It's Raining Men di Ofeliet (/viewuser.php?uid=114644)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sex, Drugs & Rock'nRoll (ma con poco rock e zero droghe) ***
Capitolo 2: *** Tracking (007 male improvvisati) ***
Capitolo 3: *** Queer Vegetables Basket (e altra roba meno ambigua) ***
Capitolo 4: *** Lovers of Ancient Times (perché lo eravamo e non ce ne siamo accorti) ***
Capitolo 5: *** All Roads Leads to Rome (ma Manigoldo ne sa comunque una più del diavolo) ***
Capitolo 1 *** Sex, Drugs & Rock'nRoll (ma con poco rock e zero droghe) ***
Solitamente, non
metto le mie note all'inizio.
Questa volta,
invece, per inaugurare questo nuovo ciclo narrativo, cambio delle mie
vecchie tradizioni.
Riguardo a
questa storia, spero che le mie risate malvagie si sentano fino a Roma.
Scrivendola,
era un'eterna onda di desiderio di pubblicarla e di tenermela per me.
Alla fine, la prima ha vinto, ed eccoci qui a pubblicarla.
Spero che
piaccia a voi come piace a me.
E' una storia
relativamente spensierata. Non avevo in mente grossi conflitti,
scrivendola, semplicemente una situazione che a volte la gente
può vivere e, a seguito, riderne divertita. E' questo,
infatti, il mio scopo. Farvi ridere, divertire. Strapparvi almeno una
risata. L'obiettivo è quello, lo ammetto.
Perciò
vi aspetto, puntuale, ogni sabato.
La dedico particolarmente
a mughetto
nella neve,
che nonostante punzecchio costantemente mi
sopporta con grande pazienza.
La
mattina era la parte della giornata che Shion preferiva in assoluto.
Era quel momento di perfetta calma e silenzio che, stranamente, lo
rilassava invece di innervosirlo. Suo cugino, spesso, lo osservava
stralunato nel vederlo consumare con beata calma la sua colazione,
mentre lui aveva delle enormi occhiaie e un umore da andare a
recuperare negli inferi.
Purtroppo, quella mattina non era come tutte le altre.
Già al suo risveglio, Shion sentiva di aver fatto
una grossa cazzata. Sapeva di non doversi trovare lì, sapeva
che doveva far finta che tutto ciò che fosse successo nelle
ore precedenti fosse solo un sogno, sapeva che doveva sparire in fretta.
Dohko dormiva beato accanto a lui. Nel sonno, si era
accoccolato al suo fianco, e lui doveva aver inconsciamente cinto il
suo corpo con il braccio, avvicinandolo a sé. A Shion fece
tenerezza, vedere quel volto quasi infantile disteso in una espressione
rilassata e soddisfatta.
Aveva conosciuto Dohko grazie ad Asmita. Se sulle prime quel
ragazzo cinese gli era sembrato così singolare, avevano
finito con il fare amicizia così in fretta da scatenare lo
stupore di tutti i suoi conoscenti. Shion stava bene con Dohko. Erano
grandi amici che finivano per passare nottate in bianco prima degli
esami, incoraggiandosi a vicenda e ridendo delle proprie occhiaie.
Erano amici che si cercavano sempre quando dovevano uscire da qualche
parte per festeggiare. Erano amici, e dopo quella notte lui aveva
rovinato tutto.
D’accordo.
Quando gli aveva confidato la sua omosessualità,
Dohko l’aveva presa bene, e non si era dimostrato affatto
infastidito. Aveva accettato le sue preferenze e avevano serenamente
continuato la loro amichevole frequentazione. Shion era così
felice che la sua diversità
non avesse attaccato il loro rapporto positivo, era così
contento che Dohko continuava a dargli spallate complici e trascorrere
il tempo con lui.
E ora, sicuramente, aveva rovinato tutto.
Perché Shion aveva lasciato che il suo interesse
crescesse oltre la semplice amicizia, ben sapendo che non poteva
ottenere molto dall’altro. Aveva lasciato che i suoi
sentimenti aumentassero di volume fino a scoppiare in quella notte di
pura libidine.
Perché Dohko era un caro ragazzo dalla
mentalità aperta, ma era sicuramente etero. E se non
fosse stato per quella folle nottata, probabilmente a letto con un
ragazzo non ci sarebbe mai finito.
Shion quasi vorrebbe picchiarsi, per aver strappato
l’innocenza di Dohko ed essersi lasciato dominare
così facilmente dai suoi più bassi istinti.
Non dovevano andare al pub con gli amici quella sera, non
dovevano andare a casa di Dohko dopo e scolarsi un paio di birre
insieme lamentandosi della imminente sessione d’esami.
Shion non ricorda bene come è finito con la
lingua nella bocca di Dohko, le mani ad accarezzare i suoi muscoli
sotto la maglia, gemendo senza ritegno. Ricorda però bene
ogni singolo round in cui si sono cimentati, ogni sospiro e sguardo di
Dohko, di quella notte di passionale sesso. Era un po’
ubriaco, ma Shion ricorda fin troppo bene tutti quei piccoli dettagli.
Continuava a pensare a quello sguardo languido che Dohko non
aveva smesso di dedicargli nemmeno per un istante, alla sua voce rotta
dal piacere, e se ne vergognava. Aveva paura della sua reazione, al
risveglio. Aveva paura che Dohko lo schifasse, se proprio doveva
parlare spiccio.
Col misurata calma, Shion scivola via dal letto. Si dispiace
ad abbandonare quel piacevole calore del quale quasi non vuole
più fare a meno, del quale Dohko era la fonte, ma non voleva
nemmeno trattenersi più a lungo e fare ulteriori danni.
Prima se ne andava, e meglio stavano entrambi.
I suoi vestiti erano sparsi per il pavimento. Shion
ricordava ben poco di dove li avesse lanciati, preso dalla foga della
sera precedente, forse perché era fin troppo concentrato ad
impegnare la bocca e la mente offuscata di Dohko e a godersi la vista
delle sue guance rosse. Con imbarazzo, il giovane recupera la
biancheria, infilandosela in fretta. Con sconforto, lancia
un’occhiata a Dohko, che dormiva beato e sereno.
Probabilmente ancora ignorava quel disastro, e forse era ancora un
bene. In un impeto di tenerezza, Shion allunga la mano e copre
l’amico col lenzuolo, prima di ritornare a vestirsi.
Recuperare il resto dei suoi vestiti non è
difficile, anche se cerca di farlo in fretta e non ci presta
particolare attenzione.
Con un ultimo debole sorriso, Shion chiude piano la porta
della stanza e si prepara ad una rapida fuga. Se non fosse, beh, per la
presenza degli altri due coinquilini di Dohko. A Cardia, nel vederlo,
cade di mano il cucchiaio nella tazza dei cereali, e il ragazzo viene
immediatamente ripreso da Asmita che sta cercando di ascoltare il
telegiornale mattutino.
« Buon giorno, Shion. » esordisce
Cardia, un sorriso scorpionesco che si allargava sul volto.
« Shion? » Asmita era cieco fin dalla
nascita, ma Shion aveva sempre l’impressione di essere
fissato e scrutato dai suoi occhi azzurri, come se potesse realmente
vederlo.
« Dormito bene? » la domanda di Cardia
infiamma le sue guance, probabilmente perché lui e Asmita
avevano sentito tutto il loro notturno rodeo. Shion annuisce, ignorando
l’espressione corrucciata e non capente di Asmita che si
volta prima in sua direzione e poi in quella di Cardia cercando di
capirci qualcosa.
« Sì, grazie. Ora proprio devo andare.
» non aveva fatto quel genere di scatto nemmeno durante i
test di ginnastica, Shion, ma in quel frangente i suoi muscoli
reagirono, facendolo quasi cadere sulla sua stessa salvezza –
la porta – e incespicare nell’uscire da
quell’appartamento. Da dietro il legno riuscì a
sentire un “rimani ancora un poco” di Cardia che
fece finta di non sentire.
Fuori dalla palazzina, l’aria mattutina era un
lievemente pungente. Gli alberi di olivo erano già in fiore,
nonostante fosse ancora aprile. Shion respira a fondo, cercando di
calmarsi e infilandosi la felpa. Si impone un contegno, maledicendosi
di non essere capace di trattenersi e di essere ben propenso a fare
quattro salti con qualcuno che gli interessava già da
diversi mesi.
Perché lo ammetteva, Dohko gli piaceva parecchio.
Non era forse il classico Adone, e nemmeno un bronzo di Riace, ma ai
suoi occhi era bello. Specialmente quando sorrideva. Shion non negava
di subire lo stesso fascino di cui cadevano vittime le ragazze con cui
Dohko usciva. E quella era la nota dolente. Dohko era etero e tale
sarebbe rimasto.
Shion picchierebbe volentieri la testa contro un palo della
luce, a quel pensiero, se non si renderebbe ridicolo davanti a qualche
anziana signora che passeggiava da quelle parti. Per quello non gli
piaceva il quartiere dove abitava con il cugino; troppe persone anziane
annoiate e pronte a farti diventare il pettegolezzo più
squisito delle loro riunioni. E no, essere noto come “quello
diverso” insieme a Manigoldo gli bastava.
Già sugli scalini che portavano al proprio
appartamento, sentir cantare il cugino lo rende di cattivo umore.
Perché se Manigoldo attaccava ad arieggiare quella specifica
canzone, una italiana di cui non capiva niente, significava solo una
cosa: c’era Albafica. E lui era davvero di pessimo umore per
sorbirsi tutte quelle smancerie che la coppia si scambiava di mattina,
soprattutto dopo una nottata nella quale ha mandato a quel paese
un’amicizia a cui teneva tanto.
« …ma
questi fiori sapranno parlarti di me! » infatti,
non appena aperta la porta dell’appartamento, alla sua vista
si palesano presto i due colombi. Albafica, già vestito,
stava sorseggiando il suo caffè mentre Manigoldo lo
abbracciava da dietro e canticchiava soddisfatto. Se solitamente era
una visione che lo inteneriva e lo rendeva un poco invidioso, in quel
frangente fece a pezzi i suoi poveri nervi.
« Buongiorno. » quasi ringhia, in
risposta al leggero sorriso di saluto ad Albafica. Questi, nel vedere
la sua espressione si acciglia, quasi imponendo al fidanzato si
fermarsi sentendo Shion sbattere la porta della sua stanza.
« Shion ha qualcosa che non va. »
« Avrà il pre-mestruo, Alb. Come
sempre. » risponde Manigoldo, baciando la fronte del suo
ragazzo con divertimento. Albafica accetta qualche effusione, prima di
tornare ad accigliarsi.
« Non l’ho mai visto così,
sai? Credo che dovresti parlarci. »
« E che palle! Va bene che voglio diventare
psichiatra, ma non è che devo per forza fare da psicologo a
tutti! »
« Vedila come una missione. Magari Shion sta per
diventare un killer psicopatico e tu, che ce l’hai in casa,
non hai fatto niente per fermarlo. » si fissano per un
secondo, prima di scoppiare a ridere. Si scambiano un breve bacio,
prima che Albafica se ne vada per seguire le lezioni di botanica
sistematica.
Manigoldo si passa una mano tra i capelli. Trattare con
Shion non sarebbe stato facile, perciò decide di usare lo
yogurt come avanguardia e di procedere lentamente in quel territorio
improvvisamente ostile che era la camera dell’abitante
più piccolo.
« Cuginetto? Ti ho portato la colazione!
» dice, iniziando la sua infiltrazione. Shion replica con un
mugugno, soprattutto perché il suo volto è
completamente nascosto nel cuscino. Sembra volercisi soffocare.
Non percependo alcuna ostilità, Manigoldo
appoggia la colazione improvvisata sulla scrivania e si siede sul letto
di Shion, in attesa di una qualsiasi reazione. Che non arriva.
« Sei stato fuori tutta la notte. » un
mugugno.
« Torni a casa adesso. » un altro
mugugno.
« Puzzi di alcool. » uno sbuffo, curiosa
variazione.
« E hai un succhiotto proprio qui. » a
quella affermazione Shion scatta, coprendosi la parte toccata da
Manigoldo come se nascondesse chissà quale segreto. Il
ragazzo più grande ghigna sornione, chinandosi verso Shion.
« E bravo il mio cugino! » a quelle parole, il
tibetano arrossisce violentemente.
« Non è come pensi. »
« Credo proprio di sì. » a
quella risposta pronta Shion non riesce a replicare. « E se
non vuoi che vada a dirlo a Hakurei, ti conviene raccontare a me cosa
hai combinato. »
Shion si imbroncia, era un ricatto bello e buono! Ma era
sempre meglio che certe cose le confessasse a Manigoldo, che al suo
genitore. Non poteva nemmeno mentirgli, perché questi era
fin troppo bravo a sgamare le sue bugie.
« …ho dormito fuori. »
confessa, leggermente imbarazzato.
« Sai, la maglia che porti la dice ben
più lunga. » con orrore, Shion si accorge che in
effetti Manigoldo ha fin troppo ragione. La maglietta, con su scritto
un vivace e colorato AC/DC, non era la sua. Urlava
“Dohko” da ogni singola fibra di tessuto, e
realizzarlo non fece che peggiorare le sue coronarie.
« Lascia stare la maglia. »
« Oh, no. Non sarebbe interessante, altrimenti.
» Shion cerca di mettere su il più terribile
sguardo che può, ma basta un’altra occhiata
ammiccante di Manigoldo per sfasciare il suo castello di carte.
« Ti basti sapere che ho dormito fuori. Contento?
» il sorriso di Manigoldo però lo terrorizza.
« D’accordo. Allora pare che mi
dovrò prendere deliziosi appellativi come
“degenere” o “imbecille” dopo
che avrò raccontato a Hakurei di come, oh cielo, non sei
tornato a casa per un’intera notte, facendomi preoccupare a
morte, e rincasando solo la mattina con… »
sentenzia Manigoldo, prendendo tra le mani il cellulare di Shion
– fortunatamente vicino – e mostrando la stessa
espressione di Maria addolorata.
« Va bene, va bene! » urla Shion,
iniziando a sudare freddo. « Ho dormito da Dohko. »
« Dormito? » rincara malizioso la dose,
il cugino bastardo.
« Non esattamente. » il sorriso sul
volto di Manigoldo, se possibile, si fa ancora più
inquietante. Sembra un incrocio tra una vecchina pettegola e un
satanasso infernale.
« E chi l’avrebbe mai detto! Dopo mesi e
mesi di frustrazione sess-. »
« Non correre! Eravamo solo ubriachi e
probabilmente lui aveva bisogno di sfogarsi. »
« Shion, veram-. »
« E’ così, ne sono certo!
Altrimenti perché l’avrebbe fatto? Forse
perché ho i capelli lunghi mi avrà scambiato per
una ragazza! »
« Sì, e quando si è trovato
il tuo pi-. »
« Ora penserà che sia uno facile!
» sentenzia Shion, non ascoltando nemmeno una delle parole
che Manigoldo cercava di dirgli e tornando ad affondare nel cuscino.
Per soffocare, magari. Definitivamente.
« Ti prego, Manigoldo, lasciami da solo.
» sussurra, prima di tornare ad autocommiserarsi.
All’altro abitante della casa non rimase altro che esaudire
la sua richiesta, roteando gli occhi.
Probabilmente Shion non si sarebbe mai rivelato un serial
killer con psicosi o disturbi della personalità, ma
Manigoldo era certo di una cosa: Shion era innamorato senza
possibilità di guarigione.
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Capitolo 2 *** Tracking (007 male improvvisati) ***
Certo
che, dopo la nottata passata, non provo particolare desiderio di
mettermi nuovamente al PC e mettermi a parlare di cose stupide.
Eppure, avevo
promesso che mi sarei presentata qui puntualmente il sabato e non
riesco a mancare un impegno che mi sono sinceramente presa.
Questo
capitolo è un po' di transizione.
Introduce
nuova gente, ingarbuglia leggermente la narrazione, e fa luce sui
(pochi) intrecci della storia. Non nego di aver riletto questa parte
almeno una trentina di volte, modificando piccoli passaggi e sentendomi
più o meno soddisfatta del mio operato.
Un
ringraziamento enorme va a tutti voi, che con il vostro interessamento
di massa mi è venuta un'ansia da prestazione non
indifferente.
Un grazie
speciale va a Hades_sama
che ha recensito lo scorso capitolo, e anche un grazie a chi passa e
passerà di qui.
A sabato
prossimo~
Aveva mandato a quel paese
tutti i suoi programmi per la seguente settimana nel tentativo di
evitare ogni possibile incrocio con Dohko.
Shion si sentiva come
se fosse una ragazzina alla sua prima cottarella, e se ne vergognava
infinitamente. Perché, insomma, aveva compiuto da poco
vent’anni, ma in quel particolare momento si sentiva
regredito al quattordicenne esagitato che era stato tempo fa; solo con
la variante che la sua versione ventenne era andata a letto con quello
che, probabilmente, era il suo ex migliore amico. E no, non era bello
pensarlo.
Comunque, era passato
un giorno dal fattaccio.
Fortunatamente, Manigoldo non era riuscito a scucirgli altre
– succulente, a detta sua – informazioni, ma Shion
temeva che il cugino avesse davvero molte altre fonti dalle quali
poteva ottenerle lo stesso a minor prezzo. Infatti, in quel momento, si
era appostato dietro il muro perché aveva visto Manigoldo
parlare con Cardia e, no, ciò non doveva assolutamente
succedere.
Non bastava certo che
cercasse di evitare Dohko da ormai ventiquattrore, serviva anche che
Manigoldo si impicciasse della sua vita senza che lui glielo chiedesse.
E se la prima cosa era
fattibile, la seconda era molto più difficile da evitare.
Shion sa che ormai
è in ritardo alla lezione di analisi matematica, ma poco gli
importa. Quello che aveva a portata d’orecchio era troppo
importante, quasi più del suo voto all’esame il
mese prossimo.
« Shion? Cosa
ci fai qui? » ecco, altra sfiga tra capo e collo gli mancava
all’appello. Si trova a sorridere forzatamente, nel trovarsi
davanti Degel e Seraphina. La coppia di giovani stava insieme da tempo
immemore a detta di Cardia, che nel loro gruppo era quello che li
conosceva da più tempo. Si vedeva lontano un miglio quanto i
due ragazzi fossero affezionati e, affermando con azzardo, innamorati.
Per quanto Shion aveva visto, erano una coppia serena e molto unita che
viveva la loro relazione con grande forza d’animo. Degel
frequentava i corsi di letteratura, mentre Seraphina quelli di lingue
estere, rendendo la loro vita amorosa sommersa di libri poliglotti e
deliri di citazioni storiche.
«
Ehilà…! » sorride nervoso,
appiattendosi ulteriormente contro il muro. « Degel,
Seraphina, come state? » lei ricambia il suo sorriso,
piegando leggermente la testa di lato e facendo scivolare i capelli
argentei sulla spalla.
« Bene,
Shion. E tu? »
« Tutto bene,
grazie. » non riusciva a sentire niente di quello che
Manigoldo e Cardia si dicevano, e ciò lo irrita.
« Degel,
Seraphina! » eppure, per una strana ragione sono proprio gli
oggetti della sua missione improvvisata ad avvicinarsi. « E
c’è anche Shion. » commenta Cardia con
un sorriso che gli pare quasi sinistro.
« Ciao
Cardia. » è il freddo saluto di Degel. Che tra il
greco e il francese non corresse buon sangue era abbastanza risaputo,
anche se nessuno ne sapeva il motivo. Se i primi anni universitari i
due erano stati molto legati – abbastanza perché
Degel andasse a visitare Cardia in ospedale dopo una crisi di cuore
particolarmente forte – negli ultimi mesi Manigoldo aveva
commentato a riguardo di quel “raffreddamento” del
loro rapporto quasi sospetto. Cardia non aveva fiatato a riguardo,
tantomeno Degel.
« Shion? Che
ci fai qui? Devi essere a lezione! » maledetto Manigoldo e la
sua sindrome da mamma chioccia. Shion gli lancia
un’occhiataccia, ma si trova ad obbedire riluttante,
abbandonando il gruppetto a discutere di cose adulte delle quali
probabilmente non volevano renderlo partecipe.
Però il fato
sembrava proprio volergli male, perché davanti
all’entrata dell’aula dove doveva andare
c’era Dohko. Shion quasi si strozza con la saliva,
infilandosi nel corridoio all’incrocio e nascondendosi per la
seconda volta nel giro di poco.
Che ci faceva Dohko
lì?
Il ragazzo si affaccia
lentamente, osservandolo. Gli appare ancora più attraente,
nonostante le lievi occhiaie che erano sotto le sue ciglia. Shion
ripensa alla sua maglietta, con la quale ha dormito sentendosi un
grandissimo pervertito, ancora nelle proprie mani e al fatto che
probabilmente quella sarà l’ultimo contatto che
potrà mai avere con Dohko.
Non se la sente di
affrontarlo.
Però Dohko
sembra ostinato, nel rimanere appoggiato al muro e aspettare
chissà cosa. Shion quasi pensa che stia aspettando lui, e
ciò lo fa appiattire ancora più contro il muro
spaventato. Si sporge nuovamente, pentendosi del suo gesto.
Più lo guarda, più Dohko gli sembra bello.
Shion sospira,
stringendo i pugni. Si calma, regolarizza il suo cuore, si decide.
« Dohko!
» quasi urla, chiamandolo, uscendo dal suo nascondiglio. Ma
Dohko non c’è più.
Questa constatazione lo
rende così sorpreso e frustrato che quasi non sente i
rimproveri del professore per il ritardo né la successiva
ora di lezione. Quasi si convince che se lo sia immaginato, ma no,
è sicuro che fosse lì. Dohko era davanti alla
porta dell’aula, lo stava aspettando, ma poi evidentemente si
era stancato. Shion sbuffa, tornando a scarabocchiare sul quaderno
degli appunti.
Perché Dohko
lo aspettava? Se era infastidito o schifato da quello che era successo,
poteva andare direttamente al suo appartamento per lamentarsene o
insultarlo, sapeva dove viveva. Oppure desiderava fare una scenata
pubblica, umiliandolo davanti ai suoi compagni di corso?
Shion non capiva e
finiva solo per arrovellarsi il cervello, finendo per ignorare persino
il proprio pranzo e le lezioni pomeridiane. Non riusciva a smettere di
pensare e ripensare a ciò che era successo quella mattina,
proiettandolo nella mente come un rewind perpetuo, tanto che solo
buttandosi sulla soffice coperta del letto Shion si rende conto di
essere finalmente a casa.
Il ragazzo si sistema
meglio sul letto, sospirando, mentre sente la serratura di casa
scattare.
« Accomodati
pure, Cardia! » Shion quasi cade dal letto, per la
sorpresa. Riconosce le voci di Manigoldo e di Cardia chiacchierare
amabilmente tra di loro, il primo comportarsi da bravo padrone di casa
e l’ultimo sistemarsi sul divano con una certa stanchezza.
« E quindi,
mi dicevi? » Shion sente Cardia ridere, particolarmente
divertito.
« Aveva
un’espressione sconvolta, te lo giuro. Ho dovuto farmi forza
per non scoppiare a ridergli in faccia, soprattutto quando Asmita mi ha
chiesto con il solito tono acido che stesse succedendo. »
« Immagino.
»
« Insomma,
è saltato fuori dalla sua stanza con aria assatanata quasi
nudo. » se sulle prime Shion era convinto che parlassero
della sua splendida performance della mattina precedente, ora si trova
a corrucciare le sopracciglia perplesso. Di certo, non era lui quello
che faceva così magre figure.
« Eh, la
gioventù. E ha detto qualcosa? »
« Non a me.
Ci ha guardati un po’ stralunato, poi è tornato
dentro la sua stanza e non ha spiccicato parola per tutta la colazione.
» c’è una pausa, segno che Manigoldo sta
riflettendo.
« Sono peggio
dei bambini. »
« A chi lo
dici! Io continuo a dire a Dohko di smettere di andare a ragazze, ma
lui… santo cielo, e chi lo sapeva che era così
testardo? » Shion si appoggia alla porta, lasciando che il
discorso dei due amici scivoli nello sfondo dei suoi pensieri. Non
doveva arrovellarsi così, Dohko gli sbatteva in faccia il
suo orientamento da quando si conoscevano, ma una parte di
sé aveva fantasticato sulla notte di bruciante passione che
avevano trascorso insieme. Quasi sperava che Dohko ricambiasse il suo
malcelato interesse.
Un lieve bussare alla
sua porta lo scuote dalle sue magre congetture e speranze,
spaventandolo di nuovo nel giro di pochi minuti e spingendolo a
buttarsi sul letto fingendo di essersi appena svegliato.
« Shion?
» in risposta, il ragazzo sbadiglia e si finge una specie di
bella addormentata.
« Manigoldo?
Quando sei tornato? » chiede, cercando di ottenere
l’aria più innocente che ha. L’italiano
lo squadra per un lungo istante nel quale Shion suda freddo.
« Una decina
di minuti fa. Dormivi? »
« No, cercavo
di imparare a volare. » a quel sarcasmo, lo scappellotto
è inevitabile e Shion si trova a subirlo senza protestare
troppo. A punizione compiuta, Manigoldo lo guarda con divertimento.
« Tra un
po’ la cena è pronta. Vieni di là, che
c’è Cardia. » Shion si finge sorpreso
nel constatare la presenza di quel terzo partecipante, sperando di
destare così meno sospetti in Manigoldo.
Era una cena, poteva
recitare e fingere che il sorriso di Cardia non lo inquietasse
più di tanto.
Aveva nuovamente
dormito con la maglietta di Dohko addosso.
Lentamente,
l’odore dell’altro ragazzo stava iniziando a
svanire per far posto al proprio, e ciò lo dispiaceva
parecchio. Ben presto, avrebbe dovuto lavare quel capo
d’abbigliamento e restituirlo al legittimo proprietario come
bandiera di resa.
Shion si porta il
colletto al volto, inspirandone l’odore. Era il profumo della
pelle di Dohko, lo stesso che permeava i suoi sogni. Un profumo al
quale, ormai, si era abituato.
Si sente nuovamente un
pervertito, ad annusare quel pezzo di stoffa che ha, tecnicamente,
rubato. L’idea, inconsapevolmente, fa aumentare il calore del
suo basso ventre, spingendolo a dedicarci un’attenzione
mattutina. Shion morde la stoffa, facendo scivolare una mano verso
l’elastico del pantaloni.
« Shion! Vuoi
alzarti, è tardi! » Manigoldo proprio non sapeva
cosa fosse la discrezione – o il cortese e comune bussare
– di mattina, irrompendo nella sua stanza sbattendo la porta.
Shion quasi compie un salto, per la sorpresa.
Con uno sbuffo, si
rifugia sotto le coperte, mettendo su uno dei suoi grandiosi bronci.
« Oggi non
vado al campus. Sono malato. »
«
Sì, sei malato di pelandronite acuta! » esclama
Manigoldo, tirando la coperta. « Avanti, alzati! »
« No! Non ci
voglio andare! »
« Shion, alza
le tue chiappe dal letto o ai corsi ti ci mando a calci! » il
ragazzo strappa la coperta dalle mani del più grande,
facendola diventare un bozzolo.
« Ho detto di
no! »
« Shion,
conto fino a tre. »
« Conta pure
fino a trenta tre, io da qui non mi alzo! » Manigoldo
appoggia le mani sui fianchi, combattivo.
« Sei sicuro
che vuoi rimanere indietro con il programma? »
« Manigoldo,
lasciami stare. Oggi non voglio andare da nessuna parte. » un
sorrisetto sardonico apparve sul volto di questo.
« Non vuoi
andare, o semplicemente non vuoi incontrare qualcuno? » Shion
sbuffa, gonfiando le guance.
« Non sto
bene, amen! E ora lasciami riposare! » sentenzia, girandosi
dall’altra parte e sentenziando la fine della loro
discussione. Voltandogli le spalle, sente il cugino sbuffare e lasciare
la stanza. Lo sente parlottare con qualcuno per un minuto o due, e poi
il proprio cellulare prende a squillare provocandogli i sudori freddi.
Suo padre aveva la sua personale suoneria – la marcia
imperiale era azzeccatissima a suo parere – e se lo chiamava,
a quell’ora soprattutto, non significava niente di buono.
Infatti, già
in mezzora, stava camminando spedito verso l’area
universitaria masticando insulti nei confronti di Manigoldo e delle sue
perfide macchinazioni.
L’aula di
fisica era pressoché vuota a causa dell’ora e cosa
abbastanza normale, dopo il massacro compiuto dall’insegnante
nella precedente sessione di esami. Ben pochi temerari avevano avuto il
coraggio di iscriversi a quel particolare corso, e Shion non era
riuscito a sottrarvisi dato che era nel suo piano di studi.
« Shion,
buongiorno. » ecco, disgrazia voleva che Hypnos frequentasse
il suo stesso corso.
Sapeva ben poco di lui,
complice l’aria pacata e misteriosa che il giovane si portava
dietro. Sapeva che aveva un gemello di nome Thanatos – con il
quale Manigoldo non era assolutamente in buoni rapporti, dato che
l’anno precedente lo zio Sage era dovuto andare
all’università a recuperare il figlio con il
cucchiaino proprio a causa di quel tizio dal nome insolito –
che era ben diverso da lui. Hypnos era molto più pacato,
quasi elegante, che ti faceva sentire inferiore solo palesando la sua
presenza, ma comunque non specificandolo mai.
A parte qualche breve
saluto prima di iniziare la lezione, Shion non ci aveva mai parlato
più di tanto – preferendo prepararsi mentalmente
al massacro della lezione –. In quel frangente,
però, Shion sentiva su di sé quasi una morsa,
rappresentata dall’insistente sguardo di Hypnos.
« Buongiorno.
» replica, quasi desiderando scalare di un posto e farsi un
poco più lontano dall’altro ragazzo. Doveva
smetterla di guardare dei porno, perché quello che stava
vivendo sulla sua pelle gli sembrava l’inizio di uno.
Hypnos appoggia il
mento su una mano, scrutandolo con vago divertimento.
« Ti ho
visto, l’altra sera al pub. » commenta, e Shion si
fa forza perché la mascella non cada pesantemente a terra.
Esattamente cosa aveva visto? « Non sapevo ti
piacessero… » Shion deglutisce. «
…gli alcolici alla frutta. Ho visto che ne hai bevuti
parecchi. » se non fosse stato sconveniente, Shion si sarebbe
afflosciato sul pavimento a causa della tensione che si era sciolta.
Gli alcolici! Quasi gli viene voglia di ridere.
« Infatti non
mi piacciono. Ho bevuto solo succo di frutta quella sera. »
commenta, ignorando il “e a casa di Dohko almeno due
birre”, e Hypnos quasi si acciglia. Shion lo osserva
rimuginare su chissà che cosa, prima di giungere a una
conclusione soddisfacente.
« Capisco.
» replica. E Shion si sente nuovamente inquietato dal suo
sorriso.
|
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Capitolo 3 *** Queer Vegetables Basket (e altra roba meno ambigua) ***
Ed
eccoci con questo aggiornamento a sorpresa (??) dopo
mezzanotte.
Il troll che
è in me sta danzando la hula, per vostra
informazione.
Questa
settimana arrivo qui con un umore decisamente migliore, anche se
stanca e rantolante.
Ma poco
importa~ Sono qui a rompere palesare la mia
presenza e nessuno
può fermarmi! *oh oh oh*
Questo
capitolo vi getta in faccia lo spannung della storia, non lo
nego. Apro pure le scommesse, puntate sulla cosa che credete che
succederà: l'omicidio è contemplato tra le
opzioni. Mi sono divertita un mondo a scrivere questo capitolo, forse
leggendo capirete anche il perché (già il titolo
di questa parte dovrebbe darvi una vaga idea). Ma la vera perla
è il successivo. *trololol* E dovrete aspettare sabato
prossimo ♥
Un enorme
ringraziamento al popolo di lettori che sta crescendo, e
particolarmente a Hades_sama che ha recensito lo
scorso capitolo!
A sabato
prossimo!
Ormai era fin troppo vicino
all’esaurimento nervoso.
Sembrava che qualsiasi
cosa facesse, questa si ritorcesse contro di
lui. Si era persino strappato una maglietta, impigliandosi nello
sfuggire dall’ennesimo incrocio con Dohko. Era stressante,
anche se non avevano nessun corso in comune, e il campus gli sembra
improvvisamente così piccolo da farlo soffocare.
E non poteva nemmeno
rimanere a casa nell’attesa che la
situazione si stemperasse, perché Manigoldo era una
terribile arpia che non gli dava nemmeno un attimo di tregua. Sembrava
quasi sbatterlo fuori di casa a calci apposta proprio quando lui voleva
rimanere a letto, a rimuginare sulle cavolate fatte e a progettare
miracolosi pellegrinaggi a Lourdes anche se non era credente.
Gli esami, poi, si
stavano avvicinando, e lui durante quei giorni non
aveva aperto libro. Un disastro. Non credeva che una cosa innocente
come una scopata potesse portargli così gravi danni.
« Shion, non
sei ancora vestito? » Shion non ce la
fa a trattare male Albafica, che è pacatamente entrato nella
sua stanza. Mugugna, raddrizzandosi con la schiena, e lasciando che
l’altro si appoggi sulla scrivania. « E’
meglio che lo fai, prima che arrivi Manigoldo e ti butti dentro
l’armadio. »
« Non voglio
venire. »
« Nemmeno io,
ma sai com’è fatto tuo
cugino. » Albafica sospira, incrociando le braccia.
« Meglio non mettersi mai contro uno strizzacervelli.
» sentenzia, strappando un sorriso a Shion.
« Sono giorni
che mi butta fuori di casa. Nemmeno quando vi
siete messi insieme mi costringeva a tanto. »
l’altro arrossisce leggermente a quelle parole.
« Lo fa
sicuramente per il tuo bene. »
« Ne dubito.
»
« Puoi anche
farlo, Shion, ma lo sappiamo entrambi che da lui
non si ha scampo. » al più giovane non rimane
altro che arrendersi e obbedire. Si veste controvoglia, già
pensando alla scusa che propinerà per defilarsi velocemente
dall’allegra combriccola che sicuramente li stava attendendo.
Le sere stavano
diventando particolarmente calde, accompagnate da un
lieve venticello che regalava piacevoli brividi quando si usciva per
strada. Controvoglia, Shion segue la coppietta davanti a lui in quel
luogo di perdizione dove tutto era iniziato. E dire che non aveva
toccato nemmeno una goccia di alcol, quella sera. Crudele ironia.
Il locale è
parecchio affollato, dall’esterno,
tanto che persino entrare pare faticoso.
« Manigoldo!
Ehi, di qui! » Shion osserva il cugino
replicare a Cardia, sventolando la mano, ma nel notare chi fosse seduto
accanto a lui per poco non lo fa inciampare nei suoi stessi piedi e
rimediargli una pessima figuraccia. Ma allora i suoi sforzi di tutta
una settimana erano valsi a nulla, se ora si doveva trovare allo stesso
tavolo di Dohko!
Ben presto, i loro
sguardi si incrociano.
A Shion sembra quasi di
vivere la scena al rallenty. Vede il capo di
Dohko voltarsi nella sua direzione, i suoi occhi verdi scrutare la sua
figura fino a fissarlo direttamente negli occhi. Shion si innervosisce,
ricambiando determinato lo sguardo, in attesa che Dohko dica o faccia
qualcosa.
« Shion,
siediti e non intralciare il passaggio. »
con una spallata di Manigoldo, il ragazzo finisce a sedersi proprio
– guarda che sorpresa – accanto a Dohko. Il lato
che gli è accanto pare quasi bruciare, e non ha nemmeno
forza di guardarlo.
Ben presto li
raggiungono anche Degel e Seraphina, e tutti insieme si
stringono vivacemente in quel minuscolo tavolo conversando divertiti.
Sembra tutto come ai vecchi tempi, quando prendono a chiacchierare dopo
le ordinazioni, tanto che Shion ride con leggerezza a Dohko, venendo
prontamente ricambiato, nel vedere Cardia venire rimproverato per
l’ennesima volta.
« Cardia,
smettila di mangiare tutte quelle patatine! Ti
fanno male! »
« E che
palle, Degel! Sembri mia madre. » Manigoldo
ridacchia.
« A me
sorprende piuttosto questo tuo improvviso interesse
per le patate. » ammicca, ricevendo in risposta un sorriso.
« Eh, a lungo
andare le melanzane stancano. Non sono
perseverante come Degel, che apprezza particolarmente
l’anatra in ogni salsa e periodo dell’anno.
» il preso in questione arrossisce, piantando un calcio da
sotto il tavolo, o almeno ciò pare dire
l’improvvisa espressione dolorante di Cardia.
« Cardia!
Queste cose non si dicono! »
« Ha ragione,
Degel caro. »
« Seraphina!
»
« Che
c’è? » ride lei, in
risposta. « Forse di tanto in tanto dei cetrioli non ti
dispiacerebbero. » a quelle parole, Degel accusa il colpo e
regala un altro – inspiegabile – colpo a Cardia.
« Ooh, non
sapevo fossi favorevole all’oca, Finne.
» commenta malizioso Manigoldo. « Io e Alb invece
adoriamo la vellutata di finocchio. Una delizia. E tu Shion?
» il preso in questione batte un paio di volte gli occhi,
appoggiandosi ad una mano.
« Pensavo che
conosceste già la mia predilezione
per le carote. » pronuncia, abbozzando un sorrisetto.
« E tu,
Dohko? » il preso in causa pare quasi a
cadere dalle nuvole, facendo nel frattempo perdere un battito a Shion
per la cavolata che ha avuto il coraggio di chiedere.
« Io? A me
piace-. »
« Ecco le
vostre ordinazioni! » solo dopo che ha
chiuso la bocca, la cameriera si trova piantate le occhiatacce di quasi
tutta la tavolata, tanto che abbandona velocemente i piatti e fugge
ripromettendosi di non servire mai più nessuno di quei
giovani.
« Dicevi,
Dohko? » chiede Manigoldo, cercando di
essere incoraggiante. Il cinese scuote la testa, sorridendo.
« Non era
importante. Mangiamo? » un sospiro
collettivo stupisce Shion. Dovevano pur saperlo che Dohko era normale.
La loro cena
proseguì senza più ammiccamenti di
vario genere, planando sul comune argomento di esami che si
avvicinavano. I più lamentosi a riguardo erano Manigoldo e
Cardia, studenti di medicina alla deriva, che non appena toccato
l’argomento presero ad agitarsi e disperarsi come se il
professore saltasse fuori da sotto il tavolo con l’intento di
iniziare lì la loro prova d’esame, scatenando
soprattutto le risate di Dohko.
Lui e Shion,
d’altronde, erano solo novellini ancora ingenui
del male che li attendeva prossimamente, e ricevettero entrambi delle
affettuose pacche sulla schiena con l’augurio di
sopravvivere, che li inquietò parecchio.
Dopo aver finito di
mangiare Shion si rilassa, lasciando che Manigoldo
e Cardia discutano nuovamente su chi dovesse pagare il conto, essendo
lui la povera e squattrinata matricola non poteva intromettersi nemmeno
simbolicamente. Dohko si appoggia alla sua spalla, probabilmente
più stanco di lui, e Shion gli passa scherzosamente una mano
tra i capelli come ha fatto tante volte prima di quella. Sta
così bene, con Dohko, che l’idea di perderlo gli
fa male quasi fisicamente.
« Shion.
» la voce di Dohko lo riporta alla
realtà, facendolo ritrarre come se scottasse. «
Shion, io… »
« Dovremmo
andare. Pare che, come al solito, Degel ha
già pagato e quei due hanno dato spettacolo per niente.
» dice, spostando gentilmente il corpo di Dohko dal suo e
alzandosi. « Mi viene da pensare che si divertano.
» Dohko lo guarda, lievemente attonito, prima di alzarsi
anche lui. Non dice niente, mentre lo oltrepassa per parlare con Cardia.
Qualcosa tra di loro
è davvero cambiato, ma Shion davvero
non sa dire cosa.
« Shion,
cugino caro, ti dispiacerebbe dormire fuori?
»
« Eh?
» arrivato sotto casa, quella richiesta lo
spiazza.
«
Sì, hai capito. Sai, io e Alb vorremmo fare un
po’ di, ecco, ginnastica orizzontale e preferirei non saperti
ad origliare. » a quelle parole le orecchie di Shion si
incendiano direttamente.
« Santo
cielo, Manigoldo, quella volta non stavo origliando!
» il cugino rotea gli occhi.
Il fattaccio a cui
faceva riferimento era di antica origine, risalente
a quando Shion si era appena iscritto
all’università e aveva preso a vivere da poco con
Manigoldo. Una sera, dopo un’uscita con Dohko, era tornato a
casa e aveva sentito strani rumori provenire dalla stanza del cugino.
Col senno di adesso, Shion avrebbe già levato le tende da un
bel pezzo, ma in quei gloriosi tempi era ancora una matricola
relativamente ingenua e, morale della favola, aveva scoperto sia la
relazione di Manigoldo sia che la sua novella cotta per Albafica poteva
tranquillamente naufragare dato che questi era il destinatario delle
attenzioni passionali del cugino.
Ma di certo non era
tutto, perché lui non era un piedino di
fata, e la mattina dopo si era trovato costretto a confessare di aver
visto tutto, aggiudicandosi il marchio del guardone e la totale
proibizione di essere presente negli stessi locali quando la coppia
voleva rinsaldare il suo legame.
« Vai a
dormire da Dohko, allora. » e senza troppe
premure, Manigoldo gli chiude la porta in faccia, ignorando tutte le
proteste e rimostranze che poteva utilizzare. Shion sbuffa, cacciandosi
le mani nelle tasche e scendendo per le scale del piccolo condominio.
In quel fastidioso
frangente, andare da Dohko gli sembra
l’unica soluzione. Ma con che coraggio poteva chiedergli di
dormire da lui, se aveva irrimediabilmente profanato la sua stanza con
la propria performance? Eppure, non poteva chiedere a nessun altro a
quell’ora.
Con sconforto, Shion
prende il cellulare e digita quel numero che
conosce ormai a memoria. Gli squilli gli sembrano eterni,
finché Dohko non decide di rispondere.
« Shion? »
« Dormivi,
Dohko? »
« No, no, tranquillo. E’
successo qualcosa?
»
« Manigoldo
mi ha buttato fuori di casa. » un
respiro. « Potresti ospitarmi per questa notte? Mi accontento
del pavimento. » il breve silenzio lo spaventa, tanto che
prende a mordicchiarsi un’unghia nell’attesa.
« Sì. Vieni pure, ti
aspetto. » nelle
sue parole non c’era cattiveria, più una semplice
rassegnazione. Shion chiude la chiamata, osservando il cellulare non
capente. Lo rimette in tasca, prendendo la strada verso la casa di
Dohko. Verso Dohko stesso.
Questi è
quasi sulla porta ad attenderlo, e sembra che
niente sia cambiato.
«
“Ginnastica orizzontale”, eh?
» lo canzona, ignorando l’occhiataccia
dell’amico.
« Ti prego,
non dirmelo. E’ la quinta volta, questo
mese. » Dohko pare quasi ridere della sua affermazione.
« Questo
significa che o la loro relazione sta andando a
gonfie vele o sta cadendo a pezzi, e conoscendoli penso sia
più la prima. »
«
Sì, ma vorrei non essere buttato fuori da casa
ogni volta. » Dohko ride nuovamente, probabilmente della sua
espressione scocciata, e gli dà una spallata complice.
« E va bene,
vado a prenderti una coperta, pecora brontolona.
» Shion gli sorride, grato, e si leva la felpa, accomodandosi
sul divano sul quale sicuramente dormirà per quella notte.
Passano i minuti, ma Dohko non torna. Inizia a preoccuparsi, trovando
anomala quella sparizione, soprattutto quando è Asmita ad
entrare nel piccolo salotto.
« B-buona
sera, Asmita. » l’indiano si
volta in direzione della sua voce, chinando il capo.
« Shion.
E’ una sorpresa averti qui. Di nuovo.
» il ragazzo deglutisce, imbarazzato.
« Sono qui
perché… »
«
Sì, Dohko mi ha detto della tua…
disavventura. » lo interrompe, inacidito da chissà
cosa. Shion si taccia da solo, non volendo attirarsi le ire di
quell’eccentrico padrone di casa. « Piuttosto,
posso chiederti un favore? Ho bisogno che tu prenda una cosa per me.
» Shion si alza in piedi, anche se un poco riluttate.
«
Sì, dimmi. »
« Sul
balcone, c’è una cosa. Devi andare
e prenderla. »
« Una cosa?
»
«
Sì. »
« E come
è fatta? Di che colore è,
tipo? » Asmita sembra quasi infastidito dalla sua domanda.
Con stizza, apre gli occhi e glieli indica.
« Shion, sono
cieco. Come pensi che io lo sappia? »
a quelle parole, Shion arrossisce per la sua figuraccia. « La
riconoscerai non appena la vedrai. Per favore, Shion. Vai a
prendermela. » anche se con vago sospetto, Shion fa spallucce
e si dirige verso il balcone. Non era particolarmente grande, e la sua
unica entrata è appunto nell’angolo del salotto.
L’aria notturna lo colpisce, scompigliandogli i capelli,
mentre inizia a guardarsi intorno in ricerca della fantomatica cosa che
Asmita non gli ha minimamente descritto. Grandioso.
« Shion, che
ci fai tu qui? » ben presto, si trova
faccia a faccia con Dohko, sorpreso quanto lui, se non di
più.
« Asmita mi
ha chiesto di prendergli una cosa. E tu? Sei in
cerca della coperta? » Dohko fa spallucce, un po’
perplesso.
« Cardia mi
ha detto che sta nel mobiletto del balcone
ma… non lo trovo. » si gratta perplesso il mento.
« Aspetta,
fai guardare me. » si sporge Shion, nel
tentativo di aiutarlo. Se non fosse per un secchiello –
secchiello? – in cui incespica a tradimento, planando
perfettamente su Dohko e quasi trascinandolo con sé. Gli
sembra uno di quei cheesy
moments dei film di bassa lega, nel sentirsi
sorreggere da Dohko, sentendo il proprio cuore battere furioso per lo
spavento.
« Shion, stai
bene? » le parole
dell’altro gli giungono ovattate, distanti, soprattutto
quando alza la testa che aveva sbattuto nell’incavo del suo
collo, trovandosi davvero a pochi centimetri dal suo volto. A quel
punto, la sua mente va in cortocircuito.
Questa volta
è certo di essere il primo ad avventarsi sulle
labbra di Dohko che, accidenti, gli erano mancate parecchio. Allaccia
le braccia al collo, ritrovando un poco del proprio equilibrio,
schioccando lievi baci ai quali Dohko non si sottrae ma che, anzi,
vengono ricambiati con entusiasmo. Infatti Dohko pare non perdere
tempo, nel far scivolare la sua lingua oltre i confini e rendendo quel
loro tocco molto più passionale.
Shion sorride,
contento, avvicinandolo ancora di più a
sé, godendo di quel contatto sempre più intenso
del quale non riesce più fare a meno. In quel frangente, non
si chiede perché Dohko ricambi le sue effusioni, e tantomeno
gli interessa più di tanto. Ora come ora, voleva solo
godersi il loro bacio, il loro primo bacio sobrio, e del resto non gli
importava.
Si staccano lentamente,
con i polmoni reclamanti aria, ansimando
leggermente. Gli occhi verdi di Dohko paiono brillare, alla luce dei
lampioni, mentre Shion accarezza la sua guancia. Dohko prende la sua
mano, baciandone il palmo.
Nessuno dei due ha
davvero voglia di parlare. Sinceramente, non ne
sentono il bisogno. Tutto quello che volevano dirsi pareva essere stato
risucchiato da quel bacio.
Si guardano nuovamente
negli occhi, toccandosi con le loro fronti e
sorridendo soddisfatti da chissà cosa. Shion, dal canto suo,
non potrebbe sentirsi più felice. Bacia la fronte e il naso
del ragazzo, non smettendo di sorridere, e Dohko glielo lascia fare con
calma. Si sente accarezzare i fianchi, per poi sentirsi attirare
più vicino, non opponendo nessuna resistenza.
Sta così
bene che si dimentica di essere fuori, sul balcone,
tra le braccia del suo migliore amico con il quale ha allegramente
pomiciato fino a quell’istante.
Il brusco scatto della
porta, però, li riporta entrambi per
terra. Shion quasi salta sul posto, sottraendosi
all’abbraccio di Dohko, realizzando in fretta che la porta
del balcone si era chiusa. E dal sinistro ticchettio che proveniva da
essa, sembrava chiusa bene.
« La porta!
» esclamano in simultanea, scattando
entrambi verso di essa giusto per vedere un Cardia molto divertito
roteare tra le dita la chiave e sparire dietro il muro. Entrambi
impallidiscono di colpo, realizzando fin troppo in fretta cosa stesse
succedendo.
Shion batte disperato
il palmo contro il vetro, cercando di farsi
sentire, mentre Dohko chiama a gran voce i due coinquilini senza
ottenere risultato.
« Quel
bastardo ci ha chiuso fuori. »
« A quanto
pare. »
|
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Capitolo 4 *** Lovers of Ancient Times (perché lo eravamo e non ce ne siamo accorti) ***
Ed
eccoci qui, un pelino in ritardo sulla tabella di marcia, ad aggiornare!
Non voglio
dilungarmi più di tanto, penso che vorrete buttarvi sulla
lettura del capitolo e magari molti di voi hanno saltato questa parte,
ma poco importa. Le note sono un mio piccolo sfizio.
Questo
capitolo è stato uno dei più impegnativi, per la
sottoscritta. Era da tanto tempo che non mi cimentavo in una cosa...
così. Per tutta la settimana ho apportato modifiche,
cercando di non alterare il proposito originario con cui fu scritta la
base, e dopo sei giorni di lacrime posso affermare di sentirmi
soddisfatta. Sì sì.
Io posso solo
sperare che il risultato vi piaccia, e che non vi deluda. Tutto qui.
Un grazie al
piccolo popolo di lettori che sta crescendo, e all'ormai-di-casa Hades_sama e alla benvenuta AvalonGoddess.
Non mi resta
che salutarvi e promettervi un epilogo decente sabato prossimo~
Una parte di lui non si
rassegnava nel battere contro la porta, chiamando a gran voce i nomi di
quegli infami che li avevano chiusi fuori. Shion picchia contro il
vetro, disperato, senza ottenere un risultato concreto. Una parte di
lui non voleva arrendersi, non voleva diventare prigioniero di quello
scherzo di cattivo gusto. Soprattutto, non voleva essere in compagnia
di Dohko.
« Shion,
lascia perdere. » Dohko, invece, si era ormai arreso
all’evidenza di dover passare una notte sul balcone insieme a
lui, relativamente isterico che, se solo avesse potuto, avrebbe preso
la porta a testate, sedendosi tranquillamente sul pavimento.
Già ci aveva avuto a che fare, e non desiderava
particolarmente ripetere l’esperienza.
« No! Mi
rifiuto! Non ho la minima intenzione di dormire qui! » Dohko
osserva placido qualche altro tentativo di abbattere la porta o
convincere i due stronzi
all’interno di aprirla da parte di Shion, prima che questi si
sieda non molto lontano da lui con aria sconfortata, stringendo le
ginocchia al petto.
Dohko gli si fa
più vicino, e stranamente Shion non si ritrae dalla sua
vicinanza. E’ imbarazzato, profondamente, solo a ripensare a
quello che hanno appena fatto – dando anche spettacolo,
magari – e a cercare di capire perché Dohko non
reagisca come invece ha temuto per tutto quel tempo.
Il silenzio, tra di
loro, non era mai stato pesante. Forse, soprattutto perché
non era lasciato intatto a lungo, distrutto dalle lamentazioni o dalle
risate che facevano in compagnia. Anche in quel momento, sembrava
parlare per loro. Racconta una verità già nota da
fin troppo tempo, ma che entrambi ancora rifiutavano di capire.
La brezza notturna
è più calda, o almeno così gli sembra.
Non si vede nessuna stella, nel cielo, tranne quel grande astro che era
la luna, che insieme ai lampioni illuminava i loro volti tesi e
imbarazzati. Si percepiva l’avvento di maggio
nell’aria, insieme al profumo soffocante dei fiori.
Shion si sente un poco
scemo, per essersi lasciato abbindolare così facilmente,
prima di accarezzarsi leggermente le labbra e ripensare a quel bacio
che gli ha tolto il fiato. Dohko era davvero bravo a baciare, anche se
una parte di lui continuava a non capire perché
l’amico l’avesse fatto.
Improvvisamente, la
mano di Dohko accarezza la sua, risale lungo il braccio e sfiora la
guancia.
« Dovremmo
parlare, Shion. » pronuncia con tono serio Dohko, come se
fosse quello che aveva appena detto fosse di vitale importanza.
« Di cosa?
» lo sguardo di Dohko alle sue parole gli appare triste,
quasi malinconico.
«
Perché, quella mattina, sei scappato, tanto per iniziare?
» Shion sussulta, abbassando il proprio sguardo. Si chiude in
un silenzio senza breccia, o possibilità di dialogo. Ha
cercato di evitare quel discorso per parecchio tempo, senza apparenti
risultati. Alla fine, il conto da pagare arrivava sempre, che lui lo
volesse o meno.
«
Perché non è successo niente, Dohko. Niente di
niente. E’ stata… un’allucinazione,
ecco! » esclama, con improvvisa risoluzione. A quelle parole
Dohko strattona bruscamente il suo braccio, costringendolo a guardarlo
in viso.
«
Perché neghi ciò che è successo?
Perché, Shion? » il ragazzo scuote la testa,
abbassando lo sguardo perché non in grado di contrastare
l’espressione sofferente sul volto di Dohko. La voce
dell’amico ha una nota sofferente che non gli è
sfuggita.
«
Perché, anche tu non vorresti la stessa cosa? Fare finta che
non sia successo niente è la via più facile per
entrambi, Dohko. Non è così? » quasi
vorrebbe mordersi la lingua. No, lui non vuole negare. Per nessuna
ragione negherebbe quella notte di malsana passione, ma sa che deve,
per il bene di Dohko. Sa che è quello che vuole lui, e deve
assecondarlo.
« No!
» quella forte opposizione lo spiazza più del
dovuto. L’espressione di Dohko, ora che ha alzato la testa
con fierezza e riesce ad osservarla, è determinata e
addolorata insieme.
«
Perché? Perché fai così, Dohko? Vuoi
umiliarmi pubblicamente? Ti prego, come vecchio amico, non farlo.
Facciamo che non sia mai successa quella notte! »
« Cosa stai
negando, Shion? Quella notte? Perché? » la voce di
Dohko è piccata, sofferente, ma Shion torna ad abbassare lo
sguardo per improvvisa mancanza di coraggio. Si stringe alle ginocchia,
nascondendosi dal mondo, o almeno provandoci. « Rispondimi.
Rispondimi e ti lascerò stare. »
«
…cosa vuoi che ti dica, Dohko? » replica dopo
qualche istante di silenzio, monocorde. « Tu mi piaci. E
anche tanto. Io ho cercato di pensare che avevi ben altri interessi,
che non mi avresti mai guardato in quel modo, che le mie
possibilità erano pari a zero. Sono
semplicemente… scoppiato, quella sera. Non ce la facevo. Non
ho resistito, e ti chiedo scusa se ti ho infastidito. Se ti faccio
schifo, e se non vorrai parlarmi, lo capirò. » si
sente improvvisamente a cuore leggero, dopo quel fiume di parole. Aveva
parlato con sincerità, quasi col cuore in mano. Aveva
finalmente smesso di mentire o reprimersi, e la sensazione era
bellissima.
Tutto si sarebbe
aspettato a quella dichiarazione, Shion, tranne l’essere
attirato tra le braccia di Dohko, stretto in un abbraccio soffocante
senza possibilità di districarsi da esso.
« Dohko,
cosa…? »
« Tu,
davvero, sei sincero? E’ vero? » continua a
stringerlo, Dohko, sempre più forte, il volto contro la sua
spalla. Il suo corpo tremava. A quella constatazione Shion chiude gli
occhi, finalmente arrendendosi.
«
Sì. » conferma, e solo dopo la propria
affermazione Dohko lo rilascia dalla sua morsa. Gli sembra
così felice, mentre alza il volto per stampargli un bacio
sulle labbra e lasciarlo senza parole. Quasi subisce il suo entusiasmo,
inizialmente non capente, perdendosi in quei tocchi casti e pieni di
gioia.
« Dohko,
perché? » lo ferma in un guizzo di
lucidità, osservandolo serio. Il ragazzo sgrana gli occhi,
piegando la testa di lato e osservarlo perplesso.
« Pensavo
fosse palese che tu mi piacessi. Cardia mi sfotte a proposito da mesi.
» è il turno di Shion rimanere sorpreso, tanto che
l’idea di svenire non gli sembra così lontana.
« Cosa?
»
«
E’ vero! » replica il cinese, aggrottando le
sopracciglia. « Ti lancio segnali da chissà
quanto! »
«
Ma… tutte quelle ragazze? Tu, fino ad oggi, mi sbattevi in
faccia la tua eterosessualità ogni sacrosanto giorno!
» Dohko sorride, leggermente colpevole, ma il sorriso
svanisce presto nel vedere l’espressione corrucciata di Shion.
« Non
è colpa mia se il signorino qui presente non coglieva i
segnali, rendendomi perennemente frustrato! E poi, sei
l’unico maschio con qui farei… quello! »
« E
quindi…? »
« Era
così allettante e disponibile, quella sera, che…
mi sono buttato. E tu hai collaborato con molto entusiasmo. »
Shion si imbroncia, facendo tremare le labbra di Dohko leggermente
– probabilmente stava cercando di trattenere una risata
–. Il ragazzo sbuffa, improvvisamente infastidito dal
commento, ma Dohko pare quasi leggergli nel pensiero dato che replica
prontamente. « Shion, devo proprio ricordarti quanto hai
apprezzato? » il tibetano accusa il colpo, arrossendo, e
decidendo di battere in ritirata. Il solo ripensare a quella notte
infiamma le sue guance, anche se più per
l’intensità del sentimento che per la propria
performance. Beh, un po’ anche per quella.
« Mi
è venuto un colpo, quando non ti ho trovato la mattina dopo.
» la voce di Dohko si fa più bassa e tremante, nel
ricordare quei attimi di puro terrore. « Ho avuto paura che
mi fossi sognato tutto o, peggio, che non ti fosse piaciuto. »
« Oh no! Hai
fatto tutto fin troppo bene! » si affretta a rassicurarlo,
salvo poi imbarazzarsi leggermente nel pensare a riguardo di cosa lo
stesse incoraggiando.
« Davvero?
» a quelle parole annuisce, con vaga vergogna, osservando il
volto di Dohko quasi illuminarsi. In fondo, perché doveva
mentirgli? Dohko era stato particolarmente bravo, ogni volta,
dedicandosi a lui con passione e cura per tutta la notte.
Dohko lo abbraccia
nuovamente con trasporto.
« Grazie al
cielo. Pensavo di aver sbagliato tutto. »
« Non hai
sbagliato niente. Semmai, sono io che… » Dohko gli
appoggia una mano sulla bocca, zittendolo.
« Abbiamo
sbagliato entrambi, ok? » sentenzia con vago divertimento.
Shion si sente un imbecille nel ripensare a tutti quei mesi e nel
realizzare che sì, in effetti i segnali
dell’interesse di Dohko erano molteplici, solo che lui era
stato davvero molto cretino catalogandoli come semplice affetto.
« Certo che
potevi essere più esplicito. » replica stizzito.
« Certo che
potevi essere più perspicace. Cova volevi che facessi? Che
ti trascinassi in un bagno per farlo? » Shion maschera un
sorriso e un “magari” con uno sbuffo, passando una
mano tra i capelli di quel novello amore che ora aveva finalmente a
portata di mano. « Sei una pecora testona, Shion,
ammettilo. » il preso in causa gonfia le guance, arrossendo,
per quel nomignolo che Manigoldo gli aveva appioppato quando erano
ragazzini e che Dohko usava con gran divertimento.
« Sono una
pecora di cui tu sei cotto. » controbatte, godendosi il
delizioso rossore che scatena sulle gote di Dohko, e baciandole per
sottolineare il proprio apprezzamento.
« Non lo
nego. » gli risponde il giovane, godendo di quel innocente
contatto. Si sentiva di star diventando dipendente dai baci di Dohko,
era quella l’unica spiegazione che riusciva a trovare in quel
momento, perché continuava a non accontentarsi e a chiederne
sempre di nuovi. Shion non sapeva di che sapore fosse
l’ambrosia, ma sicuramente non poteva essere più
allettante delle labbra che stava vezzeggiando con tanta cura e
devozione, come se fossero un tesoro a sua sola disposizione.
« Potrei
anche abituarmi, sai? » sussurra Dohko, tra un bacio e
l’altro, facendolo immediatamente sorridere.
« Te ne
darò quanti ne vuoi. » replica, tornando ad
esplorare la sua bocca, questa volta molto più in
profondità. Dohko lo lascia fare, diventando succube delle
sue attenzioni con un certo entusiasmo. Questo contatto è
meno casto dei precedenti, e Shion viene presto colto dalla sua
abituale impazienza. Voleva far sciogliere Dohko, intrecciando le loro
lingue, coinvolgendolo in un connubio quasi peccaminoso, ed
è quello che ottiene.
Shion sente le sue
braccia al collo stringerlo, e istintivamente si fa vicino con il
proprio corpo, avvicinandosi sempre di più mentre le loro
lingue sono impegnate a giocare con lussuria e divertimento. Non sa
come ha fatto a vivere fino a quel momento senza quei baci.
Gli occhi verdi di
Dohko gli sembrano acqua, quando si staccano controvoglia per mancanza
di fiato. Shion non sente la fatica, e nemmeno il dolore alla mascella,
stringendo a sé il ragazzo ancora una volta e appoggiando la
propria fronte contro quella del castano, respirando il suo stesso
ossigeno.
« Shion?
» la voce di Dohko gli suona ovattata, tanto che si deve far
forza per donargli l’attenzione che merita.
«
Sì? »
«
Questo… significa che stiamo insieme? » la sua
domanda quasi lo spiazza, facendolo ritrarre un poco con vaga sorpresa.
« Pensavo
fosse… ovvio. » si prende una pausa, battendo
qualche volta gli occhi. « Non mi vuoi? » a quelle
parole, Dohko scuote energicamente la testa in segno di diniego.
« No!
Cioè, sì, ti voglio! Non potrei non volerti?!
…ma porca, perché parlo per negazioni?! Shion,
è tutta colpa tua e dei tuoi baci. » Shion
vorrebbe ridere di quel fiume di parole.
« Mia?
» replica il chiamato in causa, come se fosse colpevole di
reato, ma un sorriso non tarda ad incurvare le sue labbra.
«
Sì, tua. Tu… mi rincretinisci! »
dichiara Dohko, con convinzione, corrucciando scherzosamente le
sopracciglia come se proferisse una sacra verità.
« Tu e… la tua bocca. » quasi termina
con un sussurro, osservando la parte incriminata. Shion si inclina
verso di lui, con un sorrisetto sardonico, facendolo deglutire a fatica.
« Allora,
stiamo insieme. » ripete, con un sorriso un poco
più dolce e rilassato. Dohko accarezza il suo volto,
ricambiandolo.
«
Sì. Sì, è così. »
sorridono quasi in simultanea, tornando a scambiarsi qualche febbrile
bacio. Shion torna a stringersi a quel corpo, desiderandone sempre di
più e quasi soffrendo nel separarsi da esso per mancanza di
fiato. Aveva finalmente ottenuto Dohko nella sua completezza.
«
Sarò sincero, se qualcuno me l’avesse detto una
settimana fa, non ci avrei creduto. » alle sue parole, dette
quasi come un pensiero ad alta voce, Dohko scoppia a ridere
fragorosamente.
« Figurati
io! Pensavo che mi avresti ignorato fino alla fine dei miei giorni.
Un’eterna friendzone! » sentenzia, contagiando
l’altro ragazzo nella sua risata.
« Non essere
crudele. »
« Dico solo
la verità. »
« Dohko!
»
« Che
c’è? » Shion non se la sente di
prendersela con quello che era il suo novello ragazzo. Quasi
iperventilava nel semplice concepire quel pensiero. Lui si era appena
messo insieme a Dohko! Sentiva il forte desiderio di pizzicarsi, per
timore che fosse tutto un sogno, ma stranamente il sorriso di Dohko che
gli era rivolto era una garanzia sufficiente per fargli credere che
quella fosse una realtà.
« Niente.
Sono solo… felice, credo. »
« Credi?
» sbuffa, avvicinandosi nuovamente al volto del ragazzo.
«
E’ che mi confondi, Dohko. » sussurra al suo
orecchio, facendosi improvvisamente tentatore – o sperando di
sembrare uno –. Con calcolata lentezza fa scivolare le
proprie mani sulle spalle dell’altro ragazzo, respirando
contro la conchiglia del suo orecchio, sperando di risultare perlomeno
seducente agli occhi dell’altro ragazzo tanto da spingerlo
nella direzione desiderata.
« Shion, non
faremo sesso sul balcone. » replica subito Dohko, che pareva
aver ben compreso dove volesse andare a parare e non mostrandosi
intaccato dal suo tentativo di seduzione. Shion sbuffa, con stizza.
« Ma dovremmo
festeggiare! »
« E come
pensi di fare? Siamo all’esterno, con nemmeno uno straccio di
spazio morbido e non ho nemmeno un preservativo in tasca. No grazie.
» ovviamente, le motivazioni che gli aveva mosso contro erano
inattaccabili, ma Shion non riesce ad evitare di sbuffare risentito lo
stesso. Non poteva nemmeno festeggiare come voleva!
Dohko scioglie il loro
passionale abbraccio, tornando ad appoggiare la schiena contro il muro
nonostante le occhiatacce di Shion, che dopo qualche borbottio desiste
dalla propria impresa. Il cinese respira a pieni polmoni, osservando
finalmente il luogo dove erano costretti a passare la notte. Un oggetto
in particolare attira ben presto la sua attenzione, tanto da spingerlo
a prenderlo tra le mani.
« Non so se
l’abbiano fatto apposta. » commenta improvvisamente
Dohko, mettendogli tra le mani una bottiglia, che alla scarsa luce
Shion riconosce come birra. La stessa che, più o meno
direttamente, li aveva portati alla loro prima notte di passione.
Non ci vuole molto per
aprirla, e Shion ne prende in fretta un sorso, per poi passarla al suo
compare di sventura.
« Promettimi
una cosa, Dohko. » parla lapidario, con estrema
serietà, dopo qualche istante. Dohko avvicina la bottiglia
alla bocca, fermandosi e dedicandogli una breve occhiata.
« Cosa?
»
« Che la
nostra prossima volta non sarà così ubriaca.
» alla sua affermazione, Dohko ghigna.
« Veramente,
quella sera abbiamo bevuto una birra a testa. Eravamo ancora pienamente
consenzienti, quando tu ti sei praticamente spalmato addosso a me tutto
eccitato. »
« Vorrai dire
che sei stato tu a iniziare. »
« Certo, mi
sarò immaginato come mi hai ficcato la lingua in bocca senza
ritegno, quasi strappandomi la maglietta di dosso. » Shion
accusa il colpo, arrossendo e strappando la bottiglia dalle mani
dell’altro, prendendo un altro sorso della bevanda quasi per
sembrare più intimidatorio.
« Non mi pare
che ti sia dispiaciuto, dato che continuavi a-. »
« Possiamo
gentilmente saltare questa parte? Non mi sento ancora pronto a
commentare la mia prima performance con un uomo. » replica
Dohko. « Soprattutto se questi era il mio migliore amico che
gettava continuamente benzina sul fuoco. » aggiunge con voce
più bassa.
« Eh no! Per
mesi, non ore o giorni, mesi Dohko, mi hai sbattuto in faccia le tue
esperienze con ogni singola troietta che ti sei portato a letto. Quindi
ora te ne stai buono ad ascoltare quanti apprezzamenti faccio su di te.
»
« Sto
iniziando a pensare che quella non sia birra, ma che Cardia
l’abbia scambiata con qualcosa di più forte e la
stesse nascondendo da me e Asmita. » il volto rosso di Shion
però frena le sue risate. Questi si china su di lui,
stringendo le labbra e aggrottando le sopracciglia, sembrandogli un
perfetto montone pronto alla carica. L’atmosfera si fa
più seria, e i due compagni tornano a quel confortevole
silenzio che li ha accompagnati fino a quel momento.
« Promettimi
che la nostra prossima volta sarà perfettamente sobria.
» comanda, quasi.
« Non
c’è nemmeno da chiederlo. » ride.
« La prossima volta voglio godermi per bene il tuo visino
tutto rosso. » Shion lo osserva, nuovamente piccato, tornando
alla sua posizione originaria e attaccandosi alla bottiglia.
« Eh, certo.
Sarebbe bello ricevere un apprezzamento più articolato di
“ooh sììì, Shion,
sììì”. » lo imita
con crudele bravura, facendo affluire l’imbarazzo sulle sue
gote, ridendone divertito. Dohko gli regala una spallata che quasi lo
fa sbilanciare.
« Certo,
sempre più dignitoso di “più forte,
Dohko, più forte”, il tutto condito dal tirarmi i
capelli isterico. » replica pronto, e questa volta Shion
batte in ritirata. Effettivamente, non si erano risparmiati nemmeno un
po’. « Bel lavoro, stiamo insieme da dieci minuti e
già litighiamo. »
« Dicono che
sia salutare in una relazione. Così non ci litigheremmo in
futuro. »
« Veramente,
non è mai stato mio particolare desiderio litigare sul
sesso. » la risatina di Shion, però,
è abbastanza maliziosa e il ragazzo sembra ben poco disposto
ad arrendersi sull’argomento. « Shion! »
« Scusa,
scusa. E’ che sono… felice. »
« E quando
sei felice sfotti? »
« Non
prendertela, qīn'ài.
» Shion prende a guardare un punto indefinito del cielo,
quasi fosse in cerca di qualcosa. « Una parte di me sta
ancora pensando che adesso mi sveglierò nel letto di casa
mia e che mi stia sognando tutto questo. »
« Certo che
ne avresti di fantasia. »
« Non
sottovalutarmi. Una volta ho sognato di aver rimorchiato Albafica.
» si frena troppo tardi, rendendosi conto di aver detto un
po’ troppo, ma ormai l’occhiataccia interrogatoria
di Dohko è lì e sa bene che non avrà
scampo da essa. « Ehi! Ero appena arrivato, ancora non sapevo
che stava insieme a Manigoldo. E poi… è bello,
Dohko. Nessuno è immune a lui. »
Dohko gli sembra quasi
offeso, a quelle parole. « Più bello di me, Shion?
» sussurra, a pochi centimetri dal suo volto. Shion
deglutisce, sentendo improvvisamente la gola secca.
« Non
c’è confronto, Dohko. » replica
debolmente, improvvisamente succube dell’attrazione che
c’era tra di loro.
La tensione tra i loro
corpi si fa di nuovo elettrica, tanto che Shion già si
prepara mentalmente ad un’altra piacevole sessione di
pomiciata, quando improvvisamente Dohko si ritrae facendo svanire tutta
la magia che aveva iniziato ad assaggiare.
La sorpresa
è tanta, per quella negazione, che la sua bocca si apre
leggermente.
« Dohko!
» esclama, piccato, ricevendo in risposta una risatina
fintamente innocente.
«
Sì? » non fa nemmeno in tempo ad argomentare
qualcos’altro, che è Shion ad avventarsi su di
lui. Sulla lingua, Dohko sentiva che effettivamente il sapore di Shion
non era esattamente di birra, ma di un qualcosa infinitamente
più forte – oh, il panico – e che la
pecora ne aveva allegramente bevuto almeno due terzi della bottiglia in
pochi minuti. A quel punto, Dohko iniziava a temere per la propria
integrità e aggrapparsi alla speranza che Shion non tornasse
a rivendicare certi diritti che ora aveva come
“ragazzo”.
Questi,
però, pare accontentarsi di poco, dato che si stacca con il
fiato corto e si rifugia nell’incavo del suo collo respirando
soddisfatto. Dohko gli passa una mano tra i capelli ed accarezzandogli
il collo, ottenendo in risposta quello che sembrava più un
belato che un gemito di approvazione. Quella scoperta decide di
annotarsela, ripromettendosi di rievocarla in momenti più
consoni.
«
Sì, sicuramente la prossima volta dovremmo essere entrambi
completamente sobri. » dice più a se stesso che a
Shion, continuando quasi a cullarlo. Questi mormora qualcosa contro la
sua spalla, ma non doveva essere particolarmente importante, dato che
non la ripete.
Se qualcuno gli avesse
detto che avrebbe vissuto una simile situazione, Dohko gli sarebbe
scoppiato a ridere in faccia senza ritegno. Invece adesso, con Shion un
po’ ubriaco tra le mani, al quale ha finalmente confessato i
suoi sentimenti e li ha scoperti ricambiati, si sentiva finalmente
realizzato.
Tutti i tasselli della
sua vita sembravano finalmente al loro posto, e non importava se fosse
troppo giovane per affermare simile cosa.
Con i minuti, Shion
pare addormentarsi sulla sua spalla. Dohko corruccia le sopracciglia,
sentendosi quasi abbandonato, ma lo lascia riposare.
«
Però, dovrò ringraziare quei due stronzi.
» sussurra, pensando che i suoi coinquilini gli avevano fatto
guadagnare finalmente il ragazzo che desiderava, ma sicuramente anche
un bel raffreddore. Beh, poco importava in fondo. Poteva sempre contare
su quella delizia di Shion come infermiera, con tutti i risvolti che le
sue parole potevano intendere.
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Capitolo 5 *** All Roads Leads to Rome (ma Manigoldo ne sa comunque una più del diavolo) ***
Ed eccoci alla
fine.
Strano vero?
Almeno, per me lo è
eccome.
Dopo un
mesetto, si giunge alla fine di questa avventura. Mi ha divertita e
angosciata, devo essere sincera e ancora adesso non so se la rifarei
nuovamente. Forse sì, forse no. Chi lo sa?
D'altronde,
sono imprevedibile anche per me stessa. ^^
Ma non mi
dilungo, in questo finale, vi lascio liberi. Ci rivediamo di sotto nei
ringraziamenti!
Thump. Thump. Thump.
Manigoldo rotea gli
occhi, nel sentire nuovamente la testiera del letto di Shion picchiare
contro il muro con un certo entusiasmo, e porge una tazza di
tè a Cardia, che ridacchia sardonico, sembrando parecchio
divertito dalla situazione.
« Ancora non
si sono stancati, eh? »
« Magari! Con
la scusa di “recuperare il tempo perduto” scopano
come conigli da mattina a sera. » e aggiungendo le
immaginarie virgolette mimandole con le dita, Manigoldo si butta di
peso sul divano sbuffando sonoramente. « Sto pensando di
sfondare la porta e entrare nella sua stanza armato di scopa, e
cacciarli. Sono fastidiosi dopo tutti questi giorni! »
« Nah, bro,
rilassati. » Cardia sembra quasi voler scoppiare a ridere,
nel sentire un urlo strozzato provenire da dietro il muro e la
conseguente vena pulsante sulla tempia dell’amico.
« Sono giovani. »
« Col cavolo!
Sono fastidiosi. Va bene un giorno, va bene due, ma qui siamo ai
livelli disumani! » Cardia osserva l’amico
sistemarsi meglio sul divano, improvvisamente con cipiglio sempre
più nervoso.
« Sto
iniziando a pensare che tu sia invidioso. »
l’espressione sconvolta di Manigoldo, però, pare
raccontare proprio il contrario.
« Nzamaddiu!
» lo sente esclamare, probabilmente in siciliano. «
Mi spiace sfatare le tue congetture, bro, ma io sono felice anche senta
tutta questa attività di giorno e notte. » Cardia
replica con una risatina che pare raccontarla lunga.
« Beh, dopo
tutta la fatica che abbiamo fatto… »
« Che IO ho
fatto, vuoi dire? »
«
…eddai, secondo che chi continuava a indottrinare Dohko ogni
sacrosanto giorno? » alle sue parole, Manigoldo alza le mani
in segno di resa. « Comunque, dicevo, di fatica ne abbiamo
fatta per far mettere insieme quei due zucconi. Certo che non
accorgersi di come si sospiravano addosso… bisogna essere
proprio dei grandissimi imbecilli. »
« A chi lo
dici. Shion, poi è un caso disperato. Continuava con cose
come “non gli piaccio” quando si vedeva lontano
miglia quando Dohko gli morisse dietro. » un gemito acuto
nell’altra stanza sembra quasi confermare la sua
affermazione. « Non so cosa avrei fatto, senza Alb.
» a quelle parole, Cardia inarca un sopracciglio leggermente
perplesso.
«
Già, tu non sai che da sbronzo Shion diventa
particolarmente… eccitato. » si spiega Manigoldo,
appoggiandosi allo schienale e incrociando le braccia. «
Quella sera Alb ha continuato a mettergli della vodka nel bicchiere,
goccia dopo goccia. »
« Mi chiedo
solo come tu sia riuscito a convincerlo a fare così tanto.
»
« Di me Shion
non si fida a tal punto. E poi persino Albafica si stava infastidendo
per tutta quella frustrazione sessuale che c’era tra di loro
e che girava sempre per casa. L’unica cosa preoccupante
è che Hypnos ci ha visti. Strano che non sia andato a fare
subito la spia a Shion. Probabilmente non è così
stronzo come il gemello. »
« Magari
tifava pure lui per quei due cretini, che ne sappiamo? »
Manigoldo fa spallucce, prima di tornare a rilassarsi cercando di
ignorare l’attività che si stava consumando a
pochi metri da lui. Se solo osavano ripetere l’esperienza per
una volta ancora, lo giurava, andava davvero lì dentro con
una scopa. Nell’altra stanza, però,
improvvisamente i rumori aumentano di ritmo ed intensità,
tanto da spingere Manigoldo a stringere convulsamente il bracciolo del
divano tentando di concentrarsi su altro.
« Piuttosto,
Cardia. » inizia, dopo minuti di comodo silenzio. «
Ti va di parlarmi di-. »
« No.
»
« Ma-.
»
« No, ti ho
detto. Manì, ti voglio bene, ma la cosa non ti riguarda.
» l’italiano pare parecchio infastidito, tanto che
sbuffa e incrocia le braccia al petto, anche se Cardia si dimostra poco
disposto a cedere. « Fai soffrire gli altri ma non fare in
modo che questi facciano soffrire te. » pronuncia misterioso,
improvvisamente.
« Guarda che
non è tutto perduto. »
« Secondo me
sì, e scusa se non voglio finirci invischiato più
di tanto. Sono malato di cuore, morirò presto o tardi, e non
ho niente da offrirgli. » Manigoldo vorrebbe tanto replicare,
a quella amara condizione in cui Cardia pare essersi rinchiuso, ma il
timido affacciarsi di Shion dalla sua stanza interrompe qualsiasi sua
filippica.
« Scusate.
» sussurra imbarazzato. « Non è
che… vi disturbiamo? »
I due amici sorridono
in una maniera quasi diabolica, in risposta, facendo improvvisamente
sudare freddo Shion che quasi crede di vedere due iene di fronte a
sé.
« Vuoi che ti
rispondiamo con l’elenco cronologico o alfabetico?
» ride Cardia, tornando a dare un morso alla sua mela che
aveva abbandonato.
«
Già, le vostre performance non si possono contare sulle dita
di quattro mani! » replica Manigoldo con un sorrisetto
sardonico. Shion arrossisce ancora più forte per quello
sfotto, aggrappandosi convulsamente alla porta.
« Quindi
avete sentito tutto? » chiede, la voce sull’orlo di
uno scoppio isterico. L’espressione che gli regalano gli
altri due fa intendere fin troppo, tanto che il giovane sgrana gli
occhi e chiude la porta di scatto come per paura che qualcuno gli
saltasse addosso.
Passa qualche istante,
nel quale entrambi cercano di soffocare le violente risate nel
ripensare al volto livido di Shion, salvo poi riconquistare un minimo
di compostezza.
« Ma
l’hai visto? »
« Oserei dire
che fosse adorabile! » sghignazza Cardia, tenendosi la
pancia. « Complimenti, Manigoldo, hai un cugino di tutto
rispetto. » Manigoldo ride insieme a lui, passandosi una mano
sul volto per cancellare le lacrime che si erano affacciare sugli
angoli degli occhi.
Cardia sospira,
sventolandosi con una mano e riprendendo a parlare degli esami medici
che presto avrebbe dovuto sostenere, subito dopo quelli universitari,
recuperando la loro abituale aria di cameratismo che Shion aveva
interrotto. Manigoldo, poi, non mancava mai a lamentarsi della
disgrazia in cui si era cacciato con le proprie mani, borbottando
qualcosa a proposito della sua poca cognizione.
Nel sentire di nuovo il
letto battere contro il muro, però, i suoi nervi iniziano
velocemente a cedere. Senza pensarci due volte, Manigoldo imbraccia la
scopa come fosse una mortale arma, brandendola contro la porta dietro
la quale si stava consumando il misfatto che stava iniziando ad
innervosirlo. Cardia capisce fin troppo presto cosa questi abbia in
mente, tanto che si aggrappa presto ai suoi fianchi nel pallido
tentativo di fermarlo.
« Eh no,
adesso basta! »
« Manigoldo,
placati! »
The
End
Eh. *schiva
cucchiaio*
Lo so che vi
aspettavate la lemon *schiva padella* e invece vi beccate tutto il
rated R fuori scena *schina cavoli e capra*. Bisogna essere proprio
stronzi ♥ *le passa un tavolo ad un centimetro*
Tutto sommato,
però, sono soddisfatta. Questa storia rimane comunque
un'arancione.
Ma non
divaghiamo.
Ringrazio
tutti voi che siete semplicemente passati di qui. Ringrazio
particolarmente chi ha recensito, mi avete dato una spinta per
proseguire che non immaginate.
Grazie a mery83, PokeMariZEXAL, sasuchan7, mayoko
chan,
AvalonGoddess, Hades_sama, LucySophie, MadnessInk e Sasha_98_ per aver inserito
questa piccola avventura tra le preferite/ricordate/seguite. Grazie a
chi è entrato per caso e chi consapevolmente (povere anime).
Grazie, grazie di tutto.
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