Shinigami

di rocchi68
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** Cap 3 ***
Capitolo 4: *** Cap 4 ***
Capitolo 5: *** Cap 5 ***
Capitolo 6: *** Cap 6 ***
Capitolo 7: *** Cap 7 ***
Capitolo 8: *** Cap 8 ***
Capitolo 9: *** Cap 9 ***
Capitolo 10: *** Cap 10 ***
Capitolo 11: *** Cap 11 ***
Capitolo 12: *** Cap 12 ***
Capitolo 13: *** Cap 13 ***
Capitolo 14: *** Cap 14 ***
Capitolo 15: *** Cap 15 ***
Capitolo 16: *** Cap 16 ***
Capitolo 17: *** Cap 17 ***
Capitolo 18: *** Cap 18 ***
Capitolo 19: *** Cap 19 ***
Capitolo 20: *** Cap 20 ***
Capitolo 21: *** Cap 21 ***



Capitolo 1
*** Cap 1 ***


L'umano il cui nome verrà scritto su questo quaderno morirà
 
Questa è la prima regola del Death Note e questa è la storia di come un umano qualunque cadde nel mondo degli shinigami.
 
Chiunque utilizzi il Death Note non conoscerà né l’Inferno né il Paradiso, ma solo il nulla.
 
Queste erano le esatte parole che lo shinigami rivolgeva all’umano che raccoglieva dal suolo il suo quaderno per la prima volta.
 
Eppure qualcuno era finito in questo mondo.
Nessuno poteva farlo volutamente e appropriarsi di qualcosa di proprietà di uno shinigami era impossibile.
Tutto però cominciò in quel lontano giorno…
…un giorno che quasi nessuno ricorda.
Ma cosa sono i ricordi? Sono solo segni del nostro passaggio.
Si crede che le due entità superiori abbiano il dono della premonizione, ma è davvero così?
È un dono o una maledizione?
 
Prima o poi tutti gli esseri umani muoiono, senza alcuna eccezione.
 
Poche erano le regole, ma tante le possibilità di utilizzo.
Ma in questo mondo non esiste che uno shinigami parli con uno spirito scampato dai due regni.
I spiriti o anime defunte vengono deviate al regno celeste o al regno infernale a seconda delle azioni commesse in vita.
Se la bilancia pende verso il male qualcuno brucerà per l’eternità, ma se questa pende verso il bene ecco aprirsi le porte celesti.
E se la bilancia fosse in equilibrio?
 
La persona che avrà il Death Note sarà posseduta da un Dio della morte, il suo proprietario originale, fino alla sua morte o alla fine del quaderno.
 
Non è mai accaduto che tutto fosse in equilibrio.
Tutti hanno commesso qualcosa che può spingere da un lato o dall’altro le sorti del destino.
Eppure è accaduto sul serio.
 
Qualora la bilancia della giustizia sia perfettamente in equilibrio, l’anima della persona incontrerà lo shinigami, il quale deciderà cosa farne di lui.
 
Non era mai successo, ma quella regola esisteva apposta per essere rispettata.
Uno shinigami non era solo il custode del suo Death Note, ma era anche il giudice che decideva dove mandare un’anima indecisa.
Si poteva contare sulla loro neutralità, ma spesso gli stessi dei della morte si prendevano molto tempo per decidere.
Era uno spasso vedere gli uomini con i loro tormenti girare per le strade ed era altrettanto divertente vederli morire nei modi più disparati.
 
“Dottore il battito è sceso di nuovo.”
“Abbiamo bisogno di un’altra sacca.” Erano momenti frenetici, si trattava di salvare o di veder morire una vita.
“20 mg di morfina.”
“Preparate il defibrillatore.” Urlò il medico che stava facendo il possibile per protrarre la sofferenza di quell’individuo.
“200.”
Il cuore continuava a non andare, ma l’equipe non si voleva arrendere.
“Non c’è battito.”
“300.”
“Niente battito.”
Sullo schermo iniziava a delinearsi la solita linea retta che preannunciava la morte, ma il dottore convinto che ce la potesse fare, alzò nuovamente il livello.
“360.”
“Dottore…”
“Ce la può fare.”
“…è finita.” Disse semplicemente un’infermiera mentre chiudeva la macchina.
“Ora del decesso 22:41.”
 
La morte è come un viaggio nel quale non si conosce la destinazione, ma si sa solo che non esiste un ritorno.
La morte è la fine di tutto.
La fine di un viaggio.
La fine dei ricordi.
È la fine della fine.
Non esiste nulla oltre a questo.
Il Paradiso ti garantisce la pace ultraterrena, l’Inferno il tormento eterno.
Non esiste una via di mezzo.
O sei stato buono o sei stato cattivo.
Non esiste mezzo buono e mezzo cattivo.
Nelle condizioni non era prescritta una simile possibilità.
 
Eppure gli shinigami esistevano apposta.
Il mondo degli shinigami serviva appunto per le anime divise.
Non era mai stata una guerra per accaparrarsi il futuro delle anime.
Come dicevo: o si è buoni o si è cattivi.
I cattivi finivano giù nell’antro oscuro a fare compagnia ai poveri diavoli, mentre i buoni avrebbero cantato gioiosi insieme agli angeli.
E chi non voleva né Paradiso, né Inferno, che fine faceva?
Finiva sotto giudizio dello shinigami.
E ogni individuo aveva il suo shinigami.
Gli stessi dei della morte rifiutavano di essere custodi e accompagnatori di anime inutili.
Alla fine tutti decidevano di andare in Paradiso e loro erano lì ad annoiarsi come sempre.
 
Gli stessi shinigami da dove vengono?
Sono sempre esistiti? O sono nati dopo?
Lo shinigami è stato il primo essere a comparire nel mondo.
Troppo annoiato e stanco per svolgere le sue mansioni da Dio, creò due figure altrettanto potenti che potessero prendere il suo posto.
Io stesso potrei dirvi che uno shinigami ha una potenza superiore alle entità di Paradiso e Inferno, ma ha rinunciato ad essere l’unico per riposarsi un po’.
E ora è costretto a lavorare come traghettatore: un finale ingiusto per il Creatore.
“Dove sono?” Si chiese l’unica anima che aveva varcato il mondo degli shinigami e lo spettacolo che aveva davanti a se era davvero desolante.
Rocce e sabbia ovunque, alberi inesistenti e tutto volto verso una tonalità di grigio sempre più crescente.
Era inutile camminare, ma nulla gli vietava di continuare a muoversi.
Tanto ovunque sarebbe andato, il risultato sarebbe stato sempre lo stesso.
Era in un labirinto.
Il mondo degli shinigami era un labirinto noioso e senza interesse.
O almeno lo era per un’anima senza futuro.
 
“Bene, bene è ora di andare.” Disse lo shinigami che aveva in custodia l’anima tormentata che gli era stata inviata.
“Stai andando via Ryuk?”
“Sempre meglio di questo mortorio.” Due shinigami avevano ascoltato le poche parole che il dio diceva e tanto per ammazzare il tempo iniziarono a chiacchierare.
“È solo che un’anima ha bisogno del mio giudizio.”
“Sarà divertente.”
“Non è giusto però. A me capitano sempre le anime degli animali.” Gook era un vecchio amico di Ryuk e si lamentava di continuo per il trattamento a cui era costretto.
“A presto.”
 
Il ragazzo stanco di camminare stava riposando su una roccia aspettando qualcosa che potesse modificare quella routine fin troppo noiosa per i suoi gusti.
Si divertiva a passare il tempo, lanciando i teschi in un burrone e gli piaceva credere che appartenessero alle persone che lui odiava.
“Vedo che ti piace.” Il giovane sentendo quella voce cadde dal masso e per poco non cadeva lui stesso dal dirupo.
“Perché ti spaventi tanto? Piacere io sono Ryuk, il tuo shinigami.”
“Ryuk? Shinigami?”
“Non sai chi sono io?”
“Non te l’avrei chiesto se lo sapessi.” Alla creatura non piacevano quei comportamenti, ma preferì sorvolare, solo per quella volta.
“Devo cominciare dall’inizio.”
“Chi sei e cosa ci faccio qui? E chi sono io?” Il mostro si era seduto nella sua tipica posa e stava aspettando che il ragazzo facesse lo stesso.
“Io sono Ryuk, proprietario del Death Note e tuo shinigami custode. Tu sei un’anima venuta qui perché le due entità non sanno di quale regno sei degno.”
“Parli dell’Inferno e del Paradiso?”
“Io servo come giudice e in base alle regole che io stesso ho scritto, al termine del prossimo mese, ti saprò dire quale regno ti accoglierà.”
“Ma…”
“Vuoi chiedermi se puoi tornare in vita?” Chiese lo shinigami facendo uso del dono della preveggenza.
“Sì. Uno shinigami dovrebbe essere in grado di fare qualcosa.”
“Nei miei poteri è possibile contro invertire l’ordine, ma per fare ciò il tempo si accorcia.”
“Spiegati meglio.”
“Per tornare in vita devi trovare una persona che senza di te vive peggio.”
“Vuoi forse dirmi che…” Utilizzò di nuovo il suo potere ed interruppe il ragazzo senza preoccuparsi troppo di risultare scortese.
“È come la storia del se non fossi mai nato. Se trovi anche solo una persona che vive peggio dopo la tua morte allora puoi tornare in vita, purché…”
“Purché?” Chiese, vedendo che lo shinigami non continuava con le sue spiegazioni.
“Questo te lo spiegherò più avanti. Sappi solamente però che questa è un arma a doppio taglio.”
“Ma non è semplice come me lo hai spiegato?” Voleva saperne di più di quella storia, ma non voleva nemmeno farsi nemico il suo custode.
“Qualora nessuno sentisse la tua mancanza, ti resterebbe solo l’Inferno. Ma se qualcuno sta peggio, allora la questione cambia. Te lo spiegherò nell’eventualità che questo accada.”
“Quante volte è successo che qualcuno da qui torni in vita o sparisca con il Diavolo?” Chiese il ragazzo fissando lo shinigami con paura.
“Tu sei il primo a farmi visita dopo oltre otto millenni di storia.”
“E prima?”
“Mai nessuno è tornato in vita e per noi shinigami questo è solo uno spasso insignificante. A noi non importa se tu sei destinato all’Inferno o al Paradiso, ci preme solo divertirci alle tue spalle.”
“E se volessi diventare uno shinigami?” Chiese il giovane cogliendo di sorpresa il dio stesso.
“Non si può. Gli shinigami sono unici e nessuno può diventarlo senza la volontà delle tre grandi entità superiori.”
I due restarono per qualche momento in silenzio, ma poi il giovane, troppo curioso per quella sua nuova pseudo esistenza, fece un’altra domanda alla creatura.
“E la memoria?”
“Ti tornerà non appena saremo tra gli umani. Sarai invisibile per tutto il tempo e attraversando i portali che incontreremo, giungeremo al momento della tua morte per vedere come i tuoi conoscenti hanno appreso la notizia della tua dipartita. Poi faremo un piccolo strappo nel futuro e vedremo come procede la loro vita senza di te.
Iniziamo questo viaggio?” Ryuk quindi porse la mano al ragazzo e insieme camminarono verso la loro prima destinazione.
 





Angolo autore:
Il prossimo capitolo non so ancora quando uscirà, ma tanto non mi aspetto chissà cosa.
Succederà come nelle altre storie, dove nessuno mi fa sapere cosa ne pensa.
Alla prossima (forse).

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Capitolo 2
*** Cap 2 ***


“Ehi Ryuk.”
“Dimmi.” Disse mentre scendevano i gradini che conducevano al portale della Terra.
“Perché mi hai scelto?” Il ragazzo non aveva ascoltato con attenzione lo shinigami e si era perso un passaggio fondamentale dei discorsi precedenti.
“Non ti ho scelto io. Pensavi che ti avessi selezionato perché eri più furbo degli altri? Non darti arie.
Il caso ha voluto così e questo vale anche per quando il primo uomo prende il Death Note. Non sono io a sceglierlo, ma è il destino il responsabile.”
“Death Note? Di cosa si tratta?” Chiese scendendo con attenzione per evitare di cadere sui gradini resi scivolosi dall’umidità.
“Il Death Note è un quaderno che permette di uccidere le persone. Basta scrivere il nome dell’individuo che vuoi che muoia con la sua immagine impressa nella mente e in pochi secondi tutto accadrà. Ovviamente ci sono delle regole e il tempo può essere protratto in base alle esigenze e si può decidere ogni metodo convenzionale per farlo fuori.
Anche un pezzetto di carta strappato dal quaderno mantiene le proprietà originali, ma ci sono dei limiti a tutto ciò.
Un terreste non può scrivere il nome di uno shinigami, ma uno shinigami può farlo con un terrestre.”
“Quindi gli shinigami, se ho capito bene, non possono morire.”
“Non esattamente.”
“Ma voi siete immortali.”
“Ti sbagli.” Lo shinigami si rendeva conto che si stava mettendo troppo in luce e fornire così tante informazioni ad un’anima non era da lui.
Eppure era proprio il fatto di essere stato tanto tempo da solo che lo spingeva a rispondere alle curiosità di quel ragazzo.
“Uno shinigami può morire?”
“Lo shinigami può allungare la sua vita uccidendo una persona, ma qualora decidesse di salvarla allungando senza volerlo la vita dell’umano, allora sì che lo shinigami può morire. Il Death Note è stato utilizzato proprio per rendere più divertente il periodo nel mio mondo, ma scrivere nomi a distanza sapendo che i terrestri non possono unirsi a questo mondo è troppo noioso.”
“E cosa fai di solito con questo quaderno?”
“Lo lascio cadere nel mondo terrestre e poi seguo il primo possessore che utilizzerà il Death Note. La scia di morte che porta, spesso termina in pochi mesi e l’uomo tende ad impazzire e a restituire il quaderno al proprietario, non prima di avergli resettato la memoria.”
“Quindi voi siete invisibili.”
“Visibili per quelli che toccano il quaderno, ma totalmente inesistenti per tutti gli altri. Il quaderno però non è un giocattolo e non è una cosa che ti riguarda.” Il mostro e il ragazzo erano arrivati in prossimità del primo portale e dopo aver mosso una leva, questo si era riattivato.
Era da alcuni anni che nessuno lo sfruttava e dopo così tanto tempo sembrava in buone condizioni.
“Sai per caso come sono morto?” Chiese mentre mancavano ancora pochi passi per varcare il portale.
“Non conosco i dettagli, ma tornando sulla Terra, i ricordi dovrebbero ricomporsi.”
“Non sai nemmeno a cosa andrei incontro se qualcuno stesse peggio senza di me?”
“Questo lo so, ma non posso dirtelo ugualmente.”
“Ma da che parte stai?” La domanda del ragazzo era legittima, ma lo shinigami con una scrollata di spalle gli fece capire che non gli importava poi molto delle sue paranoie.
“Io sono neutrale e faccio tutto questo solo per divertirmi. Tu sai cosa succede ad un corpo una volta che muore?” Chiese il dio, mentre si preparava ad attraversare il portale che aveva sistemato.
“Sì.”
“Ne sei proprio sicuro?”
“No.” Ryuk conosceva la risposta anche a quella domanda, mentre il ragazzo non sapeva nulla di quello che succedeva al corpo senza l’anima.
“Avrai sentito dire che un corpo morto viene seppellito e ricordato dai cari fino a quando anche questi non cessano di esistere. Il tuo corpo, come quello degli altri, si decompone e scompare nella terra stessa.”
“Quindi ci raccontano delle menzogne.”
“Tutti raccontano bugie su bugie, ma è proprio questo a rendervi divertenti. Osservare come morite, vedere come ve la prendiate tra voi e notare quanto le guerre siano spassose sono elementi molto più succosi che usare il quaderno. I tormenti, il sangue e le lacrime aggiungono ulteriore sapore a questi elementi e il quaderno spesso diventa solo un contorno per i nostri e i vostri scopi.”
“Lo sapevo Ryuk. Questa è una verità che conosco, ma che fa male.” Lo stesso shinigami si ritrovò sorpreso per quelle parole e sgranò gli occhi.
“Andiamo. Il tempo a tua disposizione si accorcia sempre più.”
“Pensavo trovassi divertente vedere un uomo che lotta contro il tempo per tentare inutilmente di tornare in vita.”
“Infatti lo è. È solo che ad un certo punto dovrai rinunciare alle persone che vuoi vedere perché so che hai una lista di conoscenti che vorresti osservare. Perdendo tempo non sentirai mai quanto odio loro provino per te e così facendo io non potrò gustarmi la scena di vederti a terra, mentre piangi come un bambino poco prima di finire all’Inferno.”
“Ma se sapevano che ero così, perché mi hanno da te?”
“Perché si annoiavano. Tu sei l’esempio perfetto di crudeltà che farebbe paura anche al Re dell’Inferno e hanno pensato che fosse l’unico modo per calmarti un po’.
Senza memoria però sei manipolabile e questo rende tutto meno divertente.”
“Andiamo.”
“Hai fretta?” Chiese, mentre osservava il terrestre affannarsi per attraversare inutilmente il portale.
Senza di lui, non ce l’avrebbe mai fatta.
“Sono stanco di questa storia. Voglio avere delle risposte e le voglio subito. È inutile che perda tempo prezioso quando potrei tornare a vivere o potrei andare all’Inferno.”
“Siamo molto simili.”
“Come mai non funziona?” Chiese, mentre veniva respinto di nuovo da una sorta di onda bluastra.
“Funziona solo se umano e shinigami lo attraversano insieme, ma prima di andare devo chiederti una cosa.”
“Da quando in qua uno shinigami mi chiede il permesso prima di farmi una domanda? Avanti Ryuk cosa vuoi sapere.”
“Cosa ti aspetti di trovare laggiù?” Chiese mentre si sporgeva per osservare i terrestri camminare come delle stupide formiche.
“Risposte. Risposte del mio passato, risposte della mia amnesia e risposte dei ricordi.”
“In questo caso potresti voler conoscere quanto manca da vivere ai tuoi conoscenti prima che vengano a farti compagnia all’Inferno.”
“Non credi che riesca a tornare in vita?” Il giovane lo osservava con aria di sfida.
“Dipende da quante persone vuoi vedere.”
“Giusto un paio.”
“Ti piacerebbe ricevere gli occhi dello shinigami?” Ryuk mostrò il suo ghigno più perfido, facendo trasalire il ragazzo che aveva affianco.
“E cosa sarebbero?”
“Sono gli occhi di noi dei. Permettono all’umano che lo richiede di sapere il nome e la data di morte di un individuo, ma solo se quest’ultimo non possiede un Death Note. Funziona con tutte le persone, ma con gli shinigami questo potere non ha effetto e qualora qualcuno rinunci al quaderno anche il potere degli occhi svanisce.” Il giovane aveva ascoltato con interesse quella storia, ma se aveva imparato qualcosa in quelle poche ore in compagnia di Ryuk è che gli shinigami non fanno mai nulla per caso.
“E la fregatura dove sarebbe?”
“Fregatura? Perché credi che ci sia una fregatura?” Ryuk non era molto sorpreso da quella domanda e cercò di riprendere il possesso del dialogo a suo modo.
“Un umano che prende qualcosa di un dio senza che quest’ultimo non ponga qualche regola, non ti sembra poco realistico? Ci deve essere qualcosa sotto e tu sei un maestro in inganni e trappole.” Sperava che adulandolo gli rivelasse la verità, ma lo avrebbe fatto comunque: questo era scritto nelle regole del Death Note.
“Chi desidera tale potere deve sapere che la sua durata vitale si dimezza. Ti faccio un esempio: se ti restano 40 anni di vita, accettando gli occhi, te ne resterebbero solo 20. Qualora restituissi il quaderno, il patto stipulato con gli occhi resta, ma tu non puoi usare i suoi poteri. In poche parole i 20 anni di vita ti restano addosso.”
“Ho capito: una bella fregatura.”
“Vuoi sapere perché ti ho chiesto se vuoi gli occhi dello shinigami?” Chiese Ryuk, mentre il ragazzo cercava un’altra volta di passare il portale.
“Perché è divertente?” Lo stesso shinigami sentendo la risposta iniziò a ridacchiare non aspettandosi di trovare un ragazzo così spassoso.
“Se non fossi destinato a scegliere, ti terrei come animaletto da compagnia.”
“Se lo dici tu. Comunque non mi hai ancora risposto.”
“Un’anima con i nostri occhi non saprebbe che farsene…” E si interruppe sul più bello, innervosendo un po’ il suo ospite che prese ad osservarlo con intensità.
“Ma è proprio questo che vi rende divertenti. Se tu tornassi in vita e avessi accettato gli occhi dello shinigami, la durata della tua vita sarebbe dimezzata due volte. Se invece finissi all’Inferno avendo accettato tale dono, tu diverresti il sovrano del regno del tormento eterno.
Pensaci non è un brutto affare.”
“Rifiuto.” Disse senza nemmeno pensarci troppo.
“Perché? Credevo che voi umani avreste fatto di tutto per un po’ di potere.”
“Se trovassi una persona che tiene a me e se quindi riuscissi a tornare in vita, cosa me ne farei dei pochi anni che mi restano? Tanto varrebbe che io accettassi subito di finire all’Inferno.
Del resto non posso accettare i tuoi occhi perché non è detto che finisca in mezzo alle anime tormentate e magari pensando di finire all’Inferno, mi ritrovo vivo e con pochi anni. Non sarebbe una mossa un po’ troppo avventata?” Chiese, mentre lo shinigami apriva le sue ali e prendeva una mano del ragazzo.
“Io sono neutrale. Ti ho dato questa possibilità perché sono obbligato a informare chiunque passi per questo mondo. Qualora un giorno dovessi usare il Death Note sappi che questa regola è una delle basi del quaderno, ma dato che non ti interessa non ti farò più tale richiesta.” Ryuk saltò quindi nel portale, portando con se il giovane ospite che non vedeva l’ora di rivedere la luce del sole.
 
In mezzo a tutto il buio del mondo degli shinigami era stanco di dover camminare, stando attento a non urtare qualcosa.
Era bello tornare nel mondo dei vivi, anche se per poco tempo, ma essere invisibili era parecchio noioso. Nessuno che ti vede e nessuno che ti parla, rendevano quel viaggio monotono.
“Sono in astinenza.” Disse ad un certo punto Ryuk, mentre passeggiava con il ragazzo accanto ad una bancarella dell’ortofrutta.
“Un dio in astinenza?”
“Non fissarmi con quello sguardo da superiore. Tutti hanno qualcosa che li rende deboli e quelle sono la mia fissazione.”  Disse, mostrando qualcosa al giovane che non poté far altro che alzare gli occhi al cielo.
“E non puoi rubarle? Tu sei uno shinigami: puoi fare tutto.” Sembrava una cosa talmente ovvia che anche un bambino ci sarebbe potuto arrivare.
“Quando uno shinigami è nella forma invisibile non può fare nulla.”
“Mi dispiace per te, ma sarai costretto a lasciarle lì.”
“Io non credo proprio.” Lo shinigami portò il giovane in un vicolo oscuro situato a poca distanza e gli mostrò parte dei suoi poteri.
“Cosa pensi di fare?” Chiese il ragazzo percependo un pericolo che non esisteva.
“Contravvenendo alle regole dei due regni posso renderti visibile per qualche minuto. Tutto quello che devi fare è indossare questo medaglione.”
“E la fregatura?”
“Nessuna: considerala un’azione buona che fai per uno shinigami.”
“E i soldi? Come puoi vedere un’anima non ha tasche per le monete.” Il ragazzo, avendo riacquistato da poco parte della sua memoria, sapeva cosa succedeva nel caso in cui non avesse pagato.
“Tieni.” Lo shinigami toccò quindi un sasso che si trasformò in moneta sonante e invitò il ragazzo ad andare verso il negozio.
“Quanto dura questo effetto e cosa devo comprare?”
“L’effetto dura solo 10 minuti e devi comprare qualche mela rossa.”
Il giovane seguendo le indicazioni fornitegli da Ryuk si avvicinò al negozio, comprò le mele e tornò dal suo custode.
“Ecco tieni.” Il ragazzo restituì quindi il resto, il medaglione e consegnò le mele nelle mani dello shinigami.
“Buona.” Disse semplicemente, mentre ne divorava una.
“Ma un dio non dovrebbe non aver bisogno di mele o cibo?”
“Per me, le mele sono... come dire... sono un po' come gli alcolici o le sigarette per voi umani. Se resto troppo tempo senza mangiarle, vado in crisi d'astinenza.”
“E quali sono i sintomi?” Chiese, mentre il dio parava giù un ulteriore boccone.
“Molto buone, sono così…succose.”
“E senza mele quali sintomi manifesti?” Chiese di nuovo, cercando di mantenere la calma.
“Beh, mi contorco tutto... mi viene da fare la verticale...” Interrotto da una risata del ragazzo, il mostro tornò a mangiare le sue leccornie.
“Spero di non doverti mai vedere in quello stato.”
“Vero?” Chiese, mentre uscivano dal vicolo e si avviavano verso la loro prima destinazione.
 
“Sai per caso dove siamo diretti?” Chiese il giovane, mentre Ryuk continuava a volargli sopra la testa.
“Un posto che ti piacerà molto.” Con quelle parole ambigue, lo shinigami portò il ragazzo su di una irta collina e si mise a riposare all’ombra di un vecchio albero.
 
 
 
 
 
Angolo autore:
Per prima cosa ringrazio coloro che hanno letto e recensito la storia (LeggiStorie95 e
eyes_in_the_fire) e spero che questo capitolo vi piaccia.
Lo so…sono in tremendo ritardo.
Prima che mi spariate contro volevo dirvi che non è colpa mia.
È solo colpa di Ryuk che continua a disturbarmi.
Ryuk: Posso scrivere il tuo nome sul mio Death Note.
Io: Fai pure, dannato shinigami.
Spero di sopravvivere anche a questa scocciatura e spero di trovare il tempo anche per la seconda opera (2184) a cui sto lavorando.
Ryuk: Rischiamo seriamente di finire nel 2184 con la tua lentezza.
Io: Ma questo significa…che resterai con me per molto tempo.
Ryuk probabilmente fuggirà lontano, ma tanto meglio.
Vi saluto, vi auguro una buona settimana e a risentirci.
Alla prossima.
 

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Capitolo 3
*** Cap 3 ***


Erano arrivati da pochi minuti nella proprietà di un vecchio burbero armato di fucile che stava lavorando sul motore di un trattore scassato.
Sembrava uno come tanti: rude di fuori, ma buono dentro.
Peccato che quel signore non aveva più nulla di buono da molti anni e anzi si dimostrava un gelido eremita che scacciava gli intrusi dalla sua proprietà a suon di fucilate.
“Perché lui?” Chiese il giovane, mentre si distendeva all’ombra.
“Non lo riconosci?”
“Quello è mio padre.” Disse senza mostrare alcun sentimento.
“I primi individui che decideranno il tuo futuro sono i tuoi genitori e tuo fratello. Avviciniamoci.” I due dopo qualche minuto di riposo si alzarono ed entrarono in casa e assistettero alla scena successiva alla telefonata della morte del figlio.
 
“Buonasera.” Una voce calda e melodiosa aveva catturato l’attenzione del fratello del ragazzo che semplicemente chiese chi fosse a quell’ora.
“Chi è lei?” Chiese di nuovo la donna all’altro capo.
“Sono il fratello della persona che stava cercando.”
“Mi dispiace informarla che suo fratello è deceduto qualche ore fa in seguito ad un incidente.”
“La ringrazio e arrivederci.” Il fratello riagganciò, ma non sembrava per nulla triste di quella storia.
Infatti corse fuori, nonostante facesse ancora un po’ freddo e chiamò a gran voce i suoi vecchi.
I due giunsero dopo qualche istante: la madre veniva dalle stalle dove stava provvedendo a dar da mangiare agli animali e il padre si era affrettato a coprire un mucchio di terra su cui stava piantando qualcosa.
“Quello stupido di mio fratello è morto in un incidente.” Queste fuorono le uniche parole che uscirono dalla sua bocca, poco prima che lui stesso prendesse lo scooter e scendesse in paese per uscire con la fidanzata.
I genitori recepirono quel messaggio come se si trattasse di una di quelle pubblicità inutili di servizi telefonici e tornarono alle loro occupazioni senza versare nemmeno una lacrima.
Il ragazzo e Ryuk erano rimasti per tutto il tempo in disparte, ma per il giovane quello fu un enorme shock.
Sapeva di non essere il figlio modello che tutti invidiano, ma considerarlo alla pari di uno zero gli sembrava troppo.
Non era triste.
Non era soddisfatto.
Si sentiva spezzato a metà.
Non provava né gioia, né infelicità, ma quella visione gli aveva aperto gli occhi.
Se nemmeno i suoi genitori gli volevano bene questo poteva significare solo una cosa.
Sarebbe stato difficile evitare l’Inferno.
Se lo avesse saputo non avrebbe rinunciato agli occhi dello shinigami, ma ormai era tardi.
“Scommetto che gli occhi adesso ti farebbero comodo.” Disse semplicemente Ryuk che fissava la scena con il suo tipico ghigno.
“Sapevo di non essere amato dai miei genitori, ma essere odiato fino a questo punto? Non lo avrei mai creduto se non me lo avessi mostrato.”
“Ti avevo avvertito che spesso ciò che si crede non corrisponde alla realtà.”
“Andiamo?” Chiese il ragazzo, mentre si allontanava avvilito da quella fattoria che per tanti anni l’aveva protetto.
“Hai fretta?” Ryuk si divertiva molto a vedere lo sconforto in quegli occhi e volteggiando sopra la testa del giovane credeva di farlo stare ancora peggio.
“Che ci sto a fare qui? Se il presente è così pietoso, come dovrebbe essere il futuro? Non può che essere ancora più doloroso.”
“Perché lo credi?” Lo shinigami sapeva cosa sarebbe successo alla famiglia del suo ospite in futuro e non voleva perdere l’occasione per farlo stare anche peggio.
“Perché nessuno ha speso una sola parola dolce nei miei confronti.”
“Credi di esserti comportato bene in questi anni per ridurli così?” Ryuk a questo punto aprì una sorta di finestra sul passato che mostrava tutte le malefatte del ragazzo quando viveva ancora in quella fattoria.
Aveva quasi ucciso suo padre con un colpo di fucile, aveva quasi bruciato l’intera proprietà, aveva fatto morire una dozzina di galline per uno stupido scherzo e non la smetteva mai di bullizzare il fratellino più giovane.
Quel ragazzo non aveva bisogno di trovare una persona che lo cambiasse, aveva assoluta necessità di un’esorcista.
E un giorno tagliava i capelli al fratellino.
Quello dopo gli rovinava i compiti per dispetto.
Quello dopo ancora lo faceva andare a letto senza cena.
Non c’era nessun ricordo felice in quella casa che lo riguardasse.
I suoi genitori stavano bene solo quando lui non c’era e avevano appreso la sua volontà di far fortuna in televisione come una manna venuta dal cielo.
Speravano che con un po’ di fortuna si sarebbero sbarazzati di quel demonio che aveva reso la casa più inquieta.
“Non ricordavo di essermi comportato così. Ryuk ti prego vediamo il loro futuro.” Lo stesso shinigami era sorpreso da quell’improvviso cambiamento, ma fece come gli era stato richiesto.
I due attraversarono un portale rosso che secondo il dio, li avrebbe condotti in un futuro senza la sua esistenza.
 
Dapprima si vedevano figure vuote e senza contorno per poi delinearsi un po’ e mostrare la fattoria in condizioni migliori.
Prima di andarsene, il giovane aveva osservato per un’ultima volta la sua vecchia casa e aveva memorizzato ogni più piccolo dettaglio della sua dimora.
Quando riaprì gli occhi si trovò davanti a un qualcosa di maestoso.
La fattoria era stata completamente demolita e sulle macerie della vecchia struttura ecco qualcosa di nuovo.
La nuova casa era stata ricostruita utilizzando solo i materiali migliori e si dimostrava molto solida da fuori.
“Quanti anni sono passati?” Chiese il giovane, mentre si osservava intorno.
“Credo 10 anni.”
“Quanto tempo è passato, e questa?” Chiese indicando la struttura che aveva dinnanzi a se.
“Tuo fratello ha fatto le cose in grande.”
“Cosa è successo Ryuk?” Chiese osservando lo shinigami con un po’ di timore.
“Tuo fratello senza te a rompergli le scatole è riuscito ad aprire una delle più grandi multinazionali degli ultimi 5 anni. Ha avuto molto successo e ha potuto permettersi di ricostruire la fattoria per i suoi cari genitori. Tu con le tue minacce lo avresti sempre reso un perdente e la catapecchia sarebbe rimasta tale.
La tua morte è stata una benedizione per questa sciagurata famiglia.”
“Non è possibile.” Dubitava anche di quello che era sotto i suoi occhi e solo uno stupido avrebbe trovato il coraggio di dire che uno shinigami mentiva.
“Avvicinati e te ne renderai conto. Cosa stanno festeggiando secondo te?” Ryuk lasciò quindi il suo posto al ragazzo che poté osservare dalla finestra lo spettacolo.
I suoi genitori erano notevolmente invecchiati, ma ora potevano gustarsi il frutto del loro lavoro e mantenevano la fattoria seguendo anche i consigli del figlio.
Avevano almeno due dipendenti che si occupavano di ogni cosa e a loro restava da fare solo il minimo essenziale per non annoiarsi.
Lei curava il giardino e lui si divertiva a scendere in paese con un vecchio furgoncino scassato a giocare a carte con gli amici al bar di Felix.
Ogni tanto il suo vecchio metteva mano al motore dei vecchi attrezzi e si divertiva a raccogliere i frutti dai suoi alberi.
Avrebbero avuto ancora molti anni da passare insieme e le poche foto che tappezzavano la casa con l’immagine del figlio più grande, erano state buttate o nascoste in una scatola della soffitta.
In quella casa nessuno fece più il suo nome ed era come se non fosse mai esistito.
Non aveva lasciato traccia del suo passaggio.
Perfino la corteccia dell’albero che era stata intagliata dal suo coltellino era sparita.
L’albero stesso era stato abbattuto e incenerito.
Ogni sua traccia era stata bruciata.
 
Oltre ai suoi genitori, la tavolata comprendeva ovviamente il fratello che in quanto direttore poteva liberarsi quando voleva dall’ufficio.
Accanto a lui una bellissima donna, la sua prima fidanzatina, secondo quello che riusciva a ricordare.
L’unica cosa che non aveva rovinato.
Il rapporto con la cognata non era mai stato logoro.
Si conoscevano, si salutavano, ma ognuno andava per la sua strada.
Eppure il fatto di aver causato tanti problemi al marito, la spingevano ad odiare il cognato defunto.
Vicino a loro sedevano due bambini.
I bambini più dolci e teneri di questo mondo, si ritrovò a pensare il giovane.
Osservavano i genitori con occhi pieni di meraviglia e ascoltavano i racconti dei nonni con interesse.
I due piccoli si divertivano molto nella fattoria e il nonno non poteva essere più che felice di averli con se.
Era diventato un buon uomo, altro che il periodo vissuto con il primo figlio.
“Buon compleanno.” Si ritrovò ad urlare la sorellina al fratellino.
“Grazie Nella.” Faceva fatica a dire il suo nome completo, ma alla sorella andava bene anche questo pur di vederlo felice.
Erano molto legati tra loro e dove andava uno, ecco che l’altro lo seguiva come un’ombra.
Erano due birbanti.
“Hai visto?” Chiese Ryuk, mentre osservava la scena con finto interesse.
“Sono felice.”
“Questo non ti farà vincere comunque la sfida.”
“Non m’importa. Dopo quello che ho visto mi va bene anche l’Inferno, purché i miei genitori e mio fratello siano felici.”
“Contento tu.”
“Non credevo avrei mai provato questa sensazione. Non basteranno le scuse accorate che voglio rivolgere loro, vero?” Chiese il ragazzo guardando Ryuk che continuava a sfoggiare il suo solito ghigno.
“Accorate? Proprio tu? Tu non ce l’hai un cuore ed è questo che mi piace di te.”
“Tu non sai cosa porto nel cuore.” Riprese sfidando come uno stupido lo shinigami.
“Invece lo so…la tua anima è nera quanto la mia.”
“Ti sbagli e te lo dimostrerò.”
“Non dirmi che il tuo cuore batte intensamente per questi…umani.”
“Infatti è così.” Rispose con rabbia il ragazzo.
“Se sei felice di sprecare queste emozioni per loro, non è affare che mi riguarda.” Disse ridendo sarcasticamente lo shinigami, mentre le immagini della festa si facevano sempre più divertenti.
I due fratellini mangiavano la torta e subito dopo aver ricevuto i regali, il primogenito si divertiva a giocare con la sorella.
“Forse perché non ci ho mai pensato.”
“Ci stai pensando ora che è troppo tardi.”
“Credo che se nemmeno la mia famiglia riusciva a volermi bene, nessuno mai sarebbe stato in grado di sopportarmi. E come se non bastasse devo trovare una persona che senza di me starebbe peggio.”
“Il tour non è ancora finito.” Il ragazzo non sapeva se le parole dello shinigami fossero per schernirlo o per rincuorarlo, fatto sta che non ebbero nemmeno effetto.
“Non credevo che mio fratello avrebbe mai fatto una cosa del genere.”
“Parli della fattoria?” Chiese Ryuk osservando la struttura gigantesca che li circondava. Sembrava più un castello che una semplice fattoria per animali.
“Anche.”
“Cosa non ti aspettavi da tuo fratello?” Chiese di nuovo lo shinigami, tentando invano di usare il potere della preveggenza. Riusciva a leggere nella mente del ragazzo come se fosse un libro aperto, ma alcuni pensieri erano così reconditi che nemmeno lui riusciva a violarli.
“Nonostante tutto quello che gli ho fatto, lui ha continuato a volermi bene.”
“Di cosa parli?” Ryuk sembrava scocciato di non conoscere i dettagli che mancavano e questo per lui era poco divertente.
“Con tutto il male che gli ho causato, perché ha fatto questo?”
“Mi vuoi dire di cosa stai parlando o mi devo arrabbiare?”
“Scusa Ryuk ero sovrappensiero. Non mi aspettavo che mio fratello desse il mio nome a suo figlio. Credevo che con tutto l’odio che provava verso di me non avrebbe mai fatto questo. Io avevo reso la sua vita uno schifo, eppure lui mi voleva bene.
Se solo non fossi stato così cieco da rendermene conto a quest’ora starei giocando con i miei nipotini.”
“Hai perso tutto.” Disse solamente lo shinigami, alimentando ancora di più la rabbia del ragazzo.
“Non ancora.”
“Credi ancora nel buon cuore delle poche persone che restano?”
“Se ci fosse anche solo una persona che senza di me sta peggio, io potrei stare con loro e potrei cancellare tutti i miei errori. Non è così?”
“E saresti felice di sapere che qualcuno con la tua morte sta male? Non ti sentiresti ancora più insoddisfatto e infelice?” Il ragazzo non credeva che Ryuk fosse così bravo a far star male le persone, ma in fin dei conti quello era il suo mestiere.
“Non ne sarei felice, ma potrei con la mia esistenza farlo sentire meglio. Vorrei solo correggere tutti gli errori che ho commesso in vita.”
“La vita non è bella se non si commettono errori. Essendo perfetti e correggendo tutto, il mondo diverrebbe un immenso errore. Non credi?”
“Comunque sia, se riuscissi a tornare in vita, diverrò una persona migliore.”
“Lo credo anch’io.” Ryuk stanco di vedere le scene di festa che si protraevano per le lunghe, riaprì il portale verso il mondo degli shinigami e lo attraversò nuovamente per tornare a casa.
“Prima di andarcene Ryuk posso fare una cosa?”
“Sappi solo che non potrai modificare in nessun modo il corso di questo destino e di questo tempo.”
“Mamma, papà, fratellino vi voglio bene. Se non dovessi vedervi più sappiate che mi dispiace, addio.”
Il ragazzo che prima di quel viaggio nel futuro sembrava spento e perso nell’oblio aveva recuperato quanto meno un po’ di pace interiore e sperava ardentemente che qualcuno avesse bisogno di lui.
Ci sperava.
Ci credeva.
Si illudeva.
E forse sbagliava.
Ma se anche si fosse sbagliato non gli importava.
Le parole dello shinigami avevano senso.
Una persona infelice senza di lui, lo rendeva altrettanto infelice.
Se invece tutti fossero stati felici senza la sua presenza, allora tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Era combattuto.
Voleva tornare a vivere, ma non se questo significava infelicità per gli altri.
Era davanti ad un muro e nemmeno lui sapeva cosa fare.
Superarlo in ogni modo, rischiando di farsi male o rassegnarsi e accettare le conseguenze dei suoi errori?
Non sarebbe stata comunque una scelta facile.
Ryuk lo aveva messo davanti ad un bel dilemma e lui doveva solo rifletterci su.
Non si trattava più di quello di cui aveva bisogno, si trattava solo di scoprire il suo lato più oscuro e di sconfiggerlo per il suo bene e di quello della persona che lo aveva tanto a cuore.
Sapeva di averlo.
Sapeva che lui era cattivo.
Ma lui o lei sapeva che quella non era la verità.
Anche lui sapeva di non meritarselo.
Ma sperava in una seconda opportunità.
Ci sperava e ci avrebbe sperato fino all’ultimo secondo possibile.
 




Angolo autore:
Mi scuso per l'ennesimo ritardo e spero di riuscire a pubblicare qualcosa entro Natale.
Ryuk è di scarso aiuto, ma almeno è simpatico e mi fa compagnia.
Sì...forse per Natale riesco a pubblicare almeno un capitolo su questa storia e su "2184" (altra storia in ritardo galattico).
Spero che questo capitolo ripaghi l'attesa e spero che di non annoiarvi troppo con queste attese.
Alla prossima.

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Capitolo 4
*** Cap 4 ***


“Finalmente a casa.” Ryuk era stanco di tutto quel girare avanti e indietro nel tempo e si era appoggiato ad un masso del suo mondo.
“Quanto mi resta?” Non si era nemmeno seduto e fissava il suo shinigami con una certa preoccupazione. Aveva paura di non avere più molto tempo da perdere e Ryuk con la sua calma era proprio insopportabile.
“Non è il quanto ti resta che ti deve spaventare, ma il se c’è qualcuno che vuole avere a che fare con te.”
“Ascoltami bene shinigami dei miei stivali: o mi aiuti a risolvere questa faccenda quanto prima o mi vedo costretto a non comprarti più le mele.” Non era una minaccia che avrebbe spaventato una persona normale, ma per Ryuk vivere senza mele era una tragedia.
Lui viveva solo per quelle ormai, oltre che per divertirsi con il suo Death Note.
“Non pensare che tu possa minacciarmi con così poco. Noi shinigami abbiamo poteri che tu nemmeno immagini e nelle tue condizioni è meglio che mi porti il massimo rispetto.”
“Io ti porterò rispetto e ti comprerò le mele se tu mi dici quanto tempo mi manca da vivere qui.” Era una proposta che il dio non poteva rifiutare e sconfitto da quella logica, iniziò a raccontare le sue previsioni.
“Il portale che ci collega alla Terra funziona solo per una volta al giorno e poi ha bisogno di molte ore per ricaricarsi.”
“Non mi interessa. Voglio sapere quanto tempo mi resta.” Il ragazzo lo stava ripetendo da qualche minuto, come se lo shinigami fosse sordo e facesse difficoltà a comprendere.
“Vediamo.” Ryuk usò per l’ennesima volta il potere della preveggenza per capire quante persone il ragazzo aveva intenzione di incontrare.
“Allora?”
“Leggendo dentro i tuoi pensieri vedo che vorresti incontrare poche persone e credo che il tempo sia sufficiente.”
“Lo spero per te.” Assunse l’aria più minacciosa possibile, ma nemmeno questo preoccupò il suo shinigami custode.
“E se ti dicessi subito che i tuoi amici non ne vogliono sapere nulla di te, non spenderemo del tempo prezioso e tu potresti già andartene.”
“E vorresti perderti il divertimento di vedere a terra qualcuno che piange perché nessuno lo ama più?” Chiese il ragazzo facendo ridere il suo shinigami.
“Sarà uno spasso stare con te.”
“Dimmi Ryuk perché qui è tutto così noioso?”
“Nel mio mondo il tempo scorre molto a rilento. Sulla Terra quando passa 1 anno è come se qui fossero trascorsi 2 mesi. Le emozioni viaggiano nel tempo e questa terra desolata è il risultato delle emozioni negative degli uomini.”
“Non capisco.” Per il giovane quelle storie erano strane e senza senso e si era detto, che per tutto il tempo che avrebbe trascorso con lo shinigami, di stare buono e di non farlo troppo innervosire.
-Non sia mai che mi mandi al Diavolo senza rispettare i patti.- Questo pensava ogni volta che apriva bocca per rivolgersi a Ryuk.
“Quando un’anima muore essa possiede sia emozioni negative che positive. Nel caso in cui la bilancia della giustizia penda verso Paradiso o Inferno si hanno risultati differenti.
Ammettendo che la tua anima fosse verso la pace eterna le emozioni positive ti rimarrebbero dentro, ma quelle negative finirebbero in questo posto per rendere il mio mondo ancora più tetro. Se invece la bilancia avesse mostrato il tormento eterno sarebbe cambiato tutto.
Le emozioni positive sarebbero finite al Paradiso per rendere ancora più bello quel mondo, ma quelle negative non avrebbero seguito il padrone. La parte malvagia sarebbe finita qui e all’Inferno ci sarebbe andato un automa privo di forza d’animo e volontà.”
“Ma sei stato tu a creare Paradiso e Inferno?” Lo shinigami a quella domanda non sapeva come rispondere e cercò di improvvisare.
“In un certo senso si potrebbe anche dire così. Perché me lo chiedi?”
“Quando ero in vita questi argomenti mi interessavano poco, ma ora credo che conoscere questo mondo mi permetta di comprendere ancora di più i miei sbagli.”
“Io ho creato gli attuali sovrani di Inferno e Paradiso, ma li avevo forgiati perché potessero aiutarmi nel mio lavoro. Loro invece si sono coalizzati e mi hanno confinato in questo luogo, spartendosi l’intero destino. I due regni sono stati creati dai loro sforzi, ma senza volerlo è come se io stesso gli avessi dato la luce. Questa è una dimensione che non rientra nei loro interessi ed è per questo che mi annoio. Ricevo poche visite e il mio unico divertimento risiede nell’osservare il mondo degli uomini. Il Death Note fa il resto e senza volerlo mi allunga la vita.”
“Come si crea un Death Note?” Lo shinigami socchiuse gli occhi per poi riaprirli al massimo delle sue capacità.
“Questo non posso dirtelo.”
“Non lo sai?” Il ragazzo stava insinuando nella mente di Ryuk il seme del dubbio e la creatura non sapeva come divincolarsi da quell’argomento spinoso.
“Certo che lo so.”
“Se non è una cosa che mette in pericolo voi shinigami perché dovresti tenerlo nascosto?” Non era obbligato a rispondergli, ma stavano parlando solo per ammazzare il tempo e per non annoiarsi troppo.
“Il Death Note è un quaderno che è stato creato da noi entità superiori ed è la fusione dei 3 poteri assoluti. Il potere della luce, rappresentato dal Paradiso, si mescola con quello dell’oscurità, tipico dell’Inferno che si unisce a sua volta con le emozioni negative di questo mondo.”
“In poche parole, siamo noi anime defunte a creare il quaderno.”
“Se la metti così, direi che per buona parte è così.” Ryuk non amava raccontare quelle storie in giro e avrebbe preferito che non gli fosse mai capitata un’anima così puntigliosa.
“E gli altri shinigami?”
“Anche loro possiedono un Death Note, ma è da alcuni anni che nessuno lascia cadere più un quaderno sulla Terra. Non dopo quello che è successo in Giappone con Light Yagami.”
“Di cosa parli? Non conosco nessun tizio con quel nome.”
“Tipico di Near e degli agenti del SPK.” Riprese con superiorità lo shinigami che ricordava quel periodo con una certa nostalgia.
“E chi sarebbero?”
“Siediti ragazzo: è una storia lunga e penso ti piacerà.” Il giovane fece come gli era stato chiesto e aspettava con impazienza che lo shinigami iniziasse a raccontare.

“Circa una decina d’anni fa feci cadere il mio quaderno nel mondo degli uomini. Era un periodo noioso, come questo del resto, e avevo proprio il desiderio di vedere quale squilibrato avrebbe trovato il Death Note.
Pensavo ad un teppista. Oppure ad uno stupratore, ma anche un politico corrotto o un ex galeotto sarebbero stati in grado di farne buon uso.
Nessuno di questi lo trovò mai e anzi venne raccolto da un ragazzo…Light Yagami appunto.
Era uno degli studenti migliori del Giappone, forse addirittura il più preparato di tutti, ma questa è un’altra storia.
Il suo intento era apprezzabile, ma allo stesso tempo pericoloso per un terrestre.
Impiegò solo una settimana a capire il funzionamento del quaderno e poi decise di attuare il suo piano.
Voleva liberare il mondo dalla feccia per permettere ai puri di cuore di vivere in pace e tranquillità.
Il Death Note può portarvi al potere e alla fama se usato con cura e il desiderio di creare un nuovo ordine mondiale era in cima alla sua lista.
Era un Dio che fungeva da killer verso i malvagi e i tiranni, ma uccideva anche gli agenti di polizia che si avvicinavano troppo alla sua identità.
Gli uomini, quelli più furbi almeno, iniziarono a temerlo e a rispettarlo e lo chiamarono Kira, ma nessuno conosceva il volto di quel vendicatore che nascosto nell’ombra ripuliva il mondo.
I criminali più grossi erano stati eliminati subito, ma questo attirò l’attenzione dei governi mondiali e della polizia che iniziò ad attivarsi.
Tutti morivano dopo 40 secondi di arresto cardiaco e veder scomparire migliaia di persone con gli stessi sintomi era qualcosa di strano.
La polizia iniziò ad indagare sui vari sospetti e il pezzo più pregiato dell’operazione, un ragazzo chiamato da tutti L, si era avvicinato moltissimo a Kira.
Successivamente L e il suo braccio destro morirono per il sacrificio operato da uno shinigami che voleva difendere la sua protetta.
Quest’ultima amava alla follia Kira e quello stupido si è sacrificato per nulla.
Solo alla fine il genio aveva capito la vera identità di Kira.
Kira era Light Yagami, ma era morto troppo presto per dimostrarlo.
Successivamente uscirono allo scoperto altri dettagli sul passato di L e in particolar modo la presentazione di due ragazzi che avrebbero potuto segnare la sua fine.
Il primo fu Mello, prontamente ucciso e il secondo fu Near che grazie agli altri membri del SPK riuscì a sconfiggere Kira.
Light Yagami era stato sconfitto e come da accordi presi in precedenza, scrissi il suo nome sul mio quaderno e questo segnò la sua fine.
Molti altri personaggi cercarono di emulare le gesta di Kira, ma nessuno lo fece con l’astuzia e l’intelligenza di Light.
Gli altri membri alleati di Light morirono: chi per suicidarsi e chi eliminato in precedenza da Kira stesso.
Quel ragazzo era così spassoso.
Aveva usato perfino suo padre per liberare il mondo dalla feccia senza che quest’ultimo, nemmeno morendo in un freddo letto di ospedale, capisse che il figlio era Kira.
Quel vecchio aveva accettato anche gli occhi di noi shinigami per scoprire il colpevole, ma senza risultato.
Anche sua sorella e le due ragazze che si portava dietro come cagnoline erano state sfruttate.
L’intera polizia giapponese era nelle sue mani, ma questo non gli bastava.
Voleva pulire il mondo dal male e lui stesso era diventato il male.
Non capiva più ciò che era corretto o sbagliato, ma anche se ne avesse compreso la differenza, non si sarebbe fermato.
Il Death Note ti impedisce di fermarti a riflettere e i più saggi dopo aver eliminato qualche nemico preferiscono restituire il quaderno a noi shinigami.
Light invece era privo di ogni rimorso e questo lo rendeva molto divertente, anche se a volte fin troppo egoista per i miei gusti.
E qui interviene Near.
Il ragazzo cerca con l’aiuto dei governi di insabbiare la storia di Kira e i pochi sostenitori di Light vengono arrestati o giustiziati, a seconda delle pene previste nello Stato.
Ha impiegato quasi 5 anni per pulire il mondo, ma il mondo stesso con un colpo di spugna l’ha cancellato in pochi mesi. Se tu oggi, chiedessi a mille persone cosa ne pensano di Kira, loro non saprebbero nemmeno di chi stai parlando.”
“Forse conosco qualcuno che è stato colpito da Kira.” Lo shinigami fissò quindi il volto corrucciato del ragazzo come se facesse difficoltà a ricordarsi il nome di quella persona.
“Se parli dell’identità di Mike, una volta nota come Mal ti sbagli. Anche se…”
“Anche se, cosa?”
“Vedi si racconta che nessuno volesse l’anima corrotta di Light e si racconta che sia stata impiantata in un corpo giovane. Una parte di Kira è stata ripulita per buona parte, ma alcuni lati incurabili sono rimasti in lei, in attesa di un’ultima pulizia e così è entrata in contatto con il tuo amico.”
“E le altre identità Ryuk?”
“Non conosco il lavoro svolto dalle due entità superiori, ma ti posso dire che dopo la scomparsa di Mal anche la sua anima è stata ripulita per sempre. Dopo molti anni si può affermare con certezza che Kira non esiste e non esisterà mai più.”
“Non credevo che Mal fosse figlio di Kira.”
“Potremmo dire che tutte le anime attuali sono figlie delle anime passate. Io potrei leggere le anime di tutti e dire qual’era il primo corpo in cui sono germogliate.”
“Ma immagino che dietro a ciò ci sia una fregatura che solo gli shinigami possono sfruttare.” Ryuk iniziò a ridacchiare, riconoscendo nel suo ospite un immenso sarcasmo.
“Un anima che vuole conoscere le sue reincarnazioni precedenti deve cedere qualcosa ad un dio. Nel tuo caso cederesti i sentimenti positivi che riceveresti nel caso in cui tornassi in vita. Non proveresti più amore o felicità e vivresti nella totale apatia. Sarebbe divertente vederti girare per il mondo senza provare nulla, mentre gli altri si consumano per cercare di capire cosa ti abbia ridotto così. Vuoi provare?” Il ragazzo dallo sguardo con cui fissò lo shinigami, fece intendere anche al suo custode che non aveva la minima voglia di servire come cavia per i suoi esperimenti.
“Ma a quanti esperimenti vuoi che mi proponga?” Chiese il giovane spazientito, mentre il dio si cibava di uno dei rari frutti che crescevano nel suo mondo.
“Per quel che vale…direi a tutti.”
“Penso che non accetterò mai nessuna delle tue offerte.”
“Un vero peccato…vorrà dire che lo chiederò alla prossima anima che verrà a farmi visita. Sempre che ce ne sia qualcuna che arrivi in tempi brevi.”
“Non mi inganni sai? È inutile che tu faccia finta di essere triste. La mia risposta resta sempre No.”
“Che giovane impossibile.” Ryuk riprese con il suo spuntino, lasciando il ragazzo perso nei suoi pensieri e intento a fissare intensamente la macchina che gli avrebbe permesso di tornare sulla Terra.
“E il prossimo?”
“Il prossimo che ti giudicherà, intendi?”
“Esatto Ryuk.”
“I prossimi…saranno in due a decidere. Sai quei due sono inseparabili, ma questo dovresti saperlo.”
“È inutile che ti chieda chi siano. Tanto mi diresti che ti diverti troppo a vedermi in crisi per capire chi possa essere il prossimo.” Lo shinigami riprese a sghignazzare, mentre il giovane lo fissava negando più volte con il capo.
“Peccato che Light sia morto, sarebbe stato divertente vedervi insieme.”
“Mi immagino la scena…io e lui che conquistiamo il mondo, prima che tu scriva il nostro nome sul tuo Death Note perché ci reputi noiosi.”
“È questo a renderti divertente. Tu sei troppo strano per il tuo mondo, ma saresti perfetto per questo. Peccato che non possa trasformarti in shinigami, ci saremmo potuti divertire molto insieme.”
“Ti credo Ryuk.”
 
Un suono sinistro proveniente dal portale fece capire allo shinigami che potevano riprendere il viaggio.
“Pronto per un altro viaggio nel passato e nel futuro?”
“Non vedo l’ora.” Rispose il giovane, alzandosi con un po’ di fatica dal terreno pieno di buche.
“Andiamo.” E con questa semplice parola i due saltarono nel portale, scomparendo per la seconda volta nella barriera bluastra che si era materializzata.
 



Angolo autore:
Avevo promesso un capitolo prima di Natale e ci sono riuscito.
Urlate pure al miracolo perchè prima dell'anno nuovo difficilmente troverò il tempo per pubblicare il prossimo capitolo.
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito (eyes_in_the_fire (onnipresente), Alyeska707, Io_che_chiedo_alla_luna01) e ovviamente coloro che stanno leggendo con attenzione il proseguo della storia.
In questo capitolo come avete potuto vedere ho parlato un po' di Ryuk ( mi sembrava il minimo spendere qualche parola per il co-protagonista e mio socio in affari).
L'ho fatto anche perchè volevo rendere chiaro il punto di vista dello shinigami sul suo passato e per far conoscere ai pochi la storia di Ryuk.
Nei prossimi capitoli tutto tornerà alla normalità, ma intanto vi auguro buone feste.
Probabilmente ci risentiremo nell'anno nuovo, anche se, prima della vigilia volevo aggiornare l'altra storia a cui sto lavorando ("2184" se volete saperlo).
Alla prossima.

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Capitolo 5
*** Cap 5 ***


La barriera questa volta portò i due in una megavilla con tanto di piscina e servitù al seguito.
“Chi mai potrebbe permettersi tutto questo?” Chiese guardando con attenzione i quadri costosissimi che coprivano una parete.
Nemmeno nei suoi sogni più reconditi il ragazzo aveva immaginato quel lusso.
Lampadari finemente lavorati provenienti dai negozi più costosi e pregiati di questo mondo, tappeti dal valore inestimabile e quadri talmente importanti che tu non rappresentavi nemmeno il valore di una vite di sostegno.
Tutto in quella casa era schifosamente bello e magnifico.
L’ingresso era immenso, sembrava grande quasi quanto un campo da calcio e quello era solo il luogo in cui venivano accolti gli ospiti.
La cucina sembrava più una metropoli che una stanza e il salotto e le camere erano immensamente più grandi di quella cucina.
“Non lo immagini?” Lo shinigami era troppo impegnato per toccare tutti gli oggetti più preziosi di quel luogo, mentre il giovane si sentiva come un bambino a Natale.
Lui che era sempre stato abituato alla mediocrità si ritrovava a girare nel lusso più sfrenato.
Nel salotto si trovavano beni di immenso valore e il televisore a 80 pollici lo faceva sentire come una formica insignificante.
Perfino la cuccia del cane era un Paradiso a confronto della fattoria in cui aveva vissuto per molti anni.
E poi…
…volete che parliamo del padrone di casa?
Un uomo che aveva tutto e anche molto di più.
Feste, balli, premiazioni, potere, donne, soldi, fama e molto altro.
Cosa poteva chiedere di più?
Una famiglia?
Era sposato con una donna bellissima, una di quelle conduttrici milionarie che spulciavano segreti su segreti a caccia dello scoop del secolo.
“Caccia alle celebrità” l’aveva resa famosa e il suo uomo non era da meno.
Lui era un pezzo da novanta di cinema, televisione e a volte, se il salario era interessante, anche teatro.
E poi…
…aveva molti amici.
Tutti quelli che lo avevano aiutato a sfondare.
Era un genio, un autentico genio baciato dalla fortuna.
Non c’era nulla che gli mancasse…aveva tutto.
Era in perfetta salute, aveva degli ottimi amici, aveva una moglie fantastica e ogni volta che rispondeva al telefono questo significava che qualcuno era pronto a staccargli un assegno a 8 zeri.
Era ancora giovane, aveva vinto tutti i riconoscimenti possibili e aveva aiutato il suo migliore amico a coronare il suo sogno.
Cosa mai poteva andare storto nella sua vita?
 
“Cosa ci faccio qui?” Chiese il ragazzo, mentre si sedeva su uno sgabello dell’immensa cucina osservando il suo shinigami che ingurgitava mele a quantità industriale.
“Sei stato tu a volerlo.”
“Lo so.” E questo lo faceva stare anche peggio.
Immaginava che lui se la spassasse, ma questo…questo era veramente troppo.
“Deve essere umiliante vedere che lui si diverte, mentre tu sei invisibile.”
“I soldi non fanno la felicità.” Questo gli aveva sempre detto il suo vecchio, ma dopo quella visione ci credeva poco.
“Sì certo…e le donne sono attratte solo dai ciccioni.”
“Non ci credi nemmeno tu, vero?”
“Vedi, il mondo è fatto così. Se tutti fossero uguali, non mi divertirei più, ma questo rende tutto diverso e più spassoso.”
“Non so più nemmeno in cosa credere. Quando ero vivo, ascoltare gli altri parlare di Paradiso, Inferno, sogni e desideri mi faceva male, ma da morto mi sono reso conto che non avevo ambizioni.
Potevo anche sopravvivere all’incidente, ma poi cosa sarebbe successo? L’unica possibilità era quella di morire sul serio, ma nemmeno questo mi piace.”
“È solo colpa tua. Se avessi guardato prima di attraversare…” Il giovane interruppe lo shinigami causando in lui una rabbia che venne placata solo grazie alle mele.
“Ho attraversato la strada un milione di volte e anche senza guardare ero sempre riuscito a vivere.
Cosa poteva succedermi se per una volta facevo lo stupido?”
“La stupidità è la cosa che vi rende più divertenti.” Lo shinigami era di buon umore e questo era dovuto alla grande quantità di cibo che ingurgitava.
 
La casa, se non per la presenza dei domestici, era deserta e il giovane osservava il suo shinigami che era troppo calmo per i suoi gusti.
Ryuk era seduto su una delle tante poltrone della sala, mentre il ragazzo contava secondo dopo secondo il tempo che passava con troppa velocità.
“Perché mi hai portato qui?” Chiese di nuovo, mentre lo shinigami accendeva il televisore.
“Perché mi annoiavo.”
“Ma che razza di risposta è? Se lui non c’è, cosa ci sto da fare qui?”
“Allora sai chi ci abita.” Ryuk si comportava ambiguamente, lasciando spesso il suo ospite in difficoltà.
“Non serve saperlo per immaginarlo.”
“Rilassati. Considerala l’ultima visita che farai nel lusso perché tra qualche giorno patirai le fiamme dell’Inferno.”
“Tutte chiacchiere. Per ora ho sentito solo uno shinigami minacciarmi per qualche stupido frutto, ma di concreto non vedo nulla.” A Ryuk questo comportamento non piaceva e questa mancanza di rispetto era troppa anche per un menefreghista come lui.
“Adesso mi hai rotto. Vuoi vedere quanto ti odiano gli altri? Ti accontento.” Disse quasi urlando senza spaventare minimamente il ragazzo che aveva vicino.
“Mostrami quello che sai fare. Fai del tuo peggio per farmi sentire male.” Era una sfida impari: come poteva un’anima qualunque competere con il Creatore? Era impossibile che riuscisse ad imporre il suo volere ad una creatura così potente.
“Fino ad ora ho cercato di essere…buono, ma vedo che non sei soddisfatto.”
“Buono? Tu non sai nemmeno cosa sia la bontà.” Gli occhi furiosi del ragazzo fissavano quelli rossi dello shinigami e se non fosse che Ryuk era il giudice che avrebbe deciso la sua sorte, lo avrebbe già preso a pugni.
“E riusciresti a colpirmi?”
“Colpirti?” Chiese titubante il ragazzo, non ricordandosi del potere dello shinigami.
“Un’anima non può tirare un pugno ad uno shinigami e se lo facessi il tuo destino è segnato.”
“Vorrà dire che ti colpirò se dovessi andare all’Inferno. Affare fatto?” Ryuk aveva trovato un ragazzo interessante, ma il loro battibecco fu interrotto dall’arrivo delle persone che avrebbero deciso il futuro del ragazzo.
“Sono arrivati finalmente.”
“Avranno avuto noie con il loro ultimo film.” Riprese lo shinigami sbadigliando rumorosamente e coprendo alcune parole del discorso che le due figure si stavano scambiando.
“Colpa tua immagino.”
“Se non l’avessi fatto, non sarebbero qui a decidere il tuo futuro.”
“A volte non ti capisco Ryuk. In alcuni istanti sembra che tu voglia aiutarmi, in altri…non mi daresti nemmeno una mano ad impiccarmi.”
“È in questo che si riconoscono gli amici.”
“Non so nemmeno se ringraziarti o mandarti al diavolo.” Il ragazzo era confuso, ma allo shinigami non importava nulla di ciò che provava il suo ospite.
“Lo deciderai quando quei due sceglieranno per te.”
 
Il ragazzo e Ryuk si avvicinarono quindi ai due uomini che erano appena entrati e aspettarono con ansia che arrivasse anche a loro la telefonata della dipartita del giovane.
“Signore, c’è una chiamata per lei. Dicono che è importante.” Il maggiordomo della villa aveva alzato la cornetta d’oro e dopo aver chiesto con chi avesse l’onore di parlare, era entrato in sala per cederlo al padrone.
“Non sarà per la questione del film –Mortificus-?” Chiese al suo dipendente che non sapeva come rispondere.
“Non sembrerebbe.”
“Ho detto un milione di volte a Nancy che nessuno deve sapere il mio numero e poi i miei avvocati hanno già risolto la questione di quel film da quattro soldi.”
“Lo so signore.” L’uomo che faceva compagnia al padrone della villa era rimasto per tutto il tempo in silenzio e si era spostato solo per prepararsi un drink con whisky e succo d’arancia.
“Pronto.” Disse l’uomo, raccogliendo da un vassoio d’argento il telefono che il maggiordomo gli aveva passato.
“Chris sono io.”
“Chi saresti?” Chiese l’ex conduttore di A Tutto Reality che aveva fatto su un’immensa fortuna conducendo per diverse stagioni il programma tanto amato da adulti e bambini.
“Sono Josh.”
“Chi?” Chiese di nuovo, come se non avesse sentito bene.
“Il miglior amico della sua signora.”
“Chi?” Josh era veramente stanco di quella conversazione e lo sapeva che Chris era un sadico rompiscatole egocentrico miliardario. Doveva pensarci prima di telefonare e di rompere le scatole al conduttore e alla sua spalla.
“Il suo primo portaborse.”
“Ah Josh…finalmente ho capito chi sei. Cosa vuoi?” I due non erano in ottimi rapporti, ma almeno erano capaci di sopportarsi senza mandarsi a quel paese.
“Non hai saputo cosa è successo?”
“Se lo sapessi non lo avrei chiesto. E poi sono impegnato con tre film che mi stanno spompando.
Sto lavorando e non ho molto tempo per tenermi informato.”
“E quali sarebbero questi progetti?” Josh si era completamente dimenticato del motivo della sua telefonata e per Chris questo significava dimostrare le sue incredibili capacità e far rodere il fegato al suo ex dipendente.
“- Chris McLean il ritorno -, - Chris e Chef in guerra – e – Chris, il gangster-. Tutti film che mi porteranno a vincere l’Oscar.” L’uomo che era entrato in scena con il conduttore, Chef se non l’avete capito, era così commosso che si stava asciugando una lacrima.
“Se le serve…”
“Chef è un ottimo amico a differenza tua e gli ho promesso molti vantaggi se lui mi aiuta a vincere e a soffiare l’Oscar per la ventesima volta a Leonardo.”
“E come sta la sua signora?” Chiese Josh, mentre Ryuk e il giovane si fissavano allibiti.
 
Quel strano conduttore da quattro soldi, Josh si intende, non ricordava nemmeno il motivo di quella chiamata.
“Ma si può essere più stupidi?” Chiese il ragazzo, mentre lo shinigami prendeva nota di qualcosa su un pezzo di carta.
“Quello merita un girone tutto per sé.”
“Diciamo pure che merita un cervello nuovo.”
I due vennero interrotti da una risata proveniente da Chris che probabilmente stava prendendo per i fondelli il suo ex portaborse per una vecchia faccenda.
 
“Davvero lavori per Henry? Con quello non arriverai mai a diventare famoso.” Riprese il miliardario, mentre si asciugava le lacrime provocate dalla storia del povero Josh.
“Ti ho chiamato per sapere come va con Blaineley.”
“Mia moglie ora è al lavoro, ma la informerò della tua chiamata non appena tornerà a casa.”
“Ah…prima che me dimentichi. Lo sai chi è morto?”
“No.” Rispose Chris, fissando Chef che gli faceva ampi cenni con la mano per mostrargli la prima pagina di un vecchio giornale.
“Non ti ricordi dei tuoi ex concorrenti?”
“Ora ricordo. Sì Chef mi ha mostrato il giornale. Una vera disgrazia.” Lo aveva detto con un tono freddo come se non gli importasse poi molto della fine del ragazzo che veniva mostrato in una rara foto che aveva scattato al campeggio.
Era stata la prima trasmissione di successo, escludendo quella sui gatti che aveva raccolto appena 20 spettatori in due puntate, e lui li aveva dimenticati non appena era diventato famoso.
 
“Che ingrato.” Disse il ragazzo che aveva l’insana voglia di distruggere quella casa.
Ma prima l’avrebbe rasa al suolo, poi avrebbe distrutto ciò che restava in piedi e poi l’avrebbe cancellata definitivamente.
“La vita è fatta di ingratitudine.”
“Una parte del successo di quel pidocchioso mangia soldi a tradimento è anche mia. Anzi per essere corretto è di tutti noi.
Anche Eva e Stacy hanno collaborato per farlo diventare quello che è oggi e senza di noi sarebbe ancora nei camerini di un locale da quattro soldi per fare la controfigura dello scagnozzo del cattivo.
Io ormai sono morto, ma parte di tutto questo è anche nostra, ma io non ho visto niente.
Nemmeno un dollaro ho guadagnato dalle sue sfide mortali e questo è il suo ringraziamento?” Il giovane era furibondo e avrebbe fatto una strage se fosse stato vivo e avesse avuto davanti Chris e Chef.
“Ad un morto non dovrebbe interessare il denaro.”
“Vuoi che parliamo di denaro? Bene. Io con quei soldi avrei potuto fare qualcosa di buono e invece sono morto come un idiota senza nemmeno gli spiccioli per un’ultima birra.
I miei amici e nemici potevano soddisfare i loro sogni e desideri, ma quel bastardo si è preso tutto.
Questo maledetto faccia da culo e questa casa schifosa non meritano nemmeno le mie preghiere.
Lo sai Ryuk scambierei il desiderio di prenderti a pugni o di tornare in vita per poter sputare in un occhio a quei due bastardi.”
“E che colpa ne avrebbe Chef?” Chiese lo shinigami che fissava l’omaccione vestito da playboy che si atteggiava a sciupa femmine ormai sul viale del tramonto.
“Chef ci preparava dei cibi da letamaio. Mele marce, schifose, piene di vermi e talmente maleodoranti che la discarica qui vicina chiuderebbe per concorrenza sleale.”
“Mi fai venire il voltastomaco.” Nemmeno Ryuk immaginava quanto fossero state terribili quelle settimane e anzi rideva sornione, pensando a quella scena orribile.
“Prima di venire qui, li consideravo migliori di così, ma ora? Ora non avrei nemmeno il coraggio di guardarli in faccia da quanto mi fanno schifo.” Il giovane e il suo custode erano lì da quasi un’ora, ma il ragazzo non vedeva l’ora di andarsene per non vedere più la faccia da culo di Chris.
 


Angolo autore:
Avevo promesso che con l'anno nuovo sarebbe uscito anche il capitolo nuovo e per una volta sono di parola.
Ryuk voleva farmi arrivare in ritardo anche oggi, ma alla faccia sua ci sono riuscito.
Non garantisco nulla, ma forse riuscirò a recensire con maggiore puntualità tra qualche giorno.
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento e mi scuso per la presenza di parole scurrili.
Mi scuso se a qualcuno dopo aver letto questo capitolo è passata la voglia di mangiare.
Alla prossima.

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Capitolo 6
*** Cap 6 ***


Chris aveva appena riagganciato il telefono e dopo essersi servito un drink, aveva preso posto sul divano.
“Nemmeno da morto mi lascia in pace.” Il ragazzo non capiva perché ce l’avesse tanto con lui, ma presto lo avrebbe scoperto.
“Tutti i canali parlano di lui.”
“E questo toglie visibilità ai miei film.” Perfino Chef sembrava disgustato per tutta quella pessima pubblicità che la televisione stava facendo di un morto.
“E poi…morire così? Anche uno stupido sa che si deve guardare prima di attraversare la strada.”
“E alla famiglia?” Chiese l’ex cuoco che anni prima aveva lavorato per l’esercito.
“Le mie più sentite condoglianze e forse una cesta di ringraziamento.”
“Sei troppo buono. Io gli scriverei solo un telegramma e buonanotte.” Il giovane e Ryuk non capivano il perché di così tanta rabbia.
“Questo è proprio uno spasso.” Lo shinigami era troppo divertito per rendersi conto che il suo ospite era a pezzi.
Forse andare a trovare Chris e la sua spalla non era stata una decisione saggia.
“E poi se non ricordi, c’è anche quella faccenda che dovrebbe fartelo odiare ancora di più.” Chris ascoltando le parole dell’amico si stava convincendo ad essere ancora più freddo e cinico.
“Ma di cosa stanno parlando?” Chiese il giovane, mentre Ryuk si avvicinava ai due.
“Curioso di vedere un flashback con le tue malefatte ai loro danni?”
“A questo punto…sì.” Lo shinigami fece come era accaduto durante la visita alla famiglia del ragazzo e con una spintarella leggera gli mostrò il perché di tutto il rancore provato da Chris e Chef nei suoi confronti.
 
Erano tornati a qualche anno prima della morte del ragazzo e davanti a lui si stendeva uno degli innumerevoli campi e delle molteplici prove di una delle tante stagioni condotte da Chris.
Erano tutti lì…tutti insieme a scattare la foto del primo giorno che era una sorta di tabù da rispettare per tutti i concorrenti.
Tutti in piedi e tutti che cadevano o dal pontile o dallo yacht…quello era uno dei pochi ricordi divertenti di quella stagione.
Poi iniziavano i problemi, le sfide, le diatribe, l’odio, i litigi, i primi amori, le prime eliminazioni e le prime alleanze con conseguenti paure di essere fatti fuori.
E poi c’era lui.
Lui non si faceva problemi.
Le sfide non erano chissà cosa.
Le diatribe erano inutili perdite di tempo.
L’odio non era essenziale.
I litigi non rientravano nei suoi piani.
L’amore era ancora peggio delle diatribe e forse peggio della piorrea espulsiva in una calda giornata di luglio con 40° all’ombra.
Le eliminazioni non erano un problema per uno che sarebbe sempre stato tra i migliori.
Le alleanze da distruggere erano un passatempo che lui non disdegnava.
Ovunque andasse si vedeva passare la sua opera distruttrice e nessun luogo era al sicuro dal suo passaggio.
Poteva essere un campo di margherite, immediatamente bruciato o un povero animale in difficoltà, lo avrebbe disturbato ancora di più, lui non si sarebbe mai preoccupato.
Passava oltre nonostante le minacce di animalisti e concorrenti che volevano che rispettasse l’ambiente.
Cavolo, lui era in gioco per il milioncino e non per tutti gli animali che avevano bisogno del suo aiuto.
“Stupide bestie.” Diceva ogni volta che camminava per il campeggio, lasciando dietro di sé una scia di distruzione lunga chilometri.
 
Ma torniamo al motivo di così tanto menefreghismo di Chris e socio e lasciamo il compito di identificare le specie di animali e piante estinte, a opera del ragazzo, ai poveri animalisti e pacifisti convinti.
“Non mi sembra di vedere nulla di particolare.” Disse, mentre girava per le cucine del campo.
“Aspetta.” Lo shinigami si era seduto su una delle classiche panche e aspettava il momento opportuno per gustarsi la prossima scena.
“Ehi, ma quello sono io.” Il ragazzo guardava il suo io del passato entrare in cucina per nascondere qualcosa nel frigo.
“Eri uno scavezzacollo.”
“Cosa ho fatto?”
“Adesso lo vedrai.” A distanza di pochi minuti Chef era tornato nel suo regno e aprì il frigo.
Non appena tirò la porta si trovò davanti un topo morto che lo fissava con la lingua di fuori.
Per poco a Chef non veniva un infarto e solo la visione dei nastri di registrazione delle telecamere gli fece capire chi era stato.
“Mi vendicherò…” Disse sottovoce la spalla di Chris subito dopo essersi fatto medicare e aver visionato le pellicole.
Peccato che non ne ebbe mai la possibilità dato che il giovane era stato sbattuto fuori il giorno stesso.
“Ma perché l’ho fatto? Perché ho fatto una cosa così tanto stupida?”
“Perché ti andava di fare così.” Rispose lo shinigami che a stento tratteneva le risate nell’aver visto la faccia spaventata del cuoco.
“Ma cosa centra Chris?”
“Centra…centra.”
Lo shinigami si rialzò quindi dalla panca e si spostò verso il bosco del campeggio dove il ragazzo, mantenendo le distanze, iniziò a scrutare l’ambiente fin troppo famigliare.
“Entra.” Disse Ryuk facendolo passare e quindi entrare in una villa.
Davvero esisteva quella meraviglia in mezzo al bosco, senza che lui e gli altri se ne fossero mai resi conto?
“Cosa dovrei vedere?”
“Questo.” Da dietro un mobile ecco spuntare il ragazzo che aveva imbrattato i quadri di valore di Chris e che aveva distrutto tutto quello che gli andava.
“Ma è terribile.” Disse quasi senza ricordarsi di quello che quei due mostri gli avevano fatto passare.
“Non hai visto quello che ha scritto in bagno.”
Il ragazzo seguendo il consiglio del suo shinigami percorse i pochi metri che lo separavano dalla toilette e appena entrato restò disgustato di quello che aveva combinato.
“Baciami le chiappe Chris.” Aveva scritto con uno spray rosso su uno specchio.
“Chris + Chef = Love.” Su un altro vetro e ancora ingiurie contro il conduttore.
Uscito dal bagno tornò in salotto dove trovò Ryuk intento a mangiucchiare le sue adorate mele e anche qui sembrava passato un uragano.
I trofei vinti, i quadri, il televisore, il divano e ogni angolo di quella stanza erano irriconoscibili.
“Soddisfatto?”
“Perché l’avrei fatto?” Chiese il ragazzo sforzandosi di recuperare quel ricordo che non voleva riaffiorare nella sua mente.
“Perché hanno offeso una ragazza che ti piaceva e per vendicarti hai rovinato tutto.” Quell’unica frase gli permise di recuperare i ricordi che erano ancora nascosti e poi collegò le cose.
“Se lo meritavano. Lei era l’unica che cercava di capirmi e quei due l’hanno trattata malissimo quando è stata eliminata.” Era sincero e poi essendo un anima gli conveniva a dire la verità, altrimenti Ryuk vedendo in lui la menzogna poteva mandarlo all’Inferno senza nemmeno aspettare la fine.
“Non sono tenuto a dirti se hai fatto bene o meno, ma anche questo servirà per la mia decisione finale.”
“Solo per questo?”
“No, ti odiano anche per un altro motivo.”
“Cosa avrò mai combinato.” Il giovane non riusciva a comprendere il motivo di tanto odio nei loro confronti.
“Ti ricordi di questa stagione?” Lo shinigami mostrò qualche frammento per far riemergere qualche ulteriore ricordo nel suo ospite e il ragazzo sembrava recuperare quei pochi elementi.
“Di quale tour si tratta?” Chiese, non ricordando più se lui era presente tra i ragazzi che avevano partecipato o se fosse stato eliminato prima del previsto.
“Hai sabotato l’aereo. Hanno visionato la registrazione dettagliata di quei giorni e hanno visto che tu hai attentato alla loro vita, nonostante fossi stato eliminato una settimana prima.”
“Ce l’avevo ancora per la storia della ragazza.”
Non era colpa sua se quella ragazza gli piaceva e se si sentiva ancora in colpa per quello che le era capitato.
E poi quei due l’avevano eliminata senza pietà.
Avevano usato perfino frasi di scherno nei suoi confronti e lui voleva vendicarsi.
Non ammise mai a nessuno che nelle puntate successive si comportava male solo per ricordarsi di lei, ma preferiva mentire, usando il dolore che Chef gli aveva causato con un pugno che secondo molti era volontario.
 “Comunque sia…è meglio che torniamo al presente…o forse è meglio andare al futuro. Tu che dici?” Chiese lo shinigami ridestandolo dai suoi pensieri
“Eh…ah sì. Procedi Ryuk.” Ryuk non l’aveva mai visto così spento e sperava che il vedere il futuro di Chris e Chef non lo deprimesse a tal punto da non renderlo più divertente.
 
Qualche anno più tardi nel futuro di Chris e Chef.
I due arrivarono nella stessa villa che avevano visitato all’inizio solo che era cambiata enormemente.
Si era ampliata ancora e ora sembrava una città ambulante.
Una sala cinema tutta a disposizione di Chris e famiglia, una mega piscina, decisamente più grande rispetto a quella precedente che paragonata a quella nuova sembrava un giocattolo per bambini, due biblioteche che avrebbero fatto invidia a mezzo mondo, un garage con bolidi di ogni tipo e di ogni prezzo e altre cose ancora.
Non scherzo nell’affermare che per visitare ogni angolo di quella casa sarebbero occorsi mesi se non addirittura un anno.
Era già un miracolo se Ryuk e il suo ospite non si perdevano mentre passeggiavano nella stessa stanza, potete immaginare la grandezza di tale costruzione.
E non era solo questo.
Chris e Blaineley erano invecchiati, questo è vero, ma nonostante gli impegni erano sempre presenti per i loro tre figli che seguivano le orme tracciate dai genitori.
Il padre era diventato un pezzo grosso e rientrava nella classifica degli uomini più ricchi del Pianeta, mentre la sua dolce metà era tra le 100 donne più influenti e desiderate dell’alta società.
E poi avevano molte amicizie in alto.
Senatori, presidenti, governatori, sovrani e perfino il Papa andavano a fargli visita almeno una volta all’anno e questo era un fatto dovuto.
Erano delle macchine sgancia soldi a ripetizione.
Partecipavano attivamente alle elezioni, facevano beneficenza, appoggiavano enti benefici e cercavano di proteggere l’ambiente.
Una famiglia modello in parole povere.
La casa era un trofeo gigante con Oscar, premi, riconoscimenti, attestati e ogni pezzo di valore se venduto all’asta sarebbe valso una fortuna.
Quella famiglia era una miniera d’oro.
Vi chiederete che fine abbia fatto Chef.
L’ex cuoco di A Tutto Reality si era costruito una casetta (diciamo casetta, in quanto era una megavilla da far invidia agli attori di Hollywood) vicino a quella dell’amico conduttore e si era sposato con la sua segretaria.
Anche per lui le cose procedevano a gonfie vele e poi l’amicizia con Chris gli copriva le spalle da eventuali brutte sorprese.
“Come cavolo hanno fatto?”
“Devi sapere ragazzo che la Borsa fa miracoli e Chris oltre ad essere ricco è anche molto fortunato e preparato negli affari.”
“Il business…come lo chiamava faccia da culo.”
“Esattamente.”
“Nessuna pecca immagino.” Riprese il giovane mentre osservava i due padroni di casa spaparanzati sul divano intenti ad amoreggiare.
“Direi nessuna, ma adesso assisterai al loro dialogo.”
 
Da una porta finestra entrò tutto trafelato il vecchio Chef che sembrava preoccupato per chissà cosa.
“Cosa succede?” Chiese Chris interrompendosi durante i suoi baci con la moglie.
“Aspetto un figlio.”
Il conduttore appena sentì la parola magica, scattò sull’attenti e dopo aver chiesto ad un maggiordomo di andare in cantina, iniziarono a brindare.
“Ricordati vecchio mio che per qualsiasi cosa io ci sarò sempre.”
Non lo aveva mai sentito dire quelle parole e poi quello era l’anniversario della sua scomparsa, ma loro si erano completamente dimenticati di lui.
 
“Ma da quando in qua quello è diventato così…buono e permissivo?” Chiese il ragazzo ascoltando le parole insolite dell’ex conduttore.
“Non lo immagini?”
“Quello trattava tutti a bacchetta e ricordo che Chef era costretto ai compiti più ingrati e bastardi che quella mente malata programmava per lui.”
“Questa era l’origine, ma poi…tu sei scomparso.”
“Cosa intendi dire?” Spostò lo sguardo dai tre individui che dovevano decidere del suo futuro per concentrarsi sugli occhi rossi dello shinigami.
“Lo avrai capito osservando i tuoi genitori…no? Tu sei insopportabile, un grande seccatore che come una serpe avvelena ciò che gli sta attorno.”
“E questo avrebbe provocato in Chris la sua perfidia?” Chiese scettico.
“Ricordi le prime stagioni?”
“Dipende.”
“Chris aveva bisogno di un cattivo che fosse freddo e cinico. Una lama conficcata alle spalle non avrebbe fatto tanto male, ma tu…tu servivi al suo scopo. Era solo per far aumentare…come si dice, gli ascolti. Ma tu provavi gusto a far male e Chris e Chef sono diventati…austeri perché tu eri una scheggia impazzita.”
“E allora perché non ha fallito?”
“Nel suo lavoro ci sono alti e bassi, ma quando sei morto lui era già sulla cresta dell’onda e…sai come succede quando muore un cantante famoso. Lo sai cosa si verifica o no?” Chiese lo shinigami cercando un esempio perfetto per la sua storia.
“Non lo so…alla fattoria non ascoltavo mai la musica e al campo quando parlavano di fighetti con capelli impomatati me la svignavo.”
“Te lo spiego io. Voi li chiamate VIP e quando questi muoiono, le case editrici tendono a promuovere e a far uscire cd, film, libri che spiegassero la vita dello scomparso o che fossero successi indelebili.
Chris ha promosso questa tua morte…ordinando di ritrasmettere le stagioni con te protagonista. Tanti bambini si sono innamorati della serie e pupazzi, figurine e poster hanno ricompensato le fatiche dei due.
È stato ospitato a diversi programmi e spendendo parole al miele per te, ha aumentato il numero dei suoi fan.
Hai capito ora? Tu sei stato l’ultimo gioiello della sua corona.”
“Ha sfruttato la mia fine?”
“Diciamo che ha saputo cogliere l’occasione.” Ryuk sembrava divertito da quella scena, mentre Chris e gli altri erano ancora intenti a festeggiare.
“E alla mia famiglia?”
“Mi chiedi…se una parte dei guadagni è stata consegnata ai tuoi genitori?”
“Esatto.”
“Questo è l’ultimo motivo per cui Chris e Chef ti odiano. Tuo fratello ha intentato causa contro questi subdoli movimenti e ora sono in tribunale per risolvere questa controversia. A quanto sembra però Chris è intenzionato a pagare le richieste dei tuoi genitori per evitare grane e per non danneggiare la sua immagine pubblica.”
“Ho la riprova che mi volevano bene solo per denaro.” Disse sospirando e combattendo la voglia irrefrenabile che gli diceva di crollare sul divano.
“Credevi davvero che ti volessero bene perché eri bravo e tranquillo? Povero stupido…tu eri una piccola miniera d’oro che cammina e con la piccola sommetta su cui stanno contrattando tutti saranno felici.
Senza di te ovviamente.” Riprese ridendo lo shinigami, mentre il ragazzo stanco e avvilito si avviava verso la porta d’uscita.
“Andiamo?” Chiese il ragazzo e Ryuk decise di accontentarlo riaprendo lo scorcio verso il suo mondo, portandolo, quindi, di nuovo a casa.






Angolo autore:
Mi dispiace molto per il ritardo nell'aggiornare questa storia e spero non vi siate dimenticati di me.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito la storia (purtroppo alcune volte mi dimentico dei ringraziamenti) e sappiate che mi fa sempre piacere sentirvi e rispondere alle vostre curiosità.
Onde evitare d'allungarmi troppo...vi spoilero appena il prossimo capitolo.
Nel settimo vi sarà l'indizio finale per risalire all'identità della vittima e nell'ottavo farò il nome del ragazzo.
Vi auguro una buona settimana e alla prossima.

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Capitolo 7
*** Cap 7 ***


L’abituarsi di nuovo all’oscurità del mondo di Ryuk non era mai semplice, specie se fino a qualche minuto prima ti crogiolavi al sole come una lucertola.
E questo il ragazzo lo sapeva e al ritorno dall’ennesimo viaggio aveva imparato ad aprire gli occhi poco per volta, per non provare fastidio.
“E così siamo a due.” Disse sovrappensiero lo shinigami, mentre tracciava per terra due croci.
“Stai cantando vittoria troppo presto.”
“No…ti sto abituando all’idea.”
“Illuso.” Riprese il ragazzo sorridendo e osservando lo shinigami che continuava a riflettere su quello che il suo ospite diceva.
“Sarebbe molto meglio se rinunciassi. Queste battaglie che stai conducendo non ti renderanno in alcun modo la libertà.”
“Se tu fossi al mio posto ti arrenderesti senza combattere? Abbasseresti la testa, aspettandoti il colpo di grazia alle spalle e piangendo lacrime amare oppure lotteresti come se fosse il tuo ultimo giorno?”
“Io sono neutrale e queste sono cose che non mi riguardano.” Riprese Ryuk, mentre il ragazzo si abbandonava a distendersi sulla sabbia.
“Parlare con te è come ascoltare un disco rotto. Ripeti sempre che sei neutrale e poi cerchi di demoralizzarmi.”
“È questo il mio compito.”
“Far sentire uno schifo l’unica anima che ti è capitata dopo millenni di storia?” Chiese il ragazzo facendo ridere lo shinigami che mangiava qualche mela che aveva sgraffignato dalla villa di Chris.
“Far comprendere gli sbagli che ti perseguitano. In cuor tuo, tu sai che fallirai perché tutti, quando eri in vita, hanno visto un qualcosa in te che…semplicemente non esiste.”
“E quale sarebbe?”
“Lo devi capire da solo.”
“E se ci riuscissi?”
“Torneresti in vita.” Il giovane sentendo quelle parole iniziò a pensare a cosa gli mancasse quando era in vita, ma Ryuk sapeva che le visite che avrebbe fatto ai suoi amici e nemici gli avrebbero permesso di ricostruire il puzzle poco alla volta.
Solo quando sarebbe mancato l’ultimo visitatore il ragazzo avrebbe capito.
Avrebbe capito cosa lo rendeva incompleto e se l’avesse compreso prima della fine del tempo, allora lo shinigami lo avrebbe rimandato sulla Terra.
“Ma non illuderti…capirai cosa ti manca solo quando ti troverai davanti la persona che, in teoria, dovrebbe volerti talmente bene da affrontare le fiamme dell’Inferno.”
“Ma allora…”
“Non crederai alle parole di uno shinigami, vero?” Chiese Ryuk instillando nel ragazzo il seme del dubbio.
“Non ti capisco.”
“Credi davvero che se qualcuno ti avesse voluto bene non ti avrebbe sottratto da questa fine?”
“Com’era la mia vita prima di morire?” Chiese dopo qualche minuto di riflessione.
“Non lo ricordi?” Lo shinigami osservava il suo ospite con il suo tipico ghigno e sembrava sbeffeggiarlo per quello che gli era successo.
“Ricordo poco.”
“Hai partecipato ad alcuni reality, hai incontrato molte persone, ma non hai raggiunto il premio.
Al termine delle stagioni tu venivi sempre eliminato ad un passo dalla finale e hai passato gli ultimi 5 mesi della tua vita in uno schifoso monolocale da quattro soldi.
I tuoi compagni di sventura hanno trovato un lavoro, hanno completato gli studi e hanno messo su famiglia.
Gli anni sono passati e poi un giorno…una macchina ti ha investito. Non l’hai neanche vista e sei morto in un’ambulanza che non ti ha salvato.
Quella vettura non si è fermata e non hanno mai trovato il colpevole, ma tu negli ultimi istanti hai visto un qualcosa che…per ora ti ha salvato.”
“Come ho fatto a sopravvivere?” La domanda era una logica conseguenza di quel strano discorso.
“Affari non proprio puliti.”
“Alcol e droga immagino.”
“Fosse solo questo. Furti, rapine, incendi, traffico di droga, armi e minacce.”
“Ero così…” Venne interrotto da Ryuk che sembrava stanco di parlare con il giovane.
“Oh sì e anche molto peggio.”
Scese un insolito silenzio su quella landa desolata e dopo qualche minuto lo shinigami riprese a parlare per far capire al suo ospite che non voleva più essere disturbato.
“La macchina sarà pronta tra qualche ora, ma adesso possiamo dormire. Questi viaggi mi stancano molto.” Ryuk sbadigliò rumorosamente ed iniziò a dormire, mentre il ragazzo per nulla stanco iniziò a passeggiare per quella che un tempo poteva essere considerata una florida pianura.
 
Il ragazzo prese a passeggiare distrattamente per quella landa e dopotutto non era così difficile tornare al punto nel quale aveva abbandonato Ryuk.
Si trattava di scendere quei pochi gradini e la macchina sarebbe ricomparsa in tutto il suo splendore.
Il giovane credeva che il suo shinigami bluffasse quando diceva che quel ferro arrugginito era importante per il suo mondo, ma in effetti non aveva mentito.
Quello era l’unico collegamento decente che c’era tra la Terra e il mondo degli shinigami, ma allora perché era così?
Ryuk non poteva dargli una sistemata?
A dire il vero gli shinigami avevano lavorato, in tempi diversi, alla ristrutturazione di quel portale, ma il problema era solo uno.
Non era il menefreghismo degli dei della morte il problema e nemmeno la loro abitudine di considerare quel lavoro come un inutile perdita di tempo, senza considerare la noia che scorreva a fiumi.
Il problema non era la macchina e nemmeno i suoi abitanti.
Il problema era: il mondo.
Quella parte dell’intero Universo un tempo era un pianeta assai florido.
Erbe medicinali, animali e uomini vivevano nella più totale armonia, ma poi le due Entità esiliarono Ryuk e gli altri in quel mondo.
Tutto divenne tetro e malvagio e l’unico collegamento con la Terra divenne appunto quella macchina.
All’inizio era così…così funzionale, ma poi…
Le emozioni negative iniziarono a corrodere la macchina e ben presto divenne lenta e pericolosa.
Più gli shinigami cercavano di riportare la situazione alla normalità, più la macchina si danneggiava.
Come si può volere una botte piena di vino se questa è crivellata di buchi?
Come si può desiderare di volare se le ali sono rotte?
Come si può estinguere il fuoco se non abbiamo nulla con noi?
E queste domande se le ponevano anche gli shinigami.
Come si può riparare una macchina danneggiata, sapendo che tra qualche minuto tornerà alla medesima situazione?
E arrivarono alla stessa risposta: non si può.
La macchina peggio di così non può funzionare e allora accontentiamoci.
Alzare la voce con le due entità superiori?
Un errore madornale.
Eppure Jealous uno shinigami amico di Ryuk aveva provato a farlo.
E la sua punizione fu un monito per tutti gli altri suoi amici che coltivavano la stessa speranza.
Divenne parte del mondo stesso.
Divenne uno dei pochi alberi che coprivano quella landa deserta e di Jealous nessuno osò più parlare.
 
“E tu chi sei?” Chiese il ragazzo verso una figura incappucciata.
“Gook amico di Ryuk.”
“Un altro shinigami?” Chiese quasi senza pensarci.
“L’anima a cui Ryuk deve scegliere la destinazione…interessante.” Disse grattandosi il mento.
“Tu sai qualcosa del mio futuro?”
“Il custode di un’anima è l’unico a conoscere il suo futuro.” Detto questo quell’ambigua creatura camminò verso un crepaccio e vi entrò senza problemi, mentre il ragazzo decise di tornare a dove aveva lasciato il suo shinigami.
“Che strane creature.” Si ritrovò a pensare il ragazzo, mentre passeggiava tranquillo.
Non che lui fosse tanto meglio.
Anzi.
Faceva di tutto per apparire “strano”.
Eppure quella tattica aveva sempre funzionato.
“Sei arrivato finalmente.” Ryuk si era risvegliato e con un movimento del capo fece capire al suo giovane ospite che la macchina era tornata in piena funzione.
Ci metteva un’eternità a ricaricarsi, ma arrivata al massimo funzionava che era una bellezza.
“Sai già chi andremo a trovare?” Chiese il ragazzo, mentre lo shinigami era intento ad ultimare i dettagli.
“Un tuo vecchio nemico.”
“Spenderà sicuramente buone parole per me.” Riprese sarcastico il giovane.
“Mettiamola così…quel tizio è di poche parole.”
“Non mi dirai…” Il ragazzo venne interrotto dalla risata di Ryuk che usando il potere della preveggenza aveva visto nella mente del suo ospite l’immagine riflessa di uno dei suoi peggiori incubi.
“Lo temi?” Chiese lo shinigami.
“Diciamo che non mi sono mai fidato troppo dei tipi silenziosi come lui. Mi hanno insegnato che quando uno se ne sta zitto per molto tempo vuol dire che nasconde o elabora qualcosa.”
“Sei sicuro di non aver paura?” Richiese di nuovo Ryuk con maggior insistenza.
“Paura di quel quarto di bue? Al massimo potrebbe schiacciarmi con il suo peso.”
“Allora non ti dispiacerà se partiamo.”
“Prego.” Lo shinigami volteggiando sopra la testa del ragazzo ne afferrò una spalla e insieme varcarono il portale.
 
Eccolo nella stanza di un qualche nerd dove quest’ultimo era troppo preso con aggeggi meccanici per avere una vita sociale.
Nessuno lo aveva mai capito appieno.
E lui era troppo impegnato a muoversi tra i cavi per accorgersi di qualcosa.
Sembrava una principessa segregata nella sua torre da un dragone.
Lui era uguale.
Rinchiuso in quello spazio vitale angusto con gli occhi rossi di Ryuk e della sua nemesi a fissarlo.
“Qui facciamo notte.” Riprese il giovane, mentre si distendeva sul letto pieno di riviste su computer e su nuove scoperte nel campo della scienza.
“Abbi pazienza.”
“Non puoi manipolare il tempo come hai fatto con Chris?” Chiese di nuovo sperando che lo shinigami lo accontentasse.
“Ci sono dei limiti a ciò che posso o non posso fare. Sappi che se dovessi manipolare ancora il tempo a mio piacimento, questo sarebbe un danno al tuo destino.”
“Spiegati meglio.”
“Posso accelerare il tempo solo una volta per anima e nel caso in cui dovesse ripetersi di nuovo tu pagheresti le conseguenze del mio gesto. Fine delle prove e viaggio diretto all’Inferno.”
“Ho capito.” Non ci voleva di certo un genio per capire che neanche a Ryuk piaceva troppo quella soluzione.
“Non avercela con me: sono decisioni che vengono dall’alto.”
“Le due entità?” Chiese per sicurezza, nonostante immaginasse già la risposta.
“Esattamente.”
“Sono così terribili?”
“Sappi ragazzo che i poteri che ti ho mostrato non sono nemmeno 1 milionesimo delle mie possibilità. Potrei spazzare via l’umanità anche solo con…uno starnuto.”
“Incredibile.” Era raro che un tipo come lui facesse dei complimenti così apertamente, ma quella volta era sbalordito dalle capacità nascosta del suo custode.
“E loro due hanno i miei stessi poteri.”
“E i loro regni non influiscono?”
“Il loro regno accresce il loro potere di un buon 10% ed è per questo che non li ho mai sfidati. Volendo con molto sforzo potrebbero cancellarmi definitivamente.”
“E tratterebbero loro padre in questo modo?” Ryuk avendo creato i due poteva considerarsi come la loro figura paterna, ma non c’era alcun rispetto per lo shinigami.
“Probabile. Uno shinigami di nome Jealous li ha sfidati ed ora…ora è diventato parte del mio mondo.”
“Ho capito. Meglio non provarci.”
 
I minuti passavano lenti e noiosi e quel ragazzo continuava con le sue solite attività.
“Ma quanto ci vuole prima che sappia della mia morte?” Erano lì da un’eternità e quel ciccione non aveva ancora fatto nulla di interessante.
“Fammi dare un’occhiata.” Lo shinigami osservò rapidamente il futuro e poi espresse i risultati dell’analisi al suo giovane ospite.
“5 minuti circa.”
Furono i minuti più lunghi ed interminabili da quando il giovane aveva iniziato a viaggiare con Ryuk.
Per carità aveva aspettato qualche minuto anche per Chris e Chef, ma questo era fin troppo.
“Ho finito.” Il ragazzo girò la testa verso lo shinigami che lo fissava con un ghigno e se non era lui ad aver parlato, l’unica possibilità era che quella voce provenisse dalla montagna che aveva davanti.
“Questa voce.”
“Profonda, vero?” Chiese Ryuk aspettando la reazione dell’ospite.
“Non credevo che B avesse questa voce.”
“Forse perché non l’hai conosciuto abbastanza.” Perché avrebbe dovuto?
Loro due si odiavano a morte: non c’era motivo per cui potessero andare d’accordo.
“E così quel rosso è andato.” Disse semplicemente, mentre osservava con scarsa attenzione il notiziario che per una decina di minuti parlava del buon cuore dello scomparso.
“Me l’aspettavo.”
“In questo tempo non c’è nulla di interessante. Andiamo a vedere il suo futuro?” Chiese Ryuk sperando di far avvilire ancora di più il suo ospite. In effetti l’esistenza del ragazzo aveva tormentato parecchio la vita di B che venuto a conoscenza della morte della sua nemesi non poté che esultare.
“Questo viaggio è stato inutile. Tanto sapevo che non avrebbe mai speso delle belle parole per me.”
“Lo sai cosa gli hai combinato?”
E c’era da chiederlo?
L’aveva fatto eliminare diverse volte nei reality.
L’aveva trattato come una nullità, ma la verità era che provava invidia.
B sarebbe potuto diventare un uomo importante e lui…a cosa ambiva?
Ad essere un fallimento su tutta la linea.
 
Lo shinigami aprì il futuro di B e attraversarono quel portale insieme.
Quel “Jumbo”, così era soprannominato da giovane, negli anni era maturato parecchio.
Non si era sposato questo è vero, ma non era colpa dello scomparso.
Forse il morto gli aveva aperto gli occhi sulle questioni amorose e non si era mai legato effettivamente a qualcuno.
Aveva mantenuto un buon rapporto con tutti i concorrenti, eccetto la sua nemesi ovviamente.
Il problema era uno solo.
Era troppo timido.
Sfortunato in amore, fortunato nel lavoro.
Ottimo inventore e ricchissimo affarista.
Con la morte del rosso aveva fatto molti soldi.
“Vedi…con la tua morte e senza di te a importunarlo, lui ha ripercorso la stessa strada di tuo fratello.
Tuo fratello nell’edilizia e B in brevetti interessanti.
Con la tua presenza non avrebbe mai avuto successo e poi…la tua nemesi ti considerava un rivale anche per altri motivi.
Ma questo lo capirai più avanti.”
Il ragazzo per tutto il tempo osservò la scena che aveva davanti e prestava attenzione alle parole di Ryuk che in quei frangenti sembrava più un maestro che un giudice imparziale.
“Non posso dire che mi dispiaccia per B, ma se fossi vivo e sapessi ciò…probabilmente avrei fatto qualcosa per essere più…sopportabile.” Detestava ammetterlo, ma non aveva conosciuto fino in fondo Beverly e questo iniziava a pesargli molto.
“Comunque sia, dobbiamo tornare a casa.”
Ryuk riaprì quindi il portale e dopo che il rosso diede una rapida occhiata indietro, lo attraversarono, mentre il ragazzo sembrava preda dei sensi di colpa.
La sua nemesi poteva finalmente vivere in pace.
 



Angolo autore:
Benritrovati cari lettori e lettrici.
Vi ringrazio per aver letto e recensito i capitoli precedenti e spero che questo sia di vostro gradimento.
Mi scuso per il ritardo, ma credo che ormai ci abbiate fatto l'abitudine.
Non ho nulla da aggiungere e quindi non posso far altro che augurarvi una buona settimana.
Alla prossima.

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Capitolo 8
*** Cap 8 ***


Di una cosa il ragazzo era convinto: le sue domande necessitavano di risposta, ma aspettava il momento opportuno per farle.
Fu quando vide Ryuk, stranamente di buon umore, che decise che quello era l’apertura nella corazza che stava aspettando.
“Cosa dovrebbe succedere se trovassi quel qualcuno?” Per qualche tempo il rosso non aveva fatto più quella domanda allo shinigami, ma ora era tornato alla carica.
“Te lo spiegherò poco prima di incontrare l’ultimo giudice.” Era la prima volta che Ryuk si mostrava così aperto e il giovane immaginava che ci fosse sotto qualcosa.
“Come mai?”
“Cosa?” Chiese lo shinigami che non aveva capito la domanda del suo ospite.
“Qualche giorno fa non me lo potevi dire, perché questo improvviso cambiamento?”
“Il dolore che provi è divertente e forse devo ripagare questa sofferenza in qualche modo.”
“Un piccolo sconto.” Riprese il giovane.
“Indovinato Scott.”
“Sei in vena di confidenze a quanto pare.” Sulla creatura comparve un ghigno di compiacimento, mentre il ragazzo per la prima volta staccava da uno degli alberi due frutti neri e rachitici.
“Dovresti saperlo…la sofferenza è il mio cibo.”
“Vorrà dire che questa mela che ho staccato dall’albero la mangio io.” Lo shinigami aprì le fauci per dire qualcosa, ma il suo ospite gliela lanciò e lui la mangiò con ingordigia.
“Non è come quella del vostro mondo, ma almeno è gustosa.” In effetti quei frutti non erano molto invitanti, ma avevano un gusto particolare.
Le proprietà nutritive erano rimaste intatte, nonostante l’aspetto raccapricciante, ma era proprio la fisionomia stretta e bitorzoluta a destare allarme.
Ben pochi shinigami sfruttavano quegli alberi.
Il loro timore era quello di ammalarsi, ma Ryuk era da tanto che consumava quelle mele.
Non aveva mai mostrato segni di insofferenza e quella era la prima volta che un umano mangiava i frutti del suo mondo.
“L’aspetto non è invitante, ma il gusto è simile a quello del mio mondo.”
“Devi sapere Scott che questo mondo era abitato dagli uomini, prima che le due Entità mi confinassero qui.”
“E quelle persone?” Chiese il rosso senza pensarci su.
Lo shinigami negò con il capo e fece capire al suo ospite che con la loro comparsa su quel mondo, gli abitanti precedenti si erano estinti.
“Non sono stato io a deciderlo, ma quegli uomini…non videro più la luce del giorno.”
“Ma…” Lo shinigami interruppe il rosso leggendo nella sua mente.
“Mi stai chiedendo se i due esseri superiori si siano mai pentiti della loro scelta?”
“Sì.”
“Direi di no. Il Pianeta che ho occupato era un luogo dove tutto era in armonia, ma quegli uomini…erano dei conquistatori.”
“Conquistatori?”
“Il vostro mondo con il passare dei secoli è mutato molto. È come la storia dell’America di Colombo. Gli europei erano i conquistatori e gli indigeni povere razze da distruggere e da spazzare via.”
“Tutte quelle vite…distrutte.”
“L’oro, l’argento, gli schiavi, le donne, il cacao queste erano le ricchezze. Le vite dei loro abitanti erano inutili.
L’unica loro colpa? Essere nati nel posto sbagliato al momento sbagliato.”
“E quindi hanno adoperato l’estinzione?” Scott non aveva mai riflettuto su quegli argomenti con qualcuno e tutte le volte che sentiva questa storia a scuola finiva con il prendere sonno o con il giocare con il cellulare.
Non aveva mai provato a capire cosa provassero quelle persone.
Una vita distrutta.
I campi sui quali lavoravano un intero anno andati in fumo.
Le loro donne uccise o vendute come schiave.
Perché si sentiva in colpa per un qualcosa che lui non aveva fatto?
Non esisteva nemmeno in quel periodo antico.
“È l’uomo l’animale più stupido. Saremo prossimi all’estinzione.” Riprese con rabbia Scott, mentre Ryuk annuiva convinto.
“Gli abitanti di questo mondo non erano così diversi dai primi europei. Avevano una tecnologia talmente avanzata che erano riusciti a sconfiggere l’inquinamento e il problema delle risorse.
Occupavano pianeti, li rendevano abitabili e si moltiplicavano.
Una piaga per le due entità dato che occupavano territori con forza e con violenza.
Era un batterio che si moltiplicava e l’unica medicina…era la scomparsa…definitiva.”
“È per questo che una parte della tua ala è lacerata?” Non ci aveva mai fatto caso, ma nell’ultimo viaggio aveva notato quel dettaglio che Ryuk cercava di nascondere.
“Non te lo posso spiegare.” Non aveva mai notato che lo shinigami volasse in modo ambiguo e lo considerava abbastanza normale, ma poi aveva notato quella cicatrice.
“Hai cercato di proteggerli?”
“Una specie.”
“Come è successo?”
“Devi rinunciare a qualcosa, quando rincorri un sogno.” Disse sfiorandosi, l’ala danneggiata.
“Ne valeva la pena?”
“Io spero tanto di sì, Scott. Me lo auguro.” Era raro che parlasse con così facilità del suo passato e aveva preferito evitare di fare troppe domande.
Forse quella ferita era dovuta ad una lotta precedente con le 2 Entità oppure era un qualcosa di più recente e di altrettanto doloroso.
 
Scott capì che quell’argomento era troppo pesante, anche per un insensibile come lui e preferì cambiare discorso, parlando in minima parte della sua vita e ascoltando da Ryuk la storia di Light.
Quella storia gli piaceva molto.
Non tanto per come si era comportato il protagonista.
Ma come per come era diventato.
Essendo nel mondo degli shinigami usava quel racconto come un monito per evitare in futuro degli errori che gli sarebbero costati cari.
Era una questione di lucidità e Light non lo era mai stato.
Aveva perso la sua proverbiale indifferenza, scaltrezza e intelligenza nell’esatto momento in cui aveva toccato il quaderno per la prima volta.
Da quando poi aveva scritto il primo nome era diventato ancora più insensibile.
Poi aveva incontrato Elle e gli altri e da quel momento era diventato un esaltato.
La polizia doveva essere la sua alleata e invece…se l’era fatta nemica.
Aveva sfruttato male quel quaderno, ma era meglio così.
Un pazzo in meno a cui pensare.
“Hai ragione a considerarlo così.” Ryuk lo riportò alla calma e si stava maledicendo per la sua stupidità.
Quello shinigami aveva quel maledetto potere e lo poteva sfruttare all’infinito senza mostrare segni d’indebolimento.
Forse doveva smetterla di pensare troppo.
“Chiunque lo potrebbe considerare in questo modo.”
“Tu non sei migliore di lui.”
Scott sapeva che Ryuk aveva ragione e non aveva alcun elemento a suo carico per ribattere.
Ribattere ad uno shinigami?
Era meglio non rischiare.
 
La macchina impiegò quasi 6 ore intere prima di rilasciare un sibilo che avvertiva della piena ricarica e fu un periodo interminabile.
Non c’era nulla di emozionante con cui ammazzare il tempo.
Come faceva Ryuk a stare lì senza far nulla a fissare con i suoi occhi il vuoto.
“Vuoi che guardiamo le figuracce dei terrestri?”
“Si può?”
“Certo che si può.” Rispose con un ghigno lo shinigami.
“Immaginavo che le due entità non volessero ciò.”
“No…su questo non sono così rigidi.” Si trattava di uno di quegli specchi magici che permetteva di vedere le situazioni più strane, insolite e imbarazzanti di cui erano vittima le persone.
“Questo aggeggio mi piace.”
“Insieme al Death Note è uno dei miei passatempi preferiti.” In mezzo a tutta quella monotonia, qualsiasi cosa sarebbe stata interessante, anche una partita di scacchi.
“Se avessi questo specchio anch’io mi divertirei parecchio.”
“Molto insolito, vero?” Chiese più per conferma che per conoscere la risposta.
“È la cosa più insolita che abbia mai visto insieme al segreto di Chris.”
“Di che segreto parli?” Ryuk per la prima volta non conosceva qualcosa e questa era una vera novità.
“Ti ricordi quando sono andato a rovinargli il bagno? Sono passato anche in camera e ho trovato un armadio pieno di parrucchini e una cartella clinica di un trapianto di capelli.”
Lo shinigami faticava ad immaginarsi una scena tanto patetica, conoscendo il tipo orgoglioso poi.
Chris avrebbe cancellato ogni prova.
Non l’aveva fatto, ma Scott non aveva mai rivelato quel segreto perché era troppo anche per lui.
Va bene sfottere per una situazione imbarazzante, ma divertirsi per un difetto fisico era troppo.
Non si sarebbe mai fatto troppi problemi, questo pensava quando era tranquillo, ma poi al momento pratico aveva preferito lasciar perdere.
“Ognuno ha dei segreti che non confesserà nemmeno sotto tortura.”
“Lo credo anch’io.”
“Izzy per esempio è una cleptomane, Leshawna ha paura dei ragni e Chef ha una voglia a forma di sedere sulla spalla destra.” Ryuk lo diceva con una tale nonchalance da far invidia ai migliori.
Lui sapeva che tutti mentivano e sviscerare quei segreti ai quattro venti era un bel passatempo.
“Non credi di esagerare?” Lo diceva solo perché aveva paura che quella fosse una sorta di verifica.
Difendere gli altri poteva garantirgli una seconda chance, ma scherzarci su poteva aprirli le porte dell’Inferno.
Dopotutto lui era un genio in questo campo e su strategie e cose simili raramente sbagliava.
“Anche il prossimo ragazzo ha un segreto.”
“Alcuni li conosco anch’io, ma non ho mai sfruttato queste loro debolezze a mio vantaggio.”
“Perché? Avresti potuto vincere un reality con queste scorciatoie.” Era vero che sfruttando quelle notizie a suo vantaggio lui avrebbe guadagnato il milioncino, ma non lo faceva per un altro motivo.
“Non mi piace vincere con questi mezzucci da pezzente. Io voglio umiliare l’avversario e non batterlo sfruttando i suoi punti deboli.”
Scott non l’aveva mai fatto nemmeno quando l’occasione era assai ghiotta.
Seminava il terreno di trappole, questo è vero.
Faceva perdere la sua squadra, esatto anche questo.
Ma se chiedete in giro se amasse usare i talloni d’Achille contro i concorrenti, la risposta non può che essere una: no.
Era un giocatore d’azzardo.
Puntava tutto sulla sua strategia e se tutte le carte andavano al loro posto: allora aveva fatto bingo.
Qualcosa non quadrava? Si riorganizzava, ma nemmeno con le spalle al muro sfruttava i punti deboli degli altri.
Questo era troppo anche per lui.
“Capisco.”
“Mi potresti dire come ho conosciuto il prossimo ragazzo?” Lo chiedeva solo per consentire alla macchina di ricaricarsi gli ultimi 10 minuti rimanenti.
“Al campus come tutti.”
“Credevo di conoscerlo dal periodo scolastico.”
“No…nulla del genere.”
Aspettare quei 10 minuti rispetto alle ore a cui era costretto fu uno scherzo, ma era stressato da morire.
Come facesse un’anima a sapere cos’era lo stress era un vero mistero.
“Ma non c’è nessuno dei miei ex compagni di scuola che sentisse la mia mancanza?”
“Se tu non senti la loro, in automatico loro non sentono la tua.”
“Nemmeno…”
“Dopo che vi siete divisi alle medie, non si ricorda più nemmeno il tuo nome.”
Scott aveva un vecchio amico che lo aveva accompagnato fino alle medie per poi perdersi di vista con il sopraggiungere delle superiori e di altre avventure.
Il rosso con il chiaro intento di sfondare in televisione nei reality di Chris e l’altro con iscrizioni all’Università e nuove amicizie.
Non si erano più rivisti da quella mattina di giugno quando i due si salutarono promettendosi di rivedersi.
Poi erano iniziate le vacanze…quindi la scuola e addio ogni forma di un legame passato.
Tutto si era polverizzato davanti a quella decina di chilometri che separavano l’istituto tecnico, scelto da Scott e il liceo scientifico del suo migliore amico.
Lo considerava come un fratello, ma quel giugno li aveva fatti diventare due perfetti sconosciuti.
I due si erano anche incrociati una volta, 4 anni più tardi, ma non si riconobbero nemmeno.
Il rosso aveva cambiato look ed era irriconoscibile e l’altro si era fatto crescere barba, baffi e una cresta parabolica.
Solo un – mi sembrava di conoscerlo – li aveva attraversati dopo quasi mezzora, ma ormai erano troppo lontani.
Quella scelta di divisione li aveva portati ad allontanarsi.
Per ogni giorno che passava sembrava che fossero scesi metri di distanza e loro non erano più amici da un pezzo.
“Peccato.” Il rosso non sembrava troppo scosso da quella verità e anzi sospettava che sarebbe andata a finire così.
 
La macchina emise il solito suono che avvertiva che era carica per essere utilizzata.
“Possiamo andare.” I due si avvicinarono al portale e lo attraversarono, mentre immagini poco chiare si stavano delineando.
Quando tutto tornò al suo posto, Scott e Ryuk si ritrovarono davanti ad un campo d’addestramento e il ragazzo iniziava a capire chi fosse il prossimo.
Non era un suo nemico, ma non era nemmeno un amico.
Possiamo dire che si trattassero con diffidenza, anche se…negli ultimi periodi il misterioso ragazzo provava una leggera antipatia per Scott.
Ma questo lo avrebbe capito non appena sarebbe entrato nella sua stanza.
 



Angolo autore:
Capitolo leggermente più breve, ma è dovuto ad una fase di transizione che mi sembrava rispettoso inserire.
Qualche nota aggiuntiva sul passato di Ryuk e Scott mi sembrava d'obbligo e dal prossimo si torna alla normalità.
Ringrazio ovviamente tutti coloro che hanno letto, recensito e inserito la storia tra le seguite, preferite o da ricordare.
Il prossimo capitolo, come anticipato, tornerà ad essere un po' più lungo e credo non vi saranno più questi spezzoni per descrivere i protagonisti.
Meglio non dilungarsi troppo e vi lascio con questo misterioso giudice militare.
Alla prossima.

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Capitolo 9
*** Cap 9 ***


Sapeva che quel ragazzo che si atteggiava da duro non lo sopportava, ma se per questo nemmeno lui riusciva a capirlo.
Perché aveva scelto la carriera militare se poi aveva paura del buio?
Perché partecipare ai reality di Chris se poi volevi farti amico tutti quanti?
Ma soprattutto perché sprecare parte del denaro per partecipare alla scuola di moda?
Svegliati prima, questo aveva pensato Scott.
Ma almeno lui aveva fatto la sua scelta e non la rimpiangeva.
Certo che bagnare il letto nel primo e ultimo giorno di scuola non era qualcosa di cui andare molto fieri.
Per fortuna che aveva imparato a controllarsi, altrimenti lui e quella maledetta sveglia militare, sintonizzata sempre alle 4 di mattina, avrebbero fatto una brutta fine.
Solo Scott sapeva quanto avrebbe voluto infilargli la sveglia in bocca e costringerlo ad usare quel fischietto che portava sempre al collo.
E poi tutto quel rispetto per Chef e Chris…che perdita di tempo.
Solo perché in guerra si mangia ciò che passa al convento non era una ragione valida per baciare il terreno dove quei due passavano.
Ma allora perché era ancora in quel campo?
Non poteva credere che lui avesse rinunciato alla scuola di moda solo perché aveva capito che era meglio un macho senza cervello e sogni, piuttosto di un uomo che coronava il suo desiderio.
Poi lo vide.
Aveva unito le sue due più grandi passioni e le aveva fatte diventare un corpo unico.
Quel tipo era il sarto e stilista dell’Accademia militare e per rendere i suoi vestiti a prova di tagli, perforazioni, bruciature e quant’altro era costretto a testarle di persona.
Di solito la mattina insieme ai cadetti lavorava sul campo tra il filo spinato, spiegando esercizi, armi e tattiche militari e di pomeriggio si divertiva con ago e filo.
Era ben stipendiato e poi i suoi occhi esprimevano quella luce.
Era una luce che solo in pochi possiedono.
La felicità e l’orgoglio di essere riusciti nell’impossibile.
E poi il suo grado era adatto per lui.
Capitan Brick, suonava bene non credete?
Eppure quel giorno quando l’aveva detto aveva riso di lui.
Quando aveva detto di diventare stilista era diventato la barzelletta delle successive otto stagioni.
Incredibile, vero?
Quando era triste pensava a quel tipo che si sarebbe infilzato con gli aghi ogni minuto.
È vero che l’inesperienza è una nemica difficile da battere ed è pur vero che era migliorato molto lavorando sodo e prestando poca attenzione alle chiacchiere degli altri.
E poi i vecchi concorrenti quando avevano bisogno di un vestito chiedevano aiuto a Brick che lasciava i panni da Capitano per diventare uno stilista al 100%.
In guerra fronzoli e cose varie erano solo d’intralcio, ma a matrimoni, feste o cerimonie poteva sbizzarrirsi.
Forse per questo in quel periodo era molto ricercato e non era raro che lui curasse i vestiti di Chris e Chef.
Aveva perfino realizzato capi d’alta moda e alcuni di essi erano stati molto apprezzati e…nonostante non pensasse ai soldi, quelle sommette gli facevano parecchio comodo.
Ancora pochi anni e si sarebbe ritirato dalla carriera di soldato e avrebbe lavorato giorno e notte in mezzo al suo sogno.
 
“Capitan Brick è arrivato il giornale.” Una delle tante reclute era appena entrato nell’ufficio del suo superiore e lo osservava intento a disegnare un nuovo capo.
“Appoggialo pure su quel tavolo. Lo leggerò tra qualche minuto.” Il ragazzo richiuse la porta dietro di se e il Capitano si rialzò dalla poltrona per sfogliarlo con calma.
Non amava molto leggere i quotidiani, ma quello era l’unico strumento che gli permetteva di rimanere in contatto con la realtà.
Scott ex concorrente di A Tutto Reality, comparso per la prima volta nella quarta stagione dei reality di Chris McLean, è prematuramente scomparso all’età di 25 anni dopo essere stato investito da una berlina scura.
Sembra che il colpevole non si sia nemmeno fermato e il ragazzo è spirato nell’ambulanza.
Ne danno il triste annuncio i famigliari e gli amici tutti.” Questo era scritto nell’angolo dedicato agli scomparsi, ma nel mezzo c’era un intera pagina dedicata alla memoria del rosso.
Brick lesse quelle righe con attenzione, quasi come un cane da caccia che fiuta la preda, e poi si ributtò stanco sulla sua poltrona.
Sapeva che Scott non era malvagio, ma per questo non aveva la sua pietà.
 
Aveva cercato di eliminarlo in ogni modo e quando lesse la notizia della sua scomparsa all’inizio fu preso dallo sconforto, ma poi il suo viso venne solcato da una nota di sollievo e da un sorriso appena accennato.
“Ma che gli prende, è impazzito?” Nemmeno con gli altri, Scott aveva visto quella reazione da psicopatico e si voltò a guardare lo shinigami che sembrava in crisi d’astinenza.
“Gli hai combinato dei brutti tiri, ecco perché è così.”
“Esagerato.”
“E pensa che a lui non è che hai fatto grandi danni, ma gli altri…gli altri ti detestano ancora di più.” Lo shinigami era molto serio a riguardo e il rosso non sapeva se questo fosse dovuto dalla mancanza di mele che lo aveva colpito o da qualcos’altro.
“Lo vedrò con i miei occhi nei prossimi viaggi.” Non è che mettesse in dubbio la verità di quelle parole, è che spesso Ryuk tendeva ad ingigantire la verità, facendolo spesso sentire come uno straccio da pavimenti.
“Ora torniamo a noi. Vuoi che ti racconti un po’ la sua storia?”
“Perché dovresti?”
“Perché quando ti mostrerò il passato e il futuro non capirai cosa gli è successo durante questi anni. Il suo è stato un cambiamento graduale e lento, ma se ti mostrassi tutto quanto, finiresti con l’annoiarti e il tuo viaggio avrebbe fine.”
“Continua, ti ascolto.” I due si sedettero quindi su alcune sedie e il rosso ascoltava con attenzione ciò che era capitato a Brick.
“Finito il reality si è iscritto come aveva promesso alla scuola di moda anche se qui era vittima di alcune bulle che lo giudicavano incapace di lanciarsi nel futuro.
Lui non sarebbe stato capace di promuovere la moda nel mondo.
Lui poteva solo preparare i vestiti per il clown del circo.
Poi iniziò ad ingranare.
All’inizio le sue idee erano molto innovative e i professori tendevano a disprezzare le sue opere.
Riflettendoci però capirono che erano fin troppo perfette.
A dire il vero Brick è lo stilista più geniale degli ultimi 50 anni e ha una visione tale che i suoi vestiti sono fin troppo complicati per questo presente.
È già lanciato per una moda di oltre 500 anni nel futuro e voi raggiungerete le sue idee solo con molto ritardo.
Ma questo lo sappiamo solo io e lui.
Il passato.
Il primo anno rischiava la bocciatura in francese, non sapendo nemmeno come presentarsi…poi tutto è tornato alla normalità.
Ha continuato ad impegnarsi, a sudare e al diploma è passato con il massimo dei voti.
Si è specializzato in abiti militari, ma detto tra noi se decidesse di guardare altrove, farebbe ancora meglio.
Lui non si è mai arreso, a volte era demoralizzante subire un no come risposta, ma lui continuava. Forse è merito anche della sua attuale fidanzata se oggi è diventato quello che è.
I suoi genitori non l’hanno giudicato, ma hanno solo approvato la sua scelta.
Qualcosa che tu non puoi comprendere.”
“Infatti.”
“Vuoi vedere come mai ti odia?” Ryuk non aveva più nulla da dire, ma sembrava che Scott sapesse cosa gli aveva fatto.
Il ragazzo annuendo, convinse il suo shinigami ad aprire il suo passato.
“Non ricordi nulla di cosa gli hai fatto?”
“È tutto troppo vago…preferisco vedere tutto di nuovo.”
“Come vuoi.”
I due si ritrovarono al campeggio di Chris e osservarono i vari spezzoni delle gare.
“Qui hai riso insieme agli altri di quando Chris gli ha detto che bagnava ancora il letto.”
“E come facevo a restare serio, scusa?” Chiese ridendo appena, mentre anche Ryuk ghignava divertito.
“Certo e la rissa?”
“Ma era una cosa normale. Tutti gli uomini lottano tra loro per qualcosa e poi stavamo solo scherzando. Se avessi voluto fargli male sarebbe finito all’ospedale con un occhio nero.”
“E i suoi oggetti?” Lo shinigami sembrava si divertisse a fare l’avvocato difensore di Brick e Scott non riusciva proprio a capirlo.
“Ancora con quella storia della sveglia? Ti vorrei proprio vedere a finire una sfida a mezzanotte per poi svegliarsi alle 4 con quell’aggeggio infernale che rompe le scatole.
Come facevo a vincere o ad elaborare piani vincenti se non riuscivo nemmeno a dormire?”
“Forse hai ragione.”
“Tutto qui? Mi aspettavo qualcosa di peggio.”
“Non preoccuparti: questo è solo la superficie dell’iceberg. Il marcio è ben più sotto e radicato.”
“E cosa gli avrei fatto?” Chiese sperando per una volta che lo shinigami la smettesse con tutti quei messaggi criptici.
“Non lo hai salutato come si deve quando è stato eliminato, lo hai ridicolizzato più e più volte e poi se non ricordi…gli hai riempito il letto di burro d’arachidi e gli hai rovinato la maglietta con il rossetto. Ti basta?”
Non era qualcosa di terribile, ma non era nemmeno qualcosa di cui andare molto fieri.
“Forse ho esagerato e lui non mi ha mai fatto nulla di male. Sono curioso di vedere il suo futuro.”
“Non aspettarti chissà cosa.” Riprese lo shinigami ridendo.
“Ma se hai detto che ha delle idee illuminanti per il futuro…non ti rimangerai la parola, spero.”
“Ho solo detto che ha delle idee, ma il mondo non è pronto per la sua genialità.”
“E quindi cosa dovrei fare? Dovrei cambiare il mondo?” Scott era sarcastico a riguardo e Ryuk lo sapeva bene.
“Il mondo non si cambia più, forse è per questo che è meglio che tu accetti l’idea dell’Inferno. Anche tornando in vita, chi ti garantisce che puoi far cambiare idea agli altri? Ormai sei stato etichettato come…un mostro.”
“Lo vedremo.”
“Andiamo prima che cambi idea.” I due quindi attraversarono il portale che Ryuk aveva fatto comparire e si ritrovarono nel futuro di Brick.
10 anni ad esser sinceri erano passati dalla loro prima visita, ma lui non era cambiato poi molto.
 
Viveva in una piccola villetta in periferia, sposato con due bambini e con la vita da stilista che lo aveva assorbito completamente.
Aveva terminato la carriera nell’esercito 5 anni prima con la nascita del primogenito.
Aveva paura di perdere la vita in missione e non voleva far soffrire la moglie e il bambino e per questo si era ritirato con tutti gli onori del caso.
Restando a casa tra modelle, vestiti e tessuti non avrebbe rischiato di morire…se non di noia.
Anche gli stilisti se per questo conoscono il blocco dello scrittore.
Tutto ciò che producono sembra sempre uguale e loro non riescono ad uscire dal vortice.
Gli scrittori al contrario se leggono le loro opere ritrovano un po’ di coraggio, ma anche Brick aveva affrontato quel momentaccio.
Quel periodo dove nemmeno il filo nell’ago riesce a passare.
Quel periodo dove qualsiasi tessuto venga toccato, si trasforma in pattume.
E non era lontano il periodo precedente.
Il momento dove tutto diventava come oro tra le mani.
Ma lui ne era uscito.
Era uscito dall’oblio anche se per un periodo aveva fatto degli sbagli.
Si era dato all’alcool e solo dopo aver accettato la sua debolezza e i suoi sbagli era tornato sulla cresta dell’onda.
Un piccolo merito lo ebbe anche sua moglie che lo minacciava di divorzio qualora non si fosse dato una regolata.
Erano bastate quelle poche parole e lui era tornato in cima.
E non aveva più intenzione di scendere, almeno fino a quando non avesse trovato nella sua scuola qualche discepolo che potesse raccogliere le sue idee e la sua eredità per portarle al livello successivo.
Forgiare le nuove menti: questo era il dono migliore che potesse chiedere.
“Sembra felice.” Riprese Scott, mentre vedeva il ragazzo in un raro momento di riposo.
“Non so nemmeno perché stiamo qui a perdere tempo.”
“Forse perché volevo sapere come sarebbe andata a finire.” Il rosso era stufo di quello shinigami che lo interrompeva in continuazione e che parlava a sproposito, ma forse aveva trovato qualcosa per farlo stare tranquillo.
“Sapevo che perdevo tempo.”
“Ne sei sicuro? Cosa c’è su quel tavolo?” Lo shinigami girò la testa verso il tavolo e sgranò gli occhi quando vide che sopra c’era una ciotola con delle succose mele rosse.
“Finalmente.”
“E poi dici che non penso mai a te.” Riprese ridendo il ragazzo, mentre si sedeva vicino al pianoforte.
“Cosa sarebbe successo con la mia presenza?” Chiese Scott mentre lo shinigami si spazzolava l’intera ciotola.
“Non si sarebbe mai sposato…non avrebbe avuto il coraggio di andare alla scuola di moda…non avrebbe trovato un lavoro solido, sarebbe diventato un barbone e non avrebbe mai coronato il suo sogno.” Lui sì che aveva tutto da perdere con la sua presenza, ma se fosse tornato in vita difficilmente avrebbe permesso che succedesse tutto questo.
“Non appena tornerò in vita…eviterò a tutti i costi che lui soffra. Lui non merita di finire male…forse è uno dei pochi che merita un po’ di felicità.”
“Penso sia il momento di tornare indietro.” Lo shinigami si riavvicinò quindi al ragazzo e qualche secondo prima di scomparire, il rosso si ritrovò ad osservare la donna che era appena entrata.
-Strano, quella donna mi sembra di averla già vista.-
Con questi pensieri Scott si ritrovò nel mondo di Ryuk e almeno si era trovato un passatempo divertente per quelle ore di attesa: cercare di capire chi fosse quella misteriosa figura e cosa ci facesse in compagnia di Brick.
 



Angolo Autore:
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito e seguito la mia storia fino a questo punto e mi scuso per il ritardo.
Questo capitolo doveva uscire ieri, ma ho perso la condizione del tempo e quindi devo proporlo oggi.
Il capitolo è un po' più breve rispetto agli altri, ma Brick non mi ha fornito molto materiale su cui lavorare, quindi, ho dovuto inventarmi qualcosa.
Spero che il risultato sia comunque di vostro gradimento e alla prossima.

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Capitolo 10
*** Cap 10 ***


Era convinto che quella non fosse un miraggio.
Era sicuro che lei fosse lì, ma questo non era un problema.
Era il perché si trovasse con Brick che non riusciva a capire.
Quei due non erano mai stati in ottimi rapporti e poi di colpo…puf vivevano insieme.
“Vuoi vedere che quella era la sua dolce metà.” Non lo credeva possibile.
Sapeva che lui in fatto di donne aveva dei gusti discutibili, ma che lei accettasse un simile babbeo come compagno di vita non se lo sarebbe mai immaginato.
“Invidioso?” Ryuk si era appena disteso a fissare il vuoto e usando il suo potere stava leggendo nella mente del ragazzo.
“Perplesso e shoccato da quello che ho visto.”
“In effetti sembrava strano che potesse succedere, ma poi è accaduto.” Sembrava una delle tipiche storielle su cui si basavano le soap opera che spesso al campus lo portavano a dormire.
Lui odia lei, lei odia lui e poi finiscono con l’innamorarsi: qualcosa di visto, rivisto, trito e ritrito.
“Non mi dirai che tutto quel disprezzo che mostravano era solo per evitare problemi.”
“Ci sei arrivato alla fine. Il miglior modo per non far capire agli altri di essere innamorati è quello di litigare come se non ci fosse un domani.” Scott aveva sentito spesso parlare di quella tecnica quando era ancora studente, ma quando captava argomenti così soporiferi, preferiva abbandonarsi ad un pisolino ristoratore.
“Bella tecnica.” Si ritrovò a dire, sfoggiando un ghigno poco rassicurante.
“E non è l’unica.”
“Sì lo so. Ci sono quelli che si sbaciucchiano allo sfinimento, quelli che si mandano al diavolo in continuazione e quelli che si mollano e si riprendono con lo stesso ritmo con cui mi cambio le mutande.” Le conosceva bene quelle tecniche insulse e ogni volta ci rideva su.
“L’amore è fin troppo noioso…non credi?”
“Non lo so. A volte pensi che sia così, ma poi apri gli occhi e ti correggi. Per il momento il mio giudizio è sospeso, ma un giorno ti dirò cosa penso.”
“Me lo potresti dire prima di andartene.” Il ragazzo odiava quando Ryuk tornava su quell’argomento e sapeva di avere ben poche speranze.
Lo shinigami prima di incontrare i genitori di Scott aveva tracciato sulla sabbia una serie di caselle e di volta in volta queste venivano riempite di croci.
Il conteggio parlava chiaro: quattro croci su quattro con nessun segno di affetto dei giudici.
Fortuna che ne mancavano ancora molte, altrimenti si sarebbe arreso quasi subito.
Per carità non aveva nulla contro i suoi giudici, ma sentirsi sbattere la porta in faccia non è mai piacevole.
“Se vuoi te lo posso dire anche ora.”
“Forse è meglio, dato che quando verrai portato via avrai solo il tempo di maledirmi e poco altro.” Scott preferì lasciar perdere riguardo quella possibilità, tanto non lo avrebbe mai convinto a rimangiarsi quelle parole.
“Prima di iscrivermi al campeggio di Chris, non sapevo nemmeno cosa fosse l’amore. Avevo avuto qualche storiella di poco conto, ma nulla più di qualche bacio sulla guancia e poco altro.
Il mio primo pensiero non era innamorarmi o provare sentimenti per qualcuno…volevo solo il milioncino e buonanotte.
Tutti sanno che i soldi portano a diversi vantaggi e forse con quella sommetta avrei risolto tutti i miei problemi.
Poi…sai come è andata a finire. Ho perso per colpa di quella faccenda e da quel giorno non fui più lo stesso.” Il rosso alzò appena lo sguardo per vedere un segno d’incoraggiamento nel suo shinigami, ma quest’ultimo stava dormendo tranquillamente, senza prestare più la minima attenzione a ciò che il suo ospite stava raccontando.
 
Quando era ancora in vita quel comportamento così irrispettoso lo avrebbe fatto infuriare e avrebbe rigirato come un calzino il folle che osava sfidare la sua pazienza.
Pazienza che da molti anni era ridotta al lumicino.
Bastava solo uno sguardo storto e lui si infervorava e diventava come il peggiore dei demoni assettati di sangue.
Amava parecchio i complimenti, forse è per questo che si considerava un pelo narcisista, ma riusciva ad accettare anche le critiche, solo se queste erano fondate e non campate per aria.
Eppure mai nessuno lo aveva trattato così.
Essere ignorato perché era un ceffo poco raccomandabile non era un problema per lui.
Cambiare strada quando lui si faceva avanti con la sua aura maligna era un conto, ma ignorarlo volutamente mentre stava parlando e fa uscire i suoi pensieri più…buoni, era troppo.
Avrebbe tanto voluto distruggerlo, ma poi come avrebbe fatto a tornare indietro?
“Ma guarda questo, io gli racconto di quella cotta che mi ero preso e lui dorme. Maledetto Ryuk.” E non era la prima volta che gli faceva questo tiro mancino.
Forse però era meglio così.
Se avesse seguito tutta la storia per filo e per segno, chi l’avrebbe mai tenuto tranquillo?
Avrebbe rigirato il coltello nella piaga e gli avrebbe provocato altro dolore.
Sì perché quella storia gli bruciava ancora.
Quell’ennesimo fallimento gli pesava terribilmente e lui sapeva di essere responsabile di quella faccenda.
Aveva provato a farle capire d’essere pentito, ma inutilmente.
Aveva finito col lasciar perdere tutta quella speranza e aveva preferito allontanarsi con quel peso sulle spalle e sulla coscienza.
Lui non era mai stato il tipo da chiedere scusa al primo colpo, ma quella volta era diverso.
Lui voleva veramente il suo perdono.
Ne aveva bisogno per sentirsi in pace con se stesso, ma non gli era mai stata concessa una seconda possibilità.
Da quel triste giorno erano passati molti anni e le occasioni per chiarirsi si contavano sulle dita di una mano.
Lui spesso si avvicinava, ma lei si ritraeva come intimorita.
Del resto come poteva compatirla.
Avete mai incontrato un animale selvaggio di cui potevate essere sicuri che non avrebbe mai morso nessuno?
Personalmente non credo.
Lui si sentiva come quell’animale.
Nessuno sapeva cosa gli passasse per l’anticamera del cervello e questo era un bel problema.
Da quel giorno non aveva più dormito realmente bene.
Dormiva, ma a fatica.
Vedeva quegli occhi carichi di sospetto e come un incubo si risvegliava, provocandogli un dolore lancinante.
Da quando era diventato un’anima non aveva affatto bisogno di dormire e quegli occhi gli rimanevano impressi nella mente come un marchio a fuoco.
Non riusciva a pensare ad altro.
Per fortuna che in quel periodo la sua mente era occupata dal capire chi fosse quella donna con Brick e poco per volta riusciva a risalire alla vera identità di quella figura.
“Non mi sembrava una del reality.” Si disse mentre si appoggiava su uno degli alberi.
“Ne sei convinto?” Ryuk era comparso all’improvviso e per poco non faceva venire un colpo al suo ospite.
“Io le conosco bene e nessuna di loro era così…passabile.”
“Lo sai che sono trascorsi molti anni dall’ultima volta che li hai visti tutti insieme.”
“Questo è vero, ma cambiare così tanto…ti sembra possibile Ryuk?” Il suo shinigami e l’impareggiabile ghigno che lo accompagnava gli avevano già fornito la risposta.
“Vedi Scott a questo mondo tutto è possibile. Lei ha vinto il milioncino, ma non ha sfruttato i soldi per rendersi più bella. È stata la natura a premiarla e lei ha avuto molta pazienza.”
“Pazienza? Non capisco.”
“La scienza dice che le donne maturano prima rispetto agli uomini e lei invece ha avuto il processo rallentato. Cresceva con molto ritardo ed è sbocciata all’improvviso. Un giorno era una crisalide secca e piatta, il giorno dopo una meravigliosa farfalla. Capito il paragone?” Il ragazzo non era così stupido, ma un discorso simile lo avrebbe compreso anche un imbecille come Duncan che in fatto di ragazze era come un troglodita con ancora la clava in mano.
 
Scott sapeva di non avere molte chance con le ragazze, ma quel punk ne aveva ancora meno di lui.
Con le sue conquiste non era durato molto e se chiedete loro cosa ne pensano di Duncan, la risposta è una sola: un primitivo delle caverne senza il minimo tatto sulle questioni femminili.
Non che il rosso ne capisse qualcosa, ma almeno si sforzava…se la questione gli stava veramente a cuore.
“Comunque mi sono addormentato con la tua storia.”
“Ti racconterò il seguito come fiaba la prossima volta.” Riprese Scott facendo sghignazzare anche Ryuk.
“Se ti diverte farmi dormire.”
“Come mai sei qui?” Chiese il ragazzo alludendo al fatto che fino a qualche minuto prima dormiva ancora tutto pacifico senza farsi problemi a mancare di rispetto al suo ospite.
“Il portale è pronto: possiamo andare.” I due scesero quindi i pochi gradini che li separavano dalla macchina e varcarono la barriera che si era creata.
Tutte le volte che usavano quell’aggeggio, Scott non stava molto bene di stomaco ed era strano per lui.
Non gli era mai capitato di avere problemi con i vari viaggi che aveva intrapreso.
Eppure quel passaggio da un mondo ad un altro lo rendeva fiacco e appesantito.
Non osava immaginare cosa gli sarebbe successo se si fosse riempito di cibo come un certo Owen di sua conoscenza.
Come facesse a stare sempre bene quel bisonte era un vero mistero.
E nemmeno Ryuk aveva di quei problemi, ma forse essere un Dio della morte aveva i suoi vantaggi.
Nemmeno lui usava spesso quella macchina…anzi si può dire che l’avesse usata negli ultimi millenni solo per accompagnare il rosso.
E così giunsero a qualche minuto prima che il nuovo giudice venisse a sapere della sua scomparsa.
Non si aspettava di ritrovarsi in quel luogo.
Sapeva che era una ragazza, ma il suo aspetto poteva dire tutt’altro.
E quella stanza poi trasudava femminilità da tutti i pori.
Forse era il suo comportamento da maschiaccio ad averlo confuso.
Sì: quella era l’unica possibilità.
Di certo il suo scarso apparire e il poco interesse nel mostrare le doti femminili che aveva in natura non lo avevano aiutato.
Ci aveva impiegato parecchio a capire che quella fosse una ragazza.
“Non immaginavo che Jo vivesse in questo posto.” Stava osservando con scarsa attenzione l’ambiente circostante, spesso aprendo cassetti e armadi che lui non avrebbe mai dovuto toccare.
“Hai qualche idea di dove possa essere?” Gli chiese Ryuk, mentre si spaparanzava sul letto della ragazza.
“Nel video dell’audizione era in palestra perché con le sue doti atletiche credeva di convincere Chris che la sua presenza fosse necessaria.”
“E quindi tornerà qui tutta sudaticcia.” L’immagine di lei che si spogliava e si cambiava stava spaventando Scott, il quale non appena l’avrebbe rivista si sarebbe girato dall’altra parte.
“Sai tra quanto arriverà?”
“Penso una decina di minuti.” Purtroppo il potere che aveva usato su Chris era stato già sfruttato e usarlo una seconda volta avrebbe causato solo problemi.
“E come viene a sapere della mia scomparsa?”
“Qui dietro c’è un vecchio negozio di elettronica e sul televisore vedrà della tua scomparsa. È preferibile però aspettarla qui perché dovrebbe iniziare a studiare e a prepararsi per gli esami dell’Università.”
Lei sì che aveva sfruttato il milioncino che aveva vinto in una delle innumerevoli stagioni organizzate da Chris e infatti aveva deciso di riprendere gli studi per diventare insegnante di lingue.
Aveva capito tardi che la sua grande aspirazione era quella di darsi all’insegnamento, ma stava recuperando in fretta il gap dagli allievi più anziani.
Aveva fatto un anno di scuola recuperando ben quasi due anni e mezzo d’Università: lei sì che ci stava dando dentro con lo studio.
Eppure non aveva mai pensato di trascurare le sue amicizie e aveva perfino allacciato un rapporto molto particolare con un ex concorrente, Brick appunto.
 
La ragazza entrò come al suo solito, tirando un calcio alla porta e gettando il borsone pieno di abiti sporchi e di pesi in un angolo della stanza.
L’intenzione era quella di gettarsi sul morbido letto, ma riuscì a resistere a quella tentazione, recuperando gli abiti di ricambio e andandosene a fare una doccia.
Ritornò in tempi record, mentre Scott continuava a fissare fuori dalla finestra, consapevole che se l’avesse vista nuda difficilmente avrebbe desiderato di tornare a vivere.
Sapeva che non era ancora la ragazza che aveva visto da Brick e quindi non voleva rovinarsi la vista a causa di quella cozza senza la minima nota di bellezza.
Solo quando fu sicuro che era vestita e profumata, decise di rigirarsi, mentre Ryuk aveva fissato per tutto il tempo lo strip-tease della giovane.
Avrebbe preferito cavarsi gli occhi piuttosto di vedere quella scena patetica e infatti lo shinigami dove aver visto il corpo della ragazza, stava voltato verso un angolo, trattenendo a fatica il vomito che voleva uscire impietoso.
“Muoviti.” Sembrò dire lo shinigami rivolgendosi a Jo, mentre lei tutta tranquilla apriva una rivista di gossip.
Non si sa come e nemmeno il perché, ma la giovane decise di accendere il televisore, come se quelle poche parole che aveva sentito nel negozio del vecchio Frank fossero baggianate.
Non credeva che il rosso, duro come l’acciaio, fosse morto e credeva di aver frainteso con il testo della canzone in sottofondo che stava ascoltando.
Solo quando accese l’apparecchio e dopo un veloce zapping scoprì che Scott effettivamente era morto.
“Anche quel cane è andato.” Si ritrovò a dire senza il benché minimo accenno di rimorso.
Era leggermente dispiaciuta della sua dipartita, ma nulla di eccezionale.
E poi dispiaciuto non è sinonimo di quello che aveva detto Ryuk.
Se Scott era morto anche un giudice doveva sentirsi morto dentro.
Dispiaciuto non era il significato adatto.
Ma almeno il rosso era sollevato nel sapere che a lei le cose stavano andando discretamente.
Fu a questo punto che lo shinigami decise di velocizzare leggermente la storia, mostrando al suo ospite l’evolversi della ragazza e il suo rapporto con Brick.
 
Era vero che quei due si odiavano, ma dopo che erano arrivati in finale e dopo il suo sacrificio per fare in modo che lei vincesse il premio, la loro opinione era cambiata.
Brick non la vedeva più come una nemica con cui confrontarsi, ma la considerava un’amica con la quale confidarsi e da proteggere da eventuali maniaci.
Lei lo considerava speciale e dopo una birra oggi, un pranzo domani e un’uscita per negozi e al cinema nei giorni successivi, divennero più intimi.
Il resto come si dice è storia.
Si erano messi insieme e dopo essersi mollati e ripresi solo in una circostanza non si erano più separati.
Poi ovviamente il matrimonio, la nascita dei due marmocchi che Brick amava più di ogni cosa a questo mondo e via discorrendo.
Lei non sopportava il rosso per un motivo.
Uno solo.
Ma non era poco.
Se un vostro amico odia una persona, voi come vi comportate nei suoi confronti?
La odiate di riflesso…anche se non sapete il perché.
È una scelta incondizionata.
Non si ascolta mai l’opinione dell’altra persona, ma si tende a focalizzarsi più verso l’amico stretto.
Del resto tra un amico e uno sconosciuto a chi curereste le spalle?
All’amico.
Lo sconosciuto è un punto di domanda che potrebbe voltarti le spalle.
Con questo non voglio dire che l’amico non lo farebbe mai, ma forse lo farebbe con più difficoltà.
Non si può dire che Jo odiasse Scott, ma dopo quello che il marito aveva passato con il rosso…si può capire il perché non lo prendesse in considerazione.
Non lo odiava, ma nemmeno simpatizzava per lui.
Diciamo che il loro rapporto era in equilibrio…forse tendente più all’odio che al buon rapporto.
“Bel futuro.” Disse semplicemente Scott osservando distrattamente la ragazza che aveva davanti che aveva superato brillantemente l’Università e che spiegava ai ragazzini delle medie inglese e francese.
Conosceva anche il tedesco e lo spagnolo, ma in quella scuola era richiesta la conoscenza solo di quelle due lingue.
“Mi sembra che qui abbiamo poco da fare.”
“Hai ragione Ryuk. La storia di Jo e Brick si intreccia alla perfezione e di lui so quasi tutto. Non credevo che questi due idioti avrebbero raggiunto la felicità e se ti chiedo cosa le sarebbe capitato con la mia presenza…già immagino la risposta.”
Non era difficile rispondersi.
Se lui non si fosse mai sposato e quant’altro, anche lei non sarebbe mai stata felice.
“Non avrebbe vinto il milione…non si sarebbe sposata e oggi farebbe la cameriera in uno di quei locali da quattro soldi.” In effetti anche lei con il rosso in vita avrebbe avuto di che essere insoddisfatta, ma Scott aveva imparato a non dare soddisfazione di alcun tipo allo shinigami.
Quello amava troppo a rigirare il coltello nelle sofferenze altrui.
Ryuk senza preavviso prese il ragazzo per una spalla e i due attraversarono il portale, mentre Scott voltandosi appena, con un ghigno salutò la ragazza e Brick che era appena entrato a salutare la moglie.
Appena atterrati, la macchina si era scaricata completamente (il che significava aspettare ancora delle ore prima che ritornasse apposto), Ryuk aveva tracciato un’altra croce nella tabella che aveva disegnato e il rosso si stava abbandonando a guardare il panorama desolante che lo circondava.
Nemmeno quella volta, la fortuna gli era servita.
Lui era ancora lì.
E chissà per quanto tempo vi sarebbe rimasto.






Angolo autore:
Sono in terribile ritardo, ma il mio pc ha troppi problemi in questi giorni.
Credo sia colpa di questa storia (Ryuk è una piaga).
Ringrazio vivamente chi ha letto, recensito e seguito la storia fino a qui e spero di pubblicare il prossimo capitolo entro tempi brevi.
Alla prossima.

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Capitolo 11
*** Cap 11 ***


Aspettare tutte quelle ore era logorante.
Si sentiva come un bambino che aspettava il Natale per tutto l’anno per poi restarci deluso.
Apriva un pacco: maglione di una vecchia zia.
Ne apriva un altro: un paio di calzini di nonno Alfredo.
E quando pensava di giungere al regalo tanto desiderato, questo non era come se l’aspettava.
Lui era come quei marmocchi.
Aspettava di capire chi fosse il prossimo della lista.
Dopo averlo scoperto ripensava ai bei momenti passati in compagnia, davvero pochi ad essere sinceri e poi quando Ryuk gli mostrava la triste verità, si deprimeva.
Aspettava quelle ore con frenesia: dopotutto ne andava della sua esistenza.
Chi avrebbe mai trovato il coraggio di aprirgli gli occhi?
Lui sapeva che il suo shinigami aveva ragione.
Nessuno aveva mai visto cosa avesse nel cuore.
Tutti restavano spiazzati dalla dura scorza esterna, ma dentro nessuno l’aveva studiato appieno.
La sua vita era piena di malvagità e crudeltà.
Allora perché non l’avevano mandato subito all’Inferno?
Perché si erano venduti a quello sporco giochetto?
Avevano paura di essere giudicati?
“Gli altri hanno visto qualcosa in te che semplicemente non esiste.” Ricordava perfettamente quelle parole che Ryuk aveva pronunciato.
Le aveva dette poco prima di partire per un viaggio, ma non aveva fatto caso a ciò.
“La mia anima è nera fino al midollo.”
Ma se questo lui lo sapeva e le Entità ne erano a conoscenza perché lo stavano torturando?
Forse era un nuovo modo per vendicare le vittime dei suoi soprusi?
Più si sforzava a pensare, più confusione alimentava nella sua testa.
Menzogne.
Gli avevano raccontato solo menzogne.
E lui era stata la menzogna più grande.
Aveva finto che tutto gli andasse bene e non aveva mai emesso un grido.
Anche quando veniva impiegato per i compiti più umilianti e disprezzati, tutti lo indicavano come l’unico in grado di risolverli.
“Pensieroso…Scott?” Gli chiese il suo shinigami pensando di coglierlo alla sprovvista.
“Dovresti saperlo…se usi il tuo potere.”
Aveva capito tutto di quel gioco.
Alla fine della fiera tutto sarebbe andato a finire come era previsto.
Tanto valeva rispondergli male e con freddezza e si sarebbe tolto dai piedi.
“Non serve leggere la tua anima per sapere cosa ti tormenta. Dopotutto ho quasi 200 miliardi di anni alle spalle per conoscere voi uomini.”
“Se sei così bravo a cosa sto pensando?” Non metteva in dubbio le capacità di Ryuk, ma era stufo di essere la marionetta di quello shinigami.
“Hai paura ed è comprensibile, ma questo non ti vieta di continuare a credere.”
“Non ti seguo.”
“Dimmi Scott, tu sai cos’è San Valentino?” Lo sguardo del ragazzo si fece perplesso, mentre il suo custode ridacchiava divertito.
“E questo cosa centra?”
“Rispondi alla mia domanda.”
“San Valentino è il giorno dedicato all’amore.” Non che il rosso avesse mai avuto il piacere di festeggiarlo, ma gli sarebbe piaciuto ricevere un dono dalla sua amata.
Magari proprio da quella ragazza che aveva cercato di comprenderlo, ma perché illudersi?
Anche a lei aveva fatto del male e non si aspettava più nulla dalla vita.
“Che festa inutile, vero?” Chiese il suo shinigami, fissando le nuvole con una strana aria attorno a sé.
“Già.”
“Sai perché la considero una festa senza senso?” Scott non capiva il perché Ryuk s’intestardisse con quei discorsi, ma forse aveva una lezione da impartirgli e poi era meglio non farlo arrabbiare.
“No.”
“Io parlo a nome dell’entità paradisiaca. L’amore non può essere riassunto in una festa di un solo giorno…l’amore per una persona è un regalo che va fatto poco per volta tutti i giorni.
Vedi a questo mondo…e per noi spiriti provare amore e attrazione è una cosa normale.
Ti dirò, io so in cosa consiste l’amore…quel sentimento che ti pervade l’animo, ma non so amare.
E tu? Riesci a realizzare ciò?”
“Io credo di non essere in grado di provare nulla.” Rispose il ragazzo, facendo sorridere il suo shinigami.
“Ti ricordi di tuo fratello?”
“E questo cosa centra?”
“Ha dato il nome a suo figlio e quindi prova dell’affetto per te. Affetto alla lunga se studiato con precisione può essere considerato amore. Amore fraterno, non credi?”
“Mi stai forse dicendo Ryuk che ho ancora una speranza?”
“Solo se continui a coltivarla.” Il rosso non si aspettava che lo shinigami si sforzasse in quel modo di farlo sentire a casa, ma almeno non gli faceva pesare troppo i suoi sbagli.
“Lo sai…sei molto saggio per essere vecchio solo di 200 miliardi d’anni.”
“Non per disturbarti, ma la macchina ha finito di caricarsi. Se vuoi rimanere qui facendo aspettare i tuoi giudici, sei libero di farlo, ma non è una scelta saggia, però potrei condividerla.”
“Perché?” Chiese scendendo con lentezza i gradini, mentre Ryuk continuava a svolazzargli sopra la testa.
“Sai cosa c’è peggio di un malvagio?”
“La sua sconfinata sete di…crudeltà?” Nemmeno il rosso, essendo sempre stato un cattivo, sapeva come rispondere e credeva che la sua fosse la risposta corretta.
“Peggio di un malvagio ci sono due malvagi.” Sembrava una frase fatta, ma lo shinigami era molto serio a riguardo.
 
Se Scott aveva imparato qualcosa da Ryuk è che i suoi indizi spesso erano misteriosi, ma alcune volte erano fin troppo semplici da captare.
Due malvagi?
Già è difficile trovarne uno, ma addirittura due.
Crescevano come funghi nell’ultimo periodo.
Si chiedeva solo se fossero migliori o peggiori di lui.
Di malvagi ne aveva conosciuti molti, ma paragonabili a lui…sembrava un’impresa un po’ardua.
Trovare qualcuno del suo stampo sarebbe stato come chiedere a Don Chisciotte di lottare contro i mulini a vento.
Una battaglia già persa in partenza.
Eppure se Ryuk li considerava così, perché non avrebbe dovuto credergli?
Forse non erano proprio uguali a lui, ma avevano qualcosa che li accumunava.
“Andiamo.” I due si ritrovarono questa volta in una casa e Scott si chiedeva dove fossero i giudici che avrebbero deciso di lui.
“Bel posticino.”
“Un po’ troppo ispanico per i miei gusti.”
“Hai visto che non ti serve chiedermi i nomi se basta studiare l’ambiente.” In effetti quella casa aveva un qualcosa che poteva ricollegare ad un vecchio concorrente.
Era un qualcosa di così semplice che non gli veniva in mente.
Eppure con Brick era stato facile.
Aveva visto il campo militare e aveva collegato le cose.
Anche con Jo quel trucco gli era tornato utile.
E pure con Chris aveva sortito il suo effetto.
Dopotutto una villa di quel genere non poteva rientrare nelle possibilità di una vincita milionaria.
Nemmeno unendo il premio per più stagioni si poteva ambire a qualcosa di più di una stanza.
“La risposta è così ovvia che non mi viene.”
“Ti darò un indizio, appartengono alle prime stagioni.”
Il rosso aveva già eliminato buona parte dei concorrenti che aveva conosciuto dalla quarta stagione in poi, ad eccezione di Anne Marie che dato l’amore per lo stile ispanico la credeva come una delle due giudici.
“Sono un ragazzo e una ragazza immagino.”
“Il ragazzo è ispanico, la ragazza invece è la concorrente più sleale di tutti i reality svolti da Chris.”
Probabilmente era capitato in una giornata positiva dello shinigami.
Era strano che Ryuk fosse di buonumore, ma forse Scott aveva anche capito il motivo.
Sopra la tavola vi era una cesta di mele e quelle avevano un effetto calmante sui nervi della creatura.
“Attento a quelle mele.” Non aveva fatto nemmeno in tempo ad avvertirlo che lo shinigami ne aveva già mangiate un paio.
“Perché?”
“È la casa di Alejandro?” Era riuscito a collegare i vari elementi, ma ora iniziava a preoccuparsi per Ryuk.
“Sì, ma perché devo stare attento?”
“Mi ero dimenticato di dirti che Alejandro ha una passione pazzesca per le mele e spesso le unisce con una salsa piccante di sua invenzione. Una volta l’ho assaggiata e se Chef non mi portava due litri di latte avrei ancora la lingua in fiamme.”
Non aveva nemmeno fatto in tempo a finire la frase che Ryuk correva come un pazzo per cercare di spegnere l’incendio che poco alla volta si era impadronito delle sue fauci.
“Acqua.” Urlava a più non posso bevendo un sacco di bicchieri pur di fermare quell’ustione.
“Bevi questo…ti farà bene.” Il rosso gli passò una bottiglia di latte e dopo averla bevuta con calma i suoi effetti benefici iniziarono a farse sentire.
Ci volle qualche minuto prima che lo shinigami si riprendesse e per lo shock Ryuk si era allontanato dalle sue amate mele che ora iniziava a considerare come delle traditrici da cui era meglio astenersi.
“Hai indovinato: questa è la casa di Alejandro.”
“E la ragazza sarà la sua fidanzata…ovvero Heather.” Ecco spiegata la presenza dei due malvagi che lo shinigami considerava alla stregua del rosso.
In effetti i 3 non erano diversi e forse l’ispanico era il più perfido tra loro.
“Ma una volta non odiava i cibi piccanti?”
“Li odiava…fino a quando non ha sentito che il peperoncino aiuta i rapporti di coppia.”
 
I due non si erano nemmeno accorti della presenza dei giudici che stavano chiacchierando tra loro.
“L’ho sentito, mentre giocavo a calcio con mio fratello Carlos e mi ha garantito che è vero.”
“Mi sembra strano che Scott sia morto, ma tanto meglio. Era una minaccia nei reality di Chris e senza di lui sarà più facile vincere il premio.” Il rosso era un concorrente temibile e per questo gli altri erano spesso costretti a coalizzarsi per farlo fuori.
Era fin troppo scaltro per cadere in trappola.
“Per colpa sua ho perso il milione diverse volte e ora ha finito di mettermi il bastone tra le ruote.”
“Metterci il bastone tra le ruote.”
I due erano alleati da alcune stagioni e riuscivano a manipolare il gioco come pochi altri.
Forse solo Scott e Mal, in quanto malvagi, erano alla loro altezza, ma con la dipartita di entrambi non c’era storia.
Le minacce più grosse venivano di volta in volta eliminate.
“Ed io che centro con loro?” Chiese il rosso rivolgendosi al suo shinigami.
“Come hai potuto sentire, ti odiano perché rovini i loro piani.”
“Allora dovrebbero odiare tutto il mondo, dato che le loro idee sono patetiche.” Le considerava così perché non ci voleva un cervellone per smontarle…o forse era lui ad essere fin troppo preparato.
“Passiamo al peggio.”
“Cosa sarebbe successo nel caso in cui non li avessi disturbati?”
“Gli altri concorrenti ti odierebbero ancora di più.”
Non ci voleva di certo un genio per capire che il passato dei reality era meglio non fosse toccato.
Già non lo sopportavano.
Se avesse aiutato quei due sarebbe andata a finire anche peggio.
“Certo che è noioso restare qui. Mi odiano solo perché li disturbavo, che polli.” Alejandro e Heather erano troppo presi a formulare strategie degne di un militare per parlare di qualcosa d’interessante.
“Andiamo a vedere il loro futuro?”
“Chissà cosa combineranno questi due.”
Prima di varcare il portale che lo avrebbe condotto nel futuro, il rosso aveva già iniziato a pensare ai vari scenari possibili.
Li vedeva sotto la veste di dittatori pazzi che compivano atrocità ovunque.
Non osava nemmeno aprire gli occhi per non vedere un futuro catastrofico.
Il tempo però era agli sgoccioli e ben presto sarebbe stato costretto a tornare indietro.
Facendosi forza li aprì e si ritrovò davanti ad una realtà ben diversa da quella che aveva sognato.
Lui era diventato direttore di un qualche giornale e lei era diventata autrice di un qualche pessimo libro dalle scarse vendite.
La vita secondo Heather” a chi volete che importi di un libro simile?
Un libro che la ritraeva in prima pagina, mentre rideva sadicamente alla pari di una Crudelia de Moon qualunque.
E poi si stupiva che tutti glielo mandavano indietro e che quei pochi gonzi che lo avevano comprato chiedessero il rimborso.
“Sul serio hanno speso tutti quei milioni per questo?”
“Penoso, vero?”
Penoso era a dir poco.
Jo aveva fatto buon uso dei soldi e anche Brick aveva sfruttato la parte del milioncino che Cameron gli aveva regalato, ma Heather ed Alejandro erano davvero pessimi.
“Che idioti. Perfino Zanna avrebbe più cervello di questi due.” Ed era un offesa…per lo squalo.
Dovevano proprio essersi rimbambiti del tutto per fare un simile buco nell’acqua.
“Credevano di diventare ancora più ricchi e non conoscendo l’umiltà sono finiti con il fallire.”
“E hanno famiglia?”
“Sì, si sono sposati, hanno dei figli e galleggiano nella mediocrità.”
Non c’era nulla di cui potessero vantarsi o che li rendesse speciali.
Erano gli unici giudici che avevano sbagliato tutto.
Si erano azzoppati da soli come dei sadomasochisti.
“Questo senza di me, ma con la mia presenza?”
“Si sarebbero sposati comunque, avrebbero avuto dei figli, ma non avrebbero aperto questo schifo d’attività.”
“E scommetto una mela al peperoncino che sono così orgogliosi che non ammetterebbero mai che i soldi di Chris erano un grave errore.”
“Indovinato.” Li conosceva fin troppo bene per sbagliare e infatti aveva fatto centro.
“Io li avrei investiti in Borsa o avrei comprato un negozio di ferramenta.” Era la più grande passione di Scott.
Il desiderio di un negozio dove poter vendere materiale di ogni genere.
Era anche per quel motivo che si era iscritto al gioco.
Quel sogno…lo aveva fin da bambino.
Fin da quando giocava con le costruzioni.
Prima di partire aveva adocchiato un negozio chiuso che avrebbe fatto al caso suo.
Sognava di aprire quell’attività appena avesse ottenuto il milione.
Con una simile garanzia nessuno avrebbe potuto rifiutare.
E poi i soldi rimasti li avrebbe piazzati in banca, in Borsa o li avrebbe spesi per mettere a nuovo la struttura.
Forse il milioncino era poco, ma si sarebbe accontentato, convinto che i soldi presto sarebbero arrivati.
Poi si era risvegliato…e quella chimera non aveva senso d’esistere.
Si era rassegnato dal momento in cui quel negozio era diventato un supermercato e ogni suo sogno era stato spazzato via.
Che senso aveva vivere in quel modo?
Che senso ha vivere se i tuoi sogni restano irrealizzabili?
“E avresti fatto meglio di loro.”
“Mi dispiace, ma non posso dire che non se lo meritassero. Io ho perso molte volte a causa loro e considero tutto ciò, come il giusto rimborso ai miei fallimenti.”
“Possiamo andare.” Ryuk riaprì quindi il portale e tornarono di nuovo nel mondo degli shinigami.
La creatura segnò un ulteriore croce, mentre il ragazzo fissava apatico le nuvolone grigie che occupavano il cielo.


Angolo autore:
Questo angolo sarà piuttosto breve.
Tranne per il ritardo con cui ho aggiornato e i miei ringraziamenti per quelli che hanno letto e recensito la storia, non ho più nulla da aggiungere.
Alla prossima.

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Capitolo 12
*** Cap 12 ***


Stava ancora pensando alla scelta patetica dei suoi nemici e non si era minimamente accorto che il suo shinigami si era messo a poca distanza da lui.
Quel viaggio, essendo stato più breve rispetto ai precedenti, non aveva consumato troppo le energie di Ryuk e per questo motivo era più sveglio del solito.
“La prossima volta che arriverà l’anima di Alejandro la manderò subito all’Inferno.” Lui essendo un giudice imparziale non doveva lasciarsi andare a simili commenti, ma il rosso non poteva approvare la sua scelta.
“Non dovresti dire queste cose.”
“Perché no?”
“Perché non poteva immaginare che un Dio della morte mangiasse le sue mele al peperoncino e poi credo che dinnanzi a te anche lui avrebbe un minimo di riguardo.” Non si trattava di difendere i due fessi, ma voleva solo fare buona impressione.
Dopo così tanti viaggi tra un mondo e l’altro era cambiato.
Era un cambiamento impercettibile, ma costante e iniziava a sentirsi diverso.
Sperava solo che l’ammettere e riconoscere i propri errori non equivalessero ad una vittoria di Pirro.
Capirli per poi finire all’Inferno non sarebbe stato giusto e nonostante tutto, il rosso credeva in una seconda possibilità.
Nonostante le parole velenose di Ryuk e nonostante l’odio dei giudici, lui non si era ancora arreso.
Sentiva dentro di sé che qualcuno soffriva la sua assenza eD aveva intenzione di porre una domanda particolare allo shinigami.
“Posso farti una domanda Ryuk?”
“Dopo quello che hai fatto credo sia giusto.”
Scott non aveva mai creduto al Karma.
Quella sciocca regola dove se fai del bene viene ricompensato con un giusto premio, mentre se fai del male patisci il tuo gesto, era una baggianata.
Una sorta di legge del contrappasso solo leggermente più morbida.
Dopo tutta quella storia iniziava a credere anche all’impossibile e si chiedeva cosa sarebbe stato giusto fare nei confronti del Karma.
“Tu hai detto che sono in un limbo, ma praticamente è come se fossi morto. Ricordo quell’incidente come se fosse accaduto pochi minuti fa e mi hai spiegato che qui il tempo scorre con maggiore lentezza rispetto al mio mondo. Quanto tempo è passato dal mio arrivo qui e dalla mia scomparsa laggiù? E se dovessi tornare in vita, dove mi ritroverei?
Resusciterei dalla tomba o che altro?”
“Mettiamo subito in chiaro una cosa: il limbo non è la morte. Dal giorno dell’incidente qui è passata una settimana che paragonata al tempo terrestre può essere sintetizzata in pochi minuti. Per quanto riguarda la tua richiesta di sapere dove torneresti in vita…beh non posso risponderti. Qualora trovassimo un qualcuno che senza di te sta peggio, ti spiegherò tutta questa storia con maggior calma e precisione.” Il ragazzo rincuorato dal sapere quella verità, si ritrovò a sorridere, mentre Ryuk osservava il suo mondo.
Passarono diversi minuti di silenzio e Scott, dopo aver riflettuto sulle parole dello shinigami, ritornò a volgere l’attenzione al suo custode.
“Sarebbe un bel posticino se ci fosse un po’ di luce.”
“La luce non si sposa bene con questo mondo oscuro e quindi è meglio che tutto resti così.”
“Un po’ noioso.”
“Ma neanche troppo…quando mi annoio posso viaggiare fino al vostro Pianeta, vedere le baruffe che vi coinvolgono e giocare con gli altri shinigami.”
“Non dimentichi qualcosa?” Chiese il ragazzo, facendo ridacchiare il suo shinigami.
“Il Death Note è l’epilogo perfetto per ogni cosa.”
“Ma scrivi il nome di qualsiasi persona o solo di quelle che detesti?” Era da un po’ che voleva porgli quella domanda e finalmente era capitato il momento giusto.
Lo shinigami sembrava in un momento di strana bontà e qualsiasi domanda gli fosse stata fatta probabilmente avrebbe risposto senza pensarci.
“Dopo un po’ Scott, le persone che detesti non ci sono più e scrivi solo per far passare il tempo. Anche se scrivessi tutti i nomi del mondo nessuno mai arriverebbe qui perché le due entità si spartirebbero le anime.”
“Capisco. Quanto manca alla macchina prima che sia pronta?”
“Poco.”
“Sai già chi incontreremo?”
“E perderci il divertimento di scoprirlo?” Era un po’ difficile chiedergli di portare pazienza…ogni minuto che passava era un pezzo della sua vita che se ne andava.
Ryuk lo conosceva bene questo discorso, ma non poteva comportarsi diversamente.
Che senso avrebbe avuto quello di correre come un pazzo se non si poteva raggiungere la Terra?
Non appena la macchina fosse stata pronta, non vi sarebbero stati problemi a partire.
Quei pochi minuti d’attesa passarono abbastanza velocemente e dopo essersi guardati un’ultima volta intorno, i due attraversarono il portale.
Il ragazzo guardando sempre fisso davanti a sé e Ryuk tenendogli una spalla e svolazzando sempre sopra alla sua testa.
Dopo molti viaggi avanti e indietro Scott aveva imparato a farci l’abitudine e non soffriva più di nausea ogni volta che metteva piede in uno dei due mondi.
Spesso però era il ritorno dalla Terra ad essere traumatico, ma aveva imparato a sopportare anche quello strapazzo.
 
La stanza che si apriva davanti a loro aveva un qualcosa di inquietante.
Era tappezzata di riferimenti a sette oscure e a gruppi punk di cui nessuno era a conoscenza.
Amava sicuramente i film dell’orrore data la presenza di poster, citazioni e figurine di maestri del horror.
“Non credevo esistesse un posto così lugubre oltre al tuo mondo.” Scott era sconcertato nel vedere tutto quel nero.
Perfino le coperte del letto richiamavano ad una tonalità di scuro non indifferente.
“Ragazza dai gusti particolari.”
“È la stanza di una ragazza?” Chiese alzando la voce.
Quell’innocuo indizio aveva già scombussolato la chiara immagine del ragazzo che doveva viverci.
Non credeva fosse una camera adatta ad una giovane donna.
Poteva andare bene per uno come lui, ma non per una ragazza.
Il mondo, da quando era morto, iniziava ad andare alla rovescia.
“Non credo di conoscere nessuno con questi gusti.”
“Io credo di sì.”
Se era una concorrente dei reality di Chris, Scott doveva conoscerla sicuramente, ma forse era così impegnato a fare altro che non l’aveva mai notata.
Forse il suo ruolo era così superficiale che non era mai stata una minaccia per il rosso.
“Sai dove sta?” Non c’era più molto tempo da perdere e tutti quei ritardi iniziavano a seccarlo terribilmente.
“È questa la cosa strana…io non so dove si trovi.”
“Questo è…magnifico.” Credeva che Ryuk lo stesse prendendo in giro, ma il suo sguardo rosso e fisso gli aveva fatto capire che non mentiva.
“Nulla mi vieta però di ficcanasare un po’ in giro. Almeno trovo qualche indizio.” Non lo faceva perché era un maniaco e amava rovistare tra i cassetti della biancheria intima della ragazza, ma lo faceva solo perché aveva bisogno di sapere chi fosse la giovane che l’avrebbe giudicato.
E anche la sua biancheria aveva un’unica tonalità: il nero o un colore talmente scuro che poteva essere confuso per esso.
Vicino alla finestra vi era una strana teca che faceva ribrezzo e forse era per questo che il rosso si era tenuto a distanza.
Lui che era abituato agli animali della fattoria mai avrebbe immaginato d’incontrare qualche folle che si dilettava ad accudire quei rettili.
“Guarda qui…ho trovato un imitazione del tuo Death Note.”
Ryuk incuriosito da ciò si era avvicinato allo scaffale di libri e prese a sfogliarlo distrattamente.
“È fatto molto bene per essere una copia.”
Era uno di quei prodotti di nicchia che venivano contesi dai collezionisti e secondo lo shinigami doveva valere una fortuna.
Non avrebbe mai raggiunto il milioncino che Chris metteva in palio, ma un quaderno realizzato con così tanta cura e precisione poteva avvicinarsi ad una cifra con 3 zeri.
“Chissà dove l’ha preso.”
“L’avrà recuperato da una qualche collezione privata o sarà la gentile concessione del suo ragazzo.” Non ci voleva di certo un genio per capire quali gusti piacessero alla ragazza.
La stanza era nera.
Amava il lugubre.
Aveva due lucertole come animaletti da compagnia i cui nomi impressi nella teca non erano di certo di buon auspicio.
Angus e Vampira proprio due nomi azzeccati per due esseri così orripilanti.
L’idea di vedere una ragazza in una stanza simile era strana.
“Per me è andata al cinema.”
“Io penso sia ad un concerto.” Ryuk sembrava bocciare l’ipotesi del rosso, ma in entrambi i casi la risposta poteva essere quella corretta.
Quelle erano le sue più grandi passioni e sarebbe stato difficile sapere dove passava il tempo.
Fu solo il girare della chiave nella toppa della serratura che li riportò alla realtà e di lì a poco una ragazza con i capelli neri e le mèches verde scuro fece il suo ingresso.
Gettò da qualche parte la borsetta e con aria depressa si mise ad accendere il televisore.
Il suo caro fratellino aveva anche cercato di capire cosa la preoccupasse, ma quella in tutta risposta gli aveva richiuso la porta in faccia.
Sicuramente non era il caso di disturbarla.
“Gwen…non credevo fosse sua questa stanza.”
“Proprio uguale alla sua proprietaria.”
“Sai perché è così incavolata?” Chiese il rosso scrutando un aura malvagia che raramente aveva visto in lei.
I due si conoscevano, questo è vero, ma non si erano mai intralciati.
“Colpa del suo ragazzo.”
“Quel punk senza cervello.” Borbottò il rosso che credeva che il colpevole fosse Duncan, ma lo shinigami con la sua risata gli aveva fatto capire che non era lui il responsabile di quella crisi nervosa.
“Non si tratta di Duncan, ma di Trent.”
“Trent?”
“Se avessi visto le prime edizioni del programma di Chris sapresti cosa c’è tra i due.” Purtroppo alla fattoria non aveva mai avuto il piacere di guardare le avventure degli altri e si accontentava delle chiacchiere che correvano per l’istituto.
Ragazze che brontolavano su quanto figo fosse Justin, di quanto fosse brutta Beth, di quanto fosse rompiscatole Heather e di quanto fosse ciccione Owen.
Ragazzi che invece pensavano solo alle misure delle uniche due ragazze passabili del programma: Lindsay e Courtney.
“Non lo so.”
“Trent e Gwen erano una delle prime coppie dei reality di Chris, poi per colpa di Duncan si sono mollati, ma poi si sono rimessi insieme. Capita l’antifona?”
“Più o meno.”
“Ora la televisione darà la notizia.” Come aveva previsto Ryuk, l’emittente aveva cancellato il film che era in onda per mandare il notiziario con quella notizia speciale.
“Il concorrente di A Tutto Reality noto come Scott è morto l’altra sera dopo essere stato investito da una macchina scura. Seguiranno i dettagli con il report del nostro inviato Bradley.” Quelle poche parole furono sufficienti alla gotica perché cambiasse canale.
Si aspettava qualche notizia più importante e invece parlavano di un rosso che si era fatto investire come un babbeo.
“Per essere così menefreghista devo avergli fatto qualcosa.”
“Indovinato Scott.”
Allo shinigami non occorreva sapere se voleva o meno vedere quelle immagini, essendo stato lui stesso a dirlo qualche secondo prima.
E come un nastro si tornò al campus dove secondo Ryuk, Scott aveva alimentato l’odio nei suoi confronti da parte di Gwen.
“Cominciamo dal primo giorno della quinta stagione.” Sembravano i tipici annunci che faceva Chris ogni qualvolta iniziava una nuova puntata, con una piccola differenza: la voce dello shinigami era più adatta a quello scopo.
“Cominciamo da dove vuoi, basta che mi aiuti a capirci qualcosa.”
“Qui hai bruciato il suo diario.” In effetti si vedeva il rosso che trionfante sorrideva alle telecamere con un accendino in mano che doveva aver usato per il suo intento criminale.
“Meglio bruciarlo che spiattellarlo ai quattro venti come ha fatto Heather.” Conosceva quella storia solo perché le sue compagne di classe ne avevano discusso per giorni e lui aveva capito tutto di quella faccenda.
“Qui le hai prestato il sapone all’eucalipto e menta.”
“Che c’è di male?” Pensava le piacesse davvero quel sapone, ma se Ryuk si ostinava a mostrargli quei fotogrammi voleva pur dir qualcosa.
“Era allergica all’eucalipto.”
“Davvero? O cavolo…io credevo fosse allergica alla salvia.” Non poteva saperlo con esattezza, ma il punk gli aveva giurato che non le avrebbe fatto male.
Se lui lo sapeva perché non l’aveva difesa e non gliele aveva cantate?
Che strano tipo quel Duncan.
“Altro?” Chiese Scott, mentre Ryuk pensava ad altre scenette con loro protagonisti.
“Qui non l’hai messa in guardia da Zanna e qui hai cercato di scaricarle una colpa non sua.”
“Ma…ma è un gioco. Non potevo aiutare tutti e poi Zanna odiava solo me, come facevo a sapere che se la prendesse anche con lei?” Il rosso non aveva torto.
Era risaputo che lo squalo vivesse solo per vendicarsi del rosso e quando nelle stagioni successive era riuscito a sedare la sua sete, era diventato tranquillo.
Vi stupirà parecchio sapere che i due per un breve periodo erano anche stati alleati, salvo poi farsi eliminare come degli stupidi.
Per quanto riguardava la faccenda di non averla protetta…beh questo non era affar suo.
Doveva essere in grado di arrangiarsi, ma forse non era stato troppo tenero quando l’aveva incolpata di aver ostacolato il suo team.
Dopotutto era sempre un gioco e se non seminava zizzania difficilmente sarebbe riuscito a vincere il milioncino che tanto gli stava a cuore.
“Comunque ti odia per questi motivi.”
“Come sarebbe il suo futuro con me in vita?” Chiese Scott, osservando di nuovo la giovane.
“Partiamo dal senza di te.” Riprese Ryuk aprendo un portale nel futuro della ragazza.
Davanti a lui si stendeva una piccola villetta con un piccolo marmocchio che gattonava per la stanza.
“Come vuoi.”
“Questa ragazza è una delle poche giudici con un cambiamento profondo nei rapporti personali.”
“Spiegati meglio.” Da come l’aveva spiegato non si capiva nulla, ma Scott sapeva che lo shinigami avrebbe risposto a quella richiesta.
“Senza di te si è sposata con Trent, ha avuto un figlio, lavora nell’azienda del marito e ha ristabilito un buon rapporto con i suoi parenti e con Courtney.” Il rosso credeva avesse finito e interruppe il suo monologo con una semplice approvazione.
“Bene.”
“Con te in vita si sarebbe sposata con Duncan, non avrebbe figli, sarebbe disoccupata e avrebbe un pessimo rapporto con tutto il mondo.”
“Che centro io con il suo futuro?” Questa era una delle poche cose che non capiva, ma tanto Ryuk gli avrebbe risposto subito.
“Tu eri un amico di Duncan ed è stato il matrimonio a cambiare le cose. Con Trent tutto si è risolto per il meglio, mentre con il punk tutto sarebbe finito male. Essendo amico del punk tu lo avresti aiutato e questo ti avrebbe reso partecipe della sua infelicità.”
“La maltratta?” Chiese istintivamente il rosso, digrignando i denti e promettendo, in caso di risposta affermativa, una dolce vendetta.
“Sì.” Quella risposta fu peggio di una pugnalata allo stomaco e avendo risolto la faccenda anche con quel giudice, era chiaro che potevano tornare indietro.
Nemmeno Gwen avrebbe sentito la mancanza di Scott e anzi era felice della sua dipartita.
Tutta colpa di quel punk senza cervello e delle pessime compagnie che il rosso si ostinava a frequentare.
Con questo pensiero fisso, non si era nemmeno accorto che Ryuk gli aveva afferrato la spalla e lo stava conducendo nuovamente nel suo lugubre mondo.



Angolo autore:
Questa volta sono riuscito ad aggiornare in un orario più consono rispetto ai miei standard notturni.
Ryuk: Tutto merito mio.
Sì, se lo rende felice è meglio dargli ragione.
Ringrazio ovviamente tutti i miei amati lettori e tutti coloro che hanno recensito i miei capitoli.
Sperando che il CAP 13 esca il prima possibile dalla mia mente e da quella di Ryuk, vi auguro una buona Pasqua.
Alla prossima.

 

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Capitolo 13
*** Cap 13 ***


Appena tornato indietro Scott aveva iniziato a manifestare il chiaro intento di rivedere Duncan per fargliela pagare.
Se solo avesse compreso la verità.
Lui che si era sempre reputato in grado di leggere nella mente degli altri, si era ritrovato spiazzato dinnanzi al racconto di Ryuk.
Se lo avesse conosciuto meglio, sarebbe stato il primo a frapporsi tra loro, convincendo Gwen che il punk non era il tipo adatto a lei.
Poco raccomandabile per cominciare.
Insolitamente violento per proseguire.
Una nullità senza futuro per concludere.
Forse era per questo che i due andavano d’accordo.
Scott e Duncan erano simili sotto molti punti di vista, anche se il rosso non voleva ammetterlo.
Sperava tanto che fosse il prossimo giudice, ma la serietà del suo shinigami gli fece capire che aveva sbagliato i conti.
Sicuramente sarebbe rientrato nella lista, ma non era il prossimo.
“Mi dispiace per te, ma Duncan non è il prossimo.” Non serviva che lo dicesse, gli era bastato solo immaginarlo.
Gli occhi rossi dello shinigami erano una risposta più sufficiente a tutti i suoi piccoli dubbi.
“Lo sapevo.”
“Come?”
“L’hai detto tu tempo fa. L’ultima persona che dovrebbe incontrarmi dovrebbe essere il giudice che in teoria più tiene alla mia vita e osservando da dove siamo partiti è logico aspettarsi qualcuno che sia su una via di mezzo. Se dovessi seguire questa logica, nulla potrebbe vietarmi di credere che Duncan sia uno degli ultimi giudici. Ho indovinato?” Era da parecchio che Ryuk non incontrava un ragazzo così intelligente.
Dai bei tempi andati di Light, Elle e Near non osservava un giovane dalle doti brillanti.
“Su tutta la linea.”
“Lo sospettavo.”
“Sei molto furbo, ma questo non ti salverà.”
La furbizia non era una scappatoia sufficiente per tornare in vita.
Se avessero considerato solo la furbizia sarebbe già tornato a vivere e invece non era così.
“Potresti dirmi chi sarà il prossimo?” Chiese il rosso poco prima che Ryuk si apprestasse a raccogliere un ulteriore frutto nerastro e secco del suo mondo.
Buona parte delle volte, Scott osservava disgustato il suo shinigami, cibarsi di quelle…mele.
Più che mele ricordavano una fusione tra delle melanzane, per via del colore e dei mini peperoni per via della forma bitorzoluta.
“Chi saranno, vorrai dire.”
“Un’altra coppia?” Scott iniziava a stancarsi di tutte quelle coppiette che aveva incontrato.
Passi per i suoi genitori e per suo fratello, ma gli altri iniziavano ad annoiarlo.
E Chris con Blaineley, poi Chef e la sua misteriosa segretaria.
Poi fu il turno di Brick e Jo, poi Alejandro e Heather e qualche minuto prima era venuto a sapere del triangolo amoroso in cui era stata invischiata Gwen.
Vedendo quel mondo così oscuro era inconcepibile che Ryuk parlasse d’amore e di benevolenza verso gli uomini.
“È una delle ultime.”
“Per ultime cosa intendi?” Quella parola poteva avere i significati più disparati ed era ovvio che il rosso fosse confuso.
“Si è formata di recente, ma tu li conosci abbastanza bene.”
“Immagino che se dovessi chiederti chi siano queste persone, mi debba aspettare una risposta negativa.”
“Esattamente.”
Con tutto quello che Ryuk aveva fatto e stava facendo per lui era meglio non ficcare il naso nei suoi affari.
Tanto avrebbe incontrato molto presto i giudici che si apprestavano a giudicarlo e non aveva bisogno di fargli domande.
“Posso chiederti una cosa, Scott?”
“Prego.”
Non credeva che il suo shinigami rinunciasse con così tanta semplicità ad un po’ di riposo, ma gli ultimi viaggi non erano stati eccessivamente lunghi e pesanti e per questo era più attivo del solito.
“Forse te l’ho già chiesto, ma con tutti questi viaggi tendo a dimenticare qualcosa…perché ti sei comportato da malvagio per buona parte della tua vita?”
“Non lo so nemmeno io.”
“Ci sarà un motivo.” Spesso, quando era vivo e aveva dei rari momenti di riflessione e tranquillità si poneva quella domanda, per poi lasciar perdere.
Sapeva bene che il suo caratteraccio non era normale, ma preferiva mentire anche a se stesso pur di stare meglio.
“Forse sono stato costretto a diventarlo.”
“Davvero?” Ryuk aveva abbandonato il suo ghigno e aspettava di sentire la spiegazione del suo ospite che doveva essere parecchio interessante.
“Da piccolo ero una peste e anche crescendo ho combinato un sacco di casini. Espulso da scuola più volte, scatenavo risse, distruggevo i laboratori dell’istituto, infortunavo i miei compagni di calcio, ho iniziato a fumare quando ero appena al primo anno delle superiori, ho picchiato anche un professore e ho rotto le finestre della mia classe.
Ero il diavolo fatta persona e avevo sempre gli occhi piantati addosso.
Quando ero in classe, nessuno osava muoversi o respirare, ma quando uscivo per la pausa, origliavo i loro discorsi.
-Mi fa paura-
Oppure.
-Ha lo sguardo di un assassino-
Mi chiamavano in tutti i modi.
Ghigno demoniaco, killer spietato, testa arancione della morte: potrei andare avanti all’infinito, ma preferisco trattenermi.
I motivi per odiarmi erano all’ordine del giorno, ma la verità è un’altra.
Volevo solo un amico, volevo un qualcuno che si accorgesse di me.
Creavo un sacco di problemi solo per attirare l’attenzione, ma così facendo tutti mi stavano lontani.
Basta che causi una sola volta un problema e tutti ti evitano come la peste.
Non mi parlavano quando ero buono e tranquillo, mi insultavano quando ero cattivo.
Ma anche un insulto era rivolgersi ad una persona ed io mi accontentavo.
Mi accontentavo di essere soprannominato in tutti i modi…mi accontentavo quando mi guardavano con superiorità e anche quando mi davano del bastardo mi sono sempre accontentato.
È per questo che ho continuato ad essere malvagio.
La prima volta l’avevo fatto per sbaglio, quasi inconsapevolmente,  ma poi è divenuta un’abitudine.
Così ho finito con l’essere un escluso da tutti, nonostante io chiedessi l’esatto opposto.
Nessuno mi rivolgeva la parola e ogni giorno mi ritrovavo a fare la strada da solo.
Che tristezza.
Tutti camminavano insieme ed io in disparte.
La prima volta ero stato disturbato da alcuni bulli e poi sai come finiscono certe cose.
Ero diventato il capo della banda, non che mi piacesse esserlo, ma almeno era un qualcosa di positivo.
Poi sono andato nel reality di Chris e nessuno mi evitava.
Il problema è che ero malato…la malvagità prendeva sempre il soppravvento, con il risultato che hai potuto notare.
Sai Ryuk…ho sempre creduto che l’esistenza di una persona si misurasse in base a quello che è riuscito a conquistare e a combinare prima di passare a miglior vita.
Se guardo al mio passato vedo una vita costellata di fallimenti.
Non ho mai avuto un vero amico, non ho conosciuto l’amore e non ho saputo fare nulla di buono.
Comparate alle gesta degli angeli del Paradiso o dei miei amici, le mie azioni sbiadiscono…diventano completamente inconsistenti.
Eppure in ogni storia che si rispetti c’è sempre un colpo di scena finale, solo così i fallimenti acquistano un significato diverso…diventano prove che servono ad esaltare le proprie capacità.
Questo ho sempre creduto e mi ero ripromesso di compiere qualcosa di così importante da riscattare tutto quello che avevo sbagliato nella vita…volevo un gran finale…e invece.
Avevo pensato di partecipare ai reality di Chris, di poter vincere il milioncino e di far ricredere tutti quanti sul mio conto.
Ma ho sbagliato anche in questo.
Che tristezza.
Non ci sarà nessun colpo di scena nella mia storia…una storia completamente inutile.”
Ryuk per tutto il tempo aveva ascoltato con attenzione le parole del ragazzo e non sapeva esattamente cosa dire.
“Non mi dirai che vuoi arrenderti di nuovo?”
“Non mi passa nemmeno per la testa di fare una simile cazzata. Devo tornare in vita e se non posso farli ricredere con i soldi o con le parole…lo farò con le mie azioni.”
“Diventerai un bravo ragazzo?” Lo shinigami aveva ripreso il suo solito ghigno e sembrava parecchio sollevato nel vedere Scott in condizioni discrete.
“Almeno ci proverò e se non mi staranno a vedere o ad ascoltare, affari loro. Cambierò per quelle persone che crederanno in me e se nessuno vedrà del bene, cercherò altrove la mia felicità.”
Il rosso aveva capito che era inutile sforzare la gente, obbligandoli a fare un qualcosa in cui non si crede e alla fine era venuta fuori tutta la sua genialità.
Lui avrebbe aspettato anche una vita intera, se necessario, ma non si sarebbe mai più arreso.
“Possiamo andare.” La macchina aveva emesso nuovamente il segnale di piena ricarica e non aspettava altro, se non essere utilizzata.
 
Lo shinigami si attaccò alla spalla del ragazzo e insieme attraversarono il portale che presto li avrebbe condotti dai due giudici.
Un appartamentino minuscolo li accolse e il rosso non si aspettava proprio di trovare lì dentro quei due.
Era strano perché all’inizio della loro storia non erano mai stati in ottimi rapporti, ma poi la trasformazione mentale e fisica della giovane l’aveva fatta maturare.
Solo con un immenso colpo di fortuna era tornata normale, ma Dakota aveva vissuto quella mutazione come un incubo.
Solo la vicinanza del suo Sam era servita a rendere quei periodi meno duri e avvilenti e quando il ragazzo bolla aveva trovato una medicina tutto era diventato più semplice.
Quel ragazzo aveva fatto di tutto per la sua Dakota.
Era stato addirittura propenso a farsi contaminare di sua iniziativa dalle scorie chimiche e nucleari, salvo poi desistere sotto scongiuro della fidanzata stessa.
Non era un luogo immenso come la villa di Chris, ma era un buon inizio per una coppia appena formata.
Ovviamente era sempre la tecnologia a farla da padrone.
Sam smessi i panni da videogiocatore provetto si era deciso a diventare un realizzatore e grazie ad una piccola sommetta prestatagli da Cameron aveva realizzato il suo primo gioco.
Uno sparatutto ambientato nella prima guerra mondiale e presto la fama sarebbe giunta.
Intanto vivevano con i contratti da modella della ragazza e con le sue apparizioni nelle pubblicità di alimenti, profumi e detersivi.
“Sam e Dakota…chi se l’aspettava.” Riprese il rosso, mentre si sedeva su una sedia e osservava i due piccioncini intenti ad amoreggiare sul divano e di tanto in tanto ad osservare la televisione.
Fu solo quando la giornalista urlò il nome dei reality a cui avevano partecipato che i due si staccarono.
Alzarono il volume all’inverosimile e sentirono le parole di quella vecchietta che sbraitava paroloni improponibili.
“Evviva.” Urlarono non appena seppero della dipartita del rosso.
“E ti pareva che questi due dovessero festeggiare.”
“Gliene hai fatte troppe perché questi due sfigati non ti considerino diversamente.”
“Non sarà ancora per il reality, spero.”
Il rosso senza saperlo aveva fatto centro e solo il ghigno e le risate di Ryuk gli fecero capire che aveva fatto centro.
“Facciamo prima ad andare nel loro passato e poi vedremo il futuro.”
“D’accordo, facciamo come desideri Ryuk.”
Lo shinigami aprì quindi l’ennesimo portale e i due si ritrovarono al solito vecchio, ammuffito, lercio campo di Chris.
“Lui e le sue maledette location da quattro soldi.” In effetti gli operatori potevano pagare un po’ di più per quell’isola, ma il conduttore era come un pozzo senza fondo.
Più denaro si avvicinava a lui più difficilmente avresti potuto recuperarlo.
“Zitto un po’ e osserva.”
Non serviva che lo dicesse e dopo aver guardato una concorrente in particolare, la sua attenzione si spostò sui giudici del suo destino.
“Prima vediamo cosa hai fatto alla ragazza.”
Una serie d’immagini si susseguirono velocemente e Scott le osservava con molta attenzione.
“Quindi Dakota mi odia solo perché l’ho eliminata…un motivo un po’ deboluccio.”
Ne aveva fatti fuori così tanti che ormai ne aveva la collezione.
Il suo ipotetico fucile era ricco di tacche che dimostravano la sua forza.
“Vero, ma dovresti vedere Sam.”
Finito di monitorare le gesta contro la ragazza, Ryuk iniziò a mostrare una serie di scene raccapriccianti ai danni di Sam.
“Qui hai riso del suo segreto dopo che Chris l’ha spiattellato ai quattro venti…”
“Scusa, ma come si fa a non ridere? È l’unico ragazzo che sgancia al primo e unico appuntamento della sua vita.”
“E tu che ne sai? Cosa ne puoi sapere tu che non hai mai avuto una ragazza?”
Il rosso non rideva più e anzi aveva abbassato il capo come se si aspettasse una ramanzina con i fiocchi.
“Proseguiamo.”
“Qui hai eliminato la sua Dakota.”
Scott non sapeva se ripetere di nuovo che quello era un gioco e che il suo scopo era quello di eliminare i concorrenti o lasciare perdere e dare quella piccola soddisfazione al suo shinigami.
“Poi?”
“Qui hai lanciato un gabbiano velenoso sulla sua schiena facendogli perdere il controllo del motoscafo e facendolo schiantare.”
Quello probabilmente era uno degli episodi più gravi di cui si era macchiato e sperava di non aver compiuto ulteriori atrocità ai suoi danni.
“Poi?”
“Qui hai semplicemente votato per lui e lo hai riunito alla sua ragazza.”
“Di questo dovrebbe essermi grato.” Lo aveva detto solo per scherzare e per smorzare un po’ la tensione, ma Ryuk non sembrava in vena.
“Comunque sia…lo hai trattato malissimo.”
“Vero ed è pur vero che se dovessi tornare in vita, mi scuserò anche con lui e Dakota per tutto il dolore che gli ho provocato.”
Era ovvio che una volta tornato in vita l’avrebbe fato: l’aveva promesso ad uno shinigami e non osava sapere quanto potessero essere vendicativi gli Dei della morte se una promessa veniva infranta.
“Andiamo al loro futuro.”
Con un movimento di dita Ryuk fece comparire un portale che li avrebbe condotti nel futuro di Sam e Dakota e il rosso era curioso di sapere come si sarebbe evoluta la faccenda.
“Almeno vivono in una casa migliore.” L’appartamentino di prima era un lontano ricordo e ora potevano destreggiarsi un po’ meglio in quell’abitazione.
“Hai ragione Scott e poi guarda Dakota.”
Il rosso non capiva cosa ci fosse da guardare e cosa ci fosse di tanto interessante in lei.
Si era fatta più grassa, simbolo della gravidanza, ma non era un qualcosa di preoccupante o di cui rimanere stupiti.
Erano una coppia da diversi anni e presto sarebbe giunto quel giorno e Sam avrebbe stretto tra le braccia il frutto dell’amore che provava per Dakota.
“È solo incinta.”
“Devo spiegarti cosa è successo durante la tua assenza?”
“Se non ti disturba troppo.”
“Si sono sposati, Dakota ha ottenuto un ruolo di primo piano in un film, Sam ha fatto molti soldi con i suoi videogiochi e ora si stanno riposando un po’.
Senza di te tutto questo sarebbe stato impossibile.
Si sarebbero sposati comunque, ma li avresti rovinati con la tua presenza.”
La tipica pecora nera della famiglia.
Colui che viene male o fa venire male gli altri in qualsiasi contesto.
Questa era la sua presenza, ma era pronto a prendersi le sue responsabilità.
Era cambiato in quei pochi giorni ed era pronto a provarlo, sempre se qualcuno gli avesse dato una seconda possibilità.
“Ho capito, sono felice per loro e scommetto che non sentono la mia mancanza.”
“Certo che no…come potrebbero?”
“Perfetto, sono soddisfatto. Possiamo andare Ryuk.”
Il rosso si girò e si avviò verso una stanza della casa con il chiaro intento di studiarla e di osservarla con attenzione.
Aspettava solo che il suo shinigami riaprisse il portale che li avrebbe condotti nel suo mondo.
Infatti fu quando sentì la mano ossuta di Ryuk sulla spalla che capì che il suo tempo sulla Terra era giunto, per il momento, alla conclusione.
Ora doveva solo tornare nel mondo oscuro e aspettare la piena ricarica della macchina.
 




Angolo autore:
Questa volta pubblico un po' prima rispetto ai miei soliti standard e spero che questo capitolo vi piaccia.
Piccolissima nota conclusiva prima che me ne dimentichi (il che succede da quasi 4-5 capitoli): ho deciso che questa storia una volta conclusa verrà spostata nella sezione crossover (all'inizio Ryuk non doveva essere una presenza costante e quindi rientrava alla perfezione su A Tutto Reality, ma ora i capitoli si intrecciano molto con Death Note e quindi mi sembra doveroso aggiungere questa correzione).
Aspetterò la fine solo per non crearvi troppa confusione e credo d'aver finito per oggi.
Alla prossima.

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Capitolo 14
*** Cap 14 ***


Inutile dire che era noioso aspettare la piena ricarica della macchina e i passatempi che tanto divertivano Ryuk e Scott ormai erano diventati monotoni.
Il Death Note iniziava a perdere tutto il suo fascino e lo specchio che usavano per osservare le malefatte e le figuracce degli uomini, alla lunga, diventava pesante e monotono.
Dopotutto le scenette che avevano sotto gli occhi si ripetevano allo sfinimento e dopo un po’ era naturale stufarsi di quella visione.
Da quando era arrivato, Scott aveva imparato diverse cose da Ryuk.
Gli shinigami non fanno mai nulla senza un motivo e tendono ad incastrarti alla perfezione.
La sua intelligenza lo spingeva a vedere qualcosa in quelle poche caselle rimaste libere e solo il conteggio degli spazi vuoti era più che sufficiente per conoscere il numero esatto dei giudici mancanti.
“7 giudici.” Riprese il rosso, mentre lo shinigami era intento a fare altro.
“Come?”
“Contando le caselle vuote che hai disegnato credo che manchino solo 7 giudici, ho indovinato?”
“Lo sapevo che non dovevo disegnarle.” Mentalmente Ryuk si dava dello stupido, ma l’aveva fatto solo per non perdere il conto.
Con tutti i viaggi avanti e indietro che aveva fatto, stava per diventare pazzo e poi aveva ben altro a cui pensare.
“Ci saranno ancora delle coppie?”
“Sì e no. Direi al massimo ancora due coppie.”
“Ok.”
“Se solo capissi…”
“Cosa dovrei capire?”
Il rosso non riusciva proprio a comprendere il suo shinigami.
Quando parlava così sembrava componesse un codice impossibile da decifrare e lui non riusciva proprio a trovare la soluzione.
“Lascia perdere.”
“Cosa c’è che non comprendo?” Se Ryuk credeva che il ragazzo si arrendesse con così tanta facilità aveva sbagliato su tutta la linea, ma purtroppo non poteva confidargli quel minuscolo segreto.
“È da tanto che sei qui e dovresti arrivarci da solo.”
Se per buona parte del tempo era rimasto tranquillo, ora iniziava a sudare freddo.
Era convinto che il cambiamento e le promesse fossero sufficienti, ma si sbagliava.
C’era un pezzo che gli mancava e non riusciva proprio a trovarlo.
Quel pezzo doveva riguardare i suoi compagni, ma anche se stesso.
“Non ce la faccio.”
“Non ce la fai perché non vuoi farcela.” Ci mancava solo la paternale…adesso sì che Scott si sentiva completo.
“Spiegami cosa sto sbagliando.”
“Devi arrivarci da solo e non posso aiutarti. Posso solo dire che è una cosa che hai perso tanti anni fa, che hai ritrovato per pochi attimi e che hai perduto nuovamente. Questa cosa i tuoi compagni l’hanno sempre avuta, ma tu non avendola, non te ne sei mai accorto d’averla perduta.”
“Vedrò d’arrivarci.”
Ryuk andò, quindi, a trovare i suoi vecchi amici, lasciando il rosso da solo a riflettere sull’ultimo dialogo avuto con lo shinigami.
Una cosa che tutti avevano, ma che lui non possedeva.
Una ricerca fin troppo complicata per Scott.
Poteva trattarsi di qualcosa di materiale, qualcosa di spirituale o anche qualcosa di cui non sapeva il nome o l’esistenza.
Da come Ryuk l’aveva detto, sembrava un oggetto prezioso, ma lo shinigami non era mai chiaro su nulla.
Poteva trattarsi di una qualità innata che tutti possedevano, ma allora perché Scott non la ricordava.
Un qualcosa che aveva avuto per pochi attimi e che poi aveva perso di nuovo.
Escluso il cellulare che aveva perso in terza media non riusciva a ricordare nulla.
Perso…a dire il vero il cellulare era sempre stato nella borsa e quindi l’aveva ritrovato una volta giunto a casa.
Aveva perso anche il suo vecchio cane Spike, ma non ricordava che gli altri concorrenti avessero un cane.
È triste dire che era morto e non si era mai rassegnato alla scomparsa del suo amico a 4 zampe.
Alcuni erano anche allergici al pelo degli animali e quindi la risposta non poteva essere nemmeno quella.
Si racconta che ci si accorge che qualcosa è importante al momento di perderla, ma lui aveva il vuoto totale.
Aveva perso quello o quella che per lui era una cosa di relativa importanza.
Se si fosse trattato di qualcosa di valore, avrebbe subito trovato la risposta che ricercava, ma nulla nemmeno in quel caso.
Fare mente locale e scrivere ciò che aveva ipotizzato sulla sabbia era stato totalmente inutile.
Il risultato lo riportava in un vicolo cieco che non riusciva a superare.
Aveva perfino spostato l’attenzione dalla sua persona ai suoi amici, ma il risultato era rimasto invariato.
“Una cosa che avevo, ho ritrovato e ho smarrito.” Era questo il pensiero che torturava la mente del ragazzo.
Aveva avuto molte cose in vita, ne aveva perse altrettante, ma non aveva ritrovato quasi nulla.
Aveva perso la speranza, ma l’aveva ritrovata nel mondo degli shinigami e non aveva la benché minima intenzione di rinunciarvi.
Quel chiodo fisso era davvero fastidioso, ma non riusciva proprio a liberarsi di quell’idea.
Sentiva che gli bastava poco e avrebbe trovato la soluzione e poi a dirla tutta se qualcuno avesse sentito la sua mancanza, quei pensieri sarebbero diventati inutili.
Ryuk gli aveva promesso che se uno dei giudici non avesse potuto vivere senza di lui, il rosso sarebbe tornato all’istante in vita.
Quindi preferì accantonare quel pensiero, ma ogni tanto con prepotenza esso tornava a galla.
Era molto difficile annegare la curiosità di quella risposta e sperava che il suo shinigami cambiasse idea un giorno o l’altro.
Era difficile, dato che lo stesso Ryuk aveva rivelato anche troppo, ma forse poteva chiudere un occhio a riguardo.
“Ancora intento a riflettere?” Non si era nemmeno accorto che Ryuk era tornato e la sua voce l’aveva fatto trasalire.
“Sì.”
“Possibile che tu sia così stupido da non capirlo…è un qualcosa di così ovvio che anche per noi shinigami è importante.”
Quell’affermazione non poteva che confondere ulteriormente il ragazzo.
Era un qualcosa che aveva provato lui, avevano provato i suoi compagni e di cui perfino Ryuk sapeva la conoscenza.
“Quindi vi riguarda?”
“In piccolissima parte sì. Per noi non è essenziale data la vita eterna, ma per voi uomini è un bene di prima necessità.”
Non lo sopportava quando faceva così tanto il misterioso.
Con quel ghigno perfido da saputello e quegli occhi rossi fissi su di lui era ancora più odioso.
“Il cibo?”
“Mi sarei aspettato una simile risposta da Owen, ma non da te.”
L’ennesimo buco nell’acqua.
Il desiderio di mangiare non rientrava propriamente nei suoi interessi e infatti Ryuk non aveva fatto altro che bocciare la sua ipotesi.
“Un qualcosa che tutti possiedono, ma che non ricordo d’aver perduto.”
“Esattamente.”
Per lo shinigami la risposta era così semplice e sapeva che il ragazzo vi sarebbe arrivato solo con incolpevole ritardo.
Era tutto previsto…perfino quello sciocco dialogo che stavano avendo.
“La speranza?” Il rosso sapeva che era la risposta sbagliata, ma nulla gli vietava di tentare.
Dopotutto Ryuk non aveva messo un limite alle risposte e quindi avrebbe potuto andare avanti anche all’Infinito.
“L’avevi, l’hai perduta, l’hai ritrovata, ma non l’hai perduta di nuovo. È pur vero che è una cosa che tutti possiedono, ma tu non hai mai perso del tutto la speranza. Essa si era solo affievolita, ma non l’hai mai persa per due volte consecutive.”
Da come aveva iniziato la spiegazione, Scott stava già festeggiando.
Aveva quasi dato la risposta corretta, ma doveva ancora risolvere la faccenda.
“Quindi anche tu…hai un po’ di speranza.”
“Certo.” Non si aspettava che Ryuk rispondesse con così tanta facilità e se non poteva arrivarci con la logica, sperava di far cadere lo shinigami nella sua trappola.
Era rischioso, dato che non conosceva le conseguenze di quel gesto, ma era pur convinto che prima o poi avrebbe dovuto rischiare e forzare la mano.
“E in cosa speri?”
“Se pensi che mi dimenticherò di questo problema ti sbagli.” Il ghigno di Ryuk era scomparso, ma manteneva comunque i suoi occhi fissi sul giovane, come se volesse fargli intendere che non se la sarebbe cavata così a buon mercato.
“In cosa speri?”
Per metà voleva solo liberarsi di quel cane da guardia, ma voleva anche sapere cosa avesse da sperare il suo shinigami.
“Vorrei che le 2 Entità comprendessero i loro sbagli e che mi trattassero con il dovuto rispetto.”
Rispetto.
Quante volte aveva sentito quella parola.
Una parola tanto dolce, ma anche tanto amara.
Lui che aveva vissuto per buona parte della sua vita senza mostrare il benché minimo rispetto per nessuno.
Lui che superava ogni limite e trattava tutti con la tipica strafottenza giovanile.
A stare nel mondo degli shinigami aveva imparato anche quello.
Aveva imparato ad apprezzare i meriti altrui e a farglieli notare.
Se non era rispetto questo, cosa poteva essere?
“Se ci pensi bene, stanno già cercando di ricucire il rapporto con te.”
“Da cosa lo hai dedotto?”
“Non sei stato tu a confessarmi che sono la prima anima che ti capita dopo millenni di storia? Se davvero ti odiassero non mi avrebbero mai mandato nel tuo mondo e avrebbero preferito mandarmi all’Inferno.
Io credo vogliano vedere il tuo comportamento e vogliano sapere cosa mi accadrà.”
“Non ci avevo pensato.”
Nemmeno il rosso ci aveva fatto caso, ma era bastato così poco e quella risposta era giunta con facilità.
Scott credeva fosse una specie di test per verificare che Ryuk fosse degno del titolo di giudice imparziale.
Non era molto, ma almeno era un inizio.
“Potrei anche sbagliarmi, ma io credo sia così.”
La macchina con il solito rumore che simboleggiava la piena ricarica aveva fatto rialzare i due e dopo pochi attimi attraversarono il portale.
 
Era la prima volta, escluso Brick, che Scott e Ryuk incontravano il loro giudice sulla pista d’atletica.
Vi chiederete se non potevano capitare in un momento migliore, ma quello era sempre lì ad allenarsi.
Almeno 10 ore per rendere il corpo una macchina perfetta, poi il rimanente a dormire, uscire con gli amici e quant’altro.
Non vi preoccupate però: non era senza lavoro.
Lo sport era il suo lavoro.
Fisico statuario, scatto bruciante e resistenza invidiabile erano i suoi punti forti.
La scarsa intelligenza e la benché minima presenza di furbizia erano i suoi punti deboli.
Per fortuna però che partecipando alle gare non doveva utilizzare il cervello, altrimenti sarebbe stato sempre ultimo.
Il tutto però era bilanciato da una sorta di protezione verso i suoi amici e compagni che lo rendeva una bestia indomabile.
Era il primo a scherzare e a divertirsi, ma se qualcuno sfiorava i suoi affetti, quello avrebbe fatto una brutta fine.
L’unica pecca è che ripeteva il suo nome all’infinito e questo lasciava tutti spiazzati.
Spesso anche durante le corse faceva così e gli altri atleti in gara non capivano con chi stesse parlando.
“Ma mi stai prendendo in giro?” Chiese, mentre il giudice aveva completato un altro giro e aveva migliorato ulteriormente il suo tempo di gara.
“Cosa c’è che non va?”
“Ma perché proprio con questo idiota devo avere a che fare?” La domanda era rivolta ovviamente al ragazzo che stava correndo, non di certo al suo shinigami.
Ci mancava solamente che offendesse Ryuk e allora sì che l’avrebbe fatta bella.
“È il tuo subconscio che mi ha chiesto di venire da lui ed io ti ho accontentato.”
“Avrei preferito Zanna piuttosto di questo pesce lesso.”
“Dovresti stare zitto e osservare i suoi allenamenti.”
I due osservarono diverse volte il ragazzo fare il giro del campo e solo quando il preparatore atletico si era avvicinato, quest’ultimo si era fermato per ascoltare i suoi consigli.
“Lightning è arrivata la copia del giornale sportivo.” Il ragazzo stanco dalle tante ore d’allenamento, ringraziò il coach e andò a leggere il volume che gli era arrivato.
Vi stupirà sapere che anche nei giornali sportivi si parlava di Scott.
Non erano articoli molto lunghi, ma si trattava di un trafiletto di poche righe.
Quelle parole furono sufficienti e il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
“Una mela marcia in meno dall’albero di sha-Lightning.”
“Cosa gli ho combinato?”
“Vedi Scott…hai rovinato la squadra e per lui questo è stato l’affronto peggiore. Poi hai sostituito le sue vitamine con il mangime della pianta di Chris e l’ha scoperto e te l’avrebbe fatta pagare, ma non ha fatto in tempo.”
“Ho capito e senza di me è diventato un atleta. Con la mia presenza cosa avrebbe combinato?” Chiese il rosso aspettando con ansia la spiegazione dettagliata di Ryuk.
“Poco. Sarebbe diventato comunque un atleta, ma non avrebbe molte medaglie.”
Il suo futuro non era male nei due casi ed era sufficiente a tenere tranquillo anche Scott.
“E il suo futuro?”
“Andiamo subito.”
La vita di Lightning non era molto interessante.
Non valeva la pena tornare indietro per vedere lui che si allenava e sparava stronzate a raffica.
Il sentire ripetere il suo nome per un centinaio di volte nei vari reality gli sarebbe bastato per tutta la vita.
I suoi soprannomi poi facevano venire la pelle d’oca.
Se fosse tornato in vita, il rosso avrebbe sicuramente ricucito il rapporto anche con lui, ma poi si sarebbe trasferito a chilometri di distanza.
Non aveva mai pensato di dirlo, ma Lightning era uno di quelli che sopportava con estrema fatica.
“Eccoci.” Il ragazzo riaprì gli occhi e questa volta si ritrovò in una piccola villetta.
Quella casa era costellata di trofei e medaglie di Lightning e della consorte.
Anche Lightning si era sposato con una pallavolista professionista che faceva incetta di titoli come se niente fosse.
Erano dei campioni e i loro figli avrebbero ripercorso la stessa strada.
Il primogenito come campione di calcio, mentre la secondogenita verso le arti marziali.
“Se si è sposato lui, c’è speranza per tutti.” Riprese sorridendo il rosso, facendo sghignazzare anche Ryuk.
“Con la tua presenza non si sarebbe mai sposato, ma sarebbe comunque abbastanza famoso.”
“Almeno sembra felice.”
“Sì molto…e poi tra un po’ penserà al ritiro.” Purtroppo la loro carriera era quasi finita.
Erano sul viale del tramonto e potevano gareggiare ancora per poco.
Poi gli infortuni, l’avanzare dell’età e la concorrenza con la nuova generazione di leoni gli avrebbe spinti a farsi da parte.
Infatti Lightning aveva consumato molto il suo corpo ed era finito sotto i ferri per ricostruire un legamento distrutto.
La riabilitazione, il ritorno alle gare e le prime sconfitte sembravano degli scogli insuperabili, ma lui ce l’aveva fatta.
Ben presto però si sarebbe fatto da parte, ma non completamente.
La federazione aveva intavolato un certo discorso con lui.
Al termine dell’attività agonistica sarebbe diventato coach della Nazionale e avrebbe allenato i giovani.
Gli avrebbero permesso di continuare con il suo sogno e lui avrebbe insegnato tutto ciò che aveva appreso in quei lunghi anni.
Il contratto era pronto, doveva solo firmare.
Cosa che fece abbastanza volentieri in cambio di alcuni piccoli vantaggi.
La possibilità di tornare a casa ogni volta che desiderasse e uno stipendio che si elevava in base ai risultati ottenuti.
Un contratto a 4 zeri per cominciare e i premi a fargli gola.
Il titolo di Miglior Allenatore dell’Anno era uno dei trofei più ambiti e che avrebbe subito cercato di vincere.
Ma non era l’unico: ve ne erano altri che gli interessavano.
Seminatore d’Oro, Panchina di Platino, All-star Manager: ne aveva di motivi per continuare e per impegnarsi.
E la moglie?
Giunta al ritiro avrebbe badato ai figli e poi quando questi sarebbero stati grandi avrebbe accettato il ruolo di allenatrice della Nazionale.
“Così si fermerà.”
“Non si può pretendere troppo dal proprio fisico e lui lo ha spinto al massimo.”
In fondo gli dispiaceva, ma il rosso non poteva lottare contro l’avanzare dell’età: quella era una battaglia persa in partenza.
“Capisco.”
“Beh si è fatti tardi…è meglio se rientriamo.”
Il rosso rivolse un’ultima occhiata a Lightning e poi attraversò il portale che Ryuk aveva aperto.
Anche quel viaggio era stato un fallimento, ma Scott era convinto di vedere la luce oltre il tunnel.
Lightning non aveva molti motivi per odiarlo e di questo poteva esserne soddisfatto.




Angolo autore:
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito questi capitoli e spero che anche questo vi sia piaciuto.
Finalmente sono riuscito ad aggiornare e in questo capitolo ecco la comparsa di Lightning.
Non ho nulla da aggiungere in questa nota e quindi...alla prossima.

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Capitolo 15
*** Cap 15 ***


Erano appena ritornati nel mondo di Ryuk e come prevedibile quest’ultimo aveva riempito un’altra casella con una croce.
Per tutto il tempo aveva usato i suoi poteri di preveggenza e aveva letto i pensieri del ragazzo.
Il rosso credeva si fosse stancato di quel gioco stupido, ma lo shinigami era tutto fuorché interessato a smetterla.
“Illuso.”
“Cosa hai detto Ryuk?” Chiese, mentre lo shinigami si stendeva a guardare le nuvole grigie del suo pianeta.
“Ho detto che sei un illuso.”
“E perché?”
“Credi veramente di avvicinarti alle persone che ti vogliono bene?” Ryuk aveva mostrato un ghigno di pura perfidia, ma Scott non era per niente preoccupato.
“Lightning non mi odiava poi così tanto.”
In effetti l’atleta non aveva molti motivi per disprezzarlo, ma solo lo shinigami conosceva l’esatto ordine dei giudici e se parlava in quel modo c’era un motivo.
“Non lo sai? Stiamo andando a saltoni e il prossimo ti odia quasi quanto Lightning.”
Scott non sapeva proprio come rispondere ed era spiazzato davanti a quella scomoda verità.
Aveva creduto che dopo Sam e Dakota tutto fosse in discesa e la visita dallo stralunato atleta lo aveva quasi convinto.
Ora invece arrivava una bella mazzata che stroncava la flebile speranza che stava coltivando.
“Non ti credo.”
“Libero di fare come meglio credi, ma vedrai quanto sarà forte l’odio del prossimo giudice.”
Aveva molti compagni di sventura che lo odiavano, di questo ne era sicuro, ma detta in quel modo potevano esserci poche persone.
Sperava vivamente che non fosse lui.
“Duncan?” Chiese istintivamente il rosso e Ryuk si ritrovò a negare con il capo prima di riprendere a parlare.
“Mi chiedi tanto del tuo amico, ma quando vedrai cosa pensa di te, preferiresti scappare. Come puoi essere così stupido? E perché non hai ancora trovato ciò che ti manca?”
“Non lo sono e poi tra un po’ riuscirò a trovare la risposta che ti serve.”
Non avrebbe mai creduto a quelle parole.
Di certo Duncan era un amico insolito, ma considerarlo così era troppo.
Il punk era quasi come un fratello per lui e si trattavano con il massimo rispetto.
Ma Ryuk con le sue parole iniziava a farlo vacillare.
Quella del punk poteva essere solo una sciocca facciata usata per abbassare l’attenzione degli altri e poi Scott non conosceva il suo cuore.
Non poteva sapere cosa si celasse nei suoi pensieri più profondi.
Anche se nell’ultimo periodo si era piuttosto rammollito e non sembrava più il freddo, cinico punk di quartiere.
Sembrava più un bambino confuso dal futuro, ma questo Scott non glielo avrebbe mai confidato.
Sapeva bene come si sarebbe comportato.
Avrebbe fatto di tutto per dimostrare che era ancora lui il ragazzo più perfido dei reality di Chris McLean.
“Invece è così.”
“Crederò alle tue parole non appena vedrò lui e gli altri.”
Solo al momento della sua visita, vedendo l’amico e solo allora avrebbe creduto a quelle parole, ma per il momento preferiva dargli la sua completa fiducia.
Per lui era innocente fino a prova contraria.
Credeva che anche quella fosse parte della prova di Ryuk.
Pensava che se avesse creduto alle parole dello shinigami, quest’ultimo usando il potere della preveggenza avrebbe potuto annullare la sfida.
E questa era l’unica cosa che preferiva evitare.
Era giunto ad un passo dalla verità e non poteva mandare in malora tutto quanto.
Non valeva la pena dubitare.
Anche perché di una ragione un’anima eterea non se ne fa nulla.
“La fiducia non ti salverà.”
“Ho più fiducia nei miei amici che in te.” Scott aveva colpito duro.
Dei suoi pochi amici e dei ragazzi dei reality conosceva quasi tutto, ma Ryuk era incomprensibile.
Parlava in una lingua indecifrabile.
Il suo comportamento cambiava fin troppo nell’arco di pochi minuti e il ruolo da giudice che gli avevano affibbiato non poteva essere più sbagliato.
Svolgeva con scarso interesse il suo lavoro e faceva comprendere i suoi sbagli alle anime con molta fatica e utilizzando tecniche poco convenzionali.
Un giudice veramente imparziale invece avrebbe dovuto correggere gli errori delle persone e raccogliere il loro pentimento, ma lo shinigami non sembrava conoscere quella sciocca regola.
Godeva della sofferenza altrui e non si curava di far star male le persone.
Gli importava solo di se stesso e delle mele di cui andava ghiotto.
Se Scott fosse stato vivo, dinnanzi a tale menefreghismo, lo avrebbe riempito di botte.
Lo avrebbe mandato all’ospedale e una volta uscito, lo avrebbe rispedito dentro con un viaggio di sola andata.
“Amici? Tu non ne hai.”
“Se non ne avessi non sarei qui.”
“Vedi Scott…ti stai sbagliando.”
“Ma smettila. Sei stato tu a dirmi che c’è qualcuno che ha bisogno di me ed io continuerò a credere nell’impossibile.”
“L’ho fatto solo perché voglio divertirmi.”
Quelle parole furono peggio di una pugnalata.
Ryuk aveva sempre detto che cercava il divertimento in ogni cosa e vedere gli sforzi inutili del suo ospite, lo faceva stare meglio.
“Dimmi chi è il prossimo.” Non era una richiesta, era un ordine.
In principio Scott aveva cercato di essere buono e sopportabile, ma aveva capito che aveva sbagliato.
Con Ryuk la bontà era inutile e tanto valeva mostrarsi duro e inflessibile anche con lui.
“Perché dovrei?”
“Perché posso dire alle 2 Entità che hai fatto di tutto per ostacolarmi. Immagino che tu non voglia dire addio a questo mondo e quindi ti conviene rispondermi.”
Il rosso non aveva il potere per far qualcosa a Ryuk, ma i 2 superiori avevano le capacità di spazzarlo via.
“Lo faresti?”
“Solo se costretto.”
“E va bene.” Ryuk quindi si rialzò e staccò da un albero le mele del suo mondo, porgendone una anche a Scott.
“Credi di corrompermi con queste?” Chiese il ragazzo divertito da quella scena.
Non si aspettava che il solo pronunciare il nome delle 2 Entità fosse sufficiente per far abbassare la cresta allo shinigami.
“Lo sai che non posso sfidarli.”
“Questo però non ti consente di sfidare me.”
“Sei stato tu a costringermi.”
“D’accordo Ryuk, ti offro una possibilità. Accetto i tuoi consigli e critiche, ma non offendere i miei conoscenti. Se rispetti questo, io non dirò nulla ai tuoi superiori. Mi sembra un patto che va bene ad entrambi…non ti sembra?” Chiese il rosso, mentre Ryuk mangiava e ascoltava quella proposta molto interessante.
“Ci sto.” Anche se con molto ritardo i due avevano formato un alleanza e il rosso si ritrovò a stingere la mano ossuta dello shinigami.
“Per quanto riguarda il nome?”
“Non posso dirtelo, ma posso fartelo capire. È un ragazzo ed è mingherlino.”
Ryuk credeva che quegli indizi fossero sufficienti e infatti non era difficile risalire all’identità segreta del nuovo giudice.
Lui ne aveva conosciuti pochi di giovani con quelle caratteristiche.
Uno dei più mingherlini lo conosceva bene.
Quello era un ostacolo difficile da superare.
Aveva cercato più volte di eliminarlo, ma riusciva sempre a cavarsela.
La cosa più strana è che tra i due a rimetterci, era sempre Scott.
E una volta veniva eliminato per un soffio.
E un’altra finiva con il fare da esca a Zanna.
E un’altra ancora rischiava di rimetterci l’osso del collo.
Per una volta era il rosso a temere la visita dal nuovo giudice.
Lui che aveva solo una grande paura degli squali, aveva iniziato a temere anche quel tipo.
Sembrava baciato dalla fortuna.
Qualsiasi cosa gli accadesse non si sarebbe mai ferito.
Era in grado di analizzare ogni situazione e questo gli aveva evitato moltissimi problemi.
Era fin troppo intelligente per i suoi gusti e aveva la capacità di farsi amico tutti i concorrenti.
Era una capacità che lo portava quasi sempre a sfiorare la vittoria, cosa che accadde proprio nella quarta stagione: il reality con i nuovi concorrenti.
A distanza di poche ore aveva visto i 2 finalisti e provava un pizzico d’invidia.
Lui che poteva entrare tra i primi 2, sbattuto fuori per una sciocchezza.
Tutta colpa di un errore grossolano o di una svista, fatto sta che venne chiuso in un robot per curare le ferite.
Un robot che lo aveva fatto diventare ancora più cattivo e assetato di vendetta.
Una vendetta che divenne meno intensa solo una volta uscito da quella scatola di sardine.
“Credo di aver capito, ma aspetterò di vederlo in faccia.”
“Lo temi?” Chiese Ryuk mostrando di nuovo il suo tipico ghigno.
“Nonostante tutto è uno dei pochi che può battermi.”
Quelli che potevano battere il rosso si contavano sulle dita di una mano, ma lui era uno che poteva farcela.
Non era malvagio come Alejandro, Heather o Mal, ma aveva l’intelligenza tutta dalla sua parte.
“Sarebbe un sì?”
“Se guardi il mio passato, capiresti perché lo temo.”
In effetti non aveva molti ricordi positivi sul suo conto e questo Ryuk lo sapeva bene.
“Possiamo andare.”
La macchina aveva finalmente completato il tempo di ricarica e i 2 attraversarono il portale che si era materializzato davanti ai loro occhi.
Non credeva che lo avrebbe rivisto rinchiuso in quel minuscolo spazio vitale.
Il rosso si chiedeva come facesse a non impazzire stando tutto il suo tempo chiuso in quella bolla di silicone.
Lui sarebbe andato via di testa a causa della claustrofobia, ma il giudice sembrava abituato a quel supplizio.
Credeva si fosse abituato a respirare germi, smog e sostanze tossiche, ma l’avere una madre apprensiva non rendeva le cose facili.
Infatti si era ridotto al rinchiudersi di nuovo nella bolla.
Con tutte le bellezze che c’erano all’esterno, lui si chiudeva in quel minuscolo spazio vitale.
Come poteva pretendere che, nonostante il milione vinto, le donne gli corressero dietro?
Era lui stesso il primo a mandarle via a causa di quella roba.
“Ci mancava il ragazzo bolla.”
“Tipo davvero enigmatico non credi?”
“Direi che è strano e basta.” La sua idea si era rafforzata solo nel vedere il luogo in cui viveva.
Non c’era un filo di polvere sui mobili e sembrava di vivere in una di quelle cliniche ospedaliere super pulite e igienizzate.
“Ti senti bene?”
“Mi sembra d’impazzire. Come fa a essere così tranquillo?”
“Facile se non te ne frega niente dei giudizi altrui.”
“Potresti dirmi cosa ha fatto, come ha usato i soldi, se lavora o meno?”
Voleva uscire il più in fretta possibile da quella stanza e sperava che Ryuk per una volta non facesse il difficile.
“Per prima cosa ha speso il milione per costruire una piccola società che ha raddoppiato gli introiti in breve tempo.”
“Bene. Lavora e questo è positivo.” Se lo avesse saputo prima probabilmente avrebbe messo da parte l’orgoglio e avrebbe chiesto a Cameron di assumerlo.
Almeno così poteva guadagnare qualcosa e non si sarebbe sentito un fallimento su tutta la linea.
Non ci aveva mai pensato perché credeva che non gli avrebbe mai fornito la risposta di cui aveva bisogno.
Inoltre immaginava il rancore che provava.
Sentirsi rifiutato ben sapendo cosa si ha combinato non è mai troppo piacevole.
Purtroppo era arrivato troppo tardi e non valeva la pena colpevolizzarsi ancora.
Ormai era andata così…fine della storia.
“È fidanzato.”
“Non ci credo.”
Il rosso si chiedeva come potesse un simile sfigato aver trovato l’amore, ma probabilmente era tutto merito dei soldi.
Credeva che quella bolla fosse come un repellente per le donne e invece doveva aver sbagliato di nuovo.
“La conosci una certa Scarlett?”
“No, non credo.”
“Quella della sesta stagione che andava in giro con il supercattivo Max.”
“Ah quella.”
Di sfuggita era anche riuscita a vederla.
Una tipa molto strana con qualche rotella fuori posto.
Di certo non era pazza come Izzy, ma si avvicinava pericolosamente a quel soggetto.
“Si è fidanzato con lei.”
“Se c’è riuscito lui c’è speranza anche per me.”
“E non è merito del denaro.”
Ecco, il suo piano era appena naufragato.
Lui che si aspettava una ragazza sanguisuga attaccata a Cameron solo per i soldi, era stato costretto a ricredersi.
“Come non detto.”
“Ora veniamo al lato che non conosci.”
“Certo.”
“Lo hai minacciato di morte diverse volte e ti sei vendicato di lui allo sfinimento. Lo hai pure costretto a farti rivelare il segreto di Mike e lo hai sfruttato per distruggere il legame che lo legava a Zoey. Se non ricordi, qualche reality fa gli hai proposto un’alleanza e poi gli hai fatto perdere la sfida.
Non ti odia come gli altri, ma ha i suoi buoni motivi per disprezzarti.”
“Ho capito.”
Mancavano ancora poche curiosità e poi i due avrebbero potuto riprendere il viaggio.
Una piccola domanda sul come era venuto a sapere della sua fine e una sul suo futuro e sarebbe stato soddisfatto.
Probabilmente lui non era il giudice che gli avrebbe restituito la libertà.
Bastava poco per capire quando i giudici non ti consideravano importante e questa era uguale a tutte le altre volte.
“Come ha saputo della mia morte?”
“Lo sai qual è il vantaggio di avere una madre pettegola?” Gli rispose lo shinigami con un’altra domanda.
“Che ti tiene aggiornato sui fatti del mondo.”
Anche sua madre rientrava in quella categoria e rispondere, almeno per lui, era abbastanza semplice.
“Sua madre ha sentito la notizia alla radio e l’ha detta al figlio. La sua reazione non è così diversa da quella che hai riscontrato in Lightning.”
“Scarso interesse.” Sbuffò il giovane.
Il tempo era quasi agli sgoccioli, ma dovevano ancora vedere il futuro del ragazzo.
“Andiamo prima che sia tardi.”
Ryuk aprì di nuovo il portale e i due si ritrovarono catapultati in avanti di almeno 10 anni.
Cameron durante quel periodo era notevolmente cambiato.
Era cresciuto molto e aveva finalmente buttato via quella maledetta bolla in silicone, con tutta l’opposizione di sua madre.
Lei avrebbe tanto voluto che il figlio restasse sempre il suo bambino, ma era giunto il momento che anche lui si facesse una vita.
Lo stesso Scott si era immaginato la scena e aveva già una mezza idea di chi fosse stato ad aiutarlo a sbarazzarsi di quella cosa.
Doveva essere stata la sua fidanzata.
Per cominciare faceva coppia fissa con Scarlett, la quale sembrava leggermente più normale rispetto al periodo in cui era stata allontanata da Chris.
“Ha speso i soldi che aveva per curarla.”
Si era comportato da vero gentiluomo.
Aveva curato la sua ragazza solo per farla stare meglio e se non era amore questo, cosa poteva esserlo?
“Se ami una persona fai questo e molto di più.” Riprese il rosso che fissava orgogliosamente il ragazzo.
“Siamo venuti qui per un motivo. Dunque, tra qualche mese si sposerà con la ragazza, avranno dei figli, il lavoro procederà bene e diventerà molto importante nell’alta società.
Manterrà un ottimo rapporto con Mike e Zoey, riuscirà ad aiutare Beverly con i suoi brevetti e prototipi e mi sembra che firmerà qualche affare anche con la ditta di tuo fratello.”
Ci era riuscito.
Con molta fatica, ma era riuscito a diventare ciò che in molti si auguravano.
Quel ragazzino era finalmente diventato un uomo.
Era un esempio di quanto si possa fare con la forza di volontà e Scott non poteva che essere felice dell’ex ragazzo bolla.
Era uno dei pochi in cui aveva visto qualcosa d’interessante fin dall’inizio.
Avrebbe voluto aiutarlo, nonostante le apparenze ingannevoli, ma solo Cameron poteva crescere e doveva farlo senza l’aiuto di nessuno.
Non poteva spingerlo…doveva farcela da solo.
È come andare in bicicletta…si era detto Scott.
Uno può sostenerti per i primi metri, ma è solo pedalando che si conquista la sicurezza necessaria per andare avanti.
“E con la mia presenza, cosa avrebbe combinato?”
“Sarebbe incompleto.”
“Incompleto?” Chiese poco prima di riprendere a parlare.
“Potresti essere più chiaro?” Borbottò preoccupato.
“Certo…avrebbe il suo bel lavoro, ma senza il milione non avrebbe fatto quasi nulla. Togli i soldi e lui non riuscirebbe ad aiutare Beverly e non firmerebbe gli affari con tuo fratello.
Comunque non gli andrebbe tutto male…avrebbe ancora l’amicizia di Mike e Zoey e ovviamente la sua Scarlett.”
Scott non poté che annuire e stringersi nelle spalle.
“Credo che il nostro viaggio sia giunto al termine.” Riprese il rosso poco prima di salutare anche quel giudice.
Anche con lui, se fosse tornato in vita, si sarebbe comportato diversamente.
Le sue scuse sarebbero state sincere, una volta tanto, e avrebbe trovato il coraggio di ammettere tutti i suoi sbagli.
Lo shinigami aprì di nuovo il portale e dopo pochi attimi si ritrovarono nel mondo di Ryuk con quest’ultimo che si apprestava a cancellare l’ennesima casella, mentre Scott lo fissava tranquillo e con la speranza nel cuore.
Aveva visto che nemmeno Cameron lo odiava molto e sperava, per una volta, che lo shinigami stesse bluffando nel discorso relativo ai giudici che si apprestava ad incontrare.
 



Angolo autore:
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito e hanno seguito questa storia finore.
Purtroppo sono di nuovo in ritardo.
Ryuk mi perseguiterà se vado avanti di questo passo.
Comunque...volevo avvertirvi di una piccola novità.
Finalmente ho fissato una data precisa.
Shinigami uscirà tra 2 domeniche (22 maggio), mentre per quei pochi che seguono anche l'altra storia che sto pubblicando (2184) vi avverto che l'uscita sarà domenica prossima (15 maggio).
Alternerò di volta in volta con la speranza di rispettare almeno questo programma e sperando che il computer non si metta a rompere le scatole.
Non vi posso dire l'orario preciso, almeno questo varierà, ma per il resto vedrò d'essere puntuale.
Alla prossima.

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Capitolo 16
*** Cap 16 ***


Era passato molto tempo da quando erano tornati ed erano stati sempre in silenzio.
Ryuk a osservare la landa desolata che si perdeva a vista d’occhio e il suo ospite a fissare il cielo.
Scott considerava quell’attività alquanto noiosa quando era in vita, ma fu costretto a ricredersi.
Non immaginava che le nuvole potessero essere associate ai suoi amici e conoscenti.
“Ryuk.”
“Dimmi.” Dopo un po’ però tutto diventava noioso e l’unico metodo per far passare le ore era quello di chiacchierare.
“Tempo fa, mi hai parlato di un sogno. In cosa consiste?”
“Te l’ha mai detto nessuno che sei un ficcanaso?”
“Lo so.”
“Risale al tempo in cui ero ancora l’unica Entità di questo e di altri mondi. Ti ho raccontato di quanto fosse noioso il mio compito e di quanto fossi stanco di quella vita. Scegliere se un’anima merita la luce o deve finire nel buio…era davvero deprimente.”
“Lo immagino.”
Se si fosse trattato di un periodo breve anche Scott lo avrebbe affrontato con impegno, ma svolgere lo stesso lavoro per l’eternità era un qualcosa di assurdo.
“Ti ho anche parlato di quanto avessi bisogno di una mano. Fu così che diedi vita alle due Entità che tutti conoscono, con il solo scopo di abbassare la mia mole di lavoro.”
“Esatto.”
“È qui che entra in gioco il mio sogno. Il mio sogno, essendo immortale, è quello di far vivere in pace le persone e di mantenere un ruolo da giudice imparziale. In principio volevo curare anche gli uomini di questo Pianeta, ma non ci sono riuscito.
Paradiso e Inferno hanno attaccato questo posto e ho dovuto fermare la loro opera.
Ho dovuto sacrificare parte del mio corpo per sedare la loro sete e ho speso una parte dei miei poteri per curare le poche persone che erano sopravvissute.
Da qui l’ala lacerata e tutto il resto, ma essenzialmente non avevo doti di medicina.
Se ti guardi intorno noterai che ci sono alcuni shinigami, ma questi sono gli uomini che sono riuscito a curare.
Convogliando una parte minuscola dei miei poteri nel loro corpo sono riuscito a ricrearli a mia immagine e somiglianza, ma le due Entità hanno posto un freno a ciò che posso o non posso fare.
Con un corpo ferito, con lo spirito distrutto e con i poteri indeboliti non potevo competere con loro e fui costretto a sottostare ai loro ordini.
Ti chiederai quanti shinigami esistano…ce ne sono solo una decina e non hanno ricordo della loro vita precedente.
Tu comunque vorrai sapere del sogno.
Vorrei tanto che le due Entità comprendessero i loro sbagli e che migliorassero un po’ questo posto.
Se non posso avere un ruolo di primo piano, vorrei una condizione migliore, il rispetto che è calato durante il tempo e che gli uomini comprendano i loro sbagli.
Non posso sacrificare ulteriormente il mio corpo per proteggervi e Paradiso e Inferno stanno lasciando perdere…per il momento.
Ti chiederai inoltre come mai ci sia solo quella macchina.
Vedi…quegli uomini avevano una conoscenza tecnologica che voi non potrete mai raggiungere.
Con quella macchina erano riusciti a mettersi in contatto con me, ma le due Entità l’hanno resa imprecisa e valida solo per viaggi brevi e non troppo lontani.
La Terra e gli altri Pianeti del Sistema Solare…di più non può fare.”
“Ho capito.”
“E il tuo sogno?” Chiese Ryuk osservando il suo giovane ospite.
“Irrealizzabile. Volevo aprire una ferramenta se ben ricordi, ma nulla. Volevo conquistare il cuore della ragazza che mi piaceva, ma…pazienza.”
Il rosso aveva perso la speranza solo sui sogni, il resto era rimasto intatto.
“Il mio non si realizzerà e purtroppo se tu non riuscissi a tornare a vita, non posso trasformarti.”
Se gli fosse capitata un anima del genere, prima di essere confinato in quel mondo, avrebbe fatto di tutto per dargli una seconda chance, ma ormai non poteva fare più nulla.
“Cosa pensi veramente del lavoro delle due Entità?”
“Spesso gli uomini giungono ad un periodo nel quale sono stravolti da domande.
Esistono i due regni ultraterreni?
Nessuno può garantirti la risposta perfetta, ma spesso c’è una spiegazione per tutto.
Non per i miracoli.
Cosa sono questi miracoli che voi ricercate?
Non potrebbe trattarsi di fortuna?
Quale sarebbe la differenza tra un’immensa fortuna e un miracolo?
Io non ne vedo alcuna.
Ma quando si nasce o si muore, la scienza non può spiegare come vi comporterete poi.
Tutto è dettato dal vostro senso pratico o intuito.
Siete influenzati da fattori esterni e solo quando raggiungete la piena capacità mentale, siete capaci di compiere qualcosa.
Potreste temere il momento di debolezza.
Vi sentite indifesi e chiunque potrebbe approfittare di questo periodo d’ambientamento.
È quando si arriva al comprendere i propri sbagli e meriti che l’uomo può considerarsi pronto.
Eppure ogni cosa ha una fine.
La fine può essere dettata da elementi più o meno imprevedibili.
Ma non sto parlando di una conclusione dettata solo dalla morte, io sto parlando di una fine assoluta.
L’intera distruzione che si respira nell’incontrare un luogo completamente defunto.
Si parla di estinzione, il resto è diverso.
Alla base della scomparsa totale c’è sempre qualcosa.
Un evento atmosferico, il giudizio divino e ancora altro.
Qualsiasi elemento che vi circonda potrebbe portarvi all’estinzione.
Una serie di eventi tragici che presi separatamente non sono da temere, ma uniti insieme possono essere associati a qualcosa di grosso.
Sta ad ogni uomo decidere se cercare la salvezza o rassegnarsi.
Alla fine però, nulla è sicuro.
Quello che si considera corretto potrebbe essere lo specchio della bugia e una menzogna potrebbe essere la verità migliore per tutti.
Le possibilità sono infinite, ma nessuno può decidere per qualcun altro.
Ti ho parlato di un segno.
Il segno sul tuo pianeta è dettato dalla pazzia.
Tutti gli uomini sono pazzi e quando questo simbolo scompare, le persone sono vuote.
Non è l’amore a spingervi a continuare a vivere, ma è la pazzia che vi porta a resistere.
Tutto è riassumibile in questa importante qualità.
Finché la pazzia resta a livelli di guardia nessuno rischia nulla, ma quando si giunge al punto di svolta, allora è la fine.
Non è detto che un idea stupida approvata dall’intera comunità, diventi intelligente.
È l’idea stessa a corrompere l’uomo.
Quando un pensiero si incunea nella vostra mente e questo è impossibile da eliminare, quell’individuo è così vicino all’insoddisfazione che nessuno può salvarlo.
Portare il peso di un fallimento non è facile e dipende dalla volontà.
Se essa è debole, l’unica soluzione è la morte.
Se essa è forte e pura, le soluzioni sono ovunque.
Tutti prima o poi, però giungono a diverse considerazioni.
La vita è patetica ed è meglio passarla in compagnia.
Non vi è scampo alla morte.
E nel mezzo è meglio creare una famiglia.
Dopotutto anche vita e morte sono insieme.
La vita regala sempre qualcosa alla morte, la quale non restituirà mai nulla alla sua amata.
Una famiglia.
L’unione di due anime, dettata dall’amore.
E l’amore?
Deriva dalla pazzia.
Quindi la vita è pazzia e senza viverla non la si può apprezzare.
Allora perché si giunge alla morte?
Perché il tempo è finito, oppure perché qualcuno deve finirlo.
La morte è una vecchia amica che ti aspetta per tutta la vita e che ti abbraccia dopo un lungo viaggio.
La morte lavora per i due regni, ma spesso è agevolata nel suo compito.
Dopotutto se tutti fossero in pace, la morte girerebbe poco.
Ma con distruzione, guerra, pestilenza e desolazione, la morte si diverte a raccogliere i doni.
Fino all’estinzione.
A quel punto anche la morte deve rassegnarsi.
Non può restituire la vita, quella l’ha già tolta.”
“Tutto questo per dire che stanno facendo un pessimo lavoro?” Chiese Scott che aveva ascoltato quelle parole con molto interesse.
“Se vuoi metterla così, avresti ragione.”
“È per questo che mi sproni a dare il meglio?”
“Ricorda Scott queste parole. Una pianta marcia e incurabile ti fa solo sprecare tempo, ma una foglia appassita ti permette di salvare l’intero insieme.
Curando te, potrei curare parte del tuo mondo e quindi sarei in pace con la mia coscienza.”
“Ho capito.” Il rosso non poteva credere che Ryuk fosse così “buono”.
Di certo a vederlo la prima volta, gli aveva fatto paura.
Questa era un’altra lezione che aveva imparato.
Mai giudicare dalle apparenze.
Spesso sono gli amici i veri traditori e gli sconosciuti quelli che ti salvano e anche se lo sapeva, non si era mai fermato a rifletterci.
“Vedi, la prossima persona dovrebbe contare qualcosa per te, ma non farti strane idee.”
“In che senso?”
“Se tu ami una persona, non è detto che lei ami te.”
“Non m’illudo…so di non essere corrisposto.”
“E come lo sai?”
“Duncan.” Rispose, lasciando allo shinigami la possibilità di usare il suo potere.
Quel maledetto gli aveva aperto gli occhi, ma per sua fortuna quella ragazza non era in cima alla sua lista.
“Comunque non è al primo posto.”
“Diciamo che potrebbe essere al secondo o al terzo.” Riprese il ragazzo, facendo ghignare anche Ryuk.
“Forse è il momento di andare.”
La macchina aveva finito da qualche secondo il processo di piena ricarica ed era pronta per essere utilizzata di nuovo.
“Spero solo di non finire in una stanza tempestata di rosa.”
“Io spero che ci siano delle mele.”
“Questa storia delle mele, me la devi spiegare. Come fanno gli altri a non accorgersi che un fantasma si pappa tutte le mele?” Chiese il rosso, facendo ridire di gusto lo shinigami.
“Te l’ho detto prima mi sembra. Un umano non può prendere nulla, ma un Dio della morte può compiere queste azioni. I giudici non si accorgono minimamente di queste mancanze e tutto può essere spiegato con facilità.
Assomiglia vagamente ad una proiezione olografica, ma i dettagli esatti sono sconosciuti perfino per me. Comunque non preoccuparti, gli altri non se ne accorgeranno mai.”
I due giunsero finalmente al loro obiettivo e si ritrovarono nella stanza della fanciulla che Ryuk aveva pronosticato in precedenza.
 
“Posticino insolito.” Disse il rosso, mentre la proprietaria della stanza era ancora fuori di casa.
“Preferisco la camera lugubre di Gwen.”
“La peggiore era quella di Jo, mi chiedo come hai fatto a non diventare cieco.”
“Me lo chiedo anch’io.”
“Lo avevi anche detto che non era intelligente guardarla prima della maturazione.” Borbottò il rosso.
“Pensavo valesse qualcosa…e invece.”
Al solo pensarci, lo shinigami continuava a rimanere disgustato da quella visione, ma dopo un po’ di tempo aveva imparato a trattenere la sensazione di schifo che provava.
“Comunque questa stanza non è male per essere di una ragazza.”
“Lo sai di chi stai parlando vero?”
“Non mi dirai che si tratta di Eva o di Stacy.” Riprese il rosso, mentre veniva percorso da un tremito e osservava dalla finestra una figura farsi avanti.
“No, ma ora hai capito di chi si tratta.”
“La mia pseudo ex.”
“Non pensavo che Courtney fosse stata la tua ex, ma se la mettiamo così…allora hai ragione.” Disse semplicemente lo shinigami, prima di distendersi sul letto, mentre il ragazzo si sedeva comodamente su una sedia.
Era appena tornata dall’incontro in cui aveva imparato a trattenere la rabbia.
Il corso costava poco, ma i risultati non erano all’altezza.
Bastava una sciocchezza e quella sarebbe stata capace di ogni cosa.
Aveva sentito in palestra di una chiacchiera tra due principianti al sacco e credeva che si fossero fatti di qualcosa, per sparare delle simile sciocchezze.
Come poteva essere possibile che un concorrente che era sopravvissuto a tutte le prove di Chris e a Zanna, ci avesse lasciato le penne in un incidente?
Piuttosto di sfogare la sua frustrazione su quei pivelli, aveva preferito finire l’ora che gli restava per poi fiondarsi velocemente a casa per constatare che la notizia che aveva sentito, non fosse una balla.
Ne avrebbero parlato per giorni interi di quel giovane che era stato investito, ma per lei ascoltare il primo spezzone di una notizia fu più che sufficiente.
Spense il televisore e gettò il telecomando da qualche parte nella stanza, senza badare a quali oggetti avrebbe potuto colpire.
“Incredibile.” Si ritrovò a dire, poco prima di sedersi alla scrivania.
Ryuk e Scott si osservarono per un breve istante, mentre la ragazza annotava qualcosa su una sorta di diario segreto.
“È un vero peccato che Chris non abbia organizzato un altro reality in questi tempi. Avrei potuto sfruttare Scott per vincere il premio, tanto con le mie moine si sarebbe arreso…beh vedrò di trovarmi qualche altro mentecatto da ammaliare. Tyler, Noah, Beardo: tutti individui che posso aggirare con estrema facilità.”
Riprese sorridendo e mostrando un lato malvagio che il rosso non aveva mai notato.
“Come ho fatto ad essere così cieco?” Chiese il ragazzo nei confronti dello shinigami che continuava a sorridere.
“L’amore ti rincoglionisce e non capisci cosa sia giusto o cosa sbagliato.”
“Ciò che non capisco è il perché sia così cinica.” Borbottò il ragazzo.
“Ma tu l’amavi?”
“Lo credi davvero?” Chiese Scott poco prima di riprendere a parlare.
“Era carina, ma non volevo lei.” Riprese il giovane, dandosi anche la risposta.
“Comprendo.”
“Cosa sarebbe successo con la mia presenza?”
“Avrebbe perso il milioncino, non si sarebbe riappacificata con Gwen e avrebbe capito che Duncan è un maiale.”
“Maiale?”
“Non era in grado di scegliere tra le due ragazze.” Borbottò Ryuk, stiracchiandosi gli arti indolenziti.
“Doppiogioco?” Chiese il rosso, riferendosi al punk.
“Esatto.”
“Se non fossi mai nato cosa avrebbe ottenuto?” Riprese parola il giovane, guardando più lo shinigami che la ragazza, troppo intenta a leggere qualcosa per renderla interessante.
“Senza di te avrebbe vinto il milione, lo avrebbe diviso subito con Gwen e forse avrebbe scaricato Duncan una volta per tutte.”
“Ho capito.”
“Con la tua meschina presenza sarebbe successo l’opposto e sarebbe infelice.”
Non ci voleva di certo un genio per capire che anche lei non lo avrebbe più voluto in mezzo ai piedi.
La sua infelicità era dovuta alla presenza del punk e tutto ciò era dovuto all’esistenza di Scott.
In ogni caso Courtney aveva dei motivi per odiare Duncan e il rosso sperava sempre di più di rivederlo quel maledetto.
Voleva conoscere il motivo del suo comportamento ambiguo e di cosa ricercasse in realtà quell’idiota.
“E il suo futuro?”
“Andiamo.”
Il Dio della morte aprì quindi un portale che li avrebbe condotti in un futuro compreso tra 5 e 10 anni.
Dinnanzi a loro si aprì la visione di un piccolo appartamento e Courtney, nonostante tutto, aveva trovato l’amore.
Si era sposata con un concorrente del reality condotto da Don, il quale era riuscito a fare breccia nel suo cuore per la semplicità e armonia che trasmetteva.
Una furia come la ragazza sposata con un uomo buono come il pane.
Quel matrimonio sembrava l’avesse trasformata e infatti il marito, nonché padre dei suoi 3 figli, l’aveva convinta a lavorare per la società che aveva ereditato.
Lui era il direttore dell’azienda e l’adorata consorte era la sua segretaria.
Non c’era nulla che non andasse bene nel loro futuro e i marmocchi crescevano bene.
La madre era cambiata e non era più quella sadica creatura che avrebbe ucciso il punk.
Duncan era un lontano e sbiadito ricordo e se un giorno le avessero chiesto chi fosse quel babbeo con la cresta alla moicana, lei sapeva come rispondere.
Il peggior individuo di questo mondo.
L’avrebbe chiamato così.
“Non male.” Riprese il rosso, colpito dal cambiamento della ragazza.
“Con la tua sola presenza sarebbe l’amante di Duncan e non avrebbe mai ricucito il rapporto con Gwen.”
“Quello sporco bastardo.”
“Non devi mai giudicare un libro dalla copertina, capirai Duncan solo quando lo vedrai.”
“Lo spero.”
Scott sapeva che l’amico non era raccomandabile, ma non credeva fosse in grado di comportarsi così.
Non credeva che potesse approfittarsi di due ragazze insieme e che potesse avere un rapporto così contorto.
Se amava una delle due doveva buttarsi e doveva evitare di far soffrire l’altra.
“Beh…lasciamo Courtney in pace e torniamo nel mio mondo.”
“D’accordo.”
Lo shinigami si attaccò alla spalla del ragazzo e dopo aver aperto il portale, lo ricondusse nel mondo degli shinigami e appena arrivato si ritrovò a segnare un ulteriore croce sulla sabbia.
Anche quella volta il destino lo aveva beffato, ma per poco.
Courtney non aveva molti motivi per odiarlo: del doppiogioco e del comportamento assurdo di Duncan nemmeno lui poteva esserne a conoscenza.




Angolo autore:
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito anche questa storia.
Mi dispiace solo di non aver riletto questo capitolo e per questo potrebbero esserci degli errori.
Spero possiate accettare le mie scuse.
Questo capitolo sarebbe dovuto uscire domani, ma per alcune ragioni che non vi sto a spiegare sono costretto ad anticipare il tutto.
Comunque sia domenica prossima tornerà tutto normale con un nuovo capitolo di "2184".
Per il prossimo capitolo di "Shinigami" dovrete attendere domenica 5 giugno.
Ultima nota aggiuntiva: siamo in dirittura d'arrivo.
Mancano tra i 4-5 capitoli e anche questa storia andrà in archivio.
Con l'ultimo capitolo vi dirò anche quando e se uscirà la seconda storia (su un altro argomento) che si alternerà con "2184".
Alla prossima.
 

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Capitolo 17
*** Cap 17 ***


Da quando erano tornati, c’erano alcune domande che occupavano la mente del ragazzo.
Alcune riguardavano quell’improponibile triangolo amoroso che aveva visto Gwen, Courtney e Duncan come protagonisti.
“Scusa Ryuk, ma se Courtney sapeva che Gwen era la moglie di Duncan, perché si è messa a fare l’amante?”
“Credo l’abbia fatto per ripicca.”
“Nei confronti di Duncan? Mi sembra poco verosimile.”
“Parlavo di Gwen. Ti ho detto che non si sono più riappacificate e lei voleva solo Duncan.”
“A questo non avevo proprio pensato.”
Il rosso era rimasto colpito da quella strana situazione.
Non si aspettava di giungere al punto morto in cui non capiva più nulla.
I pensieri degli altri giudici erano stati così lineari che li avrebbe compresi anche un bambino, ma quelli relativi a Gwen e Courtney erano fin troppo contorti.
Entrambe volevano il punk e Scott era stato l’inconsapevole ago della bilancia.
Con la sua dipartita si erano aperti nuovi scenari e Duncan era diventato l’escluso.
Gwen era riuscita ad ottenere il perdono di Trent, mentre Courtney era rimasta colpita da un concorrente del reality condotto da Don.
“Ti ho anche detto di non giudicare Duncan, potrai farlo dopo averlo incontrato.”
“Non mi puoi anticipare nulla?” Chiese il rosso.
“Non posso.”
Per qualche attimo scese il silenzio, ma poi Scott pose una domanda particolare allo shinigami, il quale continuava a fissare le nuvole del suo mondo.
“Scusa se te lo chiedo Ryuk, ma quando i miei amici moriranno, dove andranno a finire?”
“Mi chiedi se per loro si apriranno le porte del Paradiso o dell’Inferno?” Borbottò Ryuk, mentre rifletteva su quella strana domanda.
“Esatto.”
A chi rinnegherà i suoi peccati senza mostrare segno di pentimento spetta l’Inferno. Chi chiederà perdono e ammetterà i propri sbagli, dimostrando onestà, buon cuore e amore, allora avrà il Paradiso ad attenderlo.” Rispose Ryuk, ripetendo la regola base dei regni ultraterreni.
“Quindi se fossi un cattivo e due minuti prima di morire mi pentissi di ogni cosa, finirei in Paradiso?”
“Non necessariamente.”
“Eppure la regola non dice così?”
“Le regole sono flessibili, ma non puoi pensare di comportarti male per tutta la vita. Se dovessi uccidere un centinaio di persone e ti pentissi…non sarebbe corretto per le anime a cui hai tolto la vita. Se invece la tua vita e il tuo comportamento fossero vicini all’equilibrio si aprirebbe il Paradiso.”
“Nel mio caso?”
“Se non fossi il giudice che ti deve aiutare, saresti all’Inferno, ma le 2 Entità credono ci sia una speranza, ma non posso sapere se sia vera o una menzogna.”
Ryuk sembrava non contare poi molto nel giudizio finale e sembrava una voce priva di ogni importanza.
“Una sorta di redenzione.”
“Se tornassi in vita potresti correggere i tuoi sbagli, ma non posso sbilanciarmi.”
“Sai quanti giudici mancano?” Chiese il ragazzo, cambiando volutamente discorso.
“Il tempo è quasi agli sgoccioli: 3 viaggi per 4 giudici.”
“Un'altra coppia?” Domandò Scott, perdendosi per un attimo a fare un conto matematico.
“È una delle coppie più solide dei reality di Chris, nonostante i tuoi tentativi di distruggere il loro legame.”
“Sono profondamente dispiaciuto.”
“Ne sono convinto.”
“Non credevo di che una sola persona potesse distruggere ogni cosa fino a quando non mi sono scontrato con la cruda realtà.”
“È proprio così.”
“Vale anche per le anime che erano venute a trovarti prima di me?” Chiese cogliendo di sorpresa lo shinigami che non si aspettava una simile domanda.
Non perché non si ricordasse quelle anime che gli erano capitate, ma solo perché queste ultime non gli avevano posto delle domande simili.
“Sei la prima anima che mi chiede dei suoi antenati, se così posso definirle.”
“L’anima di ieri è l’anima di oggi, sei stato tu a dirmelo.”
Il Dio della morte non si aspettava che ricordasse tutti quei discorsi, credeva infatti che quel luogo lugubre avesse fatto dimenticare ogni cosa al ragazzo.
“Ho avuto a che fare con poche anime e queste erano molto corrotte. Le definirei come anime marce che non meritavano nulla di buono e infatti solo in un caso, una di esse è andata in Paradiso.”
“Sul serio?” Chiese Scott cercando di mantenere la sicurezza che aveva prima di fargli la domanda.
Sicurezza che poco per volta iniziava a vacillare con sempre più intensità.
“Si trattava di uno spocchioso principe che per metà della sua vita si era comportato come un despota, salvo poi comprendere i suoi sbagli, cercare di porvi rimedio e facendosi amare per la sua semplicità.”
“Perché è giunto qui allora?”
“Perché durante la prima fase della sua vita ha tenuto un comportamento da Inferno, mentre nella seconda e ultima parte ha fatto di tutto per avere un posto in Paradiso. Tutto si somma alla fine e infatti è finito qui. Gli ho fatto fare un piccolo giro, ho ascoltato le sue parole e alla fine mi ha convinto a cedergli la mia fiducia. Era una di quelle anime pure che si era fatta contaminare dagli altri per paura, ma aprendo gli occhi aveva capito i suoi sbagli.”
“Deve essere rimasto poco qui.”
“Qualche giorno, massimo una settimana.”
“Ne avete passato di tempo insieme.”
“Un’anima ha tutta l’eternità per scambiare due parole con il giudice che deve decidere la sua destinazione e poi era solo. I suoi amici sarebbero morti più tardi e quindi abbiamo passato un po’ di tempo insieme.”
“Ho capito.”
“La cosa più interessante è che anche da morto era pentito per gli sbagli che aveva commesso.”
“Ha cambiato di punto in bianco o c’è stato un qualcosa che l’ha spinto a farlo?” Chiese il ragazzo.
Scott aveva imparato alcune cose nel restare con Ryuk.
Una di queste si ricollegava alla malvagità.
Un cattivo da solo farebbe molta fatica a cambiare e cercherebbe un sostegno che molte volte è precluso per via del carattere e del passato.
La storia è un insegnante preziosa che ti permette di non commettere lo stesso errore.
Se riponi la tua fiducia e la tua speranza in una persona e questa ti illude…dopo capirai che non era degna di questi doni che gli hai concesso.
“Fammi pensare…un evento particolare...”
“Molti cambiano per un motivo religioso, economico, politico, sociale…le possibilità sono infinite.”
Scott aveva cercato di fornirgli un assist perché riuscisse con maggiore facilità a trovare la risposta e dopo aver scavato un po’ nei meandri della sua mente, sembrava fosse riuscito a raggiungere la verità.
“Credo sia cambiato per i suoi amici, ma non lo so con certezza. Quando glielo ho chiesto è rimasto sul vago e non ho mai ricercato la verità.”
“Le due Entità dovrebbero saperlo…”
“Impossibile: quei due ricevono anime dalla mattina alla sera e non si tratta di pochi spiriti al giorno, ma parliamo di migliaia di presenze. Dopo alcuni millenni di storia, morte e quant’altro come speri che loro possano ricordarsi di qualcuno?
Tempo qualche mese e si dimenticheranno perfino della tua visita, ma non è colpa di nessuno.
È il loro lavoro e come tale è impossibile svolgerlo senza dimenticarsi di qualcuno.”
“Non lo sapevo.”
Non serviva saperlo, bastava immaginarlo.
Scott si era dato dell’idiota perché non aveva pensato affatto quella situazione, convinto che Paradiso e Inferno non avrebbero mai dimenticato nulla.
 
Almeno avevano ammazzato un po’ il tempo, ma mancava ancora un po’ alla fine della piena ricarica della macchina ed entrambi iniziavano a dare segni d’impazienza.
“Vuoi chiedermi qualcosa?” Riprese lo shinigami, mentre il rosso sembrava tranquillo.
Quel potere di preveggenza era proprio una bomba e riusciva sempre a spiazzarlo.
“La coppia che incontreremo dove l’ho conosciuta?”
“Sempre lì.”
“Abbiamo fatto squadra insieme?”
“Quante domande per uno che vuole risalire all’identità dei due prima d’incontrarli.”
Non solo era furbo, ma aveva anche quell’intelligenza che ti lasciava di sasso.
Ryuk era uno shinigami troppo forte per Scott.
“Hai scoperto le mie carte.”
“Sei così prevedibile.”
Il ragazzo sconfitto dalle parole dello shinigami non poté far altro che distendersi e mettersi a riposare un po’.
Quelle poche ore che mancavano alla partenza sarebbero state sufficienti per permettere ad entrambi di affrontare il viaggio con un po’ di tranquillità.
Infatti i due si risvegliarono solo con il suono che la macchina aveva emesso della piena ricarica.
“Possiamo andare.” Riprese Scott, mentre si avviava vicino al portale, lasciando a Ryuk il compito di armeggiare con le leve che solo lui sembrava conoscere.
“Perfetto.”
“Volevo chiederti un’altra cosa Ryuk. È mai successo che due shinigami utilizzassero il portale insieme?”
“Certo che è successo.”
“E si può usare in svariati modi?”
“L’unica pecca è il tempo di ricarica e i luoghi che si posso visitare…per il resto è perfetta.”
I due senza perdere ulteriore tempo prezioso varcarono il portale e restarono in attesa di materializzarsi nel luogo prescelto.
Scott, prima di partire, si aspettava di ritrovarsi in una casa data la presenza di una coppia, ma Ryuk aveva optato per un cambio di programma.
Infatti quando il rosso riaprì gli occhi restò sorpreso nel vedere l’oscurità e credeva che Ryuk lo avesse trascinato all’Inferno.
Fu quando si voltò che vide lo schermo illuminato del cinema con tanto di ragazzo che girava con bibite e popcorn in sala.
Tirò un sospiro di sollievo, mentre Ryuk si osservava intorno solo per vedere se ci fosse qualche mela disponibile.
“Perché siamo qui?” Chiese il rosso, mentre lo shinigami osservava il film.
“Perché è divertente e poi tra 10 minuti il film terminerà e i due piccioncini torneranno a casa.”
Con l’oscurità che c’era intorno era impossibile sapere a quale coppietta Ryuk facesse riferimento, ma probabilmente il luogo in cui erano apparsi non doveva essere troppo distante dai giudici.
Per quanto si sforzasse di vedere qualcosa, non riusciva a scorgere nessun tratto famigliare nelle persone e finì con il passare a guardare la pellicola.
Da quel poco che era riuscito a vedere aveva collegato il tutto con un film drammatico, privo di azione e ideale per le ragazze dalla lacrima facile.
Fu quando le luci si riaccesero che li vide.
Ryuk aveva proprio ragione: quei due erano la coppia perfetta.
Provava invidia per il legame che erano riusciti a stabilire e sperava che un giorno anche lui fosse in grado di trovare la ragazza giusta.
“Seguiamoli.” Riprese la voce tenebrosa di Ryuk.
A Scott seccava disturbare quello che sembrava un appuntamento galante, ma ne andava del suo destino.
“Non mi piace rovinare questo appuntamento.”
“Pensa che siamo invisibili e che non sapranno mai di questa storia.” Lo shinigami era sempre molto convincente e il rosso finì con il seguirli dentro un bar.
I due dopo aver ordinato da bere si persero nei loro ricordi e negli occhi della persona che avevano davanti.
Si vedeva da miglia di distanza che i due si amavano alla follia e che nessuno avrebbe potuto fare nulla per rovinare il loro rapporto.
“È bello vederli innamorati, nonostante abbia tentato di dividerli.” Borbottò Scott.
“Devi spiegarmi perché hai provato a farlo.”
“Mike e Zoey erano molto forti ed erano una minaccia per i miei piani.”
“Pentito?” Chiese Ryuk, mentre i due giovani gustavano ciò che avevano ordinato.
Avevano solo assaggiato la loro cioccolata con panna e per tutto il tempo avevano parlato dei loro programmi futuri.
A Scott non piaceva ascoltare i loro discorsi.
I due erano convinti della loro privacy e invece un’anima di un vecchio conoscente stava memorizzando le loro parole.
“Sì…se potessi eviterei di prendermela con loro.”
“Solo pentito?”
“Un po’ invidioso. Cavoli, guardali: due bravi ragazzi che si amano dal primo giorno in cui si sono incrociati e che i soldi non sono stati in grado di dividere.”
“E nemmeno tu.”
“Esatto.”
“Eppure non c’è rosa senza spine.” Riprese lo shinigami, gettando un occhiata ai due che stavano chiacchierando tra loro.
“So cosa ho combinato, ma non mi hai ancora spiegato come sono venuti a sapere della mia morte.”
“Secondo te cosa ci facciamo in un bar con un televisore da 55 pollici?”
“Domanda stupida.” Borbottò il ragazzo riferendosi alla sua richiesta di spiegazioni.
“Aspetta e vedrai.”
Di lì a breve la partita di baseball che stavano trasmettendo, venne interrotta dal notiziario che avrebbe parlato del giovane scomparso.
Sentendo Chris e la parola reality su un isola contaminata, Mike e Zoey si girarono a fissare la giornalista che stava parlando della morte di Scott.
Fu un notiziario molto breve, una decina di minuti al massimo e poi tornarono a ritrasmettere la partita di baseball.
I due si fissarono per un breve istante e durante il viaggio di ritorno, si ritrovarono a parlare di quanto fosse meschino il rosso.
“Io non lo perdono, anzi è un bene che sia scomparso. Stava per distruggere il nostro amore e questo è sufficiente per farmelo odiare.” Mike non aveva intenzione di mostrare segni di dispiacere per Scott e anche Zoey, ragazza che trovava del buono ovunque, sembrava dello stesso avviso.
“Nemmeno io.”
“E poi mi ha fatto fare la figura dell’idiota e ha usato le mie personalità per i suoi scopi, come quando abbiamo gareggiato con i Go Kart.”
“A me ha fatto perdere la sfida con gli aerei e quella della prova culinaria.”
“Ma si è dimostrato anche un buon compagno.” Riprese Mike, cogliendo di sorpresa Scott che si era buttato giù nel sentire tutto ciò che aveva combinato.
“Mi ha avvertito della natura di Mal e di questo gliene sono grata.”
“Comunque il mio perdono non ce l’ha.”
Mike e Zoey sembravano concordi su quella scelta, ma Scott era comunque felice.
“Almeno con loro mi sono comportato un po’ meglio.” Riprese il rosso, mentre Ryuk teneva il suo impareggiabile ghigno.
“Così sembrerebbe.”
“Ho visto cosa sarebbe successo con la mia assenza, ma se non avessi avuto l’incidente?”
“In questo caso il loro amore non sarebbe sbocciato.”
“Non oso nemmeno crederci.”
Ryuk, conoscendo bene il suo ospite decise di aprire un portale nel futuro, sapendo che Scott non avrebbe mai rifiutato una simile offerta.
“Andiamo?”
I due dopo aver attraversato il portale si ritrovarono questa volta in un una piccola villetta, frutto della vincita del milione di Mike e i suoi amici sembravano felici.
“Tutto bene?” Chiese Scott, osservando la casa splendida in cui vivevano, con Mike che teneva in braccio due marmocchi.
I due piccoli: uno simile al padre, mentre l’altra simile alla madre.
“Perfetto.”
“Lavorano?” Mormorò il rosso, poco prima di perdersi ad osservare i bambini intenti a giocare con il padre.
“Hanno due posti come impiegati nell’azienda di tuo fratello.”
“L’importante è che tutto vada per il verso giusto.”
“Purtroppo c’è una brutta notizia. I due ragazzi non provano alcun senso di vuoto nei tuoi confronti e sai cosa significa tutto ciò.”
“Non saranno loro a farmi tornare in vita.”
Ryuk e Scott restarono per un po’ di tempo ancora nella casa, mentre il rosso si divertiva a vedere l’incredibile maturità di Mike e la bella Zoey in veste di mamma.
Quel quadretto di una famigliola felice lo faceva sorridere, ma anche riflettere.
Lui non aveva mai visto suo padre o sua madre così felici e anzi la maggior parte delle volte, era lui stesso una minaccia per i suoi genitori.
I due bambini non sembrava soffrissero di personalità multipla e questa era una benedizione.
“Scusa Ryuk, ma il loro futuro con la mia presenza come sarebbe?”
“Per nulla roseo: lei cameriera e lui commesso. Lei si sarebbe sposata con uno chef, mentre lui sarebbe impegnato con una sua collega di lavoro.”
“Molto meglio il futuro dove non esisto.” Si ritrovò a dire, poco prima che lo shinigami aprisse il solito portale e lo riconducesse nel suo mondo.
Appena arrivato, Ryuk ripeté lo stesso movimento dei viaggi precedenti, annotando una croce affianco dei nomi dei giudici che aveva segnato.
Era chiaro che nemmeno quella visita fosse stata sufficiente per farlo tornare in vita e ora mancavano solo due viaggi e questi non sarebbero stati facili, data la natura particolare dei giudici.







Angolo autore:
Eccomi di nuovo, puntuale come mai mi è accaduto in vita ad aggiornare questo capitolo.
Fanno la loro comparsa Mike e Zoey che a quanto pare sembrano felici.
Il prossimo aggiornamento vedrà la sua nascita per il 19 di questo mese, mentre domenica prossima vi sarà il nuovo capitolo dell'altra storia.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito e seguito la storia fino a questo punto.
Onde dilungarmi troppo, chiudo questo piccolo angolo autore.
Alla prossima.

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Capitolo 18
*** Cap 18 ***


Da quando avevano iniziato era passato molto tempo e se dopo la prima visita si sentiva ancora baldanzoso, dopo tante porte sbattute in faccia, iniziava a dubitare.
Uno dei giudici doveva per forze essere Duncan.
Dopotutto Ryuk aveva parlato spesso del punk ed era logico aspettarsi che fosse uno degli ultimi due.
Il problema era l’ordine.
Se fosse stato l’ultimo si sarebbero aperte le porte dell’Inferno.
Duncan non era un tipo molto affidabile e spendeva raramente parole al miele per qualcuno.
Sospettando ciò, Scott era già pronto a fare le valigie, ma una vocina dentro di sé gli ripeteva di avere pazienza e fiducia.
Forse qualcosa di buono poteva uscire anche da quella situazione drammatica.
Eppure più rifletteva sul secondo nome meno riusciva a scoprire.
Chiedere a Ryuk?
Impossibile.
Aveva fornito un sacco d’indizi con i giudici precedenti e non si sarebbe più sbilanciato per non compromettere la sua posizione dinnanzi alle 2 Entità.
Doveva arrivarci da solo.
Solo.
Lui aveva sempre basato la sua forza sulla solitudine e forse pescare un’altra volta da una simile capacità poteva fruttargli il risultato desiderato.
Chi era il giudice misterioso?
Sicuramente non era uno di quelli che aveva incontrato in precedenza e nemmeno qualcuno delle prime stagioni che conosceva solo di vista.
Magari qualcuno del suo passato, del periodo adolescenziale o di quello scolastico.
Ne aveva conosciute di persone, ma beccare il nome e la fisionomia della persona nel mucchio era come cercare un ago in un pagliaio.
“Difficile.” Borbottava ogni tanto, mentre rifletteva sul giudice misterioso.
Ryuk poteva solo leggere la sua profonda inquietudine e ghignare divertito.
Non poteva dirgli nulla.
Duncan era un giudice assai prevedibile, ma l’altro era un insospettabile.
Il punk ricordava vagamente il poliziotto cattivo degli interrogatori, mentre l’altro era il poliziotto buono.
Gli sarebbe piaciuto avvertirlo, ma poi le 2 Entità sarebbero diventate delle furie.
Il posto che aveva faticosamente guadagnato, sarebbe andato perduto e gli altri shinigami sarebbero stati spazzati via.
Si trattava solamente d’aspettare alcune ore e poi avrebbe visto il penultimo dei giudici.
Ryuk sapeva chi era, ma non poteva sbilanciarsi in alcun modo.
Gli indizi erano troppi e una parola fuoriposto avrebbe coinciso con la sua fine.
Non osava chiedersi come avrebbero fatto.
Trasformare un essere immortale in mortale.
Nemmeno quando era il capo aveva pensato a ciò, anche perché non si era mai posto il problema.
Cosa volete che gliene importasse a Ryuk.
Era l’unico a quel tempo e non correva pericoli.
Avrebbe dovuto pensarci non appena aveva dato la vita a Paradiso e Inferno, ma la sua sbadataggine fu un apertura sufficiente ai suoi figli per spodestarlo. 
“Dovresti scavare a fondo.” Ricominciò lo shinigami, staccando una delle mele del suo mondo.
“Ci sto provando.”
“Non ci stai provando con convinzione.”
“Perché lo credi?” Chiese il rosso.
“Se cercassi con tutte le tue forze la risposta, l’avresti già trovata.” Riprese Ryuk, mangiando metà del frutto.
“Vorrei proprio vedere cosa faresti se fossi al mio posto.”
“La vita di voi uomini è una barzelletta se comparata alla mia o a quella delle 2 Entità.”
“Ryuk ha ragione.” Una voce demoniaca comparve alle spalle dei due facendoli sobbalzare.
Un essere completamente vestito di nero con in mano una falce e con l’unica parte scoperta del volto rappresentata da un occhio rosso.
Con quell’occhio era in grado di leggere ogni cosa, ma lo usava assai raramente.
“Cosa ci fai tu qui?” Chiese subito Ryuk mettendosi sulla difensiva e frapponendosi tra la figura e Scott.
“Ti sembra questo il modo di salutarmi?”
“È anche troppo poco.” Riprese lo shinigami, facendo comparire una spada con cui proteggersi.
“Le tue buone maniere sono così piacevoli.”
Il rosso osservava i due scannarsi e scambiarsi sguardi carichi di odio e disprezzo.
“Te lo ripeto di nuovo: cosa sei venuto a fare?”
“Una scampagnata e una visita al mio paparino preferito.” Ridacchiò la creatura.
“Non chiamarmi in quel modo. Non vi ho dato la vita per fare in modo che voi annientaste tutto ciò che ho creato.”
“È così che ci giudichi?” Chiese un ulteriore voce proveniente da un ragazzo che si dondolava sul ramo di un albero.
“Paradiso.” Grugnì seccato il fratello nel vedere la nemesi.
“Quanto è scuro questo mondo perché non gli diamo un po’ di luce?” Riprese quello che doveva rappresentare l’Entità paradisiaca.
Sembrava un angelo, ma aveva un qualcosa negli occhi e nel comportamento che lo rendeva maligno.
“Cosa volete?”
“Non lo immagini?” Chiese l’Inferno, gettando un occhiata al rosso.
“Il suo tempo non è ancora scaduto.”
“Ryuk…Ryuk…Ryuk, quando imparerai che siamo noi a modificare il tempo?” Borbottò il rappresentante del Paradiso.
“È scorretto da parte vostra.”
“L’hai sentito fratello? Lui ci vuole dare lezioni di buone maniere.” I due scoppiarono a ridere, mentre lo shinigami ingoiava anche quella provocazione.
“Il tempo non è finito e i giudici devono ancora decidere del suo futuro.” Riprese seccato lo shinigami, schiacciando la mela che era rimasta.
“È per questo che sono qui.”
“Anch’io sono qui, ma solo per parlare con Scott.” Intervenne il rappresentante dell’Inferno.
“E cosa vi fa pensare che potrebbe ascoltare le vostre parole?”
“Papà sei così monotono e prevedibile. Prendiamo il tuo Death Note. Uno sciocco quaderno usato da uno shinigami nerd che considera la sua vita uno schifo.”
“E Inferno non ha considerato che nel farlo agevoli il nostro lavoro. Vorresti vendicarti del nostro operato, ma tutto ti si ritorce contro.” Ricominciò con un ghigno l’angelo.
“Portatemi rispetto.”
“Io mi chiedo cosa succederebbe se mi alleassi con mio fratello Paradiso e decidessimo malauguratamente di spazzare via questo regno. Dove andresti a vivere? Non è un problema nostro, ma non potresti più viaggiare e i legami con la Terra non verrebbero ristabiliti.” Riprese la figura oscura ghignando divertita.
“Voi non capirete mai i vostri sbagli e se osate fare un ulteriore passo…vi taglio a fette.” Alzò quindi la spada e la puntò contro le due figure.
“Non saresti in grado di fare nulla.”
“Guardati…il tuo sogno di ricreare la pace è andato perduto quando hai sacrificato parte del tuo potere per delle nullità.” Sospirò il Paradiso, guardando il padre con disapprovazione.
“Volete mettermi alla prova?”
“No…io volevo solo dire a Scott che non c’è e non ci sarà mai posto per lui in Paradiso.”
“Come se m’importasse.” Borbottò il ragazzo che per tutto il tempo era rimasto in silenzio e dietro la figura possente dello shinigami.
“Fratellino…le tue proposte fanno schifo. Io ti propongo un posto di primo piano nell’Inferno, ma devi accettare subito di venire via con me.” Riprese l’altra Entità.
“Ho fatto così tanta strada e ho rivisto tante persone che tanto vale finire all’Inferno come una nullità. Se c’è una cosa che ho imparato da Ryuk è che voi non mantenete mai la parola data e rifiuto entrambe le proposte.”
“Ora abbiamo una proposta per lo shinigami.” Riprese l’Entità infernale, guardando il suo creatore.
“Cosa ti dice la testa?”
“Vedi papà…io e Paradiso abbiamo pensato di restituirti lo scettro di capo supremo, se…” E s’interruppe, prendendo fiato e creando un po’ di suspense.
“Se?” Chiese Scott.
“Accetta due condizioni.” Riprese.
Quella visita iniziava a farsi interessante, ma non sapeva cosa avessero in mente quei due.
“Un alleanza.” Borbottò il Paradiso.
“Un alleanza? Dopo quello che mi avete fatto volete un alleanza? È come se chiedeste scusa ad un morto per averlo ucciso…non vi sembra assurdo?” Chiese Ryuk, aumentando poco per volta la tonalità della voce.
Da quando aveva sentito il primo punto era diventato irrequieto e camminava avanti e indietro come un pazzo.
“Allora?”
“Se rispondessi di sì cosa dovrei fare?” Domandò lo shinigami piantando il suo ghigno sul Paradiso che tra i due era quello dotato di maggiore intelligenza.
La nemesi infernale era più creativa ed astuta, ma era leggermente inferiore come preparazione al fratello.
“Ritorneresti sul trono, noi ti serviremmo come meriti, ma…tu devi allearti con noi e spazzare via il mondo di Scott.” Riprese il Paradiso, leccandosi sadicamente le labbra.
Il ragazzo non poteva credere alle sue orecchie.
Quelli che dovevano proteggere il mondo, erano coloro che volevano farlo scomparire.
Ma una proposta simile, almeno per Scott, era troppo allettante.
Lo shinigami però non sembrava per nulla sorpreso da quella mossa sleale.
“Il mondo…il mondo. È meglio che abbiate parlato così. Voi avete colmato la misura e non vi temo più.”
“Come parli padre?” Chiese l’Inferno.
“Parlo come si parla a quelli che non hanno cervello e pietà. Voi non mi fate paura e nonostante la vostra forza voi non potete nulla contro la speranza degli uomini.
Amore…non fatemi ridere. Non sapete nemmeno cos’è.
Ho compassione di voi…la maledizione vi sta sopra la testa e sentite bene ciò che vi prometto.
Verrà un giorno che tornerete qui strisciando perché non sapete come salvare l’intero Universo e perché vi sentite soli e stupidi.
Quel giorno andatevene, perché sarete la rovina di ciò che ho faticosamente creato.
E ora…FUORI DAL MIO MONDO!” Urlò Ryuk, trattenendosi a fatica e facendo sussultare anche il ragazzo che aveva alle spalle.
Scott sapeva bene che lo shinigami con un dito poteva spazzare via il suo mondo e la sua voce forte e impetuosa stava sconquassando la pace.
Un terremoto di grande intensità e il cielo costellato di tuoni e fulmini che imprecavano per quella proposta indecente.
“Lo sospettavo…a presto paparino.” Borbottò il Paradiso poco prima di scomparire in un portale biancastro che lo avrebbe ricondotto nel suo regno.
“VATTENE!” Urlò Ryuk, osservando l’Inferno.
“Perché andarmene quando posso ucciderti? Il ragazzo poi dovrebbe accettare la mia proposta e non rivedrebbe più i suoi amici.”
“Hai dato la tua parola.” Riprese il rosso, fissando disgustato l’Entità che era rimasta.
“Che non vale nulla, ma libero di fare come meglio credi.”
Con un movimento di dita, l’Entità infernale aprì il portale del suo mondo e lo attraversò con tutta calma.
 
Dopo che i due se ne furono andati, Scott tornò a distendersi, mentre Ryuk continuava a passeggiare furibondo.
Non gli piaceva quando i suoi figli si comportavano da despoti e non poteva credere che dopo tanti millenni non avessero compreso i loro sbagli.
La spada che aveva creato venne gettata in un abisso poco lontano, ma per tutto il tempo lo shinigami aveva pensato a quelle parole che gli avevano rivolto.
Non l’avevano nemmeno preso in considerazione e sembrava temessero di più il ragazzo che la sua autoritaria figura.
Nemmeno quella minaccia sembrava averli impensieriti, ma sentiva dentro di sé che aveva fatto bene a metterli in guardia.
Prima o poi l’avrebbero pagata cara.
“Calmati Ryuk.” Borbottò il ragazzo, mentre lo shinigami si fermava per ascoltare le sue parole.
“Ti sembra giusto?”
“Lo so che sei arrabbiato, ma ho apprezzato molto la tua risposta. Non era da tutti comportarsi così, ma vedo che non sei pentito della tua scelta.”
“Ho dato la vita alle persone e non posso togliergliela per un capriccio personale. Spero che comprendano le mie intenzioni, ma ne dubito.” Riprese lo shinigami, distendendosi a fissare il cielo tornato nuvoloso e non più costellato da fulmini.
Anche il terremoto era cessato e non aveva causato troppi danni.
“E in tutto questo abbiamo perso di vista il mio viaggio.” Sbuffò il giovane, cercando di sviare l’attenzione dello shinigami su altri argomenti.
“Hai ragione. La macchina è pronta da quasi mezzora, ma quei due mi hanno fatto perdere la condizione del tempo.”
Il ragazzo si rialzò e si avviò insieme al suo shinigami nei pressi della macchina.
Dopo aver azionato qualche leva e aver aperto il portale, i due si ritrovarono in un luogo parecchio inquietante: una prigione.
Scott non ricordava d’aver amici galeotti, ma poi gli sovvenne che c’era un tizio che poteva fare quella fine.
Infatti in una cella d’isolamento con una tuta a strisce e con lo sguardo assonnato vi era il punk.
Duncan aveva molti problemi con la giustizia, questo era risaputo, ma quella fine era proprio insolita.
“Che gli è successo?” Chiese Scott, appoggiandosi al muro e osservando un secondino che era passato con la sbobba.
“Questo è il presente…ovvero quando viene a sapere della tua morte.”
“Ma che ha combinato?” Non gl’importava poi molto della sua causa, per quella c’era tempo.
Ora gli premeva sapere cosa avesse fatto per meritarsi quella punizione.
“Non lo immagini?”
“Non sarà per la questione della villa di Chris.” Bisbigliò appena come se Duncan potesse sentirlo.
“No…il conduttore ha insabbiato la cosa e lo ha costretto ad un periodo di lavori socialmente utili.”
“Duncan e lavoro? Non credi di esagerare?”
Le due cose non si sposavano affatto bene e infatti tutti sapevano che il punk voleva vincere solo per passare il resto della vita in panciolle.
“In effetti…comunque è accusato di rapina e di alcuni furti con scasso. Totale tra i 5 e i 7 anni.”
“Ma tu avevi detto che disturbava Gwen e Courtney.” Borbottò il ragazzo, cogliendo alla sprovvista lo shinigami.
“Che seccatura.” Brontolò prima di cambiare scenario.
La prigione era scomparsa e si erano ritrovati in una lugubre stanza con un tizio ancora più lugubre che teneva tra le mani un microfono.
“Mi sembrava strano che si rovinasse così.”
“Volevo solo vedere la tua reazione e non mi hai deluso neanche un po’.”
“Quindi, cosa avrebbe combinato?”
“Non ho mentito sul fatto dei lavori socialmente utili e ora è impegnato con una rock band di basso livello.” Riprese, adagiandosi sul letto del punk.
Questi era troppo impegnato a sbraitare canzoni piene di offese per accorgersi dei continui richiami della madre o dei messaggi sul cellulare.
“Potresti spiegarmi per bene cosa gli è successo?”
“Allora…tra qualche secondo verrà a conoscenza della tua scomparsa e poi lo vedrai.”
Infatti dopo qualche attimo smise di cantare e si avviò verso il computer dove iniziò a leggere qualcosa in giro.
Guardava specialmente i siti dedicati alle band emergenti e un dialogo online tra due pivelli lo aveva spiazzato.
Parlavano della morte di un ragazzo abbastanza famoso e di poco altro.
Con quei semplici indizi era risalito alla vera notizia e dopo averla letta si ancorò alla sedia, come se temesse di cadere.
“Mi hai rovinato la vita Scott e non te lo perdonerò mai.” Borbottò, mentre tornava alla zona prove e si preparava a cantare con maggiore foga.
“Hai sentito?”
“Certo che l’ho sentito, ma non ho capito il perché.” Riprese Scott, spostando lo sguardo diverse volte da Ryuk al punk.
“Ha dato fuoco alla villa di Chris, ma lui continua a dire che sei stato tu a dargli l’idea. Poi a causa tua non è mai riuscito a vincere il milione ed è diventato il cattivo che non è.”
“Chissà perché, ma è sempre colpa mia.”
“Ti mostrerò il suo futuro e capirai ancora meglio il suo odio.”
Ryuk infatti aprì uno scorcio sul futuro del ragazzo e attraversarono insieme il portale.
“Se tu fossi in vita si sarebbe sposato con Gwen e Courtney sarebbe la sua amante. Il resto lo sai e non credo sia il caso di perdere tempo.”
“Già lo credo anch’io.”
Lo scenario cambiò di nuovo e la casa di prima lasciò il posto ad un piccolo monolocale scarsamente arredato.
“E ora?”
“Ti devo qualche spiegazione. Duncan senza di te ha perso sia Courtney che Gwen, ma non ha fatto nulla per riconquistarle.
Tu eri il collante che li teneva uniti, ma senza i tuoi consigli, lui si è perso per strada.
Non ha compreso i suoi sbagli e ha scaricato la colpa su di te.
Con la tua morte ha continuato a imprecare nei tuoi confronti perché non sapeva come continuare.
È per questo che lui ti odia.
Torniamo però con il discorso generale.
Non si è mai sposato, non ha avuto la gioia di diventare genitore.
Con il lavoro si arrangia.
Se riesce a rubare non si fa troppi problemi.
Il presente fasullo che ti ho mostrato non è diverso da quello che accadrà tra qualche anno.
Prima o poi finirà male e ti maledirà per questo.
Secondo lui, tu sei la sua sfortuna e la tua morte sarà la sua fine.”
“Quindi mi odia?” Chiese semplicemente il ragazzo.
“Odiarti non è sufficiente, ma credo che tu sappia cosa intendo dire.”
“E se fossi in vita mi ringrazierebbe?” Ricominciò, facendo sorridere lo shinigami.
“Che domande mi fai? Te l’ho detto poco fa che tu eri il collante inconsapevole tra Duncan e le due ragazze. Lui non ti odierebbe, ma Gwen e Courtney sì.”
“Se fossi vivo finirei con il farmi odiare dalle ragazze, se fossi morto solo da Duncan. È inutile dirti che non mi va bene nulla.”
“Non puoi cambiarli.”
Ryuk riaprì quindi il portale e fece segno al giovane d’attraversarlo.
Scott prima di tornare nel mondo dello shinigami diede un’ultima occhiata al punk, spaparanzato sul divano con la bava e con una cassa di birre vicino.
Si era proprio ridotto male e con questo pensiero ritornò nel mondo di Ryuk.
Appena tornato si distese al suolo ad osservare le nuvole, consapevole che gli restava un solo giudice su cui riporre le sue speranze.
Una possibilità su un milione che qualcuno gli volesse bene.
Il gioco era quasi concluso e si stava trascinando verso la linea del traguardo.
Lui avrebbe subito la punizione infernale.













Angolo autore:
Eccomi con l'aggiornamento di Shinigami.
Puntuale per una volta.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito anche questa storia.
Oggi siamo davanti al penultimo giudice e spero d'avergli dato un futuro di vostro gradimento.
Con il prossimo aggiornamento di Shinigami ci becchiamo a Luglio.
Se qualcuno legge anche 2184 saprà che ci becchiamo il 26 di Giugno.
Alla prossima.

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Capitolo 19
*** Cap 19 ***


Erano tornati da poco nel triste mondo di Ryuk e quest’ultimo sentiva il bisogno di rivedere i suoi vecchi amici.
Era da quando aveva iniziato a viaggiare che non stava più in loro compagnia.
Scott aveva avuto per la prima volta il piacere di segnare la penultima croce nel casellario che lo shinigami aveva disegnato sulla sabbia.
Anche se doveva ammettere che più che un piacere, quello era autolesionismo.
Più leggeva quelle croci più le registrava come tentativi falliti di farsi apprezzare.
E l’ultima casella intatta, con il vuoto totale sul nome del giudice, era una pugnalata dolorosa.  
Come poteva avere una seconda possibilità se non conosceva nessuno che poteva beneficiare del suo carattere?
Aveva riflettuto molte volte su quella figura, ma finiva solo con il confondersi ancora di più le idee.
L’unica cosa che lo rinfrancava era sapere che Duncan non sarebbe stato l’ultimo giudice.
Aveva imparato troppo tardi ad assumersi le sue responsabilità.
Nessun amico, nessun lavoro e nulla che potesse sorridergli.
La sua vita commisurata a quella degli altri era un fallimento su tutta la linea.
E l’ultimo giudice ormai era solo una formalità.
Anche i sassi sapevano cosa sarebbe successo e non poteva inventare nessun altro scenario.
“E quindi tutto finisce così?” Gli chiese una voce alle sue spalle.
Scott, sentendola, gettò il sasso che aveva in mano nel burrone e girò la testa in direzione della nuova visita.
Non aveva mai visto una shinigami così strana.
Lui non aveva mai parlato volentieri con gli amici di Ryuk, ma lei era diversa ed era pronto a fare un’eccezione.
“E tu chi saresti?”
“Sono Rem.”
“E cosa vorresti da me?” Chiese il ragazzo.
“Ho sentito da Ryuk che hai paura e sono qui perché devo spiegarti una cosa.”
“Parli di cosa potrebbe accadere se tornassi in vita?” Borbottò il giovane, mentre lei si sedeva vicino all’anima.
Era completamente bianca e i capelli richiamavano alla mitologia greca con Medusa.
Sembrava meno rigida rispetto agli altri shinigami, ma anche molto più razionale.
Aveva le ali in perfette condizioni, a differenza di Ryuk che le aveva lacerate in più punti.
Inutile dire che era in grado di volare e possedeva gli stessi poteri degli altri shinigami.
“Errore, sono venuta solo per consigliarti di non arrenderti.”
“Sul serio?” Riprese con un ghigno sarcastico.
“Credi davvero che Ryuk possa essere felice qualora tu finissi all’Inferno? Avrebbe una parte della colpa e non vorrebbe che finissi male.”
“È troppo tardi.”
“Tardi è quando si è ad un passo dalla morte, ma tu sei ancora nel limbo.”
“Limbo che diventerà morte se non trovassi nessuno che ha bisogno di me.” Le fece notare il ragazzo.
“Per quanto sia difficile, tutti hanno un qualcuno che soffre.”
“Ho solo visto persone festeggiare per la mia morte, perché dovrei crederci?”
“Non hai imparato nulla da Ryuk?” Gli chiese la shinigami.
“Cosa c’è da imparare? Ho visto che tutto finisce bene senza di me, perché dovrei coltivare l’impossibile?”
“Siamo noi stessi gli artefici del nostro destino.”
“L’ho sentito diverse volte, ma la verità è che non c’è nulla che possa salvarmi.”
“Qualcuno c’è.” Borbottò Rem, facendo girare il ragazzo.
“Promettimi di non dirlo a nessuno, ma questo è l’unico indizio che posso darti. C’è una persona che potrebbe salvarti e a cui manchi da morire.”
“Davvero?”
“Gli shinigami non possono mentire.” Borbottò, rialzandosi in piedi e andandosene, lasciando il ragazzo in preda a molti dubbi.
Era riuscito solo ad ammazzare un po’ il tempo, ma non si fidava completamente di quelle parole.
Certo, erano delle belle rassicurazioni, ma non erano sufficienti.
“Sei pronto per il viaggio?” Gli chiese Ryuk che era appena tornato dal suo breve giretto con la sua allegra combriccola.
“Certamente.”
“Nessuna domanda da farmi?”
“E le due Entità?”
“Romperebbero solo se dovessi parlarne molto prima che la macchina sia carica.”
“Vorrei sapere dove ho conosciuto questo giudice.” Tentò il ragazzo, mentre lo shinigami si ritrovava ad armeggiare con leve e pulsanti.
“È una ragazza.”
“L’ultimo giudice che dovrebbe salvarmi è una lei? Assurdo.”
“Nemmeno io potevo credere ai miei occhi quando ho visto che lei sarebbe stata l’ultima a giudicarti.”
“Hai qualcosa da dirmi su di lei?”
“È una ragazza fuori dall’ordinario.”
Davanti ad una simile risposta Scott avrebbe voluto fargli notare molte cose.
Nemmeno Blaineley era normale dato che aveva sempre odiato Chris, salvo poi diventare sua moglie.
Nemmeno Jo era indice di normalità dati i suoi battibecchi con Brick.
E volete che parliamo di Heather che era finita a fare un buco nell’acqua con quella patetica avventura con Alejandro?
Non che Gwen con la sua pazzia per Trent prima, poi Duncan e poi di nuovo Trent avesse le idee ben chiare.
E non consideriamo Dakota.
Una che pur di guadagnare qualcosa nella carriera di modella aveva finito con il farsi contaminare dalle scorie radioattive e che era stata costretta a usare parte dei suoi guadagni e della sua fama per cercare una cura.
E anche Courtney non era così apposto…psicologicamente parlando.
Prima il punk, poi l’anima defunta, quindi il punk di nuovo.
Poi una guerra senza fine con Gwen, la riappacificazione, la possibilità di diventare l’amante di Duncan con tutti i problemi del caso.
Tra tutte le ragazze che avevano giudicato la sua vita, l’unica su cui non aveva da ridire era Zoey.
Era davvero l’unica che non aveva nemmeno una pecca.
Amava Mike, l’aveva sempre difeso e rassicurato e non aveva scatenato alcun conflitto con nessuno, se non con Anne Marie che aveva solo una leggera attrazione per la personalità rappresentata da Vito.
“Perché le altre com’erano?” Chiese sarcasticamente il ragazzo.
“Un po’ strane.”
“Prima di partire, mi potresti spiegare dove l’avrei conosciuta?”
“Me lo chiedi spesso, ma la mia risposta è sempre la stessa. I reality di Chris ti sono serviti per conoscere gente nuova.”
“Lo sospettavo.”
Lo shinigami tirò quindi un’ultima leva, si aggrappò alla spalla del ragazzo e insieme varcarono il portale.
 
Facendo mente locale Scott cercò di capire il luogo dove sarebbero comparsi.
Chris era nella sua villa ed era impossibile che accettasse con facilità qualcuno dei reality passati e che lo avevano reso famoso.
Beverly era nella sua cameretta intento a realizzare prototipi di qualche macchinario che potesse migliorare la vita degli uomini.
Brick poteva essere nel suo accampamento oppure con Jo.
Alejandro e Heather dovevano essere insieme.
Gwen nella sua stanza lugubre.
Sam e Dakota in giro per negozi.
Lightning al campo d’atletica o a studiare i suoi avversari.
Cameron da qualche parte con Scarlett.
Courtney con concorrente che aveva partecipato al reality di Don.
Zoey e Mike intenti ad amoreggiare come se non ci fosse un domani.
E Duncan a rovinarsi l’esistenza e a piangersi addosso.
Fu quando comparve il campo della quarta stagione e quando Ryuk gli mostrò il giudice che iniziò a preoccuparsi.
“Perché proprio lei?” Chiese, guardando il cielo senza badare minimamente a ciò che stava dicendo Chris.
“Ti mostrerò l’episodio che vi riguarda da vicino.”
Il tempo fu leggermente velocizzato e Ryuk lo riportò alla sua normale velocità solo dopo essere giunto al punto desiderato.
“Che crudeltà.” Borbottò il ragazzo, mentre lo shinigami ridacchiava divertito.
“Chissà cosa proverebbe se ti vedesse così buono e cambiato.”
“L’unica che ha provato a capirmi ed io me ne sono accorto troppo tardi.” Riprese, versando qualche lacrima e asciugandosi gli occhi con calma.
“Che cosa fai?” Chiese Ryuk che non aveva mai visto nessuno piangere.
“Non sai cosa sono le lacrime?”
“Con gli altri non l’hai fatto.” Borbottò Ryuk, facendolo annuire.
“Dovevi piangere almeno un po’ anche con loro.” Riprese di nuovo lo shinigami, mentre Scott ascoltava quelle preziose parole.
“È vero…hai ragione.”
“Ti ricordi cosa è successo?” Domandò lo shinigami, mentre il ragazzo si torturava le mani in preda alla rabbia.
“Sì.”
Anche uno stupido lo sapeva e quella domanda era superflua.
L’aveva accusata di una cattiveria che non avrebbe mai commesso.
Nemmeno se quella stessa cattiveria le avesse assicurato la salvezza del mondo.
Lei non l’avrebbe mai fatto perché non era capace d’essere malvagia.
Non sapeva nemmeno cosa fosse la rabbia, l’odio, il rancore o la vendetta.
Lei era così forte proprio perché era pura.
Tutto ciò non era indice di debolezza.
Forse era debole solo per i reality di Chris, dove a trionfare, erano sempre il cinismo, la furbizia e l’inganno.
Qualcosa che lei non avrebbe mai compreso.
Nemmeno se l’avessero rinchiusa in un centro specializzato nel lavaggio del cervello, avrebbe mai rinnegato le sue scelte.
Sarebbe stata capace di far convertire i suoi aguzzini e Scott lo sapeva bene.
Sapeva che se lei fosse sopravvissuta a quella prova e se fosse giunta tra gli ultimi 5, lui si sarebbe rammollito e avrebbe perso come un’idiota.
Comunque non avrebbe mai avuto la riprova dei suoi pensieri, né tantomeno poteva averne la certezza.
Ricordava solo che da quel giorno non aveva più ascoltato la sua voce.
Dopotutto come poteva lei parlare volentieri con una bestia insensibile.
Sì proprio una bestia.
Non esistevano parole per esprimere ciò che aveva combinato.
Aveva sbagliato su tutto e il primo errore era farsela amica.
Era riuscito a conquistare la sua fiducia per poi farla cadere come gli altri, nonostante lei fosse speciale.
Non voleva farlo, ma lei aveva compreso quel segreto che era stata la rovina della sua squadra sabotata.
Il segreto che lo aveva portato a eliminare buona parte dei suoi compagni.
Aveva fregato la sua squadra e lei l’aveva capito e colpito con quella scomoda verità.
 
Tutto era iniziato con le solite giornate terribili del reality.
Era una di quelle classiche sfide da sadico che Chris proponeva con il chiaro intento di divertirsi e di far salire gli ascolti alle stelle.
Troppo tardi si era accorta che il rosso era riuscito a sabotare anche quella sfida, ma forse aveva ancora una flebile speranza.
La statuetta dell’immunità che garantiva un bonus e che permetteva di resistere alla cerimonia dei marshmallow.
Tutto preparato nei minimi dettagli.
Eppure era fin dall’alba, da quando aveva abbandonato quella statuetta intagliata, che Scott si sentiva strano.
Era sicuro che non fosse giusto e che lei non si meritasse quella fine.
Con il senno di poi però era la soluzione migliore.
Aveva già preparato tutto.
Secondo i suoi calcoli sarebbe riuscito a ottenere anche il suo perdono, ma aveva fatto i conti senza considerare gli altri concorrenti.
Erano arrivati in nomination e anziché proteggerla e salvarla dalla catapulta, aveva preferito fare lo gnorri e scaricarla senza troppi complimenti.
Questo è quello che credevano gli altri, ma non era quello a cui aveva pensato tutto il tempo.
Le sfide erano sempre più pericolose e temeva che si facesse male andando avanti.
L’aveva eliminata con la speranza che lo capisse e che approvasse la sua scelta.
E invece, uscito dal gioco, si scontrò con la rabbia della ragazza e fu costretto a parare giù un boccone amaro.
Doveva rinunciarvi.
Lui non l’avrebbe mai resa felice e considerandola debole, l’avrebbe solo ferita ulteriormente.
Tanto valeva fingere e buttarsi via.
Si piegò e si spezzò, pur di farla stare meglio.
Lei non ne aveva colpe: era lui l’unico colpevole.
E aveva deciso.
Non meritava il suo perdono.
Sapeva che meritava molto di più, ma lui l’aveva fatto solo per proteggerla.
Possibile che non lo capisse?
Lei che era tanto brava a leggere nel cuore degli altri, come poteva essere così cieca?
Come poteva non accorgersi di una cosa tanto lampante?
“Triste?” Gli chiese lo shinigami, mentre osservavano la ragazza intenta a raccogliere delle conchiglie.
“Abbastanza.”
“Hai perso l’amore della tua vita?”
“Probabile.” Borbottò apatico il ragazzo.
Anche quella era una maschera e a essere sinceri era deluso da morire.
“Vuoi che ascoltiamo cosa è successo con la tua morte?”
“Abbiamo percorso così tanta strada, perché tornare indietro proprio ora?”
 
Ryuk aprì quindi un secondo portale che li avrebbe condotti nel luogo in cui il giudice avrebbe saputo della morte del rosso.
Lui credeva che l’avrebbe vista nella sua stanza, intenta a festeggiare, intonando magari anche cori da stadio per la sua dipartita, ma aveva sbagliato di nuovo.
Lei era sempre lì.
Era persa nel suo piccolo mondo fatto di fiori, alberi e animali tranquilli.
Era intenta a meditare e Scott aveva intuito che era venuta a sapere della sua dipartita attraverso quella strana posizione di riflessione.
“Come dici piccolo? Un mio amico è morto?” Chiese ad un certo punto la ragazza, rivolgendosi verso uno scoiattolo che in segno di ringraziamento aveva ricevuto qualche lieve carezza e un po’ di cibo.
“Come potevi farle del male?” Domandò Ryuk, mentre Scott abbassava la testa deluso.
“L’ho fatta eliminare solo perché non volevo che si facesse male.” Alzò la voce, sentendosi da subito più leggero.
Finalmente si era liberato di un peso insopportabile che lo aveva logorato per una vita intera.
“Sei così fortunato…”
“Fortunato?” Chiese alterato il ragazzo.
“Con la scusa di metterti fretta con gli altri giudici, ora abbiamo molto più tempo da spendere.”
“Capirai che fortuna.” Borbottò sarcastico il giovane, mentre Ryuk accelerava parzialmente il tempo, portando il tutto a una settimana dalla sua scomparsa.
Scott non riusciva a capire il perché Ryuk si comportasse così.
Con gli altri avrebbe aperto un portale sul futuro, avrebbe commentato con acidità ciò che aveva fatto e lo avrebbe rispedito nel suo mondo.
“Perché sei così fissato con lei?”
“Perché devi ammettere la verità.”
I due la videro.
Era di nuovo lì a leggere le foglie di un albero, a osservare gli animali, ma aveva un qualcosa di diverso negli occhi.
Era un qualcosa d’illogico che il rosso non aveva mai visto nel suo sguardo, ma che lui conosceva molto bene.
Era la stessa immagine che notava quando si specchiava la mattina prima di perdersi nello squallore della realtà orrenda in cui viveva.
Aveva visto la sua felicità e la sua rabbia, ma quello sguardo era complicato.
“Rassegnazione?” Chiese, parlando più con se stesso che con Ryuk.
“Esattamente.”
Di lì a poco una giovane donna uscì dalla casa di campagna e andò incontro alla giovane intenta a meditare.
“Ti prego Dawn, vieni a mangiare.”
“No mamma.” Borbottò sconsolata la ragazza.
“Perché? È da quasi una settimana che non tocchi cibo, ti prego.”
“Sto bene così.”
Inutile.
Quando Dawn si metteva in testa qualcosa, diventava più cocciuta di un mulo e infatti la madre fu costretta a fare marcia indietro e a tornare quindi in casa.
Scott per la prima volta fece una cosa che non aveva mai fatto con nessuno.
Nonostante sapesse che non poteva essere sentito, né tantomeno visto, si avvicinò alla sua figura.
“Perché è così?”
“Non lo immagini?” Chiese Ryuk, rispondendo al quesito del giovane.
“Per me?”
Lo shinigami non poté far altro che annuire, mentre vedeva il rosso avvicinarsi alla ragazza.
“Dawn…cazzo, vai a mangiare e non consumarti per uno come me. Vivi la tua vita e fregatene di me. Hai capito?”
Avrebbe tanto voluto darle una scrollata, ma le sue mani passavano attraverso la figura della giovane.
“Non puoi fare nulla ormai.” Borbottò Ryuk, mentre guardava il rosso che continuava nei suoi patetici tentativi e che versava lacrime amare.
“Non m’importa. Dawn…non farmi questo, ti prego. Se tu dovessi morire, finiresti in Paradiso, ma io dove andrei? Andrei all’Inferno. Mi basta sapere che tu sei viva, non m’importa di nient’altro.
Devi solo dimenticarmi…non è difficile.”
“Non può sentirti.”
“Vuoi che lo dica? E va bene…sì…Dawn…io ti amo, ma non puoi fare nulla. Sono morto, ma io ti amo comunque. Ti prego…continua a vivere. Anche Beverly mi andrebbe bene, ma tu devi dimenticarmi.”
Era la disperazione a parlare per lui.
Pur di non sapere la verità era pronto anche ad accettare l’amicizia di Beverly.
“Anche ammettendo i tuoi sentimenti, non potrai salvarla dal suo destino.” Riprese Ryuk, facendo spaventare il rosso.
“Di che parli?” Chiese il ragazzo, mentre abbandonava i suoi tentativi di strattonare l’amica.
“Il suo futuro non è molto ampio. Un mese al massimo e poi vedrai.”
“Un mese? E cosa dovrei vedere? Puoi essere più chiaro?”
Ryuk aprì quindi un altro portale e Scott lo attraversò con calma, seguendolo in quella nuova parte del loro viaggio.





Angolo autore:
Eccomi con l'aggiornamento così come avevo promesso.
In questo capitolo fa la sua comparsa l'ultimo giudice ed è inutile che presenti la sfortunata che dovrà decidere del destino di Scott.
Nonostante questa long non sia ancora conclusa, ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito questa storia.
Il nuovo aggiornamento sarà disponibile tra due settimane, mentre ci becchiamo un po' prima per coloro che leggono anche "2184".
Onde dilungarmi troppo vi saluto e vi auguro una buona settimana.
Alla prossima.
 

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Capitolo 20
*** Cap 20 ***


Davanti a loro comparve un ponte in costruzione.
Subito Scott si chiese perché fosse lì.
Lui era presente solo per Dawn, ma quella struttura gli sembrava di troppo.
Gli sembrava impossibile credere che lei abbandonasse la natura per andare in mezzo al cemento e all’inquinamento.
Quel breve viaggio dettato dal portale sembrava fosse durato decenni, da quanta fretta aveva di vedere cosa sarebbe successo, anche se lui aveva già una mezza idea di cosa potesse combinare.
Lei era stata sempre una tipa dalle idee bizzarre e se aveva imparato qualcosa stando in sua compagnia è che era capace di ogni cosa pur di sentirsi in pace.
Giunti a destinazione, si guardò intorno alcune volte e incurante dei richiami del suo shinigami, si avviò con sicurezza verso metà della struttura.
Fu quando giunse a quasi 100 metri dalla colonna principale che la vide.
L’avrebbe scorta prima se quella dannata nebbia che disturbava la sua visuale non fosse stata presente.
Lei era lì.
Ancora più pallida del solito.
Era vicina alle barriere e guardava con tristezza l’acqua resa scura dalle nubi nel cielo.
“Cosa cazzo pensi di fare?” Chiese Scott, mettendosi davanti a lei.
Sapeva di non avere il potere di fermarla.
Sapeva di non poter intervenire in modo efficace.
Lei non avrebbe sentito nemmeno una parola dei suoi sfoghi.
“Non lo immagini?” Borbottò Ryuk che aveva seguito il suo ospite con attenzione.
“Non avrà mica intenzione di…” E non osò nemmeno finire la frase che la vide avanzare verso il bordo.
O era impazzita e non sapeva il rischio che stava correndo, oppure voleva davvero farla finita.
Tentò in ogni modo di trattenerla.
Aveva cercato di strattonarla verso la sicurezza, aveva provato a piazzarsi davanti a lei, ma non aveva ottenuto nulla.
“Mi dispiace di non averti ascoltato e la distanza è finita con l’inserirsi tra noi.
Avremmo dovuto parlare…ma i silenzi sono diventati insostenibili. Tu troppo orgoglioso per ammettere qualcosa ed io troppo stupida e ferita per ascoltarti.
Spero solo di poterti raggiungere e di stare insieme con te…per sempre.
Addio.”
Nonostante il rosso cercasse in ogni modo di fermarla, lei aveva appoggiato un biglietto vicino a un masso e si era buttata nel vuoto.
L’ultimo giudice che doveva stabilire se fosse degno o meno di una nuova possibilità si era ucciso, lasciando Scott a fissare il vuoto.
Non sapeva cosa sarebbe successo, ma gli importava solamente di Dawn che a causa sua, aveva finito con il vanificare tutta la sua vita.
Tutta colpa sua.
E anche quell’errore lo avrebbe marchiato per sempre.
 
Tra tutte…proprio lei doveva comportarsi così?
Perché lo aveva fatto se davanti a tutti aveva detto che lo odiava?
Quella risposta…quella che aveva sentito quando aveva incontrato tempo addietro Brick e Jo, lo colpì con troppa forza.
<< Facevano finta di odiarsi perché non volevano essere giudicati, ma in verità si amavano. >>
Troppo cocciuti.
Ed era stato lui a combinare tutto quel casino.
Ryuk per tutto il tempo era rimasto in disparte, appoggiato alla colonna e dopo essersi chinato a raccogliere la lettera, la passò al ragazzo.
“Tieni…leggi.” Gli disse, mentre Scott apriva quella busta e non sapeva se leggerne il contenuto.
Erano poche frasi e sapeva che ogni parola sarebbe stata come una pugnalata nel suo cuore di ghiaccio.
Prima era così freddo e ora?
Ora si stava sciogliendo.
Si era già sciolto per buona parte con la faccenda dei giudici e Dawn aveva provveduto a curarlo di prima persona.
“Hanno ritrovato il corpo?”
“Sì ed era bella come quando si era buttata.”
“Posso vederla?” Chiese di nuovo il ragazzo, mentre Ryuk non si aspettava di sentire una simile richiesta.
Lo shinigami fece come gli era stato chiesto e aprì un portale nell’obitorio in cui la ragazza riposava.
Era pallida, vestita come un angelo e con una piccola coroncina di fiori sulla testa.
Sembrava una principessa delle fiabe in attesa del bacio del principe azzurro per alzarsi e per sconfiggere la morte.
La morte che lui stesso aveva evocato per portarla via.
Aveva creato ulteriore odio.
Anche la famiglia della ragazza adesso lo odiava, nonostante Dawn avesse chiesto alla madre di mantenere la calma e il perdono nel suo cuore.
Ryuk riportò dopo pochi secondi il ragazzo sul ponte, troppo straziante la sua figura che piangeva sul freddo corpo della fanciulla.
Un’anima che piangeva sulla morte della ragazza.
 
“Mi dispiace ragazzo, ma dobbiamo tornare a casa.” Borbottò Ryuk che per qualche minuto era rimasto in silenzio, comprendendo il dolore che lo attanagliava.
“Che cosa succederà ora?”
“Intanto dobbiamo tornare nel mio mondo.”
“E poi?” Chiese, guardando un’altra volta nel vuoto.
“Ti devo spiegare molte cose.”
Lo shinigami aprì il portale, mentre il rosso aveva ancora negli occhi i fotogrammi della scena cui aveva assistito.
Tra il suicidio, il biglietto e la sua figura senza vita ne aveva di motivi per distruggere il suo povero cuore.
E si diede dello stupido.
Ecco perché gli altri non avevano mai parlato di Dawn.
Ecco perché Zoey non si era portata dietro l’amica quando usciva con Mike.
Ecco perché Beverly aveva rinunciato a lei.
Ecco perché si sentiva così incompleto e vuoto.
Tanti piccoli indizi che non gli avevano fornito la risposta di cui aveva bisogno.
Sentì solo il suo shinigami borbottare qualcosa e poi si ritrovò nel buio mondo di cui Ryuk era proprietario.
“Eccoci a casa.”
“Cosa mi accadrà? Sono destinato a morire?” Chiese il ragazzo, mentre lo shinigami per la prima volta era leggermente confuso.
Mai gli era capitata una faccenda così spinosa e complicata.
Lei amava Scott e questo era un dato di fatto, ma non aveva ammesso candidamente che non poteva vivere senza di lui.
Certo il gesto estremo del suicidio poteva far pensare a tutto ciò e anche il biglietto che aveva trovato, poteva essere sufficiente come prova, ma sapeva bene che le due Entità non si sarebbero mai accontentate di così poco.
Volevano qualcosa di schiacciante, ma purtroppo tutto ciò non era possibile.
Se solo avesse detto quelle poche parole, il problema non si sarebbe nemmeno posto.
“Siediti ragazzo.”
“Ti prego Ryuk, fammi tornare a casa.”
Scott sapeva che si era macchiato di molti sbagli, ma quello più grosso era stato quello di lasciarla senza chiedere scusa.
Si era pentito, aveva provato, ma non l’aveva ascoltato.
Tornare avrebbe significato portare il fardello del pentimento, ma questo non gli importava.
Purché lei stesse bene, era pronto anche a tornare senza un braccio se necessario.
Lui l’amava e per lei era disposto anche a baciare i piedi di Chris.
Era propenso ad accettare ogni punizione, anche la più umiliante, pur di sapere che lei non era arrabbiata e non meditava vendetta o rancore.
“Prima di decidere, ti devo fornire qualche spiegazione.” Borbottò lo shinigami, mentre si sedeva su una roccia, aspettando con pazienza che anche il giovane facesse lo stesso.
Scott aveva sempre considerato le paternali come delle perdite di tempo, ma per quella volta avrebbe chiuso un occhio.
Era preparato anche alle dure parole che avrebbe incassato.
Anche quelle sarebbero state uno scherzo se tutto si fosse trasformato nella possibilità di sottrarla dal suo destino.
Non sarebbero state le accuse dello shinigami a demolirlo, ma solo i sensi di colpa che tormentavano il suo essere.
“Qualora nessuno ti avesse voluto in vita sai bene che l’unica soluzione sarebbe stata l’Inferno. Su questo fatto ti avevo avvertito tempo addietro e credo che tu lo sappia bene.
È pensiero assai diffuso che il male non può essere cancellato.
Tutti dicono che le persone ricordano sempre il dolore che si riceve e ben poche volte la gioia che si prova.
In tal caso, se Dawn o qualche altro giudice avesse avuto assoluto bisogno di te, tutte le tue cattive azioni sarebbero state cancellate e sostituite con alcuni momenti di allegria.
Nulla di speciale, ma sarebbe stato sufficiente per ottenere parte del loro perdono.
Tutto ciò sarebbe risultato come un incentivo per il tuo comportamento futuro.
Forse però è meglio semplificare il tutto con un esempio elementare.
Ammettendo che Gwen ami Trent e che Courtney e Duncan non possano stare separati è ovvio supporre che il destino avrebbe preso un percorso assai particolare.
Duncan dovrebbe sposarsi con Gwen, ma con un tuo ritorno tutto assumerebbe un significato più esteso.
Tutto ciò in barba a quello che ti ho mostrato, ma con una trasformazione così importante anche il resto finirebbe con l’essere stravolto.
Il fato è sottile quanto un foglio di carta, ma nonostante tutto si può cambiare all’infinito l’evoluzione di una storia.
Tutto ciò è modificabile in base alla fortuna, ai fatti e agli avvenimenti che hanno segnato il nostro passato e che segneranno il nostro futuro.
Nessuno potrebbe ricordare il periodo della tua morte, in quanto sarebbe durato troppo poco per essere importante.
Restituire la vita però non è mai semplice.
Tempo fa ti ho fatto un discorso sulla morte che non può restituire il dono dell’amata, ma è parzialmente inesatto.
Quando qualcuno ritorna è perché la morte è rimasta colpita e decide di donare un miracolo.
Un miracolo di qui ti ricorderesti per sempre.
Tornando in vita, ricordandoti di me e di ciò che hai passato, avresti potuto correggere i tuoi sbagli e diventare una persona migliore senza che gli altri notassero un grande cambiamento.
Solo tu conosceresti questa faccenda e per gli altri tutto ciò sarebbe passato come un segno di maturità.
Il caso del punk è esemplare.
La tua presenza benigna avrebbe comportato un’evoluzione incredibile.
Avrebbe tutto da guadagnare nel caso tornassi, ma una tua dipartita definitiva coinciderebbe con un futuro triste al fianco di Gwen.
Tutto ad effetto domino: crolla una tessera e l’intero insieme marcisce.
Di tutti gli esempi che ti ho fatto nessuno era fuori luogo e ognuno serviva a farti trovare la risposta.
Molto tempo fa ti ho spiegato che avevi una cosa, che l’avevi persa, che l’avevi ritrovata e da cui ti eri diviso per sempre.
Quell’elemento essenziale anche per noi shinigami è l’amore.
Solo l’amore è la cura per ogni male, nonostante spesso si creda il contrario.
Tu hai portato per troppo tempo l’infelicità e comprendi bene che ciò è scorretto a prescindere.
Eppure un’evoluzione anche nel tuo carattere, non è fuori dalle mie capacità.
Capirai che un cambiamento così ampio, anche per uno come te, è complicato…se non impossibile.
Non è impossibile per me, ma è molto complicato per te.
La verità sta nella storia che voi ammirate.
Un despota non può diventare un agnello e il timore delle due Entità è che potresti non perdere il vizio.
Il vizio di cacciarti nei guai e di compiere malefatte su ampia scala.
La mia scelta è vincolata da molti fattori, da molte domande che mi hai fatto e da alcune risposte che mi hai dato.
Se dovessi tornare starebbe a te decidere come comportarti.
Mantenere la parola data e diventare un buono, oppure fregartene e appoggiare ancora una volta il male?
È su quest’ultimo punto che non sono sicuro.
Non posso chiederti direttamente cosa faresti.
Saresti in grado anche di mentire, ma per tua fortuna il problema non si pone.”
“Di cosa parli?” Chiese il ragazzo, mentre Ryuk si metteva in piedi.
“E me lo chiedi? Dopo quello che hai combinato non ho l’autorità per farti tornare indietro. Ce l’avrei se avessi combinato solo metà di tutte le azioni scellerate che hai compiuto, ma la misura è colma anche per me.”
“Ma tu sei il giudice.” Gli fece notare il giovane che si era rialzato e che era costretto ad arretrare per la paura che stava provando.
“E le Entità sono le Entità. Credi veramente che possa fare come voglio senza andare incontro alle conseguenze dei miei gesti? Vedi Scott io ragiono sempre sui possibili errori della mia strategia e tu sei un errore che non posso dimenticare.”
“Ma lei…”
“Lo so.”
“L’avevi promesso e lei non potendo vivere senza di me si è uccisa.”
“Io ho solo visto lei che si è buttata e ha detto che ti amava, ma non ha detto che non può vivere senza di te.”
“Non mi dirai…”
“Cosa dovrei dirti?”
“Credevo mi dicessi che non potevo tornare in vita.” Borbottò il giovane visibilmente sollevato, accorgendosi solo in quell’istante che era vicino al portale.
Strano, pensò.
Il portale sembrava carico eppure la macchina avrebbe funzionato solo dopo 6 ore di tempo.
Veramente assurdo.
C’erano troppe cose che non si spiegavano e anche l’aura maligna di Ryuk era una di queste.
“È stato bello restare con te.”
Lo shinigami con una leggera spinta rispedì il ragazzo nel portale, mentre manovrava con alcune leve.
“Che cosa stai facendo?” Urlò spaventato per quello che si stava verificando.
“Il gioco è finito Scott e tu hai perso. Ti avevo avvertito di cosa sarebbe successo se tutti i giudici ti avessero voltato le spalle. È vero che avresti ancora alcune ore da passare nel mio mondo, ma non mi va di attendere e quindi credo sia il caso che tu te ne vada adesso.
Ne abbiamo passato di tempo insieme, a scacciare la reciproca noia. È stato proprio uno spasso.” Con queste semplici parole Ryuk attivò l’ultima leva.
Il ragazzo fece solo in tempo ad urlargli qualcosa per poi ritrovarsi avvolto dall’oscurità.
 




Angolo Autore:
Eccomi con l'aggiornamento così come avevo promesso.
Capitolo un po' corto che però si farà perdonare con il prossimo e ultimo aggiornamento.
Già....manca solo un capitolo.
La battuta finale di Ryuk mi è tornata molto utile a quanto sembra e chissà cosa accadrà ora che Scott è relegato all'Inferno.

Anche se dovrei farlo in altre sedi mi scuso ancora per la faccenda di "2184".
Faccenda che sto cercando di risolvere e che comunque mi costringerà a ricominciare da zero.
Almeno la perdita del file ha avuto i suoi vantaggi.
Il finale non avrà ripercussioni di alcun genere.
Cambierò soltanto qualcosa, migliorerò le descrizioni ed eviterò alcuni capitoli pubblicati che considero tuttora inutili.
La nuova storia (vecchia considerando che si tratta di "2184") dovrebbe uscire verso fine agosto e avrà un titolo che richiamerà il futuro.
Vedrò cosa inventarmi.

Onde dilungarmi troppo con un angolo note che potrebbe superare anche l'intera lunghezza della storia, vi saluto.
Ci risentiremo domenica prossima per gli ultimi saluti.
Alla prossima.

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Capitolo 21
*** Cap 21 ***


Dopo quella spinta si sentì stanco e pesante.
Nonostante avesse gli occhi chiusi, temeva di veder comparire la figura dell’Inferno che lo avrebbe costretto a lavorare come uno schiavo.
Faceva male.
Troppo male per un’anima che non doveva avvertire dolore.
“Dove sono?” Farfugliò, mentre sentiva un po’ di rumore attorno a sé.
Era una specie di sirena seguita da una serie di sobbalzi e da alcune voci insistenti.
Un nuovo fastidio lungo il braccio destro e qualcosa che pungeva l’altro arto.
E poi quella sirena che correva veloce.
“Ryuk?” Chiese, coprendo quei suoni.
Sperava che fosse presente.
Sperava che lo accompagnasse verso la sua fine e invece si scontrò con la sua assenza.
Dopotutto doveva aspettarselo.
Quale idiota avrebbe accompagnato un traditore che aveva fatto soffrire i suoi amici?
“Dottore…le condizioni sono stabili.”
Stabili?
Come poteva essere stabile?
Voleva solo essere lasciato in pace.
Impossibile.
Si sentiva sballottato.
Poi una frenata brusca e qualcuno che lo caricava da qualche parte.
Era davvero un Inferno imprevedibile.
Con immensa fatica vide la luce.
Una stanza bianca, un piccolo comodino e una lampada orrenda a mandargli a fuoco la vista.
“Dove sono?” Chiese con fatica.
“Non lo immagini?”
Con quella domanda si guardò attorno, ma lui non c’era.
Del resto se fosse stato presente, si sarebbe subito accorto di quella figura oscura che avrebbe stonato con l’ambiente.
“Ryuk…dove sono?”
“Se non vuoi passare per pazzo, dobbiamo parlare mentalmente.”
Confortato da quelle parole, Scott chiuse gli occhi e Ryuk ricomparve.
Vicino a lui c’erano anche le figure delle Entità che aveva incontrato tempo prima.
“Che cosa è successo?”
“Siamo convinti che tu abbia diritto a una seconda chance.” Rispose Ryuk, aspettando che una delle Entità proseguisse il suo discorso.
“Quando sei arrivato nel mondo di mio padre, eri un’anima distrutta che aveva del potenziale. Dovevamo solo capire se lo meritassi. Abbiamo osservato con attenzione le visite dai vari giudici  per vedere la tua reazione e abbiamo studiato anche i tuoi tentativi di ricucire il nostro rapporto.
Non è stato facile, ma abbiamo deciso di premiarti.”
“Davvero?” Chiese il ragazzo, rivolgendosi al Paradiso.
“Devi solo prepararti per un’ultima sfida.” Borbottò l’Inferno.
“Che genere di sfida?”
“Questo lo devi capire da solo.” Detto questo le due Entità si dissolsero e lasciarono a Ryuk il compito di ultimare i dettagli.
“C’è qualcuno che devi aiutare. Mi spiace di averti mentito, ma l’ho fatto solo per il tuo bene. Sono orgoglioso di te. Non appena sarai sveglio, sarai felice.” Ryuk si avvicinò al ragazzo per abbracciarlo, il quale non fece nulla per divincolarsi da quella stretta micidiale.
Avrebbe sentito la mancanza di quella bizzarra figura.
“Ryuk…se avessi bisogno di te, mi aiuteresti?”
“Certo ragazzo.” Borbottò lo shinigami poco prima di svanire e di tornare quindi nel suo regno.
 
Scott era sorpreso da quel dialogo.
Anche loro avevano mentito.
Non poteva crederci.
Riaprì gli occhi e si ritrovò attorniato da un sacco di persone che conosceva bene.
<< Ma quando sono entrate? >> Si chiese.
Un rapido giro con lo sguardo e notò che c’erano quasi tutti.
La sua famiglia che lo abbracciava come se fosse stato un angelo per tutta la vita, nonostante fosse una pecora nera.
Chris e Chef con una cesta di frutta e con un sorriso stampato sul volto.
Beverly con uno strano aggeggio che avrebbe dovuto fargli compagnia.
Brick e Jo con una sveglia militare che avrebbe disturbato mezzo ospedale.
Alejandro e Heather con alcune mele piccanti.
Gwen e Courtney con un set di profumi.
E altri regali.
Mike e Zoey erano arrivati a donargli un biglietto per le terme da spendere con un’altra persona.
Fu quando lesse che valeva per due che si guardò intorno.
“Dov’è?” Chiese, fissando Zoey.
“Chi?”
“Dawn.” Borbottò, massaggiandosi la testa.
“Dawn è scappata non appena ha sentito che eri morto.”
“E voi l’avete lasciata andare?” Chiese il ragazzo, cercando di rimettersi in piedi, mentre il fratello lo aiutava.
“Credevamo tornasse indietro.” Intervenne il punk.
“Ho capito, ma ora devo andare.”
“Ma non stai bene.” Gli fece notare Mike.
Non avrebbe mai ascoltato nessuno.
Si rimise in piedi e uscì dalla sua stanza.
Tutti i tentativi di portarlo a più miti consigli erano stati vani.
Sapeva cosa voleva fare Dawn e doveva fermarla.
Non poteva contare sui suoi amici.
Se avesse parlato di Ryuk e di ciò che aveva fatto, tutti sarebbero scoppiati a ridere.
No…doveva farcela da solo.
Gli sembrava incredibile di essere già in piedi, ma ciò gli importava ben poco.
Lui doveva solo correre e ignorare il freddo che penetrava nelle sue ossa e che superava la leggerezza del pigiama ospedaliero.
“Ryuk…ho bisogno di te.” Borbottò, cercando di stabilire un contatto con lo shinigami.
“Ti sento.”
“Ti prego…amico mio, fermala in qualche modo, ma non farle male.”
“Come?”
“Non lo so, fai qualcosa. Devo solo raggiungerla…ti prego.”
“Non è facile ciò che mi chiedi.” Gli fece notare lo shinigami.
“Farò qualsiasi cosa per lei.”
“Ho trovato.”
Scott si aspettava una spiegazione, ma per qualche interminabile secondo vi fu solo silenzio.
 
Non voleva pensare che Ryuk lo avesse tradito.
Di certo non poteva aspettarsi troppo da lui.
Da quando era scappata, lei aveva giusto il tempo per scrivere e per pregare.
Poi si sarebbe buttata nel vuoto e tutto sarebbe finito.
Concentrato nel sentire Ryuk, era incurante delle risate dei vari bambini che lo vedevano in giro quasi nudo.
Se solo avessero vissuto almeno metà delle sue avventure.
Se avessero conosciuto Ryuk e ciò che aveva provato sulla sua pelle, difficilmente lo avrebbero deriso.
“Ryuk…Ryuk…cosa stai facendo?” Gli chiese, trattenendo le lacrime a fatica.
Non voleva pensare d’arrivare tardi e di non sapere cosa fare.
Tornare indietro per cosa?
Solo per dare quella brutta notizia?
Non voleva vederli piangere per una dolce creatura che non sarebbe più tornata.
“Ryuk…”
Sperava tanto che trovasse una soluzione.
Poteva solo pensare al peggio, ma poi vide una mano nera sbucare da un portale.
“Vieni.”
 
Dopo aver afferrato la mano di Ryuk, si ritrovò nel luogo che il suo cuore desiderava visitare.
“Grazie…” Bisbigliò, mentre riprendeva a correre.
“Non serve, devi solo andare verso il tuo futuro.”
“Non saprei che dirle.” Borbottò, bloccandosi di colpo.
“Intanto urla, salvala e raggiungi la tua felicità.”
“Posso?” Chiese, mentre la mano di Ryuk lo spingeva.
“Urla…non vedi che sta per buttarsi?”
Il rosso rialzò subito la testa e la vide.
Mancava poco e l’avrebbe raggiunta.
Lei comunque aveva già un piede nel vuoto e lui non voleva vanificare gli sforzi di tutti quanti.
“DAWN.” Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Qualcosa gli aveva detto che non era sufficiente e quella sciagurata nebbia aveva anche la capacità di burlarsi di lui.
“Non mi ha sentito.”
“Riprovaci e fai urlare ogni cellula del tuo corpo.”
Anche Ryuk dal suo regno guardava ciò che stava accadendo.
Non voleva assistere alla fine del rosso.
“DAWN.” Urlò di nuovo.
Nessuna risposta.
Non si era nemmeno accorta dei suoi sforzi.
“DAWN.” Ripeté di nuovo.
“Manca poco.” Borbottò Ryuk, facendo forza al giovane.
“DAWN.”
Questa volta c’era riuscito.
Infatti lei si girò verso la nebbia e scese dalla barriera.
Non poteva esserne certa, ma qualche attimo d’indecisione non avrebbe cambiato le cose.
“DAWN.” Urlò di nuovo, mentre lei guardava la figura che si stava avvicinando e che doveva conoscere il suo nome.
Fece solo in tempo a vedere una chioma rossa travolgerla e bloccarla con un abbraccio.
Finalmente Scott l’aveva presa e non l’avrebbe più lasciata.
Poteva piangere e sentirsi meglio.
L’aveva lasciata da sola.
La stava per perdere.
Era proprio un imbranato.
Ma ora che l’aveva vicina, non l’avrebbe più lasciata andare.
“Sei davvero tu?” Gli chiese subito, mentre lui si staccava per osservarla.
“Sì.”
“Eri morto.” Borbottò, scoppiando a piangere, mentre lui cercava di consolarla.
“L’infermiera ha confuso i cognomi.” Riprese, abbracciandola ancora.
“Non sei un fantasma Scott?”
“Leggimi pure l’anima se lo desideri, ma non staccarti da me.”
“Scott…”
“Non credevo di raggiungerti.” Riprese il ragazzo, versando qualche lacrima che finì sulla maglia della giovane.
“Come facevi a sapere che sarei venuta qui?”
“Perché volevi farlo?”
“Perché…” Non aveva il coraggio di dirgli la verità.
Era da quando aveva sentito dagli animali che Scott stava lottando tra la vita e la morte che aveva pensato al peggio e poi per lei tutto si era come frantumato.
“Credi che non sappia che volevi ucciderti? Dovevi aspettarmi.
Perché sei stata così cattiva e non hai avuto fiducia in me?
Credi che una macchina possa uccidermi?
Non mi conosci a sufficienza, ma ti prometto che avremo tempo per rimediare.”
“Io... volevo farla finita.”
“Lo immaginavo.” Borbottò il ragazzo, tenendola ferma in quel lungo abbraccio.
Nonostante il freddo pungente voleva restare così per sempre.
Finalmente aveva raggiunto il suo futuro e non voleva più farla soffrire.
“Ma come facevi a sapere che sarei venuta qui?”
“Non ridere…ti prego.”
“Di cosa?” Gli chiese la ragazza, fissandolo negli occhi.
Quel semplice contatto visivo era sufficiente per leggergli l’anima.
“Ti ho visto in sogno e mi pregavi di venire.”
“Davvero?”
“Potrei mai mentirti?” Gli chiese il giovane con un sorriso.
“E cosa facevo?”
“Ero uno spirito e più correvo verso di te, più ti allontanavi. Ho provato ad afferrarti, ma le mie mani…il mio corpo ti passavano attraverso…e ho visto che ti sei buttata nel vuoto e questa premonizione non mi ha mai abbandonato.”
“Ecco perché mi stringi così.”
“Ti stringerò così fino a quando non sarò certo che non vorrai scappare. Ti resterò attaccato fino a quando non lasceremo questo maledetto cantiere.”
“Ma così mi fai male.” Gli fece notare, facendolo arrossire.
Per la prima volta non aveva timore di mostrare i suoi sentimenti.
Lui era vicino a Dawn e questo gli era sufficiente.
“Mi prometti di non scappare?” Domandò Scott.
Lo sguardo e il sorriso amorevole della ragazza, aggiunti a qualche lieve carezza sulla schiena, gli fecero allentare la presa.
Era una lieve apertura.
“Hai visto? Non sono scappata.”
“Lo so…io ho molto fiducia in te.”
“Comunque non mi hai spiegato il perché mi hai eliminato dal reality di Chris.”
 
Quel ricordo.
Credeva che Ryuk lo avesse modificato in qualche modo.
“Scusa Scott, ma questo ricordo era essenziale per un evoluzione del vostro rapporto.” Intervenne subito Ryuk.
Certo era una bella seccatura, ma doveva dirle la verità.
Anche se l’avesse momentaneamente scordato, il loro rapporto non poteva basarsi su una menzogna.
“Lo so.”
“Ti avevo promesso ricordi felici, ma questo era necessario.” Riprese lo shinigami.
Nonostante non avesse rispettato i patti, per Scott andava bene comunque.
Era già molto aver ottenuto una seconda chance.
“Non preoccuparti.” Lo rassicurò il giovane.
Ryuk si zittì, giusto per dare il tempo a Scott di spiegarsi alla ragazza.
Aveva deciso che per un po’ sarebbe rimasto in silenzio e solo per ascoltare le parole dettate dal cuore del suo giovane amico.
 
Il ragazzo si mise a fissare Dawn con il desiderio di risolvere subito quella faccenda.
“Secondo te come sono quei reality?”
“Pericolosi.” Rispose lei, arrossendo appena.
“Chris non si farebbe alcuno scrupolo pur di ottenere ottimi ascolti. È stato lui stesso a dirlo e anche gli altri ragazzi ci avevano avvertito.
Io non volevo che ti facessi male.”
“Perché?”
“Perché tutto si ripercuote sempre sulle persone che mi sono vicine. Io non volevo vederti soffrire.
Tu non lo meritavi e volevo fare qualcosa di giusto.
Mi sarei sentito un verme se una ragazza dolce e delicata come te fosse finita male.
Non volevo che facessi la fine di Stacy o di Dakota.
Volevo proteggerti.
Ti avevo notato fin dal primo giorno e avevo subito capito quanto fossi preziosa.
Ho sabotato le sfide solo per proteggerti e per evitarti guai.
Ho sempre votato contro di te solo perché volevo evitarti sfide sempre peggiori.
Non potevo sopportare l’idea di vederti distrutta da quelle prove.
Così mi sono messo a intagliare la testa di Chris e ho fatto quella copia.
Volevo solo che la trovassi e che tu fossi libera.
Avrei voluto evitarti anche la catapulta, ma non ci sono riuscito.
Ho sempre sperato che non ti fossi fatta male e speravo nel tuo perdono.
Volevo vincere per entrambi.
Volevo dimostrarti che ne ero capace, ma quando sono venuto, mi hai mandato via.
Hai detto che mi odiavi e che non volevi saperne nulla di me.
Lo so che non me lo meritavo e forse non lo merito nemmeno ora, ma prova a considerare le mie parole.
Quale motivo avrei avuto per trattarti male?
Dovevo chiarire allora questo equivoco, ma i giorni sono diventati anni e non ho risolto nulla.”
“Perché non me l’hai detto subito?”
“Ho provato a farlo, ma con scarsi risultati.”
“Io credevo che mi odiassi.”
“Odiarti? Come potrei? Come posso odiare la ragazza che amo?”
“Tu mi ami?”
“Da sempre. Avrei tentato ogni giorno d’ottenere il tuo perdono, anche se mi sarei accontentato del tuo sorriso.”
“Cos’ha che non va?”
“Ho capito tardi che il tuo sorriso valeva più del milione. Mi dispiace.” Borbottò, accarezzandole il volto e asciugandoglielo.
“Anch’io ho sbagliato, ma non succederà più. Credevo amassi Courtney ed è per questo che sono sempre stata in disparte.”       
“Stavo pensando anche al suicidio, prima dell’incidente, ma poi Dawn ti ho visto nei miei sogni.”
“Che cosa speravi che si risolvesse facendo una cosa del genere? È troppo comodo arrendersi.”
“Ma non lo stavi per fare anche tu?” Gli fece notare il giovane, mentre Dawn si stringeva nelle spalle.
“Io non lo sapevo. Io voglio vivere e questo perché ci sei tu. Di qualsiasi ragazza ti fossi innamorato, con chiunque avessi passato la tua vita in futuro non mi sarebbe importato nulla.
Era questo a cui pensavo.
Mi bastava la possibilità di vederti e poi con Courtney eri felice.
Lei era bella, simpatica e speciale.
Io cosa sono?
Sono solo una piccola bambola senza nulla.”
“Speciale…speciale. Per me…questo è speciale.” Borbottò il giovane poco prima di baciarla.
Era da una vita che lo sognava.
Aveva aspettato tutti quegli anni solo per trovare la ragazza perfetta.
Quella che potesse sciogliere il suo cuore di ghiaccio.
Non voleva più staccarsi da lei, ma aveva bisogno d’aria e poi voleva vederla di nuovo.
Era così bella.
Un angelo che lo guardava con gli occhi ricolmi di gioia.
“Io…”
“Io ti amo Dawn.”
“Davvero?”
“Potrei mai mentirti? Se non mi credi, leggimi l’anima e ti prometto che non mi offenderò.”
“Sì…mi fido.”
E detto questo si ributtò di nuovo sulle labbra del ragazzo, facendolo cadere di schiena, ma senza fargli troppo male.
Non che fosse importante.
Una ferita superficiale era il nulla, comparato alla sofferenza che avrebbe provato se avesse fallito.
 
Neve.
Anche il cielo apprezzava che i due testoni si fossero finalmente riconciliati.
Restarono fermi per qualche minuto, solo per stare un po’ tranquilli e per chiacchierare in pace.
Sapevano che tornati in ospedale, lui sarebbe stato subissato di critiche e di domande e per un po’ avrebbero rinunciato alla loro intimità.
“Finita questa storia, potremmo stare tranquilli nel mio appartamento.” Borbottò il rosso, mentre i due uscivano dal cantiere.
Aveva ancora freddo, ma l’averla vicina era sufficiente per farlo stare meglio.
“Pervertito.”
“Voglio solo stare un po’ con la mia ragazza e desidero recuperare il tempo perduto.”
“Prima però torniamo in ospedale e poi devi vestirti.”
“E devo scusarmi con i nostri amici.”
“Esatto.”
I due con calma giunsero all’ospedale.
Nemmeno quando ritornarono nella candida stanza d’ospedale, l’aveva lasciata e non voleva più separarsi da lei.
Quegli anni d’esilio dal suo angelo erano stati sufficienti e lo avevano reso maturo.
 
5 anni dopo.
 
Chris e Chef erano tornati ai loro reality con lauti guadagni.
Ovviamente la loro parte di futuro era rimasta intatta, esattamente come se Scott non fosse stato presente.
La famiglia di Scott era unita e dopo essersi fatto sfuggire molte volte il premio finale, il rosso era riuscito a vincere il milioncino.
Con una parte del profitto aveva sistemato la fattoria dei genitori e con il restante aveva aiutato il fratello a costruire la sua bella azienda.
Lui si era accontentato del ruolo di vice Presidente e aveva permesso al fratellino di diventare il capo.
Dawn aveva accettato il ruolo di segretaria, così Scott non l’avrebbe più persa di vista.
Brick e Jo facevano coppia fissa.
E anche per buona parte degli altri il futuro non subì alcun cambiamento.
Solo con Duncan vi fu uno scossone.
Scott lo aveva assunto come operaio.
Ovviamente non aveva dimenticato il possibile triangolo amoroso che comunque si risolse con facilità.
Gwen era finita con Trent, mentre Courtney finalmente aveva ritrovato il suo punk.
Il concorrente conosciuto da Don, un certo Devin, invece si era fidanzato  con una sua vecchia amica di lunga data.
Tutto si era concluso per il meglio.
 
Scott era cambiato molto.
Al termine delle visite mediche era andato a vivere con Dawn e poi aveva vinto il milioncino di Chris.
Aveva aiutato tutti i suoi amici e si era sposato con Dawn.
Era tutto quello di cui aveva bisogno.
Lui, lei e 2 bambini.
Tutto era perfetto.
Ma non manca ancora qualcuno?
“Ehi Ryuk…come vanno le cose?” Gli chiese il rosso, mentre lo shinigami osservava le imprese dei terrestri.
“Tutto bene.”
“Ne sono felice.”
“Vedi di continuare così ragazzo. La tua Dawn è speciale, ma questo tu lo sai.”
“Non mi avrebbe mai scelto, se fossi stato troppo normale.”
 “Non hai più nulla di cui rimproverarti?”
“Solo di non essere cambiato un po’ prima.”
“Normale.”
“Sarò sempre in debito con voi.”
“Non ci pensare. Vivi la tua vita, rispetta quella degli altri e ama la tua ragazza.”
“Sì, lo farò.”
Spesso il loro dialogo s’interrompeva così.
Ryuk era oberato di lavoro.
Era impegnato su molti fronti.
Doveva controllare il comportamento dei terrestri, scegliere la destinazione delle anime, osservare Scott e parlare anche con gli shinigami che aveva creato.
Era comunque vero che almeno aveva un ottimo sostengo: i suoi figli erano davvero due ottime Entità.
Anche sul loro conto si era rimangiato ogni cosa.
Aveva compreso che si erano comportati male solo perché dovevano costatare una sua reazione.
Quell’opinione era stata fin troppo forte.
Anche Paradiso e Inferno ci avevano riso su quando erano venuti a sapere che Scott li considerava indegni per il ruolo che dovevano svolgere.
Dopotutto avevano svolto il loro compito alla perfezione.
 
Notte e riposo.
Era quando dormiva che la vedeva sempre vicino a sé.
Quell’angelo.
Lei lo aveva salvato da una triste fine, da un’eternità orribile e ogni notte la stringeva come quando erano sul ponte.
L’amava alla follia.
Dawn sentiva i suoi abbracci e i suoi caldi baci e già immaginava cosa stava per accadere.
Quello era solo l’anticipo.
Era quando i bambini erano dai nonni che si sentivano liberi.
Nonostante fossero essenziali per la loro vita, ogni tanto volevano restare da soli per ritrovare una certa intesa.
“Tesoro…cosa ti serve?” Gli chiedeva, mentre sentiva i suoi baci dietro il collo.
Le piaceva un sacco quando faceva così.
“Ho bisogno di te.”
“Ma i bambini…”
“Sono dai miei e abbiamo qualche giorno di pace.”
“E se ci chiedessero perché li mandiamo dai nonni, cosa gli risponderemo?”
“Sarà il nostro piccolo segreto.” Borbottava, spegnendo la luce e dando inizio a un’altra notte di passione.
Quei giorni erano come un dono dal cielo.
Ogni volta si vincevano la resistenza.
Anche se avrebbero preferito lavorare, Scott alla fine riusciva a contagiarla con la sua gioia e con le sue parole.
Entrambi avevano bisogno di tempo per recuperare le energie e per stare insieme dopo tanti anni d’assenza.
Ovviamente i due lo facevano per un motivo valido.
Tutte le volte si tramutavano in qualcosa d’importante.
Una gioia inesprimibile e quei giorni spesi nella pace e nel desiderio che non avrebbero mai smesso d’ardere.







Angolo autore:
Salve cari amici e lettori.
Sono felice d'aver concluso questa long che ad essere sinceri considero la migliore tra le mie opere.
È stato davvero divertente descrivere le avventure di Ryuk e Scott e anche le vostre recensioni sono state sempre puntuali e molto interessanti.
Ho tratto ottimi consigli dalle vostre parole.
Purtroppo ogni cosa giunge al termine e anche per "Shinigami" era giunto il tempo della fine.
Non ricordo se ve l'avevo detto, ma sposterò la storia tra le crossover data la presenza significativa di un personaggio di Death Note (Ryuk appunto).
Non sono mai stato troppo bravo con i discorsi, ma ringrazio tutti coloro che mi hanno fatto compagnia.
Non so quando, nè con quale storia, ma tornerò.
La mia idea sarebbe quella di riprendere "2184", ma questa volta la pubblicherò non appena sarò certo della conclusione.
Ne avrei milioni di cose da dire, ma è meglio fermarsi qui.

Ryuk: Mi mancherà questa storia.

Lo so, vecchio Ryuk.
Comunque ho una sorpresa per te e per i cari lettori.
Una sorpresa che spero di cocludere presto e che ti piacerà assai.
Anche se tu sei il mio scrittore privato, ho una piccola long a cui sto lavorando in pace e che ti piacerà molto.
L'unico problema è il tempo, ma a questo spero di rimediare con le vacanze estive.
Onde dilungarmi troppo vi saluto.
Alla prossima.

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