Inside out Jacob feelings

di Barbara Baumgarten
(/viewuser.php?uid=851981)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gioia ***
Capitolo 2: *** Paura ***
Capitolo 3: *** Disgusto ***
Capitolo 4: *** Rabbia ***



Capitolo 1
*** Gioia ***


HTML Editor - Full Version

Gioia

L’aria, carica di umidità, era fredda e, nonostante l’inverno fosse appena trascorso, il ragazzo dovette alzarsi il cappuccio sopra la testa per ripararsi dalla leggera pioggerellina salmastra. I lunghi capelli neri, che gli ricadevano oltre le spalle, erano bagnati ma, non per questo, meno lucenti e alcune gocce scendevano dalla guancia come piccole lacrime, donandogli un aspetto triste e malinconico.

Sebbene il sole fosse cosa rara da quelle parti, tutto sommato a lui non dispiaceva. Amava l’odore della pioggia, il verde costante della vegetazione, il freddo che penetrava nelle ossa: era casa sua, la sua vita.

Camminava guardando per terra, non pensieroso ma in silenzio, mentre lo stesso non poteva dirsi dei suoi compagni: i ragazzi della riserva non perdevano mai occasione per annunciare al mondo la loro esistenza. Giocavano, scherzavano e schiamazzavano come bambini. Tutti, tranne lui e Sam.  

Sam era il più grande, aveva diciannove anni e l’aspetto da uomo maturo. Sebbene fossero cresciuti insieme, ultimamente Sam era cambiato: si era fatto più alto, più muscoloso, più irascibile e, decisamente, più solitario. Jacob si trovava spesso a domandarsi se diventare grande significasse diventare come Sam e, in quel caso, non avrebbe voluto crescere. Eppure, quel ragazzone che conosceva fin da bambino era talmente diverso da come lo ricordava che, quasi, lo metteva a disagio. Sam non era mai stato un tipo molto allegro ma da qualche tempo, rideva sempre più di rado. Anche Jacob rideva poco. Sorrideva per lo più. Era sempre e profondamente turbato da qualcosa, sebbene non ne conoscesse il motivo.

Tutti insieme si diressero alla spiaggia dove, con immensa sorpresa, era giunta anche una compagnia di “visi pallidi”, così come li chiamavano per schernirli i ragazzi Quileute. Jacob, Sam e gli altri si sedettero accanto al falò facendo amicizia con i nuovi arrivati. Le chiacchere non erano estremamente interessanti e Jacob si trovò, ancora una volta, a guardare passivamente il panorama, annuendo ogni tanto e facendo sorrisini di circostanza. Avrebbe voluto andarsene, avrebbe desiderato continuare a camminare, piuttosto che rimanere lì seduto come un idiota e sentirsi obbligato a ridere di battute sciocche come chi le aveva pronunciate. Avrebbe voluto… ma d’un tratto, una ragazza si aggiunse alla comitiva. Gli bastò uno sguardo per ricordarsi di lei; erano passati molti anni dall’ultima volta che si erano visti, tuttavia, Jacob non avrebbe mai dimenticato i suoi occhi marroni e caldi, come la cioccolata invernale. Così, tutta quella necessità di andarsene che lo aveva accompagnato, passò in un istante. Lei non sembrò fare molta attenzione a lui ma a Jacob non importava: la sola vista di Bella aveva trasformato la sua giornata. Quel falò e quella compagnia così inutili e noiosi fino a poco prima, diventarono la cornice perfetta per un giorno uggioso alla riserva.

“Tu sei Isabella Swan, giusto?” chiese Jacob, cercando il coraggio di guardarla negli occhi.

“Bella” lo corresse lei, evidentemente infastidita e lui si trovò ad arrossire.

“Io sono Jacob Black. È stato mio padre a venderti il pick up” cercò di recuperare la conversazione.

“Oh” disse lei, sciogliendosi dalla tensione “Sei il figlio di Billy. In teoria, dovrei ricordarmi di te” ammise, quasi in imbarazzo. Jacob sorrise. Nel momento stesso in cui Bella si era rilassata, lui aveva potuto vedere un sorriso illuminarle il viso e, con esso, s’illuminò anche la giornata.

Jacob era giovane, quindici anni appena compiuti, ma ne dimostrava qualcuno in più. Era decisamente più alto della sua età e, stando alla reazione di alcune ragazze, non era per niente male. Notò la stessa reazione in Bella, dopo che lo mise a fuoco. Lei doveva essere timida e poco incline a fare nuove conoscenze: ecco perché sembrava così rigida all’inizio. Rigida e stupenda.

Quando lei gli propose di fare una camminata lungo la spiaggia, fu uno dei momenti più felici della sua vita. Non avrebbe saputo dire perché, ma gli occhi di lei, il suo viso, lo rassicuravano, gli erano famigliari. Sembrava che si conoscessero da sempre, che lei potesse leggergli nell’animo. Anche lì, mentre Bella cercava di ammaliarlo per avere informazioni sui Cullen, Jacob si sentiva messo a nudo dal suo sguardo. Sentiva che quella ragazza sarebbe stata importante nella sua vita, così come lo era stata nell’infanzia. Bella era solita trascorrere le vacanze a Forks ed era in una di quelle annuali visite che si erano conosciuti. Ovviamente, erano ancora molto piccoli, ma Jacob sentì subito di appartenerle.

Non avrebbe saputo dire se lei stesse solo giocando con lui, mentre gli chiedeva dei Cullen, ma non gli importava: era felice. Felice perché lei rideva con lui; felice perché quella giornata umida e senza sole era diventata calda e piacevole; felice perché aveva trovato Bella.

Tornò a casa con il sorriso, Jacob. Il sorriso dell’amore, così bello da vedere sul viso altrui e così ricco di gioia da sembrare contagioso. La vita era bella alla riserva e, da quel momento, lo era diventata ancora di più.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Paura ***


Paura

 

Aveva caldo. Molto caldo. E aveva nausea. Sentiva ogni muscolo che si ribellava al suo stesso corpo. Cosa sta succedendo? Se lo chiedeva in continuazione, da giorni ormai. Quel malessere che avrebbe dovuto essere una semplice influenza, non passava: peggiorava. Diventava sempre più doloroso, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Non avrebbe voluto parlarne con suo padre, preferiva il confronto fra coetanei. Dopotutto, sembrava che altri nella sua compagnia avessero avuto gli stessi “problemi” e Jacob cominciava a pensare che fossero dovuti all’adolescenza.

La cosa che lo spaventava di più, tuttavia, era il senso di frustrazione che cresceva proporzionale al dolore e al caldo. Sembrava che i suoi ormoni stessero impazzendo e i cambi d’umore lo facevano tremare. Riusciva a ridere con gli altri e, in breve tempo, la gioia e il divertimento diventavano rabbia. Jacob era spaventato da lui stesso, dalle sue reazioni. Anche con suo padre faticava a mantenere il controllo. Il vecchio Billy lo guardava con compassione. Perché? Quello sguardo trasformava i suoi timori in paura. Perché lo guardava in quel modo? Perché sembrava “dispiaciuto” per suo figlio?

Le domande si accalcavano nella sua testa accompagnate dal dolore, sempre più lacerante, e dalla rabbia. Ogni scatto d’ira lo faceva tremare più forte del precedente. Sembrava che non riuscisse più a controllare nulla. Poi, accadde.

Era seduto, accanto a suo padre. Il vecchio Billy, stava parlando con Harry Clearwater a proposito dei Cullen. Jacob odiava il modo bigotto e superstizioso con il quale gli anziani della tribù guardavano a quella famiglia. Ma se ascoltare due bacucchi parlare di mostri era fastidioso, sentire che anche alcuni dei ragazzi odiavano i Cullen a causa di alcune leggende lo faceva imbestialire. Ecco perché, quella sera, Jacob esplose. Si alzò di scatto e avrebbe aggredito a parole sia Billy che Harry se il suo corpo non avesse cominciato a tremare. Guardò suo padre che arretrò di scatto ed Harry, che si avvicinò alla finestra per chiamare Sam. Jacob non riusciva a sillabare una singola parola, avrebbe voluto chiedere aiuto ma non ci riusciva. Poteva solo guardare suo padre, spaventarsi assieme a lui e soffrire. Sentiva un fuoco bruciare al centro del petto e, in quel momento, fu certo che stava per morire. La porta si spalancò e Sam entrò nella stanza.

“Jacob” gli disse Sam, con tono rassicurante eppure fermo e deciso “Stai tranquillo. Non avere paura”

Non avere paura? Sul serio gli stava chiedendo di non avere paura? Jacob non poteva rispondere con le parole, ma fu il suo corpo a parlare. Il tremore si fece sempre più intenso e Jacob non avrebbe saputo dire se fosse per il timore di ciò che stava accadendo o per la frustrazione di non essere compreso.

“Jacob! Cerca di calmarti!” era un ordine. Jacob ebbe l’impressione che la voce di Sam ruggisse nella sua testa. Vide Sam parlare concitatamente con Billy, ma le orecchie fischiavano e non riusciva a capire molto di ciò che si stavano dicendo. Voleva urlare, chiedere aiuto. Perché nessuno si avvicinava a lui? Perché suo padre sembrava spaventato? Aiutatemi! Gridava nella sua testa, Vi prego! Ma sapeva che nessuno avrebbe potuto sentire la sua paura.

Un lampo bianco lo accecò per qualche istante ed ebbe l’impressione di perdere i sensi. Ma non svenne. I suoi occhi riacquistarono immediatamente la possibilità di vedere e le sue orecchie smisero di fischiare. Il suo cuore martellava nel petto ad un ritmo impressionante: non lo aveva mai sentito così, con chiarezza. Anche il dolore sembrava scomparso assieme al tremore. Eppure… qualcosa, anzi tutto, era diverso. Osservò suo padre che, con le lacrime agli occhi lo guardava dolcemente. Harry sorrideva mentre stringeva una mano sulla spalla di Billy. Era forse morto? Finalmente, le sue pene avevano trovato pace? Allora perché sorridevano? Fece per avanzare verso suo padre, ma si accorse che la visuale era cambiata… era più bassa. Com’era possibile? Distrattamente, Jacob osservò la sua immagine riflessa nel vetro di una finestra e il fiato mancò. Arretrò visibilmente spaventato, sfondando la porta d’ingresso. Era fuori, al buio e sotto la pioggia. Cercò di dire qualcosa ma ne uscì un latrato. Cosa diavolo…?

Jacob Una voce nella sua mente, lo chiamava. Jacob, ascoltami. Il ragazzo si guardava attorno senza capire da dove arrivasse quella voce. Poi, lo vide. Un enorme lupo nero avanzava verso di lui, fiero.

Jacob, sono Sam

Possibile? Jacob ebbe l’impressione di vivere un incubo: tutte le leggende che suo padre gli aveva raccontato da quando era un bambino, si stavano rivelando reali. I Quileute vengono dai lupi, Jacob. Io sono un lupo.

Non aveva più paura. Non aveva più dolore.

Era un lupo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Disgusto ***


HTML Editor - Full Version

Disgusto

Edward Cullen: un succhia sangue rivoltante come l’odore che emana. Un mostro, un assassino. L’amore di Bella. È assurdo! Come può essere innamorata di lui? Come può ignorare il fatto che lui sia una creatura putrefatta degli inferi, assetata di sangue umano? Quando penso a lui le interiora si contorcono in un conato di vomito. Che schifo!

La cosa che odio di più, che mi fa star male è che Bella rischierebbe la sua vita per lui, per quell’essere schifoso. Perché? Qual è il motivo che la spinge a farsi così del male? Tutte domande che non hanno una risposta, che non possono averla. Se penso a tutti quei mesi nei quali siamo stati insieme, quando Edward Cullen era solo un’ombra che apparteneva al passato, mi si stringe il cuore. Avrei potuto fare qualcosa di più, che starle vicino? Forse. Ma chi se lo sarebbe aspettato che quel mostro avrebbe fatto la sua ricomparsa? Bella… Bella… così fragile e così forte allo stesso tempo. Quando la vedo, ora, è felice e questo mi strugge, fin nel profondo. Come fa ad essere felice con lui, dopo quello che le ha fatto e quello che potrebbe farle?

Sono qui a cercare di mettere mano alla mia moto ma non ci riesco. Giro e rigiro fra le dita gli attrezzi, ma le mani tremano, per la rabbia e per il dolore. Ah, ridicolo! La storia, riassunta, della mia vita: rabbia e dolore. Penso a cosa possa essere successo in Italia, a Volterra, che ha spinto Bella a voler diventare un vampiro. Perché? Mi piacerebbe urlare lo schifo che provo a squarciagola, fra le montagne. Ecco perché mi trasformo e corro a perdi fiato, su per i pendii fino ad oltrepassare lo spesso strato di nubi, per poter ululare al mondo il mio disgusto. Giuro che se Bella diventasse davvero un vampiro, non la vorrò più vedere! Ogni volta che l’abbraccio sento il tanfo di morte che le impuzza il corpo. Mi viene da vomitare quando appoggio il mio naso sulla sua pelle, là dove poco prima lui l’ha sfiorata.

Lei si è innamorata di un mostro e non prova nulla per me? Impossibile. La vedo come mi guarda, so cosa provava quando eravamo soli, lei ed io. Eravamo insieme. Eravamo felici. O forse, era solo una mia idea. L’aveva davvero dimenticato durante quei mesi in cui uscivamo insieme? Sei stato un ripiego, Jacob, uno stupido ripiego. Il nostro rapporto è nato sulla spiaggia quel giorno in cui mi chiese, per la prima volta, di parlarle dei Cullen. Avrei dovuto capirlo, se solo avessi dato credito a quelle storie che mio padre mi raccontava e che credevo essere solo leggende, che quel mostro l’aveva già irretita. Le avrei detto di stare alla larga da lui, di scappare alla sua vista, di venire da me. E invece, no. Sono stato stupido! Quando penso a quei giorni, a ciò che avrei potuto fare, a ciò che avrei potuto evitare, mi sale la nausea. Come può preferire il gelido tocco della morte ad una stretta calda, umana? Sento che lei arriva da me, ancora prima di vederla. È il puzzo che la precede. Faccio fatica a strale accanto, a non coprirmi il naso per l’odore che emana. Ma lei non lo sente, non può sentirlo. È umana, per il momento.

Cosa farò quando la vedrò trasformata? Sarà ancora la mia Bella? Più ci penso e più mi convinco che non sarà mai più la stessa ragazza felice al mio fianco, semmai lo sia stata. Le sue guance rosa, il suo calore, il battito del suo cuore, verranno corrotti dalla morte, cancellati dal mostro e rimpiazzati con una pallida imitazione della mia Bells.

C’è solo una cosa che voglio fare, prima che tutto questo accada: voglio baciarla. Ho fin troppi rimpianti con lei e non voglio aggiungerne uno così grande e irreparabile. La bacerò, per farle capire quanto l’amo. La bacerò per farle capire quanto lei mi ami.

Poi, per me, sarà morta.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Rabbia ***


Rabbia

 

Piove. Le gocce scendono delicate sulla sua pelle ambrate, lasciando deboli e luminose scie laddove accarezzano, gentili, il suo corpo.

Piange. Le lacrime si mescolano alla pioggia, cosicché anche il cielo sembra partecipare al suo dolore. Un dolore lacerante, pungente, freddo, arrabbiato. Stringe il cartoncino bianco, finemente decorato in rilievo, leggendo e rileggendo quelle poche e fredde parole che bruciano l’anima. Edward Anthony Masen Cullen e Isabella Marie annunciano il loro matrimonio. Isabella Marie… nemmeno sapeva il secondo nome di Bella, della sua Bells. Quante cose non aveva capito, quante ancora ne avrebbe scoperte.

Jacob non sa a cosa aggrapparsi mentre cade nel vuoto dell’abbandono e, in quel momento, tutto il dolore dei mesi precedenti diventa reale, palpabile. Si risveglia da un incubo sapendo che tutto è accaduto realmente.

Rabbia. Il dolore che lacerava fino a qualche istante il suo animo, diventa un tremore furioso. Trema, Jacob, iracondo mentre pensa a cento modi diversi per staccare la testa a quel mostro. Mai nella sua vita aveva avuto un impulso così forte come ora. Mai aveva pensato di perdere Bella per sempre.

Bella… I pensieri corrono veloci, indietro nel tempo, rapidi come un battito di cuore: la passeggiata a La Push, la prima volta che Bella è comparsa nella sua vita, il tempo trascorso a riparare le moto mentre lui, con anima e corpo, cercava di rimettere insieme i cocci che Edward aveva rotto. Edward… Un incubo fatto a persona, un diavolo che divora le carni fino all’anima, un mostro che ha distrutto il cuore di Bella e, infine, anche il suo. Jacob non ha perdonato Edward perché, alla fine, quello stronzo è tornato. Eppure… eppure mancava poco, molto poco e Bella sarebbe stata sua. Per mesi le era stata affianco: avevano riso, si erano compresi a vicenda. Poi, è corsa via, in Italia, non appena l’ombra di quell’essere è ricomparsa nella sua vita. Forse, però, era stata solo una sua convinzione; forse Edward non aveva mai abbandonato Forks. L’assenza di Edward era stata solo l’ennesima cosa alla quale si era aggrappato lui, per infondersi coraggio.

Rabbia. Non aveva capito nulla. Lui era stato nulla. Una parentesi, un momento, un passatempo, un ripiego… una pallida imitazione dell’amore. Era stato preso in giro. Solo ora comprende e comincia ad assumere su di sé il peso della consapevolezza: lui-è-nulla. Lei non lo ha mai amato, non ha provato lo stesso sentimento. Lei era solo in attesa che quell’altro tornasse.

Odio. Perché si è divertita così? Lui, che le ha donato tutto, che le ha donato se stesso. Lui, che c’è sempre stato, che l’ha salvata nel momento di dolore. Lui, che ha provato ad amarla e, in un attimo, ci è riuscito. Ma non bastava, non è mai bastato. Lui ha un cuore che batte, un corpo caldo e questo, per Bella, non è sufficiente. Se non sei morto, lei non ti calcola. Vuole odiarla, Jacob, con tutto se stesso. Vorrebbe sputarle in faccia il suo dolore, percuoterla con il suo cuore spezzato. Ma la ama… anche adesso, che stringe in mano il declamo del proprio fallimento, sente che il suo cuore battere per lei.

Rabbia. Diventare lupo sembra quasi istintivo, talmente tanto che, in un singolo battito di cuore, corre già su quattro zampe. Gli alberi, la libertà, il bosco… cose che di solito lo aiutano a rilassarsi ora gli rimangono indifferenti. Bella, dove sei? Ulula al vento con tutta la rabbia che ha in corpo. Ma lui sa dove si trova: fra le braccia fredde di quel mostro che odora di morte e disperazione.

Si ferma, Jacob, e respira. Cerca di recuperare il fiato, reso corto dalla corsa. Il freddo gli ricorda il bacio. Un bacio dato fra la neve, il giorno della battaglia. Un bacio non rubato, ma nemmeno voluto. Lei non avrebbe mai voluto, allora perché? Per continuare quel gioco perverso? Per tenerlo schiavo? Voleva che facesse da testimone di nozze? Che si complimentasse? Che rimanesse con lei a scaldarla nelle sere fredde? Che gioisse della loro felicità?

Ringhia. Un lugubre brontolio che nasce dal profondo, carico di rabbia e disgusto, di violenza e dolore. Afferra un ramo con le fauci e lo dilania, così come farebbe con la testa di Edward. Ulula. Grida il suo dolore nella valle, sperando che lei lo senta e che si penta di ciò che sta facendo.

Ha perso. Bella sposerà Edward e tutto ciò che loro sono stati, semmai siano stati qualcosa, verrà persa per sempre. Lei diventerà un vampiro. Lei morirà…

Fanculo! Per me sei già morta!

 

 

Allora perché fai così male?

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3308119