L'Amore accade

di Amantea
(/viewuser.php?uid=830056)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Amore accade ***
Capitolo 2: *** Dimmi che è vero ***
Capitolo 3: *** La prima stella della sera ***
Capitolo 4: *** Il mio André ***
Capitolo 5: *** Io non ho paura ***



Capitolo 1
*** L'Amore accade ***


L'Amore accade







L'AMORE ACCADE



Stavi per dirmi di no... forse per la prima volta in vita tua, stavi per dirmi di no.
Ho insistito. Volevo che oggi tornassi a casa con me.
Non so cosa succederà in questi giorni.
Se ci invieranno a Parigi. Se ci ordineranno di sparare sulla folla.
Ancora un poco a casa, io e te... come se avessimo tempo... se avessimo tutto il tempo del mondo.
Mi hai sorriso... mi è parso... sì, mi è parso che tu fossi felice.
Hai accettato, il viso finalmente sereno, il tuo occhio luminoso, immenso, su di me.
Ti basta così poco, André?

"Appena coglierò lo zaffiro dei vostri occhi, il quadro sarà completo".
Il pittore ha quasi terminato la sua opera. Mi chiede di alzare lo sguardo, ancora una volta.
Vinco la stanchezza che mi dilania il petto, raddrizzo la schiena, mantengo la posa. Poche pennellate, e sarà tutto finito.
Tutto finito. Che ironia, la vita, a volte. Se non morirò in battaglia, sarà la tisi a uccidermi.
Poche sillabe, quasi stonate, una condanna.
Vi lascio il mio quadro, Padre, a ricordo di me.
Di questa vostra figlia cresciuta come un soldato, la vostra miglior mossa strategica, la vostra più grande soddisfazione.
Spero di avervi reso onore. Non mi sono mai pentita della vita che ho fatto.
Forse, un unico rammarico...

Il vostro compiacimento è visibile, Padre.
"Il Dio della guerra!"
"Esatto! E' così che io la vedo". Il Pittore ha il volto luminoso, trasuda la soddisfazione di chi ha portato a compimento una grande opera, e nel modo voluto.
Il suo miglior quadro, senza dubbio. Quasi spera che non sia altrettanto apprezzato per poterlo portare via con sé.
"Ecco ... gli occhi calmi come il mare, ma dentro brucia il fuoco della battaglia".
Illustra il simbolismo, la scelta dei dettagli, emozionato.
Mi guardo sulla tela.
La nonna e mio padre ancora in contemplazione.
D'istinto, giro appena gli occhi e ti vedo. Sei apparso sulla porta.
La nonna ti invita a vedere il dipinto. Un simile capolavoro deve essere assolutamente ammirato!

Esiti.
Io lo so perché.
Il tuo occhio non vede quasi più nulla. Io lo so, André.
Seduta sulla mia poltrona, un calice di vino in mano.
La nonna e mio padre si allontanano con il pittore, un ultimo commento estasiati, rivolti alla parete.
E io e te restiamo soli.

Ti avvicini, mi dai le spalle per osservare l'opera.
Non sforzarti, André. Non fingere, con me.
Vorrei gridarti che so tutto, e invece taccio. Maledizione. E' la cosa che mi riesce meglio.
Il tramonto scivola lento oltre le vetrate della stanza.
"Bellissimo... oltre ogni immaginazione... Come se il tuo sorriso splendente riflettesse tutta la luce del mondo... e quella corona d'alloro... rende l'oro dei tuoi capelli ancor più brillante".

Sento le lacrime, rivoli caldi sulle gote.
Trema un poco la mano flessa sotto al vetro.
E tu, la voce rotta d'emozione, parli di me...
Ogni tua parola è così ricca d'amore.
Non stai descrivendo il quadro... stai descrivendo me...
Me, André... non il guerriero o il soldato ... tu, il solo che mi hai sempre visto per quella che ero ... una donna.
Una splendida donna... la tua donna, André?
"Vedo una rosa bianca... anzi, due... no un'infinità! Ma dove... ? Ah sì... è il bosco vicino ad Arras... non è vero Oscar?"
"Sì, André".
I luoghi della nostra infanzia, quando ancora potevamo essere tutto, e tutto poteva essere facile.
Io li ricordo André. Li ricordo bene.
Vorrei prometterti che un giorno ci torneremo... e ci torneremo insieme.
"Un quadro magnifico... la tua bellezza, la tua dignità, la tua grazia... non dimenticherò mai la bellezza di questo dipinto ... mai".
Sono dentro di te, vero André?
Non importa se non potrai più vedermi con gli occhi...
Le lacrime scendono ancora, non riesco a fermarle.
La poltrona si è fatta di spine, sotto di me.
Tu ancora in piedi, davanti alla parete.
"Ti ringrazio, André... Grazie...".
Dio, non te ne andare. Non ti muovere, André.

Sono stata arrabbiata, con te. Mi sono sentita tradita.
Ché la tua amicizia fosse diventata a un certo punto amore, senza che io me ne rendessi conto.
Mi sono sentita stupida.
Perché nonostante i miei pensieri fossero rivolti a qualcun altro, tu c'eri sempre, per me.
Con la tua aria gentile, il tuo sorriso magnifico, la tua presenza.
Ogni giorno, della mia vita, l'ho trascorso con te.
Se mi guardo indietro... se cerco di capire, quando anche io ho cominciato ad amarti...
Non trovo risposta André... forse è che, semplicemente, l'amore non può nascondersi per sempre?
Forse ti coglie alla sprovvista, in un vicolo, mentre sanguini, e il pensiero corre veloce e disperato all'unica persona cui speri non sia successo nulla.
Perché se muori tu... muoio anche io André.

Poso il calice sul pavimento, e mi alzo, verso te.
Forse senti i miei passi, non so, non ti muovi.
Sono così vicina che sento il tepore della tua pelle, sotto alla camicia.
Le mie dita esitano sui tuoi fianchi, e poi, d'istinto, ti abbraccio.
Le mie mani si stringono a te, mentre mi adagio alla tua schiena, la guancia sulla tua camicia.
Gli occhi umidi, ancora, spalancati.
Intravedo da un cristallo iridescente la trama scomposta e liscia dei fili del tessuto... sto così bene, qui
Ti sento tremare, finché le tue mani non raggiungono le mie.
Restiamo così, senza dire nulla.
Poi le tue dita mi cercano, e conduci la mia mano, lentamente, dove la stoffa si slarga, sul petto, e premi piano.
La tua pelle, liscia, calda, mi spezza il respiro.
E ti sento.
Sento il tuo cuore che batte veloce, molto veloce. Accelerato, spinto in salita, come si preparasse a spiccare il volo.
Chissà se senti l'eco del mio, che martella furioso contro la tua schiena, quasi in controcanto al tuo.

Forse non tutto è perduto.
Forse abbiamo ancora un po' di tempo André. Per noi e per questo nostro amore.
Prima che faccia buio.
Prima che il destino tracci le sue scie invisibili, e decida di noi, domani.
Questa volta non opporrò resistenza.
Questa volta te lo dirò, che ti amo, che ti amo con tutta me stessa André.
Che voglio vivere, per te, e per te solo.
Questa volta lascerò che l'amore, semplicemente... accada.












Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Dimmi che è vero ***


-2-






-2-
DIMMI CHE E' VERO



La nonna si affaccia sul salotto, annuncia la cena con fare distratto, ma si blocca, una parola smezzata e poi conclusa in un vocalizzo che sa di stupore e d'inatteso.
Lasci le mie mani, forse temi una mia reazione, ma io mi sollevo piano, senza fretta.
E' tutta la vita che interpreto alla perfezione un ruolo che mi hanno cucito addosso, preciso e attillato come un'uniforme.
E ora voglio di più.
Sì, ora c'è un'altra parte di me che grida per uscire allo scoperto.
Ma non alzo la voce. Trattengo il tumulto nella gola, lo soffoco come fosse un accenno di tosse, e rispondo ringraziando che io e André, forse, ceneremo in un altro momento.

E' un azzardo, lo so.
Chissà cosa provi ancora per me... anche se le tue parole così colme d'amore, e il battito impazzito del tuo cuore mi fanno sperare che...
Dimmi che non è tardi, André.

Solo a questo punto ti volti.
Il tuo sguardo mi spiazza, devo abbassare il mio.
Si è mai veramente pronti all'amore?
Tu lo sei da sempre, André... io imparo adesso...aspetta, ti prego.
Aspetta ancora un poco.
Le tue mani sul mio viso, ne tracci i contorni, sfiori i miei capelli, mi scopri una gota.
Il mio nome nella tua bocca è appena un sussurro, eppure mi scuote, come questa luce calda che ora attraversa la stanza, un fascio dorato sul dipinto, l'ultimo spicchio di sole su di noi.
Il giorno sta morendo André... e sento che noi, invece, stiamo per nascere... a dispetto di tutto, una seconda volta. Insieme.

"Io... ho amato Fersen, anche se sapevo che eri innamorato di me".
Dio che sciocchezza! Mi mordo le labbra, maledico la mia stessa voce e arrossisco...
La dichiarazione d'amore più orribile al mondo... possibile che io sia nuda senza la mia spada... nuda e incapace di parlarti di me...
Non era questo che volevo dirti...
Scruto il tuo volto tra le ciocche che ancora nascondono la mia fronte. Sorridi.
E prendo coraggio.
"André so che non vedi quasi più... Voglio che rimani qui, quando ci chiameranno a Parigi. Tua nonna si occuperà di te, non posso lasciare che ti accada qualcosa".
La tua stretta si fa più sicura, sorridi ancora.
Sei felice che mi preoccupo per te? Oh, amore mio... Se ti succedesse qualcosa, io...
"No".
Fisso imbambolata le tue splendide labbra, nel movimento impercettibile che ti lega a me, ancora e sempre.
"No. Verrò con te. Ormai è una vita che vengo con te in ogni occasione, non posso certo cambiare adesso, ti pare".
La tua voce mi rapisce.
E' miele caldo, è pacatezza assurda, è un proposito solido come le tue spalle.
Il tuo corpo sovrasta il mio, mi sembri quasi più alto... o forse è solo la mia testa che sta appoggiandosi al tuo petto, il mio busto che si china verso te, il mio corpo che cerca il tuo.
"André... possibile che tu mi voglia ancora bene?"
Forse stai sorridendo ancora.
Non vedo più il tuo viso, ora che respiro il tuo odore contro il tuo torace.
Voglio sentirmelo dire, che mi ami ancora.
Che non ho rovinato tutto, come mio solito...
"Io ti amo da sempre, Oscar".

Perdona la mia fragilità, amore mio.
Perdona la mia insicurezza, se puoi.
"Oh, André... anche io ti amo... ".
La mia voce appare straniera alle mie stesse orecchie.
Un singulto, affondata tra le tue braccia, che ora mi stringono.
Taci per un lungo istante... ma mi par di vederla, la gioia che ora illumina il tuo occhio.
Forse sorridi ancora, soddisfatto, che finalmente ogni tua attesa è stata ripagata, che ogni tua speranza non è stata vana.
Sei così immenso, André.
Io ho dubitato persino di me stessa, ho tenuto nascosto questo mio cuore al mondo, ho finto, e ho ferito...
Ti ho allontanato, ti ho ucciso, e ora sono qui che mi dichiaro arresa al tuo amore...
E tu resti calmo... Fermo come può esserlo una roccia, a dispetto del fragore delle onde...
Lo hai sempre saputo che ti amavo, non è vero André?

Ma ora che queste mie lacrime hanno lavato via anche l'ultima maschera, le parole finalmente fluiscono libere e leggere, tra noi.
"André, voglio stare un po' sola con te".
Questa volta sei tu, a tremare.
Forse sono stata troppo ardita?
Rimango incerta ad aspettare una tua risposta... Ho sbagliato, forse, non so, io... Io non so nulla dell'amore...
Mi allontani dal tuo petto, forse vuoi vedere i miei occhi... vuoi essere sicuro di aver capito bene.
Ma se mi guardi così io...
Sei nella mia bocca, e prima ancora che capisca cosa fare lo sto già facendo.
Ti assaporo, a lungo, ogni tocco delle tue labbra un brivido, ogni carezza un languore che cresce e si fa strada in me.
Mi lasci, gemendo, ma i tuoi occhi implorano una risposta:
"Dimmi che è vero, Oscar... Dimmi che è vero".
Socchiudo gli occhi, e sorrido sulle tue labbra, mordendole un po'.
Annuisco, chinando un poco la testa di lato per baciarti il collo, dove il tuo profumo è più forte.

E' tutto vero... e ora non voglio pensare ad altro che a te.






Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La prima stella della sera ***


-3- La prima stella della sera

stelle


-3-
LA PRIMA STELLA DELLA SERA



E' il suono familiare di un cavallo al galoppo quello che interrompe il nostro abbraccio.
Da come si modula lo scalpiccio, e il nitrito, capisco che si è fermato davanti all'entrata principale.
Lascio la tua mano ma non c'è bisogno che ti chieda di seguirmi, so che pensi quello che penso io, e in pochi passi veloci siamo sul corridoio, affacciati dallo scalone.
Alain sull'attenti sorride alla nonna, che in un angolo tortura il grembiule tra le sue piccole dita, e poi volge lo sguardo quassù.
Riferisce a voce alta il dispaccio inviatomi da Dagôut, fissandomi con quegli occhi irriverenti che ormai conosco bene, e che ho imparato ad apprezzare, in questi mesi. Quando tace, sento il sangue martellare nelle tempie, e mi aggrappo alla balaustra.
"Il momento è arrivato, quindi...", mormoro.
Alain socchiude gli occhi, ancora sull'attenti. Ma poi getta un'occhiata ad André, e vi colgo una sottile allusione, o forse è solo un'impressione.
Non ci ha mai visto, in abiti civili.
Forse si stupisce di come sembriamo così simili, io e te, André. Di come sei al mio fianco, e mi sovrasti in altezza, vestito al pari mio, e nessuno direbbe che siamo soldati... che tu sei uno dei miei soldati. E ha ragione. Perché adesso siamo solo un uomo e una donna, André.
Un uomo e una donna che si amano.

Domattina alle 8 il Reggimento B è comandato a Parigi e affiancherà la milizia nazionale.
Il dispaccio è conciso e chiarissimo.
E se arrivasse l'ordine di sparare sulla folla...
"Riferisci che rientrerò in caserma domattina, Alain. E tranquillizza i tuoi compagni".
Porta la mano alla fronte, un ultimo guizzo i suoi occhi scuri sul volto di André, e sparisce dall'ingresso.
"Domattina, all'alba, lasceremo questa casa".
Mi volto verso di te. Ora che una voragine si è aperta sotto di me ho bisogno che tu mi tenga stretta, André.
E lo fai, afferrandomi il polso.
"Vieni".

Ti seguo senza parlare.
Come da bambini, corriamo per i lunghi corridoi di questa casa antica. Ne conosciamo ogni passaggio segreto, ogni gradino, ogni cunicolo, ogni stanza.
Vorrei chiederti del tuo occhio, ma ti muovi così sicuro e veloce, nella penombra, che non oso farti domande.
Anche perché mi mentiresti, come tuo solito, solo per farmi stare tranquilla.
"Attenta, qui", mi avverti.
Non ce n'è bisogno in verità, ricordo questo punto, dove il soffitto si abbassa, e una piccola scala porta a un'ala della casa abbandonata da tempo, e mai restaurata.
Ci venivamo spesso da bambini, a mangiare biscotti prima, a leggere poi, e spesso a guardare le stelle di notte, dal piccolo balcone con il parapetto semicrollato che da quassù incatena la vista sulla tenuta dei Jarjayes.
Lo sguardo scivola sulla poca mobilia coperta da teli ingialliti dal tempo, e poi si ferma su un involto appoggiato in un angolo.
Mi fai un cenno con la mano e ti aiuto. Ridi un po', e il suono della tua risata mi illumina il volto, che immagino molto pallido.
Prego perché tu non ti accorga che non mi sento affatto bene.
La corsa di poco fa mi ha tolto il respiro. Il petto brucia e sento che ...
Maledizione...
Mi trattengo finché posso, ma poi esplodo in un accesso di tosse, rapida a darti la schiena, una mano appoggiata alla parete, e una manica premuta contro la bocca.
La tua voce mi invoca allarmata, mi cingi le spalle, non voglio che guardi... non voglio che tu sappia.

Quando l'attacco finisce, mi accorgo che mi stai sostenendo completamente tu.

Ingoio il sangue rimasto sulla punta della lingua, il sapore ferroso mi disgusta, ma ormai ci ho quasi fatto l'abitudine.
"Oscar, dimmi che succede".
Il tono è imperioso e spaventato al contempo. Scrollo la testa, cerco di sorridere, arrotolo con la mano libera la manica striata di saliva rossastra, e nego.
"Deve essere stata la polvere...". In effetti c'era polvere nel telo che abbiamo tolto dal nostro tappeto, e altrettanta si è sollevata quando lo hai fatto cadere in terra, per srotolarlo. Vedo che lo hai sistemato come facevamo da bambini, per guardare il cielo stellato seduti vicini.
"E da quando in qua la polvere ti dà fastidio?" ribatti.
Cosa vuoi sentirti dire André? Che sono malata? Che il dottor Lassonne mi ha concesso pochi mesi di vita?
Non posso... non posso proprio farti questo.
Non sei l'unico ad avere dei segreti.
Voglio tenere la tristezza lontana da noi, questa sera.
Fare finta che tu ci veda benissimo, che io sia sanissima, e che a Parigi domani nessuno sparerà.

Apri la portafinestra, e l'aria calda di questa sera estiva invade la stanza.
Trascini il tappeto verso la soglia del balconcino e poi mi aiuti a sedermi. E' soffice, raduno le ginocchia al petto, e tu ti accomodi accanto a me, una gamba piegata e l'altra stesa, come fossimo su un prato.
I grilli hanno iniziato le loro canzoni, e il rosso del tramonto si è fatto cupo e violaceo. Da qui si coglie una buona porzione di cielo. Da bambini avevamo imparato a memoria la posizione delle costellazioni. Ci piaceva molto osservare le stelle.
"Come ti è venuto in mente questo posto?" ti chiedo.
La calma della sera pacifica anche il mio cuore. E' così tanto che non parliamo io e te, vicini tanto da sfiorarci.
"Qui non ci cercherà nessuno", rispondi. Ed è vero. E' tutt'ora una parte del palazzo che mio padre reputa proibita.
La tua malizia mi sorprende piacevolmente. Sei ancora l'André ragazzino, furbetto e calcolatore che la faceva in barba a tutto il palazzo, nonnina e Generale compresi.
"E poi, questo posto parla di noi", aggiungi.
La dolcezza della tua voce mi risplende fin nelle viscere. Cerco la tua mano, e tu mi stringi a te, la testa posata sulla tua spalla.
Guardo incantata il cielo che ha indossato ormai quasi del tutto la sua veste notturna, intarsiata di piccoli diamanti. 
Uno su tutti spicca per la sua fissità, noi lo conosciamo bene.
"Vedo la prima stella della sera, André!". La mia voce risuona di un entusiasmo infantile, perché da piccoli facevamo a gara a chi la individuava per primo.
Mi volto verso di te, quasi con l'intenzione di indicartela, pur sapendo che nemmeno distingui bene la mia figura così vicino alla tua.
E mi blocco.
Mi stai guardando, non so da quanto tempo. Il tuo sguardo è denso e profondo come il buio che dilaga oltre questo balcone.
Mi turba profondamente, eppure non sono a disagio.
La tua mano raggiunge il mio viso, mentre continui a fissarmi, scivolando da una pupilla all'altra, indugiando sulle mie labbra dischiuse, e tornando poi ai miei occhi.
"Sei tu la mia stella, Oscar", sussurri.
Rido del complimento galante che ti è uscito dalle labbra, una risata un po' nervosa, che già vibra del desiderio che provo per te.
E mi baci di nuovo, mentre mi dici che sono il tuo sole, la tua vita, e tutto ciò che hai.
Sono tutto ciò che hai.

Il tuo bacio ha perso la delicatezza che avevo conosciuto nel salone. Si è fatto più profondo, mi spinge contro questo tappeto.
Accarezzo la tua nuca, le spalle, sento la tensione dei muscoli delle tue braccia sotto alle dita, e scalzo a piccoli strattoni la tua camicia, perché è il contatto con la tua pelle che cerco. Non ti aspettavi che lo facessi, ti stacchi dalle mie labbra, e mi osservi, con un'espressione quasi rapita.
Voglio essere tua in questa notte che sembra appesa a un filo sottile, perso chissà dove nell'universo. 
"Ti amo così tanto".
E' l'unica cosa che riesco a dire, mentre ti attiro a me.



La luna si è alzata sull'orizzonte, seguendo la sua curva siderale.
La sua luce è poco più di un velo di latte adagiato sui profili dei nostri corpi.
Sdraiati fianco a fianco,
sento l'aria tiepida della notte sulla pelle sudata
e la mia mano accarezza la tua schiena, in un gesto gemello del tuo.
La tua voce è poco più di un bisbiglio, che solletica le mie labbra, e restiamo così, a guardarci, gli occhi a tratti socchiusi.
Rido contro la tua bocca per le piccole verità che l'amore ci fa dire, e che mi suonano dolci e ardite insieme.
Respiro l'amore infinito che hai per me.
Ci sono sensazioni che non si possono descrivere, ma solo vivere. E io le ho vissute, con te.

Dov'eravamo fino a oggi, André?
Avremmo potuto essere felici già tanto tempo fa.
Non è importante, mi rassicuri. Siamo sempre stati indivisibili. Ora lo saremo ancora di più.

Ed è fragile il confine tra di noi, così sottile e indistinto ... che lo abbiamo già annullato ... di nuovo.
Basta che la tua bocca si fonda con la mia. E' un gioco morbido, sempre più intenso e poi...
le tue mani ...
sfiorano
accarezzano
stringono
scendono
si insinuano
scivolano
si allacciano, umide, alle mie...
 ... e poi...

Oh, André... non fermarti...
non...

Ti voglio dentro di me
voglio la tenerezza con cui scioglierai anche l'ultimo dolore
voglio la tua forza e il tuo ardore
voglio conoscere il tuo sapore nella mia bocca
voglio perdermi nella tua voce che gode di me
voglio il calore del tuo seme che esplode nel mio ventre
e bruciare anche io, stavolta, insieme a te.



Io mi sento viva. Io voglio vivere. Per te.














Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il mio André ***


-4- Il mio André






-4-
IL MIO ANDRE'



Brividi di freddo mi strappano al sonno.
Sembra ancora buio.
Abbiamo ceduto, infine, stanchi di una stanchezza grata e tremante, allacciati.
Mi rannicchio come posso contro il tuo torace, alla ricerca di un po' di calore. Tu dormi ancora.
Un brontolìo mi ricorda che ho uno stomaco, e che non mangio da non so quante ore.
Non ho appetito, ultimamente. Ma ora... credo quasi che potrei guarire, pur di trascorrere quanta più vita possibile assieme a te.

D'un tratto sento le tue braccia cingermi con forza.
Respiri contro il mio collo, ciao, mormori, la voce graffiata dal sonno.
Rispondo sorridendo, mentre mi chiedi come sto, e la tua mano sosta sul mio ventre.
So cosa vuoi sapere, ma sto bene, davvero.
Piuttosto, hai una fame da lupo. Non cambierai mai.

Ti rivesti in fretta, e mi chiedi di aspettarti.
Dove vuoi che vada? Tu invece al buio come farai a...
Ma non faccio in tempo a trattenerti che già sei stato inghiottito dall'ombra, e allora so, ora più che mai, che tu nell'oscurità ci vivi e ti muovi da tempo, tanto da non averne più timore alcuno.

Mi rivesto anche io, almeno con la camicia, che mi copre un po' le gambe, e ti aspetto, osservando il cielo che si è fatto di uno scuro intenso.
Quando ritorni, hai in mano così tante cose che mi chiedo come hai fatto a non perderle per strada.
Un lume, una brocca che immagino piena d'acqua, e un involto che scopro presto ripieno di pane dolce e biscotti.
Inutile chiederti come diavolo hai fatto, perché mi hai sigillato le labbra in un bacio schioccante e rapido, e già mi offri un po' di cibo.
Non ho più freddo, adesso che sei tornato da me.

Ti osservo in silenzio mentre gusti questa piccola colazione, e mi dò della sciocca, perché già mi manchi.

Tra poco sarà l'alba, annunci.
E io spingo con timore lo sguardo oltre il balcone.
E' vero, il nero si è stinto di blu.
Ti chiamo, piano, e mi accogli tra le tue braccia, in ginocchio l'uno davanti l'altra.
Mi sollevi il viso, e leggo nei tuoi occhi lo stesso sconfinato desiderio che credo tu legga nei miei.
Che ci è successo André?
"Non mi guardare così", mi implori.
Così come? Vorrei che avessimo ancora un po' di tempo... ancora un po' di tempo per noi.
Lo dici con la bocca che venera il mio seno, le mani che stringono la stoffa, e con la stoffa anche me.




Mi accingo a raggiungerti nelle scuderie, dove mi hai preceduto per preparare i cavalli.
E' giunta l'ora di partire.
Scorgo la figura di mio padre, con te, e mi fermo.
Ho lasciato un biglietto per lui, e non ho intenzione di incontrarlo.
Mi faccio da parte, non vista, in attesa.
Vedo il tuo occhio illuminarsi e quasi commuoversi, mentre mio padre ti parla, le sue mani sulle tue spalle...
Sembra quasi che ti stia dando la sua benedizione, anche se ha lo stesso sapore di un addio....
Oh, ma tu la meriti tutta, la sua stima, André!
E so che questo ti rende felice. Ti fa sentire finalmente uomo, anche ai suoi occhi. 
Che strano gioco del destino... avere d'improvviso tutto ciò che si è sempre desiderato... quando tutto sembra stia per precipitare.


Un'angoscia sottile nel petto, e non è il tormento che mi dà la malattia. Potrebbe succedere di tutto, a Parigi.
Ti raggiungo, mi sorridi.
Liscio con i palmi l'uniforme sul tuo petto, e le parole mi muoiono nella gola.
E' una vita che riempiamo d'intimità gli interstizi silenziosi delle nostre anime.
So che la cosa più giusta da fare è tornare in caserma.
Non abbandonare i miei uomini, non abbandonare il sogno di libertà che li anima, che tu mi hai fatto conoscere e amare.
Perché solo così anche noi saremo liberi.
Però...
Cedo ancora un poco al mio cuore di donna, prima di indossare la corazza da guerriera.
Quando sarà tutto finito, potremo vivere finalmente la vita che vogliamo, André.
E' un proposito che mi dà forza, mentre salgo a cavallo.

Partiamo al galoppo, senza voltarmi indietro. Perché tutto ciò che più conta nella mia vita, adesso, è accanto a me, e finalmente lo so.



I ragazzi ci accolgono nelle baracche.
Li rassicuro, non dovranno più prendere ordini da me.
Lascio il mio grado, e quello che rappresenta, e mi affido alle tue decisioni, come una donna farebbe con il suo uomo.
Alain sorride di un sorriso malizioso, e tende la sua mano verso me.
Prima del nostro arrivo avevano già concordato di unirsi al popolo e disertare, tanto vale dunque che resti il loro comandante.
Crediamo in voi.
Annuisci. E così sia.


Crediamo in voi.
Queste le parole che mi risuonano nella testa mentre conduco i miei soldati alla battaglia per la libertà.


Abbiamo fronteggiato la cavalleria alle Tuileries, conquistando la fiducia del popolo.
Ho esortato Bernard a costruire delle barricate, ma so bene quanto quella povera gente sia disarmata e disorganizzata rispetto alle truppe schierate in città.
E ora ogni reggimento ci dà la caccia. 
Ci hanno accerchiato e sparato addosso, eppure, non so come, siamo riusciti a scappare.
Sotto al fuoco dei fucili, l'odore della polvere da sparo, l'afrore del sangue, le grida, i cavalli impazziti, Alain non ti ha mai perso di vista.
Ti è stato addosso come un'ombra, mentre io in testa sfondavo le linee nemiche e impartivo ordini, la spada alzata.
Crediamo in voi.
Me lo ripeto ancora, ora che siamo in trappola come topi in un cunicolo che lambisce la Senna.
Sono ore che aspettiamo qui, in silenzio, in attesa di capire cosa fare, il terrore di venire stanati e trucidati.
Metà dei miei ragazzi sono morti.
Morti. Ha un suono stridulo questa parola. Mi attraversa veloce la mente, come un volo d'uccello, e quasi non lascia traccia, perché accettarla sarebbe troppo... troppo devastante. E io non posso permettermi di cedere, nemmeno al pianto. Non ora.
Devo restare lucida, e salda, io, per voi.

Ho l'uniforme lacera e insanguinata di un sangue che non è il mio.
Ho ucciso. Con una furia che non conoscevo, ho calato la spada sugli avversari che cercavano di frenare la mia corsa. Ho sparato anche, quando ho potuto.
Ho visto volti trasfigurati in smorfie raccapriccianti, sfogare urla disumane, mentre cadevano da cavallo in pose scomposte.
E' questa dunque la via della libertà? Non so se siamo stati più folli, o ingenui, André...

Non ho ancora avuto il tempo di parlarti.
La notte trascorsa insieme sembra una pagina della memoria scritta da qualcun altro, in un altro tempo.
Ma sei ancora così vivo sulla mia pelle, che mi basta per sapere che non è stato tutto un sogno.
Alain ti è prossimo, seduto contro il muro, pochi passi dietro me. Hai lo sguardo perso nelle acque che scorrono limacciose sotto di noi.
Non ti allontani mai da me, vero André?
"Dobbiamo tornare da Bernard, e unirci al suo gruppo". E' l'unica speranza che abbiamo.
Significa ripercorrere le strade che abbiamo già fatto, con quelli che ci stanno alle calcagna.
Ma moriremmo comunque, se restiamo qui. Tanto vale provarci.
Io devo portarti fuori da questo inferno. Devo salvare la pelle agli uomini rimasti.
Cenni di assenso, mugolii ... E' deciso allora. E anche tu sei pronto ad obbedirmi, come hai sempre fatto nella tua vita.


Non mi accorgo di una sentinella che si è appostata sulla strada, sopra le nostre teste.
Questione di riflessi, li ho sempre avuti rapidissimi, ed estraggo la pistola.
Un colpo parte dal suo fucile, mentre crolla a terra agonizzante.
Ma non faccio in tempo ad esultare perché quando mi volto ti vedo in piedi, che barcolli, verso di me... una mano tesa davanti a te, una premuta sul petto.
Non capisco subito... E' un'immagine che non esiste quella che sto guardando... una cosa che non ha senso, e che non sta succedendo veramente.
"Oscar..."
La tua voce è vera però, è un ferro rovente che mi lacera la carne.
Perché è paura... sgomento... incredulità... 
Perché d'un tratto cadi in avanti con un rantolo.
E solo allora grido il tuo nome. Perché solo allora capisco che ti hanno fatto.
Tu, il mio André, il volto contro questa lurida terra, e il sangue, che si spande, veloce, troppo veloce, sotto di te.





















Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Io non ho paura ***


-5- Io non ho paura



-5-
IO NON HO PAURA




Seduta sulle scale di questa chiesa, gli occhi buttati tra gli stivali.
Sono qui da un tempo che mi pare infinito, perché non esiste più il tempo senza te.
Il tempo si è fermato quando hai pronunciato, sgomento, il mio nome... quando ti ho visto riverso a terra... quando come una pazza ho ordinato che ti caricassero su un cavallo e abbiamo attraversato mezza città per tornare da Bernard.
Il tempo si è fermato quando ho incitato i tuoi compagni ad attraversare il fuoco nemico a testa bassa... quando li ho portati alla morte per cercare di salvare Te.
Il tempo si è fermato quando ti hanno adagiato su una lettiga, e ti ho stretto la mano tra le mie... e ti ho visto piangere.
Il tempo si è fermato quando mi sono accorta, parlandoti, che non rispondevi... che non mi avresti risposto più.

Con i gomiti sulle ginocchia e la testa china, il busto piegato in avanti, non ho la forza di muovermi.
E' come se qualcuno mi avesse aperto, svuotato e ricucito. E forse sentirei meno dolore.

Sai, Alain mi ha portato fuori a forza dalla chiesa dove ti hanno messo. C'erano altri corpi, forse altra gente, che li piangeva.
Io non riuscivo a staccare gli occhi dal tuo viso. Ti fissavo così intensamente che quasi mi pareva che le tue labbra stessero per muoversi, o i tuoi occhi aprirsi. Mi sembrava di veder tremare le tue ciocche nere, e fremere un poco l'uniforme sul petto. Aspettavo il momento in cui ti saresti risvegliato, e con la tua voce bellissima e il tuo sorriso mi avresti detto che era tutto a posto, che non  mi avresti lasciato più...
Che c'eri tu, con me, come sempre.

Credo di averlo graffiato quando ha posato la sua mano sulla mia spalla. Ho urlato ... sì, ho urlato quando mi ha sollevato per le braccia.
Mi ha portato fuori di peso, che scalciavo e gridavo... oh, non ricordo nemmeno bene cosa... forse... che non potevo lasciarti solo... in un posto del genere, al buio, in mezzo a dei cadaveri. Non potevo lasciarti solo!

Ricordo di aver pianto contro il petto di Alain. Era grande, e caldo, e per un istante quando mi sono appoggiata a lui ho sentito il tuo calore.
Mi ha detto che non sono l'unica a piangere una persona cara.
L'ha detto coprendomi con il suo mantello, perché tremavo, e poi dandomi le spalle, per non farmi vedere che piangeva.
"Siete ancora il nostro Comandante".
No, Alain.
Voi non sapete nulla di noi.
Di due bambini uniti dal destino, perché uniti crescessero.
Di come la morte ci abbia irriso tante volte, per poi beffarci nell'unico istante in cui eravamo felici.
Del nostro sogno di sposarci.
Di una stanza satura di sospiri e parole d'amore, perché Amore eravamo, nient'altro che Amore... finalmente riconosciuto, venerato, sussurrato ... perché quando finalmente l'Amore accade, dovrebbe essere per sempre, e non ucciso all'improvviso, strappato via dal petto con un colpo di fucile! 

Come posso farmi forza, io... io che non so vivere senza di lui?

La testa vuota gira senza sosta. Ho gli occhi sbarrati, il respiro fermo.
Mi alzo, e vago senza meta.
Dove sei, André?
I miei occhi non vedono dove sto andando, le mie gambe non sentono i passi che stanno facendo.
Ti cerco in questa notte piena di stelle.
In una notte così sono stata tua. Per una notte soltanto.
Ho così bisogno di stringerti a me...
di sentire la tua voce,
di toccarti... una volta ancora, una volta soltanto ...

...Voglio solo morire...

Sento il petto che brucia, e qualcosa che sale impetuoso alla bocca.
Mi appoggio a un muro, barcollando, la tosse mi dilania la gola, sputo sangue, e sono quasi felice.
Un baratro nero, mi lascio sprofondare ... vengo da te, amore mio...



La voce di Alain mi riscuote dall'incoscienza in cui sono caduta.
Piango al pensiero che non sono morta affatto, ma solo svenuta, in questo vicolo stretto e maleodorante.
C'è bisogno di noi, alla Bastiglia. Il popolo ha dato l'assalto, ma lo stanno massacrando. Ci sono dei cannoni ma nessuno sa usarli, e potremmo farlo noi.
    Cosa mi stai chiedendo Alain?
Non lo vedi che voglio solo farla finita? Sono già morta, lasciami qui. Lasciami in pace, con il mio dolore.
Ma lui mi scrolla forte per le spalle, e alza la voce.
Dice che André non sarebbe contento di vedermi così, arresa. Dice che devo combattere per ciò in cui lui credeva, o sarà morto invano.

Morto invano?!... Oh no, Alain... è solo mia, la colpa...
Io l'ho trascinato in questo inferno, io non ho insistito abbastanza perché restasse a casa.
E' solo colpa mia. Io avrei dovuto salvarlo, e non ce l'ho fatta! 
Un'atroce condanna, e la sto scontando tutta, il peccato di non averlo saputo amare, quando lui già mi amava, vent'anni fa! ...

"E allora venite a morire con la spada in pugno, come un soldato", mi urla.
Morire con la spada in pugno...
André... la mia vita dunque non è stata altro che questo... un prepararsi alla battaglia?

Alain mi solleva senza sforzo. Ha gli occhi tristi, e un poco umidi.
E prima che me ne sia accorta, lo sto già seguendo.
Il soldato Oscar va in scena... e prego che sia l'ultima volta.



Ripeto senza sosta il tuo nome, dentro di me.
Mentre decido la traiettoria, mentre alzo la spada e ordino il fuoco, mentre me ne sto in fronte alla bastiglia sprezzante del pericolo, invoco il tuo nome, amore mio.
L'esplosione, il muro che cede, la polvere, la deflagrazione, tutto mi arriva ovattato:  io non sono più nulla.
Sono qui, e non sono qui: corro insieme a te, sulla spiaggia della Normandia.
I capelli al vento, i cavalli al galoppo... sei così bello, e felice ...
Mi vedi, André?

E nella quiete irreale che precede un nuovo assalto, osservo il cielo, limpido e indifferente, che splende su questa nuova Parigi.
Su un domani che non ci appartiene più.
Vedo qualcosa brillare sulla torre, e prima di capire, qualcosa mi trapassa il petto... una, dieci, infinite volte.

Qualcuno grida il mio nome, e poi mani che mi spostano, qualcuno che piange.
Il dolore è così forte che quasi non lo avverto più.
Schiudo gli occhi e vedo ancora il cielo luminoso di poco fa, ma è solo un rettangolo, dai bordi anneriti.
Sono in un vicolo, e nel ronzio che mi sta assordando le orecchie non distinguo più il rombo dei cannoni.
Lo dico, voglio che continuino, la Bastiglia cederà tra non molto. Che Alain assuma il comando!
Mi par di vederlo, sull'attenti, che pronuncia il mio nome, prima di correre via.
E' sempre stato un bravo soldato... Alain.

Ma ora è solo il sangue, che torna prepotente nella gola, e il respiro, che si fa aspro.
Sono un po' stanca e vorrei chiudere gli occhi... lasciatemi riposare.... solo un poco.

Liquidi i sensi, rosato il mondo di sotto alle palpebre ... non ho più niente André ... se non  la tua immagine, impressa a fuoco dentro di me.
Ti penso, con tutta la forza che ho... e mi pare quasi che... il tuo splendido sorriso, il tuo sguardo luminoso ...  una mano tesa verso me.
Sei qui?...
Sei qui! ... Ti amo così tanto, André.
Resta con me amore mio... perché se resti qui, al mio fianco...
Io non ho paura.






--------
Grazie di cuore a chi ha letto questa mia piccola storia, non facile da leggere e non facile da scrivere. Grazie a chi ha lasciato o lascerà una traccia e un pensiero. Grazie in particolare a chi ha trovato il coraggio di arrivare fino in fondo, forzandosi un po': Lucy71, Ireland3, lidialynne, Emerald, Monica68, Ilanak, Ornella69, MadameAnna, Francois14... <3
Un pensiero speciale a MARIAN e LUISA :)
Un abbraccio anche per chi prima o poi magari questo coraggio lo trovera'.


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3291736