You are Infected 3: La fine di un Incubo

di Tony Stark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Τεκνα Δραγοντοσ (I figli del drago) (introduzione) ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Grosso Guaio in Cina (Cina, Shangai) ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Il koala è il simbolo dell'Australia (Australia, Sidney) ***
Capitolo 4: *** Intermezzo: Trasformazione ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: La piramide di Cheope (Egitto, Cairo) ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Ah, l'amour!Où peutre-etre c'est juste la destruction? (Francia, Parigi) ***
Capitolo 7: *** Intermezzo 2: Can you alone at the nightmare? And Saving brother Alex ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6: Devi pagare il dazio, se vuoi passare (Italia, Roma) ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7: Un obolo ai morti (Grecia, Atene) ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8: Attacco alla Casa Bianca (America, Washington D.C) ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9: Orrori mai dimenticati (Germania, Berlino) ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10: Attacco al Cremlino (Russia, Mosca) ***
Capitolo 13: *** Intermezzo 3: La Swarm Cade ***
Capitolo 14: *** Capitolo 11: Uno sguardo al London Eye (Inghilterra, Londra) ***
Capitolo 15: *** Capitolo 12: Sono nato lì (Giappone, Tokyo) ***
Capitolo 16: *** Intermezzo 4: La fine dei Τεκνα Δραγοντοσ ***
Capitolo 17: *** Capitolo 13: Dentro la G.A.A.B. (Colorado, Racoon City ) ***
Capitolo 18: *** Capitolo 14: Addio (Racoon City, Colorado) ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Τεκνα Δραγοντοσ (I figli del drago) (introduzione) ***


              You are Infected 3: La fine di un Incubo

  Capitolo 1: Τεκνα Δραγοντοσ (I figli del drago) (introduzione)

I Τεκνα Δραγοντοσ, i figli del drago, erano nati un anno dopo la caduta dei due giganti farmaceutici. Erano nati dopo la caduta della Umbrella e della Nikadori. Loro erano la fusione dei fedeli delle due società, ed erano così tanti, così tante persone che credevano negli ideali della Nikadori e della Umbrella, loro avrebbero dominato il mondo, ma potevano farlo solo se il Drago era con loro.

Victor Donovan stava seduto sulla comoda poltrona di pelle nera del suo ufficio, che senza sarebbe stato completamente bianco e privo di un qualunque cosa che vi portasse colore, mentre controllava con attenzione, se pur pigramente, ognuno dei file che gli erano stati inviati sul portatile anch’esso bianco posto su una scrivania fatta di un materiale non identificabile anch’essa bianca, l’intera stanza era di un bianco accecante che la faceva sembrare un punto in cui la creazione non era arrivata, come una zona non perfezionata dal produttore di un videogame poiché pensava che nessuno vi sarebbe mai arrivato.

Greg Mackenzie, ricercatore e catalogatore dei Figli del Drago camminava lungo il corridoio bianco in cui si trovavano le celle delle B.O.W. che avevano catturato, teneva una cartella in mano e con un elegante penna nera e lucida segnava qualcosa su di essa, centinaia di B.O.W, si trovavano nella struttura sotterranea sotto i suoi piedi, dalle dimensioni più disparate da B.O.W grandi quanto una mano a creature immense che avevano bisogno di più celle solo per loro.

Appuntava i comportamenti delle B.O.W, se mostravano segni di intelligenza dopo le somministrazioni di Chris Virus, dopo aver terminato il controllo del corridoio superiore si diresse verso l’ascensore, pigiando il tasto U -1 (Underground -1), l’ascensore cominciò a scendere velocemente e dopo qualche momento le porte d’acciaio si aprirono su un piano dalla forma concentrica, con corti corridoi che si diramavano come raggi dal piano iniziale, che conteneva numerose celle ognuna col suo abitante, uno Strelats volante risalì il pozzo intorno al cui si erano sviluppati i livelli, la creatura lanciò un acuto ruggito, ma Greg non si agitò attese che la creatura atterrasse, per poi rivolgerle un calmo sorriso carezzandole la testa squamosa, la creatura si era col tempo abituata alla sua presenza tanto da creare un legame emotivo per lui non era più il soggetto 349 ma Lessie. Seguito col suo zampettare da Lessie, Greg proseguì il suo solito giro di controllo.

Andrej Soklov, soldato addestrato dai Figli del Drago, aveva il compito più importante fra i suoi compagni lui doveva recuperare il Drago, lui era stato addestrato nel corpo e nella mente per recuperare il loro signore indiscusso, l’immortale demonio dagli occhi di fuoco. Tutto in quella struttura era bianco e senza alcuna distinzione, la divisa degli stessi soldati era bianca a confondersi con lo sfondo se non fosse per il piccolo drago nero impresso sulla spalla destra, tranne la sua che lo differenziava dagli altri mostrando la sua superiorità rispetto a tutti loro tranne che a Victor e ai due gemelli.

La sua divisa nera lo faceva risaltare su quello sfondo monocromatico e accecante, lui era “l’Eroe del Drago” così lo aveva chiamato Victor otto anni fa. Sentiva che oggi era il gran giorno, il giorno in cui avrebbe compiuto il suo destino, il coltello sferzava l’aria, fendendola fino a giungere al suo obiettivo trapassandolo senza problemi, Andrej si muoveva con la grazia di un ballerino che portava il suo nemico in una danza letale da cui sarebbe uscito solo lui vincitore, la lama elegante e leggermente curvata come fosse un stiletto persiano, sull’acciaio della lama era impresso il drago simbolo dei Figli del Drago, imprimeva tagli precisi e netti nel manichino utilizzato per gli addestramenti.

Il “Quartier Generale” dei Τεκνα Δραγοντοσ era un edificio in piena vista ma che nessuno notava mai, ma anche perché chi avrebbe sospettato di un vecchio e decadente, solo all’apparenza, canile abbandonato da quando si aveva memoria, nessuno vi entrava mai e anche se lo avessero fatto non avrebbero visto l’edificio operativo dei Figli del Drago, tutto per una semplice questione di specchi e gas allucinogeno, anche se qualcuno fosse passato accanto ai laboratori superiori dell’organizzazione non li avrebbe visti, poiché erano nascosti letteralmente da specchi mobili e poi il gas allucinogeno disperso nell’aria avrebbe fatto il resto. Spesso se qualcuno riusciva anche solo a vedere uno dei ricercatori lo scambiava per uno spettro, sia per il completo in Total White che indossavano sia per l’effetto del gas allucinogeno. Per questo quel canile abbandonato, non così tanto, si era guadagnato la fama del canile stregato, si erano persino create teorie sul perché gli “spettri” somigliassero tanto ai ricercatori della Umbrella.

 Victor, capo dei Figli del Drago, ma anche comune membro della società di New York le conosceva tutte alcune gli erano state raccontate dai suoi colleghi d’ufficio nella sua normale attività di agente di viaggi. Lui spesso si trovava inconsapevolmente a sorridere quando le sentiva semplicemente perché lui sapeva cosa si trovava in quel canile al contrario di tutti di loro.

Victor Donovan era una di quelle persone di cui ti fidavi per istinto, senza una reale ragione forse perché si mostrava spesso disponibile ad ascoltare le chiacchere dei clienti o perché era un tipo tranquillo che pareva incapace di far male ad una mosca, gli occhi color onice sempre tranquilli e luminosi e un calmo sorriso sul viso, e tutte queste caratteristiche lo rendevano la persona più amichevole che si potesse incontrare, peccato che fosse tutto una facciata e che lui fosse invece una persona infida, un abile manipolatore esattamente come lo era l’essere che tanto idolatrava. Presto l’avrebbe incontrato, presto il Drago li avrebbe aiutati a dominare il mondo, presto avrebbe smesso di fingere di essere la persona affabile che tutti conoscevano.
Aveva appena finito il suo solito allenamento, Andrej, ripose lo stiletto nel fodero dopo averne lucidato con cura la lama. Gli occhi verdi freddi come ghiaccio, inespressivi eppure determinati. La nera divisa lo faceva spiccare come nera cenere fra la candida neve, si dirigeva verso l’hangar sotterraneo Victor l’aveva convocato questo significava solo che il momento era arrivato, finalmente avrebbe compiuto il suo scopo…o sarebbe morto provandoci, lui non aveva paura della morte, perché lui stava andando proprio a risvegliarla.

-Racoon City, qualche ora più tardi

Era appena giunto nei pressi dei boschi degli Arklay, l’aria della montagna era adesso riscaldata dalla lieve calura estiva. Era strano che nessuno si trovasse nei pressi del bosco, ma questo lo avrebbe aiutato a passare inosservato, ghignò Andrej Ivanovich Soklov, sapendo che quello era il suo ultimo giorno sulla Terra l’ultimo giorno in cui il suo cuore avrebbe pulsato, era quello il suo destino e il prezzo che doveva pagare era la sua vita, in modo che il Drago riprendesse la sua forza. Proseguiva a testa alta mentre i suoi occhi smeraldini scandagliavano l’ambiente circostante nessuno doveva notarlo e nessuno lo avrebbe fatto, gli alti pini nascondevano la luce del sole con le loro fronde intrecciate.

L’ingresso della villa era stato sigillato, quindi per raggiungere l’UM-01 avrebbe dovuto prendere l’altra strada. La casupola che fungeva da ingresso dell’UM-01 si era deteriorato ulteriormente ma ancora si reggeva in piedi, la piattaforma-ascensore era ancora attiva e funzionante. “Strano, pensavo sarebbe stato più complicato” pensò Andrej “La G.A.A.B. sta sottovalutando il Drago”, i corridoi polverosi erano liberi o almeno quelli più esterni, più si ci avvicinava al cuore del laboratorio più l’attività di agenti G.A.A.B. aumentava.
Ma dopo aver contato i cadaveri degli agenti che aveva ucciso si rese conto che gli agenti mandati nel laboratorio erano a stento due squadre, si sentiva quasi offeso dal poco timore che la G.A.A.B riservava al Drago. La porta automatica che dava sulla sala centrale del laboratorio era stata praticamente saldata, Victor lo aveva previsto e fra l’equipaggiamento per quella missione aveva portato del C-4 dopo aver applicato l’esplosivo sulla giuntura saldata della porta, si mise a riparo prima che esplodesse. Il cupo fragore dell’esplosione rimbombò fra i corridoi vuoti, successivamente a quel cupo rimbombo si aggiunse il clangore metallico della porta che, ormai sganciata dai cardini, cadeva a terra.
Andrej si diresse verso la sala centrale, scavalcando la porta caduta con agilità e trovandosi davanti quello per cui Victor lo aveva salvato da sé stesso otto anni prima, il baccello verde chiaro era cresciuto in modo enorme rispetto a come sarebbe dovuto essere in principio, le sue radici ramificate avevano catturato l’intera stanza in un fitto groviglio nerastro, le pareti e le apparecchiature erano coperte e stritolate dalle radici e il baccello si innalzava brillante come uno smeraldo al centro di tutto quel nero, anche il secondo baccello quello della Lady of Flame era stretto e aggrovigliato in quelle forti radici affamate.

Ma era solo una pianta, per liberare il Drago avrebbe solo dovuto tagliarla via dalle radici, peccato che non appena si avvicinò capì quanto in realtà quella non era una semplice pianta dei tentacoli verdi come la pianta ma con la punta violacea si mossero ai lati del baccello, mentre le radici nere si contraevano come se fossero vive, come se fossero altri tentacoli o ancora le vene di quella pianta. I tentacoli verdi della pianta si protesero provando a colpirlo, ma lui riuscì a schivarli appena in tempo a quanto pare il baccello non avrebbe lasciato andare tanto facilmente il suo contenuto, i tentacoli non si arrendevano lo seguivano sempre vogliosi di ucciderlo, ma presto tutto quel moto li avrebbe stancati lasciando la pianta centrale senza energie o almeno così Andrej sperava, dopo qualche minuto i movimenti dei tentacoli si fecero più fiacchi, fu allora che le radici cominciarono a crescere e ad allungarsi spingendo contro il cemento delle pareti “I cadaveri” pensò, se la pianta li avesse presi avrebbe riacquistato forza, e liberare il Drago sarebbe diventato un sogno lontano.
Senza riflettere oltre si lanciò verso la pianta evitando gli ancora lenti movimenti dei tentacoli botanici, il punto color miele che avrebbe dovuto recidere per far collassare la pianta era ad un paio di centimetri presto avrebbe liberato il Drago, ma…un tentacolo che Andrej non aveva nemmeno visto gli si avvolse attorno al braccio destro sollevandolo, mentre un altro gli si avvolse attorno al collo, “No! Non può finire così, il mio destino è quello di salvare il Drago!” pensò, non riusciva quasi più a respirare, la vista cominciava a sfocarsi e i polmoni a bruciare per la mancanza d’ossigeno, aveva una sola possibilità per salvarsi e salvare il Drago. Lasciò cadere lo stiletto ancora stretto nella mano destra e repentinamente per quando poteva lo prese con la mano sinistra, tenendolo stretto per la lama anche se questa gli stava aprendo un profondo taglio sul palmo, nonostante la lama dello stiletto fosse diventata scivolosa a causa del sangue riuscì a correggerne la posizione e lo lanciò verso il punto color miele sperando che alcun tentacolo ne deviasse la traiettoria.
I secondi che lo stiletto impiegò a colpire l’obiettivo sembrarono ore al povero ragazzo stretto nella soffocante morsa del tentacolo, ci fu un suono lieve come quello di una bolla di sapone che esplode, i tentacoli si ritrassero agitandosi e seccando fino a trasformarsi in fine polvere, le forti radici nere cominciarono a ritirarsi e a rimpicciolirsi, il verde del baccello cominciò a scurirsi. Andrej sapeva di dover agire in fretta, doveva separare la pianta dal Drago o lui sarebbe morto assieme alla pianta simbiontica, tentando di ignorare il disagio che gli provocava il fatto di muoversi senza aver adeguatamente ripreso fiato e il bruciore causato dal taglio sul palmo sinistro, si mosse verso il baccello e raccogliendo lo stiletto, tagliò la parte posteriore del baccello per giungere immediatamente al tentacolo e con rapidità tranciò di netto il tentacolo dalla punta a stella che avvizzì, perdendo la connessione che aveva col sistema nervoso del Tyrant.

Solo ora che il Drago era salvo Andrej si permise di riprendere fiato e di analizzare meglio la pianta simbiontica, la parte interna del baccello pareva essere coperta di una sostanza dalla consistenza mucosa, trasparente, forse era un veicolo per trasportare una qualche sostanza al Tyrant. Si diresse difronte al grande baccello e attese che il Drago si svegliasse, mandando un segnale alla base, li, o meglio lo, avrebbero raggiunto presto in modo che il Drago venisse portato dai suoi credenti.

La prima cosa del Drago, Chris si corresse poi, che vide erano i suoi artigli mentre fendevano e laceravano la parete della pianta che lo separava dall’esterno, dopo un orrido rumore di lacerazione il Drago si mostrò in tutta la sua perfezione, la pelle nivea scintillante ricoperta da un sottile strato di quella sostanza, che si trovava all’interno del baccello, i capelli castano pallido erano anch’essi ricoperti da quella sostanza, indossava la battlesuit che aveva in dosso durante la sua ultima battaglia, gli occhi rossi brillavano quieti eppure famelici.
Era stupendo, Andrej lasciò andare lo stiletto che ticchettò metallico contro il cemento, sapeva che era il suo momento la sua morte avrebbe aiutato il Drago a riprendersi.

Chris era affamato, non sapeva da quanto tempo non si nutriva non aveva alcun ricordo di cosa gli fosse successo dopo lo scontro, niente di niente, ma al momento non importava. Aveva fame e l’odore del sangue non faceva altro che stuzzicarlo ulteriormente, quel ragazzo sarebbe stato abbastanza, almeno finché non avesse trovato altro. Lo atterrò, senza che però egli reagisse come se volesse essere divorato, gli occhi smeraldini della sua preda erano tranquilli, troppo tranquilli, Chris voleva che ci fosse panico e terrore in quello sguardo non quella cheta tranquillità che non gli piaceva per niente, avrebbe trovato il modo di trasformare quell’accettazione della morte in tremendo terrore.

Cominciò in modo lento come aveva sempre fatto, più che altro era per fargli capire che non gli sarebbe sfuggito. Un ghigno segnò il bel viso di Chris, aveva trovato il modo di mutare quella tranquillità in terrore, mosse lentamente la mano artigliata lungo il braccio sinistro del ragazzo, affondando poi gli artigli nel braccio del ragazzo all’altezza dell’incavo del gomito, Andrej si lasciò sfuggire un grido, tirò indietro la mano, tracciando un profondo squarcio cremisi lungo il braccio fermandosi poco prima del polso, Chris sollevò lo sguardo fissandolo in quello del ragazzo, ecco la tranquillità stava sfumando e il terrore prendeva possesso della sua anima, il lento divenne sempre più un crescendo di urla, così come per un musicista lo erano le note, adesso che il terrore invadeva quelle lucide iridi smeraldine Chris lo trovava invitante, quell’odore pungente e metallico che saturava l’aria e quel denso liquido cremisi che gli colava dalle mani e gli macchiava le labbra, la lingua serpentina che ritracciava ogni taglio e ogni squarcio praticato con gli artigli, i denti seghettati che laceravano i muscoli facilmente e il ragazzo che urlava e si contorceva, pentendosi di aver creduto ciecamente a quell’uomo, Victor che lo aveva ingannato.

 Il Drago non era misericordioso, non era compassionevole, era un mostro affamato e lui come uno stupido gli si era consegnato.

-Corridoi esterni del laboratorio, UM-01

Sei agenti dei Figli del Drago marciavano per i corridoi, le divise bianche spiccavano sul polveroso sfondo. Dei cadaveri erano sparsi lungo i corridoi interni, le armi ad impulso ultrasonico (programmate per stordire un Tyrant) cariche e pronte a far fuoco. Man mano che si avvicinavano gli agenti si facevano più timorosi sentendo le urla del loro comandante Andrej Ivanovich Soklov, Josh Lennox fu il primo a raggiungere la porta che dava sul cuore del laboratorio.

 Il Drago era chino sul corpo del loro comandante, stava ancora strappando pezzi di carne dal suo corpo mentre con i suoi artigli strappava via dalla sua sede naturale uno dei bulbi oculari, il Drago si voltò lento e flessuoso come un gatto guardandoli con uno sguardo calmo, mentre la lunga lingua serpentina s’avvolgeva attorno all’occhio, permettendogli poi d’inghiottirlo in un sol attimo. Chris s’alzò dalla sua posizione lasciando perdere il corpo mutilato di Andrej, i sei agenti erano sconvolti, ma reagirono in fretta, dovevano rendere inoffensivo il Drago portarlo sul chopper e poi nel quartier generale.

In una frazione di secondo il Drago attaccò i sei agenti, loro erano armati e quindi erano un pericolo, d’improvviso Josh Lennox, per difendere il suo collega Ricky Simmons, sparò un colpo non direzionato dell’arma ad impulso ultrasonico Chris Redfield venne stordito dal colpo. La sua presa su Ricky s’allentò e l’uomo ne approfittò per puntare l’arma ultrasonica contro il Tyrant e sparare, il secondo colpo così vicino al primo fece svenire il Drago che finì addosso a Simmons.
<< Un colpo così ravvicinato, può essere letale, Simmons! >> gli gridò uno dei sei agenti
<< E’ sopravvissuto a cose più letali, Jonas >> rispose calmo Ricky. Trasportarono il Tyrant svenuto fino alla capsula che si trovava sull’elicottero dei Figli del Drago, con uno sbuffo di vapore ghiacciato la capsula si aprì. Sheila Goldman con l’aiuto dei suoi compagni vi pose il Drago e poi richiuse la capsula, ricalibrando alcuni valori.
<< Ma se dovevamo tenere il Drago in stato dormiente, per quale ragione il comandante Andrej è stato mandato lì per essere macellato da lui? >> chiese, quasi senza rendersene conto, Jonas Lurklay. Non che volesse criticare il piano di Victor, che Dio glielo scampi, ma non ne capiva il senso.

<< Victor sa cosa sta facendo, quindi non fare domande Jonas >> gli rispose Ricky Simmons, gli occhi castani fissi sulla capsula che conteneva il Tyrant. Il cielo cominciava ad imbrunirsi, il celeste sfumava nel rosa e nel dorato, mentre il sole cominciava a calare e la vasta foresta sotto di loro si tingeva di un cupo nero e la città poco distante cominciava lentamente a brillare di mille luci, splendenti.

E l’elicottero passava inosservato, volando nel cielo e dirigendosi in un punto a qualche chilometro dalla base vera e propria. Non sapeva quanto ci volesse esattamente per arrivare in quel punto da Racoon City pensò Jonas puntando anch’egli il suo sguardo sulla capsula in cui avevano “messo a dormire” il Drago.

Cominciava a nutrire dei dubbi sul grande piano di Victor ma era meglio non fare domande, a meno che non volesse finire come Andrej (anche se motivi ben diversi) e poi Ricky aveva ragione Victor sapeva cosa stava facendo, o almeno Jonas sperava che lo sapesse.

-Appartamento di Leon e Claire, Fisson Street, Racoon City, notte.

Claire Redfield dormiva tranquilla stretta fra le braccia di suo marito, era stata una giornata pesante, fra l’occuparsi della ricostruzione della città e calmare i cittadini che adesso non si sentivano più protetti adeguatamente. I lunghi capelli ramati che le scendevano dolcemente fino alle spalle.

Era seduta su una bella poltrona di velluto rosso con un gatto accoccolato sulle ginocchia che le faceva le fusa, la pelliccia morbida e bionda, gli occhi che parevano dorati. Lo carezzava tranquilla mentre un piccolo fuoco scoppiettava nel camino, pareva che fosse finita in una casa nobiliare dell’ottocento o qualcosa del genere ma si sentiva stranamente “a casa”.

Sopra il camino vi erano una coppia di piccole statuette una raffigurante una donna con una brocca in mano da cui versava un qualcosa anch’essa scolpita nel gesso e un'altra che raffigurava un giovane ragazzo simile a Peter Pan, che pareva star suonando il flauto di Pan, i piccoli occhi della figura avevano incastonati nell’iride due minuscole gemme d’acquamarina e a separare le due statuette vi era un corno d’avorio finemente lavorato.

Claire era certa che qualcosa di strano aleggiava nell’aria ma preferiva ignorarlo, godendosi quella tranquillità e accarezzando quel micio così affettuoso.

Mentre la rossa guardava intenerita il micio una figura d’ombra si delineò dallo sfondo, una figura dai contorni liquidi e mal delineati che pareva starsi squagliando mentre si separava dal buio che lo circondava, la figura avanzava barcollante mentre il buio colava via da questa come inchiostro denso. Un braccio proteso in avanti, mentre l’altro rimaneva inerte steso lungo il fianco, la pelle grigiasgtra strisciata di nero di quell’inchiostro d’ombra che colava via.

Gli occhi vacui e bianchi, l’iride e la pupilla coperte da una cataratta dalla consistenza albuminosa, l’espressione vuota. Assieme alla creatura dal buio se ne liberarono altre, tutte dirette verso Claire, che si rese conto della loro presenza troppo tardi, il più vicino le si gettò addosso e quando la morse…


Claire si svegliò urlando, Leon si svegliò immediatamente e con una buona dose di pazienza e calma riuscì a tranquillizzare la moglie. Che però si sentiva ancora inquieta, come se sentisse che qualcosa non andava.

-Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York City

La capsula contenente il Drago era stata trasportata fino ai laboratori del livello U-4, Victor e i due gemelli attendevano con trepidazione l’arrivo del Tyrant. Greg Mackenzie era presente, lui si sarebbe occupato del drago prima del suo risveglio e dopo. Preparò i soppressori emozionali sottocutanei che avrebbe impiantato al Drago (lui doveva essere, sì, crudele ma controllato e compassionevole con i suoi credenti, ovvero loro). La capsula venne aperta, il Tyrant non si era ancora ripreso, dopo aver fatto uscire i componenti della squadra di recupero, Victor, Greg e i due gemelli immobilizzarono il Tyrant sul tavolo operatorio.

Non potevano permettersi che si liberasse prima che i soppressori fossero stati attivati.

L’aiuto dei due gemelli era stato fondamentale per posizionare correttamente i soppressori emozionali, i due gemelli avevano detto più di una volta a Greg che era un “inetto” ed un “incapace” che poi le due parole fossero sinonimi non sembrava essere importato ai due, Victor aveva assistito all’intera operazione, mentre un sorriso che aveva un che viscido e spaventoso si era formato sul suo viso.

Qualche piano più in alto, Howard Grimes, preparava la divisa per il Drago, nera e adattata alle sue caratteristiche peculiari: i tentacoli. Howard era certo che la divisa che aveva preparato per il Drago sarebbe stata perfetta, Howard Grimes poteva non avere il compito più importante fra tutti i Figli del Drago ma almeno era pur sempre una figura che risaltava fra i suoi compagni.

Jonas Lurklay era tornato nella zona adibita ad alloggi degli agenti, l’unica cosa fortuita era, che erano così pochi che ognuno poteva avere il proprio alloggio personale. Aveva nascosto qualcosa ai suoi compagni, aveva raccolto lo stiletto di Andrej, non riusciva a tenerlo perfettamente in mano ma il perché non era un mistero era stato fatto su misura solo Andrej avrebbe potuto usarlo. La lama aveva un profilo liscio e curvo sulla parte affilata della lama, mentre la parte superiore della lama pareva come se tre lingue di fuoco la componessero mentre l’impugnatura era composta dal corpo di un drago la cui coda era anch’essa una lama ricurva d’acciaio imbrunito, il muso affusolato del drago era sollevato dal resto dell’arma e due occhi infuocati di bixibite, una gemma così rara che era ovvio che solo l’Eroe del Drago ne possedesse dei campioni, Victor teneva all’eleganza e alla perfezione dei suoi soldati.

Nonostante per i tempi moderni era consigliabile utilizzare le armi da fuoco, tutti loro avevano un arma bianca personalizzata. Erano diciotto agenti e tutti e diciotto avevano un arma creata appositamente per loro.

-Laboratori del livello U-4

I soppressori emozionali erano stati attivati poco prima che Chris Redfield si risvegliasse e Victor era sicuro che adesso il Drago sarebbe stato docile come un agnello sotto i suoi ordini e non lo avrebbe combattuto come normalmente avrebbe fatto. Gli occhi rossi e meravigliosi di Chris che si aprivano lentamente, ovvio che non avesse fretta, lui non aveva motivo di agitarsi, lui non aveva paura del nuovo luogo in cui si trovava. Victor pareva guardarlo con adorazione, un adorazione ossessiva,
<< Dove sono? E chi siete voi? >> chiese Chris in un ringhio pericoloso, ma di cui Victor non si preoccupava sapendo che non poteva attaccarlo.

<< Alla prima domanda non posso risponderti, mio caro- disse arrogante Victor- ma alla seconda rispondo con piacere, noi siamo i Τεκνα Δραγοντοσ, i Figli del Drago. E con il tuo aiuto, mio caro Drago, noi domineremo il mondo >> completò, gli occhi d’onice scintillavano di una convinzione che aveva dell’impossibile, lo smeraldo dell’anello che l’uomo indossava brillava riflettendo la luce del neon bianco che illuminava la stanza bianchissima. Chris cominciò a ridacchiare, Victor lo guardò perplesso
<< Cosa c’è di così divertente? >> chiese Chris tentò di calmarsi per rispondere alla domanda
<< Semplicemente, mi chiedevo come puoi credere che io aiuti te e quegli altri che ti seguono. Perché io non prendo ordini da nessuno mi dispiace >>
<< Greg fa vedere al nostro caro Drago il motivo del perché eseguirà i nostri ordini >> disse l’uomo. Anche se Greg non approvava le torture sulle B.O.W, doveva eseguire quel ordine se voleva che il Tyrant si piegasse al loro volere.

Il ricercatore dei Figli del Drago si avvicinò a un qualcosa che sembrava lontanamente uno di quei computer degli anni ’60, una volta azionato Chris Redfield lanciò un urlo così forte che pareva impossibile che fosse stato prodotto da un essere, almeno simile, umano.

<< Questo mio caro Drago è il motivo del perché eseguirai i nostri ordini >> disse Victor
Chris ringhiò in modo più quieto di prima,
<< Bene, ho ben compreso le vostre motivazioni >> disse con un cenno sarcastico alla fine. Stranamente il Tyrant mantenne la promessa e non tentò minimamente di attaccarli dopo essere stato liberato.

-Quartier Generale della G.A.A.B., laboratori della G.A.A.B., Washington D.C.

Non sapeva esattamente da quanto non lasciava il laboratorio. Non gli sembrava di aver mai smesso di lavorare per la Umbrella, quelli della G.A.A.B. volevano sempre che facesse di più. Come se non facesse già abbastanza!

<< Ha scoperto qualcosa, Dottor Birkin? >> chiese Raymond Vester << Qualcosa di nuovo intendo >>
Odiava la sua voce, gli faceva aumentare il nervoso in modo incredibile. Più di quanto facesse quel viscido idiota di Barton, si trattenne per quanto possibile per non rispondergli in malo modo.

<< Niente di nuovo, Vester. Ma credo che te lo aspettassi. Il Chris-Virus è del tutto morto, inattivo. >> gli rispose << Non muterà mai >> completò tornando a fare nuovamente quello che oramai faceva quasi automaticamente, ovvero controllare il Chris-Virus e trascrivere in una nuova cartella gli stessi identici dati degli ultimi anni, senza Chris Redfield, quel virus era morto, non sarebbe mutato ma a quanto pare la sua esperienza non contava per quegli idioti.

Era assurdo pensare che prima dell’Incidente G1” lui potesse stare in laboratorio per giorni interi senza nemmeno notarlo tanto era immerso nella ricerca ma adesso, non ci riusciva, si sentiva soffocare. E quelli della G.A.A.B. non volevano che uscisse di lì fin quando non gli avesse dato un resoconto di tutte le caratteristiche del Chris-Virus.

“Se questo dannato virus decidesse di mutare!” o solo di fare qualcosa. Da quando il Tyrant da cui proveniva era “morto”, il virus era entrato in una fase di completa staticità biologica, in pratica aveva smesso persino di riprodursi o di innescare i normali processi biologici di un virus, era la cosa più inerme e inoffensiva che avesse mai osservato. Tornò ad osservare il virus, aspettandosi di vedere il virus inattivo come al solito, ma ciò che vide invece erano le particelle virali muoversi e duplicarsi nel terreno di cultura, la sfericità perfetta del virus che si allungava man mano prima di separarsi in due virus identici.

Il G-Virus in confronto a questo non era nient’altro che un semplice batterio, il Chris Virus era il futuro delle armi bio-organiche. Era perfetto, era insuperabile, andava…andava distrutto immediatamente. Doveva informare Vester e mandare un unità della G.A.A.B. a controllare se il Supreme Tyrant fosse stato risvegliato. Sarebbe stato un disastro se Christopher Redfield fosse stato risvegliato, perché non avrebbero potuto neutralizzarlo nuovamente come avevano già fatto non ci sarebbe cascato due volte nello stesso trucco.

- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York City

La battlesuit di spandex nero si adattava perfettamente al corpo del Tyrant, nonostante fosse attillatissima non gli impediva di muoversi.

Howard portò al Tyrant, l’arma che Victor che aveva fatto forgiare appositamente per il Tyrant, una spada ad una mano, la lama protetta da un fodero di cuoio nero rinforzato.

<< Una spada? Perché avrei bisogno di una spada, Victor? >> chiese il Tyrant sinceramente confuso e curioso

<< Non sia mai che quei miscredenti si avvicinino troppo, o riescano a lasciarti disarmato, anche delle tue armi naturali >> rispose Victor. Spinto dalla curiosità Chris sfilò la spada dal suo fodero, la lunga lama liscia color argento splendeva alla luce dei neon, ambo i lati della lama erano affilati. Un delicato disegno scolpito nel metallo, un drago delineato con linee sottili delicate quasi invisibili. L’elsa aveva la forma di un drago dalle ali spalancate in acciaio imbrunito, gli occhi del drago erano composti uno, quello da lato sinistro, di una piccola gemma di bixibite mentre l’altro, quello dal lato destro, di una piccola gemma di benitoite, una splendida gemma blu con sfumature indaco e lillà.

Quell’arma pareva essere fatta per lui, era la prima volta che teneva una spada in mano eppure con quella pareva che ci fosse nato. Ripose la spada nel suo fodero.

-Laboratorio UM-01, Racoon City

Leon, Claire, Piers e Jensen erano stati mandati nel laboratorio, per sincerarsi se le deduzioni del Dr. Birkin fossero corrette. La calma piatta che li accolse gli mise addosso una strana ansia, non un suono nemmeno quello statico ronzare dei neon.

E poi li trovarono, i cadaveri dei dodici agenti mandati a sorvegliare l’UM-01 tutti con la gola tagliata, nessuno aveva ulteriori ferite, solo quella letale. Nessun “gioco”, nessuna tortura. Non era opera di Chris, ma di qualcun altro. Uno di quei fanatici del “Grande Tyrant” che si era spinto troppo oltre.

Rapidi si diressero verso la sala centrale, la porta era stata saldata ma non potevano mai dire cosa uno di quei fanatici avrebbe potuto fare. La porta era saltata, la stanza del baccello era vuota, il baccello morto e oramai secco del tutto vuoto. E proprio di fronte ad esso, un cadavere dalla sagoma vagamente umana, dopo il “trattamento” di Chris, era adagiato scompostamente sul pavimento, l’unica cosa che si salvava di esso era il viso, completamente intatto se non per gli occhi del tutto mancanti.

Claire si avvicinò per cercare qualche indizio sul cadavere, non appena fu abbastanza vicina da coprire la luce del neon una scolopendra sgusciò fuori dall’orbita vuota ed insanguinata, le zampette arancioni coperte di sangue coagulato, l’esoscheletro nero lucido. L’artropode concluse la sua corsa, sparendo fra le labbra dischiuse del cadavere.

La rossa rabbrividì leggermente, ma sperando che l’insetto non ricomparisse cominciò a controllare il cadavere, era già freddo, ma il processo di putrefazione non era ancora cominciato anche se questo non diceva molto poiché l’ambiente sotterraneo naturalmente refrigerato, dalle acque del Circular River che vi scorrevano qualche chilometro più sotto, rallentava la putrefazione.

<< Ecco il nostro fanatico, non deve essergli piaciuto incontrare il suo “idolo” >> disse ironica la Redfield, quasi senza rendersene conto. Jensen nel mentre aveva controllato il baccello, il Supreme Tyrant non era al suo interno, quindi era ancora vivo.

In definitiva dopo una pausa durata tre anni, la battaglia di Claire Redfield stava per ricominciare, ma stavolta avrebbe messo la parola fine a questa storia.
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’Autore

Salve ragazzi! Sono tornato, scusatemi il ritardo ma la scuola non mi permette di scrivere quanto vorrei (e Internet sembrava volermi impedire di pubblicare -.-)
Ho modificato l’impaginazione spero che così sia visivamente più gradevole.
Piccole note:
  1.  = “Incidente G”, mi riferisco a quello nominato dallo stesso Birkin in You are Infected 1, in cui Sherry è stata infettata dal G-Virus al posto del padre.
Alle vostre recensioni
-Anthony Edward Stark

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Grosso Guaio in Cina (Cina, Shangai) ***


              You are Infected 3: La fine di un Incubo

         Capitolo 2: Grosso guaio in Cina (Cina, Shangai)

 
Chris Redfield e la sua squadra tutti Tyrant, i suoi Tyrant, tranne uno- un certo Jonas per quanto a Chris importasse ricordare-erano nell’elicottero. Diretti verso la Cina per essere precisi verso il quartier generale cinese della G.A.A.B., un attacco in grande stile che avrebbe fatto conoscere a tutti i Τεκνα Δραγοντοσ, i Figli del Drago che presto avrebbero controllato tutto.

La maschera che il Redfield indossava per mascherare il suo aspetto era, a parere di Chris ridicola ma non voleva avere un altro assaggio elettrico dritto nelle sinapsi, una maschera di elegante manifattura cinese che gli copriva solo la parte superiore del viso con una maschera del tutto nera e delle ramificazioni rosso fuoco che parevano le venature di magma ancora caldo in rocce appena formatisi. Con due gocce di rubino levigato incastonate sotto l’occhio sinistro.

Nonostante le apparenze era, però, abbastanza comoda da portare anche durante i combattimenti non lo svantaggiava di nulla. Se non per il fatto che combattere con una maschera del genere lo feriva nell’orgoglio, si sentiva come se fosse la bambola di porcellana di Victor e il bello era che lui, il grande Drago, non poteva fare niente per impedirgli di trattarlo come tale.

I suoi Tyrant non si lamentavano del capo del loro creatore, d’altronde non erano loro ad essere agghindati come bambole, loro avevano solo una divisa regolamentare dei Figli del Drago, un arma bianca come da volere di Victor e un paio di granate.

 In realtà l’unica cosa, nel suo outfit, che lo infastidiva davvero era quella dannata maschera!
<< Sir? Sir, mi sente? >> era Jonas, con la sua voce timorosa e sempre incerta quando gli parlava, Chris sollevò lo sguardo fissandolo nel suo facendogli un lieve gesto in modo che continuasse

<< Dobbiamo entrare in azione >> gli disse in un attimo, rapido prima che il timore gli bloccasse la voce in gola e per un momento Chris aveva la tremenda brama di ammazzarlo, per quale fottuta ragione aveva aspettato a dirglielo?!

-Qualche minuto prima, Q.G. cinese della G.A.A.B, Shangai

Fong Cheng, direttore del Q.G. cinese, aveva ricevuto dal H.Q americano la comunicazione che il nemico globale numero uno era stato risvegliato e adesso aveva indetto una riunione fra tutti i capitani dei plotoni della G.A.A.B. cinese, ovvero una decina di uomini ed una sola donna, abbastanza rispettata dai suoi colleghi.

L’allarme rosso risuonò d’improvviso nel bel mezzo della riunione, interrompendola e provocando uno scompiglio al quanto, stranamente, contenuto fra i dipendenti dell’edificio. Zhang Boseph capitano del plotone B, seguito dagli altri nove capitani e dal direttore, si diresse verso la zona dell’incursione.

Gli Incursori erano arrivati sfondando le enormi vetrate che componevano il tetto del Q.G. cinese. E da quel che Wang Lei poteva vedere erano armati solo di spade e di granate ceche anti-uomo, tranne il più mingherlino dei cinque, lui era invece armato di fucile, di un modello che Lei non aveva mai visto.

Non c’erano corde o un elicottero in vista molto al di sopra delle loro teste, e questo significava che dopo che gli incursori s’erano lanciati dal mezzo quello si era allontanato dal luogo subitamente. Li Qiang, capitano del plotone A, seguito da Wang Lei e Zhang Boseph si era diretto verso gli incursori con l’arma pronta.

<< Quando saremo laggiù, tu, Jonas, rimani indietro >>” gli aveva ringhiato Chris poco prima che si lanciassero dall’elicottero, con il Tyrant che gli faceva scudo col suo corpo perché a quanto pare Victor si era scordato che uno dei componenti della squadra era un semplice umano e che con un volo del genere si sarebbe praticamente ammazzato. Jonas Lurklay si era sempre chiesto come sarebbe stato incontrare il Drago e ora che lo sapeva avrebbe preferito non saperlo.

Chris stava preparando il piano d’attacco e non ci mise che qualche attimo per organizzarlo, perfezionarlo e riferirlo ai suoi compagni, tutti tranne il povero Jonas. Chris Redfield sparì dalla vista sia di Jonas che dei suoi compagni Tyrant. Il suo viso mascherato sparì per un po’ dalla vista, di chiunque.

Le porte che conducevano ai piani superiori si aprirono con volute di fumo bluastro che si disperdevano immediatamente nell’aria, C-Virus in forma gassosa. Ecco cosa Victor aveva consegnato in gran segreto al Drago pensò Jonas. Le oltre duecento persone che si trovavano nei piani invasi dalla letale nebbia blu erano adesso dirette verso il piano terra sotto forma di creature affamate di carne umana e B.O.W. inumane, il Redfield guidava la massa di creature. Molti zombie erano capitombolati giù dalle scale, venendo schiacciati dai loro “compagni” che incuranti vi salivano sopra e quelli che “sopravvivevano” continuavano la loro avanzata trascinandosi con le mani. Il gas virale non permaneva eccessivamente nell’aria, lo scopo del Tyrant non era un outbreak ma solo quello di distruggere il Q.G. cinese.
Erano più rapidi del normale, capaci di compiere lievi scatti correndo. Erano zombie prodotti con il Chrysalis Virus.

Numerosi spari risuonarono nella hall, gli zombie venivano uccisi con precisi colpi alla testa eppure in tutta quella confusione creatasi gli agenti della G.A.A.B. parevano essersi scordati dei Tyrant. Che agirono istantaneamente lasciando solo l’unico che non conosceva il piano ovvero Jonas, che a quanto pareva era solo il terzo incomodo per loro.

Non avevano bisogno di ucciderli bastava solo metterli in difficoltà abbastanza perché gli zombie completassero il lavoro. Wong Amon si rese conto del attacco del Tyrant in tempo e lo evitò con una scivolata che impedì a Chris di affondare la mano artigliata nella spalla del ragazzo. Amon puntò rapidissimamente l’arma contro il Tyrant tirando il grilletto rapidamente senza nemmeno pensare e non smettendo finché non sentì il “clic” secco della camera vuota, aveva finito i colpi, e aveva colpito il Tyrant solo quattro volte sui quindici colpi dell’arma mentre undici andarono a vuoto colpendo anche alcuni dei suoi stessi colleghi, Chris sollevò Amon tenendolo per la gola

<< Tsk, Tsk mio caro credevi davvero di potermi fermare? >> lo schernì Chris, ridacchiando in un modo così trattenuto che più che una risata il suo parve uno sbuffo d’aria

-Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York City

Victor attendeva il ritorno del Drago che avrebbe mostrato la buona riuscita del loro piano. Ovviamente se non ci fosse stato l’aiuto del quartier generale il piano sarebbe fallito, egli aveva infatti isolato il Q.G. cinese in modo che non potessero richiedere rinforzi o avvisare la G.A.A.B che quando l’avrebbe scoperto sarebbe stato già troppo tardi.

Sperava solo che loro fossero d’accordo con lui, se non lo fossero stati lui si sarebbe fregato con le sue mani e avrebbe tradito la fiducia dei suoi sottoposti.
Strumenti nelle mani di due bambini troppo cresciuti e troppo annoiati.

Victor mascherò la sua incertezza e il suo timore dietro il suo solito sorriso fiducioso e rassicurante, senza che però quell’espressione giungesse ai suoi occhi d’onice che rimanevano invece incerti e timorosi.

Ada Wong camminava lungo il corridoio che l’avrebbe condotta nell’ufficio di Victor, la bella spia cinese aveva una richiesta importante da riferirgli.

<< Oh, Wong bentornata mia cara, devi dirmi qualcosa? >> la accolse Victor, tentando di non far udire quell’incertezza, che in quel momento gli tormentava l’anima, nel suo tono volutamente falso

<< Non hai bisogno di questa sceneggiata, Victor >> asserì la donna,

<< T-ti hanno mandato loro? >> chiese mentre quella sfacciataggine fasulla scompariva

<< Non avrei motivo di essere qui sennò >>

<< Ho già fatto tutto quello che mi hanno chiesto, cosa vogliono adesso? >> chiese l’uomo rabbrividendo leggermente pensando a tutto ciò che quei due potevano chiedergli- ordinargli si corresse mentalmente- di fare

<< Lo sai, Victor Donovan, sai già cosa vogliono >> rispose, Victor si fece pallido in viso

<< Gli ho già risposto, mai. Non lo farò mai >> disse l’uomo anche se la sua voce altro non era che un sussurro

<< Stai giocando col fuoco, Donovan >>; Ada cominciò ad allontanarsi, mentre Victor si pentiva di essersi rifiutato per l’ennesima volta.

-Luogo sconosciuto, 37° Sud e 12° Ovest1

Due figure simili eppure diverse si trovavano sull’ampia terrazza della loro villa mentre il tramonto cominciava a tingere il cielo di una sfumatura rossastra, la brezza salmastra risaliva dal mare soffiando intorno a tutta la struttura non riuscendo però a scompigliare la capigliatura perfetta d’entrambe le figure. Dopo quindici anni di lunga attesa erano di nuovo insieme come avrebbe dovuto essere.

Adesso dovevano solo realizzare il loro piano, le due figure sorrisero mentre un urlo ponderoso e distorto risuonava nell’aria, chissà se il loro caro padre si era reso conto di essere tornato a casa.

-Q.G cinese della G.A.A.B, Shangai, Cina

I Tyrant di Chris avevano sbaragliato buona parte degli agenti cinesi, solo alcuni più furbi, agili e forti erano riusciti a sfuggirgli.

Wong Amon era uno di questi, peccato che adesso fosse finito fra le mani di Chris che giocava con la sua preda come aveva sempre fatto e non lo lasciava andare. Era immobilizzato a terra dai viscidi tentacoli neri come petrolio del mostro, mentre tre zombie si avvicinavano strisciando a lui, lo guardo dell’agente si concentrò su uno dei tre non-morti, una ragazza i lunghi capelli neri, ora impiastricciati di sangue, le incorniciavano il viso che era di una bellezza divina, se non fosse per gli occhi vitrei e il sangue che le sporcava la bocca.
Amon la riconobbe immediatamente Xu Akisa, la sua cara Aki.

Il ragazzo sentì la forza venirgli meno tanto da non riuscire più nemmeno a liberarsi da quella stretta, di per sé ferrea, che lo costringeva a terra. Le dita spellate di quei cadaveri viventi gli si aggrappavano addosso mentre loro si trascinavano verso di lui, espressioni vuote e respiri che puzzavano di morte che si avvicinavano a lui.

<< Nĭ shì yī yāo guài (Tu) Sei un mostro) >> disse il ragazzo, il Tyrant lo osservava ghignante voleva gustarsi la scena che si stava profilando. D’improvviso la vista gli si sdoppiò e ogni colore si saturò di rosso, come quando si sbagliano i filtri fotografici, tutto era una macchia indistinta di rosso.

Gli pareva che il Quartier Generale fosse diventato un forno, un caldo forno crematorio.
Lasciò andare Amon mentre si ritraeva confuso, che diavolo gli stava succedendo?! Approfittando della confusione del Tyrant, Amon ripresosi dallo shock o meglio voglioso di vendicare la sua Aki, si liberò dai non-morti che fortunatamente non erano ancora riusciti a morderlo e notò la spada che il Tyrant portava con sé, si avvicinò correndo senza che egli lo fermasse e sfilò l’arma dal fodero, la lama che luccicava alla luce come fosse una lama fatta di luce.

Jonas si rese conto solo in quel momento che il Drago era in pericolo, gli altri Tyrant non parevano averlo notato, decise di andare contro l’ordine di Chris e cominciò a correre verso i due proprio quando il sibilo causato dalla lama che tagliava l’aria si udiva…
… Chris sentì un bruciante dolore al petto, proprio dove ci sarebbe dovuto essere il suo cuore, cosa stava succedendo? Perché si sentiva così debole, così…umano? Sentì quel dolore intensificarsi, mentre tornava finalmente a vedere qualcosa anche se quel senso di soffocante calore non diminuiva per nulla, il ragazzo, Amon, lo aveva trafitto con la sua stessa spada.

Chris fece qualche passo in dietro per sfilarsi la spada dal petto, non che non potesse uccidere Amon e riprendersela ma voleva vedere cosa credeva di fare quel ragazzo, le strane sensazioni che lo avevano attanagliato passarono in secondo piano mentre pensava a combattere contro quel ragazzo.

Jonas si ritirò, era stato uno sciocco a pensare che il Drago fosse davvero in pericolo, gli zombie che barcollavano per la sala lo ignoravano come da ordine del Drago. L’agente dei Figli del Drago si chiedeva perché Victor l’avesse mandato con i Tyrant che tanto non avevano bisogno certo del suo aiuto. Mentre controllava la carica percentuale del fucile, notò che qualcosa era stato attaccato in una delle scanalature laterali del fucile, una chiavetta bianca con il simbolo dell’organizzazione su di un lato, e poco sotto c’era scritto qualcosa: “Now show it at world”, adesso mostralo al mondo.

Devo trovare il terminale informatico e mostrare al mondo cosa siamo” pensò l’agente dalla divisa bianca, sperava solo che il C-Virus gassoso si fosse disperso perché lui doveva salire ai piani superiori e non aveva una maschera antigas. Come poteva essere difficile trovare un computer in un luogo all’avanguardia sul campo tecnologico? Gli bastava anche un portatile non chiedeva molto. E poi lo trovò, ora doveva solo sbloccarlo, avrebbe capito la password in qualche modo, si guardò in torno quando notò un angolo bianco spuntare da sotto uno dei dossier, lo prese e trovò la password scritta proprio in quel piccolo pezzetto di carta

“Password: *******
Access granted”

Nel frattempo due piani più sotto Chris e Amon combattevano ancora, Amon faticava a tenere il passo di Chris e la spada aveva rischiato più volte di cadergli di mano, era stata indubbiamente forgiata perché solo il Tyrant potesse usarla. Gli altri Tyrant avevano terminato il loro massacro e attendevano che il loro capo finisse quell’ultimo umano, gli zombie sarebbero stati eliminati con l’esplosione dell’edificio che fra poco avrebbe attivato automaticamente il sistema di sanitarizzazione.

“Non sono riuscito a vendicarti, Aki” pensò Amon mentre in un attimo il Tyrant spariva ricomparendo alle sue spalle, piantandogli tutti e dieci i tentacoli in corpo…

…Due piani più sopra Jonas aveva appena mandato a tutte le filiali della G.A.A.B. ciò che Victor aveva preparato nella chiavetta, un video in cui Victor spiegava i loro intenti e come l’organizzazione si era fondata.

L’era del Drago cominciava adesso…

-H.Q. Americano della G.A.A.B., Washington D.C

L’immagine di un enorme drago nero aveva monopolizzato tutti i computer dell’H.Q. Americano, mentre una voce, chiaramente manipolata tramite filtro spiegava loro a chi apparteneva quel simbolo

<< …sappiamo che nessuno ci seguirà finché avrà la vostra protezione, abbiamo deciso di distruggervi, sia chiaro noi non abbiamo nulla contro di voi, ma la vostra presenza è troppo ingombrante. Nei prossimi giorni tutti i vostri quartier generali sparsi per il mondo verranno distrutti, prima di ogni attacco riceverete un piccolo “enigma”, chiamiamolo così, che vi farà capire dove attaccheremo.

Oh, me ne stavo scordando… avete perso la Cina.
Che il Drago vi accompagni, dai Τεκνα Δραγοντοσ è tutto >> il video continuava, le stesse parole ripetute in tutte le lingue del mondo, probabilmente a loro avevano mandato i fotogrammi in inglese, ma non avevano eliminato il seguito. Aspettate un attimo, aveva detto che avevano perso la Cina? Non era possibile.

-Elicottero dei Τεκνα Δραγοντοσ

Chris osservava distratto il cielo, concentrandosi su tutto ciò che non fosse quella strana sensazione che lo aveva investito al Quartier Generale cinese, Jonas, il ragazzo che Victor gli aveva affidato come partner per una qualche strana ragione, guardava il riflesso del sole sulla lama di un pugnale che Chris era certo di aver già visto da qualche parte.

Il fucile bianco era accanto a lui, ma il ragazzo prestava più attenzione a quell’arma che ad altro.

Chissà se la sua cara sorellina sapeva che lui si era risvegliato.

-Luogo sconosciuto, 37°Sud 12°Ovest

Ada Wong li aveva informati che Victor si era rifiutato di nuovo, che avesse quel ragazzo di tanto speciale poi gli avevano solo chiesto un soggetto di prova, per un ultimo test con una versione leggermente modificata del T-Veronica Virus.

Victor aveva solo diciotto agenti e questo era vero, ma loro potevano dargliene altrettanti se lui gli avesse dato quel ragazzo.

Se quel soggetto era insostituibile per la sorella, lui avrebbe fatto in modo che lei lo avesse. Nessuno di quegli agenti si sarebbe rifiutato di seguirlo.

Dopo essersi scusato con la sorella perché avrebbe dovuto lasciarla sola, prese il Marlin MR7 e si diresse verso la zona di cargo dove risiedeva il loro Jet. Le dorate medaglie che tintinnavano chiare contro la divisa rossa, la dorata luce del sole morente che si rifletteva su quelle lustre medaglie e sulla canna del fucile.

Loro avevano provato a convincere Victor con le buone, ma lui aveva deciso questo. Loro gli avevano dato più di una possibilità per decidere la cosa giusta.

E Victor aveva sbagliato…

-H.Q Americano della G.A.A.B, Washington D.C.

Erano appena venuti a conoscenza del fatto che il Q.G. cinese era stato sanitarizzato, a quanto pareva quel fanatico, non si era limitato a minacciarli era passato dalle semplici parole ai fatti. Ma questo non avrebbe indebolito la G.A.A.B, avevano filiali in ogni parte del mondo e avrebbero cominciato da subito a fornire fondi per la ricostruzione dell’Q.G cinese.
Se quell’uomo pensava di metterli in difficoltà così si sbagliava…

Eppure Vester non poteva dire di non essere preoccupato, se erano riusciti a distruggere un loro Quartier generale senza che loro lo sapessero, avendo pure il tempo di mandare loro un messaggio sulla loro identità dovevano essere preparati.

Ed era questo che lo preoccupava, erano dei folli ed avevano mezzi e preparazione per fare ciò che volevano. Ma lui doveva mostrare che nessuno avrebbe potuto sbaragliare la G.A.A.B. la pace che regnava su tutto dipendeva solo da questo.

<< Signore un velivolo non identificato si sta dirigendo verso il continente >> lo informò Conan Matheson, Vester s’agitò ch’avessero deciso di attaccarli senza dargli nemmeno il tempo di riprendersi dall’attacco alla Cina?

<< Avete tracciato il punto da cui questo velivolo proviene? >> chiese

<< E’ apparso all’improvviso come se fosse semplicemente comparso >> gli rispose, controllò nuovamente il pad in cui tracciava i movimenti dell’U.F.O” (Unidentified Object) << Ehm, signore il velivolo è appena scomparso >>

<< Un velivolo non può svanire nel nulla, cercatelo e trovatelo! >> ordinò Vester, Conan si diresse alla sua postazione.

-Jet

Per un momento il segnale di disturbo che copriva il suo Jet s’era disattivato, permettendo a chiunque di localizzarlo

Dannazione! Devo prestare più attenzione, non posso deluderla…non di nuovo” pensò il ragazzo. Doveva recuperare quel ragazzo e portarlo alla sua cara e amata sorellina, l’aveva già delusa una volta e lei con la sua bontà l’aveva perdonato, avrebbe anche potuto ucciderlo… ma era ovvio che non l’avrebbe fatto, lei amava lui tanto quanto lui amava lei, un lieve sorriso si disegnò sulle labbra del giovane, mentre pensava alla sua cara sorella e pensando a quanto l’avrebbe resa felice rendendogli il suo dono, il soggetto per l’esperimento.

-Q.G. dei Tεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

Victor aveva accolto felice il ritorno vittorioso del Drago, quando egli era nella base Victor si sentiva più forte, pronto a combattere qualunque cosa perché lui, il suo Drago era lì con lui. Poco importava che il Redfield fosse costretto a seguire ogni suo ordine, non agiva seguendo una sua volontà di proteggerlo.

Jonas era tornato nei suoi alloggi dopo esser stato congedato dal Signor Donovan, i Tyrant erano invece scomparsi nei livelli inferiori, nel “territorio di Greg” insomma. E il povero Howard s’era ritrovato a dover fornire una nuova divisa al Drago.

Jonas in quel momento era perso nei suoi pensieri, mentre distrattamente guardava il suo riflesso sullo stiletto di Andrej, i corti capelli biondi normalmente ordinatissimi ora disordinati e arruffati, e gli occhi azzurro ghiaccio, tanto chiari da sembrare quasi bianchi, che fissavano concentrati il nulla. Il suo comandante era morto senza una reale ragione? Perché Victor aveva cominciato ad essere così strano e subdolo? Si chiedeva il ragazzo.

Greg aveva ricominciato il suo giro di controllo, le B.O.W avevano cominciato a comportarsi in modo strano da quando Chris si era risvegliato. Erano diventati aggressivi, si lanciavano contro la parete di vetro antisfondamento. Un ringhio che Greg aveva imparato a conoscere in quegli otto anni rimbombò nell’aria, Lessie, la Flying Reptile2, atterrò vicino ai suoi piedi. Era da tanto che Greg non la vedeva esattamente da quando il Drago era tornato.

La piccola Strelats volante mosse la testa a scatti, fissandolo come se non lo riconoscesse. I suoi piccoli occhi color ghiaccio che lo fissavano predatori, non in quel tranquillo modo in cui lui s’era abituato ad essere guardato. D’improvviso Lessie cominciò a ringhiare, aprendo le ali.

Greg si voltò terrorizzato e cominciò a correre per raggiungere l’ascensore che si trovava quattro piani più in alto, la Flying Reptile cominciò a planare verso di lui. La sua cara Lessie voleva ucciderlo, il camice gli intralciava i movimenti. Ma doveva correre, se non voleva che il soggetto 349 lo uccidesse.

Forse avrebbe dovuto ascoltare seriamente il fatto che era meglio non dare troppe libertà a quelle creature, ma lui conosceva meglio le B.O.W. di quanto facesse con gli esseri umani. Sapeva di potersi fidare dei suoi soggetti e ora che diavolo stava succedendo? Perché le sue B.O.W. si stavano comportando in quel modo?

Lessie spiccò il volo, così gli sarebbe atterrata davanti, era troppo piccola e minuta per afferrarlo e sollevarlo. Evitò una sferzata della coda spinata della Flying Reptile, e tentò per quanto possibile di correre ancora più in fretta. Il soggetto 349 riuscì a graffiarlo, mentre tentava di afferrargli il braccio. Gli altri quelli ancora imprigionati si schiantavano con più forza contro le pareti di vetro.

Mentre correva, capì all’improvviso il perché di quel comportamento, tutti i Chris- Virus infetti erano connessi alla mente del Supreme Tyrant, quindi, se lui era infuriato o desiderava ucciderli le B.O.W. lo avrebbero fatto eseguendo il suo ordine. Doveva sopravvivere per riferirlo a Victor, scegliere un obiettivo lo avrebbe aiutato, gli avrebbe dato una motivazione in più per sopravvivere.

Il giovane ricercatore correva verso la rampa di scale che lo avrebbe condotto ai piani superiori, doveva raggiungere l’ascensore, ma era così difficile sfuggire a quella creatura volante.

-Livello Underground 8, Alloggio personale del Drago, Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

Chris si lasciò sfuggire un ringhio frustrato, voleva ammazzare quel viscido bastardo di Victor ma non poteva. Dannazione! Non sopportava di essere la sua bambola. Per un solo momento volle tornare ad essere umano, voleva poter dormire, almeno per far passare il tempo. La stanza era tinta di colori cupi, le pareti bordeaux scuro e il pavimento di un uniforme nero, l’unico mobile della stanza era un ampio letto king size con lenzuola di seta nere.

Era seduto ad un lato del letto mentre sentiva la rabbia crescere dentro di lui senza che potesse trovare sfogo, era una marionetta che poteva pensare e rendersi conto dei fili che gli controllavano gli arti. Chiuse gli occhi per un attimo, sdraiandosi su quel comodo letto. Doveva trovare il modo di liberarsi di quel Victor e di quel Greg il ricercatore che sapeva come attivare i soppressori emozionali.

D’improvviso sembrò rendersi conto delle centinaia di menti semplici degli infetti da Chris virus che ruggivano per l’attenzione del loro padrone. La mente che lo “attrasse” di più fu quella di una Flying Reptile, una delle razze più intelligenti create con il Chris virus. Le ordinò di uccidere, trucidare quel ricercatore.

Loro potevano impedirgli di uccidere con le sue mani, ma non potevano impedirgli di usare la sua mente e le sue creature per ucciderli. Per impedirgli quello avrebbero dovuto levargli il suo libero arbitrio e Victor non lo avrebbe fatto.

-Reale ingresso del Quartier Generale dei Tεκνα Δραγοντοσ, Pressi di New York
Nessuno sapeva a parte gli uomini dei Figli del Drago che quello era il reale ingresso (ovviamente dopo l’hangar sotterraneo) del loro Q.G., una piccola botola grande a stento per permettere ad un uomo di passarci che poteva facilmente essere scambiata per una botola usata per la manutenzione ai fili elettrici esterni.

Il biondo ragazzo vi entrò dentro, senza difficoltà giungendo nel bianco corridoio che conduceva al Quartier Generale. Il Marlin MR7 pareva quasi più pesante del normale fra le sue mani pallide, il pesante calcio di legno levigato pareva volergli scivolare dalla presa.
“Preparati fratellino sto venendo a prenderti” pensò il biondo, pensando a Jonas, il figlio bastardo del loro caro padre. Figlio frutto di un amore carnale e null’altro mentre loro, lui e la sua dolce sorella erano frutto della scienza ed erano puri al contrario del caro Jonas.

I ricercatori e gli agenti lo guardarono con riverenza e rispetto così com’era giusto. Victor quel topo doveva essere nel suo ufficio ma questo non gli importava. Giunse nel corridoio degli alloggi e si diresse lì dove sapeva che ci fosse la porta dell’alloggio di Jonas.

Jonas scattò in piedi non appena vide che egli era di fronte alla porta aperta del suo alloggio
<< L-Lord Ashford >> disse il ragazzo.

Gli bastò solo dirgli che era stato trasferito a Rockfort Island perché lo seguisse senza problemi, nonostante egli fosse armato cosa che non si vedeva spesso.

-Livello Underground 1, pressi dell’ascensore, Q.G dei Tεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, pressi di New York

Adesso raggiungere l’ascensore non pareva così impossibile era vicinissimo, Greg si era appena reso conto di quanto fosse stato sciocco a preferire che non mettessero un allarme in caso le B.O.W. diventassero, per così dire, aggressive. Adesso non sarebbe in questo casino se avesse ascoltato Victor o Andrej, quel povero ragazzo che si era, però, sacrificato per un bene superiore.

Lessie s’era fatta più aggressiva da quando lui era arrivato nel piano dell’ascensore. Più determinata a fermarlo una volta per tutte. Ma prima che la B.O.W. riuscisse a ferirlo una seconda volta con un ultimo scatto Greg riuscì ad infilarsi nell’ascensore e premere il tasto FF (First Floor).

Mentre l’ascensore saliva Greg si permise di riprendere fiato e controllarsi i graffi causati dagli artigli del Soggetto 349. I segni erano puliti e piccoli non avrebbe avuto bisogno di punti, ma c’era qualcosa di strano intorno alle ferite la pelle si era tinta di uno strano violetto. Il virus? Non sapeva se si potesse trasmettere con graffi e morsi come i suoi predecessori, ma era indiscutibilmente preoccupato.

Quando l’ascensore finì la sua corsa, Greg sperò di trovare Victor doveva dirgli qualcosa di fondamentale. Dovevano attivare i soppressori a tempo indeterminato almeno finché avevano bisogno del Drago, dovevano privarlo della sua libertà di pensiero, dovevano impedirgli di avere il libero arbitrio.

Victor gli concesse di entrare nel suo ufficio,

<< Dottor Mackenzie deve riferirmi qualcosa? >> chiese Donovan con il suo solito tono
<< Le B.O.W. signor Donovan, il Drago gli ha ordinato di uccidermi >> gli rispose con l’agitazione ben visibile nella voce
<< Ne sei certo Mackenzie? >>

<< Certissimo signore >> gli rispose il ricercatore,

<< In questo caso, il codice per il condizionamento totale è: hopeless >> disse Victor Donovan, mentre un po’ di dispiacere si annidava nel suo sguardo d’onice, nel sapere che presto il Drago sarebbe stato privato del suo stesso modo di essere.

Greg non sapeva quanto tempo aveva se era stato infettato, ma sapeva di dover attivare il condizionamento totale. L’ascensore pareva più rapido mentre si dirigeva al livello U-4 nei laboratori, raggiunse immediatamente il terminale che gli avrebbe permesso di attivare il condizionamento totale

“Activation code of the total conditioning: Hopeless”

Quattro piani più sotto Chris lanciò un urlo lacerante e tremendo, le palpebre serrate mentre il suo corpo si agitava scosso da incontrollabili convulsioni. Lanciò un altro urlo ancor più terribile del primo, mentre ogni suo pensiero si spegneva e la sua mente si svuotava. Stava cadendo in un oblio profondo senza esser nemmeno morto.

Quando dopo che l’attacco simil-epilettico, causato dalle scosse elettriche continue mandate nella sua mente, si fu calmato, aprì gli occhi rossi troppo calmi e troppo vuoti. La luce che prima illuminava i suoi occhi facendoli sembrare tizzoni ardenti era ora scomparsa, lasciando quegli occhi calmi come polle di sangue fresco.

E ai piani superiori le B.O.W. sì calmarono e smisero di battere contro le pareti di vetro antisfondamento e la Flying Reptile atterrò guardandosi intorno confusa, non sapendo perché si trovava lì.

-Rockfort Island, Villa degli Ashford

Alexia aveva voluto che il loro caro fratellino rivedesse il luogo dov’era nato prima di essere portato nei laboratori. Jonas era piacevolmente stupito di tutta la bellezza e la sfarzosità della loro dimora, ammirava il luogo in ogni dettaglio anche se non smetteva mai di seguirlo.

Jonas Lurklay aveva il cognome della madre, Alexander non voleva che si sapesse che egli avesse fatto ciò che aveva fatto. Anche se Jonas era nato pur sempre nella villa costruita per la grande Veronica, ma ciò non poteva ricordarlo.

La villa era maestosa pensò, non aveva mai visto niente di più bello. Nonostante tutto fosse avvolto da un buio soffocante, da un ombra densa. Che presto sarebbe stata schiarita dalla candida e innocente luce del sole che sarebbe sorto fra non più di qualche ora, tre o forse quattro ore per essere precisi.
 
Era l’inizio di una fine già scritta, non si sa’ ne quando ne perché ma per la loro salvaguardia i Tεκνα Δραγοντοσ avevano privato della libertà il Drago. Le lancette del Doomsday Clock3 segnavano le undici e cinquantanove, un minuto alla mezzanotte.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’Autore

Salve a tutti ragazzi e buonanotte ( o buongiorno dipende da quando leggerete). Scusate il ritardo ma la scuola…eh, la scuola mi impedisce di scrivere. Spero che questo capitolo vi piaccia,

Ringrazio: Mattalara per la sua recensione: Grazie Lara! E spero che Esperanza risolva presto i problemi con Internet.

Piccole note:
  1. = “37°Sud 12°Ovest”, sono le coordinate di Rockfort Island secondo il libro di S.D. Perry intitolato Resident Evil Code: Veronica. Nella realtà corrispondono alle coordinate dell’isola di Trìstan de Cuhna  
  2. = “Flying Reptile”, è il nome che ho dato alla razza degli Strelats volanti che ho creato. Letteralmente “Rettile volante”.
  3. = “Doomsday Clock”, l’orologio dell’apocalisse creato nel 1947 ed è un orologio in qui la mezzanotte simboleggia la fine del modo. Attualmente siamo a tre minuti dalla mezzanotte ma chissà potremmo arrivare alla mezzanotte come retrocedere.
 
Alle vostre recensioni
-Anthony Edward Stark
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Il koala è il simbolo dell'Australia (Australia, Sidney) ***


              You are Infected 3: La fine di un Incubo

  Capitolo 3: Il Koala è il simbolo dell’Australia (Australia, Sidney)

“Un'isola del sud che è però del Nord,
Grandi spazi s'estendono brulli e
luoghi subacquei di straordinaria beltà.
Guarda la rossa terra che ti circonda e comprendi”

 
Questo era l’enigma che era stato inviato alle filiali della G.A.A.B., ad ogni filiale persino quella che sarebbe stata attaccata. Non sapevano quanto tempo avessero a disposizione, ma forse avrebbero trovato l’H.Q. che volevano attaccare prima di quanto si aspettassero. Intanto avrebbero contattato ogni filiale, forse i terroristi avrebbero fatto l’errore di non inviare l’enigma” alla filiale che avrebbero attaccato.

-Q.G dei Tεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

Il Drago si muoveva nel suo usuale modo felino, elegante, quasi sensuale. Niente pareva essere cambiato, Victor sapeva però che se avesse guardato quegli occhi rossi non vi avrebbe visto l’implacabile mostro che tutti conoscevano ma lo sguardo vuoto e vacuo di una marionetta.

Ma al momento non avevano tempo di far comprendere al Drago le loro motivazioni. Dopo aver preso il controllo di tutto avrebbero avuto tutto il tempo di cui necessitavano per spiegare al Drago il perché di quello che avevano fatto.

Lo stile del Drago era diverso, prima combatteva usando l’istinto e lo rozze mosse di difesa personale insegnategli alla S.T.A.R.S. ma loro avevano avuto abbastanza tempo per raffinare il suo stile di combattimento. Adesso avrebbe rappresentato al meglio i Figli del Drago.

E presto avrebbe visto il suo soldato perfetto in battaglia. La G.A.A.B. d’altronde aveva solo un’ora per risolvere l’enigma e mandare una squadra di supporto alla filiale australiana e seriamente, Victor non pensava che sarebbero riusciti a risolverlo, non perché l’enigma fosse questo gran che di complessità ma perché lui li riteneva troppo sciocchi per trovare immediatamente ciò che intendevano quei versi.

Victor osservava il Drago allenarsi mentre Nicholai, uno dei Tyrant di Chris, riuniva la squadra. Gli venne riferito che Jonas era introvabile e che gli altri agenti lo avevano visto lasciare il Q.G. in compagnia di Alfred Ashford.

Victor sperava solo che Alfred decidesse di “giocare” col suo fratellino bastardo, in modo che loro potessero distruggere il Q.G. australiano e poi mandare il Drago a salvare Jonas.

-Q.G. Americano della G.A.A.B., Washington D.C.

Doveva essere qualcosa di semplice, qualcosa di molto, eccessivamente, semplice cosicché nessuno ci avrebbe mai pensato.

Avevano perso molto tempo per mettersi in contatto con tutte le filiali, nessuna era stata lasciata senza l’enigma…

Mancavano solo quattro minuti alla scadenza del tempo a loro disposizione ma loro questo non lo sapevano.

-Pressi del Q.G. Australiano della G.A.A.B., Sidney, Australia

Victor aveva voluto che questo attacco fosse il più contenuto possibile, non dovevano fare qualcosa in grande. Presto il Q.G. Australiano sarebbe stato isolato dagli altri e l’attacco sarebbe iniziato.

Il Drago e i suoi Tyrant erano pronti ad entrare in azione e poi il segnale arrivò era il momento di attaccare…

- Q.G. Americano della G.A.A.B., Washington D.C.

… Conan riuscì a capire quale luogo era descritto nell’enigma

<< E’ l’Australia. Stanno per attaccare l’Australia >> disse... Ma oramai era troppo tardi.

-Q.G. Australiano della G.A.A.B., Sidney, Australia

In un primo momento nessuno si era reso conto dei sei appena arrivati, se n’erano resi conto solo quando il tizio mascherato, come avevano fatto a non notare qualcuno con una maschera così appariscente?!, lanciò una sorta di granata all’interno della hall. Una granata dal corpo arancio-grigio da cui si sprigionò una fitta nube verdastra, G-Virus, che si diffuse rapidamente in tutta la sala.

Tutti coloro che la respirarono cominciarono a mutare, l’aria si riempì di urla mentre gli agenti mutavano, il gas virale si disperdette in fretta, quindi qualcuno riuscì a non finire infettato.
Gordon Rylman, uno degli agenti del Q.G. australiano, fu uno di quelli che non vennero infettati e che vide i suoi compagni trasformarsi in orridi mostri, deformi.

Riconobbe Stacy Robinson in uno di quegli orridi mostri, più che altro poiché il suo viso non era mutato. Era rimasto lo stesso, e quasi stonava con quel corpo che era una massa deforme di tessuti rigonfi dal colore grigiastro, da cui colava un denso strato di una qualche sostanza verdastra.

Gli agenti non-infetti si erano radunati, erano pochi in tutto l’edificio. L’uomo mascherato e la sua squadra non venivano presi nemmeno in considerazione dalle creature tanto da far supporre che non fossero nemmeno tanto umani.

Il Drago aspettò che gli umani si radunassero in un punto, una cosa davvero prevedibile non ché davvero stupida a parer suo, non che avesse voce in capitolo nella sua stessa mente. Gordon puntò le due luger verso il mostro che riteneva più pericoloso ovvero il tipo mascherato, dei G si potevano occupare gli altri. Mai si sarebbe aspettato che la cosa, perché non c’era altro modo per definirlo, schivasse tutti i proiettili e si avvicinasse a lui sempre di più evitando i G come se semplicemente non esistessero.

-Racoon City, Laboratorio di ricerca agenti patogeni

Rebecca Chambers preparò la siringa con il siero stabilizzante per Jensen, purtroppo non aveva ancora trovato una cura definitiva per il “problema” che lo affliggeva, il Daylight.2 era sempre in agguato pronto a trasformarlo in una creatura contorta e senza ragione. Jensen si presentò in orario come sempre accompagnato dal suo partner, Piers. Dopo che lo stabilizzante gli venne iniettato, Rebecca cominciò con la sua visita di rutine, lo stabilizzante rallentava l’azione del Daylight.2 ma non la fermava del tutto.

Stavano solo rallentando l’inevitabile il giorno in cui Jensen si sarebbe trasformato in un mostro.

Anche se fin ora l’unica cosa che aveva trovato che cambiava sempre di più era il colore dell’iride di Jensen, originariamente castano, ora era diventato quasi mogano a causa delle sfumature rosse che si aggiungevano giorno dopo giorno al suo colore naturale.

-Laboratori della G.A.A.B., Q.G. Americano della G.A.A.B., Washington D.C.

<< Questo è fantastico, non ho mai visto niente di così bello! >> esclamò William Birkin mentre analizzava i campioni di sangue di Chris Redfield, il suo sangue era ancora nel baccello e, quindi, protetto da contaminazioni esterne.

I due virus nel suo sangue si modificavano e mutavano sempre e interagivano in modo simbiontico con le cellule del Tyrant. La relazione del Tyrant con i suoi virus era stupenda. Will voleva testare una sua teoria, divise ulteriormente il campione, e in quello che designò come “Campione α” testò la sua teoria.

Il siero stabilizzante PG 67 A/W, creato da lui stesso per Albert (mai fosse che perdesse il controllo del suo virus) ebbe la reazione opposta nel campione di sangue del Redfield. I virus infatti invece di stabilizzarsi entrarono in uno stato di duplicazione frenetica fino a superare in un rapporto di 11/1 milione di particelle nel campione.

Una reazione del genere in un organismo “vivo” ne avrebbe causato un incontrollabile mutazione, si sarebbe auto-fagocitato e mai più Supreme Tyrant.

- Q.G. Australiano della G.A.A.B., Sidney, Australia

Gordon era bloccato fra la parete e il Tyrant mascherato, i G avevano massacrato i suoi colleghi, chi divorato, chi infestato dall’embrione G ma erano morti tutti.

Chris immobilizzò l’uomo con i suoi tentacoli viscidi e, da poco, urticanti. Gli artigli che carezzavano, con la loro punta affilata, il percorso della giugulare. Gordon vide che il Tyrant pareva come assorto e lentamente riuscì a raggiungere il suo coltello e tagliò con un gesto rapido i tentacoli che lo bloccavano e poi la gola del Tyrant, ma non una goccia di sangue gocciolò dal taglio che si richiuse dopo poco. I tentacoli si rigenerarono in fretta contorcendosi e producendo un rumore viscido.

<< Volevi il mio sangue? >> Chiese il Tyrant sorridendo crudele << Allora lo avrai >> chiuse la mano destra a pugno affondando i suoi stessi artigli nella sua carne. Il suo sangue nero e denso colava lento dal palmo della sua mano e costrinse Gordon ad ingoiare quel liquido denso e dal sapore metallico e dolciastro.

L’uomo urlò contorcendosi nella presa dei tentacoli, prima che Chris lo lasciasse andare. La pelle che si lacerava mentre una nuova “pelle” simile a un esoscheletro ricopriva i muscoli che cominciavano ad ingrandirsi. Le ossa che si smuovevano e si rompevano sotto la pressione del virus.

Gordon lanciò un ultimo urlo prima che il colore nei suoi occhi sfumasse diventando bianco e la trasformazione si completasse.
<< Qui abbiamo finito >> disse Chris voltandosi.

<< Non ancora >> ruggì il mostro, ergendosi in tutta la sua stazza. Era alto oltre i due metri, i muscoli possenti protetti da un duro esoscheletro nero lucido, le mani a tre dita entrambe artigliate. Il viso del mostro pareva il viso di un grosso grillo, due occhi composti e rossi fissavano Chris.
<< Io sono il vostro padrone, quindi non puoi attaccarmi >> gli disse Chris con tono monocorde

<< Non sei il mio padrone, mostro! >> rispose Gordon, con una voce metallica e vibrante. Per quanto Chris tentasse di domare quel mostro tramite la mente alveare, non riusciva. Poiché non vi era più alcuna volontà più forte che potesse soffocare quella di Gordon sopprimendola.

Persino i subordinati di Chris sentivano che il loro capo non era più abbastanza forte per essere il loro signore e quindi rimanevano in disparte aspettando che il mostro macellasse il loro ex-padrone, ciò che era debole doveva morire e questo il Supreme Tyrant lo ribadiva sempre.

Ma il Tyrant era forte come sempre, solo la sua volontà non era più quella di una volta.
Il mostro che era stato Gordon ringhiò scagliandosi con tutta la sua mole contro Chris che lo schivò con un agile balzo, i sei artigli di Gordon trafissero uno dei G costringendolo a mutare, ma al momento questo non importava alla B.O.W. che voleva solo uccidere il Tyrant che aveva ucciso tutti i suoi colleghi trasformandoli in mostri.

Un altro scatto, un altro balzo Gordon non riusciva a colpirlo e la situazione lo faceva infuriare. E poi Chris colpì, un colpo mirato al gomito, i tendini vennero recisi dagli artigli assieme ai nervi non riusciva più a muovere l’avambraccio, stessa cosa anche all’altro braccio. Il Drago si muoveva rapido ed elegante.

Prima che Gordon potesse reagire, Chris con un gesto sfoderò la spada e tranciò di netto la gamba destra del mostro, approfittando del fatto che le giunture non erano protette dall’esoscheletro, che cadde al suolo a causa del suo stesso peso. Il sangue della creatura fuoriusciva fluido dalle ferite col suo colore troppo sui toni dell’arancio per essere umano e dall’odore chimico, che ricordava quello della candeggina misto a disinfettante.

<< Ti avevo detto che non potevi attaccarmi, ti avevo detto che ero il tuo padrone >> cominciò Chris << Ma tu non mi hai ascoltato e hai fatto di testa tua. Eri un bell’esemplare ma hai preferito morire. Addio, figlio mio >> completò voltandosi, e lasciando che la creatura venisse terminata dall’implosione dell’edificio. Gli elicotteri della G.A.A.B. arrivarono sul Q.G. Australiano, ma Chris e i suoi Tyrant si erano già dileguati, la G.A.A.B. era arrivata troppo tardi.

-New York Travels, agenzia di viaggi, New York

Victor Donovan era tornato al suo normale lavoro. Una giovane ragazza arrivò da loro voleva qualche consiglio su quale viaggio rientrava nelle sue possibilità economiche, perché voleva prendersi un paio di giorni di per se stessa da qualche parte, di esotico possibilmente ma che non superasse il suo budget.

Victor ascoltò con attenzione ognuno dei particolari per la vacanza che la ragazza voleva trovare e riuscì anche a convincerla a spendere un po’ di più di quello che si era originariamente prefissata. Dopo aver acquistato il pacchetto vacanza, la ragazza se ne andò, salutandolo educatamente e ringraziandolo per la sua pazienza, quella ragazza gli era stata simpatica pochi si rendevano effettivamente conto di quanto farneticassero inutilmente e a quanta pazienza lui doveva far ricorso per ascoltarli.

Luther West, un suo collega- abbastanza arrogante e pieno di sé per quanto riguardava Victor-, si complimentò fintamente per la sua abilità nel spillare soldi ai loro poveri clienti. L’uomo dagli occhi d’onice semplicemente lo ignorò, tornando a concentrarsi sul suo lavoro.

-Raccoon City

Claire Redfield non riusciva a stare calma e come poteva farlo, Chris era tornato. Suo fratello, il mostro che aveva tentato in ogni modo di ucciderla e di uccidere tutti i suoi amici, aveva persino infettato Leon! E tutto pur di ferirla, non sapeva fino a che punto si sarebbe spinto adesso, ma sapeva che quello non era suo fratello, quella cosa era un mostro e lei l’avrebbe fermato.

O almeno sperava che ci sarebbe riuscita…

Controllò con pazienza tutti i file giunti da Washington, molti di essi portavano spesso il nome, fra le loro righe, dei Τεκνα Δραγοντοσ, da quanto ricordava di greco antico studiato al college significava i “Figli del Drago”, e da quello che apprese leggendo erano solo una banda ben organizzata di bioterroristi, finché non lesse che i Figli del Drago avevano Chris e che riuscivano a controllarlo. Questo li rendeva più di una semplice banda di bioterroristi ben organizzati, li rendeva una vera e propria organizzazione, al pari della Umbrella o della Nikadori Corporation.

-R.P.D., Uffici della G.A.A.B., Raccoon City

Nessuno pareva sapere ciò che era successo qualche minuto prima in Australia, la rutine quotidiana proseguiva come al solito.

Strano che i Primi Tredici non fossero stati informati, ma forse i grandi capi non volevano che si sapesse quanto la G.A.A.B. era fragile e quanto invece tredici uomini fossero più forti di un organizzazione mondiale da loro stessi fondata.

Jensen e Piers erano rimasti a Raccoon per dare una mano con la ricostruzione, ancora in corso, della città e anche perché Rebecca era l’unica in grado di creare il siero stabilizzante per l’azione del Daylight.2. Altre due ore e poi Jensen e Piers avrebbero finito il loro turno e poi avrebbero passato il resto della giornata assieme.

Barry Burton aveva lasciato Raccoon City da qualche ora e ora si trovava su un treno, non gli piacevano gli aerei, diretto verso Tall Oaks. Il treno proseguiva lento lungo le rotaie, uno dei tratti della rotaia attraversava la foresta degli Arklay, l’intero mezzo si fermò d’improvviso preoccupando Barry.

Un soave canto risuonò all’esterno della carrozza dell’Ecliptic Express, innumerevoli sanguisughe si appiccicarono al vetro della carrozza sibilando riuscendo poi a spaccare quel sottile strato che evitava che le viscide creature entrassero nella carrozza.

James Marcus e i suoi figli li stavano attaccando. Barry non aveva potuto portare armi con sé ma almeno, al contrario degli altri passeggieri, sapeva come difendersi dalle B.O.W. qualcosa di simile a questo disastro era già successo sul treno gemello dell’Ecliptic Express.

Le piccole creaturine si mostravano aggressive e fameliche e anche abbastanza veloci per la loro natura.

Barry sentì uno stridore del ferro che veniva squarciato proveniente dal vagone esattamente dopo quello in cui si trovava. Una B.O.W. simile al MA-563, un enorme sanguisuga gialla entrò nel vagone, ringhiò verso l’agente dei Primi Tredici o almeno questo sembrava a Barry. Quello che lui non aveva visto era che James Marcus era alle sue spalle circondato dai suoi viscidi figli.

L’ordine della creatura mandata dai Tεκνα Δραγοντοσ era questo:       
                    
“009874-BOWMA564-Status: _Active-Order: _Defend_the_G.A.A.B._Agent_on_the_Ecliptic_Express_”

Non volevano certo che la colpa per la morte di un agente dei Primi Tredici cadesse su di loro, visto che loro non avevano la benché minima voglia di uccidere alcuno dei Primi Tredici.
Barry si rese conto che il mostro non tentava di attaccare lui quando lo vide avvicinarsi e chinare la testa da insetto come a indicare che non era intenzionato ad attaccarlo… era folle dare tanta intelligenza ad una B.O.W. ma dopo aver visto i prodotti derivati dal Chris Virus non si sarebbe stupito di vedere una B.O.W. intelligente.

E poi sentì un rumore viscido e sgusciante proprio dietro di lui si voltò, James Marcus era lì in mezzo alle sue viscide e disgustose sanguisughe. Il MA-564 si lanciò contro la Regina sanguisuga.

-Q.G dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

Il Drago si era ritirato nel suo alloggio, mentre Greg faceva trasportare una preda, un ragazzo che era entrato nel loro Q.G., verso l’alloggio del Drago. Il ragazzo era stato drogato, in modo che non reagisse agli agenti che lo stavano trasportando dal Drago. 

Fece portare la preda nell’alloggio di Chris e poi fece ritirare di gran fretta gli agenti mentre chiudeva, bloccava, la porta e disattivò il condizionamento totale, in modo che il Drago potesse sfogare sulla preda tutta la sua rabbia repressa.

-Livello U-8, alloggio personale del Drago

Quando il condizionamento totale venne disattivato, Chris sentì la rabbia rimasta sopita montargli dentro a non fargli comprendere nient’altro che non il desiderio di uccidere, non riusciva a trovare le menti delle B.O.W. Chris virus infette poiché non riusciva a concentrarsi abbastanza. E poi vide il ragazzo che si trovava di fronte la porta del suo alloggio, la sua espressione era vacua. Dovevano avergli somministrato o tranquillanti o droghe psicotrope.
Non gli importava al momento, si lanciò contro il ragazzo che batté violentemente la testa contro la porta bianca automatica, rimanendo più stordito di quando già non fosse.

Prese con gli artigli a graffiare ogni minima parte della pelle del ragazzo, in modo che il tranquillante o qualunque altra cosa gli avessero iniettato scorresse via assieme al sangue, lo sguardo del ragazzo si fece sempre più vivido. Chris poi lo morse, il sangue che gli riempiva la bocca e il ragazzo che urlava mentre gli artigli del mostro si muovevano come scoordinati alla mente centrale, dilaniavano e fendevano la sua carne.

Il Drago alla fine uccise il ragazzo e continuò a divorarlo, la rabbia che gli annebbiava la mente non ne voleva sapere di sparire o di riassopirsi. Finché la mente del Drago non venne azzerata di nuovo…

E Christopher Redfield spariva mentre la marionetta di Victor tornava.

-Villa Ashford, Rockfort Island

Jonas era rimasto davvero meravigliato dalla sfarzosità della villa e un piccolo dubbio cominciava ad insediarsi nella sua mente, Lord Ashford non poteva aver richiesto il suo trasferimento solo per fargli ammirare la grandiosa Villa di Veronica Ashford.

D’improvviso un urlo rimbombò fra le pareti, pareva provenire da qualche punto sotto i loro piedi, e Jonas rabbrividì, non aveva mai udito qualcosa di così straziante e spaventoso.

<< Bentornato a casa, mio caro fratello >> la voce soave che pronunciò queste parole era quella di Alexia Ashford, però il tono con cui le aveva pronunciate era così freddo. Credeva che fra i due fratelli ci fosse un legame stretto, quindi perché si era rivolta ad egli con quel tono?

La successiva frase della Regina fugò ogni dubbio del giovane agente:

<< Bentornato a casa, Jonas >>

 
 
 
Il povero ragazzo non sapeva cosa lo aspettava ma lo avrebbe presto capito… Quanto crudele il destino si stava mostrando.
 
 
 
 
 
Note dell’Autore

Scusate il ritardo, ma oltre la scuola ho preso l’influenza e non mi sentivo proprio di scrivere.

Ringrazio: Mattalara, Esperanza Castagneda, Aurora Garcia e FavijXlaVita per le loro recensioni grazie tantissime ragazzi :).

Questo è il MA-564: (un vecchio artwork della Capcom mai usato nei giochi)

 
Spero che anche questo capitolo vi piaccia
-Anthony Edward Stark

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Capitolo 4
*** Intermezzo: Trasformazione ***


                  You are Infected 3: La fine di un Incubo

                               Intermezzo: Trasformazione


Perché l’aveva chiamato “fratello”? Lui non era un Ashford e di questo poteva esserne abbastanza certo.

La Ashford ridacchiò alla sua confusione, quello sguardo di ghiaccio che lo guardava con… affetto?

<< Posso capire la tua confusione, mio caro Jonas. Tua madre- lo sibilò quasi con disgusto- quell’infida donna, ti ha mentito. Ti ha portato via dalla tua casa, la nostra casa. E ha fatto in modo che tu crescessi come una semplice formica comune. Ma nelle tue vene scorre il nobile sangue della famiglia Ashford e niente, nemmeno ciò che quell’infima donna ti ha fatto cambierà questo >> completò il suo monologo, ma Jonas non riusciva a capacitarsi del fatto che lui appartenesse alla famiglia degli Ashford, sua madre non… non poteva avergli mentito davvero.

Tutto ciò che aveva creduto fosse la sua vita quindi era tutta una menzogna? Gli occhi celesti così similari a quelli dei due fratelli Ashford erano attraversati da lampi di molteplici emozioni: confusione, incredulità e poi rabbia, come poteva l’unica persona di cui si fosse mai fidato avergli mentito così.

Alfred nel mentre sorrideva, certo che il piano della sorella avrebbe funzionato. Come aveva scopeto grazie a Steven Burnside, il modo migliore per garantirgli un perfetto controllo di un ospite infettato da T-Veronica virus era quello di convincerlo ad iniettarsi consenzientemente il virus. Purtroppo il Burnside si era trasformato lo stesso, ma con quella nuova versione del Virus non avrebbero dovuto attendere quindici anni per vedere se Jonas fosse diventato il soldato-servo perfetto per la Regina.

<< Noi comprendiamo la tua rabbia, Jonas. Non sappiamo quanto tu abbia dovuto soffrire vivendo come un membro della plebe ma noi ti riaccoglieremo a braccia aperte, fratello. >>
<< Lo… lo fareste davvero? Ma io non ho nemmeno la metà della vostra eleganza e della vostra nobiltà >> disse il ragazzo, stupito dalla dichiarazione di Alexia Ashford, lo avrebbero davvero accolto come parte della loro famiglia? Lui che rispetto a loro non era nient’altro che un comune soldato fra tanti altri?

<< Non abbandoneremo mai un membro della nostra famiglia >> disse Alfred, sorridendo in modo vagamente pericoloso.

Sembrava quasi troppo bello per essere vero, aveva appena scoperto di essere un Ashford e loro lo accoglievano così… come se sapessero di potersi fidare di lui. Jonas sentì una strana felicità colmargli il cuore, ma allo stesso tempo rimaneva sospettoso come poteva essere sicuro che loro non gli stessero mentendo per divertirsi, a spese sue, in un loro perverso gioco? Anche se lo sguardo d’affetto di Alexia Ashford era così reale, non sembrava che stesse mentendo.

-Q.G. dei Tεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

Adesso che il Drago era tornato docile sotto il loro controllo, Greg mandò due agenti a portare via i resti della preda del Drago.

Chris era così tranquillo che pareva quasi stesse dormendo, mentre era steso su quel grande letto a baldacchino. Per quanto sapessero per certo che i Tyrant non avevano il bisogno di dormire, potevano sempre rilassare le loro menti mandando in loop dei ricordi che trovavano piacevoli, anche se spesso entravano in un coma indotto dai farmaci somministratigli, perché i sogni erano l’unico pregio degli umani.

Rimossi i resti della preda, gli agenti si ritirarono. Ricky Simmons si chiese per un attimo che fine aveva fatto quell’impiastro di Jonas, doveva ammettere che per quanto lo odiasse, non poteva sopportare di non sapere dove si trovava.

E poi l’ordine arrivò, lui, Sheila e Josh dovevano dirigersi a Rockfort Island. Dovevano recuperare Jonas prima che fosse troppo tardi… e Ricky temeva cosa quel troppo tardi implicasse.

-Villa Ashford, Rockfort Island

Tre paia di occhi celesti identici si incontrarono. E Jonas credette alle false parole di Alexia e Alfred Ashford, si lasciò ammaliare dall’idea di poter finalmente avere una vera famiglia e non una squadra di cui doveva occuparsi.

<< Però, mio caro fratello, prima dovrai fare una cosa per noi >> disse la Ashford, lo scintillio nei suoi occhi di ghiaccio si fece appena più crudele, mentre una improvvisa fiammata si sviluppò attorno al suo corpo, spaventando Jonas, mentre Alfred pareva sapere già cosa stava per succedere.

Il pregiato abito viola e i lunghi guanti bianchi vennero consumati dalle fiamme, quando le fiamme si spensero, Alexia Ashford era cambiata la pelle pallida era diventata di un colore misto fra grigio chiaro e, un accenno, di verde chiarissimo. Un armatura che pareva all’apparenza composta da rigide scaglie verde scuro le copriva la gamba destra e l’inguine, mentre dei sottili viticci anch’essi di colore verde scuro sorreggevano il seno sinistro, il braccio sinistro era anch’esso protetto da un armatura di rigide scaglie sovrapposte.
Le mani erano rimaste umane, delicate e dalle dita lunghe e affusolate. Il viso perfetto era incorniciato da quelle che sembravano ampie foglie carnose che avevano sostituito la fluente chioma d’oro e i suoi occhi di ghiaccio erano adesso di un chiaro grigio ambrato1.
Jonas rimase a fissarla sconvolto e anche intimorito dall’aura di superiorità che avvolgeva la figura di Alexia.

<< Co-Cosa dovrei fare? Vi giuro che farei qualsiasi cosa per mostrarmi degno della vostra fiducia >> disse il giovane, guardando con una malcelata ammirazione Alexia.

<< Seguimi >> gli disse Alexia << Ti spiegherò a tempo debito, fratello >>.

Alexia con la sua splendida figura seppur mutata lo guidò fino ai laboratori di Rockfort Island e poi in una delle “gabbie” per la sperimentazione. E giunti lì gli consegnò una siringa contenente un liquido verde chiaro, che tanto gli ricordava la linfa di un tipo di pianta di cui adesso non ricordava il nome.

<< Devi dimostrarci di possedere davvero, i geni degli Ashford. E questo è l’unico modo per cancellare le tracce del tuo passato >> esordì gelida.

-Elicottero dei Tεκνα Δραγοντοσ, Oceano Pacifico

Ricky stringeva la presa sul fucile di tipo comune e non ad impulsi.  Quell’idiota di Jonas si era andato a cacciare in un bel guaio, non solo era un Ashford ma era anche la cavia perfetta per il virus T-Veronica mutato che Alexia voleva usare su suo fratello Alfred (in modo che quel loro morboso affetto fraterno potesse durare per sempre).

L’elicottero era ancora a metà strada, non sapevano quanto tempo avevano

-Laboratorio della Famiglia Ashford, Rockfort Island

Jonas non era certo di poterlo fare e se si fosse mostrato debole e incapace di accettare il virus? E se il D.N.A. di sua madre si fosse dimostrato più forte di quello degli Ashford? Non poteva essere davvero certo che tutto finisse bene, ma forse… forse poteva fidarsi di lei. Alexia non aveva motivi per volerlo morto o ancora peggio trasformato.

-Spiazzo della ghigliottina, Rockfort Island

Ricky, Sheila e Josh erano appena arrivati a Rockfort, Ricky sperava che fossero arrivati in tempo.

<< Benvenuti a Rockfort Island, eravamo davvero impazienti di conoscervi >> la voce squillante e femminea di Alfred Ashford risuonò dagli altoparlanti, sarcastica. Una dozzina di zombie si riversò nello spiazzo, senza che la squadra capisse da dove erano venuti, ognuna di quelle creature indossava la divisa dei prigionieri di Rockfort Island. Molti di loro erano già in avanzato stato di decomposizione, segno che era già da molto tempo che essi si trovavano nello stato di non-morte

Gli zombie non erano difficili da ammazzare, la difficoltà consisteva nel fatto che Alfred liberò contro di loro anche tre coppie di Sweeper, i grossi rettili dalle squame nere si muovevano veloci, più veloci di quanto Ricky ricordasse potessero fare.

Gli artigli rossastri che scintillavano cosparsi di veleno tossico.

Due Hunter balzarono verso Ricky che per evitare l’artigliata che lo avrebbe decapitato dovette allontanarsi dai suoi compagni, quello spiazzo era piccolissimo e quasi gli impediva di eludere gli attacchi delle creature che fossero esse zombie o Sweeper.

Sparò un colpo contro lo Sweeper alla sua destra che sfortunatamente schivò il colpo e si lanciò contro di lui, lanciando il suo bizzarro verso acuto.

-Laboratorio della Famiglia Ashford, Rockfort Island

E Jonas in fine decise di fidarsi di Alexia e di iniettarsi il T-Veronica virus modificato, nei primi istanti non sentì alcun che ma poi sentì come se il suo sangue fosse diventato fuoco, cacciò un urlo tremendo. Mentre sentiva come se i suoi muscoli venissero squarciati dall’interno.

-Spiazzo della ghigliottina, Rockfort Island

Ricky riuscì ad evitare la creatura e a spararle contro uccidendola anche gli zombie restanti vennero uccisi e la battaglia finalmente giunse al suo termine, grazie all’aiuto di Sheila e di Josh.

Alfred Ashford sorrise crudele al monitor della sala di sicurezza, permettendo agli uomini dei Figli del Drago di incontrare il suo caro fratello.

Ricky trovava strano che adesso tutto filasse liscio come l’olio, anche più semplice quasi stessero tentando di aiutarli a giungere nei laboratori, dove Victor aveva detto che Alexia avrebbe portato Jonas.

I laboratori erano bianchi e asettici, vuoti e silenziosi. Finché non udirono un urlo tremendo, prima umano e poi sempre più mostruoso e spaventoso.

Corsero verso il punto da qui udivano provenire l’urlo, una fiamma avvolgeva qualcosa. Le fiamme si spensero all’improvviso, permettendogli finalmente di vedere cosa avvolgevano. Una figura umanoide dalla pelle grigio-verdastra li fissava con i suoi occhi dall’iride azzurro-violetto, il corpo era coperto da un armatura di squame triangolari verde scuro solo le braccia e la parte superiore del corpo non erano coperti da quelle squame.

Lo sguardo di Ricky si soffermò sul volto della creatura e un’espressione di profondo shock gli si impresse sul viso. Era Jonas, ecco cosa Victor intendeva con “prima che fosse troppo tardi” Alexia lo aveva infettato.

Lo aveva trasformato, il povero Jonas, quell’idiota, quel ragazzo che era tutto fuorché un soldato. Ricky non sapeva se adesso lo avrebbe riconosciuto.

Jonas si voltò verso Alexia, un piccolo sorriso che gli abbelliva le labbra,
<< Ha funzionato, Lady Alexia? >> chiese; la sua voce era di un tono lievemente più alto di prima.

<< Si, magnificamente mio caro fratello >> sorrise la Ashford, quel ragazzo aveva abbastanza sangue Ashford per sopravvivere al T-Veronica Virus. E adesso era anche una delle sue formiche.

<< Adesso mostra ai nostri visitatori il potere di Veronica: Uccidili! >> gli ordinò, gli occhi di Jonas brillarono di viola e lui si voltò nuovamente verso Ricky e i suoi compagni che loro malgrado si trovarono costretti a puntare l’arma contro di lui… non era più una missione di salvataggio e Jonas non sembrava aver bisogno di essere salvato.

Jonas si scagliò contro di loro ma prima di raggiungerli si fermò lanciando verso di loro un getto di fuoco che pareva provenire dalle sue mani, riuscirono a schivare il colpo infuocato anche se con difficoltà.

Alexia rideva soave del loro supplizio, mentre Jonas li attaccava in modi sempre più complessi e difficili da evitare, c’era un qualcosa di perfido in quello sguardo viola, un qualcosa che non apparteneva a Jonas ma piuttosto alla sua Regina, ad Alexia Ashford.
Ricky non voleva ferire Jonas, non riusciva proprio neanche a pensare di fargli del male. Jonas riuscì a disarmare Josh, che però sfoderò la sua arma bianca, un’ascia ad una mano la lama su cui era impresso un drago in nero era tenuta stretta fra le fauci di un drago color oro con gli occhi d’ambra.

Josh colpì Jonas con un colpo d’ascia, il sangue del T-Veronica infetto prese fuoco a contatto con l’ossigeno e la vampata che ne risultò costrinse Josh a lasciare l’ascia, che rimase conficcata nella spalla di Jonas.

L’infetto gridò, ma non si fermò nonostante avesse un ascia conficcata nella spalla.
Ricky fissava inorridito il povero Jonas, la ferita si era rimarginata attorno alla lama.

<< Mi dispiace, Jon >> sussurrò Ricky, sparando contro l’infetto che minacciava Josh. Uno sbuffo infuocato si liberò dalla ferita

<< Mostragli l’ira di Veronica, mio caro fratello! >> gli ordinò Alexia. Videro il corpo di Jonas diventare come liquido, mentre la forma umana si deformava, si allungava e si allargava. La forma ancora incompleta pareva un grumo di tessuti alla cui sommità si trovava Jonas, quattro ampie ali da libellula spuntavano dalla sua schiena mentre il grumo prendeva forma o meglio si ritirava come riassorbito all’interno del corpo del T-veronica infetto.

Le gambe si erano fuse in un'unica lunga coda flessibile che culminava in un enorme pungiglione rosso. Le ali della creatura sbattevano frenetiche per tenere sollevato il pesante corpo. D’improvviso gli occhi di Jonas tornarono del loro colore azzurro-ambrato ed egli voltò verso la “sorella”

<< Ho capito solo ora qual era il tuo piano, Alexia. Ma sappi che hai fallito >> disse Jonas con la voce distorta, fredda e in qualche modo terribile.

<< Io sono la tua Regina! Tu devi eseguire i miei ordini! >> gridò la Ashford perdendo tutta la sua compostezza, il suo corpo perfetto seppur mutato che si preparava ad attaccare quel suo altro servo che si era ribellato, proprio come Steve Burnside.

<< Tu non sei la mia Regina! >>; quel grido fu tanto acuto da far frantumare tutti i vetri della stanza.

<< Arrenditi Alexia >>; la Ashford si voltò verso la fonte di quel suono e il suo cuore si spezzò… era Alfred che le puntava il fucile contro.

<< Perché Alfred? Perché? >> chiese affranta, dimenticandosi degli uomini alle sue spalle. Il biondo conte la guardò, il suo sguardo era affranto.

<< Lo faccio per il tuo bene, sorellina mia. Perdonami >> rispose, abbassando lo sguardo. In un attimo però riaggiustò la sua mira e le sparò, ma quello non era un proiettile normale era un dardo, caricato con un composto che Alexia riconobbe immediatamente per il suo effetto. Era il Chemical δ, un composto che frenava e bloccava i processi del T-Veronica virus, che la rendeva fragile come un soffione che al minimo soffio di vento si disfà in centinaia di piccoli semi fluttuanti.

Alfred sapeva di doverlo fare o la sua dolce sorella sarebbe morta, sapeva che se avessero mandato Chris Redfield, lui non li avrebbe risparmiati. Odiava Victor e lo teneva in pugno ma i Figli del Drago si fidavano solo di lui e non poteva rischiare un ammutinamento degli uomini che li avrebbero portati a dominare il mondo.

Il giovane conte si rivolse agli uomini dei Τεκνα Δραγοντοσ,

<< Andate, veloci prima che cambi idea >> disse

<< E Jonas? >> fu la domanda di Ricky

<< Posso venire con voi >> sorrise Jonas, la sua voce che tornava umana. Mentre la forma d’Ira si ritirava e lui tornava alla sua prima forma. Certamente più umana della precedente, anche se non lo era del tutto.

Nonostante Jonas li avesse attaccati, Ricky e gli altri sapevano di potersi fidare di lui almeno finché i suoi occhi non fossero diventati viola.

I quattro cominciarono a ritirarsi, mentre Alfred stringeva la sorella al petto. Lei d’improvviso sorrise dolce verso di lui, allungando una mano verso il suo viso perfetto.

<< Ben fatto, Alfred. Un interpretazione da maestro >> gli sussurrò.

---

Ricky, Sheila e Josh erano accanto a Jonas ma nessuno di loro notò il lieve baluginio viola nel suo sguardo e i suo sorriso che si piegava in un ghigno malefico.
 
 
 
Poveri Figli del Drago, avevano portato una chimera nel loro nido. Una chimera affamata che li avrebbe divorati tutti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’Autore
Ringrazio: Mattalara per la recensione al capitolo precedente e Vale, una mia cara amica, perché mi sostiene sempre nei miei scleri

Questa è l’ascia di Josh:
 
  1. = “…e i suoi occhi di ghiaccio erano adesso di un chiaro grigio ambrato”, io li ho sempre visti di questo colore ma se voi sapete di che colore siano effettivamente ditemelo che lo correggerò immediatamente.
Il 4° capitolo è già quasi completato, quindi dovrei pubblicarlo presto :)
-Anthony Edward Stark

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: La piramide di Cheope (Egitto, Cairo) ***


                You are Infected 3: La fine di un Incubo

                                   Capitolo 4: La piramide di Cheope (Egitto, Cairo)

                                   “Dall'altro lato del fiume vi guardiamo,
                                           Da sempre i morti giudichiamo.
                                           Il caldo deserto è la nostra casa,
                                          E dei re l'ultima dimora siam state.”

-Q.G. Americano della G.A.A.B., Washington D.C.

Rimaneva un mistero dove si trovasse la base di quei terroristi, fatto sta che un altro enigma venne loro mandato. Un enigma semplice esattamente come l’altro, ma che in qualche modo si sarebbe dimostrato incredibilmente difficile da risolvere.

-Artide, luogo sconosciuto

Una vasta pianura di ghiacci e neve si estendeva a perdita d’occhio. Un secco vento ghiacciato soffiava nella pianura e sollevava la neve spostandola con le sue sferzate. Tre edifici grigi e bassi risaltavano in quel monocromatico sfondo bianco.

In uno di essi, quello più ampio, si trovava una sorta di base operativa. Davanti ad uno degli schermi touch screen, che riempivano la sala più grande, si trovava un uomo aveva dei corti capelli neri e gli occhi color acquamarina. Quest’uomo era il direttore della Swarm (lo sciame), un’organizzazione segreta dedita ad aiutare la G.A.A.B. da dietro le quinte delle grandi operazioni, o almeno questo e quello che il governo credeva facessero.

-Livello Underground 4, Laboratori, Q.G. dei Tεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

Greg aveva compiuto tutti i dovuti controlli su Jonas, prima di mandarlo in missione con il Drago. Il T-Veronica virus mutato era particolare, Alexia aveva trovato il modo di eliminare l’inconveniente dei quindici anni di sonno criogenico.

Jonas aveva risposto bene ad ognuno dei test e anche i test che stava compiendo sui campioni di cellule di Jonas stavano dando ottimi risultati. Sembrava che tutto andasse per il meglio.

-Città del Cairo, Egitto, Pressi del Q.G. egiziano della G.A.A.B., notte

Era la prima volta che un loro attacco si svolgeva di notte, ciò però non implicava che il Q.G. fosse inattivo.

Nonostante la frescura dovuta alla notte nell’aria si poteva ancora avvertire l’afoso caldo secco che aveva soffocato l’aria durante il giorno, Jonas pareva l’unico fra i quattro Tyrant a parer rinvigorito da quel calore.

I cinque aspettavano il segnale che li avrebbe fatti entrare in azione.

-Q.G. Egiziano della G.A.A.B.

Le luci si spensero d’improvviso, ma nessuno dei dipendenti si preoccupò era già capitato un qualche blackout… avrebbero dovuto fare più attenzione ai segnali.
Il terreno sotto i loro piedi prese a tremare, ma non era un terremoto. Jonas sollevò le mani e degli enormi tentacoli botanici affiorarono dal terreno sfondando il cemento che formava le fondamenta della struttura.

Gli agenti armati cominciarono a sparare contro gl’immensi tentacoli, mentre gli addetti informatici tentarono di mettersi in contatto con gli altri Q.G., ma ogni linea telefonica era morta e non vi era niente che funzionasse.

Gli agenti erano agitati nessuno di loro sapeva come reagire ad un attacco dei Figli del Drago, nessuno sapeva quale fosse il loro schema una cosa però era certa, usavano le armi bio-organiche per i loro attacchi. Un ringhio riverberò nell’aria, pareva il sibilo del respiro di un enorme dragone.

Non che avessero tanto sbagliato anche perché loro stessi avevano imprigionato uno dei Flying Reptile sopravvissuti alla “morte” di Chris Redfield, in un loro edificio operativo. E visto che anche i sistemi ausiliari della capsula si erano “misteriosamente” disattivati si era risvegliato. 

Il Flying Reptile era grande quanto un essere umano. Chris e i suoi Tyrant si diressero all’interno del Q.G. non si aspettavano certo di trovarsi davanti una delle creature del Chris Virus, ma questa non avrebbe mai attaccato il suo creatore.

Hitanamir Samar era uno degli agenti della filiale egiziana della G.A.A.B., ma era anche uno degli agenti infiltrati della Swarm, l’unico che avesse ancora connessioni con l’esterno e che, però, non ne avrebbe usufruito poiché gli ordini mandati dal direttore erano di riferire le potenzialità del Supreme Tyrant durante un combattimento reale.

Jonas dirigeva i tentacoli botanici con lievi movimenti delle mani, quasi come fosse un direttore d’orchestra che dirigeva l’orchestra.

Nicholai attendeva un ordine di Chris prima di attaccare, così come il Flying Reptile.

In fine l’attacco vero e proprio cominciò quando Chris ordinò al Flying Reptile di attaccare.

-Artide

In un altro dei tre edifici della Swarm, si trovava Suluk1, capo ricercatore dei laboratori della Swarm. Lui tentava ti trovare una cura ai nuovi virus modificati grazie al Chris Virus.
Durante le ricerche aveva scoperto il T-Veronica οργης(orges(rabbia), questa mutazione del T-Veronica agiva nel corpo del suo portatore solo se esso si trovava in un grande stato di rabbia, l’agente Leon Scott Kennedy era stato infettato con questo particolare ceppo di T-Veronica Virus. Nonostante egli fosse stato “curato”, la “cura” era in grado di funzionare solo su Kennedy e non su qualunque altro.

Il Daylight.2 era un vero e proprio virus che lui aveva soprannominato T-Βοης Θανατου, aveva nominato il virus letteralmente il T degli Scream of Death, da quello che sapeva uno dei Primi Tredici era stato infettato col Daylight.2 per curarlo dal T2-Virus. Ma non era questo il loro maggiore problema, il loro vero problema era il fatto che il Supreme Tyrant fosse vivo. Dovevano trovare il modo di neutralizzarlo.

-Q.G. Egiziano della G.A.A.B., Città del Cairo, notte

Il Flying Reptile si lanciò all’attacco del primo agente che vide, balzandogli contro. Chris e gli altri Tyrant si lanciarono in uno scontro diretto mentre Jonas rimaneva vicino all’ingresso a dirigere i tentacoli botanici.

-Q.G. Americano della G.A.A.B., Washington D.C

Qualcosa aveva mandato in tilt tutte le apparecchiature e essendo loro l’H.Q. adesso tutti gli altri erano scoperti e il lavoro sull’ enigma sarebbe stato interrotto.

-Q.G. Egiziano della G.A.A.B., Città del Cairo, notte

Hitanamir abbatté il Flying Reptile che crollò al suolo morto trascinando due tentacoli botanici con sé. In quello stesso istante Jonas cominciò a muoversi, i tentacoli si agitavano senza meta adesso che nessuno li controllava. Il T-Veronica Tyrant era veloce, non quanto Chris ma abbastanza da evitare i colpi che gli venivano sparati contro, non che se lo colpissero gli facessero un vero e proprio danno.

La sua pelle era impenetrabile ai proiettili come fosse protetta da un armatura, uccise due agenti trapassandogli il petto con la mano.

Gli agenti del Q.G. Egiziano si battevano strenuamente contro i Tyrant che erano però più forti e veloci, perfetti e resistenti.

Il Supreme Tyrant volle però peggiorare la situazione per i poveri agenti, lanciando una delle granate contenenti la versione gassosa di un qualche virus Umbrella migliorato con il Chris Virus.

Il T+G Virus si espanse rapido nell’aria in una nuvola giallastra densa come nebbia, non sopravvisse a lungo ma abbastanza per infettare qualcuno, non troppi. Ma abbastanza.
Un coro di urla si levò nella sala, mentre gli infetti mutavano. Le mutazioni del T si mescolavano a quelle del G e il rumore di uno scoppiettio elettrico continuo sostituì le urla, questo rumore era accompagnato da dei bassi gemiti dei T+G infetti.

-Ecliptic Express, Foresta degli Arklay

Il MA-564 si lanciò contro Marcus e i suoi viscidi figli sibilanti. L’enorme sanguisuga-pulce gialla sputò un getto d’acido contro la barriera di sanguisughe che si era creata di fronte a Marcus.

Le viscide e sibilanti creature stridettero mentre l’acido le danneggiava, le squagliava in una informe massa gelatinosa, grigiastra.

<< I miei figli! >> sibilò Marcus, le sanguisughe restanti si riunirono in mimic Marcus. Barry si diresse verso i vagoni precedenti per assicurarsi che ci fossero altri passeggeri sopravvissuti. Le sanguisughe erano centinaia e invadevano molti vagoni.

Alcuni passeggeri erano riusciti a tenere lontane quelle viscide creature emofaghe, Barry doveva mettersi in contatto con Racoon City.

- Q.G. Egiziano della G.A.A.B., Città del Cairo, notte.

Zeina ed Hitanamir Samar erano gli unici rimasti dell’intero edificio, Chris e i suoi Tyrant avevano ucciso tutti quelli che non si erano trasformati. Ora si trovavano a combattere i T+G infetti e i Tyrant.

Una delle creature T+G si avvicinò a loro, la forma umana era scomparsa fagocitata da un groviglio di tentacoli e ossa contorte eppure ancora si muoveva strisciando come una larva, lasciando dietro di se una scia di tessuti necrotizzati.

Hitanamir sparò contro la creatura innumerevoli colpi e questa crollò infine al suolo, cominciando a gonfiarsi e gonfiarsi come se stesse per esplodere.

Zeina ed Hitanamir si allontanarono prima che l’ammasso organico esplodesse, investendo un paio di creature nella sua esplosione di carne e visceri marci. Innescando un effetto domino di esplosioni di creature T+G fin troppo mutate.

Chris si lanciò verso Hitanamir, mentre Jonas si occupava di Zeina.

L’umano evitò l’attacco del Tyrant, ma l’umana non fu altrettanto fortunata con Jonas. Zeina venne colpita da uno dei tentacoli botanici controllati da Jonas, ella con le ultime forze rimastele sparò contro il T-Veronica Tyrant.

Ma quel colpo non sortì alcun effetto, il Tyrant ridacchiò crudele in direzione della povera ragazza.

<< Cosa credevi di fare? >> chiese, poi la sollevò per il collo. Gli occhi azzurri di Jonas brillarono di viola e un tentacolo spuntò dal terreno e si piantò nel petto della giovane.

<< Zeina! >> gridò Hitanamir. I tentacoli urticanti di Chris lo raggiunsero e gli si avvolsero attorno alle braccia e al collo.

Hitanamir tentò di liberarsi dalla presa incredibilmente dolorosa dei tentacoli, ma non ci riuscì.

Ora agli altri Tyrant non restava che aspettare che Chris terminasse di giocare con quella sua povera preda. Solo che sta volta egli non tentò di torturarlo ma lo uccise, solamente. Il condizionamento totale cominciava a privare il Tyrant del suo essere sadico, stava cominciando ad azzerarlo.

-Artide

Iluq2, direttore della Swarm, sapeva che con il suo intervento le vite dei dipendenti egiziani della G.A.A.B. sarebbero finite. Ma aveva dovuto farlo… Chris Redfield era troppo importante per permettere alla G.A.A.B. di ucciderlo.

Né la G.A.A.B., né i Τεκνα Δραγοντοσ sapevano cosa avevano fra le mani. Era qualcosa di fin troppo perfetto per lasciarlo morire.

Iluq si diresse verso la sala in cui la Swarm “conservava” i Tyrant migliori prodotti dalla Umbrella. Dopo averli sottoposti a un processo di rigenerazione cellulare (visto che buona parte di loro erano stati spesse volte quasi del tutto distrutti).

Nella prima delle capsule criogenetiche si trovava Sherry Birkin3, la prima Tyrant derivante dal G-Virus. Dopo gli anni passati nella capsula il suo D.N.A. era entrato in una simbiosi perfetta con il virus. La Birkin aveva, infatti, riacquisito un aspetto umano- o meglio quasi umano-

Nella seconda capsula giaceva il Tyrant Hypnos, tornato dopo la rigenerazione alla sua prima forma, la più umana anche se vi persistevano alcune caratteristiche della seconda e della terza forma, fra cui gli artigli e la colorazione, quasi nero pece, dell’epidermide.

Nella terza capsula in uno stato di profonda criostasi giaceva Morpheus D. Duvall, ex-membro del dipartimento di Ricerca e Sviluppo della –oramai decaduta- Umbrella Corporation, che si era infettato volontariamente col T+G Virus divenendo un Tyrant unico nel suo genere.  Che era però stato sconfitto da Bruce McGivern in entrambe le sue forme. Esattamente come Hypnos aveva riacquistato la sua prima forma con caratteristiche della seconda come ad esempio la testa che aveva una colorazione rossastra.

Nella quarta giaceva Jack Norman, leader della Veltro, mutato con una doppia dose di T-Abyss virus che egli si era auto somministrato. La colorazione biancastra della sua pelle era sfumata in un blu profondo, quasi nero, e le membrane prima blu erano diventate di un colore rosso sanguigno.

Nella quinta capsula si trovava Sergei Vladimir, funzionario della Umbrella, il lungo braccio simile ad un enorme tentacolo rosso vivo galleggiava placido nella soluzione di criostasi. I sei tentacoli che pendevano dalle sue spalle invece parevano quasi aculei nella loro rigidità.

Nella sesta capsula si trovava Manuela Hidalgo, la Tyrant quasi perfetta. Nella sua simbiosi con il virus T-Veronica. Purtroppo era però fin troppo umana e generosa, aveva rischiato di morire per salvare Leon S. Kennedy da Javier Hidalgo che era mutato fondendosi con la pianta Veronica che cresceva nella sua serra.

Nella settima capsula giaceva in uno stato dormiente il Tyrant perfetto, ovviamente dopo Chris Redfield, Alexander Wesker. Riportato ad una forma del tutto umana grazie al processo di rigenerazione. Ogni traccia di mutazione causata dal A.T -Virus era stata eliminata.

L’ottava e la nona capsula erano invece vuote e attendevano il loro Tyrant. Ovvero Chris Redfield e Albert Wesker.

Presto avrebbero catturato l’ultimo Wesker, lasciando quindi solo Chris Redfield da aggiungere in questa squadra di esseri geneticamente più forti e superiori.

-Ecliptic Express, Foresta degli Arklay

Mettersi in contatto con gli uffici della G.A.A.B. di Racoon City si stava rivelando abbastanza complicato, non riusciva a contattare nemmeno Claire o Leon.

Le sanguisughe erano così tante che quasi ad ogni passo ne schiacciava una.

Riusciva ancora a sentire il rumore causato della battaglia fra Marcus e il MA-564. Non aveva trovato più alcun altro sopravvissuto dopo i tre che aveva salvato. Barry e i sopravvissuti si stavano dirigendo verso la coda del treno, per poter sfuggire a Marcus.

-Laboratorio abbandonato della Umbrella Corporation, Russia, penisola della Kamchatka.

Una distesa di candida neve bianca si estendeva fino alle pendici dei vulcani della Kamchatka, non sembrava esserci nulla in quel minuscolo altopiano innevato e disabitato. Tranne forse una qualche sporadica Alce di Russia che correva agile sulla neve alla ricerca di qualche ciuffo d’erba sopravvissuto al ghiaccio o che si trovava sotto di esso.

Ma al disotto di quel altopiano si trova un intricata rete di corridoi e sale costruita dalla Umbrella Corporation. Uno dei suoi migliori laboratori che non era stato scoperto e di conseguenza distrutto dalla G.A.A.B.

Non che il laboratorio fosse in attività, poiché esso era stato sigillato dopo un outbreak avvenuto al livello 8. Anche se adesso una figura umana si muoveva fra i corridoi e le sale in cui si trovavano le spoglie assiderate di varie creature e persino degli stessi ricercatori, la figura era veloce più di un qualunque essere umano.

La figura si fermò solo quando raggiunse una porta blindata i meccanismi erano congelati e bloccati da uno spesso strato di ghiaccio. Ma quello non fermò la figura che si aprì un passaggio nel metallo ghiacciato usando semplicemente le mani.

Dal varco fuoriuscì uno sbuffo d’aria calda che si condensò in vapore in pochi secondi. Un flusso continuo di aria calda fuoriusciva dalla sala dall’altra parte della porta blindata. La figura attraversò il varco, trovandosi davanti quello che cercava.

Il progetto Thanatos, un Tyrant perfetto secondo alcuni aspetti ma molto carente ed imperfetto sotto altri. Prima fra tutti la capacità di riconoscere la differenza fra il proprio padrone e l’obiettivo.

Il Tyrant in questione era immobile dentro una capsula oramai svuotata e disattiva, i suoi occhi bianchi erano aperti ma non parevano osservare nulla e Thanatos stesso era la fonte di quel calore infernale che permeava l’aria e la rendeva più opprimente di quella gelida che si trovava all’esterno della sala.

La Swarm cadrà, sto venendo a salvarti, Alex” pensò Albert Wesker. Avrebbe usato Thanatos come diversivo e poi mentre gli uomini della Swarm erano impegnati a sopprimere la minaccia, lui avrebbe raggiunto la loro “sala dei Tyrant perfetti” e avrebbe salvato suo fratello…

… peccato che Wesker non sapesse che questo era già stato calcolato da Iluq direttore della Swarm che presto lo avrebbe aggiunto alla sua “collezione” di esemplari perfetti.

-Q.G. dei Tεκνα Δραγοντοσ, canile abbandonato, New York

Il Drago e la sua squadra di Tyrant erano tornati da qualche ora.

Victor sorrideva sinistro, i suoi occhi d’onice scintillavano, un altro quartier generale della G.A.A.B. era stato neutralizzato. La Global Alliance Against Bioterrorism stava perdendo terreno, i Tεκνα Δραγοντοσ presto avrebbero dominato il mondo…

… anche se non sapevano di avere contro un’organizzazione senza scrupoli tanto, se non di più, quanto loro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’Autore

Sono tornato con un nuovo capitolo, scusate il ritardo, ma la scuola, il lavoro come guardia diurna e/ o pomeridiana in una pizzeria si stanno prendendo tutto il mio tempo… sono davvero dispiaciuto :(.

Ringrazio Mattalara per aver recensito il precedente capitolo: Grazie mille, Lara!
Piccole note:
  1. = “Suluk”, nome inuit che significa “calore, o fuoco (per estensione di significato)”
 
  1. = “Iluq” nome inuit che significa “Ghiaccio”, è anche un sostantivo e il significato più corretto è “Ghiaccio trasparente”, poiché gli inuit hanno tantissime parole per dire ghiaccio in base alla tipologia di esso.
 
  1. = “Sherry Birkin” come mi sembra di aver detto nel 1°capitolo (se non l’ho fatto mi scuso), nel AU di You are Infected è stata Sherry e non suo padre ad essere infettata dal G.
P.S. Ciò che accadrà Barry Burton sull’Ecliptic Express e l’esito dell’attacco di Wesker alla Swarm, verrà narrato in un secondo intermezzo che pubblicherò dopo il 5°Capitolo.
-Anthony Edward Stark
 
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Ah, l'amour!Où peutre-etre c'est juste la destruction? (Francia, Parigi) ***


                You are Infected 3: La fine di un Incubo

        Capitolo 5: Ah, l'amour! Où peut-être c’est juste la destruction ? (Francia, Parigi)

Tutti mi conoscono e nessuno sa perché son nata,
Dall'alto la mia città guardo, e dalla mia cima molti
la morte han cercato. D'acciaio e ferro son fatta,
Ma la mia anima è la mia patria”
 
-Q.G Americano della G.A.A.B., Washington D.C.

Avevano perso un altro quartier generale, altre vite erano state distrutte da degli psicopatici bioterroristi.

Quel gruppo di fanatici aveva inviato un altro enigma, un’altra possibilità di salvare qualcuno che speravano sta volta di non perdere.

-Artide

Tonraq1 era un ragazzo geniale, un biologo che non aveva eguali al mondo se non Jensen Williams membro dei Primi Tredici. Come oramai da otto anni a questa parte, analizzava i campioni provenienti dai Tyrant tenuti sotto criostasi.

Non che i virus potessero mutare con temperature tanto basse ma era meglio non sottovalutare la resistenza di questi piccoli ed imprevedibili corpuscoli.

Dopo aver analizzato quei campioni e non aver riscontrato alcuna mutazione dalle precedenti rilevazioni, rimase per qualche minuto nella sala dei Tyrant, erano creature tanto perfette che secondo lui non sarebbero dovuti rimanere “a dormire” per i prossimi decenni.

Dovevano vedere ciò che accadeva al mondo.

La Swarm aveva altre sale sotterranee in cui teneva in stato di stasi altre creature, come gli Hunter o i Liker o gli Anubis. Ma Tonraq preferiva la sala dei Tyrant poiché essa era la dimostrazione di quanto la scienza potesse modificare e migliorare un essere umano fino a renderlo quasi divino.

Il suo sguardo si fissò sull’ultimo Tyrant, Alexander Wesker l’unico a non presentare alcun genere di mutazione. Tonraq aveva quasi sperato che un giorno si svegliasse d’improvviso permettendogli finalmente di guardarlo negli occhi.

-Q.G. dei Tεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, pressi di New York

Presto un altro quartier generale della G.A.A.B. sarebbe stato distrutto dall’attacco del Drago.

Greg faceva il suo solito giro di controllo delle B.O.W. accompagnato da Lessie, la Flying Reptile.


Jonas era con Ricky al poligono di tiro della base, non importava che lui fosse un Tyrant non voleva perdere il suo tocco con le armi.

L’intera squadra di Chris si trovava nei loro rispettivi alloggi, Victor aveva mandato solo il Drago ad eliminare quel Q.G. visto che più volte l’intervento degli altri era risultato innecessario.

-Q.G. francese della G.A.A.B., Parigi, Francia

Chris indossava la solita maschera ed era “nascosto” in una viuzza che delimitava il quartier generale, il Q.G. francese invece degli altri si trovava all’interno della città invece che all’esterno.

Ma per il Supreme Tyrant non avrebbe costituito un vero problema, anche se la G.A.A.B. fosse riuscita ad intervenire. Niente avrebbe fermato il Drago.

-Racoon City, Laboratorio di ricerca agenti patogeni

Che fine hanno fatto?!” Pensò Rebecca, Jensen non aveva molto tempo prima che il Daylight.2 cominciasse a mutarlo.

Loro non avevano mai ritardato tanto, anzi non erano mai arrivati in ritardo sapevano quanto fosse importante che arrivassero in orario. Perché ora d’improvviso erano così in ritardo?
Era tremendamente preoccupata se non di più, quando finalmente Piers e Jensen arrivarono. Jensen sembrava stare perfettamente bene. Ma appunto “sembrava”, il suo respiro era affrettato, le pupille anormalmente dilatate tanto da aver inghiottito l’iride quasi del tutto.
Rebecca gli iniettò la stabilizzante prima che poté e poi sperò che funzionasse.

-Q.G. francese della G.A.A.B., Parigi, Francia

Le viuzze parigine erano tanto strette da permettere il passaggio di una sola persona e tanto buie da sembrare macabri corridoi. Nessuno sarebbe passato di lì comunque. Visto che gli stessi parigini preferivano le ampie strade principali.

L’edificio del quartier generale era un edificio abbastanza alto da poter essere definito un piccolo grattacielo, non vi erano grandi vetrate come negli altri Q.G. in realtà pareva un luogo abbastanza anonimo rispetto agli altri.

Presto di quell’anonimo quartier generale non sarebbe rimasta che cenere.

L’attacco iniziava adesso.

-Livello Underground 1, Laboratori, Q.G. dei Tεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, pressi di New York

Greg decise di fornire al Drago una libertà di pensiero maggiore, in modo da non provare eccessivamente la mente del Tyrant, così che potesse liberarsi degli agenti parigini nel modo che riteneva migliore.

Greg era del parere che la G.A.A.B. avrebbe trovato uno spettacolo degli orrori una volta che il Drago avesse lasciato il Q.G francese.

Nel poligono di tiro, Jonas e Ricky continuavano il loro allenamento. Ricky non poteva che dirsi alienato dalla situazione surreale, lui e un Tyrant che si allenavano assieme. Jonas era rimasto lo stesso, se non fosse che al contrario della sorella, egli non aveva ancora capito come riprendere un aspetto del tutto umano.

Ricky si chiedeva, anche, come avesse fatto a migliorare, di colpo, la sua mira. Non che prima fosse così pessima ma non aveva mai fatto 15/15 colpi alla testa era sempre arrivato ad un massimo di 6/15.

<< Dovresti prestare più attenzione al bersaglio, Simmons >> lo riprese Jonas con un sorrisetto.
In effetti non aveva prestato per nulla l’attenzione sul bersaglio di cartone, di quindici colpi era riuscito a colpire quel bersaglio solo due volte al torace, anche se non era esattamente lì ma leggermente decentrato verso destra.

Ricaricò l’arma una 9mm standard e ricominciò a sparare, concentrandosi esclusivamente sul bersaglio.

- Q.G. francese della G.A.A.B., Parigi, Francia

Silenziosamente il Supreme Tyrant si era liberato di tutti gli agenti al piano terra e nei primi due piani. Adesso non restavano che gli ultimi cinque piani e avrebbe espugnato da solo il quartier generale. La G.A.A.B. non sarebbe arrivata in tempo nemmeno sta volta.

Jacques Du Montblanch si rese conto dell’attacco dei Tεκνα Δραγοντοσ solo perché aveva controllato le telecamere a circuito chiuso del edificio.

Aveva avvisato i suoi colleghi e adesso attendevano che i loro uomini li attaccassero. Avevano provato a contattare gli altri Q.G. ma non c’era modo di contattare alcuno. Speravano che i terroristi non attaccassero la città.

-Racoon City, Laboratorio di ricerca agenti patogeni

Jensen si era ripreso, dopo qualche istante. L’iride del ragazzo era diventato di un rosso terrificante prima che tornasse di quel, oramai, normale mogano.

Rebecca si trattenne dall’urlargli contro quanto erano stati irresponsabili a ritardare qualcosa di così importante per la vita di uno di loro. Avevano rischiato troppo, se Jensen si fosse trasformato in una B.O.W. proprio nel cuore di Racoon City si sarebbe scatenato il panico.

-Q.G. francese della G.A.A.B., Parigi, Francia

Chris trovava divertente il panico che si era impossessato di quegli agentucoli, non appena aveva fatto a pezzi uno dei loro, fatto a pezzi non proprio diciamo che lo aveva tagliato in due letteralmente.

Dovevano essere addestrati a superare situazioni di estremo pericolo quindi non si spiegava il perché di quella reazione. 

Rapido come un fulmine il Supreme Tyrant si diresse verso uno degli agenti, sembrò trapassarlo come se egli fosse un fantasma.

<< Guardami >> ringhiò il Tyrant, il povero Bastien sollevò lo sguardo vedendo che il Tyrant stringeva il suo cuore fra le mani, qualche istante dopo si accasciò al suolo senza vita. Chris sorrise, di quel suo sorriso strano che era crudele e divertito allo stesso tempo, chiuse la mano attorno al cuore, schiacciandolo.

<< Replier! >> ; Fu Jacques, appena ripresosi dallo shock, a lanciare l’ordine. 
-H.Q. della G.A.A.B., Washington .D.C.

<< E’ Parigi, i Τεκνα Δραγοντοσ stanno attaccando il quartier generale parigino >> disse Conan Matheson.

<< Avvisate le filiali più vicine per fornire supporto alla squadra di Parigi. Voglio che quei terroristi vengano fermati! >> ordinò Steve Vester, Conan si diresse rapido a fornire l’ordine alla filiale spagnola, a quella italiana e alla filiale tedesca.

- Q.G. francese della G.A.A.B., Parigi, Francia

A Chris non importava di star seguendo gli ordini di quel bastardo di Victor, voleva solo divertirsi. Voleva solo che quegli inutili agenti soffrissero.

Uccise un altro di quegli agentucoli rompendogli il collo, morivano come mosche, erano così inutili. Uno di loro tentava ancora di mantenere una qualche strategia nel vano tentativo di fermarlo, non ci sarebbero riusciti.

Un altro agente venne ucciso trafitto dai suoi tentacoli. Jacques tentava di mantenere la calma, per dirigere una qualche contro-azione per fermare quel Tyrant. Ma quella cosa non si fermava, attaccava e uccideva i suoi uomini senza che lui potesse fare altro se non dire “Ripiegare!” nella speranza che qualcuno che non era stato ucciso dal Tyrant lo sentisse, nonostante il panico. Jacques vide tutti i suoi colleghi venire uccisi dal mostro, tutti uno dopo l’altro. Senza che alcuno di loro riuscisse anche solo a colpirlo.

Era rimasto solo lui… lui e quella cosa, quella creatura dall’aspetto umano ma che oltre quello di umano non aveva niente. Sparò contro l’essere nella speranza di colpirlo, ma non ci riuscì neanche una volta.

Quell’ultimo era quello che aveva tentato di mantenere la situazione sotto controllo. Quel povero, illuso di un essere umano.

Si sarebbe divertito con quell’agente.

-Tre ore più tardi

La squadra italiana mandata in aiuto del quartier generale di Parigi, si diresse verso il quartier generale. Il silenzio che li accolse fu desolante, nessun suono, niente di niente. Trovarono gli agenti di Parigi, erano tutti morti.

Non sapevano cosa li avesse uccisi ma di certo non poteva essere umano. A giudicare dallo stato dei corpi, quando arrivarono al ottavo piano si trovarono davanti uno spettacolo macabramente inquietante e complesso, c’erano le teste di almeno venti persone, uomini e donne, che formavano una sorta di percorso.

Degli arti strappati ai corpi degli agenti erano stati adagiati ai lati del percorso ognuno puntato su una direzione diversa come fossero frecce, l’unica cosa che li accomunava era che tutti erano stati minuziosamente scorticati senza danneggiare i muscoli sottostanti alla pelle.

Gli agenti non sapevano che aspettarsi alla fine del percorso, in realtà non sapevano nemmeno perché lo stavano seguendo. Oramai sapevano che nessuno poteva essere sopravvissuto all’attacco. Forse era una qualche sorta di curiosità, nel cercare di capire fino a che punto si fossero spinti coloro che avevano creato quella macabra e grottesca opera, che li spingeva a proseguire.

Il percorso terminava di fronte all’ufficio del direttore della filiale parigina. Adrién Bourdelaire.
La porta e la maniglia erano macchiate di sangue, anche se macchiate non era proprio esatto pensò Luigi Borgoverde sembrava che fossero state ridipinte entrambe col sangue. Il sangue non ancora troppo secco colava dal pomello d’acciaio.

Il capitano, Gianfranco Solizi, fu quello che aprì la porta, poggiando la mano guantata sul pomello insanguinato per girarlo e aprire la porta. Un corpo era steso sulla scrivania metallica, aveva il petto squarciato, il braccio sinistro era stato sezionato, il viso su cui si trovava impressa un’espressione di terrore aveva un taglio seghettato lungo un lato come se qualcuno avesse tentato di levargli la faccia.

Sembrava come se non avessero completato l’opera, Lorenzo Galazzi notò che il cadavere sembrava stringere qualcosa nella mano destra, forse aveva prima di morire preso qualcosa ad uno dei terroristi. Informò il capitano su ciò che aveva visto, decisero di prendere il possibile indizio.

Le punte delle dita della mano destra erano macchiate di sangue, quando riuscirono finalmente ad aprire la mano, videro che aveva un occhio stretto in pugno. Un occhio dall’iride scarlatta e la pupilla verticale, l’occhio di un Tyrant. La cosa più inquietante fu che non appena gli puntarono la torcia contro, la pupilla verticale si contrasse allo stimolo luminoso.

-Elicottero dei Tεκνα Δραγοντοσ

Chris si levò la maschera, pentendosi di averla levata prima mentre torturava quel francese. Quel bastardo gli aveva cavato un occhio prima che lo uccidesse.

Tanto già si stava rigenerando ma gli aveva portato un incredibile fastidio, una scia di sangue nero era colato dalla ferita. Per il momento sembrava che avesse un minuscolo punto di brace ardente che brillava nel lato sinistro del viso.

-Racoon City

Claire Redfield effettuava la sua ronda giornaliera assieme al suo partner, Leon. Come ogni giorno controllavano la città, sperando che come ogni giorno non succedesse niente.  

Da quando Chris era tornato, Claire aveva temuto che tornasse a Racoon per ucciderla o per continuare quel suo piano di sterminio. Ma lui non era tornato era semplicemente sparito e Claire non sapeva esattamente cosa la preoccupasse di più se il fatto che Chris fosse sparito o il fatto che era tornato.

-Q.G. dei Tεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, pressi di New York

L’attesa sarebbe stata ancora lunga, il Drago non sarebbe tornato presto.

Greg non sapeva quanto convenisse lasciare Chris Redfield libero, per il ricercatore avrebbero dovuto levargli il libero arbitrio dopo il completamente della missione, ma Victor aveva detto che voleva vedere quanto il Drago tenesse alla sua vita, se avesse provato ad attaccare il pilota dell’elicottero loro avrebbero mandato l’impulso letale. Uccidendo il Tyrant perfetto.
Jonas e Ricky si dirigevano verso i loro rispettivi alloggi

<< Simmons, non ho mai capito come tu abbia incontrato Victor >> disse Jonas

<< Questo è perché non ve l’ho mai detto >> rispose Ricky << E’ una storia davvero lunga, Jonas. >> continuò. Il T-Veronica Tyrant non disse alcunché in risposta, si zittì mentre continuavano a proseguire lungo il corridoio bianco.

-Ecliptic Express, Foresta degli Arklay

Le sanguisughe erano riuscite a raggiungerli ed ad uccidere i tre sopravvissuti che era riuscito a salvare.

Il treno d’improvviso ripartì.

<< Dovrà sopravvivere alla villa da solo. Crede di potercela fare, Agente Burton? >>; quella voce era Marcus. Che intendeva? La villa era stata distrutta. E perché pareva avercela con lui?

-Artide

L’aria attorno al Thanatos raggiungeva una temperatura insopportabilmente calda, uno scudo di calore lo circondava. La neve e il ghiaccio attorno alla B.O.W. sublimavano, diventando vapore acqueo tanto era alta la temperatura di quel guscio di calore.

Non importavano le qualità del Thanatos adesso, gli serviva solo che distraesse gli agenti della Swarm cosicché potesse salvare suo fratello.
 
 
Victor giocava col fuoco volendo tenere il Tyrant cosciente così come Marcus che cercava vendetta contro un uomo che non gli aveva mai nuociuto, mentre Albert, il morto tornato fra i vivi, tentava di salvare l’unico altro che potesse capirlo. Suo fratello.
 


 
Note dell’autore
Scusatemi per il ritardo e che come ho detto sono impegnato col lavoro…

Spero che anche questo capitolo vi piaccia. Ma prima di salutarvi, ringrazio Mattalara per aver recensito il capitolo precedente e Vale, la mia carissima amica, perché mi sopporta nei miei scleri e nei momenti in cui parlo solo ed esclusivamente della mia ispirazione che non c’è.

Piccola nota:
  1. = “Tonraq”, nome inuit che significa piccolo uomo o spirito
Grazie anche a voi lettori silenziosi perché leggete questa mia piccola storiella.
-Anthony Edward Stark

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Capitolo 7
*** Intermezzo 2: Can you alone at the nightmare? And Saving brother Alex ***


              You are Infected 3: La fine di un Incubo

        Intermezzo: Can you survive alone at the nightmare? And saving brother Alex1


-Ecliptic Express, Foresta degli Arklay

Il treno deviò il suo percorso rettilineo entrando in un tunnel scavato nella roccia che a prima vista nessuno avrebbe notato. La luce del sole non entrava più dai numerosi finestrini spaccati. Le sanguisughe erano sparite, lasciando tutto ricoperto dalla loro viscida bava infetta e i cadaveri della povera gente che avevano ucciso.

Il treno si fermò con uno stridio di freni, mentre i pistoni si fermavano del tutto.

<< E’ il momento di provare la sua abilità ma soprattutto il suo coraggio, Agente Burton >>; la voce di Marcus pareva provenire da qualunque luogo, tanto era forte e rimbombante ma fin troppo chiara.

Barry si trovò costretto ad uscire dal treno da un assalto improvviso delle sanguisughe arrivate da chissà dove, i binari finivano a qualche metro di distanza dal treno. Le sanguisughe rimasero all’interno del treno come per impedirgli di tornare indietro. Davanti a lui si trovava un secondo tunnel illuminato malamente da due faretti posti all’ingresso, Barry avanzò lentamente lungo il tunnel, la Colt Anaconda stretta in pugno.

Il tunnel terminava all’interno di un enorme antro roccioso, che si trovava proprio all’interno delle montagne Arklay, e poi la vide, un’altra villa come quella che si trovava nella foresta ma nascosta come quella in Antartide. L’ampia doppia porta di quercia dalle maniglie dorate si trovava ad un paio di metri da lui.

Doveva andarsene, doveva trovare il modo di tornare a Racoon City, si voltò e davanti a se vide una creatura, più alta di un uomo ma meno di un normale Tyrant. Numerose bocche irte di minuscoli denti aguzzi si aprivano sugli arti e sul torso della creatura

<< La ritirata non è un opzione considerabile, Agente Burton. >> disse la creatura con le sue innumerevoli bocche, era Marcus…. Ma come poteva essere diventato una tale creatura? << Entri nella villa, Agente Burton. Non mi costringa, scusando il gioco di parole, a costringerla ad entrarvi >>; Barry non capiva perché, perché Marcus avesse un tono così cortese e formale, quando il suo corpo era quello di un mostro.

Stava per puntargli la Colt contro quando Marcus parlò nuovamente << Non vorrà certo che sua moglie e le sue dolcissime figlie vengano uccise, o mi sbaglio? >>; Barry non sapeva come reagire, come faceva quel folle a sapere della sua famiglia?

<< Chi tace acconsente, Agente Burton. Dovrebbe andare nella villa, prima che io cambi idea. La piccola Poly dovrebbe avere quattordici anni, adesso, non vorrei trovarmi costretto a stroncare la sua giovane vita. Si ricordi, Agente Burton, io posso uccidere chiunque, non importa dove sia nascosto, senza muovermi da qui. Ma quindi potrebbe sorgerle il dubbio del non essere certo che io l’abbia fatto davvero, e io risolverei questo dubbio facendo portare ai miei figli la testa della piccola Poly fin qui, sono molto veloci sa? - parlava di quelle orride sanguisughe con l’orgoglio di un padre – Quindi adesso… adesso… adesso – il suo tono si era fatto più cupo e affaticato come se cercasse di impedirsi di fare qualcosa- VADA! >> completò il suo monologo con quel grido che doveva essere un ordine ma che sembrava più il ruggito di uno di quei mostri.


-Artide

Non appena il Thanatos avvistò uno degli agenti della Swarm, si lanciò all’attacco lanciando un grido primordiale e mostruoso, il rumore dei suoi passi pesanti si udì anche al di sopra del forte vento.

Imnek2, l’agente che era stato avvistato da Thanatos, compiva il suo giro di perlustrazione lungo il perimetro dell’edificio dei laboratori, anche se onestamente non né capiva l’utilità nessuno avrebbe mai cercato una base al Polo Nord. Lui e Noatak3, nome in codice Cacciatore, erano impegnati nella perlustrazione della zona attorno all’edificio quando udirono il grido del Thanatos, quello che videro muoversi in loro direzione pareva in tutto e per tutto un’enorme nuvola di vapore bianco.

Quando videro cosa si trovava dietro quella nuvola di vapore, seppero immediatamente di essere spacciati. Dovevano avvisare gli altri.

<< Qui, Cacciatore. Siamo sotto attacco da parte di una B.O.W., ripeto una B.O.W. ci sta attaccando >> disse Noatak.

<< Qual è il modello della B.O.W.? >>Chiese Uomo di Neve, il nome in codice di Koori.
<< E’ una B.O.W. di modello Tυραννοσ, ripeto è una B.O.W. del modello Tiranno >> rispose Imnek, mentre lui e Noatak riuscivano ad evitare la carica del Thanatos, quella creatura era il Tyrant più grande che avessero mai visto, la pelle era di un uniforme bianco perlaceo, il cuore rosso e brillante batteva al di fuori della gabbia toracica, ambedue le mani erano munite di lunghi artigli che sembravano impianti metallici e graffiavano la neve mista a ghiaccio mentre si muoveva, gli occhi lattei e vuoti.

Thanatos fendette un colpo dei suoi possenti artigli contro i due agenti, gli artigli grigiastri si erano tinti di un rosso brillante come se fossero metallo incandescente.

Mentre Iluq mandava gli agenti a fornire supporto ad Imnek e a Noatak, Wesker si dirigeva verso la sala dei Tyrant.

L’edificio si era svuotato del tutto, la Swarm aveva fin troppi agenti ma un'unica squadra di ricercatori che in quel momento si sarebbe potuta trovare dispersa ovunque. Non che ad Albert importasse, lui voleva solo salvare suo fratello.

-Villa nascosta della famiglia Spencer, Arklay’s Mountains

Si era trovato costretto a rifugiarsi nella villa quando Marcus aveva perso il controllo di quella sua forma mostruosa, si era chiuso la pesante doppia porta di quercia alle spalle. La villa era esattamente come la ricordava nonostante essa fosse solo una copia dell’originale.

La vetrata del tutto inutile, visto che si trovava sottoterra, si mostrava nella sua variopinta lucidezza era visibile alla fine della grande scalinata centrale, l’intera sala era magnifica.

Un altro dei ringhi mostruosi di Marcus si udì dall’esterno della villa, probabilmente c’era un altro modo per uscire e quel modo era protetto da un numero spropositato di enigmi inutilmente complicati. Con indovinelli ed emblemi introvabili.

Almeno non ci sarebbero stati zombie qui, o almeno così Barry credeva.

Per prima cosa avrebbe dovuto cercare una qualche mappa, non ricordava così bene tutta la planimetria dell’edificio. Ricordava poco dell’intera villa, anche se ricordava benissimo la planimetria del laboratorio cosa che non gli sarebbe servita.

Si diresse verso la prima porta alla sua sinistra, sul pomello argenteo della suddetta porta era inciso l’emblema della spada, Barry provò comunque ad aprirla sperando che non fosse chiusa. Purtroppo per lui lo era, “Fantastico cominciamo benissimo” pensò sarcastico l’uomo, anche la seconda porta alla sua sinistra era chiusa, sul pomello era inciso l’emblema dell’elmo.

Si diresse allora verso la doppia porta che conduceva alla sala da pranzo, che si mostrò ai suoi occhi illuminata da tre candelabri d’argento posti sulla tavola da pranzo e da un lampadario di cristalli.  Un  vecchio orologio a pendolo bloccato si trovava alla sua sinistra, il quadrante dell’orologio era sparito assieme ad alcuni ingranaggi. In fondo alla sala sopra il caminetto, invece dell’emblema di legno, c’era un incisione di Cupido, vi era una cavità a forma di punta di freccia lì dove sarebbe dovuta essere la punta della freccia di Cupido e sotto vi era inciso qualcosa:

Quando la freccia di Eros sarà completata, la strada verrà, allor, liberata”; doveva cercare la punta di una freccia che sarebbe potuta essere ovunque in quella villa, sempre che quell’enigma lo aiutasse davvero ad uscire da li.

Aprì l’unica porta della stanza, una zaffata che sapeva di decomposizione e chiuso lo investì non appena aprì la porta. Proprio di fronte ad essa, accasciato contro il muro del corridoio giaceva un cadavere, la testa inclinata d’un lato, il viso che non aveva più alcun tratto, era solo una maschera di muscoli quasi del tutto sfatti, aveva un pugnale di vecchia fattura, simili a quelli d’esposizione, piantato nel collo.

Accanto al corpo vi era quella che pareva essere un agenda, un agenda rilegata in cuoio marrone. La prese facendo attenzione al cadavere, quasi avesse paura che d’improvviso tentasse di attaccarlo, l’agenda era coperta da una sorta di strato ceroso, bianco-grigiastro.

Si allontanò dal cadavere e cercò un punto abbastanza illuminato per poter leggere il contenuto dell’agenda… le prime pagine erano spesso considerazioni sui vari esperimenti che avevano compiuto, una data attirò la sua attenzione, essendo anche l’unica con una data chiara.

12 Maggio 1998
I laboratori dell’altra villa hanno avuto una fuga del Virus Tiranno, alcuni ricercatori sono stati trasferiti nei nostri laboratori… dopo i doverosi test.

13 Maggio 1998
I contatti con l’altra villa sono cessati del tutto e la struttura è stata sigillata. Qui le ricerche stanno procedendo a gonfie vele, sono certo che Lord Spencer apprezzi i nostri sforzi.

14 Maggio 1998
Abbiamo ricevuto un audio messaggio proveniente dall’altra villa… I sopravvissuti al contagio… non avevo mai sentito qualcuno che veniva ucciso dai T-Vettori… io non capisco. Se c’erano dei sopravvissuti perché Lord Spencer non ha trasferito anche loro?

In realtà adesso che ci penso, non so che fine abbiano fatto i ricercatori dell’altra villa che sono stati trasferiti nei nostri laboratori…

15 Maggio 1998
C’è stato un piccolo incidente nella cella della cavia J-07, nonostante l’avanzato stato di decadimento dei tessuti è riuscito a fuggire, l’unità di contenimento biologico è comunque riuscita a fermarlo prima che infettasse qualcuno, per fortuna.

16 Maggio 1998
Mentre analizzavo dei campioni di una cavia in fase V-ACT, ho notato qualcosa di… insolito. Sembra che il virus stia operando per mutare la struttura ossea e muscolare dell’ospite. Forse otterremo qualcosa di diverso da un normale Crimson…

La cavia J-01 è stata trasferita in un unità di contenimento migliore di quella in cui è rimasta nelle ultime settimane.

17 Maggio 1998
Siamo rimasti senza riscaldamenti, la caldaia ha smesso di funzionare… e Lord Spencer non può far intervenire alcuno perché quest’edificio è letteralmente sconosciuto all’Umbrella stessa. Questo posto è diventato una ghiacciaia.

Posso abituarmici, devo farlo… uff, se solo non facesse tanto freddo.
18 Maggio 1998

I progressi con il Virus Tiranno proseguono. Dovremmo riuscire a completare una forma raffinata del virus entro la fine di questo mese.

La cavia J-01 si è trasformata in una sorta di predatore quadrupede, cosa ancor più sconcertante è il fatto che il cuore abbia ripreso a battere… ogni processo di decadimento fisico si è arrestato… questa creatura è molto interessante.

19 Maggio 1998
La cavia J-01 è riuscita a fuggire dalla sua unità di contenimento, non riusciamo a trovarlo, potrebbe essere ovunque… E in più J-01 è capace di trasferire una carica virale maggiore con un morso rispetto a quello di un normale T-Vettore.

20 Maggio 1998
La villa è stata sigillata, siamo bloccati. Spencer ci ha condannati! Il virus ha cominciato a diffondersi, i contagiati si trasformano due volte più velocemente rispetto al normale. Io e alcuni dei miei colleghi abbiamo deciso di provare a fuggire dal tunnel sotterraneo che connette questo laboratorio al sistema fognario di Racoon City.

Spencer non può aver bloccato anche quel passaggio… Non dirò niente ad alcuno, ma uno dei contagiati è riuscito a mordermi. Fin ora sta andando tutto bene

21 Maggio 1998
L’hanno capito… mi hanno lasciato qui… a morire.
Non… voglio… l’infezione si diffonde.
Io… non… non… voglio… morire!

22 Maggio 1998
Ho. paura, tutto. fa male.
Voglio. Tornare. a casa.
// // //. Male. Fame. Ucciso uomo. Buonissimo.
” Per quanto potesse dispiacergli per quel ricercatore almeno adesso sapeva da dove sarebbe potuto fuggire dalla villa, da quel passaggio nel laboratorio.

Scese lungo il corridoio fino ad arrivare ad una piccola stanza con una gabbia da un lato, e un altro cadavere accasciato dall’altro e una rampa di scale difronte a sé.

Salì le scale e giunse in un corridoio che aveva innumerevoli specchi negli angoli che riflettevano la luce in modo al quanto particolare. Svoltando un paio di volte a destra ed un altro paio a sinistra trovò una statua dorata di Cupido identica in tutto e per tutto all’incisione sul caminetto della sala da pranzo, esattamente come nell’incisione Cupido, il dio dell’amore era rappresentato nell’atto di scagliare una freccia. La punta della freccia dorata sembrava removibile, essa si stacco facilmente dal sottile corpo d’oro della freccia.

La punta di freccia sembrava essere di smeraldo, ma con uno sguardo più attento si poteva notare che essa non rifletteva la luce allo stesso modo dello smeraldo, era peridoto anche detto “Smeraldo dei poveri”.

-Artide, edificio dei laboratori

La sala dei Tyrant non era molto lontana, presto suo fratello sarebbe stato salvo.

Nel frattempo all’esterno gli agenti tentavano di fermare il Thanatos, ma quello pareva essere immune a qualunque colpo gli venisse esploso contro.

Per quanto potesse essere strano al polo, l’aria attorno al combattimento era soffocantemente calda. E la neve che sublimava attorno al Thanatos creava una densa nebbia attorno al Tyrant, una nebbia che lo copriva del tutto se non fosse per il rosso incandescente dei suoi artigli che però erano ben visibili solo quando si preparava ad attaccare.

Era davvero difficile evitare di essere uccisi da quell’essere, che caricava e colpiva come una furia.

Tonraq si trovava nella sala dei Tyrant mentre gli agenti combattevano per fermare quel Tyrant, ne aveva visto solo qualche immagine dalla telecamera ma gli era bastato per definirlo un fallimento aveva fin troppi difetti che gli sarebbero risultati fatali.

Ma lui, Alex Wesker, lui era la migliore creazione della Umbrella Corporation. Tonraq aveva disabilitato le telecamere nella sala dei Tyrant, e aveva liberato Alex Wesker dalla sua capsula. Il Tyrant doveva ancora risvegliarsi, ma di questo non gliene faceva una colpa era rimasto per così tanto tempo in quello stato dormiente.

Il giovane ricercatore aspettava, quasi, con impazienza che Alex si risvegliasse. La pelle del Tyrant era ancora troppo fredda, non era normale avrebbe già dovuto essersi riscaldata. Avrebbe già dovuto riprendere una temperatura “normale” per un Tyrant.

Ti supplico non essere morto” pensò il ricercatore, non avrebbe potuto sopportare di essere la causa della morte di quella creatura magnifica.

Un movimento quasi impercettibile, ecco che il Tyrant riprendeva a respirare autonomamente. Si stava svegliando.  Tonraq aveva lo sguardo fisso sul suo viso, finalmente avrebbe visto gli occhi di quell’essere supremo.

Gli occhi blu di Alex si aprirono, fin troppo, velocemente fissando quello sguardo meravigliato e castano del ragazzo che si trovava al suo fianco. L’ultima cosa che ricordava… era la battaglia a Racoon City, il siero che rompeva il legame del virus con il suo corpo, il dolore così intenso ed avvolgente da averlo reso cieco ad qualsiasi altra sensazione e poi il niente… non c’era più niente dopo. Dove si trovava? E chi era quel ragazzo?

- Villa nascosta della famiglia Spencer, Arklay’s Mountains

Dopo aver recuperato la punta di freccia aveva deciso di tornare nella sala da pranzo, voleva vedere cosa, o meglio quale strada si sarebbe liberata.

Mentre ripassava nel corridoio che l’avrebbe condotto alla suddetta sala, notò che il cadavere del ricercatore era sparito. Non era possibile, il T-Virus non poteva sopravvivere per diciassette anni in un corpo morto.

Non c’era alcuno zombie in vista però, era come se quel corpo fosse semplicemente sparito, vaporizzato. Questo però rese Barry ancor più determinato a fuggire da questa villa infernale. Tornò nella sala da pranzo e, inserì la punta di freccia nella cavità. La porzione di muro corrispondente all’incisione si aprì, rivelando una piccola chiave di bronzo l’impugnatura della chiave aveva una spada incisa sopra.

Quella chiave lo avrebbe aiutato a sbloccare la porta che si trovava nella parte sinistra dell’atrio, quindi prese la piccola chiave bronzea. E uscì dalla sala, tornando nell’atrio.

-Artide, Sala dei Tyrant perfetti

Tonraq fissava il Tyrant con uno sguardo meravigliato, quegli occhi erano meravigliosi di quel blu oltremare intenso. Vedeva la confusione in quelle iridi color oceano.

In quello stesso istante all’esterno gli agenti continuavano a battersi contro il Thanatos, quel Tyrant che pareva invulnerabile ad ogni attacco.

<< Liberate i FI-09 >> ordinò Iluq che si trovava al sicuro all’interno dell’edificio centrale della Swarm.

<< Ma signore i FI-09 attaccheranno anche i nostri agenti >> contestò Uomo di Neve,

<< Liberate i FI-09, è un ordine! >>; Koori si trovò costretto a riferire l’ordine ad Hikaru che liberò i FI-09, sembravano all’apparenza dei grossi cani da slitta dalla pelliccia grigia, ma con le zampe da rettile marroni. Aveva due piccole corna sulla testa e gli occhi completamente blu. Erano stati creati grazie al Chris Virus e al T-Phobos.

Una volta liberi i FI-09 si mossero veloci, in branco coordinati come fossero un unico essere, verso l’esterno.  Le zampe artigliate graffiavano il ghiaccio mentre correvano verso l’enorme Tyrant, ignorando al momento gli agenti che erano il pericolo minore.

Il Thanatos colpì con i suoi artigli incandescenti uno dei FI-09 che guaì, schiantandosi contro la neve che si tingeva di rosso, ma dopo qualche attimo di immobilità il FI-09 si rimise in piedi scrollandosi la neve dalla pelliccia, mentre i segni lasciati dagli artigli sparivano come se non ci fossero mai stati.

I FI-09 si lanciarono contemporaneamente all’attacco del Thanatos, alcuni di loro riuscirono ad aggrapparsi al Tyrant con i loro artigli ricurvi, lo graffiavano e lo mordevano finché il Thanatos non riusciva a scrollarseli di dosso, profondi segni nerastri segnavano la pelle perlacea del Tyrant.

-Villa nascosta della Famiglia Spencer, Arklay’s Mountains

Barry aveva recuperato una mappa del primo piano con su appuntate tutte le varie chiavi emblema su ogni porta in cui servivano, così non avrebbe avuto problemi nel ricordarsi quale porta avesse quale simbolo. Non aveva incontrato alcuno zombie il che di per sé era positivo.

Oltre alla chiave spada aveva recuperato un vecchio accendino zippo che ancora funzionava e quasi pieno, nella stanzetta adiacente alla sala della statua con la giara. Sullo zippo era impresso il logo della Umbrella da un lato e un incisione rovinata dall’altro.

Sempre nella stanzetta aveva trovato una nota messa accanto ad una gemma di vetro colorato, la nota diceva:

Alcune tigri hanno un occhio blu ed uno giallo, uno rivela la verità l’altro invece porta solo la morte. Ma sta a te capire qual è quello giusto

La gemma di vetro colorato era gialla, poteva anche cercare l’altra mentre cercava la via per i laboratori. Una cosa che lo infastidiva era la quantità di enigmi che Spencer aveva fatto mettere nelle sue ville, non si potevano fare tre passi prima di incontrare un altro di quegli enigmi e dover fare marcia indietro per cercare quello che serviva per risolvere l’enigma.

Aveva trovato anche, sempre nella stanzetta, una piccola chiave abbastanza vecchia a giudicare dai segni dell’usura che si trovavano su di essa. Aprì l’unica porta presente nella stanza, questa dava su un corridoio abbastanza ampio, ben arredato come tutto in quella villa d’altronde. Le ampie finestre davano tutte sulle pareti di roccia, della cavità naturale in cui era stata costruita la villa, tanto da fargli chiedere quale fosse l’utilità di quelle finestre, se non per mostrare le meravigliose immagini di vetro colorato di cui erano composte.

Anche il corridoio era sgombro, se non per un corpo steso sul pregiato tappeto di velluto rosso, il cadavere in questione aveva numerosi segni di morsi sul corpo e altre lacerazioni riconducibili però all’opera delle larve d’insetto e della decomposizione stessa.

Superò il corpo, mantenendo però l’arma puntata alla testa del cadavere se mai avesse ripreso a muoversi a causa del T-Virus. Nemmeno quello però si mosse. Anche la porta di legno di noce in fondo al corridoio era aperta e dava su di una piccola anticamera, alla sua sinistra vi era l’imbocco per un altro corridoio. Essendo l’unica scelta possibile prese la strada per il corridoio, ad un paio di passi dall’inizio del corridoio vi era un'altra porta, era chiusa ma non si apriva con la chiave spada e non aveva alcun emblema inciso sul pomello, provò quindi ad aprirla con la vecchia chiave e la serratura scattò con un sordo “click” permettendogli quindi di aprire la porta.

La successiva stanza era un bagno, abbastanza modesto rispetto all’intero arredamento della villa, l’aria all’interno di esso puzzava di acqua stagnante e di qualcos’altro, di qualcosa di putrido. La vasca da bagno posta esattamente di fronte alla porta era ricolma d’acqua verdastra e melmosa. Sulla superficie di quella putredine galleggiavano i minuscoli corpicini di alcune larve di mosca metallica.

E lui non avrebbe nemmeno toccato quello scempio figurarsi immergerci le mani per sapere cosa si trovava sul fondo della vasca. Non c’era niente di utile lì dentro solo che non appena si voltò per uscire dalla stanza, sentì un rumore d’acqua che si agitava e poi un gorgoglio liquido che non poteva essere definito un vero e proprio suono.

Dalla vasca, un corpo rianimato si trascinò fuori dall’acqua mentre brandelli di carne marcia ed imbevuta d’acqua si staccavano dal corpo. Le dita scheletriche del non morto graffiarono le piastrelle gialline mentre si trascinava verso Barry, il corpo della creatura che si sfaceva centimetro dopo centimetro. Non avrebbe nemmeno sprecato un proiettile contro quell’essere disfatto, si allontanò con un passo fuori dalla linea d’avanzamento del mostro strisciante che emise un altro gorgoglio, mentre le sue mani artigliavano l’aria nel punto in cui prima si trovava Barry.

L’agente della G.A.A.B. sfilò il coltello, M9-Bayonet d’ordinanza nella G.A.A.B., e colpì la creatura con un fendente alla testa. Il corpo dello zombie venne percorso da spasmi muscolari che lacerarono la pelle già consumata e infine si accasciò al suolo del tutto immobile.

Buona parte del precedente contenuto della vasca si era svuotato sul pavimento e gli permise finalmente di vedere cosa si trovava sul fondo, un’altra vecchia chiave ricoperta da un residuo melmoso di tessuti umani sciolti in acqua. Considerando l’ampiezza della villa gli sarebbe servita e, nonostante, il disgusto prese la chiave.

Uscì dalla stanza e proseguì lungo il corridoio, le cui pareti erano tappezzate da quadri meravigliosi anche se oramai coperti di polvere. Sicuramente Spencer aveva buon gusto anche se la sua mente era piuttosto deviata.

Giunse in un’altra anticamera, alla sua sinistra vi era una porta esattamente come alla sua destra, decise di prendere la strada alla sua sinistra. La porta di legno bianco si aprì in una stanza completamente vuota, tutte e quattro le pareti della stanza erano percorse da un bassorilievo, sulla parete alla sua destra si trovava una porta bianca, anch’essa aperta. Si ricordava di questo posto, era quello da cui aveva salvato Jill dal soffitto-trappola.

Nella stanza seguente oltre ad un vecchio REMINGTON M870 dalla canna deformata, non c’era niente. Poco prima di voltarsi notò che sul caminetto proprio in corrispondenza all’arazzo rosso vi era un portagioie, sul coperchio vi era scritto:

 “La luce del sole mi risveglierà”, premette i pulsanti in corrispondenza alle rappresentazioni del sole e il portagioie si aprì. Al suo interno su un morbido cuscinetto di velluto rosso vi era poggiata una chiave per metà color argento e la lama della chiave color rame, sull’impugnatura era inciso un elmo.

Un'altra chiave che gli avrebbe permesso di giungere in altre stanze, bene… tornò indietro, e uscì dalla stanza del soffitto-trappola. Stavolta prese la strada alla sua destra, la porta si aprì su un altro corridoio anch’esso ben arredato, sentì dei passi strascinati provenire dal fondo del corridoio.

Da una zona d’ombra uscì un altro zombie, gemette affamato non appena lo avvistò con i suoi occhi biancastri. Lo zombie aveva un aspetto ancora umano, non eccessivamente degradato. Se non per la colorazione livida della pelle.

Mentre si muoveva l’articolazione del ginocchio, già provata dall’effetto della decomposizione, cedette con un rumore simile a quello dei rami secchi che si spezzano. E lo zombie già barcollante crollò contro il pavimento senza però fermare la sua avanzata, Barry terminò lo zombie con un fendente del coltello da sopravvivenza. Dando così pace a quel povero corpo martoriato dal tempo e dal virus.

Per quanto il virus fosse sopravvissuto al tempo e i corpi degli infetti avessero anch’essi superato la prova del tempo grazie alla gelida temperatura della villa, quei corpi, pur sempre umani, erano stati indeboliti da fattori esterni come batteri e insetti… gli ospiti del T-Virus non erano più in grado di trasmettere efficacemente il morbo a causa della loro fragilità.

-Artide

La porta automatica della Sala dei Tyrant si aprì. Tonraq e Alex puntarono il loro sguardo su di essa mentre Albert Wesker entrava nella sala.

<< Al-Albert >>; fu il sussurro quasi inudibile di Alex nel rivedere suo fratello. Tonraq si allontanò dal Wesker, non volendo finire preda della furia dell’altro Tyrant.

Ma Albert ignorò del tutto la presenza del biologo, concentrando invece l’attenzione sul fratello, che in quel momento pareva indifeso e fragile. In quel momento sentì la rabbia montargli dentro al solo pensiero che potessero aver ferito, o peggio sperimentato, sul suo fratellino. Che lo avessero trattato come una cavia, mentre lui non poteva difendersi.
Quell’istinto protettivo era così estraneo in lui, eppure non poteva che voler difendere suo fratello nel vederlo così indifeso.

Alex voleva invece aver più forza per non mostrarsi così umano, difronte ad Albert. Doveva essere causa del siero, probabilmente lo aveva indebolito… forse il Dr. Wesker lo aveva portato in un laboratorio della Nikadori e lui non ricordava niente solo a causa della debolezza che il siero gli aveva causato.

Nell’edificio centrale della Swarm, nel frattempo, Koori era riuscito a riattivare la telecamera nella Sala dei Tyrant.

Iluq notò che Wesker era esattamente dove voleva che fosse, però Tonraq aveva risvegliato Alex, “che idiota!” pensò il Direttore della Swarm.

<< Rilasciate il gas sedativo nella Sala >> ordinò; Koori non provò nemmeno a ribattere del fatto che nella Sala si trovasse ancora Tonraq e attivò, direttamente, il protocollo di rilascio del gas. La porta della Sala dei Tyrant si sigillò automaticamente e la sala venne inondata da gas sedativo, progettato esclusivamente per sedare un Tyrant.

Alex, d’improvviso, mentre vedeva quel gas biancastro denso come nebbia, ricordò cos’era successo e che quegli uomini l’avevano sedato mentre lo tenevano bloccato come fosse una bestia selvatica. Prima di averlo bloccato in una capsula criogenica.

Albert tentò di sbloccare la porta, ma nulla la sbloccava. Il sedativo prese pedaggio lentamente nell’organismo dei due Tyrant, fino a farli cadere in un profondo “sonno”.

Il biologo, Tonraq, era invece già svenuto. Il petto che si alzava e si abbassava lentamente, fin troppo. Era però ancora vivo.

-Villa nascosta della famiglia Spencer, Arklay’s Mountains

Aveva recuperato una specie di emblema che rappresentava una serpe attorcigliata attorno ad un’aquila, l’ordine naturale invertito, all’interno della sala dei quadri. Il corridoio finiva in un vicolo cieco. Nella parete che chiudeva il corridoio vi erano però tre cavità, sopra di esse vi era un messaggio:

Predatore e Preda, Cacciatore e Cacciagione.

Sempre è stato così e sempre lo sarà, ma se qualcosa cambiasse? La Preda diverrebbe Predatore, e le Fiere diventerebbero Cacciatori.

Chi è la preda? Chi è il predatore?


Sta volta la fortuna era dalla sua parte, aveva appena recuperato uno dei tre emblemi…
sempre che questo non attivasse una trappola. Inserì l’emblema nella prima fessura che aveva la sua stessa forma, quella di un ottagono, le altre, invece, due avevano: Una la forma di un esagono e l’altra la forma di un decagono.

Ora doveva solo trovare gli altri due sperando che fosse proprio quell’enigma a portarlo nel laboratorio, permettendogli di fuggire da lì.

Tornò indietro e provò ad aprire le altre due porte, una era chiusa a chiave e su di essa vi era inciso un emblema quello della famiglia Spencer, la seconda invece era aperta. Nella stanza vi era una scala che portava al piano superiore, e un’altra porta che probabilmente portava ad un ripostiglio. Controllò la mappa ed ebbe la conferma, accanto alla porta non era stato annotato niente… il che significava o che era aperta o che si apriva con la chiave Emblema.

Andò verso la porta marroncina, abbassò la maniglia e la porta si aprì. Era una piccola stanza, stipati in un angolo e coperti di polvere vi erano oggetti di varia natura e un sacco vuoto di sostanza diserbante. Accanto agli oggetti, vicino ad una scaletta metallica arrugginita vi era un baule pieno di inutili cianfrusaglie.

Vicino alla porta vi era un tavolino con sopra una vecchia macchina da scrivere e accanto ad essa vi era un foglio ingiallito, con qualcosa di scritto sopra.

Ho detto a Josh di spostare il portagioie con l’emblema da questo stanzino alla sala delle armature, so per certo che se ne dimenticherà… quindi potresti pensarci tu? Oh, e non dimenticarti di occuparti di… beh, di quell’altra cosa…
 
Jonathan Toleman


Almeno adesso sapeva dove trovare un emblema (sperando che fosse quello che cercava) … anche se in realtà non sapeva dove fosse la sala delle armature- dannata villa-labirinto.
Controllò la stanza un'altra volta, alla ricerca di qualcosa che poteva essergli sfuggito. Non notando alcunché di utile, decise di provare al piano di sopra.

Si trovò davanti l’ennesimo corridoio che proseguiva difronte a sé e alla sua sinistra.

-Artide

Il Thanatos resisteva ad ogni assalto dei FI-09, oltre che ai colpi esplosi dagli agenti.
I movimenti del Tyrant si fecero più lenti, mentre la pelle perlacea si tingeva di un rosso incandescente. Il calore prodotto dal Tyrant triplicò la sua temperatura, il vapore prodotto dalla neve che si scioglieva, nascose il Tyrant.

Un ruggito terrificante venne prodotto dal Thanatos. Il vapore cominciò a diradarsi, il Tyrant si mostrò nella sua nuova terribile forma.

La pelle perlacea si era scurita, raggiungendo una tonalità grigio cenere, e ispessita. Gli artigli si erano anch’essi ispessiti e allungati, il cuore rossastro pulsava brillando nel lato sinistro del petto della creatura.

Quella cosa era terrificante, Imnek sparò contro il cuore della creatura… che puntò il suo sguardo gelido e senz’anima verso di lui, l’artigliata incandescente fu rapida e letale il povero agente non riuscì nemmeno a vedere il colpo prima che questo lo tagliasse in due.

In quell’istante i FI-09 assaltarono contemporaneamente l’immortale creatura, uno dei FI-09 affondò il muso nel cuore rosso del Tyrant, ma questo non crollò esanime contro la neve al contrario afferrò il cane da slitta mutato e gli schiacciò la gabbia toracica stringendo la mano, il FI-09 cadde contro la neve-una volta rilasciato dalla presa del Tyrant- senza più rialzarsi.

Gli altri FI-09 ringhiarono contro il Tyrant.

-Villa nascosta della famiglia Spencer, Arklay’s Mountains

Era riuscito a recuperare la mappa del secondo piano, nascosta in un libro di botanica, adesso sapeva dove si trovava la sala delle armature. Aveva dovuto eliminare solo due zombie fin ora. Tornò indietro lungo il corridoio e aprì l’unica porta che gli era rimasta, questa dava su una minuscola anticamera, sul muro difronte alla porta si trovava la testa di un alce impagliata e sia alla sua destra che alla sua sinistra c’era una porta.

Aprì la porta di destra, c’era un piccolo studio non molto ordinato, sulla scrivania erano ancora presenti numerosi documenti sparpagliati sull’intera superficie di legno. Di fronte a lui c’era un acquario pieno di acqua ristagnante, non sembrava esserci niente all’interno.

Accanto alla porta c’erano due piccole teche a muro, una sul lato destro conteneva numerose specie di insetti e l’altra sul lato sinistro conteneva degli ami da pesca fatti a mano. Il vetro di entrambe le teche era stato rotto.

Ricordava qualcosa di simile, quando Wesker l’aveva costretto a lavorare per lui, aveva dovuto complicare le cose a Chris e Jill.

Guardò un po’ in giro per lo studio e trovò un piccolo appunto

Davvero non capisco l’utilità di tutti questi indovinelli ed enigmi e inutili meccanismi… tanto qui nessuno si sognerebbe mai di tradire la fiducia di Lord Spencer.

Comunque… non capisco perché abbiano affidato a me uno degli emblemi che chiudono l’accesso ai laboratori


Bene, almeno sapeva di aver ragione su quell’indovinello, risolse il problema delle teche in un attimo e recuperò un altro emblema aveva la forma di un decagono, vi era rappresentato un cervo che incornava un lupo.

Controllò anche la stanza di sinistra, ma non vi trovò niente di utile. Tornò al piano di sotto e mise l’emblema al suo posto prima di tornare al secondo piano e dirigersi verso la sala delle armature. Dovette posizionarle seguendo un ordine ben preciso (3°,1° e 2°) prima di poter ottenere il portagioie.

Per poter aprire il portagioie, dovette ricostruire il logo della Umbrella sul coperchio, all’interno del portagioie vi era una spilla con l’emblema della famiglia Spencer. Guardando meglio notò che vi era un pulsante alla base dell’emblema che divenne una chiave.

-Artide

Iluq e Koori si diressero verso la sala dei Tyrant assieme a Suluk, Alex Wesker venne riportato nella sua capsula criogenica, mentre Suluk attivava la capsula criogenica per Albert Wesker.

All’esterno della base la battaglia continuava, il Thanatos non cedeva mentre i FI-09 erano stati sterminati quasi tutti.

-Villa nascosta della Famiglia Spencer, Arklay’s Mountains

Alla fine aveva trovato l’ultimo emblema dopo aver cercato in ogni stanza della villa, era finalmente giunto nei laboratori, che al contrario di quelli della villa originale erano solo su due livelli, da quello che aveva visto sulla mappa del terminale di controllo il tunnel si trovava al secondo livello, dopo il primo corridoio delle unità di contenimento.

I laboratori erano del tutto vuoti, senza la minima traccia né di zombie né di B.O.W.
sopravvissute. Buona parte delle sale si dimostrò del tutto inutile per trovare il codice che sbloccava il tunnel… in realtà non sapeva neanche dove cercare esattamente, poi in una delle sale- in fattispecie nell’obitorio- trovò un fax ma una lista di cavie, ma sul retro era scritto qualcosa a mano:

21 Maggio 1998

Abbiamo dovuto abbandonare Jonathan e Josh erano stati infettati

Abbiamo deciso di mantenere il tunnel aperto per una decina di minuti, il codice è il nome della nostra prima cavia, ecco perché ho deciso di scrivere quest’appunto proprio qui….

A qualunque sopravvissuto trovi queste parole, spero che la fortuna continui ad assisterti

Lorence Valentine


Barry voltò nuovamente il fax e lesse i nomi delle cavie, il primo era quello che gli interessava maggiormente e quel nome era “Noah Gionne”.

Tornò al terminale e sbloccò il tunnel. Aveva dieci minuti e poi il tunnel si sarebbe richiuso.
Raggiunse l’entrata del tunnel ad un paio di minuti dalla chiusura…  C’era riuscito.

Sentì un suono lieve simile a quello di qualcuno che batteva piano le mani

<< Ben fatto, Agente Burton. Si è dimostrato degno di continuare la sua miserabile vita. E’ libero di andare… Addio, Agente Burton >>mormorò James Marcus, mentre la sua figura umana si mostrava in fondo al tunnel poco prima che sparisse assieme alle sue sanguisughe.

-Artide

Un ultimo colpo venne sparato contro il Thanatos che infine crollò esanime sul morbido manto innevato, lo scudo di calore che si dissolveva mentre il cuore del Tyrant smetteva di battere.

I corpi dei FI-09 cominciarono a diventare cenere, ce l’avevano fatta… Il Tyrant era morto la Swarm era salva... anche se avevano perso alcuni agenti, alcuni loro amici.

Tonraq si svegliò lentamente ritrovandosi ancora nella sala dei Tyrant, Albert Wesker aveva già trovato il suo posto nella sua capsula criogenica… proprio accanto al fratello, ad Alex.

-Q.G. dei Tεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

Il Redfield era tornato e Victor lo aveva accolto con il suo solito sorriso calmo. Lo guardava con uno sguardo strano, che Chris non sapeva definire.

Ma poi quella coscienza di sé evaporò e gli occhi rossi brillanti di Chris persero quella brillantezza demoniaca divenendo spenti e vuoti.

La marionetta dei Figli del Drago era tornata.

 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore

Scusate il ritardo! E’ sempre a causa del lavoro alla pizzeria mi ruba tantissimo tempo… Spero che questo capitolo vi piaccia :).
Ringrazio Mattalara ed Esperanza Castaneda per aver recensito i precedenti capitoli e Vale che mi segue in ogni mio sclero come sempre.

Piccola Nota:

1)= “Saving brother Alex”, E’ basato sul titolo originale del film “Salvate il soldato Ryan” che in inglese era “Saving private Ryan”.
2)= "Imnek", nome inuit che significa "Burrone"
3)= "Noatak", nome inuit che significa "Fiume che fornisce cibo alle persone"

Alle vostre recensioni
-Anthony Edward Stark

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Capitolo 8
*** Capitolo 6: Devi pagare il dazio, se vuoi passare (Italia, Roma) ***


                   You are Infected 3: La fine di un Incubo

                  Capitolo 6: Devi pagare il dazio, se vuoi passare (Italia, Roma)

 
“Capitale del mondo m'hanno chiamato,
Grandi strutture ho ospitato,
Imperatori per le mie strade han camminato,
Son stata incendiata e saccheggiata ma niente m'ha mai eliminato.”

- Livello Underground 8, Alloggio personale del Drago, Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

Il Drago era ancora sotto il controllo di Victor, ma Chris combatteva contro quell’oppressione che voleva renderlo il pupazzo di Victor. Lui era il Tyrant Supremo e nessuno, men che meno uno stupido umano, avrebbe potuto controllarlo.

Gli occhi prima spenti e vuoti del Drago, brillarono debolmente… Chris Redfield stava tornando.

- Livello Underground 4, Laboratori, Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

Uno strano trillo provenne dal computer connesso ai soppressori emozionali del Drago,

“WARNING:
Emotional suppression: off
Total conditioning status: 60%

Warning!
Recalibrate emotional suppressors


Greg lesse sconvolto le informazioni, come faceva Chris a battere i soppressori emozionali? Dovevano riportarlo nel laboratorio e ricalibrare i soppressori, o avrebbero perso il controllo che avevano sul Drago… E non potevano permetterselo.

-H.Q. della G.A.A.B., Washington D.C.

Non avrebbero sbagliato stavolta, ora li avrebbero fermati.

-Q.G. dei Tεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

Victor non voleva ascoltarlo, era sicuro che il Drago non si sarebbe opposto. Che lui fosse semplicemente esagerato nel preoccuparsi, così tanto… ma Greg sapeva che così facendo avrebbero perso il Drago che nel frattempo era stato mandato in missione.

-Roma, Italia

Daniele Francazzi, direttore della filiale italiana della G.A.A.B., capì immediatamente a quale città si riferisse l’enigma era proprio Roma… ma gli americani erano così idioti da non capire la semplicità degli enigmi dei Figli del Drago.

<< Signore dobbiamo riferirlo alle altre filiali? >> chiese Ronaldo Basile, addetto alle comunicazioni interne ed estere della filiale italiana.

<< No, ce ne occuperemo noi di questi terroristi >> rispose il direttore, forse troppo sicuro.
Anche se non sapeva, come tutte le altre filiali, come i Figli del Drago attaccassero.
Forse erano fin troppo sfrontati, ma presto avrebbero avuto ciò che si meritavano.

- Livello Underground 4, Laboratori, Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

Greg non smetteva di preoccuparsi nel vedere la percentuale del condizionamento totale che continuava a calare. E se non avessero agito presto ogni controllo che avevano sul Drago sarebbe sparito. E non sarebbe stato un bene per loro.

-Roma, Italia

Il Drago come sempre attendeva l’ordine d’attaccare.
Al contrario del quartier generale parigino, quello italiano aveva un che di spettacolare… forse dovuto al fatto che era uno degli edifici storici ad essere stato adibito a Q.G.

Il quartier generale venne tagliato fuori da ogni contatto con l’esterno,

<< Siete pronti? Facciamo vedere a questi bastardi di cos’è capace la G.A.A.B. >> disse il direttore, mentre Luigi Borgoverde e gli uomini che avevano visto il Q.G di Parigi temevano il loro destino. Sapevano cosa il Tyrant dei Figli del Drago avrebbe fatto loro.

Il buio avvolse il quartier generale, rendendo terrificanti le ombre delle statue nella hall del primo piano, che era illuminato dalle torce dei fucili degli agenti. L’alto soffitto dell’edificio d’età romana faceva rimbombare ogni suono anche il più flebile.

Non sentirono alcun passo contro il pavimento di marmo, ma solo quello che pareva essere il suono di una risata crudelmente divertita. Mentre due punti rossi si intravedevano nel buio.
Illuminando nel loro bagliore un viso, per metà coperto da una maschera nera.

Nel momento esatto in cui il direttore, Daniele Francazzi, riconobbe le caratteristiche di quell’essere la sua sicurezza crollò… quello era Christopher Redfield, il nemico numero uno della G.A.A.B., nonché il Tyrant più forte che fosse mai stato creato.

Sorrise il mostro, osservando tutti quegli agenti con i suoi occhi di fuoco. Sapeva che presto li avrebbe uccisi tutti.

-Q.G. dei Tεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

Ricky si era oramai abituato a passare il suo tempo con Jonas, visto che ultimamente non è che ci fossero tante missioni… per loro almeno, il Drago non rimaneva, mai, nel quartier generale per più di qualche settimana.

Jonas era sempre lo stesso calmo, controllato e piuttosto tranquillo. Forse il suo aspetto non era più quello che ricordava, ma almeno non si era trasformato in un mostro come il Drago, dall’aspetto umano ma che in realtà di umano non aveva nulla.

Un attimo e vide lo sguardo di Jonas diventare viola, l’azzurro sparire del tutto inghiottito da quel colore. Lo vide correre verso di sé, e riuscì per poco ad evitarlo. Bloccò la sala, in cui si trovavano loro due, non voleva che Jonas ferisse qualcun altro.

Era Alexia, di nuovo, lo stava controllando.

<< Jonas, smettila! Lei non può obbligarti a seguire il suo volere, lei non è la tua Regina! >> gli gridò, evitando un altro colpo del Tyrant. Sapeva che finché Alexia avesse avuto il controllo, Jonas non si sarebbe fermato. E lui non si sarebbe risparmiato. Prese la pistola, per quanto sapesse che tale arma non era in grado di fermare un Tyrant ma era l’unica che avesse al momento.

Un altro scatto, uno sbuffo infuocato si liberò dalla ferita provocata dal proiettile. Ma il Tyrant non si fermava… gli era oramai vicinissimo, Ricky sapeva di non poter evitare il colpo.
D’improvviso Jonas si fermò, il viola che svaniva dai suoi occhi. Aveva ripreso il controllo.

-H.Q. della G.A.A.B., Washington D.C.

Tutti i computer del Q.G. americano della G.A.A.B. erano stati bloccati, sullo schermo di ognuno di essi si ripeteva una piccola sequenza video. La prima scena di questa rappresentava: un ragazzo sorridente attorno a lui c’era un campo fiorito, l’inquadratura si spostava sul viso del ragazzo mentre tutto attorno a lui appassiva e marciva.  Poi vi era un intermezzo nero che durava un minuto, più o meno, e dopo questo si presentava la seconda scena: vi era lo stesso ragazzo della prima attorno a lui tutto era marcito, l’inquadratura si avvicina man mano al viso del ragazzo mentre i suoi occhi grigio-blu si tingono di rosso.

Prima che il video si interrompa, prima dello stridio che indica la fine, è visibile un immagine che rappresenta il ragazzo sorridente del video i suoi occhi sono rossi e delle lacrime di sangue colano da essi.

Il blocco terminò, sul desktop di ogni computer c’è una cartella senza alcuna nomenclatura che si apre senza che alcun agente abbia toccato alcunché, all’interno della cartella ci sono due file: uno di tipo “.RTF” denominato “Find him” e l’altro è di tipo “.EXE” senza alcuna denominazione di sorta.

Nessuno degli agenti cliccò nulla, ma un documento si aprì su di esso vi era scritto “Come on! The game is started. Play with us. Find him. Find the horrible and cruel monster before he kills your agents

Non potevano fare altro che giocare con chiunque fosse riuscito ad hakerare i loro computer. Mentre tentavano di rintracciarlo.

-Q.G. italiano della G.A.A.B., Roma

Tutto era andato di male in peggio quando il Tyrant aveva cominciato ad attaccare, molti di loro si erano scoperti incapaci di reagire in tempo agli attacchi della creatura. Luigi Borgoverde e Gianfranco Solizi si erano invece dimostrati ottimi agenti, erano riusciti persino a salvare due loro compagni dalla presa del Tyrant.

Avevano scoperto il punto in cui il Tyrant pareva essere più sensibile al dolore, era il punto esatto da cui scaturivano i suoi tentacoli, bastava colpirlo lì e lui si sarebbe fermato sibilando di dolore. Prima di voltarsi repentino.

Daniele aveva dato l’ordine a tutti gli agenti, tranne Luigi e Gianfranco, di ritirarsi in modo da non intralciare gli unici che sapevano tener testa a quella cosa.

I movimenti del Redfield si erano fatti più rapidi, i suoi occhi di fuoco brillavano di rosso acceso e, persino, i movimenti dei suoi tentacoli si erano fatti più frenetici. Non si stava più muovendo seguendo un qualche schema, si muoveva come una belva furiosa, vogliosa solo di piantare gli artigli nelle carni della creatura che l’aveva infastidita.

La scarica incrociata dei due fucili semi-automatici lo colpì alla schiena, il Tyrant lanciò un grido tremendo, mentre i tentacoli si ritraevano tornando sotto pelle. Per un solo istante la luce negli occhi di Chris si spense. Prima che tornasse a brillare più forte che mai, si volto verso i due agenti. Più in fretta di quanto avesse mai fatto, prima quando ancora li sottovalutava.

<< Il nostro piccolo gioco finisce adesso >> ringhiò; Scattò verso i due agenti con una rapidità sorprendente, trapassando ad entrambi il petto con le mani artigliate. Ritirò le mani, lasciando che i due crollassero morti sul pavimento di marmo. Poi si voltò verso gli altri agenti rimasti.

<< Adesso è il vostro turno. >> ghignò.

-H.Q. della G.A.A.B., Washington D.C.

Il file “.EXE” apriva quello che sembrava tantissimo uno di quei vecchi giochi della Altari, un giochino inutile, o almeno questo sembrava a prima vista. Nel “mini gioco” non si poteva fare altro che non fosse avanzare in avanti. Man mano delle immagini apparivano, immagini che duravano un minuto l’una prima di sparire.

La prima immagine era quella del ragazzo sorridente del video.

La seconda immagine pareva una foto sfocata di qualcosa di rosso, molto rosso e sbavato.

La terza immagine rappresentava un ragazzo con le mani bloccate dietro la schiena, senza occhi.

La quarta immagine, era forse quella più disturbante, rappresentava una sorta di chimera, un essere umano con parti animali cucite addosso, e oltre a queste parti animali c’erano anche altri pezzi di corpo umano cucitigli sopra.

L’applicazione si chiudeva con un piccolo messaggio: “Remember he want to kill everyone, he will not spare no one”.

Non aveva senso… Non c’era un senso in questo gioco malato, a cui stavano partecipando.

-Q.G italiano della G.A.A.B., Roma

Si era liberato di tutti gli agenti in poco tempo, tranne che per Lorenzo Galazzi. Lo aveva afferrato per il collo, sbattendolo poi contro il muro. Lo aveva tenuto fermo e poi con forza gli aveva tirato il braccio, prima lussando la spalla, poi strappandolo via di netto. L’agente urlò.

Chris rise della sua sofferenza, gli occhi rossi che lo fissavano e poi con un gesto gli strappò anche l’altro braccio. Si stancò rapidamente dell’agente e infine lo uccise piantandogli un tentacolo nel cuore.

Ora non gli rimaneva che organizzare un bel “quadro” per gli agenti che sarebbero arrivati.

-H.Q. della G.A.A.B, Washington D.C.

Un altro documento si aprì nei computer degli agenti: “Bel lavoro! Vi siete meritati la vostra ricompensa… I Figli del Drago stanno attaccando Roma

Avvisarono le filiali più vicine, non sapendo che oramai era troppo tardi.

-Q.G. italiano della G.A.A.B., Roma

Non potendo chiedere aiuto alle filiali europee, avevano mandato due squadre dalle sub-filiali regionali, italiane.

Giunsero al quartier generale piuttosto in fretta. Ma era già tardi.

Entrarono nell’edificio, attenti ad ogni movimento o suono. Ma non c’era il minimo rumore se non un piccolo ticchettio.

Plick. Plick. Plick.

Sollevarono lo sguardo, le casse toraciche, scarnificate, di una decina di agenti erano state assicurate ai sostegni dei faretti che illuminavano la hall.

Armi e divise erano accumulati in una catasta in un angolo d’ombra, erano i pezzi inutili. Quelli che non erano serviti al… ai(?) mostri.

Illuminarono la hall con le torce dei loro fucili, e notarono una traccia di sangue prima sottile e poi sempre più spessa, che portava da qualche parte.

Portava di fronte ad una sorta di totem, un totem composto di arti umani, le teste erano state inserite fra gli spazi che si creavano nell’intreccio.  Alcuni di questi arti erano stati scuoiati, altri scarnificati.

E poi capirono a cosa erano serviti quei muscoli e quei lembi di pelle, si trovavano proprio sulla sommità del totem come sanguinolente ghirlande che avvolgevano nella sua interezza il totem.

Ai piedi del macabro totem c’era un registratore. Lo fecero partire.

Uhm, come potrei cominciare la mia presentazione? Oh, sì certo!
Salve miei cari agenti G.A.A.B., forse vi chiederete chi è che ha creato questa meravigliosa opera… sono stato io!

…Ma forse così sono troppo vago, sono io… Chris Redfield, tornato già una volta dall’inferno per uccidere chiunque si mettesse sul mio cammino.

Ora… non avrei mai fatto questa registrazione se non avessi voluto che mandasse alla mia dolce sorellina un messaggio da parte mia: Claire, Claire, Claire, mia dolce sorellina, ricordati che io torno e tornerò sempre solo per finire quello che ho iniziato…io ti ucciderò Claire!

La registrazione sembrava finire lì, ma dopo cinque minuti di ronzio statico, il Tyrant riprese a parlare. La sua voce era diversa, meno crudele più umana.

Io… Io non chi troverà questa registrazione, davvero mi dispiace. Non volevo farlo, ma lui, quella mia parte orribile, sì. Lui voleva farlo e io non sono riuscito ad impedirglielo.

Non so da quanto tempo non ho il controllo del mio corpo… e da così… così tanto.

Claire perdonami, quello che ho fatto non ero veramente io, era lui… era il mostro. Mi dispiace Claire.

Perdonami… perdonami… perdonami, sorellina mia. Io… non ci riesco… sta riprendendo il controllo… lo sento… non riesco più a controllarmi. Per… per…. Perdonami, sorellina”.

Il file audio venne inviato all’H.Q. di Washington che lo inviò alla diretta interessata. A Claire Redfield. Mentre il quartier generale italiano venne chiuso. Mentre riconoscevano gli agenti che erano stati uccisi e smembrati dal Redfield.

-Racoon City

Claire ricevette il file audio e immediatamente lo ascoltò, la prima parte la lasciò indifferente conoscendo quel mostro orribile che era diventato suo fratello. Ma non appena udì la seconda parte della registrazione, i suoi occhi si fecero lucidi, lei pianse… mentre il suo cuore si colmava di una gioia malinconica. Chris era ancora vivo.

Il suo fratellone, Chris. Il ragazzo che la incoraggiava e che la consolava quando ne aveva bisogno. Il ragazzo che le aveva dato l’affetto di un fratello. Era vivo, era ancora vivo dentro quel mostro.

Ma questo rendeva più difficile combattere quel mostro, sapere che dentro quella creatura letale e perfida c’era ancora suo fratello le rendeva impossibile combattere quella cosa. Non voleva ferire suo fratello, non voleva fargli del male.

-Elicottero dei Tεκνα Δραγοντοσ

Chris ghignò, mentre teneva la maschera stretta fra le mani, probabilmente Claire stava già ascoltando quello che aveva registrato. Probabilmente stava ascoltando e riascoltando quell’ultima parte, quella parte che lei credeva fosse stata registrata dalla sua parte umana. Che oramai non esisteva più.

Si era divertito enormemente a registrarla, a fingere di essere umano, per un attimo. E la povera, tenera Claire doveva esserne rimasta toccata nel cuore. Probabilmente tutte le certezze che aveva maturato in questi anni erano crollate come un castello di carte soffiato via dal vento.

Il suo piano era perfetto, lo avrebbe liberato dai Figli del Drago e gli avrebbe permesso di distruggere la G.A.A.B., gli bastava solo fingere di nuovo. Era così facile fingere di essere umano, gli bastava ricordarsi com’era prima del virus, gli bastava solo fingere di provare nuovamente quelle emozioni che adesso considerava così inutilmente umane.

Chris Redfield ridacchiò, mentre un piccolo scintillio bluastro appariva nei suoi occhi rossissimi.

-Appartamento di Leon e Claire, Fisson Street, Racoon City

Claire era così felice, Leon non l’aveva vista sorridere così da quando Chris si era trasformato. Era anche incuriosito da cosa l’avesse resa così felice.

<< Leon, Chris è vivo! >> disse; e Leon la guardò confuso, cosa c’era di così positivo nel fatto che quel mostro fosse vivo?

<< Claire… >> cominciò col dire prima che lei lo interrompesse, spiegandosi

<< Mi hanno mandato una registrazione di Chris… e lui è ancora vivo, capisci? Mio fratello è ancora vivo dentro quella cosa! Possiamo salvarlo, Leon! Tornerà da noi, possiamo aiutarlo a sconfiggere il virus… Posso riavere mio fratello >> completò, la sua voce che si abbassò di un tono. Anche se continuava a sorridere, i suoi occhi celesti che brillavano pieni di speranza, come se fossero tornati gli occhi della Claire prima di Chris-mostro.

Leon non poteva fare a meno di pensare che fosse una trovata di quella cosa, Chris sapeva che Claire avrebbe reagito così, ma non poteva fare a meno di sperare per lei che invece fosse tutto vero. Che Chris stesse finalmente sconfiggendo quella cosa.

Era così bello vederla sorridere, vederla così raggiante. Claire sembrava star tornando se stessa, uscendo da quel guscio di indifferenza che l’aveva protetta da quando Chris era morto.

-Artide

Iluq osservò i suoi otto Tyrant perfetti, era impaziente di completare la sua “collezione”, di vedere finalmente Chris Redfield senza che egli tentasse di ucciderlo. Di tenerlo sotto il suo controllo, di poterlo studiare in modo da creare altri suoi simili.

Si sarebbe stato perfetto, ma prima avrebbero dovuto aiutare la G.A.A.B. a trovare i Figli del Drago.
 
 
 
Tutto si stava preparando per la fine di tutto, ma al momento c’era solo una ragazza che aveva la speranza di aver nuovamente suo fratello con sé. E un uomo folle che voleva creare un esercito di Tyrant supremi.

 
Note dell’Autore

Scusate il ritardo, come sempre :’(

Spero che anche questo capitolo vi piaccia e ringrazio: Mattalara, Esperanza Casagneda e Aurora Garcia per aver recensito i precedenti capitoli di questa storia e Vale, la mia migliore amica, che mi aiuta sempre e che mi ha spinto a continuare a scrivere quando mi ero convinto ad abbandonare YAI.

-Anthony Edward Stark
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 7: Un obolo ai morti (Grecia, Atene) ***


                   You are Infected 3: La fine di un Incubo

                          Capitolo 7: Un obolo ai morti (Grecia, Atene)

 
Son stata la culla di grandi poeti,
la cultura e l'arte son nate dai miei ulivi.
Grandi teatri, la mia gente, hanno allietato
Il mare il mio dominio a lungo è stato.

-Racoon City

Claire voleva trovare il quartier generale dei Figli del Drago, voleva salvare suo fratello… voleva aiutarlo a combattere quella creatura nata dal virus che era diventato.

Non voleva darsi false speranze, ma già riusciva ad immaginarsi assieme a suo fratello, ad un Chris che non voleva ucciderla ma che le voleva bene.

Chris sarebbe tornato da lei, avrebbero sconfitto il mostro senza dover uccidere Chris.

- H.Q. americano della G.A.A.B., Washington D.C.

Chiunque fosse quel hacker, o chiunque fossero quegli hacker sembravano portati nello sfidare la G.A.A.B., fruttando gli attacchi come se fossero giochi. Bloccavano i loro computer e poi vi aggiungevano file “.exe” che aprivano giochini che se loro riuscivano a completare, gli avrebbero detto dove avveniva l’attacco, ma era sempre troppo tardi. Sempre… ma non stavolta. Stavolta non appena l’hacker avesse tentato di avviare il suo gioco, loro l’avrebbero completato. Per ottenere l’informazione.

Anche se continuavano comunque a provare a risolvere l’enigma dei Figli del Drago.

- Livello Underground 4, Laboratori, Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

Greg non poteva fare a meno di continuare a controllare il livello del condizionamento totale del Drago e aver paura per il destino dei Figli del Drago.

WARNING:
Emotional suppression: off
Total conditioning status: 21%

Warning!

Recalibrate emotional suppressors”
Se avesse continuato a scendere di questo passo i soppressori emozionali sarebbero stati inutili. Doveva convincere Victor, dovevano ricalibrare i soppressori del Supreme Tyrant, dopo il suo ritorno dall’attacco.

-Atene, Grecia

Il quartier generale greco era un edificio abbastanza moderno, pareva un grattacielo dalle pareti di vetro oscurato. Era lontano dalla città, come tutti i quartier generali della G.A.A.B. tranne quello di Parigi.

Chris stava ascoltando Victor solo per inviare un'altra registrazione a Claire, in modo che lei lo liberasse dai Figli del Drago…. Così da poter attuare la sua vendetta.

Il Supreme Tyrant fremeva di rabbia nel dover eseguire gli ordini di quell’uomo.

- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

Seguendo l’ordine del direttore Iluq, Vincent Payne, infiltrato della Swarm. Mandava alla G.A.A.B. gli indizi sull’attacco.

L’ametista, del suo anello a forma di drago occidentale, scintillava grazie alla luce fluorescente del suo portatile.

Organizzò un altro “mini gioco” per la G.A.A.B., stavolta un po’ più complicato del precedente.

- H.Q. americano della G.A.A.B., Washington D.C.

L’hacker aveva cominciato prima del solito, dopo la sequenza video. Apparve la solita cartella, solo che stavolta sotto vi era qualcosa scritto sotto “Play this game! Save other life”, all’interno della cartella vi era un file “.exe” e un file “.TXT”, il file TXT aveva la dicitura: “The game is more difficult, this time”.

Mentre il file “.exe” aveva la nomenclatura: “Remember, follow the purple man”, l’applicazione “.exe” si aprì automaticamente, con quella grafica da Altari. Dovevano completare in fretta il “mini gioco” dell’hacker. Speravano di riuscire questa volta ad anticipare i Figli del Drago.

-Atene, Grecia

Le perle di rubino della maschera che Chris indossava, scintillavano colpite dai raggi del sole. Victor non lo faceva rimanere alla base per più di qualche settimana, Chris odiava essere comandato a bacchetta come fosse una marionetta.

L’attacco sarebbe cominciato presto. Aveva già in mente la sua opera, avrebbe lasciato qualche piccola imperfezione che sarebbe potuta passare per esitazione… così da rendere più realistica, la sua lotta interiore contro il mostro.

Chris ghignò, il suo piano era perfetto… niente poteva andare storto.

Nel frattempo il quartier generale greco venne isolato da ogni contatto con l’esterno. Gli agenti si prepararono all’imminente attacco.

I figli del Drago non li avrebbero trovati impreparati. Peccato che non sapessero che ad attaccarli sarebbe stato un Tyrant.

- H.Q. americano della G.A.A.B., Washington D.C.

Per superare quella sorta di gioco organizzato dall’hacker avrebbero dovuto seguire l’uomo in viola, se solo si fosse presentato. Fin ora avevano visto solo tante, troppe immagini orribili e macabre.

Dopo l’ennesima immagine, videro di fronte all’ennesima porta, rappresentata con un quadrato marrone, una figura stilizzata di un omino. Totalmente viola. All’angolo destro dell’applicazione apparve il messaggio “Follow me!

-Atene, Grecia

Franda Kilautis, direttrice del quartier generale greco. Aveva fatto disporre tutte le squadre di agenti armati nel piano terra e nei primi due piani, mentre gli addetti alle comunicazioni, quelli informatici e gli altri sarebbero rimasti negli ultimi due così da creare più distanza possibile fra loro che erano disarmati e gli uomini dei Figli del Drago.

Per i primi istanti non accadde nulla, poi due agenti, i più vicini alla hall caddero morti contro il pavimento. Mentre due tentacoli neri si ritiravano verso l’oscurità, l’arma dei Figli del Drago era una B.O.W.

L’avrebbero fermata o almeno gli agenti speravano di riuscirci, la creatura continuava ad attaccare rimanendo nascosta nell’ombra.

Antho Kourdakis, dopo aver avvisato i suoi colleghi, lanciò una granata Flash-bang nell’oscurità. Così da rischiararla per qualche istante. Per una manciata di secondi la creatura fu visibile. Abbastanza per puntarle le armi contro e cominciare a sparare. Ma ognuno dei colpi sparati emise il rumore metallico di un proiettile che mancava l’obiettivo, sempre che la cosa non avesse una corazza il che avrebbe spiegato il rumore anche nel caso che l’avessero colpita.

La creatura uscì dall’ombra. Gli occhi che brillavano come brace, un sorriso inquietantemente innaturale sul viso coperto per metà da una bellissima maschera nera. Le uniche cose “mostruose “di quella creatura- Tyrant- erano: i tentacoli, gli artigli e gli occhi rossi. Per il resto era perfettamente umano.
Corse verso di loro, ma evitò del tutto Antho… come se non volesse ferirlo… come se già sapesse che gli sarebbe servito. Le squadre del piano terra e del primo piano furono facilmente eliminate. Mentre Antho Kourdakis era stato neutralizzato, ma non eliminato, dal Tyrant.
Le squadre al secondo piano reagirono rapidamente all’attacco del Tyrant con una coordinazione quasi irreale. Franda si trovava con le squadre del secondo piano e anch’ella tentava di eliminare il Tyrant.

Una scarica di colpi ferì il Tyrant al collo, ma questo non rallentò e non una goccia di sangue colò dalla ferita. La B.O.W. rise degli agenti, il suono prodotto era un qualcosa di terribile e metallico e mostruoso allo stesso tempo, la risposta all’attacco che l’aveva ferito fu repentina.

E solo pochi fortunati fra cui Franda, riuscirono a salvarsi all’attacco, il Tyrant sembrava tentare di non rovinare eccessivamente i corpi degli agenti, tentava di lasciarli intatti il più possibile.

-H.Q. americano della G.A.A.B., Washington D.C.

Un’altra immagine spuntò prima che la figura in viola scomparisse e l’immagine rappresentava un enorme drago nero dagli occhi rossi, in una zampa stringeva una testa e nell’altra un cuore, mentre la coda attorcigliata stringeva il mondo fra le sue spire.

L’applicazione si chiuse così… mentre un altro file “.EXE” appariva nella cartella
Follow the Purple man or the Purple guy? It’s only yours choice”; Nonostante alcuni di loro stessero seguendo il gioco dell’hacker, altri tentavano di risolvere l’enigma dei Figli del Drago… e forse sarebbero riusciti stavolta a risolverlo.

-QG. Greco della G.A.A.B., Atene

Franda tentò di allontanare il Tyrant da lei, sparandogli al petto. Ma la creatura evitò il colpo e le si avvicinò con uno scatto.

Un movimento da parte della creatura e anche l’ultima superstite delle squadre del secondo piano cadde sul pavimento senza vita. Ora mancavano solo gli addetti informatici e alle comunicazioni e avrebbe finito.

Non furono eccessivamente difficili da eliminare, li uccise tutti dal primo all’ultimo e cominciò a preparare la sua opera e la sua interpretazione con l’agente Antho.

-H.Q. americano della G.A.A.B., Washington D.C.

C’erano in fine riusciti a risolvere l’enigma, mentre l’hacker inviava loro il file che diceva quale fosse il quartier generale attaccato. Ma anche stavolta era tardi.

-Q.G. greco della G.A.A.B., Atene

La squadra inviata dalle filiali regionali italiane era arrivata tardi… troppo tardi. Il Quartier Generale greco pareva deserto. O almeno lo era nel primo piano…

Trovarono gli agenti, o meglio i loro corpi, il Tyrant, sotto il comando dei Figli del Drago, aveva fatto in modo che ogni corpo sembrasse una statua, erano stati bloccati in posizioni simili a quelli delle statue greche. Erano stati tutti scuoiati, in modo che i muscoli fossero ben esposti. E tutti erano ricoperti da una strana patina viscida e viscosa leggermente nerastra.

Simile ai residui dei tentacoli di un mostro Uroboros. Ma man mano che salivano, piano dopo piano, il lavoro si faceva più impreciso, come se si fosse fermato e avesse ricominciato più volte. I corpi erano coperti da una maggior quantità di quella sostanza.

L’ultima stanza, l’ufficio di Franda Kilautis, aveva all’interno quello che sarebbe dovuto essere il “capolavoro” di quello psicopatico, ma la “composizione” era strana, anarmonica rispetto le altre. Era come se qualcuno avesse certato di fermarlo… costringendolo a ricominciare.

C’era un registratore nell’ufficio, sopra la scrivania… lo presero fecero partire la registrazione
Claire… Claire…Claire… aiutami! Ti prego! Aiutami! Non riesco a fermarlo, io ci provo… ci provo, te lo giuro, ma lui non si ferma. Lui vuole solo uccidere e io non riesco a fermarlo! Ho bisogno di aiuto… Claire aiutami!

Sentirono un suono, un lieve rumore provenire da un angolo dell’ufficio, un suono simile ad un lamento di dolore. Pensarono che fosse uno zombie, mentre invece era solo un agente… Antho Kourdakis.
-Racoon City

Claire aveva ricevuto il file audio registrato da Chris e il video-rapporto dell’unico sopravvissuto all’attacco. Ascoltò le parole di Chris, sentendosi dispiaciuta per il fratello… doveva trovarlo! Doveva aiutarlo a sconfiggere il mostro.

Poi avviò il video-rapporto… per buona parte di esso l’agente Kourdakis descrisse il Chris-mostro… ma nell’ultima parte sentì qualcosa di diverso:

Dopo aver compiuto lo sterminio… il Tyrant ha cominciato a comportarsi in modo “strano”, sembrava quasi che non volesse fare quello che stava facendo.

Quando mi ha visto credevo che mi avrebbe ucciso… pensavo che volesse farmi a pezzi. Invece si è fermato, mi ha avvicinato e mi ha detto “Nasconditi… non posso imperdirglielo ancora a lungo”…i suoi occhi erano diventati grigio-blu, il rosso era scomparso del tutto.

Non so cos’è successo dopo… sono corso via non appena me l’ha detto, non volevo sfidare la sua pazienza… non volevo che cambiasse idea


Claire riascoltò quelle parole tante volte, “i suoi occhi erano diventati grigio-blu” questa era la frase che le si ripeteva in mente. Suo fratello era tornato anche se per qualche minuto, abbastanza per salvare un agente dal mostro.

Sorrise la Redfield certa che suo fratello fosse tornato, che lei potesse salvarlo. Dovevano trovare i Figli del Drago doveva levare suo fratello dal loro controllo o non sarebbe riuscita a salvarlo.

Chris era vivo, Chris sarebbe tornato da lei… come il fratello che ricordava.
Aprì un cassetto della sua scrivania e lì sotto alcuni report e file, vi era una foto. Una foto oramai rovinata dal tempo anche se non troppo. C’erano lei e suo fratello, davanti all’Università in cui lei si era laureata.

Ricordava quando l’avevano scattata, era stato dopo la cerimonia di consegna delle lauree. Aveva ancora la toga blu indosso. Quando aveva chiesto a Lucy, la sua migliore amica nonché coinquilina, di scattare una foto a lei e Chris.

Chris e il suo sorriso felice che faceva brillare anche i suoi occhi grigio blu. Chris che era la persona più umana che conosceva.

Mentre pensava a questo, le parole di quel demone biondo, che le aveva portato via suo fratello, le sovvennero alla memoria.

<< Il male è nel sangue, Redfield >> le aveva detto, mentre lei guardava quel baccello che credeva avrebbe tenuto Chris per sempre.

<< Che vuoi dire, Wesker? >> gli aveva chiesto quasi ringhiando

<< E’ molto semplice, Claire. Lui è sempre stato ciò che adesso ti è così chiaro. Ma ha sempre finto, mentito persino alla sua cara sorella. Ha indossato la maschera perfetta per anni. Il virus ha cambiato tutto, gli ha dato la possibilità di liberarsi di quella maschera di umanità. Ha solo smesso di fingere, Redfield. Quello che tu credi che sia il mostro in realtà è il vero volto di Christopher >> le aveva risposto con un tono freddo e monocorde.

Lei non aveva nemmeno valutato quelle parole come una verità. Erano solo l’ennesima menzogna di quel mostro che aveva ingannato la S.T.A.R.S., che aveva ingannato Racoon City, con la sua falsa umanità.

<< Menti! Menti! Chris non era così, è stato il tuo virus a renderlo quella cosa! >> gli aveva urlato. Quel mostro biondo l’aveva guardata, inizialmente non aveva detto alcunché.

<< Un giorno ti renderai conto che la mia non era una menzogna. Ma quel giorno sarà oramai troppo tardi per salvarti, Redfield >> le aveva detto, prima di sparire. Come non ci fosse mai stato.

Neppure la G.A.A.B. al completo era riuscita a trovarlo, ma ormai non le importava più Chris stava per tornare da lei. Dimostrando che Albert Wesker le aveva mentito.

-Elicottero dei Tεκνα Δραγοντοσ

Chris era più che sicuro che Claire stesse cadendo nel suo inganno. Che Claire, la sua dolce sorellina, stava credendo ciecamente a quelle parole che le davano la conferma che Chris, suo fratello, l’umano, era ancora vivo e cosciente di sé.

Non sapeva invece che in realtà era tutto un suo inganno. Che fosse tutto un suo piano per liberarsi di Victor e della G.A.A.B.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’Autore

Scusatemi tantissimo per il ritardo… e che sono stato davvero impegnato… scusatemi ancora. Spero che anche questo capitolo vi piaccia

Piccolo appunto:

"L'uomo in viola o Purple Guy" è una citazione a FNAF, Vincent Payne è un personaggio basato grazie alla dualità dell'Uomo Viola (una guardia di sicurezza, in una pizzeria per famiglie, e allo stesso tempo un infanticida psicopatico) così come Vincent Payne è un agente dei Figli del Drago e un agente della Swarm allo stesso tempo

Ringrazio: Mattalara, Esperanza Castagneda e Aurora Garcia per aver recensito i precedenti capitoli di YAI, grazie mille ragazze!

-Anthony Edward Stark

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Capitolo 10
*** Capitolo 8: Attacco alla Casa Bianca (America, Washington D.C) ***


                You are Infected 3: La fine di un Incubo

            Capitolo 8: Attacco alla Casa Bianca (America, Washington D.C.)

Patria di Grandi eroi e di vili millantatori,
la mia ombra soffoca i miei oppositori.
Per molti anni sono stata la più forte,
e su molti campi di battaglia la mia bandiera ha sventolato

-Racoon City

La filiale di Racoon City della G.A.A.B. cercava di trovare il Quartier Generale dei Figli del Drago. Se fossero riusciti a risanare la mente di Chris Redfield, nessun bioterrorista sarebbe stato una vera minaccia.

Avere il Tyrant Supremo che combatteva per la G.A.A.B sarebbe stata, sì, una contraddizione ma avrebbe reso la G.A.A.B. imbattibile, ineliminabile dai suoi nemici.

Solo la Redfield cercava il fratello perché voleva salvarlo, gli altri volevano usarlo come arma… sfruttare il Tyrant, esattamente come facevano i Figli del Drago.

- Livello Underground 4, Laboratori, Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

Greg controllò nuovamente il terminale dei soppressori, la percentuale del condizionamento totale era fin troppo vicina allo zero per cento. Stavano perdendo il controllo sul Drago ma Victor non lo stava ad ascoltare.

Nel mentre avevano dovuto segregare Jonas in uno dei blocchi di contenimento. Alexia aveva ripreso il controllo e lui era diventato fin troppo pericoloso… nemmeno Ricky era riuscito a calmarlo.

Greg stava ancora tentando di capire come Alexia fosse riuscita a prendere il controllo della mente di Jonas da una tale distanza.

-Artide, Sala dei Tyrant

Suluk e Tonraq stavano controllando lo stato dei Tyrant sotto criostasi. Quando tutti e otto avevano aperto gli occhi, d’improvviso.

I Tyrant erano rimasti così da allora con gli occhi aperti a fissare il nulla.

Gli occhi dall’iride rossa di Sherry Birkin parevano quasi luccicare nella soluzione verdastra che teneva sedato il Tyrant.

Gli occhi argentei del Tyrant Hypnos invece parevano placide polle di mercurio, quasi il Tyrant fosse privo della sua forza originaria.

Gli occhi totalmente rossi di Morpheus D. Duvall luccicavano allo stesso modo di quelli del G-Tyrant.

L’occhio giallastro centrale di Jack Norman pareva brillare come quando si preparava a creare sue copie illusorie.

L’occhio bianco puro di Sergei Vladimir era attento a fissare quel punto nel nulla.

Gli occhi dall’ iride azzurro brillante, quasi ciano, di Manuela Hidalgo erano calmi come piccoli laghi.

Gli occhi dall’iride oltremare di Alexander Wesker erano, come quelli di suo fratello, gli unici a brillare di rabbia

Gli occhi dall’iride rossa di Albert Wesker brillavano, oltre che di rabbia, anche di una furia inumana. Eppure tutti e otto i Tyrant rimanevano tranquilli nelle loro capsule, sedati dalla soluzione di criostasi.

Tonraq e Suluk furono preoccupati da ciò, se i Tyrant erano stati in grado di aprire gli occhi significava che la soluzione stava perdendo il suo effetto e ciò non era un bene.

-H.Q. della G.A.A.B., Washington D.C

Dovevano risolvere l’enigma, quando l’hacker inviò loro un messaggio

La bandiera del paese che il Drago attaccherà è rossa, blu e bianca”, non poteva essere la Francia. Quindi, forse…

Conan riferì immediatamente l’informazione al direttore
<< Stanno per attaccarci >> disse.

Nonostante ciò non chiamarono alcuna filiale in aiuto, non volevano aumentare le possibili vittime.

<< Preparatevi, fermeremo questo Tyrant qui e adesso >> disse il direttore.

Si ritenevano preparati, anche se il siero modificato del Dottor Birkin non era ancora pronto. Dovevano farcela, dovevano fermare quel mostro. Dovevano impedirgli di continuare ad uccidere. La Redfield riteneva che Chris potesse essere salvato, bene, avrebbe dovuto dimostrarlo adesso mentre stava per attaccare l’Head Quarter della G.A.A.B.

Chris, che si trovava ancora all’esterno dell’edificio, sorrise. Mentre un nuovo brillante copione si creava nella sua mente, una nuova interpretazione.

Aveva persino capito come far tornare i suoi occhi del colore che avevano un tempo, gli bastava controllare il virus nel suo sangue, farlo ritirare dall’iride ed ecco che da rosso sangue tornava grigio-blu. Victor si fidava tanto della devozione del Drago che non ascoltava Greg, e Chris era incredibilmente grato all’arrogante sicurezza di Victor.

L’H.Q. della G.A.A.B. era stato isolato dal resto dei quartier generali, gli agenti erano pronti. Conan era pronto ad avviare la procedura che avrebbe sigillato l’edificio rendendolo sicuro al pari di una cassaforte.

Il direttore lo aveva informato che se non fossero riusciti a far rinsavire Chris Redfield con le parole o a fermarlo con le armi, Conan avrebbe dovuto disattivare il sistema di aereazione che una volta sigillato l’edificio, l’avrebbe rifornito d’aria.

Se non potevano fermarlo convenzionalmente, lo avrebbero fermato giocando d’astuzia.
Gli occhi rossi e brillanti del Tyrant furono la prima cosa che vide, nonostante la distanza con la vera e propria hall.

Conan digitò il codice di attivazione della procedura:

Procedure of building’s sealing

Activation Code: Priam’s Fortress


L’intera struttura venne sigillata nel giro di qualche minuto, oltre ai piani superiori anche i laboratori vennero sigillati, fortunatamente Birkin non si trovava in essi, ma alcuni ricercatori della G.A.A.B., sì.

Il Tyrant rise crudele
<< Adesso non avete più vie di fuga, non potrete sfuggirmi >> disse. Uno degli agenti si fece avanti, Jon Hopkins, e disse:
<< Noi non saremmo fuggiti da te, comunque, Tyrant >> pronunciò, quasi, con rabbia l’ultima parola

<< Allora non mi conoscete per nulla. >> rispose Chris, con un tono quasi divertito, all’agente
<< Io vi ucciderò! Ma non lo farò in modo veloce ed indolore, mi pregherete per morire! >> disse con un tono abbastanza alto in modo da farsi udire chiaramente da tutti.

Li vide arretrare, la sicurezza che spariva dai loro occhi, i fucili che rimanevano comunque puntati contro di lui.

Il Tyrant si girò verso Jon e lo sollevò per il collo, il fucile cadde dalle mani dell’agente che non si aspettava una reazione talmente rapida dalla creatura.

I suoi colleghi non potevano sparare poiché il Tyrant lo aveva messo proprio sulla linea di tiro per colpire Chris avrebbero prima dovuto colpire lui.

La presa sul suo collo era talmente stretta che gli impediva di respirare, per quanto tentasse di far allentare la presa al Tyrant, questo, però, non l’allentava nemmeno di poco.

Jon si convinse che sarebbe morto così, guardando quel viso umano, protetto da una maschera, ma che era distorto da una crudeltà indicibile.

Poi qualcosa cambiò il sorrisetto compiaciuto della creatura scomparve, sostituito dallo shock e i suoi occhi rossi divennero grigio-blu, vide la lunga pupilla da rettile riprendere pian piano una forma circolare, umana.

Il Tyrant lo lasciò andare, ma Jon non vide più in lui il mostro, ma l’eroe Chris Redfield.

- Livello Underground 3, 2°cerchio di contenimento B.O.W., 5° cella, Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

<< Jonas? >> lo chiamò Ricky appena entrato nella cella, armato comunque di fucile.
Greg si trovava all’esterno della cella era stato lui stesso a permettere a Ricky di incontrare Jonas. Sperando che il legame di amicizia che li univa riuscisse a spezzare il controllo di Alexia.

Jonas rimase fermo al centro della cella, fissandolo con i suoi occhi spaventosamente viola. Quello non era il ragazzo che Ricky conosceva, era la marionetta di Alexia.

<< Jonas, sono io, Ricky >>; parlava piano come se parlasse ad un animale selvatico. Lasciò cadere il fucile, per mostrargli che non intendeva ferirlo in alcun modo.

Uccidilo!” ordinò Alexia al povero Jonas.

Il T-Veronica Tyrant si lanciò contro Ricky, sollevò l’agente per le spalle. Gli occhi viola di Jonas fissi in quelli azzurro-verde di Ricky.

<< Jonas, tu puoi combatterla, l’hai già fatto. Lei non è la tua padrona, tu sei l’unico padrone di te stesso >>;

Il Tyrant tentennò come se non riuscisse a completare l’ordine della sua regina. L’azzurro che splendeva in lievi bagliori in quegli occhi viola e privi di anima.

Uccidilo, ho detto!

Jonas lasciò andare Ricky e si allontanò.

<< No! >> gridò il Tyrant << Io non lo ucciderò! >>; Il viola sparì del tutto dall’iride del Tyrant.

-Villa Ashford, Rockfort Island

Gli occhi di Alexia tornarono giallo-oro al contrario del nero totale che li aveva inghiottiti. Jonas era riuscito a spezzare il legame che aveva con lei. Quel maledetto bastardo, quel dannato figlio bastardo del loro padre.

Credeva di poter essere superiore a loro che erano Ashford puri?

-H.Q. della G.A.A.B., Washington D.C.

Sembrava che il tempo si fosse fermato, Jon non si era allontanato dal Tyrant che lo aveva lasciato andare. Era rimasto a fissarlo, non c’era quella crudeltà inumana nel suo sguardo. No, c’era un uomo buono. Dispiaciuto per ciò che aveva fatto e per ciò che stava per fare.
Gli aveva sussurrato un “Vai” prima che il grigio blu dell’iride venisse inghiottito dal rosso. Prima che il Tyrant tornasse col suo perfido sorriso malvagio.

L’umanità nel suo sguardo era scomparsa del tutto, la bestia era tornata.

Il Tyrant scattò verso gli agenti, verso Jon, in particolare, lui che aveva rivisto Chris Redfield nei suoi occhi.  Jon riuscì per poco a salvarsi dall’artigliata del mostro e l’agente sapeva che non potevano uccidere il mostro senza uccidere, anche, Chris Redfield. Dovevano trovare il modo di neutralizzare il mostro, per permettere al Redfield di riprendere il controllo.

Non avevano speranze di vincere, non avevano alcuna possibilità. Quel mostro non poteva essere fermato era come immortale. E quel ghigno non spariva mai dal suo viso.

Nel frattempo nei laboratori, Mary Jhonson e Pete Beck cercavano di bloccare il corridoio 4B, in cui si trovavano alcuni esemplari di Liker, RE3. Poiché entrambi i generatori, sia quello standard che quello ausiliare, si erano disattivati.

D’improvviso sentirono il cristallino rumore del vetro che si rompeva, sentirono un verso acuto provenire dalla sala accanto a quella dei comandi. Gli Hunter si erano liberati.

<< Il Dottor Birkin l’aveva detto che questi laboratori avrebbero fatto la stessa fine di quelli della Umbrella >> disse Pete.

Mary cercò di attivare la procedura di rilascio del P-Epsilon, ma gli Hunter irruppero nella stanza in quel istante.

L’Hunter β sfondò la porta, il suo corpo da rettile coperto da lucide squame verdi, mentre sulle spalle e sulla sommità del capo rilucevano formazioni cancerose di un rosso brillante. Le mani erano provviste di lunghi artigli color avorio così come i piedi della creatura.

Mentre un Hunter di tipo anfibio si mostrò alla destra del altro mostro presentatosi. Questo Hunter era una mutazione atipica del Hunter Gamma, mutazione causata dal Chris-Virus che vi era stato somministrato… perché la G.A.A.B. sperava di poterli usare come armi contro i terroristi o i bioterroristi.

L’Hunter, soprannominato Hunter Delta dall’equipe di ricerca, aveva un aspetto del tutto simile al normale modello Gamma. Ma variava di alcune caratteristiche, la gigantesca bocca da rospo era provvista di tre file di aguzzi denti biancastri, le mani palmate erano provviste di artigli piccoli e neri. E la colorazione della viscida pelle da anfibio era di un nero che virava al rosso verso le mani del Hunter.

I due ricercatori non potevano fare nulla che non fosse fissare i mostri che avrebbero causato le loro morti. Ed ecco che gli Hunter balzarono…

- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

Vincent inviò alla filiale di Racoon City, una nota contenente lo stesso indovinello che aveva inviato alla filiale attaccata.

Sapeva che Claire Redfield sarebbe intervenuta, cosa che gli sarebbe stata utile. Così che nemmeno la Swarm potesse avere il Tyrant perfetto.

Vincent chiuse il portatile appena in tempo…

<< Payne, Victor ha richiesto la tua presenza. >> lo informò Josh. Il sorriso sicuro dell’agente doppiogiochista scomparve di colpo dal suo viso. I suoi occhi castani vennero invasi dalla luce del dubbio, che Victor l’avesse scoperto?

Riprese comunque la sua espressione consueta, ovvero un sorriso sicuro e perpetuo che però adesso contrastava col suo sguardo preoccupato. Camminava lungo il corridoio che lo avrebbe condotto all’ufficio di Victor.

Il bianco accecante che aveva un che di inquietante adesso.

Victor lo fece entrare nel suo ufficio bianco, come il resto dell’edificio tranne l’alloggio del Drago. Lo guardò col suo solito sguardo calmo e rassicurante.

<< Allora Vincent, sapresti dirmi cos’è la Swarm? >> gli chiese ed ecco che la luce in quegli occhi di onice diventava appena più crudele.

Mentre Vincent sentì il cuore affondargli nel petto, quasi stesse smettendo di battere… l’avevano scoperto.

-Racoon City

In tutti i computer dell’ufficio della G.A.A.B. presente a Racoon City, comparve un documento di testo.

Col nome di: “Da un vostro amico” e all’interno del messaggio si trovava lo stesso “indovinello” inviato alla Head Quarter della G.A.A.B.

-H.Q. della G.A.A.B., Washington D.C.

Numerosi sibili provennero da uno dei corridoi che dava sulla hall dell’edificio. Un gruppo di Liker avanzava sul soffitto, i loro artigli che affondavano nel cemento, i forti muscoli esposti che guizzavano ad ogni movimento dei mostri, i loro cervelli esposti, coperti da una patina viscida, in cui si verificavano lievi contrazioni, le loro lunghe lingue sottili che si muovevano assaggiando l’aria come se fossero lingue di serpente.

Quando il primo Liker scese dal soffitto, tutti gli altri lo seguirono.

<< Dannazione devono essere usciti dai laboratori >>; fu un sussurro appena udibile. Ma esattamente come lo udì Chris, incuriosendosi del fatto che avesse nominato dei laboratori, lo udirono anche i Liker. Che si diressero verso l’agente che aveva parlato.

Il ghigno del Redfield si fece appena più ampio, sembrava proprio che il destino volesse aiutarlo con la sua messinscena.

Jon vide il Tyrant cambiare obiettivo e scegliere la vittima dei Liker con il suo solito ghigno.
Uno dei Liker balzò contro l’agente, le fauci spalancate, le braccia tese in avanti per ghermirlo. Lukas fu rapido nel reagire all’attacco del Liker, riuscendo a colpire la creatura alla gola con una raffica di colpi del mitra. I Liker erano già concentrati su di lui, quindi.

Peccato che Lukas non prestò attenzione al Tyrant che si avvicinava a lui, quando se ne rese conto era già troppo tardi. Qualche attimo dopo il corpo di Lukas cadde sul pavimento, mentre la sua testa era ancora fra le mani del Redfield. Fra le sue mani artigliate.

I Liker si avvicinarono al corpo dell’agente, quasi spaventati dal Tyrant. Era come se loro sapessero quanto fosse pericoloso solo dal suo odore.

<< Andate all’inferno, bastardi! >> gridò uno degli agenti che aveva assistito a tutto lanciando una granata elettrica verso il punto in cui si trovavano sia i Liker che il Tyrant.

Un’accecante lampo di luce bluastra illuminò la sala, seguito da un debole scoppiettio elettrico. Quando il bagliore scomparve, gli agenti poterono vedere quale fosse stato il risultato. I cinque Liker erano sul pavimento morti, i loro corpi percorsi da tremiti dovuti alla scarica elettrica. Il Tyrant invece non era lì.

<< Guardate su! >> sentirono la voce divertita del Tyrant, alzarono lo sguardo e videro che in uno degli alloggiamenti per i faretti il Tyrant aveva posto la testa di Lukas.

Quando abbassarono lo sguardo il Tyrant era lì davanti a loro, teneva qualcosa nella mano.
<< Sapete la parte che preferisco mangiare dopo il cuore sono gli occhi. Se aspetto troppo cominciano a perdere la loro brillantezza, perdono la vita che vi era dentro. >> disse, lasciandoli per un attimo confusi, per via del tono assorto che aveva usato. Quando il Tyrant divorò di fronte a loro gli occhi di Lukas, capirono a cosa si fosse riferito.

Il Tyrant li guardò mentre loro puntavano i fucili contro di lui

<< Bene, e ora di dare il via alle danze! >> disse, scattando verso di loro.

- Laboratori, H.Q. della G.A.A.B., Washington D.C

L’Hunter Beta balzò contro Mary, fu un attimo e i suoi artigli d’avorio si tinsero di rosso, il corpo della ricercatrice crollò al suolo senza la testa che era stata tagliata via dall’Hunter.
Pete rimase a fissare la scena terrorizzato, quando una zampa rossastra gli oscurò la vista. Il ricercatore si sentì tirare verso qualcosa.

L’Hunter Delta aprì la sua bocca da rospo, mentre trascinava il ricercatore verso di essa.

Le urla di Pete risuonarono nel laboratorio, mentre l’Hunter cominciava a divorarlo ancora vivo.

-Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York

Vincent tentò di mantenere la sua solita espressione e di sembrare calmo. Mentre Victor lo fissava con i suoi occhi neri come onice.

<< Non so di cosa stai parlando, Victor >> rispose. In questo momento Vincent avrebbe preferito che Victor si facesse dare del lei che si facesse chiamare “Signore”, gli sarebbe venuto più semplice ingannarlo senza essere così sicuro di star tradendo la sua fiducia.

<< Davvero? Credevo fosse il contrario, Purple Man >> disse, quasi sibilò, Victor.

Manteneva comunque un apparente aria di calma. Ma Vincent sapeva, sapeva che Victor era fin troppo in gamba nel dissimulare le sue emozioni. Poteva sembrare perfettamente calmo quando invece era infuriato.

<< Io, davvero, non so di cosa stai parlando >> gli rispose. Forse avrebbe dovuto confessare invece di scavarsi la fossa da solo.

<< Allora saprai dirmi il motivo di questi ordini sul tuo portatile >> continuò Victor, mostrandogli alcuni degli ordini che il Direttore Iluq gli aveva dato. Avevano fatto male ad inviare delle email ma non credeva che Victor avrebbe controllato, non pensava che avrebbe dubitato della sua fedeltà.

Doveva smettere di mentigli, sì, così forse Victor l’avrebbe perdonato. Vincent sapeva che lui poteva diventare molto crudele quando si tradiva la sua fiducia, lo sapevano tutti lì dentro.
Prese un respiro e cominciò a parlare:

<< Io… Io ti ho mentito, quelli della Swarm mi hanno contattato quando il Drago è arrivato nella base. Non volevo tradirvi ma il Direttore… il Direttore Iluq aveva detto che se il Drago fosse sfuggito dal nostro controllo lui avrebbe mandato una delle squadre della Swarm a salvarmi. Io… davvero, non volevo tradire la tua fiducia, Victor >>

Victor lo guardò prima di sorridergli, con quel suo modo calmo e rassicurante

<< Visto, Vincent, non era così difficile dirmi cosa stava succedendo >> gli disse calmo. Vincent fu così tanto rassicurato dalle sue parole che non vide il sorriso di Victor diventare crudele così come il suo sguardo.
<< Qu-quindi posso andare? >> chiese, gli sembrava quasi di essere tornato un bambino, terrorizzato dalle possibili punizioni del padre.

Victor gli sorrise

<< Certo. >> disse, l’agente si sentì immediatamente più tranquillo. Quando Victor lo fermò << Oh, aspetta un attimo, Vincent. Devo dirti un'altra cosa >>; Vincent si fermò come congelato dal modo in cui il tono di Victor era cambiato, era diventato come più cupo.

Forse… Forse aveva solo immaginato quel cambiamento, sì lo aveva solo immaginato. Doveva essere così.

Vincent aspettò che Victor parlasse di nuovo

<< Sai Vincent, io sono un uomo molto comprensivo. Riesco a capire i motivi che ti hanno spinto a farlo. E sono certo che tu mi avresti detto quello che stavi facendo. – Vincent annuì frettolosamente, quando Victor lo guardò- Ma non mi piace che qualcuno mi consideri così inaffidabile da preferire la protezione di qualcun altro. >> parve completare il discorso lì, quando il suo sguardo si fermò su Vincent, che in quel momento aveva più paura di quanta ne avesse mai avuto. << Oh e Vincent, sai cosa succede a chi tradisce la mia fiducia? –Vincent sbiancò, Victor ridacchiò- Sì, credo che tu lo sappia. Ma potrei fare un eccezione per te… devi solo fare quello che ti dirò, lo farai? >> chiese in fine

Vincent annuì anche se non sapeva quello che Victor stava per chiedergli, ma avrebbe fatto qualunque cosa pur di non finire torturato da Victor.

<< Sono felice di vederti così disponibile, Vincent. Ora ti dirò cosa dovrai fare >>

-H.Q. della G.A.A.B., Washington D.C.

Quando il Tyrant aveva cominciato a combattere contro di loro sul serio, niente aveva potuto fermarlo. Niente aveva potuto salvarli.

Conan era lì, l’ultimo sopravvissuto, stava digitando il codice che avrebbe privato l’intero edificio dell’aria.

Quando Chris lo prese per un braccio.

<< Cosa credevi di fare? >> chiese sarcastico. Lo vide d’improvviso fare un passo indietro e lasciarlo andare, non riusciva a vederlo bene in viso, ma sentì chiaramente la voce spezzata del Tyrant mentre parlava << Mi… Mi dispiace, io-io non riesco ad impedirglielo. Non ci riesco… Lui è troppo forte. Perdonami, io non volevo ucciderli… ti prego, scappa! Vattene prima che lui riprenda il controllo! >> gridò, sollevando il viso, fu in quell’istante che Conan vide gli occhi del Tyrant adeso grigio-blu… pieni di rimorso e…e umanità.

E corse l’ultimo agente rimasto, corse per allontanarsi più che poteva da Chris Redfield, prima che il mostro riprendesse il controllo.

-Cinque ore più tardi, H.Q. della G.A.A.B., Washington D.C.

Quando Claire Redfield, Leon Kennedy, Piers Nivans e Jensen Williams avevano raggiunto il Q.G. erano passate già cinque ore dall’attacco.

Il protocollo Priam’s Fortress era stato annullato dall’interno. L’edificio era di nuovo accessibile.

Claire era certa che non avrebbero trovato Chris, probabilmente era sparito dopo aver completato il suo incarico. Come sempre… in questi attacchi.

Entrarono nell’edificio, non una luce illuminava la sala. I faretti posti a terra si accesero ma non quelli sul soffitto. I quattro agenti alzarono lo sguardo e videro che ognuno dei faretti era stato sostituito dalla testa di uno degli agenti. Trovarono i corpi degli agenti mentre salivano, piano dopo piano, c’era una composizione di corpi diversa. Ma tutte erano accomunate da una cosa, il modo in cui erano state fatte… al contrario di quelle di Parigi o di Roma, era come se Chris si fosse fermato più e più volte prima di riuscire a completarle.

All’ultimo piano non vi era una composizione ma solo parti di corpi e dei segni di artigli contro le pareti.

Claire non riusciva a capire, Chris stava combattendo il mostro, giusto? Allora perché era riuscito a fare tutto quello?

Leon controllò uno dei computer per vedere se potevano risalire alle registrazioni di sorveglianza. E trovò le registrazioni della stanza

<< Venite >> disse. Il video partì:

Chris stava facendo a pezzi i cadaveri per cominciare a “costruire” la sua opera. Si fermò d’improvviso, mentre si stringeva la testa fra le mani, tentando di sopprimere un urlo

<< Smettila, smettila, smettila, smettila >> cominciò a ripetere << Fermati! >> urlò poi.

<< Sta zitto, Redfield >> ringhiò poi.” Poi il Tyrant aveva colpito la telecamera con un tentacolo.

Claire adesso aveva un ulteriore conferma, Chris era ancora dentro quella creatura.

Conan poi trovò gli agenti, e dopo essersi calmato anche se non aveva superato lo shock. Aveva detto loro ciò che era successo.
 
 
 
Il fato era già a metà strada per scrivere la fine della storia del Drago, ma ancora qualcosa poteva cambiare. La G.A.A.B. si poteva salvare, forse anche Chris Redfield. Ma tutto era nelle mani di quel bimbo capriccioso che era il destino e forse avrebbe riscritto tutto un'altra volta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’Autore

Scusatemi l’immenso ritardo e che con il lavoro alla pizzeria, mia madre che rompe perché vuole usare il computer e il fatto che ho recuperato i primi tre Resident Evil, ovvero: RE1, RE2 e RE3: Nemesis (che ho già completato), non ho avuto il tempo di scrivere e poi anche l’ispirazione mi aveva lasciato… e non volevo scrivere min****te.

Ringrazio: Mattalara, Aurora Garcia ed Esperanza Castañeda per aver recensito i precedenti capitoli e Vale la mia carissima amica perché ascolta i miei scleri su Resident Evil, YAI e FNAF e mi aiuta a fare chiarezza nella mia testa confusa.

Volevo farvi una domanda: Come vi sembra la caratterizzazione di Victor Donovan e come vi sembra il suo personaggio in generale?

Alle vostre Recensioni

-Anthony Edward Stark

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Capitolo 11
*** Capitolo 9: Orrori mai dimenticati (Germania, Berlino) ***


                       You are Infected 3: La fine di un Incubo

                        Capitolo 9: Orrori mai dimenticati (Germania, Berlino)

Conosciuta da tutti per gli orrori dalla
mia gente perpetrati e per il muro che
m'ha diviso a metà.  Nessuno ricorda
che non sempre così siam stati.
 
- Livello Underground 8, Alloggio personale del Drago, Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York (Una settimana prima dell’attacco)
 
Vincent si era diretto nell’alloggio del Drago esattamente come Victor gli aveva detto. Sperava solo che il Drago fosse così misericordioso come Victor diceva.
 
Quando Greg aveva aperto la porta, Vincent aveva avuto la certezza che Victor lo volesse morto. Ma preferiva la morte per mano del Drago che non per mano di Victor.
 
Una volta che egli fu entrato, Greg chiuse la porta alle sue spalle. Il Drago lo raggiunse in un attimo.
 
Vincent non lo aveva mai visto e ne fu terrorizzato nonostante il suo aspetto perfetto, i suoi occhi erano pieni di rabbia, di crudeltà e di odio. L’agente non poté sopportare il suo sguardo ancora a lungo.
 
<< T-Ti supplico non uccidermi >> supplicò Vincent, con un tono di voce che non riconobbe come suo.
 
<< E perché mai dovrei lasciarti vivo? >> chiese sarcastico il Drago.
 
<< Victor mi ha obbligato a venire nel tuo alloggio, o mi avrebbe torturato >> rispose, probabilmente Victor aveva qualche telecamera lì e lo aveva sentito… ma tanto sarebbe morto fra qualche minuto non gli importava più di tanto.
 
Chris si allontanò,
 
<< Victor ti ha obbligato? >> chiese
 
<< Sì, lui… lui ha scoperto che mi ero alleato con la Swarm >> gli rispose, stupito dalla curiosità del Drago pensava che lo avrebbe ucciso senza parlare
 
<< La Swarm…? Loro vogliono distruggere i Figli del Drago, giusto? >>gli domandò
 
<< Sì, in un certo senso. Sì, credo che si possa considerare che il loro scopo è distruggerci >> rispose Vincent. Il Tyrant ridacchiò e lasciò Vincent terrorizzato di fronte alla porta del suo alloggio.
 
Victor li lasciò soli per ore, aspettando che il Tyrant divorasse Vincent.
 
<< Victor è molto sicuro che io ti ucciderò… o non ti avrebbe lasciato qui, non credi? >>; Era strano il fatto che Chris si stesse dimostrando così umano, ma quel ragazzo voleva distruggere i Figli del Drago quindi erano dalla stessa parte
 
<< Sì, penso che sia questo il motivo, Drago >> rispose Vincent, che si era calmato al rimanere in presenza di Chris.
 
<< Chris, chiamami Chris. Odio essere chiamato in quel modo, solo Victor non è ancora riuscito a capirlo >>disse il Tyrant.
 
Passò altro tempo, prima che il Tyrant si annoiasse. Di solito Victor lo aveva già mandato in missione a questo punto.
 
Vincent si era abituato a rimanere nell’alloggio di Chris, era abbastanza amichevole… quando non voleva ucciderti. Ed in più per una qualche strana ragione gli faceva meno paura il Tyrant che non Victor.
 
Quando Chris si avvicinò a lui, però, Vincent si preoccupò, fin ora nessuno dei due aveva invaso lo spazio personale dell’altro… così da evitare possibili istigazioni ad uccidere… soprattutto per Chris.
 
<< Forse potremmo fare qualcosa per divertirci >> disse, Vincent non notò la piccola inflessione maliziosa nel tono del Tyrant e pensò che egli volesse ucciderlo, anche se non sapeva di non aver sbagliato per nulla.
 
-Appartamento di Leon e Claire, Fisson Street, Racoon City
 
Claire stava ricontrollando le registrazioni sia audio che video, cercando di capire se le parole di Chris fossero reali. Se quello fosse davvero suo fratello o se fosse l’ennesimo inganno di quel mostro in cui il virus l’aveva trasformato.
 
E più sentiva quelle parole cariche di rimorso, più si convinceva che quello potesse essere solo suo fratello, quel mostro non poteva essere in grado di fingere una tale umanità. E poi quella registrazione di sicurezza confermava solo ciò che pensava, quello poteva essere solo Chris.
 
Claire sorrise, l’avrebbe salvato… sì, e niente li avrebbe più separati.
 
-Livello Underground 8, Alloggio personale del Drago, Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York (Quattro giorni prima dell’attacco)
 
Quando le labbra del Tyrant si poggiarono sulle sue, Vincent si paralizzò confuso.
 
Stava quasi per cedere al Tyrant, quando sentì qualcosa stringerglisi attorno alla gola. Chris fissò il suo sguardo rosso e crudele in quello dell’agente, mentre stringeva le mani attorno al suo collo. Gli artigli che premevano contro la pelle.
 
<< Non è nulla di personale… sta volta. Ma vedi, mi sto annoiando >> gli disse.
 
Bloccò Vincent contro la parete, allentò la morsa sul collo dell’agente per poi colpirlo al petto con una mano, gli artigli gli affondarono nel petto. L’agente urlò,
 
<< Avanti, Vince. Non ho ancora fatto nulla, ci sono persone che hanno resistito a più di questo >> sibilò il Tyrant << Questo non è niente rispetto a quello che so fare >> continuò. Rimase fermo un attimo. E poi tirò via la mano, lasciando cinque segni circolari sul petto dell’agente.
 
I tentacoli di Chris si avvolsero attorno alle braccia di Vincent, stringendo tutti contemporaneamente. Vincent resistette fino a che la pressione non divenne insopportabile.
 
<< Supplicami. Supplicami di lasciarti andare. >> sussurrò Chris al suo orecchio. << Avanti, pregami. E io ti lascerò andare, lo prometto >> il Tyrant sorrise dopo aver pronunciato quelle due parole, il suo sorriso era più uno strano sorrisetto sarcastico.
 
Vincent pensò che se Victor lo aveva mandato a morire per mano del Tyrant, lui avrebbe fatto in modo che il Tyrant dovesse fare di meglio per ottenere una sua supplica. Victor aveva fatto di peggio, a tutti loro.
 
Quando Chris vide che l’agente non cominciava a supplicarlo, a pregarlo per continuare a vivere s’irritò. Doveva star già tentando di tutto per salvarsi, invece tutto quello che era riuscito a ricavare per ora era un solo urlo.
 
Voleva dire che si sarebbe impegnato di più. Liberò le braccia di Vincent dalla presa dei tentacoli mentre contemporaneamente lasciava anche la presa sul suo collo.  Vincent non reagì alla libertà riacquisita. Chris portò le mani verso i polsi dell’agente e con un rapido strattone gli dislocò entrambe le spalle. L’agente spalancò la bocca in un urlo che non arrivò mai.
 
Nonostante il dolore e l’istinto, aveva ancora abbastanza autocontrollo. Si sarebbe congratulato con lui se questo non lo facesse infuriare tanto.
 
Il Tyrant morse Vincent sul collo, l’agente tentò di non urlare. Ci riuscì ma a stento, quando Chris tirò indietro la testa strappando una parte del muscolo, Vincent urlò. Anche se non supplicò il Tyrant.
 
La furia di Chris aumentava, man mano che continuava a torturarlo, senza riuscire a strappargli delle suppliche. Tanto la sua furia aumentò che uccise l’agente senza riuscire a farlo supplicare.
 
Chris si calmò, dopo che il corpo dell’agente rimase esanime fra le sue mani. Le mani e il viso del Tyrant erano macchiati di sangue. Il sorriso che si dipinse sulle sue labbra fu terrificante.
 
Il Tyrant però non aveva ancora finito, lo aveva ucciso, ma sarebbe stato un peccato sprecare tutta quella carne.
 
<< Sai Vincent, il viola ti dona… o forse dovrei dire ti donava >> disse ridacchiando. Mentre osservava il risultato della sua “intensa” sessione di tortura.
 
Non c’era un punto della pelle dell’agente doppiogiochista che non si era tinto di un tenue viola, non vi era un punto che Chris non avesse colpito.
 
Gli levò del tutto la divisa, non era così disperato da divorarlo con tutti i vestiti. E cominciò a divorarlo, anche se si muoveva con lentezza, la stessa lentezza di un predatore sicuro di potersi godere il proprio pasto.
 
Victor guardò tutto dal suo ufficio e nel vedere la fine di Vincent, rise crudele. Credeva davvero che lo avrebbe perdonato dopo un affronto di una tale portata?
 
Tsk, con chi credeva di avere a che fare quell’idiota? Ora che ci pensava anche la Swarm, gliel’avrebbe pagata. Sì, loro avevano pensato di poter distruggere i Figli del Drago, facendo infiltrare uno dei loro uomini? Il Drago avrebbe mostrato loro qual era la punizione per questo.
 
-Racoon City
 
Da quando l’head quarters della G.A.A.B. era stato distrutto, il ruolo era stato affidato a Racoon City. Poiché già quattro componenti dei Primi Tredici si trovavano lì.
 
Era difficile per la piccola filiale del Colorado occuparsi di tutto quello. Di coordinare tutte le altre filiali.
 
E di continuare a nascondere quanto la G.A.A.B. fosse sul punto di crollare. I Figli del Drago avevano cominciato con attacchi alle grandi filiali, ma i bioterroristi ne avevano approfittato per attaccare anche le sub-filiali nel momento in cui esse erano più fragili.
 
La G.A.A.B. stava crollando e nessuno pareva riuscire ad impedire quest’inevitabile declino.
 
Claire Redfield era, nel mentre, riuscita a convincere Lawrence ad affidarle il compito di trovare il covo dei Figli del Drago. L’unica condizione che aveva posto era che se avessero trovato Chris, lei avrebbe avuto la possibilità di provare a far ragionare suo fratello.
 
-Berlino, Germania(Oggi)
 
Chris attendeva il segnale. Il quartier generale tedesco non era di grandi dimensioni, era un edificio piccolo. Ma pareva un edificio moderno dotato di sistemi all’avanguardia.
 
Victor non avrebbe atteso molto o almeno Chris lo sperava. Si stava stancando ad aspettare.
 
Tutte le filiali avevano ricevuto l’ordine di essere pronte per un attacco dei Figli del Drago, poiché sapevano già che l’enigma non sarebbe stato risolto in tempo. Ma così avrebbero avuto più possibilità di difendersi.
 
-Appartamento di Leon e Claire, Fisson Street, Raccoon City
 
Mentre la luce del sole illuminava Berlino, quella della Luna illuminava Raccoon City. Nonostante il fatto che Claire volesse essere presente per la risoluzione dell’enigma. Era stata, quasi praticamente, obbligata a tornare al suo appartamento poiché aveva lavorato per quasi tre giorni no-stop.
 
Infatti nonostante i mille pensieri che le affollavano la mente, Claire si addormentò vinta dalla stanchezza.
 
Era nel laboratorio di Birkin, non sapeva come ci fosse arrivata. Né perché non era armata.
 
Era nella zona ovest del laboratorio di fronte alle doppie porte blindate della stanza sottozero.
 
Poi sentì un rumore, seguito un grido, che risuonò nel corridoio. Proveniva dalla sala del generatore centrale.
 
Anche se non era armata, si diresse verso la sala del generatore. E vide suo fratello che con i tentacoli aveva afferrato qualcuno. Lo riconobbe…
 
<< Bene, bene… Ciao piccola Claire >> disse suo fratello col suo solito tono sarcastico-ironico << Sei arrivata appena in tempo per lo spettacolo, non è così Leon? >> disse poi
 
<< Lascialo! >> gridò lei
 
<< E perché dovrei ascoltarti, anzi… ho un bel regalo per il tuo caro maritino… Claire. Consideratelo il mio regalo di nozze, anche se un po’ in ritardo >>; Fra le mani artigliate stringeva una siringa contenente un liquido violaceo.
 
Leon tentava di divincolarsi dalla presa dei tentacoli di Chris, mentre lei guardava sconvolta la scena senza riuscire più a muoversi.
 
Ed ecco che Chris iniettava quella sostanza in Leon, prima di scagliarlo contro il generatore che si trovava al centro della sala.
 
Chris rimase per un momento deluso dalla nulla reazione di Leon.
 
<< Le ferite non sono ancora abbastanza gravi >> constatò. Prima di scagliarsi contro la sua preda. Leon riuscì ad evitare la carica del Tyrant ma non riuscì ad evitare i suoi tentacoli.
 
Chris sorrise, quando riuscì a percepire il virus attivarsi.
 
<< Bene. Allora vi lascio soli >> disse, prima di sparire. Come fumo.
 
Non riusciva ancora a muoversi, quando udì un grido che si faceva sempre più ferino, sempre più mostruoso provenire dal punto in cui si trovava Leon.
 
Sentì un suono simile ad uno schiocco di frusta, poi lo vide…
 
Leon… quello che era Leon, il suo aspetto era ancora umano se non fosse per gli artigli e il braccio sinistro che si era ingrandito in modo sproporzionato rispetto al resto. Gli occhi erano diventati del tutto rossi senza né sclera, né pupilla.
 
Lei fissò sconvolta quello che era stato suo marito, ancora una volta provò a muoversi senza però riuscirci. I suoi occhi erano puntati verso Leon…verso la creatura che era diventato.
 
Un occhio si aprì nel bicipite sinistro, spostando i fasci muscolari come fossero palpebre con un rumore umido e viscido che durò poco più di qualche secondo. La pupilla nera grande come un piatto si puntò verso di lei, contraendosi come se la stesse mettendo sotto mira.
 
E il mostro ruggì, cominciando a correre verso di lei che in quell’istante si rese conto di potersi muovere di nuovo.
 
Lei si chiuse la porta della West Area, contrassegnata da un luminoso neon rosso, alle spalle. Sperando che la blindatura resistesse al mostro, ma non appena ella si allontanò di poco dalla porta. La creatura dilaniò il metallo blindato con i suoi grandi artigli.
 
Corse, lei, fino ad entrare nella stanza sottozero… sperando che il mostro non la seguisse lì. Ma la creatura lo fece.
 
Era disarmata, ma notò dei tubi che trasportavano azoto liquido che percorrevano le pareti, se avesse fatto colpire alla creatura le tubature, quella si sarebbe danneggiata da sola.
 
Il viso di Leon, anche se vuoto delle sue espressioni, del sorriso che le riservava, la fissava con lo sguardo di un predatore affamato. Il grande occhio rossastro la fissò per un altro paio di minuti prima di sparire di nuovo fra i fasci muscolari. La stanza era troppo fredda per permettergli di rimanere a fissarla troppo a lungo
 
La creatura corse verso di lei che riuscì ad evitarla appena in tempo, facendole anche colpire una delle tubature d’azoto. Lo sbuffo di gas freddissimo investì il mostro, soprattutto al braccio sinistro. La pelle rossastra si coprì, all’apparenza, di una sottile patina ghiacciata. Ma non appena il mostro si mosse verso di lei tentando di colpirla nuovamente.
 
La parte congelata del muscolo si crepò, frantumandosi in centinaia di pezzi. Ma la ferita così ottenuta si rimarginò in fretta. Claire vide i sottili filamenti muscolari riallacciarsi, fino a riformare il muscolo. In poco più di qualche minuto.
 
Il mostro ruggì di nuovo, mentre il grande occhio tornava a fissarla. La grande pupilla che si agitava come frenetica. Tentando di inquadrarla nuovamente, nonostante la nebbia ghiacciata che nascondeva ogni cosa.
 
Era la sua possibilità di evitare di battersi contro Leon, adesso che la creatura non riusciva a vederla con nessuno dei suoi occhi.
 
Nel momento in cui era sicura di sfuggire al mostro, scivolò sulla patina di ghiaccio che ricopriva il pavimento. Il mostro fissò i suoi occhi su di lei, nel momento in cui ella trovò una magnum, carica e funzionante, o almeno sperava che lo fosse. Si alzò e puntò l’arma contro il grosso occhio, premette il grilletto una, due, tre volte senza che accadesse nulla. Il ghiaccio aveva danneggiato il sistema d’innesco del tamburo.
 
<< Leon, sono io Claire. Ti supplico fermati! >> lo supplicò lei, ma il mostro non si fermava l’ultima cosa che vide fu l’artigliata letale che si avvicinava ed un lampo rossastro “. Claire si sveglio di scatto, il respiro accelerato, così come il battito, le pupille dilatate.  Sentì il suono della serratura che scattava, tentò di calmarsi dicendosi che era Leon ma per una qualche ragione quel pensiero la spaventò più di ogni altra cosa.
 
-Berlino, Germania
 
Gli parve di star aspettando da ore, quando finalmente, il segnale arrivò. Entrò nel quartier generale berlinese.
 
Venne “accolto” da una decina di uomini armati, che gli puntavano i fucili contro. Era il momento di cominciare il suo gioco allora.
 
Aveva un nuovo, piccolo, mostriciattolo che voleva mostrare agli agenti… sicuramente non sarà una sorpresa piacevole per loro.
 
Quasi avesse sentito i pensieri del Tyrant, un qualcosa si mosse sulle sue spalle. Era, all’apparenza, un ragno grande quanto un piccolo gatto. Le lunghe zampe articolate erano di un chiaro beige così come il corpo, anche se sul corpo si trovavano lievi chiazze più scure.
 
Questa creaturina era il Ne-Beta, un parassita sviluppato otto anni prima dalla Umbrella come arma più efficace del normale Ne-Alpha, che poteva vivere solo finché aveva un organismo da parassitare.
 
<< Comincia il gioco >> mormorò il Tyrant. Il Ne-Beta scese fin ad arrivare al pavimento e da lì cominciò a zampettare verso gli agenti, che non riuscivano a colpirlo nonostante tentassero.  Il piccolo parassita era tremendamente veloce. Nessuno degli agenti pareva più preoccuparsi della minaccia costituita dal Tyrant mentre concentravano il fuoco contro il ragnetto zampettante.
 
Ragnetto che raggiunse uno degli agenti, Gunter Klaus, e rapidamente si arrampicò sull’agente. Uno scatto, nessuno riuscì a salvarlo, e il parassita sostituì la sua testa a quella dell’agente. Le due zampe anteriori erano sollevate ai lati della testa del parassita.
 
Il corpo, comandato come una marionetta, si voltò verso quelli che erano stati i suoi colleghi. Il parassita sibilò, le zampe anteriori tese come fossero giganteschi aghi.
 
-Racoon City
 
Qualcosa bloccò i computer della filiale di Raccoon City, era un video. Una serie di immagini accomunate solo da un ragazzo sorridente. Poi uno stridio acutissimo.
 
Il video terminava lì, un file di testo si aprì sui loro computer:
 
Hello? Hello? Is anyone listening? I want to help you to stop the monster. You must do a thing for me, play my game and listen me, okay?
 
Un file .exe comparve sui loro computer… stava agendo proprio come l’hacker di cui Conan aveva parlato. Doveva essere lui, probabilmente voleva aiutarli come aveva fatto con il quartier generale della G.A.A.B.
 
-Berlino, Germania
 
Dopo lo shock iniziale gli agenti avevano cominciato a sparare contro l’agente-parassita, che il giubbotto antiproiettile rendeva due volte più resistente.
 
Purtroppo erano così concentrati sull’agente parassita che non prestavano più alcuna attenzione al Tyrant.
 
Chris decise di attaccarli quando vide che i movimenti del corpo controllato dal parassita si facevano più lenti, il parassita stava per cercare un nuovo ospite. Uccise due agenti con i suoi tentacoli, mancavano sette agenti prima che potesse occuparsi degli altri tre piani.
 
Il parassita lasciò il corpo di Gunter, che crollò al suolo esanime, e corse zampettando verso gli altri agenti ora troppo impegnati a sparare contro il Tyrant per prestare attenzione al parassita.
 
Il nuovo obiettivo del parassita era Hans Mars che notò il parassita appena in tempo per colpirlo con una scarica di colpi prima che riuscisse ad arrampicarsi su di lui.
 
Il parassita indietreggiò, ma non era ancora morto. Il Tyrant nel mentre si liberò di un altro agente trafiggendogli il petto con una mano.
 
Troppo semplice” pensò Chris, prima che uno degli agenti riuscisse a colpirlo alla schiena, nel punto esatto da cui i tentacoli scaturivano. Il Tyrant gridò mentre i tentacoli si agitarono in modo convulso ed incontrollato.
 
E mentre Hans uccideva il parassita, gli agenti concentravano il fuoco contro il Tyrant.
 
Dopo l’ennesimo colpo, che stranamente non era riuscito ad evitare, il Tyrant sembrò come pietrificarsi. Rimase immobile del tutto fermo, i suoi tentacoli erano immobili in aria
 
Gli agenti si fermarono
 
<< Was zur Hölle ist los? (Che diavolo sta succedendo?) >> disse Hans fissando il Tyrant immobile, non accadde nulla per un paio di minuti… nulla, niente di niente, il Tyrant era immobile.
 
<< Wir besiegten die große Chris Redfield mit sechs Gewehrsalven (Abbiamo sconfitto il grande Chris Redfield con sei scariche di mitra) >> disse Hans con un tono sarcasticamente stupito.
 
Stavano per avvisare il direttore di quanto accaduto ed improvvisamente il Tyrant si mosse, con una velocità impensabile anche per un Tyrant e li uccise tutti dal primo all’ultimo. Senza fermarsi… raggiunse e uccise anche gli altri agenti negli altri tre piani senza che la sua furia si calmasse.
 
Ora come faccio col mio inganno?” pensò il Tyrant dopo essersi calmato.
 
-Racoon City
 
Avevano completato il gioco dell’hacker e ora aspettavano la sua risposta:

Congratulations! You finished my game… okay, you wait for the answer who I promised… The Dragon’s Sons are attacking Berlin in Germany
 
-Berlino, Germania
 
Quando le due squadre, una italiana e l’altra svizzera, arrivarono il Drago era già sparito. Non c’era nulla nel primo piano dell’edificio, se non sangue, così tanto che aveva coperto del tutto il pavimento nascondendone ogni dettaglio.
 
Il secondo piano presentava, invece, due “sculture” di corpi, uno aveva ancora pelle e divisa mentre l’altro era stato completamente scorticato anche se il lavoro era impreciso rispetto a ciò che si era visto a Parigi e in a Roma. Anche se rimaneva comunque un qualcosa di orribilmente macabro.
 
Nel terzo piano si trovavano la maggior parte dei corpi, erano stati smembrati. Non pareva esserci una vera e propria composizione in quel caos di membra umane strappate. Come se il Tyrant li avesse fatti a pezzi con una furia incontrollabile.
 
Al quarto piano non vi era nulla se non l’ultima composizione creata da quel mostro, una composizione disarmonica fatta con i corpi scorticati di quattro agenti. Due di questi avevano il braccio sinistro alzato allo stesso modo del saluto nazista, mentre gli altri due parevano la rappresentazione speculare degli altri due, avendo di fatto il braccio destro sollevato.
 
Due dei quattro corpi erano col ventre squarciato, entrambi sempre in modo da sembrare una copia speculare dell’altro gli altri due avevano, invece la testa quasi del tutto tagliata via dal corpo.
 
Ai piedi dei quattro corpi al centro dell’arcata creatasi tramite quelle particolari posizioni, vi era un registratore
 
Leonardo Giovinotti fu l’unico fra tutti gli agenti ad avere il coraggio, e la forza di volontà necessaria a recuperare quel registratore.
 
Una volta recuperato fecero partire la registrazione:
 
Claire… io non riesco… non riesco a fermarlo – la voce del Tyrant divenne appena più crudele dopo aver pronunciato queste parole- *Non vuoi! * – il suo tono tornò poi più umano- Lui non vuole fermarsi… io… lui… vuole solo uccidere… non riesco più a capire chi sia io e chi sia lui… ho paura, Claire *La paura è per i deboli! *.
 
Aiutami Claire… ti prego! *Sì, sorellina aiutami – il Tyrant cominciò a ridere in modo spaventoso e crudele-*
 
Quel ragazzo a seri problemi di personalità multipla” pensò Leonardo Giovinotti.
 
Inviarono in fine il file audio a Claire Redfield
 
 
 
 
 
Tick, Tock, Tick, Tock, il tempo del Drago sta per finire
 
E chi mai riuscirà a capire….
 
Come, infine, andrà a finire?
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Mi scuso per il ritardo ma l’ispirazione non voleva arrivare per nulla… :( . E volevo avvisarvi che da Giovedì 8 fino a Lunedì 12 sarò in vacanza quindi non potrò nemmeno scrivere….

Piccolo appunto: Le battute scritte fra asterischi sono le frasi pronuncite da Chris col suo solito tono crudele.
 
Scusatemi ancora…
 
Ringrazio: Mattalara e Aurora Garcia per aver recensito i precedenti capitoli di YAI3 e Vale perché mi ascolta sempre anche quando sembro un ossessionato cronico.
 
-Anthony Edward Stark
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 10: Attacco al Cremlino (Russia, Mosca) ***


                       You are Infected 3: La fine di un Incubo

                              Capitolo 10: Attacco al Cremlino (Russia, Mosca)

 
“Mortali tempeste ghiacciate si susseguono
nel mio territorio, eppure la mia gente che
nel ghiaccio è nata grandi città variopinte
ha costruito. Che da idee di ghiaccio son diventate realtà di pietra”
 
- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
Victor era più che raggiante, avevano rintracciato il luogo in cui era situato il Quartier Generale della Swarm. Li avrebbe schiacciati grazie al Drago… dopo questo attacco. La G.A.A.B. era sempre più fragile, la stava privando delle fondamenta, dei suoi quartier generali. Presto ci sarebbe voluto solo un soffio per far crollare il castello di carte della G.A.A.B.
 
Presto due suoi nemici sarebbero crollati, presto l’era del Drago sarebbe stata affermata.
 
-Villa Ashford, Rockfort Island
 
La Villa Ashford era avvolta sia dalla nebbia che dall’oscurità. Esattamente come se fosse uno splendido mantello di morbido velluto nero. Dalle pesanti tende di velluto rosso passava solo qualche lama di luce lunare candida che faceva scintillare alcune statuette di fragile porcellana.
 
Nessuno dei due abitanti della villa si trovava fra i suoi corridoi.
 
Le grida inumane del Nosferatu si udivano fin all’interno delle stanze più interne della villa. Delle minacciose nubi tempestose nascosero la luna.
 
Mentre Alfred Ashford camminava nei corridoi alla ricerca della sua amata sorella, non era da lei non presentarsi all’esperimento definitivo sul T-Veronica, che lei stessa doveva attuare. La sua Regina non si trovava in alcun luogo in cui era solita essere e questo lo rendeva immensamente preoccupato.
 
E poi finalmente la trovò, il cielo tuonò mentre la tempesta cominciava, mentre un Ashford piangeva
 
<< No! Alexia! >>;
 
<< No, Alexia, Alexia… Alexia, rispondimi, ti supplico. Alexia >>; E l’ultimo Ashford pianse, sapendo che stavolta sua sorella non sarebbe mai più tornata… sapendo che quella solitudine, che per quindici anni lo aveva quasi portato alla follia, stavolta sarebbe stata eterna.
 
Quel Jonas, quella maledetta formica ribelle, gliel’avrebbe pagata. Era un promessa.
 
<< Ti vendicherò, quel maledetto non rimarrà impunito >> sussurrò, mentre delle lacrime di cristallo continuavano a cadere dai suoi occhi, ora non solo pieni di tristezza, ma anche di una rinata fiamma d’odio, di una rinata fiamma di follia furiosa.
 
Gli spettrali lampi di luce biancastra illuminavano il biondo, facendo quasi risplendere la sua figura nell’oscurità.
 
Il rombo dei tuoni ruggiva fra le pareti della villa, facendo assomigliare il suono a quello di un orribile, e gigantesco mostro infuriato. Quel inumano rumore copriva persino quello delle urla del Nosferatu, le cui zampe articolate, che spuntavano dalla sua schiena, graffiavano una delle pareti esterne dell’edificio.
 
-Racoon City
 
Claire Redfield stava cercando il quartier generale dei Figli del Drago nella speranza di poter salvare Chris. Nel mentre Leon e gli altri erano impegnati nella risoluzione dell’enigma.
 
Rebecca Chambers invece, era preoccupata. Aveva controllato uno dei campioni di sangue di Jensen e l’attività delle cellule virali del Daylight.2 si era triplicata arrivando quasi ad annullare l’effetto dello stabilizzante. Non sapeva se sarebbe riuscita a salvare Jensen.
 
 Non si spiegava nemmeno come non si fosse ancora trasformato. La concentrazione virale nel suo sangue era fin troppo alta, eppure Jensen era ancora cosciente di sé, era ancora umano.
 
Forse quel ragazzo era destinato a sopravvivere… A qualunque cosa, anche al virus che lo stava consumando lentamente.
 
- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
Ricky seguiva costantemente Jonas, poiché era l’unico capace di farlo ragionare quando Alexia prendeva il controllo… Non sapeva certo che Alexia non avrebbe mai più potuto farlo.
 
<< Allora, Ricky-Jonas si voltò verso di lui e gli sorrise- ti andrebbe di dirmi come hai conosciuto Victor? >> gli chiese, quel sorriso innaturale quasi accentuato dalla pelle di un chiaro verdino e dal sangue rosso (che stranamente non aveva preso fuoco) che colava lungo gli squarci che gli tagliavano il viso in due parti.
 
I suoi occhi uno azzurro e l’altro viola con luccichii azzurri che parevano del tutto tranquilli, Ricky per un attimo rimase interdetto e quasi terrorizzato da quell’espressione, poi sorrise e cominciò a parlare
 
<< Bah, normalmente non te lo direi… ma non vorrei certo fare arrabbiare un Tyrant >>; il suo tono era ironico,
 
Il giovanissimo Ricky Simmons, di appena sedici anni, camminava per le strade di una Denver distrutta ed invasa dagli zombie.
 
Suo zio, Robert Soulson era stato ucciso qualche settimana prima da un gruppo di non-morti. Mentre camminava cominciò a piovere, ma non era una pioggia normale, no, era una pioggia dall’odore acre che sfrigolava sulla pelle cadente dei non morti e delle altre creature nate dai Virus Umbrella.
 
Gli zombie e le altre creature vennero letteralmente disintegrati da quella pioggia.
 
Ricky era rimasto immobile, la pioggia che gli appiccicava i vestiti addosso.  Quando d’improvviso la pioggia smise di cadere su di lui. Il ragazzo sollevò gli occhi e la prima cosa che vide fu un ombrello rosso e bianco che lo proteggeva dalla pioggia e poi un uomo dai corti capelli neri e gli occhi color onice con indosso un elegante completo nero completamente pulito.
 
E gli sorrideva.
 
<< Ciao Ricky, io sono Victor Donovan. Sono un vecchio amico di tuo zio Robert. Mi aveva chiesto di occuparmi di te se mai lui avesse smesso di inviarmi delle lettere sulla vostra situazione. >> disse, il suo sguardo si rabbuiò un attimo << Mi dispiace di aver perso tanto tempo per trovarti >>.
 
Ricky così cominciò a seguirlo sicuro di potersi fidare di un amico di suo zio.
 
<< ehehe, dopo ho scoperto che Victor mi aveva mentito, ma oramai non riuscivo a smettere di fidarmi di lui >> completò Simmons
 
<< Mi dispiace molto per tuo zio, Ricky >> disse il Tyrant
 
<< Non preoccuparti Jonas, è successo tempo fa. L’ho superato. >> gli disse; Il silenzio conseguente a quelle parole aveva un che di opprimente,
 
<< Perché hai parlato come Cesare? >> gli chiese Jonas d’improvviso
 
<< Come Cesare? In che… in che senso? >>; il tono di Ricky era stranito.
 
<< Beh, hai parlato di te stesso in terza persona, come Caio Giulio Cesare in “De Bello Gallico” e in “De Bello Civili” >> spiegò Jonas. Ricky lo fissò un attimo come avesse detto qualcosa in klingoniano, prima che ridacchiasse guadagnandosi uno sguardo confuso da parte del Veronica Tyrant
 
<< Niente, è solo che non sei cambiato per nulla… e pensare che prima non mi piaceva per nulla il tuo carattere >> disse Simmons,
 
<< Beh, prima non mi conoscevi così bene >> gli disse il Veronica Tyrant, quel sorriso innaturale che si allargava ulteriormente
 
-Mosca, Russia
 
Per la prima volta da quando Victor lo mandava in giro per il mondo, Chris prestò, davvero, attenzione al paesaggio che lo circondava ed era… stupendo, nonostante il freddo secco che permeava l’aria.
 
Forse era la neve, forse era il luogo in sé ma era stupendo. L’inverno era alle porte e la neve già stava cominciando ad imbiancare la città.
 
Il quartier generale russo si trovava poco all’esterno della città, in un edificio che spiccava nel candido sfondo per l’affacciata di un vibrante vermiglio chiaro, che pareva quasi arancio.
 
Chris si rese conto di quanto la neve rendeva magnifica ogni cosa, e di quanto quella candida coperta gelata potesse divenire mortale se si era incauti.
 
Nel frattempo nel quartier generale, Godrik Romanov, direttore del Q.G., stava tentando di mettersi in contatto con Racoon City.
 
Alexandr Ivanovich Zaitsev aveva notato la presenza del Tyrant all’esterno del loro Q.G., il Tyrant era immobile e assorto a fissare il nulla, ma a quanto pareva non pareva avere ancora l’intenzione di attaccare.
 
Godrik non riuscì a contattare nessun altro Q.G., quei maledetti terroristi erano già riusciti ad isolarli.
 
<< Chert! (Maledizione!) >> disse << Prigotov'sya! Poluchit' gotovyy napadeniye Synovey Drakona !!(Preparatevi! Preparatevi all’attacco dei Figli del Drago)>> ordinò, poi
 
Chris non sapeva di essere stato notato, mentre attendeva il segnale di Victor.
 
-Racoon City
 
Jensen non si era ancora fatto vivo, cosa che aveva fatto preoccupare Piers, normalmente Jensen si presentava almeno una quarantina di minuti prima che l’iniezione di stabilizzante diventasse necessaria. E invece Jensen non era ancora lì…
 
Doveva assicurarsi che stesse bene… Che non fosse successo quello che pensava. No, Jensen era ancora vivo… Ne era certo…?
 
Aveva raggiunto l’appartamento dove alloggiava Jensen abbastanza in fretta, considerato quanto fosse lontano dal punto in cui s’incontravano di solito, aprì la porta con la chiave di scorta (che gli era stata data dallo stesso Jensen).
 
Entrato dentro l’appartamento si chiuse la porta alle spalle.
 
Sentiva un rumore simile ad un basso sibilo e Piers, enormemente preoccupato per Jensen (che era più di un semplice amico per lui), si diresse verso l’origine di quel suono, suono che proveniva dalla camera da letto del ragazzo. Che però aveva chiuso la porta.
 
Si chinò per vedere se potesse vedere l’interno della stanza dalla serratura, ma neanche il tempo che quel pensiero gli passasse per la mente, la porta tremò come se qualcosa vi si fosse schiantato contro con forza. E poi sentì un grido… Un grido che fece crollare ogni speranza dell’agente Nivans.
 
Quel grido di dolore così acuto e inumano, poteva essere prodotto solo da uno Scream of Death.
 
Sapevi che sarebbe successo un giorno, anche se speravi che accadesse il più tardi possibile” gli disse la sua coscienza, sentì un altro tonfo contro la porta, la cerniera in ottone che la teneva fissa alla parete scricchiolò.
 
Piers era sempre armato e stavolta sapeva che avrebbe dovuto sparare ad una persona a cui teneva molto…Ad una persona che amava.
 
-Mosca, Russia
 
Gli agenti del Q.G. si prepararono all’attacco del Tyrant che in quell’istante ricevette il segnale.
 
Entrò nel quartier generale, fulmineo e soprattutto con la voglia di far finire tutto molto presto. Non voleva giocare con le sue prede oggi, purtroppo per loro oggi non era una giornata buona per il Tyrant.
 
Anatoly Kornacioff impugnò il fucile d’assalto e lo punto contro il Tyrant che aveva preso a sghignazzare in un modo vagamente inquietante.
 
<< Zatknis', svoloch'! (Sta zitto, bastardo!) >> sibilò verso il Tyrant sparando verso gli occhi della creatura, che non erano protetti dalla maschera. I colpi accecarono il Tyrant senza che però questo fermasse il suo sghignazzare che si trasformò in una risata vera e propria, una risata crudele, folle, che non aveva nulla di umano.
 
<< Quel figlio di puttana, oltre ad essere un sadico, è anche un fottutissimo masochista >> mormorò uno degli agenti, Ivan Vassilyev, puntando anch’egli il fucile contro il mostro che pensavano essere meno pericoloso ora che era cieco.
 
<< Miei cari, poveri, agenti credete davvero di potermi fermare? >> chiese retorico Chris, dopo aver smesso di ridere. Il sangue nero e quasi raggrumato colava a fatica sul suo viso latteo, non aveva più gli occhi eppure quando voltò il viso verso di loro, gli agenti moscoviti furono certi che il Tyrant li vedesse lo stesso.
 
Erano immensamente fottuti, quel Tyrant non pareva avere alcun difetto che potevano usare per fermarlo. Sapevano solo che lui li avrebbe smembrati, perché a quanto pareva il grande Chris Redfield che ancora risiedeva in quella cosa non era abbastanza forte per fermarlo, prima che la creatura compisse il massacro.
 
Gli agenti spararono contro il Tyrant, che non schivò alcuno dei colpi… Quasi il suo obiettivo fosse proprio quello di farsi colpire.
 
Il Tyrant cadde in ginocchio… Erano riusciti ad abbatterlo? Gli agenti smisero di sparare, fissando l’essere. Prima di sentire dei singhiozzi provenire proprio dalla creatura stessa.
 
<< P-perché vi siete fermati? Uccidetemi! Avanti, so che volete farlo! >> gridò fra i singhiozzi << vi prego, uccidetemi, non voglio più fare del male a nessuno >>; fu quello a fermare gli agenti… Chris Redfield aveva ripreso il controllo… Non potevano ucciderlo, era solo grazie a lui che la G.A.A.B. era stata fondata, grazie ad una sua idea.
 
Ed in più nessun mostro può piangere, ma un essere umano può… quello fermo in mezzo alla hall, non era il Tyrant ma era l’uomo, era l’eroe.
 
I singhiozzi del Redfield si fecero sempre più quieti fino a fermarsi del tutto. I suoi occhi di fuoco che si erano rigenerati, non erano più così mostruosi. Erano lucidi, colmi di lacrime non versate, non erano più gli occhi della bestia.
 
Godrik fu il più fiducioso fra i suoi uomini e si diresse verso l’eroe angosciato.
 
<< Signor Redfield possiamo aiutarla in qualche modo? Possiamo aiutarla in qualche modo a mantenere il controllo? >> gli chiese con una voce calma eppure non fredda. L’eroe angosciato e spezzato puntò i suoi occhi verso l’uomo
 
<< C…Claire…. La mia sorellina…Ho bisogno di lei… Lei è l’unica che può aiutarmi >> disse quasi in un sussurro
 
<< Agente Kornacioff trova il modo di contattare Claire Redfield >> ordinò il direttore.
 
<< G-Grazie dav…-lo sguardo nei suoi occhi si trasformò riempiendosi di rabbia e odio- Sta’ zitto, Redfield! >> ringhiò il Tyrant verso sé stesso
 
-Raccoon City
 
Un inaspettata comunicazione giunse dal quartier generale di Mosca…
 
<< Qui, l’agente Anatoly Kornacioff, Chris Redfield ha ripreso il controllo e richiede la presenza di Claire Redfield. Passo >>
 
<< Qui, Claire Redfield, l’attacco è quindi neutralizzato? Passo >> chiese, nonostante fosse più felice di sentire che Chris era tornato in sé
 
<< Sì, signora, l’attacco è stato neutralizzato. I Figli del Drago hanno pers…. >> la comunicazione si interruppe non prima di udire un urlo. Il sorriso di Claire si spense… Il mostro aveva ripreso il controllo.
 
-Appartamento di Jensen Williams, Ivy Street, Raccoon City
 
Un altro tonfo, la porta era sempre più vicina a cedere alle cariche dello Scream dall’altra parte.
 
*Click*
 
Piers levò la sicura alla sua pistola, in attesa che lo Scream attaccasse… lo feriva pensare a Jensen come “Lo Scream” ma era l’unico modo che aveva per avere la forza di ucciderlo.
 
*Tonf, Tonf*
 
La porta stava per cedere il legno cominciava a flettersi fin troppo verso l’esterno, un rumore secco e deciso, lo spezzarsi del legno.
 
Qualcosa si fiondò all’esterno della stanza. E quando si voltò verso Piers che gli puntava l’arma contro e che l’abbassò non riuscendo a mirare contro quel viso tanto amato.
 
Jensen era lì di fronte a lui, gli occhi del tutto rossi solo la pupilla nera risaltava in quel lago di sangue, il suo viso era ancora il suo non era stato nascosto da alcuna mutazione.
 
I capelli castani sempre incasinati che ora gli arrivavano davanti agli occhi e Piers dovette combattere contro se stesso per non cedere alla voglia di levarglieli da davanti gli occhi come faceva sempre. Quello non era Jensen, non lo era, eppure sembrava ancora così tanto lui.
 
Se fosse stato già mutato, per lui sarebbe stato meno difficile sparargli senza sentirsi un’omicida senza cuore.
 
 
<< Jen, ti prego, non costringermi a spararti >> disse, quasi in un sussurro, non riuscendo nemmeno a guardarlo negli occhi sapendo che non vi avrebbe visto Jensen Williams, ma solo una bestia famelica, senza alcuna coscienza, senza alcuna umanità.
 
Per un solo momento quando vide la creatura/Jensen fissarlo senza attaccarlo, sperò, sperò che Jensen stesse combattendo il suo male.
 
Poi lo Scream spalancò la bocca in un grido assordante ed inumano, ma ancora non lo attaccò.
 
<< Fa-Fa male >> disse Jensen, la sua voce era distorta, per un momento era acuta poi diventava fin troppo cupa.
 
<< Jen… >> disse Piers, quasi senza poter credere al fatto di averlo sentito parlare
 
<< Ho-Ho fame… Ho tanta fame… Lasciati prendere >>; furono quelle parole a spezzare ogni sua speranza, ogni barlume di speranza, quello non era Jensen era il virus.
 
Quel maledetto virus era subdolo, aveva usato Jensen, sapeva che lui non avrebbe potuto ferirlo credendo che Jensen fosse cosciente… Allo stesso tempo Piers era cosciente anche del fatto che ciò che pensava era impossibile, che un virus non potesse essere tanto intelligente.
 
<< Addio, Jen >>sussurrò, sollevando la pistola, la puntò alla testa della persona che aveva amato di più in tutta la sua vita, mentre malediceva Chris Redfield e l’uomo che aveva creato il Daylight.2 nella sua mente, stava per sparare.
 
<< Fermo! >>; Rebecca Chambers entrò nella sua visuale… ma lei che ci faceva lì? << Ho l’antidoto >> gli disse.
 
Ma prima che Piers potesse dire qualcosa, Jensen lo attaccò. Piers riuscì a stento a fermarlo.
 
E mentre l’agente teneva fermo il suo compagno, Rebecca iniettò nel mostro un qualcosa.
 
Jensen si fermò, i suoi occhi si chiusero lentamente.
 
<< Cosa gli hai fatto? >> chiese Piers
 
<< L’ho guarito >> rispose Rebecca
 
<< Ma lui si era già trasformato >>;
 
<< Ma non aveva ancora morso nessuno, la bellezza di questo virus è che fin quando tu non ti nutri di qualcuno di priva solo della tua volontà, per costringerti ad attaccare qualcuno >> spiegò la ragazza
<< Quindi Jensen, non si era ancora trasformato? >>
 
<< Non del tutto, ancora doveva completare la transizione >> rispose.
 
-Mosca, Russia
 
Chris era soddisfatto della sua opera, li aveva uccisi tutti in un unico attacco, e aveva organizzato una bella scena per chiunque sarebbe arrivato. Era tutto magnifico, così come quella bellissima neve macchiata di sangue.
 
-Qualche ora più tardi
 
Finalmente la squadra inviata per aiutare il Q.G. russo era arrivata, purtroppo erano però già morti tutti. La prima cosa che videro furono degli agenti che parevano bloccati per metà nella neve… Poi si accorsero che non erano sepolti per metà nella neve, erano stati tagliati a metà ed erano stati messi in mezzo alla neve, di fronte al quartier generale. Erano sei gli agenti che avevano avuto questo crudele destino.
 
All’interno vi era quello che all’apparenza pareva solo il risultato del massacro, finché si resero conto che ogni pezzo aveva una posizione ben precisa.
 
Le teste degli agenti puntavano tutte il loro sguardo verso l’ingresso ovunque fossero nella stanza, le braccia puntavano tutte verso nord-ovest, mentre le gambe verso nord-est, e i busti erano girati in modo da dare le spalle all’ingresso. Al centro di quell’opera c’era un solo corpo integro, con un registratore calcato in bocca. E sul suo petto erano state incise delle parole
Claire, the next are you”.
 
Quando riuscirono a sfilarlo dalla bocca del malcapitato, fecero partire la registrazione:

Claire… lui è troppo forte, non riesco a fermarlo a lungo, sta riprendendo il controllo *Perché tu sei un idiota, Redfield*… Mi dispiace, Claire.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’Autore

 
Mi scuso per il ritardo ma l’ispirazione non è voluta arrivare per molto e io e i miei cugini stiamo facendo una web-fan-serie su RE:Code Veronica X se ci riesce… anche se la vediamo molto difficile
 
Ringrazio: Mattalara, per aver recensito il precedente capitolo e per essere sempre tanto gentile, e Vale perché nonostante il fatto che io sia un incasinato del cavolo mi ascolta sempre.
 
-Anthony Edward Stark

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Capitolo 13
*** Intermezzo 3: La Swarm Cade ***


                       You are Infected 3: La fine di un Incubo

                                          Intermezzo: La Swarm Cade

 
-Appartamento di Leon e Claire, Fisson Street, Racoon City, notte
 
Tutto stava bruciando attorno a lei, mentre dei gemiti vuoti eppure affamati risuonavano in quell’aria terribilmente calda.
 
Claire non riusciva a vedere nulla se non il rosso vermiglio delle fiamme… Prestò più attenzione a ciò che la circondava e vide delle vaghe sagome nere avanzare nel rosso, sagome che si sfacevano ad ogni loro passo quasi fossero fatte di polvere.
 
Il cielo pareva un torbido mare di sangue con nuvole di grigia fuliggine. Lei non sapeva che fare, era bloccata in quel luogo che bruciava.
 
E poi le parve di finire in un altro universo, uno in cui lei aveva cercato suo fratello che era sparito, in cui Racoon City era distrutta, in cui non c’era stata nessun’apocalisse, nessun Chris infetto, nessuna G.A.A.B, nessuna organizzazione bioterroristica come i Figli del Drago. Un mondo tutto sommato tranquillo” Claire Redfield sorrise impercettibilmente mentre il suo sogno continuava
 
“<< Claire! >> la chiamò un Chris sorridente e umano, un Chris che era cambiato che era invecchiato con gli anni e che non era rimasto eternamente bloccato all’aspetto che aveva a venticinque anni. Eppure i suoi occhi grigio-blu erano sempre gli stessi, sempre vivaci e brillanti.
 
Barry, Rebecca, Jill e tutti i suoi amici erano lì con lui che la aspettavano. Claire sorrise e cominciò ad avvicinarsi a loro, quando tutto cominciò a degenerare, a marcire, ad appassire.
 
L’erba prima verde e rigogliosa, cominciò a seccare e a scricchiolare sotto i suoi passi. Il cielo azzurro si tinse di grigio e di un malsano viola scuro. E l’aria che prima aveva l’odore della primavera, ora aveva quello della decadenza, della putrefazione.
 
Le figure delle persone che conosceva, i suoi amici, cominciarono anch’esse a marcire. A diventare sempre più simili agli zombie, fino a diventare irriconoscibili. Chris rimaneva però uguale, intatto come se quel male non potesse sfiorarlo.
 
Claire corse verso quel Chris, come volesse la sua protezione da quei mostri. Ma quando fu ad un passo dal suo caro fratello, da quella versione del suo caro fratello quello si dissolse come polvere soffiata via dal vento. Al suo posto il Chris eternamente giovane e dagli occhi rossi la fissava.
 
<< Cl… Claire, Aiutami >> sussurrò quello che lei vedeva solo come un mostro. Mentre una creatura orribile spuntava alle sue spalle, una creatura dal corpo fin troppo magro e con innumerevoli zampe artigliate ognuna delle quali tratteneva un chiaro filo luccicante, essi si avvolgevano attorno a Chris rendendolo una marionetta nelle mani del mostro
 
<< Claire… Claire, aiuto! >> gridò Chris prima che quella cosa gli stringesse la testa con una mano artigliata. Graffiandogli il viso e accecandolo << Si, si, Claire aiutami >> disse con un tono canzonatorio il mostro. “Claire si svegliò sconvolta, non sapeva esattamente da cosa, non era stato l’incubo a sconvolgerla, no era stata l’umanità che aveva visto in quegli occhi rossi, umanità che era stata mascherata da indifferenza da quel colore così inumano.
 
- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
Victor sorrideva, di quel suo sorriso che lo faceva sembrare un angelo sceso in terra per la sua bontà, eppure l’oscurità che lo circondava, lo rendeva un qualcosa di terribile. Un temibile demone risalito dall’Inferno che guardava ogni cosa con i suoi arcigni occhi neri colmi di divertimento come se non prendesse nulla sul serio.
 
La base dei Figli del Drago mai era sembrata tanto oscura, come la tana di un avido drago che nascondeva nelle stanze più scure le sue immani e scintillanti ricchezze. Gli agenti erano stati spediti tutti contro la Swarm assieme al Drago la cui fedeltà alla causa era ora sicura, poiché nulla lo costringeva a seguire gli ordini di Victor adesso che il condizionamento totale si era del tutto disabilitato.
 
Victor sapeva che avrebbe potuto mandare solo il Drago e Jonas, o solo il Drago, ma voleva la prova della fedeltà e del rispetto che i suoi agenti provavano verso la causa, verso di lui. Soprattutto dopo il tradimento di Vincent non sapeva se poteva ancora fidarsi dei suoi uomini.
 
Lo sguardo di onice brillante di Victor si rabbuiò a questi pensieri.
 
Mentre nessuno guardava pareva proprio che Victor fosse il grande dragone che abitava quella base, i suoi occhi nerissimi che luccicavano di una luce quasi impossibile, innaturale, ch’altro non era se non il riflesso di una delle poche luci al neon ancora accese, il completo elegante che indossava si confondeva col buio tant’era nero.
 
Tranne che per un piccolo, misero dettaglio, il piccolo scintillio che proveniva da una spilla, no, non esattamente una spilla era una medaglia, una medaglia d’oro verniciata di bianco neve e di rosso sangue in spicchi che fusi assieme formavano un ottagono. Un nastro rigido color cobalto era attaccato ad essa, al centro di quel nastro vi era una sottilissima linea rossa, che però non vi era stata ricamata da alcun abile artigiano, né dipinta da un pittore, quella linea cremisi ancora luccicante che pareva quasi vivo.
 
Quella linea cremisi che altro non era che una scia… La scia prodotta da una singola goccia di sangue.
 
E poco al di sopra di essa vi era una macchia scura sull’elegantissima giacca nera e un leggerissimo alone rossastro sulla camicia bianca, eppure quel sangue non era il suo o quello di un qualche suo agente. Anche se era il sangue di un agente… Un agente della Swarm, un altro traditore.
 
Victor stringeva qualcosa nella mano sinistra, il sottile stelo di una bellissima rosa, una rosa magnifica, dai petali sottili e delicati, dal profumo avvolgente. L’unico dettaglio che pareva far diventare anche quel bellissimo fiore, un qualcosa di malefico erano i suoi petali sottili e delicati eppure di un cupo nero. Una rosa nera di Halfeti.
 
Un esemplare raro, che nel linguaggio dei fiori significava: Morte e odio. Entrambi significati che si sposavano alla perfezione con la situazione col profondo odio che colmava il suo piccolo cuore nero e con la morte che passava per i corridoi dopo aver strappato l’anima a l’unico che la temesse in quell’intricata rete di corridoi.
 
-Q.G della Swarm, Artide, qualche ora prima dell’attacco
 
Suluk e Tonraq avevano notato con loro sommo orrore che tre degli otto Tyrant perfetti erano fuggiti dalle loro capsule di criostasi, i tre Tyrant in questione erano: Albert e Alex Wesker e Sherry Birkin.
 
Gli altri cinque invece erano in fase di risveglio.
 
Né i Wesker, né la Birkin erano in alcun luogo vicino al quartier generale come si fossero smaterializzati. Ma quello era solo l’inizio dei loro problemi, tutte le creature derivate dal Chris Virus si erano fatte inquiete, i Tyrant rimasti si stavano risvegliando dal loro sonno e ognuna delle creature tenute in criostasi da quasi otto anni si stava risvegliando.
 
Tonraq aveva nascosto ai suoi colleghi, il suo piccolo progetto. Un progetto che per un genio come lui era da nulla anche da solo. Aveva preparato un suo piccolo mix di virus, un cocktail delle migliori caratteristiche di tutti i virus che aveva studiato e analizzato nei suoi anni di studi.
 
E in più vi aveva aggiunto un piccolo frammento del suo D.N.A., era solo un piccolo accorgimento in modo da essere certo che il suo virus lo accettasse.
 
Ridacchiò il giovane biologo, mentre pensava a tutte le volte in cui Iluq e i suoi “colleghi” lo avevano sminuito… Presto non avrebbero avuto più alcun che da ridire. Gli unici ricordi positivi che aveva della Swarm erano: il giorno in cui era arrivato Alexander Wesker e quando aveva visto i suoi occhi meravigliosi.
 
Quello che teneva in mano in quel istante era, almeno secondo Tonraq, il potere supremo… Il virus perfetto. Era un fluido trasparente come acqua che al suo interno conteneva quella che, sempre per il parere del suo creatore, era l’arma bio-organica definitiva.
 
Quando li allarmi risuonarono per i corridoi, mentre egli era certo che i Figli del Drago avrebbero presto spazzato via la Swarm, decise di iniettarsi la sua creazione. Mentre in sottofondo nel suo alloggio asettico risuonavano le note della Sonata Quasi una fantasia di Ludwig Van Beethoven, sonata conosciuta più col nome di “Sonata al Chiaro di Luna”.
 
L’acuto e fastidioso stridio dell’allarme che quasi non si udiva più al di sopra di quelle armoniche note.
 
Non pensò più a nulla, non riflettè, né valutò le alternative possibili mentre certo si iniettava la sua creazione. Un urlo risuonò nell’aria prima di venire soffocato dalle note che si diffondevano in essa.
 
-Edificio Centrale della Swarm, Artide
 
E mentre nell’edificio che conteneva li alloggi accadeva questo, nell’edificio centrale Iluq impartiva ordini ad ognuno dei suoi uomini in modo che fermassero i Figli del Drago e catturassero Chris Redfield.
 
Koori impugnò, forse per la prima volta in vita sua, una Beretta per difendere Iluq nel caso in cui i Figli del Drago fossero riusciti a superare le difese della base.
 
-Artide
 
Gli agenti dei Figli del Drago avanzavano in quell’arida distesa innevata, mentre il vento gelido scagliava neve e ghiaccio contro di loro come a volergli impedire di avanzare.
 
Nonostante le divise termoisolanti, avanzare in quel gelo era un supplizio per gli umani. E per il T-Veronica Tyrant che però non aveva alcuna divisa.
 
Ricky lanciava degli sguardi a Jonas, volendogli far capire che era dispiaciuto per ciò anche senza parlare.
 
Jonas, in quel momento, era infastidito non poco dal tutto quel freddo e soprattutto dal ghiaccio che pareva volergli congelare ogni cellula.
 
Chris, invece, continuava a camminare con nonchalance come se il freddo e il vento non lo infastidissero minimamente, anzi come se non li sentisse per nulla. Il Supreme Tyrant era fin troppo tranquillo, tanto da aumentare in modo quasi esponenziale la paura di perdere il controllo sulla sua mente, perché nonostante la calma apparente nella sua espressione e nel suo portamento, i suoi occhi mostravano la furia del Tyrant.
 
Ma nessuno riusciva a vedere la malinconia che si trovava in quello sguardo assieme alla furia, nessuno si rendeva conto di quanto quegli occhi inumani fossero umani… Come se i Tyrant avesse perso il controllo della propria interpretazione, non riuscendo più ad uscire totalmente dal personaggio di Chris Redfield, l’eroe angosciato e distrutto dalle azioni del mostro.
 
Il Tyrant guardava la neve cadere mentre avanzava e, in quel mentre, ricordava… Ricordava una giornata al parco assieme a sua sorella Claire, ricordava lo stupore e la felicità negli occhi cristallini di Claire quando assieme avevano visto la neve per la prima volta.
 
Un ricordo che precedeva di un paio di settimane il momento in cui, quel maledetto del loro padre, George Redfield, aveva rovinato tutto.
 
<< Chris, Claire ricordatevi di mettervi i guanti e la sciarpa >> disse la voce calma e affettuosa della loro cara madre. Quel giorno George non era ancora tornato e la loro madre gli aveva dato il permesso di andare a giocare al parco assieme agli altri bambini.
 
Claire gli correva accanto, i guanti di lana verde che le coprivano le mani abbinati a una sciarpa dello stesso colore, i suoi occhi azzurri scintillavano di quella gioia innocente che poteva avere solo un bambino quando per la prima volta i suoi genitori gli permettevano di giocare con gli altri.
 
La sua mano coperta da un guanto di lana rosso che stringeva quella di sua sorella. E si erano fermati guardando stupiti il parco che era innevato”, Chris ricordava come lui e Claire si erano divertiti. 
 
Il Tyrant tentò di scacciare via quei pensieri, di tornare sé stesso. Quel sé che non avrebbe esitato ad uccidere Claire eppure in quel momento non riusciva a fare altro che sentire una soffocante scintilla di affetto riaccenderglisi nel cuore, quel muscolo fermo che freddo giaceva nel suo petto.
 
Quando videro i tre edifici della Swarm, tutti i dubbi e l’umanità di Chris Redfield vennero spazzati via da un crudele sorriso e da due occhi rossi che scintillavano visibili anche nella tempesta di neve appena iniziata.
 
-Blocco di Quarantena 1, Laboratorio di Birkin, Racoon City
 
In quei tre anni la G.A.A.B aveva convertito alcuni dei laboratori sopravvissuti, in alcuni loro laboratori… E le celle di sperimentazione in blocchi di quarantena… O almeno buona parte di essi, alcune di esse assolvevano ancora il loro vecchio compito.
 
William Birkin, dopo l’attacco a Washington, era stato ritrasferito nel suo vecchio laboratorio. Quello della fabbrica della Morte.
 
Nonostante ora sapesse per certo che il suo lavoro serviva per aiutare sul serio qualcuno e non solo per accrescere le finanze della Umbrella, il Dottor Birkin non poteva fare a meno di rabbrividire ogni volta che tornava nel suo vecchio laboratorio.
 
Ogni volta che utilizzava, nuovamente, quella vecchia piattaforma di carico per scendere nelle profondità di quello che era stato l’inferno di molte persone.
 
La piattaforma di carico si fermò, ognuno dei pesantissimi ganci la bloccò al suo posto. William nascose ogni sua paura e ogni suo ricordo, legato a quel posto, con un’espressione gelidamente indifferente. Di fronte a lui oltre agli altri ricercatori della G.A.A.B., tutti sotto la sua direzione, si trovava la porta che conduceva alla stanza della sicurezza chiusa da una vecchia porta di modello M, ormai arrugginita che quasi faticava a muoversi dal suo posto… Non che molti accedessero in quella stanza, comunque.
 
Alla sua sinistra vi era un corto corridoio che conduceva alla sala del generatore centrale e da lì giunse all’ East Area del laboratorio contrassegnata da un luminoso neon azzurro quasi ciano.
 
E in fine con un ultima svolta verso destra giunse ai blocchi di quarantena… Lì si trovano coloro che erano stati guariti con il suo vaccino sperimentale dal Daylight.2. Nel primo di essi, l’unico che era rimasto vuoto fin dall’inizio del progetto, si trovava Jensen Williams che pareva quasi non presentare più alcuno dei sintomi… Ma era ancora troppo presto, alcuni di coloro che erano guariti dopo qualche giorno di miglioramenti si erano improvvisamente trasformati del tutto come se il vaccino avesse bypassato il limite naturale del virus.
 
L’unico fatto che lo differenziava dagli altri e che dava anche un po’ di speranza al Dottor Birkin era che Jensen era l’unico fin ora ad aver recuperato del tutto ogni facoltà mentale, il virus non era più riuscito a prendere il controllo della sua mente cosa che era di per sé, molto positiva.
 
<< Buongiorno, Dottor Birkin >> disse Williams, con un tono fin troppo amichevole rispetto al suo solito, come faceva già da qualche settimana rispose al suo saluto con un semplice cenno della testa mentre riprendeva il giro di controllo superficiale, per controllare se alcuno avesse mutazioni visibili, poi Alexa si sarebbe occupata di controllare i campioni di sangue di ognuno dei soggetti e il Dottor Birkin sarebbe andato nella sala di sperimentazione per testare i virus prodotti grazie al Chris Virus… Anche se trovava tutto questo fin troppo simile a ciò che la Umbrella lo costringeva a fare, anni prima.
 
-Artide
 
Quando i Tyrant si diressero all’assalto, la Swarm era già pronta ad accogliere i loro attacchi… O almeno credevano di esserlo i FI-09 cominciarono ad ululare, non appena sentirono il loro re arrivare. Voltarono i corpi verso quelli che li avevano creati.
 
La battaglia della Swarm cominciò così con un ringhio e il rumore di uno sparo coperti da quello del vento che ululava forte sferzando il ghiaccio con una furia elementale. Mentre un urlo risuonava da uno dei tre edifici… Mentre il giovane Tonraq diventava qualcosa di nuovo.
 
Tutti gli agenti dei Figli del Drago erano pronti, nella retroguardia, a fornire il giusto supporto ai Tyrant.
 
Per molto tutto andò avanti solo fra grida e spari, prima che gli agenti della Swarm riuscissero ad isolare uno degli agenti dei Figli del Drago, l’agente in questione era Ricky Simmons. Il fucile semi-automatico si era inceppato, nonostante le possibilità che ciò accadesse erano dello 0,01 per mille, Ricky era disarmato sarebbe morto di certo.
 
L’agente Hikaru ricaricò la sua arma, ghignò e la puntò contro Ricky così come fecero i tre compagni suoi.
 
*Click*
 
Jonas si rese conto che Ricky era in pericolo e ignorò gli ordini del Redfield, scattò verso Ricky.
Hikaru tirò il grilletto, Ricky sollevò lo sguardo per dare un viso al suo assassino… Un lampo verde lo precedette e Hikaru crollò al suolo col petto squarciato, seguito dai suoi tre compagni. Il lampo verde si fermò voltandosi verso di lui
 
E Jonas sorrise a Ricky, mimando un “Ora me ne devi una” prima di tornare alla battaglia.
 
L’agente dei Figli del Drago prese l’arma del suo nemico caduto per continuare a combattere assieme ai suoi compagni. L’arma in questione era un mitra tattico avanzato.
 
Il Supreme Tyrant sorrideva in modo sinistro, crudele come il luccichio nei suoi occhi. I FI-21 o AfterDie si erano rivoltati contro i loro creatori per combattere con il loro re.
 
I FI-21 erano creature ibride dal corpo di alce e la testa di un anaconda nera.
 
Gli agenti della Swarm crollavano uno dopo l’altro senza che riuscissero a ferire seriamente gli agenti umani dei Figli del Drago, la neve bianchissima si tingeva di rosso sangue. La tempesta che infuriava attorno a loro quasi impedendo agli agenti umani di entrambe le fazioni di prendere la mira e sparare.
 
I FI-09 e i FI-21 erano stati eliminati nei confronti a fuoco, ma questo al Supreme Tyrant non importava, al Supreme importava solo uccidere e farlo nel modo più spettacolare o doloroso di sempre.
 
Il Tyrant si diresse scattando verso un gruppo di agenti, l’agente che gli si trovava davanti finì fatto a pezzi dai dieci tentacoli che gli si avvolsero attorno alle membra.
 
<< Oh >> disse il Tyrant con un tono falsamente sconsolato, alzò le spalle << Credevo che foste più resistenti. Beh- sorrise crudele- continuiamo a giocare! >>.
 
-Racoon City
 
Era il suo giorno libero eppure Claire non riusciva a fare altro se non pensare al suo lavoro, alla sua ricerca del Quartier Generale dei Tεκνα Δραγοντος. Non riusciva a trovarli come se non fossero in alcun luogo in questa terra.
 
Claire ragionò ancora sulle sue ricerche su quello che poteva aver tralasciato, non si era nemmeno resa conto di essere entrata nel parco boschivo di Racoon City, nella foresta degli Arklay e di essere uscita dal percorso che attraversava l’intera foresta.
 
Camminava nel fitto della foresta senza nemmeno rendersene conto, perché i suoi occhi azzurri non stavano vedendo sul serio il paesaggio attorno a lei, non vedeva la foresta. Vedeva solo quei report che aveva letto e riletto più volte nella speranza di trovare suo fratello.
 
<< Ti salverò Chris, è una promessa >> mormorò la rossa, ancora persa nei suoi pensieri.
 
-Artide
 
Gli agenti Swarm cominciarono a ritirarsi, ignorando gli ordini di Iluq terrorizzati da ciò che avevano visto. Da quelle macchine di morte che erano i Tyrant.
 
L’agente Tonrar1 fu il primo a cominciare ad indietreggiare, mentre nei suoi occhi azzurri si vedeva riflessa la morte che aveva visto.
 
Aveva visto il T-Veronica Tyrant bruciare uno dei suoi compagni e mentre Kesuk2 bruciava, il Tyrant rideva.
 
Aveva visto il Supreme Tyrant, l’obiettivo di Iluq, fare a pezzi Massak3 e divorare il suo cuore, prima che ridacchiasse divertito col sangue di Massak che gli macchiava il viso.
 
Aveva visto un altro dei Tyrant, Nicholai, strappare via la testa a Naga4 mentre si lamentava di come fossero fragili, di come non fosse divertente massacrarli e farli a pezzi.
 
Ma non erano stati solo i mostri a spaventarlo ma anche gli agenti dei Figli del Drago, quegli uomini che combattevano fianco a fianco con quelle cose. La naturalezza con cui interagivano con loro e soprattutto la similitudine che vi era fra i mostri e gli uomini.
 
Aveva visto un agente dei Figli del Drago, decapitare Quannik5 con una spada corta, che fin da allora era rimasta nel suo fodero. E poi rivolgersi al T-Veronica Tyrant sorridendo e dicendogli:
<< Adesso siamo pari, tu hai salvato me e io ho aiutato te >>.
 
Tonrar continuò ad indietreggiare, quando le sue spalle toccarono la pesante porta elettronica dell’edificio centrale. Si voltò e tentò di aprirla mentre i suoi compagni sopravvissuti erano con lui. Eppure quella non si apriva nemmeno dopo l’immissione del codice di apertura… Iluq li aveva chiusi fuori.
 
No! No! Non può averlo fatto!” pensò l’agente, mentre il freddo cominciava a farsi sentire. Forse per la prima volta si era reso conto di quanto avesse le mani intorpidite dal gelo, e di quanto la tempesta fosse forte.
 
I Tyrant si facevano sempre più vicini, il Supreme ghignò, sul suo viso il sangue di Massak si era cristallizzato grazie al ghiaccio,
 
<< Volete andarvene? Ma noi ci stiamo divertendo! Voi no? >> disse, il suo tono sembrava quasi serio << E’ proprio maleducato andarsene senza nemmeno avvisare >> disse poi. Il suo ghignò si allargò, e poi scattò.
 
-All’interno del edificio centrale, Artide
 
Sfruttando la battaglia in corso Tonraq, ormai trasformatosi, si era infiltrato nell’edificio per prendere la sua vendetta su Iluq.
 
Il giovane ragazzo sembrava se stesso senza alcun cambiamento se non per qualche dettaglio, gli occhi azzurri senza pupilla che eppure vedevano meglio di quanto avessero mai fatto, le mani entrambe artigliate e le gambe che dal ginocchio in giù parevano le zampe di un grillo.
 
Ma era ancora se stesso, la sua coscienza era superiore a quella del virus. E non provava alcun istinto da non-morto, non sentiva il bisogno di divorare qualcuno. Tutto sommato tralasciando il dolore che aveva provato quando era mutato adesso stava meglio di come fosse mai stato. Stava magnificamente.
 
Tonraq entrò nella sala centrale, Koori che gli puntava contro la Beretta prima di abbassare l’arma sconvolto
 
<< T-Tonraq? >> disse sconvolto.
 
L’ex- ricercatore sorrise << Sono io >> disse. Poi sentì qualcosa un desiderio di uccidere che quasi lo stordì, nella sua intensità. Il suo intero corpo fremeva nella voglia di assecondare quel desiderio.
 
Guardò Koori con i suoi occhi totalmente azzurri e, cedette al quella voglia di sangue, scattò verso di lui che ebbe appena il tempo di rendersi conto che in quegli occhi non c’era più quello spaurito ricercatore ma un mostro affamato, prima che il suddetto mostro gli strappasse via braccia e gambe e si chinasse per guardarlo di nuovo negli occhi prima di affondargli le mani nel petto e strappargli via il cuore.
 
Iluq era rimasto immobile a fissare quella scena, forse rendendosi conto per la prima volta di quanto un Tyrant fosse letale, adesso che ne aveva uno sveglio e pronto ad uccidere davanti. A qualche misero metro di distanza.
 
Tonraq voltò il viso verso di lui e sorrise, di un sorriso pericoloso e predatorio,
 
<< Con questo presento cortesemente le mie dimissioni >> disse prima di scattare contro di lui.
 
---  
 
Quando Chris e i suoi raggiunsero la sala centrale del quartier generale, furono stupiti nel vedere quei due cadaveri mutilati di fronte a loro. Al primo erano state strappate le braccia e le gambe e infine il cuore, il secondo invece era già tanto se potevano definirlo corpo visto lo stato in cui era stato ridotto.
 
Chris sentì un rumore leggero quasi inudibile provenire dal soffitto, sollevò lo sguardo e lo vide. Quel Tyrant, il fautore della scena che si erano trovati davanti. Per un istante, il Redfield pensò che fosse uno di quei Tyrant senza coscienza capaci solo di uccidere. Finché non lo vide ghignare prima di lasciarsi cadere.
 
Atterrò, perfettamente in piedi, sul secondo “corpo” distruggendo con un rumore umido e disgustoso l’ultima cosa che poteva definire quella poltiglia di carni, un corpo.
 
<< Ben arrivato, Redfield! >> disse con una voce inquietantemente felice << Io sono Tonraq, il ricercatore… ehm, no ex- ricercatore della Swarm, sono davvero felice di conoscerti >> completò.
 
Il Supreme Tyrant non rispose, continuando a guardare Tonraq.
 
La cosa che Chris non riusciva a spiegarsi era perché non riusciva a obbligare il Tyrant davanti a lui ad inchinarsi a lui. Qualunque virus derivato dal progenitor o derivato dai suoi derivanti era sotto il suo completo controllo, quindi perché quel Tyrant continuava a non udire i suoi ordini.
 
Tonraq continuava a fissarlo… Prima di sparire, come se si fosse dissolto nell’aria.
 
E mentre i Figli del Drago si ritiravano tutte le creature si liberarono e l’Artide divenne il regno di quelle creature inumane, bloccate per sempre in un mondo di ghiaccio
 
 
 
 
 
La Swarm era caduta, i Figli del Drago avevano vinto. Anche se uno dei componenti dello sciame era ancora vivo e loro non sapevano quanto quel Tyrant sarebbe stato un peso e quanto avrebbe aiutato due fratelli a riunirsi superando le loro differenze.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’Autore
 
Sono riuscito ad aggiornare due volte in un mese!!  Non credevo che ci sarei riuscito.
 
Ringrazio: Mattalara per la sua recensione nello scorso capitolo e Vale per avermi sostenuto nei miei scleri come sempre.
 
Piccole Note:
 
  1. = “Tonrar”, nome inuit che significa “Diavolo, spettro o fantasma”
 
  1. = “Kesuk”, nome inuit che significa “Cielo, Acqua”
 
  1. = “Massak”, nome inuit che significa “Neve morbida”
 
  1. = “Naga”, nome inuit che significa “No!”
 
  1. = “Qannik”, nome inuit che significa “Fiocco di neve”
 
Al prossimo capitolo
 
-Anthony Edward Stark

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Capitolo 14
*** Capitolo 11: Uno sguardo al London Eye (Inghilterra, Londra) ***


You are Infected 3: La fine di un Incubo

Capitolo 11: Uno sguardo al London Eye (Inghilterra, Londra)

“Son nata grazie ad un fiume e son stata
sede dell'impero più grande. E la sua potenza
ancora si sente, il mio cuore ticchetta preciso
senza mai sbagliar nota.”
 
- Livello Underground 8, Alloggio personale del Drago, Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
Chris non riusciva a capire se era sua sorella ad essere l’idiota o lui che era così certo che lei l’avrebbe salvato… Di questo passo avrebbe fatto prima a liberarsi personalmente di tutti gli agenti di Victor. Forse oltre ad incentivarla a cercarlo grazie a quegli audio messaggi che Claire credeva fossero stati registrati da Chris umano, avrebbe dovuto dargli qualche indizio.
 
Forse un po’ più di qualche, o lei nemmeno capirebbe” pensò. L’unica cosa positiva al momento era che Victor gli aveva fatto rimuovere i soppressori emozionali, li riteneva inutili adesso che era sicuro della sua fedeltà ai Figli del Drago.
 
Almeno ora non potevano sapere se era pericoloso o meno.
 
-Hangar sotterraneo, Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
<< Secondo te quel Tyrant era un alleato o un nemico? >> gli chiese Jonas, come se credesse che Ricky avesse sul serio quella risposta
 
<< Ti sembro uno che può sapere cosa passa per la testa di un Tyrant, Lurklay? >> rispose Ricky, cercando in tutti i modi di cambiare soggetto nella loro discussione, era da almeno un’ora che Jonas continuava a parlare di quel Tonraq.
 
Victor li aveva mandati nel hangar per tentare di riordinare il caos di casse di armi e munizioni che si era creato lì, oppure l’elicottero non sarebbe più riuscito ad atterrare. Era vero che avevano un armeria, ma avevano più parti di fucili e pistole di quelle che poteva contenere l’armeria.
 
<< Beh, sai com’è sembri sapere sempre cosa mi passa per la testa >> gli disse Jonas, mentre prendeva una cassa particolarmente pesante e la spostava nell’area in cui impilavano le casse da almeno un’ora.
 
<< Solo perché tu non pensi mai, Jonas >> ribatté, scherzosamente, Ricky.  Il Tyrant si fermò e prese un’espressione falsamente offesa.
 
<< Sì, certo… disse quello che ha tentato di montare il castello di un fucile in una Beretta >> rispose il Tyrant.
 
<< E’…E’ stato solo una volta! >> esclamò il ragazzo, poi abbassò la voce << E poi ero davvero convinto che quel pezzo andasse lì >>
 
<< Ti sento, Simmons, udito da Tyrant ricordi? >>
 
<< Va bene, va bene… Ora però finiamo di impilare queste casse >> si arrese Simmons e lui e Jonas ripresero a cercare di dare un posto a tutte quelle casse.
 
-Raccoon City
 
Erano passate settimane dall’ultima volta in cui aveva dormito decentemente, Claire Redfield pareva l’ombra di se stessa. Era ossessionata dal suo progetto di salvare Chris.
 
Sembrava che la possibilità di riavere suo fratello la stesse uccidendo più di quella di doverlo uccidere poiché non c’era più nulla di umano in lui.
 
La sua ossessione la stava distruggendo solo perché lei voleva salvare suo fratello prima che il mostro lo soffocasse di nuovo, prima di perderlo un'altra volta… Perché se l’avesse perso adesso avrebbe dovuto ucciderlo di certo, per salvare il mondo… Per salvare le persone che vi abitavano, anche se per lei senza il suo fratellone, la vita non aveva alcun senso.
 
-Luogo sconosciuto
 
Tonraq era riuscito a rintracciare il quartier generale dei Figli del Drago. E avrebbe permesso loro solo un altro attacco prima di avvisare la G.A.A.B. della loro posizione.
 
Lui sarebbe stato l’unico essere perfetto in questo mondo una volta eliminato Chris Redfield. E lui doveva essere l’unico essere perfetto, non ammetteva che altri usurpassero il suo posto.
 
- Livello Underground 1, Laboratorio, Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
Aveva dovuto rimuovere i soppressori emozionali del Drago, nonostante la trovasse una mossa avventata. Presto quel Tyrant si sarebbe rivoltato contro di loro. Greg aveva visto negli occhi di quella creatura, di quel Tyrant, una crudeltà senza pari ma anche un’intelligenza d’egual livello, era sicuro che Chris avesse manipolato Victor per convincerlo che non aveva più bisogno di quei cosi per seguire i suoi ordini.
 
Quel maledetto Tyrant e pensare che quando Victor gli aveva parlato del Redfield, elogiando ogni suo pregio, lui era tremendamente felice di poter conoscere una B.O.W. tanto perfetta e intelligente. Victor però nel parlargliene aveva volutamente tralasciato ogni difetto del Tyrant, fra cui crudeltà, sadismo e odio incondizionato verso tutto ciò che respira e che ha un cuore che batte.
 
Greg aveva fatto ricerche su Chris Redfield, su chi era prima di diventare un Tyrant. E, beh, c’era da dire che era rimasto scioccato dalla differenza. Del Redfield che aveva letto non era rimasto nulla in quella creatura, se non l’aspetto.
 
Il ricercatore pensò che, nonostante tutto, gli sarebbe piaciuto conoscere quel Chris Redfield. Quell’uomo che aveva sfidato l’impossibile, che aveva sfidato la Umbrella quando era al pieno delle sue forze. Un ragazzo diventato uomo troppo in fretta e che, nel suo essere un semplice uomo, era un vero eroe.
 
Il Chris Redfield che conosceva era un mostro un Tyrant orribile, che non aveva alcuna traccia di umanità nell’anima- sempre che ne avesse ancora una- e che ostentava un falso controllo di sé stesso, si vedeva che egli non tentava nemmeno di resistere alla sua fame di carne umana.
 
-Londra
 
Chris era finalmente arrivato a destinazione e ora non gli rimaneva che aspettare, il segnale. Chris aveva l’impressione che questa sarebbe stata una delle ultime volte che combatteva per quei pazzi.
 
Ed era certo che il suo istinto non sbagliasse. Il Tyrant ghignò.
 
Nel frattempo nel quartier generale londinese tutto proseguiva come in una normale giornata nonostante la lieve agitazione causata dall’enigma dei Figli del Drago… La filiale di Racoon City, ora quartier generale principale, aveva assicurato che col panico non avrebbero risolto nulla e quindi, oltre all’armarsi preventivamente, era meglio non fomentare ulteriormente la sicurezza di quei bioterroristi folli, dimostrandogli che la G.A.A.B. aveva “paura” di loro.
 
Michael Lonely, esperto in comunicazioni, quel giorno era però terribilmente distratto dal suo lavoro da quella oscura figura nera che era ferma in una delle stradine ai lati dell’edificio. L’aveva scorto per sbaglio dalla finestra che si trovava davanti alla sua scrivania, aveva guardato per un attimo per guardare per qualche istante il cielo, e il suo sguardo era caduto su una losca figura nera, ferma in mezzo a quella stradina… In cui solitamente non passava nessuno… Poiché conduceva nella casupola per il controllo dei “generatori” sotterranei del quartier generale.
 
Anche se in realtà, quella minuscola struttura aveva delle bocchette di aereazione per i laboratori sotterranei della G.A.A.B, che aveva sfruttato un altro vecchio laboratorio Umbrella, restaurandolo e rimodernando attrezzature e macchinari, nonché il personale e la piantina della struttura.
 
Erano stati aggiunti alcuni livelli e alcuni laboratori e camere di stasi e blocchi sicuri e isolabili in caso di Biohazard. Sicuramente erano meglio preparati della Umbrella, nonostante sembrassero voler imitare le loro ricerche e in alcuni casi completare vecchi progetti lasciati da parte dalla Umbrella.
 
Tornando a quella losca figura, Michael, si era insospettito immediatamente… Non era un ricercatore, non indossava gli abiti adatti e, se lo fosse stato, era tremendamente in ritardo. Eppure non era agitato, e non si era per nulla prodigato a raggiungere l’ingresso dei laboratori… Era rimasto lì fermo.
 
L’addetto alle comunicazioni non aveva, però, avvisato nessuno perché aveva il terrore di essere solo eccessivamente paranoico e che forse quel tizio, chiunque fosse, stava solo cercando un riparo dall’insolita calura soffocante, che aveva invaso Londra, mentre aspettava qualcuno.
 
John Edward Weasley, agente operativo, era in quell’istante stranamente agitato come se avesse sentito che qualcosa stava per andare male, tremendamente male e che lui e tutta la sua squadra vi sarebbero finiti in mezzo. Se c’era una cosa che il Weasley aveva imparato sul suo istinto e che non aveva mai sbagliato e ora si stava dirigendo con calma, senza preoccupare nessuno tanto meno la sua squadra, verso l’armeria.
 
D’improvviso ogni luce artificiale si spense, lasciando l’intero edificio illuminato solo dai pigri raggi di un sole quasi nascosto fra le nuvole. Eppure le ombre erano più estese e scure di quanto una luce tanto placida dovrebbe creare… come se l’oscurità stessa volesse godersi il massacro che di lì a poco si sarebbe compiuto.
 
Un lieve rumore di passi resi volutamente pesanti e udibili si espanse nell’aria, mentre una risatina maligna accompagnava quel rumore. Se il Tyrant voleva avvisarli della sua presenza c’era riuscito in pieno.
 
Eppure nonostante ciò nessuno riusciva a vederlo, non poteva essere diventato invisibile.
 
Johnny McCoy, agente operativo nella squadra di John Weasley, sentì qualcosa muoversi alle sue spalle, ma quando si voltò fece appena in tempo a vedere uno sfocato lampo nero allontanarsi da lui.
 
E finalmente il Redfield dopo aver giocato un po’ con la paura degli agenti decise di farsi vedere.
 
Si fermò in mezzo alla hall con un malefico ghigno sul viso, mentre i suoi tentacoli gli accarezzavano le braccia.
 
Gli agenti puntarono le loro armi contro il Tyrant fermo al centro della hall, lui li fissava ghignante senza accennare nemmeno ad un movimento. La tensione che si stava creando in quegli istanti di completa immobilità era quasi palpabile. Poi il Tyrant parlò, con quel suo tono perpetuamente sarcastico e divertito:
 
<< Dovreste smettere di essere tanto preoccupati! Non vi fa bene per nulla… E poi-alzò di poco il suo tono già fin troppo alto- rovina il sapore della vostra carne, la rende troppo amara. Quindi perché non vi lasciate ammazzare? >>
 
Chiunque fosse stato Chris Redfield prima di diventare quel mostro, non importava. Quella cosa non pareva essere mai stata veramente umana.
 
Johnny aprì il fuoco, la scarica di colpi mirata al Tyrant che la evitò con semplicità.
 
-Racoon City
 
Un blackout colpì l’intera città lasciando ogni edificio senza corrente, compreso la filiale di Racoon City della G.A.A.B….
 
E il laboratorio, il cui generatore d’emergenza non pareva volerne sapere di entrare in funzione. La piattaforma di carico che fungeva da accesso al laboratorio si bloccò a metà strada del pozzo. All’interno del vagone fermo al centro della piattaforma si trovavano: William Birkin e Rebecca Chambers.
 
Sentirono un rumore provenire dal tetto del vagone, come se qualcosa vi si fosse caduto sopra. Prima che un terribile ruggito risuonasse nell’aria, William rabbrividì riconoscendo quel rumore, quel grido profondo e animalesco. Il grido di una creatura G che a giudicare dal arrochirsi progressivo di quel ruggito prolungato-che pareva infinito- stava mutando, forse la sua seconda o terza mutazione.
 
Per il momento, rifletté Birkin tentando di rimanere logico e freddo (come non era mai stato nemmeno nelle sue ricerche), finché la piattaforma era immobile la creatura era bloccata con loro e quindi non avrebbero rischiato un infezione da G-Virus a livello cittadino.
 
Rebecca armata di una semplice 9mm si stava per dirigere all’esterno quando Birkin la bloccò.
 
<< E più sicuro qui, Agente Chambers. Se uscisse all’esterno la creatura G potrebbe infettarla e con un arma di quel calibro non infastidirebbe nemmeno l’essere. >> disse tentando di mantenere anche il suo tono freddo e tranquillo, nonostante egli fosse più che agitato e spaventato.
 
Un improvvisa artigliata squarciò uno dei lati del vagone, per fortuna però non ferì nessuno. La creatura ruggì di nuovo
 
<< Mi dispiace, Dottor Birkin, ma sono proprio costretta ad intervenire >> esclamò l’agente. Senza aspettare alcuna risposta da William, Rebecca corse all’esterno del vagone.
 
-Quartier Generale londinese della G.A.A.B., Londra
 
Dopo che Johnny aveva sparato contro il Tyrant, la creatura aveva cominciato ad attaccarli.
 
Un attacco seguiva immediatamente l’altro, impedendo agli agenti di reagire in modo adeguato. John Weasley riuscì a colpire più volte il Tyrant, nonostante questo non sembrasse rallentarlo.
 
Una cosa che sembrava strana all’agente era che il Tyrant aveva: sì, attaccato, ma non aveva ucciso nessuno e quando stava per farlo si fermava d’improvviso cambiando obiettivo.
 
Forse Chris, l’umano, stava riprendendo il controllo… Riuscendo ad impedire al Tyrant di uccidere.
Forse questo attacco non sarebbe finito in un massacro come gli altri.
 
Forse sarebbero riusciti a fermare il Tyrant e salvare Chris Redfield.
 
Chris sorrise, o per meglio dire ghignò, puntando i suoi occhi rossi verso John Weasley e fissandolo come se avesse sentito i suoi pensieri.
 
Michael “Mickey” Brown, agente operativo, si diresse verso il Tyrant, con una granata antiuomo da innescare. Anche se non poteva farlo, non poteva usare una tale arma in uno spazio ristretto come la hall o le schegge metalliche sarebbero potute risultare fatali o dannose per molti di loro.
 
Quando la suddetta granata esplose, gli agenti erano riusciti a mettersi al sicuro… mentre Michael era stato colpito dall’esplosione dell’ordigno.
 
<< Adesso, è il momento di combattere sul serio >> sibilò il Tyrant, scattando contro gli agenti.
 
-Piattaforma di carico, Laboratorio di Birkin, Racoon City
 
Rebecca era appena uscita dal vagone e non vide nulla attorno a sé, nessuna creatura che potesse aver causato tutto quel danno e che avesse emesso quel terribile ruggito.
 
Si guardò ancora intorno, scendendo le scalette del vagone, la 9mm stretta in pugno.
 
Non c’era niente. Niente di niente.
 
Girò intorno al vagone per controllare il lato opposto a quello che riusciva a vedere... e non appena si voltò udì un ruggito. Il fautore di quel verso orribile era sul tetto del vagone. Era una creatura alta almeno un metro e novanta con due enormi braccia e due braccia più piccole che spuntavano nel mezzo del tronco, un’apertura irta di denti aguzzi e rossi si apriva sul torace, l’intero corpo della creatura aveva una colorazione rossastra.
 
La creatura balzò dal tetto metallico e atterrò vicino a lei, ruggendo di nuovo e tentando di colpirla con un’artigliata. Rebecca riuscì ad evitare il colpo e sparò contro l’occhio apertosi nel braccio del mostro che lanciò un breve e profondo grido di dolore.
 
La creatura continuava a rigenerarsi e le ferite causate dai colpi sparivano in qualche istante, finché d’improvviso la creatura collassò su se stessa, crollando contro il pavimento metallico.
 
In quel mentre il generatore ausiliario entrò in funzione e la piattaforma cominciò nuovamente a scendere.
 
Quando la piattaforma arrivò a destinazione, la creatura G non si era ancora risvegliata dal coma indotto dal virus per la mutazione e William Birkin la fece trasferire nella zona addetta allo smaltimento delle sostanze infettive, raccomandandogli di occuparsi in primo della creatura e poi di riprendere con la normale routine lavorativa.
 
-Racoon City
 
Il blackout aveva letteralmente tagliato fuori la filiale di Racoon della G.A.A.B. che non riusciva in alcun modo a contattare le altre filiali.
 
-Quartier Generale londinese della G.A.A.B., Londra
 
Un quarto degli agenti operativi presenti nell’edificio era stato ucciso dal Tyrant, i restanti che erano ancora abbastanza per provare a contenere la furia di Chris, puntavano le loro armi contro la creatura.
 
Il Tyrant aveva cominciato a sembrare, beh, strano rispetto al suo modo di comportarsi quand’era arrivato. La sua sicurezza era come scomparsa, i suoi occhi non trasmettevano nulla erano vuoti come quelli di un morto e i suoi attacchi si erano fatti meno precisi, pareva che fossero più che altro causati da un qualche istinto di sopravvivenza che non da una mente che aveva organizzato un qualche piano.
Sembrava che il Tyrant avesse perso il controllo di se stesso, che fosse divenuto una semplice creatura e che non fosse più l’astuto nemico che la G.A.A.B. aveva combattuto tre anni prima. O che ancora prima era stato combattuto dalla S.T.A.R.S.
 
Era come se la cosa che impediva al virus di detenere il controllo sulla mente del Tyrant fosse improvvisamente scomparsa.
 
Gli agenti allora si adattarono al nuovo scenario prospettatosi loro, adottando la classica strategia di combattimento utilizzata contro i Tyrant-di qualunque modello o stadio di mutazione fossero-.  Si divisero in tre piccoli gruppi e circondarono il Tyrant per tre lati, pronti sia ad attaccare che a ripiegare semmai la creatura fosse scattata contro di loro.
 
Il Supreme Tyrant, che oramai non pareva più tanto supremo, guardò tutto, il disporsi delle squadre attorno a lui eppure non pareva capire cosa stesse succedendo effettivamente. I suoi pensieri erano come attutiti come il rumore di un bicchiere contro un tappeto, il quale nonostante si frantumi non emette alcun rumore.
 
John Weasley diresse l’operazione contro il Tyrant, poiché questo era anche il suo lavoro… Lui e la sua squadra erano stati addestrati nell’eliminazione dei Tyrant, sapevano già cosa fare.
 
Con un gesto fece segno ai tre gruppi di agenti formatisi di sparare contro la B.O.W., il Redfield non schivò i colpi com’era solito fare, ma si fece colpire così come buona parte dei Tyrant lasciavano fare, nemmeno un sibilo provenne dal Tyrant che in quell’istante aveva un’espressione feroce sul viso, un’espressione che nella sua ferocia, però, non incuteva lo stesso timore dell’espressione divertita che spesso aveva il Tyrant. Perché quell’espressione, rendeva chiunque partecipe della perversione di quella creatura un tempo umana, invece quest’espressione di ferocia che gli segnava il viso adesso lo rendeva alla stregua delle altre B.O.W.
 
Qualunque cosa fosse successa al Tyrant, comunque, aiutava gli agenti nel loro compito di fermare la minaccia.
 
Un ringhio risuonò nel aria dopo che il Tyrant venne colpito per l’ennesima volta, quegli occhi rossi ancora vuoti fissi verso John Weasley che non ne fu per nulla impressionato (ormai era abituato a dei Tyrant che lo fissavano a quel modo). La B.O.W. scattò verso di loro, ebbero il tempo di allontanarsi dalla creatura anche se di poco, prima che questa cominciasse a sferrare sferzate con i suoi tentacoli.
 
Il Redfield vedeva tutto come se una luce rossa illuminasse ogni cosa, non riusciva a pensare ad altro che non fosse “attacca!”, lui assecondava quel pensiero perché null’altro gli sembrava importante. Nemmeno la vocina che nella sua testa gli gridava quanto quello che stava facendo era inutile… Che avrebbe fatto meglio a controllarsi e a distruggere la G.A.A.B.
 
Il Tyrant non si fermava, mentre li attaccava anche se combatteva solo con l’istinto era dannatamene difficile tenergli testa ora che era infuriato.
 
Il rosso che inondava ogni cosa sbiadì fino a sparire… E Chris si fermò, riprendendo il controllo su se stesso era come se la rabbia gli avesse fatto da appiglio in quel mare di nebbia che era diventata la sua mente.
 
Quell’espressione di furia animale scomparve dal viso del Tyrant, che divenne ancora più freddo nel suo continuare a fingere di non avere alcun espressione. Mentre un nuovo piano si delineava nella sua mente nuovamente lucida.
 
Gli agenti non ebbero nemmeno il tempo di chiedersi cosa stesse succedendo che il Tyrant parve letteralmente perdere conoscenza.
 
<< Cosa diavolo è successo? >> chiese uno degli agenti, Rick Watson.
 
<< E’ morto? >> chiese un altro.
 
I minuti che passarono in seguito parvero quasi ore nella lentezza con cui passarono, nessuno ebbe il coraggio di avvicinarsi al Tyrant svenuto per paura che si svegliasse d’improvviso e lo uccidesse.
 
-Racoon City
 
Finalmente il blackout che aveva oscurato l’intera città finì, e le strade tornarono ad illuminarsi così come li edifici rischiarando nuovamente il nero cielo della notte, una fredda brezza soffiava sia nella grande foresta che nella città.
 
La bellissima “Città della notte” come era stata soprannominata, risplendeva nel buio tetro che inghiottiva la foresta che riusciva però a diventare di una bellezza fatata quando le prime luci dell’alba la illuminavano, inondando ogni cosa con i suoi rosei colori.
 
Le fronde intrecciate impedivano ai raggi lunari di illuminare ciò che si trovava al di sotto di quelle foglie.
 
Nel mentre a ciò negli uffici della G.A.A.B. un messaggio veniva loro inviato da una fonte sconosciuta e il messaggio recitava una semplice frase:
 
“Avete perso Londra…
-C.R. “
 
-Qualche ora prima del messaggio, Q.G. londinese della G.A.A.B., Londra
 
Il Tyrant s’era svegliato d’improvviso e aveva cominciato ad ucciderli tutti, con una velocità tale che gli agenti prima di morire non si resero conto nemmeno di ciò che era capitato avevano avuto appena il tempo di gridare quando avevano sentito gli artigli di Chris tagliargli la gola con un gesto tremendamente veloce. Prima di crollare contro il pavimento ad agitarsi scompostamente mentre il sangue zampillava dalla ferita copioso, mentre le loro urla si spegnevano in lamenti via via sempre più incoerenti e liquidi.
 
Mentre il rosso che aveva offuscato la vista del Tyrant quando aveva perso il controllo tornava a presentarsi, stavolta in un modo più simile ad una semplice nebbia rossastra che gli annebbiava la vista che non come una prepotente luce rossa che tingeva tutto del colore del sangue.
 
-Cinque ore dopo il messaggio, Q.G. londinese della G.A.A.B., Londra
 
La squadra inviata sul luogo apparteneva alla sub filiale portoghese della G.A.A.B., l’unica rimasta in piedi dopo l’attacco avvenuto in Spagna da parte di un altro gruppo di bioterroristi.
 
Raggiunta la base quello che li accolse fu il silenzio più assoluto e totale, e il sangue che macchiava ogni punto dal pavimento alle pareti della hall. Ma non c’erano cadaveri.
 
Quella sala era vuota, se non per i fucili che erano sparsi per la stanza, il cupo nero del metallo reso quasi scintillante dal sangue che vi era sopra.
 
Al piano superiore tutto era pulito ed in ordine ad esclusione di un paio di minuscole macchioline di sangue, che segnavano un percorso verso il piano superiore, piano in cui nuovamente non trovarono nulla.
 
Solo nell’ultimo piano trovarono qualcosa, i corpi degli agenti e del direttore così come dei vari addetti giacevano decapitati contro il pavimento, le loro teste senza occhi e con le bocche spalancate in grida mai espresse erano poggiate a due a due sulle scrivanie. Ogni corpo presentava un danno diverso, un modo diverso di essere fatto a pezzi e poi gli agenti notarono qualcuno nel mezzo di quella morte.
 
Qualcuno che era raggomitolato in un angolo, che tremava e piangeva silenziosamente, con le mani strette fra i capelli e mormorava qualcosa, accanto a lui un registratore.
 
Ma agli agenti importò di più quell’uomo che non il registratore.
 
Non appena si avvicinarono udirono chiaramente ciò che diceva
 
<< Era lui… Era lui… Era lui, l’uomo in nero >> mormorò prima di stringere di più la presa sui suoi stessi capelli, le lacrime che colavano cristalline e numerose dai suoi occhi spalancati a fissare il pavimento.
 
<< Era lui… Era lui… I suoi occhi rossi… Era lui >> continuò. Un agente attirò l’attenzione di Lonely che sollevò di poco la testa e cominciò a fissarli, allucinato come se non sapesse se ciò che vedeva era reale o meno.
 
<< Era lui… I suoi occhi rossi… Ha ucciso tutti >>, le sue mani lasciarono finalmente la presa, mentre il suo sguardo pareva finalmente focalizzarsi sugli agenti portoghesi
 
<< I suoi occhi rossi… mi-mi è entrato nella testa, sibilava… Era lui… Era il diavolo >> dopo queste parole cominciò a farfugliare qualcosa in modo confuso, incomprensibile era come se parlasse con qualcosa che solo lui poteva vedere e che poteva capirlo. Probabilmente ciò che il Tyrant aveva fatto era stato così crudele che il trauma causato aveva causato, in Michael Lonely, un crollo psicotico.
 
-Racoon City
 
Michael Lonely era stato dimesso dalla G.A.A.B., la sua situazione era, al momento, un ostacolo al suo lavoro.
 
L’uomo era stato trasferito in una struttura di cura psichiatrica che lo avrebbe aiutato a superare il trauma, Claire stessa come facente funzione di direttore generale aveva firmato tutti i documenti necessari col dovuto consenso della famiglia dell’uomo, in modo che venisse trasferito nella struttura migliore.
 
Inoltre al povero Michael, gli agenti avevano riferito di aver trovato un registratore che era stato inviato, ancora inascoltato, alla filiale di Racoon City.
 
I primi a sentirli sarebbero stati proprio loro.
 
Claire prese il registratore e fece partire la registrazione:
 
C-Claire?
 
Claire… Claire salvami. Io non… Lui vuole che io…Noi ti uccidiamo.
 
Claire… Claire… Sorellina mia… Salvami ti prego. Non voglio che lui… Il mostro… Mi costringa ad uccidere di nuovo. “La registrazione si interrompe per qualche istante, tutto ciò che si ode è il ronzio statico e un rumore sommesso simile ad un pianto, poi la voce di Chris torna prepotente, il tono è indiscutibilmente diverso, è più quello dei mostro che non quello del suo fratellone.
 
Ciao, mia cara sorellina… mi sei mancata tantissimo sai? * Il Tyrant comincia a ridacchiare*
 
Oh, c’è qualcuno che dovrei presentarti…*si sente un gemito sommesso e un tonfo come se qualcuno fosse stato buttato a terra* Michael di “ciao” ai tuoi colleghi della G.A.A.B.
-A-Aiutatemi… vi prego
 
Tsk, Michael questo si sembra un ciao? Io ti ho chiesto di salutarli… E’ così difficile da capire, stupido agente?!*Si sente un altro rumore, come se qualcosa venisse strappato, il Tyrant ricomincia a parlare riprendendo un tono falsamente dolce* Allora mio caro Michael, facciamo così… Mi hai chiesto di non fare a pezzi i tuoi colleghi, anche se sono morti, e io non l’ho fatto. Quindi per ogni volta che non mi ascolterai i strapperò la testa ad uno di loro va bene?
 
-S-sì
 
*Si sente qualcuno che sembra battere entusiasticamente le mani prima che il Tyrant torni a parlare con un tono spaventosamente gioviale* Benissimo! Allora vieni qui Mike, no… non alzarti voglio che strisci fino ai miei piedi come il verme che sei… E poi, hm vediamo… sì, sì ci sono devi inginocchiarti al mio cospetto.
 
*Per qualche istante non si sente più nulla, prima che il Tyrant riprenda a parlare* Tu sei il mio piccolo schiavetto, non è così agente Lonely?
 
*Non si sente alcuna risposta, i sentono dei passi e il rumore di carni lacerate e di ossa rotte* Allora stavamo dicendo, tu sei il mio piccolo schiavetto, non è così agente Lonely?
 
-S-sì, farò tutto quello che vuoi
 
Così mi piaci Mike. Ma non l’hai detto correttamente. Devi dire “Sì, mio signore. Farò tutto ciò che vuoi” … E se tu decidessi che questo è troppo umiliante per mantenere l’integrità dei corpi dei tuoi colleghi morti, sappi che se non dirai ciò che ti ho appena detto, il prossimo a cui strapperò la testa sarai tu… Oh ma non prima di aver giocato un po’ con te… Ho un paio di idee che non ho potuto usare con i tuoi colleghi, ma sono certo che tu sarai felice di essere il mio giocattolino umano, non è così? Quindi ripeti quello che ti ho detto
 
-Sì, mi-mio signore. Farò tut-to ciò che vuoi...” Claire interruppe la registrazione non volendo udire ciò che quel mostro aveva fatto in seguito. Aveva capito che li sprazzi di lucidità di Chris erano fin troppo brevi ma non credeva che il mostro sarebbe arrivato a registrare una tortura simile… Ecco perché quel poveretto era ridotto in quel modo.
 
Le ferite sul suo corpo erano poche, quasi nulle. Con tutta la probabilità il Tyrant si era divertito di più torturandolo in quel modo che altro.
 
 
 
 
 
 
La fine era sempre più vicina, l’era del Drago forse sarebbe giunta. O forse la ragazza dai capelli rossi si sarebbe resa conto dell’inganno del demone col viso di suo fratello.
 
Solo il tempo potrà dirci quale fine il destino ha prospettato a questa strana vicenda.
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’Autore
 
Credo di aver aggiornato abbastanza presto, rispetto al mio solito. Volevo avvisarvi che mancano due capitoli al capitolo che chiuderà definitivamente la trilogia di YAI. Anche se ho intenzione di cimentarmi in varie storielle a più capitoli che narrano della storia di alcuni personaggi lasciati in sospeso, durante i tre YAI. O le storie dei personaggi della saga che sono stati modificati per esigenze di trama.

Ringrazio: Mattalara, per il suo essere una recesitrice sempre presente nonché una persona davvero simpatica che mi ha aiutato più volte nelle nostre chat e Valeria, la mia migliore e più grande amica per avermi sempre sostenuto e per avermi convinto sempre a continuare YAI quando nei miei momenti più tristi avevo deciso di abbandonarlo.
 
Grazie anche ai lettori silenti… E mi rendo conto che sembrano più le note dell’ultimo capitolo che non le note per uno dei tanti… sorry °///°
 
A proposto il mio Chris come vi sembra?
 
P.S. Lara: Spero che a Londra tu ti stia divertendo :D
 
-Anthony Edward Stark

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Capitolo 15
*** Capitolo 12: Sono nato lì (Giappone, Tokyo) ***


You are Infected 3: La fine di un Incubo

Capitolo 12: Sono nato lì1(Giappone, Tokyo)

“Di feudi e grandi signori,
splendide leggende le mie tradizioni son fatte,
L'Oceano mi circonda ma questo non mi rende meno forte,
Son lontana eppure vicina, attento i miei guerrieri son già dietro di te.”
 
-Racoon City
 
Quando Claire lesse il nuovo enigma inviato dai Figli del Drago, ebbe come l’impressione che questa sarebbe stata l’ultima volta in cui quei maledetti avrebbero attaccato un quartier generale della G.A.A.B. ne aveva il presentimento era come se quelle parole scritte elegantemente, seppur digitalmente, segnassero l’ultimo attacco.
 
Come se quel nero fosse il nero della morte di quell’organizzazione.
 
Claire si sentiva infinitamente tranquilla, come se sentisse che tutto sarebbe andato bene, che dopo questo finalmente tutto sarebbe tornato al suo posto.
 
Anche se non sapeva in che modo.
 
- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
Victor al contrario della giovane Redfield si sentiva inquieto, come se sentisse che nulla sarebbe stato più al suo posto dopo Tokyo, ne era stranamente certo. Ed era rassegnato a qualunque destino gli fosse presentato.
 
 
Nel mentre Jonas, Ricky e gli altri agenti erano al poligono ad allenarsi, nonostante molti trovassero strano che un Tyrant avesse bisogno di avere, anche, un ottima mira oltre alle abilità fornitegli dal virus.
 
Ma Jonas continuava ad allenarsi con loro nonostante tutto fino ad arrivare ad un punto di quasi normalità nel rapportarsi col Tyrant.
 
Avevano anche notato del legame d’amicizia che c’era fra Jonas e Ricky che era anche l’unico in grado di rapportarsi con estrema naturalezza con lui come se per Ricky non cambiasse nulla se quello con cui parlava era un Tyrant o meno.
 
-Racoon City
 
Nonostante la sensazione che tutto sarebbe andato per il meglio, Claire continuava a tormentarsi con l’idea di non riuscire a salvare Chris in tempo, il Tyrant stava già riprendendo il controllo a ben vedere dalla tortura che aveva attuato su Michael Lonely.
 
Claire tremava al sol pensiero di cos’altro avrebbe potuto fare, quali altre angherie avrebbe potuto escogitare. E la frase di quel maledetto di Wesker le ritornava in mente, ogni volta sempre più prepotente.
 
“Il male è nel sangue, Redfield”; ma lei non voleva crederci non voleva pensare neanche per un istante che Chris fosse sempre stato quella creatura, ma che aveva sempre mentito.
 
Pensava questo Claire Redfield mentre si rigirava fra le mani un anonima custodia per CD completamente bianca, che le era arrivata quella mattina, ma che lei non aveva avuto il coraggio di guardare… Per il semplice fatto che il mandante sarebbe potuto essere solo una persona, perché solo una persona che lei conosceva-e che odiava- aveva le iniziali “A.W.”
 
Questo dovrebbe convincerti che non ti ho mentito, Redfield
 
-A.W.” questo era scritto in un piccolo foglio all’interno della suddetta custodia, al cui interno oltre al fogliettino vi era un CD... Compatibile al cento per cento col suo portatile… Wesker voleva che lei sapesse, che lei gli credesse anche se la rossa non sapeva per quale motivo lui volesse che lei gli credesse.
 
-Poisawan, Cina
 
La baraccopoli, distretto di Waiyip e provincia di Koocheng, era brulicante di vita come sempre, nonostante le condizioni di vita, gli abitanti di Poisawan parevano essere più felici degli abitanti della città alta.
 
Il ristorante A Er si affacciava proprio sulla baraccopoli, nonostante esso fosse costruito sulla riva opposta del fiume appartenendo quindi di fatto al distretto di Koocheng.
 
Una figura in rosso rapida si confuse fra la folla di gente che attraversava la “via” di collegamento che univa Poisawan e Koocheng.
 
La figura in rosso rimase in mezzo a quella folla, per un paio di minuti prima di trovare il modo di uscirne e sparire in una viuzza minuscola che conduceva all’entrata secondaria del Centro di ricerca medica Vinci (Ormai abbandonato da quasi tre anni).
 
La figura protetta dal mantello rosso vi entrò, e si liberò, finalmente, di quella pesante cappa rossa di tessuto fin troppo caldo con le temperature che vi erano all’esterno, mostrandosi per ciò che era, ovvero, la bellissima Ada Wong.
 
<< Ben arrivata, Ada. Io e mio fratello ti stavamo aspettando >> disse un uomo senza uscire dall’ombra che lo nascondeva… anche se due brillanti punti blu brillavano nell’oscurità all’altezza degli occhi dell’uomo.
Egli, dopo qualche istante, uscì dall’ombra. Il biondo Alexander Wesker era fermo di fronte alla porta automatica blindata che conduceva al LV-0. Mentre Albert e Sherry li attendevano nel grande salone che si trovava oltre il LV-1.
 
In quel momento Alex sorrideva in un modo spaventosamente simile a quello del Supreme Tyrant. Aveva quello stesso mezzo sorriso, mezzo ghigno sadico che lo faceva sembrare un grosso felino che voleva solo giocare un po’ col topo prima di ucciderlo.
 
Ada, comunque, sostenne il suo sguardo prima che il Tyrant biondo si voltasse e le facesse cenno di seguirlo all’interno della struttura.
 
La pesante porta blindata si mosse con un forte stridio metallico prima di scivolare dentro la parete.
 
Una serie di piccole robomine scivolò nella stanza da dei condotti. Il Tyrant biondo semplicemente sorrise, facendosi da parte.
 
<< Vediamo come riesci a cavartela, Wong >> disse con un tono quasi sibilante, eppure calmo
 
Le robomine non si avvicinavano mai alla zona in cui si trovava Alex, cosa che fece presupporre ad Ada che fossero comandate da qualcuno, Albert Wesker probabilmente.
 
- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
Presto l’elicottero sarebbe partito alla volta del luogo dell’attacco.
 
Victor era assieme a Greg mentre il Tyrant si allenava, Greg nonostante l’astio che provava verso quella creatura inumana amava osservare i suoi allenamenti. Solo per vedere la grazia e la spietatezza dei suoi movimenti era come osservare un grosso leone nero allenarsi. Le pupille verticali sempre fisse sull’obiettivo anche se il Tyrant pareva guardare da qualche altra parte.
 
I suoi movimenti sempre precisi, dediti ad uccidere o a ferire il più gravemente possibile. Se gli artigli ferivano le articolazioni per inabilitare la preda-non poteva essere considerata altrimenti- i tentacoli scattavano e la finivano e se al contrario erano i tentacoli a ferire, gli artigli terminavano il lavoro.
 
Oppure il Tyrant avrebbe giocato un po’ con la sua preda tormentandola un poco, torturandola quel tanto che bastava per fargli supplicare la morte.
 
O ancora l’avrebbe divorata mentre il suo cuore batteva ancora, mentre la sua preda poteva ancora gridare e tentare vanamente di liberarsi…
 
Era una creatura terribile e allo stesso tempo elegante. Era un essere intelligente e spietato, freddo e inumano eppure un tempo era un essere umano… Ma forse è stato questo a renderlo il mostro peggiore. E’ stato il fatto di essere stato umano e di sapere come ferire gli altri di come farli morire prima nell’anima poi nel corpo.
 
-Tokyo, Giappone
 
Ancora non sapevano che presto tutto sarebbe stato contro di loro, ancora non sapevano che il Supreme Tyrant li avrebbe uccisi. Che non avrebbero mai più rivisto i figli che avevano salutato quella mattina, prima di dirigersi a lavoro.
 
Satou Kiyoshi e Itou Ryuu si stavano dirigendo assieme al quartier generale Giapponese, nel mentre discutevano un po’ su vari argomenti.
 
I due arrivarono come sempre in perfetto orario al quartier generale e come di loro consueto si salutarono, rispettosamente, e andarono alle loro postazioni
 
- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
Il Drago ormai doveva già essere arrivato a destinazione presto avrebbero dato il via all’attacco, un altro pilastro della G.A.A.B. che cadeva, lasciando la società anti-bioterrorismo sempre più debole.
 
Victor pensò che forse quella sensazione che tutto stesse per fallire era dovuto al fatto che il Drago adesso era libero e lui aveva paura che lui li tradisse…Si probabilmente era per quello.
 
Comunque il Drago non li avrebbe traditi, cominciava a sentirsi estremamente sicuro di questo, e quella sensazione orribile cominciò a sparire pian piano.
 
-Q.G. giapponese della G.A.A.B., Tokyo
 
Chris attendeva il segnale, mentre osservava la facciata in vetro dell’edificio, che era un alto grattacielo coperto interamente da vetrate.
 
Gli agenti nel mentre continuavano con la loro normale routine lavorativa, nonostante fossero armati al contrario del solito.
 
I Figli del Drago avrebbero potuto decidere di attaccare loro, d’altronde.
 
E se Racoon City non avesse mandato dei rinforzi sarebbero morti, in caso di attacco.
 
-Racoon City
 
Claire decise in fine di guardare il contenuto di quel CD, mise il disco argentato nell’ingresso del portatile. Fece partire il contenuto del CD.
 
Un immagine di statico riempì lo schermo per qualche istante prima che una data apparisse su di un lato dello schermo
“23 Settembre 2003”
 
Claire riconobbe il posto, era l’obitorio posto nel piano interrato del Dipartimento di polizia.
 
Era una ripresa della telecamera di sorveglianza, vide un ragazzo agitarsi su di un tavolo operatorio, gridando “Lasciatemi andare!”.
 
Ed ecco che la ripresa cominciava:

Qualcuno entrò nella stanza, Chris Redfield venne inquadrato dalla telecamera qualche secondo più tardi
 
<< Grazie a Dio, qualcuno è arrivato >> sussurrò il ragazzo << Ti prego potresti liberarmi? >> chiese
Chris sorrise in un modo spaventoso, che per nulla si collegava con la falsa dolcezza in quegli occhi grigio-blu, poi scosse piano la testa
 
<< No, ho in mente qualcosa di più divertente. >> rispose. Prendendo un bisturi da una piastra metallica posta accanto al tavolo operatorio. Avvicinò lentamente la lama del bisturi all’occhio destro del ragazzo che s’immobilizzò di colpo.
 
Poi scese rapidamente non ferendo il ragazzo, almeno non prima di arrivare al braccio. Lì affondò il bisturi di un paio di centimetri nel muscolo, facendo gridare la sua vittima.
 
<< Sai, mio caro, questa è la prima volta che tento su qualcuno di davvero vivo… Quindi potrei non essere molto… hmm, delicato… sì, potrei non essere molto delicato >> disse Chris, con un tono assorto mentre continuava a lacerare la pelle e il muscolo con quel bisturi, mentre quel poveretto si agitava e gridava, chiamandolo prima “Folle” e poi pregandolo di lasciarlo andare.
 
Chris continuò con la sua lenta tortura, mentre scopriva come infliggere più dolore alla sua vittima muovendo di poco il bisturi e ripassando sullo stesso taglio per più di una volta, fin quasi ad arrivare all’osso.
 
Quando si stancò di torturarlo, gli affondò il bisturi nella gola prima di tirarlo rapidamente verso destra… Il sangue che schizzava e gli macchiava il viso e la divisa.
 
<< E’ stato divertente >> esclamò Chris prima di lasciarsi sfuggire una breve risata divertita.
 
Claire non riusciva a guardare quello che aveva davanti e soprattutto non riusciva a crederci. No, doveva essere un montaggio, qualcosa che aveva creato Wesker. Suo fratello non sarebbe stato capace d qualcosa di simile, non prima di essere stato infettato.
 
Doveva essere un montaggio, non era reale non poteva esserlo. Chris non era capace di una cattiveria simile. Suo fratello non era capace di qualcosa di simile, il mostro sì ma Chris no.
 
Wesker doveva averle mentito, quel video non poteva essere reale… No, no, non poteva esserlo.
 
-Q.G. giapponese della G.A.A.B., Tokyo
 
Matsumoto Goro notò un uomo che entrava nel quartier generale. Un uomo vestito totalmente di nero e col viso coperto da qualcosa anch’essa di colore nero.
 
Trovava strano che qualcuno entrasse sul posto di lavoro con in dosso il colore da matrimonio e non qualcosa di più neutro come il beige.
 
Quando d’improvviso tutte le luci del quartier generale si spensero.
 
-Centro di ricerca medica Vinci, Poisawan, Cina
 
Ada evitò le robomine che gli arrivavano contro e poi sparò contro di esse fino a farne detonare la carica. E dopo aver eliminato le prime cinque robomine altre cinque si liberarono dai condotti.
 
<< Secondo round, Wong >> sibilò Alex, continuando a sorridere in quello strano modo.
 
Albert Wesker, nel frattempo, era nella sala di controllo assieme a Sherry.
 
La Birkin guardava gli schermi in cui erano proiettate le immagini della stanza LV-0, i suoi occhi fissi sulla spia asiatica. Le sue iridi rosse che tornavano celesti e poi tornavano rosse.
 
-Q.G. giapponese della G.A.A.B., Tokyo
 
Non ebbero molto tempo per reagire, gli agenti, quando il Tyrant attaccò.
 
Ridendo follemente della morte dei loro agenti.
 
Fujii Hiraku non poté fare a meno che paragonare quel mostro al Yamata no Orochi, ad una versione umana del Yamata no Orochi. I suoi occhi rossi scintillanti, la sua bocca e la sua pelle macchiata di sangue come il ventre squamoso di quell’essere leggendario. I suoi tentacoli che sembravano rappresentare le otto teste e le otto code del enorme serpente.
 
Uno degli agenti, il più giovane fra quelli sopravvissuti ai continui attacchi del Tyrant, si lanciò contro Chris con la pistola stretta in pugno e la determinazione che bruciava nei suoi occhi neri. Kendo Shinichi si lanciò incurante contro la bestia, sicuro o di batterla o di morire provandoci.
 
Chris ghignò e schivò il ragazzo, prima di afferrarlo per un braccio con uno dei suoi tentacoli. Lo tirò verso di sé e gli disse:
 
<< Tu vivrai, ma fidati di te non ci sarà più niente >>; Poi lo scagliò, con meno forza del solito, contro una parete.
 
Poi guardò gli altri agenti e ridacchiando in modo lugubre, scattò.
 
-Centro di ricerca medica Vinci, Poisawan, Cina
 
Dopo aver fatto esplodere le ultime cinque mine, la porta blindata si aprì.
 
<< Ben fatto, Wong. >> disse Alex << Ma sei davvero pronta a quello che ti aspetta? >> ridacchiò poi, mentre quel sorriso strano si distendeva in un sorrisetto divertito. E i suoi occhi oltremare scintillavano in modo spaventoso… Niente dell’Alexander Wesker che conosceva era rimasto in quel Tyrant.
 
Davanti a lei c’era una sala simile ad una zona di stoccaggio, su entrambi i lati della sala c’erano delle capsule di criostasi vuote. D’improvviso la spia sentì un verso terribilmente acuto e distorto provenire da qualche parte.
 
Un essere umanoide dalla pelle grigia e all’apparenza cerosa, scivolò fuori da un condotto grande la metà del mostro.
 
<< Ti presento il Rasklapanje, Wong. E’ una bestiolina davvero fastidiosa >> le disse Alex, rimanendo fermo sulla soglia della stanza, senza entrarvi.
 
Ada udì un rumore cupo provenire da un punto dietro il Rasklapanje, e con un passo incespicante un essere deforme, che pareva un collage di arti umani cuciti col fil di ferro da uno scienziato pazzo, si rivelò a lei. Aveva due volti cuciti assieme ma entrambi “vivi”, aveva cinque braccia tre cucite con imprecisione sul lato destro e due sul lato sinistro, una delle due braccia sinistre terminava con un pezzo metallico arrugginito conficcato nel polso a mo’ di protesi per la mano mancante.
 
L’essere aveva anche quattro gambe, due coppie delle quali pareva impossibile che sostenessero sul serio la creatura erano storte e invertite come se qualcuno le avesse rotte all’altezza del ginocchio prima di cucirle all’essere. Il capo articolare inferiore del femore era perfettamente visibile da quella ferita rossa e slabbrata che segnava la seconda gamba destra.
 
Due o tre chiodi chirurgici affioravano da quella stessa ferita, mentre una delle due gambe sinistre presentava numerose lacerazioni ricucite malamente, come se chiunque l’avesse fatto non avesse davvero prestato attenzione al chiuderle.
 
Una mezza barra metallica era visibile nella caviglia destra della cosa, il modo in cui il metallo era contorto faceva presupporre che fosse stata spezzata da una forza sovraumana.
 
La pelle dell’essere era di un colore livido, simile a quella di un cadavere ai primi stadi del processo di putrefazione.
 
<< E quello è il Revenant, non è bellissimo? Lo creato io pezzo dopo pezzo. >> spiegò il biondo con un tono che fingeva di voler nascondere il suo divertimento.
 
In quell’istante il Rasklapanje sembrò rendersi conto della presenza di Ada, la creatura lanciò un grido acutissimo.
 
Ada sollevò la pistola e sparò contro la BOW, il busto della creatura si divise in due parti, la parte superiore crollò contro il pavimento prima che cominciasse a strisciare verso la spia, la parte inferiore continuò a camminare verso di lei mentre una specie di liquido corrosivo sprizzava dalle visceri della cosa.
 
Evitò la creatura più volte mentre il Revenant pareva completamente disinteressato a loro.
 
Aveva colpito il Rasklapanje tante volte eppure quella cosa non ne voleva sapere di morire.
 
<< Sai, Ada, i Rasklapanje sono virtualmente immortali… >> cominciò il biondo, mentre si rigirava qualcosa fra le mani. << Ma il fuoco è il loro peggior nemico >> completò lanciando quel qualcosa che aveva fra le mani verso il Rasklapanje.
 
Ada capì immediatamente cos’era quel qualcosa e riuscì ad allontanarsi abbastanza, prima che la granata incendiaria esplodesse, la creatura venne inghiottita dal fuoco e morì gridando.
 
<< Sta volta non ti aiuterò, Wong. Sta a te capire come liberarti del nostro amico qui >> disse. Mentre il Revenant la guardava con entrambe le sue facce.
 
-Q.G giapponese della G.A.A.B., Tokyo
 
Gli ultimi agenti erano sopravvissuti a stento al terribile mostro, numerose ferite costellavano i loro corpi, i loro abiti ora tinti di rosso come il loro sangue, come la rabbia e la vendetta, come gli occhi di quel mostro, del Yamata no Orochi.
 
I suoi artigli neri scintillavano di sangue che gocciolava da essi con un leggero ticchettio.
 
Il Tyrant fissò quei tre agenti che erano sopravvissuti ai suoi attacchi e poi si scagliò contro di loro uccidendoli con i suoi tentacoli.
 
-Centro di ricerca medica Vinci, Poisawan, Cina
 
Ada aveva impiegato molto tempo per capire come uccidere quel mostro, ma una volta che il nucleo giallognolo fu distrutto l’essere collassò.
 
E lei poté finalmente giungere nella sala di controllo dove Wesker la stava aspettando.
 
-Q.G. giapponese della G.A.A.B., Tokyo, molte ore più tardi.
 
Quando la squadra di “soccorso” arrivò in territorio giapponese, era passata quasi una mezza giornata dall’effettivo attacco.
 
La squadra entrò nell’edificio trovandolo, vuoto. Nemmeno un cadavere si trovava in qualcuno dei piani. Come se anche i corpi fossero spariti, poi li trovarono tutti stipati in un'unica stanza, che era stata “ri-arredata” in modo macabro con i corpi degli agenti. E un registratore era nel centro della stanza.
 
Però quando provarono ad avvicinarsi, qualcuno sbarrò loro la strada. Sembrava uno degli agenti del quartier generale e puntava il fucile contro di loro. I suoi occhi luccicavano di follia e la sua stessa espressione rifletteva quel disturbo.
 
<< L’ Orochi mi ha detto che non potete passare >> sibilò ostentando quel sorriso folle. << Loro hanno tentato di fermarlo ma l’Orochi li ha sbranati >> continuò parlando degli altri agenti, quelli morti.
 
Uno degli agenti della squadra di soccorso, lo immobilizzò aiutato da un altro suo collega.
 
<< No! L’Orochi ci ucciderà, se lo ascoltate. L’Orochi sente tutto, vede tutto, se lui sa, ci ucciderà! >>gridò Shinichi tentando di liberarsi dalla presa degli agenti.
 
-Racoon City
 
Un file audio arrivò loro assieme ad alcuni fascicoli. E ad una perizia psichiatrica attuata sull’unico sopravvissuto, Shinichi Kendo. Come nel caso dell’agente londinese, Chris aveva giocato con la sua psiche fino a piegare la sua mente e convincerlo che lui fosse davvero la forma umana dello Yamata no Orochi.
 
E al contrario di Michael però nulla avrebbe potuto aiutare Shinichi, che aveva perso definitivamente ogni nume della ragione. E che aveva tentato di uccidere lo psichiatra che voleva aiutarlo a rinsavire.
 
Aveva tentato di ucciderlo, sibilando che l’Orochi glielo aveva ordinato e che gli aveva detto che se non lo avesse fatto le sue fauci avrebbero dilaniato le sue carni.
 
Claire fece partire la registrazione:
 
Claire, lui è diventato troppo forte. Ti supplico aiutami! ”... Era breve e non vi era altro al contrario della registrazione di Londra.
 
Proprio quando era sicura che fosse finita si sentì un altro scatto
 
Ciao a voi agenti della G.A.A.B., soprattutto un saluto di cuore a te mia cara sorellina.
 
Voglio dirvi solo una cosa, prima di occuparmi del carissimo Shinichi.
 
New York. Cerca lì Claire.”
 
Le ultime tre parole erano state dette con un tono diverso meno alla Tyrant, più alla Chris umano.
 
 
 
 
 
La fine era prossima, il Drago stava per tornare nel suo vecchio nido. E la giovane sorella avrebbe dovuto trovare il modo di combattere il suo caro fratello.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’Autore

 
Scusatemi per il ritardo e se la fine vi sembra affrettata.
Piccola nota:
 
1)=  “Sono nato lì”, mi riferisco al fatto che Resident Evil è nato in Giappone
 
Grazie mille a: Mattalara, che mi segue sempre e a Vale che ultimamente non ha potuto nemmeno leggere i capitoli…. Io e lei sappiamo perché.
 
Grazie anche a voi lettori silenziosi.
 
-Anthony Edward Stark

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Capitolo 16
*** Intermezzo 4: La fine dei Τεκνα Δραγοντοσ ***


You are Infected 3: La fine di un Incubo

             Intermezzo: La Fine dei Tεκνα Δραγοντοσ
 

- Livello Underground 8, Alloggio personale del Drago, Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
Chris sperava che la sua cara, dolce sorellina trovasse la base. Anche se ne dubitava fortemente… ma la speranza è l’ultima a morire, no?
 
-Luogo sconosciuto
 
Tonraq si preparò per raggiungere la base dei Figli del Drago mentre inviava a Racoon City, le coordinate della base… Nonché una leggera esplicazione per scoprirne l’ingresso senza venire intossicati dai fumi allucinogeni che il Capo dei Figli del Drago usava come difesa.
 
-Isola di Rockfort, Oceano Pacifico
 
Il conte Alfred Ashford preparò il fucile Marlin MR7, mentre si dirigeva alla zona di cargo.
 
Il corridoio che stava percorrendo era buio, umido e silenzioso salvo per il suono ritmico dei suoi passi. Forse non proprio, un leggero ticchettio rimbombava nel vuoto corridoio di cemento, il ticchettio causato da gocce d’acqua che cadevano ritmicamente dal basso soffitto saturo di umidità.
 
Il giovane Ashford era sicuro che avrebbe vendicato presto la sua cara e amata sorella… eliminando quel maledetto di Jonas.
-Racoon City
 
Delle coordinate e un file .RTF vennero inviati in un e-mail inviata a Claire Redfield.
 
Ella lesse sia le coordinate che il documento.
 
Andate alle coordinate che vi ho inviato e prestate la massima attenzione, accanto a voi, in basso, dovrebbe esserci una botola… Può sembrare una botola per la manutenzione elettrica, ma in realtà è l’ingresso della base dei Figli del Drago.
 
Sarà semplice arrivare, il tunnel davanti a voi sarà sempre dritto.
 
Buona fortuna
 
-Da un vostro amico e alleato
 
Claire non sapeva esattamente se fidarsi, ma quelle erano le uniche informazioni che aveva per provare a raggiungere Chris e salvarlo.
 
Forse questa era la volta buona, forse questa volta avrebbe potuto salvarlo.
 
- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
Ricky e Jonas erano nei laboratori, perché Greg li aveva chiamati. Voleva informarli di qualcosa, qualcosa di spettacolarmente fantastico a parere del ricercatore.
 
Quando arrivarono nel laboratorio centrale vennero accolti da un Greg eccessivamente emozionato e che pareva aver passato, almeno, gli ultimi tre giorni senza dormire… a giudicare dalle occhiaie che segnavano i suoi occhi verdi lucidi.
 
<< Simmons, Lurklay, finalmente! >> Esclamò per un momento pareva essere irritato dal loro ritardo ma poi si lasciò scivolare via quell’emozione << Non importa. Su, su venite devo farvi vedere una cosa >> disse poi.
 
Dirigendosi nel punto più interno del laboratorio.
 
Quando lo raggiunsero lui mostrò loro una siringa contenente un liquido di un colore indefinibile.
 
<< Questo permetterà a chiunque di diventare come un Tyrant… per una mezz’ora, almeno. >> dichiarò, abbassando la voce ad un tono quasi inudibile prima di finire la frase.
 
<< E perché dovevamo essere noi a saperlo per primi? >> chiese Ricky
 
<< Perché! Perché… >> Greg si fermò un attimo, con uno sguardo perplesso. Prima di riprendere l’espressione che aveva qualche attimo prima << Perché questo siero è stato estratto dal virus Veronica mutato nel tuo sangue, Lurklay >> spiegò
 
<< Bene e io in tutto questo che centro? >> chiese, nuovamente, Ricky
 
<< Beh, ecco…Ehm sai che in laboratorio ho campioni di sangue e tessuti di ognuno di voi agenti, vero Simmons? >> domandò Greg
 
<< Sì, lo sapevo. Ma non capisco ancora cosa centri con me >> rispose Simmons in un modo piuttosto irritato. Jonas invece pareva aver capito dove Greg voleva andare a parare con quel fastidioso preambolo
 
<< Bene… Perché io ho creato questo siero anche grazie al tuo DNA, Simmons. Quindi, beh, funziona solo su di te… E beh vorrei testarlo. Quindi Simmon…Ehm, Ricky, vorrei chiederti se acconsenti a diventare la mia cavia? >> completò Greg perdendo una parte della sua determinazione mentre parlava.
 
<< Cosa?! Certo che no! Non voglio rischiare di morire! >> gridò Ricky
 
<< Prima che Ricky se ne vada correndo, quali sono gli effetti collaterali? >> chiese Jonas
 
<< In realtà non dovrebbero essercene, perché per integrare il DNA di Ricky nel siero ho dovuto isolare ed eliminare gran parte del potere virale del virus. Quindi, insomma, non dovrebbe fare nulla a parte non funzionare. >> Rispose il ricercatore
 
Jonas e Greg videro Ricky prendere un profondo respiro.
 
<< Va bene, l’importante è che non mi trasformi, che ne so, in un ratto con le ali. >> Esclamò poi, tutto d’un fiato prima di cambiare idea.
 
<< Stupendo! >> esclamò allegro Greg << Seguitemi >> disse, poi, portò i due in una stanza completamente vuota e bianca… Non che il laboratorio fosse di un colore diverso.
 
-Laboratorio di Birkin, ex-Fabbrica della Morte, Racoon City
 
William Birkin contemporaneamente a Greg aveva sintetizzato un nuovo siero partendo dal PG-67-A/W, questo siero invece di stabilizzare l’azione del virus, la rendeva instabile e spingeva il virus a distruggere il suo ospite.
 
E visto il Tyrant per cui l’aveva creato, ribattezzò il siero come PG-67-C/R. Lo aveva testato su alcuni campioni di Chris virus che aveva precedentemente iniettato in delle cavie e il risultato nel novantanove percento dei casi era risultato positivo, delle cavie infette non era rimasto nulla se non una pozza di sangue inerte e sana, il virus si autodistruggeva una volta eliminato l’ospite. Poiché si accaniva contro se stesso.
 
C’era un uno percento di possibilità, però, che rendeva l’essere infetto una super creatura inarrestabile e che aveva dovuto mandare all’inceneritore per potersene liberare. Poiché nulla funzionava contro di essa, e persino il fuoco caldissimo dell’inceneritore aveva dovuto essere usato due volte su quegli esseri per distruggerli definitivamente.
 
Se avevano fortuna, e Will sperava che ne avessero tanta, Chris sarebbe rientrato in quel novantanove percento risultato positivo con la distruzione totale dell’ospite e del virus.
 
-Uffici della G.A.A.B., R.P.D, Racoon City
 
La squadra della sub filiale Newyorkese era stata avvisata del loro arrivo nella città, per assicurarsi della distruzione dei Figli del Drago.
 
Claire sapeva che sarebbe stato difficile eliminare quei maledetti bioterroristi, ma la sola idea che Chris sarebbe potuto tornare ad essere suo fratello, quello che lei conosceva e non la creatura che era diventato, la rendeva mille volte più determinata.
 
- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
<< Allora Ricky, come ti senti? >> chiese, evidentemente ansioso, il ricercatore
 
<< Come sempre, non sento niente di diverso >> rispose Ricky. Lì per lì il ricercatore sembrò come rattristito da quell’informazione.
 
<< Allora non funziona, beh è un vero peccato >> disse << Scusatemi per avervi distratto dai vostri compiti >> completò congedando entrambi con un cenno del capo.
 
I due tornarono al Hangar, per continuare ad impilare le casse che ancora lo invadevano… Come se qualche settimana prima non avessero fatto la stessa cosa.
 
-New York, pressi della Broadway
 
Tonraq era nei pressi dell’ingresso al quartier generale dei Figli del Drago.
 
Era calmo, le zampe da grillo che scendevano agilmente i pioli della scala di metallo. Presto avrebbe raggiunto la base e disabilitato i codici di sicurezza e l’intero sistema di videosorveglianza… Così la G.A.A.B. avrebbe avuto un accesso sicuro.
 
I suoi occhi azzurri scansionavano ogni singolo dettaglio delle bianche pareti del tunnel, finché vide ciò che cercava, un pannello removibile.
 
Se fosse stato normale avrebbe avuto bisogno di un cacciavite e di una piccola chiave inglese esagonale… ma ora non ne aveva più alcun bisogno. Gli artigli entrarono facilmente nell’incavatura permettendogli di afferrare la piastra metallica e strapparla via dalla parete.
 
Una fitta rete di cavi: verdi, gialli, rossi, grigi, neri e bianchi era stata scoperta, una volta rimossa la piastra, vi era, inoltre, la porta USB d’accesso per i “lavori di manutenzione” al sistema elettronico della base.
 
<< Allora diamo il via al hackeraggio >> mormorò allegro Tonraq.
 
***Creazione di una backdoor in corso***
 
Il giovane genio ghignò.
 
*** Accesso al sistema operativo 00973 riuscita***
 
Tonraq cominciò a digitare qualcosa sulla sua tastiera.
 
***Account: Blackagent
Password: Ag3n7b14ck
***
 
L’ingresso all’account fu la cosa più semplice che avesse mai fatto
 
*** Operazioni di sistema
Sistema di videosorveglianza: Disattivo
Protezioni di sistema: Disattivo
Sistema di riconoscimento: Inabilitato
Sistema di correzione d’emergenza: Inabilitato…***
 
Continuò a modificare alcuni dei sistemi e dei protocolli protettivi della struttura, prima di fermarsi. Disconnettersi e sparire così com’era arrivato.
 
Era stato semplice, molto… Ma tutto lo era sempre stato per lui che era un genio.
 
- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
Nessuno si rese conto di ciò che Tonraq aveva fatto alla loro base, e ognuno di loro continuava a svolgere il suo solito ruolo.
 
Nei laboratori nel frattempo, Greg Mackenzie sedava i Tyrant di Chris per metterli nuovamente nelle loro capsule criogeniche… Lì dove sarebbero rimasti fino alla completa distruzione della G.A.A.B.
 
Le sei capsule si aprirono con un sibilo e uno sbuffo di vapore d’azoto, i Tyrant sedati ma non del tutto “addormentati” seguivano docilmente Greg, fino ad entrare volontariamente nelle capsule.
 
Dopo di che il ricercatore le chiuse e avviò tutti i sistemi necessari per mantenere le capsule totalmente autosufficienti così che non avessero bisogno di un continuo controllo da parte di un essere umano.
 
 Greg aveva il presentimento che qualcosa di terribile stava per accadere e non voleva che quei Tyrant morissero.
 
Dopo essersi occupato di ciò, decise di analizzare il campione di sangue dell’agente Simmons, per vedere se il siero fosse effettivamente entrato a contatto con le cellule di Ricky. O se fosse stato trattato dal sistema immunitario come una malattia e perciò eliminato.
 
Ma quello che vide in effetti lo lasciò perplesso, i corpuscoli che componevano il siero erano lì. Nel suo sangue, ma erano come inattivi.
 
Forse, forse avrebbero agito solo in caso di pericolo, come linea di difesa per il suo ospite.
 
Quel siero non era un arma ma uno scudo, qualcosa che avrebbe reso l’ospite una creatura inarrestabile fino a che la minaccia non fosse passata.
 
Fantastico” pensò il ricercatore.
 
-New York, pressi della Broadway
 
Claire e la squadra di agenti, che aveva sotto il suo comando, erano già entrati in quel tunnel bianco.
 
E quando la porta con il simbolo dei Figli del Drago si aprì, Claire ebbe la certezza che chiunque le avesse inviato quell’e-mail non avesse mentito.
 
Nessuno degli uomini dei Figli del Drago li accolse armato, cosa che fece presupporre alla Redfield che i Figli del Drago non si aspettassero alcun attacco, un ghigno terribilmente simile a quello di Chris deformò l’espressione calma di Claire.
 
- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
Quando i figli del Drago si resero conto degli agenti della G.A.A.B. era troppo tardi per organizzarsi.
 
Victor recuperò il suo fidato fucile, il DarkDeath, un arma che non impugnava da anni dall’ultima missione che aveva compiuto per l’Umbrella.
 
La singola medaglia che tintinnava ritmica al suo passo di marcia, gli agenti quasi rabbrividirono non avevano mai visto quello sguardo freddo negli occhi di Victor, se non quando egli era infuriato.
 
In immediato li fece organizzare in una piccola squadra compatta, mentre faceva richiamare il Drago da Greg.
 
<< Arrendetevi e non vi verrà fatto alcun male >> esclamò Claire con un tono annoiato, non voleva che si arrendessero voleva che pagassero per aver usato Chris come se fosse la loro marionetta.
 
Come la Redfield aveva previsto né gli agenti, né l’uomo in giacca e cravatta abbassarono le armi. In questo caso avrebbero dovuto usare la forza per arrestarli.
 
Greg nel mentre avvisò il Drago, non prima di aver aperto tutte le gabbie delle B.O.W.
 
Quando Greg si trovò di fronte a lui, Chris lo eliminò con i suoi tentacoli, non voleva giocare con la preda voleva liberarsi dei suoi marionettisti.
 
Raggiunse l’ascensore in un attimo, la cabina era bloccata nei piani dei laboratori. Il Redfield decise, allora, di salire per la scaletta di manutenzione nella tromba dell’ascensore.
 
Non ci mise molto a raggiungere il piano degli scontri.
 
Lì, nel frattempo, uno degli agenti della G.A.A.B. stava minacciando Ricky, Jonas era impegnato con altri due agenti e non poteva aiutarlo.
 
D’improvviso Ricky si lanciò contro l’agente con una velocità cento volte superiore a quella di un comune essere umano. Afferrò l’agente per il collo e lo scaraventò contro la parete, con una forza tale da spezzargli in due la colonna vertebrale.
 
L’agente Simmons si concentrò poi sul secondo agente più vicino a lui.
 
Gli altri agenti dei Figli del Drago non sapevano che anche Simmons fosse un Tyrant ma d’altronde era solo un arma in più per loro.
 
Claire puntò la sua Silver Viper contro l’altro Tyrant quello con gli occhi castani, eppure non riusciva a sparargli… Era così umano, non come il T-Veronica Tyrant che di umano non aveva nulla.
 
Quel Tyrant poteva essere scambiato per un ragazzo normale e invece era solo un arma di quei pazzi.
 
Claire sapeva, però, che doveva almeno distrarlo, o Jordan sarebbe morto a causa di quel mostro, la rossa si fece forza e sparò contro la creatura che fin troppo distratta venne colpita al collo dal colpo.
 
Ricky spalancò gli occhi per il dolore lacerante e improvviso, prima di non riuscire più a respirare, perché il suo stesso sangue gli chiudeva la gola e cominciava a riempirgli i polmoni.
 
<< Ricky! >> gridò Jonas, allontanando con violenza la Redfield e avvicinandosi all’amico ferito.
 
Non gli importava degli agenti mentre stringeva il suo migliore amico, morente. Sussurrava qualcosa, cantilenando una vecchia canzoncina che sua madre gli cantava sempre:
 
Leaves from the vine, falling so slow.
Like fragile, tiny shells,
Drifting in the foam.
Little soldier boy, come marching home.
Brave soldier boy, comes marching home.

 
Quando Jonas, alzò gli occhi dal corpo di Ricky, i suoi occhi scintillavano di viola. Era così arrabbiato, così infuriato dal fatto che un maledetto agente della G.A.A.B. avesse ucciso il suo migliore amico.
 
Li avrebbe ammazzati tutti, con o senza il consenso di Victor… Quegli agentucoli gliel’avrebbero pagata!
-Jet
 
Alfred Ashford avrebbe presto raggiunto il quartier generale dei Figli del Drago e avrebbe vendicato Alexia eliminando quell’esperimento fallito.
 
- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York
 
Chris aveva raggiunto il luogo in cui si stava svolgendo il combattimento con calma, tanto che quando arrivò almeno otto agenti di Victor erano morti, gli altri dieci arrestati eppure Victor non si arrendeva.
 
Jonas il T-Veronica Tyrant era immobile sul pavimento bianco. Probabilmente la G.A.A.B. aveva scoperto che c’era una sostanza chimica capace di rallentare fino a fermare il virus T-Veronica.
 
Quando Victor avvistò Chris, cominciò a ghignare.
 
Bloccò Claire puntandole contro il suo fucile BlackDeath, e disse
 
<< Eccoti arrivato, Drago. Finalmente posso consegnarti la tua tanto odiata sorella >> sibilò cattivo l’agente di viaggi.
 
Chris avviò un interpretazione magistrale, prima ghignò come fosse felice di avere Claire alla sua mercé.
 
Poi la guardò negli occhi, in quegli occhi azzurri pieni di speranza eppure preoccupati (che lo disgustavano enormemente, per le emozioni che vi leggeva).
 
E la sua espressione mutò in quella di rabbia, mentre il virus si ritirava dai suoi occhi rossi ridonandogli il loro normale colore grigio-blu.
 
<< Lascia andare, mia sorella! Adesso! >> ordinò, con un tono che ricordò a Claire il suo amato fratello.
 
<< Cos…? >> cominciò Victor, ma non ebbe tempo di completare la frase che Chris gli si lanciò contro e liberando Claire, lo uccise strappandogli via la testa di netto.
 
Ghignò vedendo finalmente il suo marionettista morto e ai suoi piedi, ma prima di votarsi recuperò un’espressione umana, preoccupata
 
<< Claire, stai bene? >> chiese con un tono che non gli apparteneva più da molto tempo e che in realtà non gli era mai davvero appartenuto.
 
Lei non gli rispose, rimanendo a fissarlo. Prima di abbracciarlo,
 
<< Sei tornato, Chris >> disse a bassa voce, Chris le sorrise
 
<< Sì, Claire e ti prometto che quel mostro non tornerà mai più >> le disse con un tono rassicurante, mentre dentro di sé rideva malignamente dell’ingenuità della sua cara sorellina.
 
E dopo quel momento di riconciliazione, sciolsero l’abbraccio e poi loro la squadra e i dieci agenti arrestati lasciarono l’edificio.
 
- Quartier Generale dei Τεκνα Δραγοντοσ, Canile abbandonato, Pressi di New York, Due ore più tardi
 
L’Ashford raggiunse il quartier generale dei Figli del Drago col fucile da caccia pronto per eliminare quel suo fratello bastardo.
 
Non si aspettava di vedere ciò che vide, le B.O.W. che avevano invaso la base.
 
C’erano creature di tutti i tipi e di tutte le dimensioni che camminavano, strisciavano o caracollavano per i corridoi. A quanto pare l’ingresso esterno era stato sigillato per questo nessuno a New York si era reso conto di niente.
 
Il primo essere che si frappose fra lui e i corridoi interni della base era uno zombie già in avanzato stato di putrefazione, all’Ashford bastò un solo colpo mirato alla testa e la creatura non-morta cadde al suo finalmente defunta.
 
Poi un Hunter Elite tentò di attaccarlo ma anch’esso venne ucciso in poco tempo.
 
Numerose altre creature si misero sul suo cammino, ma furono ostacoli solo per qualche secondo.
 
Poi incrociò un essere, che poteva essere definito solo come appunto essere. Non aveva una forma definita anche se poteva sembrare un umanoide, centinaia di tentacoli si contorcevano in quella figura che aveva un solo punto veramente solido e non composto da tentacoli di sorta e quello era il viso.
 
Un viso contornato da tentacoli neri e viscidi, solo alcune ciocche di capelli lo contornavano assieme a quei tentacoli. Le ciocche erano di un biondo così chiaro da sembrare bianco.
 
Aveva un solo occhio azzurro, chiarissimo e con una pupilla verticale che lo separava a metà. Mentre l’altra cavità oculare era vuota e dei tentacoli rossastri si agitavano al suo interno protendendosi verso l’esterno.
 
Quando l’essere avvistò Alfred, lanciò un grido simile ad un grido di sofferenza, e poi si lanciò verso l’Ashford.
 
I tentacoli neri e viscidi protesi verso il biondo che evitò la creatura e le sparò contro un colpo, il proiettile affondò nell’ammasso di tentacoli ma la creatura non sembrò esserne infastidita.
 
L’Ashford evitò più volte le cariche dell’essere e altrettante volte sparò contro di esso ma nulla sembrava ferirlo davvero, o provocargli il minimo fastidio.
 
Quando l’Ashford notò un bagliore color ambra proveniente da quel ammasso tentacolare, quello doveva essere il punto debole della creatura.
 
Concentrò tutti i colpi contro punto e la creatura crollò contro il pavimento mentre ribolliva e si disfaceva, in un oleosa pozza ribollente.
 
Alfred avanzò per la struttura e poi lo trovò, Jonas era immobile contro il pavimento. La pelle impallidita fino al punto di essere del tutto bianca, i vasi sanguigni s’intravedevano tinti di un viola troppo scuro per essere naturale.
 
Avevano usato il Chemical δ su di lui e nonostante la determinazione che aveva mosso i suoi passi, la sua sicurezza evaporò viste le condizioni di Jonas. Era il suo fratello bastardo ma era pur sempre un Ashford, l’ultimo Ashford dopo di lui.
 
I suoi occhi erano sbiaditi, quasi come se fossero biglie di vetro appannate.
 
Stava morendo lentamente, ma lui avrebbe potuto salvarlo, a Rockfort aveva l’antidoto a quella sostanza.
Ma non doveva farlo, doveva vendicare Alexia, ma non poteva, non poteva permettere che suo fratello morisse.
 
Lo sollevò senza alcun opposizione dal Tyrant indebolito,
 
<< Andrà tutto bene, fratellino mio >> sussurrò, quasi senza rendersene conto. << Andrà tutto bene >> ripeté.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Gli ultimi atti della storia scritta dal destino capriccioso si stavano per mettere in atto. Grazie a Tonraq i due Ashford si erano riuniti così come i Redfield solo che mentre per i primi era un qualcosa di reale per i gli altri era solo un inganno architettato dal folle Drago.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’Autore

 
Ciao a tutti ragazzi! Spero che anche questo capitolo vi piaccia
 
Piccola nota:
 
La canzoncina che Jonas ha cantilenato a Ricky è tratta dall’episodio “Tales of Ba Sing Se” di Avatar: The last Airbender, la canzone originale è “Leaves From the Vine” (e ammetto di averla conosciuta prima così e poi ho scoperto che era stata usata anche in Avatar.)
 
Piccolo avviso:
 
E’ stata creata anche una Wikia su YAI e spero che qualcuno di voi voglia passarci e contribuire al suo sviluppo. Grazie in anticipo :)
 
Ringrazio: Mattalara, grazie mille cara, e Vale.
 
Alla Prossima
 
-Anthony Edward Stark
 
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 13: Dentro la G.A.A.B. (Colorado, Racoon City ) ***


You are Infected 3: La fine di un Incubo

    Capitolo 13: Dentro la G.A.A.B. (Colorado, Racoon City)

 
        “Il più delle volte le nostre virtù sono soltanto vizi mascherati.” François de La Rochefoucauld, Massime, 1678
 
Era passato quasi un mese da quando i Figli del Drago erano finalmente stati distrutti e Chris era tornato sé stesso.
 
Non c’era traccia del mostro in Chris, beh, tranne per gli artigli e i tentacoli, che però preferiva non mostrare.
 
Claire era tornata la ragazza solare che Barry, Rebecca, Brad e Leon conoscevano. La presenza del suo fratellone sembrava averla riportata al suo carattere originario.
 
Anche Chris dal canto suo sembrava essere tornato sé stesso, un uomo buono, determinato e che non sopportava le ingiustizie. Anche se alle volte il mostro tornava a presentarsi costringendo Leon, Claire, Barry e Rebecca ad agire per farlo tornare in sé.
 
Rebecca ancora non era del tutto sicura che Chris fosse davvero tornato in se ma credeva in un elaborato piano del Supreme Tyrant.
 
-Appartamento di Chris, Ivy Street, Racoon City
 
L’appartamento del Tyrant era controllato continuamente da agenti della G.A.A.B., ma fino ad ora Chris si era dimostrato tranquillo.
 
Claire era con suo fratello in quel momento, Chris e lei parlavano tranquilli, gli occhi grigio-blu di Chris che brillavano di rosso per qualche istante, un istante troppo breve per far notare a Claire la sua presenza.
 
-Qualche settimana dopo
 
Chris era pian piano riuscito a convincere tutti della sua stabilità e del fatto che fosse tornato in sé.
 
La G.A.A.B. aveva in fine accordato al fatto che lui potesse tornare ad essere il capitano di una squadra.
 
E la sua squadra si fidava di lui, sarebbe stato un sublime piacere spezzare quella fiducia, ma per il momento Chris continuava a fingere di non essere più il Tyrant.
 
La G.A.A.B. aveva inviato lui e la Delta la sua squadra, in missione in un laboratorio Nikadori in cui i sigilli per il biohazard si erano disattivati lasciando che le creature e il loro morbo raggiungessero il piccolo paesino francese di “Pont du l’homme mort”, una situazione ironica per un paesino con un nome simile.
 
La situazione, quando arrivarono, non era così tragica, gli avevano fatto presupporre peggio dalle informazioni fornite loro da Howard, il coordinatore della loro missione.
 
C’era silenzio, ma non un silenzio di tomba, c’era un silenzio carico di paura. Chris lo sentiva, poteva sentire l’odore della paura nell’aria. Gli abitanti di Pont du l’homme mort erano ancora vivi, una gran parte almeno, e avevano paura.
 
Fece cenno alla sua squadra di avanzare con cautela, non che a lui importasse davvero delle loro vite ma loro dovevano credere che la sua menzogna fosse reale. Dovevano vedere verità dove non vi era che menzogna, inganno e falsità.
 
Poi sentì anche gli esseri, sentì la loro presenza ancor prima di vederli.  Erano orribili creature, un disgustoso mix di tecnologia e carne. Il metallo dei loro esoscheletri era rugginoso, mangiato dal tempo in più parti.
 
I corpi organici al loro interno non erano messi meglio, sembravano come se fossero stati usati come puntaspilli vi erano fori ovunque, più o meno visibili. Piccole aste metalliche o tubicini plastici consumati affondavano in quelle carni marcite.
 
Dovevano essere il risultato del Progetto Iron Bug della Nikadori. Il Progetto Iron Bug consisteva nel fornire ad un umano infettato un esoscheletro metallico e impiantargli una sorta di radiocomando, in modo da non dover creare un vero e proprio robot ma sfruttare la forza motoria del non-morto per muovere il rivestimento di metallo. Peccato che il progetto fu un totale fallimento e quelli dovevano essere i “sopravvissuti” dell’Iron Bug.
 
Gli esseri non gemevano come normali zombie ma solo perché erano state loro rimosse le corde vocali, non un lamento doveva essere udibile dall’esterno della corazza.
 
Gli agenti erano scioccati alla vista di quelle cose, Chris poteva sentire la loro ansia, la paura e il terrore che cominciavano a provare. Li riportò alla realtà, costringendoli a lasciare le loro emozioni per dopo la battaglia, con un ordine.
 
Uno degli Iron Bug, che aveva la piastra frontale del esoscheletro bucherellata come un colapasta, si diresse verso di lui. Chris con freddezza, che però venne scambiata dagli agenti come determinazione, afferrò il braccio dell’essere e stringendo, fino al punto di sentire il metallo arrugginito scricchiolare sotto la sua presa, tirò l’essere verso di se. Lasciandolo andare con rapidità, in modo tale da far crollare a terra la creatura. Afferrò il casco metallico danneggiato e lo tirò via, strappando così il radiocomando e il tronco encefalico del non morto.
 
Che finalmente smise di agitarsi. Anche gli agenti della sua squadra lo imitarono, non necessariamente tirando i non morti verso di loro, ma ferendoli in modo che cadessero a terra e che potessero levare loro i caschi.
 
Non impiegarono molto ad eliminare tutti gli Iron Bug, ma sapevano che se non avessero bloccato il laboratorio qualunque altro essere sarebbe potuto liberarsi.
 
-Racoon City
 
<< Claire, sei certa che sia stato un bene mandare quei cinque da soli con Chris? >> chiese Rebecca
 
<< Certissima. Saranno più al sicuro e poi Chris non farebbe loro del male >> rispose Claire.
 
<< Ma non puoi essere certa che Chris sia sincero. >> disse Rebecca
 
<< Io invece ne posso essere certa, Becca. Solo Chris ha quegli occhi, così buoni e sinceri, i suoi occhi non nascondono nulla. Fidati di me, Becca >> ribatté la Redfield. Rebecca semplicemente annuì prima di salutare la sua amica e pensare che forse lei aveva ragione, forse semplicemente l’esistenza di quel mostro l’aveva resa troppo paranoica.
 
-Pont du l’homme mort, laboratorio abbandonato della Nikadori Corporation
 
Dopo essersi assicurati che non ci fossero più B.O.W. nel paesino, lui e la squadra entrarono nel laboratorio.
 
Chris non pensava che in otto anni la natura potesse ridurre ad un tal stato di degrado un laboratorio che era stato all’avanguardia.
 
Le radici degli alberi avevano sfondato il soffitto rinforzato e ora pendevano da esso come scheletriche dita nerastre pronte a ghermire la preda. Un leggero strato di muffa aveva cominciato, a partire dal soffitto, a coprire le pareti tingendo il bianco ingrigito di un verde muschioso.
 
La vernice bianca era ora crepata e giaceva in piccoli cumuli sul pavimento sotto forma di scaglie grandi quanto il palmo di una mano. Il pavimento composto originariamente da lastre di cemento colato era percorso da lunghe e profonde fratture che in alcuni punti permettevano di vedere lo scheletro metallico della struttura sotterranea.
 
Non sembrava che la struttura potesse ospitare un qualche genere di creatura vivente o meno, ma il loro compito era rendere sicuro il laboratorio in modo che gli abitanti di Pont du l’homme mort potessero vivere in tranquillità.
 
Dividersi per esplorare la struttura non era l’idea migliore, ma era l’unica attuabile per ampliare l’area esplorata e completare di controllare la struttura in poco tempo.
 
I sei agenti si divisero prendendo ognuno una zona diversa da controllare. Il primo piano del laboratorio risultò vuoto di creature ma non di macchinari, centrifughe, fiale, fialette e altri strumenti abbandonati e rovinati anch’essi dal tempo e dalla natura.
 
Neanche al secondo e al terzo piano vi era nulla, se non il livello di pericolosità della struttura che diventava, piano dopo piano, sempre più rovinata e soggetta all’erosione ad opera del suolo. C’erano punti in cui sembrava quasi che le travi portanti in cemento rinforzato stessero per crollare tanto erano assottigliate e crepate.
 
Man mano la squadra si era riunita, l’unico che mancava ancora era il capitano Redfield, stesso, che doveva trovarsi nell’ultimo piano della struttura sotterranea, quindi nel punto più pericoloso a livello strutturale. Nonché il luogo in cui si trovavano normalmente le camere di stasi delle creature.
 
Videro il Tyrant, il loro capitano uscire dall’ombra del corridoio che conduceva alle scale. I suoi occhi brillavano debolmente e in modo innaturale.
 
I cinque agenti si chiesero se per caso il Tyrant avesse ripreso il controllo, rendendolo un pericolo sia per loro che per gli abitanti di Pont du l’homme mort. Non sapevano se dovessero puntare le loro armi contro il loro capitano o se Chris si sarebbe ripreso da sé.
 
<< L’edificio è pulito. >> disse con un tono basso quasi sibilante << Andiamo >> continuò. E la Delta si allontanò con il suo capitano, ora che quel piccolo pezzo di Francia era salvo.
 
-Racoon City
 
Quando l’elicottero atterrò, la Delta scese da esso. Claire Redfield aveva atteso con impazienza che la prima missione di suo fratello per la G.A.A.B. terminasse.
 
Era una prova, per essere certi che il semplice fatto di combattere non desse al Tyrant un modo per riprendere il controllo.
 
Tutti e cinque gli agenti stavano bene, quindi Chris non aveva perso in alcun modo il controllo. E Chris stesso sembrava essere tranquillo, ma questa non era un indicazione, quel Tyrant era un mostro geniale.
 
I suoi occhi non brillavano nell’ombra della sera, non avevano bagliori rossastri di alcun genere. Chris non aveva perso il controllo del Tyrant.
 
Chris, dal canto suo, voleva dare un taglio a questa sua recita. Era stanco di fingere, di nuovo, di voler bene alla sua sorellina, e di dover rimanere calmo come un animale addomesticato. E soprattutto di dover passare tanto tempo con persone che considerava più che altro soggetti per le sue torture o ancora cibo.
 
Soprattutto l’ultima cosa, da quant’era che non divorava qualcuno solo per il gusto di farlo? Quant’era passato da Vincent?
 
Sicuramente Claire era felice che lui non fosse “tornato” ad essere il Tyrant, come se avesse mai smesso di esserlo.
 
Le sorrise come a tranquillizzarla, Claire gli sorrise in risposta, non si rendeva conto che quello di Chris era un sorriso falso, che non raggiungeva i suoi occhi anche se riusciva a mimare anche lo scintillio in essi. Quel sorriso era reale quanto quello di una maschera.
 
Il freddo Tyrant riusciva però ad ingannare tutti era abile e non causava alcun sospetto verso ciò che era davvero. Gli era bastato recuperare maschere che non usava da anni e riadattarle al suo viso sempre giovane.
 
Claire gli diede le spalle e la maschera di Chris si frantumò come porcellana mentre un ghignò ben più naturale e crudele gli segnava il viso.
 
Lei era così stupida, si fidava tanto da dargli le spalle tranquilla che lui non l’avrebbe uccisa.
 
Poi quell’attimo passò e li ghigno venne, nuovamente, sostituito da un calmo sorriso, mentre seguiva la sua sorellina.
 
Era forse crudele per lui continuare a mantenere quell’inganno solo per giocare col cuore di Claire? No, avrebbe continuato a giocare, a riempirla nuovamente d’affetto e quando le avrebbe mostrato la verità sotto le menzogne Claire stessa sarebbe crollata, distrutta da ciò a cui adesso si stava aggrappando ciecamente.
 
-Qualche sera più tardi, Racoon Forest
 
Claire e Chris erano nel punto più alto della collina che costeggiava i monti, Barry e sua moglie assieme alle sue due figlie erano alle pendici di quella stessa collina assieme a Leon, Piers, Rebecca e il suo ragazzo Billy Koen. Oltre loro c’erano un paio di amici di Claire.
 
Visto che il giorno dopo sarebbe stato Natale, e nessuno di loro avrebbe lavorato, avevano deciso di organizzare una serata da passare assieme come ai vecchi tempi. Prima dei morti viventi, prima del virus.
 
Chris e Claire guardavano assieme le stelle, come facevano da bambini, sdraiati sull’erba verde e rigogliosa che ricopriva la collina come un morbido tappeto.
 
Claire di tanto in tanto lanciava un’occhiata verso suo fratello, convinta di non essere notata, e sorrideva nel vederlo così calmo e rilassato, con un’espressione altrettanto rilassata. Poi tornava a fissare le stelle luminose.
 
Leon era felice di vedere Claire così contenta, sembrava che fosse sbocciata di nuovo. Era felice e sempre sorridente da quando Chris era tornato.
 
Piers nonostante tentasse di godersi la serata era preoccupato per Jen, Birkin gli aveva detto che non era ancora sicuro lasciarlo uscire dal laboratorio. Birkin e Jen, stesso, gli avevano assicurato che non doveva preoccuparsi… Dovevano solo essere certi che Jen non fosse un potenziale vettore.
 
Poly e Moira stavano assieme, chiacchierando e ridacchiando di tanto in tanto a qualche battutina fatta o da una o dall’altra.
 
Poi i due Redfield scesero dalla collina, raggiungendo i loro amici.
 
Il resto della serata passò tranquillo e leggero senza che nessuno di loro pensasse minimamente ai problemi che li avevano convolti in quegli ultimi anni.
 
<< Quest’anno dobbiamo aspettarci una festa natalizia alla Redfield? >> chiese Rebecca sorridendo.
 
Claire pensò che forse era ancora troppo presto, non voleva che Chris si sentisse “soffocare”, ma fu lui stesso a stupirla.
 
<< Certo, non è così Claire? >> rispose Chris. Claire sorrise
 
<< Certo! >>gli rispose la ragazza. Erano anni che non c’era una festa alla Redfield, l’ultima c’era stata prima dell’apocalisse. Dopo Claire non era mai stata veramente in vena di fare una festa in grande stile, perché tutto le avrebbe ricordato Chris.
 
-L’indomani, Giorno di Natale, mattino
 
Claire, Chris e Leon cominciarono a sistemare le decorazioni collegate alla festa che ci sarebbe stata quella sera. Ovvero aggiunsero altre decorazioni natalizie a quelle già presenti, rosso, bianco, oro e verde riempivano l’intero appartamento.
 
Un grande albero di natale con gli aghi imbiancati da qualche spruzzata di neve sintetica, vari ninnoli natalizi decoravano i rami. E il puntale era un bellissimo angelo con le ali dorate e una piccola aureola di metallo dorato.
 
Stavano aggiustando le ultime decorazioni, quando Claire scoppiò a ridere mentre guardava suo fratello.
 
<< Che c’è Claire? >> chiese Chris, confuso, la ragazza tentò di smettere di ridere
 
<< H-H-hai una pigna di plastica fra i capelli >> rispose la ragazza, continuando a ridere per qualche altro minuto.
 
Chris nel frattempo scosse un poco la testa facendo cadere così la pigna a terra, che rotolò sul pavimento con il semplice rumore di rotolio. E prese un’espressione fintamente seccata, mentre recuperava la pigna e la appendeva nella ghirlanda di aghi di pino di plastica.
 
Dentro di sé il Tyrant ringhiava, mostrando i denti aguzzi come un cane da combattimento pronto alla battaglia, voleva solo tagliarle la gola con i suoi artigli e assaporare il suo sangue, divorarla e far trovare a Leon solo il suo corpo morto… Invece ciò che fece era sorriderle dopo un po’ e vendicarsi lanciandole contro una ghirlanda di frange di plastica dorata.
 
Leon si avvicinò piano a loro, Chris l’aveva già percepito e approfittò del momento per far capire a Claire che lui era ancora pericoloso.
 
Leon stava per dire qualcosa, quando Chris gli si lanciò contro bloccandolo a terra, una mano artigliata vicino alla gola e i tentacoli che vibravano in aria, frementi e pronti ad attaccare, gli occhi che scintillavano di rosso, le pupille che cominciavano ad allungarsi e assottigliarsi, mostrando nuovamente il mostro.
 
Claire gli si avvicinò piano,
 
<< Chris >> lo chiamò << Sta tranquillo >> disse poi, quando lui la fissò con i suoi occhi nuovamente rossi.
 
<< Chris, sei più forte del Tyrant >> sussurrò Leon. I due parlavano al Tyrant col tono che si usa con le bestie inselvatichite per tranquillizzarle.
 
E Chris re-indossò la sua maschera di fratello buono, le pupille ripresero la forma circolare mentre l’iride tornava grigio-blu e Chris si allontanava di scatto, con un’espressione scioccata sul viso che lasciò il posto ad una dispiaciuta.
 
<< Io… Io non volevo. Scusami Leon, io non volevo davvero >> disse senza guardarlo negli occhi, mentre anche i tentacoli si ritiravano
 
<< Non preoccuparti, Chris, so che è il Tyrant e non tu. Non devi scusarti >> lo rassicurò Leon, sorridendogli. Chris mantenne comunque quell’espressione dispiaciuta per un bel po’ di tempo, mentre Claire tentava nuovamente di sollevargli il morale.
 
Qualche minuto più tardi, Chris stava passeggiando per Racoon City da solo, Claire aveva pensato che forse si sarebbe sentito meglio se fosse andato a fare quattro passi. La G.A.A.B. non gli mandava più agenti dietro perché “Chris Redfield ha superato tutti i testi psicofisici a cui l’abbiamo sottoposto, dimostrandosi idoneo al reintegro nella società” così avevano detto.
 
E Chris si era dimostrato felice di ciò, in parte era interpretazione in parte era reale… Anche perché se lo avessero seguito non avrebbe più avuto modo di divorare qualcuno e il Tyrant sapeva che la sua fame lo rendeva più pericoloso e gli impediva di controllarsi.
 
E quindi in quel momento passeggiava tranquillo per la Jack Street, l’aria fresca della sera che si avvicinava e che nonostante lo smog aveva un vago sentore di bosco, proveniente dalla foresta che circondava la città. Le persone camminavano tranquille senza sapere che un mostro camminava in mezzo a loro.
 
Chris camminò fino ad arrivare al Jack’s Bar, quando entrò nonostante la confusione, un uomo lo individuò immediatamente
 
<< Ehi, Chris! Da quanto tempo non ci vediamo >> esclamò l’uomo ad alta voce in modo da farsi sentire oltre tutto quel parlottio;
 
L’uomo che aveva parlato era un tipo non molto alto e corpulento, con dei radi capelli castani e gli occhi di un chiaro castano-nocciola, indossava una camicia beige a quadretti color crema e dei pantaloni beige e nonostante il caldo che regnava dentro il locale, aveva una scarpa a righe blu e verdi, ogni riga separata da una piccola linea color crema, che gli avvolgeva il collo.
 
Chris si avvicinò all’uomo sorridendo
 
<< Robert! E’ davvero una bella sorpresa >> disse. Riconoscendolo, infatti il nome dell’uomo era Robert “Black Jack” Thorson il proprietario del Jack’s Bar… In realtà era il figlio ma aveva ereditato il bar alla morte del padre.
 
-Appartamento di Leon e Claire, Fisson Street, Racoon City
 
Claire e Leon avevano completato di preparare tutto, Claire voleva essere completamente contenta del fatto che questo era il primo Natale che passava con Chris da quando era successo tutto quel disastro, ma dopo aver visto Chris tornare quel mostro qualche ora prima aveva dubitato che tutto andasse bene… Le era sembrato quasi che Chris fingesse, che quando quel mostro era tornato avesse semplicemente smesso di fingere.
 
Claire scacciò via quel pensiero, no, non doveva essere paranoica o avrebbe semplicemente rovinato il precario equilibrio che Chris era riuscito a creare, per controllare quella bestia creata dal virus che Wesker gli aveva somministrato.
 
-Jack’s Bar, Jack Street, Racoon City
 
Dopo aver parlato un po’ con Robert era finalmente riuscito a sbrogliarsi da quella conversazione così da poter continuare col suo piano iniziale.
 
Anche se nel mentre ci aveva guadagnato due drink offerti dalla casa, due drink a tema natalizio ovviamente, ovvero il Candy Cane Cocktail e il White Christmas Dream. Chris doveva ammettere che se prima, da umano, poteva godersi un buon cocktail adesso davvero non poteva, i suoi ipersviluppati sensi da Tyrant gli impedivano di farlo, visto che tendevano a fargli sentire ogni singola nota del sapore di ogni componente del drink, rendendolo davvero fastidioso.
 
Va beh, non aveva certo intenzione di passare la serata a bere al Jack’s Bar, quello che voleva fare davvero era trovare qualcuno di così stupido, o disperato, da seguirlo senza sentir motivo in modo da poterselo mangiare.
E poi lo trovò, un ragazzo seduto nel tavolo più isolato dell’intero bar, era il classico ragazzo scapestrato che pensava solo a sé stesso… e che probabilmente non aveva nemmeno una famiglia.
 
Riuscì ad attirarlo fuori e poi lo portò via nella foresta, scattando con la sua ipervelocità. Non gli importava che fosse morto, voleva solo mantenere il controllo necessario a continuare la sua recita.
 
Divorò quel ragazzo con una velocità incredibile, mentre il sapore del sangue non faceva altro che alimentare la sua fame insaziabile, trattenuta per troppo tempo.
 
Quando tornò da Claire era tornato perfettamente in sé e pronto a proseguire la recita.
 
E la festa natalizia passò in fretta, in un atmosfera familiare che mancava da molto, molto tempo.
 
-1° Gennaio 2016, Racoon City
 
Era il momento, la fiducia che la G.A.A.B. aveva riposto in lui era abbastanza.
 
<< Buongiorno, Capitano Redfield >> lo salutò Robert Orvolson, uno degli agenti della sua squadra. Il suo preferito perché per lui sarebbe arrivato a farsi uccidere.
 
Si sarebbe divertito enormemente da lì a poche ore a vedere quello sguardo di fiducia riempirsi di shock. Mentre soffriva per il tradimento.
 
Era il momento…
 
Gli attori erano sul palco e i ruoli erano stati appena assegnati senza che gli stessi attori ne fossero a conoscenza.
 
E quindi il sipario si alzava…
 
Era il momento…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il mostro era pronto ma gli altri lo sarebbero stati? Il suo inganno era stato perfetto e adesso era il momento di levare la maschera e mostrare l’attore dietro il personaggio.
 
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 14: Addio (Racoon City, Colorado) ***


              You are Infected 3: La fine di un Incubo

          Capitolo 14: Addio (Racoon City, Colorado)


Il giorno era cominciato normalmente, Chris- oramai rinsavito- si era presentato alla base e aveva presenziato alla riunione che era stata indetta quel giorno.

Robert Orvolson presentò al capitano Redfield alcuni rapporti dettagliati sulle ultime missioni. E la quasi totalità della giornata lavorativa era passata tranquillamente.

Ma poi qualcosa cambiò, la maschera di Chris crollò e il Tyrant si presentò.

Quel orribile ghigno divertito segnò le sue labbra, mentre i suoi occhi grigio-blu si facevano rossi brillanti di un fuoco maligno e crudele.

I tentacoli neri come pece tornarono a muoversi attorno a lui, irrigidendosi solo per qualche attimo somigliando ai rami appuntiti di un albero scuro.

Claire corse verso il fratello cercando di "svegliare" la sua coscienza umana.

Ma il Tyrant rise, un suono crudele al limite del maniacale, e poi quando si calmò parlò con voce pregna di malsano divertimento

<< Oh, mia cara piccola sorellina. Avevi davvero creduto che il tuo amato fratellone fosse tornato? >> ridacchiò mentre gli occhi celesti di Claire si riempivano di tristezza, dando a quelle iridi cerulee l'aspetto di due schegge di specchio.

Gli agenti presenti nell'atrio parevano combattuti sul puntare o meno le loro armi contro di lui. E quando si decisero accadde l'impensabile, sei uomini, gli agenti di Chris si rivolsero contro i loro compagni. Le armi puntate contro i loro colleghi.

Chris era piacevolmente sorpreso che il suo secondo piano avesse funzionato, i suoi piccoli serpenti si erano svegliati. Ma quanto? Erano pronti ad uccidere i loro colleghi, i loro amici?
Claire pareva ancora più sconvolta mentre indietreggiava.

<<  Devo dirti un segreto sorellina >> sibilò ridacchiando brevemente, i suoi occhi rossi erano brillanti e colmi di una dilagante follia che sembrava voler infettare ogni cosa. << Il tuo amato fratellone non è mai esistito >> disse << Era solo un inganno, io ti ho sempre odiato >> completò ringhiando sul finale.

<< Stai mentendo! >> gridò Claire, anche se la sua esclamazione era dubbiosa come se lei stessa non fosse sicura di ciò che diceva.

Leon puntò le sue Wingshooter contro il Tyrant, impostando la modalità automatica. Avrebbe scaricato l'intero caricatore contro quel mostro con un solo movimento, non gli avrebbe dato il tempo di schivare i colpi.

E poi Jay Kolside si mise in mezzo,  puntandogli contro la sua arma, un fucile d'assalto Revager, i suoi occhi verdi erano vuoti e nebbiosi non vi era pupilla, una cosa innaturale... cos'aveva fatto Chris alla sua squadra?





"La squadra si era divisa per esplorare il laboratorio, ognuno dei membri della squadra erano nei piani superiori della struttura.

Chris si trovava all'ultimo piano, ivi si trovava anche il sistema di filtraggio dell'aria. Il Tyrant ghignò mentre prendeva una fialetta contenente un liquido rosso- giallo vorticoso da un contenitore ermetico bloccato con un lucchetto elettronico.

Agganciò la fialetta nella bocchetta del depuratore e il virus venne vaporizzato nell'aria diffondendosi in ogni piano della struttura.

Chris disattivò le capsule che mantenevano "in vita" gli ultimi Iron Bug e tornò al piano che corrispondeva all'ingresso della struttura. Trovandovi la sua squadra... poteva sentire il virus diffondersi nei loro corpi, infettando le loro cellule... Lentamente.

Esattamente come Chris voleva
"




Il sorriso del Tyrant era orribile, somigliava al sorriso di uno squalo e metteva in mostra i suoi denti aguzzi.

E tutto parve fermarsi, in un momento di stallo, di calma prima della tempesta.

E poi il Tyrant attaccò la sorella, gli scattò contro mentre i suoi tentacoli si protendevano in avanti ad afferrarla e bloccarla.

Claire riuscì ad evitare i tentacoli e la carica del fratello, mentre il suo sguardo rimaneva fisso negli occhi inumani di Chris.


Chris l'avrebbe uccisa ma lei non sarebbe stata capace di ferirlo...  Lo considerava ancora il suo fratellone e non poteva dimenticare che lo fosse.


Il Tyrant continuò ad attaccarla, schernendola con parole falsamente affettuose e lei continuava a schivare.

<< Avanti, Clarisse. Non puoi continuare così, stai diventando così noiosa >> sibilò il Tyrant. E Claire vide qualcosa negli occhi di Chris, un lampo di blu in quel mare color rubino.
E si convinse che il suo fratellone volesse che lei terminasse quel mostro. Così da poter finalmente riposare in pace.

Gli agenti G.A.A.B. eliminarono gli infetti che nonostante le apparenze si erano dimostrati abbastanza fragili, erano solo una distrazione.

Claire puntò la sua Silver Viper contro Chris e il Tyrant si fermò ridacchiando e sibilando

<< Credi che quella potrebbe anche solo infastidirmi? >>

Claire ignorò il commento e sparò contro il fratello, esattamente come aveva già fatto tre anni prima e ancor prima nella Battaglia di Racoon City.

Il Tyrant incassò il colpo senza che quello sortisse alcun effetto... almeno per il momento.


Il Supreme Tyrant era troppo sicuro di sé e questa è stata la causa della sua fine.


Chris tornò all'attacco, evitando i colpi sparati dagli agenti che volevano aiutare la sua cara sorellina. Anche Leon tentava di colpirlo, inutilmente... Chris pensò che lo avrebbe ucciso poco prima di finire sua sorella.

Li avrebbe uccisi assieme... sarebbe stato enormemente divertente.

Ma poi si sentì come mancare le forze,  mentre la sua vista si sfocava in una macchia rossa indistinta.

Come era successo in Cina quasi un anno prima.

<< E' il momento di mettere la parola fine a questa storia >> disse Claire, prima di tirare il grilletto.

Il rumore dello sparo risuonò nel silenzio, come il rombo di un tuono nella notte.

E il Tyrant crollò contro il lucido pavimento in falso marmo della hall.
 
Il mostro non era ancora morto, ma non riusciva a muoversi o anche solo a pensare. Si era ridotto quasi al livello di un semplice infetto.

<< I proiettili che ti hanno colpito contenevano il PG-68-C/R. Ogni tua capacità rigenerativa è stata arrestata... Mi dispiace, Chris, credimi. >> riferì la rossa al fratello, mentre le lacrime le offuscavano la vista.

Chris avrebbe davvero riso a quella vista, se avesse potuto. Le avrebbe strappato il cuore dopo essersi crogiolato nel dolce dolore della sua sorellina.

L'espressione sul viso del Redfield era vuota. E i suoi occhi erano la parte che più spaventava erano neri, neri come se un abisso infinito si trovasse in loro.

Claire sapeva che da lì a qualche attimo, Chris avrebbe perso il controllo del virus che sarebbe mutato fino a perdere ogni singola traccia di umanità... William Birkin gli aveva riferito dell'effetto di quel siero.

Ma non riusciva a colpire Chris, ora che sembrava così vulnerabile.

Una sostanza nerastra, simile a quella che ricopriva i tentacoli di un Uroboros, cominciò a coprire la pelle nivea del Tyrant, come tracce d'inchiostro su un foglio bianco.

Qualcosa cominciò a muoversi sotto la pelle del Tyrant. E Claire sapeva di dover sparare adesso o Chris sarebbe tornato immortale anche se bloccato sotto una forma mostruosa e senza ragione alcuna.

<< Addio, Chris. >> sussurrò fra le lacrime la giovane Redfield. Prima di tirare il grilletto.

Ogni movimento cessò, mentre il sangue nero e denso del mostro macchiava il simbolo della G.A.A.B.

E Claire si permise, finalmente, di piangere il fratello. Mentre andava al fianco del corpo di suo fratello.

Leon si avvicinò alla moglie, cercando in qualche modo di calmarla e di calmare il senso di colpa che ora bruciava nei suoi occhi cerulei.


La nivea pelle del Tyrant cominciò a tingersi di un chiaro viola prima di diventare di un lucido nero pece.

Per qualche istante sembrava che il mostro si fosse trasformato in una statua di ossidiana che riluceva alle ultime luci del giorno. Rifrangendo i raggi dorati.

E poi mentre la notte giungeva, il corpo di Chris Redfield si disfece in polvere che in pochi istanti si mescolò all'aria, non lasciando traccia del Tyrant.



Era finita.

Il mostro non sarebbe più tornato.




-Centro di ricerca medica Vinci, Poisawan, Cina

I due Wesker osservarono distaccatamente ciò che accadeva a Raccoon City. Mentre Sherry Birkin istruiva la spia sul suo nuovo incarico.

Il Drago era caduto.

Era tutto finito.

Albert e Alex Wesker si scambiarono uno sguardo prima che un ghigno uguale segnasse i loro visi.

Per loro era appena cominciata.





-Racoon City, quattro anni dopo

Un bambino dai corti capelli rossi giocava, sorridendo spensiarato.

<< Chris! >> lo chiamò la madre.

Claire Redfield e Leon S. Kennedy abbracciarono il loro amato figlio, Christopher Anthony Kennedy, prima che i tre si allontanassero dal parco.

I grandi occhi blu del bambino guardavano ogni cosa.


E Ada Wong pensava a quanto la vita di quel piccolo angelo sarebbe stata difficile. E si pentiva di aver fatto ciò che Albert e Alexander Wesker volevano facesse. Aveva condannato quel bambino ad un eterna infelicità.

Ma finché avrebbe potuto sarebbe stata il suo angelo custode... non avrebbe permesso ai Wesker di rovinare quel bambino.











Angolo dell'Autore

Ed è così che finisce YAI3.

Vi ringrazio tutti, voi che mi avete seguito e anche voi che avete solo letto. Mi siete stati di grande aiuto e questa storia spero vi sia piaciuta tanto quanto è piaciuto a me scriverla.

Vi ringrazio.

-Anthony Edward Stark

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