di Sabrina tornassero proprio oggi dal loro viaggio»
«Oh, giusto» il fratello schioccò le dita «Come ho fatto a non pensarci! Se non fosse per lui, saremmo fottuti, in caso i genitori arrivassero e trovassero tre vampiri a rovistare fra i cassetti della biancheria intima della loro bella figlioletta.
Oh, caro buon vecchio, utile, Mutt.»
«Matt!» lo corresse Stefan, alzando gli occhi al cielo.
Damon sbuffò con aria scocciata «È lo stesso!»
«Io seriamente non capisco come tu possa essere così ironico anche in certe situazioni» bofonchiò, il minore, storcendo appena il naso ad un odore metallico proveniente da una delle stanze che ancora non aveva perlustrato
«E io non capisco come tu possa essere così costantemente noioso, fratellino. Cioè, divertiti per una vol-»
«Credo di essere costretto ad interrompere i vostri battibecchi amorevoli tra fratelli» li interruppe Sage, fermo sulla porta della camera da letto dei coniugi Evans, con espressione seria «Abbiamo trovato qualcosa, a quanto pare.»
Damon sussultò, correndo subito dall’amico, seguito da Stefan, per poi dare un pugno alla porta, digrignando i denti «Figlio di puttana!»

«Direi di mettere queste decorazioni con lo scheletroooo… mh, qui! Si.»
Elena era intenta a dare disposizioni in palestra per le decorazioni della festa di Halloween che si sarebbe tenuta quello stesso sabato, tutta euforica per riuscire finalmente, dopo tanto, ad organizzare qualcosa del genere alla Fell’s Church High School.
Sabrina ridacchiò, salendo su una scaletta per appendere dei palloncini al muro, color arancio e nero. «Io a dire il vero è la prima volta che mi occupo di queste cose» rise «Nella mia vecchia scuola ero solo una partecipante a balli e feste, non mi sono mai preoccupata dell’organizzazione…» aggrottò le sopracciglia, pensante «in effetti non me lo hanno mai chiesto»
le quattro scoppiarono a ridere all'unisono «Oh, beh, c’è sempre una prima volta» fece la Gilbert, segnando su una lista tutto quel che occorreva per la festa
«Vado a prendere qualcosa da sgranocchiare per tutte e quattro, ok?» fece Bonnie, ridacchiando ancora, prima di allontanarsi
«Cerca di non farti aggredire dagli altri ragazzi presenti in sala. Saranno affamati anche loro, a causa della dittatura di Elena che li ha messi a sgobbare da subito dopo le lezioni» le urlò dietro Meredith, mentre gonfiava un palloncino a forma di fantasma.
Bonnie allungò la risata, salutandole con la mano «Arrivo!»
«Sabrina!» la bionda la chiamò, facendola avvicinare «Ho dimenticato delle cose in cortile da portare dentro. Mi aiuteresti a prenderle?»
«Certo!» la ragazza sorrise, mentre seguiva Elena fuori dalla palestra per prendere l’attrezzatura per montare il piccolo palco dove si sarebbero eletti la Regina e il Re del ballo di Halloween.
«Elena!» la voce familiare di Stefan le fece voltare e la bionda corse subito, con un sorriso, fra le braccia dell’amato
«Stefan! Ma dove sei sparito tutta la mattina?» sorrise.
Lo sguardo del vampiro, però, non preannunciava nulla di buono «Abbiamo delle cattive notizie.»

Sabrina corse più forte che poteva, in casa propria, col respiro irregolare e il battito cardiaco accelerato, mentre trovava un Damon sulla soglia della porta della camera dei suoi genitori, che l’afferrava le spalle, impedendole di entrare «Non è il caso che tu veda.» sussurrò soltanto, guardandola negli occhi, iniziando ad usare un pizzico del suo Potere su di lei
«Non osare ammaliarmi!» urlò la bruna, mentre lo scostava appena, per riuscire infine a vedere lo spettacolo orripilante che si presentava davanti ai suoi occhi: i corpi dei suoi genitori, - a terra, martoriati e fatti a pezzi, sparsi in quella stanza che emanava quell’orribile tonfo di metallo e morte - giacevano lì, senza vita, con una scritta in rosso – probabilmente il loro stesso sangue - sulle pareti  bianche della stanza.

“Toccare gli stranieri, infondo, non conta, no?! Sopratutto se sono prede di vecchia data.
Round 1. Damon.
1 a 0 per me.
Shinichi”


L’urlo straziato di una Sabrina in lacrime, riecheggiò nella stanza, mentre Damon cercava di tenerla salda fra le sue braccia, cercando di farla calmare, a denti stretti.
Ed ella vomitò, disgustata per la visione, continuando a piangere a singhiozzi.
Elena portò una mano alle labbra, stringendosi a Stefan; e Bonnie pianse, lasciandosi allontanare da Matt, lei che non riusciva a sopportare simili visioni, mentre Meredith correva a prendere qualcosa per ripulire la ragazza, cercando di rimanere il più fredda possibile.
A quanto pareva, Shinichi aveva iniziato il suo gioco.

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Capitolo 21
*** Capitolo Ventesimo ***


--- Capitolo Ventesimo ---





«Credi che il nostro regalino sia piaciuto, nee-chan?»

Shinichi sorrise, seduto sul divano in pelle scarlatto, stringendo Misao al proprio petto e accarezzandole i lunghi capelli corvini, velati dal colore acceso del fuoco ardente.
Martoriare i corpi dei coniugi Evans, facendoli a pezzi per poi far trovare quel dono alla loro figlia adorata, era stata un’idea a dir poco meravigliosa: da quanto non si divertiva così tanto?!
Anche se, doveva ammetterlo, la maggior parte del gioco lo aveva svolto sua sorella minore.
Manovrare la loro mente fino a spingerli a mangiarsi a vicenda era stato un vero spasso, nonché una vera bazzecola, per lei.
Shin si era solo limitato a scrivere col sangue, quel cortese bigliettino di saluto, alle pareti della stanza da letto dei due sposi.
«Secondo me è stato abbastanza gradito» rispose, Misao, facendo materializzare nel vuoto, davanti a loro, la solita sfera che usavano per guardare nei mondi altrui, dove al loro interno vi erano Sabrina e la sua compagnia, in quella casa ormai piena di quel fetore metallico e di morte.
I singhiozzi strozzanti di udivano a gran voce, mentre sul volto della Kitsune si allungava un sorriso soddisfatto «senti le loro urla di gioia?» rise, poi, con la sua solita risatina acuta e fastidiosa.
Il fratello si costrinse a non tapparsi le orecchie, chiudendo solo un occhio, d’istinto. Quella risatina, seppur della sua amata sorella, era veramente fastidiosa. «Questo ci darà sicuramente un vantaggio» constatò, o almeno sperò che il suo piano stavolta non venisse sventato «non credo che Damon trasformerà la ragazzina in vampira, rovinandomi i piani. Lei sarà troppo presa da dolore, e seppur senza cuore, sappiamo benissimo che il cattivo dei fratelli Salvatore, sotto sotto non ha escluso l’umanità dalla sua vita.
O non si sarebbe invaghito di lei.»
«Non le ha mica detto di provare qualcosa per lei» intervenne, Misao, inarcando un sopracciglio, convinta di essersi persa qualcosa
«Certe cose non bisogna obbligatoriamente dirle, nee» una risatina uscì dalle labbra del giovane Kitsune, mentre aggrovigliava fra le dita, i capelli di Misao «avremo un bel po’ di tempo di vantaggio, per agire come vogliamo, sorella.»
«Se la trasformasse in vampiro…» iniziò lei «tutto sarebbe perduto. I vampiri non possono procreare e ci servirebbe solo un fiore magico di una delle sette lune Kitsune, per farla tornare umana»
«e ci vorrebbe troppo tempo» concluse, il moro, facendo spallucce «fidati di me: le cose andranno come vogliamo, stavolta.»

Era chiusa in quella stanza da troppe ore, ormai, e senza alcuna intenzione di aprire la porta.
Damon sospirò, mentre ripuliva con Stefan e Sage, quel macello in casa.
Matt si era occupato di spostare i resti dei corpi, ormai chiusi in delle buste nere, fuori dalla casa: era un lavoro schifoso, ma aveva deciso di essere d’aiuto, e ora non poteva tirarsi indietro, seppur sapesse che Damon gli avesse dato quel compito solo per burlarsi di lui, del quale ancora non aveva nemmeno imparato il nome.
O semplicemente non vuole ricordarlo.
Arrivò a quella conclusione, con un sospiro, il biondo, mentre si faceva aiutare da Meredith a mettere le buste nel suo furgone rosso, per andare a seppellire i corpi.
«Non dovremo avvisare qualcuno?! Lo sceriffo?!» azzarsò, il ragazzo, storcendo il naso per il fetore che i corpi emanavano, in quella busta che nonostante i vari strati, perdeva sangue.
«E come lo spiegheremmo, secondo te?!» Meredith gli diede un colpo in testa, scherzoso, cercando di sdrammatizzare un momento simile.Avrebbero pensato dopo, che scusa trovare.
Il cellulare squillò e lei si costrinse a cacciarlo dalla tasca del giaccone di pelle, nonostante in quel momento rispondere alle chiamate non era proprio una delle sue esigenze.
Ma il nome che comparve sullo schermo come chiamata in entrata, le fece allungare un sorriso sincero: solo lui in un momento come quello, poteva rincuorarla un po’:
«Alaric» rispose, allungando il sorriso, mentre – cosa che accadeva raramente - un lieve velo di rossore le coprì le gote, facendola arrossire.
«Ehi, Mer!» la voce dall’altro lato del telefono sembrava alquanto esausta, ma immensamente felice di sentirla. Alaric Saltzman si trovava in Africa per una ricerca, ormai da sei mesi, e Meredith aveva organizzato con lui di andarlo a trovare in estate, appena preso il diploma, per stare insieme un po’ di tempo, dato che, seppur fidanzati, ne avevano davvero poco per vedersi e sentirsi. «Ti disturbo?»
Meredith diede un’occhiata a Matt e al furgone e ai sacchi neri che contenevano i corpi martoriati e fatti a pezzi. Storse le labbra ma si costrinse a mentire «No, figurati. Dimmi!»
Matt allungò un lieve sorriso e quando la conversazione iniziò a farsi abbastanza intima, finito di sistemare tutto, preferì lasciare sola la ragazza alla sua chiamata romantica.
Almeno uno di loro poteva provare qualche minuto di serenità, in quel momento.

Bonnie sospirò, lasciando Elena in camera di Sabrina a cercare di convincerla a reagire: infondo dovevano trovare una scusa per la morte dei suoi ed organizzare un funerale… e lei era brava anche in quel tipo di organizzazioni, purtroppo.
La strega si sedette sull’altalena in giardino, guardando il cielo velato di un color arancio, mentre il sole tramontava.
Com’era strana la vita… e dire che poco prima stavano organizzando un ballo. E ora c’era da organizzare un funerale…
«Quando potremo stare in pace!?» scosse il capo, socchiudendo gli occhi appena lucidi.
«Ehi! Bonnie!» Matt stava per entrare in casa, quando, notandola, decise di raggiungerla, sorridendo appena per poi carezzarle i ricci capelli rossi, una volta faccia a faccia.
Quel visino a cuoricino, pallido, era velato di tristezza. Come al solito, lei era quella che soffriva di più, per tutti. «Che cosa c’è?»
«E c’è da chiederlo, Matty?» scosse il capo, lei, stringendosi istintivamente al suo petto «Non potremo mai vivere sereni, stando in questa città… quando diavolo finirà tutto questo?
Fell’s Church è il centro che collega il mondo alla Dimensione Oscura… e non saremo mai tranquilli…»
Matt la lasciò sfogare, stringendola e continuando ad accarezzarle i capelli: infondo, aveva ragione. Quante volte anche lui aveva pensato di andare via da lì?!
Ma era ovvio che non poteva farlo, sia per la sua famiglia, che per gli amici e i ricordi che lo legavano a quel luogo spaventoso.
«A volte vorrei solo andare via da qui» espresse, la rossa, chiudendo gli occhi marroni, esprimendo a parole quel che il biondo aveva solo pensato «ma so che non è possibile… e non è nemmeno giusto…»
«Pensavo lo stesso…» Matt socchiuse gli occhi, alzando poi lo sguardo al cielo e allungando nuovamente un sorriso, cercando di tirarne su uno anche a lei.
Riabbassò lo sguardo su Bonnie, pizzicandole il nasino «ma sai una cosa? A me mancherebbe soprattutto l’ottimo gelato che fanno qui! Il più buono di tutto il mondo!»
la strega scoppiò a ridere, scuotendo il capo «Matt… non sei proprio un bravo comico, né tantomeno un bravo attore»
il ragazzo arrossì appena ma tenne il sorriso ben stampato sul viso e lei continuò: «ma grazie… meno male che ci sei tu.»

«Cerca di capirmi» iniziò, Elena, seduta sul letto dove Sabrina era rannicchiata su sé stessa, continuando a singhiozzare in quella fase di dopo-shock dovuto alla visione orribile che si era ritrovata davanti «lo so che è difficile, ma io opterei per incidente stradale. Gettiamo la macchina nel fiume. Nessun corpo si trova, lì dentro, e nessuno sospetterebbe nulla.» un sorriso forzato si allungò sul suo volto, mentre le accarezzava quei capelli castani che ormai arrivavano quasi alle spalle «I miei sono morti così… chi meglio di me può, quindi, dirti che è la scelta migliore!?»
Ma Sabrina non aveva per niente voglia di ascoltare simili cose, non in quel momento.
Sapeva che era necessario sbrigarsi, che era necessario trovare una scusa; seppellire i corpi; fare un degno funerale alla memoria dei suoi genitori, ma al momento non voleva sentire nulla ma solo star lì, a piangere, da sola, fino ad addormentarsi e sperare che al risveglio, tutto tornasse come prima che si trasferisse in quella città dannata e, nel caso, impedire ai suoi di fare quel trasferimento.
E voleva Angel, anche, accanto, ma a quanto pareva, l’amica, aveva il telefono spento ed era chissà dove, con suo padre, fuori città.
«Sabrina…»
«Lasciami sola, Elena…» singhiozzò, la bruna, stringendo gli occhi e il volto, poi, sul cuscino «non ora… non adesso… lasciami stare…»
la Gilbert sospirò, annuendo appena per poi alzarsi dal letto, accarezzandole il capo un’ultima volta «quando stai meglio… noi ti aspettiamo di là… ok?»
ma Sabrina non rispose ed Elena lo prese come un assenso, lasciando la camera.

Il capo si voltò d’istinto verso la stanza dei coniugi Evans, mentre passava per il corridoio, Elena, sentendo Stefan e Damon discutere: a quanto pareva, Sage, era andato via per cercare di trovare un modo per tornare nella Dimensione Oscura con più persone.
«E tu credi veramente di poter fare Superman da solo, se Sage trova almeno un modo per portare te, in quel posto maledetto?» stava dicendo Stefan, con voce nervosa ma sempre calma, come al solito.
Damon alzò gli occhi al cielo, leccandosi le dita sporche del sangue che avevano appena finito di ripulire «Ti ricordo, mister codardo-mi-sono-fatto-salvare-da-Damon-mentre-piangevo-come-un-deficiente-in-una-cella-e-facevo-amicizia-con-una-volpe-gay, che il sottoscritto ti ha salvato il culo, quando ti trovavi lì, senza via d’uscita!» fece, allungando un sogghigno «E ci sono tornato anche una seconda volta per farmi una principessa vampiro che mi ha fatto tornare come sono, visto che per colpa tua ero diventato umano»
«Mia?» Stefan sgranò appena gli occhi «Per colpa della tua stupida curiosità!»
«Non vi sembra che sia il caso di chiudere questa inutile discussione?» Elena decise di intromettersi, infine, sospirando pesantemente «Siete sempre i soliti bambini!»
Il minore dei Salvatore si voltò a guardarla, arrossendo appena per poi alzare le mani «Mi dispiace, amore! Hai ragione.»
Damon scosse appena il capo, alzando per la seconda volta, infastidito, gli occhi al soffitto «Ma andatevene a fanculo tutti e due!» fece, per poi uscire nervosamente dalla stanza.
Stefan sospirò pesantemente, scompigliandosi i capelli «Mi farà uscire fuori di me, un giorno o l’altro!»
Elena sorrise, correndo ad abbracciarlo «Cerchiamo di capirlo, Stefan… credo che anche Damon, in questo momento, stia vivendo una situazione alquanto particolare per se stesso…»
il vampiro inarcò un sopracciglio «Cioè?»
la bionda ridacchiò «Dopo la delusione avuta da me e Katherine, amore mio, si ritrova di nuovo a provare qualcosa per qualcuno, nonostante non ne avesse più intenzione»

Si sedette sul tetto, il vampiro corvino, mettendo le mani fra i capelli e lasciandosi andare, poi, ad un suono gutturale e pieno di fastidio: quella volpe aveva di nuovo fatto ciò che mai si sarebbe
aspettato, e ciò lo faceva andare fuori di sé.
Com’era possibile che fosse così imprevedibile dopo tutto il tempo passato a combatterlo?!
Si morse un labbro, abbassando lo sguardo sul balcone della camera da letto di Sabrina.
Che fare?! Andare da lei… ma per dirle cosa?!
«Mi sto imputtanando da solo.» ringhiò, dando un pugno ad una delle tegole che componevano il tetto «Maledizione!»








Oo Angolino dell'Autrice oO



Ed eccomi qui col nuovo capitolo. Mi scuso per la scarsa frequenza di aggiornamenti ma ho davvero tantissimo da aggiornare come storie XD
Vi avviso che ho corretto tutti i capitoli precedenti, aggiungendo anche qualcosina, quindi, nell'attesa del nuovo capitolo, se volete rileggerli e farmi sapere che ve ne sembra delle nuove cose e la grammatica, mi rendereste contenta :D un bacio a tutti e grazie a chi mi segue da 4 anni e a chi è un nuovo arrivato, che commenta o legge soltanto.
Al prossimo capitolo <3

MikuChan


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Capitolo 22
*** Capitolo Ventunesimo ***


Importante: Avendo modificato i capitoli precedenti, aggiungendovi varie cose, suggerisco a chi ne ha la pazienza, di rileggerseli prima di leggere questo capitolo. Se non ne avete voglia, potete chiedermi spiegazioni nella recensione o in privato, su una cosina presente in questo capitolo - perché aggiunta negli scorsi solo ieri - e vi spiegherò in breve xD grazie e buona lettura <3


--- Capitolo Ventunesimo ---





«So che la scelta repentina può non piacerti, amore, ma vedrai che ti troverai bene a Fell’s Church. È una città estremamente misteriosa e piena di enigmi»
Rosalie sorrise, mentre portava a tavola un piatto di Lasagna. Come al solito suo marito Joseph era in ritardo, chiuso nel suo studio per sistemare le ultime cose da mandare all’Editor.
La scelta di trasferirsi in una nuova città, solo per potersi concentrare meglio sul lavoro, era stata dettata dagli ultimi avvenimenti che in questa si erano presentati, e di cui avevano parlato al notiziario.
Quasi la metà della popolazione si diceva che fosse andata incontro a qualche virus inspiegabile, e che poi fosse guarita come se nulla fosse mai accaduto.
Qualcuno aveva poi messo a tacere la notizia, ma i coniugi Evans non potevano farsi scappare quella ghiotta occasione.
Vivere in un luogo talmente spettrale e pieno di mistero, avrebbe dato spunto per altri thriller emozionanti.
Di certo quella che era meno entusiasta della cosa era la loro unica e amata figlia, Sabrina, la quale avrebbe dovuto cambiare stile di vita e amicizie al solo ultimo anno di liceo non ancora iniziato.
«Io non sono d’accordo» borbottò la ragazza di diciassette anni, giocherellando con la forchetta nella sua porzione di cibo, senza alcuna voglia di nutrirsi.
Le stavano chiedendo, da giorni ormai, di abituarsi ad abbandonare Angel e tutti i suoi amici – Mattew compreso. Lei che tanto sperava che fra loro potesse accadere qualcosina di più di una semplice amicizia - «ma alla fine cosa conta il mio parere?! Da minorenne, sono costretta a seguirvi»
«Amore…» la donna dai capelli ramati sospirò, sedendosi accanto alla figlia per poi appoggiarle una mano sul braccio «cerca di capire. È lavoro. E non sono molte ore di treno da qui. Potrai vedere i tuoi amici quando vorrai»
«Possiamo chiudere qui la discussione.» Sabrina borbottò ancora una volta, alzando gli occhi al cielo.
In quel momento soltanto, Joseph Evans varcò la soglia della cucina e si avvicinò alla sua adorata bambina, chinandosi per poi darle un bacio sulla fronte «Ancora discussioni, donne?»
«Mh» mugugnò soltanto, questa, salutando a sua volta il padre con un bacio «dobbiamo davvero trasferirci, papà?»
«Non è un obbligo» rispose l’uomo, sedendosi al suo posto tavola per poi addentare la cena già nel piatto, servito poco prima da sua moglie «vogliamo farlo. Tutto qui» accarezzò i capelli corti della figlia, allungando un debole sorriso «Ti farai nuovi amici. Quella cittadina non sembra tanto male, nonostante le dicerie della quale è vittima»
Sabrina non rispose e Rosalie parlò «Credo sia un bene anche per te, cambiare città, dopo l’avvenimento degli scorsi mesi con Nathaniel.»
un silenzio quasi assordante si fece padrone della piccola stanza composta da solo il mobilio necessario ad una cucina.
Volete allontanarvi solo per vergogna, quindi?! Ma quelle parole la ragazza le pensò soltanto, non riuscendo a trovare il coraggio per esprimerle ad alta voce. Credete che io sia una pazza assassina e che sia meglio scappare, ora che i processi e le sedute dagli psicologi e psichiatri sono finiti.
Si alzò, scusandosi per non aver concluso la cena e si allontanò, dirigendosi alla propria stanza.
Non le era stata affibbiata una colpa d’omicidio e alla fine la sentenza era stata “Legittima difesa e mancanza di facoltà d’intendere e di volere, sotto fase di shock”. Ma questo non voleva dire che lei non si sentisse colpevole. Non ricordava nulla di quella sera, era vero, ma rimaneva che Nat fosse morto dopo esserle saltato addosso… e sicuramente la colpa doveva essere sua, dato che erano soli.
Si stupiva ancora che gli amici non l’avessero allontanata ma che anzi, le fossero rimasti accanto ancor con più amore, soprattutto Angel White, la sua migliore amica d’infanzia.
Sospirò pesantemente, sedendosi sul davanzale della finestra al secondo piano del loro appartamento condominiale e alzò gli occhi al cielo, perdendosi nel pallore di quella luna che quella sera sembrava sempre più grande.
Forse, però, era davvero meglio che cambiasse aria e seguisse i suoi genitori senza fare troppe storie.

Fell’s Church non era tanto male come cittadina, e dopo i primi giorni, ambientarsi non era stato tanto difficile.
Una cosa che aveva apprezzato particolarmente era stata la presenza di quella foresta a poco da casa sua, la quale le dava la sensazione di trovarsi ancora nel suo vecchio appartamento, portandola per qualche attimo fuori dalla realtà tanto schifosamente dura.
La cittadina era piccola e con pochi abitanti quindi arrivare un po’ ovunque anche senza auto, non era un problema, e le persone sembravano molto socievoli a dire il vero.

«Mamma?! Papà?!» 
Forse era rientrata a casa ad un’ora troppo tarda e i suoi stavano già dormendo. Stupido cellulare scarico! Pensò, infilando le chiavi di casa nella serratura, accorgendosi solo in quel momento che la porta d’ingresso era aperta.
Inarcò le sopracciglia e un senso di soffocamento le riempì il petto, facendole venire una sorta di brutto presentimento.
«Mamma?! Papà?!» urlò ancora una volta, con voce appena tremante e spaventata stavolta, mentre ispezionava le stanze del piano terra, non trovando però, alcuna traccia dei suoi genitori.
Si fermò davanti alle scale, mettendo una mano salda sulla ringhiera, indecisa se salire o meno al piano superiore.
Si fece finalmente coraggio e mosse qualche primo passo, salendo con esitazione un gradino alla volta, sino a trovarsi nel corridoio principale del secondo piano di quella villetta color giallo antico. Dei suoi genitori sembrava non esserci nemmeno l’ombra.
Quando finalmente si decise ad andare a controllare nella loro camera, un’ odore nauseante le pervase le narici man mano che si avvicinava alla loro porta.
Splash.
Il suono procurato da una scarpa che calpesta l’acqua le fece abbassare lo sguardo, quando si ritrovò davanti alla porta bianca della camera da letto dei due coniugi, con la mano ferma sulla maniglia.
… liquido rosso..?!

Col corpo appena scosso da un tremore di paura e dalla consapevolezza di cosa – senza che se lo spiegasse – sapeva ci fosse lì dentro, aprì la soglia e gli occhi le si sgranarono, paralizzandola appena: i suoi genitori erano in terra, fatti a pezzi in una pozza di sangue.
«Questo è il mio piccolo dono per te» il respiro del proprietario di quella voce le sfiorò l’orecchio sinistro, mentre delle mani le afferravano saldamente le braccia.

Riaprì gli occhi con un urlo, ritrovandosi davanti quelli bui come la notte di Damon Salvatore.
Non si era neanche accorta di essersi addormentata e solo la presenza del ragazzo corvino davanti a sé, le fece rendere conto che purtroppo tutto ciò che la mente le aveva proiettato in sogno, non fosse solo frutto di Morfeo.
Il vampiro, dal conto suo, si era precipitato nella camera della Evans non appena aveva sentito un lamento, temendo in un ritorno di quel maledetto demone Kitsune.
«Damon…» ella farfugliò, per un attimo ancora spaesata su dove si trovasse e sulla situazione avvenuta, mentre si guardava poi intorno, come in cerca di qualche indizio che le spiegasse cosa stesse accadendo.
Ma dentro di sé sapeva benissimo che ciò che era accaduto non poteva cambiare solo perché lei non voleva accettarlo: i suoi genitori erano morti ore prima e la cosa non poteva cambiarla nessuno.
Il Salvatore rimase in silenzio a guardarla, sapendo che da un momento all’altro quel piccolo corpo sarebbe scoppiato in qualche modo che non riusciva a prevedere.
«sono morti…» continuò Sabrina, quasi esitante nell’allungare quel flebile sorriso lungo il volto. Ancora una volta lui non cambiò espressione né si mosse, attendendo che lei sfogasse quel che sentiva dentro. «sono morti sul serio…» le labbra di lei iniziarono a tremare appena, mentre pronunciava quelle parole che le trafiggevano il cuore ad ogni sillaba «sono morti!» ed urlò, infine, ritrovandosi a colpire il petto del moro con dei pugni, per sfogare con qualcuno quella rabbia che sentiva dentro e che non riusciva a controllare. Sapeva che non era colpa di Damon Salvatore se fosse accaduto tutto ciò, e che i Kitsune l’avevano puntata sin dalla sua cittadina di nascita… ma sentiva anche che era solo con lui che poteva sfogarsi senza farsi alcun problema.
Di certo Elena era stata dolce a starle accanto, ma lei non aveva bisogno di qualcuno che cercasse di tirarla su di morale, che tentasse di farle passare lo shock e le ricordasse che al momento era più urgente organizzare una scusa per la morte e un funerale per i suoi genitori.
Non aveva bisogno di tutto questo.
Aveva bisogno di qualcuno che la sentisse urlare in silenzio e la confortasse senza parole di consolazione o di circostanza e che non cercasse di ricordarle cosa fosse giusto e cosa invece sbagliato.
Damon la lasciò sfogarsi, permettendole di colpirlo con tutta la forza che poteva avere in corpo e solo quando i colpi di affievolirono l’afferrò per i gomiti, stringendola al suo petto.
Sabrina sgranò appena gli occhi a quel gesto per poi stringerli appena, di nuovo, lasciandosi andare ad un’ulteriore pianto e stringendosi poi a lui, a sua volta. «Damon…»
«Non ti dirò cosa è giusto e cosa no» iniziò lui, guardando davanti a sé, fuori da quella finestra dove il tempo ormai preannunciava pioggia. Indurì lo sguardo «ti dico però, che quei due moriranno.» non stava cercando di consolarla, confortarla o altro, semplicemente stava facendo quello che, ancora una volta, quel suo stupido cervello gli diceva di fare, e che forse sicuramente avrebbe rimpianto. Ma al momento non importavano i suoi conflitti interiori sul suo pulsante difettoso dell’umanità. «Li ucciderò con le mie stesse mani»








Oo Angolino dell'Autrice oO



Ammettetelo, avete pensato: questa ci ha abbandonato di nuovo! XD Eh no, stavolta vi aggiorno più frequentemente - se 4 mesi possono ritenersi tali.... ma vabbé -
Che dire, gli scorsi giorni ho aggiustato, modificato e aggiunto cose negli scorsi capitoli - che spero rileggiate - e ora sono soddisfatta al cento x cento della FanFiction.
Dopo tanto che non scrivo, devo ammettere di non essere soddisfatta al cento per cento di questo capitolo, ma mi piace comunque :) il casino vero e proprio succedetà nei prossimi.
Rileggendo ho anche constatato che, come dicevate voi, i miei personaggi sembrano davvero quelli dei libri D: cavolo! Non credevo che fossi così brava (viva la modestia(?)). No, seriamente, sono soddisfatta come mi capita di rado xD
Ci vediamo nel capitolo 22. Grazie a tutti voi che da anni continuate a seguirmi, e grazie ai nuovi arrivi, che recensite o leggete soltanto <3 Un bacio e alla prossima.

MikuChan (Si, ho cambiato nick xD)

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Capitolo 23
*** Capitolo Ventiduesimo ***


--- Capitolo Ventiduesimo ---


«Dovrei organizzare il funerale» 
Sabrina riuscì finalmente a farfugliare qualcosa senza singhiozzare. Da quanto tempo era che Damon la teneva stretta(?!). Ancora non poteva credere che proprio lui si stesse comportando in un modo così dolce e così umano.
Doveva davvero essere in uno stato pietoso per fare quell’effetto anche all’uomo di ghiaccio.
«Dovresti» rispose soltanto, questi, allungando un sorrisino «o lapislazzuli è capace di crearti un super funerale quando non ce ne sarebbe affatto bisogno» la Evans si lasciò scappare un risolino e lui continuò «per me non ci sarebbe neanche bisogno, a dire il vero. Seppelliamoli e basta»
«Stai parlando dei miei genitori!» lei indurì lo sguardo, scuotendo poi il capo mentre si staccava finalmente dalla sua presa «Bisogna fare le cose per bene. Hanno avuto una morte orribile, ma non devono avere anche un seppellimento uguale.» quelle parole le colpirono il petto come mille pugnali: ancora non poteva credere a ciò che era accaduto.
Quel maledetto demone volpe stava giocando con Damon per un conflitto avuto in passato e come se non bastasse il fatto che la stesse seguendo dalla sua vecchia cittadina, ora si stava anche burlando di lei per colpire lui. Questa cosa le metteva rabbia, ma il vampiro non aveva colpe, infondo.
«Voi esseri umani avete davvero troppe cose stupide a cui aggrapparvi» il moro sbuffò, alzandosi dal letto.
«Mi sembra che un tempo sia stato umano anche tu» gli fece notare la ragazza, alzandosi a sua volta. Era sicura che se non lo avesse fatto in quel momento, non avrebbe più trovato la forza per non lasciarsi sprofondare in quel materasso.
Salvatore si voltò a guardarla e allungò un sogghigno «Quindi ti sei veramente ripresa.» fece con tono di scherno, evitando la sua frase «Ammirevole»
«Ah-ha» ella gli fece una linguaccia, dandogli poi un colpo sul petto. Gli strinse la maglia nera, quasi senza accorgersene, allungando un sorrisino appena imbarazzato «grazie» farfugliò e l’uomo fece finta di non capire cosa lei volesse veramente dire: una parte di lui si sentiva davvero rincuorato nel vedere che la sua presenza le avesse appena giovato, mentre l’altra metà si dava dello stupido per preoccuparsi ancora una volta di una stupida femmina umana.
«Damon…» lo chiamò ancora, e lui si voltò a guardarla chinando appena lo sguardo su quella figura minuta e più bassa di lui di qualche centimetro 
«Mh?» 
«quando… sarà il caso…» continuò «sappi che ho qualcosa di importante da dirti…» non che ci fosse realmente qualcosa da dire, e il vampiro sapeva bene a cosa forse voleva riferirsi la ragazza. Infondo avevano fatto l’amore e lei si era donata a lui, mostrandogli quel sentimento che nessuno dei due riusciva a decifrare ma che sembrava legarli anche contro la propria volontà. Ma non volle dire nulla di sbagliato o che potesse ferirla, non quella volta. Rimase solo in silenzio per poi annuire con un sorriso appena accennato.
«Se vuoi che ti tocchi ancora, basta chiederlo» scherzò, aspettandosi quella reazione prevedibile che la Evans aveva mostrato molte volte in quei mesi che si conoscevano. Però essa non arrivò, bensì al suo posto ci fu quel visino che alzava verso di lui con un’ espressione imbarazzata e le gote che, prendendo colore, accentuavano l’odore del sangue tanto delizioso che circolava in quel corpo.
«Ehi» sussurrò, chinandosi su di lei quel che bastava per trovarsi a pochi centimetri da quel volto che ora stringeva in una mano «se fai così, però, potrei saltarti addosso e cibarmi di te nuovamente»
quelle parole la fecero sussultare appena: non era riuscita a dire una parola e adesso aveva anche una leggera voglia di prenderlo a schiaffi, a dire il vero, ma quel respiro caldo sul viso non faceva altro che mandarla maggiormente in confusione.
«… andiamo di là…» riuscì solo a farfugliare mettendogli una mano sul petto per allontanarlo da sé quel che bastava per avviarsi a raggiungere la porta. La aprì e continuando a dargli le spalle, uscì dalla stanza.
Damon Salvatore rimase ancora un attimo lì dentro, immobile. Poi uno sbuffo di risata gli uscì dalle labbra mentre si accingeva a raggiungere la fanciulla che aveva appena varcato la soglia.

«Matt è andato a seppellire i cadaveri. Provvederemo a fargli fare una lapide proprio in quel posto. Ammaliando qualche addetto, nessuno farà domande» stava dicendo la voce di una Meredith che Sabrina riuscì a sentire distintamente dal corridoio mentre si avviava al piano di sotto: dovevano essere in fondo alle scale a parlare.
Aveva cercato di evitare di lanciare uno sguardo alla stanza dei suoi genitori dove ancora un’ orribile tonfo di sangue lasciava la sua scia. Doveva cercare di pensare razionalmente e non farsi venire un’ennesima crisi: non poteva permetterselo. Quelle ore passate a piangere e in uno stato vegetativo, potevano bastare. E doveva anche ammettere che se adesso riusciva a stare in piedi era anche grazie alla figura di quell’uomo in nero che – lo sentiva – muoveva qualche passo silenzioso dietro di lei.
«Stefan è andato a prendere della benzina con Sage» fece, invece, una voce sospirante: quella della piccola Bonnie dai riccioli rossi 
«L’unica scusa è quella dell’incendio improvviso. Diremo che Sabrina era a casa di una di noi.» quella invece, era riconoscibilmente la voce di Elena. «Forse in questo momento solo Angel che è sua amica da anni, potrebbe aiutarla come sembra che non riusciamo a fare noi»
«Non è vero!» si decise finalmente ad intervenire, la Evans, scendendo la scalinata che la divideva di qualche metro dai suoi compagni.
Nel vederla, questi ebbero una reazione fra lo stupore e la contentezza.
«Ti sei alzata» disse la Gilbert, avvicinandosi di corsa a lei con un ampio sorriso «oh, come sono contenta» allungò le sue braccia per stringerla, quando notò la figura in nero del maggiore dei fratelli Salvatore che scendeva le scale poco dopo la bruna. Il sorriso si allungò: Quindi dobbiamo ringraziare lui.
Dalle facce di Meredith e Bonnie, si vedeva chiaramente che Elena non era stata l’unica a pensarlo.
Sabrina sorrise con un velo d’imbarazzo e tristezza «Hai ragione: c’è tanto da fare» farfugliò, stringendola a sua volta «e io voglio dare il meglio ai miei genitori» gli occhi le si fecero appena lucidi «anche se non è quello che mi aspettavo»
la bionda le carezzò i capelli con fare materno mentre la rossa si avvicinava a loro due e le stringeva in un abbraccio a tre «Loro saranno felici di saperti bene. E noi faremo di tutto per farti stare bene»
la cacciatrice annuì, avvicinandosi anch’ella alle tre ragazze «Una volta bruciata la casa» iniziò senza mezzi termini: infondo era da lei parlare chiaramente anche se a volte non sembrava il caso «sai dove andare? Se vuoi stare da Angel, nel frattempo che lei torni, puoi stare da una di noi»
quando l’abbraccio di gruppo si sciolse, Sabrina scosse il capo «Credo sia l’unica soluzio-»
«Starà da me» le quattro amiche si voltarono di colpo verso la voce che aveva appena pronunziato quelle parole: Damon.
«Da te?!» esclamarono quasi all’unisono.
«Da me.» ripeté lui con espressione indecifrabile sul volto. Poi un ampio sorriso fiero si allungò su quel viso dai bei lineamenti «Fra tutti voi, io e Sage siamo gli unici in grado di proteggerla. E io ora abito con quel pazzoide e i suoi animali, se rammentate» fece spallucce «non ho intenzione di costringere una donzella a fare sesso a tre, se è questo che vi preoccupa» 
il volto di Bonnie e Sabrina avvampò contemporaneamente mentre Meredith schioccò le dita delle mani, pronta a colpirlo «Salvatore: io e te già non abbiamo un buon rapporto. Ti conviene non peggiorarlo»
«Damon…» Elena sospirò ma poi ridacchiò appena «credo che la tua idea sia fattibile»
«Che cosa?!» quella domanda retorica quasi urlata uscì dalle labbra delle due fanciulle più timide del gruppo.
Damon ammiccò «Pettirosso, se vuoi unirti a noi non c’è bisogno di farlo capire tanto chiaramente»
La strega boccheggiò più volte per poi prendere la scarpetta che aveva al piede e gettargliela dietro.
L’uomo rise, prendendola con riflessi pronti «E mamma mia!»
«Bonnie getta una scarpa. Damon: cosa hai combinato?» la voce di Stefan, appena rientrato in casa con Sage e Matt, quasi echeggiò nel corridoio. Il fratello rise soltanto, facendo spallucce.
«Amore!» la Gilbert gli corse incontro, cingendogli il collo con le braccia «Abbiamo pensato che – fino al rientro di Angel – Sabrina potrebbe stare da Damon e Sage»
«Che?!» il fratello minore dei Salvatore inarcò un sopracciglio guardando prima la sua amata e poi suo fratello «Ti comporterai bene, spero. Per una volta»
«Io mi comporto sempre bene, noioso Stefan» rispose l’altro con uno sbuffo ironico «bene secondo i miei standard»
«Oh, mais qu'est bonnes nouvelles!» (Oh, ma quale buona notizia!) Sage allungò un sorrisino per poi portare le mani unite e ammiccare verso la ragazza divenuta da solo poche ore, orfana «Ci divertiremo un sacco, mon cherì
«Ehm…» Matt si schiarì la voce, alzando al cielo due recipienti di benzina «allora… che facciamo con queste?!»
Sabrina ebbe un colpo al cuore nel notarle e d’istinto strinse una mano a Damon ancora accanto a lei. Lui inarcò un sopracciglio ma la lasciò fare, quasi incurante, mostrandosi indifferente alla cosa. Ma poi quella stessa mano strinse quella della ragazza.

Ciò che accadde nelle ore che seguirono fu per la Evans quasi troppo veloce. Sentiva ancora il calore della sua casa in fiamme e lo sguardo fermo che aveva su di essa mentre la vedeva cadere a pezzi per poi allontanarsi prima che qualcuno si accorgesse del fuoco e li trovasse lì.
L’unica cosa che aveva voluto salvare, oltre a qualche vestito, era quel diario iniziato solo da poche pagine. Sentiva un masso nel petto e quasi le sembrò che le gambe non la reggessero più, ma non voleva e non poteva ancora lasciarsi andare… almeno non prima della cerimonia funebre per i suoi amati genitori.


Caro Diario,
è accaduto tutto davvero troppo in fretta. Ieri sera ho dovuto fingere di trovarmi a casa di Elena e quando lo sceriffo mi ha chiamata per darmi la brutta notizia, non è stato molto difficile per me, piangere quelle lacrime già versate, per la morte della mia mamma e del mio papà.
Perché si: sono morti… e tutto a causa di quel maledetto Shinichi. Io so cosa vuole da me, ma posso assicurarti che non riuscirà mai ad averla vinta. Lo devo ai miei genitori. E a Damon. Già, Damon. Sono a casa sua, adesso. È da ieri sera che dormo qui ma lui è stato fuori fino a pochi minuti fa. Non so dove sia andato ma io sono rimasta sola con Sage che mi ha piacevolmente fatto compagnia.
Tra poche ore ci sarà il funerale dei miei e non sono davvero pronta ad affrontare tutto questo. È da ieri in tardo pomeriggio che cerco di non crollare più… ma credo che durante la funzione funebre non riuscirò a farne a meno e tornerò a disperarmi. Spero solo di riprendermi presto da questo dolore e questo shock che so non passeranno mai ma che so anche di dovermi portare velocemente alle spalle per poter affrontare una dura battaglia che mi coinvolgerà maledettamente da ora in avanti. Non so nemmeno se vivremo fino a questa notte.
Ho paura.

PS: E Angel non risponde alle mie chiamate. Dove diavolo sarà finita con suo padre?!

 

 Sabrina

 


Damon le mise una mano sulla spalla nel momento in cui lei chiuse il diario e sussultò per poi voltarsi a guardarlo con un sorriso appena accennato.
Lui avrebbe voluto fare qualche battutina sul diario, ma sapeva bene quando era e non era il caso di fare lo stupido, lo spiritoso o lo stronzo. Nonostante tutto lo sapeva benissimo.
La ragazza annuì a quella domanda silenziosa per poi alzarsi dalla sedia della camera che le era stata affidata – confinante con quella del vampiro dai capelli corvini - «Sono pronta» farfugliò, aggiustandosi la gonna di quel vestito nero «andiamo.»

La funzione religiosa per il funerale non durò molto. In quel periodo invernale di fine ottobre Sabrina non sentiva neanche il freddo nelle vene, tanto era quel glaciale inverno che ormai le occupava il cuore.
Sebbene sapesse che non fosse opportuno, chiese di essere lasciata per qualche minuto da sola a dare l’ultimo saluto ai suoi genitori. Una lacrima solitaria le rigò il volto quando ormai fu sola con il solo rumore delle ali di un corvo che svolazzava sopra la sua testa.





Oo Angolino Dell'Autrice oO


Che dire. Questo capitolo dicevo tanto: non riuscirò a scriverlo per mancanza d'ispirazione - e invece mi sono uscite 6 pagine delle quali sono molto soddisfatta :) spero piaccia anche a voi <3
Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi, recensendo o leggendo soltanto <3
Ci vediamo nel capitolo ventitreesimo (wow e chi si aspettava che questa storia divenisse così lunga XD)
Un bacio <3

Vostra MikuChan

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Capitolo 24
*** Capitolo Ventitreesimo ***


--- Capitolo Ventitreesimo ---



Caro Diario,
è una settimana, ormai, che vivo nell'appartamento di Damon – con Sage a farci compagnia ma che da qualche giorno è sparito nella Dimensione Oscura con Taalon e Saber per cercare un qualcosa che possa esserci d'aiuto contro i Kitsune che hanno ucciso i miei genitori -.
Secondo il parere di Stefan, Damon dovrebbe intestarmi l'appartamento per evitare che un qualsiasi vampiro non autorizzato entri e possa farmi del male, ma né io né suo fratello siamo stati d'accordo. Non so dirti quale sia stato il motivo che abbia spinto Damon a rifiutare ma il mio è stato un senso logico: Shinichi e Misao sono dei demoni che a quanto pare non hanno problemi ad intrufolarsi nelle abitazioni altrui senza alcun invito, ed è contro loro che stiamo combattendo quindi una simile precauzione sarebbe del tutto inutile.
Capisco la preoccupazione di Stefan, è anche carino a preoccuparsi per me... ma al momento mi sento in una fase di totale apatia. Mi viene spesso da pensare che coinvolgerli in una simile battaglia per una “sciocchezza” che riguarda solo me e non la loro incolumità, è del tutto un atto stupido ed egoistico.
Potrei cedermi a quel maledetto Kitsune come desidera, dargli un benedetto bambino e alla fine concludere la mia esistenza.
Non sono di certo un tipo depressivo che tenta atti suicida, non lo sono mai stata... ma qui non parliamo solo di me. E sinceramente mettere in pericolo la vita delle persone a cui tengo solo per salvare la mia non è né da me né una voglia che ho o una cosa sulla quale sono pronta tranquillamente a passarci sopra.
La morte dei miei genitori è stata come strapparmi una parte del mio cuore dal petto e ancora mi incolpo per la loro dipartita... è stata solo colpa mia e di conseguenza non ho intenzione di permettere che anche altri paghino questo prezzo. Non per me.
Quando Damon mi lascerà sola, troverò il modo di agire.



«Sei sempre qui a scrivere sciocchezze!?» Sabrina sussultò quando il corpo di Damon Salvatore le fece ombra mentre si chinava per sbirciare le parole su quel diario comprato solo da poco tempo come a voler dare forma al detto “casa nuova, vita nuova”.
Si preoccupò di chiuderlo velocemente ma senza destare sospetti ed allungò un sorriso appena accennato.
Nonostante la convivenza e quello che era accaduto fra loro quella notte che sembrava ormai così lontana, non era accaduto null'altro.
Una parte di lei era dispiaciuta e voleva chiedere per il vampiro cosa avesse significato il sesso avvenuto senza premeditarlo, per lui. Era stato improvviso, entrambi si erano lasciati andare senza pensarci due volte... ma nessuno dei due ne aveva fatto alcun riferimento.
Ma per quanto volesse chiedere spiegazioni, altrettanto cercava di evitarle sopratutto per il piano che aveva in mente.
Se avesse anche solo minimamente sospettato che il bel moro avesse avuto un qualche affetto per lei – confermando quelle sensazioni che provava spesso ma alle quali evitava di dar peso -, allora non sarebbe più riuscita a mettere in atto il suo piano suicida ed egoisticamente avrebbe desiderato di vivere – rischiando la vita di tutti – solo per stargli accanto.
O poteva anche accadere il contrario, chissà. 
Ma preferiva non rischiare.
Fece spallucce e gli rivolse la parola «Elena mi ha raccontato di come hai letto il suo diario più volte e dato che lo hai fatto anche col mio prima di questo, eviterò di tenerlo in un posto che tu possa trovare facilmente»
il vampiro si rimise composto e rise mostrando la bianca dentatura dai canini leggermente più appuntiti del normale «E tu credi che io non conosca la mia casa?! So dirti dove si trova ogni singola vite»
«Allora vorrà dire che ne creerò una io che tu non sappia»
Damon rise sonoramente a quella frase prevedibile e alzò le mani in segno di resa «Touchè!» chinò appena il viso di lato per poi osservarla con espressione più seriosa «Non avrai intenzione di commettere qualche sciocchezza suicida, vero?! Ci siamo già passati troppe volte con Elena e sinceramente non ho intenzione di star dietro ad un'altra mocciosa col complesso del supereroe.»
un brivido gelido le percorse la schiena a quelle parole: Damon era davvero troppo previdente!
Ma non poteva permettere che sospettasse anche solo minimamente di aver ragione. Ed in parte era anche stanca di essere paragonata ogni qual volta ad Elena. “Non fare questo perché lo ha fatto Elena”. Era dannatamente frustrante e fastidioso.
Si mise una mano sul cuore con finto fare affranto e cercò di essere più sincera possibile «Si. Mi hai scoperta» sospirò col tono di chi chiaramente stava scherzando ed alzò lo sguardo su di lui «Adesso hai intenzione di chiudermi qui – legata al letto, magari - ?»
il Salvatore assottigliò lo sguardo e per un attimo alla Evans mancò il respiro per la preoccupazione che la sua messinscena non avesse funzionato. Ma al contrario di ciò che temeva sul volto di Damon si allungò un sorriso sollevato seppur sinistro «Non sarebbe una cattiva idea» disse prima di scompigliarle i capelli e darle le spalle «Ma proverò a fidarmi di te. Per una volta.»
Ahia.
L'aveva praticamente colpita in pieno petto peggio di una pallottola.
Damon non si fidava di nessuno. Damon non si era mai fidato di lei. Damon Salvatore portava dentro delle ferite così grandi che lei si chiedeva come riuscisse a portarne tranquillamente il peso senza mostrare un attimo di cedimento o preoccupazione.
Le avevano raccontato di come si comportasse da stronzo per scappare da quei calci che aveva avuto ogni volta... ma vederlo era davvero diverso.
Quando lo vide avvicinarsi alla porta fu spinta dal desiderio di allungarsi, correre verso di lui e fermarlo, ma invece rimase ferma su quella sedia come se vi fosse stata incollata.
Strinse i pugni «Dove vai?»
Il giovane uomo si voltò a guardarla dalla spalla con malizia «Ehi: devo prenderla come un modo carino di invitarmi a restare con te?»
Sabrina arrossì e gonfiò le gote voltando lo sguardo lontano dalla sua visuale «Ciao. Sparisci.»
in quell'istante però sentì quella mano fredda afferrarle saldamente il mento e il suo sguardo s'incatenò a quello oscuro del vampiro dai capelli corvini. 
Usare l'ipnosi su di lei però non era possibile visto che da qualche giorno avevano iniziato – sotto consiglio di Bonnie – a farle assumere della verbena. 
Allora cosa diavolo sta facendo..?!
Il cuore perse un battito nell'attimo in cui Damon avvicinò il volto sempre più al suo sino a poggiare la fronte contro quella di lei e leccarle le labbra con la punta della lingua «Non farmi pentire di averti lasciata sola» sussurrò con voce raggelante e quasi minacciosa mentre si allontanava nuovamente da lei.
La Evans sentì un vento gelido sfiorarle il viso accaldato per la presenza dell'uomo.
Non capì subito cosa volesse dire se non quando lui varcò la soglia della sua camera da letto e le parlò prima di andare via ed uscire qualche minuto dopo di casa «Vado a nutrirmi. Non fare sciocchezze.»
E quando si ritrovò sola la paura di ciò che poteva già fare – forse troppo presto – prese il sopravvento.

«Non trovi di stare un po' troppo fermo a far nulla, onii-chan?!» Misao sbuffò scocciata mentre limava le lunghe unghia laccate di smalto rosso, seduta su quel divano in pelle bordeaux della loro villa antica in una delle lune Kitsune della Dimensione Oscura.
Shinichi – voltato fino a pochi attimi prima ad osservare le lune alte in cielo, dalla finestra della loro camera da letto – le regalò un'occhiata fugace.
«Che gusto ci sarebbe ad attaccare una preda nel momento in cui si aspetta l'attacco, nee-chan: sai dirmelo?!»
la sorella inarcò un sopracciglio e fermò per un attimo la lima per alzare lo sguardo ed incrociare quello dorato di suo fratello maggiore. Lo invitò a continuare e il demone allungò un sogghigno «Io preferisco procurare paura nel cuore e nell'animo delle persone, dovresti saperlo. Rendere la loro vita un inferno pieno d'ansia su come e quando verranno uccisi; spaventarsi per il minimo rumore o la prima penombra della notte; camminare per strada col cuore in gola e sussultare ad ogni tocco imprevisto ed infine – ormai convinti di preoccuparsi inutilmente per tutto – avvicinarmi a loro e spaventarli ancor più nel momento di guardia abbassata e godere delle urla impotenti mentre ottengo ciò che sono andato a prendere.
Questo è ciò che amo pregustarmi prima di attaccare una preda.» 
Misao ridacchiò con il suo solito tono di voce squittente e fastidioso mentre tornava a fare il suo lavoro di bellezza «A volte credo che tu sia davvero pazzo e diabolico più di quanto né io né te immaginiamo»
il ragazzo allungò ancor più il sorriso e fece qualche passo per avvicinarsi alla sorella ma il suo avanzare si fermò nel preciso istante in cui anche Misao fermò il movimento della mano con la lima e il ghigno di entrambi risuonò come una musica lugubre in quella stanza accompagnata dalla voce di quell'umana che stava invocando il nome del diavolo.
Shinichi guardò la donna Kitsune e materializzò una porta con una delle chiavi demoniache «A quanto pare ho una visita da fare. Infondo non è cortese far attendere una donna che chiama con così ardore e paura il tuo nome».
 



Oo Angolino dell'Autrice oO



Yeah! Ho il computer nuovoooo *^*
Devo essere sincera: arrivati a questo punto non so quanti cavolo di capitoli mancano alla fine xD non immaginavo neanche di riuscire ad arrivare a 23 con tante idee. Bah, secondo me mi prolungherò ancora per molto - per la vostra gioia o tortura xD -
Shinichi è un vero demonio ma devo ammettere che sono fiera di me sopratutto per quanto riguarda interpretare lui che a parere mio è il personaggio più difficile da capire e scrivere.Non credevo di avere una mente tanto diabolica e perversa(?)
Ahah.
Detto ciò, ringrazio tutti voi che recensite e leggete soltanto. Mi piacerebbe sapere il vostro parere scritto ma so che non tutti si divertono a recensire quindi vi ringrazio anche solo di leggere. Per me è già tanto vedere la mia storia nelle preferite di 97 persone <3 (senza contare i seguiti o da ricordare)
Ci vediamo nel capitolo 24 <3
Un bacio a tutti voi <3

MikuChan

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Capitolo 25
*** Capitolo Ventiquattresimo ***


--- Capitolo Ventiquattresimo ---

L'aura umana che fino a qualche attimo prima lo aveva invocato era improvvisamente sparita, allontanata da qualche parte. Shinichi inarcò un sopracciglio per poi assottigliare gli occhi perplesso.
Sabrina Evans, quella che quasi riteneva la donna del suo nemico più potente – Damon – prima lo aveva evocato e adesso non si trovava in quell'appartamento dalle pareti rosse e i mobili eleganti in stile moderno.
Si lasciò scappare uno sbuffo sogghignante. Non ci avrebbe messo molto a localizzarla ma come aveva detto a sua sorella Misao pocanzi: che gusto c'era ad attaccare una preda quando se lo aspettava(?!).
Se la piccola e stolta umana voleva giocare, allora avrebbe giocato volentieri. Infondo si sapeva quanto lui amasse simili svaghi, se così li si poteva definire.
Se era fuggita per paura o se fosse stata scoperta da qualcuno, poco importava «Vorrà dire che ci divertiremo a torturare qualcun altro ancora un po', prima di passare a te, ai» schioccò le dita e facendo ricomparire la chiave Kitsune, aprì un varco che lo conducesse dalla sua prossima vittima sacrificale.

«Ma dico io: sei impazzita per caso?!»
Sabrina non sapeva dire con certezza cosa fosse accaduto in quei brevi istanti in cui aveva visto una luce materializzarsi nella stanza – dalla quale si aspettava l'entrata in scena del demone volpe -. Sapeva solo che un attimo prima era lì mentre l'attimo dopo eccola nella foresta poco lontana dalla sua abitazione ormai in cenere e la casa di Angel e suo padre.
E poi per l'appunto c'era la sua amica dai lunghi capelli corvini e gli occhi di un intenso azzurro cielo che la scuoteva – tenendola con entrambe le mani sulle spalle – con fare nervoso e a dir poco furibondo.
Sicuramente era stata lei ad allontanarla da casa di Damon ad una velocità impressionante.
«Volevi per caso farti uccidere?! Non sono sparita per vederti andare incontro al suicidio, deficiente!» le parole arrabbiate che l'amica continuava a sbraitare a voce alta arrivarono al suo cervello quasi in un secondo momento e per un attimo la guardò spaesata, come se avesse appena compreso ciò che era accaduto.
«Angel..?!» farfugliò con espressione mista fra stupore e tristezza. Strinse affranta gli occhi e allungò un sorriso tremante «Sei tornata...»
la vampira fermò per un attimo il suo scuoterla e rimase in silenzio il tempo necessario per guardarla con preoccupazione. In effetti Stefan le aveva parlato del lutto della sua migliore amica e essere così dura una volta riviste dopo settimane poteva esser sembrato esagerato. Ma diavolo! Si era preoccupata da morire quando aveva sentito quelle stupide parole d'evocazione ad una morte certa dopo uno schifo di stupro!
«Si» disse soltanto con espressione ancora seria, ancora troppo arrabbiata per riuscire ad allungare un sorriso almeno confortante «sono tornata stamani e sono passata da Stefan che mi ha dato spiegazioni sugli ultimi avvenimenti»
«Angy...» le labbra di Sabrina tremarono ancora come lievemente il suo corpo mentre gli occhi marroni si riempivano di lacrime che però non colarono immediatamente sulle guancia rosee «mi sono preoccupata così tanto...» singhiozzò prima di stringersi a lei e lasciarsi andare ad uno sfogo di pianto quasi rannicchiandosi come una bambina che si sente finalmente al sicuro fra le braccia materne. White dapprima rimase appena sorpresa per imbarazzo, poi allungò finalmente un debole sorriso, stringendola a sua volta mentre l'amica continuava a parlare «è stato terribile... e avevo paura di aver perso anche te, l'unica parte della mia famiglia che mi è rimasta. Credevo che fossi arrabbiata con me per quella stupida lite a casa di Stefan – che ti giuro ho già dimenticato -. E credevo veramente di non vederti più! Per quanto io voglia bene a tutti loro, ad Elena, Stefan, a tutti... tu non sei sostituibile da loro. Loro non saranno mai quelle braccia di sostegno che sei tu...»
Angel nascose delle gote arrossate a quelle parole e quasi si commosse voltando il capo di lato mista fra felicità e imbarazzo dato che proprio non se le aspettava, sopratutto perché il motivo per il quale era sparita con suo padre non era affatto quello che la sua migliore amica credeva.
«Sabri...» la scansò lievemente da quell'abbraccio per guardarla ancor seria in volto «non fare mai più una cazzata del genere: intesi? Sul serio. Non sono andata via per il motivo che credi tu. Per me è tutto ok fra me e te, stupida.»
la Evans, ancora con le labbra protese verso un'espressione di dispiacere, annuì, sentendosi subito stupida per aver fatto una simile sciocchezza in quel momento di debolezza e depressione. Ma sentiva che ora la vicinanza di Angel l'avrebbe aiutata a superare la cosa tutti insieme.
E si sentiva in colpa per Damon, adesso. Se lui fosse tornato e non l'avesse trovata, avrebbe perso del tutto quel briciolo di fiducia che aveva deciso di darle con tanta fatica dato il suo passato.
«D'accordo...» farfugliò ma la vampira la scosse appena
«Me lo devi promettere» sapeva bene che una promessa per entrambe era importante, quindi l'unico modo per essere sicura che non facesse più simili atti suicida era fargliene fare una «E dopo ti riporterò indietro e ti spiegherò tutto» fece una lieve smorfia disgustata «e a tal proposito dobbiamo discutere di questa convivenza col demente dei Salvatore. Non oso neanche immaginare cosa ti abbia costretta a fare»
Sabrina rise appena a quella frase e annuì ancora una volta «Va bene. Lo prometto» fece mentre l'altra allungava un sorriso soddisfatto «E ti giuro che Damon e io non abbiamo fatto niente in questa settimana. Siamo quasi stati come due estranei che si danno solo il buongiorno e la buonanotte – tanto per dire -» 
l'altra inarcò un sopracciglio «Mi vuoi far credere che Mister tiprendocontrolatuavolontàvuoiononvuoi schifoso bastardo: non ha fatto nulla di nulla?! Cazzo. Allora dovete essere entrambi malati. Tu per la tua attrazione per lui e lui per boh, qualcosa che avrà» alzò un dito di colpo per enfatizzare le ultime parole «che sicuramente non è un sentimento! Lui sentimenti non ne ha»
Sabrina alzò gli occhi al cielo fingendo uno sbuffo «Portami indietro prima che perdiamo anche la sua alleanza, và!»

«Si può sapere chi ti ha invitato ad entrare in casa mia?» Damon inarcò un sopracciglio rimanendo per un attimo fermo sulla soglia della porta d'ingresso quando vide Angel seduta sul divano in pelle nera del salotto che parlava con Sabrina.
Avevano deciso di comune accordo di non dire niente al vampiro dell'evocazione suicida della sciocca umana.
White allungò un sorrisino sornione «E' la casa di un vampiro, deficiente. Non ho bisogno di essere invitata ad entrare.»
il Salvatore si chiuse la porta alle spalle e diede uno sbuffo «Allora forse dovrei accettare l'idea di Stefan di intestare la casa a questa piaga umana»
«Ehi!» Sabrina si tolse una pantofola per poi buttargliela contro «Questo è il ringraziamento per tenerti la casa pulita e cucinare. Ma tu guarda!» 
«Ti ricordo che cucini per la tua vita, bambolina cara: non per me. Io bevo ben altro» le sorrise di scherno rilanciando la pantofola ai suoi piedi e lei arrossì di colpo mentre si avvicinava alle donne per poi accomodarsi con poca grazia sulla poltrona davanti al divano – divisi da un piccolo tavolino in vetro -.
Angel diede una veloce occhiata all'amica e si fece sempre più convinta di quanto fosse in uno stato critico quella ragazza. Forse era davvero amore per Damon, ma lei sperava che fosse solo una cosa passeggera. Quell'uomo era troppo meschino per lei e non aveva di certo intenzione di cederla ad un tipo come lui. La sua migliore amica meritava di meglio.
«Quindi cosa ci fai qui?!» ribadì il vampiro corvino spostando la sua attenzione sulla vampira «Mh?»
«Sono qui per romperti le scatole con un allegro dibattito. Non lo trovi un buon motivo?» la ragazza tornò a dargli attenzione – seppur minima – col sorriso beffardo lungo i lineamenti pallidi del viso «Prima di tutto potrei elencarti le cose che non mi piacciono di questa storia, partendo dalla vostra convivenza che sono sicura sia per un secondo fine»
Damon portò una mano sul petto «Touchè! Hai scoperto i miei piani di maniaco sessuale su donne appena maggiorenni. Non sai a quanti Ménage à trois l'ho costretta a partecipare con me e Sage»
A quel nome la mora sussultò impercettibilmente mentre la mente si allontanò ad improvvisi pensieri all'incontro casuale che aveva avuto nella Dimensione Oscura con il ragazzo in questione.

«Essere venuta qui con l'aiuto di mio padre è stata una vera perdita di tempo. Maledizione!» Angel sbuffò mentre si incamminava per le stradine illuminate costantemente da quel fastidioso sole rosso.
Nella Dimensione Ocura – fatta eccezione per le inavvicinabili lune Kitsune dove dimoravano quegli schifosi demoni – non esistevano il giorno e la notte. Il sole era costantemente rosso a causa di quel sole – che lei immaginava essere in realtà una delle lune – rosso alto nel cielo ad ogni ora. Quindi dormire era stato del tutto impossibile e non solo per il soggiorno in quello schifoso Motel gestito da quei pochi esseri umani che erano costretti a vivere in quel mondo come schiavi degli esseri della notte.
Che vita di merda, si ritrovò a pensare la vampira mentre cacciava dalle labbra l'ennesimo sbuffo.
Più di una settimana persa in quel posto inutilmente. Quelle volpi erano dannatamente astute da non permettere a nessuno di avvicinarsi alle loro dimore. Persino pagare qualcuno per aver un pass o farsi accompagnare era impossibile. Si chiedeva seriamente come avrebbero fatto ad affrontare quel problema. E l'idea di aver lasciato sola Sabrina per tutto quel tempo non la rassicurava affatto. Ma almeno poteva dire di essersene andata solo per il suo bene, e non per sempre.
«Angel?! Vous êtes ami Stefan et Damon Angel, non?» (Angel?! Tu sei Angel, l'amica di Stefan e Damon, vero?)
La ragazza si ritrovò quasi costretta a girarsi a quelle parole dette da una voce alquanto familiare seppur conosciuta da poco. Sorrise però nel ritrovarsi di fronte la figura affascinante e muscolosa di quel vampiro dalla carnagione abbronzata e i lunghi capelli rossi che come al solito – a torso nudo – camminava accompagnato dal suo cane demoniaco e quel falco sulla spalla dalle unghia infilzate in quella pelle ormai abituata: Sage, se non ricordava male. Il francese.
«Bah, di Stefan certo ma di Damon possiamo anche cancellarlo» rispose con una risatina mentre lo salutava con lo sguardo «E tu devi essere Sage, se non ricordo male, il vero ed unico amicogay di quel vampiro di merda»
il rosso inarcò un sopracciglio a quelle parole guardandola dapprima con stupore per poi scoppiare a ridere sonoramente «Io non sono gay!»
«Oh...» Angel arrossì appena per la gaf, grattandosi il collo dietro la nuca «scusa... è che sembri così... affiatato con lui che...»
«Sono bisexuels» 
le parole della mora si bloccarono di colpo mentre gli regalava un'occhiata con fare quasi ovvio «e allora è lo stesso»
il vampiro francese schioccò la lingua per poi dissentire muovendo l'indice della mano sinistra «Invece est différent» le enfatizzò con lo stesso fare ovvio dell'altra «mi piacciono entrambi i sessi, mon tresor» 
«... si... d'accordo...» gli diede le spalle come per andarsene e lasciarlo solo quando lui le afferrò un braccio con fare curioso 
«Cosa ci fai nella Dimensione Oscura tutta sola? E sopratutto: come sei entrata qui?» infondo lui era uno dei Guardiani e vedere una persona del tutto “normale” entrare ed uscire senza problemi quando anche lui non aveva il potere di riportarvici Damon, era del tutto inusuale.
«Hai tempo da perdere?» ed infondo Angel pensò che quell'affascinante compagnia non sarebbe stata del tutto male o inutile.

Meglio dimenticare quel che è successo dopo. Pensò fra sé tornata alla realtà da quel momentaneo Flash Back interrotto dal suono della porta che si riapriva.
Damon sbuffò sapendo già di chi fosse tornato
«Damon! Mon amour!» Sage allargò le braccia in segno di saluto seguito a ruota dai suoi fedeli animali mentre chiudeva la porta di casa una volta entrati tutti nell'abitazione «Ti sono mancato?»
«Per niente» sbuffò l'amico voltando lo sguardo altrove nell'appoggiare il gomito sul manico della poltrona e appoggiare la guancia nel palmo della mano alzata.
Intanto, però, allungava un sorrisino.
Sabrina ridacchiò nel salutare Sage e quando il vampiro si voltò per ricambiare e notò Angel, un largo sorriso si allungò sul suo volto raramente malizioso «Regardez qui est ici» (Guardate qui chi c'è)
Angel sospirò. Il mio sesto senso non sbaglia mai. 

 


Oo Angolino dell'Autrice oO



Holaaaaa! <3 <3 <3
Dio da quanto tempo era che non aggiornavo a soli due giorni di distanza da un capitolo e l'altro xD che dire, questo miracolo è dovuto ad una certa Hinata che non solo ha risvegliato le mie idee e la mia voglia di scrivere flash, ma ha anche recensito facendo la nottata tutti i miei capitoli uno x uno senza fermarsi (in meno di 24h, gente!) quindi eccole per regalo un capitolo con il ritorno della nostra cara Angel. In questa storia succedono sempre più casini e ormai sono convinta che arriverà a 100 capitoli(?)
Sperando che vi piaccia il mio lavoretto vi ringrazio ancora tutti per le recensioni e le letture che regalate alla mia ficcy <3
Un bacio a tutti voi e ci vediamo nel capitolo 25 <3

MikuChan

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Capitolo 26
*** Capitolo Venticinquesimo ***


AVVERTENZE: Questo capitolo contiene contenuti piccanti.


--- Capitolo Venticinquesimo ---



Erano passati un paio di giorni da quando Angel aveva incontrato Sage nella Dimensione Oscura. 
Quel giorno, ancora chiusa in quel luogo tetro, gli aveva dato appuntamento in casa sua, avendo la sicurezza che il padre fosse impegnato.
Non le andava di parlare per strada, e l'unico posto che conosceva sicuro, era proprio la loro abitazione momentanea.
Non aveva potuto invitarlo prima per via del carattere iperprotettivo, per quanto avesse potuto dirgli che era gay - essendo fermamente convinta che lo fosse -, non le avrebbe mai permesso di restare da sola in casa con un uomo.
Testardo com'era aveva rifiutato di credere che la sua 'bambina' fosse cresciuta. 
Sghignazzò, sapendo che il padre non la pensava minimamente capace di avere qualche rapporto ravvicinato con un essere di sesso opposto.
Era vero che si era fermata ai preliminari, mai andata fino in fondo, ma per una sua decisione e non di certo per altro. Si era ripromessa che non si sarebbe concessa prima della maggiore età, per quanto gli ormoni la facessero impazzire.
Ora che era maggiorenne però, tornata a Feel's Church, non aveva incontrato nessuno di realmente interessante, apparte Stefan. Non faceva altro che pensare al minore dei Salvatore che le aveva stregato il cuore ormai da troppo tempo…
Peccato quest'ultimo avesse occhi solo per la stupida umana che reputava “la sua fidanzata”. 
Prima o poi avrebbe escogitato un piano per farle avere 'casualmente' un incidente mortale, ci poteva scommettere!
Osservò l'orologio malridotto alla parete della sua camera dove la carta da parati sembrava reggersi per miracolo, e agguantò dei pantaloncini neri ed una semplice maglia a maniche corte rossa, prima di scendere al piano di sotto.
Le 18:30, a momenti il rosso sarebbe arrivato.

Il padre era tornato sulla terra degli umani per delle faccende urgenti, così ne aveva approfittato per chiamare Sage. Non le piaceva molto stare sola in quel posto, la inquietava.
Sentì bussare alla porta, sussultò scansando tutti i pensieri di pocanzi, e nascondendosi dietro la lastra di legno, la fece cigolare per permetterle di mostrandole la figura di Sage, accompagnato come suo solito dall'inseparabile Saber e Taalon. 
Non aveva pensato agli animali ma fortunatamente avevano un giardino sul retro.
«Ehi, ti dispiace se ci spostiamo fuori?! Se mio padre trova qualche pelo o piuma, scopre che ho fatto entrare qualcuno e mi ammazza...» disse, grattandosi la nuca con evidente disagio.
«Nessun problema, mon tresor.» il mezzo vampiro rispose con un cenno della testa, indicando la porta del giardino ai due compagni che eseguirono immediatamente l'ordine.
«Posso dargli qualcosa?» chiese, poi, la bruna, avvicinandosi al frigorifero.
«Della carne cruda andrà benissimo.» fece, lui, accomodandosi alla sedia più vicina alla portafinestra.
La giovane si piegò verso l'ultimo scomparto in basso, lasciando in bella mostra le lunghe gambe perlacee.
Il rosso sbuffò un una risatina compiaciuta e accavallò le gambe, nell’osservarla. Doveva crederlo davvero gay ai punti estremi, per ignorare così tanto il fatto che fosse un uomo, infondo.
La corvina prese due belle fette alte di carne e le mise in due ciotole, prima di muovere qualche passo ed arrivare ai due animali per disporle davanti a loro; accarezzò il grosso cagnone e tornò al frigorifero.
Era una situazione alquanto strana ma infondo era stata lei a chiamarlo per chiedere aiuto, no?! Nella Dimensione Oscura, da quanto era lì, non aveva scoperto altro che cose che già sapeva, sui due Kitsune… a parte il fatto che avevano più alleati di quanto si credesse. Davvero non c’era modo a parte la loro forza, di uccidere quei due pazzoidi?!
Nonostante quei pensieri, preferì voltarsi verso Sage e fare gli onori di casa «Lei, invece, cosa desidera, signore?» fece, mostrando l'interno del frigo abbastanza vuoto.
«Hai da bere? Magari qualcosa di super alcolico?» fece lui in tutta risposta, sogghignando. Se aveva accettato di aiutarla, a dire il vero, non era solo per la sua amicizia con Damon che lo spingeva a farsi in quattro per salvare la donna che il ragazzo al momento aveva a cuore, nonostante non volesse ammetterlo, ma era anche perché, doveva essere sincero, aveva notato un certo non so che in Angel sin dal primo sguardo che si erano scambiati inconsapevolmente. Quella ragazza aveva qualcosa di così simile a lui che per la prima volta in tutti i suoi secoli di vita, lo facevano sentire meno solo nel suo io. Infondo lui era il figlio di Satana e di una vampira… e chi meglio di un mezzo sangue come Angel, poteva capirlo?! Anche se non le aveva parlato per nulla di sé, a parte del suo ruolo come Guardiano della Dimensione Oscura per ordine di suo padre.
«Mh, abbiamo un intenditore qui, eh?!» sorrise lei, mettendosi sulle punte per raggiungere uno scaffale alto.
Sentì il rosso alzarsi dalla sedia e raggiungerla e le fece scivolare una mano su un fianco, mentre aderendo alla sua schiena si all'ungo alle sue spalle per raggiungere le bottiglie.
Il sangue iniziò a ribollirle nelle vene. Non capiva il motivo… ma Sage aveva un non so che di simile a lei… lo aveva capito da subito. 
Da quanto tempo non aveva un contatto così ravvicinato con un uomo?! 
Dei brividi iniziarono a percorrerle tutta la pelle quando lo sentì distaccarsi dal suo corpo.
«Questo andrà benissimo» le sorrise, mostrandole la bottiglia di Jack Daniel's ancora non aperta.
Quest'ultima un po' rossa in volto gli sorrise di rimando, tornando al frigo e prendendo la Vodka alla pesca. «Io opto per questa».

Erano seduti a quel tavolo da ormai un paio d'ore.
La giovane gli aveva spiegato dettagliatamente come era riuscita ad entrare nella Dimensione Oscura, grazie a delle conoscenze sicure del padre.
Era incredibile come fossero riusciti a trovarsi in quel luogo impenetrabile e dannatamente enorme, nonostante potesse non sembrarlo.
L'uomo osservò il tavolo completamente coperto di carte, e portò una lunga ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio destro, cercando di raccapezzarsi su quello che erano riusciti a mettere insieme con le loro scoperte forse inutili. 
«Allora... cerchiamo di ricapitolare...» fece la ragazza, parecchio nervosa. 
Sage la osservò portarsi freneticamente le lunghe ciocche dietro le orecchie senza darsi pace. 
Si erano scolati entrambi diversi alcolici, e l'aria cominciava a farsi pesante nonostante fossero entrambi vampiri e forse l’alcool non avrebbe dovuto procurare chissà quanti effetti dannosi.
«Shinichi e Misao arrivano a Feel's Church richiamati dall'energia sprigionata dopo il ritorno di Elena dall'Altro Lato. Vogliono impossessarsi della Città e rivendicare il Potere delle linee energetiche...» iniziò il rosso leggendo un foglio dove avevano appuntato diverse cose. 
«Per riuscirci, stringono un'alleanza con quel coglione di Damon, nel quale Shinichi ha precedentemente insinuato un malach, controllandone la volontà. La volpe maledetta lo costringe a sequestrare Matt ed Elena. Poiché i due ragazzi si rifiutano di fare ciò che gli viene ordinato, Damon li frusta e beve il sangue di Matt. Porta poi via quella gallina di Elena in auto, ma la biondina si lancia fuori dalla portiera e il suo gesto fa liberare Damon dal controllo di Shinichi...» continuò lei, massaggiandosi le tempie per le troppe informazioni.
«Il kitsune viene raggiunto da Damon, che lo intrappola in un Kekkai insieme a sua sorella, e porta il vampiro nel loro cottage nel bosco, dove lo lascia a curare Elena. Successivamente, i due kitsune catturano i loro amici e li torturano, ma la ragazza interviene e riesce ad afferrare Misao. Dopo aver perso tre code, la kitsune le rivela due indizi su come trovare Stefan ed intanto, Shinichi, lotta contro Damon...» Sage sorrise di quello scambio di parole nel mettere insieme i pezzi del puzzle.
«Temporaneamente sconfitti, i due fratelli decidono di aiutare Elena e gli altri a recuperare Stefan: Shinichi inserisce nella mente di Damon la mappa per la Dimensione Oscura.
Al ritorno del gruppo con Stefan, Shinichi compare davanti ai loro occhi sotto forma di ologramma e, mentre li distrae, cerca di portargli via una sfera stellata di Misao, ma viene fermato da Matt e Damon. Successivamente, a causa dell'utilizzo del Potere contenuto nella sfera stellata da parte di Damon, Misao inizia a deperire fisicamente, rischiando di morire…» Angel si alzò dalla sedia, allungandosi verso un mobile basso da cui prese una bottiglia di vetro.
«Il fratello, furioso, intercetta Bonnie ad una vendita di schiavi nella Dimensione Oscura e la tortura, cercando intanto di capire come sia venuta a conoscenza della storia sui Sette Tesori Kitsune, rubati alla sua razza molto tempo prima. La rossa gli viene portata via da Damon. Shinichi, allora, torna a Fell's Church sotto le mentite spoglie di Stefan, ma viene subito scoperto e imprigionato, insieme a Misao, che aveva tentato lo stesso trucco. I due kitsune riescono però a liberarsi. Misao, ormai troppo debole, viene assorbita dal fratello, che torna nella Dimensione Oscura per raggiungere la sfera stellata più grande che esista per metterci dentro la sorella, cosicché si possa riprendere...» concluse infine, Sage, sistemando i fogli in un unica pila, osservando divertito la ragazza che cercava di aprire la bottiglia. 
Finalmente riuscitaci tornò barcollando verso il tavolo poggiando la bottiglia. 
«Vous ne pensez pas que vous avez eu assez, jolie?» (Non pensi di aver bevuto abbastanza, carina?) Chiese, il rosso, poggiano il mento sulla mano al bordo del tavolo.
«Oooh non cominciare a parlare in francese, che non ci capisco niente... » fece, quest'ultima, versando il vino rosso come il sangue dentro il bicchiere del ragazzo.
«Uhlalà! Non mi dire : è proprio quello che penso io?» chiese con sguardo complice, Sage, afferrando il bicchiere e facendo oscillare al suo interno il liquido tanto simile al sangue.
«Se intendi il Black Magic... si: proprio quello...» Angel si sedette sul tavolo, accavallando le gambe. Osservò il rosso sorseggiare lentamente quel vino così saporito, invidiando sia il bicchiere che quel nettare stesso, per riuscire ad entrare in contatto con quelle labbra così carnose e succulente che purtroppo non avrebbe mai potuto avere.
Ma che diamine di pensieri le venivano in testa?! Sicuramente era colpa dell’alcool. 
Sospirò frustrata, afferrando direttamente la bottiglia e bevendo anche lei.
«Chérie, je ne pense pas que vous pouvez résister à beaucoup d'alcool.» (Tesoro, non credo tu regga molto l'alcool.) ridacchiò, vedendo come la ragazza si fosse letteralmente attaccata alla bottiglia. Si alzò dalla sedia raggiungendola al bordo del tavolo. «E se ne volessi ancora un pò?!» chiese malizioso, poggiando le mani al bordo, ognuna rispettivamente accanto ai suoi fianchi.
La corvina finalmente si staccò la bottiglia dalle labbra, assumendo un colorito ancora più acceso e sorridendo al ragazzo. «Oh, se solo tu non fossi Gay, ti avrei dato volentieri il vino in un'altra maniera...» scherzò, afferrando nuovamente il suo bicchiere e riempiendoglielo.
Il vampiro roteò gli occhi al cielo per poi tornare ad osservarla. «Mi pare di averti già detto che sono bisessuale.» ribadì, allungando un braccio e prendendo il bicchiere.
«E mi sembra di averti detto, che per il mio parere, bisessuale è uguale a Gay.» disse lei, agitanto un dito per imitare un'insegnante che riprende un alunno. «Non vedo come una persona attratta dallo stesso sesso possa provare attrazione verso quello opposto...» sentenziò, sorseggiando le ultime gocce dalla bottiglia.
Era proprio un ipocrita. Lei era la prima a provare qualcosa verso la sua migliore amica, ma allo stesso tempo, era innamorata di Stefan.
Sentì le dita del rosso afferrarle la nuca e staccarla dalla bottiglia per poi trascinandole il volto davanti il suo e catturarle le labbra per unirle alle sue.
Le fece dischiudere le labbra muovendo la lingua, recuperando il vino che lei stava sorseggiando poco prima.
Si staccò e si leccò le labbra umide «Era questo che intendevi?» ripulì, malizioso, con il pollice, un rivolo di nettare sfuggitogli dalle labbra.
La corvina arrossì ancora di più se possibile e scivolò dal tavolo portandosi dietro la bottiglia. 
«Se volevi ancora vino potevi dirmelo... » fece, ignorando volutamente il bacio. Cosa cavolo si era messo in testa quel mezzo deficiente ?! E perché adesso il cuore le batteva così forte ?!
Ehi ehi ehi! Datti una calmata, Angel! Ami Stefan, ami Sabrina... e adesso provi attrazione per Sage?! Faccio più schifo di Elena... a questo punto... 
«Maintenant, faites aussi la sainte douceur?» (Adesso fai anche la santa, dolcezza?) Sage appoggiò una mano al fianco, quasi non scoppiando a ridere per la sua reazione ben poco credibile. Si... quella ragazza era davvero interessante... e lui ne aveva conosciuti di uomini e donne, prima di lei, ma mai nessuno gli aveva fatto quell’effetto, nemmeno la sua infatuazione secolare per Damon.
Non gli era affatto dispiaciuto il contatto ravvicinato con la giovane vampira... per niente.
La sua pelle emanava un buon odore, e la sua bocca aveva il sapore di quel delizioso nettare che stavano sorseggiando pocanzi.
Si avvicinò nuovamente a lei, sporgendosi verso la bottiglia.
Quest'ultima la strinse al petto. «Eh no, niente più vino finché non ammetti di essere Gay!» disse lei, ridacchiando per scacciare quei pensieri tristi di poco prima.
«Non vedo perché dovrei dire il falso. Mi piacciono sia gli uomini che le donne. Soprattutto se queste sono delle belle ragazze» fece, prendendole un braccio per riappropriarsi della bottiglia.
Ma la ragazza con un gesto fulmineo svuotò il contenuto rimanente dentro la sua bocca, per poi sorridere a bocca chiusa e riaprirla in sua direzione facendogli vedere il vino che tanto desiderava.
Il rosso inarcò un sopracciglio, chinandosi poi verso il viso di lei, leccò un rivolo che minacciava di cadere dall'angolo della bocca e tornò a baciarla immediatamente intrecciando la lingua alla sua, che stavolta rispose energicamente.
Quella donna stava giocando con il fuoco, e le avrebbe dimostrato come si sarebbe scottata.
Sorrise al pensiero di possedere quel giovane e candido corpo, che sentiva ardere sotto di lui, più il bacio si faceva vorace.
Effettivamente da un po' di tempo non affondava lo stress nei piaceri carnali.
Quella ragazza gli andò a genio, sarebbe stata un'ottima compagnia, in quel luogo così buio e deprimente.

La corvina osservò il rosso sovrastarla, mettendogli poi le mani sul petto. «Non mi prendi in giro così facilmente, sai?!» fece, cercando di scansarsi da quella posizione. 
Sentì i fianchi sbattere contro il bancone della cucina, le mani di lui su di essi per tenerla ferma.
«Ti ho fatto scherzare abbastanza sulla mia sessualità, petite... è ora che ti dimostri cosa vuol essere bisessuale..» le sussurrò all'orecchio, scendendo poi lentamente a leccarne il lobo.
Un brivido le percorse tutta la spina dorsale. Sentì il cuore cominciare a battere sempre più velocemente, man mano che la lingua del ragazzo scendeva sul suo collo.
Sentì inspirare l'odore della sua pelle, maledicendosi per non aver messo un profumo particolare quella sera La presa sui suoi fianchi si rafforzò.
«Vous ne dites pas ... vous êtes une vierge...» (Ma non mi dire... sei vergine..) sorrise maliziosamente... un vampiro vergine... questa gli era davvero nuova.
Una mano salì carezzandole le curve sino ad afferrarle i capelli dietro la nuca, portandole la testa all'indietro e affondò i canini nella candida carne della ragazza, facendole sprigionare dalle labbra un lamento simile ad un gemito. 
Quest'ultima si aggrappò alle sue spalle per non cadere rovinosamente a terra. 
Tra i vari giramenti di testa dovuti all'alcool e quelli ora dovuti al rosso che stava banchettando con il suo sangue, perse forza nelle gambe.
«Era una vita che non assaggiavo sangue vergine...» fece, Sage, finalmente staccatosi dal suo collo per fiondarsi nuovamente sulle sue labbra.
La ragazza si lasciò finalmente andare in quel gioco lussurioso, e ricambiando il bacio passionale, scese soavemente con le mani ad accarezzare i pettorali scolpiti.
Delineò il contorno dei capezzoli, scendendo ancora fino ad arrivare all'attaccatura dei pantaloni.
Avrebbe infilato immediatamente le mani nella sua biancheria intima, ma non volle sembrare troppo frettolosa, così si dedicò a carezzare sensualmente la sua erezione attraverso la stoffa leggera che la ricopriva.
Sentì il respiro caldo del rosso scottarle la pelle già bollente di suo e sorrise, decidendo di sorprenderlo un po'.
Se effettivamente non era del tutto gay, avrebbe fatto di tutto per fargli preferire le donne. 
O meglio, per fargli desiderare lei.
Piegò le ginocchia, ritrovandosi a pochi centimetri dalla sua sessualità e strofinò il viso, sentendola pulsare. Scoprì delicatamente il sesso del giovane e lo prese tra le mani, carezzandolo prima di circondarlo tra le sue labbra.
Sentì il ragazzo sussultare a quel contatto, alzò lo sguardo e lo guardò con fare malizioso.
Lo vide poggiare le mani al di sopra del bancone, chinando il capo, facendo così ricadere la cascata di lunghi capelli rossi sulle sue spalle.
Quanto tempo era che non si divertiva a quel modo?! Che non trovasse una ragazza tanto sfrontata?!
«Nous sommes débrouillards, hein?» (Siamo intraprendenti, eh?) chiese, ironico, poggiando una mano sulla testa della ragazza, trattenendola ancora un po' per provare altro piacere.
Dopo qualche altro minuto di fugaci giochi di lingua che gli fecero scappare qualche mugolio, la sentì rialzarsi.
«Adesso tocca a me...» Angel poggiò le mani sulle spalle dell'uomo che aveva di fronte e si mise a sedere sul bancone, allargando le gambe e avvicinandolo di più a sé.
«Sei sicura di quello che fai, ragazzina...? Vuoi sprecare la tua 'première fois', con me?» chiese, più per non aver problemi che altro, carezzandole l'interno coscia con delicatezza.
Lei rise di gusto. «Che problema c'è?!» chiese retorica, leccandogli l'attaccatura tra collo e spalle. «Tu mi piaci, e non credo nel principe azzurro...» affondò i canini sulla spalla destra del ragazzo, assaporando il dolce fluido che sgorgò copiosamente.
Sentì un gemito caldo e profondo uscire dalla gola del rosso, che gli fece vibrare l'intera gabbia toracica.
Le mani cominciarono a vagargli per il corpo, insinuandosi dentro i suoi indumenti, afferrarle un seno e stringerlo talmente forte da doverla far staccare dalla sua spalla per gemere.
Quest'ultimo si avventò nuovamente sulle sue labbra, facendo scendere le mani ai pantaloni e sfilandoli.
Non ci pensò due volte ad accarezzare la femminilità calda ed umida che sussultò a quel contatto.
White lo vide sorridere soddisfatto nell’abbandonare le sue labbra mentre spostava l'intimo di alto, facendo spazio ad un dito che la penetrò senza troppi ripensamenti.
Un urlo le uscì dalle labbra quando sentì affondare in lei un corpo estraneo per la prima volta. La prima cosa che constatò era come il dolore iniziale lasciava spazio al piacere, sentendo il dito dell'uomo muoversi delicatamente in lei e poi sempre più voracemente.
Lo vide che con la mano libera afferrò il suo membro e si avvicinò di più a lei. Uscì velocemente e dolorosamente il dito completamente bagnato e lo portò alle labbra, ripulendolo con la lingua, poi si chinò su di lei insinuandosi ancora di più tra le sue gambe, che sembravano cominciare a fare un po' di resistenza.
Un pensiero le balenò per la mente, se un solo dito era riuscito a farle tanto male, come pensava di poter accogliere in sé, qualcosa di talmente grande?! Fece per fermarlo ma quando le parole stavano per uscirle dalla bocca, il rosso la penetrò di scatto, sentendola poi aggrapparsi a lui e affogando un urlo sulla sua spalla.
Sage sentì le unghie scalfirgli la pelle, graffiandolo. La ragazza doveva aver cambiato idea all'ultimo momento, beh, problemi suoi, aveva voluto giocare, adesso non si poteva abbandonare il gioco nel bel mezzo del divertimento.
La ragazza inarcò la schiena, ormai compiaciuta delle attenzioni dell'uomo verso il suo corpo, e in un gesto spontaneo allargò tremante le gambe, dandogli così il consenso per potersi muovere. Voleva sentirlo ancora e ancora di più, era una sensazione troppo meravigliosa.
Quest'ultimo captò immediatamente il suo segnale e aumentò i movimenti di bacino, sentendola tremare ad ogni spinta.
Gemiti sempre più alti uscirono fuori dalle labbra della corvina, che ormai non si tratteneva più.
Sentì le mani di lui afferrarla per i glutei e sollevarla di peso, trasportandola verso il divano.
Angel si aggrappò a Sage, ansimando ad ogni suo passo, sentendo ancora il suo sesso dentro di lei.
Lo vide sedersi con ancora i loro corpi uniti e allargò le gambe mentre la afferrava per i fianchi e cominciava a muoverla ritmicamente dall'alto al basso.
Sentì la ragazza prendere immediatamente confidenza con il movimento che li univa sempre più affondo, tanto che non dovette più guidarla.
Abbandonò le braccia lungo il corpo, buttando la testa indietro contro lo schienale, godendo dei movimenti della giovane che ormai, rapita dalla lussuria, muoveva da sola il suo corpo su di lui.
Il suo ego stava godendo di soddisfazione.
Quando sentì avvicinarsi all'apice del piacere decise che avrebbe fatto provare la stessa cosa anche a quella ragazza tanto testarda ed intraprendente.
L'afferrò per le spalle, e con uno scatto la spinse violentemente contro il basso, penetrandola completamente.
L'estasi non tardò ad arrivare, facendolo rantolare dal piacere, abbandonandosi nuovamente sullo schienale, con le mani che dalle spalle scendevano lungo le esili braccia della mora.
La sentì contrarsi intorno al suo sesso e qualche secondo dopo si accasciò sul suo petto, sudata e ansimante, percorsa da qualche tremore di tanto in tanto.
Le fece scivolare una mano lungo la testa e le sistemò i capelli arruffati quando la sentì ridacchiare sommessamente. «Et maintenant, pourquoi riez-vous?» (Ed ora, perché ridi?) chiese, inarcando un sopracciglio.
«Beh...» lei cominciò «credo che infondo tu abbia ragione..: non sei totalmente gay.»

«Damon! Mon amour!» Sage allargò le braccia in segno di saluto, seguito a ruota dai suoi fedeli animali mentre chiudeva la porta di casa una volta entrati tutti nell'abitazione «Ti sono mancato?»
«Per niente» sbuffò l'amico, voltando lo sguardo altrove nell'appoggiare il gomito sul manico della poltrona e appoggiare la guancia nel palmo della mano alzata.
Intanto, però, allungava un sorrisino.
Sabrina ridacchiò nel salutare Sage e quando il vampiro si voltò per ricambiare e notò Angel, un largo sorriso si allungò sul suo volto raramente malizioso «Regardez qui est ici» (Guardate qui chi c'è)
Angel sospirò. Il mio sesto senso non sbaglia mai. E nel vederlo, quei ricordi mi sono scattati nella mente anche non volendoli. Ahhh… maledizione!
Non che lei volesse far finta che nulla fosse accaduto... solo che, adesso, non sembrava il momento giusto... e le cose non si erano svolte proprio come lei avrebbe voluto.




Oo Angolino dell'Autrice oO



Mi sono solo ora resa conto, facendo un giro della storia, del fatto che la sua prima pubblicazione è stata nel 2009.... cioè, un attimo... davvero voi mi sopportate da così tanto?! Io mi sarei già mandata a quel paese ahahah aggiorno così lentamente che non so come mi sopportiate. Purtroppo negli ultimi anni aggiorno ancor più di rado perché ho un lavoro in un Centro Commerciale che mi occupa quasi tutta la giornata, una cosa però potete saperla: AGGIORNO. SEMPRE. Ora prima o dopo non ha importanza. Aggiorno, SEMPRE. Non capiterà mai che una mia storia venga interrotta senza un finale, mai. La aggiornerò sempre finché non giungerà alla fine. Con questa premessa, spero voi vogliate seguirmi comunque e avere la pazienza che io non avrei ahahah xD
Sperando che questo sciocco capitolo vi sia piaciuto (ci tenevo a dedicare spazio ad Angel e Sage xD), vi ringrazio di cuore e spero di rileggerci presto. Nel mentre, se volete, potete seguirmi nella mia pagina FB come mangaka.
https://www.facebook.com/StrawberryDrawings/?fref=ts
Un forte bacio.

MikuChan

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