blood's games

di always_sheo46
(/viewuser.php?uid=877028)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Possa la fortuna essere sempre a vostro favore! ***
Capitolo 2: *** Felici Hunger Games ***
Capitolo 3: *** Abbiamo i due vincitori! ***



Capitolo 1
*** Possa la fortuna essere sempre a vostro favore! ***


Hunger Games dei fandom

Avevano indetto dei nuovi Hunger Games, più grandiosi, più spietati. Così li avevano definiti. Non solo Panem partecipava, anche Alicante era stata sorteggiata, Chicago, Hogwarts e la Radura. Tutto era pronto, la mietitura si sarebbe svolta di li a pochi minuti. I nomi erano stati inseriti.
“Benvenuti all’edizione speciale degli Hunger Games. Possa la fortuna esser sempre a vostro favore!” una donna dai capelli porpora strillava al microfono.
Era una figura senza tempo, gli anni si erano fermati all'adolescenza, i restanti erano stati camuffati da molteplici interventi e strati di trucco. Sembravano tutti uguali i Capitolini, stravaganti e superficiali, attenti solo all'aspetto e l'estetica. Indossava un abito rosa pallido senza spalline, stretto in vita da un nastro di una tonalità più scura. Tutto lo sfarzo si contrapponeva agli abiti lisi e di seconda mano del Distretto Dodici, la povertà e la fame si notava nei volti dei bambini e degli adulti.
Panem era immobile, aspettava con ansia i nomi dei quattro tributi, due donne e due uomini, come volevano le nuove regole.
Katniss stringeva la mano di un ragazzo dai capelli biondi, stretti al papà due bambini identici ai genitori, la stessa espressione preoccupata.
“Mamma, ma se veniamo estratti?” aveva chiesto la più grande.
“Siete troppo piccoli. Il vostro nome non compare nei bigliettini” aveva risposto il padre con gentilezza.
“E se veniamo estratti noi?” aveva sussurrato la moglie all’orecchio di Peeta.
“Ci sono migliaia di nomi questa volta, si fiduciosa”.
La strana donna sul palcoscenico aveva inserito la mano e ora estraeva il nome del primo tributo. Un nome familiare.
“Katniss Everdeen!” un urlo si levò dalla folla. Una bambina piangeva stretta alle gambe della madre.
Aveva guardato il marito per l’ultima volta, uno sguardo supplichevole. Stava mimando con le labbra una frase, ma l’uomo scuoteva la testa.
“Adesso estraiamo il nome del tributo maschio: Liam…”
“Mi offro come tributo volontario” Peeta si faceva largo tra la folla, dopo aver baciato i figli salì sul palco e raggiunse la moglie come le scorse volte, insieme.
Non sentiva più nulla Katniss, il suo sguardo era puntato sui bambini a pochi passi da lei, stavano piangendo, la più grande abbracciata al piccolino, solo due nomi aveva intuito: Finnick e Mags, un altro tributo volontario.
****
Ninfadora era stretta al marito, erano stati entrambi estratti, piangeva in silenzio pensando al bambino che aveva lasciato a casa, il suo Teddy, il loro si corresse immediatamente. Dietro erano seduti Harry e Hermione, gli altri tributi di Hogwarts e il loro mentore, suo cugino Sirius Black.
Stavano per essere portati al quartier generale per potersi preparare agli Hunger Games, per prepararsi alla morte. Un edificio circondato da filo spinato era apparso davanti a loro, minaccioso.
“I vostri appartamenti sono situati al secondo piano” aveva spiegato Sirius, “gli allenamenti, invece, si terranno due piani sotto. Tutto chiaro? Bene devo incontrarmi con altri mentori, voi proseguite lungo il corridoio e prendete un ascensore. Arriverete a destinazione”. Li aveva salutati con un sorriso ed era sparito, mentre  seguivano le indicazioni.
L’appartamento consisteva in cinque camere e un ampio salone, si estendeva su tutto il piano e aveva una visuale su tutta la città: Capitol City.
Sfavillanti lampadari, mobili di lusso e ultime tecnologie padroneggiavano nella loro nuova sistemazione, ovunque si girasse incontrava con lo sguardo novità, nel suo mondo non esisteva nulla di tutto ciò: la posta si inviava con i gufi, la luce si accendeva con un " Lumos" e l'elettricità era ridotta al minimo.
Non se la sentiva di dormire da sola, accettando molto volentieri la proposta del marito e accoccolata fra le sue braccia si era addormentata.
****
“Mi piace il posto” aveva esordito Jace sedendosi su una poltrona del centro di addestramento.
“Jace, non ti deve piacere. Stiamo per andare ad ucciderci dentro un’arena” Clary aveva i nervi tesi.
Luke le aveva passato una mano intorno alle spalle e l’aveva stretta a sé con fare protettivo.
“Ti proteggerò io, hai capito piccola mia” Jocelyn non sembrava nervosa, solo rassegnata.
Erano stati sorteggiati i loro quattro nomi: Luke e Jocelyn, Clary e Jace. Non aveva potuto fare nulla.
Clary non voleva piangere, ma le lacrime le uscivano spontaneamente, non c’era modo di fermarle. Aveva sperato tanto di non essere scelta e invece, alla mietitura, la Capitolina aveva estratto lei, fra centinaia di nomi, proprio il suo. Si ripeteva spesso di essere forte, ma tutte le volte crollava, travolta dalle emozioni, piangendo le sue ultime lacrime. L'unico che non mostrava emozioni era il cacciatore, gli occhi di ghiaccio e i movimenti posati tipici di un vero Shadowhunter, aveva dedicato tutta la sua breve vita al combattimento, pronto alla guerra. Infondo gli Hunger Games non era diversi dalla guerra.
*****
“Salite sul carro e splendete. Guardate davanti a voi, sguardi fieri” Tori parlava sopra la confusione del pubblico. “Siete Intrepidi!”
Tris stringeva la mano di Quattro, sentiva lo stomaco contorcersi, era un po’ come tornare all’iniziazione, solo più pericolosa, letale. Uriah, dietro di loro, avvicinava a sé Marlene terrorizzata.
Il carro era partito e il pubblico acclamava le quattro persone vestite di nero sul carro di Chicago, tutto era stato preparato grandiosamente, nulla era fuori posto.
I carri dei tributi erano disposti in semicerchio di fronte ad un palcoscenico, gli strateghi li osservavano con occhi critici, mentre un uomo anziano intimava il silenzio.
“Benvenuti all’edizione speciale degli Hunger Games, grazie tributi per essere qui con noi. Speriamo tutti noi vivamente di rivedere il più forte fra di voi. Felici Hunger Games! Possa la fortuna essere sempre a vostro favore!”
Dovevano vincere e tornare, non potevano morire nell’arena.
****
“Vi consiglio di trovare degli alleati, quest’anno tutto è diverso, ogni tributo ha una dote particolare e unica, ma soprattutto molto pericolosa” disse Haymitch.
“Non abbiamo bisogno di alleati siamo in quattro” aveva risposto scontrosa Katniss.
“Penso che insieme ce la possiamo fare”. Finnick era dalla sua parte. “Non mi convincono gli altri tributi”.
“Tentare non ci costa nulla. Proviamo a conoscerli”.
“Ha ragione Peeta” aveva concluso Haymitch bevendo da una bottiglia giallognola. “Gli scorsi Hunger Games sono stati una passeggiata, dovete restare sempre vigili, gli avversari sono tutti preparati e letali”

Erano disposti in cerchio, tutti i tributi, al centro l’addetto spiegava le regole, quelle che Katniss aveva ascoltato per ben due volte. Li osservava ad uno ad uno: i tributi di Hogwarts sembrava innocui, tutta la loro potenza si concentrava in piccoli pezzi di legno, gli shadowhunters, invece, sembravano ben addestrati, tranne forse per la ragazzina, minuta e fragile, gli intrepidi di Chicago erano spavaldi e forti, degli ottimi nemici, infine i radunari sembravano troppo deboli e inesperti in materia di armi. Ecco questi erano i suoi nemici, tutti quelli che doveva uccidere per tornare a casa.
“Le regole quest’anno sono diverse, i vincitori saranno due, un tributo maschio ed uno femmina. Buon allenamento”.
Si era subito diretta verso il tiro con l’arco la sua specialità, l'unico posto dove si sentiva se stessa, la vera Katniss, quella che gli altri non conoscevano tranne forse per poche persone.
Il primo che aveva capito chi fosse, era stato Gale, ma in quel momento era troppo distante, piegato dalla fatica nelle miniere del Distretto 12. I boschi erano sempre stati la sua via di fuga dal mondo, dai problemi, il suo unico modo per sopravvivere, dove lo aveva incontrato per la prima volta. Immaginò mentalmente attorno a sé le grandi distese di alberi fuori dalla recinzione, l’odore che si respirava all’alba, i colori vivaci in contrasto con i toni spenti delle baracche e si sentì a casa. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Felici Hunger Games ***


Erano passate due lunghissime settimane di allenamento, mancavano pochi minuti e si sarebbero trovati nell’arena.
Tris era nervosa all’idea di ciò che sarebbe successo, non voleva uccidere, aveva visto troppe volte la morte, ma era la sua unica possibilità: voleva tornare a casa!
“Ci vediamo fra poco” le aveva detto Quattro prima di separarsi. Sembrava così sicuro, senza paure. Lui l’invincibile Quattro, l’idolo degli intrepidi, non poteva avere paura. Eppure lei si sentiva così piccola e debole, tutta la sua vita in confronto agli Hunger Games sembrava un gioco, quarantotto persone chiuse in arena pronte ad uccidersi per la misera speranza di tornare a casa, la maggior parte erano esperte con le armi e anche chi non le sapeva usare aveva imparato nelle sessioni di addestramento. Quarantotto assassini pronti a tutto per ritornare alla propria vita normale, anche se dopo il sangue e la morte la normalità non ci sarebbe stata mai più.
“Sei pronta?” le aveva chiesto Tori.
Aveva annuito abbracciando l’amica un momento prima del lancio.
“Ci vediamo fuori di qui”.
“Farò di tutto per tornare”.
“Tu tornerai” aveva concluso convinta il mentore. “ E’ ora che ti prepari”.
Era pronta, guardava Tori divisa solo da un vetro, stava salendo, gli Hunger Games stavano per iniziare.
****
Finnick si guardava intorno, era ai margini di un lago. In prossimità di un isolotto, al centro dell'acqua, si trovava la Cornucopia dorata, riusciva a vedere anche da quella distanza il tridente, la sua unica possibilità, l'arma che lo aveva salvato per ben due volte da morte certa. Il paesaggio circostante lasciava pensare ad un bosco di montagna, lo stesso abbigliamento, giacca pesante e scarponcini, lo faceva pensare. Si fissò le mani con fare disinvolto e poi tornò a guardare gli avversari.
Nelle pedane di fianco a lui erano posizionati Thomas, il novellino della radura, e Uriah. Al segnale doveva scattare, le canoe non erano a sufficienze per tutti e ci poteva scommettere che nel lago ci fosse qualcosa, era tipico degli strateghi ingannare le persone fino a condurle alla morte: per il divertimento della popolazione tutto era lecito.
“Benvenuti agli Hunger Games. Possa la fortuna esser sempre a vostro favore”. La solita voce trillò dall’alto risvegliando il cuore del ragazzo.
Il conto alla rovescia era iniziato, non si poteva più tornare indietro.
60 – 59 – 58
Era pronto per combattere, per uccidere se doveva. Ricordava la promessa fatta ad Annie, vincere per lei. Il suo unico obiettivo era tornare a casa e riabbracciarla, sentire di nuovo il suo profumo.
50 – 49 – 48
Non riusciva a vedere nessuno dei suoi alleati, dovevano trovarsi dietro la Cornucopia. Il loro piano era di incontrarsi li e poi scappare. Li avrebbe rivisti ne era convinto.
30 – 29 – 28
Doveva proteggere Mags, lei era indifesa, doveva raggiungerla prima di tutti.
10 – 9 – 8 – 7 – 6 – 5 – 4
Pochi secondi.
3 – 2
Il colpo di cannone.
“Felici Hunger Games” si ripeté nella sua mente Finnick.
Era scattato in avanti verso la canoa, non aveva perso tempo stava remando, ci mancava davvero poco alla terra ferma.
Afferrò il tridente e il primo zaino che trovò, il cibo era sempre utile. Non era solo sull’isolotto. Brenda e Newt erano riusciti ad arrivare prima degli altri. Lanciò la sua arma che conficcò nel petto di lei, cadde a terra priva di vita, il primo morto. Era sempre eccitante sentire il colpo di cannone. Il ragazzo si accasciò sulle ginocchia consapevole del destino che lo attendeva, il terrore e l’orgoglio nel suo sguardo, una lama aveva perforato il suo addome.
“Finnick, siamo noi, andiamo”.
Altri due colpi di cannone, due morti.
Erano arrivati da Mags, nascosta dietro un albero aspettando il loro arrivo. Potevano fuggire nella foresta lasciandosi alle spalle il bagno di sangue. Per poche ore erano salvi.
****
Thomas era rimasto da solo, anche Teresa era morta, un colpo di pistola in pieno petto.
Non era riuscito neanche a prendere qualcosa dalla cornucopia, era scappato nel folto della foresta, lasciandosi il lago di sangue alle spalle.
Stava diventando notte, il cielo si stava imbrunendo e i primi ululati risuonavano nella valle. Tutto sembrava tenebroso. Freddo, faceva molto freddo.
*****
“Lo sentite anche voi questo freddo?” aveva chiesto Harry in preda al panico.
Avevano annuito all’unisono scambiandosi sguardi allarmati.
“Dissennatori!” Tonks aveva urlato con tutto il fiato che aveva in corpo, sembravano centinaia.
“Expecto Patronum”. Un lupo era apparso dalla bacchetta di Lupin, troppo debole per poter sostenere tutti quegli esseri.
“Harry fa qualcosa”. Remus era appena caduto a terra, un tonfo. Tonks era di fianco al marito, gli accarezzava il viso.
“Expecto patronum” un lieve fascio argenteo era apparso.
“Expecto patronum!” questa volta aveva urlato, un getto potente aveva inondato la foresta, Ramoso aveva portato a termine il suo compito, i dissennatori erano stati allontani dalla potenza del cervo.
“E’ tutto finito” Harry si era seduto sull’erba incolta, la testa poggiata ad una quercia.
“Forse è meglio se ci accampiamo qui per questa notte” aveva proposto Hermione. “Repello…”
“Lascia, faccio io” Tonks aveva estratto dalla tunica la bacchetta e stava imponendo degli incantesimi base.
“Così siamo introvabili”. Era soddisfatta del lavoro.
Erano esausti, la giornata era stata impegnativa.
Un colpo di cannone, un’altra vittima.
****
Thomas era steso per terra, una posizione innaturale per un essere umano, una spada conficcata nella gola. Sghignazzava il cacciatore.
“Che stupido, ha acceso il fuoco”
“E’ meglio se ci allontaniamo” Luke aveva stretto il braccio del ragazzo e lo aveva allontanato dalla vittima. Non riusciva a sopportare la vista di quel povero tributo. Poteva avere l’età di Clary.
“Cerchiamo un posto tranquillo, è ora di riposarci”.
Qualche ora di sonno avrebbe allentato la tensione di tutti, migliorando l’attenzione e la precisione.
****
Marlene osservava il cielo dove il simbolo di Capitol City primeggiava, i volti di Thomas, Teresa, Brenda e Newt si susseguirono, tutti i radunari erano morti.
“Ne rimangono sedici” disse Uriah. “Io e Marlene facciamo il primo turno di guardia, poi ci diamo il cambio”.
Tris si era rannicchiata fra le braccia di Quattro, addormentandosi immediatamente, sfinita dal primo giorno di lotta, ma era ancora viva, mentre quattro tributi non poteva dire lo stesso, questo era l’importante nell’arena, sopravvivere.

Un urlo aveva rotto la quiete del bosco, Marlene stava estraendo dalla sua spalla una freccia mentre Uriah lottava contro un ragazzo dei distretti con un tridente stretto nelle mani.
“Marlene, nooo” era stata Tris ad urlare. Marlene, la sua amica era stesa a terra, il tridente di Finnick l’aveva colpita, fiotti di sangue coloravano il verde prato.
Non ci dovette pensare, impugnò la pistola e mirò, si era mosso troppo velocemente, il proiettile aveva mancato il bersaglio prescelto, colpendo Mags, ex mentore del ragazzo, un colpo di cannone, il quinto dall’inizio dei giochi
Tobias stava combattendo corpo a corpo con il ragazzo più piccolo del gruppo, sembrava forte, ma mai quanto l’intrepido. Stava crollando a terra lentamente, le mani di Quattro strette al collo. Un ultimo respiro.
Questa volto era stata la Katniss ad urlare, straziante e potente allo stesso tempo, li aveva guardati negli occhi, ed era scappata piangendo, Finnick al suo seguito.
“Non volevo” parole sussurrate al vento

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Abbiamo i due vincitori! ***


Ecco anche l'ultimo capitolo di questo crossover!! Mi sono divertita molto a scriverlo e spero piaccia anche a voi lettori!! Se così fosse vi prego di lasciare una recensione, anche piccolissima, al contrario, recensite comunque. Sono felice di conoscere le vostre opinioni sia che siano positive sia che siano negetive!! Buona lettura!!!


Luke montava la guardia, gli occhi rivolti verso l’amata che dormiva a pochi passi da lui.
Non si accorse del regalo fino a quando non gli cadde sopra la testa, era un pacchettino piccolo, stretto e lungo. Lo aprì, un biglietto di Magnus cadde a terra: Fatene buon uso!
“Svegliatevi!”
Jace era sussultato, in mano una spada angelica, si guardava intorno disorientato.
“Non c’è nessuno. Guarda questo”. Un sorriso era apparso sul viso del ragazzo, con quello poteva diventare invincibile: con il suo stilo poteva battere tutti e tornare a casa.
“Clary, vieni qui”. Aveva iniziato a disegnare marchi sul braccio della ragazza, per poi passare sul suo di corpo.
“Luke tu non puoi marchiarti, ma Joicelyn tu si?” aveva chiesto Jace alla donna.
Aveva annuito, era da tanto che la sua pelle non veniva disegnata con le sinuose linee delle rune, in fondo la sua vita da cacciatrice era finita molto tempo prima.
****
Katniss fissava il vuoto pensando a quello che era successo, Peeta non c’era più. Non avrebbe più rivisto il suo sorriso, non avrebbe più potuto abbracciarlo e sentire il suo inconfondibile profumo. Chi le avrebbe dato la forza di andare avanti, i loro figli non avrebbe più rivisto loro padre. Tutto per i capricci degli uomini, quanto erano crudeli alle volte.
“Tutto bene?” Finnick si era seduto fianco alla ragazza.
“No”.
“Ti capisco” l’aveva stretta a se, accarezzandole i capelli come era solito fare il marito.
“Dobbiamo vincere per Peeta e Mags, glielo dobbiamo”.
****
Remus si era appena svegliato, era sdraiato con la testa sulle gambe della moglie, profondamente addormentata contro un albero.
Si mosse appena, ma quel lieve spostamento d’aria la svegliò.
“Ti sei ripreso?” gli disse scoccandogli un bacio sulla fronte.
“Si e mi sento come se un branco di dissennatori mi avesse attaccato” disse l’uomo ridendo.
“ah ah ah. Molto divertente”.
“Cos’è divertente?” chiese Harry stiracchiandosi.
“Non quelli” Tonks indicò qualcosa dietro Harry.
“Scappate”. Ragni enormi inseguivano i quattro compagni.
Correvano, i più giovani davanti al gruppo scagliavano maledizioni inutilmente, erano indistruttibili.
Tonks correva, non era mai inciampata da quando erano entrati nell’arena, ma non aveva visto una radice sporgere dal terreno, era stesa, Remus, sempre a proteggerla, l’aveva aiutata ad alzarsi.
“Scappa!”.
“Non ti lascio qui” le lacrime scorrevano lungo il viso della ragazza.
“Li distraggo mettiti al sicuro”. Un ultimo bacio.
****
Avevano corso per chilometri ed ora avevano raggiunto il lago, in lontananza Jace vide delle persone muoversi.
“Restate nascosti. Ci hanno attirato in una trappola, ci sono tutti i tributi”.
“Cosa?”
“Ci vogliono far combattere”. Aveva impugnato la spada angelica saldamente nascondendosi dietro un albero. “E noi ci saremo”.
“Restate dietro di noi” Joicelyn traspariva nervosismo nella voce.
“Mamma…” le aveva dato un leggero bacio sulla guancia.
I tributi ignari di tutto si guardavano attorno disorientati, ignari del pericolo, degli altri avversari, ignari…
“Resta con me e tutto andrà bene” l’aveva baciata, dolcemente.
“Jace” erano state le sue ultime parole. Lui il suo ultimo pensiero.
“Nooooo” Joicelyn era caduta in ginocchio, tutta il dolore in un unico urlo. Non sentiva più nulla, ne stanchezza, ne tristezza, vedeva solo Luke abbracciare Joicelyn, nulla di più. Ogni cosa sembrava confusa e sfuocata.
Era scattato in avanti il ragazzo, inseguiva due tributi, un maschio ed una femmina, erano veloci, ma incauti. Non avevano prestato attenzione al terreno, almeno la ragazza, che si trovava distesa al suolo, non aveva avuto il tempo di afferrare l’arco, una lama trasparente si era conficcata nel suo stomaco, e ancora e ancora.
I pensieri vorticavano, avrebbe rivisto Peeta, ma i suoi bambini? Chi li avrebbe accuditi? Era proprio bella l’alba….
“No, questo no” Finnick era partito all’attacco, il tridente ruotava fra le sue mani, non avrebbe permesso al ragazzino di passarla liscia. Doveva morire.
“Vuoi fare la fine della tua amichetta” aveva risposto Jace insolente.
Si era lanciato in avanti Finnick, convinto dell’effetto sorpresa, ma il cacciatore era più veloce e agile, le rune giocavano a suo favore.
“Spostati ragazzo ci penso io” Luke era apparso alle spalle del nemico con un pugnale puntato.
Joicelyn lo aveva preceduto, l’addestramento da shadowhunters era tornato a prevalere.
“Mia figlia no, non dovevate”.
Un colpo di cannone.
Erano rimaste solo nove persone.
****

Harry fissava il lago nascosto nel folto della foresta, a pochi passi da lui Hermione e Ninfadora aspettavano la battaglia finale. Solo poco tempo li separava dallo scontro finale e lui doveva combattere.
Tonks piangeva in silenzio, le lacrime bagnavano il suo viso. Doveva essere forte, doveva vincere, non poteva mollare, non dopo il sacrificio di suo marito, di Remus. Quanto aveva lottato per il suo amore… contro la sua testardaggine e i pregiudizi. Lei Nin.. Tonks doveva uscire dall’arena per lui. Respirò profondamente allontanando dalla mente qualsiasi pensiero, la concentrazione era fondamentale.
“Tris, shh, nasconditi qui” gli intrepidi avevano avuto la loro stessa idea, nascondersi al limite della foresta, così da restare nascosti.
Questione di secondi e si sarebbero trovati faccia a faccia.
“Expelliarmus” aveva urlato Harry. Un coltello dalla lunga lama era volato via di mano al più scuro del gruppo. Uriah era impotente, senza armi era la sua fine, nulla avrebbe impedito al mago di ucciderlo.
“Sectumsempra” Ninfadora aveva preceduto le mosse del giovane.
La guardò con  sguardo carico gratitudine e continuò a combattere.
****
“Stanno combattendo. È ora di fare la nostra comparsa” Jace sembrava sempre così sicuro di se stesso, nulla lo turbava. Eppure la sua mente continuava a pensare a lei, perché? Non riusciva a trovare spiegazioni, ma in fondo al dolore non c’è ragione logica, esisteva e basta. Non poteva mollare adesso, ad un passo dalla vittoria, doveva vincere per lei. Allora perché il corpo li ordinava di fermarsi, di crollare al suolo e urlare, perché non riusciva a staccarsi da Clary, perché il suo corpo giaceva fra le sue braccia. Non riusciva più a sostenere tutto quel peso.
Era corso sulle rive del lago, dove si stava combattendo lo scontro finale, lontano da tutto e da tutti. I maghi erano in vantaggio, tre contro due, una vittima ai piedi dei primi.
“Jace, niente cavolate” Luke lo stava coprendo sul lato destro, mentre Joicelyn controllava quello sinistro. Sapeva che si sarebbero sacrificati per lui, ma non provò dispiacere, solo sollievo, avrebbero raggiunto loro figlia, il suo amore.
“Eccoli i cacciatori, ben arrivati” la ragazza di Chicago si prendeva gioco di loro.
“Adesso” Jace si era scagliato contro i due maghi più giovani, non erano niente male, ma di certo non alla sua altezza, Joicelyn attaccò la ragazzina, mentre Luke se la vedeva con il ragazzo.
Due colpi di cannone. Jace si guardò intorno per vedere i caduti, una vittima giaceva ai suoi piedi, la strega giovane era crollata dopo un attacco particolarmente ben assestato nel petto. Mentre il secondo era Luke, sembrava dormisse, sereno sotto il buio cielo dell’arena.
“Luke” Joicelyn pronunciò il suo nome in un sussurro mischiato alle lacrime, si lasciò andare ai piedi dell’uomo, aveva perso le persone che amava di più al mondo, la sua vita non aveva più senso.
Un coltello venne lanciato dal ragazzo, preciso. Si stupì Jace.
Nel tempo che il coltello affondò nella donna, una spada angelica si conficcò nel mago.
Erano rimasti in quattro. Due maschi  e due femmine.
“Io mi occupo del ragazzo, tu attacca la ragazza” aveva urlato alla strega. Se dovevano uscire in due dall’arena preferiva di gran lunga lei alla mocciosa.
Aveva annuito scagliando incantesimi alla giovane.
“Siamo rimasti noi due. Sai un po’ ci speravo, ti ho sempre trovato il migliore, dopo me ovviamente. Sei forte, particolarmente bello, sembri anche intelligente. Peccato che qui ci sia posto per uno solo di noi”.
“Io non sarei tanto sicuro della tua vittoria”.
“No. Dici di no”. Si mosse tanto velocemente da sentirsi solo un fruscio nell’aria, sembrava volasse. Assestò un pugno nello stomaco del nemico, gli mancò il respiro per un momento. Questa volta il colpo lo subì Jace, e uno particolarmente potente, gli ruppe il naso, il sangue colava sul suo viso, ma non si arrese.
Sussurrò un nome e la spada si illuminò di un bagliore biancastro, splendeva nell’oscurità della notte. Tutti si fermarono rapiti da quella luce.
“Gabriel mi affido a te”.
Saltò e nell’atterrare spinse la spada nell’addome di Quattro, urlò e poi si spense. Silenzioso come la sera.
“Avada Kedavra” un getto verde esplose dalla bacchetta di Tonks  colpì in pieno petto Tris, che si accasciò a terra.
“Abbiamo i due vincitori!” trillò una voce.
Jace guardò Ninfadora che ricambiò sorridendo.
“Sono Tonks, solo Tonks”.
“Piacere Jace” disse il ragazzo con lo sguardo puntato verso il cielo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3305588