*La figlia della Luna

di Dany Art 99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1: Una nuova Luna ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2: Arrivo al campo (un vero campo estivo???) ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3: Incontro con la mia adorata mammina ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4: Vado leggermente contro gli ideali di Artemide ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5: Il mio caro papino mi viene a trovare al mio compleanno ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6: Una gita veramente stupenda ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7: Riunione di famiglia ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8: Ritorno dalla mia stupenda gita in famiglia ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9: Risveglio ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10: Calma apparente ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1: Una nuova Luna ***


ecccomi tornata yuppiiiii :) allora, premetto questo è un esperimento, non vi faccio spoiler ma centrerà il lotus (questo forse è uno spoiler, ma lo faccio per non farmi etichettare come una che non sa la trama di PJ perchè io amo incodizionatamente quella saga ahaha), comunque, tratta di questa Cloe, una semidea (maddai dani XD) e delle sue vicende.
ok, premessa orribile ahahaha
buona lettura
[Revisionato]




Ciao a tutti. Credo di dovermi presentare.
Mi chiamo Cloe e sono una semidea.
Si lo so, il mio nome ha un significato legato alla natura e quindi direte “sicuramente sarà figlia di Demetra” beh... lo credevo anche io.
Almeno appena dopo aver scoperto di tutta l'esistenza dei semidei, del Campo Mezzosangue etc..
Beh. Non sono una figlia di Demetra.
Anzi... forse sarebbe stato molto meglio esserlo.
Sarebbe stato tutto molto più semplice e come dire “ordinario” per quel mondo.
Ma non potevo essere normale (per quanto possa essere normale una vita da semidea), io non ero mai quella normale.
Ma per farvi capire al meglio il tutto, dovrei raccontarvi la mia storia.

Fin da quando ero piccola nessuno mi voleva.
Mi avevano lasciato in un orfanotrofio, imbacuccata in una coperta di uno strano tessuto color argento, con una lettera, sotto la pioggia.
Esattamente con un film.
Beh... il dopo credo lo immaginiate, avevano suonato il campanello ed erano scappati, la signora che dirigeva l'orfanotrofio aveva aperto e sbam! Una nuova bocca da sfamare.
Però quella donna mi aveva trattato come una figlia dal primo momento in cui mi aveva cullato mentre mi asciugava con uno straccio dalla pioggia i capelli corti e rossicci.
In quell'orfanotrofio eravamo una ventina, ed io ero la più giovane.
Ma ero la più combattiva e cocciuta, nonostante fossi piccola di statura ed avessi due codine ai lati della testa.
Due codine estremamente imbarazzanti, credetemi.
Molte volte la proprietaria dell'orfanotrofio che io avevo nominato Maggie, visto che il suo nome era Margareth, aveva dovuto staccarmi a forza dai ragazzi, tutti maschi, che picchiavo, mordevo e calciavo.
Stranamente solo con i maschi.
Mi ero prese tante sgridate e dal tono materno e dispiaciuto che aveva Maggie mentre mi parlava, mi sentivo molto in colpa... tanto che alla fine mi scusavo sempre con i ragazzi ... ma poi puntualmente ad ogni loro minimo screzio o sgarro la piccola Cloe-zilla attaccava e distruggeva tutto sul suo tragitto.
Con un solo ragazzo avevo fatto amicizia, si chiamava Simon ed era un ragazzino solare, coi capelli biondi e gli occhi chiari, ed un mare di lentiggini sulle guance e sul naso.
Era il figlio di Maggie ed era l'unico a cui io permettessi di starmi accanto.
Una volta  mi aveva 
perfino difesa contro un ragazzino di nome Derek più grande ci lui che aveva circa dieci anni, io ne avevo sei, lui nove e mi aveva difeso regalando al ragazzo il suo yo-yo preferito per la promessa di lasciarmi in pace.

Consideravo quel grande edificio la mia casa e Maggie, Simon e gli altri bambini (per quanto non ne sopportarsi alcuni ) la mia famiglia.
Non mi facevo molte domande sulla mia vera madre e il mio vero padre...insomma mi bastava quello che avevo lì, anche se la curiosità talvolta aveva la meglio e cercavo nelle cartelle di Maggie il mio dossier, per capire qualcosa sul mio ritrovamento.
Simon mi aiutava e, con l'andar avanti degli anni, lo consideravo sempre più parte di me, non uno fratello... eravamo troppo diversi anche solo per pensarlo.. forse la mia nemesi.
Io adoravo la notte con la luna, il rumore dei grilli, quella leggera brezza che l'avvolgeva.. lui amava il sole, il caldo, il chiasso.. tutto che si risvegliava etc..
Io amavo la foresta col suo ambiente tranquillo e protetto, con i suoi animali notturni e i suoi rumori pacati, lui amava il mare con la folla, il caldo, il surf e l'abbronzatura.
Io amavo il silenzio, lui la musica.
Io ero dura quando mi ferivo, lui doveva per forza fasciarmi l'intera mano anche solo quando mi graffiavo un dito.
Insomma... era tanto che non l'avessi strozzato con il tendone delle tende nei primi due anni in cui l'avevo conosciuto.
Solo su una cosa eravamo d'accordo.
Un giorno... quando avevo dieci anni e lui dodici,all'orfanotrofio c'era stata una specie di Giornata dello sport in cui a noi bambini un po' più grandi era stato permesso di provare vari sport ed attività.
Avevo provato a suonare... ma non faceva per me... avevo quasi ingoiato il flauto mentre lo usavo, giardinaggio quasi me la cavavo ma mi risultava noioso.
Poi con Simon avevo cominciato con gli sport, la mia corsa era veloce, quasi quanto quella del ragazzo, quindi ad atletica ero brava.
Con danza... no. Non l'avrei mai fatto, né vi racconto che cosa è successo. Troppo imbarazzato e Simon aveva riso di me per mezz'ora.
Nuoto... avevo quasi rischiato di annegare la prima volta se non fosse stato per Simon che mi aveva ripescato quasi fossi un pesce con l'amo.
Lasciai perdere il nuoto, come il judo e il secondo tentativo con la danza.
Il secondo ci fu solo perchè Maggie me lo chiese... voleva che facessi qualcosa di femminile... ma io di femminile avevo ben poco.
Poi fu un colpo di fulmine con una parte del giardino adepta solo ad uno sport.
Bersagli a varie distanze cerchiati di rosso, blu e giallo... faretre piene di frecce e archi di legno con corde di plastica.
Fu amore al primo sguardo.
E come me, per Simon.
Rimanemmo a sfidarci per tutto il pomeriggio non muovendoci di un millimetro da quella postazione, il signore che ci aveva insegnato, ci aveva parlato per circa... una decina di secondi, facendoci impugnare bene l'arco e la freccia poi aveva dovuto sedersi visto che avevamo centrato  al primo colpo i bersagli.
Simon quello ad un metro di distanza.
Io quello a dieci.
Lui sbuffò e continuò a sfidarmi nonostante io lo battessi ad ogni singola sfida, da ferma o in movimento.
Alla fine il signore era stato così colpito da applaudire e ci aveva detto che eravamo nati per l'arco.
C'è ne regalò uno a testa, con una faretra con dieci frecce ciascuno.
Fu il giorno più bello della mia vita.
Ma la felicità non era destinata a durare molto a lungo... non lo è mai.
Maggie si ammalò gravemente.
Di una malattia terminale, ci confessò di avercela tenuta nascosta per non farci preoccupare e per la prima volta presi per mano un ragazzo, per dargli forza.
Simon non aveva un padre, mi aveva detto che era scappato quando lui era piccolo ma Maggie ne parlava sempre con un sorriso stampato in volto.
Quindi... quando Maggie sarebbe morta... lui se ne sarebbe andato ed io probabilmente sarei andata in collegio o in una famiglia affidataria.
Ma io non volevo una famiglia affidataria, volevo quella famiglia... quella in cui ero cresciuta.
Poco prima di lasciarci Simon mi prese da parte e mi disse -possiamo andarcene Cloe...scappare, io non voglio andare via … non voglio lasciare né te né mamma- mi disse guardandomi negli occhi , -tu puoi andartene... hai più di sedici anni... puoi scegliere... io sono ancora piccola- mormorai.
-Io scapperò nella foresta..sopravviverò. Tu devi vivere la tua vita- dissi io  rialzandomi, Simon mi prese la mano e mi bloccò -potrei venire con te... so usare l'arco e so muovermi- disse lui.
-Io voglio andare da sola Simon, non ti voglio con me- dissi stringendo i denti, era una cosa difficile dire quelle parole al tuo migliore amico...ma era meglio così.
Volevo solo che si concentrasse su Maggie in quel momento... io ero un pensiero secondario. Dovevo esserlo.
Cercavo di convincere me stessa.
Il giorno prima di morire Maggie mi parlò da sola e mi disse poche frasi che mi segnarono a vita -tu... piccola mia, sei stata la figlia che non ho... mai avuto, ma ... so che guardavi i dossier... sul tuo conto. Lì non ho scritto tutto.
Guarda nel cassetto... in basso- mormorò indicando a sua scrivania, lo feci subito e presi una coperta di stoffa color argento rigirandomela fra le dita.
L'annusai e sentii il profumo di foresta... mi ricordava qualcosa di molto famigliare.
-Quello... è il telo in cui eri avvolta... quando sei... arrivata qui... ma non ti ho detto una cosa... - mormorò Maggie tossendo un paio di volte.
Io strinsi la coperta fra le mani.
-Quando ti ho preso in braccio... vidi in giardino dei lupi grigi... che mi fissavano... ma non ... ringhiavano... sembravano solo osservarmi come a capire se... io meritassi di tenerti in braccio... ed in cielo c'era una luna piena color argento- disse la donna in presa ad un altro attacco di tosse che la piegò in due.
-Non sforzarti Maggie... tranquilla- dissi io ricoprendola con la coperta che si era spostata.
Poi mi afferrò il polso e mi disse -occupati di... Simon... e saluta... suo padre... non farmi odiare per non averglielo detto... ti prego- disse lei ma dopo fu colta da un attacco di tosse, da cui spuntò un rigolo di sangue e fui costretta a lasciarla per chiamare il medico.
Non si riprese mai più.
Quella stessa sera preparai lo zaino con cibo,acqua, qualche libro,cambi di vestiti e l'arco con la faretra piena di frecce.
Simon mi aspettò sulla porta sul retro e io mi bloccai sulla soglia.
-Simon... - cominciai io ma lui mi bloccò, -lo so che devi andare... sei sempre stata testarda sai Cloi? Non ti posso fermare e lo so...ma promettimi che prima o poi ci rivedremo.. non riesco a pensare che perderò anche te- disse lui con tono fermo e serio, così diverso dal tono spensierato a cui ero abituata.
Io mi girai e feci l'unica cosa che mi venne in mente.
Lo strinsi abbracciandolo nonostante fosse molto più alto di me.
Lo strinsi e basta.
Quello era un abbraccio di addio.
Lo sapevamo entrambi.
-Promettimelo Cloi- disse usando il nomignolo che solo lui mi dava, -va bene... lo prometto Simon... ci rivedremo presto o tardi- dissi io lasciandolo andare.
Lui mi diede un bacio in fronte -mi mancheranno i tuoi occhi grigi sai?-disse lui sfiorandomi i capelli poi si girò di scatto e disse -vattene-.
E io lo feci.
Se non fossi stata figlia di mia madre forse non sarebbe stato così facile sopravvivere fino ai miei sedici anni nella foresta da sola senza impazzire.
Mi costruii una casa sull'albero.
Avevo vicino un ruscello per lavarmi, lavare i vestiti e bere.
Il fuoco per cucinare.
Le frecce per cacciare.
Ero abbastanza vicina alla città per rubacchiare quello che mi capitava, ma non troppo per farmi riconoscere dalle persone e per far perdere in fretta le mie tracce.
Ero una cacciatrice nata.
E la foresta sembrava volermi proteggere.
Non vidi più Simon, nonostante la voglia crescesse di giorno in giorno, di mese in mese, di anno in anno.
E non mi ero scordata delle ultime parole che sua madre mi aveva detto.
Quando i lupi vennero a prendermi era una giornata normale.
Stavo mangiando un po' di more quando vidi il primo avanzare.
Non erano cattivi... non ringhiavano ma afferrai l'arco e incoccai la freccia immediatamente.
Quando però il lupo mi annusò lo stivale e mi leccò la gamba lo abbassai e gli porsi la mano che annusò per poi poggiare il muso al di sotto per farsi accarezzare.
Sorrisi leggermente e il lupo color argento mi leccò la faccia mentre i suoi simili mi raggiunsero.
Mi fidai ciecamente di quelle meravigliose creature.
Anche nel momento in cui mi portarono fuori dalla foresta con il mio arco e il mio zaino con tutte le mie poche cose, e mi portarono nei pressi di un'altra foresta con in mezzo una specie di campo estivo.
Mentre camminavo con affianco i lupi mi chiesi se fossero gli stessi che avevano fissato Maggie mentre mi cullavano la prima notte in cui mi aveva trovato.
Ma dai loro occhi capii che erano loro.
I miei protettori.
Il simbolo di mia madre.




eccocii qui.. vi ho incuriosito eh????? magari lasciate una recensione se vi piace l'idea muahahaha :))))
un baciotto otto otto a tutti,Dany

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2: Arrivo al campo (un vero campo estivo???) ***


[Revisionato]
 

Quando arrivai al campo mi stupii di quanto assomigliasse ad un campo estivo normale.
Insomma in quel momento non sapevo nemmeno di essere una semidea... ma somigliava... Troppo ad un campo normale... cioè nemmeno i veri campi estivi erano.. così.. così campi estivi.
Avanzai e vidi un sacco di ragazzini che chiacchieravano, alcuni mangiavano ed altri combattevano... con spade... elmi.. armature.
Dove diavolo ero finita? Dove... mi avevano portato i lupi?
Mi girai per chiederglielo ma non c'erano.
Erano spariti loro e le loro tracce.
Ero rimasta da sola.
Di nuovo.
Mi dissi che se mi avevano portato lì c'era un motivo e mi avvicinai ad un gruppetto di ragazzi.
Indossavano tutti delle magliette arancioni con su scritto “camp half-blood” con un pegaso disegnato al di sotto della scritta.
-E tu chi sei?- mi chiese una ragazza tarchiata dai capelli scuri con tono sbruffone, -sono Cloe- risposi seccamente sfidandola con lo sguardo.
Lei strinse la mascella e guardò gli altri -di chi sei figlia?- mi chiese come se fosse un cosa ovvia, -io... sono orfana- dissi lei andando sulla difensiva.
La ragazza ridacchi -tutti siamo orfani... di almeno un genitore qui... chi è il tuo genitore divino, ragazzina- disse la ragazza.
-Genitore divino?- chiesi inarcando un sopracciglio, -Dei... qui abbiamo una che non sa nemmeno cos'è- disse quella li guardando gli altri che cominciarono a sghignazzare.
-Perchè tu lo sai?- sbottai stringendo la bretella dello zaino,
-Io so cosa sono,ragazzina, con Clarisse, semidea figlia di Ares... e tu?- disse lei alzando le spalle.
-Ares?... il dio Greco?- mormorai in preda alla confusione, lei rise di gusto e mi guardò.
-Non sa nemmeno di chi è figlia questa è buona- e rise di nuovo, ero sul punto di tirarle un bel pugno su quel muso da maschiaccio quando un ragazzo biondo ed abbronzato si mise in mezzo.
-Su... Clarisse, smettila. Mi occupo io di quella nuova- disse il ragazzo appena comparso, si girò verso di me e con un sorriso solidale in volto mi disse -io sono Will Solace, capo della cabina di Apollo... piacere- e mi porse la mano.
Apollo ed Ares... tutto normale insomma.
Stetti sulla difensiva per qualche momento per poi stringergli la mano, -Cloe- dissi.
Lui sorrise in quel modo che ti fa voglia o di schiaffeggiarlo o di abbracciarlo e scompigliarli i capelli e disse -piacere mio, ti porto da Chirone... così scopriremo chi sei-.

Quello che successe dopo... un centauro con un maglietta che mi spiegava dov'ero e cos'ero per essere arrivata qui... un Dio scorbutico che non mi rivolse quasi la parola, testa di animali strane sulle pareti e filmini di orientamento... furono davvero strani momenti.
Fui come in trance per tutta la spiegazione.
Solo la voce dei due che confabulavano e parlavano di me mi tirò via dai miei pensieri.
-Insomma... ha quasi sedici anni... dovrebbe essere stata riconosciuta ormai, con le nuove leggi- disse Chirone camminando... o meglio trottando sul pavimento della stanza in cui ormai ero rinchiusa da due ore.
-Potrebbe essere... non lo so. Sai come sono i miei colleghi, non ci frega molto dei nostri figli mortali, lo sai- disse ilo Dio... che chiamavano tutti Signor D.
Strinsi le mani a pugno e guardai fuori dalla finestra, -shh... Dionosio... va bene Cloe, raccontami la tua storia- mi disse Chirone con una voce lenta e calma.
La sua espressione... mi ispirava fiducia e senza rendermene conto vuotai il sacco. Completamente.
Gli raccontai tutto. Il mio passato. Il mio abbandono davanti all'orfanotrofio... la coperta color argento... di Maggie... della mia passione per il tiro con l'arco...dei miei tre anni nella foresta..
Dei lupi.
Quando arrivai a parlare dei lupi però qualcosa cambiò nella stanza.
Il Signor D e Chirone si scambiarono un'occhiata ed io mi fermai.
-Che succede?- chiesi, -niente mia cara... dalle due caratteristiche potresti essere una figlia di Apollo... per via dell'arco- disse Chirone sorridendomi.
Io aggrottai le sopracciglia -e perchè... non mi ha riconosciuta come mia figlia... quando ero più piccola... insomma non avrebbe dovuto essere così?- chiesi io guardandoli.
Chirone congiunse le mani -sì ...avrebbe dovuto farlo- disse il centauro, -per ora mettiamola con quelli di Hermes ... come facevamo prima finchè non la riconoscono poi vedremo e andrà tutto come al solito -disse il Signor D bevendo un sorso di Diet Coke.
Strinsi i denti e mi girai.
-Potrei tornare nella foresta a vivere, così non disturberei nessuno- mormorai andando verso la porta.
La mano di Chirone mi bloccò  -no...rimani,qui è un buon posto dove stare... ti potrebbe piacere e potresti decidere di star qui. Se poi non ti piace... non ti impediremo di andartene... il campo mezzosangue non è una prigione. A noi fa piacere averti qui con noi- disse lui sorridendomi dolcemente e quasi gli credetti.
-Va bene.,. - mormorai e l'uomo sorrise facendomi segno di andare verso la porta.
Will mi stava aspettando all'entrata e Chirone gli chiese di accompagnarmi da quelli di Hermes e lui acconsentì con il solito sorriso da schiaffi in volto.
Mi accompagnò e fu tutto di nuovo molto strano.
Quelli di Hermes erano simpatici e chiacchieroni ma molte gli avevo sorpresi a volermi guardare nello zaino.
Feci una sfuriata così tanto colossale che in quella cabina sovrappopolata si creò un piccolo spazio tutto per me in un angolo vicino alla finestra.
Mi preparai il mio giaciglio per la notte e mi appoggiai con la schiena al mio zaino affilando le mie frecce che avevo costruito da sola.
E li stetti finchè non fu ora di cenare.
Per l'ora di cena avevo capito quasi del tutto il funzionamento in quel campo ma quando dovetti fare la mia offerta chiesi solo di avere un genitore fra gli dei.
Tornai al tavolo di Hermes e finii il mio pasto in silenzio nonostante il chiasso che c'era in quel tavolo.
Dormii male quella notte.
Mi girai molte volte, cosa che non mi succedeva spesso. Di solito se dormivo, dormivo e basta.
Come un sasso.
Ma quella notte no.
Quasi mi misi a rimpiangere la mia bella casetta sull'albero e il mio materasso di foglie.
MI mancava la mia vecchia vita solitaria da cacciatrice.
E con quel pensiero mi addormentai.

E questo fu il mio primo giorno al campo mezzosangue .
Credevo di dover aspettare molto per essere riconosciuta.
Non fu così.

Quando comparì un arco intorno al profilo di un cervo sopra la mia testa sembrò scoppiare il finimondo.
Eravamo a cena ed avevo appena dato un pezzo di carne selvatica al fuoco ad un Dio sconosciuto.
Ed dopo una brezza dall'odore di foresta... era apparso il simbolo della divina Artemide sopra la mia testa.
Una folla si era raccolta intorno a me mormorando a bocca spalancata il nome della divinità mentre io li guardavo sbalorditi.
Chirone si fece spazio con il Signor D e mi prese per il polso ma quasi non lo sentii.
Avevo visto un viso famigliare.
Molto famigliare.
Un viso che mi guardava a bocca sbalordita con un miscuglio di lentiggini sul naso e sulle guance.
Ma prima di poter anche solo dire il nome di Simon,
Chirone e il Dio del vino mi avevano rinchiusa nella casa grande e non volevano farmi uscire.

-Questa cosa non è possibile, Artemide è una delle dee Vergini, non può avere avuto una discendente- mormorò Chirone grattandosi il mento alla ricerca di qualche risposta come se si trovasse nell'aria.
Ok... erano due ore che ero rinchiusa lì e sopratutto dopo aver visto chiaramente lo sguardo di Simon incontrare il mio di certo non volevo rimanere lì dentro a chiedermi il perchè mia madre fosse Artemide.
Anche se pensandoci.. tutto quadrata.
La foresta.
L'arco.
I lupi.
L'intolleranza agli uomini.
Insomma se non ero sua figlia potevo essere lei in terra.
Ma,.. se come diceva Chirone lei era una delle dee vergini... e non aveva avuto figli mortali e non da millenni... io da dove venivo?
Insomma... sapevo come nascevano i bambini e credevo fosse lo stesso fra Dei e mortali.. ma senza .. quello che doveva succedere, non nasceva un figlio.
E se mia madre non aveva avuto “quello” si può sapere da che Tartaro venivo io?
Per gli dei... avevo anche cominciato a parlare come una semidea del campo.
Mi premetti una mano sulla fronte e guardai fuori dalla finestra.
La folla non si era ancora diramata del tutto, ma la maggior parte dei ragazzi era rientrata nelle rispettive cabine per la notte.
-Fermi ... forse ho trovato la soluzione al nostro dilemma-disse Signor D muovendosi leggermente sulla sedia.
-Cosa Dionosio?- chiese il centauro guardando il Dio, -no stavo scherzando- disse ridacchiando rimettendosi a sedere con la sua Diet Coca in mano.
A quel punto ringhiai e lo sentii guardare, -la può smettere di prendere tutto così sotto gamba? Lasciatemi andare di nuovo nella foresta così faremo tutti contenti no?- disse sbottando e guardandoli.
Chirone fece un sorriso malinconico e mi si avvicinò poggiandomi le mani sulle spalle, -tu mia cara.. sei una semidea molto potente.. anche non essendo figlia dei tre pezzi grossi. Tu … hai in te il sangue della cacciatrice per eccellenza. Abbiamo in dovere di proteggerti ma non possiamo fermarti se andartene è il tuo vero desiderio- disse il centauro picchiettandomi delicatamente la schiena.
Io lo guardai.
Era una mia scelta.
Riguardai fuori e vidi che la luce della casa si rispecchiava in due occhi chiari ed un viso pieno di lentiggini di un ragazzo che si sbracciava per farsi vedere.
Sorrisi leggermente.
-Se rimarrò... cosa dovrò fare?- chiesi rigirandomi, -vivere qui... allenarti... quello che desideri a patto che sia conforme alle regole del campo. Potrai dormire nella cabina di Artemide... è tua di diritto- disse Chirone sorridendomi.
Io alzai le spalle.
-Potrei provarci... insomma amo le sfide e questo campo sembra offrirne parecchie- dissi io stringendo un pugno, -sono molto lieto nel sentirtelo dire... vero Dionosio?- disse Chirone.
-Si...si come volete- mormorò lui non prestandoci attenzione, Chirone guardò fuori e mi disse -credo tu possa andare... gli altri sono tutti andati via- disse soffermandosi sul punto in cui Simon era nascosto e sorridendo.
Lo aveva visto ma aveva fatto finta di niente.
Lo ringrazia con lo sguardo ed uscii.
Fuori dalla porta trovai il mio zaino con le mie cose ed un biglietto sopra con su scritto

“te le ho prese dalla cabina di Hermes.
 Ben tornata cacciatrice
p.s se vieni ai cespugli qui davanti, magari mi saluti anche bene.
                        Simon ”

Sorrisi leggermente e mi infilai lo zaino in spalle andando verso i cespugli.
Forse quella poteva essere anche casa.




ecccoci qui al 2 capitoloo :) spero che continui a piacervi :) e magari lasciate una recenzione con cui mi fareste tanto .. tantoo.. tantooooo contenta :D
Un bacio a tutti,
Dany

 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3: Incontro con la mia adorata mammina ***


[Revisionato]


La vita al campo non era così male.
Ti svegliavi alla solita ora che per i mie standard non era neanche così tanto presto.
Avevi i tuoi tre pasti giornalieri e sempre molto buoni e ricchi.
La cabina era molto bella.
Le mura erano di un delicato color argento, con affreschi di scene di caccia, armi, della notte e dei cervi.
Le finestre erano ampie e molto alte così la notte riuscivo a vedere le stelle e la luna anche se ero distesa sul letto.
Durante la giornata, essendo l'unica figlia di Artemide potevo fare tutte le attività che volevo, visto che non consistevo un numero troppo elevato di semidei.
Il più del tempo lo passavo al tiro con l'arco e tanto ero brava, i figlia di Apollo mi avevano chiesto di aiutare gli altri ad imparare...ma non ero di certo la persona più calma di questo mondo.
E per insegnare ci voleva pazienza.
Molta pazienza.
Più di una volta gli altri ragazzini scappavano impauriti per i miei schizzi di impazienza.
-Sai... devi essere un tantino più calma Cloe se vuoi insegnare- mi disse una voce alle spalle e io mi girai con ancora la freccia incoccata verso il ragazzo.
-Non l'ho scelto io... sono stata obbligata... ed io potrei ucciderti in questo momento Simon- mormorai con un sorrisetto sulle labbra.
Lui rise leggermente e alzò le mani in segno di arresa, a quel punto abbassai l'arco e me lo rimisi in spalla.
Lui si avvicinò e mi strinse in un abbraccio senza dire una parola.
-Simon?- lo chiamai cercando di scrollarmelo di dosso, -che c'è?- chiese lui come se niente fosse aumentando la stretta per non farmi allontanare.
-Non mi piace il contatto e lo sai... sopratutto le dimostrazioni di affetto- mormorai guardandolo e cercando di scrollarmelo di dosso mentre una folla cominciava a mormorare qualcosa raccogliendosi intorno a noi.
Lui sbuffò e finalmente mi mollò e mi guardò negli occhi mentre diceva -sei noiosa lo sai? Non ti vedo da anni... avevi detto che ci saremo visti prima o poi no? Ma potevi anche venire un po' prima- disse lui ghignando leggermente.
Mi ritrovai ad osservarlo. La prima volta che lo aveva rivisto era buio e non avevo colto tutti i particolari... ma il piccolo Simon era cresciuto.
Il piccolo fisico da bambino aveva lasciato spazio a un corpo snello e muscoloso, i capelli gli ricadevano in piccoli boccoli ai lati del vico abbronzato e gli occhi sembravano scintillare quando sorrideva.
Non era diventato un brutto ragazzo.
Anzi.
No. Cloe riprenditi. Fai come tua madre e ripudia gli uomini.
No... questa non ero io.
Insomma... come mai solo adesso cercavo di essere come lei? Non l'avevo nemmeno ... mai vista.
Mi aveva lasciata davanti ad un orfanotrofio.
Tutto qui.
Guardai Simon sorridendo leggermente -meglio tardi che mai no?- dissi io.
-Si... meglio tardi che mai... almeno ti posso ancora vedere- disse lui sorridendomi dolcemente.
Tropppooo dolcemente.
-Non devi andare ad importunare qualcun altro?- mormorai io incrociando le braccia e cercando di non focalizzarmi sul suo viso e sopratutto sulle sue labbra.
-Che cos'è cambiato da quando eravamo piccoli?Noi... tu mi volevi bene...cosa ti ha fatto la foresta?- mormorò con un tono di risentimento nella voce che non mi piacque per niente.
-La foresta è stata la mia casa. Ecco cosa mi ha fatto... mi ha dato un posto in cui vivere- dissi seccamente rigirandomi per non guardarlo in viso.
-Non ... mi vuoi più vicino?- disse, oh no... il suo tono era ... così ferito..., trassi un respiro e raddrizzai la schiena guardandomi intorno, le piccola folla non si era ancora tolta dalle scatole.
Ringhiai e guardai Simon.
-Vieni figlio di Apollo... devo parlarti. IN PRIVATO- scandii bene le ultime parole quasi urlando e finalmente gli altri semidei se ne andarono impauriti.
Afferrai la maglietta senza maniche di Simon e lo trascinai vicino agli alberi.
Non lo avessi mai fatto.
Mi ero dimenticata che gli alberi erano le case delle ninfe... e le ninfe erano parecchio chiacchierone, quasi quanto le figlie di Afrodite.
Prima che me ne rendessi conto, la mia super barriera anti-uomini, di figlia della dea anti-ragazzi per eccellenza; si era disintegrata per la storiella che girava su una storia romantica che mi vedeva protagonista con Simon.
Ma siamo seri???
Comunque, torniamo alla mia chiacchierata con Simon.
-Io... sono sempre stata dell'idea di essere da sola... non avevo un esempio da seguire e tu lo sai- mormorai guardandomi le mani già ricche di calli per l'uso del legno, -lo so... ma avevi me... avevi la mamma- mormorò lui con qualche difficoltà nella parola “mamma”.
-Comunque.., adesso boom, ho una casa, una famiglia, un lavoro praticamente ed una madre... a cui credo voler assomigliare..- mormorai io.
Lui sembrò stare per svenire quindi preferii sedermi ed invitarlo ad unirsi a me. Lo fece.
-Quindi... vuoi ripudiare gli uomini? Come le cacciatrici?- mormorò lui senza guardarlo, quello faceva male... Simon era il tipo che guardava sempre negli occhi le persone, con un sorriso incoraggiante... quanti momenti difficili avevo superato grazie a quel stramaledetto sorriso?
-Io... - cominciai io, ma ad un tratto mi resi conto che io effettivamente non lo sapevo, -non lo so... forse il mio posto è nelle cacciatrici...- mormorai guardando l'erba sotto di me.
D'un tratto il volto di Simon era molto vicino al mio, senza che me ne fossi accorta.
-No- disse con voce sicura e secca, -il tuo posto è con me. Non con quelle... se tu andassi con loro, non potrei più vederti... non voglio perderti di nuovo. Il tuo posto è qui come ogni semidea- mormorò lui prendendomi una mano e per una volta non la ritrassi.
-Io non ho un posto vero Simon... tecnicamente io non dovrei nemmeno esistere. Non dovrebbero esistere figli di Artemide... non dovrei essere mai nata- mormorai io corrugando le sopracciglia.
-Non dirlo nemmeno. Per gli Dei, tu sei nata per non farmi avere una vita completamente orribile, nel periodo in cui te ne sei andata... ho pregato perchè ritrovassi la strada di casa... la strada per tornare da ME- disse lui guardandosi le mani.
Sembravano così simili a quelle che aveva da bambino.
Ma un bambino non lo era più e nemmeno io.
-Io.. Simon...- mormorai in cerca di parole, -no. Non dire niente... è una tua scelta... è la tua vita. Devi solo decidere, mortale con me o immortale con le ancelle di tua madre...- disse alzandosi e spazzolandosi i pantaloni leggermente sporchi di verde.
Lo guardai allontanarsi in silenzio, senza dire né fare niente...  mi portai le ginocchia al petto e le strinse poggiando la testa sulle ginocchia senza fare niente.
Lo sto perdendo vero?... mi chiesi a mo di preghiera e una voce candida ma fredda mi invase la mente.
“farai la scelta che seguirà il tuo essere, mia adorata”ma fu così veloce e flebile che fui convinta di essermelo solo immaginato.
Quella sera cenai e dormii ancora più male del solito.
In fondo era la decisione della mia vita,.. e magari un aiutino a decidere sarebbe stato gradito... magari.
Non lo avessi mai pensato.
Un ululato squarciò il silenzio nel momento in cui mi alzai per prendere un bicchiere d'acqua.
Corsi verso la stanza e saltai sopra il letto per arrivare alla finestra della stanza, nana com'ero e lo vidi.
Lo stesso lupo color argento che mi aveva portato fin li.
E con lei... una ragazza.
Mi infilai le scarpe e un maglione al volo, sopra la canottiera ed i pantaloncini del pigiama.
Con delle ridicole pecorelle sopra, ma Simon mi aveva trovato solo quello.
Dettagli.
Comunque... uscii di corsa e la raggiunsi, era una ragazza con un giaccone in pelle con un collo bianco, un diadema sulla fronte a forma di luna, e i capelli raccolti in una traccia che le arrivava al fondo-schiena di un rosso mattone.
Gli occhi erano argento, come se avesse due piccole lune incastonate in quel viso da bambina.
Aveva stretto in mano un arco ed una faretra piena di freccie sulla schiena.
Mi avvicinai guardandola e dissi solamente -tu sei Artemide-, lo dissi come se fosse un dato di fatto anche se non ne ero del tutto convinta... ma era come se lo sentissi.
-Si-rispose lei, la sua voce era giovane... come i suo aspetto... ma nello stesso momento sembrava antica e immortale, come effettivamente era.
-Tu... quindi sei mia madre?- chiesi avvicinandosi leggermente... mi sentivo parecchio a disagio e sembrava lo stesso per lei... continuava a lanciare occhiate al suo arco,smuovendo la terra con la punta del piede.
-Sì... - mormorò lei, -credo sia ... scontato che io voglia la storia vero?- dissi io, -lo presumevo... è complicata- mormorò lei avvicinandosi.
-La vorrei sentire anche io Dea della caccia- disse il Signor D uscendo allo scoperto da un cespuglio, sul serio da un cespuglio anche se pensandoci essendo un Dio... poteva fare quello che voleva.
-Dionosio,..- mormorò lei assottigliando lo sguardo, -bene, a saluti fatti, sto aspettando che mi spieghi come mai questa ragazzina semidea è qui viva e vegeta al mio cospetto, quando tu hai fatto il sacro voto della castità. Lei non dovrebbe esistere quindi se lo ritieni più giusto, prima che lo scopra Zeus possiamo nasconderla... o ucciderla- disse il Dio del vino come se niente fosse.
-Aspettate... uccidermi? Non è stata mia la colpa di nascere!- sbottai, reprimendo l'impulso di rientrare in cabina ed afferrare l'arco.
-Nessuno.,. le farà del male. Nemmeno Zeus. Non l'ha scoperto ancora solo per merito di mio fratello... insomma con tutto quello che combina, io sono la santarellina fra i due... forse dovrei ringraziare Apollo. Ma non lo farò- disse Artemide, -fermi fermi fermi... uccidermi?- mormorai di nuovo, ok... si mi ero fermata al punto in cui avevano preso in considerazione con così tanta facilità l'idea di uccidermi, per mettere fine al mio problema.
-Cloe... nessuno ti farà mai del male. Non lo permetterò- disse ma il suo sguardo non diceva la stessa cosa, -perchè non mi sembri sicura?- poi realizzai.
-C'è già qualcuno che mi da la caccia?- mormorai sgranando gli occhi, lei abbassò lo sguardo poi lo guardò prima me e poi Dionosio.
-Si... senza contare Zeus quando lo scoprirà... insomma non correrai il rischio che un fulmine ti colpisca... ma il capo degli Dei è volubile, potrebbe volerti nascondere- mormorò lei, -ma anche Zeus ha infranto la legge vero? Quella sui figli dei tre pezzi grossi... non può fare la morale a me e tanto meno a te- disse in direzione.,. di mia madre.
Un fulmine squarciò l'aria. Non me ne accorsi nemmeno.
Lei sorrise -combattiva come... me. Ma Zeus il male minore anche se è davvero cocciuto (altro fulmine)... il vero nemico è tuo padre- disse lei.
Aggrottai le sopracciglia, -mio padre... e chi è?- chiesi io con tono angelico, -Orione. È l'unico uomo che abbi mai amato... è dopo che mi ha tradito che ho fatto quel voto di castità... ma quando lo ha fatto... io aspettavo già te- mormorò lei poggiandosi una mano sull'addome mentre mi guardava.
-Ma Orione... insomma non è vissuto.. molti molti molti molti anni fa?- chiesi, -esattamente- mormorò mia madre.
-Non avrai utilizzato il Lotus Artemide? Ecco dov'eri finita... per lo Stige. L'hai tenuta lì finchè non eri sicura che Orione fosse scomparso- disse Dionosio battendosi una mano sulla fronte.
-Io... quindi... quanti anni ho?- mormorai poggiandosi ad un albero li vicino. Ok scoprire di essere una semidea e tutto il resto ci stava... ma scoprire di essere vecchia tipo 2000 anni era troppo.
-Credo tu ne abbia... 3789- mormorò mia madre avvicinandosi e poggiandomi le mani sulle spalle come a sorreggermi... o forse doveva essere sorretta lei... non lo so.
-Devi rimanere lucida... non so come Orione ha scoperto della tua esistenza... ma ti vuole. Non lo so perchè... forse solo per farmi del male... quando ti portavo in grembo ti ho portato dai mangiatori di Loto, li ... il tempo passa molto lento... e sei cresciuta solo di qualche mesi in degli anni interi, ti cancellavo la memoria ogni qualvolta cominciavi a capire cosa fossi, poi ho visto Margareth e ho capito che dovevo lasciarti vivere la tua vita... e quindi sei cresciuta come ogni ragazza... diventando una splendida giovane donna... ora devi solo capire che il pericolo è Orione. È un segugio. Ti braccherà finchè non ti avrà. Io lo fermerò per quanto mi è concesso, voglio solo che tu stia attenta- mi disse guardandomi fisso negli occhi con un dolore lungo millenni.
La fissai negli occhi.
-Le cacciatrici ti ... aiuteranno ?- chiesi, non volevo che andasse da sola... anche se non la conoscevo... era pur sempre mia mamma.
-Si. Mi sono ancora fedeli.. non sarò da sola- disse e mi diede un bacio in fronte, -stai attenta...- mi sussurrò.
-Mamma... il mio posto non è con le cacciatrici?- chiesi, volevo davvero un aiuto.
-No. Non lo è. Non voglio privarti di quello che potresti avere... quando sarai pronta lo capirai tranquilla. Nel frattempo stai attenta e rimani qui, il tuo aiuto a questo campo serve- disse per poi scomparire in una nube color argento.
-Beh,.. abbiamo risolto l'enigma- disse il Signor D poi mi guardò fisso negli occhi e disse -domani mattina verrai con me da Chirone a parlare della tua esistenza, figlia della luna- mi disse e scomparve anche lui come era apparso.
Dentro un cespuglio.
Non dormii quella notte ma mi sembra abbastanza chiaro.
insomma.
Avevo 3789 anni. Qualcosa di molto normale... visto che ne avevo appena 16.
Quello forse era la spiegazione del mi vuoto quando cercavo di ricordarmi le sensazione che provi quando sei neonata...il calore della mamma, il suo odore..
era lei stessa che me le aveva tolte.
Ma mentre mi giravo non potevo sapere che un pericolo molto maggiore incombeva su di me e su quelli che amavo.




ok ok scusatemi tanto per il ritardo ma causa mpegni etc.. mi è stato impossibilitato scrivere.. comunque vedo molte visite e questo mi piace moltooooo, probabilmente continuerò finchè non smetterò di avere ispirazioe questa storia muhahaha
scherzi a parte (tanto non faceva ridere scusate XD), se vi va lasciate una recensione e ditemi cosa ne pensate della storia, mi fareste molto molto contenta :)
Un bacione, Dany

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4: Vado leggermente contro gli ideali di Artemide ***


eccomi tornata con il 4 capitolo:) ringrazio tantissimi quelli che continuano a seguire questa storia e un super ringraziamento alle due che hanno recensito :) rispettivamente Dreamer_10 e sara lerman :D
in questo capitolo, vi anticipo, il nostro piccolofiglio di Apollo si farà leggermente avanti..
p.s. ACCENNI DI SOLANGELO (perchè mi piacciono :D)
Buona lettura.
[Revisionato]




Il mattino mi svegliai avvolta completamente nel mio lenzuolo, per i primi ventidue secondi mi pareva solamente un normale giorno al campo... poi i ricordi della sera precedente mi arrivarono addosso provocandomi la stessa sensazione di un secchio d'acqua gelata.
Rabbrividii stringendo il tessuto con la mano e cercai di divincolarmi dal bozzolo in cui ero ormai rinchiusa.
Mi passai una mano fra i capelli cercando di districarli e mi cambiai velocemente con i vestiti che avevo sulla sedia, un paio di jeans stretti ed una semplice maglietta del campo, mi legai i capelli in una treccia laterale come quella di mia mamma... e dopo essermi lavata la faccia, uscii ed andai verso la Casa Grande per la mia riunione mattutina con il Dio del vino e un centauro  con una maglietta dei party pony addosso.

Dopo aver spiegato in ogni minimo dettaglio il mio incontro con Artemide a Chirone, per qualche momento non volò una parola.
-Quindi... Orione... i mangiatori di loto... tutto quadra mia cara ed Artemide... non ha infranto nemmeno il suo giuramento visto che ti ha concepita prima del voto di castità- disse il centauro camminando avanti ed indietro nella stanza.
-E quindi?- chiesi io poggiandomi al muro con le braccia incrociate, ero lì da due ore e non avevo fatto colazione e senza la mia frutta mattutina con la passata di more... non ero per niente di buon umore.
Continuavo a mordermi il labbro, tra l'altro pessima abitudine se soffrite di labbra screpolate vi avviso, e a stringere il bordo della maniche della maglietta.
-Quindi... gli Dei non possono avere intenzioni belliche contro di te... e credimi è già un buon passo. Ora dobbiamo solo concentrarci sul proteggerti da Orione e dagli altri mostri... loro non hanno mai sentito l'odore di una figlia di Artemide, per loro tua madre è la cacciatrice per eccellenza... molti vorrebbero uccidere lei e le sue cacciatrici, per loro sono una grandissime seccatura... quindi nel sentire il tuo odore... ti attaccheranno senza pensarci, perchè avendo una parte da umana.. sei molto più debole di una Dea o di un immortale cacciatrice- disse Chirone guardandomi con sincera preoccupazione nello sguardo.
-Grazie tante... ma io non posso fare altro che allenarmi no? In previsione del momento in cui l'uno e gli altri mi raggiungeranno- disse lasciando cadere le braccia.
-Si- disse il centauro, -ora... credo tu possa andare a fare le tue attività giornaliere vero Dionosio?-, il Dio mi guardò noiosamente e annuì senza un vera motivazione.
-Bene insomma- dissi io e uscii dalla Casa Crande con un'espressione con cui potevo gareggiare con un figlio di Ade.
Questa espressione mi salvò dalla maggior parte dei contatti umani per tutta la giornata.
Cosa molto gradita.
Non avevo nessuna intenzione di parlare con nessuno.
Ma un certo figlio di Apollo non voleva lasciarmi in pace proprio per niente.
Simon provò ad attaccare bottone con me circa una quindicina di volte prima che io sbuffassi e finalmente gli risposi e gli raccontai quello che avevamo scoperto.
-Quindi... tuo padre vuole ucciderti?- chiese dopo qualche momento si silenzio, -esattamente... che bella riunione di famiglia eh?- mormorai io mordendomi leggermente il labbro inferiore per la frustrazione.
-Ti proteggerò io... - mormorò lui poggiandomi una mano sulla spalla, non lo scrollai via... in quel momento mi serviva un po' d'affetto che sia da parte di un maschio o da parte di una femmina.
-Non mi serve... la tua protezione Simon ed io... sono sempre più brava di te a combattere e con l'arco- dissi io dandogli un leggero pugno sulla spalla per sdrammatizzare tutta quella situazione.
Lui fece un leggero sorriso ma.. non ne era molto convinto.
-Lo farei comunque.. non potrei mai dare questa responsabilità a qualcun altro... nemmeno a te, mi sentirei in colpa a non avere aiutato in qualche modo... insomma io ho sempre voluto essere al suo fianco Cloi... e questo desiderio non è scomparso con gli anni... né si è affievolito. Ti proteggerò finchè potrò ed anche se non ti piacerà... mi ritroverai molto spesso fra i tuoi piedi- disse lui con un tono basso e sicuro, che non ammetteva repliche.
Mi leccai il labbro inferiore per poi mordicchiarlo di nuovo... ero a disagio con quelle parole... forse la mia natura... o mia madre... ma sentivo di essere un tipo solitario... che non voleva dipendere dagli altri.
Ma lui era il mio unico vero amico.
Non potevo fargli questo.
Quindi tirai su il volto, smisi di mordicchiarmi quel mio dannato labbro e sorriso leggermente -va bene... basta che alla fine non debba pararti le chiappe io,intesi?- dissi con un ghigno sul viso.
Lui mi diede una leggera spallata e rise -hey! Non sono così imbranato...- mormorò lui, -oh si invece- dissi io ridacchiando, -no- ripetè lui sorridendo,
-si-dissi io alzando entrambe le sopracciglia,
-no- disse lui fissandomi il viso
-si- dissi io riaprendo gli occhi e puntandoli con aria di sfida nei suoi..
alla fine sentii le sue dita avvolgermi le spalle e il suo fiato vicino al viso, -ritiralo o ti bacerò in questo momento- disse lui senza traccia di scherzo nella voce.
-Ch...e? - biascicai, dire che ero arrossita in quel momento era un eufemismo.
-Hai sentito bene, figlia di Artemide- mi disse lui stringendo la presa sulla mie spalle, ripetere il nome di mia madre, non so il motivo ma mi fece quasi male come a sottolineare, quello di sbagliato che mi teneva lontano a lui.
Non so se mi sono spiegata.
-Appunto... sono figlia di Artemide... sai quella che ripudiava gli uomini...- dissi io cercando di farlo desistere da quel tentativo, ma lui sembrava esserne molto convinto.
-E vuoi seguire il cammino di tua madre?- mi chiese lui inarcando un sopracciglio, -beh no... ma...- dissi io non riuscendo a guardarlo negli occhi.
Lui alzò le spalle e mormorò un -bene- molto veloce prima di chinarsi su di me ed appoggiare le labbra sulle mie, senza il mio permesso.
Le labbra di Simon erano terribilmente morbide e calde... quasi come la sensazione che si prova quando si torna a casa col riscaldamento dopo una brutta, pesante e fredda giornata.
E quella sensazione mi piaceva assai.
Ma ... che stavo facendo?
Nel momento stesso in cui me ne resi conto lo spinsi via dal mio viso e feci un passo indietro, poi un altro puntando il mio sguardo sgranato su di lui che si teneva il labbro.
-Cloi...- disse lui preoccupato, -zitto- sputai io fra i denti, alzai le mani verso di lui facendogli segno di star lontano e cominciai a correre verso la mia cabina, poi arrivata alla meta cambiai strada.
Il mio istinto mi diceva che quello era troppo scontato come posto in cui piangere.
Andai al laghetto delle canoe, mi sedetti sulla spiaggia e raccolsi le gambe al petto, poggiando la fronte sulle ginocchia e cominciai a piangere.
Non so quanto rimasi lì in quel posto, in quella stessa posizione a piangere ma in fondo non mi importava... preferivo stare li da sola... che guardare di nuovo negli occhi Simon ... o qualsiasi altra persona.
Non... ne avevo la forza...
Cosa gli avrei detto se mi avesse chiesto ... qualsiasi cosa?
Rimpiansi di non averlo spinto subito... ancora prima che le sfiorasse quelle mie dannate labbra.
Era tutta colpa sua...
non doveva farlo...
Io... non riuscivo a pensare... la freddezza della mia mente mi aveva abbandonata...ma perchè?
Perchè non riguardava la caccia?
Perchè avere un dono e non poterlo usare con i ragazzi?
In questo momento, francamente la mia situazione con Simon mi sembrava molto più arcaica e complicata di un eventuale scontro con mio padre.
Per gli Dei. Perchè doveva essere tutto così complicato nella mia vita!
Smisi di singhiozzare. Mi facevano male gli occhi e le gambe a stare in quella posizione.
Me le asciugai con il dorso della mano, tanto non ero una figlia di Afrodite. Non mi si sbiadiva il trucco.
Sentii dei passi dietro di me e mi girai di scatto.
Will Solace il capocabina dei figli di Apollo mi guardava con un leggero sorriso preoccupato e gli occhi azzurri socchiusi.
Aveva un'espressione dolce, quasi paterna.
Mi si sedette di fianco senza che io gli dicessi niente e si guardò attorno sospirando.
-Che è successo?- mi chiese, e io mi limitai a stringermi le gambe al petto ed a appoggiare la fronte sulle ginocchia; -va bene va bene... sono abituato a gente che non parla facilmente dei propri problemi. Sto insieme al loro ambasciatore...- mormorò lui e sorrise.
Io lo guardai, -centra Simon?- chiese fissandomi negli occhi e io sentii le mie guance infiammarsi.
Dei. Perchè il mio corpo doveva essere così esplicito???
-oh. Capisco- disse lui guardandomi, -che ha fatto?- aggiunse dopo guardandomi mentre io mi mordevo il labbro quasi a volerlo spezzare.
-ti ha baciata. Ho capito. E tu non sai se andarli dietro o tirargli un pugno. E quindi te ne stai qui non sapendo che fare...- disse semplicemente guardando verso il laghetto con le braccia incrociate.
-Tu.. come... fai..?- biascicai in cerca di una risposta soddisfacente, avevo tutto scritto in fronte con un pennarello viola acceso?
-Te l'ho detto. Ho come fidanzato un ragazzo che non si espone molto... ho imparato a capire cosa gli frulla nel cervello con un singolo sguardo...- mormorò lui con un leggero sorriso.
-Oh...- riuscii solo a dire, -quindi... cosa mi consigli?- aggiunsi dopo guardandolo mentre tentavo di asciugarmi le guance, -segui il tuo cuore. Non la tua discendenza... né la tua testa.. cosa dovrei dire io . Un figlio di Apollo che sta insieme ad un figlio di Ade... l'ombra e il sole, morte e guarigione ma comunque ci amiamo... tutto qui. Questo conta, nemmeno se me lo dicesse mio padre rinuncerei mai a Nico- disse lui con gli occhi leggermente socchiusi.
-Sei...carino mentre lo dici...- dissi io alzando un angolo delle labbra, sarebbe stato carino vedere qualcuno con quella stessa identica espressione in viso mentre parlava di me.
-Ora basta capire se anche tu sei innamorata di lui... perchè se c'è anche una piccola scintilla, non puoi sopprimere un fuoco che potrebbe scaldarti per tutta la vita- disse Will poggiandomi una mano sulla spalla.
-Ora... vado, ho un appuntamento col figlio di Ade, si è possessivo- disse ridacchiando girandosi ed indicando un cespuglio, -ed un pessimo spione!- alzò la voce ridendo.
-SOLACE! CHIUDI IL BECCO!- disse una voce più alta mentre un ragazzo dai capelli neri un po' lunghi sui lati con una gradazione di rosso sulle guance molto superiore al mio, spuntava dal nulla.
Teneva le mani chiuse ai pungi mentre usciva dal cespuglio ed era completamente vestito di nero.
-Pff stavi tardando raggiodisole- disse senza guardare né me né Will che lo guardava con un sorriso amorevole in volto, -questa mia amica... aveva bisogno di un consiglio di amore... sai un mio fratello si è invaghito di lei...ma lei è la figlia di mia zia- disse Will poggiandogli una mano sulla spalla.
Nico mi guardò. I suoi occhi per quanto giovani sembravano profondi come due pozzi neri.
Strinse la mascella -fai quello che vuoi. Non avere rimpianti ... con le persone che ami. Ora Solace vogliamo andare?Ho fame- disse il figlio di Ade afferrando la maglia del più grande e tirandolo.
Will sorrise e mi fece un ceno di saluto, -va bene va bene, Ragazzombroso, però dammi un bacio- disse lui, Nico sbuffò e si alzò sulle punte per dargli un lieve bacio completamente rosso in volto.
A quel punto mi sentii di troppo e me la svignai.
Però le parole di Nico... avevano un tono sofferto... non mi ci volle molto a capire che aveva provato quel genere di dolore e rimorso sulla sua pelle.
Non volevo avere quel dolore.
Strinsi le mani a pugno e cominciai a camminare a testa china verso la mia cabina.
Mi distesi sul mio letto e feci un respiro profondo.
Dal cielo che vedevo dalla finestra, sembrava mancare una mezz'oretta all'ora di cena.
Mezz'ora a quando avrei dovuto vedere Simon.
Chiusi gli occhi e cercai di ripensare a quello che mi aveva detto Will e Nico.
Insomma... loro erano una coppia che sembrava funzionare... un buon esempio..
Ma Will e Nico non erano me e Simon... eravamo molto diversi come coppia.
Io... avevo quella scintilla per Simon ?
Lo volevo vicino..?
Volevo combattere contro quella sensazione... ma sapevo dentro di me che lo volevo vicino a me.
Lu.i.. era sempre stato quello che avevo accanto... gli anni distanti... per quanto non lo dicessi in giro... lo avevo pensato e non poco.
Ma questo non voleva dire che ero innamorata di lui.
Non... significava questo... vero?
Feci un altro respiro profondo... non sapevo cosa fare... non sapevo come comportarmi..
Mi sedetti, gettai le gambe oltre il bordo del letto e mi sciolsi i capelli per qualche momento accarezzandoli, Maggie me lo faceva quando ero in tensione e sembrava funzionare.
Me li rilegai in una coda laterale e strinsi gli occhi.
Non ero una codarda. Non dovevo farlo nemmeno in quel momento... nemmeno in una situazioni in cui non sapevo come muovermi.
Ero molto più a mio agio con gli animali ed un arco in mano che fra le braccia di un ragazzo... nemmeno se quel ragazzo era Simon.
Avrei fatto come facevo sempre quando arrivavo in un nuovo territorio di caccia.
Raccoglievo informazioni, sensazioni e mi ponevo dei punti di riferimento come il luogo dove potevo trovare facilmente acqua, cibo, materiali ed un riparo.
Uscii dalla stanza e cominciai a camminare a passo spedito verso il padiglione della mensa.
Mentre mettevo un piede davanti all'altro mi venne in mente le parole di mia madre, dopo che le avevo chiesto se dovevo unirmi alle cacciatrici: “Non voglio privarti di quello che potresti avere... quando sarai pronta lo capirai tranquilla”
Sorrisi leggermente.
Forse lo stavo capendo.




muhahaha. lo so interrompere la storia qui :) sono malvagia.. on vi resta che attendere il capitolo 5 muahahaha (i'm evil).
COMUNQUE QUESTO CAPITOLO LO VOLEVO DEDICARE AD UNA CERTA GIULIA (LeoValdez00) O MEGLIO la mia ragazzaombrosa (ti voglio bene<3)
detto questo,
un bacione, Dany

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5: Il mio caro papino mi viene a trovare al mio compleanno ***


heylaaaaaa:) eccomi tornata con il 5 capitolooo yeeee... devo scusarmi per il mostruoso ritardo.. ma sul serio ho avuto troppi problemi incentrati in un periodo breve e da brava ragazza gli ho dovuti risolvere tutta da sola... spero che la storia non ne abbia ricensito.
buona letturaaaa
[Revisionato]



Erano passate un paio di settimane da quando avevo deciso cosa fare con Simon.
Stare insieme ad un ragazzo non era così male... ma il mio animo diffidente comunque mi impediva di essere troppo sciolta con lui.
Almeno Simon sembrava contento... e questo mi faceva sorridere molto più del solito; anche se effettivamente non sapevo come comportarmi quando senza preavviso mi prendeva la mano e mi scoccava un bacio sulla guancia.
Un paio di volte era capitata che mi partisse un pugno e gli provocassi un gran bel livido.
La classica amorevole fidanzata insomma.
Comunque... ritorniamo al momento in cui sono salita su quella dannata collina diretta a cena.
Tanto so che volete sapere che ho detto al figlio di Apollo.
Quindi... cominciamo.
Percorsi tutta la strada e con passo tremante mi morsi leggermente il labbro mentre arrivavo sotto il portico del padiglione.
Alcuni semidei stavano già facendo il giro per gettare la loro offerta e non vedendo Simon fra i suoi fratelli mi apprestai a mettermi in coda.
Bruciai una delle fette più succose di cervo e chiesi a mia madre di rendermi coraggiosa e lucida in quel momento... avevo troppa paura di fare qualsiasi cosa con Simon.
Una mossa sbagliata... sarebbe potuto significare la fine del mio rapporto di amicizia con Simon..
Già... l'essermela filata in quel modo non aiutava affatto.
Mangiai velocemente quasi senza guardare quello che inforcavo nella forchetta e mi portavo alle labbra.
Dovevo cercarlo... e lì non c'era.
Quando finii guardai ancor nel tavolo di Apollo e vidi Will che guardava verso un tavolo e continuava a sorridere e ridacchiare.
Seguii il suo sguardo e vidi Nico seduto da solo che mangiava un panino simile a quello del Mc Donalds grande come la sua testa con stava tentando di nascondere il rossore che gli imporporava le guance.
Sorrisi lievemente e ripassai per l'ennesima volta le testa bionde di quel tavolo... ma non c'era.
Incrociai lo sguardo di Will e mi morsi il labbro, lui fece cenno con la testa verso la spiaggia ed io feci un'espressione tipo “che..?”.
Lui sbuffò e girò gli occhi al cielo, fece un cuore con la mano e lo gettò verso la spiaggia di nuovo.
Ahhhhh.
Si, lo capii un po' dopo.
Gli sorrisi leggermente e andai verso la spiaggia a passo veloce mentre sentivo lo sguardo di Will sulla schiena, strinsi le mani a pugno e mi dissi di darmi una calmata.
Simon... non era un nemico.
era il mio migliore amico, non dovevo avere paura di lui.
-Calmati calmati...calmati...- mormorai facendo un grande respiro profondo e raggiungendo l'inizio della spiaggia.
Camminai per qualche altro minuto e vidi una figura seduta sul piccolo molo con i piedi che sfioravano la superficie dell'acqua e che guardava fisso davanti a sè.
Simon.
Presi coraggio e me ne infischiai delle mie paure; percorsi tutto il tragitto compreso il piccolo molo, non curandomi di non farmi sentire.
Ma quando arrivai li in quel momento quella parvenza di stabilità che avevo trovato scomparve.
Non sapevo veramente che cosa fare.
Feci l'unica cosa che mi venne in mente.
Mi sedetti anche io a fissare l'orizzonte; con le mani che artigliavano il legno mezzo marcio del molo e le gambe che dondolavano placidamente.
Simon non parlava.
Io non parlavo.
Stavo odiando quella situazione con tutta me stessa.
Alla fine fu lui a rompere il silenzio, -sai... quando ho scoperto ... tutto questo,il campo... la mia discendenza... ho subito pensato che anche tu fossi una mia sorella...la bravura con l'arco e tutto il resto...- mormorò lui continuando a guardare fisso davanti a se.
Non dissi niente ma lui non aspettò che rispondessi, -ma non volevo pensarlo... sarebbe stato troppo brutto essere per davvero un tuo fratellastro no? Non volevo quel genere di rapporto con te... volevo che tu fossi la mia ragazza e non mia sorella- disse smettendo di muovere le gambe.
Continuò a parlare senza aspettarmi, -ma comunque volevo che facessi parte di questo mondo... perchè se non lo fossi stata... ti avrei perso totalmente, non ti avrei mai fatto fare parte della mia vita... era troppo pericolosa...- sussurrò contro la leggera brezza che cominciava a soffiare.
Rabbrividii. -Non... ti seguo- sussurrai io guardandolo, lui sorrise leggermente -come al solito insomma... non sei mai stata brava con i rapporti con le persone...- mormorò lui girando il viso.
Lui era sempre stato più alto di me e il mio naso sfiorava quasi la sua spalla.
-Sono rimasto notti intere a pensare se preferivo averti come sorella ma nella mia vita... o come ragazza ma a rischio della tua vita...- mormorò lui guardandomi.
-E alla fine... che hai deciso?- chiesi io socchiudendo leggermente le labbra, -e ti volevo nella mia vita... ma che ti avrei preferito sorella che a rischio... da quello ho capito veramente che mi ero innamorato di te... a dal quel momento ti ho aspettato... volevo venirti a cercare... ma non sapevo dov'eri... non riuscivo a trovarti... ho perfino pregato mio padre che però non ha mai risposto... forse per colpa di sua sorella- disse lui guardandomi negli occhi e sorridendomi;la lieve fossetta visibile sul lato destro delle labbra.
-Simon...- sussurrai io guardandolo, -aspetta... lascia parlare me per primo... io... non voglio ... forzarti a stare con me... non desidero farti fare qualcosa contro la tua volontà. Non ci riuscirei mai... tu sei uno spirito libero... non potrei ma vincolarti a me... nemmeno per essere la mia ragaz...- mormorò ma non lo lasciai finire.
Quel figlio di Apollo parlava davvero troppo.
Mi avvicinai a lui e gli tappai quella stramaledetta bocca con le mie labbra.
Eh si questo era il mio grande discorso.
Ma forse per certi versi era meglio essere la ragazza che non pensava ma che agiva.
La mano di Simon scattò verso il mio viso avvicinandosi di più sulle mie labbra ma io a quel punto ero nel panico...non sapevo che fare.
Ero in totale panico.
Insomma... quello era solo il secondo bacio che ricevevo... anzi il primo che davo di mia spontanea volontà.
L'altra mano di Simon si poggiò sul mio fianco appena sotto il mio braccio ma lo fece così tanto all'improvviso che io spaventandomi mi scostai.
Ora vi ricordate dov'eravamo seduti?
Ecco.
Splash.
Entrambi completamente fradici in acqua.
Riemersi sputacchiando acqua, sinceramente sapevo nuotare solo per un fattore di sopravvivenza,  ma non amavo quell'ambiente.
Sentii entrambe le mani di Simon che mi aiutavano a risalire in superficie dell'acqua.
Sputacchiai leggermente e mi aggrappai a lui ancora con gli occhi chiusi e i capelli appiccicati al viso.
-Ok... la prossima volta ti avviso se ti dovessi toccare – disse mentre rideva quasi a crepapelle.
-Hey!- sbottai io, -io... non sono abituata a questo genere di ... cose... insomma...- dissi io abbassando lo sguardo e rimanendo con le braccia intorno al suo collo.
-Shh... che ne dici di un altro bacio figlia di Artemide? - mormorò lui con un lieve sorriso in volto.
Arrossii di colpo di nuovo mordendomi il labbro.
-Non... sono molto brava...- dissi io, -nemmeno io... non ho mai baciato nessun'altra- mormorò lui guardandomi.
-Co...me?- chiesi io, -non ho mai baciato nessuna... stavo aspettando te... - disse lui.
A quel punto sorrisi anche io, nonostante stessi davvero morendo di freddo per l'acqua e il vento che si stava alzando quella sera, la stretta di Simon era calda.
Imitai il suo sorriso e mi avvicinai molto lentamente guardandolo in quegli occhi chiari.
Inclinai leggermente la testa e riappoggiai le labbra su quelle morbide di lui chiudendo gli occhi.
A quel punto sentii anche lui rispondere e cercai di rilassarmi.
Ci sarei anche riuscita ma qualcuno proprio non voleva lasciarci da soli.
Basta che vi dica una cosa.
Ninfe d'acqua. Molto poco gentili e molto pettegole.
Alla fine decidemmo di uscire dall'acqua. Simon mi riaccompagnò nella mia cabina e li mi diede un bacio sulla guancia.
Tutto qui.
Poi se ne tornò indietro e mi lasciò li bagnata fradicia sulla soglia, ma con le gote molto molto rosse e probabilmente con un espressione così stupida che forse mi sarei presa a pedate da sola.

Passò un mese in completa calma.  Mi allenavo, stavo con Simon e vivevo la mia vita al Campo.
Un giorno mi svegliai e mi guardai intorno come facevo di solito, mi stiracchiai e mi vestii.
Di solito Simon mi veniva a prendere la mattina per fare colazione assieme, visto che ero l'unica al tavolo di Artemide, come in fondo facevano Nico e Will nonostante non avessi ancora visto il figlio di Ade senza un minimo di rossore sulle gote per via di Will.
Ma quella mattina non c'era.
Sbuffai. Insomma... quello era il giorno del mio compleanno.
ma non mi arrabbiai, infondo era già capitato che non si svegliasse in orario.
Quello lì era un tale dormiglione se ci si metteva.
Scrocchiai un paio di volte il collo ed andai verso il padiglione per fare colazione.
Di solito ero una delle prime a mangiare quindi non mi meravigliai nell'essere in pochi a mangiare.
Ma stranamente non c'era nemmeno Will.
Di solito mangiavamo assieme quando aspettavano che Simon e Nico si svegliassero, ma quella mattina mangiai la mia porzione di frutta e le mie brioches da sola al mio tavolo.
Sbuffai.
Che palle... perchè dovevo cominciare da sola il giorno del mio compleanno?
Sbarazzai il mio posto a tavola e mi alzai a malavoglia, sperando che fossero solo tutti in ritardo.
Non sapendo che cosa fare, andai al padiglione di tiro con l'arco.
Appena prima di tirare l'ennesima freccia e colpire il centro però qualcuno mi coprì gli occhi con le mani e mi sussurrò all'orecchio -buon compleanno Cloi-.
Era Simon.
Sorrisi leggermene e feci per togliermi le sue mani dagli occhi ma lui non me lo permise, -hey- sussurrai riprovandoci, -eh no, c'è una sorpresa... tieni quegli occhi chiusi ancora per un po'- mi sussurrò di nuovo all'orecchio, il suo fiato caldo mi solleticava la spalla per metà scoperta, risi leggermente.
-E va bene...ma sai che odio le sorprese... muoviti...- mormorai io mordicchiandomi il labbro.
Odiavo dover rinunciare ad uno dei miei sensi, anche se era solo per una sorpresa.
-Va bene, va bene...- disse lui e mi fece girare facendomi poggiare la schiena sul suo petto per avere un minimo di stabilità.
Sospirai ed aspettai che mi togliesse le mani dagli occhi.
Davanti a me sentivo qualcuno confabulare parole sconnesse.
Risi leggermente riconoscendo la voce di Will e Nico.
-Possiamo continuare?- chiese Simon e sentii un “si”. Finalmente ebbi la vista libera.
Davanti a me c'erano Nico e Will che tenevano in bilico una torta davanti a me con su scritta con la glassa “buon compleanno Cloi”.
Sorrisi a tutti e due, Nico era rosso in volto e teneva lo sguardo basso, invece Will era sorridente come un sole, Simon di fianco a me si mordicchiava il labbro nervoso per capire se mi piaceva.
Risi leggermente e mi girai verso di lui saltandogli praticamente addosso, -avevo twmuto che te lo eri dimenticato...- sussurrai contro la sua guancia per poi dargli un leggero bacio.
-Anche io voglio un bacio sulla guancia!- disse Will e sentii chiaramente Nico ringhiare e disse -tu i baci devi riceverli solo da me- disse guardandolo e il capocabina rise e gli diede un bacio a stampo.
Io sorrisi ed avvicinandomi dissi -allora posso darlo a te no?- e prima che Nico potesse dire o fare niente gli diedi un bacio sulla guancia destra.
Dire che arrossì è dire poco.
Ci mettemmo sul prato e cominciammo a mangiare la torta, -è per questa che oggi sembravate tutti evaporati stamattina?- chiesi dopo un po' con la bocca piena di torta alla crema.
-eh si...abbiamo avuto qualche problema con la prima infornata stamattina...- disse Simon grattandosi la testa, -non fa niente... sono anni che non ricevo un regalo di compleanno.. grazie ragazzi..- dissi io poggiando la testa sulle ginocchia di Simon.
Quasi mi meravigliai di me stessa... con i giorni... riuscivo a a stare molto più rilassata con Simon..
Stavo quasi per dire che stava andando tutto bene e m sarei potuta godere quegli attimi di felicità.. quando successo il finimondo.
Vi ricordate che vi avevo detto che nella mia vita niente è semplice?
Ecco. Questo è il perfetto esempio.
Mentre chiudevo gli occhi e mi beavo dell'ombra proiettata dal busto di Simon sul mio viso, successe qualcosa simile ad un terremoto.
Un quadrato intorno a me e Simon sprofondò nella terra di circa mezzo metro.
Sentii Simon stringermi contro di sè mentre io cercavo di tirarmi su.
Una voce ruppe il silenzio.
-Nessun regalo? Figlia mia...c'è il tuo paparino adesso...- disse Orione con voce ferma e sicura puntando i suoi occhi meccanici su di me.




ta da taaaaa Orione is coming )?( si molto inglese lo so ahahhaha, spero che vi sia piaciuto e spero recensiate, o anche solo leggeste la ia storia.. mi farebbe tantooooo contenta :)
un bacione,
DAny

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6: Una gita veramente stupenda ***


eccomi tornata con il sesto capitolo *fischino le trombe * pa paaa pa papa paaa paaaa... ok la smetto, comunquen ringrazio sempre ch recensisce, legge o anche solo guarda le mie storie, soprattutto chi recensisce (Dreamer_10e LeoValdez00 in particolare :D), comunque so che lo attendevate, quindi eccolo qui!
Buona lettuta.
[Revisionato]



Da quel momento in poi quello che successe non è molto chiaro nella mia mente.
Avevo un vago ricordo di un gigante che mi afferrava con la sua enorme mano e Simon che mi si aggrappava contro, ma nonostante il peso del figlio di Apollo, la forza di Orione era troppa.
Mi sentii gettare a terra e in quel frangente sbattei la testa e vidi piccole macchioline nere intorno a me.
Simon disse qualcosa sopra di me ma non riuscii a capire il senso della parole.
Dei... la testa mi stava esplodendo.
-Figliola mia... ci divertiremo molto... sei il mio lasciapassare per tua madre... vieni qui cara- disse Orione cominciando a camminare verso il punto in cui ci aveva gettati.
Un fischio acuto mi stava ancora perforando l'udito ma si stava pian piano affievolendo, -la ... testa- mugolai e sentii le mani di Simon poggiarsi sulle mie guance ed accarezzarle, il calore che traspariva dalle sue dita mi scaldarono lievemente e riuscii a tirarmi seduta.
Ma la mia fonte di calore fu scagliata lontano da me prima che potessi fare niente.
-Simon!- urlò Will andandogli incontro, -voi due zitti e lontani... non vi riguarda... figli del sole e della morte- disse alzando una mano verso i due.
Un muro di terra ci circondò escludendo Will e Nico.
Sentivo le loro voci urlare da fuori, ma la voce di Orione sovrastava tutto il resto.
Simon gemeva di dolore tenendosi il costato a qualche metro da me, -Simon...- sussurrai io gattonando ed andandogli incontro.
Lui continuava a muoversi leggermente con gli occhi serrati e un'espressione di puro dolore nel volto, -Simon... che ... che faccio?- mormorai in preda al panico sfiorandogli la spalla e guardandolo.
Ma come risposta ebbi solo gemiti di dolore.
-Sca...ppa- mormorò lui girandosi leggermente, -no...non ci provare... non ti lascerò qui! - dissi io chinandomi e stringendolo contro di me.
-Devi... corre... re... da Will...e Nico... - disse lui rantolando di nuovo, -no. Per gli dei. Non ti lascerò qui ok? Avevi promesso di proteggermi... e non puoi farlo... facendomi scappare- dissi io stringendo i denti con sguardo basso.
Lui per tutta risposta mugolò qualcos'altro stringendosi le braccia intorno al petto, Dei... non sapevo che cosa fare..
Mi guardai intorno ma mio padre non mi diede il tempo.
-Vedo... paura... ma la stessa freddezza che ha tua madre... ci divertiremo molto ... in sua attesa- disse lui con voce quasi meccanica.
Strinsi i denti e gli volsi uno sguardo di puro odio.
Lui rise.
Maledissi il tartaro visto che non avevo li il mio arco.
-Riesci ad alzarti?- chiesi senza abbassare lo sguardo da quello di Orione.
-Non... lo so- mugolò Simon sotto di me, -Simon... ho bisogno che tu ti alza e cominci a correre- dissi a denti stretti stringendo l'elsa del pugnale che avevo sempre sul fianco nascosto dalla maglietta.
Lui si tirò su e tossi leggermente, vedevo chiaramente il sudore colargli giù dalla fronte.
Si tenne a me con un braccio e io lo guardai, -corri Simon- dissi e mi staccai per scattare e correre per arrivare abbastanza vicino da tirare il pugnale con estrema precisione.
Sarebbe bastato un colpo ben assestato e sarebbe finito tutto ancor prima di cominciare.
Ma la dea Fortuna non era al mio fianco in quel frangente.
All'ultimo momento, nell'attimo prima in cui il pugnale lo centrasse negli occhi, Orione si abbassò con un movimento fulmineo e lo schivò.
La lama si infranse al centro del muro di terra che ci separava dal resto del campo.
Le braccia mi caddero quasi morenti al fianco. La mia unica possibilità... sfumata.
Vidi Simon riuscire ad arrivare al muro e guardarmi con occhi sgranati, con una mano si copriva il costato.
Orione caricò verso di me.
Lo schivai all'ultimo... ma senza nessuna arma non potevo continuare per molto...
E alla fine mi prese.
Sentii la sua mano stringermi contro di se per lanciarmi contro la terra... l'impatto mi rese cieca e sorda per qualche momento.
Il dolore al viso era pungente ma il mio caro papino non mi diede nemmeno il tempo per accertarmi di non essermi rotta niente.
Mi sollevò stringendomi forte la gola tanto che sentii la mia trachea scricchiolare.
Dei... non respiravo...
Strinsi debolmente le mani intorno alla sua per allentare la presa.. ma niente.
Non volevo morire in quel modo...non adesso che avevo trovato quella parvenza di normalità. Non adesso che avevo trovato una famiglia ed un luogo da chiamare casa.
Ma non respiravo...e non riuscivo più a combattere.
Un pensiero andò a mia madre... la Dea della caccia... la combattente per eccellenza... con una figlia che stava per essere sconfitta in battaglia.
Chiusi gli occhi.
Non volevo vedere la perdente che ero diventata... non volevo vedere il mio riflesso impaurito riflesso in quegli occhi metallici.
Strinsi le palpebre ... ma dopo qualche momento non c'è la feci più a fare nemmeno quello.
Sentii il corpo cadere in un lieve torpore. Nè caldo come la vita è freddo come la morte.
cosa molto poetica da dire eh?
Detto chiaramente, ero probabilmente svenuta visto che non riuscivo a respirare.
Tutto qui.
Ma per quanto potessi essere in una situazione molto molto brutta.. il mio primo pensiero fu a cosa sarebbe successo alle persone che avrei lasciato da sole.

*****

Un leggero vento freddo soffiava su quella collina. Come un sentore di disavventura.
Le cacciatrici si erano radunate a gruppetti, chi si riscaldava  intorno al focolare centrale, chi affilava le armi in previsione del combattimento che avrebbero potuto affrontare, chi  mangiucchiava qualcosa dalle scorte.
Artemide guardava l'orizzonte.
Il sole che calava e che si rispecchiava nei suoi candidi occhi color argento. Tra qualche minuto si sarebbero dovute muovere.
Durante la notte, il loro ambiente, la loro casa.
Mentre osservava il cielo così mutevole, avvertì una scossa alla base della schiena che si propagò come la ramificazione di un albero in tutta la sua esile forma.
Un accenno di paura cominciò a farsi spazio in lei..era successo qualcosa.. qualcosa a Cloe.
Strinse la mano intorno all'arco, non le piaceva affatto questa situazione...era successo qualcosa a sua figlia.
Strinse le labbra in una strana espressione, una sua ancella le posò una mano sulla spalla -Divina Artemide? C'è qualcosa che non va?- chiese lei timidamente tirandosi su la zip del giaccone color argento.
Era una delle ultime arrivate, aveva i capelli corti e ricci di un colore scuro quasi nero, gli occhi erano color cielo e una marea di lentiggine le riempivano le guance.
Lei abbassò lo sguardo -solo una sensazione... stai tranquilla... andrà tutto bene mia cara- disse sorridendo leggermente.
La ragazza, Nya, sembrò calmarsi un po' e andò con le sue nuove compagne.
La Dea volse lo sguardo al cielo ormai scuro del colore della notte, -non lo dirò un altra volta, quindi apri bene quelle dannate orecchie fratello ingrato... credo di aver bisogno del tuo aiuto- disse la Dea al vento.
Si volse e disse alle sue ancelle che sarebbe andata a fare una piccola ricognizione per vedere se i dintorni fossero sicuri.
-Allora sorellina... bisogno del mio aiuto eh?- chiese una voce con una punta di strafottenza rompendo il silenzio che caratterizzava quell'ambiente.
-Si Apollo... ho una brutta sensazione- disse la ragazza puntando gli occhi sul fratello in canottiera e jeans che continuava a sistemarsi un ciuffo di capelli che puntualmente metteva nella stessa identica posizione.
-Dimmi... così dopo potrò andare a trovare le tue care cacciatrici... - disse con una punta di malizia nella voce, -non osare parlare delle mie ancelle in quel modo!- sputò fra i denti la giovine stringendo le mani per non incoccare una freccia e puntargliela contro.
-va bene va bene... sorellina... calma i bollenti spiriti... ah che battuta vero? Bollenti spiriti... ahahha... capisci? Io sono bollente...- disse facendo un'espressione circa sexy.
Artemide lo fulminò.
-Va bene va bene, non sei dell'umore... che cos'è questa sensazione che senti?- chiese, -credo... che Orione... abbia fatto qualcosa a mia figlia- mormorò lei guardandolo mentre aggrottava le sopracciglia a quel nome.
-Dei. Sul serio?- mormorò il fratello che si fece serio tutto d'un tratto, -non mi sento sicura... - mormorò lei, -ok... stai  tranquilla. Ti aiuterò a trovarla io chiaro?- disse Apollo.
-Perchè... mi aiuti senza far storie?- chiese lei sgranando leggermente gli occhi, -eddai. Cloe è la mia unica nipotina, le voglio già bene- e così dicendo i due Dei scomparirono in una fiammata color oro ed argento.

*****

Se mi avessero detto che il mio primo incontro con il mio adorato e scomparso padre sarebbe stato così... forse non ci avrei sperato così tanto.
Insomma... per quanto possa sembrare dura e immune a tutto e tutti... una piccola parte di me aveva sempre sperato in una famiglia normale.
La bambina che vedeva le famigliole riunite il giorno di natale a sorridere, festeggiare e scambiarsi i regali... e che le invidiava non era del tutto scomparsa.
Per quanto piccola fosse nel mio essere...faceva sempre parte di me.
Quando rinvenni la prima cosa che mi colpì fu l'odore che mi avvolgeva.
Come di stantio... di muffa e di ... morte.
Riuscii ad aprire gli occhi ma anche quello mi costava molta fatica... era come se ci fosse una patina sopra i miei occhi che esercitava pressione sulle mie palpebre... come se ci fosse qualcosa che voleva farmi addormentare... qualcosa che non mi permettesse di svegliarmi del tutto... uccidendomi.
Cercai di togliere quell'invisibile patina dagli occhi ma qualcosa mi bloccava i polsi.
Riuscii ad aprire gli occhi e puntai lo sguardo sulle mie mani rudemente legate da un filo di catene e una di corda nera ma con la stessa consistenza di quella normale.
Provai a tirare per liberarmene ma non ci riuscii... erano troppo spesse e troppo strette.
Ci riprovai scalciando con i piedi ma non ci riuscii, cominciai a dimenarmi come un salsicciotto legato.
-Non sprecare energie... è Ferro dello Stige... non riuscirai mai a spezzarlo... e ti ho portato in un luogo molto vicino al Tartaro... quindi le tue energie vitali sono ridotte al minimo. Avrai tutto il tempo di ascoltarmi -disse Orione parandosi davanti alla mia visuale.
Puntai gli occhi su di lui ma faticavo a mantenerli aperti.
-Lasci... ami andare... Simon...- mormorai senza una vera logica, dondolando la testa.
-Non mi importa del tuo amichetto... non credo sia morto comunque... quando ho avuto te non ho degnato di attenzione gli altri... quindi se non era morto prima e non lo è per via della ferite, è ancora al Campo- disse lui sedendosi su una roccia appoggiando le braccia sulle gambe.
-Sim...on- mormorai io facendo qualche respiro profondo ma con ogni inalata di quell'aria velenosa mi sentivo peggio di prima.
-Piantala di lagnarti. Su questo fronte tua madre non ha aiutato. Potrei chiederglielo... la voglio qui per quello... la mia ossessione non si è per niente pacata durante i secoli... e la voglio di nuovo con me durante le battute di caccia e nella vita.
Forse tu sai la storia.. ma voglio raccontarla.
La mia condizione è stata tutta colpa di Apollo. Lui aveva paura che tua madre si innamorasse di me... che mi preferisse al suo voto di castità e che si concedesse...
aveva paura... un dio... paura di me, ci credi?- disse ridacchiando Orione fissando gli occhi nei miei come se dovessi ridere anche io alla sua battuta.
-Comunque... continuando... tua madre l'aveva capito... che lui ostacolava il nostro amore... e lo indusse in inganno per allontanarlo... a quel punto si concesse a me un unica volta ma fu l'atto del nostro amore..
tu venisti concessa in quel momento.  Poi Apollo mi fece impazzire... volevo cacciare ogni essere vivente della terra... questo attirò l'attenzione di Gea... mia madre... a quel punto arrivò lo scorpione gigante che mi punse... ed il resto lo sai credo- disse digrignando i denti.
-Questo implica che la colpa di tutto quanto sia di Apollo... e di tua madre... ma lei sono disposta a perdonarla... è colpa di quell'ossigenato Dio del Sole- mormorò stringendo una pietra nel palmo della mano tanto forte da frantumarla in polvere.
-Ed ora che verrà a salvarti... credo porterà anche suo fratello... ed a quel punto mi vendicherò di lui... lo farò cadere in un oblio senza luce, né sole, né musica... - disse con gli occhi socchiusi e leccandosi le labbra come a gustarsi quel momento sulla lingua.



vi aspetto al prossimo capitolo che dovrebbe arrivare moltooooopresto :) Se vi va lasciate un recensione, mi fareste molto contenta,
UN bacio,Dany 

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7: Riunione di famiglia ***


semidei! eccomi tornata dopo anni rinchiusa nel tartaro che mi hanno impedito di pubblicare questa FF! sono lieta se qualcuno ancora mi segua e scusatemi ancora per l'enorme ritardo, fino alla fine di questa storia cercherò di pubblicare più spesso possibile per non farvi aspettare troppo.
ora senza altri indugi, vi lascio alla lettura.
[Revisionato]




-Mi volete aiutare o no?- chiese Simon per l'ennesima volta guardano Will e Nico.
Il capocabina di Apollo era chino sul fratello da ormai venti minuti a medicarli e fasciarli il petto ed un braccio, in attesa che il nettare facesse effetto.
Non lo guardava mai negli occhi nonostante Simon avesse cercato più volte il suo sguardo, non voleva dirgli di no... ma non poteva nemmeno farlo partire in quelle condizioni... le sue ferite non erano per niente superficiali.
-Will... ti prego...- mormorò aggrottando le sopracciglia, Will si morse il labbro e non rispose mantenendo la testa china mentre con l'ultimo nodo gli fissava la fasciatura al collo.
-Volete rispondermi?!- sbottò infine muovendosi ed avvicinandosi al limite della rabbia a Will quasi a volergli tirare un pugno.
Un balzo ed un ombra nera e si ritrovò Nico che gli teneva fermi i polsi guardandolo con sguardo duro, con gli occhi assottigliati fondi come pozzi neri.
Il labbro superiore era leggermente alzato come se stesse ringhiando e la sua stretta, per quanto sembrasse gracile il suo corpo, gli stava bloccando la circolazione.
-Non.Provare.A.Toccare.Will- disse a denti stretti spingendolo leggermente verso il letto, -Nico... lascialo... ha ragione- disse il biondo passandosi una mano fra i capelli, il figlio di Ade gli lasciò i polsi e si girò verso il suo ragazzo guardandolo dritto negli occhi per capire se stesse davvero bene. Will sorrise leggermente per rassicurarlo.
-Simon... non sei in grado di compiere un viaggio... non sei nelle condizioni... le tue ferite sono gravi e per quanto il nettare possa curarti tu hai bisogno di riposare... e con riposo intendo stare a letto fermo ed immobile- disse Will guardandolo fisso negli occhi.
Ecco perchè non voleva dirglielo.
-Non mi importa... non posso lasciarla in mano a quel mostro! È in pericolo... le ho promesso di proteggerla sempre... e sono qui mentre lei... potrebbe essere... anche...- sussurrò abbassando lo sguardo.
Una mano si poggiò sulla sua spalla come per confortarlo... credeva fosse Will, invece era Nico che lo fissava con gli occhi socchiusi.
-Non è morta... lo avvertirei. È una cosa dei figli di Ade... è solo molto debole- disse il ragazzino fissandolo negli occhi, -ho bisogno di andare a cercarla- sussurrò Simon guardandoli.
-Sapete... ho sempre pensato che tra i due lei fosse la migliore, non gliel'ho mai detto... era un modo ... di tenerla vicino a me, quella specie di sfida... che avevamo da piccoli... non posso perderla... non posso lasciarla a quel mostro...- mormorò lui con un lieve sorriso in volto ricordando tutte le volte che l'aveva presa in giro perchè diceva che era meno brava di lei.
-Anche io ... se succedesse qualcosa a Nico... non so se riuscirei a non fare niente... - sussurrò Will sfiorando impercettibilmente la mano del fidanzato che lo guardò mordendosi il labbro leggermente nel tentativo di reprimere l'istinto di baciare Will in quello stesso momento.
Ma si trattenne... non era affatto il momento giusto per effusioni in pubblico.
-Allora come puoi impedirmi di andare?- chiese lui guardandolo negli occhi, -sarebbe come ucciderti... non sei nelle condizioni di viaggiare- disse seccamente Will cercando di mettere a tacere quella discussione.
ma sapeva che non sarebbe mai successo... non poteva nemmeno immaginare come Simon avrebbe potuto smettere di insistere... il sentimento che legava quei due... era troppo intenso.
-Dammi altra ambrosia e nettare... devo rimettermi in piedi... e devo capire dove l'hanno portata- disse lui stringendo le labbra, -hai già avuto la tua dose... abusarne è molto pericoloso, lo sai Simon...- cominciò Will.
Nico guardò negli occhi il ragazzo, aveva una fredda determinazione negli occhi, posò una mano sul braccio di Will facendoci una piccola pressione e disse una frase secca -Will... dagli quella roba. Lo accompagnerò io-.

-Quindi ti stavo dicendo. Del mio piano malvagio no? Apollo morirà nelle più orribili torture... nemmeno tutto il potere del Sole potrà salvarlo dall'oscur...- mi disse per la milionesima volta Orione.
-...rità che lo aspetta sul fondo dell'Abisso?- conclusi io con un flebile tono di voce, mentre il mio corpo era malamente disteso sulla roccia.
Se già non bastava l'aria che fuoriusciva dal Tartaro a ridurre a meno 0 le mie forze vitali, il continuo blaterale di Orione mi stava facendo andare ad intaccare tutti i neuroni, la pazienza e la sanità mentale.
Per quanto cercassi di pensarlo come mio padre... quello li non poteva esserlo davvero... non avevo preso niente da lui... anche se alcuni tick li avevo riconosciuti, come il guardarsi le dita che si muovevano mentre parlava o il girare il piede quando era seduto.
Speravo di aver preso solo quello da lui.
Doveva essere così.
La tortura per le mie orecchie stava continuando da ore ormai, sempre le stesse frasi, sempre la stessa voce, sempre la stessa gestualità.
Ore di tormento.
Ore di noia.
Ore.
O forse giorni?
Faticavo a tenere gli occhi aperti... anche solo il gesto di alzare e l'abbassare il petto per respirare mi faceva partire una fitta dalla schiena che si propagava in tutto il corpo come una ramificazioni di spine di ghiaccio.
-Ah quindi mi ascolti! Che figlia esemplare...- mormorò mio padre battendo una volta la mano, altro tick che riconoscevo.
Non risposi. Dalle labbra mi uscì un lieve rantolo... stavo cercando aria... aria pulita.
Avevo bisogno di respirare.
Non sapevo se avrei retto ancora a lungo.
Lo speravo... almeno.
Volevo salutare Simon prima di ricongiungermi con sua mamma.
Volevo chiedergli se dovevo portarle un suo messaggio.
Sentii la testa ciondolare dal mio collo e poggiarsi ad uno spuntone della roccia.
Stavo per chiudere gli occhi quando qualcosa di caldo e morbido mi sfiorò la mano.
-Cloe... svegliati... siamo qui per te- sussurrò la voce di un giovane uomo, aprii leggermente gli occhi e per quello che potevo vedere attraverso le lacrime e le ciglia riconobbi una figura di una ragazzo con una lieve aurea dorata intorno al corpo.
-Chi sei?- chiesi con voce impastata, -eddai ragazza. Non riconosci tuo zio? Sono Apollo... chi altro?- disse lui ridendo come avesse detto una battuta.
Non risi. Anche per la mancanza di forza... ma sopratutto perchè non l'avevo capita.
Seriamente. Quella battuta non aveva un senso.
O forse ero troppo stanca...
-Apollo?- sussurrai io biascicando il nome del giovane davanti a me, -esatto piccola... dai... ti porto a casa- disse sorridendo e con un lieve strattone ruppe le catene, sentii le braccia cadere come morte sulle mie gambe.
Apollo si chinò e mi prese in braccio senza alcuna difficoltà... ma per quanto mi sembrasse un sogno quella situazione... c'era qualcosa...
qualcosa che mi stavo dimenticando..
-Or..ione..- sussurrai io poggiando la guancia sulla spalla di Apollo... era calda... emanava un'aurea di calore e mi sembrava quasi che mi stesse guarendo lentamente.
-Se ne sta occupando tua madre... devo muovermi a portarti via di qui... la presenza di tuo padre... non mi fa stare tranquillo- disse il ragazzo camminando velocemente.
-Aspetta... Artemide...non possiamo lasciarla... qui- dissi io alla ricerca di aria, mossi lievemente il volto e vidi una figura coperta di un aurea color argento con in mano un arco e una freccia puntata verso Orione che sorrideva.
-Tu. Non osare toccare mia figlia!- urlò la dea scoccando la freccia per poi spostarsi ed evitare un pugno del gigante, -è anche mia figlia! Potremo essere una famiglia... tuo fratello ti ha plagiata! Un tempo dicevi di amarmi! Ci siamo uniti quella notte!- disse stringendo le labbra l'uomo.
Artemide lo guardò negli occhi -è stato molto tempo fa... non provo più niente per te... voglio solo finirla qui. Non ti permetterò più di fare parte delle nostre vite ... e di toccare Cloe- disse assottigliando lo sguardo e ripartì con un altra serie di freccie.
Mi veniva da piangere.
non volevo che mia madre morisse li... non riuscivo ad essere positiva su questo.
-Devo solo raccogliere le energie e ti riporterò al campo.. poi  tornerò qui e insieme a tua madre getteremo Orione nel Tartaro... - mi disse Apollo ma prima che potesse dire qualcos'altro si udì un potente sibilo e la voce di Orione che diceva -non così veloce Dio del Sole... -, un corpo si contorceva ai suoi piedi mentre ramificazioni di tentacoli di metallo stavano circondando me e mio zio.

C'era voluta mezz'ora per convincere Will a lasciar partire Nico. Per quanto il figlio di Ade avesse affrontato esperienze che avrebbero portato alla follia qualsiasi altro semidio e al limite del pericolo mortale... non ci riusciva semplicemente.
Aveva combattuto per avere l'onore di stargli accanto... sopratutto con Nico stesso... ed ora che avevano avuto quel periodo di stabilità... non voleva ricominciare a pensare che non lo avrebbe mai visto.
Ma aveva imparato qualcosa... se Nico si metteva in testa qualcosa... avrebbe riportato Cloe li con loro.
Diede una dosa al limite del rischio a Simon per farlo stare in piedi e gli accompagnò mentre si rifornivano di qualche arma in caso di necessità.
Avevano capito, con l'aiuto di Annabeth rapita momentaneamente da Percy, che il luogo in cui era tenuta prigioniera Cloe fosse un luogo molto vicino al tartaro.
A quella parola Nico era impallidito ma non aveva ritirato la promessa fatta a Simon.
Will non voleva lasciarlo andare.
Simon cominciò a fare un piccolo zaino per le provviste e Will ne approfittò per parlare qualche momento in privato con Nico.
Uscirono un momento e Nico si appoggiò con la schiena al muro senza guardarlo negli occhi.
-So cosa vuoi dirmi... - cominciò Nico, -lo so... ma Nico sei sicuro di volerci entrar di nuovo? Sei stato fortunato ad uscirne una volta... non voglio perderti... hai avuto incubi per mesi...- mormorò lui abbassando lo sguardo.
-Erano solo ricordi...- sussurrò Nico, -non mi importa... ero io che ti vedevo ogni notte a stringere i denti per il dolore e a farneticare per la paura... ero io a starti accanto ed abbracciarti... a dirti che non era normale...- mormorò il figlio di Apollo appoggiano le mani ai lati della testa di Nico che lo guardò fisso negli occhi.
-Will...- sussurrò lui ma non disse niente, semplicemente si mosse avvicinandosi al viso di Will e catturando le sue labbra in un bacio lungo e passionale.
Quando finalmente si staccarono Will aveva le mani intorno ai suoi fianchi e Nico era ancora in punta di piedi.
-Tornerò per te... ma non posso lasciare né Cloe li né Simon in quelle condizioni... - disse Nico accarezzandogli una guancia leggermente.
Will lo guardò negli occhi e lo strinse in un abbraccio, -tornerò per te... - ripetè Nico accarezzandogli i capelli.
Simon sbucò dalla porta e sorrise leggermente nel vederli assieme... Nico gli era sempre parso solo qualcuno che aveva bisogno di amore... e con Will lo aveva trovato.
-Possiamo andare?- chiese, Nico annuì e strinse l'elsa della spada, -ho imparato... una nuova tecnica... posso spostarmi tramite un legame... tu sei legato a Cloe... quindi forse potremo atterrare molto vicino a dove si trova... devi solo pensarla costantemente e voler davvero raggiungere- disse il ragazzo spostandosi una ciocca di capelli da davanti gli occhi.
-ok... è abbastanza semplice in questo momento- disse mordicchiandosi il labbro, -dammi la mano...- disse Nico chiudendo le labbra.
Volse un ultimo sguardo a Will che gli sorrise leggermente in segno di incoraggiamento.
Poi svanì.

-Che ... cosa sono?- mormorai guardando i serpenti di metallo che continuavano a strisciare verso di noi.
-i suoi tirapiedi... non posso lasciarti qui...- disse guardandomi , -riesci a reggerti alle mie spalle?- chiese e dopo che io annuii mi fece allacciare le braccia attorno al suo collo.
Il suo corpo era così caldo... mi sentivo quasi bene... nonostante la mente fosse ancora completamente annebbiata.
Chiusi gli occhi... non riuscivo più a tenerli aperti... mi concentrai solo sul battito cardiaco di Apollo sotto di me e il mio respiro per cercare di non farlo fermare.
-Rimani cosciente... concentrati fermamente su qualcosa che vuoi raggiungere se no tua madre mi terrà il muso per altri cento anni minimo - mi suggerii lui e avvertii chiaramente che si stava muovendo molto velocemente.
Cominciava a fare caldo e quando riuscii a riaprire lievemente gli occhi vidi solo uno strato di metallo fuso sul terreno sotto i piedi di Apollo.
-Artemide sei mia finalmente...- sussurrò Orione avvicinandosi alla mamma che indietreggiava con due frecce incoccate ma dietro di lei aveva solo una grande roccia.
Non aveva scampo fra Orione e i serpenti che l'avevano circondata.
-Apollo... vai ... da lei...-mormorai io, -non sei in grado di proteggerti ora per ora... lei non me lo perdonerebbe mai...- sussurrò lui ma vedevo nel suo sguardo che era combattuto.
La vita di sua sorella per la vita di una piccola ragazza semidea?
-Vai- dissi chiaramente, -non ci sarebbe nessuna a proteggerti ragazza- mormorò lui.
Stavo per controbattere quando una voce irruppe nella situazione, -ci siamo noi... per una volta ti proteggerò davvero io- disse Simon  con un lieve sorriso.




eccoci qui! i nostri amorucci sono nel tartaro per salvare Cloe... cosa succederà? per saperlo continuate a seguire/recensire/leggere questa storia!!
mi scuso ancora per il ritardo ma giuro che mi farò perdonare.
P:S se a qualcuno interessasse, mi è capitato di scrivere FF su richiesta, quindi se desiderate qualcosa di qualche vostra OTP e vi piace il mio modo di scrivere, potrete avere una storia scritta unicamente per voi! (ci si dovrà mettere d'accordo e devo vedere con il tempo ma se vi fa piacere sono disponibile a trovare una soluzione)
detto questo.
UN bacio,Dany

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8: Ritorno dalla mia stupenda gita in famiglia ***


eccomi!!!! semideeiiii sono riuscita finalmente a salvare il mio computer che non dava segni di vita dal regno di Ade, pagando un grosso pedaggio... mi deve la vita.
scherzi a parte (o forse no..?) dopo la mia attraversata negli inferi cheè durata come 5divine commedie, il mio computer non mi faceva pubblicare storie tramite il mio profilo cosa che non mi ha fatto essere attiva tutto questo tempo.
chiedo venia!
ora... vi lascio alla lettura ma prima facciamo un recap. i nostri eroi hanno salvato Cloe con l'aiuto dei due Dei gemelli... ma qualcuno è ferito. qualcuno di molto importante per i nostri ragazzi.. riusciranno a salvarlo? 
[Revisionato]




Quello che successe dopo sembrò accadere in un frangente di secondo, Apollo mi diede in braccio a Simon e scattò come una furia ad aiutare la sorella.
Sentii le braccia di Simon accogliermi e accarezzarmi i capelli mentre con le punte delle scarpe sfioravo il terreno.
-Si... mon...- sussurrai io cercando di tenere gli occhi aperti, -andiamo a casa adesso...- mi sussurrò lui stringendomi a sè e prendendomi in braccio.
Mi infilò un braccio sotto le ginocchia piegate ed cominciò a camminare verso qualcosa.
Mi girai e vidi Nico con gli occhi sgranati nel guardare qualcosa oltre a noi, qualcosa al di sotto.
-Nico... andiamocene...- disse Simon ma il figlio di Ade non rispondeva... tremava dalla testa ai piedi e si mordeva il labbro stringendo convulsamente l'elsa della spada.
-Nico... ti prego riprenditi...- disse Simon guardandolo ma prima che potesse dire qualcos'altro, sentii mancare l'appoggio delle braccia di Simon e sentii il terreno arrivarmi velocemente contro.
Mi sentii mancare il fiato per qualche momento. La botta mi aveva completamente steso.
Tossii un paio di volte cercando aria e artigliai il tessuto per riuscire a sedermi almeno.
Ci riuscii e vidi Nico che combatteva contro i tentacoli di ferro e Simon che cercava di staccarseli di dosso, disteso a terra.
Rotolai di lato e finalmente riuscii a respirare per bene... per quanto bene potesse fare una boccata d'aria ricca di fumi creati solo per uccidere i semidei.
Vidi che Simon non se la stava passando bene. Cominciai a strisciare verso di lui e lo raggiunsi.
I vermi cominciarono a graffiare anche a me e stringermi le gambe, ma ora che aveva lui con me... non sarei morta mangiata dai vermi.
Mi allungai e presi l'elsa del pugnale che spuntava dalla cintura di Simon.
La strinsi e riuscii a tagliare la testa a quel verme che si era avvolto al collo di Simon, riuscendo finalmente a farlo respirare.
-Clo... e- sussurrò mettendosi seduto e stringendomi, -ti devo sempre salvare il sedere eh?- chiesi io ridacchiando ed appoggiando la fronte alla sua spalla.
-Potrai vantarti quando saremo tutti di nuovo al campo ok?- mi disse avvolgendomi una mano intorno ai fianchi per sostenermi mentre correvamo da Nico.
-Nico! - urlai vedendolo, stava menando fendenti a destra e sinistra tagliando varie teste alla volta, il sudore gli colava ai lati del viso, negli occhi neri aveva una strana luce... come di furia... ma il suo colorito mi preoccupava... era molto più pallido del solito.
-Venite... qui! Dobbiamo.. andarcene- disse Nico riuscendo ad uscire da quel cumulo di vermi in cui stava per sprofondare.
Allungò una mano verso Simon che correva portandomi appresso, sentii che il figlio di Apollo mi stringeva molto a sè e mi preoccupai.
Come diavolo Nico poteva portarci fuori di li?
Ma quando il viaggio Ombra cominciò mi maledii per averne dubitato.
Chiusi gli occhi per non vomitare ed intorno a me si fece tutto confusionario.

Quando rinvenni credevo di essere in paradiso. Dei...c'era troppa luce... neanche fossi dal dentista !
Stropicciai gli occhi e qualcosa si mise in mezzo fra me e la luce.
-Cloe svegliati... siamo a casa... apri gli occhi ti prego...- disse Simon, aveva la voce così leggera... come una carezza.
-Ora.., posso vantarmi di averti salvato,.. le chiappe quindi?- mormorai io aprendo leggermente gli occhi con un lieve sorriso.
Lo sentii stringermi come non aveva mai fatto, -hey... calma però... rischio di ... morire soffocata...- mormorai stringendolo a mia volta e inspirando il suo odore... non mi ero mai accorto che mi piaceva così tanto..
Sapeva di sapone e sole.
Mi aiutò ad alzarmi e mi strinse la mano, -non provare mai più a farmi questo inteso?- mi disse, gli sfiorai la guancia, era sporca di fuliggine... non volevo nemmeno pensare a com'ero presa io.
Speravo solo che non ci fosse nessuna figlia di Afrodite che mi avrebbe rinfacciato com'ero conciata per settimane intere.
Poi mi girai e mi si raggelò il sangue.
Vidi Will che correva verso Nico e che lo chiamava... ma non aveva un'espressione sollevata o felice... era terrorizzato.
Nico stava per cadere mentre si teneva un fianco pallido come uno straccio e il figlio di Apollo lo prese appena in tempo.
Cercai di urlare ma non ne uscì niente.
Mi tenni a Simon mentre l'oscurità rapiva anche me.

Quando finalmente il mio corpo si degnò di svegliarsi, era già sera.
Mi girai di lato ancora intorpidita e vidi Simon addormentato sul letto di fianco al mio.
Sembrava così in pace... così tranquillo, on una mano mollemente abbandonata sul fianco e la bocca leggermente aperta.
Alzai il viso verso il soffitto. Stelle.                    
Ero di nuovo nella cabina di Artemide.
Ero a casa.
Ma prima di potermi beare di quella sensazione, i ricordi della giornata mi colpirono come un bello schiaffo in viso in piena regola.
Il respiro mi si mozzò in gola... non riuscivo.
Boccheggiavo.
Dei... Nico.
Strinsi il lenzuolo con le mani chiudendo gli occhi... poi due mani mi avvolsero le spalle e mi scossero leggermente -Cloi... Cloi... sono qui... per favore...- mi sussurrò Simon e per qualche momento la sua voce riuscì a calmarmi. 
Mi alzai a sedere e lo strinsi leggermente le braccia al collo, sentivo gli occhi lucidi; -Sono qui...- mi sussurrò lui all'orecchio stringendomi.
Mi accarezzò i capelli e la schiena per vari minuti finchè il mio respiro non si normalizzò.
-Come... sta... Nico...- mormorai io stringendomi a lui, -è... infermeria... non si è ancora svegliato...- disse lui continuando ad accarezzarmi i capelli.
Non l'avevo mai permesso nessuno.
Dov'era la mia freddezza al contatto? Dov'era.. la mia forza..?
-Devo ... andare... è colpa mia...- mormorai cercando di staccarmi da lui per scendere dal letto ma la sua stretta me lo impedì.
-Non provare nemmeno a dirlo chiaro?- chiese lui e senza aspettare la mia risposta, si distese e mi portò con lui.
Appoggiai la testa al suo petto e lui continuò a coccolarmi, -sei un stupido lo sai? È colpa mia... siete venuti... a salvare me- mormorai chiudendo gli occhi.
-Si. Non sono un figlio di Atena... sono impulsivo sai? È un difetto dei figli di Apollo... non ci importa di niente se c'è qualcuno da proteggere o da curare... sopratutto se è una persone a cui teniamo...- mormorò lui fermando le carezze e facendo arrivare la mano al mio viso.
-Ti amo- sussurrai contro la sua maglietta, non so il vero motivo per cui lo dissi... sentivo che quello era il momento giusto.
E pensare che quando avevamo cominciato a stare assieme mi ero tante volte tirata indietro, non riuscivo... a formulare quella frase, a trovare il modo di dirlo. 
Non erano di certo mancate le occasioni, ma forse non era solo il momento giusto.
-Anche io- rispose prontamente lui stringendomi a se, avvertivo il suo cuore battere più velocemente e mi venne da sorridere.
Mi alzai leggermente per avere il suo viso alla stessa altezza del mio e gli sorrisi.
Anche lui mi sorrise.
Mi avvicinai e appoggiai le labbra alle sue.
All'inizio era un leggero bacio, quasi appena accennato, dolce e delicato come un petalo di una rosa, ma man mano che i secondi passavano.. diventava sempre più passionale.. e disperato.
Sentii le mani di Simon salirmi lentamente sulle cosce per fermarsi sui miei fianchi.
Mi staccai e lui mi guardò con gli occhi socchiusi e le labbra leggermente arrossate.
-Ora mi porti da Nico punto e basta- dissi fissandolo negli occhi con fermezza, -o...ok- disse lui e si alzò tirandomi con lui.
Mi prese in groppa e per una volta fui contenta di dipendere da qualcuno anche perchè non credevo di riuscire a stare in piedi e camminare.
Sentivo il corpo intorpidito, come mi succedeva alle mani in pieno inverno.
Simon mi portò in infermeria... ma mentre stavo varcando la soglia non mi sentii più tanto sicura.
Avrei retto a vederlo così?
A vedere quello che era successo per causa mia?

-Forse è meglio se non entrate... Will... non vuol che si avvicini nessuno... si sta dando la colpa per tutto... per averlo fatto andare... non l'ho mai visto così...- mormorò Annabeth uscendo dalla stanza dell'infermeria dove stava ancor dormendo Nico.
La figlia di Atena era parecchio spossata e questo l'avevo subito capito.
Io ed Annabeth non eravamo migliori amiche ma c'era una sorta di complicità fra noi due... capivo quando era triste o spaventata... ed in quel momento era entrambe.
-Da quanto... è li dentro?- chiesi mordendomi il labbro, -da tre giorni... quando siete tornati ti ha visitato all'inizio per accertarti che stessi bene... poi è corso qui e non ci è più uscito... mangia solo per rimanere vigile... non dorme ... la preoccupazione lo logora...- mormorò lei stringendo gli occhi e le labbra.
-Devo... parlargli è... colpa mia... - provai io ma Simon mi tenne per un braccio, -non...disturbarlo... devi lasciarlo stare con Nico...- sussurrò lui.
-Devo farlo -dissi io seccamente e Annie si spostò facendomi passare, Simon non mi fermò ma rimase sulla soglia della porta ad aspettarmi.
Feci qualche passo e mi guardai attorno.
Di solito chi doveva essere medicato veniva posto in uno dei tanti lettini, ma questa era una stanza singola, posta in un angolo dell'infermeria in disuso..
Non l'avevo mai vista..
Era abbastanza illuminata dalla luce che traspariva da una tenda, Will era seduto su una sedia di fianco all'unico letto presente nella piccola stanza.
Aveva il viso appoggiato ad una mano, i vestiti sgualciti, l'altra mano era chiusa sopra quella di Nico immobile.
Lo sguardo era perso sul suo viso.
Mi avvicinai titubante, Will non sembrava nemmeno notarmi troppo preso dal guardare il figlio di Ade.
Gli poggiai una mano sulla spalla e la strinsi leggermente mentre mi mordevo il labbro.
-Will... scusam...- cominciai io ma lui mi interruppe, -sai... molti mi hanno chiesto... perchè ho scelto lui... insomma potevo avere qualsiasi persona volevo... perchè un figlio di Ade chiuso in sè stesso e scontroso contro tutti? Me lo sono chiesto anche io tante volte... non sono mancati i momenti in cui ci abbia ripensato... ma poi ho capito. Mi sono innamorato del fatto che fosse scontroso... che non fosse facile da avvicinare ... che mi odiava all'inizio... perchè non riusciva a sopportarmi all'inizio... e me ne innamorai. Col tempo... me ne innamorai totalmente ... mi innamorai del fatto che avesse un cuore buono e gentile dentro... racchiuso in quello strato di freddezza. Per questo sapevo che sarebbe venuto a salvarti... anche se significava ritornare nel suo personale inferno...- mormorò lui molto lentamente.
Lo feci parlare... sentivo che aveva bisogno.
-Quindi non ti do la colpa per quello che gli è successo... se avessi potuto esserti utile... sarei venuto io stesso... mi do la colpa per non averlo fermato... sapevo che gli sarebbe costato molto tornarci... e portare anche voi due sarebbe stato molto pericoloso... ed era ferito...è stata tutta colpa mia...- mormorò lui coprendosi il volto con entrambe le mani.
Gli poggiai entrambe le mani sulle spalle e le strinsi, -non dirlo nemmeno... tu devi vivere... Will. Nico non vorrebbe mai vederti così... devi mangiare... devi uscire... lui sarà qui ad aspettarti finchè non si sveglierà- mormorai io stringendomi contro la sua schiena.
-Non lo abbandonerò. Non ho perso le speranze... lui si... sveglierà... e mi dirà come ogni mattina “altri cinque minuti raggio di sole” ed io riderò coccolandolo nel letto- disse lui stringendogli la mano.
-Starò qui allora... con te. Non mi muoverò di qui finchè Nico non si sveglierà- dissi io sedendomi per terra di fianco a lui e poggiandogli una mano sulla gamba.
Lui non disse niente solo appoggiò la mano libera sulla mia stringendola.
Lo guardai... si poteva essere così distrutti per un amore?
Sapevo già la risposta.
Chiusi gli occhi e stetti li delle ore, talvolta Will mangiava qualche frutto per tirasi su o beveva un bicchiere di acqua ma si vedeva lontano un miglio che tutta l'attenzione era per il ragazzo disteso nel letto.
Lo guardai. Nico era pallido come al solito ma il suo viso era disteso... rilassato... sembrava quasi solamente un ragazzino normale.
Stetti li ferma per delle ore, seduta sul pavimento.
Mi appoggiai con la testa sulla gamba di Will e stavo quasi per prendere sonno quando sentii due braccia prendermi in braccio e tirarmi su dal terreno.
Aprii leggermente un occhio e vidi Will che mi guardava dolcemente, -vai a riposare Cloe... ne hai bisogno...- mi sussurrò.
-Anche tu...- mormorai, -io sono nato per aiutare gli altri...- disse, mi poggiò sul letto e tornò nella stanza richiudendo la porta.
Chiusi gli occhi ma sentii chiaramente i singhiozzi di Will dall'altro lato.
Strinsi le labbra e provai ad addormentarmi... ma non ci riuscii finchè i singhiozzi del figlio di Apollo cessarono.


 

Bamm! No Will.. non odiarmi sei uno dei miei pg preferiti :( il prossimo capitolo arriverà a breve promesso e non andrà male ragazzi, questo ve lo posso spoilerare... quindi chiedo ancora perdono per questo mostruoso ritardo e spero che seguirete ancora le mie storie :) ne sarei tantooooo feliciaaaaa
comunque avevo un ideuzza. se decidessi un giorno di pubblicazione per questa storia? così da darmi un giorno di scadenza che magari non rispetteròsempre ma mi impegnerò. fatemelo sapere per messaggio o per recensione!

Un bacione,
Dany

 

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9: Risveglio ***


HEYLA! ben ritrovati in questa storia semidei! siamo ad un punto focale della storia e ahimè questo sarà il penultimo capitolo, che non vuol dire nella totale terminazione della storia, insomma  ho una mezza idea di farne un seguito ma questa "stranche" (diciamo così) si concluderà al capitolo 10.
detto questo, 
buona lettura.
[Revisionato]




Passarono altri quattro giorni e non mi mossi dall'infermeria.
Rimasi con Will tutto il tempo.
Simon veniva a trovarmi molte volte al giorno, ogni singola volta che aveva un momento libero... mi portava qualcosa da mangiare o una coperta per rendere quello che era diventato il mio giaciglio più comodo o nuove frecce per farmi passare il tempo.
Talvolta rimanere li solamente sedendosi di fianco a me, io appoggiavo la testa sulla sua spalla e poggiavo la mano sulla sua coscia, lui intrecciava lentamente le dita con le mie e mi accarezzava il dorso con il pollice finchè non sentiva tutti i miei muscoli rilassarsi.
Dopo mi ritrovavo coperta da una coperta, distesa sul letto.
Mi ero arrabbiata, quel poco tempo che passavamo assieme ormai non lo volevo passare dormendo.
Ma la stanchezza cominciava a farsi sentire, la notte non chiudevo occhio per via dei singhiozzi di Will.
Erano come coltellate dentro al cuore che ogni notte andava più a fondo rigirando e rigirandosi in quel buco che ormai mi si era formato.
Grazie agli esami che aveva fatto Will, avevamo scoperto che probabilmente la combinazione dell'aria del Tartaro con il lieve veleno che gli avevano iniettato quella specie di tentacoli di ferro, lo avevano fatto cadere in una specie di coma farmacologico ma sopratutto spirituale.
Era come il corpo e la mente di Nico per lo shock si fossero rinchiusi in loro stessi alla ricerca di un luogo sicuro che nessuno e nessuna cosa potesse infrangere.
L'unica cosa da fare in quel momento era scoprire il modo di farlo uscire da questa specie di sonno.
Avevano già fatto venire i figi di Ipno ma l'unica risposta che gli avevano dato era che doveva essere Nico stesso a uscirne, che loro potevano solo aiutarlo tramite i sogni e indicargli la via ma che doveva essere una decisione di Nico... speravo solo che la paura che aveva provato per salvarmi non fosse tale che fargli provare il terrore per tutto il mondo e i suoi abitanti.
Avevo il terrore... che Nico potesse avere paura di noi nello stato fragile in cui era caduto.
Che fossimo divenuti noi i mostri da cui scappare.
Dire che mi sentivo colpevole era dire poco...
Will era distrutto. Stava dimagrendo velocemente e il suo bel colorito abbronzato si stava schiarendo per il poco contatto con il sole.
Speravo di poter fare qualcosa... ma oltre ad aspettare l'unica cosa che potevamo fare era arrenderci, affermare che Nico non sarebbe tornato e considerarlo morto ma non volevamo e non eravamo neanche pronti... sopratutto Will.
Poi un giorno tutto cambiò.
Tutto si rischiarì, gettando luce dove si scorgeva solo ombra... quel buio che ci stava divorando crescendo in sincro con la disperazione.
Ed a rischiarare tutta quella situazione fu l'uomo che rappresentava la luce.
Il padre di Will.
Ero uscita una decina di minuti per prendere una boccata d'aria, ormai le pareti dell'infermeria mi cominciavano a dare le traveggole, era come se mi volessero stritolare fino a soffocarmi...
Non sapevo come riuscisse a rimanerci Will, poi guardavo il modo in cui osservava Nico e tutto mi era chiaro. Non era per niente un peso rimanergli vicino.
Simon mi raggiunse, gli avevo detto io di continuare la vita al campo e con qualche esitazione aveva ricominciato ad allenarsi, mangiare coi suoi fratelli anche se in ogni singolo momento libero veniva a trovarmi.
Ormai ero abituato a vedere il suo sorriso mentre mi si avvicinava, si chinava e mi posava un casto bacio sulla guancia.
Non riuscivo proprio a lasciarmi andare quando per colpa mia, un amore si stava infrangendo nella stanza accanto.
Ma quella volta non si avvicinò camminando, stava correndo e il suo caldo sorriso era stato sostituito da un'espressione ansiosa.
-Che... succede?- chiesi io allarmata facendo qualche passo verso di lui, -mio padre... c'è Apollo al campo e vuole vederci... io te, Will e Nico- mormorò sgranando gli occhi come se si stesse accorgendo del fatto solo in quel momento in cui lo stava raccontando.
-Io... tuo padre??- chiesi io guardandolo, lui annuì e mi porse la mano, -dobbiamo farlo venire qui... Will non si spostrà nemmeno per un Dio dal letto di Nico- mormorai io chinando lo sguardo.
-Hey...- mi sussurrò lui passandomi due dita sullo zigomo per tirarmi su il viso, -stai bene?- mi sussurrò guardandomi, feci cenno di no con la testa mordicchiandomi il labbro per tenere a freno le lacrime.
Tenni le mani strette a pugno conficcandomi le unghie nel palmo e sentii le braccia di Simon avvolgermi per lunghi istanti.
-Non è colpa tua..- mi mormorò all'orecchio, -ero io quella che siete venuti a salvare, Simon... sai che ho sempre odiato le storielle delle principesse salvate dai principi che alla fine non facevano niente se non aspettare... erano inutili e mi arrabbiavo quando mi chiedevano come mai non mi piacessero... e adesso... qualcuno si è messo in pericolo per me come se io fossi una di quelle inutili donne deboli e potrebbe non farcela. Quindi non dirmi che non è colpa mia, perchè è colpa della mia debolezza... che se senso ha essere l'unica figlia di una delle dee guerriere se alla fine devi aspettare che qualcuno perda la vita per salvarti? Sono debole, esattamente nello stesso modo di quelle principesse delle storie, io dipendo da qualcuno, sempre. Lo trovo da egoista , voglio esserci io in quel letto con gli occhi chiusi. Nico non deve esserci... non doveva tornare in quel posto... io...- mi sfogai del tutto piangendo e sbattendo i pugni sul petto di Simon.
Non mi meritavo le sue carezze, non mi meritavo il fatto di essere consolata quando stavo bene, ero lì e sveglia e potevo abbracciare chi amavo.
Ero inutile per la mia debolezza.
Il senso di colpa mi stava dilaniando.
-Sì, sei egoista. E non poco Cloe. Sei una cavolo di egoista. Non ci pensi a me? Io in confronto a Will sono una checca, sarei morto dentro a vederti in quello stato e ringrazio gli Dei ogni volta per assistere alla tua dannata cocciutaggine perchè vuol dire che sei qui con me! Che sei salva! A piangerti addosso invece di vivere la vita che ti abbiamo restituito è da principessina inutile... e qui non vogliamo principessine inutili, dobbiamo trovare un modo con cui svegliare Nico. Ora asciugati gli occhi e renditi presentabile per mio padre. Voglio che veda solo la ragazza forte e cazzuta di cui mi sono innamorato- disse accarezzandomi le guance.
Lo guardai ad occhi sgranati e mi lanciai in avanti per baciarlo e stringerlo a me.
Aveva ragione. Non potevo definirmi inutile e poi non fare niente. Non dovevo darmi ragione.
Mi stropicciai gli occhi asciugandomi e lo guardai, -grazie Simon- dissi sorridendogli.
-Di niente... e comunque sarai sempre la mia principessa- mi sussurrò all'orecchio.
Gli tirai una spallata che lo fece sbilanciare ridacchiando lievemente e andai avanti.
Ero pronta per Apollo.

Camminavo a passo spedito alla ricerca del dio del Sole che se ne stava a pavoneggiarsi con le figlie di Afrodite come solito.
Sbuffai. Dio, mi sembravano tutte oche a crogiolarsi nel vedere tendere i muscoli ambrati del biondo.
Cercai di non darci peso. Se Apollo era venuto doveva essere successo qualcosa, qualcosa di importante e poteva riguardare mia madre, o mio padre, o Nico.ù
Insomma doveva succedere qualcosa, il che mi rincuorava dopo giorni al capezzale del figlio di Ade.
Appena arrivai abbastanza vicino al Dio mi schiarii la voce incrociando le braccia.
Lui si girò di scatto, -nipotina mia!- disse aprendo le braccia per venirmi incontro e darmi un caldo abbraccio. Caldo nel vero senso della parola; dietro di me sentii sibili di disapprovazione mentre lo sciame di oche si sparpagliava.
-Apollo...cosa ci fai qui?- chiesi guardandolo e staccandomi da lui per non cominciare a sudare, -sono qui per vari motivi. Intanto per vedere come stai tu, e i miei figli e poi mi piace stare qui... è un bel luogo per voi semidei- disse squadrando me e Simon.
-E mia madre? Come sta? Orione che fine ha fatto?- scattai in avanti, avida di risposte.
-Calmati Cloe. Non posso dirti tutto nei particolari ma credo che me ne infischierò un tantino di mio padre- disse sporgendosi verso di me e sussurrando. In cielo si udì un sordo tuono.
-Pff. Ok mi ha sentito. Comunque tua madre sta bene, voleva venire ma è dovuta rimanere sull'olimpo per ... risolvere certe questioni sulla tua nascita quindi ha mandato me con un dono... che so vi farà molto contenti. Orione è riuscito a scappare, non sappiamo né come né dove ma il Tartaro lo ha protetto quindi tornerà probabilmente ... se non per tua madre per te, quindi avremo un occhio riguardo per il campo per il tempo in cui rimarrai qui- disse lui guardandomi.
Mi morsi il labbro mentre ascoltavo.
Quindi la guerra contro mio padre non era finita e mia madre stava affrontando l'ira di Zeus per aver mantenuta segreta la sua gravidanza.
E un dono..
Un dono da un Dio.
Alzai il volto -che genere di dono?- domandai incontrando i suoi occhi dorati, -so che ... qualcuno di molto importante per uno dei miei figli e che ha aiutato a portarti fuori dal Tartaro non si è ancora svegliato. Io e tua madre abbiamo trovato un modo di aiutarlo. Questo è il nostro dono- disse sorridendomi.
Mi caddero le gambe.
Potevano salvare Nico?
Presi per il polso Apollo senza cura né calma e cominciai a camminare velocemente verso l'infermeria, senza nemmeno guardarlo in faccia.
-Ti prego salvalo... fallo svegliare, non riesco a vedere Will in quello stato ancora per un secondo e nemmeno Nico... fagli aprire gli occhi ti prego- mormorai guardando Apollo negli occhi appena arrivati all'infermeria.
-Farò il possibile Cloe... ora però dovrò far uscire mio figlio da lì dentro... datemi una mano- disse lui entrando.
Annuimmo e Simon mi prese per mano.
-Forse è meglio se vado avanti io con Will.. ho paura che non vorrà davvero staccarsi da Nico- disse e mi sorpassò affiancando il padre.
Entrammo nella stanza che all'improvviso sembrava troppo stretta per tutte quelle persone.
Apollo poggiò una mano sulla spalla di Will che accarezzava una mano a Nico, -figliolo... devi uscire un momento- gli mormorò ma Will non si mosse.
-Will... ha un modo di salvare Nico. Dobbiamo lasciargli da soli per qualche momento- disse Simon inginocchiandosi vicino a lui.
-Non voglio muovermi da qui lo sapete- mormorò lui con un filo di voce, -per favore Will staccati ed esci da qui dentro- disse Simon scrollandolo.
-NON VOGLIO- mormorò con voce roca lui guardandolo ma era come se non lo vedesse.
A quel punto intervenni io e mi misi davanti al viso di Will che mi riconobbe spaesato, -Cloe...?- mi chiamò -si...sono io Will, ho bisogno di te un momento di la... per favore. Salveremo Nico ma Apollo deve intervenire da solo- dissi nel modo più dolce che potevo.
Will strinse la mano di Nico come in trance e feci l'unica cosa che mi venne in mente,gliela staccai dolcemente e la sostituii con la mia.
-Vieni dai... alzati- mormorai in tono dolce e lui finalmente si staccò ma non si teneva nemmeno in piedi,-Simon dammi una mano- mormorai e il fratellastro lo tenne in piedi finchè non uscimmo e non chiudemmo la porta.
Ci sedemmo tutti per terra.
Ad aspettare.
Poi da sotto la porta vedemmo varie volte una luce argentata e dorata che illuminava più del sole l'infermeria.
Will chiudeva gli occhi stritolandomi la mano. Non si dava perdono per non essere lì dentro con lui ma a momenti non riusciva nemmeno a tenere la testa dritta tanto era sfinito.
Dopo qualche minuto di buio e forte luce si sentì qualcosa che mi fece accapponare la pelle.
Un urlo.
Di Nico.
Will scattò in piedi, saturo di un 'energia nuova probabilmente donatagli dalla disperazione e mentre la porta di socchiudeva lui sparì dentro.
Io attesi.
Poi Will gridò il nome di Nico e mi gettai, con al fianco Simon, dentro quella stanza.




ta ta tannn suspence! il prossimo ed ultimo capitolo arriverà a breve, è già cotto a puntino e pronto alla pubblicazione,se ho tempo lo posterò domani promesso :)
un bacione, e ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito o anchesolo letto le mie storie!
se vi va lasciate una recensione anche perchè oltre ad un continuo ho in prospetto di cominciare a scrivere una Sol.. *cof cof* sorpresa!
Un altro bacione, Dany

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10: Calma apparente ***


eccomi tornata semidei! e questo è l'ultimo capitoloooo; allora potrebbe esserci un sequel ma dovrò aspettare che mi venga il colpo di genio perchè su questa storia mi spiace ammetterlo non ho altre idee e preferisco concluderla qui che continuarla a malavoglia e magari con capitoli che non vi soddisfano più.
detto questo , a voi la lettura
[Revisionato]




-Non so come farò a ringraziarti Apollo- mormorai io abbracciandomi il petto con entrambe le braccia come a cercare un po' di conforto.
L'aveva salvato. Appena eravamo entrati, Nico si era mosso leggermente ed aveva schiuso gli occhi chiedendoci se potevamo tirare le tende perchè la luce gli da fastidio.
In quel momento avevano riso tutti quanti, probabilmente per la stanchezza, per la gioia o non so perchè cosa ma avevano riso.
Nico non aveva capito niente e si tirò su come se i giorni passati a dormire non ci fossero stati.
Si passò una mano fra i capelli e poi alzò gli occhi e incontrò quelli di Will che lo stava guardando con labbra tremanti.
-Che cosa è successo Raggio di Sole?- mormorò andandogli vicino, Will non si mosse ma allungò solo una mano verso di lui.
-Nico... sei stato addormentato per dei giorni interi.. non pensavano che tu ... ti svegliassi...- mormorai io come risposta agli sguardi interrogativi.
Lui sgranò gli occhi e trasse a sè Will stringendogli il polso e abbracciandolo stretto e affondando il viso nell'incavo del suo collo.
-Scusa... ti ho lasciato da solo...- mormorò con un sussurro, Will lo strinse a sè e lo guardò negli occhi sorridendogli come faceva sempre.
-Mi sei mancato- disse solamente e lo baciò.
A lungo.
Tanto a lungo da mettere in imbarazzo le altre persone presenti nella stanza che uscirono prima che i due se ne potessero accorgere.

Dopo un paio di minuti Apollo se ne dovette andare canticchiando le sue solite poesie inascoltabili e riuscii finalmente ad avere un minuto di tranquillità.
Uscii e mi sedetti sulla collina che dava sulla piazzola dove ci si allenava, il sole stava tramontando e stava tirando un leggero vento che mi scuoteva i capelli.
Qualcuno si sedette di fianco a me ma non dovetti nemmeno girarmi per capire chi era.
-Lì dentro stava diventando un po' troppo... - cominciò a dire Simon, -smieloso?- suggerii io, -troppo... con troppo testosterone maschile- disse lui ridacchiando.
Sorrisi lievemente. Per la prima volta da tutto quel tempo il peso che mi si era insidiato nel petto si era alleggerito fino a quasi scomparire.
Nico era salvo... Will era salvo con lui.
-Quindi la coppia Cloe e Simon... ha risolto di nuovo il caso nel migliore dei modi? Ti ricordi da bambini?- mi disse lui guardandomi alla ricerca del mio sguardo.
Risi anche io. Mi serviva.
Appoggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi per qualche momento facendo un respiro profondo.
-Comunque... Cloe volevo parlare di una cosa... insomma ne succede sempre qualcuna...con te...- disse Simon cominciando ad agitare le mani senza riuscire a stare fermo. Era visibilmente agitato.
-Aspetta...vuoi...lasciarmi?-mormorai io mordicchiandomi il labbro, -no! Non pensare a queste assurdità per favore. Io ti amo... voglio stare con te... ti voglio solo dire che ci sarò sempre ok? Non ti abbandonerò...mai- disse lui guardandomi fissa negli occhi.
Sorrisi e mi avvicinai per dargli un bacio a stampo circondandogli le spalle con le braccia, -non vorrai mica fare troppo lo smielato eh Simon?- mormorai sorridendo e strofinando lievemente il naso contro il suo.
Lui tirò un sospiro di sollievo e mi strinse a se.
-hey dico sul serio. Ragazzo allontanarsi, spazio vitale sono pur sempre la figlia della Dea che ha ripudiato gli uomini- dissi alzandomi e infilandomi le mani in tasca e calciando un sassolino col piede.
Lui si alzò e si passò una mano fra i capelli raggiungendomi, -dai andiamo a mangiare che ho fame- dissi io guardandolo e cominciando a camminare.
Prima che me ne accorgessi mi aveva già preso la mano.

Quindi vi starete chiedendo .. lieto fine?
Per un periodo lo pensai anche io, Nico si stava riprendendo a colpo d'occhio grazie alle cure del figlio di Apollo che non lo lasciava mai da solo, stavamo tutti assieme al Campo anche se la maggior parte dei ragazzi se ne stava andando visto che il campo estivo era terminato.
Eravamo in pochi a rimanere, anche Will avrebbe dovuto andare da sua madre ma aveva insistito nello stare con Nico che comunque sarebbe rimasto.
Passarono i mesi, mi allenavo per diventare più forte, fredda e precisa ogni giorno.
Sapevo che l'incontro con mio padre non sarebbe mancato ma per via di un muto egoismo speravo che non sarebbe più tornato nonostante sapessi fosse mio compito ucciderlo e mettere fine alla sua esistenza.
Quindi per quanto mi sentissi “bene” quella scintilla di paura che mi teneva vigile non era per niente svanita e non lo avrebbe mai fatto.
Nei mesi che passarono vi fu anche il compleanno di Simon, ma per quanto fossimo un disastro gli preparammo comunque una torta tutti assieme.
Evitammo di gran lunga il luogo dello scorso festeggiamento per non rievocare spiacevoli ricordi.
Passammo una giornata in allegria e io gli regalai delle frecce che avevo fatto a mano decorate con resina.
Non erano il regalo più romantico che si potesse creare certo, ma io di femminile e romantico avevo ben poco.
Comunque gli piacquero molto.
Passarono tanti di quei gironi passati tranquilli, se con tranquilli si possono definire giorni dove i mostri cercavano di mangiarti la testa.
Almeno in quelle situazioni mi tenevano la mente occupata e il corpo allenato e in effetti mi divertivano quasi.
Qualche volta mamma mi veniva a trovare giusto per vedere se stavo bene e raccontarmi come andava la ricerca di mio padre... che però risultava sempre infruttuosa.
Passai così il mio primo anno al campo mezzosangue e cominciai a sentirlo veramente casa mia.

Un giorno mi chiesi se fossi l'unica figlia di Artemide.. insomma come aveva avuto me cinquemila eoni fa poteva avere concepito qualcun altro..
Insomma... mi dava fastidio ammetterlo ma ero gelosa del rapporto che vedevo dentro le cabine... erano tutti fratelli, si comportavano da fratelli, mi ricordava tremendamente la mia infanzia... e mi mancava.
L'unica persona che forse poteva capirmi era Nico.
Dopo che fu totalmente guarito totalmente ci trovammo molte volte a parlare del più e del meno, di tutto quello che ci era successo... infondo avevamo tutti e due genitori assenti, eravamo gli unici figli di quella divinità, subivamo al campo questa solitudine egli sguardi guardigni delle persone che ancora pensavano che non dovessimo essere vivi e in effetti ci era successa quasi la stessa identica cosa dai mangiatori di Loto.
Stavamo tanto assieme che suscitavamo la gelosia dei nostri rispettivi ragazzi, ma noi ridevamo e continuavano a star assieme.
Insomma avevo trovato l'amore, delle amicizie, un tetto sotto cui stare.
Ero felice.
E per quanto la situazione con mio padre fosse pericolosa, ogni volta che di notte sgattaiolavo fuori e mi mettevo sul molo a guardare il riflesso tondo e bianco della rappresentazione di mia madre,intingevo i piedi nell'acqua fresca sotto di me e sorridevo stringendo il mio arco intagliato e capivo davvero che non tutto era perso... che ero contenta di essere la figlia della Luna.




Quindi ricapitolando, Orione è ancora vivo e alla ricerca di sua figlia, Nico  e Will sono di nuovo assieme come Cloe e Simon, sono tutti al campo che però non risulta più un luogo sicuro, Artemide e le sue cacciatrici mirano a proteggere la figlia della Dea... cosa accadrà?
Quindi questa prima storia su di loro termina qui signori e signore! Vi ringrazio un mondo per avermi seguita e spero di avervi trasmesso qualcosa mentre vi regalavo queste parole! Detto questo.. potrei tornare con altre storie di PJ quindi continuate a seguirmi e recensite :)
Un bacione, 
Dany

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