Black Diamond

di Yasha 26
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** Cap 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap 5 ***
Capitolo 6: *** Cap 7 ***
Capitolo 7: *** Cap 6 ***



Capitolo 1
*** Cap 1 ***


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Grazie.







-Preferisci questo o quest'altro? Decidi tu cara.-  dice lui, indicando un solitario Tiffany da centinaia di migliaia di yen, ed un Trinity Cartier, ancora più caro del solitario.
-Non saprei caro. Non sono un po’ carucci?-  risponde la ragazza, perplessa.
Il suo “un po’ carucci” rappresenta il mio stipendio di due anni! Comunque spicciati, oca! Sono le otto passate e io voglio andare a casa!
-Nulla è troppo, per il mio amore! Per te solo il meglio!-  dichiara lui, estraendo un libretto d’assegni.
-Ma non voglio farti spendere troppo…-  mente lei, ed anche da schifo!
-Ma che fidanzata premurosa che ho! Quanto ti amo! Non potevo scegliere donna migliore!-  afferma l’uomo, abbracciandola.
Bleah…sto per vomitare! Una busta! Il mio regno per una busta di carta, dentro cui gettare tutto il mio disgusto!!!
-Scelgo quello!-  indica lei, ovviamente il Trinity Cartier, il più caro.
-Signorina, prendo quello!-  mi si rivolge tutto soddisfatto.
Coglione, ma hai capito che il tuo grande amore si è scelto il più costoso? Stupido idiota, accecato dall’amore.
-Certo signore. Sono 12.500.000 yen.-    (circa 85 mila euro nda)
Dopo aver controllato l’assegno, consegno loro l’anello, e finalmente si tolgono dai piedi.
Un’altra giornata pallosa è finita. Siano lodati i Kami! Poco ci mancava che mi andassi a gettare giù da un ponte! Non li sopportavo più quei due imbecilli tutti “pucci pucci”. Che schifo!
Fare la commessa in una gioielleria si è rivelata una pessima scelta. Ogni maledettissimo giorno si presentano coppie tutte innamorate in cerca del loro anello di fidanzamento o di fedi nuziali. Non ne posso più! E’ come se mi spiattellassero in faccia quanto siano felice, mentre io no. Lo odio!
-Che faccino imbronciato che hai oggi. Tutto bene Kagome?-
-Sì, signora Hayami, tutto bene.-  mento alla padrona del negozio, sfoggiando un sorriso falso come una banconota da un milione di dollari.
Invece non va affatto bene! Non c’è un cavolo di niente che vada bene nella mia vita!
Ieri Koga, è venuto a prendersi ciò che restava delle sue cose. Andrà a vivere definitivamente dalla sua amante, Ayame. Brutto stronzo traditore! Spero che lei gli metta in testa delle corna più grandi e pesanti di quelle di uno stambecco, di un alce e di un cervo messi insieme! Stronzo!!!
Torno a casa distrutta, più mentalmente che fisicamente, e mi butto a peso morto sul divano, spostando i vari contenitori vuoti di gelato, lasciati lì, a marcire, insieme alle altre schifezze sparse per casa. E pensare che ero una maniaca del pulito. Adesso è già tanto che mi lavi il viso alla mattina. 
Come ha potuto farmi questo? Io lo amavo, anzi lo amo tuttora. Come può aver buttato via cinque anni così, in neanche cinque minuti?
E’ anche vero che non abbiamo mai avuto un rapporto molto stabile. Tra di noi era un lascia e prendi continuo. Un tira e molla estenuante. Litigavamo spesso e ci lasciavamo, per poi ritornare insieme due giorni dopo. Ma credo sia normale avere delle scaramucce col proprio fidanzato, no? E’ stato il mio grande amore fin dai tempi del liceo. Beh, non certo il mio primo ragazzo, ma questo poco conta. Da quando ho conosciuto lui non è esistito più nessuno per me. Ho fatto di tutto per conquistarlo, fino a riuscirci. E’ andato tutto bene per i primi quattro anni, poi, l’anno scorso, sono cominciate le liti. Abbiamo pensato che forse andare a vivere insieme potesse aiutarci a rinforzare il nostro rapporto, invece è solo peggiorato, fino ad arrivare alla sua confessione, due mesi fa: “mi sono innamorato di un’altra” ha detto solamente. Il mondo mi è crollato addosso. Non riuscivo a crederci, mi stava lasciando! Da sciocca ragazza accecata dall’amore, ho provato a convincerlo a non lasciarmi, dicendogli che lo perdonavo per avermi tradito, ma non è servito. Se n’è andato via. Ieri sera l’addio definitivo, è venuto a prendere le ultime cose che gli erano rimaste e che io ho provveduto a sistemargli in uno scatolo. Sango mi aveva consigliato di dargli fuoco e restituirgli la cenere, ma io non ci sono riuscita. Sciocca! Sono solo una sciocca!
Il mio amore è stato sciocco, ma fidarmi di lui lo è stato ancora di più. Così, ogni volta che vedo qualcuno innamorato, non posso far altro che ritenerlo idiota.
Sono due mesi che ogni volta che entra una coppia in negozio non trovo pace. Mi sembrano tutti dei falsi traditori, che adesso si professano innamorati, poi ti pugnalano alle spalle.
Mi vedevo già davanti l’altare con lui, vedevo già  il momento in cui gli avrei consegnato il test di gravidanza con il risultato positivo, la casa piena di bambini, lui che tornava a casa la sera con un fiore, noi abbracciati felici. Invece ecco cosa mi resta: una casa vuota.
Con la mia sempre cara emicrania, che non mi abbandona da due mesi ormai, vado a letto, abbracciandomi al cuscino su cui dormiva lui, e che non lavo da quando è andato via, come se vi potesse essere ancora impressa la sua presenza, il suo profumo, invece è solo pieno di tutte le lacrime che vi ho versato sopra.
Dormo un sonno senza sogni, ed un altro stramaledettissimo giorno inizia. Speriamo che almeno oggi non entrino coppiette felici, o mi sparo! Ma perché con tutte le gioiellerie che ci sono, vengono tutti a rompere le palle a me? E’ una congiura!
Sono le quattro del pomeriggio e non si è ancora visto nessuno. Speriamo continui così per le prossime due ore.
“Driiiin”. Il suono del campanello manda al diavolo le mie già vane speranze.
-Fanculo!-  sussurro, premendo il pulsante per aprirgli la porta.
-Buona sera signore. In cosa posso esserle utile?-  lo accoglie il mio solito sorriso smagliante con cui devo accogliere i clienti, mentre lui si avvicina al bancone per dare un’occhiata.
-Salve. Ecco, per la verità, cerco un regalo per una ragazza che compie vent’anni, ma ancora non so di preciso cosa.-  mi spiega, sollevando il viso dalle vetrine e  sorridendo imbarazzato.
E qui il mio cuore perde non uno, ma almeno dieci battiti! E’…è un uomo bellissimo! Alto, spalle larghe e un fisico che sembra niente male, anche da sotto il completo elegante che indossa; un tipo atletico di sicuro, ma anche di classe visti i suoi movimenti fluidi e raffinati mentre si muove tra le vetrine. Ha un viso dai lineamenti delicati e perfetti, ma d’aspetto marcatamente maschile, capelli corti e nerissimi, dai riflessi blu come la notte, gli occhi, la cosa più bella in assoluto, di un brillantissimo nero, pieni di pagliuzze dorate che ne risaltano la profondità e lo splendore…due diamanti neri! Ma chi è quest’uomo?
-Diamanti neri…-  mi ritrovo a sussurrare, da perfetta imbecille, mentre lo fisso come se volessi fargli una radiografia.
-Come?-  chiede lui, sentendomi.
-Eh? Ah no, dicevo, magari alla ragazza del regalo possono piacere i diamanti neri? Sono un bel regalo da fare, prezioso ma non troppo dispendioso, oltre che singolare. Nessuno punta mai sui diamanti neri, quanto  sempre e solo sul noioso diamante trasparente.-  cerco di riprendermi dalla gaffe. Ma dubito potrebbe aver capito che mi riferivo ai suoi occhi. Me la sono rigirata bene!
-Diamanti neri? Potrebbero andare. Cosa può mostrarmi?-  domanda interessato.
-Un bracciale? O…un anello, dipende dall’importanza del regalo.-  spiego imbarazzata ed infastidita al pensiero che scelga un anello per la sua fidanzata. Ma poi a me che diavolo importa? Datti una calmata Kagome, o riuscirà a sentire il tuo cuore scoppiare nel petto.
-Un bracciale andrà benissimo.-  dice sorridendo.
Accidenti a te! Perché il tuo sorriso sembra una porta, che se aperta, conduce all’inferno? E da quand’è che io penso frasi così poetiche? Oh cielo, mi sta fondendo il cervello!
Prendo un bracciale dalla vetrina e glielo mostro. Lo guarda con molto interesse. Mi fa parecchie domande al riguardo, a cui rispondo cercando di non fissarlo negli occhi. E’ la prima volta che mi capita una cosa del genere, ma che mi prende?
Infine sceglie il bracciale, così gli faccio un pacco regalo, paga e va via, lasciandomi con uno strano senso di vuoto.
Quanto invidio la ragazza che riceverà quel regalo, che può udire la sua voce così calda ed armoniosa, che può accoccolarsi tra quelle braccia possenti e protettive, e perdersi in quegli occhi così profondi e misteriosi. Indubbiamente uno degli uomini più affascinanti che io mai conosciuto. Chissà qual è il suo nome. Mi sarebbe piaciuto chiederglielo, ma con che scusa avrei potuto? E poi è fidanzato. Dannazione! Ma perché mi faccio queste domande? Mi sono da poco lasciata con Koga e già sembro in calore per un altro? Che persona sono? Basta! Ritorna con la testa sul pianeta Terra, Kagome!
Alle otto finalmente torno a casa. Come al solito mi butto sul divano ignorando il disordine, ma una chiamata mi costringe ad alzarmi per prendere il cellulare dalla borsa abbandonata sul ripiano della cucina. Chi rompe a quest’ora?
-“Kagome, finalmente! Quanto ci metti a rispondere?”-  chiede una Sango dalla voce squillante, quasi spaccatimpani.
-Che vuoi Sango?-  sbuffo stancamente.
-“Hai impegni per stasera?”-
Io impegni? Mi prende in giro? Da quando Koga mi ha lasciata non metto piede fuori casa se non per andare a lavoro.
-Non sono impegnata, ma non ho voglia di uscire.-  l’anticipo. Sicuramente vorrà portarmi in qualche locale a “rimorchiare”.
A guardarla dall’aspetto acqua e sapone non si direbbe, ma Sango è una ragazza a cui piace “divertirsi”. Non ama le relazioni fisse, predilige quelle da una notte via. Comportamento che non concepisco. Ero così anch’io, ma ai tempi del liceo, quando avevo diciassette anni. Ora che ne ho venticinque voglio qualcosa di serio, anzi, volevo qualcosa di serio, dato che non ho più una relazione, ma sempre quello resta il mio pensiero. Le botte e via non fanno più per me. Mi sono divertita quando era giusto farlo, ora non è più il caso. Lei invece sembra essere rimasta ai tempi del liceo, le piace la libertà. Contenta lei, purché non coinvolga anche me.
-“Ma devi pur uscire da quelle quattro mura! Koga se la sta spassando con la sua nuova ragazza, perché non fai altrettanto?”-
-Perché io NON ho il ragazzo!-  preciso stizzita.
-“E trovatelo! Mica devi sposartelo! Ne trovi uno da spupazzare e poi amici come prima.”-
-No grazie. Non voglio né un uomo usa e getta né uno più duraturo. Dopo quello che ha fatto Koga sono convinta che resterò single  a vita.-
-“Esagerata! Guarda che il mare è pieno di pesci. Se ne hai perso uno puoi sempre ripescarne un altro, magari migliore di quello perso.”-
-Non amo i pesci, Sango.-
-“Santa pazienza, Kagome! Era un modo di dire! Va bene ho capito, di uscire non se ne parla. Vorrà dire che vengo io con una bella confezione di birre!”-  afferma convinta, mettendo giù senza farmi replicare.
Perché ho un’amica del tutto pazza?
 
-Tadaaaan! Sei belle birre tutte per noi, mia cara!- esulta allegra mostrandomele.
-Evviva. Amo affogare i dispiaceri nell’alcool.-  rispondo sarcastica
-Kagome, ti voglio bene, ma sei una piaga sul culo, quando ti ci metti!-
-Tante grazie per la comprensione, la finezza da scaricatore di porto e il bene che mi vuoi. Sango! Come consoli tu, non lo fa nessuno!-  replico accigliata ed offesa.
-Io lo dico per te. Capisco che tu sia delusa, ferita, scoraggiata, ma dico…guardati! Sei l’ombra di te stessa! La tua casa è uno schifo, non ti trucchi più, non mangi come devi, ti piangi addosso e sei ridotta a un automa che si alza e respira perché obbligata. Mandalo al diavolo! Non merita le tue lacrime. Vi siete lasciati? Morto un papa se ne fa un altro, per quanto dolorosa sia la dipartita del precedente pontefice! Sei giovane e bella e con una vita davanti. Sai quanti uomini avresti ai tuoi piedi se solo lo volessi?-
Resto silenziosa alle sue osservazioni. Ha ragione. Ha perfettamente ragione. Non sono più io. Mi volto a guardare il disordine che regna in casa mia da quando Koga se n’è andato. Due mesi di caos, dentro e fuori me. Senza dire nulla, vado in cucina e inizio e dare una sistemata. Forse è ora di darsi quantomeno una regolata.
-Ecco, brava amica mia! E’ così che ti voglio!-  dice dandomi una pacca alla spalla ed alzandosi le maniche per darmi una mano.
In due ore il mio appartamento ritorna non proprio pulito, ma decisamente più vivibile. Niente più contenitori del gelato sul divano e sul tavolino, niente sacchi strapieni dell’immondizia ammassati sul terrazzo, niente stoviglie incrostate nel lavandino. Questa domenica mi prendo d’impegno a fare grandi pulizie, smontando le tende, pulendo le finestre e riportando i mobili lucidi e profumati di c’era d’api come piaceva a me. Trascurarmi non mi ridarà Koga.
-Un passo l’hai fatto, ma dovresti prendere in considerazione il chiodo schiaccia chiodo, sai?-
-Ma come puoi pretendere che dopo due mesi sia già pronta per una nuova relazione?-  sbuffo contrariata.
-Andiamo Kagome, il vostro amore era incrinato già da molto molto prima! Non cercare di nasconderlo a te stessa. Una coppia innamorata non litiga ogni santo giorno per poi lasciarsi e rimettersi insieme. La vostra oramai era una routine. Solo che Koga l’ha capito prima di te.-
-Quindi ora gli dai anche ragione? Sarei io quella in torto?-
-Non ho detto questo, ma pensaci. Quante volte vi siete lasciati? Io ne conto almeno undici. Quante volte litigavate senza motivo, anche nei locali, davanti un mucchio di gente? Quante volte  mi raccontavi di non essere più sicura dei tuoi sentimenti? Le hai dimenticate con la convivenza queste cose? Beh, io no! Ho sempre trovato uno sbaglio la tua relazione con Koga, non è mai stato l’uomo adatto a te. Tu hai bisogno di qualcuno che ti faccia sentire unica ed importante, che ti rassicuri quando non ti senti a tuo agio, non uno che ti dica di fronte ai suoi amici che sembri vestita come un clown perché indossi magliettine hawaiane, che detto tra noi sono orribili, fanno proprio schifo, ma c’è modo e modo per dire le cose.-
-Ovvero che sono orribili e fanno schifo?-
-Non rigirare le parole che ti ho detto. Qui siamo da sole, tu ed io, non in mezzo ad altre persone, senza contare che tra amiche si dice la verità, ma senza offendere dicendo che sembri un clown, ho offeso le magliettine, non te. Capisci la differenza? Non difenderlo solo perché ti manca. Sii obbiettiva e dimmi se ho torto!-  sbotta irritata.
-No, non hai torto.-  ammetto forse più a me stessa che a lei.
-Esci, fatti carina, metti un bel vestito e prendi aria. Non devi per forza incontrare qualcuno, ma almeno ti distrarrai. E poi magari un bel ragazzo lo conosci. Ma se non esci da casa sarà impossibile.  O credi ti verrà a trovare in gioielleria, chiedendoti la mano?-  sostiene lei, ed inevitabilmente ripenso a mister “black diamond”.
-E che sarebbe questo black diamond?-  chiede confusa.
-L’ho ridetto ad alta voce?-  chiedo stupita.
-Lo volevi nascondere? Comunque sì. Che sarebbe questo diamante nero? Un nuovo gioiello?-
-Potremmo definirlo un gioiello in effetti, o almeno i suoi occhi lo erano.-  mi lascio sfuggire in un sorriso.
-Occhi??? Allora stai parlando di un uomo! Sputa il rospo!-  chiede euforica, trascinandomi sul divano.
-Non ho nessun rospo da sputare. E’ un uomo che è venuto oggi in gioielleria per comprare un regalo alla sua ragazza.-  spiego incupendomi.
-E com’era? Racconta!-
-Bellissimo, Sango. Un uomo davvero affascinante ed elegante. Avrà avuto intorno ai trenta, trentadue anni. Ma la cosa che mi ha attratto di più sono stati i profondissimi occhi neri, che riflettevano la luce che li colpiva come fossero stati davvero due diamanti neri.-
-E’ a te che brillano gli occhi mentre ne parli.-  mi fa notare lei.
-Beh come ho già detto, era un uomo molto bello. Comunque, inutile parlarne ancora, non lo rivedrò mai più.-
-Mi sembra di sentire una bella nota di dispiacere nel tuo tono.- 
-Impressione tua, Sango. Dai ora mangiamo che sto morendo di fame.-
-Ma come? E basta? E non mi dici come si chiama, dove vive, il suo numero...-
-Sango, era un cliente a cui ho venduto un bracciale. Non gli ho chiesto di farmi il suo identikit!-
-Ma nell’assegno c’è il nome, no?-
-Ha pagato in contanti. Non era una cifra esorbitante.-
-Accidenti! Poteva essere l’occasione giusta!-
-Hai sentito la parte in cui ti ho detto che ha scelto il regalo per una ragazza? La sua, sicuramente.-  sbuffo infastidita. Mannaggia a me e a quando mi è sfuggito!
-Non ha detto “è per la mia ragazza”! Potrebbe essere una sua amica, cugina, o sua sorella.-
-Non pensi avrebbe detto “mi serve per mia sorella che diventa maggiorenne?”-
-No, perché avrebbe dovuto dare ad una commessa tanta confidenza, scusa?- 
-Appunto! Perché avrebbe dovuto darmi un certo tipo di confidenza? Cercava solamente un regalo, non una ragazza. Quindi caso chiuso. Ora possiamo mangiare?- 
-Va bene, va bene. Ma se si dovesse ripresentare, vedi di fare gli occhioni da cerbiatta. Magari lascia la ragazza per te. Da come lo hai descritto sembra anche un buon partito.-
-Sango!- 
-Non fare quella faccia indignata, su. Scommetto non ti dispiacerebbe poi molto se ti facesse la corte.-  sostiene maliziosa.
Ma che ho fatto di male nella mia così breve vita? Non potevo scegliermi un’amica normale?
 
Quando Sango torna a casa posso tirare un sospiro di sollievo. Non ha fatto altro che fare ipotesi su mister occhi di diamante.  Non la sopportavo più. Il risultato di tutto quel suo chiacchiericcio è che per tutta la notte sogno quell’uomo affascinante venirmi in contro, allungarmi la mano e portarmi nel suo castello dei sogni, dove mi abbraccia e ama per tuttala notte, anzi per tutta la vita!
-Certo, poi suona la mezzanotte, scappo e perdo la scarpetta di cristallo. Ma per favore!-  sbuffo scocciata appena mi sveglio, con la faccia schiacciata al cuscino e le coperte aggrovigliate alle gambe. Ho lottato col letto stanotte?
Un’altra giornata di lavoro finisce, con le tasche dei signori Hayami più piene e il mio umore sempre più nero. Invece di tornare subito a casa però, decido di fare un giro in centro. Dovrei rifornire un po’ la dispensa. Andare avanti a forza di gelato e pizza non è il massimo. Non amo tantissimo cucinare, ma stranamente sono brava. Quasi quasi lascio il lavoro in gioielleria e apro un ristorante. Ah no, aspetta Kagome, anche lì vengono le coppiette innamorate e terribilmente sdolcinate. Una congiura, l’ho già detto no?
Girovago parecchio prima di entrare in un supermercato e comprare ciò che mi serve. Chissà se “lui” viene mai al supermercato. Bah, ma che sciocchezza penso? Figuriamoci se uno come lui va a fare la spesa. O ci va la governante o la fidanzata.
Torno a casa carica come un mulo. Ci vuole un bel po’ prima che sistemi tutto nel suo giusto posto, ma almeno adesso la si può definire cucina la mia. Mi preparo qualcosa di veloce e poi a mangiare di fronte la tv. Mentre guardo un programma che definire noioso è poco, sento degli strani rumori sul terrazzo. Saranno mica un ladro? E ora che faccio? Chi chiamo? Potrei scappare e chiamare la polizia, ma il cellulare è nell’altra camera, non ne avrei il tempo. Calmati Kagome, pensa, pensa alla svelta. Potrei armarmi di padella e quando il ladro proverà ad entrare gliene do un bel colpo in faccia. Sì, potrebbe andare. Prendo la mia arma di fortuna e mi avvicino. Sbircio fuori dalla vetrata che da sul terrazzo ma non vedo nessun uomo, vedo invece il sacco dei rifiuti completamente aperto. Un ladro che cerca nella mia spazzatura? Stranita, esco fuori sul terrazzo per dare un’occhiata, ma sobbalzo quando da dentro il sacchetto esce qualcosa di bianco. Un…gatto? E’ lui il ladro?
-Vieni micetto…vieni…-  lo chiamo piano, chinandomi vicino a lui che non sembra molto disposto ad ascoltarmi, dato come soffia per intimidirmi.
Rientro cautamente in casa per prendere dei wurstel che contavo di farmi domani sera. Gliene tiro delicatamente uno e lui lo afferra affamato, mangiandolo in un lampo.
-Sei affamato, vero?-  gli chiedo scioccamente, come se potesse rispondermi.
Gli tiro uno ad uno tutti i wurstel e quando intuisce che non ce ne sono più va via senza nemmeno guardarmi.
-Prego eh!-  ridacchio divertita. Mi è costato la cena di domani, ma non importa, almeno ha la pancia piena.
Rientro in casa e mi stendo a letto. Sono appena le dieci e io già sto per addormentarmi. Che vita elettrizzante: a dormire presto e a parlare coi gatti.
Che schifo essere single!
 
 









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-Questa storia mi pare di averla già letta.-
-Forse l’avrà copiata a qualcuno?-
-AL PLAGIOOOOO!!!-
 
Ehehehe beh se avete pensato al plagio, avete indovinato U_U molti conoscono già questa storia che ho copiato spudoratamente. Ma l’autrice mi ha concesso il permesso dicendomi “ok…vai ti lascio carta bianca”  che autrice generosa vero??
Ok…vuotiamo il sacco adesso ^_^ “la generosa autrice”  resto sempre io ^^’… ciò che avete appena letto altro non è che l’incontro di Kagome ed InuYasha che ho utilizzato per la storia “Per sempre nel mio cuore” ricordate? Quella in cui Inu muore ad inizio della storia T^T …se state pensando alla long della one shot non potete essere più lontani di così ^_^. Mi piaceva il modo in cui si erano conosciuti, così ho pensato: e se facessi una storia a parte? Non esattamente una storia alternativa, ma qualcosa di simile in cui già vi anticipo che InuYasha non morirà ^^. Un inizio simile ma dal finale diverso.  In pratica mi sto auto plagiando U_U  gli altri mi copiano e non posso farlo anche io? Magari provvederò anche ad auto segnalarmi U_U ( Lory e Sere…sì, ho approfittato delle vostre frasi XD )
Ohibò…non ho altro da dichiarare XD aspetto solo di sapere che ve ne pare di questo “colpo di genio”
Evviva il riciclo XD
Baci baci Faby <3 <3 <3

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Capitolo 2
*** Cap 2 ***


 
 
-E con questa tenda, ho finito tutto! Finalmente!-  esulto, inserendo l’ultimo gancetto della tenda.
Oggi che è domenica, e sono libera, ho ripulito casa. E’ dalle cinque di stamattina che sgobbo. Però ne è valsa la pena. Amo l’odore di ammorbidente sprigionato dalle tende appena pulite.
-Miaoooo.- sento miagolare appena scesa dalla scala.
-Di nuovo qui, micetto? Questo è il quinto giorno che ti trovo sul mio terrazzo. Mi converrà comprarti delle crocchette per gatti. Ogni sera mi scrocchi la cena, anche se oggi sei in largo anticipo. Non sono neanche le diciotto. Sapevi che la domenica sono a casa, forse?-  gli chiedo, mentre gli accarezzo sotto il mento.
Da quando l’ho scovato l’altra sera a rovistare nei miei rifiuti, viene a mangiare qui ogni giorno. Stranamente si è anche fatto avvicinare ed accarezzare. Credo sia un maschio. Beh, almeno un uomo che mi pensa c’è, anche se nel suo caso è solo per riempirsi la pancia.
Mi siedo stanca sul divano ed osservo gli oggetti che ho trovato di Koga. Facendo pulizie sono sbucati fuori. Che ci dovrei fare? Devo restituirglieli? Mi manca, devo ammetterlo, ma non come pensavo. O meglio, mi manca l’abitudinarietà che ci legava, la sua compagnia, il fare qualcosa insieme, però, non il suo amore. E’ una sensazione strana. Forse aveva ragione Sango quando diceva che non ci amavamo più da un po’, stare insieme era un’abitudine.
Comunque adesso che ho finito le pulizie che faccio? Mi annoio. Quasi quasi vado a farmi un giro in centro, magari in un negozio di animali a prendere qualcosa per quello scroccone di cene altrui. E chissà che non incontri qualcuno di interessante, tipo mister occhi di diamante. Uff, ormai è un chiodo fisso quel tipo! Ok che è bello, ma io mi ci sono proprio fissata. Neanche fosse chissà chi. Però quegli occhi mi hanno davvero colpita. Forse perché non ne avevo mai visti di così neri e allo stesso tempo lucenti e multi-sfaccettati come i suoi.
-Miaoo.-  mi richiama il gatto, entrato in casa dalla portafinestra lasciata aperta.
-Ehi, pulisciti le zampe prima di entrare.-
-Miaooooooooooo!!-  insiste, reclamando la cena.
-Ho capito, ho capito! Vado a comprarti delle lattine di carne o che altro mangiano i gatti! Caspita, dai il dito e ti prendono la mano!-  sbuffo alzandomi e prendendo la borsa per uscire.
Arrivata al negozio d’animali compro qualcosa per quel mangione. I miei occhi però si posano su un trasportino in offerta, con tanto di accessori in regalo, come copertine, bastoncini di carne essiccata, spazzola e sonaglino. Resto su a pensarci qualche minuto, indecisa se prenderlo o meno. Sono cose da usare per un gatto di casa, non per un randagio. Sempre curiosando nel negozio, trovo anche un antipulci per gatti in offerta. Ma cos’è, un modo per dirmi di prendere un gatto in casa? Se anche volessi, ci starebbe in casa? E’ abituato alla strada. Ma sì, ci provo. Di sicuro potrà tenermi compagnia. Al massimo se non vuole stare in casa, regalerò tutto a Sango per la sua Kirara.
Arrivo alla cassa e mi metto a turno dietro un ragazzo  con un carrello stracolmo di cibo per cani. Speriamo di non stare qui una vita!
-Keiichi, come stanno le belve? È un po’ che non le vedo.-  chiede il cassiere, mentre batte a rallentatore le lattine di carne.
-Tutto bene. Ma se sentissero che le chiami belve credo si offenderebbero. I miei cuccioli sono ben educati!-  scherza il ragazzo.
-Così educati che quando mi vedono mi portano via mezza faccia a forza di leccarmi.-
-E’ perché ti vogliono bene, Shoji. Comunque, ti saluta Kyoko.-  dice il ragazzo, mettendo nei sacchetti ciò che è stato già battuto..
Su su, così me ne posso tornare a casa anch’ io!
-Ricambia il saluto alla dolce Kyoko. Ci vediamo amico.-  lo saluta il cassiere.
Finalmente è il mio turno, pago e torno a casa. Sistemo ciò che ho preso e guardo se in terrazzo c’è il gatto, che trovo ad aspettarmi.
-Eccoti la pappa, così la pianti di miagolare.-  dico dandogli una ciotola piena di bocconcini al tonno. Lui li odora e poi guarda me, dubbioso.
-O quella minestra o giù dalla finestra. Pollo e wurstel non ne sgancio più!-  lo avviso accigliata.
Come intuendo davvero ciò che ho detto, inizia a mangiare la sua carne, e mentre è distratto ne approfitto per mettergli sul collo le gocce di antipulci che ho appena comprato. Ora bisogna convincerlo a stare in casa.
Oh Kami, devo sembrare ridicola! Sto davvero cercando di “sequestrare” un gatto per farmi compagnia? Sono proprio disperata! Sostituisco Koga con un gatto. Che tristezza!
 
Il giorno dopo arrivo a lavoro stanca ed assonnata per colpa del gatto.
E’ entrato subito in casa, non mi ha fatto faticare, anzi, si è subito stravaccato sul divano, come primo gesto. Il vero problema è stato nel momento in cui dovevo dormire, dato che saltava continuamente sul letto malgrado lo facessi scendere. Alla fine l’ho lasciato stare e si è piazzato senza tanti complimenti sul cuscino che era di Koga, impadronendosene. Mi chiedo se fosse un segno per dirmi di dimenticarlo del tutto e non dormirci ancora abbracciata, o se lo abbia fatto per il puro piacere di farlo. Comunque sia, di certo non ci poggerò più la faccia su quel cuscino. Peccato, era anche comodo.
-Sembri stanca cara, non hai dormito?-  osserva la signora Hayami, che sembra non volersi mai fare i cavoli propri.
-Non molto. Il gatto mi ha spodestato dal mio cuscino preferito.-
-Da quando hai un gatto?-  chiede stupita.
-Da ieri, sembrerebbe.-
-Ma che bello! Io e mio marito amiamo i gatti! Ne abbiamo otto a casa. Sono una grande gioia. Hai una sua foto?- 
-No.-  ci mancherebbe pure che mi portassi dietro la foto del gatto. Non avevo neppure quella di Koga!
-Peccato. Fagliela, sono curiosa di vedere il piccino!-  dice tutta elettrizzata.
Mah, strana donna. E poi…otto gatti? Come diavolo fa a tenerli tutti in casa? Mistero.
La giornata sembra passare abbastanza in fretta, così senza quasi accorgermene sono a casa. Casa e lavoro, lavoro e casa.
-Miaoooooo!-
E gatto, aggiungerei.
-Ciao gatto. Hai fatto il buono mentre non c’ero?-  domando neanche io so a chi, ma dando un rapido sguardo ai mobili e alla tappezzeria, che fortunatamente trovo immacolati.
-Miaoooooooo…-  
-Sì sì, ora ti do da mangiare. Comunque dovremmo trovare un nome. Chiamarti “gatto” non è il massimo. Da bambina avevo un gatto di nome Buyo. Che ne dici se ti chiamo Buyo Secondo o Buyo Due?- 
Il gatto mi guarda quasi come schifato, senza emettere alcun suono. Dovrei interpretarlo come un no? In effetti fa abbastanza schifo Buyo Due.  “Buyo 2: il ritorno e la vendetta!”. No, decisamente fa pena!
-White? Dato che sei bianco…-  
Niente, il silenzio assoluto.
-Pallino?-  tento ancora, ma lui gira i tacchi, anzi, le zampe, e se ne va sul divano.
-Uffa! Come diamine ti dovrei chiamare? Black Diamond magari, come il mio sconosciuto…-   sussurro sconfortata.
Quel tipo non vuole uscirmi dalla testa, accidenti!
-Miaooooo!-   risponde lui, saltando giù dal divano per venirsi a strusciare contro le mie gambe.
Ok no, sto diventando assolutamente pazza! Faccio domande ad un gatto e sembra che lui mi risponda anche. Devo consultare uno psichiatra, ma bravo però!
-Black Diamond, quindi?- 
-Miaooo.-
Bene, è ora di chiamare Sango ed uscire! Sì! Ho davvero bisogno di uscire a questo punto!
Provo a chiamarla per una decina di minuti, ma da sempre spento o non raggiungibile. Sicuramente sarà con uno dei suoi passatempi preferiti: i ragazzi! Cavolo! Proprio oggi che mi ero decisa a cambiare aria. Black mi salta sulle gambe e si accoccola.
-A quanto pare, sembra che l’unico mio passatempo sia tu, BiDi.-    ecco un nomignolo carino per abbreviare quando lo chiamo. BiDi, le iniziali del suo strambo nome, essendo pure un gatto totalmente bianco. Speriamo di non finire come la gattara dei Simpsons. Destino crudele. Anzi…Koga stronzo! Ecco come mi ha ridotta!
Dopo cena mi butto subito a letto, non ho neppure voglia di guardare la tv. Mi addormento in fretta, col gatto nel letto e il mio sogno oramai ricorrente: un bellissimo ragazzo dagli occhi color onice.
 
Altra noiosa giornata di lavoro. Noiosa come ormai è la mia vita nelle ultime settimane. È giornata di pulizie in negozio, la parte più seccante del mio lavoro. Salto la pausa pranzo perché devo pulire l’interno degli espositori, e visto che devo uscire tutti i gioielli esposti, posso farlo solo durante l’orario di chiusura pomeridiana. Mi ci vogliono un paio d’ore, ma l’interno è tutto pulito e luccicante, coi gioielli nuovamente in bella mostra. Posso riaprire il negozio ai clienti adesso. Pulire l’esterno delle vetrine e del bancone non richiede alcuna attenzione.
Nel frattempo che sto sulla scala suona il campanello. Tempismo perfetto!
-Signora Hayami, può aprire lei, per favore?-  le chiedo, per evitare di scendere. Ma non ricevo nessuna risposta, così, dopo una bella dose di insulti alla proprietaria, scendo dalla scala e vado ad aprire. Dall’occhiata veloce che ho dato mi è sembrato un uomo. Speriamo non mi faccia perdere troppo tempo.
Quando la porta del negozio si apre, stampo automaticamente un sorriso di accoglienza per il cliente, che però muore subito quando lo riconosco…Koga!
-Che accidenti ci fai qui?-  esclamo furiosa, fulminandolo con gli occhi.
-Ciao Kagome, come va?- 
Ha il coraggio di chiedermi come sto? Dice sul serio o mi piglia per in giro? Istintivamente porto lo sguardo sulla scala in allumino che ho accanto. Se la chiudessi velocemente per dargliene un colpo in testa, dovrei riuscire ad ucciderlo, no?
Ok, calma Kagome! Stai calma, o non solo finisci in carcere per omicidio, ma dovresti pagare i danni al negozio se rompi qualcosa. Un bel respiro…forza, su! Hai fatto l’attrice alle recite scolastiche, te la caverai. Sì!
-Sto bene, grazie. Anzi, mai stata meglio!-  rispondo, cercando di sorridere, ma credo che le mie labbra siano più piegate in una smorfia, come se avessi una paralisi. Lui però sembra non notarlo, o semplicemente non gliene importa nulla.
-Ne sono davvero felice. Pensavo mi stessi odiando per averti distrutto la vita, invece ti trovo bene.-
-Credevi di trovarmi riversa in una pozza di lacrime, per caso?-  chiedo stizzita.
-Beh, in un certo senso sì. So quanto ci tenessi a me.- 
Che pallone gonfiato! Ma chi si crede di essere? Ed io, ero innamorato di questo tizio? Che idiota sono stata! Scommetto si sarebbe riempito l’ego se mi avesse trovata con una faccia depressa, come quella che avevo quando mi ha lasciato. Peccato io abbia seguito i consigli di Sango, ritornando a prendermi cura di me stessa.
-Ci tenevo infatti, ma ormai la nostra storia è un capitolo chiuso, sono andata avanti con la mia vita, come hai fatto tu.-   rispondo, cercando di restare indifferente, quando l’unica cosa che vorrei fare è spaccargli la testa.
-In che senso “come ho fatto io”? Hai un altro?-  domanda più che sorpreso.
-Ti darebbe fastidio per caso?- 
-Eh? Cos…no! No no, figurati. Solo che…non lo avrei creduto possibile da parte tua.-  dice spaesato ed incredulo.
Un sorriso, un vero sorriso stavolta, mi si apre sulle labbra. Gli da fastidio! Si vede! È il momento della mia piccola rivincita!
-Beh, dopo che ci siamo lasciati ho conosciuto un uomo. Sono rimasta subito affascinata da lui e dal suo sguardo magnetico, l’aspetto raffinato e la voce seducente. Ero un po’ restia a frequentarlo dato che ci eravamo lasciati da poco, ma lui mi corteggiava in modo così insistente che alla fine ho accettato di uscire con lui, e una cosa tira l’altra…sai com’è!-   racconto, menzionando in pratica mister occhi di diamanti. Magari fosse andata davvero così con lui.
Lo osservo con la coda dell’occhio, notando il viso contrarsi in un ghigno divertito. Che gli prende ora?
-Stai mentendo. Ti si legge in faccia. Non c’è nessun uomo.- 
-Invece è vero! Se non vuoi crederci sono affari tuoi!-
-Stai cercando di farmi ingelosire. Non la trovi una cosa da persona immatura? Da bambina?-  mi sbeffeggia, ridendosela allegramente.
Sento montarmi dentro una rabbia cieca. Mi sento umiliata oltre ogni misura! Ha perfino il coraggio di deridermi, questo maledetto! Kami, vi prego…venite in mio soccorso: fulminatelo! Fatelo schiattare qui, davanti i miei occhi! O giuro che lo uccido io!
-Ingelosirti è l’ultimo dei miei pensieri Koga, per il semplice fatto che per me non conti più nulla. Ciò che provo per te rasenta lo zero. Né amore né odio. Non sei così importante da meritare un posto nel mio cuore o nella mia testa. I miei pensieri sono interamente indirizzati all’uomo che mi sta accanto adesso. Non mi importa che tu ci creda o no. Anzi, peccato che oggi fosse impegnato, altrimenti lo avresti visto tu stesso visto che viene a prendermi tutti i giorni a lavoro!-
-Ma che coincidenza, oggi che ci sono io non verrà. Che peccato. Avrei voluto conoscerlo questo uomo “immaginario”! Ahahhahah.-  se la ride ancora.
-Non è immaginario! Pensa a farti la tua vita Koga, e lascia in pace me! Anzi, perché cavolo sei venuto qui a scocciarmi?!-  sbotto furibonda. Sto seriamente prendendo in considerazione l’omicidio. Davvero seriamente!
-Ero venuto per comprare un regalo alla mia ragazza “reale”, non immaginaria come il tuo uomo.-  risponde ancora in tono derisorio.
Sto per rispondergli, ma il suono del campanello mi blocca. Mi volto a guardare chi sia, e quasi non mi prende un colpo…c’è mister Black Diamond! Non ci credo! E’ assurdo! Perché di tutti i momenti tranquilli, doveva venire proprio ora che sto litigando con Koga?
Una  stupida e malsana idea mi balena per la testa. No…è un’assurdità! Non posso!
-Ti sei ammutolita o stai parlando mentalmente col tuo uomo immaginario?-   le sue parole mi fanno capitolare dal già precario raziocinio che mi restava, così mi decido ad aprire la porta al “cliente” che ha appena suonato.
-Amore mio…sei qui? Credevo non venissi a trovarmi oggi!-  esclamo felice, correndogli in contro e fiondandomi tra le sue braccia, che mi accolgono con incertezza.
-Mi regga il giorno, la prego…-  lo supplico in un sussurro, quando gli sono praticamente spiaccicata addosso.
Ti prego, non respingermi a calci per l’improvvisata! Ti prego ti prego ti prego!
-Certo che sono qui, mi mancavi tantissimo, tesoro. Non potevo resistere un’ora in più lontano da te.-  risponde lui con tono seducente, esattamente come i suoi occhi che mi fissano, scrutandomi l’anima, e denudandola quasi. Mi sento incatenata al suo sguardo, non riesco a lasciarlo. E’ lui ad interrompere quel contatto, creandone un altro più concreto, prendendo il mio viso tra le sue calde mani e stampandomi un bacio sulle labbra.
Il cuore mi balza in gola, quasi a soffocarmi, fa delle capriole nel petto, poi ritorna al suo posto quando lui si stacca da me. Le sue mani mi accarezzano ancora il viso, i suoi occhi mi osservano curiosi e le sue labbra mi sorridono. Accidenti quanto è bello! Come vorrei passargli una mano tra i capelli, riavvicinargli il viso al mio e dargli un altro bacio, uno vero però. Se i suoi occhi sono un luogo di perdizione…cosa sarà la sua bocca?
-E lui…sarebbe…il tu…il tuo…uomo?-  balbetta Koga, incredulo e sconvolto, risvegliandomi dal lieve languore che mi stava annebbiando il cervello.
-Ehm…sì, è lui. Quindi gradirei le tue scuse, Koga! Non sei il centro del mio universo, forse non lo sei mai stato. Se ti serve un regalo per la tua amante, vallo a cercare in un'altra gioielleria, ed abbi almeno il buon gusto di non farti mai più vedere davanti ai miei occhi per sbattermi la tua felicità in faccia, perché come vedi non mi interessa.-  rispondo più sicura, restando abbracciata al mio “fidanzato inconsapevole”, altro che immaginario.
-Ti chiedo scusa. Pensavo mentissi. Quindi mi hai davvero dimenticato. Sono felice per te, anzi, per voi. Buona fortuna Kagome.-  replica andandosene con la coda tra le gambe.
Tiro un sospiro di sollievo quando lo vedo uscire dal negozio, e definitivamente dalla mia vita! Aveva ragione Sango, su tutta la linea, anche quando diceva che non era il tipo adatto a me. Ma vai a capirlo quando sei innamorata.
-Mi scusi, ma…potrei capire a cosa ho preso parte?-   mi chiede “lui”, ancora abbracciato a me. Alzo la testa per guardarlo, e quasi vorrei sotterrarmi quando lo vedo sorridere divertito.
-Oh Cielo, mi scusi signore! Sono davvero mortificata! La prego, perdoni la mia sfacciataggine! Mi spiace averle arrecato un tale disturbo! Scusi! Scusi! Scusi davvero!-   mi inchino una decina di volte, totalmente in fiamme per la vergogna. Avrà pensato che sia una pazza squilibrata! Che vergogna! Voglio morireeeee!
 
 
 
                                                             *********************************
 
 
 
La voglia che ho di ridere è così tanta che mi trattengo a fatica. Vedere questa ragazza inchinarsi e scusarsi imbarazzata è abbastanza divertente. Non perché voglia deriderla, ma perché è così buffa con quelle guance arrossate che fa una tenerezza immensa.
Certo, quando ho deciso di ritornare in questo negozio, non pensavo di trovarmi protagonista di una tale farsa, alquanto piacevole devo ammettere, visto che c’ho anche guadagnato un bacio. Anzi, chissà se l’ho offesa. Non era mia intenzione mancarle di rispetto, ma trovarmela addosso, così improvvisamente, con gli occhi lucidi da un imminente pianto e con quella richiesta così disperata di aiutarla, mi ha spinto a baciarla.
Sono giorni che combatto contro me stesso per decidermi se venire o no a trovarla. Da quando l’ho vista non sono riuscito a togliermela dalla testa. Non so spiegarmi il perché, forse per la sua bellezza naturale e senza fronzoli, o per la sua timidezza quando mi osservava, perché mi guardava, lo notavo, ma fingevo di non accorgermene. Solitamente le donne a cui piaccio mi si strusciano addosso senza ritegno, soprattutto quando conoscono il mio conto in banca. Questa ragazza, invece, cercava di non guardarmi, abbassando imbarazzata gli occhi quando io alzavo i miei su di lei.
-Non serve che si scusi. Però sarei curioso di sapere cosa è successo. Era il suo ex?-  ne deduco, e lo spero.
-Sì. Ci siamo lasciato circa tre mesi fa, anzi sarebbe più corretto dire che mi ha lasciata lui per un’altra, ma ho capito che non è stata una grave perdita. Un tipo del genere è meglio perderlo che trovarlo.-
-Eppure credevo volesse farlo ingelosire quando mi ha chiesto di aiutarla.-
-Oh no! Per niente. Volevo invece dimostrargli che per me non conta più nulla, ma non ci credeva, così ho mentito dicendogli che anch’ io avevo qualcuno accanto. Mi perdoni. Quando l’ho vista arrivare ho scioccamente pensato di coinvolgerla.-  si scusa mortificata.
-Credo di essere io quello in torto, signorina…?-
-Higurashi, Kagome Higurashi.-  si presenta sempre più rossa.
-Dicevo, signorina Higurashi, sono io a dovermi scusare per averle rubato un bacio, ma ho pensato di rendere la recita più convincente agli occhi del suo ex. Spero di non averla offesa.- 
-Eh? Ah…no, lo avevo capito, non si scusi. Spero di non averle creato dei problemi però.-
-Che problemi dovrebbe avermi creato?-  chiedo curioso.
-Con la sua…fidanzata. Mi spiace davvero tanto.-  ripete, inchinandosi ancora.
Ma quale fidanzata? Aaaah…credo di aver capito a cosa si riferisce. Quindi anche lei ha pensato a me, in un qualche modo.
-Non si preoccupi, anche perché non sono fidanzato.-
La vedo guardarmi sorpresa, come se le avessi detto che su Marte c’è vita.
Sì, mi ha pensato.
-Ah…ok. Meglio così. Non sarò causa di liti.-
-Affatto, non si preoccupi. Comunque, ero passato per dirle una cosa.-  cambio argomento, arrivando al motivo per cui mi sono deciso di tornare qui.
-Cosa?-
-Il bracciale di diamanti neri che mi ha consigliato, è piaciuto molto a mia sorella.-  le rivelo, più per farle capire che era per mia sorella Mirei e non per una fidanzata.
In realtà la mia era una scusa per rivederla e capire se ci fosse qualche interesse reciproco. Da parte mia sicuramente c’è. E credo anche da parte sua.
-Sua sorella? Beh, sono felice di averla ben consigliata allora.-  risponde, facendosi piccola piccola dall’imbarazzo. È così tenera, e anche  così diversa dalle donne che di solito frequento nel mio ambiente.
E pensare che mi sono ritrovato in questo quartiere, a me sconosciuto, per puro caso, ricordando poi all’ultimo minuto che fosse il compleanno di Mirei. Questa era l’unica gioielleria che sembrava vendere gioielli di grandi marche, così sono entrato qui, trovandomi di fronte questa ragazza così singolare. Ora come ora posso dire di aver fatto bene a ritornare. Aveva ragione Miroku a dirmi di provarci. Ma devo provare a rompere il ghiaccio. E’ talmente tesa che potrebbe spezzarsi.
-Lavora qui da molto?-  domanda idiota, ma che altro posso chiederle?
-Da un paio di anni.-
-Sa che era la prima volta che regalavo dei diamanti neri? Solitamente mi rifilavano i soliti diamanti, ma devo darle ragione quando diceva che anche quelli neri sono magnifici. Non brillano quanto quelli incolore, ma hanno un fascino tutto loro.-
-Non li consigliano quasi mai perché quelli neri costano meno dei classici diamanti. Quindi per guadagnare di più o li vendono a cifre spropositate o non li consigliano affatto. Pensi, che prima che diventassero oggetto di moda, le grandi industrie li utilizzavano per creare punte di trapani, trivelle e frese. Quando le celebrità hanno cominciato a richiedere gioielli con questa pietra, il loro prezzo è lievitato vertiginosamente. Forse il loro è più un valore simbolico, almeno per me.-
-In che senso?-
-Anche se è nero, opaco e richiede lavorazioni particolari per farlo brillare, rimane pur sempre un diamante, duro ed indistruttibile. Ha solo bisogno di più cure.-  mi spiega, più sciolta rispetto a prima.
-Le piacciono proprio i diamanti neri, eh?-
-Non sa quanto!-   afferma sicura, guardando me. O forse è solo un caso che mi abbia guardato, mentre lo diceva?
-Posso farle una domanda, sperando non mi ritenga scortese…-
-Quale?-
-Posso invitarla a cena?-  le chiedo diretto.
O la va o la spacca. Non sono il tipo da girarci troppo intorno. La vedo sgranare gli occhi sorpresa e rimane ammutolita per non so quanto, quindi suppongo non voglia?
-Se non vuole può anche dirlo tranquil…-
-Sì! Mi farebbe piacere…cenare con lei!-  si affretta a rispondere, intuendo che avevo mal interpretato il suo silenzio.
Beh, non credevo di fare ancora questo effetto alle ragazze, alla mia età soprattutto. Non che sia vecchio, ho appena trentacinque anni, però, negli ultimi anni l’unico effetto che fa loro è sapere che lavoro svolgo e quanto mi fa guadagnare. Comunque questa ragazza sembra molto più piccola di me, o forse sono i suoi modi di fare che la fanno sembrare quasi una ragazzina. Quanti anni avrà?
-Ti va allora se ci diamo del tu? Io sono InuYasha NoTaisho.-  mi presento, porgendole la mano, che lei stringe, annuendo poi alla domanda che le ho fatto.
-So che alle donne non si chiede l’età ma, posso sapere quanti anni hai, Kagome?- non dire che sei minorenne, ti prego!
-Ne ho venticinque. Lei? Volevo dire…tu?-  menomale, è maggiorenne!
-Dieci più di te, è un problema?-  chiedo cauto.
-Perché dovrebbe?-
-Beh, non vorrei ti sentissi a disagio visto che sono più grande di te. Preferivo chiedertelo.-
-No no, non è affatto un problema.-  mi rassicura, risollevandomi il morale.
Questa ragazza mi piace, e anche tanto. Speriamo non si riveli l’ennesimo buco nell’acqua però. Sono stanco delle donne interessate ai soldi, neanche navigassi nell’oro o fossi un personaggio famoso. Guadagno solo bene. Ma a molte interessa solamente il capo firmato o il gioiello più esclusivo. Miroku dice che dovrei solo spassarmela, ma io non la vedo come lui. Mi sono divertito quando avevo vent’anni, adesso non ne ho più voglia. Sento il bisogno di altro. Peccato incontri solo donne frivole, volubili, mondane e troppo capricciose, per i miei gusti.
-Bene, allora se mi dai il tuo indirizzo vengo a prenderti stasera alle nove.-  lei annuisce e mi scrive su un foglietto il suo indirizzo.
-A stasera, Kagome.-  la saluto, dandole un bacio sulla guancia e vedendola arrossire nuovamente.
Eh sì…mi piace proprio!
 
 
 
                                               ************************
 
 
Che figuraccia! Non mi sono mai sentita così in imbarazzo come oggi!
Sarei voluta sprofondare al centro della Terra ed essere seppellita li dentro! Che vergogna!
Chissà che impressione gli ho dato. Non credo così pessima, o non mi avrebbe invitata a cena. Ma cavolo, è vero! Mi ha invitata a cena! Non riesco a crederci! Oltretutto non è fidanzato. Spero solo non si sia fatto strane idee su di me. Gli sono saltata addosso senza un minimo di decenza, ma gli ho spiegato il motivo. Però lui  mi ha baciato! Oh no! E se adesso stesse pensando che sono una donna facile? Mi avrà invitata così velocemente perché pensa sia una gatta morta e che ci sarà un "piacevole"  risvolto della serata? No! Nononono! Ti prego non pensare questo, InuYasha! InuYasha...che bel nome che ha. É tutto bello, in effetti.  Oh beh...se proprio vogliamo dirla tutta, non mi dispiacerebbe certo passare una notte di fuoco con lui. É così bello ed affascinante che  sarei caduta subito ai suoi piedi già l'altra volta, ma non è una notte di sesso ciò che voglio. Cioè, anche quello, ma non solo quello! Aaah…povera me! Sto uscendo fuori di senno! Che cavolo mi ha fatto questo tipo? Mi sento totalmente sottosopra. Non so neanch'io cosa voglio. So solamente che voglio rivederlo, guardarlo negli occhi, ascoltare la sua voce e vedere il suo sorriso. Mi piace. Mi piace davvero. Che sia questo, quello che chiamano colpo di fulmine? Chissà...
Accidenti! Ora che ci penso, non ho nulla da mettermi per stasera! InuYasha ha una certa classe, quindi temo mi porterà in qualche locale di lusso. E che diamine mi metto ora? Solo Sango può aiutarmi! Le mando un sms veloce, visto che siamo entrambe a lavoro. Speriamo mi aiuti!
 
“ SOS!!!!  Cena con Black Diamond stasera, alle nove. Aiutami tuuuuuuu!!!!!!  >_<  “
 
Invio il messaggio, e non passa molto tempo per la risposta.
 
" Ci penso io!!! *-* Alle otto sono da te! Poi voglio i dettagli!  :* "
 
La faccina in estasi mi preoccupa. Spero non si metta in testa di conciarmi coma una luminaria natalizia. Comunque, a quali dettagli si riferisce? Che cavolo le sta passando per la testa? Di certo non ci andrò a letto al primo appuntamento! Ok che mi piace, ma non sono una da una notte e via, e mi auguro di cuore che lui non pensi questo di me.
 
Tre ore dopo sono a casa mia, davanti lo specchio, e giuro di non riconoscermi nemmeno. Eyeliner spesso, ciglia finte, ombretto nero, rossetto rosso fuoco, guance rosa scuro…
-Allora? Che te ne pare?-  domanda la mia amica, con aria soddisfatta.
-Sono…sono assolutamente ridicola, Sango! Tutto questo trucco mi tira la faccia, il vestito sembra non esserci nemmeno: è corto e scollato, senza contare quanto sia aderente! Sembro una battona!-   esclamo spaventata dalla mia stessa immagine.
-Stai dicendo che sembro una zoccola quando lo metto?-  chiede accigliata.
-No, anche se non te l’ho mai visto addosso, ma non è il mio stile questo. E poi la faccia…ti prego, levami almeno un chilo di questa roba!-
-Ok ok. Che noiosa che sei! Con questo trucco e vestiti del genere non sai neanche quanti uomini faccio capitolare ai miei piedi!-
-Ma io non voglio andarci a letto. Almeno non subito. Voglio un uomo, un compagno, non un giocattolo con cui divertirmi. E non voglio nemmeno essere vista come tale!-  preciso scocciata dalla sua leggerezza. Possibile non abbia ancora capito che per me i tempi del divertimento sono passati? Voglio un rapporto serio e stabile.
-Siamo già a questo punto? Pensi già ad accasarti con lui?-  domanda sorpresa, mentre mi toglie il pastrocchio indecente che mi ha spalmato sul viso a colpi di cazzuola da muratore.
-Penso a fare le cose seriamente, Sango. Se son rose fioriranno, altrimenti amici come prima. Mi piace molto, almeno fisicamente, ma questo non basta. Se caratterialmente non mi dirà nulla…allora ciao. Nulla di più.-
-Peccato. Da come lo hai descritto sembra un adone. Sicura di non volerne per niente approfittare di tanta grazia?-  chiede dispiaciuta.
-Ho detto di no!-
-Ok, contenta tu…-   si arrende finalmente, ricominciando a truccarmi. Quando finisce, stavolta, mi piaccio di più: un leggero ombretto sfumato agli occhi, un velo di rossetto color pesca e un tocco appena di fard. Questa sono io. Anche il vestito assume un altro aspetto, ancora troppo provocante per i miei gusti, ma meno volgare rispetto a prima, e per fortuna il coprispalla copre parte della schiena nuda.
-Mi sa che è qui!-  mi avverte Sango, affacciata alla finestra. Mi affaccio anch’ io e quasi mi prende un colpo nel vedere sotto casa mia quella che sembra una Aston Martin, nera, come i suoi occhi.
-Se non te lo prendi tu, ci provo io! Sai quanto gli sarà costato quel gioiellino?-
-Piantala Sango! Non mi interessa sapere se è ricco o meno. Ovvio che non mi dispiacerebbe navigare nel lusso, non sono mica scema, ma non cerco un uomo solo per i soldi.-  sbuffo alzando gli occhi al cielo. Quando comincerà a mettere la testa a posto?
-Si ok, come vuoi. Va da lui piuttosto, sta per suonare.-  mi avverte, ed infatti come annunciato dalla mia amica, l’attimo dopo suona il citofono.
-Scendo subito.-   rispondo già imbarazzata al solo pensiero di rivederlo.
-Grazie per l’aiuto, Sango. Ci pensi tu a BiDi?-   le chiedo supplichevole.
-D’accordo. Anche se non capisco che cavolo di nome sia BiDi. Fa proprio schifo!-
-E’ l’abbreviazione di Black Diamond.-   rispondo mettendo le scarpe e il coprispalla.
-Aaah…capito tutto!-   esclama maliziosa.
-Io vado. Ciao!-  la saluto ignorando il suo tono e fiondandomi giù per le scale col cuore a mille.
Speriamo non sia una serata deludente!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ma tu guarda chi abbiamo qui ^^ Keiichi e i suoi cani ^^’ e pure Kyoko, la futura moglie. Unico momento in cui appariranno in questa storia ^_^ niente cuoricino cuoricioso da trapiantare U_U
Vi eravate spaventate tutte quando avete letto l’introduzione XD tranquille…sarà una roba di una sdolcinatezza immonda XD….forse troppo…potrei movimentare anche qui le cose *-* ihihihihihi  (senza morti ovvio ^^’)
Va buò...vi saluto e vi ringrazio per le recensioni ^_^ felice abbiate apprezzato la mia arte del riciclo ^_^
Baci baci Faby <3 <3 <3 

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Capitolo 3
*** Cap 3 ***


 
 
Dopo aver citofonato, l’aspetto davanti il portone di casa sua. Non vive molto distante dalla gioielleria. Pochi secondi dopo me la trovo davanti in tutto il suo splendore. È di una bellezza incredibile. Ma non quella bellezza fittizia data dal mettersi in ghingheri, lei è bella di suo. Certo, ha un abito un po’ cortino, ma le sta benissimo. Col fisico che ha se lo può permettere; snella ma con le forme al punto giusto. Cosa potrei chiedere di più?
-Buonasera, bellissima signorina. Un fiore per un fiore.-  le dico teatralmente, dandole una rosa.
-Grazie…-  risponde imbarazzata, prendendola con un mano e tirando giù la gonna dell’abito con l’altra.
Dopo averla fatta accomodare in macchina, ci avviamo in uno dei miei ristoranti preferiti. Speriamo che la cucina italiana le piaccia. Ci sono stato una volta in quel paese, e per pochi giorni, ma la sua cucina mi ha conquistato. Se potessi mangerei italiano ogni giorno.
Mentre ci avviamo alle porte del ristorante, la vedo continuamente tirarsi giù il vestito. Sembra molto a disagio.
-Permettimi di dirti…che se tiri da giù, scopri su.-  le faccio notare divertito, osservando la scollatura aumentare ogni volta che abbassa il vestito. La sua faccia diventa un tutt’uno con la moquette rossa del ristorante, e la cosa non fa che intenerirmi maggiormente.
-La uccido! Giuro che la uccido!-  sbotta furiosa, anche se non so con chi ce l’abbia.
-Chi vuoi uccidere?-  le chiedo curioso.
-La mia amica Sango! Il vestito è suo. Glielo dicevo io, che sembravo una squillo così conciata!- 
Una squillo? E’ per questo che abbassa continuamente la gonna?
-Beh, Kagome, sinceramente sembri tutto, meno che una squillo. Non è un abito corto o più scollato a farne una donnaccia, quanto il suo modo di porsi. Puoi essere coperta dal collo ai piedi, ma avere atteggiamenti da sgualdrina, che nemmeno le vere prostitute hanno.-  ed io ne ho conosciute fin troppe donne dai facili costumi.
-Di sicuro sono ridicola! Insomma, se lo hai notato tu, in cinque minuti, pensa tutta quella gente lì dentro! Fortuna che ho il copri spalla che un po’ nasconde.-  dice sospirando.
-Non vorrei deluderti, ma quello dovrai toglierlo una volta dentro.- 
La vedo impallidire terribilmente. Mi sa che non le ho dato una bella notizia.
-Cazzo! Oh…ehm…no scusa…volevo dire…-  balbetta a disagio, accorgendosi di ciò che le è sfuggito, mentre io non riesco a non sorridere.
-Accidenti! Che figuracce continuo a fare con te! Ora penserai che sono pure sboccata! Bene!-  sostiene quasi in lacrime.
-Veramente ti trovo solo divertente, e non perché voglia prenderti in giro. Sei un tipo singolare, sai?-
Solitamente le altre avrebbero fatto a gara su chi sfoggia il migliore  galateo, pur di impressionarmi.
-Singolare, in che senso?-
-Nulla, lascia stare. Però forse è meglio cambiare luogo, perché mi sembri in evidente disagio così. O forse preferisci tornare a casa…-   azzardo, sperando non opti per la seconda ipotesi.
-A casa no!-  esclama concitata, forse troppo.
-Volevo dire…a casa non serve. Andrà bene se andiamo altrove, se a te…non dispiace.-   spiega, con tono nuovamente imbarazzato.
Avevo ragione, è una ragazza davvero singolare. Prima è in imbarazzo, poi arrabbiata, poi triste ed ora ancora imbarazzata. Beh, proverò a capire il suo umore altalenante in seguito. In questo momento dovrei scervellarmi per capire dove poterla portare vestita così,  per non metterla a disagio. Mi viene solo un posto, ma…
-Un posto dove potremmo andare c’è, ma non so se vuoi venirci.-  dico incerto.
-Dove?-
-A casa mia.- 
La vedo guardarmi perplessa ed indecisa, di sicuro sta pensando male, ma non è mia intenzione offrirle altro che la cena. Ed è ciò che mi appresto a specificare.
-Non ho secondi fini, se è questo che temi. Ceniamo da me e poi ti riporto a casa. Certo, capirei se non ti fidassi, mi conosci da poche ore in fondo.-   
Ci crede nessuno, se dico che mi trovo in difficoltà? Non immaginavo certo così lo svolgimento della serata con questa ragazza.
-Ok, mi fido…-  risponde timidamente.
-Oh…bene. Allora andiamo.- 
 
Dopo circa mezz’ora, fermi nel traffico, arriviamo a casa mia.
-Preparati ad una furia a quattro zampe.-  l’avverto davanti la porta.
-Come, scusa?- 
-Lo capirai.-  ridacchio aprendo, e subito un tornado bianco e nero ci si fionda addosso.
-Giù, Midoriko, sta giù!-  la blocco, prima che assalga Kagome, come fa sempre con me.
-Cane irrequieto?- 
-No, solo coccolona. Ogni volta che torno mi accoglie sempre così.-
-Il mio gatto, invece, mi accoglie reclamando il cibo. Hai avuto più fortuna.-  sorride, finalmente più distesa.
-I gatti sono animali più indipendenti rispetto ai cani che dipendono del tutto da te, per questo si mostrano meno socievoli. Ma non lo fanno perché non amino il padrone. Ne ho avuti molti prima di Midoriko, e posso affermare che ogni gatto ha il suo caratterino: dallo scontroso assoluto al più coccolone.-
-Lei è il primo cane che hai?-
-No, ne avevo due quando ero piccolo.-
-Quindi sei un amante degli animali.-
-Tu no?-
-Diciamo che non ho mai sentito la necessità di averne uno.-  
-E come mai adesso hai un gatto?-  domando curioso di conoscerla meglio, anche se l’argomento non è certo dei più personali.
-E’ stato lui a venirmi a cercare. Me lo ritrovavo ogni sera sul terrazzo, così, spinta anche dalla solitudine, l’ho preso in casa. E’ con me da pochi giorni.- 
-Capisco, quindi dovete ancora prendere confidenza.-
-Veramente lui se n’è presa fin troppa di confidenza! Mi ha rubato il mio cuscino preferito e pretende di dormire sul letto.-   sbuffa contrariata, facendomi sorridere.
-Ma poverino, dopo una vita passata in strada è normale che voglia tutti i comfort.- 
-I comfort ed anche le bistecche! Quando gli apro una lattina della sua carne mi guarda schifato, come per dire: “VUOI CHE MUORO?”*. E’ un gatto viziato più che bisognoso di comodità.-  si lamenta, facendomi ridere di gusto per le imitazioni del suo gatto, disgustato di fronte il suo cibo. Vorrei proprio vederlo.
-Porta pazienza, si adeguerà. Per quanto devo ammettere che hai un gatto buongustaio se preferisce il cibo fresco a quello in scatola. Midoriko è l’esatto opposto, preferisce le schifezze confezionate al cibo che le preparo io. Magari cucino da schifo.-   scherzo divertito.
-Tu cucini?-   chiede sorpresa.
-Già, ed ora che ci penso, meglio che mi metta subito ai fornelli se voglio offrirti questa cena. Accomodati pure, fai come a casa tua. Io, se non ti spiace, andrei a mettermi più comodo. Cucinare in giacca e cravatta non è il massimo.-  
-Oh certo, fai pure. Aspetto qui con lei.-   dice accomodandosi sul divano, mentre Midoriko non le da tregua per le coccole. Almeno lei non l’ allontana disgustata coi piedi, come faceva Kikyo. È un altro punto in suo favore.
Mi spoglio velocemente e metto jeans e maglietta. Così mi sento più a mio agio per cucinare, sperando di non combinare disastri proprio stasera. Me la cavo bene ai fornelli, ma cucinare per una donna, non l’ho mai fatto. C’è sempre una prima volta.
 
 

                                                               ****************
 

 
A casa sua…cielo che imbarazzo! Per fortuna parlare dei nostri animali ha smorzato un po’ la tensione.
Che figuraccia però, costringerlo a portarmi qui per il vestito indecente di Sango. Questa me la paga! Invece di aiutarmi mi ha messo un piede nella fossa! Dopo stasera non vorrà più vedermi, me lo sento! Fanculo, a Sango ed al vestito, e a me che l’ho messo! Proprio con lui doveva capitarmi? Gli sarò sembrata una zoccola d’alto borgo. Che umiliazione!
Il guaire del cane mi ridesta dalla disperazione, inizia a scodinzolare e poggia la testa sulle mie gambe, come per risollevarmi il morale.
-Midoriko, dici che gli sono sembrata ridicola?-  mi ritrovo a chiederle, come la solita idiota che sono che parla con gli animali. Lei si siede ed abbaia. Dovrei prenderlo come un sì o un no? Oppure come un semplice abbaio, stupida che sono! Poco dopo, InuYasha ritorna nel salone di questa casa enorme, fin troppo grande per una persona sola. Deve guadagnare parecchio per permettersela.
-Eccomi qui. Dunque, vediamo che c’è nel frigo. Scusami, ma non era previsto cucinassi io, quindi non ricordo cosa ho.-  si scusa, ma aprendosi in quel suo sorriso così sexy.
-Figurati, andranno bene anche dei toast. È colpa mia se siamo qui. Sono mortificata, scusami.-  ripeto dispiaciuta.
-Non fa nulla, tranquilla. Solo, la prossima volta che ti invito a cena, non chiede consigli alla tua amica.-  ridacchia lui, mentre in me aumenta la voglia di strangolare Sango.
Però…ha detto…la prossima volta che mi invita a cena? Vuole invitarmi ancora? Quindi non mi manderà al diavolo?
-Ok, promesso.-   rispondo calma, cercando di trattenere la felicità che sta per scoppiarmi nel petto. Il mio Black Diamond vuole vedermi ancora! Vuole uscire ancora con me! Se potessi salterei dalla gioia!
-Il frigo dice di scegliere tra: tonkatsu*, riso al curry, yakitori*, oppure…spaghetti al sugo italiano.-
-Sugo italiano?-  domando curiosa.
-Sì. E’ una salsa con tonno, acciughe, olive nere e capperi. L’ho fatta ieri per i momenti di emergenza, diciamo.-
-Wow, non è che sei uno chef?-  ciò spiegherebbe come fa a guadagnare così bene.
-No, affatto. Ho solo imparato a cucinare qualche piatto. Vivendo da solo da parecchi anni, dovevo pur adeguarmi, e andare sempre al ristorante non fa per me.-
-Capisco. E come mai conosci la cucina italiana?-
-E’ la mia preferita. Da quando sono stato in Italia per lavoro, non riesco più a farne a meno.-  
-Sei stato in Italia? Come ti invidio. Dicono sia un paese magnifico.-
-Lo è, per quanto non vi sono stato per piacere, quindi ho visto davvero poco. Ma conto di ritornarci per una vacanza un giorno.-  
-Sai che ti dico? Voglio assaggiare i tuoi spaghetti! Mi hai messo curiosità!- 
-E spaghetti sia!-  risponde, mettendosi ai fornelli.
Resto a guardarlo destreggiarsi tra la pentola con la pasta, il sugo da scaldare e l’insalata che sta preparando, e mi sento così inutile.
-Sicuro che non vuoi nemmeno un aiutino? Mi sento stupida a restare a guardarti imbambolata.-
-Se proprio vuoi, taglia i pomodori per l’insalata.-  mi sorride comprensivo. In effetti non ne avrebbe affatto bisogno, ma credo lo faccia per tenermi impegnata. Caspita, ha tutto sotto controllo. Nulla è fuori posto. Io, al contrario, mi troverei in un campo di battaglia a lottare con la schiumarola in mano, come mia fidata arma, contro gli schizzi di sugo e gli insettini schifosi  della lattuga da lavare. Non sono molto ferrata ai fornelli in effetti.
Quando tutto è pronto ci sediamo a tavola.
-Ha un odorino invitante.-  ammetto incuriosita di provarne anche il sapore.
-Assaggia e dimmi come lo trovi.-  mi invita lui, mentre prendo la prima forchettata, anche se con difficoltà. Le bacchette no, eh? Portata alla bocca la pasta, rimango subito stupita dall’insolito sapore, acidulo, ma dolce allo stesso tempo.
-Buono!-  esclamo quasi estasiata.
-Menomale, sono felice che ti piaccia.-  dice versandomi del vino.
-Hai una casa enorme. Non ti annoi qui, tutto da solo?-
-Non sono solo, ho la mia fedele compagna a tenermi compagnia.-  risponde sorridendo e illuminando quelle pietre preziose. Aspetta…ha detto compagna? Non sarà mica fidanzato o peggio, sposato, e mi vuole come amante?
-Qu…quale compagna?-  domando timorosa.
-Midoriko. E chi sennò?- 
-Aaah…il cane! Vero, eheheh…-   replico ridendo in modo quasi isterico. Sono proprio un’idiota!
-Non avrai pensato che fossi sposato?- 
-In verità…sì. Scusami…-  dico mortificata, cercando di scomparire sotto al tavolo. Che vergogna! Porca miseria zozza!
“Ed il premio per le più grandi figure di merda di tutti i tempi va aaaaa: Kagome Higurashi!!!”
-Stai pur certa che non ti avrei invitata a cena in caso contrario. Non sono tipo da amante.-  afferma risentito.
-Mi…mi dispiace. Non volevo mettere in dubbio la tua onestà. Scusami, davvero…-   sembra io voglia fare di tutto per farmi mandare a quel paese! Stupidastupidastupida!!!
-Ok, lasciamo stare. Capisco anche che con quello che hai passato col tuo ex, ti senta insicura nel dare fiducia ad un uomo. Ma posso assicurarti che non ho nessun legame, e se ti ho invitata stasera è per conoscerti, Kagome. Solo quello. Se poi le cose cambiassero in altro, si vedrà.-
-Non credo durerà molto allora.-
-Cosa?-
-Questa conoscenza. In meno di cinque ore ho fatto una gaffe dietro l’altra, dalla gioielleria a qui. Giuro di non essermi mai sentita così mortificata come oggi. Dubito che un uomo come te possa essere interessato a conoscere una come me.-
-Uno come me? Perché, come appaio ai tuoi occhi?-  domanda curioso, prendendomi contropiede. Cacchio! Che rispondo adesso?
-Beh, inutile stare a specificare che guadagni bene, si vede dai tuoi vestiti e dalla tua casa. Ma oltre quello, sei un uomo posato, calmo, signorile, educato…di classe insomma. Io invece, sono tutto il contrario.-  spiego avvilita.
-Ah si? E dimmi, che tipo sei, Kagome?-   chiede interessato, mettendosi comodo e guardandomi divertito. Si sta prendendo gioco di me? Non lo capisco.
-Io sono…comune, forse troppo. Non amo i ristoranti, quanto invece i fast-food, Non sono un’esperta di Bon Ton, non so neppure dove sta di casa. Non sono “miss finezza” nei miei modi di fare, come avrai notato, ogni tanto ho le mie uscite poco educate. Non amo gli abiti eleganti e non sono una che ama mettersi in ghingheri, infatti ho chiesto aiuto alla mia amica, perché fosse stato per me sarei uscita in jeans e maglietta, ma visto com’è andata, forse avrei fatto meglio. Poi, non sono brava nel gestire la casa o a cucinare. Per concludere, non sono certo l’ideale di donna che uomo vorrebbe al suo fianco.-   termino demoralizzata oltre l’invero simile. In questo momento mi sento una cacchina sul marciapiede, che tutti vedono ed evitano disgustati. Apriti Terra, ed ingurgitami seduta stante! Voglio scomparire!!!
-Ti dirò, Kagome…hai appena descritto quella che è la mia donna ideale.-  dichiara lui, dopo un lunghissimo silenzio in cui mi ha guardato sorridendo.
-Come?- 
-Mi piace il tipo di donna che hai descritto. È quello che cerco, tralasciando il fatto che non sai gestire la casa visto che io amo l’ordine, ma su questo si può discutere. Per il resto, posso assicurarti che non cerco una bambolina da mettere in mostra alle cene di Gala, tutta agghindata a festa e che parli in modo sofisticato. Ne ho avute di donne così, e non mi sono piaciute affatto. Troppo attente anche solo a sorridere perché si stirano le rughe inesistenti, in perenne dieta, sempre pronte ad incipriarsi il naso, o ad infilarsi in abiti di lusso solo per far colpo sugli altri uomini. Non cerco questo.-   mi stupisce, guardandomi per la prima volta in modo serio, abbandonando il sorriso, puntando i suoi occhi neri nei miei. Mi sento così a disagio che sono costretta ad abbassare lo sguardo. Non riesco a sopportare quelle iridi che mi osservano, mi smuovono qualcosa dentro, come un mare in tempesta.
-Beh…io…ecco…-  balbetto in difficoltà. Che dovrei dire?
-Ti va il dolce?-   chiede addolcendo il tono. Ritorno a guardarlo e adesso mi sorride nuovamente. Ha cambiato argomento per togliermi dall’imbarazzo. Kami, vi ringrazio!
-Sì, grazie. Ma, quando lo hai preparato?-
-Non l’ho preparato io. Ho dei pasticcini nel frigo.-
-Hai il frigorifero di Mary Poppins?-  non gli manca nulla???
-Ahahahah, no, giuro di non avere il suo frigorifero. Amo solo mangiare, tutto qui.-
-A guardarti non si direbbe.-  mi sfugge, guardando il suo fisico ben scolpito.
-In che senso?-  chiede con un tono che intuisco malizioso. Cacchio! Mi sono fregata da sola!
-Si…si vede che ti…tieni in forma…ecco.-  mi ritrovo a balbettare ancora.
Maledizione Kagome, riprenditi! Non sei così impacciata solitamente! Anzi, non lo sono mai stata! Sono sempre stata abbastanza sfacciata. Perché con lui mi sento così a disagio, quasi mi intimorisse? MI sento in soggezione.
-Faccio parecchio sport in effetti.-   afferma compiaciuto del mio sguardo basso. E non divertirti a prendermi in giro tu! Cavolo! Che serata disastrosa!
Col dessert in mano mi invita sul terrazzo, dove scopro un piccolo angolo di paradiso. È stato ricostruito un giardino in piena regola, con tanto di erba.
-Ma come fai ad avere un giardino in casa?-  mi sfugge ad alta voce. L’acqua per l’erba non passa nei muri della gente al piano di sotto?
-Se hai soldi, puoi far tutto, anche un vero giardino in casa.-  mi spiega ovvio.
Ci sediamo sotto un gazebo adornato di rose rampicanti che profumano tantissimo. La serata è fresca e limpida, ma le luci della città coprono la volta stellata. Sembra tutto così…sdolcinatamente romantico. Non ci sono abituata.
-Posso chiederti che lavoro fai?-  domando incuriosita.
-Certo, non è un segreto. Sono il direttore amministrativo di un’azienda farmaceutica.- e quando lo dice, quasi mi strozzo con la frutta del dessert.
-C…che? Direttore amministrativo? Accidentaccio!-  esclamo sconvolta. Pensavo ad un lavoro che lo facesse guadagnare tanto, ma addirittura gestire un’azienda farmaceutica…navigherà nei milioni!
-Lo trovi strano?-
-No, beh, è un lavoro come un altro ed immagino guadagnerai tantissimo, ma non ti invidio per nulla! Non vorrei fare il tuo lavoro per niente al mondo, nemmeno per guadagnare miliardi!-  affermo quasi inorridita al solo pensiero.
-Perché?-
-Come perché? Hai un peso ed una responsabilità incredibili sulle spalle. Io morirei per la tensione e la paura di combinare qualche guaio. Devi dirigere conti e personale, fare le veci del capo e comandare tutto e tutti. No, non farebbe per me!-   anche perché manderei tutto in malora all’istante!
-Sei la prima persona al mondo che la pensa così mi sa.-  sghignazza.
-Preferisco la vita tranquilla, senza problemi, senza scervellarmi. Guadagno il mio piccolo stipendio che mi permette di vivere e pagare le bollette, e sono in pace col mondo.-
-E il fatto di guadagnare in un mese lo stipendio di una vita, non ti tenta?-
-Sarei ipocrita nel dire no, ma sinceramente sto bene come sto. Non mi manca nulla, quindi chiedere di più non mi interessa. Come ti dicevo, amo le cose banali come un hamburger ad una aragosta, e non perché non mi possa permettere un’aragosta, l’ho assaggiata e semplicemente non mi è piaciuta. Sono una pazza, vero?- 
-Forse…-  ride divertito, lasciandomi interdetta. In teoria avrebbe dovuto smentirmi! Quindi mi vede una pazza???
-Una tenera pazza però… ahahahaha.-  aggiunge, continuando a ridere di gusto. Ok, ora sono perplessa. Era un complimento o no? Boh.
Continuiamo a chiacchierare ancora un po’, finchè non si fanno quasi le due. il tempo è volato mentre mi mettevo da sola in croce. Bene.
-Direi che è ora di andare a nanna. Ti accompagno a casa.-  dice, porgendomi la mano per alzarmi.
-Già, anche perché domani si lavora.-  ammetto dispiaciuta.
Il tragitto da lui a casa mia si svolge in totale silenzio. Ecco, ora mi liquida con un “ciao, ci vediamo fra mille anni quando le mie ceneri si saranno volatizzate e tu non potrai più nuocermi con le tue sparate del cavolo”, perché è così che andrà.
Sospiro, appena arrivati davanti casa mia. Mi accompagna davanti il portone, mentre cerco le chiavi nella borsa e lo apro.
-Ti ringrazio per la serata. Sei stato molto gentile.-   gli dico cercando di non piangere, sia per la delusione che per la rabbia. Era una buona occasione per conoscerci, ma io ho rovinato tutto.
-Grazie a te per aver accettato, Kagome. Buonanotte e a domani sera.-   mi saluta, dandomi un bacio sulla fronte. Aspetta…ha detto...
-Domani?-  ripeto sorpresa.
-Sì, sempre che a te non dispiaccia. Voglio portarti nuovamente a cena fuori. Ma stavolta vestiti come sei abituata solitamente.-   mi avvisa sorridendo ed allontanandosi, rientrando in macchina, per poi andare via.
Rimango imbambolata a guardarlo allontanarsi. Vuole rivedermi domani? Allora non gli ho fatto poi così schifo?!
-Waaah! Non posso crederci!!!-   urlo, saltando come una scema, tanta è la felicità.
-Silenzio! Qui c’è gente che vuole dormire!-  sento gridare da una finestra.
-Scusi…-  sussurro mortificata, anche se certo non potranno sentirmi.
Salgo di corsa le scale e mi infilo in casa col batticuore, non tanto per le scale, ma per la felicità. Sembro una bambina in questo momento, ma sono felice! Tremendamente felice! Domani lo rivedrò. Rivedrò il mio Black Diamond! E stavolta niente figuracce!
 
 
 
 



 
 
Quando ho descritto l’espressione del gatto di Kagome davanti la sua lattina di carne, ho preso l’idea da una disegnatrice di gatti, diventata popolare su Facebook. Si chiama Ari…qui trovate la foto se volete ^_^  https://www.facebook.com/292377850913698/photos/pb.292377850913698.-2207520000.1420048329./310367335781416/?type=3&theater
Posso assicurarvi che alcuni gatti lo fanno per davvero XD ho avuto a che fare con una cinquantina di gatti, e alcuni non apprezzavano nemmeno il pesce XD
 
*Il tonkatsu è una fetta spessa di carne di maiale impanata e fritta, ovvero una cotoletta. Il tonkatsu è utilizzato anche per preparare il katsudon, un piatto a base di riso caldo a cui vi si aggiungono uova, salse varie e la cotoletta di maiale.

*Gli yakitori sono semplici spiedini di pollo da arrostire.
 
Bene bene…direi che questo è il mio ultimo aggiornamento per il 2014 ^_^
Vi auguro buon anno e buon 2015, sperando sia migliore di quello appena finito ^_^
Ci si vede in questi giorni con La Via dei Ciliegi e Cuore in Guerra (finalmente XD)
Baci baci Faby <3 <3 <3
 

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


 
 
-No! Scordatelo! Non ho bisogno del tuo aiuto oggi. Mi è bastata la figuraccia che mi hai fatto fare ieri!-
-La figuraccia hai voluto farla tu! Stavi benissimo con quel vestito!-
-A te, Sango, a te sta bene quel vestito! Ci vuole una certa disinvoltura per indossarlo, che io ovviamente non ho! Non sai che vergogna quando mi ha detto “se tiri da sotto, scende da sopra”. Avrei preferito morire fulminata, credimi!-  mi dispero, ripensando alla figuraccia fatta.
-Ma che esagerata che sei! Alla fine ti ha invitata a casa sua. Se non gli fossi piaciuta, non lo avrebbe certo fatto, non credi? Magari questa cosa gli ha fatto pure tenerezza, oppure lo ha divertito, in senso positivo dico. Una cosa è certa: ha notato la tua ingenuità.-  sostiene sicura.
-La mia ingenuità? Ma io non sono ingenua.-
-Oh sì, che lo sei! Se non lo fossi non gli avresti detto che ti sentivi una zoccola vestita in quel modo. Hai perfino preferito casa sua ad un ristorante di lusso, e queste cose gli uomini le notano, sai?-
-Quindi ho fatto l’ennesima figuraccia preferendo casa sua al ristorante? Ma porca miseriaccia!-
-Ecco, visto che non capisci mai nulla? Vedrò di essere più chiara. Da quello che mi hai raccontato, questo InuYasha, è un uomo abbastanza facoltoso, ma aveva un arredamento sobrio, a parte la figata del giardino, ma sorvoliamo. Non aveva atteggiamenti da ricco spocchioso, no? Quindi, in base a questa descrizione,  posso dirti che gli è piaciuta la tua semplicità terra terra. E fidati, sono brava a riconoscere un certo tipo di uomo da un altro!-  si pavoneggia soddisfatta.
Considerato quanti ne ha conosciuti di uomini, non so se sentirsi soddisfatta sia un bene. Non giudico la mia amica per le sue innumerevoli conquiste, però, non mi piace proprio che continui per questa strada.
Quand’è che metterà la testa a posto con un uomo serio, che la ami, e che non la usi per una notte? Capisco che il tradimento subito anni fa, l’abbia sconvolta. Ma evitare di impegnarsi non è la scelta migliore per non soffrire più. Non so come farglielo capire. Che dovrei dire io, con quello che ho subito da Koga? Eppure voglio riprovarci. Voglio avere l’uomo dei miei sogni al mio fianco. Magari non esiste e continuerò a cercarlo per  tutta la vita, ma almeno potrò dire di averci provato.
Ma aspetta…ha detto che…
-La mia semplicità terra terra, hai detto? Lo devo prendere come un insulto?-
-Ma quale insulto! Volevo solo dire che sei una ragazza semplice, dai gusti sobri, essenziali direi. Te lo ha detto lui stesso che di lampadari ambulanti ne ha conosciuti fin troppi. Ciò vuol dire che cerca una ragazza “pulita” dentro e fuori, acqua e sapone insomma.-  mi spiega, anche se stento a comprenderla. Come può un uomo così bello, ricco, e di una certa importanza nel suo lavoro, volere una ragazza sempliciotta come me che ama jeans, ballerine, maglie strambamente colorate e con nessuna cura di se stessa se non un leggero tocco di mascara e di lucidalabbra trasparente?
-E se invece non fosse come dici tu, ma volesse solo portarmi a letto, per poi scaricarmi il giorno dopo, accompagnandosi ugualmente a quelle bambole ancora incellofanate?-  
-Oh santa pazienza! Uno buono che le capita nemmeno lo riconosce! Fidati, ti ho detto! Se volesse una notte e via, cercherebbe altro, non te.-
-Ovvero cercherebbe di meglio…-  mormoro triste.
-Ok, io ci rinuncio! E tu gatto, si può sapere che hai da guardare così?-  gli chiede, prendendolo in braccio. Era seduto ai piedi di Sango e la guardava incuriosito.
-Si chiama BiDi, non gatto.-
-Kagome, lascia che sia sincera con te amica mia…”BiDi” è un nome che fa cagare! Chiamalo Black! È ironico almeno, visto il suo colore completamente bianco! BiDi è ridicolo!-  
-Perché lo trovi così brutto? A me piace.-  replico accigliata.
-Ma dai, sembra l’incantesimo della fata di Cenerentola! Bibidi bobidi bu.- canticchia, sbeffeggiando il nome del mio gatto.
-Ok ok, Black! Contenta?!- 
-Oh ecco! Il tuo gatto finalmente ringrazia!-
-Il mio gatto ringrazia solo quando gli do da mangiare. Per il resto è come se non esistessi.-
-La colpa è anche tua. Non ti ho mai vista prenderlo in braccio e coccolarlo. Lo stesso fai sempre con Kirara. Se la prima che lo ignora sei tu, come pensi che lui possa considerare te? E’ vero, piccolino? Diglielo a quella scema della tua padrona che vuoi le coccole!- gli dice lei, mettendolo a pancia in su e facendogli i grattini. Mi consola sapere che non sono l’unica pazza che parla con chi non può risponderti.
-Va bene, vedrò di coccolarlo. Ora però devo prepararmi. Tra un’ora passa a prendermi InuYasha. Chissà dove mi porta!-  dico sognante, andando in camera a preparare i vestiti da mettere.
-Magari in un fast-food!-  se la ride lei, buttandosi sul letto.
-E se anche fosse? Che ci trovi di divertente? A me piacciono.-
-Ma un uomo non può portarti a cena in un WacDonals’s, dai! Soprattutto uno come il tuo “diamante nero”!-  mi sbeffeggia.
-Non è il “mio” diamante nero! E poi non capisco cosa ci trovi di male. E’ un luogo come un altro!- 
-Non per i primi appuntamenti.-
-Ma non sai dove vuole portarmi, santo cielo! È una discussione assurda!-  esclamo infastidita, andando a fare una veloce doccia. Si sta facendo tardi. InuYasha mi ha mandato un messaggio per avvisare che passerà a prendermi alle otto e mezza. Se non mi sbrigo non mi troverà pronta.
-Kagome, non credi sarebbe meglio fare una ceretta inguinale, prima di andare all’appuntamento? Non si sa mai…-  dice lei, vedendomi uscire dalla doccia.
-Ti ha mai detto nessuno che hai la delicatezza di un elefante dentro un negozio di cristalli? Un po’ di tatto! E poi ti sembra il caso di entrare mentre faccio la doccia?-  sbuffo contrariata, coprendomi con l’asciugamano.
-Non dirmi che ti imbarazzi per questo, su. Da ragazzine facevamo il bagno di notte completamente nude.-
-Non mi imbarazza farmi vedere nuda dalla mia migliore amica, ma certi argomenti non mi fanno sentire a mio agio. Soprattutto se riguarda come curare il mio “intimo”.- 
-Guarda che se Koga non ci faceva caso, non vuol dire che anche per gli altri sia lo stesso.-
Mi sbatto una mano in faccia, sconfortata per la piega assurda che sta prendendo la cosa. Ma che ho fatto di male?
-Prima cosa: stasera non andrò a letto con InuYasha, quindi non devo mostrare nulla! Seconda cosa: quando stavo con Koga mi prendevo più cura del mio corpo, ma adesso che sono sola e non mi vede nessuno, mi dici perché cavolo devo fare la ceretta lì?-  urlo spazientita.
-Perché sei convinta non accadrà nulla?-
-PERCHE’.NON.CERCO.UNA.NOTTE.DI.SESSO!!! E andarci a letto al secondo appuntamento non è ciò che voglio! Se lui ci provasse, lo manderei subito al diavolo! Deve capire che voglio una cosa stabile, seria. Non sono una da una notte e via.-  le ripeto per la milionesima volta.
-Ok. Contenta tu…-  si arrende infine.
Finalmente inizio a prepararmi come sono solita fare, con una magliettina un po’ lunga, leggings e ballerine. Lego i capelli in un’alta coda e metto dei semplici e piccoli orecchini a bottoncino a forma di rosa. Lucidalabbra, mascara e sono pronta.
-Sembra tu stia andando a fare la spesa.-  mormora Sango, squadrandomi perplessa.
-Non ricominciare, ti prego!-
-Va bene. Ora torno a casa. Domani mi racconterai tutto. Non combinare casini!-  si raccomanda, prima di andarsene.
Non combinare casini dice, come se dipendesse da me fare figuracce! Mi viene naturale purtroppo, che posso farci?!
Pochi secondi dopo aver sentito chiudere la porta sento suonare il campanello. Che ha dimenticato? Vado ad aprirle, ma invece che Sango, mi trovo difronte InuYasha, in tutta la sua bellezza, vestito di una maglietta aderente rossa, una giacca di pelle nera e jeans scuri. Quanto accidenti è bello?
-Ciao.-  mi saluta.
-C…ciao.-
-Mi ha fatto salire la tua amica…ehm…Sango?-  chiede incerto.
-Sì, Sango. Pre…prego! Accomodati! Prendo la borsa e andiamo.-  lo faccio accomodare. Appena entra però, noto BiDi, anzi, Black (insomma, il gatto!) che gli si avvicina soffiando.
-Ciao gattino. Vieni qui.-  lo chiama lui, avvicinandogli la mano sul musetto per accarezzarlo, ma lui per tutta risposta lo graffia.
-Black! Ma che accidenti fai?-  gli inveisco contro, vedendolo poi scappare via verso la camera da letto.
-Mi sa che non gli sto simpatico.-  dice InuYasha ridendo, guardando la mano graffiata.
-Ti chiedo scusa. È la prima volta che fa così. Poco fa con Sango era tutto “fusa e coccole”. Vieni in bagno che lo disinfetto.-
-Non serve, tranquilla. È solo un graffietto. Piuttosto, com’è che l’hai chiamato? Black?-  chiede curioso.
-Ehm…sì. Black Diamond.- preciso imbarazzata.
-Un gatto tutto bianco, lo hai chiamato diamante nero? Caspita, devono piacerti davvero molto allora se perfino il tuo gatto lo hai chiamato così.- 
-Già…eheheh…-  rido nervosa. E’ vero che non sa che il nome del gatto viene dal soprannome che ho dato a lui, però è lo stesso strana la situazione. Se lo sapesse chissà che direbbe.
-Se sei pronta direi di andare. Non vorrei fare tardi.-  dice guardando l’orario.
-Certo!-  rispondo, prendendo le chiavi e chiudendo casa.
-Dove andiamo di bello?-  chiedo in macchina, per spezzare un po’ il silenzio.
-In un posto dove è insolito portare una ragazza per un appuntamento, ma, se inizio a conoscerti un po’, credo ti piacerà.-  spiega, sorridendomi dolcemente come sempre.
Rimango spiazzata dalle sue parole “se inizio a conoscerti un po’ ”. Vuole davvero conoscermi e la cosa mi rende felicissima!
Arriviamo dopo qualche minuto ad un parco che non conosco, tutto illuminato a giorno e pieno di gente. Che succede?
Come ha fatto ieri, mi apre lo sportello, aiutandomi a scendere dall’auto, per poi raggiungere anche noi il punto in cui la folla si riunisce.
-Ma sono tutti messi a turno?-  chiedo, osservando la lunga fila davanti a noi.
-Sì, devono comprare i biglietti. Vieni, non vorrei perderti in mezzo questa confusione.-  di dice prendendomi per mano e trascinandomi via, con la gente che ci guarda con invidia passargli davanti quando InuYasha mostra agli addetti due pass, presi chissà come e quando. Il bello di essere ricchi è che non fai fila!
Arriviamo in uno spiazzo pieno di gente che prende posto sopra delle coperte da picnic, disposte ordinatamente sul terreno leggermente erboso e ben curato. In fondo c’è una specie di palco, dove quelli che sembrano dei tecnici stanno controllando alcune attrezzature.
Mi guardo in giro curiosa, mentre, ancora mano nella mano, InuYasha mi porta molto vicina al palco, per fermarsi poi davanti una coperta che porta un cartellino con la scritta “NoTaisho”.
-Prego.- mi fa segno di accomodarmi sulla coperta, lasciando purtroppo la mia mano.
-Ma dove siamo?-  mi decido a chiedere.
-In un teatro all’aperto.-  risponde, lasciandomi ancora piena di dubbi.
-Ma al teatro non ci sono le sedie?-
-Sì, ma questo è un teatro particolare. Si tiene una volta al mese e gli attori sono tutti uomini, come nel teatro Kabuki, però non tengono delle rappresentazioni classiche, bensì delle parodie. Questa sera gli attori metteranno in scena una commedia dal titolo “Mille e uno modi per diventare vedovo”*, in cui il protagonista è proprietario di un’azienda, ma a causa di investimenti sbagliati si trova con decine di creditori alle calcagna. Sua moglie, donna molto facoltosa, si stanca di pagare i suoi debiti, lasciando il marito nei guai, così, quest’ultimo, attua alcuni piani per ucciderla ed ereditare la sua fortuna. Purtroppo per lui però, chi rimarrà vittima di questi piani sarà lui stesso, morendo con il suo ultimo tentativo.-  mi spiega.
-Wow! Che marito affettuoso.-  dico ironica.
-Ha sposato la moglie per interesse, non perché l’amasse, anzi, aveva anche l’amante, che manteneva coi soldi della moglie.-
-Ma è terribile!-  esclamo indignata. Sarà anche una commedia, ma non dubito possa accadere anche nella realtà.
-Sai, ho sempre trovato questa commedia adatta a me, ma al contrario. Io ero nella parte della povera moglie sfruttata, mentre la mia ex moglie interpretava la parte del marito. Voleva portarmi sul lastrico.-
-Ex…moglie? Eri…sposato?- chiedo strozzandomi con la saliva. Non me l’aveva detto!
-Sì. Ma il mio è stato, per fortuna, un matrimonio di breve durata. Quando l’ho conosciuta, mi sono fatto ammaliare dalla sua eleganza e bellezza. Solo in seguito ho scoperto, a mie spese, che tipo di donna fosse. E’ la figlia del mio datore di lavoro, quindi una donna cresciuta nel lusso sfrenato. Dopo il matrimonio, suo padre non le ha passato più un centesimo, visto che pagava me con un signor stipendio. La mia ex, però, lo sperperava totalmente nel giro di una settimana, con spese assurde di gioielli, abiti firmati, oggetti orribili ed inutile, quadri provenienti da chissà dove, pranzi con le amiche in ristoranti extra lusso. I soldi non le bastavano mai. Quando ho scoperto che soffriva della sindrome da shopping compulsivo ho provato a farla curare da uno psicologo, ma lei rifiutava dicendo che si piaceva così com’era. Così ho chiesto il divorzio a neanche un anno dal matrimonio.-  mi spiega tranquillo, come se stesse parlando di un’altra persona.
-Ma se è la figlia del tuo capo, come mai non ti ha licenziato?-
-Perché il padre sa del disturbo della figlia. Quando gli ho detto che volevo lasciarla mi ha anche appoggiato. Svolgo bene il mio lavoro, indipendentemente dalla parentela con lui.-
-E…la vedi spesso? Magari viene a trovare il padre…-  prospettiva davvero poco allettante pensare che vede ogni giorno la ex.
-No, è all’estero per “curarsi” sostiene suo padre. Secondo me sta solo facendo altre spese a Parigi, ma sinceramente poco mi importa. E comunque, se anche la vedessi, non provo assolutamente più nulla per lei. Non hai motivo di esserne gelosa.-  mi sorride furbo, facendomi l’occhiolino. Sgamata!
-Ehm, no, non era gelosia, era…mmmh…curiosità! Sì, curiosità!-  provo a convincerlo, con scarsi risultati visto il sorriso divertito che ha stampato in faccia. E’ inutile, sono sempre la prima in classifica per le più grandi figure di merda di tutti i tempi!
-Inizia la rappresentazione.-  mi avverte, quando tutte le luci, tranne quelle del palco, vengono spente. Siamo quasi al buio, tranne che per la leggera illuminazione dei riflettori. C’è molta distanza tra gli spettatori, questo fornisce un po’ di privacy. Noi siamo molto vicini al palco, quindi più illuminati e più in vista, rispetto quelli più in fondo. Che sia stata una cosa calcola per non mettermi eccessivamente in imbarazzo? Se è così ha funzionato.
Seguo lo spettacolo con molto interesse. È una commedia molto divertente. Poi ho sempre trovato gli uomini che interpretano parti da donne molto buffi. Più volte ci siamo trovati a commentare le varie scene, cosa che al cinema o ad un vero teatro non si può fare, ma la distanza dagli altri permette anche di parlare tra di noi. Si è creata una strana atmosfera tutto intorno. Ci sono risate, lievi chiacchiericci, momenti di assoluto silenzio, momenti in cui nessuno stacca gli occhi dal palcoscenico, ed altri, invece, in cui io e lui rimaniamo qualche secondo a guardarci.
Mi infastidisce un po’ sapere che è stato sposato, ma non posso certo farmi condizionare da questo. L’ha lasciata lui, quindi non la ama più, o almeno così voglio convincermi. Certo però, pensare che è la figlia del proprietario dell’azienda in cui lavora e che può vederla spesso, mi irrita non poco.
L’ha descritta come una donna bella ed elegante, sarà questo il suo genere di donna? Perché provarci con me allora, che sono il nulla assoluto?
-A cosa pensi con quel visino imbronciato?-  mi chiede, facendosi molto vicino, troppo vicino, tanto da farmi salire il cuore in gola.
-Io? Nulla! Pensavo…a quanto sono bravi gli attori eheheh…-
-Non sai affatto mentire!-  se la ride, mostrandomi la sua dentatura perfetta, mentre ancora una volta la mia dignità mi fa ciao ciao come le caprette ad Heidi, mandandomi a fanculo.
-Non prendermi in giro!-  mi lamento, arrossendo all’inverosimile e ringraziando almeno la semioscurità.
-Non ti prendo in giro, ma è che sei così tenera. Sei un libro aperto e neanche te ne accorgi. Fammi indovinare: pensavi alla mia ex moglie.- azzarda, indovinando subito.
-Come cazzo lo hai capito?-  mi lascio sfuggire nuovamente, rifacendo la figuraccia di ieri e provocando la sua ilarità.
“Heidi! Heidi! Ti sorridono i montiiii! Acciiipicchia…sei una scema fantastica! Heidi Heidi, demente come teeeee!!!”  Ormai ho la mia canzoncina personalizzata, eh! Una più idiota di me non esiste! Dovrei scrivere un libro dal titolo:
“Il manuale della perfetta imbecille: come far fuggire un uomo dopo aver appena aperto bocca“.

• Passo numero uno: sparare cazzate.

• Passo numero due: dìre le parolacce.

• Passo numero tre: vestirsi da zoccola.

Sono sicura diventerebbe un best sellers! Maledetta boccaccia!
-Non ci voleva molto a capirlo. Hai la faccia di chi pensa “questa starà tutto il giorno tra i piedi essendo la figlia del capo”. Ho ragione?-
-Mi dispiace…-  mi scuso mortificata. Mi sto prendendo troppe libertà mi sa.
-Perché ti scusi?-  chiede, facendosi serio.
-Non sono nessuno per comportarmi così, come una fidanzata gelosa. Scusami.-
-A me non da fastidio se lo fai. Vuol dire che provi interesse per me. E la cosa non mi dispiace per niente.-  afferma, prendendo la mia mano e dandovi un bacio sul palmo. Mi sento andare a fuoco. Povera me!
La rappresentazione finisce ed io sto ancora a pensare al bacio che mi ha dato sulla mano. Come lo avrei voluto da tutt’altra parte.
Maledizione Kagome! Contegno! E poi critichi Sango!
-Ti è piaciuto lo spettacolo?-  mi dice alzandosi, e porgendomi la mano per alzarmi anch’io. Le luci si riaccendono e temo che illumini troppo il mio viso, arrossito sia dalla vergogna che da altro.
-Sì, è stato molto divertente.-  rispondo, cercando di apparire calma. Lui mi sorride, poi andiamo verso la sua macchina.
-Bene, ora a cena.-  dice, mettendo in moto. E stavolta dove andiamo? Mica ad un altro ristorante di lusso come quello di ieri? Kami, spero di no! Non sono vestita in modo adeguato per un ristorante.
Per fortuna le mie paure erano infondate, perché InuYasha mi ha portata in un semplice ristorante dalle pietanze tradizionali, per nulla formale e dall’atmosfera che ricorda quella familiare, tutti riuniti a tavola a mangiare i piatti della mamma. Non per nulla è pieno di famiglie.
Chiacchieriamo tra una portata e l’altra e lui mi sta parlando un po’ della sua vita, cosa che ieri non ha fatto. Non ha avuto un’infanzia molto felice avendo un padre alcolista. Chi mandava avanti la famiglia era sua madre. Con tanti sacrifici è riuscita a crescere sia lui che la sorella.
-Donna molto forte tua madre.-
-Non molto per la verità. Lui la picchiava e lei sopportava senza dire nulla. I Kami, però, ci hanno aiutato portandoselo via, investito da un’auto. È brutto da dire, ma ero felice che quell’essere fosse uscito dalle nostre vite. Crescendo sono diventato io l’uomo di casa. Ho iniziato a lavorare a quindici anni per aiutare mia madre. La mattina a scuola e al pomeriggio al lavoro. È stata una vita dura, almeno fino a quando non ho ottenuto questo lavoro, dieci anni fa, dopo mille peripezie. Da allora mia madre e mia sorella vivono nell’agio. Mirei ha studiato ciò che voleva, trovando anche lei un buon lavoro. È il mio orgoglio quella piccola nana.-  sorride dolcemente.
-Perché nana?-
-Perché malgrado i suoi trent’anni sembra una bambina. È molto minuta di statura. Credo non arrivi al metro e quaranta.-
-Wow! Ed io che mi ritenevo bassa con un metro e sessanta.-  
-Posso assicurarti che non lo sei. Comunque, cambiando argomento, che mi dici di stasera? Ti sei divertita?-
-Sì! Tantissimo. Non conoscevo neppure l’esistenza di questo genere di teatro all’aperto. È stato molto divertente.-  ammetto. Mi è piaciuto davvero molto.
-Allora se ti va, potrei portartici tutte le volte che lo fanno.-  mi propone, rendendomi felice. Significa che vuole vedermi nonostante io sia una perfetta idiota! Vorrei esultare, ma forse è meglio contenersi una volta tanto.
Ritorniamo a casa e come ieri mi saluta con un bacio sulla fronte. Diciamo che sulle labbra non mi sarebbe dispiaciuto, però, è così dolce e rispettoso nei miei riguardi che la cosa non mi spiace.
Comunque…sìììììì!!! Sono feliceeeee! Anche domani usciremo! Mi sento al settimo cielo! Mi piace uscire con lui, anzi, mi piace proprio lui! Peccato per la ex. Frequentare un uomo divorziato non era nei miei progetti, ma pazienza, l’importante è che non sia sposato, per il resto…chissenefrega!
Entro in casa e Black mi accoglie tutto miagolante e festone. Mi si struscia sulle gambe, impedendomi quasi di camminare.
-Com’è che siamo così espansivi oggi? Cos’è, ti vuoi fare perdonare per quello che hai combinato prima?-  gli chiedo, prendendolo in braccio. Per tutta risposta mi fa le fusa.
-Ruffiano. Ma sono troppo felice per essere arrabbiata. Domani ci vediamo di nuovo! Hai capito Black? Domani ritorna InuYasha e guai a te se lo graffi di nuovo. Capito?!-  dico seria, fissandolo severa.
Dopo essermi struccata e rinfrescata vado a letto, finalmente felice dopo tanto, tantissimo tempo.
 
 

 
                                                               ******************************************
 

 
 
Kagome è come un libro aperto. Si intuiscono subito quali siano i suoi pensieri.
Non l’ha presa bene la questione di Kikyo, ma non potevo nasconderglielo. L’ho omesso ieri, ma oggi dovevo pur dirglielo. Malgrado ciò, ha comunque accettato di uscire anche domani, quindi non è una cosa insormontabile. È il mio passato, non posso cancellarlo. Speriamo non crei problemi tra di noi.
La mattina dopo mi alzo prima del solito. Forse per la preoccupazione. Mentre Midoriko dorme completamente spaparanzata ai piedi del letto, mi alzo cercando di non svegliarla, o comincerebbe a chiedere cibo. Sta ingrassando un po’ troppo, forse dovrei metterla a dieta.
Faccio una doccia e mi preparo un tè, mentre fuori sta per albeggiare. Sono appena le sei. Chissà a che ore si sveglia Kagome. Già mi manca. Come può mancarti qualcuno conosciuto da così poco tempo? Eppure è così, ho voglia di vederla, di sentire la sua voce, di toccarla. Se chiudo gli occhi mi sembra di vederla dormire serena nel suo letto. Chissà com’è quando dorme. Quasi quasi…mi è venuta un’idea!
-Sette e trentacinque. Le finestre sono ancora chiuse. Bene.-  scendo dalla macchina e mi dirigo verso il portone, lasciato aperto da un signore appena uscito col cane. Entro e lo lascio accostato, esattamente come l’ho trovato. E ora, direzione terzo piano!
Arrivato alla sua porta suono, sperando di non beccarmi parolacce per averla svegliata. Sento rumore di passi e un forte sbadiglio, e non posso non ridere.
-Chi è?-  chiede con voce assonnata.
-L’uomo delle consegne!-  scherzo divertito. Lei spalanca la porta sorpresa, fissandomi incredula.
-InuYasha? Che ci fai qui?-
-Le ho portato la colazione, mademoiselle.-  le mostro il sacchetto con le brioche ancora calde. Si scosta per farmi entrare, e nemmeno messo piede in casa vedo il gatto venirmi incontro e guardarmi con aria di sfida, con la coda scodinzolante, chiaro segno che non gli sto proprio simpatico.
-Non ti aspettavo proprio. Scusami, ma trovi disordine.-  si scusa, togliendo alcune coperte dal divano e delle tazze dal tavolo.
Nel frattempo la osservo, vestita di un pigiama di pile fucsia coi cuoricini rosa e le ciabatte a forma di panda. I capelli invece sono legati in una coda scomposta. Ama la comodità. Niente camicie da notte di seta e bigodini tra i capelli.
-Figurati, non importa. Spero di non averti disturbato semmai.-
-No no! Affatto! Dovevo alzarmi comunque per andare a lavoro. E poi…è stato un piacevole risveglio.-  dice arrossendo. Che tenera che è. Vorrei tanto baciarla, ma ho paura di affrettare i tempi. È meglio aspettare.
-Aaaaaaaah! Oh cielo!-  strilla improvvisamente.
-Che succede?-  chiedo allarmato.
-Devo essere impresentabile! Tutta spettinata e col pigiamone!-  piagnucola, toccandosi i capelli e cercando di sistemarli con le mani.
-Non sei affatto impresentabile. Sei bellissima anche appena alzata.-  la rassicuro, anche perché è la verità.
-Non ci credo molto, ma grazie.-  risponde imbarazzata.
Ci sediamo a fare colazione. La osservo mentre mangia la sua brioche senza porsi problemi su quante calorie possa avere, e nuovamente sorrido, pensando a quanto mi piaccia questa ragazza nella sua semplicità. Ciò che mi spaventa è che vorrei poterla vedere ogni mattina appena alzata, così come vorrei vederla ogni sera andare a letto col suo pigiamone. È una strana sensazione, ma stare in sua compagnia mi da come l’impressione di essere a “casa”.
Dopo colazione va a farsi la doccia. Io l’aspetto qui con Black, che continua a guardarmi male.
-Mi dici che ti ho fatto? Sei geloso della tua padrona forse?-  per tutta risposta mi da le spalle e se ne va in quella che presumo sia la camera da letto di Kagome. Non sperarci mio caro, se tutto andrà bene ti butterò fuori da quella camera. A mali estremi, estremi rimedi.
-Eccomi! Sono pronta. Scusa se ti ho fatto aspettare.-  ritorna, già vestita e truccata lievemente. Magnifica!
-Figurati. Che ne dici se ti accompagno io e poi vengo a riprenderti stasera?-  propongo, in modo da passare con lei più tempo possibile.
-Ok, per me va bene. Dove andiamo stasera?-  chiede curiosa, chiudendo la porta.
-Stasera ti porto a pattinare sotto le stelle.-
-Pattinaggio all’aperto? Wow!-
-Vedo ti piace l’idea.-
-Tantissimo! Mi è sempre piaciuto pattinare, ma non lo faccio da anni.-
-E come mai?-
-A Koga non piaceva. Veramente a lui non piaceva nulla oltre stare sul divano a guardare lo sport.-  sbuffa infastidita.
-Potevi andare da sola allora.-
-Da sola? E che piacere c’è? Non c’è divertimento senza qualcuno che ti sfotte per le cadute ridicole, o con cui andarsi a prendere una cioccolata calda, parlando del più e del meno.-
-E la tua amica? Nemmeno lei ti avrebbe accompagnata?-
-Lei preferisce passare le sue serata “al caldo” tra le braccia della sua nuova preda.- 
-Preda?-  chiedo confuso, mentre entriamo in macchina.
-Così li chiama lei. E’ una brava ragazza, ma ama divertirsi con gli uomini e non impegnarsi con nessuno. Ho provato spesso a farle cambiare idea, ma dice che preferisce così, perché ha paura di soffrire ancora.-
-Mi sembra di sentire parlare il mio amico Miroku. Lui è esattamente come la tua amica. Vola di fiore in fiore e non solo perché gli piace farlo, ma perché l’unica volta che si è innamorato gli è andata male.-
-Davvero? Dovremmo farli conoscere mi sa!-  ride divertita.
-Sai che non è affatto una cattiva idea? Che ne dici se per sabato organizzassimo un’uscita a quattro? Tu inviti Sango ed io Miroku. Magari trovano la loro anima gemella nell’altro.-  ridacchio, seguito da lei.
-Ci sto! Ci sarà da divertirsi!-
-Peccato, siamo arrivati. Devo lasciarti andare. Ma stasera, puntuale alle otto, sarò qui per farle d’autista, principessa.-  le dico, fermando la macchina davanti al negozio dove lavora. La vedo arrossire nuovamente e abbassare lo sguardo.
-Gr…grazie del passaggio. Ci vediamo stasera.-  mi saluta imbarazzata, ma stupendomi e dandomi un bacio su una guancia, quasi vicino l’angolo della bocca. Rimango piacevolmente sorpreso, soprattutto per il tempo che ci impiega prima di allontanarsi.
-Scusami io…forse tu non…-  inizia a balbettare confusa. Forse si aspettava che voltassi la testa per baciarla? Beh, lo avrei anche fatto se non mi avesse sorpreso la sua audacia, che solitamente non ha.
-Io non…che cosa?-   chiedo, sorridendo furbamente e vedendola arrossire ancora di più.
-No, nulla. Meglio che vada. Ci vediamo stasera.-  dice, facendo per uscire dalla macchina, ma non le do il tempo di aprire la portiera, perché l’attiro a me per un braccio, per far incontrare finalmente le nostre labbra.
La sento rigida al primo contatto, ma si rilassa praticamente subito, assecondando il mio bacio, che da casto si trasforma in voglioso della sua bocca, del suo sapore tra le mie labbra. Le nostre lingue si toccano una prima volta, ed è come se non avessi mai baciato veramente. Mi sento attratto a lei, come se ci fosse una calamita a volerci unire. La sua piccola mano si poggia sul mio petto, bruciando come fuoco ardente sulla mia pelle. Il suo palato sa di dentifricio alla fragola, che sono sicuro diventerà il mio frutto preferito, se preso direttamente da lei. Ogni senso in me sembra amplificato, perfino il suo profumo di bagnoschiuma mi arriva dritto nei polmoni, lasciandomi in carenza di respiro quando ci allontaniamo per prendere aria. Restiamo a guardarci un lungo istante, gli occhi negli occhi, le bocche ancora vicine, le sue mani sul mio petto, le mie sui suoi fianchi. Vorrei tenerla così in eterno, ma dobbiamo andare a lavoro. Avremo stasera per riprendere questo dolce argomento.
-Buona giornata Kagome. A stasera.-  la saluto con un ultimo bacio a stampo, allontanandomi dalla tentazione di muovere le mani dove non devo. È un passo troppo affrettato che non posso permettermi, non con lei.
-A stasera…-  sussurra affannata e quasi intontita. Esce dalla macchina quasi spaesata, ma dedicandomi un largo sorriso prima di entrare in negozio.
-E’ inutile, ho perso proprio la testa! Aveva ragione Miroku. Andiamo a lavoro, su.-  mi autoconvinco, prima che scenda dalla macchina e vada appresso a Kagome per baciarla di nuovo.
Un’uscita a quattro…sarà interessante!
 
 
 









 
 
*”Mille e uno modi per diventare vedovo” non esiste come titolo ^^ ma esiste il film “Il Vedovo” con Alberto Sordi, e che ha la trama praticamente uguale a quella che ho descritto, infatti è da lì che ho preso l’idea.
Qualche anno fa hanno tentato di fare un remake di questo film con la Littizzetto e Fabio de Luigi dal titolo “Aspirante vedovo”   ma in paragone con il grande Alberto……….beh………………..^^’’’’
Nella mia personalissima versione comunque, ci sono gli attori del teatro Kabuki ad inscenare il tutto, ma vestiti normalmente e senza mascheroni, saranno solo tutti uomini, per rendere le scene ancora più divertenti (che fantasia perversa la mia XD)
Che fine ho fatto, direte voi ^.^’ non aggiorno da un bel po’ e non ho più risposto alle recensioni. Ahimè non sto bene, né fisicamente né mentalmente, quindi devo dirvi che non so con quale frequenza aggiornerò, va in base a come sto  =_= mi dispiace. Spero di risolvere in tempi brevi.
Comunque, dal prossimo capitolo Sango e Miroku si conosceranno e…armatevi di scudi XD
Baci baci Faby <3 <3 <3 

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Capitolo 5
*** Cap 5 ***


(Mini avviso ^_^ la storia ha cambiato Rating, da GIALLO ad ARANCIONE per via di... ehm... leggete XD)




- Grazie per la serata. Mi sono divertita come una bambina. - ridacchio, malgrado il dolore al fondoschiena, dovuto alle innumerevoli cadute fatte. Il mio equilibrio non è più come una volta, però è stato divertentissimo tornare a pattinare.
- Ne sono felice. Mi piace vederti sorridere. - confessa, accarezzandomi una guancia.
Senza più imbarazzo, mi avvicino per baciarlo. L’ennesimo bacio che ci scambiamo oggi. Dopo il primo bacio di stamane, ne sono seguiti molti altri stasera. Mi piace baciarlo. Adoro la sensazione delle sue labbra sulle mie, sono sempre gentili e mai invadenti, così come la sua lingua, che cerca la mia con dolcezza; al contrario di altri, che pensano di ficcartela in gola, sbavandoti mezza faccia.
Altra cosa che mi piace di InuYasha è che non tocca altro che i miei fianchi e la mia schiena, né scende né sale, come se sapesse che per altro, non sono ancora pronta. Forse non lo è nemmeno lui? Eppure gli uomini non pensano ad altro che al sesso, ma devo ammettere che InuYasha non è come gli altri, e questo mi piace sempre di più!
- Ok, ora vado. Buonanotte piccola. A domani. E fammi sapere la risposta della tua amica quando le parli. -
- Certamente. Buonanotte. - lo saluto, con un ultimo bacio, prima di entrare in casa con un sorriso ebete sulla faccia.
Il giorno dopo mi alzo presto, quasi sperando che InuYasha venga come ieri a portarmi la colazione, ma ahimè, non è venuto. Iniziare la giornata con il suo sorriso mi era piaciuto molto.
Oh Kami! Sono proprio presa da quest’uomo!
Passano altri giorni in cui ci vediamo spesso. Sto così bene in sua compagnia. Oggi purtroppo non ci vedremo, stasera aveva una cena di lavoro con alcuni rappresentati. Chissà se uomini o donne. Oh, ma smettila di essere gelosa, stupida! O rischi di fare altre figuracce come in questi giorni. Sono un pericolo vivente! Continuando così rischio di aggiungere il quarto passo al mio libro per sfigate:
 
• Passo numero quattro: mostra attacchi di gelosia patologica.
 
Temo che questa lista andrà aumentando ogni giorno di più. Sono un caso disperato, ma che posso farci, con InuYasha mi riesce tutto più difficile. Mi sembra sempre di non essere alla sua altezza.
Mi spiace tantissimo non poterlo vedere oggi, già mi manca. Stramaledetti rappresentanti del cavolo! Proprio ora dovevano rompere le palle, tenendo impegnato il mio Black Diamond?
- Etchì! Etchì! Eeetchì! - e accidenti a questi dannati sigari! Ci mancavano pure gli starnuti a rovinarmi la giornata! Oggi devo pulire l’ufficio del signor Hayami, ma la puzza dei suoi stramaledetti sigari del cavolo mi fa starnutire sempre. Potrebbe almeno svuotarli da solo i posacenere, no?
- Grandissima testa di ca… -
- Kagome, ti cerca un uomo. - m’informa la signora Hayami, raggiungendomi in ufficio e cogliendomi quasi sul punto di offendere il marito. L’hai scampata bella, brutta stupida! Tenere la bocca chiusa è una cosa che non imparerò mai!
Comunque ha detto che qualcuno mi cerca? E chi? Con un sonoro sbuffo mi reco in negozio per vedere chi rompe le scatole all’ora di pranzo, ma quando vedo chi è, il cuore mi balza in gola.
- Buon giorno signorina. Sono passato per rapirla. - mi accoglie un InuYasha tutto sorridente.
- InuYasha! - esclamo felice, volandogli tra le braccia  – Che ci fai qui? - chiedo sorpresa.
- Dato che stasera non potremo vederci, ho pensato di invitarti a pranzo. Sei impegnata? - domanda osservandomi curioso. Solo ora ricordo di avere addosso un ridicolo camice scolorito e una stupida bandana a coprire i capelli dalla polvere. Li tolgo in un lampo, sistemandomi velocemente i capelli con le mani, sotto il suo sguardo perplesso ma divertito.
- No no, figurati! Stavo dando una pulitina agli uffici approfittando della mia pausa pranzo. Non le dispiace se vado, vero signora Hayami? - chiedo gentilmente. È la mia pausa, in cui, in teoria, potrei anche tornarmene a casa, per poi ritornare all’apertura. Peccato che non sia mai così, poiché quella strega ne approfitta sempre per farmi fare altro.
- No cara, vai pure. -


- Devi chiederle il permesso per uscire durante le ore della pausa? - chiede InuYasha, appena entriamo in macchina.
- Praticamente sì. Il negozio chiude dalle quattordici alle sedici. Durante quest’arco di tempo potrei tornarmene a casa, ma quella vecchiaccia mi chiede sempre di fare qualcosa. -
- Ti paga queste due ore? -
- Diciamo “ni”. Non me le paga per intero, però sempre meglio che niente. Cambiando argomento, dove mi porti? - domando curiosa.
- In un ristorante che sono sicuro apprezzerai. - risponde sorridente.
Poco dopo ci fermiamo davanti ad un ristorante con l’insegna “Okonomiyaki da Rin”. Quando entriamo, un profumo buonissimo m’invade le narici, facendomi quasi brontolare lo stomaco.
- Che profumo! - esclamo in estasi.
- E il sapore è anche migliore. Vieni, sediamoci. - mi conduce davanti al bancone, dove già stanno cucinando sulla piastra dei deliziosi okonomiyaki.
- InuYasha! Che piacere vederti! A che dobbiamo l’onore? - lo accoglie una ragazza, dietro al bancone.
- Ciao Rin. Sono venuto a mangiare, no? - la saluta lui, sporgendosi un po’ oltre il bancone per lasciare un bacio sulla fronte alla ragazza di nome Rin.
- Questo lo avevo intuito, ma è strano vederti qui a quest’ora. - ridacchia lei, voltandosi poi verso di me.
- Ho portato a pranzo una dolce fanciulla sfruttata dai suoi datori di lavoro. - scherza lui, prendendomi per mano e avvicinandomi di più al bancone, dato che ero rimasta un poco in disparte. – Kagome lei è Rin, la mia adorabile cuginetta e proprietaria del ristorante. Rin, lei è Kagome, la mia… ragazza. - dice esitante, guardandomi.
La sua ragazza? Mi ha presentato come la sua ragazza? Non posso crederci! Se non fossimo in un luogo affollato, inizierei a strillare di gioia! Però, perché mi guarda così dubbioso?
- La tua che? Oh cavolo! Sono felicissima di conoscerti Kagome! - esclama felice, squadrandomi da capo a piedi. Ho qualcosa che non va?
- Piacere mio di conoscerti, Rin. - ricambio, sorridendo.
- Sedetevi ragazzi, leggete il menù e scegliete ciò che volete. - ci dice allegra, dileguandosi come un fulmine. Avrà le rotelle più fuori delle mie?
- Spero non ti dispiaccia… - sento dire da InuYasha, che stringe ancora la mia mano mentre ci sediamo.
- Dispiacermi, cosa? -
- Averti presentato come la mia ragazza. Non vorrei averti messo in imbarazzo o averti offeso, ma non sapevo come presentarti. Non ti vedo come un’amica, quindi… - si scusa mortificato.
- Mi ha fatto piacere, non sai nemmeno quanto. - rispondo, dandogli un leggero bacio sulle labbra. Mi sorride, e senza aggiungere altro iniziamo a leggere il menù.
 
 
                                                                  ****************
 
 
Forse sto accelerando i tempi, però mi è venuto spontaneo presentarla come la mia ragazza. Non sembra esserne infastidita per fortuna e la cosa mi rallegra. Sto bene in sua compagnia e me ne rendo conto ogni giorno di più. Forse è davvero lei la donna giusta per me.
La osservo mentre ordina la sua okonomiyaki, riempiendola con quasi tutto quello che è presente sul menù. Le piace mangiare, e questo piace anche a me. Non so nemmeno quante volte mi sono ritrovato al ristorante con donne che ordinavano un’insalatina scondita e yogurt magro, facendomi quasi passare la voglia di prendere ciò che volevo.
- Idiota! Da quanto non portavi la tua faccia qui! - esclama una voce apparentemente gelida, che riconosco subito.
- Ciao anche a te, cugino. - lo saluto, mentre ci viene incontro al bancone.
- Così è lei la tua nuova ragazza. Vedo hai cambiato gusti, finalmente. - dice atono, squadrando Kagome, che arrossisce imbarazzata.
- Devo proprio darti ragione. Comunque, Kagome, lui è mio cugino Sesshomaru, il marito di Rin. -
- Pi… piacere… - risponde lei. La vedo un po’ in soggezione, forse per la freddezza che traspare da Sesshomaru. È sempre stato un tipo poco espansivo in effetti, ma basta conoscerlo bene per capire che è una persona su cui puoi sempre contare.
- Quando Rin è entrata nelle cucine dicendomi che c’eri tu, con la tua ragazza, quasi non le credevo. -
- Perché lo trovi strano? - gli chiede Kagome, incuriosita. Sesshomaru si volta a guardarla quasi infastidito dalla domanda. In realtà immagino si stia chiedendo se lei sappia che tipo di donne frequentassi, così rispondo io per lui.
- Perché le mie ex non erano avvezze a mangiare in un ristorante dove ti cucinano il piatto davanti, riempendoti di fumo di cottura. Erano più da ristorante di lusso. -
- Ah, belle scroccone! - esclama lei.
- Neanche tanto, ordivano insalata o cibi dietetici. -
- Si facevano portare al ristorante per una stupidissima insalata? Senza offesa, ma io ne avrei approfittato per riempirmi la pancia fino a scopp… ehm, no, cioè, non è che sia il tipo da scroccare la cena o altro… ma…ecco… - inizia a balbettare imbarazzata, difronte lo sguardo indagatore di mio cugino – Forse era meglio se tenevo la mia boccaccia chiusa. Altro punto da aggiungere al mio libro. - sussurra tra sé.
- Libro? - chiede Sesshomaru, per la prima volta incuriosito. E devo ammettere che lo sono anch’io.
- E che cacchio! Possibile faccia sempre figuracce del genere? Adesso dico ad alta voce le cose che penso! - piagnucola, portandosi le mani a coprire il viso.
- Non hai fatto nessuna figuraccia. Hai semplicemente espresso quello che è anche un mio parere. Mi spieghi la storia del libro? Ne stai scrivendo uno? -
- No, ma dovrei… - sospira sconfortata.
- E su che argomento? - domando curioso.
- Su come rovinare gli appuntamenti. Il titolo provvisorio è “Il manuale della perfetta imbecille: come far fuggire un uomo dopo aver appena aperto bocca!“- sospira ancora più demoralizzata.
Mi trattengo dal ridere, cosa che invece non fa Sesshomaru, scoppiando a ridere come mai prima d’ora gli ho visto fare.
- Ahahahahah… bene, un titolo senza dubbio interessante! Sono sicuro venderesti milioni di copie! - continua a ridere.
- Sesshomaru! Piantala! -
- E su cugino, fatti anche tu una bella risata. La tua ragazza ha il senso dell’umorismo. Finalmente ti sei trovato una vera donna. Tienitela stretta! - mi consiglia, dandomi una pacca alla spalla, per poi congedarsi e ritornare nelle cucine ad aiutare Rin. Rimango sorpreso dalla sua reazione. È raro vederlo esprimersi così, e ancora più raro è vederlo ridere.
- Che bella impressione devo aver dato. Scusami… - dice mortificata.
- Di cosa ti scusi? -
- Gli sarò sembrata una persona ridicola. -
- Affatto! Se così fosse stato, non avrebbe riso così. E fidati se ti dico che Sesshomaru è uno che non ride mai. Gli sei simpatica. -
- Dici? -
- Dico. O non mi avrebbe consigliato di tenerti stretta, cosa che ho tutta l’intenzione di fare. -
La vedo arrossire e nascondere quasi la testa dietro al menù, e non posso far a meno di sorridere e dare ragione a mio cugino. Me la terrò molto, molto stretta, se lei lo vorrà.
 
- Stamattina ho parlato con il mio amico Miroku. Accetta l’uscita a quattro. - la informo mentre la riaccompagno a lavoro.
- Stasera chiedo a Sango e domani mattina ti chiamo per la risposta. Se non disturbo. -
- Non mi disturbi affatto, anzi, mi fa piacere sentirti. - ammetto, vedendola arrossire nuovamente.
Durante la strada del ritorno parliamo dei miei cugini. Sesshomaru ha conosciuto Rin circa dieci anni fa. Lei aveva un piccolo chiosco di okonomiyaki in cui lui si fermava sempre per pranzare. Una parola tirava l’altra e si sono innamorati. Dopo il matrimonio hanno deciso di aprire il ristorante, che grazie alle abilità di Rin e i finanziamenti di mio cugino, si è andato ingrandendo sempre di più.
- Grazie per il pranzo. Era tutto buonissimo. - mi ringrazia lei, appena arrivati davanti alla gioielleria.
- Possiamo andarci tutte le volte che vuoi. -
- Non mi dispiacerebbe in effetti, ma la prossima volta offro io. -
- Spero tu stia scherzando. - replico infastidito.
- Assolutamente no! Hai sempre offerto tu finora e non ho mai protestato. La prossima volta voglio pagare io, o mi sembra di approfittarne. -
- Se sono io che ti invito, perché dovresti pensare di approfittarne? -
- Perché anch’io lavoro, per fortuna. Sono indipendente e posso permettermi di farlo. - insiste convinta.
- Va bene, come vuoi. Domani quando esci da lavoro passo a prenderti e ci andiamo a prendere un gelato, che pagherai tu. Contenta? -
- InuYasha! Non prendermi in giro! Un gelato non costa nulla. Io intendevo una cena e non… -
- Vuoi forse fare a gara sulle spese? - la interrompo prima che dica altre sciocchezze - Se io spendo un tot, vuoi spenderlo anche tu? Suvvia Kagome, non per fartelo pesare, ma io guadagno milioni ogni anno rispetto a te. Non mi costa nulla una cena. Non farne una questione di orgoglio. Non siamo in una di quelle storielle romantiche, dove la donna si sente oltraggiata se un uomo le paga tutto. Tra l’altro non ti ho nemmeno portato in luoghi davvero costosi visto che ti creano disagio. Quindi lascia che il lavoro faticoso che faccio sia utile almeno a qualcosa, oltre che a lievitarmi il conto in banca. -
- In pratica, poiché il mio stipendio è una miseria, rispetto al tuo, dovrei approfittare di te? E’ questo che intendi? - domanda guardandomi seria.
Ahi, problemi in arrivo! Forse era meglio accontentarla e basta.
- Non ho usato esattamente queste parole, ma… sì. - ora s’incavola di sicuro.
- In effetti, non fa una piega. - risponde invece tranquilla, lasciandomi perplesso.
- Eh? Non… ti arrabbi? -
- Dovrei? -
- No, è che, pensavo di averti offesa. -
- Per niente. Hai ragione tu, non siamo in una di quelle patetiche storie in cui la protagonista s’impunta nel voler pagare per orgoglio, siamo nella vita reale, in cui il mio stipendio è un decimo del tuo. Non mi sento certo offesa per aver detto la verità. Solo mi spiace non poter ricambiare. – spiega dispiaciuta, lasciandomi davvero sorpreso per ciò che ha appena detto.
- Veramente, un modo per ricambiare c’è. -
- Quale? - chiede perplessa.
- Dammi un bacio, oggi, domani e nei giorni a venire. Tanto mi basta. -
La vedo guardarmi qualche istante spaesata, poi scoppia a ridere. Ho detto qualcosa di divertente?
- Ahahah beh, direi che la tua frase sembra uscita esattamente da una di quelle romanticherie nominate prima! Però ok, ci sto! - risponde ridendo ancora, coinvolgendo anche me dopo la sua spiegazione. Dopo una serie infinita di baci, ci salutiamo definitivamente.
 
La cena di lavoro, si rivela ancora più noiosa di quello che credessi, o forse sono io che avrei preferito trovarmi in un altro luogo in questo momento. Mi ero già abituato a passare le serate con Kagome. Se solo potessi, inventerei una scusa per defilarmi e lasciare tutto in mano ai miei assistenti, peccato che non possa proprio farlo. Ritorno a casa sfinito, all’una di notte. Odio avere a che fare con i tedeschi, ma la loro industria farmaceutica è la più importante al mondo; non posso sottrarmi da questi stupidi incontri con la BUYER*. Comunque temo che il signor Takeda avrà da ridire per aver rifiutato una collaborazione con loro, ma il mio dovere è salvaguardare gli interessi dell’azienda e il posto di trentun mila dipendenti. La BUYER ci creerebbe di sicuro problemi con i suoi pessimi precedenti, tentando perfino di inglobarci, come ha già fatto con le varie aziende. La Takeda Pharmaceutical* è e rimarrà giapponese, almeno finché il mio ex suocero si fiderà di me.

Il giorno dopo, Kagome m’informa che anche la sua amica Sango ha accettato l’uscita a quattro. Chissà se andranno d’accordo lei e Miroku. Fissiamo l’appuntamento per il sabato successivo, poiché questo fine settimana lavoro.
In questi giorni ho visto Kagome più che ho potuto. Sembra che non riesca più a fare a meno della sua presenza. Ci frequentiamo da poche settimane e mi sembra di aver cominciato a vivere davvero solo adesso. Kagome è una ragazza semplice, ma veramente unica. Ogni momento passato insieme è stato speciale e divertente. Aggiunge spesso qualcosa a quel suo libro immaginario. È incredibile, però, la sua capacità di mettersi in situazioni assurde, come sbattere contro le porte in vetro senza vederle, inciampare per colpa del tacco incastrato dentro le griglie dei tombini, ordinare una pietanza straniera scambiandola per un’altra, ingoiare il nocciolo di una ciliegia, tagliarsi con il foglio del menù, mettere lo zucchero al posto del sale nell’acqua per gli spaghetti… insomma, ne combina sempre una. Tutte le volte si scusa disperata e imbarazzata fino alla punta dei capelli, ed io non riesco a non ridere delle sue stramberie. Non ci si annoia mai in sua compagnia.

Il giorno dell’uscita a quattro arriva veloce. Abbiamo deciso di vederci in un locale con musica dal vivo. Il tipico luogo che piace frequentare a Miroku per rimorchiare. La cosa non mi entusiasma molto, infatti.
- Non vedo l’ora di conoscerla! Sono sicuro me la darà subito anche dentro i bagni del locale! – esclama convinto ed elettrizzato. Spero non mi faccia fare figuracce.
- InuYasha! – mi chiama Kagome, raggiungendomi al tavolo. Abbiamo deciso di darci appuntamento direttamente al locale.
- Ciao. – la saluto, dandole un bacio. La osservo e la trovo sexy anche se vestita con un semplice leggins nero e una maglia rosa, così come le ballerine.
- Wow! Avevi detto che era bella, ma non che fosse uno schianto! – strepita Miroku appena vede Sango, vestita invece con un abito succinto, simile a quello che aveva fatto indossare a Kagome.
- Grazie, anche tu non sei male. – replica lei, felice per il complimento.
- Bene, andate già d’accordo vedo. Comunque, Miroku, lei è Kagome. Kagome, lui è Miroku. – li presento.
- Piacere di conoscerti Miroku. –
- Il piacere è mio Kagome. Finalmente conosco la fantomatica ragazza che ha rubato il cuore del mio amico. Non lo vedevo così innamorato da… da mai! – ride lui, seguito da un mio sguardo truce.
Non le ho mai detto di essere innamorato, è una cosa che sa solamente Miroku, anche se credo sia palese ciò che provo per Kagome, ma voglio essere io a dirglielo, non certo altri!
- Mi fa piacere saperlo. – replica semplicemente lei, sorridendo e guardandomi. Credo dovrò anticipare i tempi e parlarle. Dannazione alla tua boccaccia Miroku! Dopo stasera non posso lasciare cadere così l’argomento.
- Allora, splendida Sango, che mi racconti di te? – le chiede Miroku, mentre ci sediamo.
- Nulla di che, lavoro in un negozio di arredo per la casa. Tu? –
- Sono uno dei legali della Takeda Pharmaceutical. –
- Quindi lavori insieme ad InuYasha. – interviene Kagome.
- Sì. Io e gli altri legali seguiamo le varie trattative dell’azienda. –
- Anche il tuo lavoro è di grande responsabilità, quindi. – afferma Sango, molto interessata. Chissà se al suo lavoro o a quanto guadagna. Bah, non sono problemi miei in fondo. Miroku non è stupido da quel punto di vista, donnaiolo sì, ma non imbecille.
Il mio interesse si sposta su Kagome, con la quale inizio a parlare, ignorando gli altri due seduti al nostro tavolo. A me interessa solo lei.
- Com’è andata oggi a lavoro? –
- Insomma. E’ venuto un cliente mai visto prima, dicendo che l’anello che aveva appena acquistato da noi aveva perso uno dei diamanti e pretendeva che lo riparassimo. Gli ho spiegato che senza ricevuta, che vale da garanzia, non potevamo far nulla, ma lui insisteva che avrebbe chiamato la polizia se non lo riparavamo, visto quanto gli era costato. –
- Idiota! Non lo avrà nemmeno acquistato al negozio degli Hayami quell’anello. –
- Infatti! Ed io ricordo il volto di tutti quelli che acquistano da noi, soprattutto perché impiegano ore a scegliere un anello, nemmeno dovessero trovare il nome per il proprio figlio. Fatto sta che non l’ho ma visto prima. E’ dovuto intervenire il signor Hayami per mandarlo via. – mi spiega infastidita.
- Di sicuro era un imbecille che voleva far riparare l’anello senza sborsare uno yen, convinto che sareste stati così stupidi da ripararglielo senza la ricevuta. –
- Già, lo penso anch’io. A te, invece? Com’è andata? –
- Stressante come sempre. Al momento abbiamo pressioni da parte di un’azienda tedesca per un farmaco. –
- Mi spiace. Dev'essere stancante. –
- Normale amministrazione, come si usa dire. –
Mentre ce ne stiamo per i fatti nostri a chiacchierare però…
- Come scusa? – sbraita Sango, attirando sia la nostra attenzione sia quella dei vicini seduti affianco a noi.
- Ho chiesto se vuoi andare a farlo nei bagni. – ripete Miroku in modo serafico.
- Si può sapere cosa ti fa credere che io voglia farlo in un lurido bagno puzzolente e pieno di batteri? Mi hai preso per una povera disperata per caso? – ribatte l’amica di Kagome, evidentemente offesa. Non so darle torto.
- No, però si vede che ti piaccio. Non fai che mangiarmi con gli occhi. Volevo solo appagare la tua fame, bellezza! – le spiega quell’idiota, ammiccandole, come se potesse essere anche solo vagamente sensuale.
- Credo tu abbia troppa stima di te! Sei un bel ragazzo, è vero, e ammetto che avrei anche terminato la serata con te in modo “piacevole”, ma non certo dentro il bagno di questo locale. Con la tua infelice uscita e il tuo ego smisurato, dubito perfino ti stringerei la mano per salutarti! Non sei un Dio sceso in Terra! –
- Vorresti dire che non mi trovi bello, scusa? –
- Di sicuro ne ho visti più belli di te! –
- Cazzate! Lo dici per ripicca. Nessuna donna saprebbe resistermi! – replica Miroku, stizzito.
- Io sì! – afferma Sango.
- Allora non hai gusto! Qualunque donna, presente in questo locale, cadrebbe ai miei piedi! Sei tu a essere una donna acida e frigida evidentemente! –
- Che cosa? Ma come ti permetti di darmi della frigida? Mai nessun uomo mi ha trovato tale! –
- Vorrei proprio vedere se è vero! Secondo me non sai nemmeno abbordarlo un uomo! Forse solo un povero e disperato vecchio, incapace di intendere e volere, ci cadrebbe! –
- Miroku, vedi di non esagerare! – intervengo io. La discussione sta prendendo una piega che non mi piace.
- Oh tranquillo InuYasha, lascialo parlare. Anzi, spiegami un po’ cos’è che pensi? Che non riuscirei ad abbordare un uomo bello e sexy? Vuoi scommettere? – replica Sango, guardandolo con aria di sfida.
- Questa non ci voleva. – sussurra Kagome, passandosi una mano sul viso.
- Scommettere dici? Ci sto! Vediamo se riesci a conquistare un uomo più bello di me e a portartelo a letto! Ma dubito ci riuscirai! – ribatte Miroku.
- Ho un’idea migliore: vediamo chi dei due riuscirà a conquistare per primo un partner per la serata, da portarsi a letto ovviamente! Il primo che ci riesce è migliore dell’altro! Ci stai? –
-Affare fatto! Ti straccerò Iceberg! – accetta lui.
- Ti batterò io, Cafone! –
Al concludersi del botta e risposta, si allontanano entrambi dal tavolo, lasciando me e Kagome basiti.
- Non è stata una buona idea farli conoscere, mi sa. – dice lei seguendo l’amica con lo sguardo.
- Già, direi proprio di no. – confermo, osservando Miroku provarci con una ragazza vicino al palco dei cantanti che si stanno esibendo.
- E ora noi che facciamo? –
- Ci divertiamo senza di loro, ovvio no? – le sorrido, porgendole la mano per portarla al centro della pista a ballare in mezzo agli altri.
Passiamo la serata a chiacchierare e ballare, finché Sango non si avvicina al nostro tavolo, presentandoci un certo Mark, un ragazzo biondo e dagli occhi verdi, in vacanza a Tokyo con degli amici.
- Quello scemo del tuo amico è scappato? – mi chiede lei, con aria vittoriosa.
- No. Sta ballando con una ragazza. – le indico la pista e lei lo nota quasi subito, sbuffando infastidita.
- Quella è mia cugina Julie. – dice il ragazzo, guardandola.
- Che coincidenza. – bisbiglia Kagome al mio orecchio. Sinceramente trovo la cosa comica e mi trattengo dal ridere con difficoltà. Entrambi i nostri amici hanno rimorchiato due tipi dello stesso gruppo, e cugini per giunta.
- Ehi gente! Lasciate che vi presenti Julie. – si f avanti Miroku, presentandoci la ragazza - Loro sono i miei amici e lui… è? – chiede Miroku, guardando Mark.
- Mio cugino. – ridacchia la ragazza, bionda anche lei.
- Che? E’ tuo cugino? – le domanda Miroku sorpreso, mentre vedo Sango fulminarlo con gli occhi.
- Sì. Siamo venuti in vacanza insieme ad altri amici. – spiega Julie. Adesso è Miroku quello che fulmina Sango con lo sguardo.
- 1-1 palla al centro! – ride Kagome, seguita da me. Non ha vinto o perso nessuno dei due idioti così.
- Per stavolta forse! Andiamo via Mark? La notte è ancora lunga! – afferma Sango, prendendo il ragazzo per un braccio e allontanandosi.
- Che ne dici di seguire il loro esempio, mia splendida Julie? Ho già in mente un bel posticino dove portarti. – le chiede Miroku, andando via all’annuire della ragazza. Io e Kagome rimaniamo nuovamente da soli.
- Secondo me sono fatti l’uno per l’altra! – se la ride lei, tra le lacrime.
- In effetti! – le do ragione, ridendo con lei.
- Peccato mi abbia lasciato a piedi. Eravamo venute con la sua auto. Mi puoi accompagnare tu? –
- Non devi neanche chiederlo. –
Dopo un’altra ora passata a divertirti, usciamo dal locale che è quasi mezzanotte.
- Sai che ho fame? Gli stuzzichini di quel locale erano in miniatura. – si lamenta lei, col viso imbronciato.
- Cosa ti andrebbe da mangiare? –
- Mmmh… non so. – dice, pensandoci su – Anche se una cosa, in effetti, mi andrebbe. –
- Cosa? – le chiedo, pronto a portarla ovunque.
- Un piatto dei tuoi spaghetti col sugo all’italiana che mi hai fatto mangiare a casa tua! – dichiara entusiasta.
- Come comanda Vostra Altezza! – scherzo, prendendola per mano e dirigendoci verso la mia auto.
 

                                                              ******************
 

Far conoscere Sango e Miroku forse non è stata una buona idea. Si sarebbero dati fuoco volentieri se avessero potuto. Eppure ero convinta  si sarebbero trovati bene insieme. Non sono per niente brava in queste cose, accidenti!
Arrivati a casa di InuYasha, vengo assalita da Midoriko, che inizia a fare le feste appena metto piede in casa.
- Midoriko, giù, non far cadere Kagome! – la riprende InuYasha, e lei, ubbidiente, si siede, guardando il padrone.
- E’ così coccolona con tutti? –
- Solo con chi le piace. Miroku, ad esempio, lo detesta. – mi spiega ridendo.
- In quanto femmina, anche Midoriko si sente offesa dal tuo amico. – scherzo, ripensando a quello che è successo al locale.
- Mi spiace per la tua amica. Miroku è un vero idiota. –
- Non preoccuparti, Sango non la manda certo a dire, come hai potuto notare tu stesso. –
- Ho notato sì. L’ha addirittura sfidato. –
- E’ fatta così. Certo, però, che il tuo amico ha strani gusti. Proporre di farlo nel bagno del locale… - mi sarei offesa anch’io.
- Te l’ho detto che è scemo. Ma basta parlare di loro. Abbiamo una cena da preparare. Ti andrebbe di darmi una mano? – chiede con quel sorriso sensuale, che ti farebbe venir voglia di far altro che preparare un sugo.
- Certo che ti aiuto. –
Meglio pensare al cibo che ad altro, forza Kagome!
- Bene, prendi l’aglio da quella ciotola per favore, taglialo a pezzetti e mettilo nel tegame che trovi dentro il forno. – mi spiega.
- Come mai lo tieni dentro il forno? – domando curiosa.
- Lo uso spesso, quasi tutti i giorni, e non ho voglia di rimetterlo sempre a posto, dentro la fila di tegami. Così lo tengo a portata di mano. – spiegazione più che logica.
Mentre il sugo cuoce, InuYasha mi da un bicchiere di vino bianco, che beviamo tranquillamente seduti fuori nel giardino del suo terrazzo. Lo guardo ancora con scetticismo. Un giardino sul terrazzo… mah.
- Senti… riguardo quello che aveva detto Miroku, quando vi siete presentati… - inizia in difficoltà, cercando le parole. Quasi mi strozzo col vino. Vuole davvero parlarne? Oh cielo! Pensavo che non ne avrebbe fatto parola! Ora sì che sono nervosa!
Quando il suo amico ha detto che non vedeva InuYasha così innamorato da tempo, mi è sembrato che il cuore esplodesse dalla felicità. Mi sono chiesta il perché, e l’unica risposta che mi sono data è che anch’io ne sono innamorata. Innamorata persa! Non passa un minuto senza che il suo pensiero occupi ogni anfratto della mia mente. E soprattutto, non sono mai stata così sdolcinatamente poetica! Cavolo, parlo come un libro stampato da quando conosco InuYasha! Ok basta Kagome! Datti una calmata, respira e smettila di farti i viaggi mentali! Stai divagando come tuo solito. Lui aspetta un tuo gesto per proseguire… su.
- Ehm… sì? – riesco solo a dire, troppo nervosa. Ecco, ora va meglio… idiota! Forse sta per dichiararsi e tu dici un semplice “ehm sì”?
- Vedi, le sue parole non erano dette a caso, per farti un complimento o altro. Mi conosce meglio della mia famiglia, siamo amici da anni, quindi sa esattamente cosa penso, anche se io non ne faccio parola. In queste settimane, anche se poche, mi sono molto affezionato a te. Mi piace stare in tua compagnia. Non avrei mai creduto che una cosa del genere potesse accadermi. Con la mia ex non è andata affatto così, quindi ammetto di essermi trovato un po’ spiazzato da questi sentimenti davvero improvvisi… - si interrompe, posando il bicchiere ancora pieno sul tavolo vicino a noi. Lo imito, posando il mio bicchiere, che prima svuoto del tutto per la tensione. Si gira a guardarmi ed io sto per mangiarmi le mani dall’ansia.
- Lo so che ci frequentiamo da poco, ma credo che il tempo non abbia molta importanza quando si sta bene insieme. – si ferma nuovamente, prendendomi per mano. E parla, accidenti! Non tirarla per le lunghe!
- E’ una cosa che ho sentito il primo giorno che ti ho visto in gioielleria. Mi hai colpito subito e… -
- Sono innamorata di te! – gli urlo quasi, ormai sull’orlo di una crisi isterica. Davvero non ce la facevo più ad aspettare che finisse!
Lo vedo osservarmi stupito, a bocca aperta. Oh cazzo! L’ho fatta grossa! L’ho fatta grossa!!! Aiutooo!
Che accidenti mi è passato per la testa? Come ho potuto interromperlo così? Che starà pensando adesso? Che figura!
- Io… cioè, ecco scusami… non volevo essere maleducata interrompendoti. Mi spiace! Porca miseria! Dove sono i colpi di scena presenti nei film che interrompono le scene imbarazzanti? Che ne so, il sugo che si brucia, il telefono che squilla, un aereo che sgancia un missile, i palazzi che crollano o una pallottola vagante, che magari potrebbe prendermi in pieno per la cazzata che ho appena fatto! Un qualcosa insomma ch… - mi zittisco improvvisamente, trovandomi le labbra di InuYasha incollate alle mie. Quando si è avvicinato? Ero così presa a sproloquiare con me stessa che nemmeno l’ho visto.
- Ti amo Kagome. – sussurra sulle mie labbra, quando si allontana. I miei occhi sono spalancati dallo stupore. Non mi ha mandato al diavolo nemmeno stavolta!
- Ti… ti amo anch’io… scusami. –
- Non scusarti, in effetti, stavo tergiversando parecchio. Ma non sapevo come la potessi prendere, per questo ci giravo intorno. Solo che… - si ferma, prendendomi il viso tra le mani.
- Solo che? – ripeto imbarazzata.
- Ogni tanto prendi fiato quando parli. Stavi per esplodere. – scherza, mostrandomi un bellissimo sorrido divertito, ma non di scherno.
- Scusami. E’ che quando sono nervosa, tendo a sparare cavolate. - sorrido a disagio. Ma quanto scema sono da uno a dieci? Venti!
- Beh, anch’io ero abbastanza nervoso. Suppongo sia normale. Direi di rientrare adesso, prima che il colpo di scena lo faccia veramente il sugo alla fine, bruciandosi per davvero. – scherza nuovamente, ma prendendomi in giro stavolta. Me lo merito, mannaggia!
 
- Caspita! Sono già le due e mezza? Il tempo è volato! – osservo, notando l’ora del lettore dvd. Dopo cena ci siamo stesi sul divano a guardare un film e il tempo è volato.
- In buona compagnia il tempo scorre in fretta. – sostiene, alzandosi insieme a me, che metto dentro al lavandino le ciotole sporche del gelato che abbiamo mangiato come dessert.
- E’ stata una bella serata. Un po’ movimentato l’inizio, ma l’epilogo direi che l’ha resa magnifica. – affermo guardandolo felice.
- Vuoi che ti accompagni a casa? – mi chiede, lasciandomi perplessa. Perché la sua frase mi suona come un “vuoi lasciarmi solo”? O sono io a vederla così? Anzi, a desiderare che sia così.
- Ecco, io… -
- Resta qui. – mi chiede, prendendomi per mano e guardandomi dritta negli occhi. I suoi mi stanno scrutando dentro, in cerca di una risposta a una domanda ben chiara, anche se non formulata. Io voglio restare? Decisamente sì!
Non rispondo a parole alla sua domanda, ma con un bacio pieno di passione, ricambiato con altrettanta intensità.
Lo desidero. Desidero fare l’amore con lui più di ogni altra cosa!
 

                                                                 *****************
 

- Resta qui. – mi decido a chiederle finalmente. È da quando ci siamo dichiarati che voglio chiederglielo, però mi sono tenuto a freno, non sapendo come comportarmi. Alla fine mi sono deciso. Al massimo mi dice no. In quel caso aspetterò che sia pronta.
La vedo osservarmi sorpresa, ma non risponde, si limita solo a baciarmi. Ecco la sua risposta!
Questo è il momento che aspettavo, quello in cui io e lei diventiamo “noi”. La sento rispondere al bacio con il mio stesso impeto. Lo desidera anche lei tanto quanto me.
Accarezzandola, la avvicino maggiormente a me, bacino contro bacino, per farle sentire il mio desiderio. Non si scosta, rimane qui, tra le mie braccia, gemendo sommessamente quando la mia mano si sposta su un suo seno, sfiorandolo da sopra la stoffa della maglia. Non indossa uno di quei reggiseni con le coppe, ma uno morbido, che mi lascia sentire anche attraverso gli strati di tessuto l’apprezzamento per le mie carezze. Sento la durezza dei suoi capezzoli eccitati sotto i polpastrelli e già immagino come sarebbe stringerli e leccarli. La voglio, la voglio solo per me!
Le sfilo la magliettina, lasciandola in reggiseno e baciandole il collo, per poi ritornare alle sue labbra, che non riesco a lasciare. Le mani scorrono sulla sua schiena, così come le sue, che s’infilano sotto la mia camicia per toccarmi. La prendo in braccio, portandola nella mia camera e adagiandola sul letto. Le nostre bocche sono ancora unite, non vogliono dividersi nemmeno col rischio di soffocare. Sento le sue gambe incrociarsi ai miei fianchi, spingendomi di più a sé. Gemiamo entrambi per il contatto dei nostri sessi, ancora costretti dagli abiti. Ci fermiamo un istante, guardandoci negli occhi. Loro parlano per noi, si stanno amando, così come i nostri cuori, seguiti dalle nostre bocche, che si uniscono nuovamente.
Infilo una mano sotto la sua schiena per sganciarle il reggiseno, ma lei ne approfitta per sollevarsi e ribaltare le posizioni. Steso sotto di lei, inizia a sbottonarmi la camicia. Lascia leggeri baci sul mio petto, man mano che lo scopre aprendo i bottoni. In breve tempo siamo nudi entrambi. Bacio ogni centimetro del suo corpo, godendo del suono dei suoi gemiti sommessi. La vedo osservarmi con occhi languidi quando mi avvicino anche alla sua femminilità, e ora sì che i suoi ansimi riempiono la stanza.
- InuYasha… - mi chiama, in un sospiro provocante e pieno di attesa, così ritorno ad appropriarmi della sua bocca. Voglio farla mia e prego di poterlo fare interamente, senza barriere.
- Prendi qualcosa o uso il preservativo? - chiedo, sperando nella prima opzione.
- Prendo la pillola. - risponde, facendomi quasi esultare, così senza aspettare oltre, scivolo in lei, beandomi della sensazione del suo calore attorno a me.
Ci amiamo a lungo, alternando coccole e momenti di dolcezza a quelli più passionali. Restare abbracciati anche dopo, però, è la sensazione più bella di tutte, perché è una cosa che non ho mai fatto con una donna. Kikyo era solita girarsi dal lato opposto ogni volta che finivamo di fare l’amore, perché odiava dormire scomoda. Davvero romantico. La cosa mi disturbava molto, così avevo rinunciato a toccarla già da molto prima del divorzio. Kagome invece, è totalmente avvinghiata al mio corpo, quasi temesse una mia fuga da questo letto, ma io non ho la minima intenzione di scappare adesso che l’ho trovata.
Non mi sembra neanche vero di averla qui tra le braccia. Come ha potuto, quel Koga, lasciarla per un’altra? Come ha potuto fare a meno di tutto questo? I suoi baci, le sue mani, i suoi sospiri, le sue labbra… come? Io ho appena compreso che ne morirei senza. Se lui è stato tanto idiota da perdersela, io non lo sarò altrettanto.
La osservo dormire beata, con la testa sul mio petto. Un lieve sorriso le contorna le labbra, rendendola ancora più bella di come l’ho vista stanotte, e capisco di non essere mai stato così felice come in questo momento. In un mese e mezzo, questa ragazza, mi è entrata dentro al cuore con la forza devastante di uno tsunami. Sarebbe magnifico se queste sensazioni durassero per sempre. Se il nostro amore durasse per sempre.
 
 
 


 
 



 
*L’okonomiyaki, chi non la conosce? ^_^ La cara Ukyo ne cucinava a quantità industriali a Ranma ^_^ così come erano sempre presenti in Kiss me Licia, comunque, è una specie di frittata a forma di pancake, al cui interno si può aggiungere di tutto e condire anche con tutto, infatti il termine significa okonomi= ciò che vuoi e yaki= alla griglia.
Lo avrete visto in qualunque anime o manga e viene cucinato direttamente al bancone del ristorante, munito di una apposita piastra chiamata teppan.
 
*La Buyer non esiste ^^, esiste invece la BAYER, un’azienda farmaceutica tedesca tra le più potenti al mondo.
 
*La Takeda Pharmaceutical Company Limited è la più grande azienda farmaceutica giapponese. 

 
 
“E’ un uccello? E’ un aereo? No è Superman!!!”  ah... ehm... no… è un aggiornamento, finalmente XD
Salve gente ^_^ Non ero morta, solo troppo stressata per scrivere, periodo non ancora passato T^T scusatemi. Non so dirvi quando sarà il prossimo aggiornamento, ma spero presto. Al momento, così per non perdere la mano, sto modificando le vecchie storie (che sono davvero penose in quanto errori T^T ma come le avete lette? Mi vergogno di me stessa  *striscia sotto terra per seppellirsi a causa delle boiate scritte*) , così da pubblicarle come storie normali nella sezione originali.
La fantasia e le idee non mi mancano, ma la concentrazione per scrivere sì -.- e non è per niente bello voler scrivere e non riuscirci. 
Ammetto di aver valutato l'idea di smettere di scrive. E' molto frustrante non riuscire a mettere due parole in croce, io, che scrivevo 10 pagine al giorno ed oggi è già un miracolo farne mezza in una settimana, T^T la cosa è avvilente T^T ma la testa proprio non mi accompagna. Forse lo stress, forse la salute che vacilla, forse il tempo, il sole, la pioggia, la neve XD insomma tutto mi deconcentra XD e per come la penso io, un capitolo che non mi soddisfa non lo pubblico, perchè se non piace a me come può piacere a voi? 
A parte gli errori (da spararsi), sono sempre stata soddisfatta di un mio capitolo pubblicato, perchè sapevo di averci messo tre cose basilari per me: mano, testa e cuore. Ma oggi vi dico che ho solo le mani da metterci e questo non mi piace. Questo capitolo l'ho partorito approfittando dei giorni "buoni" di testa e cuore, che spero continuino a rimanere. Sto scrivendo anche altre tre storie contemporaneamente (due nuove e il prossimo cap di Cuore in Guerra) e spero vada tutto bene per proseguire -.- in caso contrario sarò ritornata ad abissarmi nel mare del tormento della mia autocommiserazione -.-  SAPEVATELO!!! XD
Spero che questo capitolino vi sia comunque piaciuto ^_^ 
Baci Faby <3 <3 <3

P.S: un grazie enorme a chi mi sprona comunque a non mollare malgrado le mie continue lagne ^_^  quindi GRAZIE alle mie amiche più strette del Vanilla's World di Facebook, dove ho trovato davvero una famiglia, delle sorelle virtuali uniche e che mi sono sempre vicine <3 grazie di sopportare questa rompipalle XD vi voglio bene ragazze *^*  :* 
 

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Capitolo 6
*** Cap 7 ***


 
 
- Ciao Kagome. Dobbiamo parlare. –
- Signora Taisho… - rispondo sorpresa. Che ci fa lei qui?
- Potresti farmi entrare, invece di guardarmi come se avessi visto un fantasma? – chiede accigliata, mentre ancora indugio ad invitarla ad entrare. Che diamine è venuta a fare?
- Prego, entri. – la invito infine, non potendo sbatterle la porta in faccia, cosa che preferirei di gran lunga. – Cosa la porta qui? – di sicuro nulla di buono. Ci scommetto!
- Sono qui per parlare di mio figlio. – m’informa, accomodandosi sul divano, non prima di averlo controllato per bene, temendo forse di sporcare il suo tailleur firmato. Che stronza!
- Mi dica pure. Gradisce qualcosa da bere nel frattempo? – magari con aggiunta di arsenico! Tanto so che cosa è venuta a chiedermi.
- Un bicchiere d’acqua, grazie. – risponde, così vado in cucina, provando nel frattempo a mantenere la calma.
Ritorno nel salotto, trovandola intenta a chiudere la sua preziosa borsa di Louis Vuitton. Cercava forse le salviettine per pulirsi le mani? Da un tipo del genere c’è da aspettarselo.
- Ecco a lei. – le porgo il bicchiere, sedendomi di fronte alla mia sgradita ospite.
- Ti… ringrazio. – dice mezza schifata, osservando il bicchiere di plastica che le ho dato. Di certo, non apro lo scatolone dove ho riposto i bicchieri di cristallo, solo per lei! Lo poggia subito sul tavolino senza bere e mi guarda seria. - Ami mio figlio? – domanda.
- Sì, lo amo. – rispondo, senza esitazione.
- Sono sicura tu sia una ragazza molto intelligente, quindi capirai il perché della mia visita. –
- Lo posso immaginare. –
Mentre parliamo, vedo Midoriko raggiungerci e iniziare a ringhiare a “Mrs. Bon Ton”, che la guarda quasi terrorizzata, quando il cane inizia ad abbaiarle contro.
- Che ci fa qui questo cane? E stai un po’ zitta tu! Lo dicevo a mio figlio che non era una buona idea prendere un cucciolo dal canile che non fosse ammaestrato! – si lamenta, lasciandomi intuire il perché, un cane buono come Midoriko, abbia cambiato atteggiamento solamente vedendola.
- Vieni Midoriko, andiamo di là. – la prendo dal collare, tirandola via con un po’ di fatica, per allontanarla dall’arpia.  – Lo so che è insopportabile, ma credo che InuYasha si rattristerebbe se la azzannassimo alla giugulare. Sta’ qui per adesso. – le sussurro, accarezzandola e chiudendola dentro al bagno.
- Quella bestiaccia! Ogni volta che la vedo abbaia senza motivo! –
- A me sembra il cane più buono che esista. Evidentemente ha i suoi buoni motivi per abbaiare. -
- Senti Kagome, non userò mezzi termini: tu non sei adatta a lui! InuYasha fa parte dell’alta società adesso, e ha bisogno di avere al suo fianco una donna di classe, che sappia come ci si comporta in certe occasioni. Non ho nulla contro di te; magari sei anche una ragazza splendida, ma non sei adatta a mio figlio, quindi vorrei che ti allontanassi da lui, se lo ami davvero come dici. – sputa fuori la vipera che ho davanti, con una tale freddezza da fare invidia ad un iceberg.
Non sono poi molto sorpresa della sua richiesta. Me l’aspettavo prima o poi una sua visita.
- Credo questa sia una scelta che solo lui può fare, non certo lei. Se sono adatta o meno a suo figlio, può deciderlo solamente lui. Se è venuta qui, credendo di far leva sul mio amore per InuYasha, convincendomi che sarebbe un bene se lo lasciassi, si sbaglia di grosso. Sarò povera rispetto a lei, signora Izayoi, ma non sono una stupida. – replico con calma, cercando di trattenermi dal ficcarle due dita nelle orbite.
- Invece so qual è il bene migliore per lui, e fidati, non sei tu! Non solo non appartieni ad una buona famiglia, ma non hai neppure classe. Ma guardati! Indossi una maglietta tre volte più grande di te, dei pantaloni strappati e delle ciabatte da bambini! Per non parlare dei capelli in disordine e del viso struccato. Quando InuYasha tornerà da lavoro è così che ti troverà? Conciata come una stracciona? Queste cose vanno bene per i ragazzini, non per un uomo adulto e di prestigio come mio figlio! –
- Come si permette di venire in casa mia e offendermi in questo modo? Non mi sembra lei sia nata nel lusso! Ciò che ha, lo deve ai sacrifici di InuYasha, che ha mandato avanti la famiglia al posto suo, troppo concentrata a fare la povera vittima picchiata dal marito! Se fosse stato per lei, i suoi figli sarebbero cresciuti nella povertà! – sbotto arrabbiata, mandando al diavolo l’autocontrollo.
- Come osi ragazzina? Tu non sai niente di me e di ciò che ho passato! – ribatte offesa, alzandosi in piedi, cosa che faccio anche io.
- E lei che ne sa di me? Come può giudicarmi inadatta a suo figlio se non mi conosce nemmeno? Non sono i soldi a determinare l’amore per una persona. InuYasha mi ama così come sono, per il resto, le buone maniere che lei tanto decanta, posso sempre impararle e gli abiti acquistarli! L’amore per suo figlio non si acquista con i soldi, come vorrebbe fare lei. Detto questo, la pregherei di andarsene! – le intimo, dirigendomi alla porta e aprendola.
- Sei davvero una gran maleducata! Spero che mio figlio si renda conto dell’errore che sta commettendo! – replica arrogante, dirigendosi verso l’uscita.
- Io invece spero di non rivederla più per il resto della mia vita! – le urlo dietro, chiudendo la porta stizzita e sbattendola con forza, tanto da far tremare la parete.
Stramaledetta! Ma chi si crede di essere? Se non fosse per InuYasha non sarebbe niente! Altro che abiti firmati e posate da antipasto! Gliela faccio vedere io la forchetta dove gliela ficco la prossima volta che oserà umiliarmi come oggi! Mi ha chiamato stracciona, come si è permessa? Ok, non sarò il massimo dell’eleganza, ma sono a casa mia, intenta ad impacchettare le mie cose per il trasloco. Come accidenti avrei dovuto vestirmi? Tubino aderente e tacchi a spillo? Idiota! Avrei voglia di ucciderla!
Non capisco che accidenti ha in quella testa. Dovrebbe volere il meglio per il figlio, una donna che lo ami e lo rispetti, invece vuole solo una riccona di bell’aspetto. Se poi non ama suo figlio che importa! Brutta cretina!
Meglio che vada a fare una doccia, magari mi distende i nervi, perché in questo momento sarei in grado di spaccare tutto quello che mi capita sotto mano. Libero Midoriko, che salta sul divano ad annusarlo, sperando forse di trovarci ancora quella donna e ucciderla. Se solo si potesse…
Una quindicina di minuti dopo, esco dalla doccia un po’ più rilassata. E’ ora di pranzo e dovrei preparare qualcosa. Mentre guardo dentro il frigo, si avvicina Black con in bocca un foglietto stropicciato.
- Che hai in bocca? – gli chiedo cercando di prenderlo, ma lui scappa, saltando sul divano, dove noto altri foglietti. - Che cavolo hai combinato Black? - lo rimprovero avvicinandomi, e scoprendo che i foglietti altro non sono che soldi. E da dove accidenti vengono? Non faccio in tempo a chiedermelo, che noto subito un portamonete color cipria, marcato Louis Vuitton, fra i cuscini del divano. - Vuoi vedere che la strega ha perso il portafogli? E ora come glielo ridò? Di certo a casa sua non ci vado! – sbuffo, togliendo dalla bocca del gatto le banconote.
Potrei dirlo a InuYasha, ma lui è in riunione, non posso disturbarlo. Potrei dirlo a Mirei però! Così lo dice lei alla madre che il suo prezioso borsellino è qui. Compongo il suo numero e aspetto che risponda.
- “Kagome-chan! Ciao! Come va?” – risponde allegra come sempre, facendomi sorridere.
- Ciao Miri-chan, tutto bene! Ti disturbo? –
- “No tranquilla, sono in pausa pranzo. Ti serviva qualcosa?” –
- Come lo hai capito? –
- “Sono una sensitiva! Ahahaha!” – scherza, facendo ridere anche me. Se solo sua madre fosse come lei.
- Beh, volevo dirti di avvisare tua madre che ha perso il suo portafogli qui da me. Purtroppo Black ha mangiucchiato qualche banconota, ma sono ancora utilizzabili. – le spiego, pensando alla faccia schifata di sua madre quando saprà che sono stati sbavati da un gatto.
- “Mia madre è venuta da te? Per quale motivo?” – domanda, facendosi seria.
- Nulla di che, tranquilla. Abbiamo fatto due chiacchiere. – rispondo vaga. Non posso certo dirle che la madre è una vera stronza.
- “Kagome, non mentire, conosco mia madre. Che ti ha detto?” – insiste, intuendo che le ho mentito.
- E’ venuta a chiedermi di lasciare tuo fratello perché, secondo lei, non sono adatta a lui. – le spiego, e le racconto tutto a grandi linee, evitando gli insulti.
- “Quella testa dura! Quando capirà che InuYasha è adulto e sa prendere le sue scelte da solo? Lasciala perdere, e guai a te se lasci mio fratello, capito?” –
- Non ho la minima intenzione di farlo, Mirei! Amo davvero InuYasha, e non sarà di certo tua madre a dividerci. – la rassicuro.
- “Bene, ne sono felice. Anche perché penso che tu sia davvero perfetta per lui. Non lo vedevo così felice da tanto. Hai portato una ventata di gioia nella sua vita. E’ raro veder ridere mio fratello, ma in tua presenza non fa altro che sorridere come un ebete.” – ridacchia, seguita da me.
- Se ti sentisse credo, ti strangolerebbe. –
- “Nah! Mi ama troppo per farlo, ahahah!” –
Passiamo una decina di minuti a chiacchierare. Quando ci salutiamo, le ricordo nuovamente di dire alla madre del portafogli, che poi darò stasera a InuYasha quando tornerà.
E ora, ritorniamo a lavoro! Gli scatoloni non si riempiono da soli!
 



                                                                                *******************
 



Che giornata stressante! La riunione sembrava non voler finire più. Non vedo l’ora di tornare a casa.
Mentre mi appresto a prendere le mie cose per andare via, la segretaria mi chiama dall’interfono.
- Mi dica signorina Yuki. -
- Signor Taisho, l’ha cercata sua madre un paio di ore di fa. Ha lasciato detto di richiamarla al più presto. –
- D’accordo, la ringrazio Yuki. –
Appena termino la conversazione con la segretaria, chiamo mia madre. Cosa vorrà? Certo non dev’essere nulla di grave, o mi avrebbe chiamato al cellulare. Appena al secondo squillo, sono investito dalla sua voce strillante.
- “InuYasha! E’ terribile! Sono stata derubata! Vieni subito a casa!” –
- Come sarebbe che sei stata derubata? Dove? Ti hanno fatto del male? – domando preoccupato.
- “Non sono stata aggredita, ma non trovo più il portafogli, e dentro c’erano, oltre ai soldi, i documenti e le carte di credito!” – risponde allarmata. Tiro un sospiro di sollievo, sapendo che sta bene. I soldi vanno e vengono, mia madre no.
- Aspettami, arrivo subito. –
 
- Tesoro! Finalmente sei arrivato! – mi accoglie lei, in preda al panico.
- Sta’ tranquilla mamma. Non è successo niente. Ci basta andare a denunciarne lo smarrimento, e se lo troveranno te lo faranno riavere, almeno i documenti. – provo a tranquillizzarla.
- Ma avranno il mio indirizzo! E se venissero a cercarmi? –
- Per questo andremo a fare la denuncia alla polizia. E poi non credo verrà nessuno. –
- Io sono preoccupata però! Non so dove l’ho perso. Se lo trovasse qualche ladro? Spero di non averlo perso proprio dove temo. – dice pensierosa.
- E dove credi di averlo perso? –
- Nel quartiere di Roppongi*. Quando il taxi mi ha lasciato lì, avevo ancora il portafogli. – sembra riflettere.
- Che ci facevi in quel quartiere? – che tra l’altro è quello in cui vive Kagome.
- Beh… dovevo vedere una persona. – risponde vaga, facendomi venire un sospetto.
- Mamma, qualche giorno fa abbiamo parlato del fatto che mi fossi trasferito momentaneamente in quel quartiere, mentre aspettavo che casa mia fosse pronta per andarci a vivere con Kagome. Devo trovarla una coincidenza che ti trovassi proprio dove vive la mia fidanzata? –
- In effetti, no. Sono andata a trovarla. Oh no… aspetta! E se me lo avesse rubato lei? In fondo, non vive certo nel lusso… anzi… – sostiene maligna, lasciando me sorpreso dalla sua cattiveria.
- Smettila di avercela con lei! Adesso la reputi anche una ladra? Mi deludi tantissimo mamma! Non me l’aspettavo un simile comportamento da te! – l’aggredisco furioso. Perché deve per forza offenderla in questo modo?
- E se invece avessi ragione io? Andiamo figliolo, non ti ha mai sfiorato il pensiero che quella ragazza possa essere attratta solamente dal tuo denaro? Con te farebbe davvero un gran salto di qualità. –
- No! Non mi ha mai sfiorato questo pensiero ridicolo, e mi ferisce che tu lo pensi. Non solo per la poca stima che hai di Kagome, ma per quella che hai di tuo figlio. Credi che una donna mi trovi interessante solo per i miei soldi? –
- Non ho detto questo! Kikyo ti amava molto, e non aveva certo bisogno di soldi quando ti ha conosciuto, visto che lavori per suo padre! –
- Certo, come no! Per questo stava per prosciugarmi il conto in banca, quello che ti permette di vivere nell’agio e nella bella vita, o lo hai dimenticato? –
- Tua moglie era malata, poverina, e tu l’hai abbandonata. Dovevi starle accanto, non allontanarla. – replica, convinta delle sciocchezze che dice. La guardo allibito e stento a credere che sia la donna che mi ha cresciuto, sempre dolce e premurosa. Sembra essere un’altra donna!
- Mi hanno stancato i tuoi pregiudizi su Kagome, mamma! Te lo dico una volta per tutte: o la pianti di denigrarla e offenderla, oppure non mi vedrai più! E’ la donna che amo e con cui spero di formare una famiglia, quella che non sono mai riuscito ad avere. Se non vuoi farne parte, sta’ a te deciderlo! – l’avverto serio. Questa storia inizia a seccarmi! Anche se è mia madre, non le permetterò di rovinare il rapporto che c’è tra me e Kagome!
- Perché non capisci che mi preoccupo per te? Ho solo paura che quella ragazza possa prenderti in giro, fingendosi ciò che non è! Non leggi nei giornali di quelle donne che si fanno sposare per i soldi? Ho solo paura per te! Ma non sei un genitore, quindi non puoi capirlo! – ribatte, sperando ci caschi.
- Se anche fosse, non sono più un bambino. Non sono uno stupido! Se avessi anche solo pensato che Kagome fosse quel genere di persona, adesso non starei con lei! E se avessi provato a conoscerla anche tu, avresti capito che ragazza splendida sia. –
- D’accordo, va bene! Fai come vuoi! Non dirò più niente. Se è lei che hai scelto… ok, non vi ostacolerò più. Se sei così sicuro di quella ragazza, non posso che accettarla, a questo punto. – si arrende, forse in modo un po’ troppo repentino.
- Dici sul serio? – chiedo scettico.
- Voglio solo la tua felicità tesoro. Se sei davvero felice con quella ragazza, mi farò da parte, sperando sia quella giusta. –
- Spero le tue parole siano sincere mamma, perché non ti permetterò di metterti tra me e lei. – preciso, in modo da farle capire le mie posizioni.
- Va bene figliolo. Allora forse sarà meglio che mi riporti da lei, così potrò porgerle le mie scuse per oggi. Non sono stata molto gentile. – sostiene, lasciandomi ancora più dubbioso dal cambio di rotta che ha preso la discussione. Un attimo fa sembrava volerle dichiarare guerra, e adesso diventa accondiscendente?
Decido di non indagare oltre, o rischio di irritarmi ancora di più con lei. Ciò che m’interessa è che si scusi con Kagome. Arrivati a casa sua, apro la porta con le chiavi, trovandomi di fronte uno scenario che mi sconvolge.
 
 
                    

                                                             *****************              
 
 


- Black, dannazione! Ridammi quei soldi! Che diamine ti ha preso? Li trovi così buoni? – lo rimprovero, togliendogli nuovamente di bocca le banconote. Ha approfittato della mia distrazione per saltare sul tavolo e addentare il portafogli della strega, facendolo cadere a terra per giocarci. Non capisco se sia attratto dall’odore terrificante di profumo che emana**, o se sia solo un gatto scemo. – Hai fatto cadere perfino le monete, cavolo! Mi tocca doverle pure raccogliere! – sbraito, abbassandomi sotto il tavolo per prendere i soldi. Ci manca solo che a quella maledetta sparisca anche un solo yen, dandomi la colpa.
- Aaaaah! Ecco il mio portafogli! Hai visto figliolo? Avevo ragione! – sento urlare alle mie spalle. Presa alla sprovvista, sbatto la testa al tavolo nel tentativo di alzarmi. Ma che cavolo…
- Ahi… – borbotto, massaggiandomi la testa e mettendomi in piedi, trovando InuYasha e sua madre ad osservarmi. Il primo con un’espressione cadaverica, la seconda con un’aria di… soddisfazione? O mi sbaglio? E poi, che ci fa lei di nuovo qui?
- Kagome… che stai facendo? – mi chiede lui, guardando sconvolto i soldi ancora per terra.
- E’ stato Black, mi spiace. – mi scuso, mostrandogli le banconote mangiucchiate. Comunque non capisco perché abbia portato qui sua madre. Avevo detto a Mirei che avrei dato tutto a lui. Non c’era bisogno di portare anche lei.
- I miei soldi! Ma come ti sei permessa! Sono tutti strappati! – urla la strega, togliendomeli dalle mani.
- Mi dispiace davvero tanto, ma sembra che al gatto piaccia il loro odore. Lo avevo detto a Mirei. – così come le avevo detto di avvisare InuYasha di questo fatto, così i soldi rovinati li avrebbe presi lui, sostituendo quelli di sua madre. Porca miseriaccia! Già questa donna non mi sopporta, adesso sarà anche peggio.
- Che c’entra mia sorella? – domanda InuYasha, con espressione confusa.
- Come che c’entra? Non l’ha chiamata? – chiedo sorpresa alla megera.
- Che sfacciata che sei! Dovresti vergognarti! Non solo mi hai rubato il portafogli quando sono venuta, ma vuoi incolpare anche mia figlia adesso? Beh, sappi che non ci casco! Sei una ladra, come avevo immaginato! – inizia ad urlarmi contro, stupendomi non poco per le parole appena usate. Io… una ladra?  - Hai visto InuYasha? Avevo ragione io! Non dici niente tesoro? – prosegue, approfittando del mio momentaneo mutismo. Cosa mi sono persa di questa conversazione?
- Kagome, mi spieghi perché hai il portafogli di mia madre? – chiede, con un tono che non mi piace. Mi sta accusando di qualcosa?
- Non vedi che non riesce nemmeno a parlare? E come potrebbe spiegarti che l’ha rubato dalla mia borsa mentre ero distratta? E’ una vergogna! Potrei denunciarti per furto! Facevo bene a non fidarmi di te! L’istinto di una madre non fallisce mai. – continua a blaterare l’arpia, che non ascolto neanche più. La mia attenzione va tutta all’uomo che ho davanti e che mi sta guardando con sospetto, ed è a lui che rivolgo una domanda per me fondamentale.
- Tu credi che lo abbia rubato? – chiedo con il cuore in procinto di scoppiare. Non può davvero ritenermi colpevole!
- Io non… -
- Certo che sei stata tu! Di certo non è uscito da solo dalla mia borsa! – lo interrompe sua madre.
- Mamma, piantala e falla almeno parlare prima di accusarla.! – la zittisce lui, non rispondendo però alla mia domanda.
- Non ho niente da spiegare InuYasha. Voglio solo sapere se credi io sia una ladra. La risposta è semplice: Sì o no! – alzo la voce per la prima volta, iniziando a perdere le staffe. Punto il mio sguardo nel suo, aspettando la sua risposta che non tarda ad arrivare.
- No, non lo credo, ma è giusto tu ci spieghi cosa è successo. – dice brevemente, e non capisco se mi crede o no. Non c’era esitazione nella sua risposta, però, non mi convince ugualmente. Lo capisco dalla sua espressione, e questo, forse, è anche peggiore che essere additata come una ladra da questa pazza.
- Tua madre ha semplicemente perso il suo portamonete. L’ho trovato tra i cuscini del divano; deve esserle scivolato via. Quando l’ho trovato, ho chiamato tua sorella per avvisarla e far sapere a tua madre che lo aveva perso qui, così da non stare in pensiero, visto che è abbastanza pieno. Forse Mirei se n’è dimenticata. –
- Hai frugato al suo interno quindi, eh? Andiamo tesoro… non le crederai davvero? – chiede al figlio, fingendosi scandalizzata.
- Non ho affatto controllato quanti soldi avesse! Il gatto ha iniziato a giocarci. Non serve un genio per capire quanti ce ne fossero al suo interno, visto che si è aperto, come ha potuto vedere lei stessa! – mi difendo, stanca delle sue accuse infondate. Inizio perfino a pensare che lo abbia lasciato qui di proposito. Da questa donna c’è da aspettarsi di tutto.
- Questa è una scusa che ti sei inventata sul momento, poiché mio figlio ti ha scoperto. Magari è stato anche il gatto ad uscire il portafogli dalla mia borsa! Finiscila ragazzina! La tua è una scusa davvero patetica. Credo mio figlio abbia capito come stanno le cose adesso. Non è così InuYasha? – gli si rivolge contenta, e stavolta sono più che sicura che stia mostrando grande soddisfazione.
- Questo è troppo! Se ne vada da casa mia! Non le permetto di trattarmi così. Si prenda questo dannato coso rosa e sparisca da qui! Parli con sua figlia quando la vedrà. Io non ho più niente da dirle! – sbraito furente, tirandole addosso il suo ridicolo portamonete. –
- Come ti permetti? E tu non dici niente? Lasci che tratti tua madre così? – piagnucola, cercando un aiuto dal figlio, che invece sembra guardarla impassibile.
- Mamma, mi spieghi perché sei uscita con così tanti soldi? Solitamente usi le carte di credito. Non ti vedo toccare una banconota da anni. – le chiede pensieroso. Allora ho visto giusto. L’ha fatto di proposito! Maledetta!
- Eh? Ma… che c’entra adesso questo? E poi… beh… n-non è che non usi più il contante. – balbetta in difficoltà.
- Casualmente, hai deciso di usarlo oggi, per venire qua da Kagome. Mi dici che sei venuta a dirle? – le chiede, cambiando espressione. Sembra furioso, forse troppo.
- Le ho detto che… trovo affrettata la vostra scelta di andare a vivere insieme. Che sarebbe meglio aspettare un po’, non credi anche tu, tesoro? – mente spudoratamente, facendomi sogghignare ironica. Che bugiarda! Non ha nemmeno il coraggio di dire la verità.
- Kagome, ti ha detto questo? – domanda a me, mettendomi in seria difficoltà. Che dovrei rispondere? Dovrei metterli uno contro l’altra per una mia rivalsa?
- E’ come dice lei. – mento anch’io. Per quanto inizi ad odiare profondamente questa donna, non posso mettere InuYasha nella stessa condizione. E’ pur sempre sua madre.
La megera si volta a guardarmi sorpresa. Forse si aspettava fossi meschina quanto lei? Potrei benissimo essere anche peggiore di lei, ma non voglio mettere InuYasha nella posizione di dover scegliere o me o la madre. Mi basta me la tenga lontana. E lui deve averlo capito, da come mi guarda.
Sinceramente, ammetto che per oggi ne ho avuto abbastanza, quindi do le spalle ad entrambi e mi chiudo in camera. Sento il rumore della porta d’ingresso chiudersi e mi stendo a letto, dove mi raggiungono Black e Midoriko, intuendo forse l’odore delle lacrime che mi sfuggono per la rabbia. Midoriko si accoccola ai miei piedi, Black viene ad infilarsi tra le mie braccia. Almeno loro non mi giudicano.
Maledetta! Come ha potuto essere così meschina da accusarmi di furto? Com’è potuta arrivare ad ideare un piano tanto malvagio per liberarsi di me? Mi detesta al tal punto? E pensare che ho provato un’immensa pena per lei quando ho saputo ciò che aveva passato col marito. Dovrebbe essere una donna che guarda oltre le apparenze e un abito firmato. Capisco voglia il meglio per il figlio, ma perché io non potrei essere quel meglio? In fin dei conti, lei viveva nella miseria prima che InuYasha diventasse ricco. Lei non è migliore di me in nulla! Mi ha umiliato e offeso senza che io le avessi arrecato alcun torto. Non glielo perdonerò mai!
Per quanto riguarda InuYasha, l’ho visto insicuro. Non sono del tutto convinta che mi ritenesse innocente, o non avrebbe avuto quell’espressione dubbiosa quando è arrivato e mi ha trovato con i soldi in mano. Cosa avrà pensato realmente? Ha detto di non ritenermi una ladra, ma ne avrà avuto almeno il dubbio? In effetti, pensandoci con un po’ più di calma, non è tanto strano che il dubbio lo abbia avuto. Forse, al posto suo, anch’io lo avrei pensato. Però, anche se razionalmente lo comprendo, perché fa così male pensare che lui non ha avuto fiducia in me immediatamente? Perché non è come nelle favole o nei film, in cui l’innamorato crede ciecamente alle parole della persona amata? Forse… perché questa è la vita reale, e di storie brutte se ne sentono tante.
Mi stringo al cuscino, pensando a come comportarmi quando lui ritornerà. Devo arrabbiarmi? Devo urlare? Devo perdonarlo? Devo forse far finta di nulla? Non lo so. Davvero non so che fare. L’unica cosa che riesco a fare è chiudere gli occhi per il bruciore. Non so per quanto li tengo chiusi, ma quando li riapro, lui è al mio fianco, e mi guarda pensieroso.
 
 
 
 












 
*Secondo un articolo che ho letto, in Giappone vi sono dei quartieri non proprio sicuri, un po’ come ovunque nel mondo. Uno di questi quartieri è quello di Roppongi, un quartiere residenziale ma che vive praticamente di notte. Sicuro nel pomeriggio ma un po’ meno la sera, per la presenza di night club, per chi è in cerca di avventure sessuali, quindi la zona sembra essere gestita in maniera non proprio legale. Sembra anche che il governo degli Stati Uniti abbia emesso un avviso di viaggio per informare i propri connazionali di tenersi lontani dal quartiere Roppongi. Meglio prendere con le pinze ciò che si legge ovviamente, ma ho sfruttato la cosa per rendere Izayoi ancora più diffidente. Non so dirvi se sia affettivamente un quartiere pericoloso, ma in fondo, i pericoli sono ovunque.
 
** Che voi ci crediate o no, conoscevo una gatta che impazziva per alcuni profumi da donna e per degli spray per pulire i vetri di una marca particolare. Ogni volta che li sentiva, diventava strana e mordicchiava ciò che emanava quei profumi. Gatta strana ^^’
 
Ehm… da quanto non aggiorno? Boh, dubito perfino sia rimasto qualcuno a leggere questa storia, così come le altre ^^’
Che dire? Il fatto è che, sarò sincera, un po’ ho perso ispirazione con InuYasha, infatti sto scrivendo una nuova storia basata su un altro manga/anime che vi consiglio tantissimo, che è Skip Beat *^* awwww quanto lo amoooo *-* leggetelo e ditemi se è o no una meraviglia!!! L’anime poi, fa scompisciare dal ridere XD
In parole povere, vi sto dicendo che non so quando saranno i prossimi aggiornamenti di Inu ^^’ (ehm… chissà quanti vaffanpuffo mi sto beccando ^^’ avete ragione, ma non riesco a scrivere se non ho ispirazione, solo per pubblicare e magari deludervi con testi a cavolo T^T scusatemi per la mia poca (inesistente) professionalità da fanwriter T^T )
A rileggerci quando sarà ^^’’’’’’’
Baci baci Faby <3 <3 <3 <3 <3
P.S. Se vorrete leggermi nella sezione di Skip Beat, prossimamente, mica mi offendo eh U_U sappiatelo XD vabbè mi dileguo XD

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Capitolo 7
*** Cap 6 ***


 
Un buonissimo profumo di caffè, unito ad una strana sensazione sul viso, mi fa aprire gli occhi. So già cos’è. Lo fa ogni mattina.
- Buongiorno amore. – lo saluto sorridendo, ma tenendo gli occhi ancora chiusi.
- Buongiorno tesoro. – ricambia, continuando a baciarmi con le labbra all’aroma di caffè. Allungo le braccia per stringerlo a me e gustarne il sapore dalla sua bocca, ma non sento la consistenza della camicia sotto le dita, così apro gli occhi. Lo vedo con solo i pantaloni del pigiama addosso, ed è strano, visto che lo trovo sempre vestito per andare a lavoro.
- Che succede?- gli chiedo.
- Oggi non vado a lavoro. – mi spiega solamente, sollevandosi per passarmi la tazzina col caffè che mi porta tutte le mattine a letto.
- Stai male? – chiedo preoccupata, mettendomi seduta.
- Non potrei stare meglio. Ho solamente preso un giorno di vacanza per stare con te. Visto che oggi è il tuo giorno libero, ho pensato di approfittarne. – mi spiega, rimettendosi sdraiato accanto a me.
- Quindi ti avrò tutto il giorno per me? Davvero? –
- Se non hai altri impegni, sì. –
- Se anche li avessi, li rimanderei! – rispondo felice, abbracciandolo. Bevo il caffè prima che si freddi e poi lo guardo disteso accanto a me, con gli occhi chiusi. – Se non lavori, perché ti sei alzato a fare il caffè così presto? – gli chiedo, osservando l’ora che segna appena le otto e distendendomi nuovamente con lui.
- Abitudine. Sono sveglio già da un po’ e avevo bisogno del caffè. Volevo lasciarti dormire, però mi mancavi. – dice, stringendomi e baciandomi il collo. In breve tempo, i semplici baci si trasformano in qualcosa di più spinto. Le sue mani corrono su di me e dentro me, riaccendendo la voglia mai placa che ho di lui.
Sono passati due mesi da quando io ed InuYasha stiamo insieme, ed ogni giorno è stato più bello del precedente. Passiamo ogni notte insieme, tra casa sua e la mia. Solo che ho notato preferisce quando stiamo da lui. Chissà perché.
- Miaoooo! – stridula Black, entrato dalla porta dimenticata aperta e saltando sul letto, infilandosi tra di noi. Inizia a leccarmi la mano, così mi stacco da InuYasha.
- Che c’è BiDi? Hai fame? – gli chiedo, accarezzandogli la testa, e lui continua a miagolare.
- Macché! Gli ho appena riempito la ciotola! Possibile che ogni volta che siamo sul più bello, questo stupido gatto debba saltare sul letto? Vai di là a mangiare! – sbraita il mio ragazzo, prendendolo per la collottola e mettendolo fuori dalla camera, che ogni volta si premura di tenere ben chiusa.
- InuYasha, non trattarlo male. Sarà solo geloso. – lo difendo. In fondo mi sono affezionato a BiDi. Ultimamente è fatto anche molto coccolone.
- Non è solo geloso. Quel gatto mi odia! Ogni volta che provo a toccarlo mi strappa via mezza mano, o s’infila tra le mie gambe per farmi cadere, va a vomitare le sue stupide palle di pelo sulle mie scarpe, si fa le unghie sui miei pantaloni. Mi ha dichiarato guerra! –
- Che esagerato! I tuoi pantaloni non mi sembrano strappati, le tue mani hanno appena un graffietto, le palle di pelo le vomita ovunque e infine passa anche tra le mie di gambe. Comunque, ora che ci penso, devo farlo tosare. Il suo pelo sta riempendo casa. Sarà imparentato con un siberiano o un persiano? – mi chiedo, pensando alla lunghezza del suo pelo.
- Sinceramente poco m’importa con chi sia imparentato. Non deve scocciare quando stiamo insieme. – sostiene, sbuffando contro il mio collo, che riprende a baciare. Ci basta poco per riprendere da dove eravamo stati interrotti, concedendoci altri lunghi minuti di coccole, e non solo.
 
- Avevi dei programmi per oggi? – chiede accarezzandomi fra i capelli. Sa che mi rilassa, forse troppo.
- No. Pensavo di andare a fare un po’ di spesa, ma se continui così, mi riaddormento. – mugugno già mezza assonnata.
- Allora dormi. Chi ti vieta di farlo? –
- Non possiamo stare tutto il giorno a letto. Saranno le dieci passate. –
- Hai fame? –
- Un po’. –
- Allora vado a prepararti la colazione, sperando che quel gatto malefico non mi aggradisca alle spalle. – dice, alzandosi.
- A volte non capisco se sei serio oppure scherzi. –
- Quando si tratta di Black, sono sempre serio. Pensare che porta il soprannome che mi hai dato dopo che ci siamo conosciuti. Dovrebbe portarmi rispetto! –
- Perché ce l’hai tanto col mio gatto? E poi a dirla tutta, anche Midoriko sale sul tuo letto quando stiamo insieme, ma io non mi lamento di certo! – sbuffo contrariata dalla sua ostilità nei confronti di BiDi.
- Per forza! Lei viene a coccolarti, non a cacciarti via. –
- Senti un po’, non è che il tuo odio verso il mio gatto è nato dopo che ti ho confessato del soprannome che ti ho dato e che successivamente ho usato come nome per lui? – ipotizzo. Davvero non capisco perché non gli piaccia.
- Io non odio il tuo gatto, è esattamente il contrario. Ogni volta che lo avvicino mi graffia e inizia a soffiare minaccioso. Possibile tu non te ne accorga? –
Provo a pensare a tutte le volte in cui InuYasha si avvicina a lui e, in effetti, devo dargli ragione. Ma lui la fa decisamente troppo drammatica! E’ un gatto, santo ciel, non un rivale in amore.  E poi i gatti sono lunatici.
- Non posso farci nulla, mi spiace. Dovrete imparare a convivere. – rispondo rassegnata, alzandomi anche io.
- A proposito di convivere, volevo parlarti di una cosa. – dice, facendosi di colpo serio.
- Dimmi. –
- Inizia ad essere un po’ stressante fare avanti e indietro dalle nostre case. Alzarsi di corsa la mattina per andare a casa a cambiarsi e lavarsi, eccetera. Così pensavo, se sei d’accordo, di vivere nella stessa casa, in modo da stare sempre insieme. –
Mi ci vuole qualche secondo per comprendere che mi sta davvero chiedendo di… di…
- Vuoi che viviamo insieme? – chiedo davvero sorpresa. E’ l’ultima cosa che mi sarei aspettata da lui, dopo così breve tempo poi. Insomma, ci conosciamo da tre mesi, e da due stiamo insieme come vera coppia. Ma la convivenza proprio non me l’aspettavo.
- Non mi dispiacerebbe, però non voglio forzarti. Sentiti libera di rifiutare se non ti senti pronta, lo capisco. In fin dei conti abbiamo accelerato abbasta i tempi, quindi non te ne farei una colpa se… -
- Mi va invece! – lo interrompo entusiasta.
- Davvero? –
- Certo che sì! E poi, visto che stiamo tutti i giorni insieme, è un po’ come se già convivessimo. Quindi sì, ci sto! – e poi ogni lasciata è persa! Se rifiutassi, potrei davvero entrare nella storia come la più idiota del mondo. E non ci tengo proprio a scrivere davvero quel libro ridicolo!
- Ne sono davvero felice! Che ne dici di casa mia? E’ più grande della tua, ma se non ti andasse bene, potremmo cercarne subito un’altra. Non è un problema. –
- Cercare un’altra casa? Non ne vedo il motivo. La tua andrà benissimo. –
- Magari ti sarebbe piaciuto sceglierla in un altro quartiere o arredarla in base al tuo gusto. Non farti problemi a dirmelo. Lo sai che per i soldi non è un problema. –
- Casa tua mi piace. Riguardo all’arredarla, potrei sempre apportare qualche cambiamento se a te non dispiace. La mancanza del tocco femminile un po’ si avverte. –
- Puoi fare tutti i cambiamenti che vuoi. Mi basta stare con te! – afferma, abbracciandomi stretto a sé.
La felicità che provo in questo momento è tale, che nulla potrebbe scalfirla. Mi sembra di toccare il cielo con un dito! Non sono mai stata così felice con nessuno. InuYasha è unico!
- Ci sarebbe un’altra cosa che volevo chiederti già da un paio di giorni. – mi informa dopo un po’,  mentre stiamo facendo colazione.
- Cosa? – chiedo allegra. Ho già detto di essere felice?
- Voglio presentarti alla mia famiglia. Ti va di andare a cena da mia madre stasera? – domanda sorridente, mentre io, invece, inizio a vedere la mia felicità allontanarsi piano piano, facendomi ciao ciao con la manina e con in spalla il suo fagotto.
A cena da sua madre?
Mia suocera?
Mi farà a pezzetti!
Aiuto!
- A cena da… tua madre? – ripeto perplessa, e preoccupata, e agitata, e nervosa, e tutto quello che di negativo possa provare!
- Non ti va? – chiede deluso.
- Non è che non mi vada… ma… -
- Ma? –
- Ho paura! – confesso terrorizzata.
- Paura di cosa? –
- Di tua madre! Non le piacerò di sicuro perché combinerò qualche guaio come faccio sempre e questo farà sì che lei mi odierà non ritenendomi alla tua altezza e come mio solito farò una figura di merda! – piagnucolo disperata tutto d’un fiato, restando quasi senz’aria.
- Tesoro, tranquilla, respira. Non vedo perché dovresti combinare qualche guaio. E se anche fosse, non credo certo che mia madre ti odierà per questo. – tenta di rassicurarmi, ma io mi conosco. Pur non volendo, qualcosa combinerò.
- Mi detesterà… - sospiro già rassegnata all’idea di come andranno le cose.
- Invece le piacerai tantissimo! Ne sono sicuro. Fammi un bel sorriso e mangia. –
 
 

                                                                  ****************
 
 
- Non mi piace per niente! –
- Mamma! Che dici? –
- Dico che non mi piace! Non è il genere di donna che può affiancarti nella vita. –
- E per quale motivo? –
- Cielo InuYasha! Ma l’hai vista? Si è presentata alla cena con la tua famiglia con un paio di pantaloni e una camicetta! E’ una donna, non un uomo! E non sono neppure di grandi firme! Senza contare che non capisce la differenza tra una forchetta da pesce e una da antipasto! Non sa nemmeno cosa sia il galateo a tavola! Già la immagino a farti da accompagnatrice ad uno dei Gala annuali della Takeda. Te lo ripeto: quella ragazza non fa per te! – sentenzia mia madre, a nemmeno un’ora dall’inizio della cena.
Non mi aspettavo di certo un tale risvolto quando le ho proposto di conoscere la mia ragazza.
- Devo ricordarti che prima che ottenessi il lavoro di direttore amministrativo della Takeda Pharmaceutical, non avevamo nemmeno il cibo dentro il piatto? Figurati le forchette da pesce e da antipasto, o gli abiti firmati! – le ricordo irritato. Non mi piace giudichi qualcuno per il suo conto in banca, soprattutto se quel qualcuno è la donna che amo!
- E’ un colpo basso rinfacciarmi la mia impossibilità di sfamare te e tua sorella! – replica offesa, continuando a guardare negativamente nella direzione di Kagome, che parla con mia sorella Mirei nel soggiorno.
Ho approfittato della scusa di aiutare mia madre in cucina, per controllare le portate della cena preparate dalla sua governante Kaede, per chiederle cosa ne pensasse di Kagome, e questo è il risultato.
- Non ti sto rinfacciando nulla. Ti dico solo di non giudicare una persona dai suoi abiti, perché anche noi siamo andati in giro scalzi quando papà spendeva tutti i soldi nell’alcool. Kagome è una donna splendida, e il fatto che tu la giudichi da piccolezze del genere, mi ferisce molto. Ti ho parlato tanto di lei, confessandoti quanto la amo, e ora, sentirti dire che non fa per me, perché in base al tuo galateo mi farebbe sfigurare ad una cena di stupidi ricconi, mi fa capire quanto tu sia diventata superficiale! –
- Sono tua madre InuYasha! Non permetterti un simile tono con me! Non giudico quella ragazza per com’è, la giudico in base a ciò che sei tu adesso! Fai parte di un mondo diverso dal suo, dove apparire è sinonimo di garanzia! Hai un ruolo fondamentale in quell’azienda e non puoi certo sminuire il tuo prestigio con una ragazzina che non sa neppure che è cattiva educazione poggiare i gomiti al tavolo! –
- Non so che farmene di una bella statuina che sappia a menadito l’etichetta, e che poi nella vita di tutti i giorni non sia in grado di mostrarmi un gesto d’affetto! Oppure preferisci che anch’io, come te, sia sposato a qualcuno che non mi ami? – replico arrabbiato, iniziando a perdere le staffe.
- Certo che non voglio questo! Come puoi anche solo pensarlo? Per te voglio solo il meglio, per questo continuo a pensare che tu abbia fatto un grave errore a lasciare Kikyo. Lei era la donna perfetta per te, raffinata, ben educata, ricca, e ti amava. Non ho mai capito perché l’hai lasciata. –
- Forse perché a letto si girava dall’altra parte se volevo abbracciarla? Forse perché dilapidava tutti i miei soldi nello shopping? Forse perché stava diventando un corpo plastificato, a forza di imbottirsi di silicone? No mamma, decisamente non era lei la donna che fa per me! E non ho più intenzione di riprendere quest’argomento con te! Kikyo è un capitolo chiuso. Il mio futuro è Kagome, e ti conviene abituartici, perché abbiamo deciso di vivere insieme, quindi la vedrai spesso. Fattela piacere! – termino la conversazione, lasciandola da sola in cucina, mentre io ritorno da mia sorella e da Kagome, che mi guarda con espressione dispiaciuta.
- Di che parlano le mie donne? – chiedo loro, dando un bacio sulla fronte a Kagome, sperando non abbia sentito la lite con mia madre.
- Dei nostri attori preferiti. Piuttosto, tu e la mamma litigavate ancora per il dolce, non è così? – mi chiede Mirei, guardandomi in attesa di una risposta. Che diamine sta dicendo?
- Il dolce? – domando confuso, intuendo in seguito dalla sua occhiataccia il significato. - Ah sì! Il dolce! Lei insisteva nel prendere la torta con crema di lamponi, mentre io preferisco quella con la crema al limone. Mamma è testarda quando ci si mette. – le reggo il gioco, inventando una cavolata su due piedi. La lite si deve essere sentita davvero come temevo se Mirei ha inventato la storia del dolce.
- Eh già! Mamma è fissata che i lamponi stiano bene ovunque, mentre io e InuYasha sosteniamo che il limone dia un senso di leggerezza dopo una cena come quella di stasera. – prova a convincerla Mirei, rinforzando la mia bugia. Peccato che a smontare il tutto, si presenti mia madre con un semifreddo al cioccolato, decisamente lontano dalle torte al lampone o al limone di cui parlavamo.
Per il tutto il resto della serata ho avvertito una certa tensione. Gli unici a parlare eravamo io e Mirei. Mia madre e Kagome facevano scena muta, ognuna ignorando l’altra. Non era certo questo quello che speravo, dannazione!
- La ringrazio per la cena signora Taisho, era ottima. Buona serata. – la saluta Kagome, con voce atona.
- Mi ha fatto piacere conoscerti Kagome. Buona serata anche a te. – ricambia mia madre, con fredde frasi di circostanza.
- Ciao Ka-chan! Mi raccomando, non scordarti che sabato passo a prenderti per un caffè. – la abbraccia Mirei, con cui sembra andare d’accordo.
- Certo che non lo dimentico, ti chiamo per decidere l’orario. A presto Miri-chan. – ricambia Kagome.
Il viaggio di ritorno a casa sua si svolge nel silenzio. Non so esattamente cosa dirle e lei non sembra molto avvezza a prendere l’argomento.
- Mi dispiace. – le sento sussurrare appena, quando entriamo in casa.
- Di cosa? –
- Tua madre mi odia. E’ colpa mia. –
- Mia madre non ti odia. E comunque tu non hai colpe. –
- Mi odia eccome! L’ho sentita, anche se Mirei cercava di attutire la vostra lite parlandomi di altro. Non mi crede alla tua altezza, e non so darle torto. Sono un completo disastro! – afferma rattristandosi.
- Sinceramente, inizia a stancarmi parecchio questa tua autocommiserazione! E piantala! – esplodo esasperato anche da lei. La amo, ma questa sua insicurezza è eccessiva.
La vedo guardarmi ad occhi sgranati e quasi sul punto di piangere. Sono stato troppo aggressivo, temo.
- Vuoi lasciarmi? – chiede con un filo di voce.
- Non ho mai detto una cosa del genere. Perché dovrei lasciarti? – rispondo perplesso.
- Hai detto di essere stanco di me. – mi spiega, facendomi quasi scoppiare a ridere.
- Ma quanto sei stupida Kagome! - le dico, stringendola tra le braccia e dandole un bacio sulla fronte. – Ho detto che sono stanco della tua insicurezza, non di te. Non potrei mai stancarmi di te, ma devi avere più fiducia in te stessa. Non m’interessa il parere di mia madre. Io ti amo così come sei, e non voglio mai più sentirti dire che non sei adatta a me. Posso deciderlo solo io chi è adatto a me. Capito? – le spiego, sperando che capisca.
- Sicuro ti vado bene anche se sono così semplice? Anche se non conosco la differenza tra le forchette e non indosso abiti firmati? –
- Tu mi vai bene proprio perché sei semplice, te l’ho sempre detto mi pare. Non voglio bamboline senza cervello, da esporre come un trofeo. Per quanto riguarda l’etichetta da tenere ai ricevimenti e a tavola, puoi sempre impararli. Per gli abiti firmati posso comprarti tutti quelli che vuoi, ma stai bene anche nuda per me. Anzi, ti preferisco nuda in effetti… - soffio sulle sue labbra, su cui inizio a lasciare piccoli e leggeri baci, seguendone il contorno.
- Posso anche andare in giro nuda allora? – mi prende in giro lei.
- Ovviamente no. Solo in casa puoi. In caso contrario, dovrei segregarti in camera a vita. – la informo, mordicchiandole il collo.
- E’ una promessa? – risponde maliziosa, iniziando a strofinare il bacino sulla mia già evidente erezione.
- Veramente sarebbe una minaccia. – replico divertito, sbottonandole la camicetta.
- Mi piace come minaccia. – ammette sorridendo, togliendomi la giacca. Ci avviamo nella sua camera, spogliandoci strada facendo. Non mi curo nemmeno della presenza del gatto sul letto, che scende subito quando io e lei ci lasciamo cadere con poca grazia.
La tensione di prima sembra scivolare via del tutto mentre ci amiamo con passione, chiudendo fuori tutto il mondo. Non m’interessa se a mia madre non piace Kagome. Ho scelto lei, niente e nessuno mi farà cambiare idea.
 
 

                                                                              ************
 

- Sei un porco anche quando mangi! Solo tu potevi farti cadere il gelato sui pantaloni! –
- Senti chi parla! Il mio è stato un incidente. E tu che lecchi il tuo gelato come se fosse un caaaaaaaahiiii! Maledetta! Mi hai fatto male! –
- Così impari ad avere rispetto per una signora! –
- Non vedo nessuna signora qui! –
- Cafone troglodita! Non hai un minimo di educazione e di rispetto! Ti ricordo che c’è anche Kagome! –
- Che vuoi farci, la tua presenza è talmente ingombrante da non farmi vedere le vere signore che mi stanno intorno. –
- Presenza ingombrante? Vuoi forse insinuare che sono grassa? -
- Oh no, quello no, ma stronza rompicoglioni sì! –
- Forse mi hai confuso per tua sorella Miroku! –
- Ne avete ancora per molto? – li interrompe InuYasha, con fare annoiato, mentre io mi gusto la mia granita alla menta sfogliando un catalogo di arredi. Voglio dare una sistemata alla casa di InuYasha e renderla più femminile, prima di trasferirmici. Mi ha lasciato carta bianca e carta di credito piena (due carte che amo moltissimo!). Domani verrà a stare da me per un paio di giorni perché voglio cambiare colore alle pareti. Finito di sistemare casa sua ci andremo a vivere insieme. Non vedo l’ora!
Non abbiamo più parlato della cena disastrosa a casa di sua madre. Quando va a trovarla, mi chiede se voglio andare con lui, ma sinceramente non me la sento ancora. Voglio prima imparare almeno la disposizione di quelle stupide posate, dei bicchieri, e tutte quelle sciocchezze importanti per sua madre. Non cerco la sua approvazione, semplicemente non voglio darle la soddisfazione di dire un giorno al figlio “Te l’avevo detto!”. Non voglio fargli fare davvero brutte figure. Per cominciare ho iniziato a controllare i miei vocaboli poco signorili. E’ un inizio.
Ho passato un po’ di tempo con Mirei, che, al contrario della madre, mi è molto simpatica. Penso non faticheremo a diventare amiche.
- Non dipende da me! E’ sempre lei che comincia! – sostiene Miroku, distraendomi dalla mia rivista.
- Oh povero cucciolo! Che donna crudele che sono, eh? Ma fammi il piacere e cerca di fare l’uomo, non il bambino frignone! – ribatte Sango inviperita.
Ogni tanto io e InuYasha abbiamo la pessima idea di uscire insieme a loro, e il risultato è sempre lo stesso: liti e oggetti rotti (sempre sulla testa di Miroku).
Sono sempre più convinta questi due starebbero benissimo insieme. Li vedo simili in molte cose, ma fintanto che continueranno a battibeccare, non arriveranno da nessuna parte. Quella più dura da convincere è Sango, perché noto che Miroku è molto attratto da lei, non solo fisicamente. Quando un uomo le si avvicina, lui lo osserva gelido, quasi volesse ucciderlo.
Oggi siamo andati al cinema a vedere un film, e per tutta la sua durata, quei due non hanno fatto altro che criticare le stesse scene. Poi siamo passati a prendere un gelato e hanno scelto gli stessi gusti. Un’altra volta ancora siamo andati in un ristorante etnico e ad entrambi non sono piaciuti gli stessi piatti. Siamo stati ad una fiera, ed anche lì, si ritrovavano alle stesse bancarelle. Non è la prima volta che faccio caso a particolari simili. Loro neppure ci fanno caso, ma io li osservo molto, e sono convinta che insieme starebbero bene.
- Sei una strega! –
- E tu un idiota! –
- Befana! –
- Stronzo! –
- Ragazzi, perché non vi date un appuntamento, voi due da soli? – propongo d’un tratto, così si voltano tutti a guardarmi sconcertati. – Che ho detto? – chiedo confusa.
- Io e lui? – domanda Sango.
- Insieme? – aggiunge Miroku.
- Da soli? – prosegue nuovamente Sango.
- Lei e lui, insieme, da soli? – ripete InuYasha, ancora più sorpreso dei nostri amici.
- Perché non fate pace e provate ad andare d’accordo? – tento di convincerli.
- Vuoi vederlo morto per davvero? – mi chiede Sango.
- Se per una volta provassi a sopportarlo? –
- Non dipende da me! Io lo avrei sopportato se non fosse stato così maleducato da propormi di farlo in uno schifoso bagno, in nemmeno mezz’ora avermi conosciuto! -
- Oh santa pazienza! D’accordo scusami! Non sono stato per nulla delicato, lo ammetto, ma non puoi portarmi rancore in eterno per questo! Se non fossi stata tanto bella e seducente, non te lo avrei certo chiesto! – replica Miroku, che a quanto pare vuole fare pace con lei. Come immaginavo è interessato.
- Non è esattamente questo che hai detto quella sera, anzi, mi hai perfino chiamata frigida! – gli ricorda la mia amica.
- Era per offenderti, come tu stavi facendo con me! Non so come sei a letto, è ovvio che non possa sapere se sei frigida o meno. – spiega lui, alzando gli occhi al cielo. A volte Sango nelle cose non ci arriva, forse anche peggio di me.
- Mi hai comunque offeso molto. –
- Scusami ok? Senti, forse Kagome ha ragione. Perché non usciamo un giorno di questi a prenderci un caffè? Niente proposte di bagni e nulla, un caffè e basta. Ricominciamo tutto da capo, come se ci fossimo conosciuti oggi, ti va? – le propone lui, allungando una mano in sua direzione. Lei lo guarda indecisa qualche istante, finché non afferra la sua mano  e la stringe.
- Piacere, Sango. – gli sorride lei, accettando la cosa.
- Miroku, piacere mio. – la imita lui, sorridendo a sua volta.
Mi volto a guardare InuYasha che li osserva ammutolito, e, in effetti, non so dargli torto. Può essere stato davvero così facile? Ho solo fatto una proposta e loro l’hanno colta al volo. Mi sa che sotto sotto aspettavano il giusto pretesto per fare pace.
 
- Che tipi strani. – dice InuYasha, mentre torniamo a casa.
- Già. Sembrava non aspettassero altro. –
- Quando gli hai proposto di uscire, ho pensato fossi pazza. Credevo che Sango strozzasse te stavolta. – ride divertito.
- Io mi aspettavo mi tirasse in testa il suo gelato, invece è andato tutto bene. Speriamo di non dover più sopportare le loro liti. E a proposito di liti, perché non andiamo a prendere Midoriko e vediamo come reagisce davanti a Black, invece di aspettare domani? –
- Ok, vediamo quanto ci impiegano prima di azzuffarsi. –
- Perché sei convinto che litigheranno? -
- Il tuo gatto è un asociale. Midoriko invece è abituata a fare feste a tutti. Con probabilità tenterà di giocare col tuo gatto, che finirà per soffiarle contro, e lei è molto permalosa. –
- Stiamo parlando di loro come fossero due esseri umani. –
- Gli animali sono come gli esseri umani, come i bambini sicuramente. Si nota proprio che non hai mai avuto animali domestici. –
- Già, anche se adesso mi ritroverò ad averne addirittura due. Imparerò con loro. – scherzo, sperando non ci rendano la vita un inferno.
Passiamo a prendere Midoriko e la portiamo a casa mia. Appena apro la porta di casa, InuYasha afferra il cane per il collare, in modo da non farla andare subito da Black, che appena si accorge della nuova arrivata, scappa a nascondersi nella mia camera.
- C’era da aspettarselo. Magari quando era randagio, i cani lo inseguivano. – ipotizzo dispiaciuta per lui. Temo che la convivenza non sarà il massimo per il mio gatto.
- Vai a prenderlo. Dobbiamo fargli capire che Midoriko è tranquilla e non ha intenzioni di attaccarlo. –
- Ma ha paura. Non credo si farà prendere. –
- Provaci. Se non li “presentiamo” non andranno mai d’accordo. – insiste.
- Ok. – rispondo un po’ diffidente. Faccio comunque come mi ha chiesto e vado a prendere Black, che alla vista del cane tenta di fuggire di nuovo dalle mie braccia.
- Midoriko, seduta e buona. – le ordina InuYasha, e lei fa come chiesto, si siede e guarda Black. – Avvicinagli il gatto. – mi chiede, e provo a farlo, ma lui mi graffia la mano e tenta di scappare ancora una volta.
- Stupida palla di pelo con gli uncini! Vieni qua e stai buono! – lo agguanta InuYasha, tenendolo fermo per il collo e le zampe. – Guarda stupido fifone, non ti fa nulla! – gli mostra, avvicinandolo a Midoriko, che lo annusa scodinzolando, ma Black non sembra molto interessato a fare amicizia.
- Ne è spaventato. Temo di dover prendere in considerazione l’idea di darlo a Sango. Lui e Kirara vanno molto d’accordo. – sospiro un po’ dispiaciuta, osservandolo scappare nuovamente sotto il letto quando InuYasha lo lascia.
- Sei la sua padrona e non è giusto darlo via, per nessun motivo. E’ tuo e te lo tieni. Non è un pacco. – disapprova lui, andando a lavarsi le mani visto tutto il pelo bianco che gli è rimasto attaccato.
- Lo so benissimo. Ma che altro posso fare se ha paura di Midoriko? Non posso farlo vivere nascosto sotto il letto. –
- Lascialo abituare. Quando capirà che non ha nulla da temere le si avvicinerà, altrimenti pace, si ignoreranno pacificamente. –
- Se lo dici tu… - rispondo scettica, andando in camera a cambiarmi per preparare la cena.
 
Decidiamo di lasciare qui con noi il cane a partire da oggi, in modo che BiDi si abitui, lui però non si è fatto vedere per tutta la sera. Andiamo a dormire abbastanza presto perché domani InuYasha avrà una lunga riunione. Quando ci svegliamo, troviamo una stramba scena ai piedi del letto: Black che dorme sopra Midoriko, neanche si conoscessero da sempre.
- Ma guarda te! – li guardo stupita. Tante storie per niente.
- E tu che volevi addirittura darlo a Sango. Doveva solo prendere confidenza. Te l’avevo detto. –
- Già, avevi ragione. Meglio così, vivremo tutti sereni. – dico più sollevata, andando in cucina, seguita da InuYasha, mentre quei due dormono tranquilli.
La mattina passa noiosa a sigillare pacchi. Ho preso qualche giorno di ferie per preparare il trasloco. Ho già inscatolato i libri, alcuni soprammobili, quadri e altri oggetti che al momento non servono. Dovrei traferirmi fra circa tre giorni da InuYasha. Domani andrò a casa sua per controllare il lavoro degli imbianchini mentre lui è a lavoro.
Sto per impacchettare l’ultimo quadro, quando suona il campanello e vado ad aprire, restando sorpresa e un po’ preoccupata scoprendo chi è.
- Ciao Kagome. Dobbiamo parlare. –
 
 
 

 
 
 
 
E chi sarà mai andato a trovare Kagome? (sì lo so che mi state odiando in questo momento :3)
Ma quanto amore che lega InuYasha e Black, vero? :D Beh ve lo confesso… è stata una ripicca nei confronti di InuYasha che non ama tanto i gatti nelle mie storie. Vi ricordate il caro Chopin in Vivo per Lei? Il povero gatto era tanto affezionato a lui, tanto da dormirgli vicino e cercarlo in continuazione, ma lui lo allontanava sempre, lamentandosi che non lo sopportava. Ebbene, ecco che riceve lo stesso trattamento da Black *-* ben ti sta U_U (sono vendicativa, tiè)
E che ne pensate di mamma Izayoi? Che dolce eh? ^_^
Capitolo fiacchetto, da introduzione al prossimo (*-*) aspettatevi il peggio ^_^ (niente morti, ve lo dico prima che vi facciate le paturnie mentali XD)
Baci baci Faby <3 <3 <3 <3

Foto di come immagino il piccolo Black Diamond, alias BiDi  XD

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