Gods Among Insects

di Rin Hisegawa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** o. prologue; ***
Capitolo 2: *** I. chapter one; ***
Capitolo 3: *** II. chapter two; ***
Capitolo 4: *** III. chapter three; ***
Capitolo 5: *** IV. chapter four; ***
Capitolo 6: *** V. chapter five; ***
Capitolo 7: *** VI. chapter six; ***
Capitolo 8: *** VII. chapter seven; ***



Capitolo 1
*** o. prologue; ***


Ogni bambino, inconsciamente, tende ad omologarsi agli altri, a confondersi in mezzo alla massa delle altre persone; ma quando si è davvero diversi, per sopravvivere è necessario trovare il modo di andare avanti da soli.
Silenzio di fronte allo scherno.
Ingenuità in cambio dell'ipocrisia.
Ingannare se stessi, per mantenere saldo l'instabile equilibrio della vita.
Ogni bambino ignora inconsciamente gli aspetti negativi del mondo, e crede che ogni cosa sia perfetta, ed ha fiducia... fino al giorno in cui, diventato grande, si rende conto che il giudizio degli altri non è infallibile, e il destino non è da considerarsi sempre un alleato.

Finché, un giorno, quel prezioso equilibrio si ruppe.

Sedici anni.
Sedici anni di gioie, dolori, traguardi e fallimenti che sono scivolati via come sabbia tra le dita. Sembrano trascorsi troppo in fretta, troppo rapidi persino per poter stabilire se è stato piacevole o meno far parte di quel piccolo microcosmo ipocrita e perfetto che è il luogo dove è sempre vissuta.
Raven raccoglie lo zaino con le poche cose che ha deciso di portarsi dietro, in quel viaggio imprevisto e indesiderato che è la sua fuga.
Pensa ai suoi genitori: saranno disperati, quando scopriranno che è andata via. Poi, col tempo, se ne faranno una ragione; è cosi che funziona, vero? E' in questo modo che gira il mondo, così vanno le cose.
Quando hai una figlia come lei, e sei costretto a vederla tutti i giorni diversa, a soffrire perchè gli atri bambini non la vogliono avvicinare... alla fine, se decide di andarsene, ti rendi conto che ha fatto la scelta giusta. Che puoi ricominciare a respirare, finalmente, libero di vivere la tua vita “normale” illudendoti che ogni cosa sia perfetta per davvero.
Il suo mondo di plastica, con le case imbiancate a regola d'arte ed i giardini curatissimi con l'erba accuratamente falciata. Cagnolini infiocchettati che inseguono il ragazzo dei giornali, come nella peggior commedia per famiglie mai trasmessa in televisione. Madri sorridenti e padri che tornano la sera dall'ufficio, abbracciano i bambini e consumano la loro cena americana.
Tutta una finzione, è chiaro: dietro ogni angolo ci sono soltanto risate di scherno e minacce sussurrate a mezza voce. Come l'uomo dell'altro giorno, quello che ha tentato di accoltellarla perchè non risponde ai canoni richiesti da quella società ipocrita e preconfezionata.
Con uno svolazzo, Raven termina il breve biglietto che lascerà sul tavolo della cucina, in bella vista, sotto al vaso da fiori perchè il vento non se lo porti via. Con un gesto rabbioso, scioglie le lunghe trecce di un rosso innaturale: via quell'inutile travestimento da bambina modello, che non ha mai ingannato nessuno.
La cascata liscia e vellutata che le ricade sulle spalle, scarlatta e lucente, basterebbe da sola a smascherare la sua diversità; ma il fato non è stato così clemente con lei, la genetica si è spinta ben oltre nello scempio che ha fatto del suo corpo minuto.
I bellissimi lineamenti del viso – sarebbero bellissimi, se qualcuno si soffermasse a guardarli davvero – non hanno alcun valore, quando la pelle è di un blu vivace tempestato di lentiggini più scure. Scaglie? Alle elementari la chiamavano “bambina serpente”, e ridevano di quella strana carnagione, degli occhi di un giallo vivo così innaturale... alle elementari ridevano, adesso hanno paura.
E Raven, mentre si allontana silenziosamente lungo il vialetto della casa a cui non ha intenzione di fare ritorno, senza rimpianti, si sente perfettamente sicura che stavolta nessuno cercherà di riportarla indietro.

Lasciai un biglietto, spiegando che avrei seguito la mia strada da sola. Senza che le mie scelte influenzassero altre persone, o che le scelte di altre persone influenzassero me.
Volevo solo vivere giorno per giorno, e non legarmi a niente e nessuno,
Perché ero in continuo mutamento, ed in evoluzione.

Per questo motivo, dissi addio alla vecchia me stessa.

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Capitolo 2
*** I. chapter one; ***


Raven è silenziosa, si sente infallibile e letale.
Sa che il suo mondo è fatto di questo: la notte, la luce dei lampioni distante nelle strade trafficate.
Scivola oltre un angolo, scova una porta semiaperta: il retro di un locale. Vivere così, procurandosi quello che le serve senza preoccuparsi di farlo in modo legale, non è stata una decisione difficile da compiere. E' bastato che lo stomaco prendesse a lamentarsi, per convincerla che un piccolo furto era esattamente la cosa giusta da fare.
Si introduce nella piccola stanza buia, stando attenta a non sbattere contro le casse di birra appoggiate davanti alla porta. Non ha neppure bisogno di nascondere il proprio vero aspetto: ecco un altro vantaggio del vivere da sola. Ricorrere alla metamorfosi è pratico, di giorno, ma la stanca in maniera insopportabile; ed ha già abbastanza fame così, senza dover consumare le poche forze rimaste cercando di sembrare una ragazzina qualsiasi.
Freneticamente, prende a frugare in una dispensa traboccante di pane e barattoli vari. C'è talmente tanta roba, lì dentro, che non deve preoccuparsi di riempirsi le tasche e la borsa finché c'è spazio. E, quando saranno pieni, potrà sempre fare un secondo viaggio.
Desiderosa di placare i crampi dello stomaco affamato, strappa la plastica di una confezione di patatine e se ne caccia in bocca una manciata.
Estasi allo stato puro.
Ingoia rapidamente il boccone, osserva il sacchetto pensierosa, poi ingurgita in fretta anche il resto, cercando di non fare rumore.
Eppure non lo ha dimenticato, che non bisogna mai trattenersi troppo a lungo sul luogo di un furto.
Lo sa bene, che il locale è aperto e in piena attività proprio a quell'ora.
- Che cosa stai facendo, ragazzina?
Le parole la investono, improvvise come una frustata, interrompendola proprio nel bel mezzo della seconda razione di patatine.
Un uomo troneggia a qualche passo da lei, le mani sui fianchi, un grembiule bianco drappeggiato malamente sul fisico muscoloso. Nel buio Raven non riesce a distinguere i lineamenti del suo volto, ma dal tono della voce deduce che è davvero infuriato.
Si appiattisce contro il legno dell'armadietto, tremante, in cerca di una valida scusa; nel terrore che quel momento porta con sé, neppure le viene in mente di usare il proprio potere mutante per assumere un aspetto un po' più umano.
- Stai rubando, ecco cosa fai! Vieni subito fuori, piccola bastarda, che te la faccio pagare!
Detto fatto, l'uomo la afferra per un braccio e la trascina all'esterno, l'oggetto del furto ancora stretto in mano. Sta gridando qualcosa, ma Raven è troppo terrorizzata per capire il significato delle sue parole.
Tenta di divincolarsi, è molto veloce nella corsa e conta di seminarlo in poco tempo; ma la sua presa è davvero resistente, e lei è ancora troppo debole per la fame...
Improvvisamente, l'uomo emette un'esclamazione di sorpresa; una mano afferra il mento di Raven, costringendola ad alzare la testa. La fissa negli occhi, e la sua espressione feroce lascia lentamente il posto all'odio, misto alla paura.
- Tu... - le parole gli escono a stento, alterate dalla sorpresa e dalla collera cieca - ... una mutante!
Avrebbe dovuto pensarci subito. Neppure si stupisce, quando sente il pugno di lui impattare contro la guancia destra, gettandola a terra. Non prova a rialzarsi, perchè sa che lui la farebbe cadere di nuovo.
- Maledetta feccia, sei entrata nel locale sbagliato!
Con la coda dell'occhio, Raven scorge un bagliore sinistro tra le mani dell'uomo. Un coltello. Maledizione, sembra che ultimamente tutti la vogliano accoltellare. Si porta le mani sulla testa, scioccamente, come se questo potesse bastare a difendersi da un energumeno armato.
Il coltello penetra nella carne del suo braccio una volta, facendola gridare.
Il suo campo visivo si riempie di macchie rosse e nere, che danzano di fronte ai suoi occhi come fantasmi beffardi e minacciosi.
Rosso come i suoi capelli, rosso come il suo sangue... chi avrebbe mai detto che sarebbe morta in un simile modo? Chissà se a qualcuno verrà in mente di chiamare casa sua, quando troveranno il suo corpo senza vita abbandonato in quel vicolo buio?
Che sciocca, sicuramente l'uomo eliminerà le prove prima di tornarsene al lavoro.
- Cosa...?
Raven aspetta il secondo colpo, che però non arriva.
L'aggressore la fissa sbigottito, immobile, perfettamente congelato sul punto di piantarle la lama addosso un'altra volta.
- Cosa sta succedendo?
Lei non lo sa.
Si limita a fissarlo e, nonostante il dolore lancinante al braccio ed il senso di debolezza che la pervade, approfitta per strisciare a qualche metro di distanza, lontano dal suo raggio d'azione. Stranamente, lui non accenna a muoversi.
- Cosa mi hai fatto, maledetta strega? Liberami immediatamente, o giuro che ti faccio pentire...!
Pentire? E come? Guardandola a morte? Raven si lascia sfuggire una breve risata, e quel suono la stupisce e la spaventa un po'.
Ridere in un momento simile? Magari la solitudine la sta facendo impazzire.
Con un tintinnio sinistro, il coltello cade dalla mano dell'uomo e si infrange sull'asfalto freddo del vicolo; Raven osserva la striscia scarlatta del proprio sangue, dal luogo dove si trovava prima alla sua attuale posizione.
Poca strada. L'ideale sarebbe alzarsi e scappare, se solo le gambe non le tremassero in quel modo...
- Fortuna che al giorno d'oggi la gente abbia un sacco di ferro nel sangue, eh?
La voce inaspettata la fa sussultare di nuovo.
Raven si volta verso il luogo dove dovrebbe trovarsi colui che ha parlato, ma non vede altro che buio fitto e un muro di mattoni. L'aggressore digrigna i denti, e aggrotta le sopracciglia, nell'evidente sforzo di liberarsi dal vincolo invisibile che lo ha intrappolato.
- Fossi in te scapperei a gambe levate, visto che puoi ancora usarle... per ora.
L'incantesimo che legava l'aggressore si scioglie rapidamente com'è venuto, liberandolo dalla morsa che lo tratteneva in quell'assurda posizione. Barcolla per qualche istante, prima di voltarsi verso l'ombra attraverso cui l'altro ha parlato.
L'altro... ma chi? Il volto dell'uomo è una maschera di terrore.
Raven lo osserva allontanarsi correndo, senza neppure guardarsi indietro: che pavido, subdolo piccolo insetto... capace di fare lo sbruffone soltanto con i deboli, terrorizzato da una semplice minaccia, spaventato dalla pura non conoscenza del nemico.
- Sei stata coraggiosa.
Lei alza gli occhi, appena meravigliata; del resto non ha più molta importanza, chi sia il suo misterioso salvatore. Quello che conta è che è ancora viva, non abbastanza da correre via e mettersi in salvo, ma sufficientemente da poter gridare forte nel caso in cui il giovane uomo che le sta davanti abbia anche lui cattive intenzioni.
- Ce la fai ad alzarti da sola?
Raven scuote la testa, senza staccare gli occhi dal volto di lui. Non può essere malvagio, non con quei grandi occhi azzurri e quel sorriso gentile.
Sente il sangue scorrere fuori da lei, attraverso la ferita, e sa di essere sul punto di perdere i sensi. Il ragazzo le tende la mano, e lei fa per afferrarla fiduciosa: non conosce il suo nome, e neanche le sue intenzioni; ma è un mutante, proprio come lei... e, da che mondo è mondo, tra reietti ci si aiuta.
- Andrà tutto bene.
Raven muove qualche passo, incerta, stringendo le labbra: la nausea la assale. Il mondo ruota rapido attorno a lei, che stringe convulsamente la mano del suo salvatore senza proferire parola. Poi, senza neppure rendersene conto, sviene tra le braccia di quell'uomo sconosciuto.



Al suo risveglio, Raven apre gli occhi su una stanza che non ha mai visto prima.
Si guarda attorno per qualche istante in silenzio, stupita, stampandosi nella mente ogni dettaglio di quel luogo gradevole e sconosciuto: un letto ampio e pulito, coperto da lenzuola candide; una finestra, sul lato destro della camera, attraverso la quale si scorge uno spicchio di cielo azzurro; il soffitto spiovente, di legno chiaro come il parquet del pavimento... ogni cosa ispira calma e fiducia, tutto suggerisce quiete e riposo.
Proprio per questo motivo, la ragazza sa di non essere al sicuro.
Senza far rumore, scivola via dalle coperte morbide e calde, raggiungendo il suo zaino poggiato ai piedi del letto. Qualcuno le ha medicato la ferita, ed il suo braccio sinistro è stato accuratamente fasciato. Ringrazia mentalmente il giovane sorridente della sera prima per quel gesto gentile, e si chiede se davvero non si tratti di qualcuno desideroso di darle una mano.
Regola numero uno: mai farsi ingannare dalle apparenze.
Non riesce a trovare i suoi vestiti da nessuna parte. Erano sporchi e strappati, probabilmente macchiati dal sangue che è sgorgato dalla ferita quando quell'uomo l'ha accoltellata...
Con una smorfia contrariata, alla fine si arrende ad indossare la maglietta bianca ed i jeans che qualcuno ha lasciato per lei su una sedia.
I pantaloni sono un po' grandi, e deve arrotolarli un paio di volte alle caviglie per potersi vedere i piedi. Scivola nelle vecchie Converse nere sciupate dal tanto camminare, e si getta lo zaino su una spalla. Grazie dell'aiuto, me ne torno da dove sono venuta.
Se non fosse diventata tanto cinica, si sentirebbe davvero maleducata.
Parlare col ragazzo che l'ha salvata?
Domandargli il motivo di tanta premura?
Raven non ci pensa neppure per un secondo. E' ancora viva, e questo è quello che conta. Lo sarà anche domani? Non conosce la risposta. Tutto ciò che sa è che nessuno è mai stato davvero gentile con lei, e quindi deve andarsene da quella casa prima che venga il momento di dover pagare con gli interessi per i favori ricevuti.
Scivola fuori dalla porta, ed imbocca il corridoio. Una fila di porte tutte uguali, intervallate da piedistalli sormontati da graziose piante in vaso.
Quanto accidenti è grande quel posto? E soprattutto, di che posto si tratta? Pur non sapendo la risposta, Raven sente di non averne bisogno. Ovunque sia, non ha intenzione di restarci un minuto di più. Cautamente, imbocca una scala che conduce al piano inferiore.
Non c'è un'anima, in giro, chissà che ore saranno? Il suo stomaco le comunica che, in ogni caso, è il momento di mangiare. Il pacchetto di patatine che le è quasi costato la vita, ormai, non è che un ricordo lontano.
Remotamente la ragazza si chiede se non valga la pena di fare un salto in cucina, prima di andar via; ma, un po' per riconoscenza ed un po' per timore, decide che in effetti riempirsi la pancia al momento non è il problema principale.
Meglio andarsene via; tenterà di rubare qualcosa lungo la strada, una volta fuori.
Attraversa un salotto moderno, una grande stanza con un divano sformato ed un gran numero di cuscini sparsi dappertutto. C'è un televisore, il più grande che abbia mai visto. Un impianto stereo modernissimo, in un angolo, fa bella mostra di sé.
Chi accidenti è quel ragazzo che l'ha aiutata? E' casa sua, questo Paese delle Meraviglie inaspettato? Tutto ad un tratto, l'idea di andarsene così su due piedi non sembra poi tanto buona.
Eppure...
La parete sinistra del salotto è interamente composta da una vetrata dotata di porta, che si affaccia su un giardino verdeggiante corredato di fontana. Lontano lontano, oltre quel paradiso naturale in piena fioritura, un cancello di metallo scuro interrompe il perimetro del muro che delimita il giardino. Eccola, la tanto attesa libertà.
Libertà imposta, perchè infondo a Raven sarebbe piaciuto poter essere una bambina normale, ed andare a scuola come tutti gli altri nel suo modesto quartiere di periferia.
Libertà desiderata, perchè incontrare ogni giorno i sorrisi falsi e le occhiate di puro disgusto ti insegna a chiudere il cuore, a restituire l'odio per l'odio e lo scherno per lo scherno, anche se infondo saresti una ragazza gentile.
Libertà conquistata, perchè dover sopportare gli sguardi e le offese della gente che ti reputa pericolosa, col tempo, ti rende pericolosa davvero.
- Vai già via?
La voce gentile alle sue spalle la fa sobbalzare.
Raven si volta lentamente, sbirciando con la coda dell'occhio la figura che si è appena avvicinata. Lui le sorride tranquillo, le mani cacciate nelle tasche dei jeans, i capelli chiarissimi e sottili che gli ricadono, lisci, sugli occhi socchiusi.
- Speravo che volessi fermarti per un po', almeno il tempo di guarire del tutto da quella ferita...
Lei scuote la testa, senza cambiare espressione.
Diffidente.
Come un gatto randagio catturato e preso in gabbia; come una persona che è stata ingannata troppe volte, ed ha deciso di non farsi più fregare.
Il ragazzo muove qualche passo verso di lei, lentamente, senza rompere il contatto visivo. I suoi occhi non sono semplicemente azzurri, nota Raven. Hanno il colore dell'acquamarina.
- Erik Lehnsherr – si presenta, e per un attimo tende la mano.
Poi cambia idea, rendendosi conto che lei non risponderebbe mai a quel saluto formale. Il braccio ricade lungo il fianco, con perfetta disinvoltura: sembra che niente riesca a farlo sentire a disagio.
Raven prova l'immediato desiderio di verificare.
- Sei un mutante.
Non è una domanda.
Per un attimo, la ragazza crede di averlo stupito.
Poi Erik ride di una risata sincera, e sembra ancora più giovane di quanto non sia.
- Sei perspicace, come pensavo! Si, sono un mutante... ho il potere di controllare i metalli, di qualsiasi genere. Adesso che lo sai, se vuoi puoi anche chiamarmi Magneto.
E' seriamente divertito.
Raven stringe le labbra, incerta su cosa replicare.
Magneto?
E' finita in una gabbia di matti. O meglio, il matto è uno solo... ma è sufficiente a farle dubitare di essere davvero al scuro. Intanto, il giovane uomo ha estratto una chiave dorata dalla tasca dei jeans, e la osserva come se non l'avesse mai vista prima.
- Questa – dice, tendendo la chiave a Raven, in attesa che lei la afferri – apre quel cancello laggiù.
Con un gesto teatrale indica l'inferriata scura e lontana, oltre il giardino. E' di metallo: probabilmente, Erik potrebbe benissimo controllarla da quella distanza... eppure le porge una chiave.
Ovvio, vuole che sia lei a scegliere, con la propria mente. Vuole che se ne vada da sola, liberandosi con le sue stesse mani.
Quel ragazzo, Magneto. Sembra una persona davvero intelligente. Intelligente e scaltra, è facile capirlo dal suo sorriso, mentre le porge il pass-partout verso la libertà. Ma stavolta Raven è tentata all'idea di lasciarsi ingannare.
Le successive parole di lui la investono come una pioggia gelata, improvvise, pronunciate con la stessa espressione serafica di sempre.
- Immagino che a casa ti stiano aspettando, signorina senza un nome – le dice dolcemente, senza smettere di scrutarla con simpatia.
Lei abbassa lo sguardo, senza sentire davvero il bisogno di replicare a quella affermazione. In un attimo, la consapevolezza la assale.
Non si tratta di non poter più rivedere la sua famiglia, del resto sa bene che è giusto così. La sua famiglia... non hanno voluto altri figli, dopo di lei, per paura che anche loro nascessero diversi. Nessuno si è mai preoccupato troppo all'idea che lei potesse capire quello che provavano.
Ciò che la spaventa, adesso – ciò che Raven davvero sente di non poter sopportare – è la certezza di non avere un futuro. Può scappare in eterno, può vivere una vita come ladra, spendendo tutto il suo tempo nel tentativo di non morire. A che cosa serve, un'esistenza del genere? Quando hai trascorso sedici anni a sentirti trattare come qualcosa di sbagliato, senti di dover quantomeno lasciare una traccia significativa del tuo passaggio su questa terra.
Raven non ha una casa a cui tornare, e non ha un progetto da portare a termine per cui valga la pena di lottare fino allo stremo.
Senza alzare gli occhi dalla punta delle proprie scarpe, finalmente trova il coraggio di dire qualche parola.
- Nessuno mi aspetta a casa. Non ce l'ho più, una casa.
La rabbia le strappa qualche lacrima, un pianto d'impotenza di fronte alla consapevolezza di essersi lasciata ingannare da un paio di occhi color acquamarina.
Erik le poggia una mano sulla spalla sana, cercando di confortarla. Non sembra spaventato all'idea di sfiorare quella creatura tanto diversa e dall'aspetto così innaturale.
- Puoi restare tutto il tempo che vuoi, e nessuno ti chiederà spiegazioni. Benvenuta a casa... Mystique.

Rin-chan's hetare notes ~

1) Ho scelto di rappresentare Magneto con i capelli biondo chiaro; dato che le scene in cui si vede da bambino sono sui toni del seppia e lui indossa un cappello, mi sono presa la piccola libertà di descriverlo come lo immaginavo. Per inciso, l'Erik di questa storia dovrebbe essere bellissimo. Il ragazzetto del primo film non promette nulla di buono, ma accidenti in dodici anni si cambia! XD
2) A proposito dell'utilizzo del ferro nel sangue dell'aggressore per bloccarlo a mezz'aria. Magneto fa lo stesso con Laurio nel secondo film, dopo che Mystique ha iniettato nel sedere del povero Mitchell una dose sostenuta di ferro. Bene, una cosa del genere non è fisicamente possibile. Quindi non lamentatevi con me venendomi a dire che Erik non potrebbe sollevare da terra una persona sfruttando il poco ferro che ha nel sangue "per natura"; se è per questo, non può neanche estrarre il sangue da un corpo servendosi del ferro aggiunto artificialmente da Raven, come fa in X-Men II... :D
3) Grazie dell'aiuto, me ne torno da dove sono venuta. → So long and thanks for all the fish {cit.} <3
4) Il nome mutante della protagonista: Mistica, Mystique, è la stessa cosa. Io ho scelto di usare il termine inglese. Spero mi perdonerete, ma Mistica mi fa pensare ad una santona, o alla zingara che legge le carte. E poi, non ho 'sta gran passione per le traduzioni dei nomi: provate a pensare "Raven Darkholme" {Corvo Olmoscuro O___"} in italiano... XDDD

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Capitolo 3
*** II. chapter two; ***


Monique fissa insistentemente Raven, gli occhi verdi piantati spudoratamente in quelli di lei.
“E' carina.” pensa, stringendo la mano che la ragazza le ha offerto presentandosi. “Soltanto carina, la nuova scoperta di Magneto.” Anche se non lo ammetterebbe mai, si sente un po' gelosa.
Erik cinge con un braccio le spalle della piccola mutante, protettivo, quasi affettuoso. Con una punta di amarezza, Monique ripensa a tutte le volte che ha fatto lo stesso con lei.
Vorrebbe dirle di stargli lontano.
- E così ti chiami Mystique – sorride invece, mentre l'altra la osserva stupefatta e rapita.
E' bella, Monique, bella davvero. La tipica ragazza francese, col fisico esile e proporzionato ed un grazioso nasino all'insù. I lunghissimi capelli castano scuro le scendono ondulati lungo la schiena, muovendosi ritmicamente ad ogni suo passo.
E' sicura di sé, e nei suoi venti anni di vita ha appreso tutto ciò che le serve per essere ciò che in effetti è diventata: una mutante, una ribelle, un membro della Confraternita di Magneto. Eppure, adesso si sente tremendamente a disagio.
- Ho pensato che avresti potuto mostrarle la casa e spiegarle tutto quello che serve sapere sulla nostra piccola... associazione.
Erik sorride gentilmente, fingendo di non essersi accorto di nulla. Monique sa benissimo di essere come un libro aperto di fronte al suo capo, ma sceglie di tacere.
Annuisce in silenzio: cos'altro dovrebbe replicare? Gli ordini del capo sono pur sempre ordini, anche se impartiti con quella espressione... Quella dannata espressione che riesce ad intrappolarti e ti impedisce di disobbedire, facendoti sentire quasi felice di essere stata ingannata da lui.
Lo odia, adesso, questa è a verità. Ma annuisce, diligente e consapevole: ecco un altro dei pesciolini caduti nella rete di Magneto. Portiamo il pesciolino a visitare la casa.
- Vieni, Raven, immagino che sarai affamata.
Premurosa e affabile, la piccola Shade, mentre si allontana portandosi appresso la nuova recluta della Confraternita. Erik guarda le due ragazze allontanarsi, e si lascia sfuggire un sorriso obliquo: se la ricorda, Monique, com'era il giorno in cui l'ha trovata. Giovane, terrorizzata e praticamente incapace di parlare l'inglese. Sapeva dire soltanto “please” e “thank you”, per giunta con accento straniero. Lui la prendeva in giro, domandandole a cosa le servisse saper ringraziare se non era in grado di chiedere, prima. Lei si stringeva nelle spalle, imbarazzata, e sorrideva.
Quando ha messo piede per la prima volta nel Castello, Shade era a mala pena in grado di controllare il proprio potere. Adesso è forte e competente, ed ha imparato a dominare la mutazione accettandola come parte di sé. Sarebbe la donna perfetta, se non fosse per quella sciocca infatuazione.
Sarebbe davvero la compagna ideale... peccato che abbia deciso di rovinare tutto innamorandosi di lui.



E così hai soltanto diciassette anni?
Monique sorride, e sembra sollevata.
Dal canto suo Raven si limita ad annuire, seria. Ripensa al suo diciassettesimo compleanno, trascorso nei vicoli newyorkesi a rovistare nei cassonetti in cerca di cibo. Ripensa agli anni passati, ed alle feste traboccanti di sorrisi falsi e plastificati pitturati su volti familiari.
Davvero, non sa quale delle due opzioni sia la peggiore.
La mutante dai capelli castani continua a camminare a qualche passo da lei, senza smettere un attimo di fare domande. Vuole sapere del suo potere, di come lo ha sviluppato, dei motivi che la hanno spinta ad andar via da casa.
Mystique rivanga il passato malvolentieri, ma risponde ad ogni quesito in modo piuttosto esauriente; del resto dovrà abituarsi a raccontare quella storia: c'era una volta una bambina che si chiamava Raven Darkholme, ed era una persona fuori dal comune... Quando parla di sé, invece, Monique non sembra provare né rimorso né alcun dispiacere: è una storia abbastanza banale, la sua, almeno per le persone che banali non lo sono affatto. Ha vissuto con i genitori per tredici anni, prima di scoprire il proprio potere. Poi, un bel giorno, la mutazione ha deciso di venire a galla e lei si è trasformata di fronte a tutta la classe.
- Nebbia. Impalpabile, umida nebbia fumosa. E' comodo, sai? Posso nascondere le cose, ed è un ottimo modo per salvarsi le penne in caso di bisogno. Hai mai provato a colpire la nebbia?
Ride, come se la sola idea fosse folle ed insensata.
Per Raven niente ormai è folle ed insensato, o per meglio dire lo è ogni cosa da quando è nata.
L'ostetrica aveva detto a sua madre di non spaventarsi, ma la bambina era un po'... speciale. Speciale come ogni diverso, che il mondo ha paura di chiamare col suo nome.
“Signora, sua figlia è una mutante. Ha la pelle blu, gli occhi gialli e sarà trattata come una reietta per tutta la vita. Ma non abbia paura, è solo speciale”. Raven ride con Monique, guardandosi attorno con profondo interesse. Sono di nuovo nel lungo corridoio dalle porte tutte uguali, e lei sa che una di quelle porta alla camera che le è stata assegnata. Quale? Dovrà ricordarsi di chiedere, quando è scesa al piano di sotto non pensava di ritornare.
Shade si ferma di botto, l'espressione concentrata. Probabilmente anche lei ha qualche problema con quel percorso così ripetitivo. Bussa un paio di volte sul legno chiaro di una porta, poi attende in silenzio una risposa dall'interno. - Avanti! - esclama una voce giovanile e piena di vita.
Monique si fa strada nella stanza in penombra; sembra conoscerla piuttosto bene, e riesce ad evitare tutti gli ostacoli: una poltrona sformata, una piega nel tappeto, qualche pacchetto di patatine abbandonato sul pavimento.
Raven vede perfettamente al buio, ci è sempre riuscita. Segue Shade senza una parola, scrutando il ragazzo seduto scompostamente per terra di fronte ad una televisione accesa.
Sta guardando The Blob.
Un mutante che ama la fantascienza, fantastico.
- Avanti, in piedi Toad! Presentati come si deve! - Monique sorride, ma il tono della sua voce è deciso e perfettamente serio.
Con un sospiro, il ragazzo mette in stand-by il videoregistratore e si alza, scuotendosi di dosso le briciole delle patatine. Ha i capelli corti e scuri, occhi castani e la pelle di una insolita sfumatura verdastra.
Strana, ma mai quanto quella di Raven.
- Mortimer Toynbee. Toad. - dice, allungando una mano verso di lei con aria svogliata.
Raven gliela stringe brevemente, e percepisce sui polpastrelli una sensazione simile a quella che si prova prendendo in mano una rana.
Non è nella posizione adatta per fare commenti del genere. Toad la osserva incuriosito, un mezzo sorriso dipinto sul volto.
- Accipicchia, stavolta Magneto si è trovato davvero un bel pesciolino azzurro! - ridacchia, muovendo la testa da un lato all'altro come un animale che scruta la preda.
Lei sorride a sua volta, mostrando i denti: che capiscano subito, con chi hanno a che fare.
- Raven Darkholme, Mystique. - risponde, tralasciando ogni commento alla battuta di Toad.
“Qualsiasi cosa dicessi, lui si rivelerebbe comunque troppo stupido per capire.” E' la scusa che ha sempre utilizzato, ogni volta che è stata troppo timida o cortese da rispondere per le rime ad una provocazione.
- Toad possiede un po' di caratteristiche tipiche dei camaleonti come arrampicarsi sui muri e roba del genere – spiega Monique con tono pratico. Mystique solleva un sopracciglio.
- Acchiappa le mosche con la lingua?
Sogghigna, fissando Mortimer con l'espressione trionfante di chi ha avuto la propria rivincita. Lui non si lascia spiazzare, dedicandole uno sguardo ammiccante.
- No, ma con la lingua ci faccio un sacco di altre cose, ragazzina. Sei interessata?
Raven aggrotta le sopracciglia, contrariata. Incrocia le braccia al petto, e azzarda un secondo commento mordace. Sa bene che non è il caso di attaccar briga nell'unico luogo dove tutti sembrano accettarla per quello che è, eppure davanti a quel ragazzo sembra proprio non poterne fare a meno.
No, grazie, i rettili non mi piacciono particolarmente.
Toad batte le mani, profondamente soddisfatto della risposta ricevuta. Mystique lo scruta stupefatta, prima di decidere con vago sollievo che lui non se l'è affatto presa. Si scambiano un sorriso divertito. In quel circo di creature impressionanti, forse Raven ha finalmente trovato un buon amico.

Rin-chan's hetare notes ~

1) Monique Lamartin, aka Shade, è un'OC che ho inventato quattro anni fa quando ho inizialmente pensato alla storia. All'epoca avevo le idee piuttosto confuse {il titolo provvisorio del racconto era ancora Raven's chronicles} e Monique aveva un altro potere, era meno vivace e soprattutto non era innamorata di Magneto. Quando ho cominciato la stesura di Gods Among Insects, ho pensato di disfarmi di lei sostituendola con un qualche personaggio del MARVELverse scelto a caso... ma sono troppo affezionata alla piccola Shade, quindi alla fine è rimasta dov'era.
2) Mortimer Toynbee, aka Toad, un personaggio che inesplicabilmente mi piace un sacco. Perchè, al di là della pelle verde {parlo della versione cinematografica} e la lingua lunga e schifosa, è davvero un bel tipo, con quel trucco da 20 euro [incredibile! Meno di quanto abbia speso Heath per fare Joker! <3]. Semplicemente, lo adoro quando saltella di fronte a Jean Gray in X-Men II... Mi sono permessa di raffigurarlo appena un po' meno scemotto del Toad di Singer. Magari si è sciupato crescendo. Inoltre, vi prego di non mettervi a calcolare l'età che dovrebbe avere in Gods Among Insects rispetto al film, perché il risultato è "meno sei anni" [Ray Park è nato nel 1974, X-Men II è del 2003]... Bah. XD
MORTIMER TOYNBEE {TOAD} in x-men 2
3) "The Blob", 1958. Stavolta sono stata attenta alle date. Per l'epoca di Gods Among Insects, questo film è una trovata moderna... Mi rifiuto di commentare. :D

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Capitolo 4
*** III. chapter three; ***


Per prima cosa grazie mille anche a Cicciolgeiri, che mi ha lasciato un commento in cui chiede di aggiornare presto... quindi... la accontento subito! :D I commenti mi fanno sempre piacere, quindi vi prego se leggete recensite! Com'è possibile che il capitolo II abbia 12 pageviews e solo un commento? E tutti gli altri? Se la storia non vi è piaciuta, comunque mi piacerebbe saperlo! :P Inoltre, vorrei comunicare che sto finendo di scrivere il capitolo 4, quindi non sono particolarmente avanti con la stesura. Spero di riuscire a tenere un buon ritmo di pubblicazione, ma siccome mi è ricominciata l'università non garantisco nulla. In ogni caso, cercherò di non farvi aspettare degli anni. XD

I suoi capelli sul pavimento.
Raven osserva le ciocche cadere con leggerezza a terra, sparpagliandosi sulla superficie di marmo liscio senza fare alcun rumore. Monique ha deciso che c'è bisogno di un cambiamento, e dice che il miglior modo per dimenticare il passato è tagliare i ponti con la vecchia se stessa.
Sentendosi la testa più leggera, a Mystique sembra davvero di aver lasciato indietro gran parte di quello che era. La nuova pettinatura le dona: è pratica e fresca, e la fa sentire più simile all'idea che ha di sé. Si volta, guardandosi nel grande specchio illuminato: è la prima volta che trascorre così tanto tempo di fronte ad una superficie riflettente, di solito rifugge la propria immagine come se ne fosse spaventata.
Non si tratta di paura, ovviamente, ma piuttosto di disgusto per quello che è.
Ora è circondata da persone che considerano come un dono la sua maledizione, e la mutazione come una caratteristica distintiva degli eletti, le creature destinate a costruire un mondo nuovo sulle ceneri della razza precedente...
E' una visione della vita abbastanza inquietante ed amara, ma è l'unica che le permetta di restare vicina a quelle persone. Le uniche persone che la capiscano davvero.
Allontanandosi dallo specchio con un'ultima scrollata di spalle, Raven trotterella dietro a Monique per aiutarla a rimettere in ordine il bagno.
C'è sempre tanto da fare!
I giorni sembrano sfuggire via come sabbia fra le dita, piacevolmente simili gli uni agli altri, una lunga vacanza in buona compagnia. Con gli occhi rivolti al muro di mattoni oltre il giardino, talvolta Raven si domanda per quanto tempo ancora un simile sogno sia destinato a durare.
- Posso parlarti un attimo, Mystique?
Magneto fa capolino oltre la porta, osservando le due ragazze intente a riordinare. I suoi occhi chiari sono illuminati da una vivace attenzione, le mani affusolate strette attorno al legno chiaro dello stipite.
- Arrivo, Erik. - risponde semplicemente lei, lasciando a metà quello che stava facendo per seguirlo in silenzio attraverso i corridoi.
Non ha bisogno di domandargli il motivo, non serve sapere di cosa abbia bisogno. Quando verrà il momento, lui glielo dirà; e lei obbedirà, competente e tempestiva.
E' strano quel rapporto di perfetto equilibrio che si è venuto ad instaurare in quella breve, fugace settimana di convivenza: quasi che potesse leggerli nel pensiero, Mystique si muove attorno a Magneto come un satellite gravita attorno al proprio pianeta.
E' sempre perfettamente consapevole di quello che gli passa per la testa, e ovviamente lo stesso sembra valere all'inverso da parte di lui. Ogni volta che Erik le sorride, con quegli occhi acquamarina in cerca dei suoi, Raven sa benissimo di cadere in trappola, di fare il suo gioco.
Ed ogni volta obbedisce, competente e tempestiva.
- Siediti, Mystique.
Hanno raggiunto l'ufficio di lui: grande, moderno e quasi sempre immerso nella penombra.
La stanza funge da studio e da camera da letto, la zona notte separata del resto per mezzo di un soppalco raggiungibile attraverso una scala di legno.
Raven non è mai salita su per quella scala, ma dal piano inferiore riesce a scorgere, attraverso la ringhiera, uno stralcio del materasso e di un'abat-jour blu scuro.
Magneto sorride, raggiungendo la propria posizione al di là della scrivania. Le imposte sono abbassate, la luce attraversa fioca le fessure negli scuretti chiusi. Lui incrocia le dita, e appoggia il mento sulle mani.
- Vorrei parlare del tuo potere, Raven. Adesso dovresti essere sufficientemente in forze da poterlo utilizzare al meglio, non è così?
Mystique annuisce in silenzio, senza staccare gli occhi da quelli di lui. E' strano, ma con Erik non si stente mai a disagio. Appoggia entrambi i palmi sulla plastica fredda della scrivania, e sospira.
In un lampo, eppure abbastanza lentamente da poter scorgere il cambiamento, la pelle blu scuro e squamosa si ritira letteralmente, lasciando il posto ad una carnagione chiara e delicata. Le iridi perdono il loro colore ambrato e diventano castane; i capelli assumono una gradazione tendente al mogano, più discreta.
Pian piano, ma con istantanea precisione, la curva rosata delle labbra si piega in un fugace sorriso. Il naso dritto, gli zigomi alti, l'espressione ancora un po' infantile: c'è tutto, c'è sempre stato; eppure adesso è lì, non come appare ma come lo vorreste vedere.
Il sorriso si trasforma in un ghigno, che scopre i denti di Raven: si era tenuta da parte quel numero, ansiosa di vedere l'espressione di Magneto di fronte al cambiamento che è in grado di realizzare. La nuova se stessa, la se stessa sotto la maschera di realtà in cui è imprigionata.
Lui annuisce, soddisfatto e rapito.
- Straordinario! - esclama, unendo i polpastrelli e flettendo le dita – E così è questo che sai fare.
- Posso assumere qualsiasi aspetto, copiare ogni caratteristica di chiunque veda – replica lei, nascondendo a stento la soddisfazione.
Erik annuisce di nuovo, e Mystique sa che ha capito.
“Guardami. Questa sono io. Non mi chiedi per quale motivo non abbia scelto la via più semplice? Non vuoi sapere perchè non mantengo il mio bel faccino roseo e innocente di fronte a questo mondo crudele?” No, non vuole saperlo.
Probabilmente, conosce già la risposta.
“Non hai mai provato a non essere un mutante?”
“No, mai.”

Trovare un volto alternativo a quello che la Natura le ha donato. Decisamente, quella sarebbe l'umiliazione peggiore.
Magneto si alza, la raggiunge al di là della scrivania. Le poggia una mano sulla spalla, si china fino ad arrivare, col volto, all'altezza di quello di lei.
- Sapresti fare una cosa per me? - chiede.
Raven sa già di non essere in grado di rifiutargli qualcosa. Lui sorride, lui sa, tiene il mondo stretto in una mano. Il magnetismo terrestre, quella maledetta fregatura.
Annuisce rapita, e l'inaspettato rossore che raggiunge le sue guance la irrita non poco. Avere la pelle scura è un bel vantaggio, permette di nascondere una buona metà delle emozioni.
- Ho bisogno di qualcuno che mi accompagni ad una festa. Qualcuno che sappia bene come comportarsi in certi casi. Pensi di riuscirci?
Muove il capo, di nuovo. Si. Cos'altro potrebbe dire? La ha trovata, la ha scelta. Erik si fida di lei, le sta dando una possibilità di dimostrare quanto vale.
Si, vuole farlo.
Si, lo seguirà.
Anche in capo al mondo, se fosse necessario.
Erik le dà un rapido buffetto sulla guancia, rialzandosi rapidamente per tornare al suo posto. C'è una luce strana, in quei begli occhi acquamarina. Una luce che non promette assolutamente nulla di buono.
- Brava ragazza - esclama, più a se stesso che a lei. E' già perso nei propri pensieri.
Mystique si alza in piedi, in silenzio: è il momento di andare. Raggiunge la porta, la apre senza far rumore. Salutare? Il piccolo ecosistema che si sono creati non prevede simili formalità. Lancia un'ultima occhiata a Magneto, la testa completamente svuotata da ogni pensiero.
Lui si volta lentamente ma inaspettatamente, sorridendo di nuovo. E' come se in un attimo il suo sguardo si rischiarasse, spazzando via qualsiasi preoccupazione per un istante fugace.
- Ah, Raven, un'ultima cosa – dice, col tono pragmatico di chi è già immerso nei progetti futuri – Sei carina così, ma ti preferisco con la pelle blu e tutto il resto.
Abbassa gli occhi sui fogli che ha davanti, e torna al proprio lavoro. In perfetto silenzio, Raven abbandona la stanza e scivola attraverso il lungo corridoio.
Eh, si: avere la pelle color della notte è proprio una grossa fortuna: nessuno se ne accorge, se diventi rossa come un peperone.



- Hai capito quello che devi fare?
Erik cammina su e giù attraverso la stanza, come un generale intento nella pianificazione alla vigilia della battaglia decisiva.
Raven annuisce solenne, marziale, la fotografia del “suo” uomo stretta tra il pollice e l'indice, al sicuro. L'uomo di cui lei si deve occupare, l'uomo a cui deve estorcere le informazioni che Magneto vuole ottenere. Un uomo che presto sarà la loro vittima, perché è necessario agire prima che quella stessa persona si trasformi in carnefice.
Dicono di stare cercando una cura.
Una cura contro il gene mutante: studiano il caso da un paio d'anni, convinti che la mutazione non sia altro che una brutta malattia.
- Quello che mi serve è sapere se hanno già trovato un modo per impedire la trasformazione; devi riferirmi di che cosa si tratta, penseremo poi a come evitare che possa essere messo in pratica.
Mystique si rigira la foto tra le mani, scrutando quel volto solenne che la fissa dalla carta plastificata. Warren Worthington, il ricco industriale.
Warren Worthington dell'omonima casa farmaceutica.
Ha studiato tutti i fascicoli che lo riguardano: ligio al dovere, estremamente impegnato, xenofobo e radicale per quanto riguarda i rapporti con chiunque sia “diverso”. Donnaiolo incallito, nonostante sia sposato da dodici anni.
Ha un figlio, che di anni ne ha sedici. Porta il suo stesso nome.
“Un figlio, poi un nipote, un giorno; una salda discendenza che conduce l'impero familiare. Sicuri di se stessi, della purezza del proprio sangue, certi che mai la malattia potrà corrompere la vostra perfezione di homo sapiens...”
Non lo sanno ancora, del bambino che nascerà tra qualche decennio. Il piccolo homo superior dalle ali piumate, Warren Worthington III, la cui mutazione spingerà il padre a riprendere in mano le ricerche iniziate dal suo predecessore... ma questa è un'altra storia, una storia che deve ancora verificarsi.
Per ora, non c'è atro che una fotografia spiegazzata.
- Non ti deluderò, Erik.
Mystique si allontana verso la propria stanza, muovendosi rapida e sinuosa: è il momento di prepararsi all'entrata in scena. Scivola nel semplice tubino nero che lui le ha procurato per l'occasione, e allaccia alla caviglia i sandali in tinta. Tacchi alti. Odia quel genere di trappole.
I lisci capelli castani sfiorano appena il suo collo: ha scelto d mantenerli come Monique glieli ha tagliati, variandone solo il colore. La pelle è chiara, diafana, e gli occhi color mogano risaltano nitidi e scuri tra le ciglia nere. Le donne umane si truccano: svogliatamente, Raven si passa un filo di ombretto sulle palpebre, e una sfumatura di rossetto sulle labbra.
Avrebbe potuto benissimo trasformarsi direttamente così, col vestito e tutto il resto; Magneto, ridendo, le ha detto che comportarsi da persona normale l'aiuterà a fare pratica per le azioni future.
Scende giù dalle scale, stando attenta a non uccidersi sui tacchi alti. Ha diciassette anni; ne dimostra ventidue. Mettendo in funzione le cellule cerebrali destinate alla mutazione, potrebbe tramutarsi in un'anziana, o persino in un uomo, se solo volesse.
Stasera, può accontentarsi di essere una bella ragazza invitata ad un ricevimento di ricchi industriali. Magneto la scorta solenne fino alla macchina, in abito nero.
“Il sogno di qualsiasi giovane umana, indossare tacchi a spillo e andare alle feste in abito da sera...”
L'albergo in cui è stato organizzato il party è enorme, modernissimo e minimale. Le luci sono soffuse, e gli invitati si aggirano per le sale chiacchierando a bassa voce fra loro. In quel tripudio di formalità, Erik le appoggia una mano sulla spalla e la guida con delicatezza verso un gruppo di persone vestite di scuro. Sembra perfettamente a suo agio, la giacca che evidenzia gradevolmente la linea delle spalle ed un sorriso smagliante sul volto rilassato.
- Buonasera – saluta cordialmente il trio di uomini, scambiando con loro qualche stretta di mano.
- Lupus in fabula, Erik, parlavamo proprio di te! - esclama uno di loro, un individuo basso e tarchiato con un paio di baffi scuri – Così giovane, eppure così promettente. Come vanno gli affari?
Magneto sorride serafico, stringendosi nelle spalle.
- Al solito, Walter... una meraviglia. Del resto i metalli pesanti hanno sempre un buon mercato, no?
Raven sogghigna tra sé, seminascosta dalla schiena di Erik. Certo, l'industria metallurgica. La piccola copertura del giovane imprenditore Lensherr. Lui le ha raccontato l'intera storia, ovviamente, per prepararla alle eventuali domande.
“Sono nato in Polonia, nel 1935. La mia famiglia era di origini ebree,e per questo motivo spesso vittima delle persecuzioni antisemite che imperversavano in quel periodo. Io ero solo un bambino, e non capivo molto di quanto stesse succedendo; cominciai a rendermi conto della situazione solo quando i veri problemi erano già iniziati da un pezzo.
I miei genitori avrebbero voluto lasciare il paese, ed avevano già pianificato ogni cosa. Avevo uno zio, qui in America, che sarebbe stato in grado di ospitarci e garantirci protezione. Tuttavia, a pochi giorni dalla partenza, un gruppo di Nazisti fece irruzione nel luogo dove ci nascondevamo.
Fummo reclusi ad Auschwitz, e subito mi separarono dalla mia famiglia, che non rividi mai più. E' in quella occasione che ho scoperto i miei poteri: senza neppure sfiorarlo, ho ridotto il cancello del lager ad un ammasso di rottami senza forma.
Qualche anno dopo il mio arrivo al campo riuscii a fuggire, e a raggiungere gli Stati Uniti dove sapevo di poter incontrare mio zio. Avevo quindici anni, e ho vissuto con lui fino a venti. Mi era molto affezionato, e quando è morto mi ha lasciato in eredità il suo impero commerciale.”

Questo, il racconto della vita di un mutante. Naturalmente, il trascurabile dettaglio legato al potere non doveva mai essere menzionato. Per il mondo Magneto non esisteva, ed Erik era solo un giovane e brillante industriale, unico erede dell'impresa metallurgica di suo zio.
- E chi sarebbe la bella signorina con te? - domandò un secondo uomo, alto e magro, distogliendo bruscamente Raven dai propri pensieri.
Erik si scosta leggermente per permetterle di avvicinarsi, e Mystique muove qualche passo verso di lui trasformando rapidamente il suo sogghigno in un gentile sorriso.
- Lei è una mia amica, Raven Darkholme. - la presenta, mettendole una mano sulla spalla.
Gli uomini si scambiano brevi occhiate ammiccanti, che lei riesce a cogliere fin troppo chiaramente. Ma continua a mostrarsi tranquilla ed affabile, fingendo di non capire, perchè del resto questo è ciò che deve sembrare.
Almeno, deve esserlo sino al momento in cui non scorgerà il “suo” uomo.

Rin-chan's hetare notes ~

1) “Costruire una nuova razza sulle ceneri della precedente” è un concetto abbastanza nazista, a dirla tutta. Non voglio entrare nel merito, la mia è una storia di fantasia e non deve essere corrotta dalle tendenze politiche della gente. Se la mia frase non vi è piaciuta, limitatevi a pensare che Magneto è stato rinchiuso in un campo di sterminio, quindi non credo nutra tanta simpatia per quel genere di persone... Eppure, nonostante questo, ho pensato che una simile espressione si adattasse bene col suo progetto. Infondo, l'estremismo portato all'eccesso è sempre piuttosto rischioso...
2) “Hai mai provato a non essere un mutante” è la domanda che la madre di Bobby Drake pone all'Uomo Ghiaccio nel II film di X-Men, quando lui le confessa del proprio potere. Qui l'ho riutilizzata, facendo dire a Raven quello che secondo me avrebbe dovuto rispondere l'Uomo Ghiaccio fin da subito.
3) Warren Worthington, nonno di Angelo e padre dell'uomo che, nel terzo film di X-men, ha scoperto la “cura”. I personaggi del RATNERverse non mi piacciono, quindi il mio Magneto sarà un po' diverso dal vecchietto patetico che permette a Jean di uccidere Xavier senza far nulla, abbandona Mystique senza temere ritorsioni e si lascia trasformare in umano come l'ultimo dei deficienti [!] ... Però, non ho resistito alla tentazione di utilizzare la cara famiglia Worthington. Se ci fate caso, nel film è chiaro che Warren II comincia a cercare la cura perchè suo figlio è diventato mutante. Quello che non si spiega è: si tratta davvero di un progetto totalmente nuovo? Qui, Warren I inizia ad interessarsi alla questione, e Magneto rivela il proprio malcontento in proposito: prima di pensare che questo possa stravolgere la trama del film, vi consiglio di continuare a leggere la storia! :X
4) Mystique e la mutazione. Non mi sono molto chiari i limiti che le sono imposti dal suo potere, ma mi sembra di capire che nel film possa solo copiare l'aspetto delle altre persone, ovvero assumere le sembianze di coloro che ha visto almeno una volta. Questo dalla conversazione con Nightcrawler in X-Men II, quando lui le chiede se possa imitare chiunque. Tuttavia, mi sembra logico e lecito pensare che Raven possa trasformarsi anche in se stessa, come sarebbe se fosse homo sapiens. Del resto si tratterebbe solo di modificare il colore degli occhi e dei capelli, ed eliminare scaglie e pelle blu... Mi sembra davvero il minimo, se si considera che stiamo parlando di una che può fingersi addirittura una miniatura della statua della libertà {in X-Men I}. XD
5) Okay, la storia di Magneto è inventata di sana pianta. Tutto ciò che viene detto di lui nel film è che è stato rinchiuso nel 1945 in un campo di concentramento polacco, e che ha conosciuto Xavier quando questi aveva diciassette anni. Io ho messo in mezzo il ricco e facoltoso zio per spiegare in modo conveniente il motivo per cui Erik abbia tutti quei soldi... insomma, ha costruito una macchina per trasformare gli umani in mutanti, ed ha una base fighissima! Quindi ho pensato di tirare in mezzo una fonte di guadagno garantita, che non gli richieda tutta quella fatica perché può essere gestita anche a distanza o per mezzo di intermediari, e che gli permetta di frequentare la buona società per ottenere tutte le informazioni che gli servono. Naturalmente, quando diventi terrorista dichiarato, sei costretto ad abbandonare tutto il tuo impero commerciale... ma questa è una cosa a cui penseremo in seguito. :D
6) Walter Rossini, original character che compare periodicamente nelle mie fanfics e che è stato citato anche in una storia di Mrs Blackmoody. Because we all love Rossini! XD

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Capitolo 5
*** IV. chapter four; ***


Grazie ancora per il commento a Cicciolgeiri; invito tutti gli altri lettori a commentare, non importa se in modo positivo o negativo. Avevo un po' paura nel pubblicare il capitolo tre, perchè sia quello che il questo qui mostrano Erik e Raven in un'ottica non convenzionale. Continuo a pensare che tutti devono aver iniziato in qualche modo, e sicuramente non erano nè abili nè cool come sono ora. Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando! *o* Aggiornerò il prima possibile col V capitolo!

Trascorrono le ore.
Raven sorride, si lascia trascinare in giro per la sala da Erik, si finge interessata ai discorsi per lei privi di senso intavolati da tutti quegli sconosciuti. Si annoia, ma sa di dover essere paziente: si guarda attorno, attenta, e finalmente riesce a scorgere colui che stava cercando.
Warren Worthington I chiacchiera con un uomo piuttosto anziano dall'aria bonaria, a qualche metro di distanza da lei. Mystique sfiora la spalla di Magneto con un gesto delicato, un avvertimento impercettibile. Io vado da lui.
Erik annuisce con un sorriso. Agli occhi della gente, un semplice scambio di attenzioni tra quelli che, per tutti, sono due innamorati. Nella loro ottica personale, un preziosissimo passaggio di informazioni.
Leggera ed elegante, Raven scivola oltre il capannello di persone che la separa dal suo obbiettivo. Per fortuna, Worthington si è soffermato a chiacchierare a pochi passi dal buffet. Nonostante non abbia affatto fame, la ragazza si trattiene davanti agli antipasti, prendendo un piattino ed una forchetta.
Il gioco è fatto.
E' sufficiente una piccola inclinazione del polso, e la posata scivola a terra con un lieve tintinnio. Mystique si china a raccoglierla, esitando quel singolo istante che permette a Warren di raggiungerla prima di lei. L'uomo si alza di nuovo, impettito e con un sorriso smagliante dipinto in volto.
- Questa è sporca, gliene prendo un'altra – dice pacato e cortese, avvicinandosi al tavolo per deporre il piccolo oggetto.
- Oh, grazie infinite! - Raven arrossisce leggermente e sorride, con un bel sorriso studiato. Worthington è già in trappola, e lei lo sa bene.
“E' un donnaiolo incallito” ricorda, sentendo chiaramente nella testa la voce tranquilla e rassicurante di Magneto. Gli si avvicina, prendendo la forchetta che lui le porge, mostrandosi chiaramente interessata.
- Posso chiedere il nome di questa bella signorina? - chiede l'industriale, mettendo in atto tutte le sue doti di seduttore.
Anche trasformata in una ventiduenne, Raven appare più giovane di lui di almeno una ventina d'anni. “Vecchio maniaco!” pensa divertita, mentre risponde con la massima gentilezza:
- Raven Darkholme. Lei dev'essere il celebre Warren Worthington.
Com'è sciocco, quell'uomo: le attenzioni di una ragazza carina lo lusingano e gli fanno abbassare la guardia. Comincia a chiacchierare con trasporto, dilungandosi in un sacco di inutili ciance riguardo al proprio lavoro, gli hobbies, e qualche autocelebrazione non troppo velata sicuramente allo scopo di far colpo su di lei.
Mystica ascolta tutto con finto interesse, sbattendo le ciglia e sorridendo come un'idiota. Quello Worthington sa il fatto suo, dopotutto: parla di ogni cosa, ma non nomina mai le faccende davvero importanti. Adesso, si è perso in una descrizione dettagliata della propria residenza estiva in Florida.
- E mi dica, Warren, cosa ne pensa lei delle ultime polemiche riguardo alla mutazione? - lo interrompe con poco tatto, stanca di ascoltare quelle noiose chiacchiere infruttuose.
Lui la osserva a lungo, perplesso, forse chiedendosi che cosa c'entri tutto questo con la sua bellissima casa al mare. Poi i suoi lineamenti si rilassano, e sorride a sua volta.
- Vedo che si interessa di politica, signorina Raven! Anche io sono molto affascinato dall'argomento, ma ritengo che esprimersi in merito ad un problema come la mutazione in un luogo pubblico... beh, capisce quello che intendo.
Mystica annuisce, serafica, abbassando appena gli occhi per fingere un lieve imbarazzo.
- Più che di politica, signor Worthington – butta lì, colta da un lampo di genio – mi interesso di bioetica. Sto per laurearmi in biologia, e mi piacerebbe moltissimo conoscere il suo parere riguardo al problema mutante.
Non può impedirsi di calcare il tono sulla parola problema, e immediatamente spera che Warren non se ne accorga. Ma lui annuisce interessato, e le appoggia una mano sul braccio con fare non esattamente paterno. Le sue intenzioni, appaiono fin troppo chiare.
- Nella nostra casa farmaceutica siamo sempre in cerca di giovani menti, Raven. Se è interessata... beh, potremmo anche parlare di una sua collaborazione, quando si sarà laureata.
Mystique ringrazia compitamente, cercando di sembrare sincera. Cosa gliene importa di lavorare per Worthington, quando può combattere per la causa di Magneto?
- Le sono infinitamente grata, Warren, davvero. - mormora invece, camuffando il totale disinteresse con un'apparente emozione improvvisa.
Fa un profondo respiro, poi alza gli occhi e gli sorride radiosa. Worthington annuisce contento: per oggi ha fatto la sua piccola buona azione.
Adesso, è il momento del compenso.
- Perchè non andiamo a parlarne in un luogo... hem... un po' più appartato? - suggerisce, cingendo le spalle di Raven con un braccio.
Lei sorride di nuovo, come una bambola priva di volontà. E' così che funziona, del resto: per avere qualcosa, è necessario dare qualcos'altro in cambio.
Si lascia condurre al quinto piano, in una camera estremamente elegante come il resto dell'albergo. Worthington chiacchiera allegramente durante tutto il tragitto, senza sentirsi assolutamente imbarazzato: lui può assicurare ad una ragazza un futuro certo e brillante nell'industria farmaceutica... il minimo che questa ragazza possa fare, in cambio, è essere una brava bambola priva di volontà per una sera.



Magneto ascolta distrattamente le opinioni di Rossini riguardo alla guerra fredda, bevendo a piccoli sorsi da un bicchiere di champagne. Di solito, lo champagne gli piace; stasera, non sente neppure il sapore.
Tutti i suoi pensieri sono rivolti molti piani al di sopra di quella sala, verso due persone che non sono né Rossini né il suo stuolo di facoltosi tirapiedi.
Nervoso, si domanda come se la stia cavando Raven.
Lei e Worthington sono saliti al piano superiore già da più di mezz'ora. Mezz'ora... infondo, cosa sono trenta minuti? Eppure, trenta minuti sono così tanti per ottenere delle semplici informazioni...
Davvero, Magneto non sa più che cosa pensare.
- E, come le stavo dicendo, secondo me questa situazione di stallo non ci porterà a nulla di buono! - esclama Rossini sventolando minacciosamente l'indice in direzione dei suoi interlocutori.
Erik annuisce meccanicamente, e davvero della nucleare adesso gliene importa il giusto. Non ora, non quando la sua collaboratrice se ne sta rinchiusa in una stanza d'albergo con un uomo proverbialmente donnaiolo e nemico dei mutanti.
Non considerando il fatto che Raven non è ancora in grado di cavarsela da sola.
“Accidenti a lei! Le avevo affidato un compito semplice, per essere sicuro che non ci fossero intoppi!”
I suoi occhi saettano continuamente verso la hall adiacente, con la scala che conduce ai piani superiori. Sta morendo dalla voglia di salire, e andare a controllare di persona a che punto sia la situazione.
“Forse sta solo aspettando il momento giusto per farlo parlare.” Deve tranquillizzarsi. Non è da lui, preoccuparsi così.
E se Worthington avesse deciso di metterle le mani addosso? Beh, infondo a lui di questo non deve importare. Se Mystique vuole portare a termine la propria missione, deve anche essere pronta a correre qualche rischio.
Eppure... Erik pensa a Raven, alla sua Raven, nelle mani di quell'uomo.
Si scusa con gli altri, lascia il bicchiere quasi pieno su un tavolo nell'angolo e si precipita su per le scale.
Sa benissimo di non essere altro che un bambino viziato, che non sopporta l'idea che qualcun altro tocchi il suo giocattolo nuovo. Sa benissimo di non potersi affezionare a nessuno, perchè la vita è una partita a scacchi e lui è il Re; gli altri, esistono solo in funzione della sua vittoria.
Sa benissimo anche di essere completamente solo, in quella partita, ed è felice così. Tuttavia, non può permettere che Worthington faccia del male a Raven. Perché in lei c'è un enorme potenziale: quando Magneto la guarda, vede ciò che lei potrebbe diventare, un giorno.
E gli piace.
Ansante, Erik raggiunge il quinto piano; non gli è neppure venuto in mente di prendere l'ascensore.
Gli è bastato il tempo di dare un'occhiata al quadro con le chiavi, alla reseption. La numero cinquecentodue è l'unica assente all'appello. Sentendosi pervadere da una collera incontrollabile, si avvicina alla porta della stanza incriminata. E' chiusa, ovviamente, ma questo non è un gran problema.
Dall'interno, non si ode alcun suono.
Dandosi del paranoico per aver messo in atto tutta quella scenata, Magneto si sofferma solo per un attimo ad ascoltare quella quiete palpabile. Ogni cosa sembra perfettamente silenziosa.
Ogni cosa, tranne l'urlo straziante che squarcia all'improvviso la calma innaturale del corridoio. Seguono delle grida confuse, parole rabbiose pronunciate da una voce maschile.
- Maledetta mutante, piccola bugiarda, io ti ammazzo!
Idiota.
E' il primo pensiero che sorge alla mente di Erik, mentre senza la minima fatica fa saltare la serratura metallica della porta cinquecentodue. Quella piccola idiota di Raven, si è fatta subito scoprire.
“Giovane. Inesperta. Vittima da quando è nata dell'odio da parte dell'homo sapiens.” si corregge poi, quando le idee cominciano a chiarirsi e la rabbia cieca lascia il posto ad un feroce istinto di vendetta. Perché quel porco, quel pervertito, se ne sta a cavalcioni sul bacino di Raven, coi pantaloni già calati per metà.
Lei si dibatte, terrorizzata e infuriata, tentando di mordere e graffiare con tutte le proprie forze: ma è ancora inesperta, non ha ancora imparato a combattere. Fa pena, ridotta così.
Per la paura, o forse come reazione spontanea all'aggressione, Mystique ha nuovamente assunto le sue sembianze mutanti. Una mossa molto stupida, ma cosa ci si può aspettare da una ragazzina spaventata? Worthington ha tentato di violentarla... e lei non era pronta per mettere in gioco così tanto.
“Quando si vuole ottenere qualcosa, è necessario essere pronti a rischiare.”
“Scusami, Erik, io non lo sono.”

Magneto si scaglia verso l'uomo, il volto contratto dalla collera bruciante. Se solo potesse, vorrebbe farlo fuori; ma non può, perchè la verità verrebbe subito a galla.
- Maledetto! - grida, gettando a terra Worthington e cadendo assieme a lui.
Warren si divincola, stupefatto, non ancora completamente conscio di quanto è appena accaduto.
- Lensherr? - domanda, confuso – Cosa...?
Magneto lo costringe a terra, con le proprie forze oppure aiutandosi con il potere. Raven non lo sa, non capisce, si sente stordita. Tutto quello che riesce a fare è scivolare giù dal letto, e trascinarsi verso la porta con le gambe tremanti.
- Cosa le stavi facendo, eh, mostro?
Worthington ansima ancora, nervoso, ed un sogghigno un po' obliquo si apre sul suo volto collerico.
- Mostro io, eh? Ma l'hai vista? Perchè difendi un simile rifiuto umano, Lehnsherr? - ride.
Erik non risponde, si limita ad osservarlo disgustato. Con un ultimo strattone, libera l'uomo dalla salda presa in cui l'aveva intrappolato.
- Non provare ad aprir bocca, Warren, altrimenti la prossima volta non sarai così fortunato.
Si volta, e fa per andare via.
Mystique fa appena in tempo a gridare un avvertimento, che gli permette di scansarsi per un pelo dal pugno che Worthington ha tentato di sferrargli.
- Pessima idea, Warren.
Magneto torna a fronteggiare l'industriale, la collera chiaramente visibile nei suoi occhi color acquamarina. Vuole ucciderlo, farlo a pezzi, vederlo implorare perdono. Ma questo non è né il tempo, né il luogo adatto.
- Con questo gesto hai segnato la tua condanna, amico – sogghigna, prima di cingere le spalle di Raven con un braccio ed allontanarsi assieme a lei giù per il lungo corridoio.



Durante il tragitto verso casa, Erik non parla quasi mai.
Lascia che sia Mystique a raccontare tutto, con frasi frammentate e confuse, dal momento in cui ha avvicinato Worthington senior a quando lui ha tentato di saltarle addosso.
Warren l'ha portata nella camera cinquecentodue, dicendole di volerle parlare della casa farmaceutica. Una misera scusa, ovvio, ma una promessa fin troppo allettante per Raven.
Abbastanza da farle dimenticare la prudenza, consolandosi col pensiero di poter scommettere fino in fondo visto che la posta sembra essere tanto alta. Si è sbagliata.
Dalle scarse notizie che è riuscita a sottrarre a Worthington, Raven ha appreso che la cura è ancora un'utopia più che una realtà; Warren ha un'ipotesi riguardo all'origine di questa medicina fantomatica, ma per adesso le sue ricerche sono confinate ad un piccolo laboratorio di secondaria importanza.
Non ci sono i fondi per preoccuparsi di una cura contro il gene mutante, visto che i mutanti sono ancora così pochi. Magneto lo sapeva già, ma questa è la conferma decisiva.
“A quale prezzo, Erik?” sembrano chiedergli gli occhi di Mystique, nei quali aleggia ancora l'ombra cupa della paura appena provata.
- Credevo di poterlo sopportare, io... credevo di essere più forte – conclude, alzando lo sguardo per fronteggiare qualsiasi espressione incontrerà in quello di lui.
Non vi scorge un bel niente.
Sembra completamente disinteressato, ora che le notizie importanti sono terminate. Magneto guida, in perfetto silenzio, immerso nei propri pensieri.
E' adirato? Impossibile stabilirlo. E allora, perchè non dice una parola? Raven vorrebbe chiedergli spiegazioni, ma capisce che non è l'idea migliore in un momento del genere.
“So bene di aver sbagliato, Erik. Ma non ripeterò per due volte lo stesso errore.” Stringendo i pugni in grembo, come a voler distruggere anche solo il ricordo della passata esperienza, Mystique giura a se stessa che imparerà ad essere forte.
Imparerà a combattere, a difendere, a mentire, a svendere il proprio corpo se necessario. Un giorno, Magneto sarà costretto a pensare di non poter fare a meno di lei.
Non può sapere, la giovane mutante, che l'uomo resta in silenzio per camuffare l'apprensione. Anche lui, la sua decisione l'ha già presa. E mentre viaggiano senza dire una parola attraverso le strade deserte, tutti e due giurano a se stessi che oseranno, tenteranno una strada differente, abbandoneranno anche quel poco di moralità che era rimasto a contaminare i loro piani.
Andrà tutto bene. Non ti deluderò, Erik. Entrambi hanno fatto delle promesse, ed entrambi ne sono venuti meno. Adesso, è il momento di alzarsi dalle macerie per ricostruire qualcosa di completamente nuovo.

Rin-chan's hetare notes ~

1) La Raven trasformata... ho pensato a lungo quanto valesse la pena di far sapere in giro il vero nome di Mystique, magari sarebbe stato meglio presentarla in pubblico con un'identità falsa. Poi però mi è venuto in mente che stiamo parlando di una mutaforma: il suo vero nome è perfetto per ogni luogo dove nessuno la conosce col suo vero aspetto; tanto, eventuali apparizioni successive potrà farle cambiando identità a piacimento. Bisogna inoltre tener presente che nei film tutti sanno chi è, quindi probabilmente il suo nome dev'essere abbastanza noto... in qualche modo deve pur essersela fatta, quella fama! :D
2) In questo capitolo, Raven è un po' troppo remissiva. Quando è trasformata, lo fa perchè ovviamente sta recitando un ruolo; in seguito... beh, lei dice di “aver avuto paura ad andare a scuola, da piccola” {X-Men I} quindi probabilmente doveva essere una bambina piuttosto complessata. Trovandosi di fronte ad una situazione che ha già vissuto altre volte, come essere minacciata, ha reagito istintivamente e si è messa nei guai. Adesso Mystique sta ancora imparando il mestiere; col tempo, diventerà quella che noi tutti amiamo. :3
3) La Guerra Fredda. Mi sono scervellata un sacco per pensare ad un argomento di dominio pubblico in quel periodo, ed ecco cosa è saltato fuori. Non ho idea se la timeline storica di X-Men si sia svolta allo stesso modo di quella “reale”, ma ho buone ragioni di pensare che sia così. In tal caso, cavolo, Magneto ha visto una bella quantità di avvenimenti importanti nel corso della propria vita! *,*
4) Spero di essere riuscita a rendere l'idea del rapporto fra Mystique e Magneto, in questo capitolo. Non c'è nulla di romantico fra loro. Non voglio spoilerare il seguito di questa fic, comunque posso dire che sto cercando di rendere le cose tali da poterla concludere stabilendo una certa continuity con i film... quindi, regolatevi di conseguenza. XD
5) Giusto perchè lo sappiate no, Worthington non ha fatto niente a Raven. Stava per violentarla, ma Magneto è arrivato in tempo {sorvoliamo sul fatto che la 502 fosse l'unica chiave mancante, cosa quasi impossibile ma indispensabile ai fini della storia} e per questa volta Mystique ha avuto fortuna {non si contano i casi in cui invece avrà dovuto svendersi, come il II film lascia intendere più che bene XD... ma questo non è affar mio.} :P

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Capitolo 6
*** V. chapter five; ***


Sono veramente dispiaciuta per il ritardo nella pubblicazione di questo capitolo. Vorrei dire che coi prossimi andrà meglio, ma purtroppo la storia inizia a farsi davvero complicata, e mi richiede una certa riflessione... che in questo periodo posso sostenere a stento, perchè il tempo che non trascorro all'Università o in giro con gli amici lo finisco postando in un forum GdR su Bleach, oppure disegnando. E purtroppo [o per fortuna] questo tempo residuo è poco. Comunque, il desiderio di proseguire G.A.I. c'è, ed è bello presente. La storia NON è sospesa, e se mai dovesse accadere che decidessi di interromperla prometto che comunque vi avvertirei. Quindi, vi prego di continuare a seguire la [lumacosa] pubblicazione! With love a tutti quelli che leggono, e che spero commentino prima o poi, porca paletta! C:

Warren Worthington non si sente tranquillo, quella sera.
Tornato a casa dopo la festa, continua a rigirarsi nel letto come un'anima in pena, domandandosi se sia meglio ignorare le minacce di Lensherr, oppure prendere provvedimenti al più presto.
Accanto a lui, sua moglie dorme sonno tranquilli. Worthington non l'ha portata con sé al ricevimento, ha detto che non era l'occasione; in realtà, non la voleva tra i piedi.
Adesso che si è messo nei guai, non può certo andare a chiederle consiglio. La osserva, addormentata: il suo volto, nonostante sia rilassato, non riesce a nascondere i segni lasciati dall'età. Warren ama la pelle giovane, i volti lisci delle ragazzine.
Ed ecco dove l'ha portato quella fissazione.
Silenziosamente si veste di tutto punto, e scivola fuori dalla camera da letto senza far rumore.
E' notte fonda, lo sa bene, eppure ha bisogno di riflettere un po' in santa pace. Si allontana da quella casa tirata a lucido ed impersonale, dalla moglie sempre gentile davanti alla quale lui stesso ha costruito un muro di segreti, dal figlio che ha trascurato per inseguire la fama, i soldi, il potere.
Parcheggia la macchina di fronte al laboratorio adibito alle ricerche mutanti: è un piccolo edificio cubico situato al lato della struttura vera e propria, tre stanzette di cui solo lui e poche persone fidate conoscono l'esistenza.
Scivola all'interno della struttura, senza neppure preoccuparsi di accendere la luce principale. I bagliori emanati dalle apparecchiature refrigeranti rischiarano debolmente quella oscurità azzurrina.
Si sente incredibilmente solo.
Il lavoro è l'unica amante che non lo ha mai abbandonato, e Worthington lo sa bene. L'unica cosa che lui non sarebbe mai pronto ad abbandonare.
Osserva le fialette disposte in bell'ordine nella teca, immobili e silenziose: la casa farmaceutica è il suo regno, la sua garanzia di felicità. Quando le persone ti voltano le spalle, quello è sempre un posto a cui poter fare ritorno.
E poi, c'è la cura.
Non la medicina di per sé, beninteso; sono ancora lontani dal trovare una soluzione alla malattia che porta la mutazione. Lui e la sua equipe di medici scelti stanno cercando le cause, per prima cosa... scoperte quelle, la soluzione arriverà da sola.
Worthington appoggia i palmi delle mani sul vetro, fissando come ipnotizzato la teca illuminata. Si sente come una falena che volteggia intorno alla lampada, così bella, così letale.
I risultati sono a portata di mano.
Presto, il mondo potrà liberarsi definitivamente dei rifiuti umani come quella Raven Darkholme.



Magneto ascolta distrattamente il radio-giornale delle otto, osservando il caffè nella tazza che va pian piano raffreddandosi. Non ha per niente voglie di berlo; a dire il vero, non ha voglia di fare o pensare a niente di preciso.
La grande finestra che si apre dal lato opposto della stanza è chiusa, come al solito; soltanto una lama di luce riesce ad attraversare gli scuretti serrati, infrangendosi sul tappeto color blu oltremare. E' una bella giornata, là fuori.
- Passiamo ora alle ultime notizie. Nel rogo che ha raso al suolo il piccolo laboratorio di fianco all'industria Worthington sembra essere stato rinvenuto il cadavere carbonizzato di un uomo. La scientifica sta procedendo all'identificazione in queste ore, ma si pensa che si tratti dello stesso Warren Worthington, proprietario della casa farmaceutica, scomparso stanotte intorno all'una. Gli inquirenti stanno indagando sulle origini dell'incendio...
Erik alza impercettibilmente gli occhi dalla tazza, l'angolo sinistro della bocca piegato in un mezzo sorriso che si perde quasi subito in un'espressione accigliata.
Lo sguardo color acquamarina è serio, quasi crudele: sembra godere della notizia che gli è appena stata fornita dal radio-giornale, tuttavia al contempo appare anche scosso. Con un gesto distratto, si passa una mano tra i capelli chiari.
“Che cosa ho fatto?”
Il mondo sembra impazzito. E lui è lì, in piedi: nel centro perfetto della follia.
« E' notte.
Magneto s'intrufola silenziosamente nel laboratorio, ed i suoi occhi impiegano qualche secondo ad abituarsi a quella inutile luce azzurrina. Perché quello sciocco si è rifugiato proprio nel luogo più prevedibile per uno come lui?
“Così mi togli tutto il divertimento.”
Cammina, senza far rumore, fra i giganteschi tavoli da lavoro. C'è metallo dappertutto, in quella stanza: nella scrivanie, nelle teche contenenti le provette, nei sostegni delle lampade al neon. Talmente tanto metallo da non sapere proprio che cosa scegliere per...
Erik deglutisce a vuoto. La rabbia brucia ancora dentro di lui, così dirompente da farlo sentire insignificante a confronto. E' solo uno schiavo della propria collera cieca, pronto ad esaudire ogni minimo suo capriccio.
Cerca di cacciare indietro la consapevolezza del fatto che non è necessario, spingersi così lontano.
“Non è necessario, ma mi fa dannatamente bene.”
Svolta l'angolo creato da un refrigeratore per provette, e immediatamente scorge l'obbiettivo: è lì, solo ed immobile, gli dà persino le spalle. Quelle spalle dritte e robuste, le stesse che ha visto poche ore prima quando è entrato in quella stanza d'albergo.
Le odia. Le odierebbe con tutto il cuore – se solo ne avesse ancora uno. Avrebbe voglia di percorrere rapido i pochi metri che lo separano da lui, scagliargli contro uno qualsiasi dei pezzi di metallo che riempiono il locale. Perché se l'è presa così tanto?
Quell'uomo ha creato la Cura; detesta i mutanti, e sta cercando di eliminarli dalla faccia della Terra. Non è un motivo sufficiente, per decidere di far fuori lui prima che Worthington distrugga la sua razza? Eliminarlo e cancellarlo dal globo, come non è riuscito a fare con tutti quei maledetti Schutzstaffel che hanno devastato la sua famiglia.
Erik non è un uomo sentimentale: vuole riservagli una morte lenta e dolorosa, possibilmente truculenta, rivendicando la salvezza dell'homo superior. Tuttavia è anche giovane, ancora troppo idealista.
C'è ancora qualcosa da fare, prima di spedire quell'uomo all'altro mondo. Qualcosa da fare, per lei.
- Buonasera, caro Worthington.
Warren sussulta, come colpito da una scarica elettrica. Si volta lentamente, senza capire: Lensherr...?
- Cosa ci fai qui?
Col sorriso che si allarga sul volto sinistramente illuminato dalle luci azzurrine, Erik si avvicina fino a fronteggiarlo faccia a faccia. Quando parla, lo fa con voce bassa e gentile.
Sono venuto a terminare quello che avevo cominciato qualche ora fa, Warren. Socchiude gli occhi, come un gatto disteso al sole. Quella calma serafica stride terribilmente con le sue parole prive di pietà.
Fa parte del suo personaggio: tranquillo, conciso, glaciale. Non può permettersi di spaccare la faccia a Worthington così, su due piedi: lui è il Re Nero, che si muove inesorabile una casella dopo l'altra, senza fretta e senza errore.
- Hai giocato col fuoco, Warren. E adesso rimarrai scottato.
Neppure una protesta, dall'industriale, quando Magneto gli appoggia una mano sulla spalla con atteggiamento falsamente fraterno. Un debole lamento soltanto, quando lo vede sollevare un bisturi metallico con la sola telecinesi.
Sei un mutante anche tu, sembrano dire i suoi occhi terrorizzati. Ma dalle labbra, non esce neppure una parola. E' strano scorgere la dignità sul volto di un uomo proprio nel momento estremo.
Non è abbastanza per salvargli la vita.
- Devo farlo, vecchio mio – perchè non si decide ad eliminarlo? Sta impiegando troppo tempo – Per tutti quei mutanti... e per Mystique. Ti ricordi di lei? Dovrei ucciderti anche solo per quello.
La voce si incrina per un attimo, un brevissimo attimo di umanità.
Un attimo che non può permettersi d perdere; Erik ricaccia indietro quella sensazione, e torna ad essere il freddo Magneto.
- Quindi, adesso... Addio.
Nemmeno un grido come si deve.
Quel vile, quel codardo, neppure ha tentato di difendersi. Il sangue gocciola dalla gola fin sul pavimento lucidissimo, e Magneto non ha neppure dovuto sporcarsi le mani. E' inebriante, la sensazione di uccidere usando il Potere. Inebriante ed infida.
“Adesso, pensiamo agli affari.”
Erik non ha dimenticato il vero motivo per cui si trova in quel luogo. La Cura, le prove. Anche se sono poca cosa, è necessario eliminare le tracce; per il puro gusto di farlo, stasera le cancellerà col fuoco.
“Adesso rimarrai scottato, Warren.” pensa ossessivamente Magneto, mentre osserva le fiamme divampare attorno al piccolo edificio.
Stasera non riesce a capire chi sia il paladino, chi il pazzo, chi l'uomo sleale. Worthington è morto con onore, non ha supplicato neppure per un istante. Forse questo è perchè, come gli hanno insegnato, lassù nessuno è migliore o peggiore degli altri.
Questo è il motivo per cui Erik vuole distinguersi adesso, finché ne ha la possibilità. »
I capelli gli ricadono dolcemente sugli occhi, come una tenda dorata fra lui ed il resto del mondo. Non si sente meglio, dopo aver compiuto la sua vendetta. Il progetto di creare la Cura è stato sventato, per il momento, e questa è una vittoria che vale la pena ricordare. Eppure, quasi palpabile, nell'aria aleggia la sconfitta: la delusione di Mystique che crede di averlo tradito, la paura di essere rifiutata ancora.
Dovrebbe dirle che va tutto bene, che non vuole abbandonarla, che Worthington lo ha ucciso per lei; ma non ne è capace. Rinchiuso com'è nella sua torre d'avorio, adesso gli è impossibile pensare ad un mondo diverso da quello in cui lui sia, a tutti gli effetti, il cattivo.



Raven guarda la televisione assieme a Monique, in salotto. Dopo l'iniziale diffidenza di Shade verso la piccola mutante dalla pelle blu, le due si sono pian piano avvicinate, unite dal fatto di essere le uniche ragazze del gruppo.
Mystique è silenziosa, ma quando parla lo fa con cognizione di causa. Monique ha un animo gentile, ed è disposta ad abbandonare l'invidia e la gelosia per riconoscere i pregi di chi davvero ne ha. Spinge Raven ad aprirsi, a parlare, le insegna quello che può.
E' convinta che, nelle sue mani, la nuova arrivata potrà rinnovarsi e trovare finalmente fiducia in se stessa. Ed ha ragione.
- Un problema in meno - commenta Shade, mentre la televisione trasmette il servizio sul rogo alla casa farmaceutica Worthington.
A Raven non sfugge la strana espressione della sua nuova amica: lo sguardo di una che sa, ma che non ha intenzione di parlare. Anche Mystique, comunque, immagina qualcosa: è strano che Warren sia scomparso la stessa notte in cui ha avuto a che fare con Magneto.
- Già, una bella fortuna – risponde distratta, cercando di ricacciare indietro qualsiasi presentimento.
Non è necessario uccidere l'uomo, basta distruggere il laboratorio; se Worthington è morto, è soltanto a causa sua. E' morto perchè l'ha vista nella sua vera forma, e ne ha avuto paura.
La contentezza che Raven prova nell'apprendere che quel maniaco non può più nuocerle, che ha avuto una punizione adeguata, la fa sentire assurdamente bene. Raven gioisce della morte di una persona, come se fosse la cosa più naturale.
Anche Monique sorride, soddisfatta. Magneto ha risolto il problema in modo magistrale.
Le sarebbe piaciuto poter dare una mano, ma adesso tocca alla piccola recluta apprendere sul campo. Non è necessario provare rancore, infondo Erik la vuole ancora al proprio fianco. Si tratta soltanto di una pausa dal lavoro.
- 'Giorno.
Una voce bassa e simile ad un ruggito fa quasi sussultare Mystique, che si volta immediatamente verso la porta per guardare in faccia l'uomo che l'ha appena varcata.
Si tratta di un individuo alto e robusto, né giovane né anziano, con lunghi capelli color miele ed una barba incolta dello stesso colore. Gli occhi sono scuri come il carbone, e le unghie delle mani lunghe come artigli.
Nel complesso, assomiglia più ad un lupo che ad un essere umano. Sabretooth, ben tornato! - sorride Shade, voltandosi anche lei verso il colosso.
Lui si limita a grugnire qualcosa, che suona vagamente come un “e questa chi è?”; Monique, senza cambiare espressione, si affretta a fare le presentazioni. Victor, lei è Raven Darkholme, ovvero Mystique. Raven, questo yeti è Victor Creed, alias Sabretooth. Mystique è una mutaforma – spiega poi, voltandosi nuovamente verso la televisione.
Creed sparisce in cucina senza rispondere, e torna dopo poco stringendo nel pugno gigantesco una bottiglia di birra da mezzo litro.
Adesso conosci anche l'ultimo membro della Confraternita – commenta Monique ridendo, mentre Victor lancia a Raven lunghe occhiate indagatrici. Quelle iridi nere come la pece non contribuiscono a dargli un'espressione intelligente, fisse e distanti come quelle di un animale impagliato. Mystique alza un sopracciglio, e prova l'irrefrenabile impulso di battere le mani, o gridare, o fare qualsiasi altra cosa che possa distogliere per un attimo l'uomo-lupo dalla sua misteriosa riflessione.
E' Shade a risolvere il problema, tornando a voltarsi verso Sabretooth con un mezzo sorriso.
- Com'è andata la perlustrazione?
Sembra perversamente divertita all'idea di farlo parlare, lui che è un tipo all'apparenza così silenzioso e solitario. Viene davvero voglia di provocarlo, un tipo così; allo stesso modo in cui viene voglia agitare una mano davanti al muso di un gatto, solo per il gusto di vederlo scattare.
Come previsto, Victor ringhia distrattamente qualche parola incomprensibile. E io che credevo di essere una persona di poche parole.
Mystique registra mentalmente la presenza di quell'ennesimo personaggio assurdo, mentre sprofonda nella poltrona informe con la testa rivolta verso altri pensieri.
Non riesce a credere che Magneto abbia ucciso Worthington apposta per lei.

Rin-chan's hetare notes ~
1) In questo capitolo ci sono un sacco di parole in corsivo, “evidenziate”: la triste verità è che mentre scrivevo mia mamma guardava la TV nella stessa stanza, e io ho bisogno di assoluto silenzio per creare qualcosa di decente. In ogni caso, era già la seconda volta che tentavo di riscrivere questa parte {il primo progetto è andato in fumo causa incompatibilità con la trama – vedi pt.2} e quindi alla fine ho lasciato le cose com'erano. Siccome in genere scrivo di getto, e le uniche correzioni che faccio sono per sostituire le ripetizioni con sinonimi o per aggiustare la “metrica” del testo {sto troppo attenta a come le frasi “suonano”, sono fissata XD}, per me riscrivere qualcosa è già di per se una tragedia. Figuriamoci poi farlo con la TV in sottofondo. O___”
2)Originariamente non me la sentivo di fare fuori un personaggio come il nonno di Angelo, mi sembrava un'intrusione eccessiva nella trama del film. L'idea era che Magneto lo minacciasse un po', e lui lo assecondasse per paura o codardia. Tuttavia, in questo modo WWI sembrava molto più pavido di com'è ora, e oltretutto ci sarebbero state un sacco di incongruenze: due mutanti non possono permettersi di avanzare pretese illegali verso un ricco e stimato industriale e sperare di passarla liscia. Non senza doversi sorbire dei problemi pure loro, cosa che Erik vuole senza dubbio evitare. Questo è il motivo per cui alla fine Warren muore. L'impero commerciale viene ereditato dal figlio sedicenne e gestito da un delegato finché WWII non ottiene l'età giusta per governarlo. Poi, la storia la sapete. :D
3) I sentimenti di Magneto. Mi diverto tantissimo a giocare con quello che agli occhi di tutti sembra un rapporto di rispetto ed amore, magari, ma che in realtà si fonda su un'enorme difficoltà di comunicazione. Erik è affezionato a Raven e capisce la sua importanza come membro della Confraternita, ma non riesce a dimostrarlo per paura di eccedere. Sempre stendendo un velo pietoso su alcune tristi trovate del RATNERverse, secondo me Magneto sarebbe perfettamente in grado di uccidere qualcuno solo perchè ha tentato di fare del male a Mystique: non perchè vuole bene a lei, ma perchè qualcuno ha toccato la “sua” mutante. Ma se continuo così rischio di essere ripetitiva, quindi cercate di ricordarvi queste cose perchè non voglio dirle all'infinito. :P
4) Anche io penso che Magneto non sia molto adatto a dare fuoco a qualcosa, e che la fissa dell'incendiare a destra e a manca gli sia venuta da quando ha raccolto Pyro. Erik è per il Potere mutante, e vuole usare i propri mezzi per farsi giustizia; infatti, Worthington lo ha ucciso usando il suo dono. Però, il modo più efficace per eliminare i documenti, le provette ed ogni cosa è dar fuoco al laboratorio: siccome la ricerca è ancora embrionale, eliminando quella Magneto sa di aver distrutto {quasi} tutto. Non mi interessa se si è portato dietro la benzina e ha fatto tutto a mano, oppure se ha usato un sistema più raffinato. Questa è la prima missione della fan-fiction, quindi l'evoluzione psicologica e caratteriale del personaggio {dei personaggi, in realtà} arriverà col tempo.
5) Victor Creed, alias Sabretooth. Ce ne sarebbero da dire di cose su di lui... tutto ciò che mi va di raccontare, però, e che anche lui è parecchio più anziano di quanto sembra. Di recente ho scoperto che mia mamma adora questo personaggio... O.o” Sono rimasta stupita. Credevo che il Sabretooth della versione cinematografica fosse uno di quei tipi assolutamente non indispensabili... Quindi in questa fic mi piacerebbe restituirgli un po' del suo spessore, anche se per ora la Confraternita è comparsa davvero poco. In seguito, credo che Victor e Mortimer avranno un ruolo maggiore.

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Capitolo 7
*** VI. chapter six; ***


Torno. Con la coda fra le gambe, ma torno. Mi dispiace di avervi fatto aspettare così tanto, davvero. Vorrei dire "gli esami, l'università, le vacanze...". In realtà, è stato uno stupidissimo calo di ispirazione a farmi allontanare dalla scrittura. O meglio, la verità è che la mia vita - quella vera, di tutti i giorni - mi aveva assorbito talmente tanto da non lasciare spazio al mondo dell'immaginazione. Che cosa triste. Per un attimo ho temuto di essere diventata grande. XD
Per fortuna, a quanto pare, non sono ancora riuscita a "mettere i piedi per terra" e ho ripreso in mano la vecchia Gods Among Insects. Quando l'avrò finita ho tanti altri progetti in cantiere... ma per ora prometto di portare avanti questo con impegno, cercando di fare del mio meglio. Spero di riuscirci e non vi prometto nulla, comunque chiedo il vostro supporto come sempre.
In altre parole, per favore... commentate!
Per ora, grazie di cuore.


Raven osserva il cielo che va lentamente tingendosi di rosso, ad ovest. Sfiorate dagli ultimi raggi di quel sole primaverile, le nuvole appaiono dipinte di un colore che ricorda quello del sangue.
“Vedremo bruciare il mondo, e danzeremo sulle sue macerie.”
Il dolore legato alla propria decisione, quella di fuggire da casa in cerca di un luogo dove essere accettata per quello che è, ormai sta svanendo completamente. Merito di Magneto, è chiaro, e di tutti gli altri mutanti che appartengono a quella strana congrega chiamata La Confraternita.
Dopo anni ed anni di isolamento – più o meno una vita intera – Mystique sente finalmente di aver trovato il proprio posto nel grande disegno della vita.
Il buio inizia rapido ad inghiottire quel lago scarlatto che prima era il tramonto. Le lingue infuocate si tingono di un azzurro verdastro, prima di sfumare nel nero più cupo.
Ma è proprio quell'oscurità priva di colore a rivelare, nella sua completa chiarezza, la luce tremolante delle stelle piccole come capocchie di spillo. Astri che hanno smesso di brillare forse molti secoli prima, ma la cui luce raggiunge la Terra attraverso il Vuoto ed il Tempo senza essere alterata minimamente dalla grande distanza che li separa.
Le banali, inaspettate meraviglie del Creato.
“Vedremo bruciare il mondo, e sulle sue macerie costruiremo qualcosa di nuovo.”
Giocare a fare Dio, respirare un istante di eternità attraverso l'atto del distruggere per rigenerare.
Ne sarebbe capace, quel ragazzo dal viso gentile e dagli occhi di ghiaccio? E lei, inesperta e solitaria, sarà in grado di seguirlo in un progetto così ambizioso? E se un giorno perdesse la strada, lui la prenderebbe per mano o se la lascerebbe indietro senza rimpianti?
Con un brivido d'improvviso timore, Raven si rende conto di non voler trovare una risposta a nessuna di quelle domande; è ancora troppo debole per poter pensare di esser abbandonata di nuovo.
“Erik ha ucciso, e lo ha fatto per me.” si ripete per darsi coraggio, sollevando l'angolo sinistro della bocca in un breve sorriso. Non vuole sapere.
Non quando ogni cosa sembra finalmente iniziare a muoversi nella direzione sperata.
Un fruscio appena percettibile lascia inture alla giovane mutante che qualcuno è appena entrato nella stanza. Benchè l'oscurità impedisca di scorgere con chiarezza i contorni delle cose, il nuovo arrivato non si preoccupa neppure di accendere una luce prima di avvicinarsi alla finestra con passo sicuro.
Si sofferma a pochi passi da lei, e Mystique non ha neppure bisogno di voltarsi per sapere di chi si tratta.
- Buona sera, Erik. - mormora, prendendo tempo in cerca delle parole giuste da pronunciare.
Vorrebbe dire tante cose, ringraziarlo per quello che ha fatto, ma sa benissimo di non esserne capace. Affrontare l'argomento vorrebbe dire risvegliare in Magneto i pensieri burrascosi che lo hanno tenuto lontano dagli altri per l'intera giornata, farlo piombare di nuovo nel dubbio angosciante ed inesplicabile che rende falso il suo sorriso.
Di che cosa si tratta? Questo, Raven non ha neppure il diritto di chiederlo. Non sono affari suoi, lei è soltanto l'ennesima pedina di un gioco che dura dall'alba dei tempi.
Quando aveva pensato di capirlo si era sbagliata: non è in grado di leggere nella mente di Erik, e molto probabilmente non lo sarà mai.
- Buonasera. - risponde cortesemente lui, nel tono tranquillo e distaccato che lo contraddistingue.
Sentendolo parlare, ora, nessuno sospetterebbe un bel niente. Probabilmente, Monique e gli altri non hanno effettivamente capito... altrimenti non se ne starebbero tutti sereni a guardare la televisione.
- Vorrei dire qualcosa a proposito di questo bellissimo tramonto, ma temo ti offenderesti se iniziassi a parlare del tempo.
La tranquilla osservazione strappa a Raven un mezzo sorriso: un movimento muscolare involontario che però la fa sentire felice, almeno per un istante.
“E allora di cosa vorresti parlare? Del fatto che ti ho deluso, e che sei dovuto intervenire per salvarmi la pelle?” pensa nell'attimo immediatamente successivo, di nuovo amareggiata.
- Sei libero di fare quello che vuoi, Erik. Sei tu il capo. - dice invece.
Ecco che ha di nuovo alzato quel muro.
Il muro di parole non dette e di gesti studiati, creato appositamente per non mostrare i propri veri sentimenti a nessuno. Dettato dalla paura di essere considerata una debole, se dimostrasse un minimo di sensibilità.
Magneto si siede accanto a lei, continuando ad osservare il paesaggio fuori dalla finestra; Mystique gli è grata del fatto che abbia scelto di non voltarsi, di non guardarla negli occhi. Sarebbe stata in grado di mentire, se lui l'avesse guardata?
“Ti sono riconoscente. Vorrei aiutarti. Dimmi ancora che posso restare qui per sempre...”
Raven inclina la testa da un lato, sbirciando la sagoma alla sua sinistra con un'unica occhiata furtiva. Erik non replica niente, non tenta di scavalcare quel muro. In questo modo gli ostacoli diventano due, uno per ogni persona che ha scelto di non affrontare il problema.
- Sabretooth e Toad sono disposti ad insegnarti i rudimenti del combattimento corpo a corpo, se te la senti di imparare. - dice lui con leggerezza, apparentemente sereno.
Mystique esita un attimo prima di rispondere: Sabretooth e Toad? Perchè non lui stesso, invece? Poi si rende conto di non avere il diritto di porre neppure quella domanda.
“Stai cercando di evitarmi, Erik?”
Infondo, nessuno lo costringe a prendersi cura di lei.
- D'accordo. - risponde senza entusiasmo, osservandosi i palmi delle mani.
Riuscirà mai, con quelle dita sottili e quei polsi fragili, a fare del male a qualcuno?
“Devo diventare più forte, ed imparare a difendermi da sola.” pensa, sentendosi pervadere inaspettatamente dalla stessa determinazione che l'ha spinta, quel giorno, a fuggire da casa. “Devo imparare a restituire al mondo tutto il male che mi ha fatto.”
Il giardino è silenzioso, sotto lo sguardo immobile delle stelle. Erik si alza di nuovo in piedi, e la sua sagoma si staglia scura contro il paesaggio là fuori.
- In questi giorni sarò molto impegnato, quindi temo che non ci vedremo spesso. - le dice, senza che il tono della voce tradisca il suo stato d'animo.
Mystique si volta verso di lui ed annuisce, seria: nello stesso istante, si rende conto di aver alzato quel muro ancora una volta. Non è quella l'espressione giusta, non quell'assenso privo di emozione.
“Mi stai evitando, vero?”
Non glielo chiederà, lo sa bene. Non dirà più niente, per questa sera.
Prima di allontanarsi senza una parola di saluto attraverso la stanza buia, Magneto le sfiora appena una spalla con la punta delle dita.



- Sia chiaro che non ho intenzione di andarci leggero, quindi preparati.
Il tono di Sabretooth non è né adirato né divertito, mentre osserva la ragazza nervosa e un po' impacciata in piedi di fronte a lui.
Raven piega leggermente le ginocchia e la schiena, cercando di ottenere una posizione stabile; tende i muscoli, in attesa dell'attacco imminente.
Dopo i primi giorni di addestramento base, lunghe ore trascorse a ripetere i fondamentali dell'offesa e della difesa, Victor ha finalmente deciso che la sua giovane allieva è pronta ad affrontare una lotta vera e propria.
Mystique è molto aglie, lo è sempre stata, ma difetta un po' di forza fisica e questo lo preoccupa assai. Lui, è abituato a far riferimento soprattutto sui propri muscoli e sulle unghie affilate.
Con un ringio basso, Sabretooth si lancia verso la sua giovane allieva. Nonostante le minacce, è evidente che sta cercando di non esagerare: Raven scarta facimente il primo pugno – più simile ad un colpo d'artigli – scagliato ad una velocità decisamente ridotta rispetto a quello che si aspettava.
Adesso è il suo turno.
Victor si volta rapidamente, le labbra tese a scoprire i canini un po' troppo affilati. Sogghigna. Mystique solleva un angolo della bocca, a sua volta, gettandosi su di lui senza preoccuparsi della differenza di stazza: l'avversario è robusto, ma lei è più agile.
I muscoli si flettono senza difficoltà, mentre salta per atterrare alle sue spalle. Con un braccio esile, cinge il collo di Victor in una presa perfetta.
L'uomo emette un ringhio animalesco, tentando di scrollarsi di dosso Raven. Lei stringe i denti e mantiene la presa. Le braccia iniziano a farle male, soprattutto nel punto in cui Sabretooth la stringe con le dita.
“E pensare che questo è solo un allenamento!” commenta fra sé, domandandosi se non valga la pena di mollare. In quel momento, accade qualcosa di imprevisto.
Victor si piega in avanti, arcuando la schiena e costringendo Raven a seguire il suo movimento. Senza capire esattamente cosa sta succedendo, la ragazza si ritrova sbalzata in avanti, a testa ingiù. Fa appena in tempo a udire la risata di Sabretooth, prima di accorgersi che lui l'ha lasciata andare.
Deve voltarsi, prima di incontrare il suolo.
Calciando l'aria, Mystique compie una mezza piroetta nel vuoto; adesso, se non altro, la testa e le spalle non saranno le prime a toccare terra. Un movimento delle braccia, e riesce a mettersi su un fianco nell'attimo stesso in cui la gamba destra raggiunge il pavimento.
L'impatto è forte, ma meno di quanto si era aspettata.
Resta sdraiata così, osservando il suo istruttore che la scruta a sua volta. Non sa che cosa dire.
E' stata brava? Non pensa proprio. Non è neppure riuscita a difendersi come si deve. Tuttavia gli occhi scurissimi di Sabretooth non sembrano adirati.
- La tecnica lascia ancora molto a desiderare. - commenta lui con voce piatta. - Ma hai un'agilità ed un'elasticità muscolare fuori dal comune. Ti consiglio di puntare su quelle, se vuoi servire a qualcosa.
Senza aspettare una risposta da Mystique, Victor lascia la stanza stiracchiandosi. La ragazza si alza in piedi in silenzio, senza capire quale sia l'esito dell'allenamento. Ci saranno altri incontri come quello? E in tal caso, che cosa le verrà chiesto di fare?
“Dubito che potrò migliorare granchè, se ogni volta Victor mi riduce in questo stato.”
Il braccio destro, quello su cui è caduta, le fa piuttosto male. Con un sospiro rassegnato, Raven si dirige verso l'uscita: l'orgoglio le impedisce di ammettere di fronte a Monique di essersi fatta pestare. Per questa volta, curerà da sola le proprie ferite.
Fasciando il polso dolorante con una benda trovata nell'armadietto del “pronto soccorso”, impiega poco tempo a rendersi conto della direzione che hanno preso i suoi pensieri. Di nuovo, si sta preoccupando dell'opinione altrui. Ancora una volta, trema al pensiero di essere giudicata.
Se non si tratta del giudizio degli umani, entra in gioco quello degli stessi mutanti che vivono con lei.
Non può proprio risparmiarsi dal vivere angosciata.
“Ho accettato di restare qui per diventare una persona migliore,” riflette, fissando la benda in modo che non possa sciogliersi. “Già questo proposito è di per sé sbagliato: come posso pretendere di essere apprezzata, se non sono in grado di apprezzare me stessa?”
Sorridere, dicendo tutta felice di essere “una persona malvagia”, è il primo e più chiaro segnale di bontà. Voler diventare più forti, fare del male, sapersi difendere da soli, non fa che rivelare quanto invece adesso siamo deboli ed insicuri.
Raven ricorda l'espressione di Magneto, la mattina dopo aver ucciso Warren Worthington I.
Non era affatto fiero di sé, quel giorno; non era orgoglioso di essere un assassino.
“Passo il tempo ad inseguire un obbiettivo, ma saprò di averlo raggiunto, mi accorgerò di aver toccato la meta, soltanto quando vorrò con tutte le mie forze poter tornare indietro.”
Scuotendo la testa come a voler scacciare un pensiero fastidioso, Raven lascia la stanza con passi rapidi e leggeri; non ha voglia di vedere nessuno, stasera, nemmeno Erik.
Com'è insidiosa e difficile, la strada per diventare malvagi.

Rin-chan's hetare notes ~

1) Non poteva mancare un nuovo accenno al fatto che, secondo il III film di X-Men, Magneto pianterebbe Mystique in asso senza pensarci due volte... ormai conoscete la mia idea in proposito. :|
2) Reprise dal capitolo III: Mystique capisce molto bene come Magneto agisce, ma non è in grado di indovinare quello che pensa. E' una cosa che capita frequentemente con le persone tendenzialmente chiuse, parlo per esperienza... ed Erik sarà figo quanto vi pare, ma è sicuramente una persona dal carattere chiuso. XD
3) Modalità depressione acuta: Raven vorrebbe essere forte, ma a furia di preoccuparsi della propria debolezza ha finito col porsi troppi problemi. Per ora la mia Mystique è stata un personaggio abbastanza guidato dall'inerzia; sono lieta di annunciare che da qui in poi le cose inizieranno a cambiare. Comunque, per avere la Raven che tutti conosciamo dovrete aspettare ancora due capitoli... vi prometto, però, che si tratterà di due capitoli pieni di sorprese. ;D

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Capitolo 8
*** VII. chapter seven; ***


Bene gente, Rin se ne va a Barcellona per otto giorni! oAo Ma prima di levarsi dalle palle partire, ha lavorato sodo per finire il capitolo VII della storia. Contenti? Allora commentate! XD In ogni caso, quando torno mi rimetto a scrivere, promesso. Le cose cominciano a diventare davvero interessanti a partire da ora! ;D

Nei giorni che seguono, la vita Raven è scandita dagli allenamenti con Sabretooth e Toad e dai piccoli compiti quotidiani che le vengono assegnati da Monique. Nel pianificare il programma di addestramento che deve farla diventare un degno membro della Confraternita, Magneto non sembra aver previsto per Mystique nemmeno un attimo di pausa.
Al mattino, nella palestra che a sorpresa si cela nel seminterrato del Castello, Raven si allena con Sabretooth nel combattimento corpo a corpo. Dopo l'iniziale, tragico impatto con la disciplina, la giovane mutante ha pian piano affinato la tecnica ed ha imparato a sfruttare i propri punti di forza: anziché attaccare alla cieca, adesso aspetta il momento giusto schivando le aggressioni dell'avversario, in attesa del momento buono per sferrare l'unico colpo decisivo.
Come Mystique scopre ben presto, Victor preferisce di gran lunga la pratica alla teoria, e si lascia trascinare nell'ebbrezza della battaglia senza badare minimamente ala strategia da adottare. Per questo motivo, con tipi come lui, è sufficiente armarsi di ingegno ed inventiva.
Con Toad, invece, è tutto un altro paio di maniche.
Gli addestramenti assieme a Mortimer si tengono nel primo pomeriggio, in una stanza semibuia al primo piano. Il mutante sembra preferire di gran lunga la penombra alla luce del sole, e per un simile motivo ha scelto questa insolita ambientazione per le sue lezioni informali.
Nonostante gli occhi di Raven siano più adatti all'oscurità rispetto a quelli degli altri esseri umani, la ragazza deve comunque imparare ad utilzzare al meglio il proprio udito ed il tatto per individuare l'avversario.
Toad combatte a distanza, muovendosi indifferentemente in orizzontale sul pavimento o sul soffitto, occasionalmente arrampicandosi sulle pareti. I suoi attacchi possono giungere da qualsiasi direzione.
Mystique è in grado di sfruttare gli appigli di qualsiasi struttura per issarsi anche ad altezze elevate, ed in caso di necessità può saltare molto più lontano di un comune homo sapiens. Tuttavia, Mortimer ha dalla sua l'esperienza ed una rapidità nei movimenti che lo rendono praticamente invisibile: Raven deve spingere al massimo le sue percezioni, cercando di individuare il più piccolo spostamento d'aria che le permetta di scoprire la posizione dell'avversario.
Al contrario di Sabretooth, che sembra sempre inaspettatamente consapevole della propria forza esagerata, Toad non si limita assolutamente quando combatte contro Mystique. Se lei non è abbastanza pronta o abbastanza veloce, il mutante non esita a colpirla approfittando della sua distrazione.
Quando lui e Raven non combattono, tuttavia, il giovane mutante si trasforma in una persona completamente diversa. Mystique non è in grado di spiegarsi il motivo, ma in compagnia di Toad non può fare a meno di sentirsi a proprio agio.
Mortimer sorride spesso, ma non si lascia intimidire dalla serietà di lei. Ama scherzare e fare battute, ma non si aspetta che gli altri si comportino necessariamente allo stesso modo; riempie senza difficoltà gli improvvisi silenzi di Mystique, senza stupirsi del fatto che lei non voglia parlare.
In questo modo, Raven viene a conoscenza di gran parte degli avvenimenti che hanno segnato la vita dei membri della Confraternita: congetture sul triste e complesso passato di Victor, che lui ha voluto raccontare soltanto a Magneto e che lo sta divorando pian piano, trasformandolo sempre di più in una belva feroce; la strana predisposizione di Monique per il cacciarsi nei guai, nata da un'indole che la rende incapace d dimenticare le continue persecuzioni subite tanto tempo fa, nella Parigi assolata e benestante in cui un tempo viveva.
Toad parla a lungo anche di Erik, e Mystique ascolta interessata assorbendo ogni singola parola. Il giovane Lenscherr, straordinario “ragazzo prodigio” che è riuscito a costruirsi una vita aggrappandosi fin dalla più tenera età a tutti i sostegni che il mondo poteva offrirgli, e che una volta cresciuto non si è reso conto di potersi finalmente fermare, guardarsi attorno, tirare un sospiro di sollievo.
L'uomo che ha scelto di diventare Magneto, di non accontentarsi della ricchezza e della pace, in cerca di una situazione che portasse al'homo superior una certezza di stabilità.
Non crede nel compromesso, Erik, e non vede altri colori che il bianco più puro o il nero più cupo. Per lui la vita è un tavolo da gioco, e lui non è in grado di capire quando è il momento di abbandonare la partita.
- Essere suoi alleati è una continua scommessa. – spiega Mortimer in uno dei suoi rari momenti di serietà – Puoi perdere tutto in un momento, oppure ottenere una vittoria schiacciante. Dipende tutto da lui, da te ed un po' forse anche dalla fortuna.
Senza nenneno accorgersene, Mystique si ritrova a sorridere. Ha proprio ragione, quel suo strano amico dalla pelle verde chiaro: contribuire al sogno di Erik significa mettere in gioco anche più di quanto, a volte, si possa dare. I giorni trascorrono rapidi e tutti uguali, ma mai noiosi, in quello strano luogo che tutti chiamano con naturalezza “il Castello”.
All'inizio, la giovane mutante non riesce a capirne il motivo: quel palazzo moderno, piano di stanze e corridoi, non sembra aver niente a che fare con le cupe costruzioni medievali. Poi, col passare del tempo, anche lei comprende il perchè di quel nome. Il rifugio della Confraternita è un luogo autosufficiente e praticamente inaccessibile a chi arriva dall'esterno, dal quale è semplice uscire ma non altrettanto facile entrare.
Solo gli ospiti di Magneto – che sono pochi, e di solito non si spingono più in là del suo studio – hanno il permesso di varcare il grande cancello di ferro che segna il confine della proprietà.
Mystique si limita ad osservare il passaggio da lontano, di tanto in tanto, senza mai domandarsi che cosa ci sia al di fuori: è felice di poter guardare l'esterno dal Castello, e non il contrario. Laggiù, ha già tutto quello che potrebbe desiderare.



Nel tardo pomeriggio di un sabato, Raven chiede a Monique in che modo ha conosciuto Erik. Sono sedute sul grande divano sformato nel salotto del Castello, di fronte al televisore che trasmette le ultime notizie in sordina. Quella di guardare il telegiornale è un'abitudine che Raven non ha mai avuto prima; ma adesso che lavora per Magneto sa di doversi informare.
Shade si volta impercettibilmente verso il giardino immerso nella penombra, che si scorge appena attraverso la portafinestra socchiusa. Esita un attimo prima di rispondere, come chiedendosi da quale parte sia meglio iniziare.
- Credevo che Erik te ne avesse parlato. - mormora alla fine, già persa nei ricordi.
Dal primo impatto non esattamente amichevole tra lei e Raven è passato ormai qualche mese. Ci ha pensato il tempo, a sanare i dissapori: Mystique è solo un'altra giovane recluta tra le file di Magneto, e Monique ha il dovere di prendersi cura di lei.
Col passare dei giorni, il legame che si è instaurato tra le uniche due ragazze della Confraternita si è fatto sempre più saldo fino a quando, quasi senza rendersene conto, Raven e Shade sono diventate amiche.
Sono strani e profondi, i legami che si formano in quel luogo.
- No, non mi ha detto niente. - Mystique si stringe nelle spalle, mettendosi comoda sul divano in attesa della storia.
Ha scoperto che è quello, il trucco per non dover parlare: chiedere alle persone di raccontare qualcosa, fare domande, informarsi di tutto. Il mondo, muore dalla voglia di far sapere qualcosa di sé.
- L'ho conosciuto per caso, un giorno a Parigi. - comincia Shade, lo sguardo che vaga lontano verso un punto imprecisato del giardino. - Avevo diciassette anni, come te. Facevo la cameriera in un bar poco conosciuto, perchè i miei genitori mi avevano cacciato da casa dopo aver scoperto che ero una mutante, e non avevo soldi per pagarmi gli studi.
- Lui si sedette ad un tavolo, e cominciò a parare con me in perfetto francese. Siccome era l'unico cliente, non avevo molti impegni e così iniziammo a chiacchierare. Mi disse che da un po' mi osservava, e che si era accorto del mio dono. Mi invitò a seguirlo in America, con la promessa di una vita migliore circondata da persone come me.
- In un primo momento, ovviamente, pensai di non potermi fidare. Lui disse di non aver fretta, che potevo pensarci, che sarebbe tornato. Tornò, come promesso, e per dieci giorni lo trovai seduto al tavolo del bar dove lavoravo; diventammo amici.
- Alla fine, decisi di poter rischiare e accettare la sua offerta. Infondo, che cosa avevo da perdere? Erik non sembrò stupito... conoscendolo, doveva aspettarsi fin dall'inizio che avrei detto di si. Raggiungemmo New York in aereo il giorno successivo, e da quel giorno non ho fatto altro che stare qui, lavorando per lui. Mi ha cambiato la vita.
Da come parla, è evidente che Shade è molto riconoscente verso Magneto. Lui è tutto quello che ha, la persona che l'ha sostenuta anche quando tutti le volavano le spalle. E adesso... non è forse lo stesso anche per lei? Come deve sentirsi Monique, guardandola negli occhi? Rivede forse, in lei, la fragile se stessa che era?
- Tu mi odi, Monique? - domanda a sorpresa. Shade si volta improvvisamente, stupita dall'improvvisa schiettezza di Mystique. Per un attimo, non sa che cosa replicare.
- Non ti odio, Raven, anche se capisco perchè me l'hai domandato. - mormora infine, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso quieto. - All'inizio, forse, ma adesso non più. Infondo siamo più simili di quanto pensassi, io e te.
Mystique sorride a sua volta, con spontaneità. Ora, mostrare i propri sentimenti non le sembra affatto innaturale. Infondo non si somigliano un po' tutti fra loro, gli abitanti del Castello?



Raven rivede Magneto per la prima volta dopo giorni in una calda mattinata di inizio estate. Indossa un paio di jeans scuri ed una candida camicia bianca, e sorride. Il sole che gioca coi suoi capelli chiarissimi completa il quadro, conferendogli l'aspetto di una persona completamente serena.
Com'è ingannevole, certe volte, il semplice aspetto esteriore!
Al suo fianco, un altro giovane che sorride a sua volta. l suoi lineamenti sono più marcati, ma altrettanto gradevoli; negli occhi scuri splende una luce buona. Nonostante il tepore di quella giornata, indossa un completo marrone con giacca e cravatta. Ha sottili capelli castani, ma è già un po' stempiato.
- Charles, ti presento Raven. - dice semplicemente Erik, invitando la ragazza ad avvicinarsi con un impercettibile cenno del capo.
Lei si affretta a raggiungere i due uomini, obbediente, fissando negli occhi Magneto. Nello sguardo ambrato di lei, un milione di domande che non vuole tradurre in parole.
Non vuole farlo, soprattutto di fronte a quel giovane gentile che risponde al nome di Charles.
- Professor Charles Xavier. - si presenta lui, stringendole la mano. Professore? Dimostra si e no venticinque anni. Raven fa un rapido calcolo: per essere già laureati, di anni ne bastano ventidue... Tuttavia c'è qualcosa di insolito, in quel ragazzino cresciuto che le sorride ostentando una maturità che forse ha accettato troppo presto.
Guardando l'espressione apparentemente rilassata di Xavier Mystique si rende conto che, qualunque sia la strada che sceglie di percorrere, un mutante si può riconoscere alla prima occhiata: anche chi non possiede segni visibili della mutazione nell'aspetto esteriore, conserva comunque infondo allo sguardo un'ombra dalla quale non si può liberare.
Può trattarsi di collera, di odio, di disperazione: ognuno ha il diritto di sfogare come crede la propria frustrazione e il dispiacere. Tutto quello che la giovane Darkholme sa, adesso, è che anche il più gentile degli homo superior non potrà mai essere immune da quell'ombra oscura.
Lo sguardo di Charles Xavier, è velato da un profondo dolore.
- Charles gestisce una scuola per giovani dotati, a Salem Center. Ci conosciamo da quando eravamo poco più che ragazzini.
Il professore annuisce con espressione divertita.
- Non siamo cambiati poi così tanto da allora eh, Erik? - domanda con la sua voce pacata.
Mystque potrebbe stare ad ascoltarlo parlare per ore. Il tono tranquillo, il sorriso rassicurante di chi ha scelto la strada della gentilezza e del perdono. Tutto in lui fanno pensare ad un uomo dall'animo puro, che combatte ogni giorno per sconfiggere le ombre in se stesso, piuttosto che il mondo là fuori.
Chissà come ha fatto una persona così a diventare amico di Magneto.
- Erik mi ha parlato molto di te, sai? Dice che sei dotata di un potere eccezionale. - continua Charles, rivolgendosi direttamente a Raven.
Il primo istinto di lei è quello di abbassare lo sguardo, ma si sforza di tenere la testa alta, e gli occhi in quelli di lui, mentre replica, sincera.
- Non spetta a me contestare le affermazioni di Magneto, ma sono convinta di avere ancora molta strada da fare.
Una risposta diplomatica e cauta, in attesa di capire quanto sia affidabile quel ragazzo gentile. Erik solleva impercettibilmente un angolo della bocca in un rapido sorriso: sembra trarre un sincero divertimento da quel breve dialogo tra la sua assistente ed il suo migliore amico.
- Charles si chiedeva se saresti interessata a studiare nella sua scuola, Mystique. - aggiunge poi, l'ombra appena percettibile negli occhi color del ghiaccio.
Raven sposta rapidamente lo sguardo su di lui, quasi shockata: vuole forse liberarsi della sua presenza, mandarla a studiare lontano e sollevarsi della responsabilità di quella nuova ospite inesperta? Le risulta difficile persino crederlo, Magneto non è tipo da fuggire così dai problemi.
A suggerirle la risposta, è la leggera inflessione che Erik ha dato alla frase. Senza bisogno che lei dica niente sa già quali saranno le parole di Raven, ma non ha voluto toglierle la soddisfazione di pronunciarle di persona. Le sta dando la possibilità di cercare altrove la propria fortuna, ma al contempo la sta mettendo alla prova.
- La ringrazio, professor Xavier. – esordisce Mystique, indugiando per un instante negli occhi di Lenscherr prima di spostare lo sguardo in quelli del suo reale interlocutore.
“Ascoltami, Erik, così da non avere più dubbi in futuro.”
- Tuttavia, sono costretta a declinare l'invito. Adesso lavoro per Magneto, e non smetterò di farlo a meno che non sia lui stesso a chiederlo.
Charles annuisce con espressione serena, senza replicare. E' un uomo intelligente, e Raven è sicura che ha colto tutte le implicazioni nascoste nella sua affermazione. Non le importa affatto: non è per lui che ha parlato.
- Come ti avevo detto, Mystique è una ragazza piuttosto determinata. - commenta Erik, avvicinandosi a lei per sfiorarle una spalla con la mano. La mutante si volta a guardarlo per un attimo, scoprendo i denti bianchi in un ghigno pieno di sottintesi. Lui risponde all'occhiata col suo solito, mezzo sorriso.
Dov'è stato Magneto per tutte quelle settimane? Raven non conosce la risposta, ma non ha intenzione di darlo a vedere.
Inesplicabilmente, il tempo che hanno trascorso lontani sembra aver rinforzato il legame che esisteva fra loro. Con quel singolo, rapido sguardo, si sono promessi il sostegno e la fiducia reciproca che li accompagneranno, come un'ancora di salvezza, attraverso gli anni a venire.

Rin-chan's hetare notes ~

1) Questo per quanto riguarda l'aspetto dei protagonsiti di Gods Among Insects.
[click] Erik Magnus Lenscherr / Magneto ~ Guy Pearce.
[click] Raven Darkholme / Mystique ~ Rachel Mc Adams.
[click] Monique Jean Lamartin / Shade ~ Michelle Trachtenberg.
La fotografia di Toad [della saga di X-Men] l'avevo già postata qualche capitolo fa; a parte il fatto che il Mortimer di questa fic appare più giovane di qualche anno, non ci sono altre differenze sostanziali. Per Sabretooth, invece, vi basterà far riferimento a quello che abbiamo visto in Wolverine: Origins qualche mese fa. Se non ve lo ricordate, vi rinfresco la memoria: [click]. Magari, se vogliamo essere pignoli, immaginatevelo con i capelli un po' più lunghi e gli occhi completamente neri. :D
2) Ecco a voi Charles Xavier! Che naturalmente, se stavate per chiederlo, cammina. Ed ha i capelli, anche se si sta stempiando... XD Charles come personaggio mi piace un sacco, ma appartiene ad una categoria di “buoni” che è molto difficile da gestire: troppo saggi, troppo potenti, troppo... buoni, appunto. Come Albus Silente, per intenderci. Comunque, vi prometto che il vecchio professor X ricomparità mooolto presto in questa storia~

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