Dreams

di SaWi
(/viewuser.php?uid=34502)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ~ Dreamgazer / ~ Kidnap ***
Capitolo 2: *** ~ Questions and Answers ***
Capitolo 3: *** ~ Thank you... ***
Capitolo 4: *** ~ I missed you ***
Capitolo 5: *** ~ Sacrifice ***
Capitolo 6: *** ~ Farewell ***
Capitolo 7: *** ~ Doppelgänger ***
Capitolo 8: *** ~ Oblivion ***



Capitolo 1
*** ~ Dreamgazer / ~ Kidnap ***


Premessa: probabilmente, sarà un po’ OOC. Ma, le CLAMP non hanno fatto apparire molto spesso i due vampiri e i due cacciatori, quindi non so proprio molto riguardo a loro T_T mi sono rifatta un po’ ai caratteri di X1999 ma ci sono delle differenze:

Kamui: è meno succube di Fuuma (ma poco), almeno non fisicamente *coffcoff*. È anche più nevrotico del solito XD

Subaru: beh, non so... ovviamente non prova lo stesso sentimento nei confronti del Seishiro di X, ma qualcosa di simile. Anche se qui la sua relazione va oltre al ‘platonico’ e ha anche del desiderio fisico [anche se credo che Suba-chan in X qualche pensierino su Secchan debba avercelo fatto... infondo era un uomo di 25 anni circa e_e].
In ogni caso, e comunque molto sensibile

Fuuma: non è sadico, e questo credo sia importante. È anche più spiritoso, come ho potuto notare dalle puntate di Acid Tokyo.

Seishiro: è meno bastardo che in X. Sempre lo stesso sorriso, ma almeno qui fa notare il suo amore per Subaru [ammesso che in X lo abbia veramente amato. *...*] e si preoccupa per lui. È comunque possessivo nei suoi confronti.


Inoltre, nella storia ci sono citazioni di xxxHolic e di X, e all’interno della storia i personaggi dei vari mondi si incontreranno, in situazioni che non verrò di certo a spoilerarvi e_e
Per le parole giapponesi e per eventuali riferimenti a fatti/tradizioni estranee a Tsubasa vi è un indice a fine capitolo.
Ho già parlato troppo, e dato che sicuramente nessuno starà leggendo le cretinate che scrivo, posso solamente dire che scrivo per semplice passione, per divertimento.






Prologo ~
~ Dreamgazer




Due uomini. Uno più giovane, minuto e dai lineamenti delicati.
L’altro alto e robusto, perfetto nei movimenti, penetrante negli sguardi.
Si incontrano sotto le fronde di un ciliegio impazzito(1).
Il più grande è vestito interamente di nero, un sorriso maligno sulle labbra, un occhio vitreo e spento e un altro marrone e vivo. Entrambi osservano con luce crudele e attenta la creatura davanti a sé, quasi mefistofelici.
Il giovane, invece, è incerto, lo sguardo triste rivolto al terreno, perso nel bianco della neve, morbida e candida. Alza il volto.
Esita, distoglie lo sguardo dall’altro. La testa nuovamente bassa.
Il diavolo avanza, lentamente, verso la figura del ragazzo, della sua preda, dell’anima che deve cacciare. Avanza, passo dopo passo, passi che affondano nella neve bianca che cade insieme ai petali cremisi del ciliegio, che come sangue tingono il bianco di rosso.
Ancora atri passi, sempre lenti e misurati, finché non è a pochi centimetri dal ragazzo. Lo troneggia, senza dire nulla. Sempre quel sorriso perfido in volto.
- Avanti, fallo. –
- N-no...! –
Un sorriso amaro va a cancellare quello demoniaco, quando alza un braccio e lo posa sulla spalla del più piccolo.
Un attimo, e il suo petto è trafitto dagli artigli del giovane.
Un attimo e la linfa vitale gli sfugge, cadendo a fiotti sulla neve immacolata.
Si aggrappa all’altro, mentre cade a terra sulla neve ora rossa del suo sangue.
- P-perché? – sussurra sconvolto il giovane dagli occhi verdi. Le prime lacrime scendono sulle sue guance, cadendo sul volto del più grande che sorregge. La mano ancora nel suo petto.
- Perché... – risponde l’uomo con un fil di voce... – era così... che doveva and-... andare... -
Il ragazzo ritira la mano, quella incriminata del colpo, insieme ai lunghi artigli.
Incredulo.
Spaventato.
- Perché... tu...? -
- Non è sempre la preda... a socc-... soccombe- ... soccombere, Subaru-kun. -
Con un ultimo sforzo, il più grande porta una mano al volto di Subaru, sporcandolo del liquido cremisi.
- Sei sempre... così... dolce. Subaru-kun... boku wa, kimi wo...(2) -
Le ultime parole. Parole udite solo dallo sfortunato giovane.
Il più grande s’accascia definitivamente, la mano scivola a terra.
Il corpo privo di vita.
Subaru piange, tante lacrime vengono versate, numerose le parole non dette.
Parole ora sussurrate al vento.
- Anche io, Seishiro-san... -


Il ragazzo si svegliò di soprassalto.
- No!! non può finire così anche per loro! –
Arrabbiato, si alzò velocemente e si diresse al piano inferiore, senza curarsi di aver svegliato la sua coinquilina, che ora borbottava infastidita.
Nel buio trovò il suo contattatore, lo accese e chiamò.
Un ideogramma apparve davanti ai suoi occhi, una giovane donna dai lunghi capelli neri.
- Yuko-san, avrei una richiesta da farle... -




Capitolo 1 ~
~ Kidnap



È buio. È solo nell’oscurità che lo divora. Un odore tremendo, di morte, risale le sue narici facendogli girare la testa che sembra spaccata in due dal dolore: di certo quel puzzo non lo aiuta a fargli passare il mal di testa.
Agonia.
Fa freddo. Un freddo che si insinua fin sotto i suoi vestiti facendolo tremare.
Paura.
Cammina, mentre con una mano stringe il suo braccio sinistro sanguinante.
Oblio.
È stremato, ha il fiatone. Delle gocce di sudore imperlano la sua fronte. Ogni muscolo duole. Vorrebbe fermarsi, sedersi a terra e riposare, riprendere fiato. Ma non può: deve continuare a cercarlo, sa che è lì, da qualche parte nel buio e ha bisogno di lui.
Ma chi?
Chi ha bisogno del suo aiuto? In quel momento sembra lui il bisognoso di soccorso...
Ma non importa, continua ad avanzare, strisciando la gamba destra. La caviglia fa male, sembra come spezzata; ma non importa, deve trovarlo.
Poi, d’improvviso il suo piede cozza con qualcosa di freddo. Abbassa lo sguardo... era un corpo. Morto.
Grida, grida il suo nome.


Kamui si svegliò di soprassalto spalancando gli occhi d’ametista. Aveva il fiatone, come se avesse corso a perdifiato ed il suo corpo era freddo e ricoperto di sudore. Fissò per qualche istante il soffitto sopra di lui, terrorizzato e sconvolto.
Era solo un sogno, uno stramaledettissimo incubo.
Eppure i vampiri non facevano sogni. A dirla tutta, non avevano nemmeno la necessità di dormire. Lo facevano solo perché la notte passasse più velocemente, lavando i corpi dai pensieri e dal dolore.
Facendo leva sui gomiti il vampiro si mise a sedere, le coperte del futon(3) caddero sulle sue gambe. Si guardò intorno, constatando che quella era la sua stanza – riconoscendo quello strano marchingegno all’angolo della camera, quel coso che non aveva osato spostare, quasi spaventato da quello che sarebbe potuto accadere.
Si lasciò andare un sospiro di sollievo mentre col dorso della mano asciugava il sudore freddo che imperlava la sua fronte.
Era veramente scosso.
Di chi era quel corpo morto nel sogno?
E quale era il nome che aveva gridato?
Stranamente non riusciva a ricordarlo.
Pensieroso guardò fuori dalla finestra aperta; l’aria fresca entrava nella stanza, portando con sé l’odore invitante di sangue umano. Il sole stava sorgendo, era l’alba.
Menomale, dubitava che sarebbe riuscito a riprendere il sonno dopo un tale incubo.
Però, c’era qualcosa che non quadrava... ma cosa?
La stanza... era troppo silenziosa.
Silenzio.
Ancora silenzio... non udiva il respiro familiare del fratello.
Subaru!
Il vampiro girò la testa di scatto, guardando il lato sinistro della stanza dove giaceva il futon del fratello. Il futon c’era, ma il vampiro no.
- Subaru...- mormorò Kamui impietrito. Nei pozzi viola il futon sfatto del fratello.
- Subaru...?- ripeté con voce più alta e ancora roca per il sonno.
Non ottenne nessuna risposta.
Si alzò velocemente e corse scalzo nelle altre stanze della casa.
Prima spalancò lo shoji(4) del bagno:
- Nii-san? – la stanza era vuota e buia, tutto era al suo posto, ma non vi era traccia del fratello maggiore. Senza preoccuparsi di richiudere lo shoji corse nel salone, nella cucina, gridando il nome dell’altro vampiro.
Ancora senza ottenere alcuna risposta.
Merda. Non c’era. Subaru era scomparso.
Si fermò per riflettere.
Era sicuramente colpa di quel bastardo, doveva essere entrato di nascosto e aver rapito il suo Subaru mentre lui dormiva beato. Dannazione! Doveva stare più attento!
Senza perdere un minuto, nemmeno per mettersi delle scarpe, uscì dall’appartamento per andare alla ricerca del fratello.
Sì, da dove avrebbe cominciato però?
Non aveva la minima idea di dove quel cacciatore avrebbe potuto portare la sua metà... non riusciva a fiutare nemmeno l’odore di quell’uomo: eppure quel puzzo di ciliegi(5) era inconfondibile.
Proprio mentre scendeva agile la rampa delle scale per arrivare al piano terra –alloggiavano al secondo piano-, con la mente affollata di pensieri sui possibili luoghi dove suo fratello potesse essere, si ritrovò la persona in questione proprio davanti ai suoi occhi.
Si fermò e fissò l’altro sbattendo più volte le palpebre.
Era proprio Subaru. Era solo e non era ferito.
- Nii-san!! – chiamò Kamui buttandosi addosso all’altro vampiro. Questi lo guardò sinceramente sorpreso, e tentando inutilmente di scollarsi l’altro di dosso provò a chiedere:
- Kamui... ma cosa... –
- Dove eri finito? Quando mi sono svegliato non eri in camera, pensavo che quel cacciatore ti avesse catturato! – disse tutto d’un fiato il più giovane, scostandosi un poco dall’altro per poterlo guardare negli occhi smeraldo. – Non farmi prendere mai più uno spavento simile! –
Subaru fissò per qualche istante il fratello, constatando che era seriamente agitato.
- Non preoccuparti, ero solamente uscito a prendere un po’ d’aria fresca, tutto qui. – esordì per tranquillizzarlo. – Sono tutto intero. – aggiunse poi, specchiandosi in quei grandi occhi ametista.
Kamui sorrise all’altro e stringendolo più forte mormorò:
- Ti proteggerò... -
Parole più dolorose non esistevano per Subaru.
Abbracciò il fratello e nascondendo il volto nella spalla dell’altro sorrise amaramente.
E se non volessi esere protetto?


- Anche se è da poco che siamo giunti in questo mondo dobbiamo lasciarlo al più presto... siamo stati troppo tempo in quello precedente
Quel cacciatore potrebbe raggiungerci da un momento all’altro. -
Era sera, il sole era già sceso dal cielo lasciando spazio alle stelle e ad una luminosa luna crescente.
I due vampiri erano seduti al tavolo della cucina, a decidere il da farsi.
La giornata, a parte il suo brusco inizio, era stata piacevole.
La mattina erano entrambi andati a “mettere qualcosa sotto i denti”. Kamui però aveva preferito digiunare, sicché si sentiva un po’ scombussolato. Il pomeriggio lo avevano passato in tranquillità nell’appartamento, a contemplare il cielo dalla finestra, scambiando ogni tanto qualche parola.
Difatti, i fratelli erano molto silenziosi. Per capirsi non necessitavano di nulla se non un semplice sguardo. Tra loro vi era un legame profondo, stabile, che gli permetteva di condividere ogni sensazione, ogni esperienza. Anche nell’aspetto erano simili: entrambi snelli, minuti. Capelli corvini e grandi occhi luminosi.
Nonostante ciò i caratteri dei due erano totalmente differenti. Il più grande era gentile, pacato e sensibile, mentre l’altro era irascibile, brusco e nevrotico.
Ciò che li accomunava era il dolore, un dolore che si aggiungeva ad un’immensa sofferenza.
Ma anche nel loro dolore erano differenti.
Subaru non aveva mai tentato di nascondere la tristezza che attanagliava il suo cuore. Spesso piangeva, si disperava. Erano rare le volte in cui celava la sofferenza dietro a falsi sorrisi.
Kamui, invece, faceva di tutto per nascondere il suo animo e i suoi sentimenti dietro una maschera apatica. Viveva come dietro a un velo, impenetrabile perfino ai raggi luminosi. I sentimenti vi rimbalzavano, le emozioni fuggivano come da un predatore invisibile. Lo spirito del vampiro era quindi irraggiungibile, indistinguibile. Solo Subaru e quel dannatissimo uomo, riuscivano chiaramente a scorgere la sua anima, le sue vere intenzioni, come fossero un qualcosa di concreto, di materiale.
- Non credo che Seishiro... –
- Non nominarlo. – interruppe Kamui. – Quel cacciatore vuole solamente farti male. –
Subaru preferì evitare quell’argomento che troppo dolore gli causava, e prosegui senza guardare il fratello negli occhi:
- Non credo che lui sia già giunto in questo mondo. Non c’è fretta. -
- Ma non possiamo nemmeno prendercela troppo comoda. Quel tipo potrebbe comparire e portarti via in un batter d’occhio. –
Una parte del cuore di Subaru sperava proprio quello. Desiderava ardentemente che lo portasse via, non importa dove. Il suo corpo gli apparteneva, come la sua anima.
Kamui sembrava proprio non capirlo.
O forse lo capiva, ma non voleva accettarlo.
Non poteva sopportare che qualcuno gli portasse via il fratello.
Non poteva sopportare l’idea che l’uomo potesse anche solo toccarlo.
Nessuno aveva il diritto di strappargli l’anima.
Di allontanare il suo cuore, di rapirlo e di rinchiuderlo in una gabbia.
Come purtroppo già era accaduto.
Subaru non aveva più il cuore.
Gli era stato strappato.
Voleva uccidere quell’uomo.
- Non so se riuscirei a fermarlo, è forte. È più sicuro continuare a scappare. –
Lo avrebbe fatto.
Non importava se l’umano era più forte di lui.
Lo avrebbe ucciso.
Il vampiro dagli occhi di giada lo osservò. Vagò sul volto deciso del fratello, perso in chissà quali pensieri.
Sapeva perfettamente quello che pensava Kamui.
Non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea.
Ma non si sarebbe nemmeno arreso.
- Va bene... allora partiamo domani mattina. -
- Ok. –
Ci fu una breve pausa.
- Senti, Kamui... – chiese titubante Subaru – ti senti bene? –
Che domanda sciocca. Subaru sapeva quale sarebbe stata la risposta del fratello, e sapeva che non avrebbe corrisposto alla verità.
- Certo... certo che mi sento bene nii-san... –
La risposta.
Tutt’altro che sincera, sussurrata da quelle labbra con poca convinzione.
A chi voleva darla a bere?
Kamui, da quando avevano lasciato Acid Tokyo, si era comportato in maniera strana.
Terribilmente strana.
Era come se la sua maschera avesse ceduto. Si ritrovava spesso a sognare ad occhi aperti, mentre fissava imbambolato il nuovo mondo dalla finestra del loro appartamento - che avevano trovato quasi subito, appena arrivati in quel mondo.
Sentiva come se una parte del suo cuore fosse rimasta indietro, persa nel mondo passato, catturata da quello stupido cacciatore dagli occhi d’orati.
Percepiva un terribile senso di vuoto nel petto.
Ma come era possibile?
Il suo cuore apparteneva solo ed esclusivamente a Subaru. Non poteva essersi diviso a metà. Non poteva essere stato rubato, non come il cuore del fratello che tanto sbraitava di voler difendere.
Eppure era così.
Era inutile negarlo.
Da quella mattina aveva persino cominciato a sognare.
E lui non sognava mai.
Doveva esserci sicuramente qualcosa di sbagliato in quei giorni.
Forse quello stupido mago biondo(6) gli aveva posto qualche incantesimo.
Bah.
- Dai, andiamo a letto. – proferì, ponendo fine al suo conflitto interno.


***

È buio. Solo buio e ancora buio. Un’oscurità soffocante.
Oblio.
Fa freddo, tanto freddo.
Gelo.
Tutti i muscoli sono contratti dal dolore, la testa spaccata in due dal dolore. La caviglia duole, la trascina senza pensarci. Avanza, continua ad avanzare. Lo sta cercando e deve sbrigarsi o potrebbe essere troppo tardi. Un brivido percorse il suo corpo. Non doveva nemmeno fare certi pensieri.
Terrore.
Poi con il piede cozza contro qualcosa. Qualcosa di duro e freddo. Abbassa lo sguardo.
Un corpo.
Freddo.
Pallido.
Morto. Una pozza di sangue si spande attorno.
È steso supino. La ninfa scarlatta bagna quei corti capelli castano, ora sporchi e attaccati alla fronte. Gli occhi d’ambra sono spalancati. Tetri, senza alcuna espressione.
Spenti.
La bocca, su cui era sempre stampato un sorriso allegro e beffardo, ora è chiusa. Le labbra secche, violacee che non sorridono più. Che non potranno più sorridere.
Un grido di dolore rompe il tetro silenzio, calde lacrime cadono su quel bel volto ormai privo di vita mentre il giovane vampiro si china su quel corpo, disperato, abbracciandolo, senza curarsi del sangue che lo sporca.
È gelato, rigido. Non può essere vero...
- FUUMAA!! -



Si svegliò, gridando quel nome e trovandosi seduto, le lenzuola del futon cadute sulle sue gambe, le braccia tese ad afferrare il vuoto davanti a sé. La fronte bagnata di sudore e il petto che si alzava e abbassava freneticamente, allo stesso ritmo del suo cuore, che sembrava voler uscire fuori dal suo torace.
Ancora quel sogno.
Questa volta però ricordava. Sapeva di chi era quel corpo morto ai suoi piedi.
- Fuuma... – riuscì a farfugliare, con la voce che gli moriva in gola.
Era ancora agitato e terrorizzato. Terrorizzato da quel sogno, dalla possibilità che potesse diventare realtà.
Cosa avrebbe fatto se quel cacciatore fosse morto?
E perché lo turbava fino a quel punto? In fondo, era un semplice umano... per lui contava solo il fratello. Già, eppure perché...?
Girò la testa di scatto, vagando con quei pozzi violacei sulle superfici della stanza.
Fuori era ancora buio.
Nuovamente, mancava qualcosa, qualcuno.
Subaru, dov’era il fratello?
Spalancò gli occhi ulteriormente, se possibile. Questi si tinsero d’oro e le pupille si strinsero, fino a diventare delle fessure feline. Si alzò, continuando a guardarsi intorno, tentando di calmarsi, ma inutilmente.
- Nii-san? -
Possibile che il fratello fosse nuovamente uscito per farsi una passeggiata notturna? Se era così Kamui si ripromise di dirgliene quattro, non poteva farlo spaventare a quel modo ogni notte. Corse nelle varie stanze dell’appartamento, chiamando il vampiro dagli occhi verdi, ma non ottenne alcuna risposta. Come la mattina precedente.
Sarà sicuramente uscito, pensò. Spero vivamente che sia uscito.
Ma dove sarebbe potuto andare a quell’ora della notte?
Era un vampiro, sì, ma girare di notte, da solo, non sapendo dove potesse essere quel cacciatore non era certo una scelta saggia.
Doveva sbrigarsi a trovare il fratello.
Tornò in camera da letto, e si mise le scarpe – incurante delle tradizioni del luogo(7).
Dopo afferrò il cappotto, ma mentre stava per uscire dalla stanza una voce alle sue spalle lo salutò:
- Ciao, Kamui. -
Il vampiro si voltò veloce.
Non credeva ai suoi occhi.
L’uomo che continuava ad occupare i suoi pensieri, le sue notti era lì, proprio davanti ai suoi occhi. Quell’uomo, alto, più alto di quanto ricordava, era lì che lo guardava sorridendo.
Impossibile.
La sua maschera di impassibilità andò totalmente in frantumi.
Il cappotto che aveva tra le mani cadde a terra. Gli occhi riassunsero il colore violaceo e la sua bocca si aprì un poco per lo stupore. Le labbra si mossero, ma non ne uscì alcun suono.
Impossibile.
Eppure l’uomo era proprio lì, a qualche passo di distanza.
I suoi occhi dorati lo scrutavano, come a volerlo spogliare dei vestiti, della pelle, dei muscoli e delle stesse ossa, quasi a scandagliarlo per comprendere i suoi pensieri.
Kamui ricordava come ci si sentiva sotto quello sguardo.
Piccoli animali in trappola, senza vie di fuga da un cacciatore abile e scaltro.
Ricordava bene quel bel volto, con quelle labbra sempre increspate in un sorriso. Dolce, sensuale, accattivante, beffardo, malizioso.
Comunque perfetto.
Passarono attimi infiniti durante i quali i due si fissarono, il più giovane perso sguardo dell’altro. Quando si riprese, un minimo di autocontrollo riacquistato, domandò al più alto:
- Co-cosa ci fai qui? – evidentemente il controllo non era tornato affatto – Come hai fatto a trovarci? -
- Nulla, passavo semplicemente di qui – rispose l’altro affabile – Sai, sembra che io abbia gli stessi gusti di quel Fuuma Drago della Terra.(8) -
Detto ciò avanzò lentamente in direzione del vampiro, che era rimasto senza parole. Ogni passo, ogni movimento perfettamente calibrato, stupendamente elegante.
Si fermò a pochi palmi di distanza dal piccolo che lo guardava con aria interrogativa, nascondendo al migliore dei modi il tumulto interiore.
- Cosa vuoi? – chiese il più giovane bruscamente.
- So dove si trova tuo fratello. –
Risposta semplice, immediata, pronunciata fissando il vampiro dall’alto della sua statura.
Frase che, detta con tale tono, fece arrivare Kamui a conclusioni affrettate.
Si infuriò.
Le unghie delle sue mani si allungarono, divenendo pericolosi artigli. Gl’occhi tornarono a tingersi d’ambra lucente.
- Cosa hai fatto a Subaru?! –
Quando si trattava del fratello non ragionava più.
Se per caso gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe perdonato.
Mai.
La sua domanda, però, non ottenne risposta.
Allora, preso dalla foga della sua rabbia, menò un fendente verso l’uomo che però lo schivò senza alcun problema, lasciando che il colpo finisse rovinosamente contro un tatami(9), squarciandone la superficie.
Kamui non se ne preoccupò, e con maggiore forza si scagliò nuovamente contro il cacciatore.
Ma in realtà lui non voleva combatterlo.
Ferirlo era l’ultimo dei suoi desideri.
Le sue azioni erano come il risultato di una rabbia repressa, un grande dolore lo divorava da dentro.
Sì, tanto dolore, troppa sofferenza che chiudevano il suo cuore in una gabbia di rovi, una gabbia che gli faceva piangere sangue cremisi.
Perché quello stupido ci aveva messo così tanto a tornare da lui?
Perché non era venuto prima?
Questi erano i suoi pensieri.
I pensieri che non voleva accettare.
L’umano, intanto, continuava a schivare i numerosi fendenti con nonchalance, come fosse un’azione che non richiedeva il minimo impegno, la minima importanza.
Inoltre aveva sempre con quel suo sorriso beffardo stampato in volto.
Evidentemente, quei tre anni passati a combattere quel “peperino” avevano avuto la sua utilità. Quasi a confermare questa affermazione, il cacciatore, con un’agile salto, si portò alle spalle del vampiro. Lo afferrò, e lo bloccò fra le sue braccia. Il suo petto contro la schiena del piccolo. - Sempre irascibile vedo, Kamui – soffiò bollente sul collo del vampiro, che sorpreso si lasciò sfuggire un gemito decisamente inconveniente.
- La-lasciami subito! – boccheggiò stizzito, ormai rosso in volto.
- Va bene, va bene! – disse l’altro – basta che non tenti nuovamente di uccidermi. –concluse.
Scherzava. Stava ridendo.
Come lo odiava.
Kamui rispose con un cenno del capo, ritirando gli artigli e sentendosi terribilmente stupido per la perdita di controllo e per il suo comportamento così strano. Ma comunque non meno arrabbiato.
- Calmo, allora – disse piano il cacciatore mentre allentava la stretta attorno al vampiro, che fulmineo si allontanò, tentando di far svanire quel ridicolo colore roseo di cui le sue guance si erano tinte.
Ma cosa gli saltava in mente?
Da quando faceva certi pensieri su Fuuma?
Doveva essere stato quello stupido mago ambiguo... gli aveva sicuramente imposto un quale sortilegio.
Non c’erano altre spiegazioni.
Altre spiegazioni che Kamui avrebbe accettato.
- Allora, non volevi sapere del tuo caro fratellino? -
Quella frase improvvisamente pronunciata da quella voce calda lo riportò alla realtà. Serio si voltò verso l’umano dallo sguardo d’oro.
- Cosa gli hai fatto? – chiese con voce piatta e fredda.
- Io nulla. -
- Dov’è? –
- È stato rapito da un gruppo di umani – rispose il più grande anch’esso serio – sono quasi certo che il loro intento sia quello di bere il sangue di tuo fratello. -
Kamui sbiancò di colpo. Serrò i pugni finché le nocche non divennero bianche.
Non sapeva bene il perché, ma credeva ad ogni singola parola detta dall’uomo.
- Dove sono? -
- In una villa non poco lontana da qui nella campagna a nord. – e indicò alla sua destra.
- Bene. –
Il vampiro afferrò il cappotto che gli era caduto a terra e corse verso la finestra, con l’intenzione di buttarsi fuori, per andare a salvare il fratello. Stava per saltare quando una stretta ferrea sul polso lo bloccò.
- Dove credi di andare? –
Kamui si voltò furioso verso il cacciatore e quasi urlò:
- A salvare mio fratello! -
Con uno strattone si liberò della stretta del più grande ma nuovamente fu trattenuto, questa volta da due braccia che gli cinsero la vita, tirandolo indietro.
- E come, di grazia? – disse il bello dagli occhi dorati – da solo? -
Silenzio.
- Vorrei farti notare che quei tipi sono riusciti a intrufolarsi in casa di due vampiri e che senza farsi notare sono riusciti a rapire tuo fratello, un vampiro, senza che tu ti svegliassi. Sono piuttosto audaci, non trovi? – concluse.
Dannazione.
Fuuma aveva perfettamente ragione.
Ma d’altro canto, cosa avrebbe dovuto fare? Starsene lì, con le mani in mano, mentre suo fratello era in pericolo? Gli avrebbero fatto del male... e se lo avessero ucciso? Solo a quel pensiero Kamui fu scosso da un brivido di terrore. Non avrebbe mai accettato la morte del fratello, sarebbe morto lui, piuttosto.
L’umano sembrò leggergli nel pensiero poiché disse con tono rassicurante, il suo volto poggiato sulla spalla del più giovane:
- Non preoccuparti, non gli faranno del male... per ora. -
- Cosa intendi? – il più piccolo si voltò verso l’altro con i grandi occhi viola lucidi, senza curarsi della vicinanza del cacciatore.
Questi lo guardò apprensivo.
- Gli umani di questo mondo credono che il sangue dei vampiri possa conferire l’immortalità a chi se ne bagna le labbra... ma – aggiunse in fretta poiché l’altro stava per ribattere – solo se questo accade in una notte di luna piena. E mancano tre giorni al plenilunio, abbiamo tempo. – Kamui non si lasciò sfuggire quell’ “abbiamo” ma per il momento decise di non pensarci.
Ora la cosa più importante era il fratello.
In tre giorni avrebbero comunque potuto fargli del male... e se lo avessero fatto sarebbe stata tutta colpa sua.
Solamente colpa sua.
Se fosse stato più attento, non avrebbero rapito il fratello, non avrebbe nemmeno incontrato l’uomo che ora lo stava abbracciando e che lo faceva sentire così dannatamente strano.
Abbassò lo sguardo per nascondere gli occhi che a stento trattenevano le lacrime.
Fuuma sembrò nuovamente intuire il conflitto interno del vampiro -più che intuire, per lui il piccoletto era come un libro aperto- e quindi aggiunse: - Gli umani di qui credono che per tenere a bada un vampiro bastino un po’ di croci e un po’ d’aglio. – strinse a sé Kamui, che non si lamentò, e anzi poggiò la fronte sul petto del più grande, abbandonando le braccia lungo i fianchi. Si sentiva protetto tra quelle braccia.
E sentiva caldo.
Era avvolto da un calore che nemmeno suo fratello Subaru riusciva a ricreare
- Quindi, se tuo fratello non è allergico all’aglio credo non ci siano problemi. – disse ridendo.
Kamui per una volta non si arrabbiò. Decise di rimanere immobile, avvolto da quello strano calore.
Non sapeva come l’umano sapesse tutte quelle cose.
Non sapeva neppure perché e come lo aveva trovato.
Sapeva solamente che ora era lì, che lo stava abbracciando.
Magari, un abbraccio falso, amichevole.
Ma un abbraccio.






Indice:
(1): I ciliegi impazziti sono i ciliegi che fioriscono fuori stagione.
(2): Sono le ultime parole di Seishiro-san di X. Equivalgono a un “io ti” oppure a un “io e tu”. Però, questi due non sono il Subaru e il Seishiro di X.
(3): È il materasso tipico della cultura giapponese. Viene adagiato sul pavimento oppure su reti a doghe apposite.
(4): Le porte scorrevoli tradizionali giapponesi. Fatte prevalentemente in carta di riso, scorrono su guide in legno.
(5): Seishiro-san, in X, è un assassino appartenente a un casato i Sakurazukamori (sakura=ciliegio). Ogni volta che appare lui appaiono i ciliegi, e in Tokyo Babylon, Subaru e Seishiro si incontrano proprio sotto le fronde di un ciliegio, dove l’uomo fa la famosa scommessa che darà inizio alla loro storia. Quindi, anche se in Tsubasa Seishiro-san non ha alcun collegamento con i ciliegi (per ora), ho voluto comunque inserire questo legame.
(6): Si riferisce a Fay.
(7): In Giappone le scarpe vengono lasciate all’entrata della casa. Dentro non si indossano.
(8): Si riferisce al Fuuma di X, il quale mostra un particolare interesse nei confronti di Kamui.
(9): I tatami sono dei pannelli rettangolari di carta di riso affiancati uno all’altro. Costituiscono la tipica pavimentazione giapponese.







________________________________________________________________________________________________
Commentate se siete sopravvissuti nella lettura XD e consigliate per favore, così ho il coraggio di postare ancora, dato che, se ho postato, è solo merito di una mia amica che mi ha costretto XD
PS: cosa raffigura il prologo si capirà solo al finale della storia, con una sclerata totale nell'epilogo u_ù

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** ~ Questions and Answers ***




Wow che bello, 4 commenti *salta felice per la stanza* non pensavo che qualcuno la avesse letta XDD
Comunque, grazie mille per aver commentato *si inchina* mi rendono molto felici i commenti, sia critiche, che consigli o semplici commenti di apprezzamento *w*

Ora, rispondiamo a ciò che avete scritto XD


@Ayla: Wow sono contenta ti sia piaciuta ^^ mi fa molto piacere vedere che quello che scrivo non fa poi così tanto schifo come pensavo *w*

@Moe: Sono felice che ti abbia incuriosito (quello era lo scopo... wow allora funziona!)... comunque, sì, sapevo che sarebbero stati un po’ OOC... ma non posso farci nulla u_ù ogni santissima volta che penso a Kamui mi viene in mente lui di X, sempre terribilmente indifeso, debole, magrolino e succube di Fuuma... insomma uke >_> Tenterò di rimediare, anche se, non prometto nulla, perché non capisco molto bene il Kamui di Tsubasa, e nemmeno Fuuma!

@kristin: Contenta che piaccia anche a te! Per quanto riguarda l’inizio, si capirà solamente al prologo (o così credo XDD) ma comunque non ci sei troppo lontana *coffcoff*.
Mentre sì, Fuuma ha incontrato il Fuuma di X *w*
E ci sarà un pezzo in cui mostrerò il loro incontro *sguardo maligno*

@li_l: Sì T_T Subaru, è vero, lo trascurano tutti ._. ma non preoccuparti, non lo lascio mica lì a marcire e_e e poi certo che Seishiro-san lo ama (se non lo amasse lo uccido)! Sono convintissima del fatto che lo ami, tanto da essermi fatta tante di quelle ipotesi sulle sue ultime parole da aver sclerato... e poi, ogni volta che si parla di Subaru e Seishiro-san il mio cuore va in pezzi. Ci saranno varie parti dedicate a loro due (tra cui una sottospecie di parte nel capitolo seguente), stanne certa *w*




Bene, e ora il capitolo.
Premetto che è uno totalmente in conclusivo *fugge in un angioletto*.
Ci saranno dei chiarimenti da Fuuma... beh, leggete *w*
PS: se vedete incongruenze, vi prego di farmelo sapere!
Mi serve un beta-reader *si dispera*






~ Questions and Answers





Una fitta trapassò la sua testa, come un lampo.
Subaru aprì gli occhi, la fronte corrugata per il dolore improvviso.
La vista sfocata, terribilmente sfocata, come se uno spesso velo fosse calato sui suoi occhi, impedendogli di distinguere gli oggetti. Difatti non riusciva a vedere distintamente nemmeno la sua mano che si era portato davanti ai pozzi verdi, quasi a toccare il naso.
Era sdraiato, supino, su qualcosa di duro... non il suo futon.
Sgranò gli occhi, impaurito.
Ancora nebbia e foschia. Una coltre impenetrabile.
Dove era finito?
Tentò di alzarsi, facendo leva sui gomiti, ma ricadde rigorosamente indietro; la schiena sembrava non voler collaborare. Sbatté quindi la testa che prese a girargli vorticosa.
Si sentiva strano, come se avesse la febbre.
Era caldo.
Lui non era mai caldo.
Il panico si impadronì di lui.
Provò a rialzarsi. Ogni singolo movimento un’ardua impresa, quasi impossibile, che costava estrema fatica.
Cadde nuovamente al suolo.
Ritentò, con maggior impegno.
Ricadde, un ennesimo colpo alla nuca, seguito da un altro giramento di testa, più insistente, e da una forte sensazione di nausea.
Alzarsi in piedi era impossibile per le sue condizioni attuali.
Ma dove diavolo era?
Non sentiva alcun rumore, alcun suono.
Tutto taceva.
Persino il suo cuore sembrava essersi fermato, come non volesse rompere quel silenzio.
Agitato, provò a girarsi di lato. Non era sicuro di ciò che avrebbe ottenuto, al massimo ancora nausea, ma provò ugualmente.
Forse sarebbe riuscito a scorgere qualcosa attraverso quella nebbia che sembrava non voler abbandonare i suoi occhi.
Magari qualche indizio.
Con estrema fatica si voltò a destra.
Nulla.
Non riusciva a vedere nulla.
Si rese conto che anche il suo udito era fuori combattimento.
Pensava che tutto fosse silenzioso, ma in realtà erano solamente le sue orecchie che non riuscivano più a percepire alcun suono.
Lo aveva capito quando si era lasciato sfuggire un gemito di dolore.
Non lo aveva udito.
Ogni sua sensazione inoltre sembrava come intontita. La sua mente non riusciva a concentrarsi su un singolo pensiero.
Era preso dal terrore, dal panico.
Dove si trovava? Come ci era finito?
E Kamui?? Dov’era il fratello?
Sperava solamente che stesse bene... il suo adorato fratellino.
Forse era nelle sue stesse condizioni. Stordito, come da una scarica elettrica.
Impaurito, come una preda in trappola.
La sua mente era talmente sconnessa che si ritrovò a ridere di gusto pensando all’immagine del fratello nelle condizioni sopraelencate.
Kamui sarebbe sicuramente andato su tutte le furie, si sarebbe arrabbiato, si sarebbe dimenato come un pazzo, sbraitando e gridando a gran voce.
E forse non avrebbe poi fatto troppo male.
Era lui quello strano, che ora se ne stava ridendo felice su un pavimento, stordito e con i sensi del tutto atrofizzati.
Ma che importava?
Non avrebbe risolto nulla agitandosi. Meglio continuare a divertirsi, pensando al suo gemello sempre arrabbiato.
Fu così, che i pensieri del vampiro vagarono, fino a riportarlo al passato, nei momenti in cui lui e il fratello erano felici.
Nei giorni in cui c’era anche Seishiro.
Come desiderava rivederlo, anche solo per un attimo.
Gli sarebbe bastato quell’istante per sentire nuovamente il suo odore, per perdersi ancora una volta in quegli occhi. Sentirsi avvolto da quel calore speciale che solo lui riusciva a procurargli.
Seishiro...
Questo fu il suo ultimo pensiero, prima che l’incoscienza l’accogliesse nuovamente tra le sue braccia.


Poggiato con i gomiti sul davanzale della finestra della sua camera da letto, Kamui osservava con sguardo vacuo il cielo privo di stelle, vagando nell’oblio dell’astro illuminato dalla sola luna, vedendo tutto tranne il cielo che lo sovrastava. Una fresca folata di vento mosse leggera i suoi capelli corvini, scompigliandogli la già spettinata frangia e facendogli il solletico. Il respiro lento abbassava e alzava il suo piccolo petto, mentre inspirava l’aria notturna.
Nonostante la sua tranquilla apparenza, che non lasciava intravedere alcun problema, il vampiro era tormentato da un tremendo conflitto interiore.
La presenza del cacciatore -che ora era in cucina a prepararsi un tè- lo turbava.
Molto.
Troppo.
Il fatto peggiore era che non riusciva a spiegarsi il motivo di quel turbamento. Infondo, Fuuma era un normalissimo essere umano, uno dei tanti, tantissimi umani. Esseri stupidi e insignificanti, utili solo come cibo.
Ma allora per quale motivo si comportava così?
Per non parlare del suo comportamento di qualche minuto prima. Alla vista dell’umano si era sentito tremendamente... contento, solamente la sua vista, il suo odore, quello del suo sangue, lo avevano come svegliato da un lungo sonno, da un letargo.
Aveva avuto l’istinto di affondare i suoi denti su quell’invitante pelle, così da poter saggiare la sua ninfa vitale.
Solamente a pensarci gli venne un brivido. Il cacciatore era giusto nell’altra stanza...
Insomma, prima si era sentito contento, qualche attimo dopo si era infuriato e lo aveva attaccato, e infine, come se non bastasse, si era lasciato avvolgere dalle sue braccia, come fosse stato un ragazzino impaurito.
I suoi sbalzi d’ umore stavano decisamente peggiorando se non riusciva a stare calmo e tranquillo nemmeno per qualche minuto. E Ora che avrebbe dovuto pensare solo ed esclusivamente a suo fratello, non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di Fuuma.
Non riusciva a dimenticare quella sensazione calda che aveva provato... che lo aveva avvolto.
Inconsciamente si portò le braccia a stringersi il corpo.
Che stupido.
Sapeva perfettamente di che tipo di sensazione di trattava. Semplicemente non voleva ammetterlo. Non poteva permettersi di tradire a quel modo suo fratello. Il suo cuore apparteneva solamente a lui, e a nessun altro.
Mai e poi mai lo avrebbe ceduto ad altri.
Ma allora perché si sentiva così... in colpa?
Forse perché finalmente era riuscito a comprendere i sentimenti che il fratello provava nei confronti di quel cacciatore? E quindi si sentiva tremendamente stupido, sciocco, per aver costretto il fratello a scappare, a fuggire tra i mondi insieme a lui. Per aver costretto Subaru a scappare da colui che amava.
Cosa avrebbe dovuto fare ora? Avrebbe dovuto continuare a fingere, e a scappare? Tenersi tutto il dolore dentro, le sofferenze, e nascondere queste sotto la sua solita maschera?
- Ti piace il silenzio, vedo. –
Quella voce ruppe il silenzio della notte.
Quella voce s’intromise nella mente del vampiro, fermando ogni pensiero, ogni idea logica che s’affollava tortuosa sicché da impedire al giovane di pensare ad altro, se non all’uomo alle sue spalle.
Solamente a lui.
Fuuma era giunto nella stanza e ora avanzava verso il vampiro, in mano una tazza fumante di tè verde. Si fermò poco distante da lui.
- Sicuro di non volerne un po’? – domandò, riferendosi alla infuso.
Kamui saltò visibilmente, spaventato, agitato dalla presenza dell’umano e al contempo terribilmente irritato.
Odiava sentirsi così.
Ma non riusciva a smettere di sentirsi così.
E questo lo mandava su tutte le furie.
Mugugnò qualcosa in risposta all’altro, simile ad un dissenso.
L’uomo rise divertito –azione che non fece altro che irritare maggiormente il vampiro- mentre si appoggiava contro il muro, accanto a quell’oggetto dalle dubbie funzioni che tanto incuriosiva Kamui, sorseggiando il suo tè.
Tranquillo.
Era sempre dannatamente tranquillo.
Il giovane lo odiava.
Seguì un lungo periodo di silenzio.
Ed ecco che il vampiro lo ruppe, riuscendo finalmente a dire qualcosa di sensato.
- Scusa... – sussurrò talmente piano da credere di non essere udito dal cacciatore, da sperare ciò.
- E per cosa? –
Dannazione, doveva avere l’udito così sviluppato?
- Per prima... – proferì piano, sentendosi uno sciocco e abbassando lo sguardo sulle sue mani.
- Non preoccuparti. -
Un altro borbottio fu la risposta del vampiro.
Il cacciatore portando il peso del corpo in avanti si scostò del muro, camminò accanto al futon e posò piano la tazza di tè, bevuta a metà , sul comodino shibai(1) lì al lato.
Riprese a camminare, verso il più giovane, fino ad arrivargli accanto. Posò anche lui i gomiti sul davanzale della finestra e contemplò il cielo scuro. Kamui, nascondendo come meglio poteva il suo sguardo, sbirciò la figura dell’uomo senza farsi notare.
Era così alto –anzi, era lui che era troppo basso, notò con un pizzico di invidia- e ben piazzato; fisico asciutto e slanciato, dal portamento misurato. Spalle larghe e braccia muscolose, mani grandi dalle dita affusolate. Capelli castani, ribelli, che ricadevano morbidi sulla sua fronte a piccole ciocche senza che oscurassero i suoi occhi. Questi erano dorati, sottili ed indagatori, ma comunque vispi, accesi, in grado di incatenare lo sguardo degli sfortunati che cadevano vittime di quelle ambre. Labbra sottili sempre increspate in un sorriso che poteva essere dolce o beffardo e spesso anche malizioso, ma mai crudele o maligno, mai triste.
Nonostante fosse vestito semplicemente, una sola T-shirt bianca, un paio di jeans scuri e delle scarpe da ginnastica, s’intravedeva la sua bellezza. Sì, quell’umano era veramente bello.
- Sai, non è mai piaciuto questo mondo... le stelle non si vedono. – disse calmo Fuuma mentre del vento fresco scompigliava la sua chioma scura.
Parlava come se fosse stato già in quel mondo, come se avesse passato numerose sere ad osservare gli atri invisibili.
Sulle sue labbra un sorriso amaro.
Triste.
Il vampiro rimase senza fiato.
Mai avrebbe immaginato che quelle labbra potessero celare una tale tristezza.
- Non è vero... – disse Kamui fissando il cacciatore con i suoi grandi occhi viola. L’umano ricambiò lo sguardo alzando un sopracciglio incuriosito. – Le stelle ci sono. Io le vedo... – e ne ho una proprio davanti ai miei occhi.
Batté le palpebre, confuso da ciò che aveva detto e da quello che aveva solamente pensato.
Cosa diavolo...!?
Ora era persino sdolcinato!
Tremendamente imbarazzato, confuso e arrabbiato per il solo fatto di aver pensato una cosa simile, pensiero non da lui, distolse lo sguardo che lasciò vagare con malcelata disinvoltura sul cielo scuro.
Le gote rosse.
Dannazione, dannazione, dannazione!
Il cacciatore, nonostante la fioca luce della luna, non si era lasciato sfuggire quel dolce rossore e voltandosi cinse dolcemente la vita di quel gattino, tirandolo a sé.
Kamui alzò il volto, incapace di reagire in qualsiasi modo.
Arrabbiarsi?
O lasciarsi andare?
Sul volto un susseguirsi confuso di sensazioni. Le gote sempre più rosse.
- Hai ragione, le stelle ci sono. – proferì piano Fuuma. - La stringo una tra le braccia. –
Il cuore del vampiro mancò di un battito.
Il volto divenne, se possibile, ancora più rosso.
Come faceva a scombussolarlo così tanto con delle semplici parole?
Totalmente incapace di altre azioni, puntò i palmi delle mani sul petto del cacciatore, allontanandolo da sé.
Fece qualche passò indietro e si voltò, dandogli le spalle.
- Non dire idiozie. – farfugliò con lo sguardo basso. Le guance completamente in fiamme.
- Mi odi proprio eh? – rise.
Avrebbe voluto odiarlo.
Almeno così gli suggeriva la parte razionale del suo cervello. Parte che quando stava con quell’umano si riduceva a una porzione recondita e nascosta, che a volte scompariva proprio, lasciandolo in balia della confusione totale.
Non ti odio affatto...
- Perché sei qui? Come hai fatto a trovarci? – domandò, tentando di cambiare discorso.
- Ora è tardi. – il cacciatore volse lo sguardo alla luna – ti spiegherò tutto domani, quando sarà arrivato anche mio fratello Seishiro. –
A quel nome gli occhi del vampiro divennero felini e ostili, d’un ambrato lucente, mentre minaccioso, tirava fuori i suoi artigli.


***




- Mmh – borbottò Subaru girandosi di lato.
Voleva dormire un altro po’... aveva talmente tanto sonno. Però sentiva freddo, difatti era stato proprio un brivido a svegliarlo.
Doveva essere sicuramente colpa del fratello, che muovendosi lo aveva scoperto.
Già, muovendosi.
Sì perché Kamui quando dormiva non stava fermo, si agitava.
Era peggio di un tornado a volte.
Si addormentava nel suo futon, ma poi si ritrovava in quello di Subaru, il suo futon.
Una volta se lo era trovato talmente avvinghiato addosso, che per alzarsi senza svegliarlo aveva fatto il contorsionista.
Con le mani andò a cercare le coperte o comunque la presenza del fratello, ma trovò solo la sensazione di qualcosa di liscio e freddo.
Il pavimento.
Subaru si alzò di scatto e per poco non ricadde a terra a causa di un capogiro improvviso.
Già.
Non era con il fratello nell’appartamento di quel mondo.
Era in qualche luogo, sconosciuto.
Batté più volte le palpebre. Gli occhi verdi erano stanchi ma almeno ora vedevano più distante della punta del suo naso.
Si guardò intorno circospetto.
Si trovava in una stanza, a prima vista quadrata, non troppo ampia. Le pareti erano metalliche, come il pavimento e il soffitto, illuminate da una luce fredda proveniente da sopra di lui. Non osò alzare lo sguardo evitando di avere un altro capogiro.
Non c’era nessuna apertura, a parte una porta, che però non aveva la maniglia, e una piccola grata -attraverso la quale sarebbe potuto passare solo qualche topo- che probabilmente dava su un condotto di areazione.
Inoltre, sui muri erano attaccate svariate telecamere che probabilmente lo tenevano d’occhio. Ma ciò che colpì maggiormente l’attenzione vampiro furono quelli che riconobbe essere numerosi crocifissi e innumerevoli trecce d’aglio sparse per la stanza.
Subaru le guardò, alzando un sopracciglio: pensavano fosse allergico all’aglio?
Tralasciando quel buffo fatto, si costrinse ad alzarsi per andare a controllare la porta priva di maniglia, forse sarebbe riuscito a sfondarla.
Con fatica, arrancò fino alla porta.
Era blindata.
Gli sarebbe stato impossibile romperla.
Si lasciò cadere a terra sfinito. Si sentiva come se avesse quella che gli umani chiamavano ‘febbre’. Sudava freddo e poteva giurare di avere le guance rosse e gli occhi lucidi.
Forse era stato drogato.
Non aveva la minima idea di dove si trovasse.
Non sapeva cosa gli era successo e cosa sarebbe potuto accadergli e, cosa più importante, non sapeva se il fratello stesse bene.
Era solamente colpa sua.
Era sempre colpa sua.
E se avessero fatto del male al fratello?
Non poteva permetterselo...
Non se lo sarebbe mai perdonato.
Come avevano fatto a rapirlo? E chi?
Riacquistando la calma cominciò a ipotizzare diverse situazioni, ma più pensava e più credeva che fossero improbabili. Cosa doveva fare?
Tossì.
Non c’era modo di scappare e date le sue condizioni fisiche, l’impresa appariva più ardua. Però non poteva starsene certo con le mani in mano. Doveva combinare pur qualcosa.
Un altro colpo di tosse.
Ma poi, cosa volevano? Soldi? Lui di certo non ne aveva... forse era un ricatto? Ma chi avrebbero potuto ricattare? No, non era questo che volevano.
Tossì nuovamente, più volte.
C’era un odore strano... puzza... puzza di gas.
Il vampiro si voltò veloce verso la grata di areazione e riuscì a vedere un vapore biancastro uscirne fuori.
Gas.
Immediatamente si portò una manica della maglietta alla bocca e al naso, ma era troppo tardi, un tentativo inutile. Ormai quella nebbiolina tossica stava sorbendo i suoi effetti.
Subaru si sentì mancare e cadde ancora una volta a terra, privo di sensi.


***




È mattina. Dei passerotti cinguettano allegri fuori dalla finestra aperta. Un tenue raggio di luce si posa sul volto di Kamui, caldo e leggero, come una carezza. Questi borbotta infastidito e si volta, cosicché quel raggio non possa più recargli alcun fastidio.
È così bello essere nel dormi-veglia. Tutti i problemi del giorno si scordano, e si è avvolti da un piacevole tepore.
Infatti il vampiro si sente così bene, come fosse avvolto da delle calde braccia, che lo proteggono, lo carezzano.
Poi avverte qualcosa che con movimento leggero va a scostare delle ciocche corvine dalla sua fronte, dolcemente. A quel contatto il vampiro apre i grandi occhi viola per vedere la fonte di tanta dolcezza.
Il suo cuore manca di un battito.
Pietrificato.
Davanti a lui c’è Fuuma.
Il cacciatore lo sta abbracciando mentre gli rivolge un sorriso terribilmente dolce. Una mano gli cinge la vita, mentre l’altra si muove distratta tra i suoi capelli, giocherellando con le ciocche della notte.
Il più giovane, invece, è beato tra le sue braccia, in posizione fetale. La testa poggiata al petto dell’altro e una mano vicino alla bocca.
Ma non è questo ad aver shockato il povero vampiro.
Fuuma, è nudo.
Si, nudo... sotto le coperte del suo stesso futon.
E anche lui è
nudo.
Entrambi sono nudi.
Il giovane vampiro boccheggia terrorizzato, cercando qualche spiegazione per la loro situazione negli occhi dorati dell’altro, che in tutta risposta lo guarda beato.
Le labbra si muovono, ma la voce gli muore in gola.
“Co-cosa abbiamo fatto?”, si domanda. “Perché siamo nudi? Non possiamo certo aver fatto quello...”
Il cacciatore continua a gingillarsi coni suoi morbidi capelli.
Accenna un nuovo sorriso e muove le labbra dicendo:



- Buon giorno, Kamui. –
Il vampiro spalancò gli occhi, il cacciatore lo sovrastava.
- AAAAH! – sgattaiolò veloce fuori dal futon, fissando con gli occhi sgranati l’umano che alzò un sopracciglio.
- Cavoli, ti faccio quest’effetto? – rise.
Le labbra di Kamui si mossero, ma non ne uscì alcun suono.
- Cosa? Non ti sento. – disse Fuuma.
Era vestito. Erano vestiti. Un sogno, uno stramaledettissimo sogno.
- Ehi, tutto bene? –
Kamui tentò di riprendersi e annuendo mugugnò un assenso.
Diamine, stava proprio impazzendo... prima quei pensieri ora addirittura quel sogno.
Aveva una maledizione su di sé?
- Sicuro di stare bene? Non preoccuparti per tuo fratello, andrà tutto bene... –
- Mmh... senti Fuuma... –
- Avanti alzati – gli tese gentilmente una mano – è già quasi ora di pranzo. E poi non avevi un po’ di domande da pormi? –
Il vampiro afferrò titubante quella mano che lo invitava e facendosi aiutare si alzò in piedi.
Perché lo trattava ancora così dolcemente?
Dopo quello che era accaduto quella notte...
- Ti aspetto in cucina, fa con comodo. – e gli sorrise dolcemente, chiudendosi lo shoji della stanza alle spalle.
Come poteva essere cosi gentile?
Come poteva trattarlo così dopo la scenata che aveva fatto?
Appena aveva sentito il nome di quel cacciatore, Seishiro, era diventato una furia ed aveva cominciato ad urlare contro l’umano.
Lo aveva nuovamente attaccato, arrabbiato.
Non poteva sopportare il pensiero di dover collaborare con quel tipo per salvare il fratello.
L’uomo che aveva odiato, disprezzato. Quello che desiderava uccidere.
Il diavolo che aveva rubato il cuore del fratello.
Era sicuro che Subaru avrebbe sofferto moltissimo nel rivederlo.
Nel rivedere quel bastardo che amava farlo soffrire e piangere. Che amava strappargli l’anima per legarlo ulteriormente a sé.
Non poteva accettare nemmeno il fatto che lo toccasse.
Quello che lo faceva più infuriare erano i sentimenti del fratello: lui amava Seishiro.
Ma come poteva amarlo?
Come poteva amare un uomo simile... così perfido, egoista.
Quell’uomo che da anni li braccava, li cacciava come fossero degli animali.
Lo odiava, con tutta l’anima.
Eppure sapeva che questo odio morboso era tremendamente sbagliato. Specialmente ora, che aveva compreso a pieno i sentimenti del fratello, poiché anche lui li stava provando.
Era un immenso sciocco.
Ma non riusciva a smettere di disprezzare il puzzo di sangue che circondava quel cacciatore, non riusciva a dimenticare quel sorriso infame sulle labbra, quegli occhi freddi e penetrati.
Non assomigliava minimamente al fratello. Fuuma era sempre così gentile e aveva un ottimo odore... non lo aveva mai visto arrabbiato... fino a ieri sera.
Quando gli aveva urlato contro, dicendogli di non voler vedere quell’uomo, che lo odiava e che lo avrebbe ucciso, Fuuma si era seriamente arrabbiato e lo aveva afferrato per le spalle, immobilizzandolo. Lo aveva fulminato con lo sguardo e gli aveva urlato contro: “Chi sei tu per poter giudicare mio fratello!? Non sai nulla di quello che sta passando! Credi che per lui sia stato facile far allontanare Subaru? Lo ha fatto solamente per lui!Lo ha fatto esclusivamente per il suo bene, per non farlo soffrire! Tu sei quel tipo di persona che non si preoccupa veramente di conoscere gli altri... da codardo pensi di sapere tutto,. ma in realtà non sai proprio un bel niente!” poi, ancora annaspando per la rabbia aveva realizzato quel che aveva fatto, e voltandogli le spalle era uscito dalla stanza, dicendo solamente “Devi aprire il tuo cuore... non puoi rimanere per sempre chiuso nel tuo guscio.”.
Kamui, rimasto solo nella stanza, era crollato sulle sue ginocchia, imbambolato e sconvolto da quella reazione.
Non pensava che l’umano fosse capace di arrabbiarsi, di urlare.
Solo dopo qualche minuto Kamui aveva cominciato a piangere, silenzioso, con le lacrime che non smettevano di sfuggire alle sue ciglia. Tra i singhiozzi, aveva sussurrato sempre e solo una parola: “Perdonami...”.
Era passato molto tempo prima che riuscisse ad addormentarsi, e quando ci era riuscito aveva sognato, sogni che erano stati tutto fuorché tranquilli.
Perché aveva avuto paura.
Una paura matta di essere odiato.
Mai gli erano interessati i sentimenti delle altre persone, a parte quelli del fratello. Non si era mai preoccupato se qualcuno lo odiasse o avesse delle inimicizie nei suoi confronti. Semplicemente non se ne curava, non gli interessava affatto.
Che cos’aveva, allora, quel cacciatore per sconvolgerlo a quel modo...?
Mentre cercava risposte a quella domanda, si svestì meccanicamente, senza nemmeno pensare a quel che faceva.
Andò in bagno si lavò ed indossò dei vestiti puliti. Quando fu finalmente pronto, si avviò in cucina, con quella domanda che continuava a martellargli in testa.
Trovò Fuuma seduto al tavolo, i gomiti poggiati su questo e lo sguardo triste perso nel vuoto davanti a sé.
Al vampiro venne un tuffo al cuore e rimase sulla soglia della stanza a fissarlo, aspettando che si accorgesse della sua presenza.
Fatto che avvenne quasi subito.
L’espressione dell’umano sembrò illuminarsi alla vista del più giovane, lo sguardo triste divenne radioso e le labbra s’incresparono nel solito sorriso.
Con una mano lo invitò a sedersi di fronte a lui.
Kamui ubbidì e silenzioso sedette.
L’uomo guardava il vampiro, e il vampiro guardava l’uomo. Due sguardi, uno d'ametista e l’altro ambrato, incatenati insolubilmente tra loro. Uno corrucciato e preoccupato, quasi tormentato, e l’altro dolce e gentile.
Cosa mi sconvolge tanto?, si ripeté ancora il vampiro.
- Allora... - ruppe il silenzio l’umano sorridendo con una dolcezza tale che Kamui credette non esistesse in alcun mondo – sono pronto per essere sottoposto all’interrogatorio come promesso. -
Con quel sorriso lo aveva incantato.
Ogni domanda che qualche attimo prima gli affollava la testa era come svanita, persino quella che lo aveva accompagnato per tutta la notte.
Vuoto totale.
Il più grande rise divertito alla faccia imbambolata dell’altro e lo spronò dicendo.
- Ma come...? E io che pensavo che mi avresti assalito di domande! –
Riportato alla realtà da quelle parole, il vampiro provò a formulare qualche domanda, anche se, con lo sguardo dell’umano puntato addosso, ragionare era piuttosto difficile.
Persino arrabbiarsi era impossibile.
- Perché... perché sei venuto qui? Come ci hai trovato? Non è passata nemmeno una settimana da quando Subaru ed io abbiamo lasciato Acid Tokyo... E come facevi a sapere di Subaru? E tutte quelle cose... –
- Frena, frena. Una domanda alla volta. – sfoggiò un altro dei suoi sorrisi che lasciò Kamui senza fiato. – Prima di tutto sono giunto qui con l’aiuto di Yuko-san. In cambio di un pezzo raro che ero riuscito a salvare dalle rovine di Tokyo mi sono fatto dire in che mondo tu e Subaru foste finiti. È stata una sorpresa scoprire che eravate capitati proprio qui. – una pausa. - E il perché sono venuto a cercarti già te l’avevo detto ieri. – Il vampiro cercò di ricordare quando mai il cacciatore gli avesse rivelato il perché della sua visita, ma nulla gli tornò alla mente.
- Perchè saresti...? –
- “Quanto è carino”. –
Cosa?!
- Ecco cosa ho pensato quando ti vidi per la prima volta, ed ecco perchè sono qui. - disse con semplicità.
Le guance di Kamui si colorarono di una terribile tinta rossa.
- “Che carino”. – rise ancora l’altro, guardandolo diventare, se possibile, ancora più rosso e imbarazzato.
- F-finiscila... –
Lo odio, lo odio, lo odio, si ripeteva il vampiro.
Eppure non riusciva a reagire.
Quell’uomo sembrava intenzionato a continuare a stuzzicarlo.
Kamui, tentando invano di far svanire quell’imbarazzante rossore e di scampare ad ulteriori situazioni spiacevoli, pose un’altra domanda al cacciatore, sperando che almeno quella non si fosse risolta in una sottospecie di dichiarazione.
- Come sapevi del rapimento di mio fratello? E tutte quelle cose riguardo al gruppo di umani? -
Il giovane aveva creduto ciecamente alle parole dell’uomo la sera prima, ma ora ripensandoci, cominciava a sorgergli qualche dubbio.
In fondo, che prove aveva che l’umano stesse dicendo il vero? Avrebbe potuto benissimo mentirgli e porgli una trappola... magari era perfino d’accordo con suo fratello.
No. Non posso dubitare di lui. Non dopo ciò che mi ha detto ieri.
Non ora che mi ha perdonato.

- Del rapimento di Subaru mi aveva avvertito Yuko-san, quando ero andato a chiedergli di voi. È la prima volta che mi fa un favore. Era molto preoccupata per tuo fratello, deve essergli molto affezionata. Credo le ricordi il Subaru di un altro mondo che lei conosceva fin da piccolo... Vuole che almeno tuo fratello abbia un destino differente dall’altro. Un destino più felice, anche se ci sono molte definizioni di felicità(2). – aggiunse triste e a voce bassa.
- Un altro Subaru? – domandò Kamui confuso.
- Non preoccupartene... – accennò un sorriso – Comunque, so del gruppo degli umani e delle loro credenze perché io sono di qui... questo è il mio mondo natale. Abitavo qui, prima di incontrarvi per la prima volta ad Acid Tokyo. -
Era uno scherzo, vero?
Quello non poteva essere il mondo natale di Fuuma... altrimenti come avrebbero fatto, lui e Subaru, a incontrare Seishiro nel loro mondo natale?
- Ma, Seishiro... -
- Lui già viaggiava nei mondi, ecco perché lo avete incontrato. -
Kamui tacque.
Sapere che il mondo in cui si trovava al momento era quello in cui era cresciuto il cacciatore lo sorprese. Avvertì una strana sensazione farsi spazio nel suo cuore: felicità
Era felice.
Non voleva più andarsene il prima possibile, voleva stare lì il più a lungo possibile.
Voleva conoscere ogni luogo di quel mondo, ogni luogo in cui Fuuma era cresciuto.
- Quindi, tu sei di qui? – domandò, ancora incredulo.
- Si, questo è proprio il mio appartamento. –
La bocca si schiuse per lo stupore.
Il suo appartamento?
- Stupito? – domandò l’umano, vedendo Kamui che lo guardava imbambolato. – Effettivamente, sono stato sorpreso anche io quando ho scoperto che eravate finiti proprio nel mio appartamento. –
Lui ha vissuto qui, in questo appartamento?, si chiese.
Non poteva crederci... che assurda coincidenza.
Interrompendo i sempre contorti e pasticciati pensieri del vampiro, Fuuma si alzò dal tavolo, dirigendosi verso la credenza della cucina, dove era poggiata una busta della spesa.
Il vampiro lo seguì con lo sguardo, attento.
- Mentre dormivi beato sono andato a comprare qualcosa da mangiare... ho anche preso un po’ di gelato alla stracciatella -la adoro-... non è un gran che ma... – cominciò ad estrarre il contenuto della busta sulla superficie del mobile, lasciando la frase a metà – Tra poco dovrebbe arrivare il mio nii-san. -






_________________________________________________________________________
Beh, oltre al fatto che l'ultima parte mi fa veramente inorridire, rimane un capitolo inconclusivo u_ù
Vi prego, se notate incongruenze, ORRORI di sintassi o quel che sia, fatemelo sapere ._. *è ancora alle prime armi*
Inolre, volevo precisare che i sogni all'interno della storia hanno un scopo preciso. Non li ho inseriti senza scopo all'interno della storia ^^

Comunque, se siete arrivati fin qui sani e salvi, e avete intenzione di continuare a leggere la mia prima pazzia, nel prossimo capitolo si vedrà Seishiro-san alle prese con un pargoletto di un altro mondo. XD

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** ~ Thank you... ***


Rispondo ai vostri commenti... e grazie per aver commentato! *w*
Mi rendete felicissima °A°

@Moe: Lol non preoccuparti, ho letto tutto il commento (anche se era chilometrico e_e *rotola*)
E si, per le coincidenze è tutto calcolato *w* ovviamente, è il fato, destino... o come lo si vuol chiamare.
Ma chi ci dice che il Destino non può cambiare? *w*

@li_l: Sono contenta che ti abbia fatto ridere XDD quello era lo scopo X°D


~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

Ora il capitolo *O*
Premetto che l'inizio, la parte dove c'è Seishiro alle prese con un bimbetto, è il risultato di un mio sogno contorto dopo la lettura delle fanfiction di Michiru, in cui Subaru-kun è alle prese con un Seishiro-chan desicamente malefico.







~ Thank you...





Era un pomeriggio assolato e il tempo scorreva lento sotto le fronde del ciliegio in piena fioritura. Seishiro era seduto su una panchina, sotto il suo albero preferito, mentre, fissando il vuoto, aspettava. Aspettava di poter ripartire per un nuovo mondo, quello dove avrebbe finalmente ritrovato il suo Subaru.
Il suo ototo(1) lo aveva avvisato tramite quello strano marchingegno che gli aveva dato tempo addietro. Gli aveva scritto:

Torna nel nostro mondo appena puoi, al mio appartamento.
Subaru-kun ha bisogno del tuo amore per essere salvato dai cattivoni ^^

PS: c’è anche Kamui-chan! <3

Fuuma



Dopo aver letto il messaggio, l’impulso era stato quello di sfasciare quel coso a terra, ma si era trattenuto.
Il suo Subaru in pericolo? Cosa diavolo aveva combinato quel deficiente di Fuuma?
Non era nemmeno in grado di dargli qualche ulteriore spiegazione.
Tsk.
Un bambino gli corse davanti urlando con voce stridula. Altri due lo inseguirono ridendo.
Quel mondo era stramaledettamente chiassoso.
Non era mai capitato in un luogo più irritante ed inutile. Era tutto un’insieme di stupidi fiocchetti, luci e gingilli vari, e il chiasso era veramente irritante: un misto di voci, musica e altri suoni che non riusciva ad identificare.
Solo lì, in quel parco, sembrava aver trovato un po’, solo un po’, di pace.
- Mi scusi... – una bimbetta gli si piazzò davanti – zietto. –
Zietto?!
Alzò lo sguardo in direzione della voce che lo aveva chiamato, non poco irritato, trattenendo una serie coloratissima di imprecazioni.
Rimase senza fiato.
Una bambina, di circa 5 anni a giudicare dall’altezza, vestita in modo decisamente strambo, era lì che lo fissava. Capelli neri, corti e lisci che incorniciavano il volto con una frangia spettinata, grandi occhi verdi, guance paffute e rosee.
Quella rampolla era la fotocopia del suo amore in versione baby.
Certo, non aveva la stessa luce in quegli occhioni smeraldo e nemmeno lo stesso sorriso dolce e innocente del suo vampiro, ma per il resto...
- Cosa fai qui, zietto? – chiese questa, curiosa e senza la minima vergogna, apostrofandolo per l’ennesima volta “zietto”.
No, non gli assomiglia proprio.
- Aspettavo. –
- E chi aspettavi? –
La seccante creatura si sedette accanto all’uomo, sistemandosi la gonnellina del colore degli occhi, piena di voilà e di inutili fronzoli.
- La mamma non ti ha insegnato che non si deve dare confidenza agli sconosciuti? – chiese lui quasi esasperato –ovviamente senza farlo notare-, seguendo ogni singolo movimento di quelle piccole mani che lisciavano i voilà.
- Io non ho la mamma. – disse con semplicità che sorprese il più grande – Io e il mio nii-chan stiamo con la nonna. E io faccio quello che mi pare. –
- Capisco. –
Un pensiero attraversò la sua mente.
- Chi è il tuo fratellino? - domandò affabile.
- Subaru-chan è il mio nii-chan! –
Che splendida notizia.
Forse quel mondo si sarebbe rivelato più interessante del solito. Anche se, notò con rassegnazione, c’era sempre qualche fratello tra i piedi.
Doveva ammettere però che quella piccoletta era più simpatica di quel nevrotico di Kamui, anche se era molesta quanto lui.
- E dimmi... dov’è Subaru-chan ora? –
Sarebbe stato davvero interessante incontrare un Subaru bambino.
Perché non divertirsi un po’?
- Non lo so. – piagnucolò - Stavamo giocando a nascondino ma non lo trovo più. – fece una pausa, pensierosa, portandosi un ditino alla bocca. – Mi aiuti a cercarlo, zietto? –
Seishiro, a quell’ennesimo “zietto”, represse il desiderio di uccidere quella bomboletta all’istante, ma bravo attore qual era, riuscì a contenere l’irritazione e con un sorriso gentile rispose calmo:
- Certamente. –
- Che bello, grazie!! – sorrise la bimba mostrando i suoi dentini bianchi – Io mi chiamo Hokuto! -
- Nessuno te lo aveva chiesto. -
La marmocchia lo guardò imbronciata, con disappunto.
Quell’espressione durò poco, poiché quel broncio fu subito rimpiazzato da un ampio e rinnovato sorriso.
Si alzò svelta, lisciando ancora una volta la sua gonnellina.
Afferrò il più grande per una manica e lo costrinse tirandolo a seguirla per il parco.
Seishiro non se ne curò minimamente, e si lasciò trascinare tranquillo.
Sopportarla avrebbe dato i suoi frutti.
Camminarono quindi in silenzio finché la piccola non si arrestò di colpo.
Con un dito indicò un albero davanti a sé:
- Quella è la tana – disse – io ho cercato lì a destra. – e indicò un punto indistinto. – Bisogna guardare lì e lì. – detto ciò si voltò verso l’uomo che la guardava sereno, nascondendo con astuzia la sua impazienza.
Voleva che quella piccoletta lo lasciasse solo.
- Bene. –
Hokuto sorrise ancora una volta all’uomo, prima di correre via nella direzione che aveva indicato per cercare il fratello.
Seishiro, rimase qualche attimo in attesa di veder scomparire la ragazzina tra gli alberi.
Moriva dalla voglia di rivedere il suo Subaru, anche se quello un altro mondo, ma sarebbe stata una seccatura se la bimbetta si fosse accorta di questo suo desiderio.
Sembrava infatti molto sveglia.
Doveva fare attenzione.
Quando non la vide più, la sua testolina nascosta tra i cespugli, cominciò a cercare.
Prima avrebbe trovato il suo Subaru-chan, poi...
Poi ci avrebbe parlato.
Cercò sotto le panchine, dietro gli alberi, nei cespugli.
Niente.
Possibile che fosse sempre lui quello che doveva rincorrerlo e cercarlo?
Si diresse alle giostre, un po’ inquieto.
Aveva passato anni a inseguire Subaru tra i mondi e le poche volte che era riuscito a raggiungerlo lo aveva visto solamente di sfuggita, poco prima che svanisse via, dileguandosi.
E lui non poteva fare nulla per fermarlo.
Era frustrante.
Ecco perché quando lo avrebbe raggiunto nel suo mondo natio, lo avrebbe legato a se.
Non gli importavano le conseguenze.
Lo avrebbe costretto, si sarebbe fatto odiare, disprezzare.
Subaru non si sarebbe potuto ribellare.
Lui era la sua preda preferita.
Lui era il suo giocattolo preferito.
Lui era suo.
Arrivò alle giostre.
Il fango era ovunque, sia a terra che sui vari giochi, rotti ed arrugginiti.
Non si stupì infatti quando non vide alcun bambino giocarvi.
Riprese la sua ricerca.
Controllò vicino alle altalene, ancora una volta tra i numerosi cespugli e dietro gli scivoli.
Fu proprio vicino ad uno di questi che trovò la fonte dei suoi desideri.
Era lì, rannicchiato a terra sotto uno scivolo, tutto sporco di fango. Il volto poggiato sulle ginocchia, le braccia attorno alle sue gambe.
Così piccolo, così terribilmente indifeso.
Il pargolo, avvertita la presenza dell’uomo, alzò lo sguardo, incatenandolo a quello dell’altro.
Il cuore di Seishiro sembrò mancare d’un battito.
Era proprio il suo Subaru-kun.
La stessa dolcezza in quelle giade.
La stessa timidezza, lo stesso imbarazzo.
Le guance paffute teneramente rosee che risaltavano sulla sua pelle immacolata.
- Ciao, Subaru-chan. –
Il pargolo guardò l’uomo sorpreso, mentre del rossore tingeva le sue gote.
È proprio il mio Subaru..., ripensò l’uomo mentre un sorriso dolce si posò sulle sue labbra.
Quel mondo era tutt’ altro che inutile.
- C-come sa il mio nome? –
- Beh, diciamo che ti conosco molto bene, Subaru-chan... –
Il bimbo lo guardò impacciato, senza dire nulla.
- Tua sorella Hokuto-chan ti sta cercando, che ne dici se ci andiamo a nascondere da qualche altra parte? Così non ci trova. – disse amabile.
Il bimbetto lo guardò ancora imbambolato.
Si sentiva... strano.
Sapeva che non ci si doveva fidare degli estranei, ma... quell’uomo non era un estraneo.
Era come se lo conoscesse da tanto, tanto tempo.
Da prima che nascesse, persino.
Avvertiva del pericolo nel suo sguardo, ma non riusciva a distogliere gli occhi da quello nocciola dell’uomo.
Lo attiravano.
Lo avevano catturato.
E pensare che normalmente non guardava in volto gli adulti.
Con l’uomo era diverso.
- E dove ci nascondiamo? –
- Non preoccuparti, lo so io. – e prese il bambino per mano, tirandolo su.


- Come si chiama, signore? – chiese pacato il piccoletto.
- Seishiro... ma non essere così formale. Dammi pure del tu. –
Del vento scosse i rami dell’albero che li sovrastava, cullandoli con la sua dolce sinfonia.
Erano entrambi seduti su una panchina, uno accanto all’altro.
L’uomo stringeva al suo fianco il più piccolo che, teneramente imbarazzato da quella vicinanza, non si lamentava, ma anzi, si rilassava a quel tepore, lasciandosi andare contro il fianco del più grande.
- Lei è... sei straniero? – si corresse il cucciolo.
- Diciamo di si... – rispose Seishiro voltandosi a guardare il giovane. – Subaru-chan... quanti anni hai? –
- Cinque. -
- Oh, ma allora sei grande. – disse, e sfoggiò uno dei suoi sorrisi più belli – Vai a scuola, Subaru-chan? –
Non gli interessava molto di quello di cui discutevano ma gli bastava stare lì, il più a lungo possibile, a parlare con quel bambino.
A parlare, per pronunciare più volte possibile quel nome.
Subaru.
Era come se lo assaporasse.
- No, io e Hokuto-chan studiamo a casa. –
- E come mai? –
- Perchè la nonna dice che nelle scuole non si studia... e che studiamo meglio a casa con gli insegnanti privati. – si fermò un attimo, indeciso se continuare o meno. – Io e la mia nee-chan da grandi saremo i capi di un’azienda famosa del posto... la nonnina dice che avremo una grande responsabilità. Ecco perché vuole che studiamo bene. –
- Capisco... e a te piace studiare, piccolo? –
- Sì, un pochino... – rispose il pargolo, stringendosi nelle spalle e guardandosi le mani abbandonate sulle gambe.
Seishiro capì che c’era qualcosa che non andava.
Il bimbetto voleva parlare, ma non aveva il coraggio di esprimersi.
Era proprio uguale al suo Subaru-kun.
Tirò ad indovinare cosa volesse, e chiese di conseguenza:
- Ma tu da grande non vuoi diventare il capo di quella azienda, vero? –
Il bimbo lo guardò sgranando gli occhioni verdi. Aveva colto nel segno.
- Io... io vorrei tanto diventare un veterinario! – disse tutto d’un fiato, con fare convinto. - Mi piacciono gli animali... tanto tanto! Solo che alla nonna non va bene...(2) –
- Subaru-chan, solo tu puoi decidere quello che vuoi dalla tua vita. –
Tu, o l’altro me stesso di questo mondo..., aggiunse per sé.
Il piccolo lo guardò sorpreso.
Non si sarebbe mai aspettato una risposta simile da un adulto.
Loro non pensavano così strano.
Avevano sempre quell’aria di superiorità, parlavano di responsabilità, di riunioni... ma al lui non interessava.
Quindi quel signore era veramente diverso dagli altri, non era solo una sua impressione.
Abbassò lo sguardo, pensieroso. Tante idee affollavano la sua testa, tante altre parole, altre domande da porre all’uomo.
Ma rimase in silenzio.
Preferì lasciarsi andare al tepore del corpo che gli stava accanto.
Lasciarsi avvolgere da quel grande braccio.
Inspirò profondamente.
L’uomo sapeva di fiori di ciliegio.
Rimase entrambi in silenzio.
Subaru-chan, ad occhi chiusi, e Seishiro che invece lo osservava tranquillo.
Era così bello.
Una creatura così perfetta, pura e immacolata.
Amena.
La sola presenza del bambino riscaldava il suo cuore.
Quasi non credeva fosse veramente lì, contro il suo fianco, che respirava pacato.
Così dolce.
Finalmente era tranquillo, in pace.
- Niiiiiii-chan!!!! –
Hokuto saltò al collo del fratello, facendolo trasalire per lo spavento.
Ecco come rovinare un momento tranquillo.
Stupidi gemelli rompi scatole...
- Che fine avevi fatto, nii-chan? – chiese la marmocchia fintamente corrucciata – ti ho cercato ovunque! –
Subaru, colto alla sprovvista, non riuscì a mettere insieme un discorso sensato per qualche istante. Finalmente riuscì a dire qualcosa:
- Nee-chan! Stavo... stavo parlando col signore... ehm.. prima a nascondino non arrivavi... sono andato con lui...! –
- Zietto! Ma dovevi avvisarmi se lo trovavi! – disse Hokuto, avvinghiata al fratello e rivolta all’uomo che li guardava con espressione indecifrabile.
- Scusami, ho rubato il tuo fratellino per un po’ di tempo. –
La bimba lo guardò poco convinta. Poi squadrò il fratello, scrutandolo da cima a fondo.
Non era affatto convinta.
- Mmh, nii-chan dobbiamo tornare a casa, se la nonna ci scopre si arrabbierà! –
- O-ok... – rispose il bimbo scollandosi di dosso la sorellina.
Si alzò e insieme a lui Seishiro fece lo stesso.
- Ti rivedrò? – pigolò mesto il cuccioletto, guardando l’uomo con occhioni lucidi.
Erano stati insieme per pochissimo tempo, ma sentiva che il signore era una persona speciale.
Il più grande si chinò davanti al rampollo, così da poterlo guardare meglio nei pozzi smeraldo.
- Certo, Subaru-chan. Non rincontrerai proprio me... ma un uomo che mi assomiglierà molto.- disse con un sorriso, scompigliando con una mano i capelli di Subaru.
Questi annuì poco convinto.
Non pensava che avrebbe mai rincontrato qualcuno come lui.
E gli dispiaceva.
L’uomo sorrise dolce a quel visetto triste e scostando le ciocche scure baciò la fronte del più piccolo, delicatamente. Quasi timoroso di poterlo rompere.
E qualcosa gli diceva che se fosse rimasto lo avrebbe rotto davvero.
Lo fissò ancora una volta, quasi perdendosi in quelle giade.
Gli carezzò una guancia.
Era diventata rossa.
Si era avvampata al suo tocco.
Sorrise ancora una volta, prima di rialzarsi.
Si voltò, senza dire nulla, e cominciò a camminare, lasciandosi alle spalle i due fratelli.
Doveva andare, doveva partire per un altro mondo.
Doveva andare dal suo Subaru.
Il bimbetto apparteneva ad un altro Seishiro.
- Seishiro-san... – provò a chiamarlo il pargolo.
Ma l’uomo non si fermò, e svanì, tra i petali di ciliegio.
Kamui non sapeva più cosa fare, era nel panico più totale.
Chiuso, senza vie di scampo: dietro il muro, davanti a sé il cacciatore che lo guardava famelico.
- No-non sono sporco! – riuscì a balbettare.
- Sì che lo sei, vieni qui che ti pulisco io. – rispose malizioso l’umano.
- Tu sei pazzo! – sbraitò il vampiro con voce più acuta del solito.
Come diavolo aveva fatto a cacciarsi in una situazione simile?
Non lo sapeva nemmeno lui.
O meglio, lo sapeva, solamente non riusciva a spiegarselo.
In men che non si dica, dopo che aveva assaggiato un po’ di gelato alla stracciatella –e non lo avrebbe fatto mai più- si era ritrovato Fuuma addosso.
“Ti sei sporcato una guancia” aveva detto, subito prima di leccargli quella guancia.
Kamui era virato dal suo colorito normale, una pelle nivea, ad un rosso bordò all’istante. E si era paralizzato, incapace di qualsiasi tipo di movimento.
Il cervello completamente andato, come un computer che si spenge per la mancanza di elettricità, per un blackout improvviso.
“Puf”, e tutto era diventato nero.
Forse per secondi, minuti... oppure per ore. Non sapeva dirlo.
In quel lasso di tempo si erano solamente fissati.
Due occhi d’oro colato, e due d’ametista.
Dopo il cervello si era come riattivato, realizzando la situazione.
Era quindi scappato via, strisciando contro il muro, come un granchio, fino alla sua camera.
Una scena decisamente comica.
L’altro, ridendo, continuava a dirgli che era sporco, e lo inseguiva.
Allora Kamui si era stropicciato tutte le guance, tentando, nel panico totale, di pulire eventuali tracce di gelato.
Ma niente da fare.
L’umano continuava ad avvicinarsi, sempre più malizioso, uno sbrilluccichio poco rassicurante negli occhi.
Inoltre, come se non bastasse, Kamui, mentre tentava di fuggire, si era messo spalle al muro, in un angolo.
Era totalmente in trappola.
Cavoli!
E l’uomo si faceva sempre più vicino, pericolosamente vicino.
- Daaai, non fare quella faccia terrorizzata - ridacchiò – Ti pulisco solo! Non ti mangio mica. –
Il vampiro lo guardò con occhi sgranati, non credendo ad una singola parola.
Non sapeva perché, ma non riusciva a reagire.
Non riusciva a tirare fuori i suoi artigli... non riusciva nemmeno ad arrabbiarsi!
Non voleva combattere l’uomo... ma non voleva nemmeno farsi leccare il viso.
O forse sì?
Al solo pensiero divenne scarlatto.
Fuuma non si lasciò sfuggire quell’occasione.
Con un ultimo movimento veloce, intrappolò il vampiro, impedendogli ogni via di fuga.
Le mani poggiate al muro, ai lati del volto del più piccolo.
Il peso del copro portato in avanti, i volto a pochi centimetri da quello del vampiro, i respiri che si fondevano caldi.
Lo guardò un attimo.
Poi gli leccò il naso.
- Ora sei pulito! – rise di gusto, fissando gli occhi d’ametista del vampiro, ora sgranati per lo stupore e l’imbarazzo.
Ma-maledetto...!
Persino la vocina nella sua testa balbettava.
Beh, come avrebbe fatto a rimanere lucido?!
Gli aveva leccato il naso!
E ora lo sovrastava, con tutto il suo corpo... non accennava a togliersi.
Ma... ora era pulito... vero?
Il suo povero cervello non avrebbe sopportato che l’umano lo pulisse nuovamente.
Se quindi non era sporco.. perché non si allontanava?
Perché non la smetteva di guardarlo con quegli occhi?
Così belli.
Perché era così... vicino?
Riusciva persino a sentire il suo cuore che batteva veloce.
Oh no, pensò nel panico. Non è il suo... è il mio!
Il volto dell’umano avanzò ancora, dimezzando la distanza che lo separava dall’altro.
I nasi quasi si toccavano.
Si sentì il cuore in gola.
Poi una voce bassa li... interruppe?
- Vedo che ti stai dando da fare, Fuuma-chan. –
- Ahhh, nii-san! Arrivi sempre al momento meno opportuno. – imbronciato Fuuma si voltò quel tanto che gli bastava per osservare il fratello alle sue spalle. – Comunque certo che mi do da fare. Non voglio mica fare la tua fine.-
- Cosa vorresti insinuare? – lo fulminò Seishiro gelido.
- Nulla! –
Kamui era rimasto totalmente imbambolato.
Il cuore impazzito.
Gli occhi sgranati.
Doveva ancora comprendere la situazione.
Era arrivato Seishiro.
L’uomo che odiava, che voleva uccidere.
Questa era la sua unica certezza.
Perché non era riuscito ad avvertire la sua presenza?
Era forse troppo occupato?
- Ciao, Kamui. -
Quella voce.
Quello sguardo agghiacciante.
Improvvisamente, si risvegliò.
Bruscamente scostò Fuuma, e perse il controllo.
- Seishiro...! – ringhiò quasi contro l’uomo, che rimase impassibile.
Stava per scattare in avanti, i suoi artigli ormai affilati, gli occhi lucenti, quando uno sguardo lo bloccò, quasi schiaffeggiandolo.
Due occhi dorati.
Severi.
Si sentì perso.
La discussione avuta con Fuuma riaffiorò alla sua mente, come anche la paura di essere disprezzato.
Di essere odiato.
Gli artigli si ritirarono, lo sguardo tornò violaceo.
Ma divenne anche lucido.
- Impressionante, Fuuma. Ora lo addestri anche? -
In tutta risposta l’uomo ricevette uno sguardo truce.
- Non volevi parlare di Subaru? -
- Certo. -
- Andiamo in cucina, così possiamo sederci e parlare con calma. – rispose e si diresse in cucina, seguito da Seishiro, che si voltò un’ultima volta a guardare Kamui, rimasto immobile.
Non osò alzare lo sguardo.
Aspettò di udire lo shoji scorrere delicato sulle sue guida, prima di aver il coraggio di poggiarsi al muro, e di scivolare a terra.
Ora era solo.
Gli costò molto trattenere le lacrime.
Era cambiato.
Oh sì, era proprio cambiato.
Non riusciva più a rimanere impassibile. I suoi sentimenti sembravano stufi di rimanere nascosti e repressi, e ora uscivano fuori, senza che lui potesse fare nulla per fermarli.
Era tutta colpa di quell’uomo.
Gli aveva preso il cuore, e non sapeva come riprenderselo.
Era possibile riprenderselo, vero?
Infondo, era il suo.
Dio, come sono stupido.
Si odiava. E odiava Fuuma.
Era colpa sua, solamente colpa sua se non era riuscito a rispettare il suo principio.
Proteggere Subaru e vivere solamente per lui.
Ora, cosa avrebbe fatto...?


Nel frattempo, i due cacciatori erano seduti in cucina, uno di fronte all’altro. Tra di loro il gelato alla stracciatella, ormai quasi sciolto.
Il più giovane, riacquistato il suo normale comportamento, guardava incuriosito Seishiro che appariva assorto nei suoi pensieri, talmente immerso in essi da far spuntare un sorriso malizioso su quelle labbra.
- Come mai quel sorrisetto, nii-san? –
L’uomo sembrò pensarci un attimo.
- Ho incontrato Subaru in un altro mondo. –
Fuuma rimase momentaneamente colpito.
- Ohh e cosa gli hai fatto? – domandò birichino, sapendo di rischiare La vita.
- Nulla, – rispose freddo l’altro - era ancora un bambino. –
- Saresti stato capace di.... mhh... portartelo via ugualmente, diciamo così. –
Il più grande lo folgorò con lo sguardo.
Stava davvero rischiando la pelle.
- Quel Subaru spetta ad un altro me stesso. –
- Adesso sei persino altruista! –
Il maggiore preferì non ribattere.
Avrebbero finito per uccidersi se avessero continuato.
- Cosa sta succedendo qui? Dov’è Subaru? – a lui interessava solo quello.
- Beh, per farla breve. – cominciò Fuuma, finalmente serio – Il tuo caro vampiro è stato rapito da quella banda di esaltati poco fuori città. Credo vogliano berne il sangue al plenilunio, cioè domani. –
- Quando ci muoviamo? – chiese Seishiro gelido, nascondendo abile le sue sensazioni.
- Probabilmente domani mattina. Dovremmo muoverci a piedi... e sicuramente impiegheremo metà giornata. Una volta sul luogo dovremmo valutare la situazione, gli uomini potrebbero essere molti e ben addestrati... –
Si interruppe.
Due occhi d’ametista lo fissavano intensi.
- A che ora? – domandò Kamui, avvicinandosi al tavolo dove sedevano i due cacciatori.
Era strano.
- L’ideale sarebbe partire la mattina presto, all’alba. –
- Bene. – disse piano.
Mi stanno aiutando, lo fanno per Subaru.
Ci aveva riflettuto a lungo.
Quei due umani stavano rischiando la vita per lui, e per il fratello.
Nonostante non fossero amici.
Nonostante non avessero alcun legame.
Li aiutavano.
Ci stanno aiutando.
- Grazie... –
Infine riuscì a dirlo.
Con voce bassa e tremante, ma lo disse.
Quella parola, che significava molto.








(1): Fratello minore, Fuuma.
(2): Beh, citazione di Tokyo Babylon! XD Subaru desiderava tanto diventare un veterinario (o comunque un lavoro che abbia a che fare con gli animali... quindi xD) in Tokyo Babylon... e ho voluto citarlo *w*
Però, questo Subaru non è affatto quello di X o quello di Tokyo Babylon! La storia si svolge infatti dopo la morte di Seishiro in X, quindi quel Subaru è il Subaru di un mondo non narrato dalle CLAMP. Come dicono loro stesse, esistono tanti mondi, in cui le stesse persone condividono l'anima. Ecco quindi che, condividendo l'anima, i vari personaggi si somigliano, come anche i loro destini sono legati.



________________________________________________________________________________________
Perdonatemi per la sclerata finale... ma, come per l'inizio, è il risultato di un mio sogno XDD e mi sentivo in dovere di inserirlo *w*
[lo so... faccio osgni assurdi u_ù]
Comunque, nel prossimo capitolo, attenzione attenzione, questa volta sarà Kamui ad agire nei confronti di Fuuma.
Infondo è un vampirello, no? *w*

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** ~ I missed you ***


Grazie mille dei commenti 8D
Emh, dato che nelle varie risposte possono esserci dei chiarimenti verso parti di storia o carattere dei personaggi, vi consiglio di leggere le risposte a tutti i commenti =D
*fugge prima di essere uccisa*

@li_l: Sìssì, so benissimo che Kamui è troppo buono u_ù Il fatto è che, quando vede Seishiro, semplicemente non ragiona più. Quando si tocca l’argomento “Seishiro” il suo cervello lo collega a “Subaru che soffre” [Seishiro = Subaru = sofferenza = io-sono-un-incapace-a-proteggere-mio-fratello]. O almeno così credo XD e poiché lui si è prefissato di PROTEGGERE Subaru a qualunque costo, quell’uomo è proprio quello che gli impedisce di mantenere questo suo principio. Perché non importa cosa, lui crede che finché quell’uomo sarà vivo, Subaru soffrirà. Forse non si rende nemmeno conto che uccidendo l’uomo, Subaru soffrirebbe ancora di più. Inoltre, Fuuma troppo cattivo... bah, non saprei nemmeno io. Fatto sta che è comunque preoccupato per Kamui... cioè: facendo il cattivo vuole come aprirgli gli occhi, farlo ragionare. Vuole insegnare a guardare oltre alle apparenze. Vuole tentare di fargli comprendere per quale motivo Seishiro si comporta a quel modo. Beh, non sarà esclusivamente perché è sadico, no? XDDD

PS: per quanto riguarda Subaru... non ho mai capito cosa desiderasse fare xDD se veterinario o guardiano dello zoo. Fatto sta che gli piacevano gli animali XDD quindi ho deciso di inserire questo suo gusto nella fanfiction ^-^ PSS: Sì, Subaru si farebbe fare di tutto, specialmente da Seishiro. L’unica cosa che non sopporterebbe è fare del male a qualcuno.

@Moe: Seishiro, sì, ho una visione un po’ strana di quell’uomo. Personalmente, credo sia differente dal Seishiro di X (è il 99% meno figo *coffcoff* >_>).
Prima di tutto è, o perlomeno SPERO, meno bastardo (proprio per essere gentili). In Tokyo Babylon, al finale, è stato veramente crudele. In più, è meno, come dire, “falso”. Non nasconde più di tanto quello che pensa... cioè, il fratello lo considera un deficiente e Kamui lo considera un nevrotico rompiscatole, e non gli dispiace farlo notare. È un uomo particolare, va subito al punto della situazione e non si preoccupa dei mezzi che utilizza per raggiungere i suoi scopi. L’unica persona per lui importante, l’unica sua luce è Subaru. sì, perché per me lui lo ama. Ma un amore diverso, che va oltre al carnale. Lui ama qualsiasi cosa di puro, casto, e Subaru ne è la rappresentazione. Ed è veramente affezionato a quel vampiro, infatti la sua mancanza lo fa soffrire.
Ma la sua è stata una scelta inevitabile. Lui (nella mia fic) si è dovuto allontanare da Subaru per non farlo soffrire. È la prima volta che non è stato un egoista, e prima che a se stesso, a pensato a qualcun altro.

@AyLa: Sono contenta ti sia piaciuto questo capitolo XD
Comunque, questo piccoletto Subaru non è il Subaru di Tokyo Babylon, bensì il Subaru di un altro mondo. La fanfiction, infatti, si svolge dopo gli avvenimenti di X, dopo la morte di Seishiro. Quel pargoletto è semplicemente un altro Subaru, ma dato che i vari personaggi dei vari mondi condividono l’anima, essi si assomigliano, anche per i loro destini. O almeno, così la penso XD

@Francesca Akira89: lol si lo ammetto, anche io ho pensato la stessa cosa mentre scrivevo. Però, la giustifico con il fatto che Seishiro, ama tutto di Subaru. Come ho spiegato a Moe, lui ha occhi solo per il vampiro. In più, persino in Tokyo Babylon mi pare un po’ con la sindrome di lolita XD infondo, hanno circa 10 anni di differenza... e all’epoca di TB Subaru era giovane, minorenne.

@kristin: Eh sì, sto facendo evolvere Kamui XD tutto questo grazie a Fuuma! Anche io ho fatto il tuo stesso ragionamento. Entrambi i Kamui condividono l’anima, quindi dovranno pur somigliarsi XD Inizialmente il vampiro era scorbutico e chiuso in sé stesso, ma Fuuma lo sta aiutando ad aprirsi, a guardare oltre alle apparenze. Per quanto riguarda l’incontro tra i due Fuuma, il Fuuma di Tsubasa non incontrerà nessun altro personaggio... o almeno così credo. Non dico altro... XD

PS: effettivamente, quel commento sull’addestrare Kamui, ha fatto venire i nervi pure a me. Ahh ~, ma che posso farci, me sadicaH u_ù
*rotolamuore*




Mioddio quanto ho scritto ò_ò
Vi lascio al capitolo XDD
Abbiamo lasciato il piccolo Kamui quando era finalmente riuscito a dire un “grazie” ai due cacciatori.







Capitolo 4 ~
~ I missed you.





I due umani dormivano nella stanza accanto, quella degli ospiti.
Kamui era invece nella stanza di Fuuma, steso nel suo futon.
Il cacciatore aveva insistito a lasciarlo dormire lì, senza permettergli di ribattere.
Ma ovviamente, come avrebbe fatto a dormire?
In quella stanza, in quel futon, con gli umani dall’altra parte della parete.
Riusciva ad udire i loro respiri tranquilli, segno che dormissero.
Lui invece no, era sveglio. Sveglissimo.
Fissava nel buio il soffitto sopra di lui, senza guardarlo veramente.
La testa un tumulto di pensieri.
Cosa sarebbe successo a Subaru? Sarebbero riusciti a salvarlo? Seishiro cosa avrebbe fatto dopo?
Sembrava che tutta la sua preoccupazione si fosse concentrata in quegli istanti.
Proprio ora che dovrei riposare?!
Inoltre, continuava a chiedersi cosa spingesse i cacciatori ad aiutarlo.
Ricordò le sue parole di poco prima, e si sentì avvampare.
Seishiro voleva sicuramente mettere le mani su suo fratello, su quello non vi erano dubbi.
Ma Fuuma? Cosa sperava di ottenere?
Gli umani non fanno mai qualcosa se non possono ottenere nulla in cambio...
Eppure Fuuma non sembrava avere un motivo apparente, nessuno scopo. Non riusciva proprio a capirlo.
Stette così, pensando, finché il sonno non lo accolse tra le sue braccia.

***



È all’aperto, la luna splende luminosa nel cielo privo di stelle. Assomiglia allo squarcio di un telo scuro, attraverso il quale filtra una luce fioca, che illumina tetramente tutto ciò che colpisce, rendendo le superfici surreali e sinistre.
Sono in una piccola radura, gli alberi troneggiano altri sopra le loro teste, e sembrano come sporgersi, nel tentativo di schiacciarli.
Il vento scuote le verdi chiome. I volatili, destati dal loro sonno, fuggono infastiditi.
Un rumore assordante e metallico riempe l’aria.
Armi che si incontrano, spade, artigli. Stanno combattendo.
Kamui, Fuuma, e Seishiro, che ha in spalla un fagotto apparentemente pesante.
Colpi su colpi.
I colpi degli umani, sono lenti e prevedibili agli occhi del vampiro. Riesce a pararli, a schivarli, senza troppo impegno.
Dopo passa al contrattacco.
Calda e morbida carne umana viene lacerata dai suoi artigli, ossa frantumate e spezzate dai suoi calci. Il sangue zampilla lucente dalle ferite.
Linfa che viene raccolta dalle labbra del vampiro, che famelico se ne abbevera. La sua gola mai sazia.
Ma i cacciatori non sono da meno.
Anch’essi combattono con estrema ferocia, privando della vita i loro avversari.
Il più grande evoca i suoi Oni(1), l’altro si muove agile con la sua spada dall’elsa intarsiata(2).
Tutti e tre sono circondati da nemici.
Tanti umani armati fino ai denti.
Ma ai tre non spaventano affatto.
Quelli sono deboli, incapaci, mentre loro sono forti ed abili.
Il vampiro si accorge che qualcuno lo sta per colpire da dietro.
Non riuscirà a schivarlo, ma poco male, non morirà per così poco. In fondo, lui è un vampiro.
Si volta per fronteggiare quel vigliacco che vuole attaccarlo alle spalle, per guardarlo in faccia.
Il colpo non arriva.
Il tempo sembra fermarsi.
Lo stesso vento smette di soffiare, il fracasso del combattimento cessa.
Davanti a lui c’è Fuuma, immobile a braccia aperte, che gli da le spalle, come per proteggerlo.
Lo sta proteggendo da quel colpo.
“Stupido!” vorrebbe gridare il vampiro, vorrebbe spostarlo e ricevere il colpo che gli spettava.
Ma non c’è tempo.
Il cacciatore viene colpito al petto.
Rimane immobile per istanti infiniti, come se non provasse dolore, come fosse tutta una messa in scena.
Ma dopo si accascia a terra, perdendo sangue.
Il suo sangue, scarlatto, ha un odore metallico e dolce. È inebriante.
Kamui, ancora incredulo, viene risvegliato da quel dolce profumo, che lo tenta infame ad affondare le sue zanne nella scura pelle del cacciatore.
Guarda l’umano, a terra.
Vede quella pelle scura diventare pallida, gli occhi chiudersi piano.
Fuuma stava per morire, tutto per colpa sua.
Rabbia, disperazione, odio,
paura.
Torna in sé.
Gli occhi predatori diventano di un giallo ancor più lucente, mentre scavalcando il corpo del cacciatore a terra, si precipita a colpire l’uomo, quell’infame vigliacco, che aveva ferito Fuuma, che lo aveva ucciso.
Questi, totalmente impreparato, muore sotto la ferocia del vampiro, che dopo la morte del misero umano rimane voltato, timoroso del copro del cacciatore alle sue spalle.
Se si girasse lo vedrebbe a terra, in una pozza di sangue.
Non vuole vederlo...
Ma forse è tutta finzione, è uno scherzo.
Sì è certamente uno scherzo.
Fuuma starà sicuramente ridendo sotto i baffi, mentre finge di essere morto.
Si volta.
Il cacciatore è a terra.
È pallido, e ha perso molto sangue, ora sul terreno.
Gli occhi del vampiro diventano lucidi, di lacrime.
Si avvicina al corpo.
Con la coda dell’occhio vede i pochi umani rimasti in vita cadere a terra come foglie secche sotto i colpi di Seishiro, che impassibile aveva assistito alla scena.
Abbassa lo sguardo verso Fuuma.
Non vuole crederci.
Si inginocchia.
Tira su la testa del cacciatore, per osservarlo meglio.
Gli chiede di svegliarsi, di smettere di fingere, dicendogli che non può mettersi a dormire ora.
Ma non riceve alcuna risposta.
Nessun sorriso gentile, nessuna battuta dalle dubbie allusioni... nulla.
Non sente nemmeno il suo respiro caldo e regolare. E lui sa che gli umani hanno bisogno di respirare per vivere.
Delle gocce salate cadono sul volto del cacciatore.
- Fuuma... – la voce è flebile e tremante. – Fuuma, Fuuma. – scuote leggermente il corpo, simile ad una bambola di pezza. – Fuuma! FUUMA! – urla.
Solo quella parola, solo quel nome affolla i suoi pensieri.



Qualcuno lo svegliò, scuotendolo.
- Tutto bene? –
- Fuuma... – riuscì a farfugliare Kamui, mentre si sedeva.
Lo sguardo incatenato agli occhi dorati e preoccupati del cacciatore.
Tremava, eppure non aveva freddo. Era sudato, ma non aveva caldo.
Era solamente sconvolto.
Quell’incubo era stato... tremendo.
Reale, troppo reale.
Gli era sembrato veramente di trovarsi lì, all’aria aperta sotto la luna, a combattere contro quegli uomini. E il corpo di Fuuma, l’odore del suo sangue... era come se avesse vissuto quegli attimi.
Non poteva essere un semplice sogno.
- Non preoccuparti, calmati. – l’umano avvicinò a sé il vampiro, stringendolo, ma il giovane puntò le mani sul petto dell’altro, opponendo resistenza.
Fuuma lo guardò poco convinto, e continuò a stringere il più piccolo, finché quello non si arrese.
Sono ancora scombussolato, si giustificò il vampiro. Altrimenti, non mi farei abbracciare.
Credo...

Avrebbe voluto dirglielo, ma la voce non gli uscì.
- Sentivo chiamare il mio nome. Quando ho capito che eri tu sono venuto per vedere cosa fosse successo. – il cacciatore fece una pausa. - Ti agitavi e ti lamentavi nel sonno. Stavi avendo un incubo... quindi ti ho svegliato. -
Il più giovane annuì contro il petto dell’uomo.
Il corpo che cercava maggior contatto, le mani che si sarebbero volute aggrappare alle larghe spalle. La mentre che invece gli suggeriva di allontanarsi, di lasciare quel tepore.
Indeciso, rimase quindi immobile e rigido, cullandosi però col battito di quel cuore umano.
Finalmente si calmò.
E si rese conto della situazione.
- Perché fai così? – chiese con voce fioca.
- Cosa? –
- Perché.. mi ab-abbracci...? – un rossore tinse le sue guance, e fu grato che il suo volto fosse nascosto contro il petto del più grande.
- Perché solitamente si fa così. – rispose il cacciatore calmo, come fosse una risposta ovvia, fin troppo chiara.
Una chiarezza che il vampiro non comprese.
Ma comunque, preferì tacere.
E si riaddormentò, senza rendersene conto.
Fuuma sorrise dolce al vampiro, e lo strinse maggiormente a sé, guardandolo dormire tranquillo.
Era come un cucciolo impaurito.
Un cucciolo indifeso che ha paura di affezionarsi a qualcuno, che ha paura di ricevere amore, affetto. Perché sa, sa che prima o poi quel qualcuno lo abbandonerà, e il dolore da sopportare sarà troppo grande.
Però, quel cucciolo, non sapeva che non sarebbe mai stato abbandonato, per nessun motivo.

***



Gli occhi assonnati si schiusero piano, le lunghe ciglia nere che li riparavano dalla luce del sole, entrata prepotentemente attraverso le tende della finestra. Dei rumori provenienti dalla cucina giungevano ovattati alle sua mente ancora assopita.
Uno strano calore gli riscaldava il corpo, solitamente freddo al mattino. Per qualche istante pensò di non sentirsi bene, ma subito ricordò quel che era successo quella notte.
Divenne scarlatto.
Si era addormentato, come un cucciolo, tra quelle braccia umane.
Si era fatto abbracciare, e si era addormentato.
Aveva dormito.
Tranquillo.
Diamine!
Possibile che il cacciatore lo avesse tenuto stretto per tutta la notte, fino a qualche minuto prima? Si rifiutava di crederci.
Impossibile.
Lui tra le braccia del cacciatore che lo guardava dormire beato.
Era calato nell’incoscienza del sonno quasi all’istante, senza che potesse resistergli.
Che imbarazzo.
Quell’uomo aveva un potente ascendente su di lui, non vi erano dubbi ormai.
Ancora assonnato si portò a sedere stropicciando goffamente gli occhi ametista.
I rumori provenienti dalla cucina erano cessati, ma si erano sostituiti al continuo e lento tonfo dei tatami, che risuonavano vuoti sotto i passi di qualcuno.
Normalmente Kamui sarebbe scattato in piedi pronto all’attacco, pensando a qualche indesiderato intruso, ma sapeva di avere “ospiti” in casa, quindi non se ne curò, almeno finché quel rumore non cessò proprio davanti allo shoji della sua stanza.
Volgendo lo sguardo in direzione della porta, vide questa scorrere silenziosa sulle sue guide, finché non apparve l’umano che lo scombussolava tanto.
- Ah! – esclamò Fuuma sorpreso, sulla soglia della camera. – Pensavo stessi ancora dormendo. –
Kamui tardò qualche istante a rispondere.
- No... mi sono appena svegliato. –
Ripensò all’incubo.
Quel volto privo di espressione, l’odore allettante del sangue scarlatto.
La gola secca, che doleva.
Il cuore che pompava a pieno regime.
- Hai fame, vero? –
La domanda arrivò improvvisa e tagliente, tanto da far sobbalzare Kamui, riportato rudemente alla realtà della stanza.
- Cosa...? –
Forse aveva sentito male.
- Hai fame. – ripeté l’umano, chiudendo lo shoji alle spalle. Non era più una domanda, ma un’affermazione.
- N-no... – rispose Kamui con poca convinzione.
Balbettava, segno evidente che era a disagio.
Aveva fame.
- Si che ce l’hai. –
...
- Sì ma... posso resistere. – ammise infine. Era inutile tentare di mentire o nascondere qualcosa a quell’uomo. – Noi vampiri non dobbiamo nutrirci con la frequenza di voi esseri umani...–
- Mmh – borbottò l’altro, guardandolo storto.
Kamui rabbrividì.
Quello sguardo sembrava averlo scandagliato, e non prometteva nulla di buono.
- Oggi dobbiamo essere in perfetta forma, e tu non lo sei. –
Aveva colto nel segno, come sempre.
I vampiri non dovevano mangiare ogni giorno come gli umani, potevano resistere mesi senza cibo, il problema era che dopo un periodo di digiuno cominciavano subito a perdere le forze, la percezione dei sensi diminuiva e anche la velocità di movimento ne risentiva.
Si poteva concludere, quindi, che per un vampiro era saggio fare qualche spuntino ogni due o tre giorni, per evitare il calo di forze.
Ovviamente, non era necessario uccidere la propria preda.
Se si fosse fatto così, ci sarebbero state stragi di umani ogni giorno. Inoltre, la credenza la quale affermava che se si veniva morsi da un vampiro si diventava vampiro era tutta una frottola. Vampiri o si nasceva –come nel caso suo o del fratello-, o si diventava, bevendo però esclusivamente il sangue un vampiro purosangue. Altri modi non esistevano, e inoltre, questo unico metodo era particolarmente doloroso e vincolante.
Una volta diventati vampiri, bevendo il sangue di un altro, si veniva legati indivisibilmente al donatore, poiché, per sopravvivere, ci si poteva nutrire esclusivamente del suo sangue.
E se per caso si voleva interrompere questo legame con il master, l’unica soluzione era ucciderlo o, se il master era consenziente, fargli bere il proprio sangue (quest’ultimo metodo era alquanto improbabile, poiché di rado i master volevano abbandonare il loro “schiavo”, perché era questo quello che si diventava).
La prima opzione era inoltre particolarmente difficile all’inizio, quando si era ancora un “giovane” vampiro. Si era estremamente volubili, irascibili e allo stesso tempo estremamente deboli. Non si aveva piena conoscenza delle abilità appena acquisite e non si era abili nel combattimento.
Si dipendeva in tutto e per tutto dal master, che aveva molta più esperienza.
Se quindi si fosse tentato di uccidere il proprio master, la morte sarebbe stata la conclusione più probabile...
Ma ora, cosa diavolo centra tutto questo?
Il fatto era che adesso, Kamui, aveva fame.
Doveva nutrirsi.
Era da quando aveva lasciato Acid Tokyo che non mangiava...!
Allora si era sentito troppo scombussolato per uno spuntino.
Dove avrebbe trovato del cibo?
Andavano di fretta, non poteva perdere tempo in simili faccende.
- Avanti, bevi. –
- Eh? –
Fuuma lo guardava, chinato accanto al futon, porgendogli il braccio scoperto.
Un odore penetrante pervase le narici del vampiro nello stesso istante in cui gli occhi ametista misero a fuoco la linfa cremisi dell’uomo colare lungo il palmo della mano, fino alle dita affusolate.
Si paralizzò.
Fuuma si era tagliato il polso.
Come non lo sapeva, ma poco importava.
Era come se stessero tentando un povero affamato davanti ad una tavola imbandita del suo piatto preferito.
La gola si fece improvvisamente secca.
Solamente guardando quel sangue, gli sembrava sentirne il sapore dolce e metallico, il calore.
Sperò di poter smettere di respirare, tentò con tutte le sue forze di distogliere lo sguardo da quel rosso.
Ma non riuscì a resistere.
Non quando vide chiaramente la vena del braccio pompare sangue verso la ferita.
Allora, incurante di tutto il resto, afferrò quella mano, rudemente, e se la portò alle labbra.
Gli occhi, ormai più simili a quelli di una pantera che avvistata la sua preda aspetta bramosa nell’ombra il momento giusto per attaccare, desiderosa di saggiare con i denti l’ignara creatura, andarono a scrutare il volto dell’umano, in cerca forse di qualche ripensamento.
Invece, quel volto era calmo e rilassato, e gli sorrideva, come invitandolo a continuare.
Ma ormai non sarebbe più stato in grado di fermarsi.
Cominciò a leccare via il sangue che era colato lungo la mano, sulle lunghe dita.
Era in trance.
Non si rese conto delle sue azioni, dei suoi movimenti.
Del lento e perpetuo leccare e suggere, così da non perdere una singola goccia.
Il suo risalire quella mano, soffermandosi attorno alla ferita, pulendo ogni centimetro di quella pelle, godendo di quel gusto salato e metallico.
Si avvicinò al taglio, lasciando fuoriuscire il sangue.
Cominciò a ripulire la ferita, avido, ma non morse.
Aspettò di aver pulito tutto.
Le mani intanto si muovevano sinuose su quella pelle, avanti e indietro, delineando i muscoli scolpiti del braccio, fino a giungere la spalla.
La sua mente, il suo corpo, tutto di lui era concentrato su quel liquido rosso.
Nulla più importava.
Nella stanza si udiva solamente il respiro pesante dell’umano, come anche quello accelerato del vampiro. Tutto il resto non esisteva.
Quando di sangue ormai non vi era più traccia, Kamui morse bramoso quel polso, affondando nella carne con i suoi canini affilati.
Il cacciatore si lasciò sfuggire un gemito.
Il vampiro si sentì quasi contento.
Non seppe per quanto, continuò a bagnarsi le labbra di quel sangue, bramandolo, scaldandosi la gola, carezzando con le mani ogni centimetro raggiungibile di quel corpo, perdendosi in quel calore. Lo avrebbe potuto dissanguare, se non fosse stato interrotti da una voce.
- Invece di pomiciare datevi una mossa. – detto ciò, Seishiro, con la stessa velocità ed invisibilità con cui era comparso, sparì.
I due rimasti in stanza si guardarono, entrambi ansimanti.
I loro sguardi legati, in una muta intesa.
Il vampiro stringeva ancora il polso dell’altro, ormai quasi convulsamente. L’altra mano posata un po’ più in altro, vicino la spalla.
Ancora scombussolato.
Invano, tentava di ricomporre gli eventi appena accaduti.
Ma quello sguardo ambrato gli toglieva il fiato.
E la mano che si stava avvicinando al suo volto, non lo aiutava di certo.
Non riuscì a scansarsi, o forse, non volle.
Quella raggiunse il suo volto, al lato della bocca.
Sentì la sua pelle avvampare sotto quel tocco delicato, e se ne vergognò.
L’umano però sembrò non badarci, e con il pollice pulì il vampiro da una goccia di sangue, sfuggita alle sue labbra.
Avvicinò il volto, finché i nasi non si sfiorarono.
Kamui sentì il suo cuore fermarsi, mentre il cacciatore portava il pollice sporco alle sue labbra, macchiandole di rosso.
Stettero così, immobili.
D’improvviso, senza proferir parola, Fuuma si alzò.
Uscì dalla stanza, lasciando il vampiro imbambolato.
Sembrò passare un’eternità, prima che Kamui fosse in grado di battere nuovamente le palpebre.
Si lasciò andare, e cadde indietro, sopra il futon. Gli occhi sgranati mentre rifletteva su quanto appena avvenuto.
Un qualcosa di assurdo, e stupendo.
Quel sangue, un afrodisiaco.
Era completamente impazzito.
Non va affatto bene...

***



Faceva freddo, il vento penetrante scuoteva le fronde degli alberi e faceva rabbrividire il vampiro dagli occhi verdi.
Si svegliò dal sonno impostogli dal gas tossico.
Intontito, aprì gli occhi, domandandosi dove si trovasse, ma vide solo il buio.
Poco dopo si rese conto di avere gli occhi bendati.
E di essere incatenato.
Fredde e pesanti catene lo legavano, tenendolo a terra, ferendolo alle caviglie e ai polsi.
Non poteva alzarsi in piedi.
Era troppo debole.
La testa era come spaccata in due.
I sensi quasi completamente atrofizzati.
L’unica cosa che poteva fare, era tentare di comprendere dove fosse.
Il terreno sotto di lui era soffice, sentiva scricchiolare al tatto; probabilmente erba.
Il vento lo carezzava glaciale e gli permetteva di udire il rumore delle foglie in movimento.
Alberi intorno a lui.
Inoltre riusciva a percepire l’odore di sangue umano, penetrante, che giungeva fino alla sua gola, rendendolo assetato.
Percepiva anche un calore flebile colpirgli la pelle del viso, forse il sole.
Era all’aperto, sicuramente.
Ma... dove? Sarebbe potuto essere ovunque.
Questo lo preoccupava non poco.
E Kamui? Starà bene?
Forse mi sta cercando... o forse lo hanno rapito...!

Rabbrividì.
A lui non importava della sua vita, finché il fratello stesse bene.
Nessuno lo aveva mai amato oltre al fratello, e forse, l’unico umano che lo avesse mai amato era Seishiro.
Ma ora quell’uomo li braccava e li cacciava come bestie.
Era come cambiato, all’improvviso, e non riusciva a spiegarsi il motivo di tale comportamento.
Quindi soffriva.
Quell’uomo non lo amava, non poteva amarlo, eppure continuava a sperare.
A sperare che quell’uomo lo trovasse e lo portasse via con sé, dovunque, lontano.
Forse Kamui sarebbe stato più felice senza di lui.
Avrebbe smesso di addossarsi tutte le colpe, avrebbe smesso di soffrire per lui, e forse si sarebbe aperto al mondo. Avrebbe accettato la realtà.
Seishiro ormai possedeva il suo cuore. Kamui non poteva far nulla per riprenderselo.
Seishiro...
Sprofondò nella tristezza, incapace di muoversi.
Desiderava solamente rivedere l’uomo che gli aveva lasciato un vuoto nel petto.


Seishiro starnutì.
- Nii-san, qualcuno deve pensarti!(3) – soggiunse Fuuma ridendo, senza il minimo affanno, nonostante stessero correndo da qualche ora –ormai si erano avviati per andare a salvare Subaru-.
Kamui, dietro al gruppo, guardava gli umani pensieroso.
Seishiro preferì non ribattere.
Chi mai gli avrebbe potuto pensare?

***



Il sole stava per scomparire all’orizzonte, eppure loro non erano ancora giunti a destinazione.
Kamui cominciava a preoccuparsi seriamente, aveva il terrore di arrivare troppo tardi.
Ma non potevamo partire prima?!
Quasi a leggere i suoi pensieri intervenne Fuuma.
- Non preoccuparti, siamo quasi arrivati. -
Lo sperava vivamente.
Era tutto il giorno che correvano, erano giunti persino nella campagna.
Lui era veloce, molto veloce, ma doveva rimanere al passo dei cacciatori, anch’essi svelti per essere umani, ma che cominciavano comunque a dare segni di stanchezza.
Con un ultimo bagliore la luce del sole scomparì, lasciando posto alla luna, che ora dominava il cielo indisturbata. L’astro era privo di nuvole, ma le stelle non erano visibili. Solo il candido pallore del satellite rischiarava tetramente il paesaggio.
Il vampiro vedeva benissimo, ma si preoccupava per i due umani.
Più angosciato di prima dalla scomparsa del sole, chiese inquieto:
- Quanto manca? – sembrava un ragazzino ansioso di arrivare a destinazione.
- Siamo arrivati. – fu la prima volta che Seishiro parlò nella giornata.
I tre si arrestarono nascondendosi tra degli alberi, riprendendo fiato.
Erano in una zona isolata della campagna. Poco distante si stanziava tra la vegetazione una villa per metà diroccata. Una parte del tetto spiovente era crollata, e intorno vi erano solo macerie.
Intorno alla costruzione, camminavano degli uomini armati, di fucili o spade, probabilmente erano di guardia. Tutti vestiti di nero, ben attenti e svegli.
Poco distante dalla villa, c’era uno spiazzo libero da alberi, dove grande folla di umani, troppi umani, si accalcavano affannosamente attorno a qualcosa, gridando e agitandosi. Tutti erano eccitati, e nonostante non fossero di guardia, erano anch’essi armati fino ai denti. Per fortuna, non di fucili.
Respirando a pieni polmoni, Kamui tentò di percepire i vari odori che s’affollavano nell’aria: Umani e sudore e acqua e carne e alcolici e sangue... il sangue di Subaru, l’odore di Subaru.
Come un lampo, intravide il fratello, al centro di quella folla.
Bendato, legato, sanguinante.
Il vampiro ebbe un tremito e si immobilizzò. Un misto di terrore e collera.
Gli occhi come quelli d’un gatto nel buio della notte.
D’istinto, scattò in avanti, ma una salda presa alla spalla lo fermò.
- Non fare idiozie. -
- Lasciami! -
- Lasciarti? Così da far uccidere tuo fratello? – lo rimbeccò maligno Seishiro, lasciando andare un Kamui rassegnato all’evidenza.
Gli umani da combattere erano troppi, e ben organizzati. Si sarebbe fatto uccidere, e con lui sarebbe morto anche il fratello.
Se è ancora vivo...
- Voi due occupatevi di distrarre gli uomini. – disse il più grande rivolto al fratello minore - Io mi occupo di Subaru-kun. – e scomparì tra gli alberi, senza dire altro.
Kamui guardò interdetto nel luogo dove l’uomo era sparito.
Lui si occupava di Subaru?
- Non preoccuparti, il nii-san ci sa fare. Facciamo come dice. – disse Fuuma, con uno strano sorriso amaro.
Anche se a Kamui non piaceva molto il fatto che quel cacciatore sarebbe andato da Subaru, si limitò ad annuire, capendo che non c’era altro tempo da perdere, ma anche tranquillizzato dalla presenza di Fuuma.
- Prima liberiamoci degli uomini con i fucili... dopo troveremo un modo per distrarre gli altri. -
E si mosse veloce, senza aspettare una risposta. Kamui lo seguì con un fruscio.
Agili e silenziosi come due felini, i due si sbarazzarono velocemente delle guardie armate di fucili attorno alla villa, senza destare alcun sospetto. Potevano essere armati fino ai denti, ma erano di livello infimo nel combattimento. Fuuma non aveva nemmeno sguainato la sua spada, che portava legata alla vita.
Nascosero i corpi tra i cespugli, così che non si notassero.
La folla poco distante, era troppo occupata ad urlare e sbraitare per accorgersi dei loro compagni che morivano. Poco male.
I due, sempre di soppiatto, si avvicinarono alla folla di umani, nascondendosi tra gli alberi.
Con grande orrore da parte di entrambi, riuscirono ad intravedere Subaru.
Il sangue ribollì nelle vene del vampiro, nel vedere le condizioni in cui il fratello si trovava.
Legato e privo di forze. Il volto sporco e tirato in una smorfia di dolore. Gli occhi bendati.
Ebbe l’istinto di buttarsi lì, tra quei vigliacchi, e di fare una strage, ma si trattenne.
- Dobbiamo farli allontanare. -
- Possiamo farci vedere, così ci verranno incontro. – suggerì Kamui, troppo accecato dalla rabbia per migliori opzioni.
- Sì, ma sono armati, Kamui. E sono molti. –
- Ma sono deboli! –
Il cacciatore fece una pausa, riflettendo.
- Potremmo attaccarli lì dove sono. Sono talmente ammucchiati che non avrebbero il tempo di schivare i nostri colpi. Avremmo anche l’effetto sorpresa dalla nostra. -
- E dopo? Se ferissero Subaru? Se... -
- Potremmo allontanarci piano, ci seguirebbero, se sono stupidi come penso. –
E se uccidessero Subaru?
Se fosse già morto?

- Seishiro libererà Subaru, dopo scapperemo e lo seguiremo. Andrà tutto bene, è vivo, tranquillo. -
Kamui lo guardò, e si convinse che le parole del cacciatore corrispondessero al vero.
Subaru stava bene, e cosa più importante, Seishiro lo avrebbe salvato.
- Attacchiamoli da due lati, li confonderemo maggiormente. –
Kamui annuì.
Fuuma guardò il vampiro per qualche istante, sul volto un’espressione strana, un misto tra il preoccupato e qualcos’altro che il giovane non riuscì a comprendere.
Qualcosa che però lo fece rabbrividire, ma prima che il suo cervello riuscisse ad elaborare una domanda sensata, il cacciatore era già scomparso tra i rami.
Poco dopo lo intravide, più avanti, vicino alla folla.
Kamui fece lo stesso, e si nascose al lato opposto della folla.
Al segnale dell’altro, attaccarono insieme.
Si buttarono sulla folla, e fu lo scompiglio più totale.
Il vampiro sfoderò i suoi artigli, l’umano sguainò la sua spada lucente.
Cominciarono a colpire gli uomini, che ora gridavano e tentavano di difendersi, di schivare i fendenti, ma con poco successo.
Sangue da tutte le parti, grida, fracasso, rumore di ossa spezzate, occhi che chiedevano pietà, altri maligni ai quali non interessava la morte. Kamui ormai non se ne curava, si muoveva quasi meccanicamente calciando e tagliando con i suoi artigli. Si sforzava in tutti i modi di non guardare il fratello, altrimenti credeva sarebbe impazzito.
Anche l’umano, si diede da fare.
Con la sua spada tagliò teste, braccia, game. Il sangue che imbrattava le sue vesti e bagnava la lama affilata, tanto affilata che Kamui pensò potesse tagliare persino il diamante, come fosse burro.
Poi, il suo occhio si soffermò sull’elsa, sulla guardia d’orata dove spiccava una grande pietra preziosa. Forse ametista, o forse zaffiro. Oppure era di tutt’altro materiale.
Ma ciò che attirò l’attenzione del vampiro fu un’altra cosa.
Lui aveva già visto quella spada, sapeva che era qualcosa di importante, ma al momento gli sfuggì dove e quando la avesse vista.
Strano...
Perfettamente coordinati, il vampiro e il cacciatore cominciarono ad allontanarsi, attirando a sé gli umani, portandoli tra la vegetazione, cosicché si distrassero da Subaru.
Purtroppo però, non tutti li seguirono, e certi rimasero di guardia al vampiro, forse perché più furbi, o forse spaventati.
Subaru, intanto, non capiva cosa stesse succedendo.
Improvvisamente, il fracasso che lo aveva circondato per un’eternità, era cessato, e si era sostituito alle grida di dolore e di paura degli umani.
L’odore del sangue umano lo aveva pervaso, e per qualche istante gli era persino sembrato di percepire quello del fratello.
Forse stava impazzendo.
Sentì un uomo avvicinarsi, puzzava in maniera indicibile, sembrava fosse ricoperto di vomito.
Lo senti agitarsi attorno a lui, finché non chiese irrequieto –non capì a chi, forse a quei pochi umani che erano rimasti a sorvegliarlo-.
- Cosa state facendo? Incapaci! Dovete andare sub-... -
La sua frase fu troncata.
Sentì il suo corpo accasciarsi al suolo.
Ed ricominciarono le grida attorno a lui.
Subaru cominciò a spaventarsi. Cosa diavolo stava succedendo?
Tentò di alzarsi, ma non vi riuscì.
Quindi, provò a tastare lo spazio attorno a sé, ma non afferrò nulla.
Percepiva i copri degli umani che lo attorniavano che cadevano al suolo, privi di vita. Il loro sangue che inzuppava l’umida terra.
Poi, una forte folata di vento lo colpì duramente, quasi ferendolo.
Tutto fu zitto.
Solo un odore, fin troppo amato, lo raggiunse. Insieme a quello, arrivò anche una voce, una voce per lui indimenticabile.
- Ciao, Subaru-kun. –
Il cuore del vampiro mancò di un battito.
Rimase immobile, incredulo.
Incapace di parlare, di ragionare.
Sentì qualcuno liberargli i polsi e le caviglie dalle pesanti catene. Seguì il respiro lento e caldo di un uomo che lo sollevò da terra, sorreggendolo.
Quell’odore di ciliegio, quel calore.
Stava sognando.
Vibrò, come la corda di un violino.
E se fosse stata realtà?
Se, per una volta, i suoi desideri avessero corrisposto alla realtà?
Infondo, desiderava rivederlo.
Bramava di rivedere quel volto, sempre sorridente, lo sguardo profondo ed intenso, quella pelle scura, e i capelli corvini, lisci e morbidi, che ricadevano sulla fronte.
Ma allo stesso tempo, temeva di poterlo vedere.
Perché sapeva che si sarebbe lasciato portare ovunque, si sarebbe fatto strappare l’anima a morsi, pur di stare con lui. E sapeva che avrebbe fatto soffrire il fratello, molto.
Ma almeno in quello, lui, voleva essere egoista.
Quindi cominciò a piangere, non sapeva se per la gioia o per la paura, o per il dolore che gli attanagliava il petto, come mai in tutti quegli anni.
Le lacrime inzupparono la benda che aveva sugli occhi.
Si poggiò al petto dell’uomo, disperato.
Le braccia del cacciatore lo strinsero; una mano passò tra i suoi capelli, sciogliendo il nodo della benda, che con un fruscio leggero cadde al suolo.
Le lacrime, finalmente libere, solcarono il volto del vampiro, mentre questi apriva gli occhi, incontrando lo sguardo del più grande.
Tutto era offuscato e indistinto, ma riuscì comunque a riconoscere quel volto.
Lo avrebbe riconosciuto tra mille. Conosceva ogni curva, ogni centimetro di quel viso. Le labbra, sempre sorridenti, lo sguardo che tanto amava, e tanto odiava.
Con mano incerta andò ad accarezzare il volto dell’amato, come per accertarsi che non stesse sognando, per essere sicuri di essere sveglio, di aver finalmente rivisto quell’uomo.
Seishiro.
E sorrise.
Era contento, finalmente.
- Seishiro-san... –
Un sospiro.
Avrebbe voluto dirgli tante di quelle cose... chiedergli perché fosse cambiato, per quel motivo ora era lì, che lo sorreggeva, perché... perché.
Ma non ebbe il fiato, o forse il coraggio, per esprimere i suoi pensieri.
E un capogiro lo colpì, d’improvviso, e svenne.
La mano cadde inerme lungo i suoi fianchi, il corpo si afflosciava contro quello dell’umano, che svelto lo sollevò, prendendolo in braccio e avvolgendolo di una coperta strappata ad uno degli umani a terra.
Lo sguardo perennemente fisso sul suo volto.
Neppure lui credeva di averlo finalmente rivisto, di stringerlo tra le braccia.
Era perfettamente come lo ricordava.
Dolce, sensibile, puro.
Con il dorso della mano, asciugò le tante lacrime che bagnavano il volto niveo del vampiro, sorridendo quando lo vide arrossire e mormorare qualcosa.
- Mi sei mancato. –
Il vampiro non avrebbe mai udito quelle parole, quel sussurro dolce, che avrebbe riscaldato il suo cuore.










(1): Gli oni (鬼) sono creature mitologiche del folklore giapponese, simili ai demoni e agli orchi occidentali. [da Wikipedia.]
(2): Dato che non ho ben capito come combatte Fuuma in Tsubasa, ho preferito che combattesse con una spada. Teoricamente, la “spada dall’elsa intarsiata”, sarebbe la Spada Divina di X.
(3): In Giappone, si dice che quando si starnutisce senza essere raffreddati, è perché qualcuno ti sta pensando. (o almeno è quello che mi ricordo di aver letto seeeeeecoli fa da qualche parte, se è errato, ditemelo e_e)






______________________________________________________________________________________________________
Ok, è stato un inferno scrivere questo capitolo.
Non avevo la minima idea di dove avessero portato Subaru, di chi fossero gli umani, e di come avrebbero fatto Fuuma, Seishiro e Kamui a salvare Subaru (che si, lo so, lo tratto sempre malissimo e_è. Ma posso assicurarvi che è un personaggio che adoro). E per giunta non mi è mai capitato di scrivere simili scene d’azione (in poche parole me la vado a cercare). Quindi abbiate venia u_ù.
La parte dove Seishiro dice “Ciao, Subaru-kun” mi ha fatto stramazzare a terra. Non chiedetemi il perché, ma questa è stata la mia reazione quando ho scritto quella parte *me malata*.
Invece, il pezzo dove Kamui beve il sangue a Fuuma, dovevo mettercelo a tutti i costi. Io stessa morivo dalla voglia di scriverlo XD.
Per quanto riguarda il sogno, beh nel prossimo capitolo si vedrà l’effetto che ha sulla realtà, e forse si capirà qualcosa anche riguardo all’inizio della storia, il prologo (questo sempre se io stessa capisco qualcosa dell’intruglio pazzesco che ho in testa.).
E dovrebbe anche comparire Yuko-san *w*
Il fatto è che, quella donna è troppo perfetta, stupenda, amabile e bastarda. La adoVo, ma non la capisco più di tanto. Quindi, boh è da vedere u_ù.

PS: Subaru, dato che piangeva, e dato che era leggermente scombussolato *sese* non si accorge dell’occhio cieco di Seishiro. questo accadrà dopo *annuisce*.





Non sono un fenomeno nella scrittura, ma vi prego di commentare ^_^ Non avete idea di come mi rende felice leggere dei commenti, anche se critiche u_ù
Ja ne~

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** ~ Sacrifice ***


Scusate per il ritardo nell'aggiornamento, sono stata occupata ._.
E inoltre una mia amica mi ha COSTRETTO a scrivere una lemon [la prima della mia vita u_ù] con Fuuma e Kamui di X... e pure dal punto di vista di Fuuma ._. quindi, ho dovuto scrivere anche quella... ma non trovo il coraggio di postarla XDD
gomen ~

Un grazie a coloro che hanno messo questa fic come loro preferita e un grazie a tutti coloro che hanno commentato **
@li_l: Visto che Subaru non è un semplice fantoccio? non lo maltratto poi così tanto, infondo gli voglio troppo bene **
@Ayla: sono molto contenta che ti sia piaciuto il capitolo ^^ e non preoccuparti, una scenetta simile ci sarà anche fra Subaru-kun e Seishiro-san *w*

E ora il capitolo 5! ~







Capitolo 5 ~
~ Sacrifice.





Era un momento speciale, irripetibile, fantastico, irreale, persino perfetto.
No, era solamente indescrivibile.
Aveva ritrovato Subaru, quello vero, il suo vampiro.
Il resto era come se non esistesse, e quindi non aveva alcuna importanza.
Il mondo per lui non esisteva, la realtà non era nulla, se non poteva possederlo.
Se non poteva chiamarlo, se non poteva guardare i suoi occhi, se non poteva carezzare la sua pelle chiara.
Strano a dirsi, ma il cacciatore si era veramente affezionato alla sua preda.
Non che lo avrebbe mai ammesso, ma-
- Il vampiro!!! -
Stupidi esseri insignificanti.
Degli umani si erano accorti della sua presenza, il che significava che quei due incapaci –il fratello e quell’altro nevrotico- non erano in grado di fare da babysitter nemmeno a quattro gatti.
Questi “quattro gatti” si avvicinarono al cacciatore, correndo e urlando, intenzionati ovviamente a riprendersi Subaru.
Ma Seishiro, ovviamente, non glielo avrebbe permesso.
Mai più, avrebbe lasciato andare il vampiro.
Il cacciatore si mise il povero Subaru in spalla, con delicatezza, quasi con grazia. Probabilmente era svenuto per lo shock, oppure per qualche droga sicuramente somministratagli.
In ogni caso, era solamente svenuto, stava bene.
L’uomo, evocò uno dei suoi Oni più potenti e senza esitazione lo tramutò in una spada affilata dall’aria minacciosa: era interamente nera –la luce sembrava sfuggirgli, tant’ è che la lama non rifletteva alcuna luce- e aveva con un occhio, sì proprio un occhio, vivo, incastonato all’attaccatura della lama. Questo si muoveva frenetico agitando la sua pupilla felina.
Gli umani frenarono bruscamente la loro corsa, quasi sbattendo l’uno contro l’altro. Non si sa se fossero più spaventati dall’arma demoniaca o dallo sguardo minaccioso dell’uomo, che li fissava gelido.
Era uno sguardo che esprimeva disprezzo, quasi ribrezzo per quelle creature umane. Per lui erano semplici giocattoli, deboli e fragili, utili solo perché nutrissero i suoi oni.
Nulla di più.
- Siete intenzionati a riprendervelo? – domandò secco.
Si sentiva particolarmente magnanimo. Se fossero fuggiti a gambe levate, li avrebbe lasciati in vita.
Stranamente, non aveva voglia di combattere.
- C-certo! – rispose tremando uno degli uomini. – Ce lo ri-riprendiamo! – aggiunse non troppo convinto. Era evidente che era terrorizzato, come anche gli altri uomini, che difatti si guardarono smarriti.
Seishiro incuteva timore a chiunque, bastava guardarlo negli occhi per comprendere la sua forza, e anche per vedere la propria fine.
Evidentemente, quegli uomini avevano bisogno di un oculista, perché decisero di circondare Seishiro.
Lui non si mosse.
Ghignò malefico, e con tutta calma si mise gli occhiali(1).
- Beh, lo considero un sì. Non mi lasciate altra scelta. -
Finì la frase e gli uomini stramazzarono a terra, inevitabilmente morti.
Seishiro ammirò il suo lavoro, quando vide arrivare gli altri due.
Finalmente quegli adoratissimi compagni -Fuuma e Kamui- si erano fatti vivi.
Si stavano avvicinando, correndo. Dietro di loro, un gruppo numeroso –fin troppo numeroso, constatò Seishiro ad uno sguardo più attento- di umani.
Tsk.
Si moltiplicavano come conigli?
- Subaru! – gridò Kamui appena realizzò che il fagotto che Seishiro aveva in spalla era il fratello. Con un balzo sovraumano raggiunse il cacciatore e come se non ci fosse, completamente dimentico del suo odio per quell’uomo, gli si accostò e titubante allungò una mano sul gemello, per toccarlo, per accertarsi che fosse lui, per controllare che stesse bene, che fosse vivo, che...
Gli sfiorò la guancia, era... calda.
Era vivo.
Gli sarebbe voluto saltare addosso, lo avrebbe voluto abbracciare, scuotere, stringere a sé come faceva sempre. Stava per fare tutto ciò, quando Seishiro si scostò e riferì glaciale:
- È vivo. –
Detto con quel tono, era come un ordine.
Un ordine di allontanarsi, di togliere quella mano dalla guancia del suo vampiro
Ma Kamui non si lasciò intimidire e invece di allontanarsi, si avvicinò ancora di più, e fissò l’uomo.
Lo fissò, dritto negli occhi, concentrandosi sull’occhio scuro. Se fosse stato possibile, si sarebbero viste le saette passare tra i due sguardi.
Per fortuna, arrivò Fuuma, che si affrettò a separarli.
- Nii-san, tutto bene? – domandò. Probabilmente era la prima domanda che gli era venuta in mente.
Seishiro lo guardò come si guarda un povero pazzo che tenta di volare.
Si chiedeva se fosse cretino, o se fingesse. Come faceva ad essere suo fratello?
Trattenne uno sbuffo.
Era circondato da incapaci.
Già, circondato.
Gli umani li avevano raggiunti, ansimanti e sudati, e ora formavano una calca urlante e sbraitante.
- Chi siete? – Cosa fate qui? – Ammazziamoli! – No, il vampiro ci serve vivo! – gridavano agitando in aria le armi: spade, coltelli o semplici bastoni.
C’era chi era incuriosito, chi infuriato, chi ansimante e chi impaurito e tremante.
Chissà chi è il capo, pensò Seishiro, osservando quei volti sconosciuti. Poi si ricordò di quel fortunato –dipende dai punti di vista- che aveva avuto l’onore di morire per primo, quel tipo orrido che puzzava.
Sicuramente era stato quello il capo. Chi, se non uno squilibrato, poteva comandare uomini simili? Completamente disorganizzati, deboli e stupidi.
Si chiese inoltre come avessero fatto a rapire Subaru.
Bah.
- Catturiamoli! – gridò d’improvviso una voce, sovrastando il chiasso assordante.
I tre al centro fecero appena in tempo a darsi un’occhiata sfuggente, prima che la folla si buttasse contro di loro con la stessa forza e impeto dell’acqua che rompe una diga, liberando tutta la sua potenza.
Fu così che il combattimento iniziò.
Colpi e fendenti che giungevano da ogni angolazione, grida angoscianti e strazianti.
Ossa che venivano spezzate, carne che veniva lacerata.
Odore di sangue fresco.
Kamui era completamente... trasformato.
Era scattante, i suoi riflessi erano prontissimi e i suoi sensi più accesi che mai.
Combatteva agile, ogni movimento come una danza ipnotica e letale. Prevedeva ogni singola mossa dell’avversario, come potesse leggergli nel pensiero. Riusciva a intravedere le falle nelle loro guardie, i loro punti deboli, e li trafiggeva, li tagliava con i suoi artigli, ormai scarlatti del loro sangue.
Le zanne sporgenti e fameliche, persino più minacciose.
Il suo istinto di cacciatore di umani si era risvegliato, probabilmente dal numeroso sangue versato.
Anche i due cacciatori non mostravano alcun problema.
Seishiro, nonostante avesse Subaru in spalla, si muoveva disinvolto, schivando colpi e falciando numerose vite grazie alla sua spada demoniaca.
Fuuma, da parte sua, aveva sguainato la sua spada e fendeva gli umani che tentavano di colpirlo con estrema eleganza e tecnica. Lo sguardo serio, il corpo testo e scattante.
Un ottimo combattente.
D’improvviso, qualcosa –o qualcuno- sbatté contro le sue le spalle.
Si voltò, pronto ad uccidere, quando trovò a pochi centimetri dalla sua gola cinque artigli affilati decisi a tagliargli la testa.
Ma non successe nulla.
Era Kamui.
Gli sorrise dolce e senza attendere oltre si girò nuovamente, riprendendo a combattere.
Il vampiro rimase immobile per un altro, dopo sospirò e si sciolse, rilasciando la tensione.
Per fortuna si era arrestato in tempo.
Non osava immaginare quel che avrebbe potuto fare se non si fosse fermato.
Avrebbe fatto meglio a riprendere a combattere: gli uomini erano ancora molti –sembrava fossero giunti i rinforzi- ma se continuavano così in poco tempo avrebbero fatto piazza pulita.
Si sarebbero dovuti fare largo tra i cadaveri.
Stava per voltarsi, quando il suo sguardo si soffermò sulla spada di Fuuma.
Il suo cuore sembrò fermarsi.
Il terrore lo pervase, insinuandosi nella sua mentre, bloccandogli i movimenti, avvolgendolo in un’oscurità impenetrabile.
Perché?

Kamui abbassò la guardia.


Quella spada, il manico intarsiato, la lama lucente bagnata di linfa cremisi... gli era familiare.
L’aveva già vista.
Ma dove? E anche fosse, perché lo inquietava così tanto?
Era una spada, cosa aveva di strano?
Un fulmine sembrò attraversargli la testa, e tutto gli fu chiaro.
Comprese.

Chiunque avrebbe potuto colpirlo.


Il suo sogno.
La spada la aveva già vista nel sogno.
Ebbe un tremito.
Non solo la spada, ma anche il resto.
L’intera scena era la stessa del suo sogno.
La luna piena che li illuminava dall’alto dell’astro, il vento fresco che li sfiorava mentre combattevano circondati da numerosi umani.
Seishiro che teneva Subaru e combatteva con la sua spada... un momento: nel sogno combatteva con l’aiuto di un oni, non con una spada.
Però... era tutto così simile, troppo simile.

Chiunque avrebbe potuto ferirlo.


Lui non credeva... non poteva essere-... impossibile.
I sogni premonitori, non esistono. E lui non era nemmeno un veggente...!
Non credeva nel futuro, nel destino... però... però nel suo sogno Fuuma... Fuuma moriva.
Si faceva colpire, per proteggerlo.
Una valanga di pensieri spaventosi lo travolsero, e sconvolto si voltò verso Fuuma.
Non sapeva per quale ragione; cosa avrebbe fatto, se avrebbe fatto qualcosa.
Lo avrebbe fermato...?
Ma per impedire che succedesse cosa?
Infondo, le sue erano semplici fantasie!
Fuuma non sarebbe morto, tanto meno per proteggere lui.

Solo uno lo avrebbe protetto.


Ma si era voltato, e i suoi pensieri, le sue “fantasie” si trasformarono in cruda realtà.
Davanti a lui c’erano le spalle di Fuuma.
Sì, proprio Fuuma, con le braccia aperte, pronto a proteggerlo.
Tutto sembrò fermarsi.
Nulla più esisteva.
Né i suoni della battaglia, né i vento, né l’odore del sangue.
Nulla.
C’erano solo lui e le spalle del cacciatore che immobile, attendeva.

Si sarebbe così sacrificato.


Senza che Kamui potesse fare nulla, il cacciatore venne colpito al petto.
Il sangue zampillò, il suo odore dolce e unico pervase l’aria.
Il corpo si accasciò inerme al terreno.
- Fuuma...! – un urlo disperato.

L’uomo che...


Dolore, ma anche rabbia, pervasero il vampiro, che fu scosso da un fremito.
Si lanciò contro l’umano che aveva colpito Fuuma, uccidendolo trapassandogli il volto con gli artigli. Come un’arma indistruttibile, si liberò di ogni umano che lo circondava.
Di ogni umano che osava avvicinarsi al corpo a terra del cacciatore.
Seishiro si allontanò, osservando la scena.
Gli occhi lucidi rendevano sfocata la vista del vampiro, che colpiva con ferocia inaudita.
Gli umani non poterono nulla contro di lui.
Tutti caddero a terra, agonizzanti o morti. Una massa di cadaveri attorniava Kamui e il corpo di Fuuma alle sue spalle.
Si chinò su di esso.
- Fu... Fuuma... – la voce era strozzata e tremante.
Sfiorò il volto del cacciatore, era pallido, privo di ogni espressione.
Gli sollevò il busto. Lo scosse. Lo chiamò. Lo richiamò. Gli carezzò il volto freddo e bagnato dalle sue stesse lacrime.
- Non puoi... andartene c-così... – riuscì a dire, guardando ancora quel volto.
Attese, sperando che fosse uno scherzo, aspettando che quegli occhi si aprissero, che un sorriso increspasse quelle labbra.
Ma non accadde nulla.
Il volto del vampiro si contrasse dal dolore, e gemette mentre abbracciava stretto quel corpo, sporcandosi del suo sangue.
Era troppo tardi.
Troppo tardi si era accorto dei suoi sentimenti... di quello che provava.
Si maledisse, per la sua stupidità, per la sua cocciutaggine, si maledisse...
Per essersi innamorato di uno sciocco.
- Ti prego... – sussurrò, come se potesse cambiare qualcosa.
- Togliti. –
Seishiro scansò bruscamente il vampiro.
Questi, sorpreso, lo guardò stralunato, incapace di reagire.
Seishiro ricambiò lo sguardo, che si spostò concentrandosi sul corpo del fratello.
Quel vampiro nevrotico e il suo ototo erano dei totali imbecilli, specialmente quello che ora stava fissando quasi morto e sanguinante a terra.
Gli strappò la maglietta ed esaminò meglio la ferita.
Era spaventosamente grande, correva infatti dalla spalla destra fino al fianco sinistro, ed era molto profonda.
Che suicida...
Tentò di concentrarsi, evitando di pensare a quell’essere accanto molto prossimo ad un collasso.
Infine, evocò il potere della piuma.
Non aveva mai sfruttato a quel modo la sua potenza, ma riuscì ugualmente a bloccare l’emorragia e a cicatrizzare la ferita del fratello, almeno in profondità.
Il problema era che questa “semplice” azione, aveva prosciugato le sue energie.
Si alzò infatti incerto sulle proprie gambe.
Sollevò da terra Subaru, precedentemente adagiato lì accanto.
Dopo osservò il vampiro.

Kamui non capiva più nulla.
Non riusciva a comprendere come avesse fatto Seishiro a far smettere l’emorragia di Fuuma.
Non capiva... non capiva se Fuuma fosse ancora vivo.
Era ancora immobile, ed era pallido... persino più di prima.
Provò a parlare, ma la voce gli morì in gola.
Allora, si asciugò le lacrime, ma inutilmente, dato che esse continuarono a solcargli il volto.
Il respiro gli mancava.
Il tempo, sembrava avesse ripreso a scorrere veloce, troppo veloce.
Seishiro lo osservava cupo.
Kamui non voleva crederci, non poteva essere vero.
Fuuma.. Fuuma non era morto.
È...
- È... vivo? – espresse il suo unico pensiero con voce flebile.
Il cacciatore più grande tacque.

***



- Yuko-san, avrei una richiesta da farle. –
- Qualunque sia il tuo desiderio, sicuramente sei al corrente che vi sarà un prezzo equivalente da pagare. –
- Lo so perfettamente... Li salvi. –
- Il compenso... –


- ...Sarà alto. – concluse la donna ad alta voce, finendo la frase da lei stessa pronunciata qualche giorno prima. Soffiò via una nuvola di fumo.
Era seduta sull’engawa(2) della sua casa, i capelli sciolti, lo sguardo sempre intenso rivolto al vuoto davanti a sé. Tra le mani una pipa alquanto singolare.
Accanto a lei vi era del sake e un portacenere.
Indossava uno splendido kimono color panna con delle raffinate raffigurazioni di farfalle blu scuro, un blu come quello delle profondità oceaniche. Le suddette decorazioni erano tanto splendide da sembrare reali farfalle pronte ad abbandonare la stoffa per librarsi in volo.
Del vento leggero sembrò destare la donna dai suoi pensieri.
- Watanuki! Porta del sake!! – gridò.
Nuovamente, si portò la pipa alla bocca, inspirando profondamente.
Nella casa si udì un urlo indecifrabile, probabilmente quello del suo “servo personale” che si lamentava come al solito.
La donna espirò, e ancora una volta si perse nei suoi pensieri.
Davanti ai suoi occhi il gentile ragazzo.

- Sei disposto a pagare questo prezzo? -
- Sì, non mi importa se perderò i miei poteri, basta che almeno loro si salvino dal loro destino. Sono... sono stanco di vederli soffrire. Loro... e gli altri. Il mio cuore ha già sopportato abbastanza. -
- Capisco. Farò il possibile, ma il resto, il loro destino, solamente loro potranno cambiarlo.
-

- Yuko-san!!! –
Una voce ormai fin troppo familiare riportò la donna alla realtà.
- Ecco il sake. Certo che lei però è proprio un’alcolizza-... Yuko-san, si sente bene? -
La donna si scosse, sostituendo alla sua espressione preoccupata quella solita di sempre: fintamente allegra e beffarda.
Si voltò verso il ragazzo, la frase pungente già pronta, quando Watanuki cacciò fuori un grido acuto. Si irrigidì, cominciò a contorcersi, girò su se stesso, si tastò la schiena, infilò le mani sotto la maglietta, rischiò di cadere all’indietro, cacciò un secondo urlo.
Yuko lo guardò divertita.
Che gli sarà preso tutt’assieme?, si stava giusto chiedendo, quando Watanuki tirò da sotto la sua maglietta una specie di serpentino bianco e peloso.
La volpe del tubetto(3).
- Maledetto coso!? – si rivolse Watanuki alla volpe, che in tutta risposta sgusciò via dalle sue mani e si andò ad arrotolare al suo collo, tutta languida e alla ricerca di coccole.
Il combattimento riprese.
Watanuki cercò nuovamente di afferrarla, ma quella fuggì ancora una volta sotto la maglietta, provocando brividi e tremori al ragazzo, che alla fine si arrese, sconfitto.
La volpe, tutta allegra, ricomparse da sotto la maglia, si attorcigliò al braccio di Watanuki e lo risalì fino alla sua spalla, dove si accoccolò.
Il ragazzo la guardò irritato e corrucciato.
E Yuko-san rise.



TO NEXT







(1): Nell'OVA di Tsubasa intitolato "Shinraiki", c'è un peritocolare pezzo -non spoilero nulla- nel quale Seishiro tira fuori i suoi occhiali dal taschino e li indossa. Non so perchè, ma è una scena che mi ha colpito XD
(2): L'engawa è una striscia di pavimentazione in legno immediatamente fuori dalle finestre e sotto la veranda.
(3): In xxxHolic, c'è appunto questa "volpe del tubetto" ovvero una specie di serpentino bianco e peloso con il muso da volpe. Questa è innamorata di Watanuki XD







_____________________________________________________________________________________________________
Chiedo venia, questo capitolo è veramente orrendo, spero siate sopravvissuti u_ù
Praticamente, è come se non lo avessi riletto... Non ho molto tempo, e quindi ho preferito postarlo appena possibile dato che era da tanto che non aggiornavo.
Beh, posso solamente dire che siamo circa a metà storia e che nel prossimo capitolo ci sarà una scena dedicata a Subaru-kun, che ho decisamente trascurato... ma non preoccuparti Subaru-kun, avrai la tua rivincita *w*

commenti sinceri sono sempre i benvenuti =W=
Alla prossima ~

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** ~ Farewell ***


Chiedo venia per il ritardo nell’aggiornamento anche questa volta, ma mi sono cimentata nella lettura della saga “La guerra degli elfi” di Herbie Brennan e me ne sono innamorata (leggendomi d’un fiato tutti e 4 i libri XDD)! Quello scrittore è un genio. Mi fra troppo ridere XD


grazie mille a chi ha commentato e letto il cap precedente ^^
@Pikki SakuraChan: uh una nuova lettrice XDD
Sono felice che ti piaccia la storia^^ e grazie mille per i complimenti!! XDDD
Comunque è vero, trovare fanfiction sui quattro dell'apocalisse (mi piace come espressione *w*) è davvero difficile! ._.
@kristin: non preoccuparti, la lemon la ho postata u_ù (con mia grande vergogna xD)
Comuqnue, per quanto riguarda il fatto di Kamui, ad essere sincera non ci avevo minimamente pensato... ma possiamo dire che fosse troppo shockato *annuisce convinta*



E ora il capitolo *w*
ci sarà un colpo di scena *O*








Capitolo 6 ~
~ Farewell.





- È... vivo? – espresse il suo unico pensiero con voce flebile.
Il cacciatore si voltò, osservando gelido il vampiro.
- Sì, è vivo, per pura fortuna. –
Kamui riprese a respirare.
Le lacrime tornarono a solcare il suo volto. Ma questa volta, erano lacrime di gioia.
Fuuma era vivo. Vivo.
Solo quello importava.
- Andiamo. – ordinò secco Seishiro.
Il giovane annui, ma non gli risparmiò un’occhiataccia.
Si chinò verso il corpo di Fuuma, per portarlo in braccio.
Il sangue si stava seccando sulle sue vesti, ma non ne usciva più di fresco, l’emorragia era cessata. Il volto sembrava persino più... vivo.
Era vivo.
Non riusciva a smettere di ripeterselo.
Vivo, vivo, vivo.
Ogni volta che se lo ripeteva, il suo cuore si scaldava e si librava in aria, libero dal peso opprimente della paura, del terrore. Il cacciatore non lo avrebbe abbandonato, e lui non sarebbe rimasto solo. Aveva sentito dire che il valore di qualcuno lo si comprendeva soltanto quando quella persona ci abbandonava(1).
Parole più vere non potevano esistere.
E ora lo aveva compreso.
Lui amava Fuuma.
Amore, era per forza quello il sentimento che provava. Ogni volta che si trovava con quell’uomo non la smetteva di arrossire, di agitarsi per motivi futili, e una stretta calda lo prendeva al petto, senza contare che il suo stomaco si contorceva irrefrenabile.
Guardando quel volto un’ultima volta, prese in spalla l’umano -anche se era di costituzione magra era pur sempre un vampiro- e corse via, insieme all’altro cacciatore, verso casa.
La sola compagnia che ebbe nel viaggio di ritorno fu il cuore di Fuuma che sentiva battere dietro la sua schiena.
Tu-tum, tu-tum.
Il cuore che batteva.

***



Seishiro spalancò la porta dell’appartamento di Fuuma.
Posò con malavoglia il corpo fragile del suo vampiro sul divano, e si diresse con fretta nella camera da letto.
Kamui lo seguì, Fuuma ancora in spalla.
Lo posò cauto sul futon.
- Che... posso fare qualcosa per lui? – domandò brusco.
Il cacciatore evitò di rispondere e, senza degnare di uno sguardo il giovane vampiro, si chinò su Fuuma per potergli esaminare la ferita.
Notò che si stava già rimarginando, ma comunque constatò che quella che si era procurato era una ferita decisamente grave.
Aveva rischiato la pelle.
Incredibile il potere di quella piuma.
- Fascialo. - disse solamente, e senza attendere oltre si alzò e uscì dalla stanza.
Subito dopo udì la voce di Kamui chiamarlo.
- Ehi! Dove vai?! -
- A divertirmi un po’ con il tuo fratellino. – disse famelico con un ghigno spalmato in faccia.
Poi afferrò veloce il vampiro sul divano e scomparì, senza che Kamui potesse fare nulla.
Seishiro era sicuro che il vampiro non lo avrebbe cercato.
Sarebbe rimasto lì, con Fuuma.


In un vortice di petali di ciliegio, riapparve, col suo amato tra le braccia, nel suo vecchio appartamento. Il luogo era tutto impolverato, i muri ormai grigi e i tatami stracciati e macchiati. Eppure, era tutto perfettamente ordinato nella stanza: non vi era un singolo oggetto fuori posto.
Anche il giardino era perfetto. Come sempre al massimo del suo splendore, con il Sakura e la pianta di camelie sempre in fiore, che con i loro petali profumavano l’aria di dolci fragranze.
Adagiò attento il vampiro su una poltrona e si mise a pulire, almeno una stanza.
Era incredibile quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che aveva alloggiato in quella casa. Spazzò a terra, pulendo i tatami dalla polvere e dai petali del sakura che –misteriosamente- erano penetrati all’interno dell’abitazione.
Quando fu soddisfatto del pavimento, andò a prendere un futon abbandonato da tempo dentro l’armadio, lo sgrullò, assieme a delle coperte, e lo stese a terra.
Quando ebbe finito, le sue attenzioni si rivolsero al vampiro.
Era ancora lì, sulla poltrona dove lo aveva appoggiato, svenuto, sporco e dolorante.
Ma comunque stupendo.
Lo spogliò cauto degli indumenti logori e stracciati –notando che le ferite erano già prontamente guarite-, e li rimpiazzò con i primi capi d’abbigliamento che trovò a portata di mano. Ovviamente erano abiti suoi, e quindi al giovane vampiro stavano buffamente abbondanti, sottolineando la sua figura esile. Le mani scomparivano sotto le maniche lunghe e anche i piedi seguivano la stessa sorte.
Sembrava un bambola di porcellana.
Lo adagiò nel futon, coprendolo con le calde coperte. Subaru sussurrò qualcosa nel sonno, ma il cacciatore non riuscì a comprendere cosa avesse detto. Colto dalla curiosità, rimase lì accanto, guardandolo come estasiato, attendendo altri sussurri.
Le ore passarono, ma l’uomo non si mosse di un millimetro, troppo attirato da quella figura, e troppo curioso di sentirlo ancora una volta sussurrare. La sua pazienza fu ricompensata, quando Subaru sorrise, e mormorò il suo nome con un fruscio.
L’uomo sorrise di rimando, e sapendo di non poter essere visto dal vampiro si avvicinò al suo volto, sussurrando al suo orecchio parole maliziose. Subaru, nonostante il sonno, sembrò capirle, e arrossì completamente, borbottando qualcosa.
Come gli erano mancate le sue reazioni così timide, e i suoi sorrisi... e tutto il resto.
Troppo gli era mancato, e troppo avevano sofferto, entrambi.
Ovviamente non lo avrebbe mai ammesso.
Inoltre, non gli importava se avesse rischiato la sua vita stando vicino al vampiro, se fosse morto.
Non gli importava se così facendo quell’uomo, quel maledetto Fei Wong, avrebbe raggiunto il suo scopo.
Non si sarebbe più allontanato da lui, non lo avrebbe lasciato andare via.
Quello di cercare il suo sangue era tutta una scusa... lo aveva fatto per non farlo soffrire.
Ma era stato uno sciocco, un vero idiota.
E si era stufato.
No gli importava se Subaru avrebbe sofferto, lui sarebbe stato comunque contento.
Morire per mano di chi si ama.
Non esiste migliore morte.

Gli occhi si schiusero piano, mostrando una massa informe e sfocata di colori.
Un dolce odore di ciliegio aleggiava nell’aria.
Poggiava su qualcosa di morbido e caldo, e si sentiva bene.
Però, non sapeva dove si trovasse.
Non ricordava... nulla.
Voltò la testa di lato, battendo più volte le palpebre, tentando invano di mettere a fuoco.
I suoi occhi si incontrarono con una macchia di colore piuttosto “vicina”.
Batté ancora le palpebre, e riconobbe la figura di un volto.
Ma chi?
Tutto era indistinto e sfocato, non riconosceva quel viso.
Strizzò gli occhi, tentando vi vedere meglio, ma quelli si ostinarono a non collaborare.
Il volto lo osservava.
Ne era sicuro, sentiva il suo sguardo fisso addosso.
L’angoscia si insinuò in lui, mettendolo a disagio.
Sapeva, il suo cuore glielo stava dicendo, che quella persona era qualcuno di importante, di veramente importante.
Si sentì sprofondare.
Voleva, bramava vedere quel volto che lo sovrastava. Ma i suoi occhi si affannavano a tenerlo all’oscuro.
Una vocina nella testa gli sussurrò un nome in suggerimento.
Rabbrividì e non volle credergli.
Non poteva essere vero. Non era lui.
Rifiutandosi di pronunciare quel nome suggeritogli da quel sussurro infame e crudele, tese una mano in direzione di quel volto. Se lo avesse raggiunto, forse avrebbe compreso chi si celava dietro quella coltre di nebbia.
Una mano –non la sua- gli afferrò il polso teso, e lo portò in avanti, finché le sue dita non si posarono sul volto misterioso.
Sotto il tocco delle sue falangi sentì due labbra muoversi.
- Buon giorno, Subaru-kun. –
Quella voce, il tono con cui pronunciava il suo nome.
Gli occhi smeraldo si sgranarono mentre tutto nella mente del vampiro si fece improvvisamente chiaro. Anche la sua vista fece ritorno, solamente ora, come per dispetto.
Ed allora, non ebbe più alcun dubbio.
- Seishiro-san... –
Le lacrime cominciarono improvvise a solcare il suo volto niveo, in un cheto pianto.
- Perché... perché...? – mormorò sommesso, tirandosi su e asciugandosi gli occhi con le maniche del pigiama che gli ricopriva le mani; mossa inutile, poiché le gocce sembravano non voler arrestarsi. – Perché hai continuato a inseguirci? Perché sei cambiato... perché...? Sarebbe... sarebbe stato tutto più... più facile se tu non... -
- Shh... – lo zittì dolcemente il cacciatore posandogli un dito sulle labbra delicate.
Subaru lo osservò sorpreso, le lacrime traboccanti dagli occhi verdi. La mano del cacciatore si mosse su quel viso innocente, e con il pollice asciugò le guance bagnate.
- Perché piangi? –
- Perché... io... Seishiro-san... -
Il vampiro abbassò lo sguardo.
Non sapeva cosa dire. Non sapeva perché stesse piangendo.
Era terribilmente confuso.
Contento, triste, spaventato, tranquillo... non ci capiva più nulla tante erano le sensazioni che l’opprimevano.
Quell’uomo per lui era come un demonio, che avido e sensuale si divertiva a giocare col suo cuore, facendolo soffrire come una preda in trappola. Il suo gentile sorriso sembrava come celare la morte, attraente e misteriosa. Lo sguardo era accattivante, enigmatico e d’una crudeltà inverosimile.
Quell’uomo era un egoista bastardo, ma sfortunatamente per lui, era anche la persona che amava.
Una mano raggiunse il suo mento, e alzò il suo volto.
Aprì gli occhi, guardò davanti a sé, e vide il viso dell’uomo a qualche centimetro dal suo.
Incrociò il suo sguardo, e il suo cuore sembrò fermarsi.
Un attimo, bastò un attimo e le loro labbra si incontrarono in una carezza leggera -salata per le lacrime versate dal giovane, ma comunque dolce come miele- che fece perdere a Subaru ogni briciolo di razionalità che aveva in corpo.
Senza fretta, il cacciatore si staccò un poco dal volto dell’altro, catturando lo sguardo smeraldo, lucido per le lacrime che ora avevano smesso di nascere.
Nuovamente, discese su quelle labbra, stavolta muovendo le sue, come per richiedere un permesso, che gli fu subito concesso da un Subaru arrendevole e languido.
Ma ancora una volta si allontanò, stupendosi quando l’altro lo cercò desideroso, allacciando le braccia attorno al suo collo.
Divertito sorrise e ritornò a baciare l’altro, unendo i loro respiri, godendo di quelle morbide labbra che si posavano leggere sulle sue. Così dolci, così delicate e timide.
Gli erano mancate, tanto. Ma finalmente erano lì, le aveva ritrovate, perfettamente come le ricordava.
E Subaru era completamente impazzito.
Desiderava di più.
Voleva essere completamente suo, mai come prima.
Avvertiva il desiderio di essere abbracciato, di essere stretto, di essere accarezzato... di essere amato, anche se in un modo tutto particolare.
Tirò maggiormente a sé il cacciatore, stringendo le mani tra i suoi capelli castani, respirando e assaporando l’odore del ciliegio, sciogliendosi nel calore dell’altro.
Era come se avesse la febbre, ma cento volte meglio.
Ogni centimetro della sua pelle fremeva calda sotto il tocco dell’uomo, avvampando.
Sussultò, quando Seishiro gli carezzò sensuale il collo scoperto dal largo pigiama.
Il più grande interruppe il contatto tra le loro labbra, strappando un mugolio insoddisfatto al vampiro, che se ne stupì, quasi arrossendo.
Il cacciatore scese a baciare il contorno del mento e dopo più giù l’esile collo del vampiro, lambendolo.
- Subaru-kun... – soffiò sulla sua pelle tradendo un certo bisogno, ormai urgente.
Subaru tremò e lascivo si lasciò spingere giù, sopra il futon, aggrappandosi quasi disperatamente al copro del suo amante.
- Prendimi... -
Sussurrò, prima che l’altro calasse su di lui.



- Sei... -
Il cacciatore si sorprese.
- È da tanto che non mi chiamavi così... -
Il vampiro si limitò ad annuire piano contro il petto del più grande, arrossendo.
Non riusciva a smettere di arrossire.
Seishiro lo stringeva con delicatezza a sé, avvolgendolo in un piacevole calore sotto le coperte che coprivano entrambi. Una mano carezzava i sui capelli, mentre, percepiva il suo respiro caldo e procurargli un lieve solletico.
Lui invece si era lasciato andare contro il petto robusto dell’uomo, facendosi cullare dal battito del suo cuore.
Non riusciva a crederci.
- Non pensavo che anche tu avessi un kokoro(2). - disse scostandosi un po’ per allacciare lo sguardo a quello dell’uomo, senza riuscire a non arrossire ancora.
Però sorrise, come mai aveva fatto prima. Un sorriso tutto per quel cacciatore, solamente per lui. Seishiro non avrebbe mai pensato che Subaru potesse sorridere a tal modo.
Gli carezzò il volto, e rispose con un soffio caldo sulla sua pelle:
- Agli umani serve uno shinzou(2) per sopravvivere... –
- Ma tu non sei un semplice umano... –
- Su questo hai ragione. – rispose il cacciatore tranquillo, posando un leggero bacio sulle labbra del vampiro, che subito affondò il volto nell’incavo del collo del cacciatore, così invitante.
Ovviamente, era arrossito ancora una volta.
La situazione non riusciva ad impedirglielo.
E se pensava a come si era comportato poco prima...!
Divenne un pomodoro al solo pensiero.
Non era stata la sua prima volta... ma... ma... era come se la fosse stata, ecco. Il cuore a mille, il corpo in fiamme e il cervello completamente abbandonato e dimenticato.
E ora, si trovavano abbracciati.
Come avrebbe voluto che quel momento non fosse mai finito, che il tempo avesse smesso di scorrere, cosicché quell’abbraccio durasse per sempre.
Quell’abbraccio così caldo e avvolgente, e dolce.
Le braccia che tanto aveva ambito ma dalle quali era fuggito, come uno sciocco.
Perchè?
Quando aveva lasciato quell’uomo, il dolore era tutto ciò che gli era rimasto.
La disperazione aveva avvolto il suo cuore; lo aveva rinchiuso tra rovi insanguinati.
La sofferenza lo aveva reso cieco di tutto il resto.
Il tormento lo aveva reso muto.
Lo strazio per la sua lontananza, per quello che aveva fatto, lo aveva reso un altro.
Era diventato un involucro vuoto, senza un’anima e senza un cuore.
Lui poteva esistere solo se Seishiro esisteva. Se veniva a mancare, la sola cosa che avrebbe potuto fare sarebbe stata comparire.
Ci aveva pensato a lungo, tentando invano di negarselo, di dimenticare: lui apparteneva e dipendeva da quell’uomo, come però anche il cacciatore dipendeva da lui.
Ma allora perché...
- Tutto bene? -
Subaru s’irrigidì.
Seishiro non era assolutamente cambiato, come sempre, sembrava leggergli nella mente.
Perché hai tentato di allontanarmi da te?
- Mhh... sì sto bene. – benissimo, aggiunse maliziosa la sua mente. – ho un po’ fame... -.
Per tutta risposta l’umano si limitò ad inarcare il collo, così da fornire a Subaru maggiore spazio.
Subaru alzò lo sguardo, incrociando gli occhi fiammeggianti e attenti dell’altro, che inevitabilmente lo fecero arrossire.
Senza indugiare oltre il giovane tirò fuori le sue zanne e famelico le affondò nel collo pulsante del più grande.
Non sapeva che dopo, lo avrebbe atteso una terribile verità.

***



Gli occhi si schiusero lenti e doloranti.
Il cacciatore si mosse piano, gemendo di dolore quando tentò di mettersi a sedere.
Ricadde sfinito sul cuscino, con uno sbuffo.
Si sentì una mano venir stretta convulsamente. Allora, con tutta la forza che aveva, si costrinse a mettersi sui gomiti, per poi tentare di sedersi.
Vi riuscì, e finalmente nella posizione che desiderava si accorse di chi aveva accanto: un tenero e gracile vampiro che dormiva placido con la testa poggiata sulle lenzuola del futon, una piccola mano stretta alla sua, l’altra lasciata inerme sulle coperte. Il respiro leggiero e tranquillo.
Era come un cucciolo.
Sorrise dolce a quella visione.
Una fitta di dolore lo prese al petto, mozzandogli il fiato, e quel sorriso divenne una smorfia straziante. Istintivamente si portò la mano libera al petto, come per difendersi da qualcosa.
Il dolore scemò piano e solo quando divenne sopportabile prese in considerazione l’idea di ricominciare a respirare. Ogni qualvolta che l’aria entrava e usciva dai suoi polmoni, era un’agonia. Era come se al posto dell’ossigeno vi fossero tante piccole spine aguzze che si impigliavano e conficcavano in lui. Era tremendamente fastidioso, ma sopportabile. A parte le fitte.
- Mmh... -
Il borbottio del vampiro avvisò l’umano che questi si sarebbe presto svegliato. Infatti non dovette attendere molto prima di vedersi specchiato in due occhi d’ametista.
Kamui era tutto intontito, ancora impiastrato dal sonno e con la vista assai annebbiata.
Si stropicciò gli occhi, li riaprì, e davanti a sé distinse il volto sorridente di Fuuma.
Sussultò.
- Fuuma! Stai... stai bene...? -
- Sì, non c’è male. A parte il fatto che ho il petto squartato mi sento benissimo. – sorrise serafico.
Il vampiro sospirò sollevato.
Lo stesso sorriso, lo stesso sguardo di sempre.
Finalmente si era svegliato, e stava bene.
Quell’umano lo aveva fatto penare come nemmeno il fratello Subaru era mai riuscito.
Aveva temuto di perderlo, aveva temuto di rimanere solo, che anche lui lo avrebbe tradito, abbandonandolo.
Nevrotico come era –lo ammise persino lui- si era agitato come un pazzo: aveva pianto, si era infuriato e si era disperato. E quel bastardo di Seishiro lo aveva lasciato solo con Fuuma, portandosi via Subaru. E come si era congedato? Con un semplice “fascialo”.
Lui sapeva a malapena cosa significasse. I vampiri si rigeneravano in fretta –i purosangue come lui anche molto più velocemente degli altri- e non necessitavano di fasciature.
Quindi era sprofondato nel panico totale.
Per cercare una fasciatura qualsiasi aveva messo a soqquadro l’intero appartamento, e quando finalmente l’aveva trovata si era sentito agghiacciare. Avrebbe dovuto fasciare Fuuma. Non che non volesse farlo, ma non sapeva da che parte cominciare.
Raggiungendo l’umano in questione, lo aveva fissato per lunghi istanti, come se la fasce avrebbero fatto il loro lavoro di propria volontà. Ma ovviamente ciò non accadde, e Kamui si rese conto di essere un vero sciocco nel sperare in una cosa simile.
E poi, era stato assalito dai sensi di colpa quando aveva udito il cacciatore gemere dal dolore.
Era tutta colpa sua.
Finalmente si era deciso, e si era dato da fare.
Per prima cosa gli aveva tolto via la maglietta, finendola di strappare. Alla vista della pelle nuda dell’uomo, del suo petto solcato dalla ferita, aveva avuto un tuffo al cuore. Era così profonda...
Con mano tremante la aveva sfiorata, percorrendola per tutta la sua lunghezza, come a volerla cancellare.
Ma ovviamente quella non si era affatto cancellata, e anzi, appariva più grande.
Con tutta la sua determinazione e impegno –ma anche una buona dose di coraggio-, aveva fatto sedere Fuuma, attento a non fargli sentire alcun dolore.
Dopo, aveva cominciato a fasciarlo –decisamente male.
Come se non bastasse, durante l’operazione lo aveva sentito mugolare e si era spaventato, tanto da rischiare di farlo ricadere sul futon. Per fortuna aveva dei buoni riflessi.
Finita la fasciatura lo aveva nuovamente adagiato sul futon e lo aveva ricoperto con le lenzuola. Era rimasto a fissarlo, soffrendo per lui.
E poi, senza che se ne rendesse conto, si era addormentato.
Insomma, era un incapace totale(3).
- Sei tu che mi hai fasciato? -
Kamui annuì arrossendo, ripensando a tutta la serie di eventi sopra citati.
- E mi hai tenuto la mano tutto il tempo? – disse il cacciatore beffardo, guardando la sua mano stretta in quella del vampiro.
Kamui seguì il suo sguardo, e appena il suo cervello elaborò la domanda del cacciatore, ritirò fulmineo la sua mano.
Senza poterlo evitare, divenne ancora più rosso.
Come odiava quell’umano. Non era cambiato affatto.
- Sono contento che tu stia bene. – disse d’improvviso l’umano.
Kamui alzo lo sguardo e gli tirò un pugno in testa.
- Brutto stupido!! – ringhiò furioso.
- Eh...?! – lo guardò esterrefatto Fuuma, massaggiandosi la testa.
Gli sarebbe spuntato un bel bernoccolo.
- Cosa credevi di fare!? Perché ti sei messo in mezzo?? – urlò il più giovane – Noi vampiri non moriamo per così poco! Non mi sarei fatto nulla!! Non sarei morto! Non... – ricacciò indietro delle lacrime che minacciavano pericolosamente di sfuggire alle sue ciglia – Se non ti fossi messo in mezzo non ti saresti ferito... e io non avrei... – Non avrei avuto una paura matta di perderti...
Perché sì, ormai aveva compreso.
Ci teneva a quell’umano.
Più di sé stesso.
- Gli umani sono egoisti. – fu la risposta dell’umano alle domande del vampiro.
Kamui lo guardò stupito. Cosa voleva dire?
- Non volevo che tu venissi ferito, non importava cosa. – aggiunse, come per giustificarsi.
Il vampiro ebbe l’istinto di picchiarlo.
- E credi di non avermi ferito facendo così? -
- Cosa...? –
Possibile che quell’umano fosse così stupido?
- Pensavi che sarei rimasto impassibile? Pensavi che non mi sarebbe interessato nulla della tua morte?! Che avrei semplicemente calpestato il tuo cadavere, come fosse una foglia secca?? – urlò il vampiro. Le lacrime oramai sfuggite ai suoi occhi ridisegnavano i contorni delle sue gote.
Quello sciocco con capiva. Non capiva, non poteva nemmeno immaginare come si era sentito alla sola vista del corpo di Fuuma a terra. Non aveva idea di come il suo cuore si era fermato, di come la sua anima si era strappata e squarciata.
Non aveva visto più nulla se non il suo cadavere.
Non aveva sentito più nulla se non il gorgogliare del suo sangue che abbandonava il suo corpo a terra.
Tutto si era fermato.
Si era sentito morire.
- Mi dispiace, piccolo. –
Il vampiro alzò lo testa, seguendo il movimento della mano che si era posta sul suo mento.
I suoi occhi lucidi incontrarono quelli d’oro del cacciatore, caldi e rassicuranti.
- Fuuma... –
E si buttò contro l’altro.
Lo abbracciò stretto –senza nemmeno pensare alla sua ferita-, e si sfogò di tutta la tensione che aveva dentro, mostrandosi per quello che era veramente.
Ormai non si curava più di nascondersi.
Ormai l’altro aveva compreso i suoi veri sentimenti.
Si era rivelato per quel che era.
I singhiozzi lo scossero mentre le lacrime continuarono a scendere, nonostante le caldi braccia che lo avevano stretto deciso e che lo avevano avvicinato all’uomo.
Quando si fu calmato, si rialzò fino a portare il suo volto all’altezza di quello del cacciatore, che ricambiò lo sguardo con intensità.
- Fuuma... io... –
- Kamui!! –
La voce di Subaru giunse come un lampo dall’entrata dell’appartamento.
Sussultò, e si ricompose come meglio poté, accantonando quello che stava per dire al cacciatore.
Doveva mostrarsi forte verso il fratello.
Si voltò.
Subaru era appena entrato nella stanza, e si stava avvicinando a lui.
Poco dietro, comparve Seishiro, che lo squadrò impassibile. Kamui non gli risparmiò uno sguardo truce.
Tornò ad osservare il fratello, e notò l’espressione persa e sconvolta sul suo volto, sull’orlo delle lacrime.
Cosa gli aveva fatto quel bastardo?
Stava per alzarsi, quando Subaru lo afferrò tremante al braccio.
- Dobbiamo andare. – riferì tetro.
Andare?
Kamui non ebbe nemmeno il tempo di domandargli cosa stesse succedendo che fu trascinato via con forza, lontano da Fuuma, al centro della stanza.
Subaru si voltò, e con un lieve inchino si voltò verso il cacciatore ferito.
- Grazie. -
- Non c’è di che. -
Kamui non poté fare nulla se non raggelarsi allo sguardo triste di Fuuma.
Stava per obbiettare, ma il cacciatore lo precedette.
- Addio, piccolo. -
A-addio...?
Subaru si voltò verso l’altro umano.
- Seishiro-san... – sussurrò.
E scomparvero.
Tutto intorno a loro cambiò, finche il vento che girava vorticoso non cessò, mostrandogli una metropoli in piena attività.
Subaru cadde in ginocchio, e scoppiò a piangere.
Kamui era troppo sconvolto anche solo per muoversi.
Cosa stava succedendo?




TO NEXT








(1): è una citazione... ma non ricordo di cosa! ._.
(2): Il seguente è un gioco di parole. Quando lo lessi tempo fa in uno dei dialoghi ufficiali di X (non ricordo bene, se non erro era quello che diceva Fuuma in un monologo) ne rimasi colpita.
Praticamente, entrambe le parole Kokoro e Shinzou stanno a significare la parola “cuore”. La differenza è però che la prima parola, kokoro rappresenta il cuore “spirituale”, l’anima; mentre lo shinzou è il cuore “fisico” inteso come muscolo indispensabile alla vita.
Quindi, Subaru utilizza il termine kokoro, alludendo al fatto che Seishiro è, infine, “crudele” e quindi non pensava potesse essere dolce (non chiedetemi cosa hanno fatto prima *coffcoff*). Seishiro, in tutta risposta, gli risponde utilizzando il termine shinzou, avvisandolo che per un uomo è impossibile vivere senza cuore, e quindi evitando la reale affermazione di Subaru.
Lo so, sono negata a spiegare ed è anche un po’ complicato, ma non ho resistito e desideravo molto inserirlo, perché ritengo sia molto significativo e particolare questo scambio di frasi.
(3): Non chiedetemi il perché, ma ho descritto Kamui come un totale incapace buono solo ad arrabbiarsi XD sarà, ma lo vedo così. deve essere l’influenza del Kamui di X... non mi scorderò mai le vignette di lui con Sorata ed Arashi a scuola xD. Per me Kamui è imbranato, e la sua sicurezza e tutto il resto sono solo finzione. Si è imposto di comportarsi in un determinato modo solamente perché vuole proteggere il fratello.














________________________________________________________________________________________________________________
E anche questo capitolo è andato ~
commentate in tanti! ^w^
Nel priossimo capitolo ci sarà l'incontro con Fuumazzolo di X **
Alla prossima se siete sopravissuti a questo capitolo XDD

PS: Mi stavo chiedendo: devo aumentare il rating a rosso? è_è


Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** ~ Doppelgänger ***


Bene, allora *w*
Rieccomi con un altro capitolo assurdo... ultimamente la mia mente non riesce a scrivere altro che cavolate u_ù. Comunque, questo capitolo è veramente deprimente, in tutti i sensi XD
Sia per la scena che rappresenta, sia per come la ho scritta, e sia per come mi sono sentita una vera bastarda maliziosa e sadica peggio di Seishiro o Fuuma.
Ma, a parte ciò... rispondiamo ai commenti :D

@AyLa: Sono contenta ti sia piaciuto. Beh, per quanto riguarda ciò che li attende... *coff* non saprei... ma pensandoci bene credo di poter evitare il rating rosso XD
@Pikki SakuraChan: LOL no non voglio fare morire nessuno d’infarto, tranquilla...*mente* [ne approfitto per fare un annuncio: se siete sensibili di cuore, saltate QUESTO capitolo u_ù, specialmente per chi ama Subaru-kun... *si sotterra prima di essere uccisa*] comunque, sono molto contenta che ti sia piaciuto il capitolo *w* mi fa sempre piacere sapere che qualcuno apprezza quello che scrivo durante i miei raptus di pazzia XDD Per il rating tranquilla, vedrò di non alzarlo^^
@li_l: Eh lo so, pure io voglio sapere cosa hanno fatto ._. quei due birbanti non mi hanno lasciato spiare... T_T *delira*

E ora, il settimo capitolo!
Credo che sarà apprezzato specialmente da chi ha letto X (per chi non lo ha letto, anche se credo che tutti quelli che seguono questa storia sanno che capolavoro è X, ho inserito qualche nota esplicativa.)
PS: premetto, che Kamui e Subaru non sono assolutamente a conoscenza degli alter ego dei vari mondi.







Capitolo 7 ~
~ Doppelgänger





- Continuerai a inseguirlo? –
- Sì. –
- Anche se sai che rischierai di farti uccidere? –

***



Kamui si era illuso.
Illuso che tutto sarebbe ritornato come prima.
Aveva sperato di poter dimenticare quel cacciatore, aveva desiderato che il fratello avesse smesso di soffrire.
Ma ogni sera, ogni maledettissima sera, veniva smentito dal pianto sommesso di Subaru, un pianto che ormai comprendeva fin troppo bene.
Anche lui ci aveva provato, a piangere.
Aveva persino desiderato farlo.
Ma non ci era riuscito.
Non aveva versato una singola lacrima.
Il dolore era talmente forte, così attanagliante, opprimente e soffocante che sfogarsi gli risultava impossibile. Il suo cuore, sembrava negargli ogni forma di sollievo, ogni dolcezza della vita.
C’erano solo buio e oscurità impenetrabili, che, come parte integrante di lui, formavano un’enorme illusione, un guscio nel quale si era rinchiuso. Una gabbia che lo riparava, che lo rinchiudeva in una dimensione propria e che gli impediva di scappare, di conoscere la verità.
Assomigliava a un bambino, uno sciocco bambino umano.
Uno di quelli che non vogliono ammettere la realtà, che tentano invano di sfuggirgli.
Fuggire.
Loro erano fuggiti, erano scappati dai loro problemi e si erano rifugiati tra i mondi. Mondi e realtà che apparivano monotone, ricche di giorni bui, di ore vuote, di minuti interminabili e di secondi come un semplice ticchettio piatto.
Tutto era bianco, e tutto era nero.
Senza vita.
Era forse così che il fratello si era sentito per tutti quegli anni?
Sopraffatto dal dolore, rinchiuso nel gelo del proprio cuore?
Che egoista, stupido ed arrogante. Solo ora si rendeva conto dell’infinita sofferenza che Subaru era stato costretto a sopportare, solamente ora comprendeva il vuoto che non accennava a dargli tregua.

***



I giorni trascorrevano interminabili, uno dopo l’altro, mondo dopo mondo.
Ormai erano mesi che vagavano disperati, ognuno chiuso nel proprio guscio.
Si parlavano appena e le giornate le osservavano scivolare via, immersi nel silenzio degli appartamenti abbandonati che riuscivano a trovare.
Le ultime parole che si erano scambiati erano state quando Kamui aveva tentato di chiedere spiegazioni sulla loro “fuga”.
Perchè erano fuggiti? E perché a quel modo? Cosa era successo? Era colpa di quel dannato di Seishiro?
Queste erano state le domande di Kamui.
E queste sono le domande che tutt’ora lo assillano, poiché nessuna ha trovato risposta.
Quando aveva tentato di chiedere qualcosa a Subaru, il fratello aveva menzionato una sorta di magia, il destino e il nome di Seishiro, dopodichè, al solo pronunciarlo, si era chiuso nuovamente in sé, e non aveva più parlato.
Kamui, non era riuscito a capire molto.
Aveva azzardato qualche ipotesi, ma tutte erano futili e prive di alcun fondamento, e quindi le aveva prontamente accantonate.
Tutto, era venuto meno.
Persino il suo “compito” di proteggere il fratello, che ormai, era totalmente abbattuto e... distrutto.
Quella sera, persino più delle altre.
Forse, era tutta colpa della pioggia, che con il suo scrosciare lento e perpetuo, provocava una gran malinconia. Intorno a loro tutto taceva, non una luce era accesa nella città.
Subaru giaceva sdraiato sopra il futon, ma era sveglio, anche se gli occhi erano ostinatamente chiusi.
Kamui, invece, era davanti alla finestra, lo sguardo rivolto al cielo cupo poiché oscurato dalle fitte nubi temporalesche.
Con una mano tracciava segni sconnessi sul vetro condensato della finestra.
Quel mondo non gli piaceva, affatto.
- Domani andiamo in un altro mondo. - esordì all’improvviso tetro.
Non ottenne risposta, ma sapeva perfettamente che il fratello lo aveva sentito.
Sconsolato, il vampiro abbassò lo sguardo, e notò i segni che aveva tracciato sul vetro.
Si immobilizzò un attimo, fissandoli.
Fuuma.
Cancellò quel nome passando la mano sul vetro umido.
Non lo avrebbe più rivisto.

***



Non sarebbero potuti capitare in un mondo peggiore.
In una città chiamata Tokyo.
Ma non era la stessa Tokyo della pioggia acida, era un’altra, completamente in rovina. Le strade erano deserte e silenziose, e gli unici edifici intatti, che si stagliavano alti tra le macerie, erano il palazzo del governo e la Tokyo Tower.
Possibile che fosse tutto uguale alla Tokyo dell’altro mondo?
- Subaru... andiamo via. – aveva suggerito Kamui con un fil di voce. Quel posto gli faceva riaffiorare troppi ricordi, e oltretutto, aveva un pessimo presentimento.
- No, rimaniamo qui. –
- Ma... –
- Per favore. – lo interruppe Subaru. - Stiamo qui un altro po’... Desidero... desidero stare qui. – aggiunse abbassando lo sguardo.
Kamui ormai, non riusciva più a comprendere il fratello. Era come se un alto, altissimo e indistruttibile muro li separasse, impedendogli di comunicare.
Con un cenno del capo, il vampiro decise di assecondare Subaru, anche se con molta titubanza.
Poi, s’ incamminarono taciturni per la città.

Uno strano rumore, come un grido acuto, ruppe il tetro silenzio; poco dopo, una potente esplosione alzò numerosi detriti alle loro spalle.
Entrambi i vampiri si voltarono in direzione del boato.
Del fumo si librava nel cielo, oscurando la poca luce solare, già attenuata da nubi cariche di pioggia.
Subaru corse verso la nube di fumo.
- Nii-san! – urlò Kamui affrettandosi dietro al fratello, già incredibilmente distante.
Lo rincorse tra i palazzi crollati, svelto e agile tra i tetti franati.
A poca distanza dall’esplosione Subaru si arrestò, e Kamui lo raggiunse subito.
- Subaru, ma cosa è... –
Kamui si paralizzò.
Lo scenario era terribile.
Due umani, si libravano nell’aria, come se stessero volando. Entrambi impugnavano una spada, anzi la spada. La stessa di Fuuma.
Si stavano scontrando, menando fendenti mortali. Il più grande fra gli opponenti aveva una smorfia maligno sul volto, l’altro guardava il suo opposto con uno sguardo disperato e addolorato che mostrava tutta la sua sofferenza.
- No... -

Non può essere.


Quelli non erano semplici umani.
Erano lui, e Fuuma.
- Non... non può essere...! – Non ci credeva, non poteva essere vero.
Aveva le allucinazioni.
Il suo sguardo si concentrò sulla figura del presunto cacciatore, e per un istante Kamui fu certo di incontrare il suoi occhi dorati. Occhi malvagi e pericolosi, uniti ad un ghigno agghiacciante.
Quell’uomo non poteva essere Fuuma.

No! perché stanno... stiamo combattendo?


I due opponenti continuavano a scontrarsi ferocemente.
Ora erano scesi a terra, e si fronteggiavano: il più grande però conduceva la battaglia, sovrastando quel Kamui, che era in evidente difficoltà.
Inaspettata, una sfera d’energia vorticante si materializzò dalle mani dei quel... Fuuma, che con forza la scaraventò contro l’opponente, prendendolo in pieno petto. Il giovane fu scaraventato indietro, e batté con violenza contro un muro di un palazzo alle sue spalle. La sua spada cadde lontana.
- No! – gridò Kamui, completamente assorto da quella scena agghiacciante.
Non voleva che i due si combattessero, chiunque fossero.
Non voleva vedere un Fuuma così crudele, che si divertiva a fargli del male. Fuuma non era affatto così! Però, rimase immobile, come pietrificato da quello che si presentava davanti a sé.
Il ragazzo dagli occhi d’ambra rise crudele, e abbandonando la sua spata a terra, si avvicinò al corpo accasciato del suo opponente, al copro di Kamui.
Un passo dopo l’altro, flemmatico e calmo, ma anche...
- Seishiro-san... – mormorò Subaru, svegliando il fratello dalla paralisi.
Kamui riuscì a malapena a chiedere con un fil di voce, tradendo la sua sorpresa.
- Che cosa? –
Cosa centrava ora quell’uomo?
- Quell’uomo... sembra Seishiro-san... – si spiegò Subaru, sempre sussurrando.(1)
Kamui lo guardò confuso.
Fuuma e Seishiro non si somigliavano, affatto.
Stava per chiedergli spiegazioni, quando un grido straziante riecheggiò nell’aria.
Sconvolto, Kamui riconobbe la propria voce e rivolse nuovamente lo sguardo allo scontro che si stanziava davanti a lui.
Il sangue gli si raggelò nelle vene.
L’altro se stesso era stato sbattuto nuovamente contro il muro da quel cacciatore, che ora lo stava strozzando tenendolo schiacciato contro il muro, una mano stretta attorno alla sua gola e l’altra libera lungo il fianco.
Kamui poteva giurare che quell’umano stesse ridendo, che stesse godendo dell’espressione sopraffatta dell’altro, del suo divincolarsi e del suo annaspare alla ricerca d’aria.
Era malvagio.
Perfido.

È fuuma.


Proprio prima che Kamui scattasse per intervenire – non poteva rimanere lì a guardare... mentre... mentre veniva ucciso da Fuuma – quello dagli occhi dorati liberò la gola del più giovane, che debole e privo di forze, si accasciò nuovamente contro il muro. Attese, torreggiandolo con occhi attenti, e dopo si avvicinò al gracile corpo, sussurrandogli all’orecchio, leccandogli via il sangue dal volto, e afferrandolo ancora una volta al collo, pronto per ricominciare lo strazio.
Lo stava torturando.
Kamui non poté sopportare oltre.
Mentre Subaru rimaneva immobile, come incantato, si lanciò come un a furia tra i due umani, scansando quello... quello che non gli riusciva di chiamare Fuuma.
L’umano balzò indietro guardandolo con espressione impassibile, tradita solo da un sopracciglio alzato per la sorpresa.
L’altro Kamui si abbandonò contro la parete, tossendo sangue.
Il vampiro si frappose trai due, e guardò sprezzante... Fuuma.
Di rimando, quell’essere, ghignò, ma in modo tale da far terrorizzare il vampiro.
Perché si spaventava così tanto?
Era solo un umano. Ma perché assomigliava a Fuuma?
Assomiglia. Quello non poteva essere lui.

Non è Fuuma.


E poi, chi era quell’altro se stesso?
Troppe domande senza risposta affollavano la sua mente.(2)
- Due Kamui con cui divertirmi. Che splendido regalo. – rise il più grande.
- Chi sei? – chiese Kamui, ignorando il fatto che l’umano conoscesse il suo nome.
L’altro tacque per lunghi istanti. Con incedere lento e misurato, avanzò verso la figura del vampiro.
Un passo dopo l’altro, ed era a pochi metri da Kamui, che lo fissava malizioso.
Finalmente, gli concesse una risposta.
- Kamui, capo dei Sette Angeli, drago della terra. –
- F... Fuuma... – sembrò invece suggerirgli l’altro se stesso, che tentava di rialzarsi.

Chi sei?


Adesso Kamui ci capiva meno di prima.
Si voltò, per chiedere spiegazioni a... a sé stesso.
Pessima mossa.
In un istante, Fuuma era alle sue spalle, che lo stringeva alla vita.
- Non si abbassa la guardia. – soffiò sul suo collo.
Kamui voltò la testa, uno sguardo carico d’orrore.
Quello non era Fuuma. Non era il cacciatore che conosceva.
Eppure, quelle parole, quei gesti, erano gli stessi del cacciatore.
No, non poteva essere.
- Fu-Fuuma... – gemette l’altro Kamui accasciato contro il muro.
- Piccolo, sarò subito da te. – disse l’Angelo rivolgendosi alla sua nemesi. - Credo che mi divertirò. – aggiunse con un altro sussurro sul collo del vampiro. Al che, Kamui si liberò abilmente della presa dell’altro, e si portò in una posizione più elevata, sguainando i suoi artigli.
Il combattimento iniziò.
Ma un combattimento, per cosa?
L’ultima cosa che voleva fare era lottare. Battersi e ferire Fuuma.
Anche se quello non era Fuuma... forse gli assomigliava, d’aspetto. Ma no... nemmeno, erano totalmente differenti negli sguardi, nei sorrisi... nel modo di parlare. Eppure... eppure, forse lo si poteva definire coma la parte “cattiva” di Fuuma. Sì, una specie di “lato oscuro”... e dannatamente, doveva ammetterlo, intrigante.

Subaru si risvegliò dal suo stato di paralisi, quando finalmente si accorse di quello che stava accadendo davanti ai suoi occhi: Kamui che combatteva contro un umano, un umano che assomigliava a Seishiro, in maniera incredibile, ma che allo stesso tempo, era totalmente diverso da lui.
Il suo sguardo si soffermò sul corpo dell’umano dalle fattezze del fratello, accasciato contro un muro. Era in pessime condizioni.
Deciso a non intromettersi nell’incontro da Kamui e quell’altro strano umano – il fratello sembrava avere la meglio – raggiunse con un balzo il ragazzo ferito, lo prese in braccio e lo portò lontano dal combattimento. Dopo che lo ebbe posato contro un altro muro, chiese:
- Come ti senti? –
- Subaru...(3) –
Il vampiro sgranò gli occhi. Come sapeva il suo nome?
Il ragazzo tossì ancora e sputò altro sangue.
Subaru lo osservò preoccupato.
- Devi avere qualcosa di rotto... –
- No... non preoccuparti... non ho nulla di... di rotto... – ma una fitta di dolore sembrò avvertirlo del contrario.
- Non muoverti altrimenti... -
- Ma... tu... chi sei? – domandò il giovane ignorandolo. - Non sei Subaru... però, sei uguale a lui... – un altro colpo di tosse lo interruppe.
Il vampiro per lunghi attimi non seppe come rispondere a quella domanda.
Chi sei?
Chi sono.
Non lo so, non sono più nulla. Non ora.
- Sono Subaru... – disse infine. - Ma non credo di essere colui che tu conosci. –
Il giovane abbassò lo sguardo.
- Credo anche io. – disse amaro. - Ormai il Subaru...che conosco io ha... ha un occhio marrone...(4) – riuscì a concludere tra i colpi di tosse.
Un occhio marrone?
Non seppe perché, ma ebbe una pessima sensazione, tale da fargli venire i brividi. Comunque, preferì non indagare, e piuttosto, volse lo sguardo ai due combattenti.
Kamui e... l’essere che non sapeva come chiamare, si stavano scontrando ferocemente.
Era evidente chi stesse avendo la meglio.

L’umano, Fuuma, si costrinse a pensare Kamui, era una furia. Era scattante, agile, attento e non abbassava mai la guardia. E come se non bastasse sembrava in grado di volare, e riusciva ad utilizzare qualche sorta di energia che Kamui non sapeva come identificarla se non come magia.
Lui, invece, rimaneva sempre sulla difensiva, e con sguardo sempre più inorridito osservava l’umano ghignare. Quell’essere non stava combattendo, stava giocando.
Ormai ne era certo. Se quello avesse deciso di fare sul serio, sarebbe sicuramente morto.
Invece, continuava ad avvicinarsi, a ferirlo superficialmente e ad allontanarsi ancora una volta.
Kamui si sentiva un come topo in balia di una pantera.
Poi, tutto accadde velocemente.
Si ritrovò l’umano a pochi centimetri di distanza, i suoi occhi dorati fissi su di lui. Non riuscì ad allontanarsi in tempo e l’Angelo lo afferrò per un braccio tirandolo verso di sé e sbilanciandolo, mettendolo alla sua totale mercè. In un attimo, Kamui si ritrovò il braccio dolorosamente portato dietro la schiena e l’umano alle sue spalle.
Le ossa del suo braccio scricchiolarono pericolosamente.
Se Fuuma avesse voluto, avrebbe potuto spezzargli la spalla in un istante.
- Fuuma...! – farfugliò terrorizzato.
Sentì l’umano sbuffargli sul collo.
- Possibile che persino tu debba chiamarmi “Fuuma”? –
Kamui non lo ascoltò e si dimenò, tentando di ferire l’umano con la mano libera, tentando di allontanarlo, ma era troppo inferiore in quanto a forza.
- Piccolo, se ti agiti così tanto ti romperai la spalla. – disse l’ Angelo, come se il braccio non glielo stesse tenendo lui. Kamui, ignorandolo ancora una volta, continuò ad agitarsi, finché Fuuma non sbuffò e lento mosse il braccio del vampiro ancora più indietro. Le ossa si incrinarono e Kamui si lasciò sfuggire un rantolo soffocato.
Lo stava torturando.
Lo seviziava, e si divertiva.
Kamui si raggelò quando l’umano gli afferrò con mano salda il mento, immobilizzandogli la testa.
E dopo, un sussurro caldo raggiunse il suo orecchio.
- O forse... è questo ciò che desideri? –
Malizioso e crudele, mosse ulteriormente il braccio.
Kamui ansimò più forte, uno sguardo quasi supplichevole.
Dove era Subaru?
- Lascia andare mio fratello. – disse gelido Subaru, alle spalle dei due.
Più che un intimazione, sembrava un ordine.
L’Angelo non si scompose affatto, ma sbuffò spazientito.
Si voltò, senza lasciare andare Kamui.
- Ed ecco l’alter ego del nostro onmyouji(5). –
- Lascialo. –
Kamui aveva paura.
Non di Fuuma, ma del fratello.
Se si arrabbiava, era impossibile fermarlo.
E ora, era arrabbiato, anzi, veramente infuriato.
- Altrimenti cosa fai? – chiese l’umano malizioso.
Un lampo minaccioso saettò negli occhi di Subaru, che con uno slancio attaccò fulmineo Fuuma, che però si fece scudo con Kamui, totalmente immobilizzato e impotente.
Subaru non demorse, e attaccò l’uomo senza alcuna pietà, attento però a non colpire il fratello.
Negli occhi felini un fuoco ardente.
Nessuno poteva far del male al fratello, nemmeno quell’uomo... quell’uomo che sembrava Seishiro.
Gli somigliava così... tanto.
Erano identici, eppure diversi.
Sapeva che quell’uomo non era il cacciatore, ma non poteva far altro che confondere il suo aspetto, immaginandosi il suo amore. Non faceva altro che vedere Seishiro, il suo sguardo, il suo sorriso, i suoi movimenti, i suoi gesti.
Era forse un qualche tipo di magia?
- Non credi che il tuo Seishiro si arrabbierà se guardi così un altro uomo? –
La frase, giunse come un colpo al petto per il vampiro.
Quel nome, detto da quell’uomo, a quel modo, perforò i suoi timpani.
Bastò quel nome per farlo immobilizzare.
E Bastò quell’attimo di immobilità per far sì che Fuuma scaraventasse il vampiro contro un palazzo. La forza fu tale che il muro si crepò. Subaru sembrò rimanere sospeso in aria, finché non scivolò sul muro, accasciandosi al suolo e tossendo sangue.
- Nii-san!! – urlò Kamui terrorizzato. – Lasciami brutto bastard-...! – le parole gli morirono in gola quando il suo braccio fu tirato ulteriormente. Ormai, la spalla stava per spezzarsi.
L’Angelo ghignò perfido e alzando la mano libera in aria, creò una pericolosa sfera d’energia rossa. Sembrava come elettrica, delle piccole saette guizzavano verso l’esterno, producendo un strano rumore, simile allo stridulo provocato dal metallo incandescente quando viene inserito nell’acqua fredda.
Kamui era inorridito, spaventato, atterrito e completamente distrutto.
Il fratello ancora non si rialzava, lui era completamente immobilizzato; la sua spalla scricchiolava e il dolore lo stava accecando.
Tentò ancora una volta di liberarsi, provando a graffiare l’umano con i lunghi artigli.
Quello che ottenne fu solo altro dolore alla spalla e la risata divertita dell’Angelo al suo grido straziante.
- Che bella voce, Kamui. –
- Fu-Fuuma... –
- No, io sono “Kamui”. – e scagliò la sfera d’energia contro Subaru.
Il vampiro non si mosse, e la sfera lo investì.
Il muro crollò, e la polvere oscurò l’intera scena.
Kamui era rimasto immobile e impotente.
Non si era agitato, non aveva urlato.
Ancora non aveva realizzato l’accaduto.
Solo dopo, quando la polvere era tornata a terra, intravide la figura immobile del fratello.
- SUBARUU!!! –
Il suo grido rauco riecheggiò nell’aria.




TO NEXT






Come mai Fuuma sa tutto riguardo ai due vampiri?
E Subaru? sarà vivo?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo
[solamente se commenterete MUHAHAH *muore*]!!
Non fateci caso vi prego, ho sdoppiamenti di personalità.










Indice:
(1): Bene, quel Fuuma è il Fuuma di X, e come tale chiunque vede in lui la persona a lui più cara... o quello che succede (non mi è chiaro). Quindi, in quanto Seishiro persona più cara a Subaru, il vampiro vede Seishiro. per quanto riguarda Kamui, non si presentano problemi, poiché lui è innamorato di Fuuma.
(2): L’intera faccenda si baserebbe sul fatto che Kamui e Subaru non sanno nulla degli alter ego degli altri mondi. Infondo, a loro non interessano questo genere di cose. Loro sono solamente fuggiti tra i mondi, ma non si sono mai curati di stringere contatti con la gente del luogo e non hanno mai pensato di chiedere a Yuuko-san qualunque tipo di spiegazione sulla popolazione dei vari mondi. Ecco spiegato perché non sa spiegarsi l’aspetto di quei due umani.
O almeno, per me è così XD [si spiega anche il perché invece di ciò che sa Fuuma.]
(3): Ditemi se mi sbaglio, ma se non erro anche in X Kamui si rivolge a Subaru senza suffissi.
(4): La storia si svolge dopo la morte del Seishiro di X, quindi Subaru ha già il suo occhio. [Maledette CLAMP!!]
(5): O sciamano all’italiana. Come preferite =D










__________________________________________________________________________________________
Inizialmente il capitolo non si concludeva in questo modo, ma poiché sono sadica, bastarda e pigra, non volevo proseguire con la correzione e revisione del seguito, quindi ho preferito farlo finire così.
Inoltre, sto scrivendo una pseudo fanfiction su X con Kamui e Fuuma (nonostante preferisca Subaru e Seishiro, cono loro non riesco a scrivere... mi mettono troppa tristezza T_T ma prima o poi vorrei farci qualcosa da ridere ... *è pazza*) e quindi sono occupata a scrivere quella... nonostante sia una cretinata XD

PS: spero di aver reso bene la confusione dei due vampiri di fronte alle persone che loro amano. La loro sorpresa nell’incontrare quegli individui e specialmente lo sconcerto di Kamui di fronte a un Fuuma così crudele che sa tutto di lui e del fratello [e nel capitolo seguente, si capirà il perché].


Ringrazio tutti coloro che commentano, quelli che hanno aggiunto la fic tra le preferite e tra le seguite, e chiunque legge questa storia ^^
È bello condividere ciò che scrivo con qualcuno, mi fa continuare a scrivere... anche se è un semplice hobby iniziato un annetto fa, (quindi a 15 anni °A°) e anche se faccio pena per come scrivo, mi diverto.

Al prossimo capitolo!!
Ja ne ~

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** ~ Oblivion ***


Ohayo ~
Eccomi qui con un altro capitolo... e peggioro di volta in volta XDD
Ma comunque, procediamo in ordine: rispondiamo ai vostri commenti, senza i quali non continuerei questa tortura settimanale XD



@li_l: Noo, non voglio farmi odiare *mente* XD. comunque sì, Subaru è sempre e perennemente arrabbiato con se stesso. Da quando è nato quel ragazzo no fa altro che prendersela con sé.
PS: riguardo a un tuo commento su “Him” [la one-shot su X xD] volevo risponderti qui^^ [sperando possa farlo XDD].
Allora, sono molto contenta ti sia piaciuta XDD la ho scritta con il sorriso sulle labbra quella fic. E, riguardo al tuo appunto: sì, hai ragione. Subaru non è mai cambiato... il Subaru di TB è lo stesso di X... però è anche vero che in X ha un atteggiamento diverso nei confronti di Seishiro. Dopo quello che quel fetentone gli ha fatto...!
@Pikki SakuraChan: Nyaaa! Non uccidermi XD sono contentissima ti sia piaciuto, nonostante sia stata così crudele con quei due piccoletti! XDD






Ed ora, eccoci al capitolo^^
Vi avviso che siamo alle battute finali della storia, più o meno manca poco!






Capitolo 8 ~
~ Oblivion





- SUBARU!! -
Fuuma lo strinse con più forza, e rise crudele alla disperazione del povero vampiro, che infuriato si dimenava, peggiorando però la situazione.
No.
Quell’umano non era Fuuma. Fuuma era gentile, sensibile... e dolce. Era la persona che lo aveva aiutato, che aveva conquistato il suo cuore. L’uomo che lo comprendeva, con cui si sentiva bene e libero di esprimersi. Colui che lo completava. Era il cacciatore di tesori che aveva conosciuto alla Tokyo della pioggia acida, quello che dopo lo aveva raggiunto in un altro mondo per aiutare il fratello.
Era il Fuuma che aveva rischiato la vita perché non voleva vederlo ferito.
Era colui che si era accorto di amare.
Come poteva l’uomo che aveva alle spalle essere il suo Fuuma?
- Cosa... sei? Perché... perché sei uguale a... Fuuma? – riuscì a sussurrare, tra i singhiozzi. Le parole uscirono spezzate e tremolanti, quasi incomprensibili.
L’uomo però, sembrò comprenderle.
- Ma come...? – rispose l’Angelo, con tono fintamente stupito. - Viaggi per i mondi col tuo caro fratellino e non sai nulla degli abitanti dei luoghi che visiti? –
Kamui sgranò gli occhi.
Come sa tutte queste cose su di noi?
Senza alcun preavviso, l’uomo voltò l’esile corpo del vampiro, così da poterlo guardare negli occhi ametista. Ovviamente, non lasciò andare il suo braccio, sempre costretto dietro la sua schiena.
Kamui tentò di liberarsi dalla presa, spingendo contro il petto dell’uomo con la mano libera, ma non riuscì nel suo intento.
Non aveva forze, e l’uomo era troppo potente.
Sarebbe morto lì, insieme al fratello.
E non avrebbe mai detto a Fuuma quel che provava.
Le lacrime sgorgarono numerose dai suoi occhi.
Aveva perso ogni speranza.
Che sciocco.
Delle dita raggiunsero il suo volto, e bloccaono il suo mento in una ferrea presa.
Il vampiro alzò lo sguardo, e incontrò quello dorato dell’Angelo, a pochi centimetri dal suo.
Percepiva il suo respiro caldo sulle labbra.
- Lascia che ti spieghi... – ghignò questi, e annullò la distanza tra i loro volti.

***



Era da poco che aveva lasciato quel mondo dalla pioggia acida. Fuuma aveva già ripreso il suo viaggio, ed era giunto in un altro mondo, questa volta in uno che sembrava vagamente industrializzato.
Forse sarebbe finalmente riuscito a ricavare qualcosa di utile per sé, o qualcosa che avrebbe potuto rivendere.
Chi l’avrebbe sentita, altrimenti, Yuuko-san!
La metropoli nella quale era capitato era molto grande e caotica, ricca di negozi e affollatissima di gente. Scoprì che si chiamava Tokyo, proprio come la città del mondo precedente.
Che coincidenza. Anzi, forse era il tanto decantato Hitsuzen.
Vagò tra le vie della città, con occhio attento, guardandosi intorno, e scrutando tra le vetrine dei vari negozi alla ricerca di qualcosa di valore. Ma non trovò nulla di interessante.
Poiché la ricerca non aveva fruttato, ed il sole stava per tramontare, Fuuma decise di passare la notte in quel mondo. Era stanco, e se il suo istinto funzionava ancora, era sicuro che il giorno successivo avrebbe trovato qualcosa di davvero interessante.
Infatti fu così.

La mattina seguente fu svegliato da un potente frastuono, seguito da numerose grida di terrore e da una lieve scossa di terremoto.
Svegliato di soprassalto, e quindi un po’ stordito, si affacciò sulla finestra della camera d’albergo dove s’era intrufolato –ovviamente senza pagare- e non vi è dubbio che ciò che vide fu molto interessante.
Un altro Fuuma.
Mai gli era capitato di vedere un suo alter ego.
E non avrebbe mai immaginato che un altro se stesso potesse saltare così agilmente tra i grattacieli della metropoli.
Veramente interessante.
Decise di non chiamarlo, ma comunque tentò di attirare la sua attenzione.
Come?
Semplicemente lo fissò intensamente, mentre quello fuggiva via, molto probabilmente dal luogo dell’esplosione. Che l’avesse causata lui?
Non importava.
Continuò a fissarlo, finché il suo alter ego non si accorse del suo sguardo.
Lo sapeva, era proprio come lui. Se qualcuno lo osservava, riusciva a percepirlo. Poteva tranquillamente dire di possedere il “sesto senso”.
Quello si voltò, sorpreso quando si trovò davanti al suo riflesso. Poco dopo si fermò a mezz’aria, e un sorriso indecifrabile si disegnò sulle sue labbra.
Fuuma lo salutò con la mano alzata, sorridendogli serafico.
L’altro alzò un sopracciglio, e si diresse verso l’altro se stesso, quello che, affacciato alla finestra, lo salutava con una faccia da idiota.
Entrò nella camera con un fruscio delle tende. Toccò il pavimento a pochi passi di distanza dall’altro.
Lo squadrò, notando che aveva indosso solamente dei boxer. Sorrise malizioso.
- Persino meglio dello specchio. –
- Eh sì. –(1)
Una pausa.
- Chi sei? –
- Fuuma. –
L’Angelo nascose abilmente la sua sorpresa.
Squadrò nuovamente il cacciatore, che aggiunse:
- Sono un tuo alter ego. Non sono di questo mondo.
- Capisco. -
Si mosse piano, lo sguardo sempre fisso sull’altro, e si sedette sul letto sfatto. Le molle del materasso cigolarono sotto il suo peso, mentre si piegavano.
Non sembrava intenzionato ad andarsene.
Sempre più interessante.
Il cacciatore, rimasto in piedi, si voltò verso l’Angelo. Un sorriso beffardo spalmato in faccia.
- Tu chi sei? –
- “Kamui”. –
- Non Fuuma? -
- Una volta sì. – ghignò l’altro, celando qualcosa sotto quelle labbra increspate.
Fuuma lo osservo sorpreso.
Poi, senza aggiungere altro, si buttò di schiena sul letto, affondando nel morbido materasso. Le molle cigolarono ancora.
- Non vuoi sapere altro? –
- Non ne ho bisogno. –
Silenzio.
- Effettivamente mi ricordi un po’ Kamui... – cominciò Fuuma, esprimendo a parola i propri pensieri.
L’Angelo sussultò sorpreso. Si girò, e con il suo corpo sovrastò l’altro se stesso. Le mani posate ai lati del volto del cacciatore. Sul viso un’espressione indecifrabile: un misto di divertimento, di arroganza e di... possessività.
- Prego? – esordì.
- Mh... Però sei un po’ troppo aggressivo... – rispose l’altro, beffardo.
Il Drago scrutò nel cuore del cacciatore.
- Vedo che abbiamo gli stessi gusti. – aggiunse poco dopo, una punta dì malizia nella voce.
- Allora dovresti sapere anche che non amo particolarmente “stare sotto” – rise.
L’altro lo osservò ancora, immobile.
- Anche tu dovresti sapere che non sono molto gentile quando qualcuno tocca ciò che è di mia proprietà. –
- Non preoccuparti, non toccherò il tuo Kamui. –
L’Angelo continuò a fissarlo, i suoi occhi riflessi negli altri, dorati ed identici ai suoi.
Solo dopo qualche istante, si scostò permettendo al cacciatore di mettersi a sedere.
Seguì altro silenzio.
Poi, il cacciatore domandò:
- Conosci un certo Seishiro? –
- Sì, presto morirà. –
Pausa.
- E Subaru? –
- Sarà lui a porre fine alla sua vita. – rispose l’Angelo con una nota triste nella voce. - Quell’ orbo è un totale deficiente. –
- Allora è proprio destino... –(2)
L’Angelo scrutò il cacciatore, conoscendo fin troppo bene il significato, e il peso di quelle parole.
- Destino, eh... – ghignò amaro.
Ancora silenzio.
Entrambi i Fuuma erano persi nei loro pensieri.
- Sai... – iniziò il cacciatore d’un tratto. – Il Kamui e il Subaru che conosco io sono due vampiri. Viaggiano per i mondi... –
Il Drago lo osservò attento, memorizzando ogni singola sfumatura nella voce del suo alter ego.
- Se si presentano in questo mondo, non osare fargli del male, e... – lo guardò truce. – quel Kamui è mio. –
L’altro non rispose, ma sembrò ricevere il messaggio. Sembrò.
- Beh, ora che ci siamo chiariti vado a farmi una doccia. Ci si vede. – e si alzò, entrando nel bagno della camera.
Il Fuuma Drago della Terra stette seduto sul letto ancora per un po’, ripensando a quello che aveva appena appreso.
Alter ego, altri se stessi, e altri Kamui.
Interessante.
Si udiva il rumore dell’acqua che scorreva provenire dal bagno. Il cacciatore si stava sicuramente facendo la doccia. Ghignò al solo pensiero di entrare nel bagno per andare a “disturbare” l’altro se stesso, ma dopo aver calcolato che avrebbe sicuramente rischiato la pelle in una lotta per la supremazia, decise di sopprimere i suoi istinti e di andarsene.
Infondo, il suo alter ego gli aveva dato una splendida notizia. Era soddisfatto.
Gli aveva parlato di due vampiri: Kamui e Subaru, e inoltre gli aveva detto –per essere precisi glielo aveva quasi ordinato- di non fargli del male, perchè quel Kamui era suo.
Evidentemente il cacciatore non conosceva bene la personale definizione di “male” che aveva l’Angelo.
Sì alzò svogliato dal letto, si diresse alla finestra e spiccò un salto fuori, tuffandosi nel vuoto, nell’aria carica di smog della metropoli.


***



- T-Tu... hai incontrato... Fuuma...? -
- Hai sentito o no la mia storia, piccoletto? -
Certo che la aveva sentita.
E ne era rimasto tremendamente scioccato.
Non riusciva ancora a credere alla realtà degli alter ego... e tutto il resto.
Ogni mondo era abitato dalle stesse persone? Perché non se ne era accorto prima? Perché non ne sapeva nulla? Perché... Ah, ecco perché. Né lui, né il fratello, si erano mai preoccupati di parlare con gli umani del luogo, né mai avevano chiesto nulla alla Strega delle Dimensioni. Nemmeno quando gli avevano chiesto di esaudire il loro desiderio. Si erano semplicemente preoccupati di scappare e quindi non si erano interessati del resto.
Avevano sempre vissuto soli, chiusi in loro stessi, avvolti dalla loro sofferenza.
Quel dolore che si erano sempre portati dietro.
E che avrebbero sempre tenuto con loro, fino alla morte.
Sì, perché Kamui sarebbe sicuramente morto lì, tra le braccia di quel sadico.
Ormai, aveva smesso di resistere, e si era completamente lasciato andare.
Quello lo aveva sbattuto qua e là, contro i palazzi diroccati, contro i massi. Lo aveva graffiato, gli aveva scagliato contro sfere luminose e sicuramente gli aveva rotto qualche osso.
Tutto questo mentre gli narrava il suo incontro con Fuuma.
Ora Kamui giaceva a terra, tremante e privo di forze. A pochi passi di distanza da lui vi era l’altro Kamui, accasciato contro un muro e impossibilitato a muoversi a causa delle ferite.
- Che fai... non ti rialzi? – domandò Fuuma, crudele più che mai. - Uff, pensavo saresti durato un po’ di più. – aggiunse deluso.
Cominciò ad avanzare, con passo lento e misurato verso il vampiro a terra.
Un passo, un altro ancora.
Tap, tap, tap.
Ed era giunto accanto al corpo.
Ghignò.
Fece per chinarsi per farlo rialzare, quando d’improvviso si immobilizzò.
Kamui lo osservò terrorizzato, il volto una maschera di dolore e di sangue rappreso.
Mi ucciderà... ora?
- Questi Draghi del Cielo sono una vera seccatura. – esordì l’Angelo all’improvviso. – Vengono sempre ad interrompermi. Peccato, non potremo più giocare. – e fulminò il vampiro con lo sguardo. - Ci si vede. -
Detto ciò si voltò, e si diresse verso l’altro Kamui, che impotente lo osservò avanzare.
- Tu cucciolo vieni con me, abbiamo tutta la notte per divertirci. – gli sorrise perfido Fuuma, appena lo raggiunse.
Il giovane alzò lo sguardo terrorizzato a quell’affermazione, le parole che si rifiutavano di uscire dalla sua bocca. Senza poter reagire fu preso in braccio e portato via, nei suoi occhi una grande sofferenza e tanta paura.
Il vampiro non poté far nulla per fermare quel demonio, i sensi lo stavano abbandonando.
Che stesse morendo?
Con le sue ultime forze riuscì ad alzare la testa e a scorgere il corpo del fratello tra delle macerie poco distanti. Era tutto ricoperto di sangue.
Subaru...
Le lacrime solcarono le sue guance.
Lo avrebbe presto raggiunto... dove non lo sapeva. Ma ne era comunque certo.
Le palpebre ormai troppo pesanti si chiusero inesorabilmente.
Fu solo l’oblio.
Ma nell’oblio, gli sembrò di udire una voce lontana, molto lontana. Non riusciva a capire di chi fosse, ma era sicuro che stesse urlando, urlando il suo nome.

***



Era incavolato nero. Quel deficiente era riuscito a rovinare quello splendido momento tra lui e quello stupendo angelo che era la sua dolcissima e leggiadra Himawari.
E come se non bastasse ora lo stava anche pedinando.
- La smetti di seguirmi?? – urlò, camminando con grandi falcate.
- Non ti sto seguendo. –
La solita voce calma e impassibile di sempre.
Si voltò.
Lo stesso volto apatico e inespressivo di sempre. Quanto odiava quell’arciere.
- E allora sai spiegarmi perché mi stai così appiccicato?! -
E quello si tappa un orecchio, come sempre.
- Sei rumoroso. -
Watanuki urlò ancora, più esasperato di prima.
- Non devi andare al TEMPIO?! -
- No. Yuuko-san mi ha espressamente chiesto di proteggerti dagli spiriti. -
Dannata Yuuko-san!
E maledettissimi spiriti!
Se non ci fosse Duomeki, Watanuki sarebbe stato già assalito da centinaia di spiritelli desiderosi di divorarselo. Possibile che proprio Doumeki fosse quello con maggior potere spirituale nella zona? Proprio lui doveva proteggerlo?
Riprese a camminare, sempre veloce e sempre più infuriato. L’altro lo seguiva poco dietro, silenzioso.
Il resto della camminata sembrò interminabile.
Non aveva mai desiderato così tanto in vita sua di arrivare il prima possibile al negozio di quella stregaccia alcolista, quale sua datrice di lavoro.
- Beh, ciao. – disse secco sulla soglia del negozio; negozio totalmente invisibile agli occhi di Domeki. Lui non desiderava nulla.(3)
- Portami il bento anche domani. – non era una richiesta, ma un ordine.
Watanuki, ancora più arrabbiato, si voltò e senza una parola attraversò la barriera invisibile, scomparendo agli occhi dell’arciere che rimase qualche istante a contemplare il vuoto rimasto dalla sparizione della figura di Watanuki. Poi si allontanò flemmatico, diretto al tempio.
Watanuki, invece, era entrato nell’ abitazione.
Era assolutamente inconcepibile che lui e Doumeki potessero andare d’accordo, non importava cosa dicesse Yuuko-san. Auto-convincendosi di ciò, si tolse le scarpe all’uscio e salutò entrando.
- Yuko-san sono arrivato! -
- Presto Watanuki – sentì la voce di Yuuko preoccupata. - Prendi delle fasciature e dell’acqua e vieni qui. Corri! -
Rimase un attimo fermo.
Yuuko-san stava urlando, ed era inquieta.
Era mai accaduto?
Allarmato, si affrettò a prendere i medicamenti richiesti e l’acqua, e in tutta fretta raggiunse la donna, chiedendosi cosa fosse accaduto.
Questa era piegata in avanti, verso due corpi dai vestiti logori ed insanguinati. Accanto a lei c’era Mokona che si agitava e saltellava lì attorno preoccupata.
Watanuki si affrettò a porgere i medicamenti, e con la donna fasciò i ragazzi a terra, spogliandoli delle vesti stracciate e pulendogli le ferite.
Il giovane era angosciato: non sapeva chi fossero quei due poveretti, e la faccia di Yuuko-san non prometteva nulla di buono. Ma poi, quei due erano vivi?
Non li vedeva respirare...
Mentre si adoperava a fasciare la spalla di uno dei ragazzi –e lui sapeva a malapena come si facesse, ma Yuuko-san gli aveva detto di non preoccuparsi- tentò di chiedere spiegazioni alla donna: come fossero finiti quei due lì, chi erano e chi li aveva ridotti così, e perché.
Ma la donna non rispose.
Poco dopo sopraggiunsero anche le due ragazzine, Maru e Moro, che li aiutarono a finire i medicamenti.
Quando i due furono adagiati dentro due caldi futon, Yuuko-san disse rivolta a Watanuki:
- Non preoccuparti, ce la faranno. -
Solo dopo scoprì che i due ragazzi erano due vampiri.






TO NEXT










(1): Vi prego perdonatemi! La mia indole da maniaca si mostra in queste piccole cose...! XD
(2): Si capirà il perché di questa affermazione =D ovviamente riguarda il nostro vampirello e il Seishiro cacciatore.
(3): Non me lo sono sognata questo fatto, vero...?












_______________________________________________________________________________________________________________
Beh, direi che questo capitolo è concluso! *delira*
È stato orribile, non mi andava di scriverlo ma mi sono costretta davanti al pc u_ù e forse è per questo che è venuto così male XDD spero solo di aver reso decentemente lo stato di abbandono di Kamui e_e

PS: nel pezzo del racconto ho appositamente usato uno stile "scarno", se così si può chiamare l'ammasso di parole.


Come sempre, vi prego di commentare!
Così vado avanti con la storia :P



Bye bye ~



Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=330735