It's Raining Men

di Ofeliet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sex, Drugs & Rock'nRoll (ma con poco rock e zero droghe) ***
Capitolo 2: *** Tracking (007 male improvvisati) ***
Capitolo 3: *** Queer Vegetables Basket (e altra roba meno ambigua) ***
Capitolo 4: *** Lovers of Ancient Times (perché lo eravamo e non ce ne siamo accorti) ***
Capitolo 5: *** All Roads Leads to Rome (ma Manigoldo ne sa comunque una più del diavolo) ***



Capitolo 1
*** Sex, Drugs & Rock'nRoll (ma con poco rock e zero droghe) ***




Solitamente, non metto le mie note all'inizio.
Questa volta, invece, per inaugurare questo nuovo ciclo narrativo, cambio delle mie vecchie tradizioni.

Riguardo a questa storia, spero che le mie risate malvagie si sentano fino a Roma.
Scrivendola, era un'eterna onda di desiderio di pubblicarla e di tenermela per me. Alla fine, la prima ha vinto, ed eccoci qui a pubblicarla.
Spero che piaccia a voi come piace a me.
E' una storia relativamente spensierata. Non avevo in mente grossi conflitti, scrivendola, semplicemente una situazione che a volte la gente può vivere e, a seguito, riderne divertita. E' questo, infatti, il mio scopo. Farvi ridere, divertire. Strapparvi almeno una risata. L'obiettivo è quello, lo ammetto.
Perciò vi aspetto, puntuale, ogni sabato.


La dedico particolarmente a mughetto nella neve,
che nonostante punzecchio costantemente mi sopporta con grande pazienza.




La mattina era la parte della giornata che Shion preferiva in assoluto. Era quel momento di perfetta calma e silenzio che, stranamente, lo rilassava invece di innervosirlo. Suo cugino, spesso, lo osservava stralunato nel vederlo consumare con beata calma la sua colazione, mentre lui aveva delle enormi occhiaie e un umore da andare a recuperare negli inferi.
Purtroppo, quella mattina non era come tutte le altre.
Già al suo risveglio, Shion sentiva di aver fatto una grossa cazzata. Sapeva di non doversi trovare lì, sapeva che doveva far finta che tutto ciò che fosse successo nelle ore precedenti fosse solo un sogno, sapeva che doveva sparire in fretta.
Dohko dormiva beato accanto a lui. Nel sonno, si era accoccolato al suo fianco, e lui doveva aver inconsciamente cinto il suo corpo con il braccio, avvicinandolo a sé. A Shion fece tenerezza, vedere quel volto quasi infantile disteso in una espressione rilassata e soddisfatta.
Aveva conosciuto Dohko grazie ad Asmita. Se sulle prime quel ragazzo cinese gli era sembrato così singolare, avevano finito con il fare amicizia così in fretta da scatenare lo stupore di tutti i suoi conoscenti. Shion stava bene con Dohko. Erano grandi amici che finivano per passare nottate in bianco prima degli esami, incoraggiandosi a vicenda e ridendo delle proprie occhiaie. Erano amici che si cercavano sempre quando dovevano uscire da qualche parte per festeggiare. Erano amici, e dopo quella notte lui aveva rovinato tutto.
D’accordo.
Quando gli aveva confidato la sua omosessualità, Dohko l’aveva presa bene, e non si era dimostrato affatto infastidito. Aveva accettato le sue preferenze e avevano serenamente continuato la loro amichevole frequentazione. Shion era così felice che la sua diversità non avesse attaccato il loro rapporto positivo, era così contento che Dohko continuava a dargli spallate complici e trascorrere il tempo con lui.
E ora, sicuramente, aveva rovinato tutto.
Perché Shion aveva lasciato che il suo interesse crescesse oltre la semplice amicizia, ben sapendo che non poteva ottenere molto dall’altro. Aveva lasciato che i suoi sentimenti aumentassero di volume fino a scoppiare in quella notte di pura libidine.
Perché Dohko era un caro ragazzo dalla mentalità aperta, ma era sicuramente etero. E se non fosse stato per quella folle nottata, probabilmente a letto con un ragazzo non ci sarebbe mai finito.
Shion quasi vorrebbe picchiarsi, per aver strappato l’innocenza di Dohko ed essersi lasciato dominare così facilmente dai suoi più bassi istinti.
Non dovevano andare al pub con gli amici quella sera, non dovevano andare a casa di Dohko dopo e scolarsi un paio di birre insieme lamentandosi della imminente sessione d’esami.
Shion non ricorda bene come è finito con la lingua nella bocca di Dohko, le mani ad accarezzare i suoi muscoli sotto la maglia, gemendo senza ritegno. Ricorda però bene ogni singolo round in cui si sono cimentati, ogni sospiro e sguardo di Dohko, di quella notte di passionale sesso. Era un po’ ubriaco, ma Shion ricorda fin troppo bene tutti quei piccoli dettagli.
Continuava a pensare a quello sguardo languido che Dohko non aveva smesso di dedicargli nemmeno per un istante, alla sua voce rotta dal piacere, e se ne vergognava. Aveva paura della sua reazione, al risveglio. Aveva paura che Dohko lo schifasse, se proprio doveva parlare spiccio.
Col misurata calma, Shion scivola via dal letto. Si dispiace ad abbandonare quel piacevole calore del quale quasi non vuole più fare a meno, del quale Dohko era la fonte, ma non voleva nemmeno trattenersi più a lungo e fare ulteriori danni. Prima se ne andava, e meglio stavano entrambi.
I suoi vestiti erano sparsi per il pavimento. Shion ricordava ben poco di dove li avesse lanciati, preso dalla foga della sera precedente, forse perché era fin troppo concentrato ad impegnare la bocca e la mente offuscata di Dohko e a godersi la vista delle sue guance rosse. Con imbarazzo, il giovane recupera la biancheria, infilandosela in fretta. Con sconforto, lancia un’occhiata a Dohko, che dormiva beato e sereno. Probabilmente ancora ignorava quel disastro, e forse era ancora un bene. In un impeto di tenerezza, Shion allunga la mano e copre l’amico col lenzuolo, prima di ritornare a vestirsi.
Recuperare il resto dei suoi vestiti non è difficile, anche se cerca di farlo in fretta e non ci presta particolare attenzione.
Con un ultimo debole sorriso, Shion chiude piano la porta della stanza e si prepara ad una rapida fuga. Se non fosse, beh, per la presenza degli altri due coinquilini di Dohko. A Cardia, nel vederlo, cade di mano il cucchiaio nella tazza dei cereali, e il ragazzo viene immediatamente ripreso da Asmita che sta cercando di ascoltare il telegiornale mattutino.
« Buon giorno, Shion. » esordisce Cardia, un sorriso scorpionesco che si allargava sul volto.
« Shion? » Asmita era cieco fin dalla nascita, ma Shion aveva sempre l’impressione di essere fissato e scrutato dai suoi occhi azzurri, come se potesse realmente vederlo.
« Dormito bene? » la domanda di Cardia infiamma le sue guance, probabilmente perché lui e Asmita avevano sentito tutto il loro notturno rodeo. Shion annuisce, ignorando l’espressione corrucciata e non capente di Asmita che si volta prima in sua direzione e poi in quella di Cardia cercando di capirci qualcosa.
« Sì, grazie. Ora proprio devo andare. » non aveva fatto quel genere di scatto nemmeno durante i test di ginnastica, Shion, ma in quel frangente i suoi muscoli reagirono, facendolo quasi cadere sulla sua stessa salvezza – la porta – e incespicare nell’uscire da quell’appartamento. Da dietro il legno riuscì a sentire un “rimani ancora un poco” di Cardia che fece finta di non sentire.
Fuori dalla palazzina, l’aria mattutina era un lievemente pungente. Gli alberi di olivo erano già in fiore, nonostante fosse ancora aprile. Shion respira a fondo, cercando di calmarsi e infilandosi la felpa. Si impone un contegno, maledicendosi di non essere capace di trattenersi e di essere ben propenso a fare quattro salti con qualcuno che gli interessava già da diversi mesi.
Perché lo ammetteva, Dohko gli piaceva parecchio. Non era forse il classico Adone, e nemmeno un bronzo di Riace, ma ai suoi occhi era bello. Specialmente quando sorrideva. Shion non negava di subire lo stesso fascino di cui cadevano vittime le ragazze con cui Dohko usciva. E quella era la nota dolente. Dohko era etero e tale sarebbe rimasto.
Shion picchierebbe volentieri la testa contro un palo della luce, a quel pensiero, se non si renderebbe ridicolo davanti a qualche anziana signora che passeggiava da quelle parti. Per quello non gli piaceva il quartiere dove abitava con il cugino; troppe persone anziane annoiate e pronte a farti diventare il pettegolezzo più squisito delle loro riunioni. E no, essere noto come “quello diverso” insieme a Manigoldo gli bastava.
Già sugli scalini che portavano al proprio appartamento, sentir cantare il cugino lo rende di cattivo umore. Perché se Manigoldo attaccava ad arieggiare quella specifica canzone, una italiana di cui non capiva niente, significava solo una cosa: c’era Albafica. E lui era davvero di pessimo umore per sorbirsi tutte quelle smancerie che la coppia si scambiava di mattina, soprattutto dopo una nottata nella quale ha mandato a quel paese un’amicizia a cui teneva tanto.
« …ma questi fiori sapranno parlarti di me! » infatti, non appena aperta la porta dell’appartamento, alla sua vista si palesano presto i due colombi. Albafica, già vestito, stava sorseggiando il suo caffè mentre Manigoldo lo abbracciava da dietro e canticchiava soddisfatto. Se solitamente era una visione che lo inteneriva e lo rendeva un poco invidioso, in quel frangente fece a pezzi i suoi poveri nervi.
« Buongiorno. » quasi ringhia, in risposta al leggero sorriso di saluto ad Albafica. Questi, nel vedere la sua espressione si acciglia, quasi imponendo al fidanzato si fermarsi sentendo Shion sbattere la porta della sua stanza.
« Shion ha qualcosa che non va. »
« Avrà il pre-mestruo, Alb. Come sempre. » risponde Manigoldo, baciando la fronte del suo ragazzo con divertimento. Albafica accetta qualche effusione, prima di tornare ad accigliarsi.
« Non l’ho mai visto così, sai? Credo che dovresti parlarci. »
« E che palle! Va bene che voglio diventare psichiatra, ma non è che devo per forza fare da psicologo a tutti! »
« Vedila come una missione. Magari Shion sta per diventare un killer psicopatico e tu, che ce l’hai in casa, non hai fatto niente per fermarlo. » si fissano per un secondo, prima di scoppiare a ridere. Si scambiano un breve bacio, prima che Albafica se ne vada per seguire le lezioni di botanica sistematica.
Manigoldo si passa una mano tra i capelli. Trattare con Shion non sarebbe stato facile, perciò decide di usare lo yogurt come avanguardia e di procedere lentamente in quel territorio improvvisamente ostile che era la camera dell’abitante più piccolo.
« Cuginetto? Ti ho portato la colazione! » dice, iniziando la sua infiltrazione. Shion replica con un mugugno, soprattutto perché il suo volto è completamente nascosto nel cuscino. Sembra volercisi soffocare.
Non percependo alcuna ostilità, Manigoldo appoggia la colazione improvvisata sulla scrivania e si siede sul letto di Shion, in attesa di una qualsiasi reazione. Che non arriva.
« Sei stato fuori tutta la notte. » un mugugno.
« Torni a casa adesso. » un altro mugugno.
« Puzzi di alcool. » uno sbuffo, curiosa variazione.
« E hai un succhiotto proprio qui. » a quella affermazione Shion scatta, coprendosi la parte toccata da Manigoldo come se nascondesse chissà quale segreto. Il ragazzo più grande ghigna sornione, chinandosi verso Shion. « E bravo il mio cugino! » a quelle parole, il tibetano arrossisce violentemente.
« Non è come pensi. »
« Credo proprio di sì. » a quella risposta pronta Shion non riesce a replicare. « E se non vuoi che vada a dirlo a Hakurei, ti conviene raccontare a me cosa hai combinato. »
Shion si imbroncia, era un ricatto bello e buono! Ma era sempre meglio che certe cose le confessasse a Manigoldo, che al suo genitore. Non poteva nemmeno mentirgli, perché questi era fin troppo bravo a sgamare le sue bugie.
« …ho dormito fuori. » confessa, leggermente imbarazzato.
« Sai, la maglia che porti la dice ben più lunga. » con orrore, Shion si accorge che in effetti Manigoldo ha fin troppo ragione. La maglietta, con su scritto un vivace e colorato AC/DC, non era la sua. Urlava “Dohko” da ogni singola fibra di tessuto, e realizzarlo non fece che peggiorare le sue coronarie.
« Lascia stare la maglia. »
« Oh, no. Non sarebbe interessante, altrimenti. » Shion cerca di mettere su il più terribile sguardo che può, ma basta un’altra occhiata ammiccante di Manigoldo per sfasciare il suo castello di carte.
« Ti basti sapere che ho dormito fuori. Contento? » il sorriso di Manigoldo però lo terrorizza.
« D’accordo. Allora pare che mi dovrò prendere deliziosi appellativi come “degenere” o “imbecille” dopo che avrò raccontato a Hakurei di come, oh cielo, non sei tornato a casa per un’intera notte, facendomi preoccupare a morte, e rincasando solo la mattina con… » sentenzia Manigoldo, prendendo tra le mani il cellulare di Shion – fortunatamente vicino – e mostrando la stessa espressione di Maria addolorata.
« Va bene, va bene! » urla Shion, iniziando a sudare freddo. « Ho dormito da Dohko. »
« Dormito? » rincara malizioso la dose, il cugino bastardo.
« Non esattamente. » il sorriso sul volto di Manigoldo, se possibile, si fa ancora più inquietante. Sembra un incrocio tra una vecchina pettegola e un satanasso infernale.
« E chi l’avrebbe mai detto! Dopo mesi e mesi di frustrazione sess-. »
« Non correre! Eravamo solo ubriachi e probabilmente lui aveva bisogno di sfogarsi. »
« Shion, veram-. »
« E’ così, ne sono certo! Altrimenti perché l’avrebbe fatto? Forse perché ho i capelli lunghi mi avrà scambiato per una ragazza! »
« Sì, e quando si è trovato il tuo pi-. »
« Ora penserà che sia uno facile! » sentenzia Shion, non ascoltando nemmeno una delle parole che Manigoldo cercava di dirgli e tornando ad affondare nel cuscino. Per soffocare, magari. Definitivamente.
« Ti prego, Manigoldo, lasciami da solo. » sussurra, prima di tornare ad autocommiserarsi. All’altro abitante della casa non rimase altro che esaudire la sua richiesta, roteando gli occhi.
Probabilmente Shion non si sarebbe mai rivelato un serial killer con psicosi o disturbi della personalità, ma Manigoldo era certo di una cosa: Shion era innamorato senza possibilità di guarigione.


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Capitolo 2
*** Tracking (007 male improvvisati) ***





Certo che, dopo la nottata passata, non provo particolare desiderio di mettermi nuovamente al PC e mettermi a parlare di cose stupide.
Eppure, avevo promesso che mi sarei presentata qui puntualmente il sabato e non riesco a mancare un impegno che mi sono sinceramente presa.

Questo capitolo è un po' di transizione.
Introduce nuova gente, ingarbuglia leggermente la narrazione, e fa luce sui (pochi) intrecci della storia. Non nego di aver riletto questa parte almeno una trentina di volte, modificando piccoli passaggi e sentendomi più o meno soddisfatta del mio operato.

Un ringraziamento enorme va a tutti voi, che con il vostro interessamento di massa mi è venuta un'ansia da prestazione non indifferente.
Un grazie speciale va a Hades_sama che ha recensito lo scorso capitolo, e anche un grazie a chi passa e passerà di qui.
A sabato prossimo~





Aveva mandato a quel paese tutti i suoi programmi per la seguente settimana nel tentativo di evitare ogni possibile incrocio con Dohko.
Shion si sentiva come se fosse una ragazzina alla sua prima cottarella, e se ne vergognava infinitamente. Perché, insomma, aveva compiuto da poco vent’anni, ma in quel particolare momento si sentiva regredito al quattordicenne esagitato che era stato tempo fa; solo con la variante che la sua versione ventenne era andata a letto con quello che, probabilmente, era il suo ex migliore amico. E no, non era bello pensarlo.
Comunque, era passato un giorno dal fattaccio. Fortunatamente, Manigoldo non era riuscito a scucirgli altre – succulente, a detta sua – informazioni, ma Shion temeva che il cugino avesse davvero molte altre fonti dalle quali poteva ottenerle lo stesso a minor prezzo. Infatti, in quel momento, si era appostato dietro il muro perché aveva visto Manigoldo parlare con Cardia e, no, ciò non doveva assolutamente succedere.
Non bastava certo che cercasse di evitare Dohko da ormai ventiquattrore, serviva anche che Manigoldo si impicciasse della sua vita senza che lui glielo chiedesse.
E se la prima cosa era fattibile, la seconda era molto più difficile da evitare.
Shion sa che ormai è in ritardo alla lezione di analisi matematica, ma poco gli importa. Quello che aveva a portata d’orecchio era troppo importante, quasi più del suo voto all’esame il mese prossimo.
« Shion? Cosa ci fai qui? » ecco, altra sfiga tra capo e collo gli mancava all’appello. Si trova a sorridere forzatamente, nel trovarsi davanti Degel e Seraphina. La coppia di giovani stava insieme da tempo immemore a detta di Cardia, che nel loro gruppo era quello che li conosceva da più tempo. Si vedeva lontano un miglio quanto i due ragazzi fossero affezionati e, affermando con azzardo, innamorati. Per quanto Shion aveva visto, erano una coppia serena e molto unita che viveva la loro relazione con grande forza d’animo. Degel frequentava i corsi di letteratura, mentre Seraphina quelli di lingue estere, rendendo la loro vita amorosa sommersa di libri poliglotti e deliri di citazioni storiche.
« Ehilà…! » sorride nervoso, appiattendosi ulteriormente contro il muro. « Degel, Seraphina, come state? » lei ricambia il suo sorriso, piegando leggermente la testa di lato e facendo scivolare i capelli argentei sulla spalla.
« Bene, Shion. E tu? »
« Tutto bene, grazie. » non riusciva a sentire niente di quello che Manigoldo e Cardia si dicevano, e ciò lo irrita.
« Degel, Seraphina! » eppure, per una strana ragione sono proprio gli oggetti della sua missione improvvisata ad avvicinarsi. « E c’è anche Shion. » commenta Cardia con un sorriso che gli pare quasi sinistro.
« Ciao Cardia. » è il freddo saluto di Degel. Che tra il greco e il francese non corresse buon sangue era abbastanza risaputo, anche se nessuno ne sapeva il motivo. Se i primi anni universitari i due erano stati molto legati – abbastanza perché Degel andasse a visitare Cardia in ospedale dopo una crisi di cuore particolarmente forte – negli ultimi mesi Manigoldo aveva commentato a riguardo di quel “raffreddamento” del loro rapporto quasi sospetto. Cardia non aveva fiatato a riguardo, tantomeno Degel.
« Shion? Che ci fai qui? Devi essere a lezione! » maledetto Manigoldo e la sua sindrome da mamma chioccia. Shion gli lancia un’occhiataccia, ma si trova ad obbedire riluttante, abbandonando il gruppetto a discutere di cose adulte delle quali probabilmente non volevano renderlo partecipe.
Però il fato sembrava proprio volergli male, perché davanti all’entrata dell’aula dove doveva andare c’era Dohko. Shion quasi si strozza con la saliva, infilandosi nel corridoio all’incrocio e nascondendosi per la seconda volta nel giro di poco.
Che ci faceva Dohko lì?
Il ragazzo si affaccia lentamente, osservandolo. Gli appare ancora più attraente, nonostante le lievi occhiaie che erano sotto le sue ciglia. Shion ripensa alla sua maglietta, con la quale ha dormito sentendosi un grandissimo pervertito, ancora nelle proprie mani e al fatto che probabilmente quella sarà l’ultimo contatto che potrà mai avere con Dohko.
Non se la sente di affrontarlo.
Però Dohko sembra ostinato, nel rimanere appoggiato al muro e aspettare chissà cosa. Shion quasi pensa che stia aspettando lui, e ciò lo fa appiattire ancora più contro il muro spaventato. Si sporge nuovamente, pentendosi del suo gesto. Più lo guarda, più Dohko gli sembra bello.
Shion sospira, stringendo i pugni. Si calma, regolarizza il suo cuore, si decide.
« Dohko! » quasi urla, chiamandolo, uscendo dal suo nascondiglio. Ma Dohko non c’è più.
Questa constatazione lo rende così sorpreso e frustrato che quasi non sente i rimproveri del professore per il ritardo né la successiva ora di lezione. Quasi si convince che se lo sia immaginato, ma no, è sicuro che fosse lì. Dohko era davanti alla porta dell’aula, lo stava aspettando, ma poi evidentemente si era stancato. Shion sbuffa, tornando a scarabocchiare sul quaderno degli appunti.
Perché Dohko lo aspettava? Se era infastidito o schifato da quello che era successo, poteva andare direttamente al suo appartamento per lamentarsene o insultarlo, sapeva dove viveva. Oppure desiderava fare una scenata pubblica, umiliandolo davanti ai suoi compagni di corso?
Shion non capiva e finiva solo per arrovellarsi il cervello, finendo per ignorare persino il proprio pranzo e le lezioni pomeridiane. Non riusciva a smettere di pensare e ripensare a ciò che era successo quella mattina, proiettandolo nella mente come un rewind perpetuo, tanto che solo buttandosi sulla soffice coperta del letto Shion si rende conto di essere finalmente a casa.
Il ragazzo si sistema meglio sul letto, sospirando, mentre sente la serratura di casa scattare.
« Accomodati pure, Cardia! »  Shion quasi cade dal letto, per la sorpresa. Riconosce le voci di Manigoldo e di Cardia chiacchierare amabilmente tra di loro, il primo comportarsi da bravo padrone di casa e l’ultimo sistemarsi sul divano con una certa stanchezza.
« E quindi, mi dicevi? » Shion sente Cardia ridere, particolarmente divertito.
« Aveva un’espressione sconvolta, te lo giuro. Ho dovuto farmi forza per non scoppiare a ridergli in faccia, soprattutto quando Asmita mi ha chiesto con il solito tono acido che stesse succedendo. »
« Immagino. »
« Insomma, è saltato fuori dalla sua stanza con aria assatanata quasi nudo. » se sulle prime Shion era convinto che parlassero della sua splendida performance della mattina precedente, ora si trova a corrucciare le sopracciglia perplesso. Di certo, non era lui quello che faceva così magre figure.
« Eh, la gioventù. E ha detto qualcosa? »
« Non a me. Ci ha guardati un po’ stralunato, poi è tornato dentro la sua stanza e non ha spiccicato parola per tutta la colazione. » c’è una pausa, segno che Manigoldo sta riflettendo.
« Sono peggio dei bambini. »
« A chi lo dici! Io continuo a dire a Dohko di smettere di andare a ragazze, ma lui… santo cielo, e chi lo sapeva che era così testardo? » Shion si appoggia alla porta, lasciando che il discorso dei due amici scivoli nello sfondo dei suoi pensieri. Non doveva arrovellarsi così, Dohko gli sbatteva in faccia il suo orientamento da quando si conoscevano, ma una parte di sé aveva fantasticato sulla notte di bruciante passione che avevano trascorso insieme. Quasi sperava che Dohko ricambiasse il suo malcelato interesse.
Un lieve bussare alla sua porta lo scuote dalle sue magre congetture e speranze, spaventandolo di nuovo nel giro di pochi minuti e spingendolo a buttarsi sul letto fingendo di essersi appena svegliato.
« Shion? » in risposta, il ragazzo sbadiglia e si finge una specie di bella addormentata.
« Manigoldo? Quando sei tornato? » chiede, cercando di ottenere l’aria più innocente che ha. L’italiano lo squadra per un lungo istante nel quale Shion suda freddo.
« Una decina di minuti fa. Dormivi? »
« No, cercavo di imparare a volare. » a quel sarcasmo, lo scappellotto è inevitabile e Shion si trova a subirlo senza protestare troppo. A punizione compiuta, Manigoldo lo guarda con divertimento.
« Tra un po’ la cena è pronta. Vieni di là, che c’è Cardia. » Shion si finge sorpreso nel constatare la presenza di quel terzo partecipante, sperando di destare così meno sospetti in Manigoldo.
Era una cena, poteva recitare e fingere che il sorriso di Cardia non lo inquietasse più di tanto.

Aveva nuovamente dormito con la maglietta di Dohko addosso.
Lentamente, l’odore dell’altro ragazzo stava iniziando a svanire per far posto al proprio, e ciò lo dispiaceva parecchio. Ben presto, avrebbe dovuto lavare quel capo d’abbigliamento e restituirlo al legittimo proprietario come bandiera di resa.
Shion si porta il colletto al volto, inspirandone l’odore. Era il profumo della pelle di Dohko, lo stesso che permeava i suoi sogni. Un profumo al quale, ormai, si era abituato.
Si sente nuovamente un pervertito, ad annusare quel pezzo di stoffa che ha, tecnicamente, rubato. L’idea, inconsapevolmente, fa aumentare il calore del suo basso ventre, spingendolo a dedicarci un’attenzione mattutina. Shion morde la stoffa, facendo scivolare una mano verso l’elastico del pantaloni.
« Shion! Vuoi alzarti, è tardi! » Manigoldo proprio non sapeva cosa fosse la discrezione – o il cortese e comune bussare – di mattina, irrompendo nella sua stanza sbattendo la porta. Shion quasi compie un salto, per la sorpresa.
Con uno sbuffo, si rifugia sotto le coperte, mettendo su uno dei suoi grandiosi bronci.
« Oggi non vado al campus. Sono malato. »
« Sì, sei malato di pelandronite acuta! » esclama Manigoldo, tirando la coperta. « Avanti, alzati! »
« No! Non ci voglio andare! »
« Shion, alza le tue chiappe dal letto o ai corsi ti ci mando a calci! » il ragazzo strappa la coperta dalle mani del più grande, facendola diventare un bozzolo.
« Ho detto di no! »
« Shion, conto fino a tre. »
« Conta pure fino a trenta tre, io da qui non mi alzo! » Manigoldo appoggia le mani sui fianchi, combattivo.
« Sei sicuro che vuoi rimanere indietro con il programma? »
« Manigoldo, lasciami stare. Oggi non voglio andare da nessuna parte. » un sorrisetto sardonico apparve sul volto di questo.
« Non vuoi andare, o semplicemente non vuoi incontrare qualcuno? » Shion sbuffa, gonfiando le guance.
« Non sto bene, amen! E ora lasciami riposare! » sentenzia, girandosi dall’altra parte e sentenziando la fine della loro discussione. Voltandogli le spalle, sente il cugino sbuffare e lasciare la stanza. Lo sente parlottare con qualcuno per un minuto o due, e poi il proprio cellulare prende a squillare provocandogli i sudori freddi. Suo padre aveva la sua personale suoneria – la marcia imperiale era azzeccatissima a suo parere – e se lo chiamava, a quell’ora soprattutto, non significava niente di buono.
Infatti, già in mezzora, stava camminando spedito verso l’area universitaria masticando insulti nei confronti di Manigoldo e delle sue perfide macchinazioni.
L’aula di fisica era pressoché vuota a causa dell’ora e cosa abbastanza normale, dopo il massacro compiuto dall’insegnante nella precedente sessione di esami. Ben pochi temerari avevano avuto il coraggio di iscriversi a quel particolare corso, e Shion non era riuscito a sottrarvisi dato che era nel suo piano di studi.
« Shion, buongiorno. » ecco, disgrazia voleva che Hypnos frequentasse il suo stesso corso.
Sapeva ben poco di lui, complice l’aria pacata e misteriosa che il giovane si portava dietro. Sapeva che aveva un gemello di nome Thanatos – con il quale Manigoldo non era assolutamente in buoni rapporti, dato che l’anno precedente lo zio Sage era dovuto andare all’università a recuperare il figlio con il cucchiaino proprio a causa di quel tizio dal nome insolito – che era ben diverso da lui. Hypnos era molto più pacato, quasi elegante, che ti faceva sentire inferiore solo palesando la sua presenza, ma comunque non specificandolo mai.
A parte qualche breve saluto prima di iniziare la lezione, Shion non ci aveva mai parlato più di tanto – preferendo prepararsi mentalmente al massacro della lezione –. In quel frangente, però, Shion sentiva su di sé quasi una morsa, rappresentata dall’insistente sguardo di Hypnos.
« Buongiorno. » replica, quasi desiderando scalare di un posto e farsi un poco più lontano dall’altro ragazzo. Doveva smetterla di guardare dei porno, perché quello che stava vivendo sulla sua pelle gli sembrava l’inizio di uno.
Hypnos appoggia il mento su una mano, scrutandolo con vago divertimento.
« Ti ho visto, l’altra sera al pub. » commenta, e Shion si fa forza perché la mascella non cada pesantemente a terra. Esattamente cosa aveva visto? « Non sapevo ti piacessero… » Shion deglutisce. « …gli alcolici alla frutta. Ho visto che ne hai bevuti parecchi. » se non fosse stato sconveniente, Shion si sarebbe afflosciato sul pavimento a causa della tensione che si era sciolta. Gli alcolici! Quasi gli viene voglia di ridere.
« Infatti non mi piacciono. Ho bevuto solo succo di frutta quella sera. » commenta, ignorando il “e a casa di Dohko almeno due birre”, e Hypnos quasi si acciglia. Shion lo osserva rimuginare su chissà che cosa, prima di giungere a una conclusione soddisfacente.
« Capisco. » replica. E Shion si sente nuovamente inquietato dal suo sorriso.


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Capitolo 3
*** Queer Vegetables Basket (e altra roba meno ambigua) ***




Ed eccoci con questo aggiornamento a sorpresa (??) dopo mezzanotte.
Il troll che è in me sta danzando la hula, per vostra informazione.

Questa settimana arrivo qui con un umore decisamente migliore, anche se stanca e rantolante.
Ma poco importa~ Sono qui a rompere palesare la mia presenza e nessuno può fermarmi! *oh oh oh*
Questo capitolo vi getta in faccia lo spannung della storia, non lo nego. Apro pure le scommesse, puntate sulla cosa che credete che succederà: l'omicidio è contemplato tra le opzioni. Mi sono divertita un mondo a scrivere questo capitolo, forse leggendo capirete anche il perché (già il titolo di questa parte dovrebbe darvi una vaga idea). Ma la vera perla è il successivo. *trololol* E dovrete aspettare sabato prossimo ♥

Un enorme ringraziamento al popolo di lettori che sta crescendo, e particolarmente a Hades_sama che ha recensito lo scorso capitolo!
A sabato prossimo!





Ormai era fin troppo vicino all’esaurimento nervoso.
Sembrava che qualsiasi cosa facesse, questa si ritorcesse contro di lui. Si era persino strappato una maglietta, impigliandosi nello sfuggire dall’ennesimo incrocio con Dohko. Era stressante, anche se non avevano nessun corso in comune, e il campus gli sembra improvvisamente così piccolo da farlo soffocare.
E non poteva nemmeno rimanere a casa nell’attesa che la situazione si stemperasse, perché Manigoldo era una terribile arpia che non gli dava nemmeno un attimo di tregua. Sembrava quasi sbatterlo fuori di casa a calci apposta proprio quando lui voleva rimanere a letto, a rimuginare sulle cavolate fatte e a progettare miracolosi pellegrinaggi a Lourdes anche se non era credente.
Gli esami, poi, si stavano avvicinando, e lui durante quei giorni non aveva aperto libro. Un disastro. Non credeva che una cosa innocente come una scopata potesse portargli così gravi danni.
« Shion, non sei ancora vestito? » Shion non ce la fa a trattare male Albafica, che è pacatamente entrato nella sua stanza. Mugugna, raddrizzandosi con la schiena, e lasciando che l’altro si appoggi sulla scrivania. « E’ meglio che lo fai, prima che arrivi Manigoldo e ti butti dentro l’armadio. »
« Non voglio venire. »
« Nemmeno io, ma sai com’è fatto tuo cugino. » Albafica sospira, incrociando le braccia. « Meglio non mettersi mai contro uno strizzacervelli. » sentenzia, strappando un sorriso a Shion.
« Sono giorni che mi butta fuori di casa. Nemmeno quando vi siete messi insieme mi costringeva a tanto. » l’altro arrossisce leggermente a quelle parole.
« Lo fa sicuramente per il tuo bene. »
« Ne dubito. »
« Puoi anche farlo, Shion, ma lo sappiamo entrambi che da lui non si ha scampo. » al più giovane non rimane altro che arrendersi e obbedire. Si veste controvoglia, già pensando alla scusa che propinerà per defilarsi velocemente dall’allegra combriccola che sicuramente li stava attendendo.
Le sere stavano diventando particolarmente calde, accompagnate da un lieve venticello che regalava piacevoli brividi quando si usciva per strada. Controvoglia, Shion segue la coppietta davanti a lui in quel luogo di perdizione dove tutto era iniziato. E dire che non aveva toccato nemmeno una goccia di alcol, quella sera. Crudele ironia.
Il locale è parecchio affollato, dall’esterno, tanto che persino entrare pare faticoso.
« Manigoldo! Ehi, di qui! » Shion osserva il cugino replicare a Cardia, sventolando la mano, ma nel notare chi fosse seduto accanto a lui per poco non lo fa inciampare nei suoi stessi piedi e rimediargli una pessima figuraccia. Ma allora i suoi sforzi di tutta una settimana erano valsi a nulla, se ora si doveva trovare allo stesso tavolo di Dohko!
Ben presto, i loro sguardi si incrociano.
A Shion sembra quasi di vivere la scena al rallenty. Vede il capo di Dohko voltarsi nella sua direzione, i suoi occhi verdi scrutare la sua figura fino a fissarlo direttamente negli occhi. Shion si innervosisce, ricambiando determinato lo sguardo, in attesa che Dohko dica o faccia qualcosa.
« Shion, siediti e non intralciare il passaggio. » con una spallata di Manigoldo, il ragazzo finisce a sedersi proprio – guarda che sorpresa – accanto a Dohko. Il lato che gli è accanto pare quasi bruciare, e non ha nemmeno forza di guardarlo.
Ben presto li raggiungono anche Degel e Seraphina, e tutti insieme si stringono vivacemente in quel minuscolo tavolo conversando divertiti. Sembra tutto come ai vecchi tempi, quando prendono a chiacchierare dopo le ordinazioni, tanto che Shion ride con leggerezza a Dohko, venendo prontamente ricambiato, nel vedere Cardia venire rimproverato per l’ennesima volta.
« Cardia, smettila di mangiare tutte quelle patatine! Ti fanno male! »
« E che palle, Degel! Sembri mia madre. » Manigoldo ridacchia.
« A me sorprende piuttosto questo tuo improvviso interesse per le patate. » ammicca, ricevendo in risposta un sorriso.
« Eh, a lungo andare le melanzane stancano. Non sono perseverante come Degel, che apprezza particolarmente l’anatra in ogni salsa e periodo dell’anno. » il preso in questione arrossisce, piantando un calcio da sotto il tavolo, o almeno ciò pare dire l’improvvisa espressione dolorante di Cardia.
« Cardia! Queste cose non si dicono! »
« Ha ragione, Degel caro. »
« Seraphina! »
« Che c’è? » ride lei, in risposta. « Forse di tanto in tanto dei cetrioli non ti dispiacerebbero. » a quelle parole, Degel accusa il colpo e regala un altro – inspiegabile – colpo a Cardia.
« Ooh, non sapevo fossi favorevole all’oca, Finne. » commenta malizioso Manigoldo. « Io e Alb invece adoriamo la vellutata di finocchio. Una delizia. E tu Shion? » il preso in questione batte un paio di volte gli occhi, appoggiandosi ad una mano.
« Pensavo che conosceste già la mia predilezione per le carote. » pronuncia, abbozzando un sorrisetto.
« E tu, Dohko? » il preso in causa pare quasi a cadere dalle nuvole, facendo nel frattempo perdere un battito a Shion per la cavolata che ha avuto il coraggio di chiedere.
« Io? A me piace-. »
« Ecco le vostre ordinazioni! » solo dopo che ha chiuso la bocca, la cameriera si trova piantate le occhiatacce di quasi tutta la tavolata, tanto che abbandona velocemente i piatti e fugge ripromettendosi di non servire mai più nessuno di quei giovani.
« Dicevi, Dohko? » chiede Manigoldo, cercando di essere incoraggiante. Il cinese scuote la testa, sorridendo.
« Non era importante. Mangiamo? » un sospiro collettivo stupisce Shion. Dovevano pur saperlo che Dohko era normale.
La loro cena proseguì senza più ammiccamenti di vario genere, planando sul comune argomento di esami che si avvicinavano. I più lamentosi a riguardo erano Manigoldo e Cardia, studenti di medicina alla deriva, che non appena toccato l’argomento presero ad agitarsi e disperarsi come se il professore saltasse fuori da sotto il tavolo con l’intento di iniziare lì la loro prova d’esame, scatenando soprattutto le risate di Dohko.
Lui e Shion, d’altronde, erano solo novellini ancora ingenui del male che li attendeva prossimamente, e ricevettero entrambi delle affettuose pacche sulla schiena con l’augurio di sopravvivere, che li inquietò parecchio.
Dopo aver finito di mangiare Shion si rilassa, lasciando che Manigoldo e Cardia discutano nuovamente su chi dovesse pagare il conto, essendo lui la povera e squattrinata matricola non poteva intromettersi nemmeno simbolicamente. Dohko si appoggia alla sua spalla, probabilmente più stanco di lui, e Shion gli passa scherzosamente una mano tra i capelli come ha fatto tante volte prima di quella. Sta così bene, con Dohko, che l’idea di perderlo gli fa male quasi fisicamente.
« Shion. » la voce di Dohko lo riporta alla realtà, facendolo ritrarre come se scottasse. « Shion, io… »
« Dovremmo andare. Pare che, come al solito, Degel ha già pagato e quei due hanno dato spettacolo per niente. » dice, spostando gentilmente il corpo di Dohko dal suo e alzandosi. « Mi viene da pensare che si divertano. » Dohko lo guarda, lievemente attonito, prima di alzarsi anche lui. Non dice niente, mentre lo oltrepassa per parlare con Cardia.
Qualcosa tra di loro è davvero cambiato, ma Shion davvero non sa dire cosa.

« Shion, cugino caro, ti dispiacerebbe dormire fuori? »
« Eh? » arrivato sotto casa, quella richiesta lo spiazza.
« Sì, hai capito. Sai, io e Alb vorremmo fare un po’ di, ecco, ginnastica orizzontale e preferirei non saperti ad origliare. » a quelle parole le orecchie di Shion si incendiano direttamente.
« Santo cielo, Manigoldo, quella volta non stavo origliando! » il cugino rotea gli occhi.
Il fattaccio a cui faceva riferimento era di antica origine, risalente a quando Shion si era appena iscritto all’università e aveva preso a vivere da poco con Manigoldo. Una sera, dopo un’uscita con Dohko, era tornato a casa e aveva sentito strani rumori provenire dalla stanza del cugino. Col senno di adesso, Shion avrebbe già levato le tende da un bel pezzo, ma in quei gloriosi tempi era ancora una matricola relativamente ingenua e, morale della favola, aveva scoperto sia la relazione di Manigoldo sia che la sua novella cotta per Albafica poteva tranquillamente naufragare dato che questi era il destinatario delle attenzioni passionali del cugino.
Ma di certo non era tutto, perché lui non era un piedino di fata, e la mattina dopo si era trovato costretto a confessare di aver visto tutto, aggiudicandosi il marchio del guardone e la totale proibizione di essere presente negli stessi locali quando la coppia voleva rinsaldare il suo legame.
« Vai a dormire da Dohko, allora. » e senza troppe premure, Manigoldo gli chiude la porta in faccia, ignorando tutte le proteste e rimostranze che poteva utilizzare. Shion sbuffa, cacciandosi le mani nelle tasche e scendendo per le scale del piccolo condominio.
In quel fastidioso frangente, andare da Dohko gli sembra l’unica soluzione. Ma con che coraggio poteva chiedergli di dormire da lui, se aveva irrimediabilmente profanato la sua stanza con la propria performance? Eppure, non poteva chiedere a nessun altro a quell’ora.
Con sconforto, Shion prende il cellulare e digita quel numero che conosce ormai a memoria. Gli squilli gli sembrano eterni, finché Dohko non decide di rispondere.
« Shion? »
« Dormivi, Dohko? »
« No, no, tranquillo. E’ successo qualcosa? »
« Manigoldo mi ha buttato fuori di casa. » un respiro. « Potresti ospitarmi per questa notte? Mi accontento del pavimento. » il breve silenzio lo spaventa, tanto che prende a mordicchiarsi un’unghia nell’attesa.
« Sì. Vieni pure, ti aspetto. » nelle sue parole non c’era cattiveria, più una semplice rassegnazione. Shion chiude la chiamata, osservando il cellulare non capente. Lo rimette in tasca, prendendo la strada verso la casa di Dohko. Verso Dohko stesso.
Questi è quasi sulla porta ad attenderlo, e sembra che niente sia cambiato.
« “Ginnastica orizzontale”, eh? » lo canzona, ignorando l’occhiataccia dell’amico.
« Ti prego, non dirmelo. E’ la quinta volta, questo mese. » Dohko pare quasi ridere della sua affermazione.
« Questo significa che o la loro relazione sta andando a gonfie vele o sta cadendo a pezzi, e conoscendoli penso sia più la prima. »
« Sì, ma vorrei non essere buttato fuori da casa ogni volta. » Dohko ride nuovamente, probabilmente della sua espressione scocciata, e gli dà una spallata complice.
« E va bene, vado a prenderti una coperta, pecora brontolona. » Shion gli sorride, grato, e si leva la felpa, accomodandosi sul divano sul quale sicuramente dormirà per quella notte. Passano i minuti, ma Dohko non torna. Inizia a preoccuparsi, trovando anomala quella sparizione, soprattutto quando è Asmita ad entrare nel piccolo salotto.
« B-buona sera, Asmita. » l’indiano si volta in direzione della sua voce, chinando il capo.
« Shion. E’ una sorpresa averti qui. Di nuovo. » il ragazzo deglutisce, imbarazzato.
« Sono qui perché… »
« Sì, Dohko mi ha detto della tua… disavventura. » lo interrompe, inacidito da chissà cosa. Shion si taccia da solo, non volendo attirarsi le ire di quell’eccentrico padrone di casa. « Piuttosto, posso chiederti un favore? Ho bisogno che tu prenda una cosa per me. » Shion si alza in piedi, anche se un poco riluttate.
« Sì, dimmi. »
« Sul balcone, c’è una cosa. Devi andare e prenderla. »
« Una cosa? »
« Sì. »
« E come è fatta? Di che colore è, tipo? » Asmita sembra quasi infastidito dalla sua domanda. Con stizza, apre gli occhi e glieli indica.
« Shion, sono cieco. Come pensi che io lo sappia? » a quelle parole, Shion arrossisce per la sua figuraccia. « La riconoscerai non appena la vedrai. Per favore, Shion. Vai a prendermela. » anche se con vago sospetto, Shion fa spallucce e si dirige verso il balcone. Non era particolarmente grande, e la sua unica entrata è appunto nell’angolo del salotto. L’aria notturna lo colpisce, scompigliandogli i capelli, mentre inizia a guardarsi intorno in ricerca della fantomatica cosa che Asmita non gli ha minimamente descritto. Grandioso.
« Shion, che ci fai tu qui? » ben presto, si trova faccia a faccia con Dohko, sorpreso quanto lui, se non di più.
« Asmita mi ha chiesto di prendergli una cosa. E tu? Sei in cerca della coperta? » Dohko fa spallucce, un po’ perplesso.
« Cardia mi ha detto che sta nel mobiletto del balcone ma… non lo trovo. » si gratta perplesso il mento.
« Aspetta, fai guardare me. » si sporge Shion, nel tentativo di aiutarlo. Se non fosse per un secchiello – secchiello? – in cui incespica a tradimento, planando perfettamente su Dohko e quasi trascinandolo con sé. Gli sembra uno di quei cheesy moments dei film di bassa lega, nel sentirsi sorreggere da Dohko, sentendo il proprio cuore battere furioso per lo spavento.
« Shion, stai bene? » le parole dell’altro gli giungono ovattate, distanti, soprattutto quando alza la testa che aveva sbattuto nell’incavo del suo collo, trovandosi davvero a pochi centimetri dal suo volto. A quel punto, la sua mente va in cortocircuito.
Questa volta è certo di essere il primo ad avventarsi sulle labbra di Dohko che, accidenti, gli erano mancate parecchio. Allaccia le braccia al collo, ritrovando un poco del proprio equilibrio, schioccando lievi baci ai quali Dohko non si sottrae ma che, anzi, vengono ricambiati con entusiasmo. Infatti Dohko pare non perdere tempo, nel far scivolare la sua lingua oltre i confini e rendendo quel loro tocco molto più passionale.
Shion sorride, contento, avvicinandolo ancora di più a sé, godendo di quel contatto sempre più intenso del quale non riesce più fare a meno. In quel frangente, non si chiede perché Dohko ricambi le sue effusioni, e tantomeno gli interessa più di tanto. Ora come ora, voleva solo godersi il loro bacio, il loro primo bacio sobrio, e del resto non gli importava.
Si staccano lentamente, con i polmoni reclamanti aria, ansimando leggermente. Gli occhi verdi di Dohko paiono brillare, alla luce dei lampioni, mentre Shion accarezza la sua guancia. Dohko prende la sua mano, baciandone il palmo.
Nessuno dei due ha davvero voglia di parlare. Sinceramente, non ne sentono il bisogno. Tutto quello che volevano dirsi pareva essere stato risucchiato da quel bacio.
Si guardano nuovamente negli occhi, toccandosi con le loro fronti e sorridendo soddisfatti da chissà cosa. Shion, dal canto suo, non potrebbe sentirsi più felice. Bacia la fronte e il naso del ragazzo, non smettendo di sorridere, e Dohko glielo lascia fare con calma. Si sente accarezzare i fianchi, per poi sentirsi attirare più vicino, non opponendo nessuna resistenza.
Sta così bene che si dimentica di essere fuori, sul balcone, tra le braccia del suo migliore amico con il quale ha allegramente pomiciato fino a quell’istante.
Il brusco scatto della porta, però, li riporta entrambi per terra. Shion quasi salta sul posto, sottraendosi all’abbraccio di Dohko, realizzando in fretta che la porta del balcone si era chiusa. E dal sinistro ticchettio che proveniva da essa, sembrava chiusa bene.
« La porta! » esclamano in simultanea, scattando entrambi verso di essa giusto per vedere un Cardia molto divertito roteare tra le dita la chiave e sparire dietro il muro. Entrambi impallidiscono di colpo, realizzando fin troppo in fretta cosa stesse succedendo.
Shion batte disperato il palmo contro il vetro, cercando di farsi sentire, mentre Dohko chiama a gran voce i due coinquilini senza ottenere risultato.
« Quel bastardo ci ha chiuso fuori. »
« A quanto pare. »


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Capitolo 4
*** Lovers of Ancient Times (perché lo eravamo e non ce ne siamo accorti) ***




Ed eccoci qui, un pelino in ritardo sulla tabella di marcia, ad aggiornare!

Non voglio dilungarmi più di tanto, penso che vorrete buttarvi sulla lettura del capitolo e magari molti di voi hanno saltato questa parte, ma poco importa. Le note sono un mio piccolo sfizio.
Questo capitolo è stato uno dei più impegnativi, per la sottoscritta. Era da tanto tempo che non mi cimentavo in una cosa... così. Per tutta la settimana ho apportato modifiche, cercando di non alterare il proposito originario con cui fu scritta la base, e dopo sei giorni di lacrime posso affermare di sentirmi soddisfatta. Sì sì.
Io posso solo sperare che il risultato vi piaccia, e che non vi deluda. Tutto qui.

Un grazie al piccolo popolo di lettori che sta crescendo, e all'ormai-di-casa Hades_sama e alla benvenuta AvalonGoddess.
Non mi resta che salutarvi e promettervi un epilogo decente sabato prossimo~





Una parte di lui non si rassegnava nel battere contro la porta, chiamando a gran voce i nomi di quegli infami che li avevano chiusi fuori. Shion picchia contro il vetro, disperato, senza ottenere un risultato concreto. Una parte di lui non voleva arrendersi, non voleva diventare prigioniero di quello scherzo di cattivo gusto. Soprattutto, non voleva essere in compagnia di Dohko.
« Shion, lascia perdere. » Dohko, invece, si era ormai arreso all’evidenza di dover passare una notte sul balcone insieme a lui, relativamente isterico che, se solo avesse potuto, avrebbe preso la porta a testate, sedendosi tranquillamente sul pavimento. Già ci aveva avuto a che fare, e non desiderava particolarmente ripetere l’esperienza.
« No! Mi rifiuto! Non ho la minima intenzione di dormire qui! » Dohko osserva placido qualche altro tentativo di abbattere la porta o convincere i due stronzi all’interno di aprirla da parte di Shion, prima che questi si sieda non molto lontano da lui con aria sconfortata, stringendo le ginocchia al petto.
Dohko gli si fa più vicino, e stranamente Shion non si ritrae dalla sua vicinanza. E’ imbarazzato, profondamente, solo a ripensare a quello che hanno appena fatto – dando anche spettacolo, magari – e a cercare di capire perché Dohko non reagisca come invece ha temuto per tutto quel tempo.
Il silenzio, tra di loro, non era mai stato pesante. Forse, soprattutto perché non era lasciato intatto a lungo, distrutto dalle lamentazioni o dalle risate che facevano in compagnia. Anche in quel momento, sembrava parlare per loro. Racconta una verità già nota da fin troppo tempo, ma che entrambi ancora rifiutavano di capire.
La brezza notturna è più calda, o almeno così gli sembra. Non si vede nessuna stella, nel cielo, tranne quel grande astro che era la luna, che insieme ai lampioni illuminava i loro volti tesi e imbarazzati. Si percepiva l’avvento di maggio nell’aria, insieme al profumo soffocante dei fiori.
Shion si sente un poco scemo, per essersi lasciato abbindolare così facilmente, prima di accarezzarsi leggermente le labbra e ripensare a quel bacio che gli ha tolto il fiato. Dohko era davvero bravo a baciare, anche se una parte di lui continuava a non capire perché l’amico l’avesse fatto.
Improvvisamente, la mano di Dohko accarezza la sua, risale lungo il braccio e sfiora la guancia.
« Dovremmo parlare, Shion. » pronuncia con tono serio Dohko, come se fosse quello che aveva appena detto fosse di vitale importanza.
« Di cosa? » lo sguardo di Dohko alle sue parole gli appare triste, quasi malinconico.
« Perché, quella mattina, sei scappato, tanto per iniziare? » Shion sussulta, abbassando il proprio sguardo. Si chiude in un silenzio senza breccia, o possibilità di dialogo. Ha cercato di evitare quel discorso per parecchio tempo, senza apparenti risultati. Alla fine, il conto da pagare arrivava sempre, che lui lo volesse o meno.
« Perché non è successo niente, Dohko. Niente di niente. E’ stata… un’allucinazione, ecco! » esclama, con improvvisa risoluzione. A quelle parole Dohko strattona bruscamente il suo braccio, costringendolo a guardarlo in viso.
« Perché neghi ciò che è successo? Perché, Shion? » il ragazzo scuote la testa, abbassando lo sguardo perché non in grado di contrastare l’espressione sofferente sul volto di Dohko. La voce dell’amico ha una nota sofferente che non gli è sfuggita.
« Perché, anche tu non vorresti la stessa cosa? Fare finta che non sia successo niente è la via più facile per entrambi, Dohko. Non è così? » quasi vorrebbe mordersi la lingua. No, lui non vuole negare. Per nessuna ragione negherebbe quella notte di malsana passione, ma sa che deve, per il bene di Dohko. Sa che è quello che vuole lui, e deve assecondarlo.
« No! » quella forte opposizione lo spiazza più del dovuto. L’espressione di Dohko, ora che ha alzato la testa con fierezza e riesce ad osservarla, è determinata e addolorata insieme.
« Perché? Perché fai così, Dohko? Vuoi umiliarmi pubblicamente? Ti prego, come vecchio amico, non farlo. Facciamo che non sia mai successa quella notte! »
« Cosa stai negando, Shion? Quella notte? Perché? » la voce di Dohko è piccata, sofferente, ma Shion torna ad abbassare lo sguardo per improvvisa mancanza di coraggio. Si stringe alle ginocchia, nascondendosi dal mondo, o almeno provandoci. « Rispondimi. Rispondimi e ti lascerò stare. »
« …cosa vuoi che ti dica, Dohko? » replica dopo qualche istante di silenzio, monocorde. « Tu mi piaci. E anche tanto. Io ho cercato di pensare che avevi ben altri interessi, che non mi avresti mai guardato in quel modo, che le mie possibilità erano pari a zero. Sono semplicemente… scoppiato, quella sera. Non ce la facevo. Non ho resistito, e ti chiedo scusa se ti ho infastidito. Se ti faccio schifo, e se non vorrai parlarmi, lo capirò. » si sente improvvisamente a cuore leggero, dopo quel fiume di parole. Aveva parlato con sincerità, quasi col cuore in mano. Aveva finalmente smesso di mentire o reprimersi, e la sensazione era bellissima.
Tutto si sarebbe aspettato a quella dichiarazione, Shion, tranne l’essere attirato tra le braccia di Dohko, stretto in un abbraccio soffocante senza possibilità di districarsi da esso.
« Dohko, cosa…? »
« Tu, davvero, sei sincero? E’ vero? » continua a stringerlo, Dohko, sempre più forte, il volto contro la sua spalla. Il suo corpo tremava. A quella constatazione Shion chiude gli occhi, finalmente arrendendosi.
« Sì. » conferma, e solo dopo la propria affermazione Dohko lo rilascia dalla sua morsa. Gli sembra così felice, mentre alza il volto per stampargli un bacio sulle labbra e lasciarlo senza parole. Quasi subisce il suo entusiasmo, inizialmente non capente, perdendosi in quei tocchi casti e pieni di gioia.
« Dohko, perché? » lo ferma in un guizzo di lucidità, osservandolo serio. Il ragazzo sgrana gli occhi, piegando la testa di lato e osservarlo perplesso.
« Pensavo fosse palese che tu mi piacessi. Cardia mi sfotte a proposito da mesi. » è il turno di Shion rimanere sorpreso, tanto che l’idea di svenire non gli sembra così lontana.
« Cosa? »
« E’ vero! » replica il cinese, aggrottando le sopracciglia. « Ti lancio segnali da chissà quanto! »
« Ma… tutte quelle ragazze? Tu, fino ad oggi, mi sbattevi in faccia la tua eterosessualità ogni sacrosanto giorno! » Dohko sorride, leggermente colpevole, ma il sorriso svanisce presto nel vedere l’espressione corrucciata di Shion.
« Non è colpa mia se il signorino qui presente non coglieva i segnali, rendendomi perennemente frustrato! E poi, sei l’unico maschio con qui farei… quello! »
« E quindi…? »
« Era così allettante e disponibile, quella sera, che… mi sono buttato. E tu hai collaborato con molto entusiasmo. » Shion si imbroncia, facendo tremare le labbra di Dohko leggermente – probabilmente stava cercando di trattenere una risata –. Il ragazzo sbuffa, improvvisamente infastidito dal commento, ma Dohko pare quasi leggergli nel pensiero dato che replica prontamente. « Shion, devo proprio ricordarti quanto hai apprezzato? » il tibetano accusa il colpo, arrossendo, e decidendo di battere in ritirata. Il solo ripensare a quella notte infiamma le sue guance, anche se più per l’intensità del sentimento che per la propria performance. Beh, un po’ anche per quella.
« Mi è venuto un colpo, quando non ti ho trovato la mattina dopo. » la voce di Dohko si fa più bassa e tremante, nel ricordare quei attimi di puro terrore. « Ho avuto paura che mi fossi sognato tutto o, peggio, che non ti fosse piaciuto. »
« Oh no! Hai fatto tutto fin troppo bene! » si affretta a rassicurarlo, salvo poi imbarazzarsi leggermente nel pensare a riguardo di cosa lo stesse incoraggiando.
« Davvero? » a quelle parole annuisce, con vaga vergogna, osservando il volto di Dohko quasi illuminarsi. In fondo, perché doveva mentirgli? Dohko era stato particolarmente bravo, ogni volta, dedicandosi a lui con passione e cura per tutta la notte.
Dohko lo abbraccia nuovamente con trasporto.
« Grazie al cielo. Pensavo di aver sbagliato tutto. »
« Non hai sbagliato niente. Semmai, sono io che… » Dohko gli appoggia una mano sulla bocca, zittendolo.
« Abbiamo sbagliato entrambi, ok? » sentenzia con vago divertimento. Shion si sente un imbecille nel ripensare a tutti quei mesi e nel realizzare che sì, in effetti i segnali dell’interesse di Dohko erano molteplici, solo che lui era stato davvero molto cretino catalogandoli come semplice affetto.
« Certo che potevi essere più esplicito. » replica stizzito.
« Certo che potevi essere più perspicace. Cova volevi che facessi? Che ti trascinassi in un bagno per farlo? » Shion maschera un sorriso e un “magari” con uno sbuffo, passando una mano tra i capelli di quel novello amore che ora aveva finalmente a portata di mano.  « Sei una pecora testona, Shion, ammettilo. » il preso in causa gonfia le guance, arrossendo, per quel nomignolo che Manigoldo gli aveva appioppato quando erano ragazzini e che Dohko usava con gran divertimento.
« Sono una pecora di cui tu sei cotto. » controbatte, godendosi il delizioso rossore che scatena sulle gote di Dohko, e baciandole per sottolineare il proprio apprezzamento.
« Non lo nego. » gli risponde il giovane, godendo di quel innocente contatto. Si sentiva di star diventando dipendente dai baci di Dohko, era quella l’unica spiegazione che riusciva a trovare in quel momento, perché continuava a non accontentarsi e a chiederne sempre di nuovi. Shion non sapeva di che sapore fosse l’ambrosia, ma sicuramente non poteva essere più allettante delle labbra che stava vezzeggiando con tanta cura e devozione, come se fossero un tesoro a sua sola disposizione.
« Potrei anche abituarmi, sai? » sussurra Dohko, tra un bacio e l’altro, facendolo immediatamente sorridere.
« Te ne darò quanti ne vuoi. » replica, tornando ad esplorare la sua bocca, questa volta molto più in profondità. Dohko lo lascia fare, diventando succube delle sue attenzioni con un certo entusiasmo. Questo contatto è meno casto dei precedenti, e Shion viene presto colto dalla sua abituale impazienza. Voleva far sciogliere Dohko, intrecciando le loro lingue, coinvolgendolo in un connubio quasi peccaminoso, ed è quello che ottiene.
Shion sente le sue braccia al collo stringerlo, e istintivamente si fa vicino con il proprio corpo, avvicinandosi sempre di più mentre le loro lingue sono impegnate a giocare con lussuria e divertimento. Non sa come ha fatto a vivere fino a quel momento senza quei baci.
Gli occhi verdi di Dohko gli sembrano acqua, quando si staccano controvoglia per mancanza di fiato. Shion non sente la fatica, e nemmeno il dolore alla mascella, stringendo a sé il ragazzo ancora una volta e appoggiando la propria fronte contro quella del castano, respirando il suo stesso ossigeno.
« Shion? » la voce di Dohko gli suona ovattata, tanto che si deve far forza per donargli l’attenzione che merita.
« Sì? »
« Questo… significa che stiamo insieme? » la sua domanda quasi lo spiazza, facendolo ritrarre un poco con vaga sorpresa.
« Pensavo fosse… ovvio. » si prende una pausa, battendo qualche volta gli occhi. « Non mi vuoi? » a quelle parole, Dohko scuote energicamente la testa in segno di diniego.
« No! Cioè, sì, ti voglio! Non potrei non volerti?! …ma porca, perché parlo per negazioni?! Shion, è tutta colpa tua e dei tuoi baci. » Shion vorrebbe ridere di quel fiume di parole.
« Mia? » replica il chiamato in causa, come se fosse colpevole di reato, ma un sorriso non tarda ad incurvare le sue labbra.
« Sì, tua. Tu… mi rincretinisci! » dichiara Dohko, con convinzione, corrucciando scherzosamente le sopracciglia come se proferisse una sacra verità. « Tu e… la tua bocca. » quasi termina con un sussurro, osservando la parte incriminata. Shion si inclina verso di lui, con un sorrisetto sardonico, facendolo deglutire a fatica.
« Allora, stiamo insieme. » ripete, con un sorriso un poco più dolce e rilassato. Dohko accarezza il suo volto, ricambiandolo.
« Sì. Sì, è così. » sorridono quasi in simultanea, tornando a scambiarsi qualche febbrile bacio. Shion torna a stringersi a quel corpo, desiderandone sempre di più e quasi soffrendo nel separarsi da esso per mancanza di fiato. Aveva finalmente ottenuto Dohko nella sua completezza.
« Sarò sincero, se qualcuno me l’avesse detto una settimana fa, non ci avrei creduto. » alle sue parole, dette quasi come un pensiero ad alta voce, Dohko scoppia a ridere fragorosamente.
« Figurati io! Pensavo che mi avresti ignorato fino alla fine dei miei giorni. Un’eterna friendzone! » sentenzia, contagiando l’altro ragazzo nella sua risata.
« Non essere crudele. »
« Dico solo la verità. »
« Dohko! »
« Che c’è? » Shion non se la sente di prendersela con quello che era il suo novello ragazzo. Quasi iperventilava nel semplice concepire quel pensiero. Lui si era appena messo insieme a Dohko! Sentiva il forte desiderio di pizzicarsi, per timore che fosse tutto un sogno, ma stranamente il sorriso di Dohko che gli era rivolto era una garanzia sufficiente per fargli credere che quella fosse una realtà.
« Niente. Sono solo… felice, credo. »
« Credi? » sbuffa, avvicinandosi nuovamente al volto del ragazzo.
« E’ che mi confondi, Dohko. » sussurra al suo orecchio, facendosi improvvisamente tentatore – o sperando di sembrare uno –. Con calcolata lentezza fa scivolare le proprie mani sulle spalle dell’altro ragazzo, respirando contro la conchiglia del suo orecchio, sperando di risultare perlomeno seducente agli occhi dell’altro ragazzo tanto da spingerlo nella direzione desiderata.
« Shion, non faremo sesso sul balcone. » replica subito Dohko, che pareva aver ben compreso dove volesse andare a parare e non mostrandosi intaccato dal suo tentativo di seduzione. Shion sbuffa, con stizza.
« Ma dovremmo festeggiare! »
« E come pensi di fare? Siamo all’esterno, con nemmeno uno straccio di spazio morbido e non ho nemmeno un preservativo in tasca. No grazie. » ovviamente, le motivazioni che gli aveva mosso contro erano inattaccabili, ma Shion non riesce ad evitare di sbuffare risentito lo stesso. Non poteva nemmeno festeggiare come voleva!
Dohko scioglie il loro passionale abbraccio, tornando ad appoggiare la schiena contro il muro nonostante le occhiatacce di Shion, che dopo qualche borbottio desiste dalla propria impresa. Il cinese respira a pieni polmoni, osservando finalmente il luogo dove erano costretti a passare la notte. Un oggetto in particolare attira ben presto la sua attenzione, tanto da spingerlo a prenderlo tra le mani.
« Non so se l’abbiano fatto apposta. » commenta improvvisamente Dohko, mettendogli tra le mani una bottiglia, che alla scarsa luce Shion riconosce come birra. La stessa che, più o meno direttamente, li aveva portati alla loro prima notte di passione.
Non ci vuole molto per aprirla, e Shion ne prende in fretta un sorso, per poi passarla al suo compare di sventura.
« Promettimi una cosa, Dohko. » parla lapidario, con estrema serietà, dopo qualche istante. Dohko avvicina la bottiglia alla bocca, fermandosi e dedicandogli una breve occhiata.
« Cosa? »
« Che la nostra prossima volta non sarà così ubriaca. » alla sua affermazione, Dohko ghigna.
« Veramente, quella sera abbiamo bevuto una birra a testa. Eravamo ancora pienamente consenzienti, quando tu ti sei praticamente spalmato addosso a me tutto eccitato. »
« Vorrai dire che sei stato tu a iniziare. »
« Certo, mi sarò immaginato come mi hai ficcato la lingua in bocca senza ritegno, quasi strappandomi la maglietta di dosso. » Shion accusa il colpo, arrossendo e strappando la bottiglia dalle mani dell’altro, prendendo un altro sorso della bevanda quasi per sembrare più intimidatorio.
« Non mi pare che ti sia dispiaciuto, dato che continuavi a-. »
« Possiamo gentilmente saltare questa parte? Non mi sento ancora pronto a commentare la mia prima performance con un uomo. » replica Dohko. « Soprattutto se questi era il mio migliore amico che gettava continuamente benzina sul fuoco. » aggiunge con voce più bassa.
« Eh no! Per mesi, non ore o giorni, mesi Dohko, mi hai sbattuto in faccia le tue esperienze con ogni singola troietta che ti sei portato a letto. Quindi ora te ne stai buono ad ascoltare quanti apprezzamenti faccio su di te. »
« Sto iniziando a pensare che quella non sia birra, ma che Cardia l’abbia scambiata con qualcosa di più forte e la stesse nascondendo da me e Asmita. » il volto rosso di Shion però frena le sue risate. Questi si china su di lui, stringendo le labbra e aggrottando le sopracciglia, sembrandogli un perfetto montone pronto alla carica. L’atmosfera si fa più seria, e i due compagni tornano a quel confortevole silenzio che li ha accompagnati fino a quel momento.
« Promettimi che la nostra prossima volta sarà perfettamente sobria. » comanda, quasi.
« Non c’è nemmeno da chiederlo. » ride. « La prossima volta voglio godermi per bene il tuo visino tutto rosso. » Shion lo osserva, nuovamente piccato, tornando alla sua posizione originaria e attaccandosi alla bottiglia.
« Eh, certo. Sarebbe bello ricevere un apprezzamento più articolato di “ooh sììì, Shion, sììì”. » lo imita con crudele bravura, facendo affluire l’imbarazzo sulle sue gote, ridendone divertito. Dohko gli regala una spallata che quasi lo fa sbilanciare.
« Certo, sempre più dignitoso di “più forte, Dohko, più forte”, il tutto condito dal tirarmi i capelli isterico. » replica pronto, e questa volta Shion batte in ritirata. Effettivamente, non si erano risparmiati nemmeno un po’. « Bel lavoro, stiamo insieme da dieci minuti e già litighiamo. »
« Dicono che sia salutare in una relazione. Così non ci litigheremmo in futuro. »
« Veramente, non è mai stato mio particolare desiderio litigare sul sesso. »  la risatina di Shion, però, è abbastanza maliziosa e il ragazzo sembra ben poco disposto ad arrendersi sull’argomento. « Shion! »
« Scusa, scusa. E’ che sono… felice. »
« E quando sei felice sfotti? »
« Non prendertela, qīn'ài. » Shion prende a guardare un punto indefinito del cielo, quasi fosse in cerca di qualcosa. « Una parte di me sta ancora pensando che adesso mi sveglierò nel letto di casa mia e che mi stia sognando tutto questo. »
« Certo che ne avresti di fantasia. »
« Non sottovalutarmi. Una volta ho sognato di aver rimorchiato Albafica. » si frena troppo tardi, rendendosi conto di aver detto un po’ troppo, ma ormai l’occhiataccia interrogatoria di Dohko è lì e sa bene che non avrà scampo da essa. « Ehi! Ero appena arrivato, ancora non sapevo che stava insieme a Manigoldo. E poi… è bello, Dohko. Nessuno è immune a lui. »
Dohko gli sembra quasi offeso, a quelle parole. « Più bello di me, Shion? » sussurra, a pochi centimetri dal suo volto. Shion deglutisce, sentendo improvvisamente la gola secca.
« Non c’è confronto, Dohko. » replica debolmente, improvvisamente succube dell’attrazione che c’era tra di loro.
La tensione tra i loro corpi si fa di nuovo elettrica, tanto che Shion già si prepara mentalmente ad un’altra piacevole sessione di pomiciata, quando improvvisamente Dohko si ritrae facendo svanire tutta la magia che aveva iniziato ad assaggiare.
La sorpresa è tanta, per quella negazione, che la sua bocca si apre leggermente.
« Dohko! » esclama, piccato, ricevendo in risposta una risatina fintamente innocente.
« Sì? » non fa nemmeno in tempo ad argomentare qualcos’altro, che è Shion ad avventarsi su di lui. Sulla lingua, Dohko sentiva che effettivamente il sapore di Shion non era esattamente di birra, ma di un qualcosa infinitamente più forte – oh, il panico – e che la pecora ne aveva allegramente bevuto almeno due terzi della bottiglia in pochi minuti. A quel punto, Dohko iniziava a temere per la propria integrità e aggrapparsi alla speranza che Shion non tornasse a rivendicare certi diritti che ora aveva come “ragazzo”.
Questi, però, pare accontentarsi di poco, dato che si stacca con il fiato corto e si rifugia nell’incavo del suo collo respirando soddisfatto. Dohko gli passa una mano tra i capelli ed accarezzandogli il collo, ottenendo in risposta quello che sembrava più un belato che un gemito di approvazione. Quella scoperta decide di annotarsela, ripromettendosi di rievocarla in momenti più consoni.
« Sì, sicuramente la prossima volta dovremmo essere entrambi completamente sobri. » dice più a se stesso che a Shion, continuando quasi a cullarlo. Questi mormora qualcosa contro la sua spalla, ma non doveva essere particolarmente importante, dato che non la ripete.
Se qualcuno gli avesse detto che avrebbe vissuto una simile situazione, Dohko gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia senza ritegno. Invece adesso, con Shion un po’ ubriaco tra le mani, al quale ha finalmente confessato i suoi sentimenti e li ha scoperti ricambiati, si sentiva finalmente realizzato.
Tutti i tasselli della sua vita sembravano finalmente al loro posto, e non importava se fosse troppo giovane per affermare simile cosa.
Con i minuti, Shion pare addormentarsi sulla sua spalla. Dohko corruccia le sopracciglia, sentendosi quasi abbandonato, ma lo lascia riposare.
« Però, dovrò ringraziare quei due stronzi. » sussurra, pensando che i suoi coinquilini gli avevano fatto guadagnare finalmente il ragazzo che desiderava, ma sicuramente anche un bel raffreddore. Beh, poco importava in fondo. Poteva sempre contare su quella delizia di Shion come infermiera, con tutti i risvolti che le sue parole potevano intendere.


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Capitolo 5
*** All Roads Leads to Rome (ma Manigoldo ne sa comunque una più del diavolo) ***




Ed eccoci alla fine.
Strano vero?
Almeno, per me lo è eccome.

Dopo un mesetto, si giunge alla fine di questa avventura. Mi ha divertita e angosciata, devo essere sincera e ancora adesso non so se la rifarei nuovamente. Forse sì, forse no. Chi lo sa?
D'altronde, sono imprevedibile anche per me stessa. ^^
Ma non mi dilungo, in questo finale, vi lascio liberi. Ci rivediamo di sotto nei ringraziamenti!





Thump. Thump. Thump.
Manigoldo rotea gli occhi, nel sentire nuovamente la testiera del letto di Shion picchiare contro il muro con un certo entusiasmo, e porge una tazza di tè a Cardia, che ridacchia sardonico, sembrando parecchio divertito dalla situazione.
« Ancora non si sono stancati, eh? »
« Magari! Con la scusa di “recuperare il tempo perduto” scopano come conigli da mattina a sera. » e aggiungendo le immaginarie virgolette mimandole con le dita, Manigoldo si butta di peso sul divano sbuffando sonoramente. « Sto pensando di sfondare la porta e entrare nella sua stanza armato di scopa, e cacciarli. Sono fastidiosi dopo tutti questi giorni! »
« Nah, bro, rilassati. » Cardia sembra quasi voler scoppiare a ridere, nel sentire un urlo strozzato provenire da dietro il muro e la conseguente vena pulsante sulla tempia dell’amico. « Sono giovani. »
« Col cavolo! Sono fastidiosi. Va bene un giorno, va bene due, ma qui siamo ai livelli disumani! » Cardia osserva l’amico sistemarsi meglio sul divano, improvvisamente con cipiglio sempre più nervoso.
« Sto iniziando a pensare che tu sia invidioso. » l’espressione sconvolta di Manigoldo, però, pare raccontare proprio il contrario.
« Nzamaddiu! » lo sente esclamare, probabilmente in siciliano. « Mi spiace sfatare le tue congetture, bro, ma io sono felice anche senta tutta questa attività di giorno e notte. » Cardia replica con una risatina che pare raccontarla lunga.
« Beh, dopo tutta la fatica che abbiamo fatto… »
« Che IO ho fatto, vuoi dire? »
« …eddai, secondo che chi continuava a indottrinare Dohko ogni sacrosanto giorno? » alle sue parole, Manigoldo alza le mani in segno di resa. « Comunque, dicevo, di fatica ne abbiamo fatta per far mettere insieme quei due zucconi. Certo che non accorgersi di come si sospiravano addosso… bisogna essere proprio dei grandissimi imbecilli. »
« A chi lo dici. Shion, poi è un caso disperato. Continuava con cose come “non gli piaccio” quando si vedeva lontano miglia quando Dohko gli morisse dietro. » un gemito acuto nell’altra stanza sembra quasi confermare la sua affermazione. « Non so cosa avrei fatto, senza Alb. » a quelle parole, Cardia inarca un sopracciglio leggermente perplesso.
« Già, tu non sai che da sbronzo Shion diventa particolarmente… eccitato. » si spiega Manigoldo, appoggiandosi allo schienale e incrociando le braccia. « Quella sera Alb ha continuato a mettergli della vodka nel bicchiere, goccia dopo goccia. »
« Mi chiedo solo come tu sia riuscito a convincerlo a fare così tanto. »
« Di me Shion non si fida a tal punto. E poi persino Albafica si stava infastidendo per tutta quella frustrazione sessuale che c’era tra di loro e che girava sempre per casa. L’unica cosa preoccupante è che Hypnos ci ha visti. Strano che non sia andato a fare subito la spia a Shion. Probabilmente non è così stronzo come il gemello. »
« Magari tifava pure lui per quei due cretini, che ne sappiamo? » Manigoldo fa spallucce, prima di tornare a rilassarsi cercando di ignorare l’attività che si stava consumando a pochi metri da lui. Se solo osavano ripetere l’esperienza per una volta ancora, lo giurava, andava davvero lì dentro con una scopa. Nell’altra stanza, però, improvvisamente i rumori aumentano di ritmo ed intensità, tanto da spingere Manigoldo a stringere convulsamente il bracciolo del divano tentando di concentrarsi su altro.
« Piuttosto, Cardia. » inizia, dopo minuti di comodo silenzio. « Ti va di parlarmi di-. »
« No. »
« Ma-. »
« No, ti ho detto. Manì, ti voglio bene, ma la cosa non ti riguarda. » l’italiano pare parecchio infastidito, tanto che sbuffa e incrocia le braccia al petto, anche se Cardia si dimostra poco disposto a cedere. « Fai soffrire gli altri ma non fare in modo che questi facciano soffrire te. » pronuncia misterioso, improvvisamente.
« Guarda che non è tutto perduto. »
« Secondo me sì, e scusa se non voglio finirci invischiato più di tanto. Sono malato di cuore, morirò presto o tardi, e non ho niente da offrirgli. » Manigoldo vorrebbe tanto replicare, a quella amara condizione in cui Cardia pare essersi rinchiuso, ma il timido affacciarsi di Shion dalla sua stanza interrompe qualsiasi sua filippica.
« Scusate. » sussurra imbarazzato. « Non è che… vi disturbiamo? »
I due amici sorridono in una maniera quasi diabolica, in risposta, facendo improvvisamente sudare freddo Shion che quasi crede di vedere due iene di fronte a sé.
« Vuoi che ti rispondiamo con l’elenco cronologico o alfabetico? » ride Cardia, tornando a dare un morso alla sua mela che aveva abbandonato.
« Già, le vostre performance non si possono contare sulle dita di quattro mani! » replica Manigoldo con un sorrisetto sardonico. Shion arrossisce ancora più forte per quello sfotto, aggrappandosi convulsamente alla porta.
« Quindi avete sentito tutto? » chiede, la voce sull’orlo di uno scoppio isterico. L’espressione che gli regalano gli altri due fa intendere fin troppo, tanto che il giovane sgrana gli occhi e chiude la porta di scatto come per paura che qualcuno gli saltasse addosso.
Passa qualche istante, nel quale entrambi cercano di soffocare le violente risate nel ripensare al volto livido di Shion, salvo poi riconquistare un minimo di compostezza.
« Ma l’hai visto? »
« Oserei dire che fosse adorabile! » sghignazza Cardia, tenendosi la pancia. « Complimenti, Manigoldo, hai un cugino di tutto rispetto. » Manigoldo ride insieme a lui, passandosi una mano sul volto per cancellare le lacrime che si erano affacciare sugli angoli degli occhi.
Cardia sospira, sventolandosi con una mano e riprendendo a parlare degli esami medici che presto avrebbe dovuto sostenere, subito dopo quelli universitari, recuperando la loro abituale aria di cameratismo che Shion aveva interrotto. Manigoldo, poi, non mancava mai a lamentarsi della disgrazia in cui si era cacciato con le proprie mani, borbottando qualcosa a proposito della sua poca cognizione.
Nel sentire di nuovo il letto battere contro il muro, però, i suoi nervi iniziano velocemente a cedere. Senza pensarci due volte, Manigoldo imbraccia la scopa come fosse una mortale arma, brandendola contro la porta dietro la quale si stava consumando il misfatto che stava iniziando ad innervosirlo. Cardia capisce fin troppo presto cosa questi abbia in mente, tanto che si aggrappa presto ai suoi fianchi nel pallido tentativo di fermarlo.
« Eh no, adesso basta! »
« Manigoldo, placati! »



The End




Eh. *schiva cucchiaio*
Lo so che vi aspettavate la lemon *schiva padella* e invece vi beccate tutto il rated R fuori scena *schina cavoli e capra*. Bisogna essere proprio stronzi ♥ *le passa un tavolo ad un centimetro*
Tutto sommato, però, sono soddisfatta. Questa storia rimane comunque un'arancione.
Ma non divaghiamo.

Ringrazio tutti voi che siete semplicemente passati di qui. Ringrazio particolarmente chi ha recensito, mi avete dato una spinta per proseguire che non immaginate.
Grazie a mery83, PokeMariZEXAL, sasuchan7, mayoko chan, AvalonGoddess, Hades_sama, LucySophie, MadnessInk e Sasha_98_ per aver inserito questa piccola avventura tra le preferite/ricordate/seguite. Grazie a chi è entrato per caso e chi consapevolmente (povere anime). Grazie, grazie di tutto.



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