The Cook and the Beast

di sweetmartini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordici ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


                                                                     
                                                                       


 
The Cook and the Beast


Tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, un giovane principe viveva in un castello splendente. Benché avesse tutto quello che poteva desiderare il principe era viziato, egoista e cattivo. Accadde però che una notte di inverno una vecchia mendicante arrivò al castello e offrì al principe una rosa in cambio di un riparo dal freddo pungente. Lui, che provava repulsione per quella vecchia dal misero aspetto, rise del dono e la cacciò. Ma lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore. Il principe la respinse di nuovo e in quel momento la bruttezza della mendicante si dissolse ed apparve una bellissima fata. Il principe si scusò, ma era troppo tardi, perché lei aveva visto che non c'era amore nel suo cuore e per punirlo lo tramutò in una orrenda bestia e lanciò un incantesimo sul castello e su tutti i suoi abitanti. Vergognandosi del suo aspetto mostruoso la bestia si nascose nel castello con uno specchio magico come unica finestra sul mondo esterno. La rosa che gli aveva offerto la fata era davvero una rosa incantata e sarebbe rimasta fiorita fino a che il principe avesse compiuto 21 anni. Se avesse imparato ad amare e fosse riuscito a farsi amare a sua volta prima che fosse caduto l'ultimo petalo, l'incantesimo si sarebbe spezzato; in caso contrario sarebbe rimasto una bestia per sempre.
Con il passare degli anni il principe cadde in preda allo sconforto e perse ogni speranza... chi avrebbe mai potuto amare una bestia?


Shirop non era un villaggio particolarmente animato, anzi era una delle cittadine più calme delle terre dell’est. Il clima era buono, il cibo ottimo e le giovani donne erano stupende ma viveri lì era così… Noioso.
Dire che si annoiava Sanji in quel villaggio era poco, l’unico svago che trovava oltre a corteggiare le donzelle, erano i libri. Il giovane amava i libri, gli permettevano di viaggiare con la fantasia e di allontanarsi da lì senza fare grandi distanze. Certo, avrebbe tanto voluto girare liberamente per il mondo in lungo e in largo, ma purtroppo non aveva abbastanza denaro per intraprendere un lungo viaggio, così al momento si accontentava dei suoi cari libri.
Come era ormai da abitudine dopo il lavoro, Sanji passò della libreria del paese, non che fosse particolarmente fornita, ma aveva dei volumi
molto interessanti.
“Oh Ciao ragazzo mio, come posso esserti utile?” lo salutò il vecchio bibliotecario sorridente non appena lo vide entrare, Sanji era uno dei suoi migliori clienti se non praticamente l’unico.
“Buongiorno! Sono venuto a restituirle il libro” disse Sanji porgendogli un libro che aveva preso poco tempo prima.
Il bibliotecario strizzò gli occhi guardandolo stupito. “Lo hai già finito?”
“L’ho letto tutto di un fiato, a niente di nuovo?”
“Ma sei venuto soltanto ieri.”
“Allora se non le dispiace prenderò questo” disse Sanji mentre prendeva un libro sgualcito da uno scaffale.
“Vuoi questo? Ma l’avrei letto una marea di volte.”
“È il mio preferito! Posti esotici, intrepidi duelli, incantesimi, bellissime principesse!” pronunciò Sanji con gli occhi luminosi mentre girava su stesso causando le risate del bibliotecario.
“Se ti piace così tanto allora te lo regalo!” Sanji strabuzzo gli occhi. “Ma signore-”
“Insisto!” lo zittì in bibliotecario bonariamente, spingendolo fuori dalla bottega. 
“La ringrazio, quando verrà al ristorante le offrirò una cena con controfiocchi” gli promise Sanji indicandogli con un mano il locale dove lavora.
Già oltre a essere un gran lettore, era anche un ottimo cuoco, tutti in paese lo apprezzavano per i suoi buonissimi piatti, anche se alcuni non risparmiavano di lanciargli qualche occhiata per il suo carattere un po’ strambo. 
“Ciao Sanji!” lo salutarono un gruppo di donzelle raggruppate intorno a una fontana. “Salve ragazze” ricambiò Sanji il saluto senza però fermarsi come era di solito fare. Avrebbe tanto voluto intrattenersi li con loro, ma ultimamente una certa persona non faceva che perseguitarlo, quindi era muoversi per tornare presto a casa.
“Sanji, eccoti qua!” Sanji rivolse gli occhi azzurri al cielo sospirando. Troppo tardi.
“Ciao Bellamy” lo salutò il giovane cuoco con indifferenza accedendo una sigaretta. Bellamy, il cacciatore del paese, era l’essere più irritante che Sanji avesse mai incontrato sulla terra, da circa un mese non faceva altro che inseguirlo a destra e manca, per motivi a lui sconosciuti.
“Ma dove eri finito? Ti ho cercato ovunque!” gli domandò Bellamy beffardamente circondandogli le spalle con un braccio.
“Ero in biblioteca, sai quel posto pieno di libri” rispose Sanji ironico liberandosi da quel contatto per lui tanto ripugnante, quanto avrebbe voluto prenderlo a calci.
“Ecco tranne lì! Senti che ne dici di andarci a bere qualcosa?” propose il cacciatore ottenendo però l’ennesimo rifiuto dall’altro.
“Non ho tempo, sarà per un'altra volta.”
“Oh avanti come sei noioso, o stai sempre a leggere o passi il tempo insieme a quello strambo del tuo amico, dovresti divertirti ogni tanto.”
“Già!” si intromise un tizio leccapiedi di Bellamy. “Non dovresti passare così tanto tempo con quell’idiota.”
Sanji con uno sguardo lo fulminò prendendolo per la collottola, nessuno poteva insultare Usopp a parte lui. “Non ti azzardare-” ma prima che
potesse aggiungere altro una forte boato li sopraggiunse da una casa vicina facendo sobbalzare Sanji.
“Merda! Usopp!”
“Fai in fretta Sanji prima che debba ospitarti a casa mia!” lo prese in giro Bellamy ridendo insieme al suo amico, con un grugnito Sanji spinse l’uomo a terra e preoccupato corse veloce verso casa ignorando le risate continue dei due.
Non appena Sanji sparì dallo loro vista, Bellamy diede una gomitata al suo compare che lo guardò confuso,
“Che ti prende adesso Bellamy?” gli chiese l’amico massaggiandosi il braccio colpito. “Ti ricordo che Sanji sarà presto il mio compagno, quindi basta prese in giro” rispose Bellamy imperioso lanciandogli uno sguardo severo.
Ma se era sempre lui che iniziava  pensò il poveretto sconfortato mentre un gruppetto di ragazze sospirano sconfortate da quelle parole. Tutti sapevano che ciò che Bellamy voleva lo otteneva sempre.
Ignorando il brusio che aveva provocato, il cacciatore sorrise sadicamente, nonostante Sanji avesse un certo caratterino, quel suo modo di essere lo intrigava parecchio, per non dimenticare della sua attimo cucina e di quel suo bel visino.
Già che gli piacesse o meno, Sanji sarebbe diventato suo!
Non appena arrivò a casa, una coltre di fumo accolse Sanji che rischiò quasi di soffocarlo.
“Usopp stai bene?” chiese preoccupato il cuoco, non appena vide l’amico schiacciato da un affare di metallo.
“Sanji, sei tu?” domandò speranzoso Usopp mentre cercava di liberarsi. “Protesti aiutarmi a togliermi la macchina di dosso?”
Sanji annuì confortato che l’amico fosse ancora intero e con un colpo di gamba sollevò quello che si rivelò essere una macchina taglia legna.
“Che diavolo combini?” gli chiese guardando la macchina che gli stagliava di fronte, era un po’ ammaccata ma sembrava ancora tutta intera.
Usopp si grattò la guancia avvilito. “Stavo aggiustando l’ultimo meccanismo, quando la cosa mi è sfuggita un po’ di mano. Credo proprio che abbandonerò il progetto, non riuscirò mai a far funzionare questa maledetta macchina!” Furioso Usopp diede un calcio alla macchina, per poi accucciarsi alla parete scoraggiato da quell’ennesimo esperimento.
“Suvvia Usopp, non arrenderti in questo, sono sicuro che troverai una soluzione” lo incoraggiò Sanji guardandolo determinato.
“Lo credi sul serio?”
“Ma certo, idiota” affermò il cuoco esasperato da quei inutili piagnistei, Usopp sorrise rimboccandosi le mani. “Lo aggiusterò in un battibaleno, sono o non sono il più grande inventore dell’Est?” disse con fare gradasso, come se un minuto prima non stesse per mollare la corda.
“Vuoi muoverti prima che ti prenda a calci?” sbuffò Sanji con un occhiata che non ammetteva repliche, Usopp a quello sguardo non so le fece ripetere due volte rimettendosi subito al lavoro.
“Allora come va con Bellamy?” chiese l’inventore finendo gli ultimi ritocchi, il cuoco a quella domanda strinse la sigaretta che teneva frai denti.
“Come vuoi che vada, oggi avrei tanto voluto prenderlo a calci nel –“
“Ok, ho capito” lo bloccò con un gesto della mano l’altro, prima che continuasse con gli insulti all’infinito. Sanji era un vero cavaliere quando si 
trattava delle donne, ma non si poteva dire la stessa cosa per gli uomini, soprattutto con quelli come Bellamy.
“Sanji, potresti passarmi quell’attrezzo accanto a te?”
Sanji annuì porgendogli l’aggeggio. “Credi che questa volta funzionerà?” Usopp guardò il suo operato con un ghigno.
“Beh scopriamolo” disse azionando la macchina che iniziò a fare strani rumori, per poi iniziare la legna egregiamente. “Funziona!” urlò Usopp saltando in aria per la gioia. “Congratulazioni” si complimentò Sanji orgoglioso del suo amico.
“Vedrai, con questa macchina diventerò così ricco che ci potremmo permettere un grandissimo castello!” disse Usopp saltando in aria per la gioia. 
“Intanto devi prima vincere il concorso” scherzò Sanji, guadagnandosi un occhiata infastidita dall’altro che ricordò solo in quel momento che c’era ancora un concorso da vincere prima.
“Sai Sanji? Sei proprio un guastafeste!”





Ciao a tutti! ^^ Eccomi qua con un nuovo esperimento :D
Guardare la bella e la bestia fa male alla mia povera mente, che non è riuscita trattenersi a sfornare questa storia XD
La trama seguirà in parte il film, cambiando ovviamente alcune situazione e caratteristiche dei personaggi.
Spero che l’idea vi piaccia ^^ o nel caso potete prendermi a pomodori in faccia XD (?)

Ciao e al prossimo capitolo :)

Sweetmartini

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***





The Cook and the Beast




“Bussola?”
“Presa.”
“Mappa?”
“Presa.”
“Borraccia?”
All’ennessima domanda di Sanji una piccola vena spuntò sulla fronte di Usopp.
“Presa anche quella!”
“Cervello?”
“Pres- Ehy!”
Sanji scoppiò a ridere all’esppressione stralunata dell'altro. “Dai stavo solo scherzando.”
“Non è divertente,” borbottò Usopp, controllando che tutta l’apparecchiatura fosse ben fissata.
“Mi raccomando ai lupi…”
“Lupi?” domandò di rimando l’inventore iniziando a sudare freddo.
“Sai, il bosco è pieno di pericoli” disse Sanji con uno sguardo inquietante. “Lupi, serpenti velenosi, briganti. . . Roba del genere.”  
“Roba del genere?” balbettò Usopp sbiancando di colpo. “Ti prego vieni con me!” piagnucolò poi aggrappandosi alle gambe di Sanji che scoppiò a ridere.
“Stai tranquillo, il percorso che devi percorrere tu è sicuro.”
“E non potevi dirlo prima?!” gridò isterico Usopp salendo in fretta in groppa al cavallo, prima che l’amico se ne uscisse con qualcos'altro, l’aveva già terrorizzato abbastanza.
“E dove sta il divertimento?” rispose con un ghigno Sanji beccandosi una linguaccia dall'altro.
“Ad ogni modo non cacciarti nei guai e inviami una lettera quando arrivi.”
“Certo, certo,” tagliò corto Usopp stufo di quelle precauzioni. “Forza Merry andiamo,” ordinò al cavallo che iniziò a galoppare verso il bosco.
Speriamo che vada tutto bene. . . 
Era da un paio di ore che Usopp percorreva la foresta, ormai il sole era calato da un bel pezzo, intimorendolo un po’.
Di certo le parole che in precedenza gli aveva detto Sanji non lo rassicuravano.
“Mi raccomando ai lupi.”
Non ci sono lupi qui, cercò di convincersi Usopp schiaffeggiandosi la faccia, aveva bisogno di concentrazione se voleva arrivare intero alla fiera.
 “Mm e adesso che si fa?” commentò fra sé il ragazzo arrivato ad un bivio, indeciso fra quale strada scegliere. Alla fine optò per quella di destra, dato che la mappa gli segnalava che fosse una scorciatoia. Peccato che Merry non fosse dello stesso avviso.
“Merry che stai facendo? Ho detto di prendere per di qua!” disse Usopp riportando il cavallo per la retta via, anche se dopo circa dieci minuti si
pentì di quella scelta. Quel percorso era a dire poco inquietante, poteva giurare di aver sentito degli ululati in lontananza.  
Forse la troppa immaginazione? Meglio non rischiare.
“Sai Merry, mi sa che avevi ragione. Meglio prendere l’altra strada” annunciò Usopp deciso a tornare indietro ma ormai era troppo tardi, il cavallo iniziò a galoppare impazzito raggiungendo un dirupo. “Merry attenta!” gridò Usopp fermando in tempo il cavallo, cadendo però per il movimento brusco dalla sella. Merry che non si era accorta della caduta del padrone, troppo agitata iniziò a galoppare lontana da lì, lasciando dietro di sé il povero Usopp che all’improvviso venne accerchiato dai lupi.
“Lo sapevo, al peggio non c’è mai fine!” gridò l’inventore correndo come un fulmine per sfuggire al branco inferocito che lo inseguì fino ad
arrivare ad un cancello. Con un ultimo slanciò Usopp riuscì a salvarsi, chiudendo il cancello in tempo dietro di sé.
“Menomale sono salvo” sospirò alzando lo sguardo per la prima volta: un minaccioso castello si ergeva davanti i suoi occhi increduli, con statue di gargoyles che intimorivano chiunque le guardasse. Usopp fu quasi convinto di tornare indietro, quando l’ululato dei lupi lo fece desistere.
“Forse non è così male” cercò di convincersi entrando nel castello. “Ehm c’è qualcuno?” sussurrò non appena mise piede all’interno dell’edificio, guardandosi impaurito intorno. “Mi dispiace disturbare, ma ho perso il mio cavallo e mi servirebbe un posto dove passare la notte.”
Ace, risvegliato dal suo sonno, osservò sorpreso il ragazzo che entrò dal portone. Erano da anni che nessuno varcava le porte di quel castello.
Certo che è veramente buffo, pensò guardando il naso lungo del ragazzo che continuava a chiedere aiuto. Ascoltando le parole del poveretto Ace si impietosì, sperando che anche per la collega fosse così.
“Nami, non potremmo accoglie-“
“No, non se ne parla” lo interruppe la collega con uno sguardo che non ammetteva repliche.
“E se fosse quello giusto?” gli domandò Ace indicando il forestiero che intanto si guardava intorno con le gambe che gli tremavano.
“Sì certo, uno sguardo al padrone e schiatterà a terra per la paura” commentò Nami scettica, ma ormai Ace era partito in quarta lasciandola dietro di sé. "Ehy aspettami, stupido!"
Usopp fu quasi convinto che quel castello fosse disabitato quando una voce dal nulla lo raggiunse.
“Ma certo, lei è il benvenuto!” 
Il ragazzo si guardò confuso intorno non vedendo nessuna persona, sentendosi però tirare i pantaloni Usopp abbassò lo sguardo. 
Non è possibile, pensò l’inventore strizzando gli occhi e pure era lì, 
un candelabro che gli sorrideva a trentadue denti.  
“Stai lontano da me!” urlò Usopp allontanandosi in fretta dall’oggetto animato e cercando di fondersi con il muro alle sue spalle.
Il candelabro divertito dalla reazione dello straniero venne raggiunto da un orologio da tavola a dir poco infuriato.
“Complimenti,  Ace!” si congratulò Nami con lui guardandolo inferocito. “Ti avevo chiesto una cosa sola, tu e tuo fratello siete soltanto dei
piantagrane!”
Usopp, dopo un iniziale paura, guardò i due oggetti che discutevano stupefatto, incuriosito (e dopo aver capito che non erano un pericolo) prese l’orologio in mano analizzandolo. “Chissà cosa ti farà parlare” si domandò fra sé mentre l’orologio lo pregava di fermarsi.
“La vuoi smettere, maledetto!”
Ace ridacchiò alla scena, preoccupandosi un po’ quando l’ospite starnutì. “Ma sei completamente bagnato, vieni con noi a riscaldarti al
camino” gli propose conducendolo nel salotto.
Nami lo guardò inviperita. “No, non se ne parla! Sai che il padrone ci ha ordinato di non fare entrare nessuno!” gridò stridula cercando di fermarli inutilmente. Ignorando i loro battibecchi Usopp venne condotto in un confortevole salotto, dove altri oggetti animati lo accolsero entusiasti.
“Yohohoh che cosa abbiamo qui?” ridacchiò un appendiabiti di un nero lucido.
“Che bello abbiamo ospiti!” gridò una piccola tazzina che saltellava felice da tutte le parti.
“Chopper, non gridare così il padrone ci potrebbe sentire” lo rimproverò Nami, guadagnandosi uno sguardo triste dalla tazzina.
“E poi lui non è un ospite.”
“Prego si accomodi pure sulla poltrona” disse l’appendiabiti, ignorando le parole dell’orologio. “E da tanto tempo che non riceviamo qualcuno, yohohoh.”
Mi ci potrei anche abituare a tutto questo, pensò sorridente Usopp mentre si accomodava sulla comoda poltrona.
“Vuole una tazza di tè?” gli chiese una teiera dalla voce profonda, offrendogli la bevanda con la tazzina di prima.
“Robin cara, per favore! Non ti ci mettere anche tu” continuò incessante Nami, cercando di fermare la servitù sconsiderata.  
“Sento aria di novità!” urlò una forchetta entrando nella sala come uno tsunami, guadagnandosi una sberla dall’orologio che gli intimò di fare
silenzio.
“E tu chi sei?!” domandò a Usopp fermandosi ai suoi piedi, ormai abituato alle urla di Nami.
“E’ colui che potrebbe spezzare l’incantesimo” rispose raggiante Ace, abbracciando di slancio la forchetta.
“Di che incantesimo stai parlando?” domandò Usopp incuriosito al candelabro, ma all’improvviso la porta si spalancò, portando un vento gelido che spazzò via l’aria di felicità.
“C’è un estraneo qui!” tuonò una voce minacciosa avvicinandosi.
“Padrone posso spiegare, il ragazzo si era perso nel bosco e-“ cercò di chiarire Ace venendo però interrotto da Nami. “Padrone sono felice di
vederla, è tutta colpa sua” disse l’orologio indicando Ace. “Io gli l’avevo detto di fermarsi ma-”  
“Che bello, non sei felice che abbiamo un nuovo amico?” si intromise ingenuamente la forchetta nel discorso, facendo perdere ormai
la poca pazienza al nuovo arrivato che un ringhio zittì tutti.
 Usopp intanto si guardava intorno confuso cercando di capire con chi stessero parlando, quando alla sua destra un volto bestiale gli comparì
congelandolo sul posto.
“Chi sei?! Che cosa ci fai?” ringhiò la bestia, facendo tremare Usopp che a malapena riusciva a parlare.
“Io mi sono perso nel bosco. . .”
“Non sei il benvenuto!” disse minaccioso l’essere sovrastandolo.
“Mi dispiace” balbettò l’inventore guardandolo terrorizzato.
“Cosa hai da guardare?” domandò la bestia fiutando la paura del ragazzo che non riuscì più a spiccicare una parola, facendolo infuriare ancora di più. 
“Eri curioso di vedere la bestia?!”
L’inventore scosse di no con la testa cercando di scappare, ma la bestia lo bloccò prendendolo per il bavero della giacca.
“Adesso ci penso io a te.”
“No, ti prego! No! No!” supplicò Usopp cercando inutilmente di dimenarsi venendo portato via sotto gli sguardi afflitti dei servi.









Ciao a tutti! Ecco qua un nuovo capitolo ^^
Fatemi sapere che cosa ne pensate :)
Ciao e alla prossima!
 
Sweetmartini

Ps: chissà chi sarà mai la forchetta? XD



 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


 
 
The Cook and the Beast



Quel pomeriggio Sanji tornò a casa stanco morto dopo quella giornata di duro lavoro.
Adesso aveva solo voglia di andare a riposare, peccato che qualcun altro avesse altri programmi per lui.
“Chi diavolo sarà mai” sbuffò il ragazzo, udendo il campanello che non accennava a smetterete di suonare. “D’accordo, d’accordo, arrivo! Ma che cavolo- Ah sei tu” disse Sanji annoiato, davanti a sé Bellamy gli sorrideva come al solito beffardamente, vestito con un ridicolo abito da cerimonia.
“Ciao Sanji!”
“Che cosa vuoi?” tagliò corto il cuoco che non aveva voglia di sentire i sproloqui del cacciatore.
“Ma come, è così che si trattano gli ospiti?” domandò affranto l’altro mentre si accomodava senza invito in casa. 
“Ad ogni modo non sono qui per farti perdere tempo.”
“Quindi a cosa devo questa visita di grazia?” sbottò ironico Sanji, pronto a prenderlo a calci ad un suo passo falso. Bellamy ignorando il tono tagliente del ragazzo si accomodò in soggiorno.
“Molto carino qui” commentò guardandosi intorno. “E dimmi, per caso avete anche uno scantinato?” Sanji a quella domanda alzò un sopracciglio, non capendo dove l’altro volesse andare a parare.
“Sì, l’abbiamo e con questo?”
“Bene, bene e la soffitta?”
“Ovvio!”
“Quante stanze avete in totale?”
“Perché stai facendo queste domande!?” chiese irritato Sanji che ormai aveva perso la pazienza.
Il cacciatore in risposta scoppiò a ridere. “Ma come e pure sembri così sveglio” affermò camminando per il soggiorno assorto. 
“Stavo valutando la casa in cui andremo a convivere, dopo il nostro matrimonio.”
Sanji sbatté le palpebre spaesato per poi scoppiare a ridere. “Questa è la cosa più stupida che abbia mai sentito” mormorò fra le risate.
“Non sapevo che ti eri dato al comico.”
“Guarda che non sto scherzando” grugnì Bellamy bloccando il cuoco di soppiatto alla parete, guadagnandosi così uno sguardo furioso dall’altro. 
“Sai Sanji, noi due insieme potremmo essere una coppia insuperabile” gli sussurrò all’orecchio Bellamy con fare lascivo.
“Oh ma davvero?” gli chiese falsamente Sanji. “Peccato che io non sia dello stesso parere, bastardo!” gridò disgustato dandogli un calcio negli stinchi, facendo piegare Bellamy indolenzito sulla porta.
“Questa me la paghi, maledetto!” mormorò quello cercando di rimettersi in piedi.
“Questa dovrebbe essere la mia battuta” rispose di rimando Sanji aprendogli la porta invitandolo 'cortesemente' ad andarsene.
“E ora se non ti dispiace, sparisci dalla mia vista!”
Senza neanche avere il tempo di ribattere il cacciatore venne sbattuto fuori casa, dove venne soccorso dell’amico Cirkeys che lo attendeva nascosto dietro un albero.
“Te l’avevo detto che sarebbe stato un osso duro” disse Cyrkeys paternale facendo infuriare ancora di più il cacciatore che già si sentiva umiliato abbastanza.
“Stai zitto!” ringhiò Bellamy, afferrandolo per il bavero della giacca. “Lui sarà mio! Non abbatterà la mia dignità in questo modo, nessuno può rifiutarmi!”
“D’accordo ma ora calmati” balbettò l'amico terrorizzato dallo sguardo del cacciatore. Ignorando i suoi borbottii Bellamy guardò furioso verso la casa. 
“Per questa volta gli è andata bene, ma la prossima volta non la passerà liscia” promise con un ghigno che non prometteva nulla di buono.
Sanji non riusciva a credere a cosa fosse appena successo, Bellamy doveva essere completamente impazzito per fargli una proposta del genere.
Come poteva semplicemente pensare che avessi accettato?  pensò il cuoco, cercando di riprendere il pisolino di prima senza molto successo. 
A me poi?! Io che sono l’amante delle donne!
Disturbato ormai da quei pensieri Sanji decise di fare una passeggiata per i campi, sperando che quella camminata gli avesse liberato la mente. “Che pallone gonfiato,” mormorò fra sé accendendosi una sigaretta, quella giornata era andata completamente sottosopra. 
Spero almeno che a Usopp sia andato tutto bene, si augurò continuando a camminare fra i campi, fin che un nitrito attirò la sua attenzione.
“Merry che ci fai qui!?” urlò Sanji al cavallo di Usopp che lo raggiunse spaventato senza il suo padrone.
“Dov’è Usopp?” Merry in risposta nitrì e lo tirò per la giacca, come se lo volesse condurre da qualcuno. Intuendo i suoi pensieri Sanji
dopo avergli staccato il carico, gli salì in groppa, afferrando determinato le redini.
“Su portami da lui!”
Merry nitrì ed iniziò a correre verso la foresta.
“Non sapevo che ci fosse un castello nelle vicinanze” asserì Sanji una volta arrivato davanti al castello spettrale. Chissà, magari c'era una bella principessa ad aspettarlo! Sanji scosse la testa al pensiero, non era il momento adatto di sognare principesse, purtroppo.
Senza alcun timore il cuoco entrò nella dimora, guardandosi incuriosito intorno. “E’ permesso?” domandò ma nessuna risposta gli arrivò.
Beh chi tace acconsente. Senza ulteriori indugi, Sanji iniziò a girarsi intorno al castello alla ricerca dell’inventore, finendo alla fine in una delle torri più alte. “Ehy, c’è qualcuno?” domandò sentendo dei strani rumori dietro di sé, ma proprio come prima nessuno gli rispose.
“Che strano” sussurrò guardandosi sospettoso intorno. “Avrei potuto giurare che ci fosse qualcuno.”
Mantenendo i sensi allerta, Sanji proseguì la scalinata continuando a chiamare incessante Usopp, attirando sempre di più gli sguardi curiosi degli abitanti del castello.
“A quanto pare è questo il nostro giorno fortunato” sussurrò Ace eccitato a Nami mentre controllavano il nuovo arrivato.
“Semmai sfortunato” sbottò l’orologio, osservando il ragazzo che senza problemi si guardava intorno al castello. 
“Dovremmo fermarlo, il padrone potrebbe scoprirlo.”
“No, non credo proprio” negò il candelabro. “Sono sicuro che l’avrà già avvistato e se non l’ha fermato un motivo deve esserci.”
“Magari ci sta mettendo alla prova, dopo l’episodio di prima.”
“Semmai sta mettendo a lui alla prova” la corresse l’altro, sperando che quella fosse la volta buona per spezzare la maledizione.
“Usopp dove sei?!” lo chiamò per l’ennesima volta Sanji raggiungendo ormai la cima della torre.
“Sanji, sei tu?” Udendo la voce flebile dell’amico Sanji salì di corsa l'ultime rampe di scale arrivando in quella che si rivelò essere una prigione.
“Sanji, com’è bello vederti,” piagnucolò Usopp imprigionato in una delle celle. “Ma devi andare è pericoloso restare qui!”
“Non dire stupidaggini” gli disse il cuoco, notando che il suo stato di salute non fosse buono.
“Piuttosto chi ti ha rinchiuso qui?” chiese, cercando di aprire la porta senza risultati.
“Non importa, devi andartene subito."
“Hai ragione non importa, chiunque sia stato lo prenderò a calci.”
Usopp spalancò gli occhi e iniziò a tremare in preda al panico. “No, Sanji! Non avresti speranze contro di lui!”
Sanji stava per ribattare quando qualcosa lo prese per la spalla in un presa ferrea facendolo controrra dal dolore.
“Che diavolo stai facendo tu?” li interruppe la bestia sbattendo con violenza Sanji al muro, dando ragione alle parole dell'inventore. Dolorante il cuoco si guardò intorno per individuare chi avesse parlato, ignorando la voce dell’amico che lo intimava a scappare.
“Maledizione chi sei? Fatti vedere!” urlò Sanji al vuoto, tenendosi la spalla indolenzita.
“Sono il padrone del castello!” sibilò la voce di prima nascosta fra le ombre.
“Bene allora devi liberare Usopp, non può rimanere rinchiuso qui” esalò Sanji, non facendosi intimorire da quella voce. “Non lo vedi che sta male?”
“Lascia stare Sanji” tossì Usopp cercando di ignorare la sofferenza data dalla febbre.
“Non sarebbe mai dovuto venire qui” ribatté l'essere furioso.
“Bastardo! Ma non capisci che così potrebbe morire? Farò qualsiasi cosa per liberarlo” lo pregò Sanji cercando di temporeggiare, doveva farsi venire un idea e in fretta. Usopp tremò da dietro la cella, di certo insultare la bestia non li avrebbe aiutati.
“Non puoi fare più niente per lui” spiegò il padrone del castello allontanandosi. “Rimarrà qui a scottare la sua pena.”
“No aspetta!” lo fermò Sanji, se Usopp fosse rimasto li non avrebbe avuto alcuna chance di sopravvivere e questo lui non l’avrebbe
permesso. "Prendi. . . Prendi me al suo posto.”
La bestia si fermò guardando il ragazzo sempre protetto dall'ombra sorpreso. “Tu prenderesti il suo posto?” chiese valutando la proposta.
“Sì, lasciami prendere il suo posto.” 
“Va bene” concesse la bestia. “Ma tu devi promettere che rimarrai qui per sempre.”
“Vieni prima sotto la luce, non sopporto non vedere la persone in faccia” disse Sanji, desideroso ed incuriosito di vedere quella figura misteriosa. L'essere acconsentendo, silenziosamente si avvicinò sotto la luce della luna, rivelando passo dopo passo la sua mostruosità.
Sanji alla vista completa della bestia spalancò gli occhi scioccato e sussultando fece un passo indietro contro il muro.
“Sanji, non devi farlo” balbettò Usopp afferando le sbarre, ma ormai la scelta era stata presa. Sanji determinato raggiunse la bestia sotto la luce e con coraggio lo guardò dritto nei suoi occhi onice.
“Hai la mia parola.”
“Bene” disse la bestia e senza dire altro lo afferrò per un braccio, rinchiudendolo nella cella al posto di Usopp.
“No aspetta!” gridò Sanji afferrando le sbarre, ma ormai fu troppo tardi le bestia scomparve per le scale con l’amico, senza dargli neanche la possibilità di dirgli addio.










 
Ciao a tutti! ^^
Finalmente Sanji è arrivato al castello ed ha incontrato la nostra cara bestiola
che di certo non l’ha presa bene XD
Credo che da ora in poi aggiornerò il venerdì salvo imprevisti
Ringrazio tantissimo chi ha messo la storia fra le seguite ^^
Ciaoo e al prossimo capitolo!
 
Sweetmartini
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***




The Cook and the Beast


 

“No! Maledetto bestione, metti mi giù!” urlò Usopp con rinnovato coraggio mentre cercava di liberarsi dalla presa della bestia.
“Quanto sei fastidioso” borbottò la bestia rinchiudendolo senza tante cerimonie in una carrozza che iniziò ad animarsi.
“Portalo al villaggio” ordinò al mezzo che si incamminò con all’interno l’inventore che continuava a protestare.
Ignorando i suoi piagnistei, la bestia ritornò al palazzo dove venne fermato da Ace.
“Padron Zoro pensavo visto che l’ospite rimarrà per un po’ di tempo, non potremmo dargli una stanza più comoda?” propose il candelabro con un sorriso traballante. Zoro sospirò, infondo Ace non aveva torto, di certo lasciare il ragazzo nella cella non l’avrebbe messo in una buona luce e non avrebbe giovato al suo favore. Acconsentendo la bestia prese il candelabro in mano e ritornò nella torre.
Sanji dopo aver dato un altro calcio alla porta cercando di abbatterla, senza risultati, esausto si accosciò contro di essa.
Quel bastardo non gli aveva dato neanche il tempo di salutarlo, come si poteva essere così. . . 
Sanji sussultò udendo la porta riaprirsi e dopo un attimo di confusione un sentimento di rabbia si riappropriò del suo volto alla vista della bestia.
 “Potevi almeno farmi salutare Usopp, dato che rimarrò per sempre qui!” esulò aspro guardando dritto negli occhi di Zoro che rimaneva sempre più sorpreso. Nessuno prima di allora lo aveva guardato dritto negli occhi, a parte i suoi più cari servi.
“Ti mostrerò la tua stanza” borbottò lasciando la cella aperta.
“La mia stanza?” chiese Sanji alzando un sopracciglio stupito. “Pensavo che questa la fosse.”
“Vuoi rimanere qui?”
“Certo che no!”
“E allora seguimi!” 
Certo che ha dei gusti orribili, pensò divertito Sanji guardando le statue mostruose che decoravano i corridoi del castello. Tutto di quel posto trasmetteva oscurità come la bestia. Il castello rispecchiava esattamente il suo proprietario. Altro che principesse. . .
La bestia, ignara dei pensieri dell'altro, lo osservava con la coda dell’occhio notando come l'ospite non fosse particolarmente intimorito dalle circostanza. 
O forse sapeva bene come nascondere la paura?
“Dai digli qualcosa” gli sussurrò civettuolo Ace che intanto fungeva da luce guida, la bestia lo fulminò con lo sguardo, intimandogli di farsi gli affari suoi, riportando poi di nuovo l’attenzione al ragazzo.
“Spero che ti trova bene qui,” borbottò imbarazzato non ottenendo però alcuna risposta, il che lo irritò un po', quel damerino poteva almeno degnarsi di dargli una risposta! 
“Ascolta bene perché mi ripeterò solo una volta. Puoi andare dove ti pare per il castello tranne nell’ala ovest.”
“Cosa c’è nell’ala ovest?” chiese Sanji incuriosito finalmente parlando.
“E’ proibita!” affermò semplicemente Zoro infastidito da quella domanda. A quanto pare il tizio apriva la bocca solo quando non gli veniva richiesto, un tratto decisamente irritante. 
Sanji da dietro la bestia incrociò la braccia offeso. Come si permetteva di parlargli in quel modo? Avrebbe tanto voluto urlagli contro ma per quel momento decise di rimanere in silenzio, non sia mai che la bestia cambiasse idea e lo rinchiudesse di nuovo il quella torre puzzolente.
I due camminarono per un bel po’ in silenzio teso fin che non giunsero di fronte alla stanza degli ospiti.
“Se hai bisogno di qualcosa, chiedilo ai domestici” chiarì Zoro a Sanji invitandolo ad entrare.
“Forza invitalo a cena” gli bisbigliò Ace all’orecchio, Zoro si fece l’appunto di prendere un altro candelabro la prossima volta.
“Tu questa sera cenerai con me e non si tratta di un invito!” ringhiò chiudendo la porta di soppiatto dietro di sé.
Quel tipo, è proprio un buzzurro, pensò Sanji guardandosi intorno. La stanza era abbastanza grande, munita di vari mobili e con un enorme
letto a baldacchino situato vicino ad una grande vetrata che dava sul bosco circostante.
Almeno gli aveva dato una stanza decente. . . Stanza. Sanji con uno sguardo assente si mise una sigaretta in bocca senza accenderla. Quella sarebbe stata semmai per sempre la sua prigione. Con un ringhiò di rabbia lasciò cadere la sigaretta sul pavimento e si buttò nel letto mordendo un cuscino per la frustrazione. Non si sarebbe messo a piangere come un debole si promise, ma purtroppo una lacrime gli sfuggì seguita da altre. La sua vita era andata completamente sottosopra. Forse per una volta poteva anche lasciarsi andare, si disse soffocando i singhiozzi su quelle fredde lenzuola.
Sanji rimase per un bel po’ sdraiato sul letto senza muoversi, quella sera di certo avrebbe saltato la cena, non aveva voglia di vedere quel bestione. Stava per addormentarsi quando un bussare alla porta lo riportò all’erta. “Chi è?” borbottò assonnato aprendo la porta aspettandosi il servo di turno trovandosi invece davanti a sé una teiera insieme a vari oggetti.
Cosa diavolo?
“Ciao piacere di conoscerti, io sono Chopper” si presentò una piccola tazzina sorridendogli. Sanji alle parole spalancò gli occhi facendo dei passi indietro verso l’armadio.
“Devo essere completamente impazzito!”
“Ma come, non lo trovi super?!" domandò retorico l’armadio dietro di lui facendolo inciampare sui suoi piedi.
“Franky, non spaventarlo in quel modo” lo rimproverò la teiera che nel frattempo offriva una tazza di tè all’ospite sconcertato.
“Ehy non è giusto, avevo detto di aspettarmi!” urlò una forchetta entrando di soppiatto nella stanza seguita da uno spolverino.
“Mi dispiace Robin, non sono riuscito a fermarlo” si scusò quello con la teiera.
“Fa niente Marco, ti ho chiesto anche troppo.”
“E tu chi sei? Come ti chiami? Da dove vieni? Cosa fai?” La forchetta continuava a fare raffiche di domande a Sanji che ad ogni minuto che passava rimaneva sempre più stordito. Sono forse impazzito?
“Avanti Rufy, non stressarlo in quel modo” lo rimproverò lo spolverino che venne ovviamente ignorato.
“Shishishi, certo che sei veramente buffo con quelle sopracciglia.”
Sanji a quelle parole si riscosse dal suo stato di rimbambimento e guardò indemoniato la forchetta. “Senti chi parla!” urlò inviperito alla posata che continuava a sorridere tranquillamente.
“Sai, sei stato molto coraggioso oggi” disse la teiera cercando di calmare l’ospite.
“Già sei stato super!” concordò l’armadio commosso con le lacrime agli occhi.
“Ma ho perso la mia libertà, i miei sogni e-” Sanji spalancò gli occhi all’ultimo considerazione, “anche il mio lavoro, chi lo spiegherà al capo?!”
“Stai tranquillo, ogni cosa si risolverà” asserì in modo misterioso la teiera, sorridendogli affabilmente.
“Che lavoro facevi?” chiese incuriosito il piccolo Chopper cercando di risollevargli il morale .
“Sono anzi ero un cuoco.”
“Wow che bello!” commentò Rufy saltellando intorno. “Mi piacerebbe tanto mangiare la tua cucina.”
“Ma come fai a mangiare se sei una forchetta” constatò Sanji deprimendo la forchetta.
“Uffa non è giusto! E’ da una vita che non mangio qualcosa, sto morendo di fame!”
“Ma non può morire di fame, vero Marco?” domandò la piccola tazzina guardando confuso lo spolverino che fece spallucce.
“Su, è meglio che andiamo, abbiamo una cena da preparare” li riscosse Robin spingendo tutti fuori dalla stanza.
“Ciao!” lo salutarono in coro Chopper e Rufy lasciandolo da solo con l’armadio. Sanji non sapeva se credere ai suoi occhi.
“Allora che ne dici indossare dei nuovi vestiti per stasera?” gli propose l'armadio uscendo un paio di capi dalle sue ante. “Che ne dici di questa?” domandò mostrando una camicia Hawaiana di dubbio gusto. “No forse è meglio questa” mormorò estraendo una camicia azzurra gessata. Sanji scosse di no con la testa, buttandosi nel letto.
“Mi dispiace, ma io non scendo a cena.”
“Oh, questo non è super” mormorò Franky preoccupato per la reazione che avrebbe avuto il padrone.
“Eh ehm” li interruppe Nami entrando timidamente nella stanza. “La cena è pronta.”
Zoro quella sera era molto teso, era da anni con non interagiva con qualcuno in carne e ossa e non sapeva esattamente come comportarsi.
Nervoso camminava intorno al camino facendo avanti e indietro, non capendo perché ancora il ragazzo non si fosse presentato.
“Si può sapere che fine ha fatto?” ringhiò ad Ace e Robin che lo attendevano li insieme a lui.
“Zoro-san, si calmi. Sono sicura che presto arriverà” cercò di calmarlo la teiera.
“Padrone, non ha pensato che magari lui posso essere la persona giusta per spezzare l’incantesimo?” domandò Ace speranzoso.
“Certo che ci ho pensato!” esclamò Zoro continuando a girarsi intorno. “Ma spiegami, come potrò mai farlo innamorare di me?
Insomma guardatemi!” 
“Beh deve fargli vedere cosa ha dentro,” gli spiegò saggiamente Robin sorridendo.
“Ma non so come” sussurrò l’altro accasciandosi a terra. Non era una persona di gran classe, mai lo sarebbe stato e mai vorrebbe esserlo. 
“Inizia a stare più composto, si un gentil uomo!” lo rimproverò la teiera mettendolo sull’attenti.
“Già, farei qualcosa anche per quei capelli,” si intromise Ace osservando critico la chioma verde.
“Cosa hanno i miei capelli che no va?” borbottò Zoro con una smorfia.
“E poi sorrida calorosamente quando lo incontrerà” continuò l’altro con la complicità di Robin, divertita da quella situazione.
“Lo colpisca con il suo charme.”
“Ma sia gentile.”
“Riempilo di complimenti.”
“Ma sia sincero.”
“Ma soprattutto” aggiunse Ace notando la rabbia negli occhi di Zoro, stufo di tutti quei consigli. “Cerchi di controllare il suo umore!”
 Nel frattempo la porta si aprì rivelando la figura di Nami senza però l’ospite dietro di sé.
“Beh allora dov’è?” gli domandò Zoro con una punta di delusione nella voce.
“E vede” l’orologio iniziò a stringersi le mani nervosamente. “Sa com’è l’emozione del momento, la timidezza. Beh alla fine a deciso di. . .   
di non venire” finì sconsolata, pronta alla sfuriata che non si fece di certo attendere.
“COSA?!” gridò Zoro che senza attendere un minuto in più raggiunse in fretta la stanza di Sanji seguito dalla servitù che cercava di fermarlo.
 In poche falcate Zoro arrivò davanti la porta di Sanji ed iniziò a bussare furiosamente. “Credevo di averle detto di venire a cena!”
“Non ho fame” giunse sicura la voce di Sanji, il pelo della bestia a quelle parole si rialzò.
Come osava sfidarmi?
“Se non esce subito da qui, butterò giù la porta!”
“Ehm Padrone, non mi sembra il modo giusto per conquistare il ragazzo” tossì Ace cercando di farlo ragionare. “Non si comporti come un buzzurro!” lo pregò Nami dando man forte.
“Ma quello fa così il difficile!” ringhiò Zoro guardando rabbioso la porta.
“Avanti si calmi e si gentile” le disse Robin convincendolo riluttante.
“Verrebbe gentilmente a cena?” richiese Zoro con nuova calma.
“No!” rispose risoluto Sanji facendolo irritare di nuovo. Quel ragazzino era peggio di una zanzara. Zoro strinse gli artigli con forza e lanciò un occhiata storta ai suoi sottoposti.
“Garbato, cortese” consigliò Nami gentilmente.
“Mi farebbe per favore il piacere di venire subito a cena?” ritentò la bestia con la pazienza quasi a pezzi.
“Dica per favore” gli suggerì l’orologio sperando che quella fosse la volta buona.
“Per favore" aggiunse Zoro di malavoglia.
“No grazie!”  rifiutò ancora Sanji da dietro la porta.
“Non puoi rimanere rinchiuso lì per sempre!” ringhiò Zoro stanco della testardaggine dell’altro, passando dal lei al tu.
“Certo che posso!” rispose di rimando Sanji, a quelle parole l’altro non ci vede più!
“Bene fai come cavolo vuoi e muori di fame!” ringhiò Zoro. “Se non vuole mangiare con me, allora non mangerà affatto!” terminò allontanandosi da lì con rabbia.
“Direi che non è andata bene” scherzò Robin ridacchiando, come al solito in un momento poco appropriato. Nami scosse la testa e guardò seriamente il candelabro. “Ace! Tu stai di guardia e fammi sapere se succede qualcosa!”
“Conti su di me, mio capitano!” rispose ironicamente Ace iniziando a fare la guardia.
Zoro arrivò nelle sua stanza furioso, spaccando oggetti a destra e a manca. “Maledetto! Ma chi diavolo si crede di essere!” ringhiò giungendo di fronte alla rosa incantata. “Se crede che lo pregherò si sbaglia di grosso” continuò, borbottando fra sé mentre prendeva in mano lo specchio magico. “Mostrami il ragazzo!” A quell’ordine lo specchio iniziò ad illuminarsi rivelando la figura di Sanji mentre discuteva con l’armadio.
“Vedrai che il padrone è super quando lo conosci meglio” disse Franky cercando di convincere l’altro.
“Ma io non voglio proprio saperne nulla di quel mostro!”
A quella frase dell'altro Zoro si incupì e mise lo specchio di lato, non volendo ascoltare nulla di più.













Ciao a tutti! ^^
Spero che abbiate passato tutti delle buone feste :)
Ecco qua il nuovo capitolo spero che vi piaccia ^^
Alla prossima settimana! 

Sweetmartini
 

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


                                                                                             

 
The Cook and the Beast



 
Bellamy era furioso. Non si era mai sentito così umiliato in tutta la sua vita, nessuno l’aveva mai trattato in quel modo. In quel momento il suo orgoglio era completamente a pezzi, anche dal bancone del bar Cyrkeys poteva avvertire il suo malumore.
“Cosa posso darti?” gli domandò il barista mentre asciugava un boccale.
“Due birre” ordinò Cirkey continuando ad osservare l’amico che borbottava fra sé.
“Anzi meglio tre.”
“Arrivano subito.”
Con un po’ di difficoltà l’uomo afferrò le tre birre e raggiunse in fretta il suo compare che era seduto sulla sua poltrona speciale.
“Suvvia Bellamy! Non è da te abbattersi in questo modo!” lo rimproverò porgendogli una birra.
“Non mi sono sentito mai così oltraggiato in vita mia” borbottò Bellamy ancora perso nei suoi pensieri.
Cyrkeys fece uno smorfia al comportamento dell’altro. “Non dire così, insomma chi è l’uomo più stimato in città?” domandò retoricamente
cercando di sollevargli l’umore. “Sei tu Bellamy, non è così gente?”
“Già!” gridarono un gruppo di uomini seduti la vicino, già brilli. “Non c’è uomo migliore di te, Bellamy!”
“Già, lui è il più forte nelle risse.”
“E nelle gare di caccia.”
“E anche in quelle di salto!”
“Sentito amico? Sei tu quello più ammirato!”
Bellamy sorrise pompandosi di tutti quei complimenti. “Sai che c’è: avete ragione! Non c’è nessuno migliore di me.”
“E’ più forte di te” aggiunse un gruppo di ragazze sospiranti. “Nessuno è paragonabile alla tua grandezza.”
“Già nessuno” concordò il cacciatore iniziando a bere. All’improvviso la porta della locanda si spalancò.
“Aiuto, vi prego aiutatemi!”
Tutti si voltarono sconvolti verso la porta dove un agitato Usopp tremava dalla testa ai piedi.
“E’ stato catturato, dobbiamo liberarlo dalle segrete del castello!”
“Chi?” domandò un uomo guardandolo sospettoso.
“Sanji! Dobbiamo sbrigarci!”
“Avanti Usopp, vedi di calmarti. Da chi è stato catturato?” domandò Bellamy, ridendo sotto i baffi.
“Da una bestia, una bestia enorme e orribile!” rivelò Usopp sotto shock, scatenando le risate della clientela.
“Era da tanto che non ne raccontavi una delle tue” balbettò Cyrkeys, trattenendosi la pancia dal troppo ridere.
“Attento che il naso ti diventerà lungo un metro!” “E le gambe corte” “Insomma Usopp, non sei un po’ cresciuto per dire le bugie?” lo presero
in giro così un paio di uomo irritandolo.
“Guardate che non sto mentendo!” urlò l’inventore cercando di difendersi da quei attacchi. “La bestia esiste per davvero!” Ma nessuno stava a sentirlo troppo occupati a ridere di quella storia.
“Questo è la migliore storia che abbia mai raccontato” lo burlò Bellamy ridendo insieme agli altri.
“D’accordo allora” sospirò Usopp stufo di quelle prese in giro. “Andrò a salvarlo da solo!”
Il cacciatore si dondolò sulla sedia, guardandolo con il suo solito sorrisetto beffardo. “Fai pure.”
Usopp deglutì e senza aggiungere altro uscì dalla locanda andando incontro a una violenta bufera di neve.
“Che tipo” borbottò Cirkeys con una birra in mano. “E’ completamente svitato.”
Bellamy si massaggiò pensoso il mento, dallo sguardo Cirkey poteva capire che l’amico stava macchinando qualcosa. “Si si può fare!”
“Cosa Bellamy?” Il cacciatore sorrise predatorio e prese Cyrkeys sottobraccio sussurrandogli qualcosa nell’orecchio, ad ogni parola il sorriso dell’altro aumentava.
“Sei proprio un genio!”
“Lo so! Preparatevi gente, presto ci sarà un matrimonio!” annunciò Bellamy soddisfatto del suo piano, questa volta si promise che non ci sarebbe stato nessun fallimento. . .
Mai mettere Ace di guardia.
Marco sospirò osservando l’amico addormentato dietro la tenda invece di stare di guardia davanti alla porta, per fortuna il ragazzo non era uscito.
“Ohi Ace, svegliati!”
A quell’ordine il candelabro si riportò in fretta sull’attenti, guardando stordito lo spolverino.
“Marco, che succede?”
“Non ti aveva detto Nami di stare di guardia?”
“Nami dice tante cose” borbottò Ace prima di sorridere furbamente. “Tu invece che ci fai qui?”
“Ero passato per caso” rispose atono lo spolverino suscitando il ridacchiare dell’altro che ebbe un idea in mente.
“Che ne dici di-“
“Ehi ragazzi! Finalmente vi ho trovato.” Ace alzò gli occhi al cielo, amava tanto il fratellino ma in quel momento avrebbe tanto voluto rinchiuderlo in un cassetto della cucina.
“Che succede Rufy?”
La forchetta sorrise allegramente, “avete visto? Ha iniziato a nevicare.”
“Sei venuto per questo?”
“Io e Chopper non vediamo l’ora di gettarci sulla neve domani, vuoi venire anche tu?”
“Ne parliamo domani fratellino, vai a dormire che è tardi.”
“Ma io voglio che vieni anche tu!” protestò Rufy con un espressione con non ammetteva repliche, Marco sorrise a quella scena.
“Ok ok, vengo anch’io” gli promise Ace sospirando. “Ma ora vai!”
“Shishishi, evviva!” esultò la forchetta felice. “Domani ci divertiremo un mondo! Buonanotte!”
“Buonanotte” borbottarono i due oggetti incantati, uno esausto e l’altro divertito.
“Ah un'altra cosa.”
“Cosa?” domandò Ace sfinito, quella sera il fratellino a quanto pare non voleva proprio lasciarlo in pace.
“Tu non eri di guardia?” gli chiese Rufy con un espressione confusa. “In teoria era così” rispose per lui Marco.
“Mmm Nami si arrabbierà molto” mormorò fra sé la forchetta. “Il ragazzo cinque minuti fa è uscito dalla stanza.”
Ace spalancò gli occhi a quella rivelazione. “Perché non me l’hai detto subito?!”
“Shishishi me ne sono dimenticato” rispose Rufy sorridendo correndo poi via verso la cucina.
“Ottimo lavoro” si congratulò Marco divertito dalla situazione, era da molto tempo che in quel castello non succedeva qualcosa di
interessante.
Sanji si guardò intorno confuso, i corridoi di quel palazzo erano enormi e trovare la cucina non si stava rivelando di certo facile, stava per arrendersi quando qualcuno non accorse in suo aiuto.
“Ti serve una mano?”
Il ragazzo abbassò gli occhi incontrando con lo sguardo la forchetta di prima, che a quanto pare non smetteva mai di sorridere. Non era sicuro di potersi fidare di quel pagliaccio. “Ehm, stavo cercando la cucina.”
“Anch’io devo andare lì, vieni con me!” saltò su Rufy conducendolo così verso le cucine, almeno così sperava Sanji.
“Maledizione, tanto cibo sprecato per nulla.” Satch di solito non era un tipo da lamentarsi, ma come ogni cuoco odiava ogni spreco di cibo.
“Non ti ci mettere anche tu adesso, è stata una giornata pesante per tutti” replicò Nami non avendo voglia di sentire lamentele altrui. “Chissà dov’è Rufy…” mormorò fra sé, non scorgendone la figura.
“Eccomi!” esclamò la forchetta giungendo in cucina come un missile, seguito lentamente da Sanji che si guardò curioso intorno.
“Ah salve” lo salutò Nami cortese alla vista del ragazzo. “Io sono Nami, il capo della servitù.”
“Piacere di conoscerla,” rispose Sanji da gentiluomo, anche se si trattava di un oggetto sempre di donne si parlava no?
“Le serve qualcosa? Se vuole-“
“Buonasera io sono Ace, se desidera qualcosa chieda pure a me,“ la interruppe il candelabro che arrivò di corsa, imitando il fratello, in cucina.
“In effetti avrei un certo languirono, mi basta che mi diate qualcosa da cucinare, mi arrangio benissimo da solo. Vanno bene anche gli avanzi”
spiegò Sanji ormai abituato alla vista di tutti quei oggetti animati.
“Non dire sciocchezze, non deve sporcarsi le mani” replicò il candelabro. “Vieni accomodati nella sala da pranzo, al resto ci penseremo noi.”
“Ma così il padrone si arrabbierà!” fece notare Nami preoccupata per la reazione del capo, aveva espressamente vietato di nutrire l'ospite in alcun modo e come al solito quei idioti facevano di testa propria.
“Stai calma Nami, andrà tutto bene” la consolò la forchetta, già peccato che se una cosa del genere veniva dalla bocca di Rufy allora sarebbe andato tutto storto!
“Che bello! E' da tanto che non suonavo per qualcuno, ho il cuore che mi batte a mille… Anche se io il cuore non ce l’ho, yohoho.”
Sanji inarcò un sopracciglio, ormai era da un intera serata che l’appendiabiti faceva battute del genere e la cosa stava diventando noiosa.
“Non farci caso, Brook è sempre così” lo informò Ace notando la sua espressione. “Sai era da anni che non servivamo qualcuno.”
“Come mai?” chiese Sanji mentre finiva l’ultima portata.
“Beh hai visto com’è il padrone. . .non è così socievole.”
“Oh capisco.”
Di certo quel bestione non deve rendere la vita facile a nessuno, chissà come mai abita da solo in questo castello.
“Sanji, vuoi entrare a far parte della mia ciurma?” gli chiese Rufy discostandolo dai suoi pensieri.
“Ciurma?” domandò di rimando Sanji non capendo di cosa l’altro stesse parlando.
“Sì, quando spezzerai l’incat-“
“Lascia stare, a mio fratello piace scherzare” si intromise Ace mentre chiudeva la bocca alla forchetta. “Stai zitto Rufy, così rovineresti
tutto!” gli sussurrò all’orecchio senza farsi sentire dall’ospite.
“Su su, è ora di andare” annunciò Nami indicando le proprie lancette. “Si è fatto molto tardi.”
“Ma Nami- san, non posso andare a dormire adesso!” esclamò Sanji con gli occhi che gli brillavano. “Non capita tutti i giorni di vedere un castello incantato.”
“Castello incantato?! Chi ti ha detto questo?!” chiese stridulo l’orologio, guardando poi di traverso la forchetta. “Sei stato tu, Rufy?”
“Perché date sempre la colpa a me?” si lamentò quello con il broncio.
“L’ho capito da solo, non ci vuole di certo un genio per capirlo” commentò Sanji con una sigaretta in bocca, Ace sorrise furbo e avvicinandosi gliela accese con la sua fiamma.*
“Oh grazie.”
“Allora, andiamo a fare questo giro?” domandò Rufy, eccitato all’idea di andare ad esplorare il castello di notte.
“Sì, andiamo!” concordò Ace entusiasta, Nami neanche ci provò a fermarli, ormai aveva perso ogni speranza con quei due pazzi e
pregò semplicemente affinché tutto andasse bene.
 

*idea che mi ha dato Fuyu :D





Buon anno a tutti! Anche se un po’ in ritardo ^^
Spero che il primo capitolo dell’anno vi piaccia e che mi fate sapere cosa ne pensate :)
Ciao e alla prossima!
Sweetmartini

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***



                                                                                           

                                                           The Cook and the Beast



 

“Questa è la statua di Noland, uno dei più importanti avventurieri del 1400, è stato colui che ha scovato la città dell’oro e-”
“Shishishi, un giorno troverò anch’io quell’oro.”
Nami sospirò all’ennesima intrusione della forchetta. “Rufy vuoi stare zitto? E da mezz’ora che mi interrompi di continuo.”
“Ma Nami, così io mi annoio.”
“Avanti fratellino, lasciala finire.”
Sanji si guardava intorno entusiasta, nonostante l'aria cupa quel castello era davvero splendido, chissà quante cose nascondeva in quelle stanze soprattutto nell’ala ovest. . . Ignorando il litigio fra i due oggetti Sanji iniziò a salire delle scale venendo però bloccato dalcandelabro.
“Beh perché non mi fai passare? Cosa si trova lassù?”
“Non c’è nulla di interessante lassù” spiegò Ace con un sorriso che non convinse Sanji per niente.
“Già non c’è proprio un bel niente” aggiunse Nami dando manforte.
“Oh, la sopra si trova l’ala ovest” dichiarò Rufy ricevendo un occhiataccia fulminea dagli altri due.
“Possibile che tu non possa stare una sola volta zitto?”
“Così è quella l’ala ovest” mormorò Sanji con un sorriso sghembo. “Chissà che cosa ha da nascondere il bestione. . .”
“Il padrone non ha niente da nascondere” si affrettò a dire Ace continuando a bloccargli la via.
“Se non ha niente da nascondere allora non sarebbe proibito andarci” commentò Sanji maliziosamente ormai deciso a salire.
“Ma ci sono tante cose da vedere, che ne dici dei dipinti?” gli propose Nami cercando anch’ella di fermarlo.
“Magari un'altra volta” rispose Sanji per niente interessato al resto.
“Ci sono i giardini oppure che ne dici della biblioteca?”  
“Avete una biblioteca?” domandò Sanji attratto come le api dal miele calandosi sui tre.
“Sì, ci sono un sacco di libri lì” pronunciò Rufy annoiato, quel posto non era di certo il suo preferito.
“Già ci sono un mucchio di libri” salto su Nami. “Una marea di libri!” esclamò Ace iniziando a camminare verso la biblioteca insieme agli altri due oggetti, peccato che Sanji non avesse le stesse intenzioni e approfittando della loro distrazione sgattaiolò via per le scale.
Di certo questa parte sembra più trascurata dal resto,  pensò Sanji mentre osservava le varie crepe del muro, arrivato alla fine del corridoio si trovò davanti una porta dall'aria minacciosa. E se fosse una cattiva idea entrare?
Dopo un attimo di esitazione scrollò le spalle e determinato entrò nella stanza rimanendo leggermente di stucco da ciò che vide: una accozzaglia di mobili distrutti adornava la camera, fra ragnatele e polvere. Come minimo quella stanza non veniva pulita da decenni. Sanji si guardò intorno circospetto fin che incuriosito si avvicinò ad un ritratto strappato appeso alla parete attirato dagli occhi scuri del dipinto. Stava per rimettere insieme l’immagine quando una strana luce lo attirò facendogli spalancare gli occhi dallo stupore, appoggiata su un tavolo di vetro vi stava una rosa che brillava di luce propria come per magia ed incantato Sanji tolse la teca che la proteggeva. Stava quasi per sfiorarla quando un ombra non lo sopraggiunse bloccandolo sul tempo.
 Zoro non appena vide il ragazzo sfiorare quasi la rosa ringhiò dalla rabbia e con una balzo lo allontanò dalla rosa rinchiudendola di nuovo
nella sua teca di vetro. Con uno sguardo minaccioso guardò Sanji che nel frattempo si era allontanato da lui. “Che cosa ci fai qui?!”
“Io. . .” Sanji non sapeva cosa dire mentre quei gli occhi di ossidiana lo ispezionavano con rabbia.
“Ti avevo detto di non mettere piede qui!”
“Mi spieghi cosa c'è di male?!” si difese Sanji cercando di non lasciarsi intimorire.
“Stavi per combinare un disastro!” ringhiò Zoro che non riuscendo più a trattenersi iniziò a spaccare i mobili ancora interi rischiando quasi di ferire l’altro.
“Merda, cerca di calmati!” gli urlò Sanji che riuscì per fortuna ad evitare un artiglio.
“Vattene via!" urlò Zoro continuando a distruggere tutto ciò che aveva intorno. “Vai fuori di qui!”
Senza farselo ripetere ancora un'altra volta Sanji scappò via dall’ala ovest raggiungendo in fretta l’ingresso dove vi stavano Ace e Nami preoccupati. “Dove stai andando?” gli domandò Ace mentre lo vide afferrare di fretta il mantello.
“So che ho promesso, ma non ho intenzione di rimanere un minuto di più!” gli rispose Sanji ignorando le grida dell’orologio che lo intimavano di fermarsi. Prendendo il galoppo con Merry, Sanji andò incontro alla tempesta di neve riuscendo a malapena a vedere gli alberi di fronte a sé.
“Maledizione!” gridò imprecando, un branco di lupi gli si parò di fronte bloccandogli il passaggio. Cercando di non farsi prendere dal panico
Sanji intimò al cavallo di andare più veloce tentando di disseminare il branco che gli correva alla calcagna. Purtroppo però dopo vari tentavi di fuga i lupi riuscirono ad accerchiarli, Merry spaventata iniziò a nitrire e impennandosi fece cadere Sanji dalla sella, inferocito il branco iniziò ad attaccare il cavallo che a malapena riusciva a difendersi dato che era rimasto impigliato ad un albero. Cercando di farsi venire un idea Sanji iniziò a difendere il cavallo con un pezzo di legno che venne spezzato come niente da un morso di un lupo pronto ad azzannarlo, all’improvviso però arrivò in suo soccorso la bestia che afferrò il lupo per il collo ruggendogli in faccia. In pochi attimi una battagli esplose davanti gli occhi increduli di Sanji: i lupi ignorandolo iniziarono a fiondarsi sulla creatura mostruosa che con non poca difficoltà li abbatteva uno ad uno nonostante i morsi che riceveva. Spaventati da quella furia piano piano i lupi iniziarono a fuggire via decretando la sua vittoria. Lanciando un ultimo a sguardo a Sanji assicurandosi che stesse bene Zoro si lasciò andare con un grugnito sfinito sulla neve. Sanji lo guardò scioccato non sapendo cosa fare, stava per risalire in sella approffitando dell'occassione ma poi ci ripensò: non poteva di certo lasciare la bestia in quello stato, non dopo che l’aveva salvato. Sospirando si avvicinò con pochi passi alla creatura ferita e coprendola con il suo mantello decise di riportarla al castello, al sicuro.
“Ahi, guarda che fa male!”
Ormai era circa da mezz’ora che Sanji cercava di curare la ferita di Zoro mentre questi si lamentava di continuo.
“Più sono grandi e grossi più si lamentano!”
Ace ridacchiò alla scena venendo zittito dalla bestia che ringhiò guardandolo di traverso.
“Se tu non fossi fuggito tutto questo non sarebbe successo” si lamentò Zoro allontanando il braccio ferito.
“Se tu non avessi cercato di ammazzarmi io non sarei fuggito” lo rimbeccò di rimando Sanji, la bestia a quelle parole tentennò leggermente.
“Allora. . . allora tu non saresti dovuto andare nell’ala ovest, ricciolo!”
“Ricciolo?” tuonò Sanji a quella specie di insulto. “Semmai tu dovresti imparare a controllarti, testa di verza!”
“Shishishi, padron Zoro e Sanji sono così divertenti” esulò Rufy osservando divertito insieme agli altri oggetti la prima di una lunga serie di batti becchi. “Siamo sicuri che quel tizio possa spezzare l’incantesimo?” mormorò Nami affiancandosi a Robin che sorrideva sotto i baffi.
“Chi lo sa, magari sarà troppo tardi e rimarremo per sempre così.”
“Robin non dire così!” tuonò l’orologio guardando i due che battibeccavano sconsolato.
“Ad ogni modo noi faremo del nostro meglio” li spronò Ace guardando anch’egli non tanto convinto la coppietta “e speriamo che vado tutto bene.”
“Che ne dite se suonassi una canzone romantica, yohoho?”  propose Brook con il violino a portata di mano.
“Direi che il padrone ti potrebbe fare diventare legna per il fuoco” rispose Nami sconsolata mentre l’appendiabiti rideva come un matto.
“Comunque grazie.”  
Zoro che ancora non si era arreso a farsi curare abbassò gli occhi sul cuoco non udendo bene le parole appena sussurrate. “Cosa hai detto?”
Sanji raccolse l’aria dai polmoni, non era facile ringraziare per un tipo orgoglioso come lui. “Ho detto GRAZIE, idiota!”
“Non c’è bisogno che mi gridi nell’orecchio, sopracciglia a bersaglio!” urlò Zoro rizzando il pelo al grido dell’altro.
“Non è colpa mia se sei sordo!”
“E non è colpa mia se non sai controllare la tua voce!” concluse Zoro per poi ghignare. “Ad ogni modo grazie per cosa?”
Sanji sospirò chiedendosi perché quel bestione non poteva semplicemente accettare quel ringraziamento. “Lo sai per cosa.”
“No, non lo so” obiettò Zoro come un bambino capriccioso, Sanji strinse le mani cercando di trattenersi da prenderlo a calci.
“Ti ringrazio-” Sanji si bloccò un attimo cercando di far uscire fuori quelle parole, infondo glielo doveva, “ti ringrazio per avermi salvato la vita.”
Il ghigno di Zoro scomparve dalla faccia notando la sincerità di quelle parole. “Dovere” mormorò lasciandosi finalmente andare alle cure dell’altro.
 


 


Salve a tutti! :)
Finalmente le prime e vere interazioni (?) fra la nostra cara bestia e il nostro beniamino XD
Spero che vi piaccia e che soprattutto la storia vi diverta ^^
Ciao e alla prossima!
Sweetmartini
 

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


                                                                                    




 
                The Cook and the Beast
 
 
 
 
 
“Allora, perché mi hai chiamato a quest’ora?”                                                                                                                                                          Bellamy sorrise all’uomo seduto di fronte a sé e gli lanciò sul tavolo un sacco piene di monete d’oro, l’uomo imponente alzò un sopracciglio interessato.
“Che cosa vuoi?”
“Sai, ho deciso di sposare Sanji, ma lui ha bisogno di essere. . . persuaso” gli spiegò il cacciatore con un tono viscido.
“Altro che persuaso” ridacchiò Cirkeys, ricevendo un pugno contrariato dall’altro.
“Tutti sanno che il suo amico Usopp è un gran ciarlatano, se ci rifletti un vero e proprio pericolo per il nostro paese.”
“Le sue bugie non hanno mai messo in pericolo nessuno” tuonò l’uomo sistemandosi il capello in testa.
“Non importa!” abbaiò Bellamy stringendo i pugni. “Sanji farebbe qualsiasi cosa per non fare arrestare il suo migliore amico.”
L’uomo sorrise giocando con una moneta d’oro. “Quindi vuoi che io arresti il suo amico a meno che lui non ti sposi.”
Bellamy annuì con il suo solito ghigno, conosceva la mania per l’ordine del suo interlocutore. “In nome della giustizia, no Akainu?”
L’ufficiale afferrò con una stretta ferrea la moneta d’oro. “In nome della giustizia.”
“Visto che nessuno mi vuole aiutare, ci penserò da solo,” mormorò solo Usopp nella sua abitazione mentre raccoglieva febbricitante mappe, lampade e per sicurezza anche una fionda.
“Non importa quanto ci vorrà, troverò quel castello e libererò Sanji da quel mostro.”
Annuendo a sé stesso l’inventore si inoltrò nel bosco riuscendo appena in tempo ad evitare l’incontro con Bellamy che arrivò alla loro abitazione.
Determinato il cacciatore buttò giù con un calcio la porta e si guardò intorno. “Sanji, Usopp! Dove siete?”
“Mi sa che non c’è nessuno” ghignò Cirkeys notando la casa vuota.
“Non importa, prima o poi dovranno tornare!” esclamò Bellamy afferrando l’altro per il bavero. “E tu starai qui a fare di guardia!”
L’uomo cercò di replicare ma venne zittito dallo sguardo del cacciatore che gli intimava di non dire un parola di più.
“Maledizione! Sono passati due giorni.”
Ace all’imprecazione alzò un occhio verso l’orologio che da quando si era alzato, camminava in cerchio borbottando fra sé.
“Cosa due giorni?”
A quella domandò l’orologio si fermò di scatto e fulminò con un sguardo demoniaco il candelabro, facendolo pentire di avergli rivolto la domanda.
“Sono passati due giorni e quei due non si sono scambiati nemmeno una parola decente!”
“Dai non è proprio così” cercò di dire Ace positivo. “Hanno un loro modo di comunicare.”
“Gli insulti non contano!” esclamò Nami imbestialita, Ace avrebbe potuto giurare di vedere il demonio stesso in quei occhi.
“Suvvia Nami, cerca di calmarti” soffiò con la sua voce calma Robin entrando nella stanza, Ace ringraziò tutti gli dei della terra per il suo arrivo, lei era l’unica in grado di calmare gli attacchi isterici dell’orologio.
“L’amore non può certo sbocciare dall’oggi al domani.”
“E cosa possiamo fare?” piagnucolò Nami accasciandosi a terra, cambiando in un secondo l’umore, da pazza furiosa a depressa. “Ormai non c’è rimasto molto tempo.”
“Già” aggiunse il candelabro sospirando. “La rosa ha cominciato ad appassire e se quei due non si danno una mossa rimarremo per sempre-“
“Non dillo” lo bloccò Nami con i lacrimoni agli occhi. “Sniff, ci deve essere qualcosa che possiamo fare.”
“Certo che c’è” esulò Robin attirando lo sguardo curioso dei due. “Non possiamo costringerli ad innamorarsi ma” la teiera si abbassò su i due sussurrandogli qualcosa.
“Ottima idea!” saltò Ace a quelle parole sussurrate.
“Siamo sicuri che funzionerà? Non voglio essere fatta a fettine” bisbigliò Nami non molto convinta.
“Non abbiamo altra scelta e poi abbiamo un ottima pedina: Rufy” asserì il candelabro vittorioso.
“A proposito, dov’è quell’idiota?” domandò l’orologio pensieroso. “E’ da ieri sera che non lo vedo.”
“Ultimamente chiedi un po’ troppo spesso del mio fratellino o sbaglio?”
“Cosa?! Di che diavolo parli?!”
“Forchetta-san è andato a vedere se il nostro ospite si è svegliato” li informò Robin fermando la lite fra i due oggetti.
“Che cosa?! Meglio raggiungerlo, prima che combini qualche danno!”
“Ohi Sanji, sveglia!”
Era da circa dieci minuti che la forchetta cercava di svegliare Sanji che ignorando la voce dell’altro continuava a dormire tranquillamente, borbottando ogni tanto un, “lasciami in pace.”
“Mmm e pure ci deve essere un modo per svegliarlo,” mormorò fra sé Rufy con un espressione crucciata che non gli si addiceva molto.
“Avanti lascialo  dormire, infondo è ancora presto” disse Franky con uno sbadiglio, che al contrario si era svegliato agli  schiamazzi dell’altro. 
“Comunque tu che ci fai qui? Non dovresti essere in cucina con gli altri?”
“Stavano preparando la colazione” rispose la forchetta saltando sul torace di Sanji, “e mi hanno detto di andare a controllare se Sanji si fosse svegliato.”
“Appunto di controllare, non di svegliarlo.” 
La forchetta fece spallucce e ignorando il grosso armadio si avvicinò al viso del ragazzo con un idea in mente.
“Ahi!” All’improvviso pizzicore alla guancia Sanji si svegliò di scattò, toccandosi indolenzito il volto. “Ma che diavolo?” Abbassando gli occhi, ancora assonnacchiato, vide la forchetta tutta sorridente seduta come se nulla fosse su di lui.
“Shishishi, finalmente ti sei svegliato.”
“Brutto idiota!” gridò Sanji afferrando la forchetta che in quel momento lo guardò confuso. “Sanji, perché sei arrabbiato?”
“E me lo chiedi pure? Ti sembra normale pungermi la guancia con i tuoi denti?!”
“Ma tu non ti svegliavi” rispose logico Rufy, guadagnandosi un bel volo dritto verso il muro. “Ohi, questo non è divertente” mormorò cercando di staccare i denti incastrati nella parate senza molto successo.
“Ben ti sta, così impari a svegliare la gente in quel modo,” lo rimproverò Sanji gettandosi di nuovi fra i cuscini, quella giornata era iniziata in un modo 'fantastico'. Dopo aver bussato, un preoccupato Ace entrò nella stanza seguito da Robin, Nami e Chopper che trasportavano la colazione.
“Buongiorno, spero che hai dormito bene.”
“Il risveglio non è stato un gran che” rettificò Sanji osservando soddisfatto la forchetta che ancora non riusciva a liberarsi. “Dovreste chiudere le posate sottochiave”
“Rufy! Come ci sei finito lì?” domandò Chopper preoccupato per l’amico, Nami invece a quella vista sospirò, conosceva bene la forchetta e sapeva bene che a volte se l'andava proprio a cercare.
“Allora qualche programma per oggi?”
Dopo aver liberato Rufy, tutti gli oggetti incantati si misero intorno a Sanji che nel frattempo consumava la sua colazione.
“No, che programmi dovrei avere?” rispose Sanji annoiato, da quando era in quel castello non aveva fatto molto. Una volta era in entrato in cucina per preparare qualcosa, ma lo “chef” gli aveva proibito di cucinare qualsiasi cosa e di rilassarsi. Per quanto riguarda il “Marimo” invece (soprannome che lui aveva gentilmente affibbiato al padrone di casa per la sua criniera verde) non si vedeva quasi mai in giro e quei pochi incontri che avevano non finivano mai bene. Non che Sanji portasse ancora rancore verso la bestia, ma c’era qualcosa dentro di lui che lo spingeva a lanciargli "dolci" improperi e di certo la scontrosità del Marimo non lo aiutava ad essere più gentile.
“. . .giocare sulla neve.”
Sanji sii riscosse dai suoi pensieri a quelle tre parole, voltandosi confuso verso la forchetta che le aveva pronunciate.
“Non ricordi? Ieri mi avevi promesso che saresti venuto anche tu.”
Già, è vero . . . Sanji si era completamente dimenticato della promessa, la forchetta il giorno primo lo avevo torturato all’infinito con quella storia, fin che lui non aveva accettato.
“Sai non è una cattiva idea” sentenziò Ace, sorridendo furbamente.
“Credo che mi stia venendo mal di testa” mormorò Sanji toccando i capelli scompigliati dal sonno, non aveva proprio voglia di andarsi a gettare su quel manto di neve fredda.
“Ma me l’avevi promesso,” lo accusò Rufy con uno sguardo duro che raramente mostrava. “Un vero uomo non infrange mai una promessa.”
Da quando quella forchetta demente sapeva metterlo in difficoltà?
“Va bene, va bene, vengo anch’io” sbuffò Sanji, arrendendosi a quello sguardo determinato. “Datemi il tempo di prepararmi.”
“Ma certo, ci vediamo fra un ora in giardino, io vado a chiamare una persona,” li informò Ace uscendo saltellante per il corridoi. Sanji avrebbe voluto ricordargli che non c’erano altre persone oltre a lui in quel castello, ma decise di mantenere quel pensiero per sé.
“Andare a giocare fuori?”
Zoro alzò un sopracciglio indignato, i suoi servi dovevano essere completamente impazziti per chiedergli una cosa del genere.
“Avanti, una volta tanto non le farebbe male divertirsi.” 
“Ace, non hai niente di meglio da fare oggi?” chiese la bestia irritata, voleva solo essere lasciato in pace.
“Peccato, pensavo che ti sarebbe piaciuto prendere a cannonate il nostro ospite, ma fa niente,” sillabò Ace dando le spalle alla bestia, in modo da nasconde il suo sorriso.
“Stai dicendo che c’è anche lui?” domandò Zoro, cercando di nascondere il fremito nella sua voce.
“Vada a vedere lei stesso, il balcone da un ottima vista” fu l’unica cosa che disse il candelabro, ormai con la vittoria in mano. Senza farselo ripetere una seconda volta, Zoro si affacciò dal balcone e abbassando gli occhi vide proprio sotto di sé i vari oggetti incantati e la figura di Sanji che spiccava fra tutti loro.
Sentendosi osservato il cuoco si guardò intorno per poi alzare lo sguardo verso il balcone; cogliendo la bestia sul fallo.
“Ehi Sanji, che cosa guardi?” gli domandò Rufy notando la sua aria assente, non ottenendo alcuna risposta la forchetta seguì il suo sguardo e sorrise alla vista della bestia.
“Ohi Zoro! Perché non scendi giù a giocare qui con noi?”
“Tst, non se ne parla proprio!” ringhiò Zoro pronto a rientrare, fermandosi però alle parole di Sanji.
“Lascia stare, ha troppo paura di farsi sotterrare sotto la neve.”
“Cosa hai detto?!” tuonò Zoro affacciandosi di nuovo.
“Sei per caso sordo? Non stavi cercando di svignartela?” lo provocò Sanji accendendosi tranquillamente una sigaretta, Zoro strinse con forza la ringhiera, nessuno poteva dargli del codardo. Con uno slancio la bestia si lanciò dal balcone, raggiungendo con grazia la neve soffice nonostante la sua ingombranza.
“Ma sei matto? Volevi per caso ammazzarti?!” gli domandò Sanji puntandogli la sigaretta contro, quel tipo doveva avere qualche rotella fuori posto.
“Quante storie” disse Zoro scrollandosi un po’ di neve di dosso e poi ghignò. “Per caso ti eri preoccupato per me?”
Sanji a quella insinuazione si indispettì stringendo la sigaretta fra i denti. “Per quanto mi riguarda puoi rimanere seppellito sotto la neve.”
Nami sospirò, ci voleva un miracolo per fare innamorare Sanji del padrone, di questo passò sarebbero arrugginiti tutti.
Se solo quell’idiota fosse più gentile, con quel atteggiamento non sarebbe mai riuscito a conquistarlo. . .
"Allora, quando incominciamo?” chiese il piccolo Chopper, cercando di calmare gli spiriti bollenti.
“Stiamo aspettando che arrivi Ace” rispose Marco che era stato aggiunto alla mischia.
“Che ne dite di fare un pupazzo di neve?” propose Rufy cercando di scavare con le punte sulla neve. “Sarà divertente, che ne dici Padron Zoro?” Ma nessuna risposta arrivò alla forchetta che si guardò intorno alla ricerca dell’interpellato.
“Ehy non è giusto, avete incominciato senza di noi!” si lamentò Rufy con il broncio quando lo vide ingaggiare una battaglia di palle di neve contro Sanji, che nel frattempo si riparava dietro un albero.
“Adesso vi faccio vedere io,” mormorò Rufy venendo però fermato da Ace che li raggiunse.
“Lasciali perdere Rufy, verresti travolto da loro, hanno bisogno del loro spazio” gli spiegò il candelabro, trascinandolo confuso lontano da lì seguito dagli altri.
“Credi che funzionerà, Robin?” domandò Nami alla teiera lanciando una occhiata indietro.
“A piccoli passi, Nami, a piccoli passi.”
“Prendi questo, Marimo!”
“Non mi hai nemmeno scalfito, Ricciolo!”
 
 

 
 
 




Ciao a tutti ^^
Scusate per l’aggiornamento in ritardo ma purtroppo in questi giorni ho avuto molti impegni,
ma adesso eccomi qua XD
Il capitolo mi era venuto molto più lungo quindi l’ho dovuto tagliare in due parti e ho messo il punto praticamente sul più bello XD
Fatemi sapere cosa ne pensate ;)
Ciao e alla prossima! 


Sweetmartini 

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


 



 
     The Cook and the Beast
 
 
 
 

Zoro si guardò intorno circospetto, l’idiota era sicuramente nascosto dietro uno di quegli alberi, pronto a fargli un agguato.
“Allora, hai intenzione di continuare a nasconderti per sempre?”
“Invece di fare domande inutili, dovresti guardarti alle spalle.”
Zoro non ebbe neanche il tempo di girarsi, quando una raffica di palle di neve lo centrarono in testa, rischiando di congelargli il cervello.
“Ehy, non si attacca alla spalle, non è leale,” ringhiò la bestia, girandosi in direzione di Sanji che nel frattempo se la rideva sotto il naso.
“In guerra è tutto lecito,” e anche in amore, ma quella seconda parte il cuoco se la volle tenere per sé.
“Adesso ti faccio vedere io!”
Zoro iniziò a raccogliere tutta la neve che poteva trattenere fra le braccia, creando una grossa palla di neve che lanciò verso Sanji.
“Devi fare meglio di così,” lo prese in giro quest’ultimo, schivando la palla che colpì l’albero alla sue spalle,
Zoro ghignò centrando l’obiettivo. “Invece io ti consiglierei di guardare in alto.”
Sanji alzò un occhio in alto senza capire, notando troppo tardi la coltre di neve che lo seppellì completamente. Alla fine l’albero alle sue spalle si era rivelato un vero traditore. Zoro soddisfatto, vedendo dei ciuffi di capelli biondi spuntare dalla neve come delle margherite, scoppiò a ridere come non faceva da molto tempo. Il cuoco emergendo piano piano dalla neve, stava per lanciargli un insulto, ma poi si fermò a quella risata, non aveva mai visto il marimo ridere di cuore in quel modo.
Notando che l’altro non stava avendo alcuna reazione, Zoro smise di ridere e si avvicinò. “Ohi, ti serve una mano?”
Sanji scosse di no con la testa e si liberò da quella coltre di neve gelida. “Sai, dovresti ridere più spesso.”
Zoro a quell’affermazione fece una smorfia, non capendo dove l’altro volesse andare a parare.
“Il sorriso, si addice di più a quel brutto muso che ti ritrovi.”
La bestia si grattò la testa confuso. “Doveva essere una specie di complimento?” chiese poi annoiato, celando l’imbarazzo nella sua voce.
“Chi lo sa,” rispose Sanji misterioso dandogli una pacca sul braccio, Zoro sussultò leggermente, nessuno l’aveva toccato da molto tempo, tutti avevano troppo paura di una sua brutta reazione, tranne Rufy: lui era un eccezione a tutto.
“Comunque meglio andare, sta diventando freddo qui fuo-etchù.” Il cuoco non ebbe il tempo di finire la frase che starnutì, iniziando a tremare.
“Sei completamente bagnato” gli fece notare Zoro.
“E’ colpa tua, Capitan Ovvio” lo accusò Sanji, cercando di riscaldarsi le mani, non aveva voglia di farsi venire dei terribili geloni.
“E tu non avresti dovuto sfidarmi,” rispose Zoro a tono mentre lo osservava, in quel momento, con i capelli biondi scompigliati e il corpo che tremava sembrava proprio. . . “Sembri proprio un pulcino spennacchiato.”
A quelle parole Sanji gli lanciò un occhiata gelida, facendo di nuovo ridere Zoro che si tolse il mantello porgendoglielo.
“Tieni questo, ci manca solo che ti prenda un raffreddore.”
“A cosa devo questa gentilezza?” gli chiese Sanji, osservando il mantello sospettoso.
“Consideralo, un gesto di ricambio per la scorsa volta” pronunciò Zoro che dopo avergli messo il mantello sulle spalle, iniziò a camminare verso il castello. “Allora, non vieni?” domandò poi all’altro, notando come fosse rimasto indietro.
Sanji stringendosi il mantello caldo addosso, sorrise internamente. “Arrivo, stupido Marimo.”
Infondo quel tizio non era così male. . .
“Avete visto? Avete visto?” mormorò Ace da dietro le tende contento, ormai era da un bel po’ che lui e gli altri si erano ritirati nel castello.
“Sì, sì, ma ancora c’è molto da fare” disse Nami severa incrociando le braccia.
“Oh avanti non essere noiosa, abbiamo fatto un passo da giganti.” 
“Di che state parlando?” domandò la forchetta che li raggiunse bello lindo dalla cucina. 
“Di niente” si affrettò a dire Ace continuando a guardare la coppietta dalla finestra. 
“Shishishi, Padron Zoro e Sanji si piacciono molto!” All’esclamazione della forchetta, gli altri due oggetti lo guardarono sorpreso tranne Robin,
non era tipo da scomporsi facilmente lei.
“Beh hanno giocato tutta la mattina insieme, no?” spiegò ingenuamente Rufy e sorridendo si allontanò da lì.
“Da quando Rufy è diventato così sagace?” domandò Nami continuando a guardare la direzione che aveva preso la forchetta. 
“Non lo so” rispose semplicemente Ace, ancora attonito.
“E’ molto più saggio di quanto crediate” ridacchiò la teiera, lasciando gli altri due nel corridoio, come dei babbei.
Arrivati all’interno del castello, Sanji accolto da quel calore, porse il caldo mantello al suo proprietario.
“Vado a farmi una doccia calda.”
Zoro annuì. “Non perdere tempo, io nel frattempo vado a dire di preparare una zuppa.”
Non che andasse matto per le zuppe, ma gli sembrava un ottima idea per riscaldare l’altro.
“Non sono uno che perde tempo” affermò Sanji offeso, iniziando a salire le scale che lo portavano alla sua stanza. Zoro dopo averlo seguito con lo sguardo, andò dove non aveva mai messo piedi in tutta la sua vita: in cucina.
“Padron Zoro, posso prepararle qualcosa?” domandò sconvolto Satch non appena lo vide arrivare, era da una vita che non vedeva il padrone.
“Sì, potresti cucinarmi una zuppa?”
“Oh, ma certo, tutto qui?” chiese il forno stupito da quell’unica richiesta.
“Sì, nel caso te lo chiederà l’ospite se vorrà qualcos’altro” spiegò Zoro uscendo dalla cucina, lasciando spiazzato Satch. 
“Non riesco a crederci.”
“Cosa?” domandò Marco che in quel momento uscì dallo sgabuzzino.
“Padr-on Zo-ro. . .” balbettò il forno, bloccandosi con un gruppo in gola. 
“Padron Zoro?” ripete Marco, non capendo l’altro che diavolo avesse.
“Mi ha chiesto di preparare una zuppa” rivelò Satch commosso, era da tempo che non gli veniva chiesto cosa preparare.
“Oh capisco” sospirò spolverino, non capendo tutta quell’emozione. “Allora perché non inizi a cucinare? Non vorrai farlo aspettare.”
“Hai ragione” concordò il forno chiamando a sé pentole e pentolino. “Farò un pranzo coi contro-fiocchi.”
Dopo circa una ventina di minuti Sanji arrivò a tavola, dove Zoro già lo aspettava impaziente, seduto dall’altra parte di essa.
“Menomale che dovevi fare veloce.”
Il cuoco stava per replicare ma Robin parlò prima di lui. “Stia tranquillo Sanji-san, tanto il pranzo non è ancora pronto.”
Sanji a quelle parole strizzò l’occhio alla teiera. “Oh grazie, Robin-chan.”
“Vado a controllare se la zuppa è pronta,” detto questo Robin sparì in cucina, lasciando una certa tensione nell’aria. Sanji non avendo voglia di litigare inutilmente con l’altro, così guardò verso la finestra, notando il timido sole che cercava di spuntare fra le nuvole.
“Hai i capelli umidi.” Sanji non sentendo cosa avesse detto la bestia, lo guardò interrogativo.
“I capelli” spiegò paziente Zoro indicandoli con una mano, “sono umidi.”
“Oh,” soffiò solo Sanji toccandosi la cute umida, per sbrigarsi aveva strofinato velocemente i capelli con un asciugamano, lasciandoli ancora bagnati. “Cosa dovrei fare? Infilarmi la testa nel camino?” chiese ironico, toccandosi una ciocca umida.
“Non credo che sia una buona idea, il fuoco ti ruberebbe quel poco di ossigeno che ti arriva al cervello” lo provocò Zoro non riuscendo a trattenersi, era troppo divertente farlo saltare su tutte le furie.
“Tu! Razza di-“
“Eh-ehm,” li interruppe l’orologio raggiungendoli, guardando severamente Zoro, non voleva che quell’idiota mandasse tutto il lavoro a monte.
“Ecco qui la zuppa, signori.”
“Ti ringrazio Nami-san.” Sorridendo Sanji iniziò a mangiare la zuppa che gli venne servita e guardò con un occhio Zoro che si fiondò su di essa come. . . come la belva che era. Allo sguardo disgustato dell’altro Zoro si sentì un vero idiota e impacciato, sotto suggerimento di Robin, cercò di mangiare con il cucchiaio senza molto successo, combinando ancora più caos e suscitando le risate di Rufy e Chopper che vennero rimproverati dall’orologio. Sanji intenerito da quello sforzo; con un idea in mente, mise via la posata prendendo la zuppiera fra le mani. A quel gesto Zoro sorrise, intuendo i pensieri dell’altro e lo imitò iniziando a mangiare direttamente dalla scodella.
 
 
 

Salve a tutti!
Ecco qui il nuovo capitolo, dove le cose si fanno più interessanti ;)
Spero che vi sia piaciuto ^^
Alla prossima settimana,
Sweetmartini


 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


 
                                                        
 
 
                                                                      
                      
                              The Cook and the Beast
 
 
 
 


Quella mattina, diversamente dal solito, Zoro si svegliò di buon umore. Quell’accenno di sorriso sul volto non passò inosservato alla servitù,
soprattutto all’occhio vigile dei servi più fedeli.
“Certo che in un paio di giorni è cambiato molto” commentò Nami senza farsi sentire, nonostante tutto sempre di Zoro si stava parlando.
“Sanji deve fargli un ottimo effetto” bisbigliò a sua volta Ace con un tono di uno che la sa lunga. Robin ignorando le loro chiacchiere, raggiunse Zoro che si era accasciato sulla sua poltrona in soggiorno, davanti al caldo camino.
“Buongiorno Zoro-san.”
“Buongiorno” sbadigliò Zoro ancora appisolato.
“Vuole che le faccia preparare la colazione?” domandò Robin da buona domestica.
“Sì,” sbuffò quello, guardandosi poi intorno alla ricerca di una certa persona, di solito a quell’ora era già sveglio. “Dov’è la testa gialla?”
Testa gialla a chi?!”
 A quella voce, la bestia alzò gli occhi verso la porta incontrando lo sguardo irritato di Sanji, notando solo dopo il guéridon pieno di dolci, caffè, latte e quant’altro.
“E quella che roba è?” domandò Zoro indicando con le mani il carrello.
“Questo-si-chiama-cibo” rispose Sanji come se stesse parlando con un bambino di tre anni. “Non sto parlando di questo, idiota!” ringhiò Zoro alzandosi dalla poltrona, tutti i domestici sussultarono a quello scatto improvviso, tranne Sanji che tranquillamente si accese una sigaretta come se nulla fosse. “Non è colpa mia se non sai spiegarti, idiota di un Marimo.”
“Stavo cercando di dirti” riprese Zoro controllando il tono di voce, “perché stai portando tu la colazione stamattina? Abbiamo i domestici per quello.”
“Ora ti spiego” esulò Sanji invitandolo ad accomodarsi a tavola. “Stamattina mi sono alzato più presto del solito, così ho pensato di preparare la colazione, tutto qui” spiegò posando le varie prelibatezze a tavola.
Già, pensò Zoro accomodandosi, aveva dimenticato che Sanji era un cuoco, prima che arrivasse qui.
“Allora non mangi?” gli domandò il biondo, seduto anch’egli a tavola. “Non che mi importi della tua nutrizione, ma odio quando il cibo viene sprecato” continuò, iniziando ad addentare una torta di mele che aveva preparato. 
Zoro indeciso guardò i vari piatti, anche se non era un cuoco poteva benissimo dire che l’altro si era particolarmente impegnato per preparare quei dolci, solo dall’aspetto sembravano divini.
“Sbaglio o lo chef non voleva che tu mettessi piede in cucina?” domandò optando per una invitante briosce con glassa di mirtillo.
“Qualcuno è riuscito a convincerlo” rispose il cuoco facendo l’occhiolino ad Ace poco lontano da lì. Ignorando il gesto, Zoro addentò la briosce spalancando gli occhi sbalordito, come faceva una cosa così semplice ad essere così buona?  
Sanji notando la strana espressione dell’altro, lo guardò allarmato. “Tutto bene?”
Tutto bene, gli chiedeva? Zoro ingoiò in fretta il boccone rischiando quasi di soffocare, non aveva mai mangiato niente di così buono in vita sua, ma ovviamente non gliel’avrebbe fatto notare al cuoco.
“Certo” borbottò e terminando la briosce in pochi bocconi si fiondò sulle altre, Sanji a quel gesto sorrise: era ovvio che la colazione era di suo gradimento.
Non appena terminarono di mangiare Sanji si alzò da tavola iniziando a raccogliere i piatti, sotto gli occhi attenti di Zoro. “Direi che avete fatto abbastanza” gli disse il candelabro fermandolo. “Da qui in poi ci penseremo noi.”
Ed eccoci alle solite, pensò Sanji, di quel passo l’avrebbero fatto diventare uno scansa fatiche.
“Non mi crea nessun disturbo“ cercò di controbattere venendo però bloccato per un braccio da Zoro. “Non hai sentito? Lascia fare a loro.” 
“Va bene” sbottò Sanji duramente, incontrando le iridi scure dell’altro. Quei occhi che lo scrutavano era sicuro di averli già vista da qualche parte, ma non riusciva a ricordare dove. “Beh vado a cambiarmi” sillabò sentendosi improvvisamente a disagio sotto lo sguardo di Zoro che lo guardò confuso da quello strano cambiamento. Non era da Sanji distogliere lo sguardo in quel modo, che gli prendeva adesso?
“Ohi aspetta!” gridò inconsciamente prima che il cuoco uscisse dalla stanza. Sanji si fermò sull’uscio della porta, guardandolo con lo coda dell’occhio. “Cosa?”
Già, cosa gli voleva dire? Si domandò Zoro fra sé grattandosi il collo imbarazzato. “Ehm… Potresti fare la prossima volta di nuovo quelle briosce?”
Sanji chinò la testa di lato confuso da quella richiesta e poi ghignò. “Non sapevo che ti fossero piaciute così tanto.” Zoro stava per replicare ma l’altro continuò a parlare “Certo che posso rifarle, idiota.” Senza dire nient’altro il cuoco sparì dal soggiorno, facendo sospirare la bestia che si accosciò sulla poltrona con espressione corrucciata.
Bene ora si sentiva un vero imbecille. . .
Ace intuendo i pensieri del padrone gli si avvicinò con un sorriso rilassato sul volto. “Tutto bene, padrone?”
Zoro per risposta ringhiò lanciando uno sguardo al candelabro che gli intimava di sloggiare.
“Cosa vuoi, Ace?” domandò poi stanco, conoscendolo niente di buono passava per quella zucca.
“E’ stato un gesto gentile da parte sua preparare la colazione.” Ace ghignò vedendo l’espressione di Zoro mutare da corrucciata a confusa.
“E quindi?”
“E quindi pensavo che so magari” il candelabro tentennò leggermente, “potresti fargli un. . . regalo?”
Zoro strabuzzò gli occhi, doveva essere completamente impazzito da chiedergli una cosa del genere, da quando era diventato un romantico principe delle favole? “Ti sembro per caso uno che si mette a regalare cioccolatini e mazzi di fiori?”
“Su si calmi, c’è qualcosa che farà al caso vostro,” disse Ace con un espressione furba, un piano ben preciso aveva in mente.
“Dove mi stai portando?”
Dopo che si era ritirato nella sua stanza a riposare ed a togliersi strani pensieri dalla mente, Nami lo raggiunse riferendogli che Padron Zoro voleva fargli vedere una cosa. Sospettoso Sanji gli porse quella domanda, non capendo cosa diavola passasse per la mente dell’altro.
“Adesso vedrai” rispose Zoro, leggermente teso lo condusse davanti ad un enorme porta che Sanji non aveva mai visto prima di allora.
“Ora chiudi gli occhi.”
Sanji alzò un sopracciglio guardandolo con un espressione sospettosa. “Perché dovrei?” chiese cinico, adesso la situazione non lo convinceva per nulla. Zoro sbuffò a quell’atteggiamento diffidente, ormai pensava di aver guadagnato la sua fiducia. 
“Fa’ come ti pare” sospirò leggermente deluso, non avendo voglia di discutere in quel momento.
“D’accordo” acconsentì Sanji, notando il tono amaro della sua voce. “Ma guai a te se è uno scherzo” continuò chiudendo gli occhi, lasciando che l’altro lo guidasse. Con un sorriso nel volto Zoro aprì la porta guidando Sanji compiaciuto all’interno dalla stanza.
“Quindi posso aprirli adesso?” domandò Sanji stanco di aspettare.
“No, aspetta un attimo” lo fermò Zoro che iniziò ad aprire le lunghe tende, illuminando l’enorme stanza che da anni era rimasta chiusa.
“Adesso, puoi aprirli.”
Ubbidendo Sanji aprì lentamente gli occhi rimanendo a bocca aperta non appena vide scaffali pieni di libri che tappezzavano completamente la stanza.
“Incredibile” soffiò Sanji senza parole, facendo ghignare Zoro che si beò della sua espressione sorpresa. “Mai visto niente del genere, vero?”
Sanji scostò con la testa. “Ci vorranno un centinaio di vite per leggerli tutti.”
“Avrei tutti il tempo che vuoi, sono tutti tuoi,” esulò Zoro sorprendendolo un'altra volta. “Miei?” chiese Sanji incerto di aver sentito bene.
“Io non me ne faccio niente,” spiegò Zoro risoluto. “Ma se non li vuoi possiamo usarli per il fuoco.”
“Che cosa? Non dire scemenze!” esclamò Sanji parandosi davanti all’altro. “Sei sicuro che sono tutti miei?” domandò di nuovo ancora incredulo.
“Sì, tutti tuoi” affermò Zoro un'altra volta leggermente a disagio. Sanji non riusciva a crederci, nessuno prima di allora gli aveva fatto un regalo del genere e soprattutto non si sarebbe mai aspettato un gesto simile da parte di quello scorbutico. Ogni giorno che passava in quel castello rimaneva sempre più stupito. Quando aveva deciso di prendere il posto di Usopp non si sarebbe mai aspettato quel trattamento gentile da parte dell’altro, lite iniziali escluse. Zoro stesso si era rivelato diverso da ciò che appariva, non era l’essere insensibile e violento che faceva trapelare a primo sguardo, no, era molto di più di quello e in un certo senso si sentiva in colpa per averlo giudicato a primo sguardo.
“Grazie, stupido Marimo.”
Al sorriso sincero di Sanji, Zoro sorrise a sua volta, sentendo una strana sensazione in petto che non aveva provato mai prima.
“Di niente, stupido cuoco.”
“Visto avevo ragione, ho avuto un ottima idea” affermò Ace appagato, osservando insieme a Robin e agli altri la scena che si svolgeva davanti ai loro occhi.
“In effetti sì, te ne devo dare atto” sospirò Nami, perché lei non ci aveva pensato prima?
“Non capisco, di cosa state parlando?” chiese confuso Chopper, guardando poi Rufy che nonostante sorridesse come al solito, era sicuro che non ci aveva capito niente neanche lui.
“E’ meglio andare abbiamo una stanza da ballo da pulire” disse le teiera spingendo la tazzina e la forchetta lontano da lì.
“Sì, che bello una festa!” saltò su la Rufy che non vedeva loro di scatenarsi.
“Sala da ballo? Festa?” domandò Ace non sapendo di cosa stessero parlando.
“Ne abbiamo parlato nell'ultima riunione mentre tu ti eri addormentato. Stiamo organizzando una serata più speciale” lo illuminò Nami, fermando appena in tempo Rufy che voleva entrare in biblioteca insieme a Chopper.
“Capisco, allora vado a raggiungere il capo delle pulizie” esultò il candelabro, felice di quella notizia. Ormai la rosa stava per appassire, non c’era più tempo da perdere!
 

 
 
 
*si fa piccina piccina*
Ciao a tutti ^^
scusate per il bel po’ di ritardo, ma purtroppo non ho potuto aggiornare per cause di forza maggiore
che non vi sto qui a spiegare…
Penso che dalla settimana prossima riprenderò ad aggiornare normalmente, salvo altri imprevisti.
Beh spero che il capitolo vi sia piaciuto e fatemi sapere cose ne pensate :)
Alla prossima! ^^

Sweetmartini
 

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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***




The Cook and the Beast




“Che stai leggendo?”
Da quando Zoro aveva donato la biblioteca a Sanji, il biondo non faceva altro che stare la maggior parte del tempo chiuso fra quella quattro mura con il naso immerso fra quelle pagine ingiallite dal tempo.  Non che il padrone di casa fosse infelice che l’altro avesse trovato un nuovo passatempo ma la cosa stava iniziando ad irritarlo un po’, si sentiva. . . trascurato.
Zoro non ottenendo l’attenzione si schiarì la gola per rifare la domanda, ma si fermò quando Sanji riemerse dal libro con uno sguardo scocciato.
“Si?”
Zoro si sentì le mani prudere e lo guardò stralunato, lo stava prendendo in giro?  Pensò mentre si avvinava al cuoco che era seduto comodamente sul divano davanti al camino.
“Ti avevo fatto una domanda.”  Lo guardò severamente, odiava essere ignorato, soprattutto da quello stupido cuoco che gli sorrise sbilenco.
“Oh scusami, non mi ero accorto che fossi arrivato,” disse con un tono che Zoro aveva imparato ad interpretare come ironico e canzonatorio. Senza tanti complimenti la bestia spostò sgarbatamente le gambe lunghe di Sanji distese sul divano prendendovi posto rudemente.
“Ehy potevi essere più delicato,” mormorò Sanji che non aveva gradito essere spodestato in quel modo, “sei proprio un buzzurro.”
“Oh scusami,” esulò Zoro con lo stesso tono che il cuoco aveva usato prima, “non mi ero accorto che fossi così fragile, la prossima volta sarò più gentile."
Sanji a quelle parole borbottò qualcosa che Zoro non riuscì ad interpretare, sicuramente doveva essere qualche insulto.
“Quindi cosa stavi leggendo?” ridomandò. Sanji lo guardò inquisitorio cercando di capire se l’’altro stesse scherzando, prima d’allora Zoro non si era mai interessamento a qualsiasi tomo di quella biblioteca. Senza rispondere passò il libro alla bestia che tentennando lo prese fra le mani leggendo la copertina.
“One Piece” lesse ad alta voce Zoro, sfogliando casualmente alcune pagine, cercando di catturarne il contenuto.
“Parla di un giovane pirata che parte all’avventura, alla ricerca di un leggendario tesoro”  gli sintetizzò Sanji.
“Sembra pesante” mormorò Zoro guardando quanto fosse grosso il libro, lui ci avrebbe messo minimo un secolo a leggerlo, senza contare le pause pisolino.
“No anzi,” rispose il cuoco con voce entusiasta. “E’ molto divertente, adesso sono arrivato al reclutamento del terzo compagno.”
Sanji ridacchiò poi fra sé, quel personaggio con le sue bugie gli ricordava un certo amico di sua conoscenza.
Zoro all’entusiasmo dell’altro gli passò il libro facendo un piccolo sorriso. “Visto che sembra interessante, lo leggeresti anche per me?”
Il cuoco sbatté le palpebre sorpreso da quella richiesta. “Vuoi che legga per te?” chiese sedendosi compostamente, ok ora sicuramente c’era qualcosa che non andava. Zoro impercettibilmente annuì e imbarazzato stava per allontanarsi ma Sanji dopo un attimo di turbamento lo fermò per un braccio ridacchiando.
“Ok, ma non riprendo dall’inizio!” esclamò il cuoco, sorridendo genuinamente si appoggiò sulla spalla della bestia e iniziò a leggere da dove si era fermato. Zoro si rilassò a sua volta e senza accorgersene chiuse gli occhi facendosi cullare dalla voce di Sanji che gli narrava di posti esotici e di terre lontane. E fu in quel momento che si rese conto che non avrebbe mai potuto fare a meno di quella voce, di quella persona. Se Sanji non fosse stato così assorto nella lettura si sarebbe accorto dallo sguardo caldo e del sorriso morbido che gli stava rivolgendo il padrone di casa.
Già. . . Non avrebbe mai potuto fare a meno del suo cuoco.
A quel pensiero il cuore di Zoro perse un battito e gli occhi gli si spalancarono come due biglie, da quando aveva iniziato a lasciarsi andare in quel modo? Da quando sorrideva come un idiota a quella testa gialla? E perché la mano stava iniziando a sudargli nel tentavo di allentare il collo della maglietta, troppo stretta in quel momento?
“Inutile negarlo ti sei innamo-“
Non volendo far finire la frase a quella vocina sadica nella sua testa, Zoro si alzò di colpo dal divano prendendo di sprovvista Sanji che cadde sul cuscino come un sacco di patate. “Si può sapere che ti prende?!” chiese aspro quello che lo guardò prima sorpreso dopodiché arrabbiato.
“Mi sono ricordato di una cosa,” rispose Zoro evasivo, dandogli le spalle per paura di far trapelare qualcosa dal suo sguardo.
“Sbaglio o uno spadaccino non dà mai le spalle?” gli arrivò in sussurrò la stessa vocina di prima.
Sta zitto!” rispose Zoro che a quel punto si rese conto che stava per diventare veramente pazzo.
“Ci vediamo!” affermò di fretta uscendo dalla stanza, non prima di aver preso tra i piedi un pouf e aver dato una imprecazione.
Sanji, rimasto solo, guardò la porta chiusa strabuzzando gli occhi. Ho fatto qualcosa che non va?  Si chiese turbato dal strano
comportamento di Zoro, era come se fosse appena scappato da lui. . . Ma non è da Zoro scappare, giusto? E per cosa poi?
Sospirando il cuoco chiuse il libro e lo posò sul tavolo accanto, preso ormai da altri pensieri che includevano un certo bestione dal temperamento bipolare. Un attimo prima stava rilassato accanto a lui e un attimo dopo corre via come una scheggia, senza ragione.
Non gli era sembrato arrabbiato, quindi cosa lo aveva fatto andare via in quel modo? Non sapendo che risposta darsi, Sanji scosse la testa sconsolato.
Inutile tanto non avrebbe mai compreso quel Marimo. . .
Appena credeva di aver capito cosa gli passasse per quella zucca, ecco che quello gli rimescolava le carte in tavola mettendogli ancora più confusione in testa. A quel pensiero il cuore gli si strinse leggermente.
“Chi se ne frega di cosa gli passa per il cervello!” esclamò ad alta voce ignorando che qualcuno avrebbe potuto sentirlo.
“Tanto non mi interessa niente di lui” continuò avvicinando le ginocchia al petto, rannicchiandosi inconsciamente. 
“Niente di niente.” Peccato che anche se continuava a dirsi così qualcosa che gli bruciava in petto gli diceva esattamente il contrario.
Ok, forse non è proprio così, ammise un po’ a sé stesso accedendo una sigaretta, si era ripromesso di non fumare in biblioteca ma quella era una situazione di massima emergenza! E poi la sigaretta lo avrebbe aiutato a riflettere meglio su cosa fosse successo fra lui e Zor- STOP! Fra me e Zoro non è successo niente! E’ Zoro quello strano! Si disse alzandosi di colpo dal divano come aveva fatto esattamente prima Zoro, a quella realizzazione il suo cuore iniziò a battergli più veloce.
“Merda. . .”  Cosa diavolo mi sta succedendo?
Con la sigaretta in bocca, Sanji si avvicinò alla finestra appoggiando la fronte sul vetro freddo, nella speranza che lo avesse aiutato a calmarsi, non era da lui agitarsi in quel modo.
“Sanji-san, tutto bene?” La teiera entrò calma in biblioteca, rompendo il silenzio che si era venuto a creare. Staccandosi dalla finestra Sanji si voltò stanco verso Robin che ora stava ai suoi piedi, guardandolo preoccupata.
“Tranquilla, ho solo un po’ di mal di testa” disse Sanji con voce ferma cercando di giustificare la sua precedente azione, infondo non era lontano della verità, in quel minuto si sentiva la mente in frantumi.
“Lo vedo” affermò Robin servendogli nel mentre una tazza di tè nero, il suo preferito. “Vuoi parlarne?”
Sanji la guardò esausto, cercando di farle capire che non era esattamente dell’umore giusto per parlare ma Robin non si mosse, osservandolo con i suoi occhi imperscrutabili.
“Ok” sospirò sconfitto. “Ma non so esattamente cosa dirti.”
“Perché non cominciamo dall’inizio?”
Nami non appena varcò le porte della stanza sorrise soddisfatta osservando la grande sala da ballo con occhi luccicanti. Che dire Marco insieme agli altri aveva fatto un ottimo lavoro.
“Allora soddisfatta?” gli domandò il candelabro affiancandola. “Tutto perfetto,” affermò l’orologio, guardando poi di traverso il collega.
“Non grazie a te però,” lo beccò, ricordando di come lo spolverino si fosse lamentato del candelabro che più che aiutare aveva fatto più casini interrompendo di continuo il suo lavoro.
Ace sorrise malizioso. “Sai, dovresti provare a rilassarti,” l’ammonì lanciando un occhiata significativa a Rufy che poco lontano giocava a rincorrersi con Chopper. “Come fa lui.” Seguendo lo sguardo del candelabro, Nami strizzò gli occhi furiosa.
“Ehy voi due, smettetela! Così lascerete gli aloni sul pavimento!” esclamò l'orologio raggiungendo i due oggetti animati che non appena la avvistarono scapparono dalla sala terrorizzati con lei alle calcagna. Ace ghignò soddisfatto fra sé.
Anche questa volta ramanzina evitata!
“Dovresti parlarne con Padron Zoro.”
Sanji aggrottò la fronte a quelle parole, aveva perso un ora a raccontare tutto il suo turbamento (?) alla teiera e l’unico consiglio che quella le dava era questo?
“So che può sembrarti stupido, ma sono sicura che una bella chiacchierata risolverà tutti i vostri problemi.”
E i nostri. Pensò pure Robin, sorridendo però affabile verso il cuoco che non la guardava convinto.
“Ne sei sicura?”
Non era da Sanji dubitare di un consiglio di una del gentil sesso, ma quella non gli sembrava esattamente una grande idea. Non era da lui aprirsi in quel modo, era già tanto che avesse raccontato tutto a Robin.
“Si fidi di me, Sanji-san. Andrà tutto bene” esulò la teiera dicendo poi maliziosamente, “magari parlarne durante la festa di stasera
sarebbe perfetto.”
Sanji inarcò un sopracciglio confuso. “Quale festa?!”

 

 
 
 






Ciao a tutti! Innanzitutto mi dispiace di essere sparita come Sanji and co ma purtroppo fra i vari impegni
non ho avuto tempo per le ff e in più questo capitolo è stato molto più indigesto rispetto ad altri. . .
Non posso promettervi che aggiornerò presto (anche perché per ora non ho una rete fissa)
ma vi assicurò che questa storia non rimarrà incompleta.
Ce la metterò tutta nel non perdere più tutto questo tempo!
 
Adesso vi lasciò con una piccola anticipazione ^^
 

“Be che c’è?” domandò l’armadio porgendogli ancora la camicia. “Non la trovi super?!”
“No per nulla,” rispose Sanji mettendola di lato, di certo per una serata speciale non si sarebbe messo dei vestiti che forse a malapena avrebbe indossato in spiaggia.
 
Alla prossima! :)


Sweetmartini
 


 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo Undici ***


                                       

                                                        
                                                      

             
 
The Cook and the Beast



“Pronto per la super-mega festa?”
Sanji inarcò un sopracciglio mentre Franky gli passava una camicia rossa con stampato delle palme verde acido, e no il verde non gli ricordava assolutamente di Zoro.
“Be che c’è?” domandò l’armadio porgendogli ancora la camicia entusiasta, “non la trovi super per una serata speciale?!”
“No per nulla” rispose Sanji mettendola di lato, di certo per una serata speciale non si sarebbe messo dei vestiti che forse a malapena avrebbe indossato in spiaggia. Aspetta un attimo. . .
“Serata speciale, per cosa?” domandò Sanji mentre iniziava a scartare i vestiti da indossare.
Franky a quella domanda si bloccò guardando seriamente Sanji che sotto lo sguardo del grosso armadio -in vero senso letterario- si sentì leggermente scomodo. Franky stava per aprire bocca quando in mente gli giunse la voce di Robin che l’ammoniva di tenere la bocca chiusa, con un sorriso non poco inquietante.
“Allora?” chiese Sanji, vedendo l’altro boccheggiare alla ricerca d’aria.
“Allora vestiti altrimenti arrivi in ritardo per niente super!” sbottò l’armadio deglutendo, non voleva di certo dire qualcosa di cui poi si sarebbe pentito.
Sanji per niente convinto scrollo la spalle iniziando a indossare gli abiti che aveva scelto, in quel castello erano tutti matti!
“Non se ne parla!”
Ace roteò gli occhi all’ennesimo rifiuto, era da ore che cercava di convincere il suo padrone ad indossare qualcosa di più appropriato per
quella sera senza ottenere successo. Quella maglietta consumata non era di certo adatta ad una cena elegante.
“Ma è una serata speciale, non puoi indossare quegli stracci!”
Zoro sbuffò indispettito, non si sarebbe messo in ridicolo per il divertimento dei suoi servi e neanche per quel cuoco da strapazzo.
“Allora siete pronti?” domandò Nami, entrando entusiasta nella stanza. “A quanto pare no,” sbuffò notando ancora le condizioni del padrone.
“Non vuole indossare i vestiti” spiegò il candelabro scocciato della cocciutaggine dell’altro che quando voleva sapeva essere più testardo di un mulo.
“Sono ridicoli!” ringhiò la bestia lanciando un occhiata disgustata agli abiti, confermando appunto la sua tesi.
“Ma a Sanji piacciono molto” spiegò Nami cercando di convincerlo in quel modo, tanto non era nemmeno una bugia. Spesso e volentieri vedeva il biondo camminare in giacca e cravatta.
“Insomma vuoi o non vuoi fare colpo stasera?”
Stavolta fu il turno di Zoro di roteare gli occhi. “Come se fossero un paio di vestiti a fare la differenza,” sprezzò amaramente, com’era quel detto?  L’abito non fa il monaco?
“Sì, ma almeno apprezzerà lo sforzo” disse dolcemente l’orologio. “Perché tu lo ami giusto?” chiese poi senza veli.  Zoro a quella domanda quasi si strozzò con la sua stessa saliva, grattandosi la testa imbarazzato.
“Beh io, ecco. . . io.”
“Ok, ok.” Nami bloccò ogni ulteriore parola senza senso con le braccia alzate, impietosita dall’imbarazzo del suo padrone, chi diceva che era
senza cuore? “Non è a noi che devi dire questa. . .” L’orologio roteò le mani alla ricerca della giusta parola “. . . cosa.”
Zoro sospirò ringraziandola silenziosamente, era già difficile ammettere a sé stesso che provava dei- beh dei sentimenti per il cuoco ma addirittura ammetterlo ad alta voce? No, non se ne parlava proprio.
Con una smorfia acciuffò la camicia scura che gli porse Ace ghignante, passando poi alla giacca e al- aspetta era un fazzoletto da collo quello?!
“Questa me la pagherete cara!”
Quella era proprio una bella serata notò Sanji dando un occhiata alla finestra mentre proseguiva per i corridoi che lo avrebbero condotto alle scale.
Aggiustando un ciuffo biondo ribelle sorrise al suo riflesso che era a dir poco perfetto, modestia a parte. Indossava una splendida camicia bianca accompagnata da una fascia in vita ricamata, una giacca blu con ricami d’argento da cui spuntavano le maniche a sbuffo della camicia, dei pantaloni della stessa tonalità di blu e per finire un fazzoletto bianco in pizzo che gli dava ancora di più quell’aria da principe che aveva sempre sognato. Ne ora ne mai si sarebbe mai potuto permettere qualcosa del genere, neanche con tutti gli stipendi che aveva guadagnato da quando era un ragazzino. In un certo senso Zoro aveva permesso anche questo.
Una volta giunto in fondo alle scale Sanji alzò lo sguardo intravedendo Zoro che decise di raggiungerlo a passi lenti. Anch’egli era vestito con un abito simile al suo ma tutto nero che rendeva i suoi occhi scuri ancora più magnetici.
Zoro si schiarì la gola leggermente a disagio in quelle vesti, neanche ai vecchi tempi aveva indossato abiti del genere, non gli erano mai piaciute quelle inutili pomposità. Non poteva negare però che Sanji era a dir poco splendido con quel abito, neanche i nobili che aveva frequentato in passato (e che ora si erano dimenticato di lui) potevano competergli.
“Allora andiamo?” gli domandò Sanji alzando un sopracciglio divertito dall’espressione da pesce lesso dell’altro.
Corrucciando la fronte Zoro annuì e insieme scesero le scale dove Brook li accolse  inchinandosi leggermente. Come un bravo maggiordomo li
condusse nella sala da pranzo dove c’era un tavola imbandita più elegante del solito.
“Cose di lusso questa sera,” fischiò Sanji cercando di rompere l’ara un po’ tesa che avvertiva sulle spalle di Zoro che si accomodò rigido a tavola.
“Non ti piace?” gli chiese un po’ preoccupato Chopper accompagnato da altri sguardi ansiosi. Sanji scosse la testa sorridendo, lanciando poi uno sguardo a Zoro che a sua volta lo guardava con la coda dell’occhio.
“No, è perfetto.”
A quelle parole gli altri sospirarono di sollievo e Zoro a sua volta si lasciò sfuggire un sorriso che non passò inosservato all’occhio attento di Sanji, rimanendone compiaciuto.
La cena proseguì perfetta fin che Brook non raggiunse Sanji alle spalle con una musica smielata dritto all’orecchio. “Brook!” saltò su Sanji lanciandogli un occhiataccia che fece ridere il portabiti.
“Yohohoh che ne dite di un bel walzer miei signori?”
Sanji e Zoro a quella proposta lo guardarono come se avesse perso completamente la testa, il che poteva essere assolutamente vero.
“Sì,andiamo a ballare!” gridò Rufy spuntando come sempre all’improvviso da chissà dove, ottenendo nonostante tutto come sempre l’appoggio dei suoi compagni.
“Ecco bravi, smammate” esulò Zoro incrociando le braccia al petto in un posa da perfetto rifiuto, col cavolo che si sarebbe fatto trascinare, neanche gli occhi da cucciolo di Chopper l’avrebbero convinto.
“Oh dai avanti!” insistette Rufy tirandolo per i pantaloni. “Così non è divertente!” Si lamentò quello per niente scoraggiato da quell’aria burbero.
“Lascia perdere Rufy”  gli giunse la voce Sanji dall’altra parte del tavolo. “Molto probabilmente il gorilla non saprà ballare” aggiunse quello con un sorrisetto di chi la sapeva lunga, ovviamente Zoro non poteva rimanere in silenzio.
“Gorilla a chi, papera?!”
“Hai sentito bene, zuccone!”
“Ti faccio notare che vivo in un castello, le feste qui erano all’ordine del giorno!” Anche se a dire la verità quei stupidi balli lo annoiava da morire, di certo non gli mancavano.
Sanji lo guardò dall’alto in basso per niente convinto, irritando Zoro ancora di più, solo perché adesso aveva questo aspetto non significava che aveva le movenze di una scimmia! Adesso gli avrebbe dato un bella lezione, pensò Zoro con un ghigno.
“Alzati.”
L’espressione del cuoco cambiò da provocatoria a confusa, compiacendo Zoro che raggiungendolo al suo posto lo prese per un braccio senza tanti complimenti.
“Ehy mollami! So camminare anche da solo!” esclamò Sanji per niente entusiasta da quel trattamento, venendo così trascinato fuori dalla stanza.
Inutile rimaneva sempre il solito rude quello lì.
“Sei troppo lento” lo riprese Zoro mollando però la presa intorno al braccio per afferrargli leggermente una mano. Alla dolcezza di quel gesto Sanji alzò gli occhi verso quelli di Zoro che però continuavano a puntare dritto davanti a sé, seguendo lo sguardo Sanji rimase di nuovo a bocca aperta da ciò che vide come quando aveva visto per la prima volta la biblioteca.
“Ma è stupenda” riuscì a dire guardando l’enorme sala da ballo che era illuminata da della candele e da uno splendido lampadario appeso al tetto, dove dei piccoli angioletti li osservavano dall’alto sorridenti.
Anche Zoro rimase stupito, quella stanza era rimasta chiusa per anni, come minimo si aspettava un po’ di polvere ma a quanto pare i suoi servi – no-  i suoi amici avevano fatto un ottimo lavoro.
“Quindi?” lo richiamò Sanji, puntando una scarpa stringata sul pavimento lucido. Riprendendo il fiato Zoro alzò un braccio verso la stanza come se quello spiegasse tutto.
“No, marimo, devi dirmelo chiaro e tondo” lo punzecchiò Sanji che ormai aveva capito le intenzioni di Zoro ma decise lo stesso di fare il finto ingenuo. Imbarazzato Zoro guardò dall’altra parte della stanza e riprendendosi la sua “solita” calma portò lo sguardo sul cuoco che era ancora in attesa.
“Quindi adesso ti faccio vedere io chi ha le movenze di una scimmia.”
Sanji alzò un sopracciglio confuso non aspettandosi esattamente quella parole fin che non sentì la mano grande mano di Zoro su fianco avvicinandolo verso di sé.
“Ehy no, aspetta!” obiettò Sanji cercando di liberarsi da quella presa senza molto successo. “Chi dice che debba fare io la donna?”
Zoro lo guardò annoiato come se la risposta fosse ovvia. “Mi sembra logico, io sono il più alto.”
“E questo cosa c’entra-“ voleva dire Sanji venendo però interrotto dalla musica del violino di Brook e dalla voce di Robin che iniziò a cantare una dolce canzone.
“Non finisce qui” mormorò irritato Sanji, non volendo interrompere la teiera. Arrendendosi mise una mano sulla spalle di Zoro e silenziosamente si lasciò condurre per la pista dimenticandosi di tutto il resto.
 
 
 
É una storia, sai,
Vera più che mai,
Solo amici e poi uno dice un noi, tutto cambia già.
 
 

 
Era strano, si disse Sanji trovandosi fra quelle grandi e calde braccia, era quasi confortevole. . .
Nel momento in cui Zoro aveva iniziato i primi passi quella loro sfida era cambiata in qualcos’altro, non era più un semplice gesto di rivalsa o una stupida scaramuccia, no, c’era qualcosa di più.
 
 
É una realtà che spaventa un po’,
una poesia piena di perché e di verità!
 
 
Non si sentiva in pace come adesso da tanto, troppo tempo e tutto questo lo doveva a quella testa calda fra le sue braccia.
Quel pensiero lo fece quasi terrorizzare, troppa la paura che tra momento all’altro tutto gli sfuggisse via, ma quando Sanji alzò lo sguardo verso di lui non riuscì a fare almeno di perdersi in quelle pozze azzurre, lasciando le paure alle spalle.

 
Ti sorprenderà come il sole ad est,
quando sale su e spalanca il blu dell'immensità!
 
 
In quel momento Zoro gli lanciò un sorriso che mai Sanji gli aveva visto fare prima. La cosa gli fece perdere un battito e all’aumento della velocità dei passi quasi non inciampò sui suoi piedi. Era assurdo, nessuno gli aveva mai fatto provare quelle sensazioni, mai come in quel momento si era sentito così completo.
 
 
Stessa melodia, nuova armonia,
semplice magia che ti cambierà, ti riscalderà!

 
 
 
Il sorriso di Zoro non poté far altro che aumentare nel momento in cui Sanji poggiò il capo nel suo petto e in un attimo si sentì quasi di nuovo umano, come se a posto di quelle orrende zampe ci fossero le sue mani a stringerlo a sé, poteva sentire il calore dell’altro che lo avvolgeva in una morsa sicura.

 
Quando sembra che
Non succeda più,
Ti riporta via, come la marea, la felicità!
 

Appoggiarsi sulla forma sicura di Zoro gli era venuto naturale, come lasciarsi cullare dalle onde del mare e solo ora aveva capito il perché, quasi non si diede dello stupido per non averlo capito prima. Spesso si professava come il maestro dell’amore ma era chiaro che in passato dell’amore non ne aveva mai capito nulla, adesso però non sarebbe stato più cieco.
                       
                                                                                                    

                                                                           Ti riporta via, come la marea, la felicità!
 
 
Solo quando le luci si abbassarono i due si accorsero che la canzone era terminata, lasciando quella sensazione agrodolce nell’aria. Le porte delle vetrate alle loro spalle si aprirono naturalmente e senza dire una parola i due si lasciarono condurre fuori in quella splendida notte stellata.














Ciao a tutti! Mi dispiace per il ritardo, mi ero ripromessa di aggiornare prima ma purtroppo c'era sempre un intoppo :/ 
Finalmente con questo capitolo si entra nella fase finale... L'ho fatti troppo zuccheroso vero? XD Fatemi sapere cose ne pensate ^^ 
Grazie e alla prossima!
Sweetmartini



ps: vi lascio con i completi di Zoro 
http://www.ottavionuccio.com/it/completo/ongala-1282.html
e Sanji XD http://www.ottavionuccio.com/it/completo/ongala-1301.html
 

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodici ***


 
The cook and the Beast
 
 
 
Non appena raggiunsero in cortile, con calma, Sanji si accese un sigaretta raggiungendo Zoro su una banchina di marmo. Rimasero li tranquilli, in attesa che uno dei due rompesse il silenzio che si venne a creare. Finita la sigaretta la spense sotto i suoi piedi per poi voltarsi verso Zoro che era con la testa alta a fissare il cielo, alla ricerca di qualcosa che Sanji non sapeva.
“Sei felice qui?”
Sanji si sentì preso di sprovvista a quella domanda. “Non è male” rispose con falsa non chalance. “Il letto è comodo, il cibo può andare e ormai mi sono abituato a quelle orribile statue che ti tengono di continuo d’occhio.” Zoro scostò la testa e iniziò a ridacchiare seguito dal biondo, ad entrambi piaceva la risata dell’altro.
“Però. . .” si fermò Sanji sospirando e guardando malinconico verso la foresta poco distante.
“Però?” lo incitò Zoro che notando il cambio d’umore si fece serio.
“Se sapessi come sta Usopp non sarebbe male. Lui è un tipo che si caccia spesso nei guai”concluse Sanji con un sorriso amaro in bocca al ricordo dell’amico.
“Oh, già” Zoro si era completamente dimenticato di quel tizio strano dal naso lungo. Era stato stupido, anche un bel po’ egoista, a pensare che Sanji non avesse nessuno che lo aspettasse ora che era qui insieme a lui. Gentilmente, per quanto poteva esserlo, Zoro prese la mano di Sanji intimandolo ad alzarsi.
“Vieni con me.”
Senza fare domande, Sanji annuì abituato ormai ai comportamenti strani dell’altro e lo seguì silenziosamente all’interno del castello. Capendo dove stessero andando Sanji aggrottò la fronte e rallentò i passi. 
“L’ultima volta che sono venuto qui stavi quasi per uccidermi” disse rimanendo un poco indietro. Grugnendo Zoro, non volendo ricordare quella notte, aprì una porta. “L’ultima volta ti avevo vietato di venir qui se non mi sbaglio” lo canzonò entrando all’interno della propria stanza che non era cambiata molto dall’ultima volta che Sanji vi mise piede.
Senza commentare Sanji roteò gli occhi e seguì Zoro nella terrazza passando davanti la rosa che aveva perso un po’ di petali da quando l’aveva vista.
“Aspetta qui” gli disse la bestia allontanandosi, Sanji borbottò un “dove vuoi che vada”. Dopo un po’ Zoro con una strana espressione nel viso tornò con un oggetto fra le mani e glielo porse con delicatezza.
“Uno specchio? Carino, ma cosa dovrei farci?” domandò Sanji ironico specchiandosi.
“Questo specchio mostra qualsiasi cosa tu voglia vedere” gli disse Zoro annoiato facendogli cenno di provare. Sanji lo guardò scetticamente per poi sospirare sconfitto. Tanto ormai ne aveva viste di cose strane da quando era lì, cosa vuoi che sia uno specchio magico.
“Desidero vedere il mio amico Usopp.”
Lo specchio iniziò ad illuminarsi -sorprendendo Sanji che quasi lo fece cadere dalle mani- rivelando la figura di un ragazzo che tossiva e che si reggeva a malapena in piedi fra le raffiche di vento che gli impedivano di camminare.
“No. . .” sussurrò Sanji sfiorando la superficie dello specchio, non credendo ai suoi occhi. “Quello-quello stupido!” esclamò poi preso da un momento di ira verso l’amico ma soprattutto verso sé stesso. Usopp aveva bisogno di aiuto e lui invece era li a bere tè e mangiare pasticcini, doveva fare qualcosa.
“Che succede?” domando Zoro confuso e preoccupato allo sfogo dell’altro.
“Usopp è malato, ha bisogno del mio aiuto” rivelò Sanji guardando per la prima volta con occhi imploranti l’altro che ne rimase colpito. Zoro si allontanò da lui come se fosse stato appena scottato, gli diede le spalle e con amarezza accarezzò la teca che proteggeva la sua rosa, prossima ad appassire.
“Allora vai.”
Sanji strizzò gli occhi incredulo credendo di aver udito male.
“Come?”
“Ho detto che puoi andare” ripeté Zoro facendosi coraggio nel dire quelle parole, anche se gli si spezzava il cuore. “Sei libero.”
Sanji rimase un attimo in silenzio sul posto per poi avvicinarsi a Zoro accarezzandogli dolcemente la spalla.
“Grazie” gli sussurrò riconoscente, porgendogli lo specchio.
“No, tienilo tu” mormorò Zoro poggiando la mano sopra quella più piccola dell’altro. “Così ti ricorderai di me.”
Sanji annuì e si allontanò lentamente prima che ci ripensasse. All’uscio della porta però si fermò e si voltò per un ultima volta verso Zoro che lo guardava andare via con un espressione rigida ma con occhi pieni di tristezza che non riusciva a nascondere.
“Tornerò a trovarti” disse Sanji con un sorriso confortante. “Senza di me qui ti annoieresti a morte e poi devo finire di leggere un libro e far altre cose.”
Zoro annuì cercando di sorridere e mascherare il suo dolore, ma più che un sorriso gli venne una smorfia triste. “Meglio che vai, Ricciolo.”
Sanji sbuffò a quel orribile soprannome a cui in realtà era molto affezionato, anche se non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura. Con un ultimo sincero sorriso per l’altro alzò una mano in segno di saluto.
“A presto, Zoro.”
Perché quel -a presto- sembrava più un addio?
Nami non appena vide Sanji uscire dalla stanza, con un sorriso a trentadue denti entrò nella camera del padrone, senza accorgesi di essere seguita.
“Direi che tutto è andato a meraviglia” disse al padrone che però gli deva le spalle guardando la finestra.
“L’ho lasciato andare.”
L’orologio sentì gli ingranaggi che gli giravano sul petto fermarsi. Non era possibile. “Cosa?! Ma sei impazzito?” domandò incredulo avvinandosi ai piedi dell’altro che lo guardava cupamente con la coda dell’occhio. “Ma perché?” domandò in fine con voce spezzata.
“Perché. . .  ne sono innamorato.”
A quelle parole rivelate per la prima volta ad alta voce, Nami fermò qualsiasi altra protesta e a testa china e spalle basse uscì con amarezza della stanza raggiungendo gli altri che la aspettavano in fondo al corridoio affamati di notizie. Senza dire nulla scosse la testa e tutti a quel punto capirono. I giochi si erano conclusi e non in loro favore. Tutti gli sforzi che avevano fatto erano stati inutili, era finita.Dopo essersi cambiato in fretta nei suoi vestiti e aver preso Merry, Sanji, con il suo sacco in spalla, andò subito alla ricerca di Usopp. Vagava un po’ alla cieca con il cuore che gli pulsava a mille, le emozioni che provava in quel momento erano troppe. Era felice per aver riottenuto ufficialmente la sua libertà, ma era anche impaurito per Usopp e triste per Zoro. . . Era da stupidi si disse Sanji ma già il marimo gli mancava e non era quello il momento per farsi venire la nostalgia. Sanji d’un tratto intravide qualcosa fra le neve, era un mantello blu.
“Usopp!” gridò Sanji soccorrendo l’amico disteso a terra sulla neve fredda. Preso dai brividi di freddo Usopp gli rispose solo con un piccolo gemito. Era arrivato in tempo. Mettendo Usopp in sella al cavallo i due piano piano tornarono a casa. Passando davanti la porta d'ingresso, preso dalla situazione, Sanji non si accorse che qualcuno sorrideva trionfante nascosto nella neve.
Usopp gemette qualcosa di fresco venne posato sulla sua fronte, aprendo gli occhi lentamente vide una figura familiare che lo guardavo preoccupato con il suo occhio grigio-azzurro.
“Sanji?” bisbigliò pensando che stesse avendo un'altra allucinazione dalla febbre.
“Usopp!” gli giunse la voce strillante dell’amico e sì, quello era sicuramente Sanji. Cercando di alzarsi sui suoi gomiti Usopp si guardò intorno riconoscendo l’ambiente circostante come casa sua.
“Ma com’è possi-bile? Non eri con la. . . bestia?” Sanji gli sorrise, dolcemente, ed a quel punto Usopp non era più sicuro che non fosse una allucinazione, forse aveva sbattuto la testa da qualche parte.
“Mi ha lasciato andare” gli disse Sanji togliendo la pezza dalla sua fronte e immergendola di nuovo nell’acqua fresca. “Lui è cambiato” spiegò Sanji guardando Usopp con una strana luce negli occhi, qualcosa che prima non c’era. “Non ci crederai mai ma è completamente diverso, è diventato gentile, premuroso” Sanji si lasciò scappare una risatina come se fosse una adolescente presa alla prima cotta. “Non è più la persona che hai conosciuto tu, Usopp.”
Usopp strizzò gli occhi per poi scoppiare a ridere e tossire contemporaneamente. Quella situazione era troppo assurda e surreale, forse davvero stava impazzendo. Sanji irritato dalla reazione dell’altro acciuffò la sua sacca per prendere le sigarette ma rimase stupito alla vista di due figure familiari nascoste dentro la borsa.
“Rufy! Chopper!”
La piccola tazza e la forchetta sorrisero uscendo dal nascondiglio. “Sorpresa!”
“Che ci fate qui?” domandò Sanji massaggiandosi una tempia esasperato.
“Devi tornare al castello” affermò Rufy senza mezzi termini, era un comportamento così inusuale da lui da lasciare Sanji senza parole.
“Cosa? no!” protestò Usopp che non aveva dimenticato la sua breve e spiacevole permanenza al castello.
“Ma” gli occhi di Chopper si fecero lucidi e la bocca gli tremò.
“No, non è il momento di piangere” disse Sanji, prendendo la tazzina nel suo grembo. Ci mancavano solo le lacrime per rendere la situazione ancora più critica. No, non aveva dimenticato la sua promessa, ma prima doveva assicurarsi che Usopp stesse bene prima di tornare da lui. Non aveva dimenticato quei tristi occhi onici quando dovette andare via.
“Certo che tornerò!”
Usopp sussultò e guardò Sanji come se fosse uscito fuori di testa o forse lo era veramente. “No! Non puoi tornare da quel mostro!” Gli occhi di Sanji e Rufy si fecero duri a quell’affermazione. “Padron Zoro non è un mostro!” esclamò Chopper saltando sul letto sopra Usopp in difesa del suo padrone. “Non è cattivo e non è più arrabbiato” Chopper si fermò per guardare dritto verso Sanji. “Lui è solo triste adesso.”
Sanji sospirò e chiuse l’unico occhio visibile, ma la mano che stringeva le lenzuola duramente rivelava le sue emozioni.
Usopp capì che qualcosa davvero era cambiato e non solo nella bestia. “E’ davvero così?” non poté fare almeno di domandare nonostante conoscesse già la risposta che avrebbe ricevuto. Sanji aprì l’occhio ed Infatti annuì.
“Dobbiamo andare!” fece fretta Rufy saltando sul posto. “La rosa sta per-“ un paio di colpi alla porta interromperò la frase, qualcuno stava bussando.
“Nascondetevi” disse Sanji a Rufy e Chopper, andando ad aprire la porta domandandosi chi diavolo fosse a quell’ora. Una figura enorme attendeva dietro la porta, Akainu, lo sceriffo della città. “Cosa posso fare per lei?” domandò Sanji con voce neutrale, nascondendo un po’ l’ansia che quell’uomo faceva nascere nelle persone con la sua sola presenza.
“Ho un mandato d’arresto.”
“Cosa?!” il cuoco rimase congelato all’entrata della porta.
“Devo prendere sotto custodia il vostro coinquilino.”
“Stai scherzando!”
Usopp, sentendo Sanji alzare la voce, preoccupato si alzò dal letto. Akainu non appena lo vide arrivare ghignò. “Bene, bene se può seguirmi, signor Usopp.” L’inventore confuso guardò Sanji bollire dalla rabbia e mettersi davanti a lui protettivo. “Lei non farà proprio un bel niente!”
“Sanji, che sta succedendo?”
“Lei è in arresto Usopp” spiegò Akainu come se stesse parlando al pub con degli amici.
“Non capisco, perché?”
“Non sei stato tu ad affermare alla locanda che il signore qui presente è stato rapito da una bestia?”
Usopp alla domanda sbiancò e scosse la testa. “E’ la verità!”
“Sta zitto” gli ordinò Sanji fra i denti spingendolo a casa.
“E’ chiaro che il signor Usopp non è in sé e deve essere preso in custodia” disse Akainu e schioccando le dite chiamò due dei suoi sottoposti che spinsero via Sanji e presero via Usopp, afferrandolo ognuno per un braccio.
“E’ stato veramente rapito da una bestia!” affermò febbrilmente l’inventore terrorizzato di essere imprigionato di nuovo da qualche parte.
“Non ve lo permetterò” Sanji cercò di seguire i due uomini ma venne fermato bruscamente da una mano sulla spalla, girandosi di scatto si trovò faccia a faccia con Bellamy.
“Sanji, Sanji” cantilenò il cacciatore circondandogli le spalle con un braccio. “Queste si che sono vere disgrazie.”
“Devo trovare una soluzione” mormorò Sanji fra sé ignorando le parole dell’altro. “Oh ma così rischi di passare nei guai anche tu.” Il cuoco notando solo ora la vicinanza di Bellamy disgustato lo allontanò da sé. 
“Ma stai tranquillo” continuò Bellamy divertito dalla situazione. 
“Hai organizzato tutto tu.” 
Bellamy fece spallucce non negando e iniziò a girargli intorno come se Sanji fosse una preda. “Che importa tanto il tuo amichetto è messo lo stesso nei casini. Tutti hanno sentito cosa ha detto la scorsa sera. Una bestia incredibile!” La gente del villaggio, a cui Sanji prima non aveva fatto caso, si mise a ridere ed iniziarono tutti ad imitare il povero Usopp che adesso si stava dimenando.
“Guardate che la bestia esiste sul serio!”
“Allora qual è la tua scelta?” gli fece pressione Bellamy e Sanji strinse i pugni frustrato, a quel punto aveva solo una via d’uscita. “Fermi!” gridò alle guardie, Bellamy ghignò vittorioso. “La bestia esiste sul serio!” Il ghigno nel volto dell’altro scomparve all’affermazione successiva del cuoco. “E ve lo dimostrerò!” Sanji andò in casa e dopo un attimo ritornò con lo specchio magico in mano. “Mostrami la bestia.”
Lo specchio si illuminò e il panico fra la folla si divulgò.

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredici ***


                                                


                                                                                    The Cook and the Beast
 
 

 
Lo specchio magico mostrava un essere mostruoso, da far venire i brividi a qualsiasi persona. L’aspetto era selvaggio, niente di lui era umano. Il suo volto era ricoperto da una scura peluria mentre la criniera era di un vibrante verde smeraldo. Aveva lunghi canini che potevano triturare qualsiasi cosa ed occhi scuri difficili da interpretare.
Bellamy guardò stupefatto lo specchio passando poi lo sguardo a  Sanji che nel frattempo cercava di calmare la folla mal riuscendoci.
“Calmatevi stupidi! Non è pericoloso, può sembrare brusco ma in realtà anche in lui c’è un lato gentile!”
“Se non ti conoscessi penserei che tu provi qualcosa per quel mostro” disse Bellamy, fermando Sanji per una spalla con malcelata gelosia.
“Bastardo, lui non è un mostro” affermò Sanji allottandosi dal cacciatore. Non avrebbe permesso a quelle persone di fare del male a Zoro e agli altri.  “Tu lo sei!” Sanji non poté fare al meno di affermare, vedendo la crudeltà negli occhi dell’altro. Bellamy grugnì i denti a quell’accusa e chiamò con lo sguardo due sottoposti che stavano nascosti fra la folla.
Gli dispiaceva ammetterlo ma anche il suo bel cuoco avevo perso il senno. Sanji difendeva quel’essere con una passione che mai aveva mostrato prima. Era chiaro, la bestia l’aveva soggiogato ed andava uccisa prima che avrebbe fatto ulteriori danni.
I due uomini, a tradimento, bloccarono Sanji alle spalle prendendolo di sorpresa. “Maledetti, lasciatemi andare!” grugnì Sanji dimenandosi dalla presa, non rendendogli il lavoro facile. Approfittando della immobilità dell’altro Bellamy gli prese lo specchiò dalle mani e lo alzò verso la folla come uno scettro. “Anche lui è pazzo come quel povero del suo amico” disse avvinandosi verso le gente. “Quel mostro, verrà qui a rubarvi i vostri bambini!” inizio a dire spaventando i più piccoli e le madri che allontanarono i propri i figli dallo specchio. “Verrà a prenderli di notte!”
“Smettila!” urlò Sanji vedendo come la folla diventasse sempre più spaventata dalle parole del cacciatore. “Appendiamo la testa alla mia parete! Io vi dico uccidiamo la bestia!” continuò Bellamy ottenendo il consento degli abitanti che si unirono alla sua follia.
“Non ve lo permetterò” affermò Sanji con rabbia riuscendo quasi a svincolarsi dai due uomini che non riuscivano più a tenerlo fermò. “Rinchiudetelo!” Bellamy non volendo il cuoco a piede libero lo fece imprigionare nello scantinato della sua stessa casa insieme ad Usopp.
“Forza andiamo, uccidiamo quella bestia!”
Gli uomini del villaggio risposero con entusiasmo al grido di battaglia ed armandosi di torce e forconi insieme al cacciatore si avviarono ad uccidere il mostro.
La pioggia colpiva le grandi finestre del castello incessantemente, rispecchiando con esattezza l’umore dei suoi abitanti. Non c’era più la gioia di prima, solo tristezza.
“Sapevo che non c’era da fidarsi di lui” disse Nami con rabbia e delusione. In realtà anche lei si era affezionata molto al cuoco, anche se non voleva ammetterlo. Ace sospirò tristemente, domandandosi dove fosse il fratellino, lanciò uno sguardo verso finestra venendo attirato da delle luci.
“Non è possibile!”
“Cosa?”
“Che succede?”
“E’ tornato?”
“Siamo stati invasi!” rispose Ace con impazienza alle domande degli altri. Gli altri compagni stupiti si affacciarono alla finestra. Un fiume di persone aveva attraversato il cancello principale ed adesso si stavano dirigendo verso l’entrata.
“Dobbiamo preparare una difesa. Robin tu avvisa Padron Zoro!” annunciò con autorità l’orologio ottenendo il consenso di tutti e nessuna protesta. Avrebbero lottato e difeso la loro casa ad ogni costo.
Robin arrivò di corsa nell’ala est dove trovò il proprio padrone depresso vicino alla teca che conteneva la rosa. “Padron Zoro” si rivolse a lui la teiera con dolcezza.
“Lasciami in pace” mormorò Zoro che non voleva essere disturbato da nessuno nel suo dolore.
“Ma ci stanno attaccando, degli uomini stanno per invadere il castello.”
Zoro ascoltò quelle parole senza attenzione, in quel momento non gli importava nulla. Tanto meno di quegli stupidi uomini.
“Che cosa facciamo?” domandò Robin con preoccupazione ma la bestia non rispose, continuò a dargli le spalle accarezzando morbosamente la teca. I suoi pensieri erano rivolti ad una sola persona.
Nel frattempo Bellamy e gli altri con l’aiuto di un tronco riuscirono ad abbattere la porta ed ad invadere il castello. Il cacciatore mettendo per primo piedi nell’atrio si guardò sospettoso intorno. Il silenzio regnava sovrano, quando all’improvviso vennero attaccati da degli oggetti animati che spuntavano da un mobile all’altro. Gli uomini, presi all’inizio di sorpresa, risposero all’attacco con altrettanta furia e ferocia. Bellamy cercò la bestia fra la confusione ma non la trovò, approfittando della confusione si allontanò andando alla ricerca della sua preda.
I sensi di colpa lo stavano opprimendo, a causa sua aveva messo Zoro e gli altri in pericolo. Doveva riuscire ad ogni costo ad uscire da quelle cantina, doveva assolutamente fare qualcosa!
“Sanji, ora basta! Non c’è modo di uscire” gli disse Usopp per l’ennesima volta mentre cercava di rompere le grate del porta.
“Non posso devo andare ad avvisarli!”
“Quelle porte l’ho omologate io stesso, sono indistruttibili.”
Sanji diede uno forte calcio come ultimo tentativo ma nulla da fare, quei ferri rimanevano irremovibili. Sospirando si appoggiò contro il muro e scivolò a terra passandosi una mano fra i capelli biondi.
“Ho combinato un casino.”
“No.” Usopp si sedette accanto a Sanji posando una mano sulla sua spalla. “Tu hai fatto quelle che pensavi fosse giusto, se c’è qualcuno che ha fatto una casino quello sono io.”
Sanji scosse la testa. “Avrei dovuto immaginare che sarebbe andata a finire così.”
Usopp sospirò alla testardaggine dell’amico, a volte sapeva essere peggio di un mulo.
“Che ne dici se ci dividiamo la colpa?”
Sanji ridacchiò amaramente e si accesa l’ultima sigaretta che aveva quando un rumore strano arrivò da fuori. I due ragazzi incuriositi si affacciarono da una piccola finestra.
“Quello non è il tuo taglialegna?” domandò Sanji incredulo. La macchina d’un tratto iniziò ad emanare fumo e ad a camminare da sola.
“Sì! Dove sta andando?” Come a volergli rispondere la macchina si voltò verso di loro e iniziò a correre verso la casa.
“Usopp, spostati!” gridò Sanji. I due scansandosi in tempo riuscirono ad evitare il taglialegna che arrivò a tutta velocità distruggendo la porta e sfracellandosi nel fondo del seminterrato.
“Tutto ok?” domandò Sanji ad Usopp ma a rispondergli fu qualcun altro.
“Mai stato meglio!” Rufy e Chopper, a bordo del taglialegna, erano ancora eccitati dalla corsa. “Dovreste provarlo anche voi!”
Sanji scosse la testa, esasperato dalla vivacità di Rufy ma anche riconoscente, se non fosse stati per i due piccoli oggetti non sarebbe mai potuto uscire da lì. Il cuoco con rinnovato entusiasmo uscì dal seminterrato seguito degli altri tre.
“Ehy, Sanji! Aspettaci!”
Finalmente, l’aveva trovato. Il mostro se ne stava per conto suo e gli dava le spalle. Bellamy alzò l’arco e lo puntò verso di lui. Uno sguardo inespressivo ed un grugnito erano gli unici segnali che la bestia aveva dato alla sua vista. Un immagine davvero misera. Bellamy prese la mira e scoccò una freccia che colpi l’essere sulla schiena. La bestia ruggì dal dolore ed approfittando di quel momento il cacciatore si lanciò verso di lui spingendolo fuori nella terrazza. La bestia non dava cenno ad alzarsi neanche con le spinte che continuava a dargli.
“Alzati!” gridò Bellamy frustrato dalla passività della bestia. La pioggia continuava a cadere incessante su di loro. “Alzati!” La bestia non rispose rimase a terra, degnandogli a malapena uno sguardo. Nei suoi occhi però non c’erano paura ne terrore e la cosa faceva imbestialire Bellamy ancora di più. “Cosa c’è bestia? Sei troppo gentile per affrontarmi?” Il cacciatore staccò un pezzo di roccia appuntito della cornice del terrazzo e l’alzò contro la bestia pronto a sancire la sua fine.
“No!”
Quella voce, sapeva di chi fosse. Zoro abbassò gli occhi e li lo vide. All’entrata del castello, in groppa al suo cavallo, c’era Sanji accompagnato da quel suo strano amico. Era tornato, aveva mantenuto la sua promessa e Zoro stava per rompere la sua.
“Cuoco. . .”
“Fermati, Bellamy!”
Il cacciatore ne aveva abbastanza, fece per colpire il mostro quando quello si alzò e lo fermò come se nulla fosse. La bestia era alta ed imponente, Bellamy guardò terrorizzato in quei occhi scuri che adesso erano vivi e pieni di rabbia. La situazione si era ribaltata.







 

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordici ***


 
The Cook and The Beast


 
Ce l’avevano fatta, il castello era stato liberato dagli invasori. Ace sorrise trionfante ai suoi compagni che festeggiavano la vittoria insieme all’amico di Sanji, Usopp, che per fortuna stava bene. Il giovane cuoco, invece, era andato via di corsa, dicendo che doveva raggiungere in fretta i piani più alti. Ace guardando le scale sospirò augurandosi che il suo padrone e Sanji stessero bene.
Nel frattempo, nei tetti più alti del castello, Zoro con un ruggito spinse il cacciatore facendolo cadere, giù, come un moscerino. Bellamy furioso si rimise in piedi e riprese lo spuntone di roccia di prima fra le mani. Zoro guardò il cacciatore con sufficienza per niente intimorito da lui.
“Sei innamorato di lui, bestia” disse Bellamy con un ghigno, stava cercando di provocare una reazione in Zoro che infatti a quelle parole assottigliò gli occhi.
“Pensavi sul serio che avrebbe voluto uno come te, quando, poteva avere uno me?” Zoro strinse i denti e lo attaccò, Bellamy si difese alzandogli contro la mazza ma non riuscì mai a colpire la bestia che però nell’intento di schivarlo si ritrovò ai confini del tetto, incastrato fra il vuoto alle sue spalle e il cacciatore.
“E’ finita, bestia!” esclamò Bellamy alzando le braccia al cielo e ridendo istericamente.
“Sanji sarà mio!” Zoro non ci vide più, con furia spezzo la mazza che lo stava per colpire, come se fosse un grissino e prese il cacciatore per il collo. Bellamy, terrorizzato, si ritrovò sospeso nel vuoto, l’unica cosa a non farlo cadere era la presa della bestia su di lui.
“Ti prego, non uccidermi!” squittì il cacciatore vigliaccamente continuando a chiedere pietà a Zoro che a quella scena rimase disgustato.
“Non lasciarmi cadere! Ti prego! Farò qualsiasi cosa!”
Zoro guardò negli occhi il cacciatore, solo paura e codardia c’erano in quelle iridi insignificanti. Non voleva la pena uccidere un essere così patetico. Concedendogli pietà, Zoro lasciò andare Bellamy con poco gentilezza prima però lo avvicinò al suo volto. “Vattene” gli ordinò, non volendo mai più vedere quella faccia.
In quel momento una voce dall’alto lo chiamò. Alzando lo sguardo Zoro vide Sanji che lo aspettava nel bancone con una mano indirizzata verso di lui.
Sanji fu sollevato nel vedere Zoro tutto intero, certo non aveva dubbi che se la sarebbe cavata ma Bellamy non era conosciuto per giocare pulito. Zoro vedendo la preoccupazione sparire dagli occhi di Sanji sorrise con spavalderia e iniziò a salire sul tetto per raggiungerlo.
“Allora sei tornato” disse Zoro non appena lo raggiunse; appoggiando le braccia sulla ringhiera. Sanji sorrise e posò un gomito sul braccio dell’altro posando la sua mano sul volto provocatorio. Il cuoco stava per rispondergli quando un urlo addolorato sfuggì dalla gola Zoro. Con la coda dell’occhio Sanji vide quell’infame di Bellamy, alle spalle di Zoro, ghignare. Il bastardo aveva colpito alla schiena la bestia con un lungo pugnale. Zoro, maledicendosi per la stupidità di prima, spinse via Bellamy che perdendo l’equilibrio precipitò nel burrone sparendo finalmente per sempre. Zoro stava per cadere pure ma Sanji lo prese in tempo e lo portò sano e salvo nel terrazzo, accompagnandolo gentilmente a distendersi sul pavimento.
“Ehy” disse Sanji con apprensione quando vide la bestia respirare affannosamente. Sanji vide un sacco di sangue sgorgare dalla sua ferita e la cose non gli piacque per niente.
“Sanji” sospirò Zoro nominando per la prima volta il cuoco che al suo nome sussultò. “Sei tornato” ripeté le parole prima. Sanji posò una mano sul petto di Zoro e lo guardò comprensivo.
“Avevi dei dubbi?” Zoro cercò di ribattere ma il dolore gli rendeva difficile anche solo parlare.
“E’ tutta colpa mia” continuò Sanji vedendo la sofferenza in cui stava l’altro. “Ho cercato di avvisarti. . .”
“Idiota, non dire stupidaggini” ansimò Zoro che non sopportava vedere Sanji accusarsi in quel modo. Voleva vedere il cuoco felice, magari senza di lui finalmente lo sarebbe stato.
“Forse è meglio così.”
Sanji sentendo quelle parole appena sussurrate scosse la testa. “Adesso non dire tu stupidaggini” ribatté ansioso. “Andrà tutto bene vedrai. Vado. . .vado a cercare qualcuno” Sanji fece per alzarsi ma Zoro con quel poco di forza che gli rimase lo fermò per un braccio. Sanji vedendo quegli scuri occhi che lo pregavano di rimanere si arrese a quella debole presa. Sapeva che la ferita era troppo profonda per porvi rimedio ma ancora non poteva accettarlo.
“Almeno ho potuto vedere la tua stupida faccia un ultima volta” scherzò Zoro accarezzandogli con delicatezza un sopracciglio. Sanji sorrise ma quando vide la mano Zoro allontanarsi e i suoi occhi chiudersi si allarmò.
“Ohi Marimo! Resta sveglio, non puoi morire adesso!” esclamò scuotendolo, ma ormai Zoro non poteva più sentirlo. “Non puoi andartene in questo modo” continuò incessante Sanji con gli occhi che gli iniziarono a diventare lucidi. “Ti sembra giusto? Non puoi lasciarmi così” sussurrò, stringendogli disperato la maglia. Non puoi morire perché. . . Sanji straziato abbassò la testa sulla petto della bestia. “Perché io. . .” mormorò con un filo di voce, stringendosi ancora più a lui, “Ti amo.”
Il cuore di Ace e degli altri, arrivati da poco, si strizzò a quella visione. Il candelabro osservò con tristezza l’ultimo petalo della rosa cadere segregando la fine di tutto.
Non potendo vedere quel corpo senza vita, Sanji si girò di spalle appoggiandosi leggermente al corpo infreddolito dalla pioggia di Zoro. La gamba sinistra stava distesa mentre quella destra era piegata verso il petto, appoggiando il gomito sul ginocchio si passò una mano fra i capelli umidi, nascondendo gli occhi che ora si lasciarono andare alle lacrime. “Non è giusto” si ripeteva Sanji, come un mantra, continuando a stringere con una mano quella di Zoro.
Preso dal suo dolore Sanji non si accorse quando la pioggia smise di cadere ne quando venne sostituita da dei raggi di luce bianca. Vide qualcosa cambiare solo quando la mano di Zoro lasciò la sua presa. Lentamente, come se avesse paura da ciò che avrebbe visto, Sanji si voltò e rimase a bocca aperta come gli altri presenti. Il corpo di Zoro levigava nell’aria ed era avvolto da una luce bianca.
“Magia” pensò Sanji non credendo ai suoi occhi. Il mantello che Zoro portava sempre addosso si attorcigliò intorno al suo corpo nascondendo la trasformazione che stava prendendo atto agli occhi degli altri. Come la magia ebbe iniziò finì e lentamente la ormai non più bestia, ritornò a terra.
Il dolore di prima non c’era più, qualcosa era cambiato, Zoro lo sentiva nella sua pelle. Si sentiva più leggero, meno ingombrante. Lentamente Zoro si alzò da terra e si guardò incredulo le mani. C’era riuscito! L’incantesimo si era spezzato, questa significava che. . . 
Zoro si voltò e gioì internamente, a pochi metri da lui Sanji lo guardava con i suoi occhi azzurri pieni di confusione. Zoro ghignò a quella faccia ebete.
“Cosa c’è, cuoco? Non mi riconosci più?”
Sanji crucciò la fronte ed attirato come da una calamita andò verso Zoro, ancora un po’ incredulo che fosse davvero lui. Era un uomo in carne ed ossa adesso, con la pelle abbronzata, spalle larghe, muscoli scolpiti e appena più alto di lui. Avvicinando lentamente una mano ai suoi capelli, Sanji passò dolcemente le dita fra le corte ciocche verde smeraldo e sorrise.
“Sei la stessa testa d’alga di sempre.”
Zoro sorrise a sua volta e non poté fare almeno di passare un braccio intorno le spalle di Sanji avvinandolo a sé. Non c’erano più bisogno di altre parole. Sanji portò la mano dietro il collo di Zoro ed insieme chiusero quei pochi centimetri che li separavano.
Il cielo si schiarì, il sole spuntò ed il castello cambiò, la pietra scura diventò bianca e le statue ombrose del castello ritornarono ad essere angeli.
Ace, Luffy e gli altri saltarono di gioia. La maledizione era finita. Ad uno ad uno gli oggetti magici ripresero la loro forma umana. Zoro e Sanji si staccarono gradualmente dalle labbra dell’altro e guardarono con felicità la servitù che consideravano ormai come compagni.
“Luffy, Ace!” li chiamò Zoro, felice di rivedere il suo migliore amico ed il più fedele, anche se scapestrato, servitore.
“Evviva! Siamo di nuovo umani!” esclamò Chopper ritornato bambino in braccio a Robin.
“Già” sorrise la ex caffettiera stringendolo il piccolo a sé.
“Eccomi! Sono di nuovo super!” Un Franky esaltato li raggiunse nella terrazza seguito da Brook e Usopp.
“Yohohoho, ho di nuovo la mia pettinatura afro!”
“Usopp! Sono io, Luffy!” gridò l’ex forchetta non appena vide il ragazzo dal naso lungo saltandogli addosso.
“Mi spiegate cosa succede?!” Usopp non riusciva a credere ai suoi occhi, soprattutto quando vide Sanji abbracciato ad un uomo dai capelli verdi che gli ricordava leggermente qualcuno.
“L’incantesimo è stato spezzato” spiegò Nami all’inventore accarezzandosi i lunghi capelli ramati che non vedeva quasi da un decade.
“Nami-sam, Robin- chan siete stupende!” disse Sanji mandando dei baci con le mani alle ragazze (certe cattive abitudine erano dure a morire), facendo imbronciare Zoro che lo tirò possessivo verso sé.
“Il padrone e tutti noi oggetti incantati siamo ritornati essere umani grazie alla dichiarazione d’amore di Sanji che ha rotto l’incantesimo” continuò a spiegare Robin facendo un occhiolino a Sanji che arrossendo come un peperone si nascose la faccia dietro una mano.
“Ma è fantastico!” esclamò il meccanico entusiasta. “Assurdo ma fantastico.”
“L’incantesimo si poteva spezzare anche prima se non fosse per la testardaggine di questi due” si lamentò Nami come al suo solito. Luffy improvvisamente andò da l’ex orologio prendendola per le spalle con decisione. Nami alzò un sopracciglio al comportamento bizzarro dell’altro, stava per aprire bocca quando Luffy gliela chiuse con un bacio. Staccandosi subito Luffy sorrise e lasciò Nami stordita sul posto raggiungendo il fratello che gli alzò un pollice verso l’alto con Marco stretto a sé.
Tutti risero all’espressione frustrata dalla ragazza e se qualcuno vide Zoro allontanarsi con Sanji nessuno commentò.

Il castello era di nuovo in serenità. . .

La bestia imparando ad amare era ritornata un essere umano degno di essere amato. Il cuoco imparando ad andare oltre le apparenze era riuscito ad incoronare il suo sogno d’amore.

. . . e tutti vissero felice e contenti.

“Senti cuoco, cos’è questa storia della dichiarazione?”
“Non ho idea di cosa tu stia parlando, Marimo.”

Almeno credo. . .



Fine


Woow finalmente ce l’ho fatta XD
Non era mia intenzione di portarla così per le lunghe ma purtroppo fra impegni ed altro rimandavo sempre a concludere l’ultimo capitolo che spero sia soddisfacente.
Che dire, spero che vi siate divertiti a leggere questa storia come io mi sono divertita a scriverla :)
Ringrazio a chi ha messo la storia fra le seguite, ricordate e preferite e ovviamente a chi ha recensito <3
Grazie mille ancora e alla prossima! <3

Sweetmartini

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