Send a letter in the wind

di Angel of Opera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue- The sun looks down ***
Capitolo 2: *** Will you join in our crusade? ***
Capitolo 3: *** Revolting child in revolting times ***
Capitolo 4: *** If things go right, we'll frame it ***
Capitolo 5: *** Of all the place I ever been, there's only one to fill my dreams ***
Capitolo 6: *** Someone forgot the toothbrush at my house ***
Capitolo 7: *** Oh father, you never loved me ***
Capitolo 8: *** The cry of 14 martyrs filled the Free Derry air ***
Capitolo 9: *** I'm wrong in the right way ***



Capitolo 1
*** Prologue- The sun looks down ***


The sun looks down upon our past


Un'altra alba sta sorgendo lentamente sul mondo. I pallidi raggi di un sole lontano illuminano le strade delle città del pianeta Terra, scoprendo i resti della notte passata.
Chi torna a casa stanco, dopo aver speso le ore di buio a progettare una fuga dalla prigionia, chi è stato arrestato per aver lottato, chi sta per vivere una nuova giornata di soprusi e chi invece è stato ucciso, il corpo abbandonato in un vicolo lurido nella periferia della città.
Tutto questo soprattutto in due Paesi del mondo occidentale. L'Oceano e 1279 chilometri a dividerli, una storia completamente diversa l'una dall'altra. La luce arriva loro con un'ora di distanza e i loro abitanti la chiamano con due nomi diversi. ''Eguzki'' i primi, ''ghrian'' i secondi.
Eppure non potrebbero essere più simili: oppressi entrambi da una potenza percepita straniera, costretti a subire le violenze dei militari inglesi e spagnoli.
Né l'Irlanda del Nord né il Paese Basco ne possono più.
Vivere in un clima del genere è inconcepibile, sopravvivere ormai difficile.
Nessuno vuole più dipendere da due monarchie imperialiste che niente avevano fatto per garantire loro una maggiore indipendenza.
Gli Irlandesi ci avevano anche provato, lo Sìnn Fein era attivo dall'inizio del secolo per avere un'isola riunita sotto il nome di Repubblica d'Irlanda. C'era stato il Trattato, che aveva liberato gran parte del Paese Verde, ma il Nord era rimasto schiavo britannico e i cattolici erano quelli che maggiormente venivano maltrattati.
In questo contesto era accaduta la Bloody Sunday di cui parla l'omonima canzone degli U2: i paracadutisti militari della Regina avevano pensato bene, il 30 gennaio 1972, di lanciarsi su un corteo pacifico e di aprire il fuoco, uccidendo tredici persone tra la folla.
Un evento che, insieme allo stupro della madre da parte di un altro militare inglese, aveva traumatizzato il piccolo Mìcheàl, il quale all'epoca aveva solo nove anni.
A niente era servito il trasferimento da quella città insanguinata a Whitehead, vicino Belfast, Mick continuava a svegliarsi almeno una volta a notte, disturbato dal fischio dei proiettili che gli pareva di sentire vicino al suo orecchio e a quelli dei suoi fratelli maggiori. Uno lo aveva anche colpito di striscio, tra il collo e la scapola, lasciando una cicatrice non troppo profonda ma che il tempo non aveva guarito.
A diciotto anni si era unito al Provisional Irish Republican Army, l'esercito terroristico che effettuava i maggiori attacchi in tutto il Paese.
Era il 1979, l'anno dell'attentato al cugino della regina, e Mìchàel si trovava a Mullaghmore quel giorno. Non si può certo dire che fosse lì per godersi la vista sull'Oceano, tuttavia sarebbe errato affermare che la mano coperta di esplosivo fosse la sua.
Assistette semplicemente, senza battere ciglio quando si udì il boato della detonazione e senza mostrarsi troppo sorpreso dall'accaduto.
Era un astro nascente nell'organizzazione e adesso ricopriva il ruolo di corrispondente con i Baschi.
Tra loro, un altro che acquistava importanza era Eguzki Bollar-Bidaurrotzaga.
Fare un paragone con il sole, in questo caso, viene alla perfezione: come si può evincere dalle righe precedenti, Eguzki è il nome in basco della nostra stella.
La sua vita non era sempre stata luminosa (l'assenza di un padre in arresto ne era la prova), ma se c'era una cosa che condivideva con il Sole era proprio la capacità di tramontare e poi risorgere.
Mai si era arreso e mai lo avrebbe fatto, anche se la causa basca si stava prospettando più complicata di quella nordirlandese.
In primo luogo, i baschi erano stati sotto il giogo della dominazione da novecento anni, duecento in più rispetto agli alleati in Hibernia, come l'avevano chiamata i Romani. La strada per l'indipendenza era ancora lunga.
Non era esistito nessuno Sìnn Fein, nessuno che avesse osato prendere a cuore la causa senza venir ucciso.

Franco era stato brutale. Aveva represso ogni tentativo di rivolta e chiunque osasse provare ad alzare la testa.
Suo padre era stato tra gli arrestati. L'anno in cui Eguzki era venuto alla luce, era nato anche l'ETA, un movimento di studenti per l'indipendenza del Paese Basco e Navarra.

Xaime Bollar-Neyra era stato arrestato nel 1976, dopo l'attentato al braccio destro del dittatore, Luìs Carrero-Blanco.
Colpirlo con cento chili di tritolo non poteva non avere che una grande risonanza. Eguzki aveva diciassette anni ed era nell'organizzazione da due.
Dopo che il padre venne mandato in Extremadura, a Mérida, dall'altra parte della Spagna, aveva preso il suo posto con il fratello e c'era la loro mente dietro una delle esplosioni a Madrid, tre anni più tardi.
La repressione franchista aveva provocato un fuoco d'artificio pronto a mostrare al mondo la sua potenza.
Un fuoco d'artificio, però, si esaurisce in fretta; erano quattro anni che mancavano attacchi diretti.
Questo clima di tranquillità non sarebbe potuto durare a lungo.
ETA e PIRA avevano infatti una collaborazione diretta, comprendente scambi di armi, idee e uomini.
Proprio di uomini voglio parlare, queste piccole formiche in grado di sovvertire l'ordine di un intero pianeta.
Narrerò di Mìchèal e di Eguzki, trascrivendo le loro lettere più importanti, ma sappiate che non furono i soli ad avere un rapporto epistolare tra i membri delle due organizzazioni. Il loro è solo in qualche modo particolare, in un mondo che altro non vuole se non libertà.
Oggi, sempre, come ieri.

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Ciao lettori!
Volevo innanzitutto dire che questa storia è dedicata alla Panda del mio cuore, visto che i due personaggi sono basati su Michael Collins ed Harry Boland in una possibile '80s!AU.
Sì, Panda, questa era la nostra Azkatasuna. Spero di riuscire a non deluderti <3 <3

Ci tenevo a dire che il resto dei capitoli sarà una raccolta di lettere, ad eccezione di un piccolo intermezzo nei multipli di cinque (sei, secondo il calcolo di EFP), ma non anticipo niente. Spero di riuscire a pubblicarne uno ogni due settimane, ma non sono molto puntuale- mi scuso già- e potrei non seguire questa ''regola''.

Se qualcuno aveva letto Two Tulips in a Glass of Whiskey potrebbe averlo capito, ho un debole per i titoli presi dai versi delle canzoni. Quello generale viene da ''Lullaby'', di Sia, a cui ho dovuto cambiare una parola; il secondo viene da ''The stars look down'', da Billy Elliot. Anche qui ho dovuto cambiare una parola per adattarla al contesto.

Che dire, spero che vi abbia interessati e che vogliate leggere il continuo!

Amerò chiunque voglia metterla tra le preferitericordateseguite o chi lascerà un commento!

A presto,

- Angel



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Capitolo 2
*** Will you join in our crusade? ***


Will you join in our crusade?



8 agosto 1984



A ''Handikotea'' edo ''Morroska''
(The Big Fellah).

Sono Askatusaren Mamua, faccio parte dell'organizzazione che si batte per la libertà del Paese Basco.
Fonti certe mi hanno assicurato che non tradirai la fiducia che ha l'ETA nei confronti del Provisional Irish Republican Army, tuttavia, nel caso qualcuno intercettasse questa missiva, non posso darti ulteriori dati sulla mia identità.

Abbiamo bisogno del vostro aiuto. Da soli non otterremo mai niente.
Da cinque anni ormai non colpiamo più, dando l'impressione di esserci assopiti. Non è affatto così, abbiamo tanti progetti per la testa, solo che non riusciamo a realizzarli. Arrestarono il nostro comandante Lùa Xeo dopo gli attentati del 1976, e da allora l'ultimo attacco è stato quello di Madrid, nel '79.
Vorremo tornare l'anno prossimo, ma con voi. Abbiamo cause comuni, non è vero? Noi la chiamiamo Azkatasuna, voi Cercia(perdonami, conosco solo la pronuncia). Credo fortemente che dovremmo essere amici e aiutarci come tali.

Entrambi abbiamo fatto saltare in aria persone vicine a chi ci ha tenuto la testa bassa, entrambi abbiamo cercato di rialzarci.
Nello stesso anno abbiamo colpito, voi il cugino della regina, noi il centro della penisola.

Non ne vado particolarmente fiero, non di aver sacrificato quelle vite innocenti, non di averle tranciate solo perché spagnole, ma andava fatto.

È quello che mi ripeto ogni notte, quando premo la faccia contro il cuscino pregando di non sentire di nuovo quelle urla strazianti. Ero nel Real Jardin Botànico, quel giorno, appena fuori da Atocha.
Ho visto
migliaia di persone fuggire dal fumo e dalle fiamme, le ho viste scappare da quell'inferno in terra.
Sono scappato con loro.
Lontano, via da tutto quello. Mi sono sentito come se avessi ferito quelle centinaia di persone singolarmente,
come se avessi sparato a quei cinque morti.
Con il tempo ho imparato a vivere con la consapevolezza che essere un terrorista e lottare per la libertà
significa anche convivere giornalmente con la coscienza sporca e con la consapevolezza di essere considerato un mostro.
Tutto questo, in nome della Libertà.
Una sorta di vendetta per tutto quello che ha fatto Franco al mio popolo, negli anni della dittatura.
Scomparvero tanti tra le nostre fila. Padri, fratelli, amici, leaders.
Di alcuni furono ritrovati solo i cadaveri, di altri nemmeno quelli.

Ci volle tempo per riformare un esercito, ma fortunatamente tanti tra i figli degli scomparsi si unirono alla nostra causa. Sono giovanissimi, non tanti hanno tenuto un'arma in mano e nessuno di loro sa cosa significhi realmente combattere. Spero che possiate aiutarci anche nel loro addestramento, sono giovani e ingenui. Non so quanti di loro abbiano raggiunto i vent'anni, ma non devono essere tantissimi.

Spero dunque in una risposta positiva da parte vostra, fratelli. Dovremmo aiutarci in tutto come se fosse il sangue ad unirci, dovremmo essere in pace tra di noi ed in guerra con i nostri governi che niente ci lasciano se non ulteriori sbarre per la nostra gabbia di oppressione e violenza, gabbia che dobbiamo aprire in tutti i modi, sia con il dialogo e i compromessi che con l'esplosivo e
cercando di allargare queste sbarre per provare a scappare dalla prigionia.
Possiamo contare su di voi, in questa fuga?


Per la libertà,

-Askatusaren Mamua.


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*Fantasma della Libertà


** Saoirse (Libertà)


Ciao lettori!

Sono riuscita a rispettare la scadenza, so proud of me ^-^

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che sia stato possibile capire qualcosa in più su Eguzki, anche se al momento è ancora molto abbottonato.

Che dire, alla prossima!


- Angel


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Capitolo 3
*** Revolting child in revolting times ***


Revolting child living in

revolting times


1 0tt0bre 1984

Ehi, Askatusaren Mamua!
Se stavi cercando The Big Fellah, beh, mi hai trovato.
Stai tranquillo, non ti farò mangiare né da quei figli di buona donna inglesi, né d
ai bastardi spagnoli. Se dovessi portar loro questa lettera sarei il primo a pagarne le conseguenze. Non voglio finire in prigione, sono posti oscuri e ultimamente stanno morendo tante persone.
Tutta colpa della Thatcher.
Noi del PIRA stiamo progettando di far saltare in aria quel suo culone flaccido da prima che morisse Bobby Sands. L'ha ucciso lei, lasciando che perpetuasse lo sciopero della fame che portava avanti da giorni. Era così giovane, non meritava di morire.
Non ha mangiato per 66 giorni, ti rendi conto? Una follia. Fosse stato solo lui... No, ne sono morti altri nove, di cui sei dei nostri. Non ho parole, solo parolacce.
Comunque sia, ti scrivo per dirti che il mio gruppo vi da la sua completa disponibilità. Potreste chiedere aiuto anche domani e noi saremmo pronti a mandare uomini e armi.
No, va bene, forse domani no. Ci serve qualcuno che coordini e agisca al congresso di questo mese, quello di Brighton. Pensi che sentirò le sue urla? Credo che sarò lì ad assistere, per aiutare a dirigere gli uomini. Non è il primo attentato per me, ero presente quando Luis Mountbatten è saltato in aria, ma la bomba era posizionata sulla sua barca e io non ero proprio vicinissimo al molo, ecco.
Ricordo solo com'è essere tra le vittime, ma non te parlerò
adesso. Comincerei a piangere come una checca e, sinceramente, mi ritengo abbastanza virile. Direi decisamente che non sono ricordi piacevoli.
Te ne racconterò più avanti, forse. Ora devo andare, ho delle bollette arretrate da pagare e già che ci sono imbuco anche la tua lettera. Cosa vuoi che ti dica? I soldi non sono mai abbastanza per un povero cristiano nord irlandese.


A presto, spero!

                                                                -Mìchèal Ò Coileàin

P.S. Ti prego, chiamami Mick. Meglio di tutti i soprannomi possibili e immaginabili. Solo Mick. Tanto, di persone con il mio stesso nome ce ne sono tante (sì, anche il famoso patriota).

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Capitolo 4
*** If things go right, we'll frame it ***


             If things go right, we'll frame it





                                                                            20 dicembre 1984

Ciao Mick,
È già il caso di salutarci con un ciao, come vecchi amici? Spero non ti dia fastidio...
Ti scrivo per chiederti dell'attentato alla Thathcer. Ho sentito che non figurava tra i morti. Me ne dispiace molto e, se non oso troppo, volevo sapere cos'è andato storto. Sai, per potervi dare una mano.
A proposito di collaborazioni,
Pakito ha detto di farvi sapere che a settembre dell'anno che deve venire torneremo più forti di prima. Abbiamo in mente un nuovo attentato nel cuore pulsante della Spagna. Madrid tremerà di nuovo.
E io con lei. Sarò lì, tra la folla urlante. Una recluta premerà il bottone collegato con il detonatore e sarà di nuovo l'inferno in terra. Non voglio che succeda, ma è necessario.
Lo so, lo so, mi starai prendendo per debole in questo momento. Non ce la faccio, Mick. Non se vengono colpiti dei bambini, non se vengono colpiti dei giovani. Non puoi sapere, magari quel corpo martoriato apparteneva al politico che ti avrebbe concesso la tanta agognata libertà e invece giace lì a terra per colpa di quel partito che appoggiava, ma segretamente.
È complicato, ma penso che tu possa capire, esattamente come ha fatto Pakito. Sì, ne ho parlato con lui, ma ha detto che è assolutamente normale quando sei al tuo primo omicidio.
È un uomo comprensivo, mi ha cresciuto lui nell'organizzazione. Era molto amico di mio padre, dice che glielo deve e, cosa più importante, sa che può fidarsi di me e dei miei fratelli (anche se mia sorella Naroa non abbia apertamente aderito al partito).
Ritornando a noi, stavo pensando a una cosa. Pensi che un nostro incontro possa essere utile?
Potremmo parlare di strategia militare e, nei ritagli di tempo, guardarci in giro per la città in cui siamo.
Se per te non è un problema, verrei in Irlanda.
Da quel che ho capito, non te la passi troppo bene economicamente e potresti in questo modo risparmiare sul costo del biglietto aereo. Nel caso tu non potessi ospitarmi, saresti disposto a prenotare una stanza in un hotel di fiducia? Non vorrei mai fare la scelta sbagliata e ritrovarmi poi circondato da militari pronti a rimandarmi in Spagna con le catene ai polsi.
Riguardo al periodo, dovrei avere qualche giorno di ferie a Febbraio. Lavoro allo stadio, quella settimana l'Athletic gioca in trasferta a Elche, nella zone di Valencia. Meno lavoro per me, dunque!
Spero che anche quest'anno possano vincere, come i due precedenti.
Non so se tu possa immaginare le celebrazioni di due anni fa, sono state spettacolari! Decine e decine di barche che risalivano la Rìa, noi tifosi che cantavamo l'inno in basco, tutti così uniti e così forti... È questo che mi fa andare avanti e credere nell'Eta, anche se ti ho già parlato di quanto mi senta in colpa ad uccidere tutti quegli innocenti. L'unità del popolo va ben oltre il sacrificio di una manciata di vite.
Tornando a noi, spero che tu possa darmi qualche risposta in tempi relativamente brevi, di modo che possa organizzarmi con il volo e le valigie. Ho sempre desiderato visitare l'Irlanda, e motivazioni di questo tipo mi riempiono di entusiasmo per il viaggio!
Bene, credo di aver parlato abbastanza. Spero di vederti presto!

- In fede,



Askatusaren Mamua

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Capitolo 5
*** Of all the place I ever been, there's only one to fill my dreams ***


   Of all the place I've been, there's only one to fill              my   dreams

Ciao Askatusaren Mamua,
Non credo sia troppo presto per usare il ciao, alla fine basta scriverci.
Andrò direttamente al sodo: l'idea d'incontrarci è assolutamente geniale!
Penso che febbraio vada bene come periodo, se riesci a sopportare bene il freddo. È un clima un po' imprevedibile, quello irlandese. Rispetto alla Spagna, ti sembrerà la Groenlandia!
A proposito, casa mia ti da il benvenuto! È piccolina, ma posso dormire sul divano, gli ospiti vanno trattati con riguardo. Ti cederò il letto singolo. Dormirci in due sarebbe impossibile, già devo fare le contorsioni quando porto a casa qualche tipa...
Hai la ragazza, Askatusaren? No, aspetta, non dirmelo. Non sono affari miei, al momento. Forse potremmo parlarne più avanti? Dal vivo, davanti ad una pinta di Guinness. Ah, Askatusaren, non vedo l'ora d'incontrarti!
Vedrai, Belfast ti piacerà. Scommetto adorerai i murales, sono una delle parti più belle della città (ma solo quelli contro la corona, quelli dei monarchici fanno veramente schifo.)
Ti farò fare un giro per i parchi, nel tempo libero, anche se le temperature non saranno esattamente quelle adatte per sdraiarsi sull'erba a prendere il sole. Immagino che a te non serva, comunque.
Sai Askatusaren? T'immagino abbronzatissimo, con i capelli scuri raccolti in un codino corto e un pizzetto sottile sul mento. Molto artistico. Sì, per me hai uno stile molto personale e non segui troppo la moda, te ne vai in giro con il tuo basco in testa anche se è agosto e si muore di caldo. Scommetto che te lo porti anche sulla spiaggia, tanto ci andrai spesso. Bilbao non è sul mare?
Belfast lo è, e così il posto in cui abito io. Già, non abito nella capitale, ma vicino.
Cionn Bàn (o Whitehead, secondo la scrittura inglese) è proprio un posticino carino. Le case sulla costa e nel centro sono di colori vivaci e ci vivono ancora tanti pescatori. Stranamente sono quasi tutti cattolici. Sai, qua se non sei protestante e britannico devi vivere in una topaia senza poterti addormentare per uccidere gli scarafaggi o cacciare i topi. Fortunatamente casa mia non è così poco abitabile, ma poco ci manca. Spero che tu ti possa trovare comunque a tuo agio...
Beh, vedremo. Verrò a prenderti in aeroporto con un amico, un lontano parente di De Valera. Lo conosci, vero? È stato il presidente della repubblica fino al 197
3, due anni prima della morte. Non so perché, ma non mi sono mai fidato completamente di lui.
Il mio amico invece è simpatico (quando vuole) e ha una macchina.
Sono due dei requisiti fondamentali per essere una bella persona, ricordatelo!
Bene, credo di aver esagerato. Ti lascio, mi sono dilungato troppo. A presto, quindi!

Tuo,

                                              
                                                                Miceal Ò Coilean

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Capitolo 6
*** Someone forgot the toothbrush at my house ***


Someone forgot the tootbrush at my house



I passi dei viaggiatori sul pavimento. Il ronzio dei nastri trasportatori. Il vociare confuso dei turisti appena arrivati.
Quante persone passano per un aeroporto in tre ore? Centinaia, forse un migliaio.
Eguzki aveva provato a contarle per far passare il tempo, mentre aspettava che Mìceàl venisse a prenderlo, ma nessuno sembrava curarsi di lui. Almeno non sarebbe stato arrestato, la polizia non si sarebbe fatta scappare un terrorista in modo così clamoroso, a meno di non essere in uno di quei film comici che ogni tanto passano in televisione.
In tutto quel tempo da solo, Eguzki aveva fatto in tempo a farsi cambiare le poche pesetas portate da casa e a comprare una bottiglietta d'acqua, vietatissima a bordo.
Ora giaceva, vuota, sopra il suo borsone. Aveva lasciato tutto a terra e si era seduto, non tanto per il peso (anzi, il suo unico bagaglio era quasi vuoto) quanto per la stanchezza. Si era anche tolto quasi subito il cappotto, intuendo di dover aspettare a lungo. Solo quando passava davanti alle porte scorrevoli e il clima gli ricordava di essere in Irlanda si pentiva della sua scelta. Non era successo molte volte fortunatamente,
ed era stato sempre lui ad attivare il sensore che ne determinava l'apertura. Tranne una volta, quando erano entrati due ragazzi. Stavano parlando in modo concitato tra loro e Eguzki era riuscito a cogliere solo stralci della conversazione fino a che uno dei due non aveva alzato la voce.
« Certo sei proprio un coglione, Éibhear! Hai una macchina e non fai mai benzina! La prossima volta giuro che chiedo a tua madre di accompagnarmi! » sbottò il più alto dei due. Pareva davvero infervorato e continuava a passarsi una mano sulla barba con fare nervoso. L'altro (quello che doveva chiamarsi Éibhear), invece, gli mandava occhiatacce di tanto in tanto, come se non meritasse quella sgridata. Portava degli occhiali dalla montatura spessa che gli scivolavano sul naso quando guardava in basso, ma non li sistemava per non tirare fuori le mani dalle tasche.
« Invece di preoccuparti della Vecchia
Éire dovresti ingegnarti per trovare il tuo corrispondente. Hai almeno una descrizione sommaria? » ribatté, per sviare l'argomento. A quanto pare, il ragazzo barbuto era stato messo in difficoltà, perché cominciò a balbettare.
« Io... Ecco... Oh, insomma Éibh! È ispanico! Sai come sono gli ispanici! Carnagione olivastra, mori, occhi scuri... »
Mentre parlava, gli occhi del ragazzo vagavano per l'entrata dell'aeroporto. C'erano almeno una decina di persone che rispondevano alla descrizione che aveva appena fatto e piombare da una di loro a caso chiedendo se fossero terroristi pareva azzardato anche a uno come lui.
« Bene, a mali estremi... » Mormorò, portando le mani a coppetta davanti alla bocca.

« Quante... Cose ha vinto il Bilbao negli ultimi due anni? » Gridò subito dopo.
Silenzio. Tutti gli occhi dei presenti puntati su di lui. Le gote cominciavano ad arrossare.
Eguzki aveva osservato divertito tutta la scena,
incuriosito dallo strano comportamento dei due ragazzi che avrebbero potuto essere suoi coetanei.
Si era chiesto più e più volte che aspetto potesse avere quel Mick con cui aveva scritto e guardava tutti i ragazzi come se potesse riconoscerlo senza aver avuto una sua descrizione.
In qualche modo gli sembrava di averlo incontrato in passato, forse solo un sogno lontano...
Sospettava che fosse uno dei due, e la domanda sulla sua squadra preferita aveva fugato ogni dubbio.
Eguzki raccolse la sua roba in fretta e s'infilò il piumino mentre si dirigeva verso la strana coppia, un sorriso ad illuminargli il volto.
« Dos Copas del Rey. Chi di voi due è Mìceàl? » domandò pacatamente, anche se dai suoi occhi traspariva una certa felicità.
« Sono io! Quindi tu sei Azkatusaren? Devo dire che t'immaginavo diverso... » Mìceàl avrebbe fatto volentieri un paio di salti mortali al contrario anche se il ragazzo che aveva davanti non rispondeva per niente all'identikit che si era preparato. Mai e poi mai avrebbe associato una carnagione color del latte, dei capelli color del sole e delle delicate labbra rosee a un abitante della penisola iberica. Tutto ciò però non smorzava la voglia di abbracciarlo e Mick non sapeva proprio spiegarsela, ma ci mise poco tempo a convincersi che probabilmente aveva bevuto troppo caffè, quella mattina.
« Sono io, ma il mio nome è Eguzki. Non mi fidavo a scriverlo in una lettera. »

« Egcosa? »
La faccia di Mìcèal sarebbe stata da incorniciare. Sembrava che un punto interrogativo gli si fosse posato sul viso ed Eguzki non riuscì a trattenere una risata divertita. A quanto pare, il basco non era così facile per un irlandese.
« Eguzki. Significa... Sole. »

« Oh, capisco. Beh, perlomeno mi sembra azzeccato, come nome. Insomma, immagino che se dovessi ritrarre il sole come una persona... Potrebbe assomigliarti, ecco. »
Era un tentativo di flirt? Nemmeno Mick lo sapeva. Eguzki non ci sperava. Perché mai un maschio, presumibilmente eterosessuale (se solo avesse saputo della cotta che un Mìcèal quindicenne aveva avuto per uno dei suoi amici, quando era ancora a Derry...) avrebbe dovuto provarci con lui? Certo, qualche volta gli era capitato di sentirsi dire che sembrava uscito da una di quelle riviste non tanto caste che si trovano nei negozi vietati ai minorenni, ma Eguzki non ci aveva mai creduto veramente.
Da parte sua, nemmeno Mick era avvezzo ai complimenti, soprattutto a farli.
Éibhear aveva tastato la cappa d'imbarazzo che era scesa come una nebbia fitta intorno agli altri due, così decise di fenderla. A modo suo, ovviamente.
« Sentite, vorrei evitare che vi metteste a scopare in pubblico e devo dire che comincio ad avere fame, cerchiamo un locale così almeno potrete usufruire dei bagni. »
E fu così che, dopo un viaggio di una decina abbondante di minuti in cui Mick si era lamentato perché non voleva che la gente gli desse del finocchio, i tre si ritrovarono attorno ad un tavolino in un McDonald's della stazione ferroviaria di Belfast. Eguzki aveva capito subito che quel ristorante non faceva per lui: infatti, il basco era vegetariano, di conseguenza la sua cena consisteva in una porzione grande di patatine e un bicchiere di té freddo. Quando Mìcèal notò ciò che conteneva il suo vassoio si era notevolmente stupito, ma non aveva fatto domande finché tutti e tre non si erano seduti e, alla conseguente risposta di Eguzki, rischiò di sputare tutta la sua Coca Cola. Come poteva un uomo vivere di soli vegetali? Da cosa prendeva tutti i nutrienti necessari per essere sano e forte? Un mistero per Mick, ma decise che si sarebbe fermato a comprare dei biscotti da qualche parte a Whitehead, se qualcuno glieli avesse venduti. Essere un cristiano senza lavoro, soprattutto in un piccolo paese, non andava d'accordo con l'avere vita semplice. Era già un miracolo se riusciva a mangiare, i beni di prima necessità gli venivano passati in parte dai due fratelli su quattro che erano riusciti a trovare un impiego e il resto lo rubacchiava, ogni tanto. Ormai era diventato un esperto taccheggiatore, soprattutto nei piccoli esercizi gestiti da protestanti. Se solo fosse stato ancora a Derry... Lì aveva tutti gli amici, i vicini di casa sempre disposti a dargli una mano. Raccontò di loro a Eguzki, di quando il più grande dei due fratelli O'Flaherty, Rohan, aveva saltato la scuola ed era rimasto a fargli da babysitter perché aveva la febbre, di quando condivideva i biscotti con Fearghus che andava a scuola con lui e di quando, durante la Bloody Sunday, aveva riconosciuto il corpo di Rohan tra le vittime, mentre i proiettili ancora fischiavano vicini al suo viso.
No, un attimo, non gli raccontò quest'ultima parte. Non per intero almeno, non gli piaceva troppo scoprire il suo lato sensibile. Che impressione avrebbe fatto? Mick era uomo e gli uomini non piangono, lo sapeva benissimo. Gliel'aveva insegnato suo padre, quando si sbucciava un ginocchio per le cadute sull'asfalto; eppure lo stesso genitore aveva pianto, almeno una volta nella vita, Mìceàl l'aveva visto! Era successo alla morte della madre, uccisa dai militari dopo essere stata stuprata. Se solo non si fosse nascosto sotto il proprio letto, probabilmente non l'avrebbe mai potuto raccontare. Ancora si tormentava, l'idea di non essere riuscito a salvare sua madre era un tarlo che lo rogorava da dentro, ma all'epoca aveva solo nove anni. Cosa poteva un bambino contro la violenza del mondo degli adulti? A nove anni il mondo ha ancora le sfumature dell'innocenza, il colore delicato dei sogni e l'odore di un futuro migliore. Tutto ciò che avvenimenti pieni d'odio rubano e manipolano, intingendoli in una nera cappa di dolore.
Questa era stata la vita di Mick fino ai ventitré anni, la sua età attuale. Giovane, per ruolo così importante nella PIRA, ma addestrato e pronto a combattere. Eguzki ascoltò in silenzio ciò che aveva da dire, annuendo di tanto in tanto, mentre consumava la sua magra cena. Si sentì fortunato, in un certo senso. Ovviamente, aveva sofferto anche lui dopo l'arresto di suo padre e il processo a suo fratello Jeremìas, ma sembrava un peso minore rispetto a quello che premeva il petto di Mick.
Éibhear se n'era stato in silenzio fino a quel momento, quando annunciò che se ne sarebbe tornato a casa, dato che ormai aveva pressoché finito di mangiare
e, dato che cominciava a farsi buio, rischiava di non rispettare il coprifuoco imposto dall'IRA e di conseguenza di beccarsi una pallottola in testa. Chi avrebbe pensato alla famiglia, poi? Lui aveva una moglie in attesa del terzo figlio e i suoi due bambini erano troppo piccoli per lavorare. Meglio non correre rischi, o non avrebbe mai conosciuto la creatura che Aìsling portava in grembo.
Si affrettò quindi a salutare gli altri due ragazzi che uscirono con lui dal locale e si avviò fuori dalla stazione, mentre Mick ed Eguzki raggiungevano il binario da cui sarebbe partito il treno per Whit
ehead.
Non fu un attesa lunga e durante il breve viaggio non fecero che parlare di tutto e di niente. Entrambi si sentivano come se avessero incontrato di nuovo un amico di vecchia data, come se avessero vissuto una vita insieme e
quello fosse l'ennesimo viaggio insieme, uno seduto di fronte all'altro, le ginocchia che si sfioravano.
Era già scuro quando il treno si fermò nella vecchia stazione di Whitehead. Eguzki prese il suo borsone per seguire Mick fuori dal vagone
e, superata l'uscita, si addentrò con lui nei vicoli ormai bui della cittadina. L'irlandese raccontò dei pescatori che, alle prime luci dell'alba, sfidavano il mare anche con le condizioni metereologiche peggiori e portavano il pesce a riva nel primo pomeriggio. Conosceva un paio di terroristi tra i pescatori e ciò gli permetteva di mangiare del pesce almeno una volta a settimana. Non certo salmone della migliore qualità, ma non sputava sul cibo regalato.

Così parlando, attraversarono la città fino a giungere in un quartiere con case piccole e strette, una accavallata sopra l'altra, l'intonaco scrostato a mostrare i pessimi mattoni utilizzati per la costruzione. Come si poteva vivere così? Eguzki non era nemmeno sicuro che tutte le case avessero elettricità e acqua corrente. Non che lui vivesse negli agi, anzi, ma il suo appartamento nella periferia sud della città sembrava quasi una villa in confronto a quei poveri condomini. Una sottile porta in legno, le scale che odoravano di muffa e le pareti rivestite di una carta da parati macchiata d'umidità lasciavano trasparire la condizione economica di colui che abitava quelle quattro mura. Se solo avesse potuto aiutarlo...
Tuttavia, Mick si comportò da perfetto padrone di casa. Gli mostrò la stanza, gli portò delle coperte e gli indicò il bagno, immaginando che volesse fare una doccia. Fortunatamente, i presentimenti di Eguzki si rivelarono sbagliati: l'acqua corrente c'era eccome! Una doccia calda era decisamente l'ideale per lasciarsi scivolare via di dosso tutta la stanchezza accumulata nel viaggio e l'unica cosa che potesse rendere completo il suo piccolo rituale di rilassamento era solo una coperta calda per mettersi a letto. Già, ma prima aveva bisogno di un asciugamano, l'unica cosa che Mick non gli aveva fornito. Così, decise di uscire dalla doccia e domandare il necessario così, come mamma l'aveva fatto. Tanto Mick era etero, giusto?
« L'asciugaman-- Oh Santa Trinità Cristiana, sei davvero... Depilato! »
Quello di Mick era un vero e proprio urlo di stupore, sia perché non si aspettava trovarsi davanti un Eguzki completamente nudo, sia perché, in vita sua, mai aveva visto un uomo con così pochi peli sul corpo. Esisteva una sola categoria di individui maschili che facessero uso di rasoi non solo per regolare la barba, e quelli erano gli omosessuali. Mick ne aveva sentito parlare, ma non era un periodo in cui il coming out era così diffuso tra la popolazione. Lui stesso, al tempo della cotta per il suo amico si era convinto della volubilità di quell'amore giovanile e, una volta fatte le sue esperienze con alcune ragazze, s
e ne era convinto definitivamente. Eppure il suo corpo non reagì in modo corretto davanti a quel nudo inaspettato e lo rese notevolmente in imbarazzo, impedendogli di alzarsi per nascondere il rigonfiamento che urtava il tessuto dei pantaloni. Sapeva che non era molto educato lasciar che un ospite si arrangiasse, ma il suo problema fisico era davvero più importante in quel momento.




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Capitolo 7
*** Oh father, you never loved me ***


            Oh father, you never loved me


         

                                                                                      15 marzo 1985


Ciao Mick!
È bello scriverti dopo averti incontrato, avendo ben presente il tuo viso amico. Riesco quasi ad immaginare la tua voce quando leggerai queste poche parole che sto scrivendo.
Mi sono divertito molto a Belfast, trovo sia stato un soggiorno interessante, nonostante qualche piccolo imprevisto. Spero che non ti sia crucciato troppo se le cose non sono andate come avevi previsto, io non mi preoccupo di queste
piccole cose. Dormire con te non è stato un problema, anche se il letto era piccolo non i ha dato nessun fastidio. Sono cose che capitano.
Comunque, ti scrivo per dirti che la tua idea di un'autobomba ha riscosso molto successo. Pakito è totalmente d'accordo ad usarne una, tuttavia i costi elevati porteranno a una manifestazione nell'
Alde Zaharra, il centro storico. Di solito, in queste occasioni, i bilbaini sono generosi. I cortei pacifici ispirano fiducia ed unità, come un unico cuore che batte all'unisono tra kalea e kalea.
Lo sai che preferisco la pace alla guerriglia,
ma vorrei sentire anche la tua opinione in merito. Non dimenticherò mai il tuo racconto della Bloody Sunday come vittima, ma vorrei sapere come sei passato dall'altro lato della mitragliatrice. Insomma, un modo per conoscerci meglio!
Ti racconterò la mia molto in breve: Sono nato qui,a Bilbao, figlio di padre galiziano e di madre navarra. Papà ha sempre lottato per la libertà e nel '59 si è unito all'appena nata ETA, di conseguenza io e mi fratello Jéronimo siamo entrati appena compiuti quindici anni io e diciassette lui. Due anni più tardi mio padre è finito in prigione in Extremadura per concorso in omicidio. Aveva partecipato all'attentato del '76, quello che ha tolto dalla circolazione il braccio destro di Francisco Franco. Ci è concesso vederlo solo una, due volte l'anno. Se solo fosse in una cella nei Paesi Baschi o in Navarra saremo sempre a trovarlo. Mia madre è sempre triste senza di lui, non può vivere così. Che lo facciano almeno per lei, povera donna!
Che lo facciano almeno per lei!
Io non ho tutto questo gran rapporto con mio padre, ma magari se fosse più vicino potremmo recuperare quello che non abbiamo mai costruito.
Per Jéronimo è stato una guida, per Naroa il primo uomo della sua vita, per me solo un motivo di repressione. È difficile essere quello che sono al giorno d'oggi e lui non ha certo aiutato. La prima volta che mi voltò le spalle fu quando, a cinque anni, chiesi in regalo un bambolotto. Ne tirò su un tale polverone! La mia era solo una richiesta infantile, non potevo certo sapere come funzionassero i pregiudizi degli adulti, con i loro tabù e i loro divieti. Non posso però disprezzarlo, infondo è mio padre e non è colpa sua se non ha avuto il tempo per conoscermi ed accettarmi, libero da preconcetti assurdi. Non pensi anche tu che il mondo sarebbe un mondo migliore se si smettesse di considerare sbagliato il diverso?


Amichevolmente,
-Eguzki

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Capitolo 8
*** The cry of 14 martyrs filled the Free Derry air ***


The cry of 14 martys filled the Free Derry air

2 aprile 1985

Ciao Eguzki!
Era un po' che non ti facevi sentire! A dir la verità mi eri quasi mancato. Lo sai? Le tue lettere sono l'unica certezza in tutto questo casino.
Miss Nickerson mi ha quasi sfrattato, un paio di giorni fa, e solo perché sono un Feniano cattolico. Ti rendi conto, Eguzki? Non posso fare la spesa perché non trovo un lavoro, non ho quasi più una casa e non ho più una madre da una decina d'anni per colpa di quei maiali con la corona. Adesso capisci perché combatto, vero?
Combatto perché nessun bambino al mondo merita di avere una madre stuprata e poi uccisa davanti ai propri occhi. Combatto per tutti quelli che come me vengono discriminati solo perché sono nati nel quartiere sbagliato della città. Combatto per i Martiri della Rivolta di Pasqua e quelli della Bloody Sunday,
soprattutto per Rohan O'Flaherty.
Era il mio vicino di casa e se c'era qualcuno che non meritava di morire, quello era Rohan.
Quel 30 gennaio
mi ero svegliato presto, senza dire niente a mio padre né ai miei fratelli. Non credo che sarebbero stati contrari, ma volevo che questa fosse un'avventura. Hai avuto quindici anni anche tu, Eguzki, sai come si pensa a quell'età. Sgattaiolare a casa O'Flaherty mi faceva sentire una spia. Non vedevo l'ora che arrivassero le due solo per incamminarmi verso il luogo in cui sarebbe cominciata la marcia. Rohan aveva detto che gli sarebbe piaciuto passare in rosticceria, dopo l'evento e mi era sembrata davvero una grande idea, anche se avrei solo rubacchiato qualche patatina a suo fratello Fearghus. Adesso che ci penso, anche lui è nel Provisional IRA ed era nella squadra che ha piazzato la bomba nell'ultimo attentato. Credo che quella maledetta domenica abbia cambiato davvero tante vite.
Come avrebbe potuto non farlo? Doveva essere solo una normale marcia, niente di nuovo.
Nessuno era armato, come al solito durante i cortei, ma i paracadutisti aprirono comunque il fuoco. Fu il caos! Gente che correva a testa bassa, le mani sulla testa o sulle orecchie. Persi i fratelli O'Flaherty nella ressa e rimasi solo. Per un po' seguii la folla, cercando i miei due amici dappertutto. Quando li trovai, Rohan era già stato colpito e Fearghus piangeva sul suo petto, niente gli importava degli spari e del sangue. Gli corsi incontro, e nel farlo mi resi conto di un cecchino che l'aveva puntato dall'altro lato della strada. Dovetti trascinarlo via per evitare che morisse anche lui, non potevo permetterlo.
Fu durante la corsa che venni ferito al collo, ma non me accorsi finché non arrivai a casa. Fu anche lì che realizzai quello che realmente era successo e credo fu lo shock a farmi svenire. Perché insomma... penso di essere svenuto. Ho un buio e ricordo di essermi poi svegliato in ospedale.
Io volevo bene a Rohan, era quasi come un fratello per me.
Lui era come te. Voglio dire... Tu sei come lui, vero? Anche a te non piacciono le donne? Sai, i depilati e i vegetariani non sono tanti e ho pensato che...
Potrei avere tanti pregiudizi come i cattolici qui in mezzo, stai tranquillo, non ho il loro stesso punto di vista. Me l'ha insegnato Rohan. Puoi essere te stesso con me, vorrò bene anche a te (basta che tu non sia inglese).

Alla prossima!

- Mick

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Capitolo 9
*** I'm wrong in the right way ***


I'm wrong in the right way





27 aprile 1985

Oh Miceal,
Non hai idea di quanto mi faccia piacere sentirti di nuovo!
Comincio con il dire che non voglio mentirti o nascondermi, non sarebbe giusto. In più, ho davvero il bisogno di condividere con qualcuno ciò che sono e tu mi sembri la persona più adatta. Insomma, hai una mente abbastanza aperta, giusto?
Io... Sono come il tuo amico Rohan.
Ti prego, non interrompere la nostra corrispondenza perché sono una lacrima di arcobaleno caduta sulla terra. Non abbandonarci in questa lotta solo perché un soldato ama un altro soldato. Può capitare, anche se dovranno nascondersi dalla luce del Sole. È quando tutti vedono che si rischia di più, ma sono sicuro che arriverà l'alba in cui nessuno dovrà allontanarsi dalla persona amata.
Seguendo la legge, io potrei non nascondermi dal 1979, ma la mentalità franchista ha lasciato le sue impronte nel pensiero comune. Durante la dittatura, le persone come me venivano mandate nelle galerìas de los invertidos per un percorso riabilitativo. Un incubo.
Aria diversa tirava (e tira ancora oggi) nel sud, in Catalunia e nelle Baleari. Barcellona e Ibiza sono le città in cui si respira più liberamente. Come a San Francisco.

Ho un'amica, Ainhoa, che ama una donna, Esmeralda. Insieme, si sono trasferite a Barcellona e ogni tanto le vado a trovare. Lì sono felici. Si sono costruite una vita insieme e hanno anche organizzato un matrimonio simbolico, per impegnarsi a mantenere in equilibrio la loro relazione.
Dopo aver partecipato ho deciso di unirmi a un'associazione di attivisti per i diritti di questa comunità poco riconosciuta, anche se ci sono paesi messi peggio in questo campo.

Tuttavia, ho dovuto scegliere quale lotta mi sento più a cuore. Ha prevalso quella per l'Indipendenza, non posso mollare proprio adesso. Sono il braccio destro di Pakito e chissà chi potrebbe arrivare dopo di me. Non mi fido di tutte le reclute, ho sempre il timore che ci possa essere qualche infiltrato tra le nostre righe.
Non è un'ipotesi così remota. Bisogna essere realisti e forse l'unica persona di cui mi fidi quasi completamente sei tu. È strano. Ti conosco da poco e già sento una connessione particolare con te. Magari in una vita passata abbiamo combattuto fianco a fianco per un obbiettivo comune.
Forse è meglio lasciare questi pensieri a
una lettera futura, ho finito sia il tempo che l'inchiostro per scriverti. Oggi è il mio compleanno e mia sorella Naroa, il suo fidanzato e un paio di miei amici usciamo per mangiare dei pintxios nel locale di uno di loro. Spero che non si siano preoccupati troppo per cercare un regalo. Insomma, sono solo ventisei anni, niente di importante.

Tuo,
Eguzki

P.S. Io la butto lì, ma a luglio ci sarà la festa di S.Firmin a Pamplona e dato che mia madre viene da lì di solito partecipiamo.
Ti andrebbe di unirti ai giorni di festa? Ne saremmo tutti contentissimi! In più, mi piacerebbe correre nell'encierro e il tifo è sempre gradito!

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