§Seven Months§ - Put a Ring On It.

di Devilcat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***





§ Seven Months §
Put a Ring on It.




Prologo.



Saltello per tutta la camera su una sola gamba, cercando di infilarmi al piede una delle mie migliori Jimmy Choo. Ma l'ultima mia conquista notturna mi spinge dolcemente contro il muro e preme le sue morbide labbra sulle mie.
<< ...mmmm...Enrique, ti ho già detto che mi fai impazzire?>>
<< No.>>
<< Baciami ancora.>>
E lui lo fa.
Mi attira a sè, catturando il mio respiro e tutta la mia attenzione. Faccio scivolare lentamente le mie braccia sulle sue spalle e con le dita gli solletico la nuca.
<< Peccato che devo andare.>> Miagolo, guardando il mio maschione dritto negli occhi.
<< Non farlo. Resta qui.>> Mi sussurra lui all'orecchio.
Nonostante la nostra prima ed ultima focosa notte di passione, la sua voce bassa, rauca mi dà ancora i brividi, brividi di piacere.
Non riesco a staccarmi dal suo corpo muscoloso, dai suoi allenatissimi addominali, ma soprattutto dalla sua bocca vogliosa. E' così bello che gli scatterei una foto..
<< Sai che non posso. Ho un importante appuntamento con il notaio. Magari un giorno ci incontreremo di nuovo, però...>>
Sono abbastanza convincente da ingannarlo, vedo l'arresa nei suoi occhi di cioccolato e dentro di me sorrido.
Io vinco sempre.
Finalmente libera dall'ultimo mio giocattolino, vado alla ricerca dei miei indumenti, sparsi un pò ovunque. Raccatto il tailleur beige, la camicia vintage e mi fiondo nella stanza da bagno, chiudendomi la porta alle spalle.
Sospiro..Anche divertirsi è stressante.
Mi avvicino allo specchio, mentre i miei tacchi dodici sbattono sulle mattonelle di ceramica bianca. Appoggio placidamente le mani sul lavello e mi osservo allo specchio.
Il mio viso è un pò insonnolito, ma le chiare occhiaie sotto i miei occhi sono rimaste tali, senza diventare grosse borse.
Non ho dormito molto, ma sembra avermi giovato. I vaporosi boccoli rossi mi cadono naturali sulle spalle, sfiorandomi il collo ed il mio sguardo sbarazzino assieme alla spruzzata di efelidi sul nasino all'insù mi fanno sembrare una bambina impertinente. Le labbra carnose si piegano in un sorriso malizioso, prima di cominciare a muoversi.
<< You're hot then you're cold...You're yes then you're no.. You're in and you're out...You're up and you're down.>>
Sono abbastanza stonata, da capire quando smetterla di imitare le grandi star della musica.
Ma anche se la voce frizzante di Katy Perry non mi frulla più per la testa, continuo a muovere i fianchi e le mani a tempo.
Il piccolo show finisce quando mi accorgo con sgomento che la finestra è aperta ed un uomo mi sta fissando con interesse. Strillo con tutta la forza che ho, prima di correre verso il davanzale e chiudere gli infissi.
<< Maniaco>> Grido allo sconoscosciuto guardone, sebbene ora non possa più spiarmi.
<< Tutto ciò è disgustoso>> Dico a me stessa e questa sarà inaspettatamente la frase del giorno.

* * *


Sgambetto sul marciapiede con disivoltura ed indosso i miei nuovi occhiari scuri. La giornata è calda, tipicamente NewYorkese.
Il cielo è limpido, privo di nuvole. Guardandolo mi sento meglio, come se riuscisse ad infondermi la forza necessaria ad affrontare gli impegni di oggi.
Stringo al fianco la borsa, nella quale si tuffa aggraziata la mia mano. Tiro fuori il cellulare, sul cui display compare una busta minuscola, indizio che è arrivato un nuovo messaggio.
<< Appuntamento..con..il notaio James Wathertrou alle 10:00. Kevin>> Leggo il messaggio del mio manager e lo cestino immediatamente.
<< Pensa forse che me ne sono dimentcata?>> Esclamo furibonda, impugnando il telefonino come se si trattasse di una arma letale.
<< Credo che abbia ragione lui. Sono le dieci, signorina e lei è ancora qui.>> Mi risponde un omone che è comparso da chissà dove.
Basso, con la barba ed il pancione.
Ma alle sue parole sono costretta a gettare un'occhiata all'orologio, legato al polso. In effetti..Sono le 10:oo
<< Ed ora come ci arrivo allo studio privato?>> Mi domando sempre ad alta voce.
<< Posso aiutarla io - Interviene orgogliosamente l'omone - Si dà il caso che io sia un taxista e che abbia un taxi.>> Ed infine mi indica una tozza macchina gialla, la cui carrozzeria non è poi tanto splendente.
<< Grazie. Accetto volentieri la vostra offerta.>> Gli dico, seguendolo, per poi scivolare all'interno dell'abitacolo. Mi accomodo sul sedile ed accavallo le gambe con eleganza.
<< Upper West Side, amico>> Dice una voce al mio fianco che io riconosco immediatamente. Mi tolgo subito gli occhiali e rivolgo il viso alla mia sinistra.
<< Kevin!Che ci fai qui?>> Insorgo, lanciando al mio manager un'occhiata truce.
<< Mi accerto che la mia protetta adempia ai suoi doveri da stellina del cinema>> Mi canzona lui scherzosamente.
Kevin è il mio manager, una specie di factotum personale. Un tipo slanciato e bruno, mai abbronzato ed irriverente. Sempre sulle sue, sempre contenuto. Non l'ho mai visto arrabbiato, nè in lacrime.Non posso dire di conoscerlo veramente..Ma i suoi occhi sono unici: uno azzurro ed uno verde. Ogni volta che mi guarda ho la strana sensazione che possa leggermi nella mente.
<< Come sapevi che avrei fatto tardi?>> Chiedo insolente, imponendomi di non farmi intimidire da lui.
<< Ho semplicemente chiamato in camera qualche minuto fa ed Enrique Ledge mi ha detto che te ne eri andata. Cosa facevi con Enrique Ledge, Nicole?>>
<< Mi riproducevo.>> Rispondo schietta, spiazzando Kevin. Tanto vale non girare attorno alla questione, ma essere diretti e concisi. So che la mia abitudine di "divertirmi" assieme ad altri divi dal corpo invidiabile irrita Kevin più di qualunque altra cosa..E' il suo punto debole ed io me lo gioco bene..
Tutto il resto del viaggio lo trascorriamo nel silenzio più assoluto ed io me lo godo, occhieggiando le vetrine dei negozi.
Dior,Louboutin,Versace,Valentino. I miei occhi si posano su abiti, manichini,accessori dal design irresistibile. Altre donne fanno lo stesso, donne adoranti che pigiano davanti alla vetrina solo per poter essere ammesse ai santuari della bellezza per eccellenza. Come vorrei essere tra di loro, invece di starmente in un taxi in compagnia del manager più antipatico che sia mai esistito.Troppo permaloso per i gusti. Se vado a letto con una celebrità, non saranno affaracci miei?
<< Siamo arrivati>> Annuncia il taxista, sorridendo ad entrambi. A me di più, ne sono sicura..
<< Grazie ed arriverci!>> Squittisco allegra, prima di uscire dal taxi.
<< Sei pronta?>> Mi chiede con voce atona Kevin, dopo avermi raggiunto.
<< No.>>
<< Peggio per te.>> Ed è il mio turno di rimanere impietrita, le labbra ridicolarmente arricciate in un cerchio perfetto. Mi riprendo presto dalla sopresa e lo seguo fedele, entrando con lui in un palazzo in stile antico. Saluto preziose colonne e rigogliosa edera rampicante, prima di varcare la soglia. L'atrio spazioso è arredato con cura, grazie ad un'innegabile tocco femminile. Probabilmente il notaio è felicemente sposato e la sua mogliettina sarà una donna disponibile e sempre sull'attenti.
Mentre Kevin sbriga i dovuti convenevoli con una segretaria biondissima dalle gambe troppo lunghe, io mi incammino verso una porta, misteriosamente socchiusa. Non resisto alla curiosità e mi affaccio. Uno studio ed anche bello grosso.Un tappeto persiano, una statua greca ed una scrivania...
<< Signorina Nicole Vincent, prego entri pure. La stavo aspettando>>


Continua..

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***





§ Seven Months. §
Put a ring on It.




Capitolo 1.

Non è oro tutto ciò che luccica.






Odio quando mi chiamano con il mio vero nome. Nicole Vincent.
Per gli amici, gli amanti ed i paparazzi io sono Nicky Vince. Ex fidanzata di Orlando Bloom ed Ashton Kutcher..Ex modella, nuova stellina del cinema americano.
C' è un solo uomo su questa maledetta terra che si ostina a rifiutare il mio splendido pseudonimo..Il mio manager. Quando le sue labbra, perennemente tristi, pronunciano il mio vero nome in presenza di pericolosi testimoni, un conato di vomito striscia infido lungo la mia gola.
E non sto esagerando..
Ho sempre pensato che vita privata e vita lavorativa non dovessero essere mai mischiate. Guai si profilano all'orizzonte per coloro che osano infrangere questa implicita legge. Nessuna pace vi sarà per lo stupido vip che unirà in un grottesco tutt'uno gli affari di casa e quelli di Hollywood.
Proprio per questo in pubblico sono Nicky e Nicole solo ed esclusivamente per i miei parenti. Perfino mia madre sa che il mio primino nome è off-limits.
Detto questo, vi sembra logico il mio turbamento, quando il notaio mi saluta proferendo le innominabili tre silabe. Rispondo con un sorriso di circostanza, mentre attraverso lo studio, diretta verso la scrivania. Tra me e me recito il magico mantra del "Calma e Ragiona", ma una rabbia funesta si impossessa delle mie mani che si chiudono a pugno. Per evitare probabili colluttazioni, le infilo nella calde tasche del jeans.
Mi accomodo sulla sedia, trovandomi di fronte il caro Wathertrou. Un uomo dalla chioma argentata, affabilmente posato nel suo elegante completo di Cavalli. Deve avere più di cinquanta anni, ma non ha perso un certo fascino leonino, che brilla nei suoi occhi di ambra.
Anche lui mi sorride, come se non avesse fatto altro se non attendere la mia venuta. Forse troppo artificiosa l'espressione solenne stampata sul suo volto, segnato da sottili rughe.
<< Miss Vincent, ho convocato lei per un questione della massima urgenza e non intendo girare attorno alla questione>> Esclama Wathertrou, fissandomi con una curiosa attenzione. Il tono sbrigativo, però, mi rincuora. Non mi piacciono le persone dai discorsi filosofici. La praticità è l'essenza della mia vita.
<< Mi dica.>> Rispondo sintetica, ma decisa. Sembra esserci un duello tra me e lui, il perdente distoglierà lo sguardo, il vincitore otterrà nelle sue mani il controllo su tutta la situazione.
<< Suo zio, il conte Aymeric Edmond Bertrand è deceduto due mesi fa. Ma, a causa di problemi burocratici, il suo testamento è stato visionato solo ieri. Lascia ogni suo bene, ogni sua ricchezza a lei.>> Con poche parole, il notaio mi scaraventa nella più confusa sorpresa.
Avevo conosciuto mio zio solo un anno fa, non sapevo nemmeno di avere sangue nobile , sebbene tutt'ora non abbia la stessa importanza di cento anni fa. Quando mia madre mi aveva confessato di essere una contessa, la sera del mio ventiquattresimo compleanno, non ero riuscita a spiccicare parola per lunghi minuti. Da quel giorno in poi, avevo cominciato a nutrire interesse per la nobiltà francese, che sebbene in declino, non aveva perso il suo mistero affascinante..
<< Non è possibile. Non dovrebbero essere i suoi figli ad ereditare il suo patrimonio?>> Domando con voce roca.
<< Il conte non aveva figli, miss Vincent. Non si era mai sposato. Ed ecco che arriviamo al secondo punto di cui volevo parlarle.>> Ed il sorriso del notaio si illumina. Sono certa che adora questi momenti. Lui sa tutto, è il padrone del mondo, mentre chi gli sta di fronte bazzica nella completa oscurità..
Non riesco ad immaginare come possa esserci dell'altro...Il fatto che io sia diventata un'ereditiera è giù abbastanza surreale..
Ma lentamente la meraviglia viene sostituita da un'interessante eccitazione. Forse l'idea di diventare stra-ricca non mi disgusta molto...Forse diventare proprietaria di un enorme castello medievale potrebbe rivelarsi una svolta nella mia vita, una svolta che potrebbe assicurarmi ancora più successo..Avere un maggiordomo al tuo servizio ventaquattro ore su ventiquattro scatenerebba l'invidia di chiunque.
In realtà, non so quanto mio zio fosse ricco e quanti castelli o fortezze mi abbia lasciato. So solo questo: ogni tanto la fortuna ti bacia le chiappe. E quando succede ti sembra di sentire il canto degli angeli, il suono lontano di campane a festa.
<< Suo zio ha posto, però, una condizione.>> Ed ecco il caro notaio pronto ad interrompere le mie fantastie, le mia fantasie da bellissima e veneratissima milionaria...
<< Una condizione? Di che genere?>>
<< Se vuole ereditare il suo cospicuo patrimonio, deve sposarsi...>>
<< Un giorno lo farò..>> Scherzo e dalle mie labbra fuorisce una risatina isterica. L'idea di sposarmi non mi ha mai sfiorato. Innanzitutto ho solo venticinque anni e non desidero assolutamente convolare presto a nozze. Nemmeno se il futuro sposo è Brad Pitt .
<< Entro sette mesi...lei dovrà maritarsi - Continua l'uomo, progendomi un foglio dattiloscritto - oppure tutti i milioni e tutti i castelli appartenuti a vostro zio andranno in beneficienza. E voi li perderete, per sempre..>>
Per sempre
Quelle due paroline risuonano come un'eco nella mia mente e così vedo Ambrogio salutarmi ed anche la Ferrari, la lussuosa Jacuzzi ed il range di cavalli purosangue..Tutti mi scoccano affettuosamente un bacio d'addio e scompaiono, così come la fortuna li ha condotti da me.
Bruscamente prendo il documento dalle mani del notaio e frettolosamente leggo quelle sottili righe nere che riempono tutta la pagina.
E' tutto vero!
Ogni parola di Wathertrou è vera!
Alzo lo sguardo da tutte quelle cifre e parole pompose. Non esito nel gettare stizzata il foglio sulla scrivania.
<< Tutto ciò è disgustoso. Lui...Lui..non può pretendere che dopo pochi mesi possa trovarmi qualcuno..qualcuno che voglia sposarmi!>> Mi oppongo, indicando la pila di documenti come se potessi davvero cambiare le cose. Ma, dentro di me, la speranza in una soluzione semplice ed inattesa non muore.
<< Può farlo. E l'ha già fatto, Miss Vincent. Da oggi ha sette mesi. Solo sette mesi.>>
Improvvisamente mi sento stufa di tutto questo. Non intendo sposarmi per arricchirmi. Non voglio gettare al vento la mia preziosissima libertà solo per un mucchio di quattrini che nemmno mi sono meritata.
Mi alzo di scatto, mandando al diavolo la buona educazione. Sono stanca di sembrare una brava ragazza. Io sono cattiva.
<< Pretendo due giorni per rifletterci. E mi chiamo Vince. Nicky Vince.>>


* * *



Mi sento intrappolata in una bolla, una bolla che separa me dal resto del mondo. Non un sogno, dato che i sogni sono belli, pieni di luce..ma un incubo. Poter aver tutto, ma nello stesso tempo costringersi a rinunciare a questo, mi riempe di risentimento. Provo rabbia e non poca. Mi sfugge il motivo di questo tiro malandrino della sorte..
Sono sicura di avere un aspetto incantevole, ma uno zombie potrebbe essere più sereno di me. I soliti occhiali scuri mi dividono dalla realtà, dai colori vivaci della vita ed io mi ci posso nascondere dietro.E' facile fuggire dai proprio problemi, piuttosto che affrontarli.
All'improvviso affretto il passo, nonostante i miei piedi mi facciano male. Urlano di fermarmi, ma non gli presto attenzione. Anche loro sono stufi di starsene rinchiusi in minuscole scarpe, scarpe che la commessa di Barney ha consigliato di comprare di un numero di meno. Solo perchè credeva che avessi voglia di adeguarmi alla moda.
Tutto per sembrare belle ed importanti. La perfezione, in effetti, non ha prezzo..
Mi mordo un labbro, impaziente di raggiungere il set. Non ho molta voglia di posare per quei dannati scatti fotografici, ma rimandare l'impegno significherebbe dover discutere con Julius..e Kevin non se sarebbe molto contento..
Quando il mio cellullare comincia a vibrare, non mi domando nemmeno chi mi stia chiamando. Sono fuggita via dallo studio del notaio più veloce di un fulmine, senza nemmeno avvertire Kevin. Probabilmente nessuno mi avrà notato...
Avvicino il telefono all'orecchio, socchiudendo leggermente le palpebre. Mi aspetto un rimprovero di quelli colossali.
<< Nicole..So che sei sconvolta. Dove sei?>> Allontano il cellulare dal viso e lo guardo sconvolta. Quella voce dolce e preoccupata non sembra nemmeno quella del mio manager.
<< Dimmi qualcosa...Ho parlato con James, sono d'accordo con te. Pensaci bene prima di prendere una decisione.>>
<< Tu cosa faresti al mio posto?>> Mi ritrovo a chiedergli, senza sapere il perchè.
<< Voglio essere sincero con te Nicole..Io non accetterei mai una condizione del genere. Il matrimonio non può essere oggetto di ricatto. E' troppo importante..>> Ho l'impressione che vorrebbe aggiungere qualcos'altro, ma Kevin non lo fa. Lo sento sospirare..e finalmente mi chiedo come cane e gatto possano parlare civilmente, se in teoria si odiano.
<< Raccontami come era questo tuo zio aristocratico.>> Insiste, mentre il groppo nella mia gola si scioglie. Coraggiosamente lo mando giù.
<< Eddy, come lo avevo soprannominato io, era un tipo...eccentrico. Aveva una sua idea su tutto. Idee che nessuno al mondo avrebbe potuto condividere, nemmeno io..- Rispondo, immergendomi nei ricordi che posseggo ancora vividi nella memoria.- Abbiamo trascorso una sola estate assieme, una delle estati più caldi che io abbia mai vissuto. Eppure Eddy l'ha resa divertente, unica....con le sue battute insolenti, con il suo fare apparentemente casuale e soprattutto con la sua mega piscina olimpionica...>>
E non so perchè ne stia parlando proprio con lui, dovrei rivivere questi momenti con le amiche. Magari davanti ad una Tv con un enorme pacco di patatine ed analcolici a volontà, come tutte le persone normali. Ma io non sono una persona normale. E non ho molte amiche, anzi nessuna...
<< Nicole, stai andando da Julius..Ora?>>
<< Si. Ci vediamo lì.>>
Perchè non vuole chiamarmi Nicky?
Interrompo la chiamata, premendo il tasto con il simbolino rosso.Ricaccio le lacrime.
Nessuna mi ha mai visto piangere, ma gli occhi lucidi sono una terribile costante che nascondo al resto del mondo. A chi non capita una giornata no?
Ho bisogno di un taxi, immediatamente. Non dovrebbe essere troppo tardi per trovarne uno che mi porti alla Fantasy Store
Stronfino lo schermo del cellulare con il pollice, ma il display rimane scuro. Osservo le quattro cifre che segnano l'orario e mi rendo conto che non ho tempo da perdere.
Nemmeno per le mie emozioni..


Continua..









Ringrazio tutti i lettori ed in particolare:
- Morfina mia ti adoro. Stai seguento tutte le mie ff!Ti lovvo tantissimo!!!
Maryt, Pink Novelist, Pirilla88, Rue Meridian e Veronica.
che hanno inserito la mia ff tra i loro preferiti.
Un bacione.
Mary.


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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***





§ Seven Months §
Put a Ring on It





Capitolo 2

Se strilla, taglia la corda.








Lo studio fotografico del grande Julius McRoy, in Cliffside Park, è una sala avvolta da una leggera penombra rosata. Ci sono stata così tante volte, per affari e non, che oramai posso considerarlo una mia seconda casa. Le pareti color pesca accolgono una miriade di sue foto. Bellamente incorniciate o semplicemente incollate al muro.. Foto di modelle. Foto con modelle . Perchè Julius, oltre ad essere schifosamente ricco e famoso, è anche molto attraente. Attira ragazze a frotte come una calamita..Da giovane era un promettente modello, tutti i migliori stilisti lo volevano per le loro sfilate.
Valentino, Versace, Stella McCartney, Giorgio Armani..Questi sono solo alcuni nomi di coloro che, in passato, hanno cercato di accaparrarsi un Julius adone, tutto muscoli e niente cervello.
Ma questo non gli bastò per molto, lui cominciò a desiderare molto di più. Ed ecco che abbandonò la scene dei defilè, per poi intrufolarsi dietro le quinte di Hollywood..
Mentre Coco Chanel piangeva la sua dipartita dal mondo succulento della moda, Julius cercava un manager che potesse rappresentarlo. Fu Kevin a conoscere per primo le sue fotografie e rimase immediatamente colpito dalla sua abilità nel cogliere l'attimo giusto, la luce giusta...lo sguardo giusto. Devo ammettere che fu intelligente, da parte sua, porre sotto la sua ala protettiva un Julius poco furbo.
Poco furbo, perchè nessuna persona sana di mente avrebbe accettato Kevin come manager. Kevin è praticamente impossibile, più pressante di una sanguisuga, con lo stesso umorismo dell'uccello del malaugurio.. è capace di sbucare ovunque ed in qualsiasi momento.
Non tenta nemmeno di sembrare simpatico...
Eppure, grazie a lui, in soli tre anni Julius ha ottenuto un successo colossale ed ora è il fotografo più gettonato di tutta New York. A differenza degli scatti altrui che rasentano la perfezione, Julius è la perfezione. Confrontarsi con lui significa aggiudicarsi una sconfitta assicurata.
Ed anche io devo molti miei trionfi a quel manager dalle mille risorse.
Ora che ci penso..Io e Kevin ci siamo incontrati per caso sei anni fa...
<< Cliffside Park. Sono cinquanta dollari.>> Mi dice il taxista, premendo pesantemente il piede sul freno. Poi si volta verso di me e getta una sua manaccia sotto il mio naso. Vuole i soldi.
<< Ecco a lei.>> Rispondo con voce acuta. Poi gli porgo una banconota da cinquanta dollari assieme ad alcune monetine sparate. << Si beva un caffe alla mia salute, con questa mancia>> Aggiungo briosa, poi apro la portiera, salutando New York con un mio sorriso sfacciato.
<< Se tutti fossero come me..Il mondo sarebbe certamente un posto migliore>> Dico tra me e me, scappando dal denso fumo grigio che fuoriesce da uno dei tubi di scappamento del taxi. La macchina gialla sfreccia via, lasciando ai passanti un odore acre di bruciato. La mano comincia a svolazzare davanti al mio naso, per scacciare quella puzza fastidiosa.
Soltanto ora, mi guardo bene attorno. << Questa..questa è la tredicesima di Ridgestreet. Fantasy Store è alla dodicesima. Ed ora come faccio?> Mormoro, mentre la disperazione mi assale.
Stralunata, oso compiere qualche passettino verso la vetrina di uno Starbucks. L'idea di farmela a piedi per un paio di kilometri non mi stuzzica molto e tutti sanno che qui, alla dodicesima di Ridgestreet, un taxi non si ferma mai, nemmeno se paghi ogni minuto con un lingotto d'oro.
Sarebbe comodo e semplice chiedere aiuto a Kevin, ma sono troppo orgogliosa per applicare verità teoriche su realtà pratiche. E per di più, sono in ritardo già di mezz'ora. Julius sarà sicuramente inferocito, mi adora, ma odia profondamente i ritardi. E come dargli torto? Lui è un fotografo da duemila dollari all'ora, non uno che se ne va in giro a regalare rullini agli sconosciuti.
Siamo legati da un sorprendente affetto sincero, ma questa non me la perdonerà.
Dopo i miei scatti, ha programmato un servizio fotografico con Kate Moss, dato che intende"Salvare la modella del secolo" e non accetterà, da me, alcuna scusa.
Calpesto il marciapiede con i miei tacchi dodici, frustrata ed arrabbiata con me stessa e con il taxista. Se solo qualcosa mi andasse bene oggi ...Prima il guardone, poi Kevin ed anche quel dannato testamento. Ed in tutto questo non ho ancora deliziato le mie papille gustative con un buon caffè caldo.
Entro subito nel locale ed avvisto un tavolo libero accanto alla finestra. Lo occupo, attraversando di corsa tutta la sala, prima che qualcuno me lo soffi proprio sotto il muso. Non appena prendo posto sulla sedia, percepisco l'inconfondibile aroma del caffè appena preparato, che possiede il magico potere di rilassarmi.
<< Cosa desidera?>> Mi chiede un cameriere,comparso magicamente al mio fianco. Tenta di infondere alla propria voce ed alla sua espressione un tono incolore. Probabilmente mi ha riconosciuta. Stelle Gemelle è un film che ha girato le sale di tutto il mondo ed io ero la sua protagonista. Ma è solo uno dei tanti film di cui sono stata interprete. Per non parlare delle pubblicità..
<< Un caffè. Grazie>> Rispondo, abbozzando un sorriso. Non sono in vena di autografi, nè di qualsiasi altro gesto di venerazione nei miei confronti.
Nemmeno il tempo di svestirmi del cappotto che il cameriere ritorna, posando sul mio tavolo il caffè..Soffio con le labbra sulla tazzina fumante, scegliendo nell'ammasso di carta colorata la bustina di zucchero più graziosa. Ad essere sinceri preferisco la zolletta, anzichè la bustina...Purtroppo bisogna accontentarsi nella vita.
Al caffè, però, non posso rinunciarvi. E' tutto, ma tutto non è caffè.
Per me quel liquido marroncino è una sveglia prepotente, le vitamine di cui il mio corpo ha bisogno, addirittura il sostegno morale nelle situazioni più difficili. Una costante alla quale non posso dire di no.
Il primo sorso è sempre il migliore, quello che ti pizzica la lingua, quello che ti dice tutto del caffè. Assaporarlo è un piacere unico che gusto lentamente, trattenendolo nella bocca, mentre il resto lo scolo senza pensarci troppo.
Sono così immersa nei miei pensieri che non mi accorgo subito del ragazzo inquietante. Alto, scheletrico e pallido se ne sta beato proprio di fronte a me, illudendosi che io lo abbia notato.
<< Posso farti un ritratto?>> Mormora con voce tremante, scrutandomi con i suoi occhi grigi e tristi.
Alla sua domanda, alzo lo sguardo verso di lui. Mi farebbe quasi tenerezza, se non avessi paura del suo sguardo. Il suo modo di osservarmi mi spaventa. Untuose ciocche castane coprono la sua fronte e due profonde occhiaie violacee solcano le sue guancie. Quello che dovrebbe apparire un sorriso è più una smorfia sgraziata, niente in confronto al sorriso sghembo che gli indirizzo.
<< Non credo sia il momento..opportuno>> Rispondo titubante, cercando nella borsa qualche dollaro con il quale pagare il conto. Fuggire, fuggire, fuggire. Questa è la mia priorità. Adesso.
<< Perchè non vuoi farti ritrarreee da me?>> Ulula improvvisamente lo sconosciuto. Poi alza le braccia al cielo, gemendo e sbattendo i piedi sul pavimento di mattonelle veneziane. Velocemente l'attenzione di tutti i clienti del locale convergono su di lui e..su di me..ovviamente.
<< Ma quella è Nicky, vero? << Nicky Vince qui?>> << E proprio la Vince? >> Sento bisibigliare qua e là. Ma i miei occhi non si distraggono. Fissano, fintamente disinteressati, il povero matto, giunto al mio cospetto.Nessuna mossa affrettata. NESSUNA mossa affrettata! Questo è quello che mi dice il cervello..
<< Mi devi scurare..- Esclamo, interrompendo la crisi isterica del ragazzo - ma devo proprio andare..>>. Mi alzo, senza alcuna esitazione, e scatto verso l'uscita. Ma sono troppo lenta ed il matto mi raggiunge, strattonandomi per la giacca. I miei occhi diventano ghiaccio ed esaminano la mano dello sconosciuto aggrappata saldamente al mio braccio.
I nostri sguardi si incrociano, follia contro ragione. E capisco che non ho nessuna via di fuga.
<< Togli la tua mano...Ora..>> Sibilo tagliente, accompagnato da una mia occhiata gelida, intimidatoria. Voce inaspettatamente rauca. Non posso sopportare questa situazione un minuto di più. Al mio tre mentale attacco..1.....2....e....
<< Hai sentito cosa ha detto la signorina?>> Sbotta una voce maschile, alle mie spalle. Il tono è così aggressivo che anche io provo paura e se fossi nel maniaco scapperei, senza farmi vedere mai più. Con soddisfazione punto gli occhi sul ragazzo e felicemente mi accorgo che ora non è più tanto spavaldo.
<< Io..io..volevo farle un ritratto.. Io...io..sono bravo>> Balbetta impaurito, levandomi la mano da dosso, con mio grande piacere. E fugge. Corre verso la porta e, dopo averla spalancata, sguscia fuori. E pensare che cinque minuti fa ero io quella che doveva darsela a gambe. Le cose cambiano in fretta, per fortuna...
Mi volto verso il mio salvatore. Voglio proprio sapere chi si sia preso la briga di difendermi contro quel ragazzo......
.......
..... E' possibile che Brad Pitt abbia un sosia?
In fondo si dice che ognuno di noi abbia sette sosia sparsi per il mondo. Magari non è proprio una palla.
Dopotutto non esiste cosa che non possa essere smentita, tranne la morte ovviamente..


Continua...









Scusate il ritardo!!!
Ringrazio tutti voi con un bacio grandisssssimo ed in particolare:
Tomsimo, Yellow B, Niacara, lilli84 e birri per aver inserito la mia ff tra i loro preferiti*-*
Spero tantu che questo ciappy vi sia piaciuto:)
Alla prossima.
Mary.


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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***





§ Seven Months §
Put a Ring on It





Capitolo 3

Se è troppo bionda, non è tua amica.









Tra i suoi capelli sembra brillare il sole ed i suoi occhi sono di un azzurro cristallino. Il mio sguardo invadente cade sulle sue labbra, generosamente curvate in un sorriso ammaliante. Non credo di aver incontrato uomo con una carnagione più chiara della sua. Giurerei che le sue origini sono nordiche. Non potrebbe essere altrimenti.
I tratti, come scolpiti nel marmo, sono spigolosi al punto giusto, il naso proporzionato ed un mento volitivo.
Assumo una delle mie espressioni più intelligenti,accompagnata da uno svolazzo della mia mano attorno al mio orecchio, per nascondere capricciosamente un boccolo.
Sono sicura che gli occhi curiosi delle persone sono ancora puntati su di noi, ma, per me, non sono altro che puntini sfocati nella mia visuale, completamente incentrata sullo sconosciuto fascinoso.
<< Tipi del genere non appena vedono una bella ragazza, non esitano ad importunarla. Mi scuso io...per lui, Madame Vince.>> Esclama il fusto, prendendo la mia mano nella sua. L'avvicina alle labbra e la sua bocca sfiora deliziosamente il mio polso. Un brivido mi scuote dentro e mi fa rabbrividire di piacere. Non solo mi ha riconosciuta, offrendomi il dovuto rispetto, ma ha compiuto anche un gesto di galanteria nei miei confronti che avevo visto solo nei film. In quei film in videocassetta, vecchi e polverosi, che ti spingono a credere nell'amore vero, l'amore che non conosce tramonti.
Sbatto le palpebre, costringendomi a tornare in me. Un uomo, qualsiasi uomo ,può essere carino, bello, addirittura bellissimo, ma io sono una star...Non una ragazzina qualunque che sbava copiosamente di fronte al primo focoso avventuriero che incontra sul suo cammino.
Il mio sorriso languido evapora e diviene affabile, controllato da un signorile perbenismo. Non per nulla sono un'attrice.
<< Vi devo ringraziare. Senza di voi, quell'uomo avrebbe potuto fare qualsiasi cosa e nessuno l'avrebbe impedito. Purtroppo>> Rispondo con voce di miele, scrutando il mio prode salvatore da sotto le mie sottili ed arcuate ciglia. La platea di spettatori attorno a noi non ha perso una sola parola di quelle che siamo dette.
<< Chiamatemi Danièl.>>
<< Bene Danièl. Io sono Nicky..>>


* * *



Abbandono Ridgestreet sul comodo e lussuoso sedile per il passeggero di una stupenda ed argentata Mercedes F-700, mentre le virili mani di Danièl Marsham stringono saldamente il volante. La sicurezza che ostenta, unita ad un'ispiegabile alone di mistero, lo rende quasi irresistibile. Quasi.
Gli sono debitrice, immensamente grata per essere precisi. Ma il contegno sul mio volto è come una maschera di bellezza: non se ne vuole andare via.
Purtroppo non abbiamo il tempo di intavolare una discussione, dato che Cliffside Park ci accoglie molto prima di quanto potessi immaginare. Deglutisco la delusione con nonchalance
Fantasy Store compare all'improvviso, un tozzo palazzone tra due imponenti e brillanti grattacieli. Non ho mai capito il motivo per cui Julius abbia deciso di lavorare in quella specie di catapecchia pericolante con tutti i soldi che si ritrova. Però, al contrario della mia indole fin troppo schietta, mi sono semplicemente limitata a non rilasciare commenti spiacevoli in proposito. Soprattutto perchè , in Cliffside Park, è severamente vietato usare la parola antico.
Quasi subito, guardando fuori dal finestrino, riconosco al terzo piano la siluette del mio amico, affacciato dal balcone del suo ufficio. Un sorriso serafico illumina le mie lucenti labbra, ravvivate da un colpetto leggero di gloss. Stranamente non vedo l'ora di incontrarlo, sebbene mi aspetti da lui una bella ramanzina. In stile professore intrensigente contro la scolaretta disubbidiente. Ma non mi importa granchè..Peccato che debba esserci anche Kevin
Dopo aver parcheggiato il suo gioiellino in un box privato, Danièl scivola fuori dall'auto e viene ad aprirmi la portiera da vero galantuomo.Nel suo elegante e costoso completo, sembra proprio essere stato sputato fuori da un altro secolo. E questo non mi dispiace affatto..
<< Come si chiama...il tuo fotografo?>> Mi chiede, non appena poggio i miei piedi sull'asfalto. Durante il tragitto sono riuscita a convincerlo a darmi del tu, dato che l'affiatamento tra di noi non sembra mancare. Lo conosco da dieci minuti, eppure sembra che ogni particella di Danièl si adatti perfettamente a me. Adoro gli uomini silenziosi, ma prestanti. E Danièl ha proprio l'aria del tipo che non dimentica la palestra nemmeno un giorno dell'anno.
<< Julius McRoy >> Rispondo, incamminandomi assieme a lui verso l'ascensore.
<< Ah...Julius, il fotografo capriccioso >> Mi sento dire e la mia reazione a quelle parole non è tra le più belle. Mi volto a guardarlo, stupita ed amareggiata da quell'inaspettata caduta di classe.
<< Il fotografo...cosa? >>
<< Mia sorella è la sua assistente. Da soli due giorni...E lui già riuscito a spaventarla. Ecco il motivo della mia venuta.>>
<< Scommetto che lei sia venuta a piagnucolare da te!>> Commento con una punta di cattiveria, il lato peggiore del mio brutto carattere. Tra le pochissime persone a cui voglio bene, c'è Julius. E l'idea che qualcuno le offenda gratuitamente mi fa infuriare come un toro.
<< No....Assolutamente. Victoria è troppo orgogliosa per ammettere che non riesce a sopportare il suo capo. L'ho capito da alcune cose che ho notato di persona.>> Ribatte lui, calcando volutamente sull'ultima parola.
<< Quali cose?>>
<< Cose..Come chiamarla nel bel mezzo della notte per un Cheesburger.>>
Davanti a noi, la porta scorrevole dell'ascensore si apre ed io sono costretta a tascere. Nel grigio cubicolo spunta una sorridente ragazza biondissima, ma di lei riconosco solo le lunghe gambe. E' la stessa segretaria del notaio di mio zio. Quella innocente cerbiatta che aveva intrattenuto Kevin con i suoi miagolii adoranti. Di cui solo la vista mia aveva annebbiato il cervello di gelosia.
<< Daaaannyyy! >> Urlacchia con tono squillante, non appena il suo verde sguardo cade su di noi.
E quel che più mi stupisce è proprio Danièl. Invece di allontare quella ragazza da copertina di Playboy con un brusco cenno della mano, l'abbraccia.
Non appena i loro corpi si dividono, posso accorgermi di quanto il sorriso di lui sia raggiante.
<< Ecco, Nicky. Lei è mia sorella Victoria. >> Mi dice, mentre cerco di vendere la mia smorfia poco lusinghiera per un sorriso sbarazzino. Dall'espressione entusiasta della biondina, credo che ci sia proprio cascata.
Mi si avvicina pericolosamente ed io finalmente scopro che definirla alta sarebbe un'offesa. Victoria è molto più che alta. Lei ha l'aspetto di un piccolo Everest..
<< Il mio nome è Vicky. Danny, davvero, non mi sarei mai aspettata che tu decidessi di compiere il grande passo. I miei complimenti per la scelta..Tra tutte, hai accalappiato proprio la tanto corteggiata Nicky Vince? - Esclama eccitata Victoria, lanciando un'occhiata complice al fratello - E, soprattutto, cosa aspettavi a presentarmela? >> Poi mi guarda e mi sento carne da macello sotto lo sguardo di un attento compratore. Ma non mi lascio intimidire da lei.
<< No, forse c'è stato un equivoco. Danièl mi ha recuperato da uno Starbucks e mi ha offerto un passaggio fin qui.>> Dopo aver parlato, capisco che molte persone non sono come me. Non sanno ingoiare la delusione e te la sbattono in faccia senza tanti complimenti.
Il sorriso di Victoria si congela, nonostante non scompaia e, da buona fanciulla qual'è, non esita nel cambiare argomento.
<< Sono sicura che tu sia venuta per Julius McRoy. E' vero che siete molto amici? Ho visto il tuo nome sulla sua agenda parecchie volte...>> Continua, invitandoci ad entrare all'interno dell'ascensore con un gesto della mano. Ed io entro, seguita da Danièl che non sembra avere voglia di intromettersi in una chiacchierata tra ragazze. Victoria pigia un bottone del quadro alla parete allungando il suo braccio e sfiorando per caso la mia spalla.
<< Scusami>> Mormora con un'espressione sinceramente dispiaciuta. E' troppo bionda, ma stranamente non arrogante. O forse la maschera che indossa le è perfettamente congeniale.
<< Di nulla..>> Rispondo, contando i secondi che mi separano dal terzo piano e dal mio fotografo preferito. Trascorrono dieci secondi o poco più, ma nessuno parla e, quando la porta si riapre, Victoria sguascia fuori più veloce di una saetta.
<< Non mi sembra una ragazza tanto stressata. Sei sicuro che Julius sia il mostro che credi?>> Domando a Danièl, dopo essermi accertata che sua sorella è abbastanza lontana e non può sentirci.
<< Non avere paura Nicky. Voglio solo conoscerlo.>> Mi risponde ed il suo volto mi appare imperscrutabile. Terribilmente imperscrutabile. Non voglio avere paura. Ma, poi, rifletto con calma ed arrivo ad una conclusione intelligente: non mi metterò mai contro questo uomo.


* * *



Devo dire, mio malgrado, che, come molte altre volte, mi preoccupo senza motivo.
Danièl non sarebbe potuto essere più educato e, quando ha scambiato con Julius una vigorosa ed amichevole stretta di mano, mi è sembrato completamente a suo agio..
Quindi, non credo che voglia giustiziarlo, almeno non per oggi. Smetto di seguirli con lo sguardo e tento invano di ascoltare quello che mi sta dicendo la modella al mio fianco. Victoria si è dileguata, lasciandomi in compagnia di una petulante Kate Moss. Possibile che una donna possa essere immensamente egocentrica? Kate ha l'abitudine di inserire all'inzio di tutte le sue frasi il pronome personale Io. L'unico e triste vantaggio è che non devo nemmeno risponderle, blatera a ruota libera, senza nemmeno aspettarsi che io apra la bocca. Comodo, ma logorante a lungo andare..
<< Io l'ho sempre detto a Valentino: una modella che non è disposta a dimagrire per il propio stilista non è una buona modella. Io ho sempre seguito una dieta molto rigorosa e dopo tanti anni mantengo gli stessi kilogrammi! Sono tutti invidiosi di me. Ecco perchè hanno fatto girare quella brutta voce>>
Silenzio. La scruto, ma non credo che voglia il mio appoggio. Infatti, poco dopo, continua da sola. << Io non ho fatto uso di sostanze stupefacenti. Quelle foto sono false!E' una congiura per cacciarmi via, come se una donna come me possa essere davvero cacciata in quattro e quattrotto>>
Ogni volta che incontro Kate è sempre la stessa storia. Non fa che negare e negare. Ma non sa che a me non è mai interessato il suo scandalo, a differenza di tutti i paparazzi che l'hanno perseguitata senza ritegno per mesi. Personalmente, avrebbe potuto anche ballare la conga completamente nuda sulla passerella del suo amato Valentino ed io non avrei pronunciato giudizio.
<< Ragazze, ragazze. Basta con i pettegolezzi. Suvvia! Dobbiamo lavorare>> Interviene Julius, pronto a salvarmi anche da Kate. Quando la modella ci volta le spalle, io gli indirizzo una occhiata riconoscente. Ho già dimenticato la lunga predica che è stato pronto a rifilarmi non appena mi ha visto entrare nel suo santuario. Lui scoppia in una fragorosa risata, dandomi una leggera pacca sulla schiena.
<< Non essere tanto cattiva con Kate. Ti ha salvato dalla mia furia. E' stata così gentile da dividere i suoi scatti con te, dato che il tuo ritardo è stato colossale.>>
<< Ma siamo sempre amici, vero?>>
<< Si. Ti vorrò sempre bene, nonostante stia sempre ad aspettarti. Un giorno o l'altro, me la pagherai...Mia bella principessa>>
Quella volta il mio sorriso è davvero sbarazzino e capisco perchè adoro così tanto Julius..E' davvero un uomo paziente, divertente ed anche fin troppo rilassante. Non c'è problema che possa resistere di fronte alla sua calma ed il suo tono tranquillo. E' una manna dal cielo nella mia vita caotica.
<< Senti..Nicky..Volevo chiederti un favore.>> Mi dice Kate, quando la raggiungo al centro del set. Dietro le nostre spalle, su un telo enorme, si stende un colorato paesaggio caraibico: palme, cocchi e sabbia dorata si mescolano alla limpidezza di un mare trasparente, mentre il cielo è schizzato di leggiadre nuvole bianche. Io e Kate, invece, indossiamo qualche pezzo di stoffa che i costumisti osano chiamare bikini..
<< Dimmi pure. Vedrò di aiutarti.>> Le rispondo, senza far trasparire la leggera agitazione che si impossessa di me. Cosa, diamine, vorrà Kate Moss dalla sottoscritta?
<< Si, vorrei tanto che tu mi aiutassi. Mi piace Julius. Vorrei conquistarlo. Ma vorrei qualche dritta. >>
Ah. Il solito. A Kate piace Julius.
Non è per me una novità sconvolgente, nè posso dire che non me lo sarei mai aspettata. Julius è molto bello:dinnanzi ai suoi capelli di una castano chiarissimo, all'altezza imponente ed ai muscoli super-sviluppati nessuna donna può rimanere indifferente.
<< Allora Nicky..Vuoi darmi una mano?>> Insiste Kate, mentre Julius si avvicina al set, impugnando una macchina fotografica professionale ultra-moderna.
<< Certo.>> Rispondo elusiva, ma abbastanza accondiscendente da soddisfarla. Restiamo entrambe in silenzio. E poi iniziano i flash...
Sorridiamo e l'ultimo scatto non ci trova impreparate: scocchiamo all'obiettivo ammiccante un bacio sensuale.
In fondo, non credo che a Julius dispiaccia un flirt con Kate Moss.

Continua...













Eccolo l'aggiornamento.
Piccolo appunto: Nulla del carattere di kate, che ho evidenziato in questo ciappy è vero.
Non so come la modella sia in realtà, nè con questo capitolo intendevo offenderla.
Come tutto il resto, è semplicemente frutto della mia fantasia ^^ Per quanto riguarda la fic...Bè...
Non vi preoccupate la trama c'è, bella e pronta..Devo soltanto svilupparla!
Una bacio a tutti i lettori ed un ringraziamento speciale va a: Emily Atwood, HOLLYWOOD, la_regina, Broken, Berenice che hanno inserito la mia ff tra i loro preferiti!
I am SSC (Sono Sinceramente Commossa)^^
- yellow b Non so quante volte te l'ho detto....ma te lo ripeto lo stesso..
Ti adoro e ti ringrazio con tutto il mio cuore...spero di aver accontentato la tua curiosità cara. 1 kissolone tutto for you
- Emily Atwood Grazie mille per i complimenti. Mi hanno fatto tanto piacere. Credo che si possa arrivare ovunque,se solo lo si vuole veramente....Baci affettuosi!!
- Un bacio va anche a Nanako che segue la mia fic ^^
Bacione.
Alla prossima ^* Mary.


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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***





§ Seven Months §
Put a Ring on It





Capitolo 4

Senza troppi veli..










Una settimana terribilmente sfiancante.
Non un attimo di riposo, non un minuto per riprendere il respiro tra un cocktail con ombrellino ed un nuovo contratto, appena stampato, da firmare.
Non ci sono limiti allo sfruttamento.
Eppure ci sono molte persone che vorrebbero essere al mio posto. Per i miei fan sono semplicemente una diva, fin troppo adorabile e che guadagna più quattrini di quanti ne possa spendere. Ho tutto ciò che una donna potrebbe mai desiderare e mai, mai dovrei lamentarmi per qualcosa.
La mia vita è perfetta, cosa vorrei di più?
Ad esempio, io gradirei un istante di assoluta e profondissima pace, senza la presenza opprimente del mio manager, sempre alle mie calcagna. Sospetto che in tutta la sua carriera lavorativa, Kevin, non si sia mai preso qualche giorno di vacanza ed io mi chiedo sinceramente come faccia. Per quanto sia scontroso ed irritabile, mantiene sempre i suoi impegni ed ad ogni nostro appuntamento è sempre puntualissimo. Sempre impeccabile sia nel vestire, che nell'organizzare. Sarà nato già con il notebook in mano?
Forse ci si nasce affidabile e, nonostante lo si voglia diventare, si resta quel che si è. Come nel mio caso.
Ma non è a questo che penso ora. Non ne sarei capace.
La sveglia sta trillando, in preda al delirio, mentre io trattengo la voglia di scaraventarla contro la parete. Apro gli occhi a fatica ed un fascio di luce abbagliante mi acceca per lunghi minuti, minuti nei quali il mondo mi appare confuso ed estraneo, privo di logica. Cerco di capire dove mi trovo e di pescare nel guazzabuglio della mia mente l'ultimo ricordo che posseggo. Una festa. Ricordo di essere stata ad una festa.. Ma cosa ho fatto lì? Ho bevuto? Sono tornata a casa non proprio sola soletta?
Scaccio via le coperte con le mani e con i piedi, mi accorgo felicemente di non essere nuda e, quando mi volto di fianco, intuisco di non aver partecipato ad alcuna prestazione la scorsa notte. Nel mio letto, oltra alla sua legittima proprietaria, non c'è nessuno. Scivolo giù, grazie ad una spinta poderosa delle mani sul morbido materasso. Giusto in tempo per rispondere al telefono che comincia a suonare. Afferro la cornetta, ma non riconosco il numero che appare sul display digitale. Rispondo, non sapendo che ben presto me ne sarei pentita.
<< Pronto.>>
<< Signorina Vince, mi scuso per averla disturbata...Ma volevo parlarle assolutamente. Sono il notaio Watertrou.>> Avevo riconosciuto la voce dell'uomo già dopo le prime due parole pronunciate, come avrei potuto dimenticarmene? Quel testamento aveva infestato i miei incubi per l'intera settimana..
<< Buon giorno, notaio. Ma si figuri! Lei non mi ha affatto disturbato..Mi dica pure.>>
<< Volevo informarla che nel caso intendesse ereditare il patrimonio che vostro zio le ha lasciato, ha esattamente sei mesi e tre settimane per convolare a nozze.>>
Il testamento, i soldi e tutti i castelli delle favole non sono un incubo, ma la realtà. Le parole del notaio mi tirano giù dal mio piedistallo dorato, gettandomi nelle prigioni dell'angoscia e del dubbio. Come avrei potuto sposarmi in così poco tempo? Avrei avuto il coraggio per farlo?
Posso davvero vendere la mia libertà per qualche dollaro in più?
<< Signorina Vince, va tutto bene? E' ancora in linea?>>
<< Si. Mi scusi. E' sicuro che io non abbia altre alternative, signor Watertrou?>> Il tono implorante della domanda tradisce la mia agitazione, ma il notaio non risponde subito. Cade un silenzio imbarazzoto, che dura pochi secondi. Ed in quei brevi secondi, socchiudo gli occhi e spero in un miracolo. Proprio non mi va di sposarmi così giovane ed, in fondo, non è possibile che non ci sia un'altra soluzione...
<< No, mi dispiace. Non credo proprio che lei ne abbia.>>


* * *



<< Vorrei tanto sapere perchè lo sto facendo..>> Sbotto imperiosa, non appena la donna di fronte a me smette, almeno per un attimo, di dimenare i suoi fianchi generosi a ritmo di musica.
<< Perchè nella tua carriera vuoi il successo, Nicole. E se in uno spot pubblicitario devi impersonare un'odalisca, devi imparare la danza del ventre. Credo che questo corso accellerato sia l'unica soluzione affinchè tu possa guadagnarti la pagnotta o vuoi che ci strappino il contratto?>> Risponde Kevin, spiegandomi per l'ennesima molta il motivo per cui sono mi trovo lì, nella più nota scuola di danze orientali.
Mi volto verso di lui e lo trafiggo con un mio sguardo di fuoco. Mi sento un pagliaccio, immensamente ridicola, vestita di sottili e colorati tessuti velati, che mi lasciano scoperti le gambe, le braccia ed il ventre piatto. Mi guardo allo specchio ed il mio raccapriccio aumenta. Perchè devo fare queste cose?
<< Non provarci nemmeno a lamentarti. Ho inviato le clausole di questo contratto al tuo fax una settimana fa e, prima di firmare, ti avevo raccomandato di leggerle tutte. Ma tu non mi hai ascoltato. Preferisci perdere il tuo tempo rincorrendo uomini e feste. Questo è il risultato.>> Esclama ancora il mio manager, sottopendomi ad un'occhiata piuttosto lunga ed attenta. Sono sicura che vorrebbe ridere, però non lo fa. Appoggiato ad una colonna di pietra, incrocia le braccia al petto e continua a guardarmi con aria furba. In effetti, devo sembrare un fenomeno da barraccone. Non è carnevale, eppure io mi travesto.
Ma non posso nemmeno dargli torto. Ha ragione.
Quelle maledette clausole non le ho mai lette, nè l'intenzione di farlo mi ha mai sfiorato la mente. A stento avevo ascolato Kevin, qualche mese fa credo, mentre mi parlava di questa opportunità di lavoro. Mi era bastato capire che sarebbe stata una buona occasione per farmi notare, così che la Tv non si dimenticasse di me e, senza pensarci troppo, avevo accettato l'incarico. Ora pago le conseguenze della mia superficialità: un giorno da odalisca per pubblicizzare un olio solare.
Proprio io che odio tutto ciò che è oleoso ed appicicoso...Dovrò spalmarlo sulla mia pelle e l'idea non mi esalta molto, anzi mi dà i brividi.
<< Vince. Non stai proprio male>>Commenta lui con un tono pacato ed un sorriso sornione. Sa essere molto vendicativo, quando non eseguo i suoi egregi ordini.
<< Kevin, tu starai molto male se continui a chiamarmi per cognome.>>
<< Ah si? E cosa hai intenzioni di farmi? Stendermi con il movimento sensuale del tuo bacino?>>
<< Molto di più. Lascerò il numero del tuo cercapersone a lei.>> Ed alla fine, con uno sguardo malandrino, gli indico l'insegnante di danza: una spilungona un pò attempata, palesemente rifatta al seno, alle labbra ed agli zigomi...più spigolosi della mia cassapanca in mogano. Anche lei è molto scoperta, non lascia molto all'immaginazione e, forse, proprio per questo le sue lezioni non sono molto frequentate.
<< Vabbene mi arrendo. So ammettere una sconfitta quando la vedo>> Mi risponde Kevin, alzando le braccia verso l'alto in segno di resa.
Vincere è meraviglioso, quanto inebriante ed io mi godo questo perfetto momento di gloria assoluta, per poi ritornare sulla pista da ballo. In quel momento un'allegra musichina mi avvisa dell' arrivo di un nuovo messaggio.
Birba. Le tue foto sono prontissime. Vuoi vederle?
Birba.. Non c'è bisogno che legga il nome del mittente, di fronte a quell'appellativo non ho alcun dubbio. Non indugio e pigio veloce i tasti del mio minuscolo Samsung, per comporre una risposta soddisfacente.
Si. Non vedo l'ora. Io e Kate verremo a dare un'occhiata, mio caro Jane XD
Premo invio con un sorriso beota stampato sul volto.
<< Chi ti ha cercato, Nicole? Una nuova fiamma?>> Esclama Kevin con tono volutamente provocatore.
<< Forse si, forse no. Almeno io ho una fiamma da stuzzicare stasera.. >> Rispondo pungente, mentendo spudoratamente. Poi lo raggiungo e gli punto un dito contro il petto, dimentica del mio bizzarro abbigliamento.
<< Si, si. Molto divertente. Ora impara bene a scuotere quel bel sederino che ti ritrovi, se non vuoi che aggiunga al tuo curriculum la voce: Esperta danzatrice della danza del ventre. Magari riceverai qualche offerta di matrimonio da qualche ricco imprenditore arabo.>> E come se provasse disgusto, afferra il mio dito accusatore e lo allontana da sè. Ma io lo vedo.
Quel piccolo sorriso nascosto dietro l'angolo della sua bocca.


* * *



Devo prendere una decisione, lo so.
Accettare o non accettare: queste sono le due sole opzioni. Ma io riesco soltanto a far finta che quel testamento semplicemente non esista. Alla fine, ho sei mesi di tempo..e sei mesi mi dovrebbero bastare per trovare un uomo in età da moglie.
O almeno qualcuno per cui valga la pena trascorrere il resto della mia vita.
Sarò anche un'attricetta sconsiderata e poco incline alla monogamia, ma considero il matrimonio il più sacro dei legami, il più importante ed inviolabile.
Congiungo le mani e mi inginocchio, per poi appoggiare il mento sulla punta delle mie dita. Il silenzio nella St. Patrick's Cathedral è così profondo, che sento il tubare dei piccioni appollaiati sul cornicione della facciata esterna. Con quale audacia avrei ingannato il mio promesso, soltanto per un castello, seppur incantevole, nella verde Provenza?
Alzo lo sguardo. I miei occhi percorrono la navata centrale, fin quando non incontrano l'altare dorato ed, infine, eccolo lì, in cima, il pulpito di marmo.
"Tu sai che io voglio fare la cosa giusta....Almeno Tu mi credi, Signore.." E' la mia preghiera silenziosa che volteggia nella mia mente, possente come un urlo. La zittisco, quando non sono più capace di trattenere il mio tormento.
E finalmente capisco cosa devo fare. Non devo essere così codarda, non posso chiedere aiuto a nessuno. Posso scegliere da sola...
Mi sento più tranquilla e in quella ritrovata serenità, non mi accorgo dell'improvvisa ed inspiegabile eccitazione di Lauren.
<< Zia!Zia! La tua tasca si illumina!>> La sento trillare nel suo tono più gaio, sembra che qualcosa catturi particolarmente la sua attenzione. Dopo aver capito che è il display luminoso del mio cellulare ad illuminare la tasca dei miei jeans, afferro la scatoletta elettronica ed accetto la telefonata.
<< Nicole, c'è stata una soffiata. Non so chi abbia venduto la notizia, ma ormai sei su tutti i tabloid. Il testamento. Parlano del tuo testamento.>>




Continua...











Ecco un altro bello ciappy, appena appena sfornato.
Come promesso mi sono messa a lavoro per portare avanti e
seriamente questa mia ff!
Spero sia di vostro gradimento e, se volete, lasciate un commentino,
un piccolo segno del vostro passaggio ^^
Grazie a tutti i miei pucciosi, adorati lettori, vecchi e nuovi =D!
Ed ecco i miei speciali ringraziamenti che vanno a:
- Yellow_B. Si,lo ammetto, mi sono inventata molto, moltissimo altro ancora.
Ci saranno tanti colpi di scena e sì, anche tanti intrighi ed intrecci.
Ma non svelo nulla! Spero vorrai seguirmi per scoprire tutto ciò! Kiss kiss Tvtttttttb =P
- Vale, LaylaFly, Channy che seguono la mia ff che sperò non vi deluderà mai!
- baby_birba che ha inserito la mia ff tra i suoi preferiti **
Ora fuggo via che devo studiare per l'esame di stato *seh*
Bacione.
Alla prossima.
Mary.



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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***





§ Seven Months §
Put a Ring on It





Capitolo 5

Dirty, Sexy, Money. What is Felicity?








Gossip NY
Nota attricetta di Hollywood messa alle strette da un testamento.
Niente sposo? Niente castello!



Una scoperta sconcertate sembra essere stata fatta dal nostro giornale. Nicole Amandine Vincent,
nota come la fascinosa ed irresistibile Nicky Vince, ha sangue blu!
C’è chi sostiene di averlo sempre saputo, proprio per i suoi modi altezzosi e poco
inclini alla cortesia. Altri invece ribattono che è solo una leggenda, una mera diceria che presto
sarà dimenticata dall’opinione pubblica. Eppure non possiamo negare la sua
parentela con Aymeric Edmond Bertrand , il milionario conte di Provenza, deceduto due mesi
fa a causa di un inaspettato arresto cardiaco. Il conte sembra aver lasciato all’attrice tutto il suo
patrimonio, non avendo nè figli, nè moglie ai quali cederlo. La Vince, però, non può
cantar subito vittoria...Poichè il suo amato zio ha posto una terribile condizione: dovrà sposarsi
al più presto o perderà tutto. Purtroppo non conosciammo i tempi di scadenza della sudetta
condizione..ma siamo certi che la nostra beniamina alla fine saprà decidersi.
Quanto vale la sua libertà? Un castello potrà abbassare la gonnella newyorkese meno casta?










<< Lauren. Per favore, puoi stare in silenzio per tre secondi?>>
<< Ok. 1....2...>>
<< Lauren!>>
<< Mi scusi. Ma questo è un luogo di culto , non il mercato del pesce. La preghiamo di uscire>>
A quelle parole mi volto. Mostro senza alcun pudore un grossolano stupore nell’accorgermi che la voce non appartiene ad altri se non ad una signora in età piuttosto avanzata. La fisso come se stessi guardando un essere extraterrestre, parcheggiato sulla terra da una navicella sferoidale.
Chiudo la chiamata, infilando il cellulare in tasca, senza nemmeno accertarmi che Kevin mi abbia detto tutto. Probabile che lo incontri molto presto...
<< Ce ne andiamo subito...>> Rispondo alla vecchina con minore cattiveria di quanto mi aspettassi. Congelata: ecco come mi sento...Sono abituata all’azione speculativa delle riviste scandalistiche, ma quell'articolo sulla prima pagina del Gossip Ny mi ha scioccato molto più di quanto riesca ad ammettere. Uno schiaffo sul viso, uno schiaffo inatteso..Le ultime parole di quel deplorevole testo ancora rieccheggiano nella mia mente, mentre assieme a Lauren mi avvio verso l’uscita della Cattedrale.
..Un castello potrà abbassare la gonnella newyorkese meno casta?..
So perfettamente di non avere una buona reputazione di cui vantarmi, ma non ho mai permesso che accuse o calunnie mi venissero rivolte così apertamente. E questo mi fa imbestialire. Tradita, giudicata, forse addirittura derisa da uno spione senza scrupoli, che mi aveva venduto al miglior offerente. In quel momento, probabilmente, centinaia di americani stanno leggendo quelle poche e subdole righe macchiate d'inchiostro. Tutti vorrebbero essere al mio posto, vendere l'anima per poter acquistare la mia vita. Ma nessuno di loro sa sa cosa si prova ad essere veramente in trappola. Spinta verso il baratro, semplice carne da macello, l'ennesimo volto noto sfigurato dallo scandalo.
Davvero mi ero illusa che la faccenda del testamento non potesse saltare fuori e rovinare ogni cosa?
Ero stata sfrontata e non mi ero affatto resa conto di quanto quel testamento fosse pericoloso, una temibile mina vagante tra le pieghe della mia vita. Ma è troppo tardi per rimuginare ancora, devo far fronte al danno con freddezza e razionalità. Stringo per mano la mia nipotina e mi avvio verso il primo cestino dell'immondizia che incontriamo sul nostro cammino. Straccio la pagina incriminata, per poi appallottolarla per bene. Con un movimento svelto della mano la pallina di carta finisce dritta dritta nel contenitore di plastica.
<< Non ti preoccupare...zia..>> Mi dice Lauren, interrompendo i miei ultimi pensieri. La guardo con una dolcezza priva di finzioni,perchè in compagnia della mia nipotina smetto di recitare qualunque parte. L'unica persona che sembra poter tirare fuori la vera Nicky è una bambina appena dodicenne, munita di lunghe trecce bionde e due occhi color cioccolato fondente. Il piccolo sole della mia vita.
<< Perchè dovrei preoccuparmi, Lau?>>
<< Quando papà getta così un giornale, vuol dire che è preoccupato. Ma tu non devi esserlo. Tu sei più forte di tutti!>> Il mio sguardo concentrato si cristallizza. Non posso che dare ragione alla piccolina. Io sono abbastanza forte da poter affrontare il mondo, senza esserne scalfita...Capace di attaccare, anzichè difendermi.
<< Tuo padre lavora ancora in Borsa?>>
<< Non molto. Ha venduto alcuni suoi titoli. Vuole aprire una azienda tutta sua>>
Brian....aprire un'azienda tutta sua? Se non l'avesse detto la figlia, non ci avrei mai potuto credere. Brian è stato il mio primo ragazzo, quindi sono una delle poche persone che possono dire di conoscerlo bene. E' uno scapestrato, sempre in mezzo ai guai, con una figlia da mantenere e di cui non si interessa molto. Ed ecco il motivo della "parentela inventata" Io non sono veramente sua zia, ma ho amato Lauren fin dal suo primo sorriso. C'ero quando è nata, quando ha varcato la soglia della scuola per la prima volta, quando ha imparato ad andare in bici, quando è stata visitata dal dentista. Ci sono sempre stata, mentre Brian passava da una donna all'altra io continuavo a strale accanto e sempre lo farò.
<< Comunque...Papà vuole che ceni con noi domenica prossima. Vuole prensentarti qualcuno!>> Esclama dopo un pò la bambina, gongolando dalla testa ai piedi. Le serate che trascorriamo insieme sono le più deliziose della mia vita.
<< Verrò volentieri. Ma tuo padre dovrebbe smettere di invitare i suoi amichetti. Gli ho già ripetuto molte volte che io sto bene così. L'amore della mia vita sei tu, Lauren.>> Rispondo anch'io contenta, ma un pò meno all'idea di dover conoscere l'ennesimo bellimbusto. Brian sembra essersi accollato una specie di sacra missione: trovarmi assolutamente, ad ogni costo un compagno. Le parole Single per scelta , per lui, non hanno alcun valore. Sono ormai due anni che s'inventa qualsiasi occasione, grazie alla quale trascinarmi a casa sua, nel covo di misteriosi figuri maschili.
<< Verrai?Verrai?Verrai zia?>> Il suo tono petulante non mi infastidisce, so quanto la mia presenza possa renderla felice. Non gliela negherei mai.
<< Certamen..>>
<< Quando?>> Una parola che interrompe la mia risposta ed una voce maschile che rompe ogni mio piano per riacquistare una serenità pienamente meritata.
Kevin è arrivato, come sempre, per distruggere i rari momenti che posso definire "normali, tranquilli". Come al solito, indossa un elegante completo grigio, impeccabile quanto le occhiate severe che mi rivolge...Rese invulnerabili dai diversi colori dei suoi occhi.
<< Domenica.>> Sibilo, senza nemmeno intercettare il suo sguardo di ghiaccio. Mi sorprenderebbe scoprire in lui non un robot, bensì una persona in carne ed ossa, dotata di sentimenti umani.
<< Alle 19.oo di questa domenica devi partecipare ad una conferenza stampa, indetta da Gossip NY. Spero tu non te ne sia dimenticara, Nicole...>>
<< Parteciperò a quella maledetta conferenza, Kevin...Starò lì un'ora scarsa e poi me ne andrò. Non ti preoccupare ci sarò.>>
<< Secondo te non dovrei preoccuparmi? All'ultima conferenza, sei arrivata con un bernoccolo enorme su quella testaccia che ti ritrovi e con un ritardo di due ore....mmmm....Si, credo che preoccuparmi sia il minimo, in questo caso.>> Il suo tono diventa duro, un'aspra inflessione colora la sua voce. Ricordo perfettamente l'evento di cui parla. Durante un pomeriggio newyorkese tremendamente torrido, avevo deciso di praticare skateboard. Da piccola avevo sempre sognato di provarci, mi ero ripromessa di imparare...ed in quel momento, con molti soldi a disposizione, mi era sembrata l'occasione adatta per realizzare un dei miei piccoli e poco preteziosi sogni. Prevedibilemente, ero caduta. Mi avevano portata di urgenza all'ospedale e solo dopo un'ora e mezza di inutili controlli mi avevano lasciato andare.
<< Sempre a farmi ramanzine, come se fossi una bambina di due anni...>> Esplodo, stufa marcia di quella insostenibile situazione e dimenticandomi della presenza di Lauren.
<< Forse lo sei.>> Quelle parole, dal restrogusto amaro, non impiegano molto tempo a marchiare i pensieri. Un'espressione allibita ed offesa compare sul mio volto. Ma Kevin non appare turbato dai miei occhi inviperiti.
<< Forse se avessi tenuto la bocca chiusa, la tua eredità sarebbe rimasta una questione privata>> Un'altra crudele coltellata che mi spiazza ancora di più. Kevin non è mai stato così cattivo nei miei confronti...
<< Credi che io ne abbia parlato a qualcuno? Ti sbagli. Bene..Questa è la fiducia che hai in me, Kevin? Non capisco perchè tu sia ancora il mio manager!>>
<< Ah, se la metti così Nicole...Nemmeno io lo capisco...Forse, forse è meglio che cominci a cercartene un altro! Non si sa mai!>> Detto questo, se ne va. Senza un saluto, senza aggiungere nemmeno una parola gentile. Le sue grosse spalle si fanno spazio tra la gente, sempre più lontane, sempre più piccole. Le seguo fin quando mi è possibile, tentando di apparire indifferente.
<< Nicky..?>> E' la voce di Lauren, che per la prima volta da anni mi chiama con il mio vero nome. Un labile sorriso piega le mie labbra e sento le magre braccine della piccola cingermi teneramente i fianchi. Socchiudo gli occhi, chiudendo Kevin e le sue parole in un cassetto inaccesibile. Con un calcio lo sposto verso l'angolo più buio della mia mente.
<< Che ne dici di andare un pò da Julius...Devo vedere alcune foto che mi ha scattato...Ti piace l'idea, tesoro?>> Dico a bassa voce, riaprendo gli occhi. Con la coda dell'occhio intravedo un taxi fermo all'incrocio e lo raggiungo, dopo aver sentito un dolce "Si" di Lauren.



* * *




<< Non posso crederci.>>
<< Invece dovrai crederci. Ti giuro che non sembrava nemmeno lui. Non riuscivo a riconoscerlo, quando mi ha detto quelle cose>> E sbuffo, per la quindicesima volta..Seduta al tavolo, le braccia scoperte incrociate e la testa appoggiata su di esse.
<< Forse...,Nicky, Kevin non stava tanto bene. Sai anche lui può ammalarsi di tanto in tanto.>>
<< Impossibile. Semplicemente non credo sia umano>>
Alle mie parole Julius ride e, dopo un'attimo di esitazione, lo seguo a ruota. Mentre gli occhi di lui brillano di divertimento, i miei diventano lucidi e sono costretta ad asciugarmeli con un fazzoletto. Riconosco di aver bisogno di quei momenti, pezzi di giornate vissuti senza impegno, senza scopo. Per questo adoro Julius. Ammiro l'uomo ed il bambino che sono in lui. Una parte di me, non so quanto importante, vorrebbe assomigliare almeno un pò a lui.
<< Non devi rimanerci male, cara mia. Sai com'è Kevin. Ossessionato dal lavoro e dagli impegni che si prende. Sono sicuro che lui vuole soltanto il meglio per te...Ecco perchè fa tanto bene il suo lavoro.>>
Nonostante Julius stia parlando, io non voglio ascoltarlo. Le sue parole sono senza senso, tranne quelle che si riferiscono al suo maniacale desiderio di lavorare incessantemente.
<< Kevin è un persecutore spietato. Nella sua vita non c'è spazio per gli sbagli o le sviste ed io dovrei incarnare il modello assoluto di perfezione terrena, se volessi davvero ingraziarmelo. Ma è impossibile. Ogni cosa che faccio sembra essere destinata al fallimento, secondo il suo punto di vista.>> Ed ecco che le parole scivolano sulle mie labbra con una faciltà sorprendente. Mentre parlo, afferro la loro profonda verità. E' triste, ma inevitabile.
Nascondo il viso tra le braccia ed i miei lunghi capelli, increspati da onde infuocate, rotolano sulla mia pelle.
<< Credo...che prima o poi...si licenzierà. Mi ha consigliato di cercarmi un altro manager. Forse, soltanto in questo modo, la situazione potrà migliorare.>>
<< No. E' solo la conseguenza delle azioni di due delle teste di coccio più dure che io abbia mai incontrato. Siete così uguali che ogni vostro litigio non mi stupisce più di tanto. Trovare un compromesso...Questa è l'unica possibilità che vi resta.>>
Potrei rispondergli a tono, ma non voglio dimostrarmi ancora una volta una stronza senza cuore. Rimango in silenzio, solo il mio respiro accompagna i miei pensieri.
<< Smettila di frignare.>> Mi ordina all'improvviso ed immagino quanto la luce nei suoi occhi sia diventata grave. Lo percepisco dal silenzio opprimente che cade tra di noi.
Rialzo il capo, mossa da un orgoglio sempre pronto a riafforiare quando viene richiesto.
<< Non sto frignando. Preferisco non guardarti, mentre pronunci cavolate.>>
Mi aspetto che ribbatta, che mi sbatti in faccia le sue folli convinzioni, ma Julius si distrae. Distoglie lo sguardo da me e lo posa su Victoria, che sta passando davanti all'ufficio, accompagnata dalla piccola Lauren. Uno sguardo morboso che si focalizza su di un punto molto lontano da me.
<< Julius Jane McRoy, Sei indecente! Non le guardare il...>>
<<...sedere? Che c'è di male se controllo la materia prima delle mie subalterne?>>
<< Non mi colpisce il tuo comportamento maniacale di per sè, bensì la tua palese incoerenza! Hai sempre detto che non avresti mai e poi mai sedotto membri del tuo personale!>>
<< Certo, chèrie. Come dico spesso: il mare è pieno di pesci. Ma, ora, è diverso. Victoria è divers..>>
<< Non mi dire che ti piace sul seio?>>
<< Assolutamente no! Al contrario, io odio Victoria!>>
<< La...odi?>>
<< Si..Perchè è perfetta. Un segretaria perfetta, una ragazza bellissima, una presenza inoppugnabile e servizievole. Più cerco un difetto in lei, più scopro dei pregi. Confesso: la metto continuamente la prova...Eppure lei esegue tutti i miei ordini, come se da questi ne dipendesse la sua vita >>
Ah..se solo Kevin avesse qualcosa in comune con Victoria! Certamente...il mondo sarebbe un posto migliore ed in particolare il mio mondo sarebbe più vivibile..
<< Sai..Qualsiasi uomo d'affari pagherebbe oro per una segretaria come lei.>> Esclamo pensierosa. Prima Kevin, poi Julius...Sembra che alcune persone stiano vivendo una giornata fuori dagli schemi. Un Julius capriccioso è uno spettacolo divertente quanto insolito.
<< Vorrei soltanto che lei avesse un difetto. Un difetto che possa limitare la sua apparente perfezione...>>
<< Tu sei pazzo!>> Vorrei accusarlo di molte altre cose, ma l'entrata in scena di Victoria e Lauren distrugge le mie intenzioni. Stranamente, non mi dispiace. Soprattutto perchè Lauren sembra essere al settimo cielo. Non so cosa la faccia sprizzare gioia da tutti i pori, ma, in questo momento, vorrei che il ricordo del suo candido sorriso rimanga per sempre nel mio cuore.


* * *




Infilo la chiave nella serratura e, dopo un giro completo, apro la porta di casa. Me la chiudo alle spalle, togliendomi il cappotto ed il foulard che appoggio sulla cassettiera nell'atrio. Ora sono sola. Completamente. Posso rilassarmi, gettare al vento la mia maschera, sorridere e piangere a mio piacimento. Ma un muro indistruttibile separa la mia coscienza dalle mie emozioni e non posso far altro se non restare a fissarlo, certa di non poterlo mai scavalcare definitamente. Ad un tratto, non posso dire quando precisamente, il telefono comincia a squillare ed il suo suono mi attraversa, senza fermarsi. Dovrei rispondere, ma non ho voglia di farlo. Mi dirigo verso la mia camera da letto e, dopo averne varcato la porta, raggiungo insonnolita l'enorme e roseo letto a baldacchino. Sento la morbidezza del materasso sotto la mia schiena ed anche lo scatto sonoro della mia segreteria telefonica. Una voce maschile riempe il silenzio delle stanze e mi induce ad alzare il busto, appoggiandomi sui gomiti.
<< Signorina Vince. Sono Marsham. L'amministratore capo delle propietà e delle attività di vostro zio Bertrand. Mi dispiace di non averla trov...>> Ma prima ancora che possa terminare la sua frase, io ho già la cornetta incastrata tra il profilo del mento e la spalla.
<< Mi scusi...Mi ero addormentata.>> Rispondo con la voce ancora impastata, simile ad un borbottio appena comprensibile
<< Oh capisco. Allora sono io a dovermi scusare. Se vuole posso richiamare in un altro momento.>>
<< No, assolutamente >>
<< Vabbene. In questo caso la informo che è mio desiderio incontrarla. E' possibile incontrarci durante questo fine settimana?>>
<< Si. Sono libera questo sabato, signor Marsham.>>
<< Perfetto.>>
Riattacco, ancora più confusa di prima. Quella voce...Non mi è sconosciuta, ma non ricordo a chi appartenga. Poco male. Ci saremmo incontrati sabato ed io avrei colto l'occasione per riconoscerlo. E' un amministratore, un uomo che usa il cervello più che i muscoli. Molto probabile che si tratti di un omino calvo, dal sorriso fragile e la sensibilità di un giglio in sboccio. Magari, sarebbe stato divertente conoscerlo e pungolarlo.
E con l'immagine di un signor Marsham del tutto virtuale nella mente mi addormentai.



Continua...












Ma bièn! Ora un applauso for me!!!
Ho finito un altro ciappy....Sono molto orgogliosa delle mie care manine.
Spero che ne sia valsa la pena XDXD
Pucciosi ringraziamenti speciali vanno a:
- yellow hai ragione ad essere curiosa, ho tante cose in serbo per la nostra cara Nicky ^^
La mia speranza è che riesca (la sottoscritta) ad aggiornare con regolarità...Zizi Ti mando un grosso bacione affettuoso =D TvB
- stellina per il suo commento, grazie per il complimento. Mi fai arrrrossire **
Thanks a lot!! Kiss Kiss.
- Elyche segue la mia ff….Sono contenta che la mia fic ti piaccia…
Spero che sia sempre così!!Smaaack **
- Anthy , Mana_chan, kikka che seguono la mia ficcy ** Una sola parola: Grazie =D
Ora vi lascio.
Alla prossima.
Bacione.
Mary.





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Capitolo 7
*** Capitolo 6. ***





§ Seven Months §
Put a Ring on It





Capitolo 6

Sorprese speciali che uccidono.










Odio svegliarmi la mattina con qualcosa che ronza nella mia testa incassantemente. In momenti come questi, vorrei strapparmi tutti i capelli dalla testa, almeno il dolore potrebbe distrarmi un pò. Ed invece rimango distesa sulle lenzuola, lo sguardo che sembra voler attraversare il soffitto, uno sguardo tra il confuso e l’angosciato. Sono le 09:05 ed io non ho mai aperto gli occhi così presto. L’unica cosa che mi impedisce di piangere è l’aroma di caffè che giunge fino alla mia camera di letto. Quel profumo, così caldo ed invitante, riesce liddove la mia coscienza, più che sporca, fallisce. Non conosco, o meglio non riconosco, il motivo per cui la tristezza sia piombata pesantemente su di me, come un macigno insopportabile. Devo ammettere che una selvaggia notte di sfrenatezze ha evidentemente peggiorato la mia psiche. Non sono insonnolita, ma esausta. Forse sarebbe meglio richiudere gli occhi ed abbandonarmi tra le braccia di un sonno riparatore....Ma c’è qualcosa che crudelmente tormenta i miei pensieri ingarbugliati, lo stomaco sottosopra, le gambe tremanti. Se soltanto questa sensazione di amaro in bocca sparisse!
Spinta da chissà quale bizzarra ragione, scivolo giù da letto. Non infilo nemmeno le ciabatte, sono più interessata a scoprire con chi diavolo ho trascorso la notte. Ricordo soltanto che era un uomo alto e moro. Muscoloso. Sottospecie di profilo che corrisponde all’ 89 % degli uomini che ho amato.
Francois? Alejandro? Fabian? Richiamare alla mente almeno la nazionalità mi appare un’impresa impossibile.
Preferisco tagliare la testa al toro, piuttosto che sforzare il mio cervello. Non che lo abbia usato molto spesso le mattine della mia vita, durante le tragiche ed innominabili ore che succedono il mio risveglio. Così, raggiungo la mia enorme cucina, abitata da una mobilia che assomiglia molto più ad una mostra di sculture ultrafuturiste. Intermente fatta in legno, brilla in ogni sua parte. Non una macchia sporca la trasparente superficie del lungo tavolo di vetro o l’acciaio grigio ed inossidabile dell’angolo cottura. Forse, perchè è la stanza che uso di meno. Ma non mi importa, finchè continua ad esistere il take away...mi ritengo una donna molto fortunata. Nel momento in cui la figura maschile sta per voltarsi verso di me, mi colpisce un lieve capogiro e sono costretta ad appoggiarmi ad una colonna. Sbatto le palpebre come in trance e prego di non perdere nuovamente l’equilibrio.
<< Ti senti bene, Nicky?>> Ed all’improvviso, lo sconosciuto tentatore, si piazza di fronte a me ed il suo viso, ricoperto da uno strato di sottile peluria bruna, si agghinda di un’espressione sinceramente preoccupata. Mi scopro a non ricordarlo affatto e me ne dispiace, perchè i miei confusi ricordi non rendono giustizia alla sua virile e rude bellezza.
<< Cosa?>> Riesco a biascicare molto lentamente, appoggiandomi con la schiena al muro. Il mio precario equilibrio mi lascia definitamente.
<< Credo che tu abbia bevuto troppo ieri sera. Le tue pupille sono estremamente dilatate, sento che hai respiro affannato. Hai fatto uso di medicinali...in questo ultimo periodo?>> Mentre parla con palese professionalità, percepisco vagamente le sue mani sfiorarmi le guance, le dita carezzarmi le palpebre. Il paradisiaco sollievo che immediatamente provo mi fa sospirare di piacere.
<< A parte la pillola anticoncezionale, niente. Sei un dottore, eh?>>
<< Un ginecologo con i fiocchi. Ma non parliamo di me. Ti avevo preparato il caffè, ma forse è meglio che tu ritorni a letto.>> Finalmente rimembro ed anche nei migliori dei modi. I ricordi sfilano nella mia mente come una gruppo di alte e smunte top model. L’aperitivo al Copacabana, l’accidentale caduta del drink di uno sconosciuto sul mio vestito sexy, i sedili comodi di una lunga ed elegante auto lucente, il delizioso giochino erotico del “dottore e la paziene”...
<< George, no...>> Rispondo, infine, cercando di oppormi, ma con scarsi risultati. Catturare il Corvo Assasino dell’Himalaya grazie ad una corda otterrebbe più soddisfazioni.
<< Allora ti ci porto io.>> Replica il dottore, prendendomi in braccio e trasportandomi velocemente fino alla mia camera da letto...


* * *



Sono strappata dalla veglia così bruscamente che subisco una fitta di dolore lancinante alla testa. Mi sono addormentata, ma le ore di sonno non hanno giovato alla mia salute. Mi sento come uno straccio usato, ogni muscolo teso ed inutilizzabile. E nello stesso modo in cui il flash di una macchina fotografica si getta sulle tue povere ed indifese pupille, la luce accecante del sole che filtra attraverso le finestre si avventa sui miei occhi senza alcuna pietà. Darei qualsiasi cosa per un minuto di assoluta ed incondizionata pace.
Piego un braccio verso la testa e mi asciugo la fronte bagnata di sudore. Il mio cuore sussulta ed i suoi battiti mi appaiono troppo veloci, si rincorrono l’un l’altro come due calamite. Il respiro accellerato mi soffoca ed il mondo sembra impazzito, corre vorticosamente, non aspetta i miei sforzi.
Cosa altro potrei fare se non arrendermi?. Cerco di alzarmi ed appoggio i gomiti sul materasso. Sono avvolta da una spirale di stordimento e la mia vista si annebbia. Ed, inaspettatamente, una nausea terribile mi assale e mi trascina fino al bagno. Mi chino sulla tazza del water, per poi vomitare quel poco che il mio stomaco contiene. L’amaro in bocca diventa acido. Trascorrono alcuni minuti silenziosi ed io rimango inginocchiata sulle mattonelle lucide. Poi un pensiero si impone su tutti gli altri. << Due...tre....quattro......sette...>> Comincio a contare, aiutandomi con le dita di entrambe le mani. Alla fine, decido di contare un’altra volta ed un’altra ancora..
<< Sette giorni di ritardo...>> Sarò incinta? La domanda è una pugnalata che mi colpisce in pieno petto. Non ne sono sicura, ma intravedere un futuro ricco di biberon da riempire e pannolini da cambiare è un esperienza che mi deprime totalmente. Io ed i bambini non andiamo per niente d’accordo. Di solito, non riesco a calmarli se piangono, nè sopporto i loro puzzolenti rigurgiti. Lauren è stata una eccezione, lei non aveva altri se non me..e con l’aiuto di un paio di mamme altruiste ero riuscito a cavarmela. Ma ripercorrere quel calvario è il mio più grande timore, secondo soltanto all’eventualità di trovare un buon partito con il quale sistemarmi. Credo che si nasca con l’istinto materno e, probabilmente, non tutti riescono ad acquistarlo, giunti alle soglie dell’età da marito.
Esercitando uno sforzo immane, mi alzo dala tazza, pensando alla necessità di comprare un bastone.
<< Nicky, sei sveglia?.>> Mi chiede George, non appena esco dal bagno.
<< ...mmm....No.>> Mugulo, lanciando al letto disfatto uno sguardo di ardente desiderio. Sarebbe splendido ritornare a distendermi lì. Valuto questa possibilità come il migliore progetto della giornata. In risposta mi arriva, asssuefatta dalla distanza che ci separa, la sua irresistibile risata mascolina.
<< Hai dormito tutta la mattina, sai? Sono già le 12.00 p.m. >>
Cosa? Era già mezzogiorno?
E, repentinamente, appare nella mente il fax di Kevin, vecchio soltanto di un giorno.
Mercoledì, alle ore 12.00 p.m., hai la registrazione della pubblicità per l’olio solare super abbronzante.
Mi raccomando presentati.
P.s. In allegato ti mando il pass per entrare negli studi.

Come una furia, recupero un pantalone ed un top stiminzito dall’armadio, il sottile pass di plastica ed il cellulare che, per chissà quale assurda motivazione, non sta ancora trillando ininterrottamente.
Strano. Kevin è solito contattarmi anche per un minuto di ritardo.
<< Dove vai così di corsa?>> Mi domanda un George particolarmente sorpreso, vedendomi scattare verso la porta, come se stessi partecipando ad una gara di atletica leggera
Ma io non soddisfo la sua curiosità, schizzo velocissima giù per le scale.
Un tornado micidiale in miniatura.


* * *




Arrivo agli studi della PhotoSun con un ritardo di venti minuti. Non male per essermi svegliata non più di mezz’ora fa. Il mio corpo dovrebbe essere in stato catatonico ed , invece, è elettrizzato, tremiti irrefrenabili lo percorrono da un estremo all’altro..
Forse una nuova vita sta crescendo nel mio grembo. La mia incomprensibile eccitazione è, allora, dovuta al mio possibile stato interessante?
Fornisco, con una certa riluttanza, il pass alle guardie che sorvegliano l’entrata degli studi, ammantata di un sorriso di circostanza. Intuisco dalle espressioni adoranti dei due uomini in divisa che mi hanno riconosciuto perfettamente, ma il ruolo che rivestono impedisce loro di manifestare altro se non una labile traccia di accesa curiosità. Li oltrepasso e, contro ogni mia aspettativa, sono accolta da una allegra e voluttuosa Victoria. A vederla, sembra che la sua straordinaria e perfettina bellezza sia aumentata.
<< Presto..Presto. Ti aspettano, Nicky.>> Squittisce ed il rumore prodotto dai suoi tacchi sul pavimento mi dà i brividi. Vorrei strangolarla, ma finirei dritta dritta in prigione. Io ed il mio bambino.
<< Scusami se posso sembrarti un pò scortese...ma...>>
<< Che ci fai tu qui? Questo vuoi domandarmi, vero ? Diciamo che Kevin mi ha chiesto un piccolo favore, dato che aveva un impegno importantissimo, non rimandabile. Ora, però, seguimi, prima che il nostro ritardo diventi ingiustificabile.>> Detto questo, comincia a sculettare verso l’ascensore ed io mi chiedo come possa una persona ancheggiare ed allo stesso tempo camminare in quel modo..
<< Ok.>> Mormoro poco convinta. In realtà non credo ad una delle parole della bionda. Kevin è un maniaco della programmazione. Mi sembra impossibile che nella sua agenda si siano potuti accavallare, seppur accidentalmente, due impegni. E’ una scusa, una scusa per mollarmi e farmi capire quanto poco io sia rilevante nella sua vita.
Insieme raggiungiamo il secondo piano ed uno stuolo di persone dal sorriso smagliante, quanto servizievole si precipita su di noi. O, meglio, su Victoria.
<< Nicky Vince, sei diventata bionda! Oh! Non me lo sarei mai aspettato da una infuocata rossa naturale come eri tu! >> Esclama un uomo calvo, alto poco più della mia gamba, volgendo i suoi occhi brillanti verso uan Victoria a dir poco raggiante.
<< No...Io sono soltanto la temporanea assistente di Nicky Vince. Lei è Max Schnider, vero?>> Risponde imbarazzata la bionda, indietreggiando di alcuni passi.
Nonostante sia io la loro modella e non Victoria, Max sembra essere interessato a lei più di quanto potessi mai aspettarmi. Ai suoi occhi, sembro essere diventata parte integrante della tappezzeria. Un’appartenenza molto negativa, se a determinarla è il regista della azienda che devi rappresentare.
Dopo alcuni minuti di intensa conversazione, in cui Max e Victoria si imbarcano in un affascinante e diatribico confronto, il regista nota la mia presenza e decide di degnarmi di un saluto assollutamente non edificante. Una semplice ed arida stretta di mano segna la mia definitiva sconfitta. Le bionde spilungone vincono sempre , alle altre è lasciato il misero premio di consolazione, come un osso gettato con affettata generosità al cane randagio.
Soltanto quando lo spietato occhio della cinepresa cade su di me, mi accorgo di quanto io mi senta segretamente inferiore. Le luci di scena mi stordiscono e tutta l’eccitazione che mi aveva teneramente investito prima che entrassi, si scioglie come neve al sole. Evapora la mia concentrazione e sono certa che un bradipo, in questo momento, possa essere più fascinoso di me.
<< Stop!Stop! – Grida infuriato Max, alzandosi dalla sedia sulla quale aveva poggiato il suo regale deretano – Nicky è molto semplice, te lo ripeto. Afferri la bottiglia di olio abbronzante, la apri molto lentamente e dopo averne annusato il contenuto, fai un bel sorriso estasiato alla telecamere. Capito? >> Ed alle sue parole di plateale ammonimento, capisco una cosa. In tutta la mia vita non mi sono mai piegata, non ho mai permesso ad un’anoressica platinata di farmi sentire una perdente e soprattutto non un regista mi ha parlato mai in quel modo.
Cosa, diamine, sta succedendo? Sarà la gravidanza a rendermi più remissiva?
<< Capito, un corno! E’ stupido..Questa pubblicità è stupida ed il vostro prodotto non potrà mai avere successo. Un sorriso estasiato, caro Max ? Si tratta di un olio abbronzante o di una sostanza stupefacente? >> Sbotto, lasciando felicemente il set alle mie spalle.
<< Vince, noi ti abbiamo pagato profumatamente per questa stupida pubblicità! Ma abbiamo pagato una gallina senza talento e non una professionista, come credevamo >> Replica il regista con un tono offensivo che mi irrita profondamente. Aggredirlo sarebbe il minimo per difendere la mia dignità ferita, ma un repellente conato di vomito mi obbliga ad abbandonare il campo di guerra.
<< Ah, non temere. Non continuerò ad essere il vostro pagliaccio. >> Commento, prima di rinchiudermi nel camerino. Sbatto la porta, ma non mi aiuta a scaricare la rabbia incontrollabile che mi infervora l’animo.
Getto la mia magra colazione nella tazza del water e mi rialzo a fatica, liberando la fronte dai capelli ribelli.
Decido di impiegare le mie ultime e preziose energie nello spogliarmi dello squallido bikini giallo che indosso e nel cercare il cellulare, nuovamente smarrito. Troppo tardi avverto la presenza di un’altra persona nella stanza.
<< Tu..Tu sei l’ultima persona con la quale vorrei parlare, Kevin>> Sibilo velenosa, scoprendo il mio manager alla porta. Mi fissa, come al solito, accigliato e malevolo. Esco dal camerino ed è facile per me fingere che lui non ci sia. In fondo, aveva un impegno più importante di cui occuparsi.
La sua assenza mi aveva turbato, ma non sono pronta, nè disponibile per ammetterlo.


* * *




La facciata abbagliante ed ipnotica dell’albergo, in cui alloggio stabilmente da oramai due anni, mi traquillizza un pò. Una lievissima e quasi impercettibile ombra di calma che mi permette di compieri i passi che mi separano dalla reception. Chiedo la chiave della mia suite con un filo di voce ed Edward me le porge, imperscrutabile e competente come sempre. << Grazie..>> E’ un debole sussurro che si perde nel mio stesso respiro.
Non ricordo il tempo che trascorro nell’abitacolo dell’ascensore, nè quello che utilizzo per avanzare lungo il corridoio del mio lussuoso piano, riconosco solo l’inconfondibile profumo di caffè che mi accoglie, quando apro la porta.
<< Pensavo che non saresti tornata...>> Mi dice George, sopraggiunto come un angelo nell’atrio. Mi attira a sè, avvolgendomi col calore delle sue braccia. Ha capito già i miei sentimenti, non pretende che io lo risponda. Sospiro...
Anch’io Ma avevo bisogno di quell’abbraccio,ora non riesco a negarmelo.
Quando ci stacchiamo, lo seguo fino alla camera da letto con un sorriso speranzoso sulle labbra, spingendo in basso il grosso groppo in gola.
Sebbene non possa cancellare, nella mia mente, l’espressione di sufficienza sul volto di Kevin
Nonostante possa essere incinta.
Potrei avere un figlio, tra meno di nove mesi, e non sapere chi possa esserne il padre.


Continua..















Hello, my friends!
Ancora una volta, spero che il ciappy vi sia piaciuto.
Per fortuna l’estate è quasi cominciata ed io avrò più tempo da dedicare alla ff.
Come ho già detto la trama è stesa e so dove andranno a parare molti dei personaggi di questa storia.
No. (*malvagia*) Non vi dirò cosa farà Nicky. Se si sposerà o meno.
Però ricordate che tutto quello che accade in Seven Months risponde ad una logica precisa.
Una logica che, per sfortuna , appartiene ad una folle criminale (la sottoscritta) *ziziè* XDXD
Colgo l’occasione per ringraziare ed abbracciare , purtroppo soltanto virtualmente,
tutti i miei lettori.
Ed in particolare:
- Yellow b alias la madda tesora; ihihihi...
Sono sicura che rimarrai a bocca aperta quando scoprirai chi è il signor Marsham...ahah...
Per quanto riguarda il bellimbusto di Brian: succederà tutto e di più! *ma lol*
*Si cuce la bocca* Peròòò....sono davvero Contenta che ti piaccia la ficcy,
sto cercando di migliorare il mio modo di scrivere, di rendere il mio stile interessante e chiaro.
Spero che il mio impegno stia dando buoni risultati ^* Kiss Kiss (Bang Bang **)TvB
- Anthy ;Per quanto ringuarda il tuo commento...Non posso dirti molto, o svelerei molte, troppe cose
Sto gia dicendo molto così! XD *ma lol* Comunque qualcosina posso confessarlo:
Non ti preoccupare Kevin avrà lo spazio che si merita ^*.
Bacione azzecusi (Napoli style =D)
- stellina Grassieeee per il complimento, mia cara. Ah si?
Immagini già chi è il signor Marsham??? Dimme Dimme...che sono curiosa...Un baziooooo **
- Mozzi 84, ELPOTTER, Fantasy Mary 88 che hanno cominciato a seguire la mia ficcy!!Kissoni **
Ora passo e chiudo, fratellini e sorelline!
Alla prossima.
Bacione
Mary.


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Capitolo 8
*** Capitolo 7. ***





§ Seven Months §
Put a Ring on It





Capitolo 7

Impossible is nothing!










Ci sono giorni, nella vita di ogni membro del genere umano, che scivolano via come leggeri petali di rose, inafferrabili e trascinati sempre più in alto dal vento. Confusi, annebbiati, indistinguibili. La memoria non li afferra come dovrebbe, li copre di una foschia che ottenebra i sensi. Sono giorni in cui non desideri altro se non annullare tutti i tuoi impegni, dal primo all’ultimo, e contemplare le mattonelle colorate del pavimento sul quale cammini. Giorni vissuti come se fossero gli ultimi ed, invece, sono soltanto i primi di una lunga, lunghissima serie. Ecco. Ecco i miei giorni. Ricordo di aver spento il cellulare, durante le ore successive al mio incontro-scontro con Max, il regista-menefreghista.
Ultimo dei miei desideri era che Kevin riuscisse a rintracciarmi. Volevo stargli alla larga, il più possibile. Magari, se l’oggetto della mia furia incalzante fosse venuto a mancare, la mia rabbia sarebbe scemata pian piano, fino a scomparire del tutto. In realtà, mi sbagliavo su tutta la linea.
No, la mia sete di vendetta nei confronti di Kevin, Victoria e l’allegra combriccola non è svanita, nè sbiadita.
No, non ho trovato chiamate perse sul mio telefono cellulare da parte del mio manager.
Soprendente e....logorante Questa sua indifferenza non può capitare in un momeno meno opportuno. Conferma, semplicemente, la mia deprimente teoria. A Kevin non importa del mio fallimento lavorativo, nè delle conseguenze che quest’ultimo possa avere su di me. Immagino già quali siano i suoi pensieri....C’era da aspettarselo...Hai dimostrato, ancora una volta, di essere inaffidabile. Nicole, è troppo chiederti di non essere te stessa almeno per un’ora? La cattiveria della mia stessa supposizione mi punge dolorosamente come un ago, penetra le mie solide difese fronteggiarlo diventa quasi impossibile.
Mi sfugge un sospiro profondo. Incrocio le braccia al petto, le dita stringono le magre spalle.
Automaticamente, fletto le lunghe gambe e le mie cosce finiscono per premere contro il ventre.
Fa caldo, molto caldo. E la posizione in cui me ne sto seduta, nella mia camera da letto, non aiuta di certo.
Le pale del ventilatore elettrico girano troppo lentamente, ma il condizionatore della suite si è rotto. Proprio oggi. Potrei pensare che la fortuna mi perseguiti, se soltanto credessi al fato o a qualche superstizione di tanto in tanto.
Essere una persona estremamente cinica, può rivelarsi un inaspettato vantaggio.
Altri minuti rotolano lentamente e soltanto una terribile sete mi spinge ad alzarmi. Ritorno in cucina, nella quale ho trascorso gran parte della mattina e, dopo aver aperto il frigo, cerco il cartone di succo di frutta all’arancia, fresco e dissetante. Ma i primi sintomi di una nausea vicina riverberano nel mio stomaco, obbligandomi a piegarmi in due. Sono consapevole di quanto sia necessario comprare un test di gravidanza, ma soltanto l’idea di entrare in una farmacia mi innervosisce. In questi ultimi giorni, è stato molto semplice rimandare la questione, fingere che non esista alcuna possibilità che io sia incinta. Ma non posso recitare a lungo, sono abbastanza orgogliosa da assumermi le mie responsabilità, alla fine.....
Poi, senza che prevederlo, il mio infallibile intuito mi aiuta a risolvere il problema, un’idea brillante si affaccia nella mia mente, liberandomi temporaneamente dall’ansia. Con mano tremante tasto la superfice del tavolo e con un sorriso di sollievo agguanto la cornetta del telefono. Compongo il suo numero velocemente, premendo i tasti ad una velocità impressionante. Dopo due squilli che suonano a vuoto, sento la sua voce calda e sensuale insinuarsi nel mio padiglione auricolare.
<< Pronto? Nicole?>>
<< Buongiorno, dottore, non credevo che avessi conservato il mio numero....Mi fa piacere>> Il mio tono è basso, cerco con tutte le forze di non tradire le instabili emozioni che sto provando. Ma George non cade nella mia trappola. E’ troppo furbo.
<< Ed io non avrei mai immaginato che tu mi avresti richiamato...Posso aiutarti?>> Alle sue parole, mi trattengo dal ridere. Non posso dargli torto. Se non avessi paura di essere incinta, dubito che lo avrei contattato. Almeno non così presto.
<< Si, George, vorrei che tu mi visitassi.>>


* * *




E’ proprio davanti allo specchio mi fermo a pensare, di fronte al mio riflesso che mi occhieggia in modo languido. Non riconosco la donna dello specchio. Le sue rosse labbra generosamente curvate in un sorriso non mi appartengono, nè posso credere che il suo sguardo determinato possa essere il mio. Lei è troppo spavalda, sfacciata, pronta a gettarsi nella vita priva di paracadute. Ed io, invece? Mi sento persa nella mia vita, nonostante l’apparente ed immancabile strafottenza che ostento a chicchesìa. E’così facile mostrarsi per qualcuno che non si è. E’ un modo per evitare che gli altri possano farti del male....



…I'm all out of faith,
this is how I feel
I'm cold and I am shamed
lying naked on the floor…
Illusion never changed
into something real,
I'm wide awake and
I can see the perfect sky is torn…
You're a little late, I'm already torn




La voce acuta, cristallina di Natalie Imbruglia riempe la mia zona-trucco, un minuscolo secondo bagno, modesto tempietto della mia bellezza fai da te.
I’m already torn Questa breve frase rimane intrappolata nella mia mente.
Si, mi sento segretamente squarciata. Squarciata dalle ingannevoli apparenze, dietro le quali continuo a nascondermi codardemente. Ma nonostante possa ammettere di indossare una maschera fittizia, so per certo che non vi rinuncierò. Continuerò ad camminare lungo la mia strada a volte tortuosa, arrancando, anche crollando sotto il peso delle difficoltà. Forte è la tentazione di confessare il mio segreto a qualcuno, ma non ho abbastanza fegato per farlo.
Kevin...è il primo nome che mi viene in mente. Non capisco il perchè, forse lui è stato l’unico che abbia provato a capirmi davvero. Zittisco quella vocina petulante che me lo ricorda, impegnandomi a modellare le mie sottili ed ambrate ciglia con il pettine del mascara. Ravvivo il mio mare di boccoli rossi, impregnandoli di schiuma per ricci. Indosso l’unico regalo che mi abbia mai fatto lo zio Bertrand: una collana di oro bianco al quale è legata una brillante costellazione di diamantini Swarosky. In complesso, credo di potermi serenamente definirmi un vero schianto. In assenza di bionde, il mio ego compie balzi da gigante...
Il mio corpo è già fasciato da una distesa vellutata di seta rossa, che avvolge delicatamente le mie forme, mettendo in risalto le curve più dolci. Niente di troppo scollato, o addirittura squallido. La semplicità di questa casta mise farebbe impallidire la metà dei costumisti che mi hanno vestito. A quel pensiero una tenue risatina accompagna i movimenti saggi della mano per spalmare il gloss sulle mie labbra. Dopo un’altra ora di preparazione, credo di essere pronta ed un ultimo sguardo alla mia immagine allo specchio me lo assicura.
Mi aspetta una serata importante, finalmente conoscerò di persona il signor Marsham. Prima di chiudermi la porta dietro le spelle, mi chiedo se farò una bella impressione all’amministratore di mio zio oppure se, dopo avermi incontrato, deciderà di convincere il notaio ad annullare il valore delle ultime volontà del Conte. Di una cosa, però, sono assolutamente certa: non posseggo abbastanza sangue blu per divenire una splendida contessa francese.


* * *




Mia cara stella, vorrei ricordarti che questo mercoledì dobbiamo incontrarci per andare tutti assieme (appassionatamente?) all’ippodromo. Io, te, Lauren..e..Victoria. Un cavallo ciascuno, presumo. So che la piccola Lauren ci tiene, quindi non mancare. Jane.

Julius, verrò. Muoio dalla curiosità di vederti alle prese con un cavallo, qualsiasi cavallo. Nicky ^^



* * *




Ore 21:03.
47 Bond street, Manhattan.



Per il primo incontro con il signor Marsham ho scelto un posto molto chic: Il Buco. Un ristorante gestito da due miei cari amici, Martin e Stella, una giovane e divertente coppia italo- americana. A parte il nome del loro locale, di cui stento a capire il significato, li considero molto simpatici e di tanto in tanto mi concedo una piccola ed innocua capatina. I cibi preparati richiamano le allettanti atmosfere della cucina italiana e spagnola. La struttura e gli stucchi esterni possono essere scambiati per moderni, in realtà hanno vissuto più anni di quanto sembra. Tra quelle alte pareti hanno lavorato alcuni dei migliori chef ed il loro menù comprende pietanze di un sapore ed un aspetto divini. Assaggiare un loro piatto di sottilissimi spaghetti col sugo è una vera goduria per il palato...E, soprattutto, credo di meritarmi una tranquilla serata di svago.
Al diavolo Kevin, al diavolo la pubblicità, che andassero a dannarsi tutti miei problemi!

Finalmente entro nella grande e luminosa sala, accompagnata dai miei immancabili cinque minuti di ritardo. Dopo alcuni impazienti secondi, mi spoglio del magnifico soprabito di velluto nero con esperta disinvoltura....Il maìtre, credo si chiami Giovanni, mi sorride con calore ed io ricambio gentilmente. Sono di casa. Mi sento completamente a mio agio.
Avanzo tranquilla, muovendomi sinuosa tra i tavoli. Gli occhi fissi sulla preda.
Al telefono ho ricordato al signor Marsham, che avrei prenotato il tavolo proprio accanto ad una ben riuscita imitazione de Il bacio di Hayez, il noto dipinto che ritrae due innamorati impegnati in un ultimo bacio, prima di separarsi.
Ammirarlo è un piacere al quale non so resistere, poichè esprime una tensione che va al di là del semplice atto carnale. E’ una visione delicata, uno sguardo segreto rubato al buco della serratura ed in esso un’anima può rafforzare la sua speranza. Ma quella valanga di emozioni, che mi stanno travolgendo, viene interrotta bruscamente dai suoi occhi.
<< Danièl!>> Esclamo, riprendendomi in parte dallo stupore iniziale e riconoscendo in quell’uomo il mio avvenente salvatore. Il ricordo del maniaco nello Starbucks è ancora impresso come un marchio rovente nella mia memoria, sulla pelle della mia sensibilità, non potrei mai dimenticarlo. Un giorno dovrò sdebitarmi con lui...
<< Che concidenza – Continuo senza riflettere, versando in modo incontrollabile un fiume di parole – Sei seduto proprio al tavolo che avevo prenotato per un incontro di lavoro..Avranno accavallato le nostre prenot...>>
<< No, aspettavo te. – Mi interrompe lui, fissandomi con un intensità che mi turba profondamente - Questo è il nostro tavolo. Io sono il signor Marsham, Danièl Marsham>>
Non ero una bimba ed avrei dovuto rendermene conto. Due più due fa quattro. E Danièl non è lì per caso. C’era da aspettarselo...Fin ad ora avevo sempre creduto che tutti i burocrati corrispondessero al misterioso profilo del topo da biblioteca, prontamente munito di un paio di occhiali ed di un bifolco uso dei capi d’abbigliamento. Apprezzo il fatto di essermi sbagliata. Una serata che avevo previsto piacevole è diventata fortunatamente una serata possibilmente divertente.
Danièl finge con maestria che l’espressione meravigliata sul mio volto sia soltanto un caldo segnale della mia benevolenza nei suoi confronti. Senza alcun problema, mi fa accomodare, per poi porgermi uno dei due menù, disposti sul tavolo. Al contrario di me, lui sembra padroneggiare perfettamente la situazione, come se nella sua vita non facese altro, se non incontrare dive bellissime e famose. Con tono placido dirotta la nostra conversazione sull’argomento testamento , dimostrando le sue qualità di affascinante oratore.
Ad un certo punto non so più se seguo il filo del suo discorso o il movimento quasi regolare delle sue labbra.
<< In realtà l’amministratore del Conte Bertrand è stato mio padre. Per moltissimi anni. Ha iniziato a lavorare per lui prima ancora che io nascessi. Poi, una volta cresciuto, mi limitavo a svolgere il ruolo di assistente tuttofare .>>
Giusto Mio zio doveva essere un ricchissimo proprietario terriero, aveva avuto bisogno di una aiuto per gestire le sue immense e verdeggianti proprietà. << Poi,, cosa è successo? >> Gli chiesi, domandandomi come avesse potuto ottenere una promozione.
<< Dopo due settimane dalla morte del Conte, mio padre si è ammalato e ha lasciato a me l’incarico di sbrigare tutti i suoi compiti. >>
<< Ah...Mi dispiace...>>. Dovevo immaginarlo...
<< Non ti preoccupare, Nicky. Mio padre sta migliorando. – Risponde lui ed il suo ottimismo mi avvolge dolcemente. - Magari guarirà molto prima di quanto noi due possiamo pensare>>
Il resto della serata trascorre velocemente. Una enorme bistecca alla fiorentina segue il piatto di spaghetti al sugo. E per quanto riguarda il dolce, entrambi scegliamo il budino alla fragola.
<< Strano. Siamo in un ristorante italiano e noi ordiniamo un desert francese!>> Esclama improvvisamente Danièl, rivolgendomi un irresistibile sorriso penetrante. Sorrido anch’io, finchè una nuova e palese curiosità compare sul mio volto.
<< Perchè non mi hai rivelato la tua identità, quando ci siamo conosciuti allo Starbuck?>> Butto la domanda con nonchalance, concentrando il mio sguardo sulla parte concava della posata. Tutto ad un tratto, mi sembra così interessante...
<< Non mi sembrava il caso, Nicky. Eri sconvolta da quello che ti era capitato. .. – Comincia a dire e per mia fortuna dimostra una delicata discrezione. - Non volevo peggiorare la situazione, annoiandoti a morte. Stasera, almeno, un buon primo piatto potrà distrarti>>
<< Dai! Tu non mi annoi, Danièl! >> Ribatto con voce squillante, ridendo per la sua scherzosa battuta. Sono tutt’altro che annoiata.
<< Davvero? Non sarà troppo presto per dirlo? >>
<< Assolutamente no. >>


* * *




Verso mezzanotte, usciamo dal locale, sazi e sereni.
La falce di luna, pallida e sottile, sbuca tra i grattacieli, sfiorata da una candida coltre di nubi. Ora che ci troviamo in strada, la notte si riempe velocemente dei suoni acuti dei clacson e delle sirene della polizia. Nonostante quell’assordante miscela di rumori fastidiosi, New York rimane magica ai miei occhi. Una città come poche, una città pericolosa , eppure sembra possedere qualsiasi cosa tu abbia bisogno. Forse, anche Danièl prova la stessa cosa, dato che non spiccica parola da almeno dieci minuti. Oppure vive in Francia, in qualche casetta sperduta della Provenza, e di New York vede soltanto il caos. Sarebbe triste, però. Nessuno può comprendere appieno la Grande Mela come un Newyorkese.
<< Nicky..bè...volevo incontrarti, anche per dirti un’altra cosa importante...>> Sento la sua voce, ma prima di rispondergli, salgo sul taxi, e mi accomodo sui sedili posteriori. Lui mi segue, sedendosi al mio fianco.
<< Sarebbe? >> Domando, alzando lievemente un sopracciglio color mogano. Non riesco a capire cos’altro voglia dirmi e non sono sicura di volerlo sapere.
<< Ci sarà un galà...>> Azzarda lui, visibilmente attento a qualsiasi reazione io possa avere.
<< Un galà?>> Ripeto quella parola con voce strozzata.
Un galà da nobili. Mi sussurra una vocina al mio orecchio. E’ questo a sconvolgermi maggiormente. Mi ci vedo già, lì, in mezzo ad un branco di aristocratici con la puzza sotto il naso ed un atteggiamento finto dalla punta dei capelli, fino all’unghia incarnita del pollice. Saprò reggere il gioco oppure crollerò come un fragile castello di carte?
<< Ehm..Una serata di ballo, in onore del Conte. Una specie di commemorazione. Sai , era ed è un personaggio molto conosciuto, amato ... Non soltanto in Francia.>>
<< Si, lo avevo intuito - Rispondo, ripensando tristemente all’articolo su Gossip Ny. - Quando...Ci sarà questo galà ?>>
<< Fra due settimane e vorrei, ovviamente, che tu venissi. Ho pensato che invitarti di persona sarebbe stato molto più... carino. >> Il tono della sua voce è volutamente gentile ed io lo guardo, cercando nei suoi occhi la trappola. Sembra tutto troppo bello, troppo perfetto.. Ma Danièl è imprescutabile, il suo sguardo non tradisce alcunchè.
Riconosciuta la sconfitta, guardo attraverso i finestrini ed osservo i lussuosi edifici che sfilano dinnazi ai miei occhi assonnati, finchè non capisco che stiamo percorrendo la Upper East Side e poco lontano intravedo il mio hotel. Dico al tassista di fermarsi e lo pago profumatamente. Pochi secondi e sono già scivolata fuori dal taxi. Danièl sembra fare lo stesso.
<< Ti ringrazio. Ti ringrazio per la serata e per tutto quello che stai facendo. Ma...Non ne parliamo qui, vuoi entrare? >> Dico, bloccandomi davanti all’entrata dell’Hilton. Il mio invito è chiaro come la luce del sole.
<< No. E’ tardi, non posso restare....Però mi farò sentire al più presto.>> Lo sento rispondere e la sorpresa mi afferra una seconda volta. Un rifiuto, mi ha respinto senza pensarci una seconda volta. Ma anche se volessi insistere, lui si sta già allontanando. Non gli ho nemmeno chiesto dove alloggia.
Sbuffo. E proprio nel momento in cui la possibilità di non rivederlo per molto tempo mi attraversa la mente, lui si volta inaspettatamente.
<< Ah. Un’ultima cosa per quanto riguarda il galà...Potrai invitare quante persone tu voglia, sarete ospitati nel castello di Chenonceau . Ma, Nicky, la serata di galà è aperta soltanto alle coppie. Non credo che tu abbia problemi a trovare un accompagnatore, vero? >>


Continua..




















Premessa: credo che i capitoli comincieranno a diventare un pò più lunghetti,
poichè stiamo entrando nel clou della storia ^*

OK.
Tornata con un nuovo capitolo. Emersa da una distrastrosa giornata scolastica.
I prof oramai non ci danno tregua, nè un attimo per respirare.
Tra venti giorni ci sarà l’esame, ragazze, ed io vorrei essere più preparata (a dirla tutta) ^^
Spero di togliermi questo ingombrante peso il prima possibile.
Ritornando a noi....bè, credo, che questo sia un capitolo abbastanza importante.
Emergono, per la prima volta, alcuni dei pensieri più segreti Nicky,
pensieri inaspettati che lei vorrebbe cancellare o almeno tenere lontani.
Ma si sa, se c’è qualcosa che proprio non esegue i nostri comandi,
quel qualcosa è proprio il nostro cuore.
La canzone di Natalie Imbruglia che è citata si chiama Torn
ed è riportato l’intero ritornello. Ecco a voi la traduzione:
“Ho perso ogni fiducia, mi sento così..
Ho freddo e mi vergogno, distesa nuda sul pavimento.
L’illusione non è mai diventata realtà.
Sono sveglia e riesco a vedere il più bel cielo lacerato.
Arrivi un pò tardi. Sono già lacerata.”

Lo so non è molto allegra la canzone, ma le parole
sono significative e riflettono bene l’umore di Nicky.
P.s. = Il ristorante Il Buco..esiste Davvero!

Ed infine(ma non meno importante) vi dirò proprio una bella cosa...vi ringrazio per esserci,
voi tutte e tutti, lettori visibili ed invisibili, che seguite questa storia,
che leggete tra le righe le tracce della mia sconsiderata follia.
Un bacio affettuoso da un’anima inquieta =D
Grazie, soprattutto, a :
- Yellow B Posso dirti una cosa senza esitare??? Sei splendida! Grazie per il commento cara!!!!!!!!!
Si, concordo pienamente, Kevin e Victoria sono due personaggi che non si lasciano amare tanto facilmente,
ma ci sarano tanti, tantissimi colpi di scena che sconvolgeranno tutti (noi comprese “Really!”)
Diciamo, in generale, che la maggior parte dei miei personaggi mostrano della loro personalità sia ombra che luce.
Capirli non è assolutamente facile...Però questo non vuol dire che insieme non possiamo provarci!
Tvb!Madda! Alla prosssssssima!=D *Estate Fan club* XP;
- vero15star per il commento e per aver inserito la mia fanfiction tra i preferiti.
Lo so... Kevin è a dir poco cattivello, sebbene Nicky non è da meno!!!
Ne vedremo delle belle e nessuno (e dico Nessuno XDXD) rimarrà insoddisfatto!
Comunque, cercherò di fare il meglio affinchè la ff continui a piacerti.
Kissoni XD
- Isibiri, CriCri88 che avete cominciato a seguire la storia ** ;
- _Chocola_ , underworld_max per aver inserito la mia storia tra i preferiti. ^^;
Mi raccomando, chi vuole lasciare una segno del suo passaggio, non indugi! Ihihih
Bacioni, Bacioni Teneri a tutti!
Alla prossima.
Mary.




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