L'ultimo anno

di cioco_93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno, ultimo anno ***
Capitolo 2: *** 2.Berlin ***
Capitolo 3: *** 3. Solita routine ***
Capitolo 4: *** Non si può più negare ***
Capitolo 5: *** 5. Proviamoci ***
Capitolo 6: *** Prendere e lasciare ***
Capitolo 7: *** 7. Gelosia canaglia ***
Capitolo 8: *** 8. Galà e novità ***
Capitolo 9: *** 9. Famiglie interrotte ***
Capitolo 10: *** 10. Mantenere la calma ***
Capitolo 11: *** 11. Tutta la verità, nient'altro che la verità ***



Capitolo 1
*** Primo giorno, ultimo anno ***


1.Primo giorno, ultimo anno

L’ultimo Anno.
Finalmente dopo lunghi anni di studio, era arrivato. Da Giugno ne parlavamo, lo desideravamo e temevamo, e quella sera mancavano solo 12 ore al suo inizio.
Non mi sono pero’ presentata: mi chiamo Victoria, per gli amici Vicky, e vivo a Milano. Sono meta’ polacca e meta’ italiana, anche se mi definisco sempre 51 % del primo e 49% del secondo, ma credo che molti psicologici confermerebbero che questa mia divisione e’ definita dal pessimo rapporto con mio padre.
Quell’ultima sera di libertà prima del grande anno, mi trovavo in Corso Sempione, al Bangrabar, con quelle che tutt’ora considero le mie migliori amiche: Alice, Felicia e Viola. Tutte e quattro eravamo del 1993, ma chi per un motivo, chi per un altro avevamo perso a turno un anno di studio.
- Niente da fare. Questo e’ tra i migliori Buffet che abbia mai mangiato – commento’ Alice prendendo un boccone di pasta fredda
- E io che una volta pensavo che quello dell’Akkademia non l’avrebbe potuto battere nessuno – dissi io continuando il discorso.
- Cari vecchi tempi Vicky – mi rispose Viola ridendo. Si riferiva al primo anno di liceo, quando andare a bere qualcosa in Marghera ci faceva sentire grandi.
Di tutte, la mia bionda amica era quella che conoscevo da piu’ tempo. Frequentavamo le stesse elementari, ma solo in quinta ci presentammo davvero. Ricordo ancora come mi si era piazzata davanti, vicino ai bagni, chiedendomi se anche lei, come una sua compagna di classe che conoscevo, poteva salutarmi quando mi vedeva. A 10 anni era una cosa abbastanza seria e importante.
Destino volle comunque che ci rincontrammo esattamente un anno dopo alle medie, sta volta nella stessa classe, e dopo di che mi trasferì pure vicino a casa sua. Non diventare grandi amiche era impossibile.
- Ecco i vostri drink bellezze – ci avviso’ il cameriere, destandomi cosi’ dai miei ricordi
- Aspetti, qui fare spazio e’ un po’ un casino – disse imbarazzata Felicia. In effetti il piccolo tavolino era ricoperto di piattini di plastica stra colmi di cibo.
- Una pignacolada, un vodka redbul e due ruhm e cola giusto.?- chiese il ragazzo porgendoli sul tavolo, non appena ci fu un po’ di posto.
- Si si, ecco qui i soldi. Sono già contati e senza resto – Disse Alice porgendo le monete sul vassoio
- Grazie, e buona serata – rispose il cameriere cordiale e se ne andò.
- Oh mio Dio quant’era bono.?!? – Constatò incredula Felicia
- Cici.! – la rimproverammo in coro
- Smettetela, lo pensavate anche voi, Ali tu compresa.! Sarò fidanzata, ma ogni tanto guardare fa bene agli occhi – si difese astutamente Felicia. Era incorreggibile, ma aveva ragione. Anche io mi ero sempre permessa di guardare e commentare con le mie amiche i bei ragazzi, anche quando ero ancora fidanzata.
- Ahahha Cici ha ragione. E poi dobbiamo guardarci intorno in modo da trovare qualcuno alla nostra Vicky – aggiunse Viola. Il mio sguardo non fu ovviamente amichevole. La mia ultima relazione, e anche la più importante che fino ad allora avevo mai avuto, era finita solo qualche settimana prima, tra l’altro in malo modo, e non ero ancora dell’umore giusto per pensare nuovamente ai ragazzi.
- Senti chi parla. Non mi sembra che tu sia fidanzata mia cara – risposi
- La mia situazione e’ differente – disse lei con non chalance
- Su smettetela voi due. Pensiamo piuttosto a brindare – ci rimprovero’ seria Alice. Era impossibile contraddirla. Felicia si alzo’ e inizio’ a parlare
- A questo nostro finalmente ultima anno, ma per davvero non come me l’anno scorso – commento’ ridendo e poi continuo’ – che sia non troppo stancante come in verità già ci aspettiamo, che ci faccia capire cosa diamine vogliamo combinare l’anno prossimo, e che bhe’, prima di tutto, lo possiamo passare insieme, felici – Alzo’ il bicchiere in aria e tutte insieme brindammo

- Amore... Dai Tati svegliati – cercava di svegliarmi qualcuno - Su dai, tirati su – continuava
- Ma chi sei.?? Ancora 5 minuti...- fui in grado di rispondere
- Per non riconoscere la propria madre, o hai un dopo sbronza micidiale o semplicemente sei tornata un po’ troppo tardi ieri sera – continuo’ colei che si dichiarava mia madre con tono accusatorio
- Nessuno dei due mami... – la contraddì assonnata – no, aspetta: MAMMA.? – urlai di colpo’ tirandomi su dal mio amato cuscino - Che ci fai qua.?? Dovresti esser al lavoro – iniziai a domandarle stupita
- Ahahah mamma come ti sei ripresa in fretta, comunque: sorpresa.!! Tesoro e’ il tuo ultimo primo giorno di scuola, non potevo perdermelo – spiego’ eccitata
- Tu non ce la fai piu’. Non mi hai fatto le foto mentre dormivo spero – domandai curiosa
- Naaa, solo una – ammise colpevole. Sospirai profondamente e in coma mi ritirai in bagno. Mia madre era sempre stata cosi’. Un po’ fuori, un po’ bambina, ma soprattutto una mia grande amica. Vivevamo da sole da quando avevo 7 anni, e inoltre non c’era una grande differenza di eta’. Rispetto ad alcuni miei amici con i propri genitori, 23 anni di distanza non erano veramente niente. Con lei riuscivo sempre a parlare di tutto, non avevo mai nulla da nasconderle, e i problemi si risolvevano sempre in due. Il rapporto con lei e’ decisamente una di quelle cose che mai, ancora oggi, vorrei cambiare nella mia vita.
- Che ore sono.? – gridai prima di iniziare a spazzolarmi i denti
- Le 8 meno 10.!! Prima usciamo meglio e’, ci sarà un traffico assurdo. E poi facciamo colazione insieme che dici.?? – rispose. Urlai un si storpiato.
Una decina di minuti dopo eravamo già in macchina. Si sono sempre stupiti tutti, me compresa, di quanto sapevo esser veloce nel prepararmi la mattina.
Solitamente, le rare volte che mia mamma mi accompagnava a scuola mi concedevo quei 40 minuti aggiuntivi di pisolino, dato che la scuola che frequentavo, si trovava esattamente dalla parte opposta di dove abitavo, pero’ ovviamente quella mattina, chiudere occhio era impossibile.
- Hai notato tesoro.? Oggi c’è il sole – disse d’un tratto mia madre. Mi girai verso di lei, non capendo il perché di quella frase, quando il lampo di genio arrivo’ poco dopo. Era vero, quel giorno c’era il sole. Non che per Milano fosse una cosa strana, anzi, l’anno prima c’era stato il caldo e il bel tempo fino a meta’ ottobre, ma quella era la prima volta, dopo tanti anni tanti quanti diluvi, che il primo giorno di scuola, c’era il sole.
- Bhe’ speriamo che sia un buon segno, no.?? – le risposi sorridendo. Presi il cellulare e inizia a scrivere il buon giorno alle mie amiche.
“Buon giorno bellezze.! Allora pronte per questo nuovo anno.?? Secondo me, andrà benissimo, perché oggi c’é il sole :D baci ” Conoscendole non avrebbero mai capito il mio messaggio, ma glie l’avrei spiegato nel pomeriggio. Poco dopo in fatti arrivo’ il messaggio della Mariamarta.
“Non te l’hanno mai detto che drogarsi fa male.?? Ahahha io comunque sono stra in ansia, sono già davanti alla nuova scuola perché sono uscita troppo presto :S se sopravvivo ci vediamo dopo. Baci” Nel leggerlo scoppiai a ridere sotto sguardo curioso di mia madre.
- Ahahha scusa era la Mary. E’ arrivata tipo mezz’ora prima a scuola e adesso e li’ davanti da sola che si sta stressando – le spiegai.
- Povera Mary – commento’ lei e torno’ a guidare.

Dopo colazione, mamma mi accompagno’ subito a scuola dove già mi aspettavano le mie compagne di classe. Con alcune di loro avevo davvero un rapporto fantastico, creatosi per caso l’anno prima, che andava anche oltre l’esser sole compagne di scuola. Si usciva insieme, come per lo shopping anche per andare a ballare o a cena. Ne combinavamo sempre una, e anche l’ultimo giorno di scuola, l’anno prima l'avevamo concluso con ben due note. Ci eravamo da sole soprannominate le pecore nere oppure le Jersy Girls. Eravamo in sei: io, Ilenia, Melissa, Magda, Caterina ed Ester.
- Buon giorno bamboline – dissi arrivando allegra. Il nomignolino non era casuale, era quello con il quale ci chiamava sempre la nostra professoressa di italiano.
- Oh mio Dio Vicky, ti stiamo per dire un bomba – m’informo’ immediatamente la Ile abbracciandomi.
- Una Bomba, e’ dire poco.!! No veramente, non credevo che una cosa del genere poteva esser possibile – continuo’ Ester
- Wow, per esser cosi’ tutte su di giri deve esser qualcosa di grosso. Avete un accendino in tanto.? -
chiesi divertita dal loro comportamento.
- Vicky ha le sigarette.?? – domando’ nel frattempo stupita Caterina porgendomi l’accendino
- Ahahah ti pare.?? Me l’ha offerta mia madre – la rassicurai.
- Eccola che non si smentisce mai – commento’ sogghignando Magda
- Si si vero, ma ascolta bene Vicky: avremo due nuovi compagni classe.!!! – disse tutta saltellante Melissa
- Bhe’, che dire, fantastico, ma e’ solamente per questo che siete cosi’ allegre.? Cos’e’ sono due fighi per caso.? – risposi curiosa, data la carenze di presenza maschile nella classe.
- Meglio.!! Cioe’, sono una ragazza e un ragazzo. Sono fratelli e arrivano diretti dall’America.! Ma la cosa sconvolgente e che sono famosi.!! Cioe’, non star di Holliwood, ma diciamo che in America non passano per niente inosservati, sono ricchi da far schifo e tutti e due, si, pure la ragazza, sono belli da morire – mi spiego’ frettolosamente Ester. Mi spiazzo’. "Cosa ci potevano mai fare due tipi cosi’ in una pubblica scuola di Milano.? Gente del genere finiva alla Oxford, alla Setticarraro o altre private" pensai tra me e me.
- E che diamine ci fanno qui.? Beneficenza.?? – risposi un po’ acida. Non volevo esser cattiva, ma ti solito figli di papa’ del genere non erano proprio il massimo della simpatia e umilta’.
- Dai magari sono simpatici - provo’ a contraddirmi Melissa.
- O magari no – commento’ Ilegna.
- Inutile discuterne adesso, aspettiamo di arrivare in classe e vederli dai. Stanno aprendo la scuola meglio sbrigarci cosi’ ci prendiamo i banchi migliori – Proposi alle ragazze spegnendo la sigaretta, e avviammo dentro l’edificio.

- Non ci credo, dopo ben due lettere e una chiacchierata tét a tét con il preside, ci hanno di nuovo messo al sesto piano.!! - Esclamo’ al quanto rassegnata Ilegna
- Io mi rifaccio il permesso dell’ascensore.! Non ci penso nemmeno a farmi tutte quelle scale ogni santa volta.! – proclamai io scegliendomi il banco.
- Mi sa che cerchero’ di procurarmi qualche certificato medico anch’io, cosi’ sta volta non mi fregano come l’anno scorso – Disse Ester gettando anche lei la borsa sul banco per marchiare il suo territorio. Stranamente non avevano spostato i banchi, quindi io e le ragazze ci eravamo riprese i nostri vecchi posti, che tutto erano tranne regolari: i banchi da 4 le ultime due file di destra.
- Dite che Loredana ed Emma si rimetteranno qui.? – chiese un po’ scorbutica Melissa. Non le andavano troppo a genio le vecchie compagne di banco.
- Non so chi siano, ma se permettete a me e mio fratello di metterci li’, bhe’ sicuramente non lo faranno loro – disse d’un tratto una ragazza entrando in classe. Era bellissima. Alta, slanciata, capelli neri, mossi e lunghi fino alla vita. Avevo un volto un po’ teso e intimidito ma decisamente amichevole. I suoi occhi erano di una dolcezza incredibile, grandi e di un colore verde smeraldo. Le labbra piccole ma di rosa intenso, accennato maggiormente dal lucidalabbra. Si notava ancora l’abbronzatura sulla sua pelle, ma si poteva chiaramente capire, che naturalmente la sua carnagione era chiara come quelle delle bambole di porcellana.
- Direi che io non ho nulla in contrario. Piacere Melissa – disse la mia amica porgendole la mano una volta avvicinatasi al banco.
- Piacere mio, Anne – rispose sorridente – e voi siete.? – domando’ poi curiosa
- Io sono Ilegna – disse porgendo la mano la ragazza – e loro sono Victoria, Caterina, Ester e Magda – continuo’ indicandoci.
- Dovrete darmi mi salqualche giorno per ricordarmeli bene tutti – disse timidamente divertita Anne
- Io quando arrivai qui, ci misi piu’ o meno un mese, fai te.! – la rassicurai sincera.
- Si ma tu Vicky sei un caso disperato – constato’ Caterina. Le feci una linguaccia e scoppiammo tutte in una risata.
Con il passare dei minuti arrivarono anche le altre compagne di classe e a mano a mano si presentavano con la nuova arrivata. Poco prima che suonasse l’ora eravamo arrivati tutti, tranne il fratello di Anne, che a quanto pare era stato trattenuto in vicepresidenza, e ovviamente Lorenzo, unico nostro compagno di classe fino al quel momento, che come sempre, nonostante abitasse a pochi passi da scuola, non riusciva ad arrivare in tempo a lezione.
- Buon giorno Ragazze – disse entrando alla campanella la Professoressa Nasoni, insegnante di tedesco. In classe avevamo il vizio di chiamarla Nazzi, data la sua materia e la concordanza di tale soprannome con il suo cognome, ma era del tutto affettuoso, dato che comunque era assolutamente una brava proff e rispetto ad altri, decisamente umana, anche se a volte un po’ troppo bacchettona.
- Buon giorno prof. – rispondemmo in coro, tutti rigorosamente in piedi aspettando che lei si sedesse.
- Accomodatevi pure ragazze. Fatemi indovinare, Coppolini e’ in ritardo – ci fece subito notare. Tutte scoppiammo a ridere, data la faccia disperata della proff - Prendo la vostra risata come un si,...bhe’ data la mancanza del registro, come al solito li va bene. Ma i nuovi compagni di classe.?? – chiese per concludere. Anne si alzo’ in piedi e inizio a parlare.
- Salve professoressa, sono Anne Calligan, perdoni il ritardo di mio fratello ma e’ stato trattenuto in vicepresidenza per via di alcuni documenti – si presento’ e spiego’ Anne.
- Tranquilla Anne, immagino che si tratti dello Stage. Per quelli che vanno a Berlino avviso gia’ che Anne e suo fratello si aggregheranno al nostro gruppo – spiego’ la Nasoni. Mi voltai in automatico verso Anne e le sorrisi per farle capire che saremmo state insieme. Pensai che Ester avesse capito male, non erano i figli di papa’ che credevamo, anche se in effetti dai vestiti che portava Anne non si poteva che esserne certi.
- Salve prof.!! – grido’ d’un tratto Lorenzo aprendo la porta – perdoni il mio ritardo, posso entrare.? – chiese affannato
- Coppolini vedo che i vecchi vizi sono duri a morire.!! Entra, ma che sia la prima ed ultima volta.! – lo minaccio’ la proff, anche se era ovviamente la prima a saper bene che la sua richiesta era al quanto impossibile.
- Va bene proff, pero’ guardi, le ho portato un nuovo alunno per chiederle scusa.! – disse entrando e facendo cenno a qualcuno di seguirlo. Quando il misterioso ragazzo fece la sua entrata due cose furono subito chiare a tutte: 1) era il ragazzo piu’ bello che la scuola avesse mai potuto vedere e 2) era sicuramente il fratello di Anne. Anch’egli alto, slanciato e palestrato, ma senza esagerare. Capelli neri come quelli della sorella e gli stessi identici occhio grandi, verdi e profondi. Labbra carnose, e un sorriso che uccide.
- Immagino che tu sia il fratello di Anne, il signor Calligan – tento’ di indovinare la proff, anch’ella sorpresa di tale bellezza
- Si professorresa, Sono Logan Calligan, perdoni il mio ritardo ma...- tento di giustificarsi il ragazzo
- Non ti preoccupare, tua sorella ha gia’ chiarito per te, siediti pure accanto a lei, che vedo che ti ha tenuto il posto – lo rassicuro’ l’insegnante. Fece un cenno con il capo e si ando’ a sedere vicino ad Anne.
All’intervallo la nuova arrivata scese con noi ragazze e ci mettemmo a chiacchierare davanti a una sigaretta. Scoprimmo per assurdo che abitavano in un villa a Cesano Boscone, che era di proprieta’ dei suoi zii, e che quindi come me, attraversavano mezza citta’ per arrivare a scuola. La scelta del nostro liceo era data da due motivi: in primis perche’ nonostante i soldi e a quanto pare la noterieta’ che avevano in America, lei e suo fratello erano sempre stati abituati a vivere, quanto possibile, nella normalita’, e questo voleva dire niente scuola private, e in secondo luogo perche’ a quanto pare la vicepreside, era vecchia conoscente dei loro zii e quindi per sicurezza gli avevano mandati qui.
Ci spiego’ anche il perche’ della conoscenza cosi’ perfetta dell’italiano, raccontandoci che la sua famiglia aveva radici nel nostro paese, e che i suoi avevano insistito tanto fin da quando erano bambini, che lei e suo fratello la imparassero.
- Oh mio dio, quindi la Boselli ha una vita sociale fuori da questa scuola.?? – chiese divertita Ester
- Perche’ non e’ simpatica.? Sembrava cosi’ gentile quando le abbiamo parlato al colloquio – disse stupita della frase della mia amica
- Ahahah e’ quello che mi ero chiesta anch’io quando mi sono trasferita qui. Hai detto bene, sembra gentile, ma no, e’ tutto tranne quello – le spiegai io
- Io non capisco ancora una cosa: perche’ trasferirvi adesso in Italia.? L’ultimo anno poi.! – chiese curiosa Caterina d’un tratto, cambiando discorso
- E’ una storia lunga, ma si tratta sopratutto per motivi aziendali – rispose velocemente Anne, con un velo di tristezza negli occhi. Dietro a quella frase c’erano molte altri tristi verita’ nascoste, ma le avremmo scoperte solo con il tempo.
Dopo solo due ore, eravamo giunte a conclusione, che Anne, era veramete una brava ragazza, che non rispecchiava la figura dell’arrogante ricca snob, ma che comunque aveva quel non so che fuori dalla portata delle comuni ragazze della scuola.

- Hej Vicky aspetta – Grido’ raggiungendomi l’americana all’uscita della scuola – Tu devi andare a San siro giusto.? – mi chiese curiosa.
- Si bhe’ quella zona li’ – le risposi, mentre facevo cenno ad Ilegna ed Ester, mie fedeli compagne di autobus, di aspettarmi.
- Io e Logan siamo in macchina, comunque vada dobbiamo passare da li’, ti diamo volentieri un passaggio. Siete state cosi’ gentili con me tu e le altre, con qualcuno di voi mi dovro’ pur sdebitare- mi spiego’ dolcemente. Le sorrisi grata, andare a casa in macchina, era sicuramente una di quelle comodita’ che quando avevo l’occasione non riuscivo proprio a rifiutare. Avvisai le mie amiche del mio cambiamento di piani, e mi diressi con Anne alla macchina.
- Wow, ma questa e’ una BMW serie uno.!! E’ stupenda.! – Nera, vetri oscurati, ovviamente cerchi in legha, targata 2012. Insomma, una di quelle macchine, che non mi ero mai potuta permettere nemmeno usate.
- Si e’ il gioiello di mio fratello, se l’e’ presa quest’estate dato che l’altra ha fatto una brutta fine – disse scocciata, come se stesse parlando di una qualche maglietta da 5 Euro che se si rovina si puo’ cambiare con un’altra al mercato – Vai pure davanti io mi stendo dietro almeno – disse aprendomi la portiera. Logan era gia’ ovviamente dentro.
- Ciao – dissi timidamente entrando in macchina. Avevo passato tutta la mattina a parlare con Anne, ma era la prima volta che mi rivolgevo a lui.
- Ciao – mi rispose con tono piatto. Simpatia portami via insomma. Non feci in tempo ad allacciarmi la cintura’ che parti’ come un pazzo. Prese la tangenziale, e inizio’ a viaggiare con una velocita’ sui 160 km: aveva decisamente sorpassato il limite di velocita’, ma feci finta di niente.
- Logan per favore ti puoi fermare un attimo al benzinaio.? Devo assolutamente andare in bagno – domando’ d’un tratto la ragazza. Il fratello non disse parola ma appena intravise l’autogrill si fermo’. Anne scese velocemente e rimannemo solo noi due.
- Devo dire che vai un po’ veloce rispetto al codice stradale italiano – azzardai nervosa. Quel ragazzo aveva un un qualcosa che sapeva mettermi tremendamente in soggezione.
- Sei hai paura, la prossima volta niente passaggio, mi spiace – rispose con straffottenza. “Antipatico” pensai.
- Non ho detto quello – dissi, non mi piaceva l’idea che pensasse che avessi paura.
- Sembrava, la prossima volta sii piu’ precisa – mi contraddi’
- E tu meno acido – risposi a mia volta
- Ti piace avere l’ultima parola e’.?? – continuo’ lui.
- Senti chi parla – ribattei, anche se aveva pienamente ragione, adoravo avere l’ultima parola, ma a quanto pare lui non era da meno. Giusto in quel momento Anne sali’ in macchina e pose quindi fine alla nostra veloce e sciocca discussione. Vicky 1 Logan 0.
- Scusate, ma non mi sono sentita bene, sara’ stato tutto il nervosismo del primo giorno di scuola – si giustifico’ Anne
- Tranquilla, nessun problema – la rassicurai io
- Hej, tutto a posto voi due.? Sembrate strani – commento’ lei. Aveva occhio la ragazza.
- Assolutamente sorellina, la tua amica pero’ a un po’ di paura a causa della mia guida – disse Logan. “Avevo detto antipatico.? Mi correggo: stronzo” mi dissi mentalmente
- Non e’ vero – lo contradissi
- Ah no.? Allora perche’ ti tieni cosi’ stretta alla maniglia.? – mi chiese divertito lui. Guardai la mia stessa mano destra, e mi maledissi: non potei controbattere.
Vicky 1 Logan 1

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Capitolo 2
*** 2.Berlin ***


2.Berlin

- La Pinko Bag no dai.!! – disse Mary tirandola via dalla mia valigia e lanciandola sul mio letto.
- E’ l’unica borsa nera che ho, escludendo la poschette. La Pinko Bag parte con me – dissi ributtandola in valigia.
- Sei assurda, secondo me non metterai nemmeno meta’ dei vestiti e delle scarpe che ti porti – commento’ lei.
- Ahahah non mi sfidare. Sei vuoi ti faccio una foto a ogni mio cambio cosi’ vediamo chi aveva ragione – le proposi.
- Ci sto. Chi vince offre una colazione da Arnold al tuo ritorno – affermo’ lei ponendomi la mano per confermare il patto. La strinsi subito e scoppiammo a ridere – Aspetta aspetta dobbiamo fare un video che faccia da testimone – continuo’ e ando’ in sala a cercare la sua macchina fotografica.
Mariamarta era una della mie piu’ care amiche. Non eravamo della stessa compagnia, ma era amica anche di Felicia, Alice e Viola e spesso passavamo il tempo tutte insieme. Avevamo la stessa passione per la fotografia e non c’era volta che non finivamo il pomeriggi a fare foto; in piu’ c’era anche il nostro vizio di filmare le nostre piu’ stupide performance. Ci eravamo conosciute tramite la sua migliore amica, mia vecchia compagna di classe ai tempi delle elementari, e quando si era messa con il mio migliore amico avevamo iniziato a parlare come vere amiche. Tra loro purtroppo non era andata decisamente bene, ma tra noi due invece era nata una grande amicizia.
Poco dopo il nostro video-testimone ci raggiunsero a casa mia anche le altre, con una vaschetta di gelato per tutte.
- Ecco i cucchiaini ragazze – dissi buttandomi sul divano.
- Fammi capire, non ti ho visto per due mesi, sei tornata solo tre settimane fa, e gia’ riparti.? – mi rimprovero’ Viola.
- A quanto pare. Ma solo per due settimane dai – la tranquillizzai
- Bhe’ pero’ adesso ti devi rifare mia cara. In Polonia non ti sei potuta scatenare qui ci devi dare dentro.!! – mi desse Felicia.
- Mhmhm e con chi.? Con qualche bel tedesco.?? – ribattei sarcastica
- Bhe’ scusa della tua scuola non c’e’ nessuno d’interessante.? – domando’ Alice
- Aspetta aspetta...fammi pensare...no. C’e solo Marco, il ragazzo di Elena, ricordate.? Poi Konnat, Lore e bhe’, gli altri non li conosco nemmeno, ma li ho visti e no, ..cadrei troppo in basso – risposi sospirando e prendendo una grande cucchiaiata di gelato al cioccolato.
- E scusa, quel tuo nuovo compagno di classe.? Logan.? Non viene mica anche lui a Berlino.? – chiese Mary. Fu fortunata che avessi gia’ mandato giu’ il mio boccone di gelato, o sarebbe finito facilmente sulla sua maglietta.
- Ma neanche morta.! – dichiarai fuori di me
- Ma scusa, mica e’ un figo da paura.? – disse Viola
- Si, non posso negarlo, ma ci conosciamo da soli tre giorni e gia’ non ci sopportiamo. E’ odioso, spocchioso, si crede chissa chi, contraddice ogni cosa che dico, come se lo facesse apposta, e vuole avere sempre l’ultima parola. Giuro, la sorella e’ adorabile, ma lui veramente, se potessi lo ucciderei – spiegai quasi come se impazzita
- Ok, abbiamo constatato che l’argomento Logan e’ fuori discussione. Questa vaschetta e’ finita, chi vuole altro gelato.? – Disse Cici alzandosi.
- E da dove lo tireresti fuori.? – chiesi curiosa
- Dal freezer, dove abbiamo nascosto la seconda vaschetta appena entrate.!! – urlo’ dalla cucina
- Volete di nuovo farmi ingrassare.? Non e’ bastata mia nonna.?? – constatai divertita
- Smettila, tanto appena torni a Milano riprenderai di nuovo a evitare il cibo - Disse Ali. Ci scherzavano su, ma la verita’ e che si preoccupavano, soprattutto nei miei “periodi bui” quando io e il cibo diventavamo nemici. Fortunatamente non avevo mai superato il limite, anche se quell’agosto ci ero andata vicina, ma da quando l’inverno prima una nostra cara conoscente era finita in ospedale a causa dell’anoressia, erano sempre piu’ apprensive.
- Mangio solo se c’e’ il gusto alla nutella – mi rassegnai in fine.

Il giorno seguente, in aereo, sedevo vicino a Anne. Avevamo scoperta poco prima della partenza che avevano fatto dei cambi all’ultimo con le nostre residenze ed eravamo state assegnate insieme alla stessa famiglia: ne eravamo decisamente felici. In quei primi tre giorni si era realmente integrata alla grande con il nostro gruppo, e sapere quindi che avrei passato due settimane almeno con lei mi rallegrava. Ovviamente mi dispiaceva pero’ per la mancanza delle altre e soprattutto per la mancanza di Ilenia. Da un anno a quella parte, eravamo diventate inseparabili, e il dover affrontare quello stage divise, ci rattristava molto, soprattutto a me, perche’ non mi ero potuta permettere il viaggio in America.
Una volta arrivate a Berlino, rimasi scioccata, dal fatto che Anne non si era per niente risparmiata sulla questione Valige, tanto da averne portate due e aver quindi pagato il supplemento per la seconda. Mi disse che anche se dovesse affrontare un viaggio in Burundi porterebbe tutto cio’ che si puo’, perche ogni cosa potrebbe servirti il qualsiasi parte del mondo. Diciamo che aveva una visione simile alla mia, con la differenza che io non potevo permettermi di pagare il supplemento della seconda valigia, e quindi cercavo di riempirne una sola con l’indispensabile, e massimo fare un piccolo abuso per quanto riguardava il mio bagaglio a mano. Posso affermare che quella fu la prima volta in tre giorni in cui il lato da ragazza ricca di Anne venne fuori.
- Credo che la cosa piu’ divertente sara’ vedere Logan usare i mezzi pubblici – disse d’un tratto la mia amica divertita.
- Perche’ scusa.? A New York non ha mai preso la metro.? – domandai quasi incredula
- Ahahah credo forse una volta, con mio padre per punizione – disse divertita - Da quando abbiamo avuto la patente abbiamo usato sempre e solo le nostre macchine, prima invece ci pensava il nostro autista a venirci a prendere a scuola o a portarci dovunque – continuo’. Rimasi spiazzata, avevo sempre pensato che cosa del genere accadessero solo nei film.
- E io che pensavo che Gossip Girl fosse solo un telefilm un po’ pompato – le confessai stupita.
- Fidati, nell’ Upper Eat Side la vita era anche meglio, e senza nessun blog che ci tormentasse. A quello bastavano i paparazzi – rispose come se tutto quello per me fosse stata una cosa normale.
Non toccai piu’ l’argomento, e pensai soltanto alle due settimane di divertimento che mi avrebbero aspettato.
Subito quella prima sera, ci rifugiammo in un bar a bere un po’ di tipica birra tedesca. Dato il basso costo di essa pero’ molte delle ragazze non seppero darsi un limite e verso l’una di notte mi ritrovai chiusa in lurido bagno a tenere a turno la testa ad Anne ed Angelica.
- Vicky lo sai come sono, di solito reggo, anche quando mischio con il fumo cazzo – cerco’ di giustificarsi Angelica in un momento di lucidita’.
- Lo so, lo so, ma oggi a quanto pare non l’hai fatto – le dissi disperata io, tenendo nel frattempo Anne.
- Lei e’ messa peggio – constato’ per poi prendere nuovamente il suo posto.
- Non e’ colpa mia. Io bevo manatthan, vodka redbull, cosmopolitan. Drink con i quali so quando arriva il mio limite. Questa birra invece sembrava cosi’ leggera... – si spiego’ Anne.
Sospirai disperata, quando qualcuno busso con prepotenza alla porta.
- Anne, per la miseria, sei li’ dentro.? – urlo’ una voce maschile. Non ebbi difficolta’ a riconoscere Logan. Mi alzai in piedi, e gli apri’ impaurita dalla sua reazione. Non sapevo se gia’ aveva visto la sorella in tale condizioni o meno. Fortunatamente il ragazzo che mi ritrovai davanti, aperta la porta, era solo un fratello preoccupato per le condizioni della propria sorellina.
- Dov’e’.? – mi chiese. Mi spostai, e li diedi la visuale delle due ragazze appoggiate alla tazza – Fantastico. Ok facciamo che chiamo Lore, io ti aiuto a portare a casa mia sorella, e lui pensara’ con Marco a portare a casa Angie. Ci stai.? – domando’ serio
- Certo, tu valli a chiamare, io cerco di tirarle su da li – gli risposi tornando a occuparmi delle mie amiche.
Un’ora dopo mi trovavo in qualche sperduta vietta berlinese di periferia sola con Logan e un’Anne oramai addormentata tra le sue braccia.
- Allora divertito con le inglesi.? – chiesi al ragazzo, al fine di rompere il silenzio.
- Scusa.? – domando scendendo dalle nuvole.
- Le due inglesine con le quali hai flirtato tutta la serata insieme a Giorgio – gli spiegai
- Cos’e’, gelosa.? – ribatte’ malizioso.
- Oh Dio...lascia perdere – dissi alzando gli occhi al cielo. Quel ragazzo era impossibile.
- Comunque carine, la mora baciava decisamente bene – disse. Evitai di rispondere – Sai sarebbe stato decisamente piu’ interessante vedere te ubriaca che mia sorella. Chissa’ magari sei piu’ simpatica – continuo’ lui.
- Tranquillo, e’ uno di quei piaceri che credo non ti daro’ mai – gli risposi irritata.
- E tutta questa sicurezza da dove arriva.? Non ti hanno mai detto mai dire mai.? – s’imputo’.
- Perche’ sei uno spocchioso figlio di papa’ e pure don giovanni, che cosa potrei mai ottenere da uno come te.? - gli sputai irritata. Sapevo che dargli del figlio di papa’ non era forse esatto, dato che comunque ne lui ne sua sorella avevano mai dato a pesare agli altri la loro ricchezza, ma mi aveva decisamente fatto innervosire. A quel punto Logan non mi rispose piu’, e finimmo il tragitto in silenzio, cosi’ come l’avevamo iniziato.
I giorni a seguire li passammo a studiare a scuola la mattina e a correre per Berlino il pomeriggio. Solo la sera ci concedevamo di uscire, ma nessuno aveva piu’ alzato il gomito. Andammo anche a ballare un paio di volte, ma senza fare troppo tardi.
Sabato finalmente ebbimo il nostro primo pomeriggio libero ed io ed Anne decidemmo di concederci un po’ di sano shopping insieme.
- Che ne dici di questo.? – mi chiese uscendo dal camerino con un abito da sera, beige e senza spalline. Era divino e tremendamente costoso dato che eravamo da Versace.
- Direi che e’ meraviglioso. Puro sfizio o e’ per un’occasione speciale.? – chiesi curiosa.
- Tra non molto, anche se non so ancora la data, ci sara’ una serata di gala a Milano, per l’apertura della nuova sede dell’azienda di famiglia. Dovro’ esser impeccabile, non credi.? – mi spiego’.
- Assolutamente. E io che pensavo che fosse per il tuo ragazzo – dissi maliziosa.
- Bhe’ anche – ammise timidamente – Dovrebbe esserci anche lui, e quindi devo esser piu’ bella che mai, cosi’ che non pensi di lasciarmi a causa della lontananza – affermo’
- Scusa dove abita.? E soprattutto quant’e’ che state insieme.? – domandai insistendo. Adoravo le storie d’amore, soprattutto quelle della vita reale.
- Oramai sono tre anni e mezzo. Si chiama Jackson. Ci siamo conosciuti per caso a una festa dove si era infiltrato con degli amici. Era la festa di una mia compagna di classe, quindi avevo dato per scontato che non l’avrei mai piu’ rivisto. Due sere dopo invece me lo ritrovai in casa, a una festa data dai miei zii per il loro momentaneo ritorno in America. A quel punto decidemmo che era destino che ci dovessimo incontrare e iniziammo a uscire insieme. Abbiamo 3 anni di differenza. Adesso e’ in America, e’ all’ultimo anno di giurisprudenza a Yale. Abbiam passato insieme tutta l’estate e ci sentiamo quasi tutti i giorni, ma prima di fine ottobre e’ sicuro che non lo vedo – mi racconto’ Anne. Mi dispiaceva sapere che dovesse rimanere separata cosi’ tanto dal ragazzo che amava, ma era cosi’ sicura del loro amore, che la distanza non sembrava minimamente preoccuparla – tu piuttosto.?? Non mi vorrai dire che una ragazza come te non e’ fidanzata.?? – chiese curiosa. Il mio umore sognante cambio’ radicalmente, e mi ricordai come le favole non sono per tutti – Ops, tasto dolente. Non devi raccontarmi se non vuoi – mi rassicuro’.
- No tranquilla...anzi forse mi farebbe bene finalmente parlarne. Il fatto che lo ero, fino a un mese fa diciamo. Un anno e mezzo di relazione, tra alti e bassi, ma ci amavamo, o cosi’ credevo. Sono partita per la Polonia per quasi due mesi, e il mio ragazzo diciamo che non l’ha mandata molto giu’. Abbiamo iniziato a litigare sempre piu’, ovviamente via messaggio, e mi sono iniziata a chiedere se era veramente quella la relazione che volevo. Poi pero’ sono andata avanti dicendomi, che era normale che mi facessi queste domande, ma che lo amavo e che quindi una volta tornata a Milano tutto si sarebbe sistemato. Bhe’ due settimane prima del mio ritorno, ricevetti finalmente una sua telefonata, nella quale pero’ mi diceva che mi aveva tradito, nuovamente con la sorella del suo migliore amico, e mi chiedeva perdono perche’ l’avevo fatto solo perche’ gli mancavo. A quel punto non ce la feci piu’ e gli dissi che era finita. – le raccontai
- Che stronzo – disse incredula la ragazza – Vicky mi dispiace veramente tanto... mamma mia, ma poi dirti che l’ha fatto perche’ gli mancavi, ma ce la fa.? – continuo’. Riusci’ solo a riderne amaramente.
- Gia’...ma cosa ci vuoi fare, e’ un uomo, e’ di natura un deficiente. La cosa peggiore era che e’ il migliore amico di Alice. Mi dispiace che tutto quello che e’ successo tra noi due abbia in parte intaccato la loro amicizia. Non del tutto ovviamente, ma in parte – ammisi.
- Se la loro amicizia si e’ intaccata, vuol dire che c’erano gia’ problemi prima. Vai tranquilla, sicuramente non e’ colpa tua – mi rassicuro’ la ragazza.
- Si ma non parliamone piu’ ok.? Oramai e’ un capitolo chiuso della mia vita, per ora non ne voglio sapere di ragazzi. Meglio che mi concentri sull’ultimo anno – dissi piu’ per autoconvincermi che altro - Tra l’altro, a proposito d’amicizie, pensavo che se vi va proteste uscire, tu e tuo fratello, con noi in compagnia. Abitiamo vicine, almeno conosci un po’ di gente anche qui a Milano. Che ne dici.? – le chiesi. Immaginavo che avere con chi uscire anche a Milano le avrebbe sicuramente fatto piacere.
- Veramente.?? Io sicuramente.! Sai e’ da quando ho l’asciato l’America che non ho piu’ delle vere amicizie con cui uscire tutti i giorni – ammise rattristendosi.
- Visto.?? Le mie amiche sicuramente non avranno nulla in contrario, vedrai – la rassicurai. Sorridemmo entrambe e ci lasciammo andare in un veloce abbraccio.
- Che faccio allora.? Lo compro o no questo vestito.? – domando’ distaccandosi. Mi ero completamente dimenticate del motivo per cui eravamo li’.
- E’ stupendo, non c’e’ che dire, ma quello blu che avevi provato da Valentino...bhe’ se devo esser sincera mi faceva impazzire, molto piu’ di questo – confessai.
- L’avrei gia’ comprato anch’io, se non fosse che ho gia’ indossato un vestito blu, tra l’altro sempre di Valentino, all’ultimo gala a cui sono stata quest’estate quand’ero in vacanza con Jake a Los Angeles. La stampa sarebbe capace di sparlare anche di questo oramai – commento’. Scoppiai a ridere per quanto mi sembrava surreale quello che aveva appena detto, ma capii il suo problema. Non potevo permettermi di non indossare un vestito dello stesso colore, ma ero la prima che non si faceva vedere a una festa mai nello stesso abito.

Il giorno successivo, Domenica, la Nasoni ci porto’ in gita a Potsdam, dove nel pomeriggio io e alcune ragazze ci rifugiammo a rilassarci nel parco vicino al fiume.
- Avevo bisogno di questo sano relax ragazze, questa settimana e’ stata un delirio – commetai buttandomi sull’erba.
- Gia’ la Nasoni non scherzava quando a giugno diceva che sicuramente non avremmo avuto molto tempo libero – disse Daria.
- E’ gia’ passata una settimana, ve ne rendete conto.? – constato’ Angelica
- Da quando siamo qui o dalla nostra fantastica sbronza Angie.? – chiese divertita Anne. Scoppiammo tutte a ridere.
- Se penso che mi hanno riportata a casa Lore e Marco, che vergogna. Non mi hanno nemmeno voluto dire le cavolate che ho sparato, ogni volta che si tocca l’argomento semplicemente ridono e non dicono niente.! – sospiro’ disperata la ragazza
- Io fortunatamente mi sono addormenta o svenuta, non saprei di preciso. Fatto sta che niente d’imbarazzante e’ uscito dalla mia bocca – affermo’ fiera di se Anne – Tra l’altro di che avete parlato tu e mio fratello nel frattempo.? - chiese curiosa
- Parlato.? Io e lui.? Bella battuta....ci siamo rivolti tre frasi in croce, e ovviamente abbiam finito per discutere – dissi irritata pensando alla sciocca discussione
- So che Logan puo’ sembrare odioso, ma fidati, in verita’ e’ un ragazzo d’oro. E’ semplicemente una sua facciata – spiego’ rattristendosi. Da quelle parole capii’ che c’era qualcosa che ci nascondeva.
- Una facciata serve per proteggersi... – azzardo’ Daria. Anne sospiro’ e inizio’ a parlare.
- Dalle relazioni con le persone. O piu’ che da quello, dal permettersi di affezionarsi alle persone. Sapete, i nostri genitori sono morti 4 anni fa, sono stati assassinati – a quella frase mi vennero i brividi, ma Anne non si fermo’ – Sono stati periodi bui per me e Logan, soprattutto tenendo conto che gli assassini non sono mai stati presi. Ovviamente e’ stato un grande dolore per tutte e due, ma io ho saputo reagire in un modo, lui in un altro. Io sono socievole, esco, mi diverto cerco di non pensarci. Logan invece si chiude in se stesso, fa il duro e non lascia intravedere la sua vera persona, perche’ ha troppa paura che se si affeziona a qualcuno, quel qualcuno possa di nuovo abbandonarlo – racconto’. Nessuna di noi ebbe il coraggio inizialmente di parlare.
- E’ per questo che vi siete trasferiti in Italia, vero.?? Era piu’ sicuro che rimanere li’...- riusci’ a chiedere Angelica
- Gia’...verso dicembre scorso, la sicurezza aveva ritrovato delle falle nel sistema, e quindi i miei zii hanno ritenuto saggio farci trasferire a casa loro, in modo da esser lontani dal pericolo e sotto controllo di qualche nostro caro. Abbiamo lasciato l’ultimo anno dopo solo un semestre, e ora che ci siamo riusciti ad ambientare e aggiornare con il programma scolastico di qui, abbiamo deciso di ri iniziare da capo l’ultimo anno – spiego’. Rimasimo tutte in silenzio, senza sapere cosa fare, quando semplicemente ebbi le forze di alzarmi e abbracciarla piu’ forte che potevo.

La settimana che segui’ fu altrettanto intensa. Scuola, giri per la citta’, serate chiusi nei pub o a girovagare e fare gli scemi per le vie del centro. Ero pure riuscita a sentire Ilenia da Montreal, ma non so ancora dire chi abbia speso di piu’ per la chiamata. Le avevo raccontato di quello che ci avevo detto Anne, e di come ci eravamo unite in quella settimana.
Con Logan invece le cose non erano cambiate di una virgola. Le volte che ci rivolgevamo parola, anche a lezione, era una continua discussione, per non parlare del fatto che odiavo il suo atteggiarsi da Don Giovanni. Quando ne parlai al telefono con Alice, disse che secondo lei, io ero gelosa, perche’ infondo mi piaceva, ma chiusi la discussione con un “tu sei pazza” .
L’ultima sera decidemmo tutti insieme di andare in una delle piu’ grandi discoteche della citta’, come gran finale di quelle due settimane. Come la prima sera, in molti non seppero dare un limite, e tra quelli che si ritrovano ubriachi a meta’ serata c’ero anch’io.
- Vicky quanto hai bevuto.? – mi chiese preoccupata Angelica, che per quella sera aveva deciso di mantenere il controllo su se stessa
- Credo decisamente troppo, perche’ mi sento cosi’ leggera, e io non lo sono affatto – commentai divertita mentre continuavo a ballare.
- Vieni, con me, ti porto un attimo nel prive’ – disse trascinandomi via dalla pista. Eravamo riusciti a prenotare le salette private per noi, in modo da poter lasciare i nostri averi e avere un posto tranquillo dove bere, e fu esattamente li’ che mi mi porto’.
- Allora tesoro, facciamo che ti lascio qui qualche minuto, cosi’ o ti riprendi o dai di stomaco e ti riprendi. Ok.?? – domando’ facendomi sedere. Accennai un si con la testa e mi sdrai completamente sul divanetto.
I ricordi di quella sera ovviamente non sono mai stati troppo chiari nella mia mente, ma alcune cose sono difficile da dimenticare.
Il mio sguardo era fisso sulla porta: aspettavo e speravo che Angelica o Anne entrassero il prima possibile e non mi lasciassero sola, quando un alquanto ubriaco Logan Calligan fece la sua entrata. “Ci mancava solo lui” pensai “questo e’ il Karma. Mi sono ubriacata come una scema.? Il Karma mi manda Logan da sopportare” Il ragazzo si sedette, in malo modo, di fianco a me e si perse a guardarmi.
- Mi sa che sei ubriaco fradicio, vero.? – dissi divertita. Avrei voluto fare la seria, ma il mio pessimo stato di sobrieta’ non me lo permise.
- Direi che tu non sei da meno – disse continuando a mantenere gli occhi fissi sui miei.
- Come mai qui, ti hanno rinchiuso anche a te.?? – domandai curiosa.
- Perche’, tu sei stata rinchiusa.? – ribatte’ lui.
- Ti ho posto per prima la domanda.!! – piagnucolai quasi offesa.
- Naaa, sono venuto di mia spontanea volonta’ – spiego’.
- Cos’e’, non c’erano piu’ bionde con cui flirtare.? – domandai scocciata.
- Sinceramente preferisco le more – ammise lui. Guardai in automatico i miei capelli: erano tinti ma decisamente non erano biondi.
- Signor Calligan sta per caso cercando di provarci con me.? – domandai mezza seria e mezza divertita.
- Sarebbe tanto grave.? – chiese malizioso lui, avvicinandosi sempre piu’ al mio viso.
- Noi due ci odiamo Calligan – constatai, senza pero’ scansarmi.
- Ma siamo ubriachi. Se succedesse qualcosa qui, nessuno dei due potrebbe ricordarselo, e non ci sarebbe nessun problema – disse oramai sospirando sulle mie labbra.
- Ho il pessimo vizio di ricordarmi sempre tutto – dissi contraddicendolo. Mentre parlavo avevo mantenuto il controllo e gli occhi fissi nei suoi, ma quando gli abbassai e mi ritrovai di fronte alle sue labbra non c’era piu’ nulla da fare.
Mi prese con foga, tirandomi su di lui. Io a cavalcioni sulle sue gambe, le sue mani sul mio di dietro, le mie tra i suoi spettinati capelli neri.
Non so quanto duro’ il tutto, ma so che in un momento di lucidita’ ebbi le forze di staccarmi, ricompormi e senza fiatare uscire da quel prive’.

- Sai, dopo quasi un anno inizio finalmente a esser contenta di essermi trasferita Milano – Mi disse Anne in aereo.
- Come mai dici questo.? – le chiesi curiosa
- A New York la vita non era piu’ la stessa dopo la morte dei miei. Sai sono subentrare un sacco di responsabilita’, soprattutto per quanto riguardava la nostra presenza nell’azienda. Avevo poco tempo per le mie amiche, sia a scuola che fuori: niente piu’ giri per i negozi, feste, vacanze organizzate, pero’ almeno avevo qualcuno. Quando pero’ ci trasferimmo qui a Milano mi sentii persa. Nessuno con cui uscire e fare shopping, parlare, prendersi un caffe’, andare a ballare. Ero sola. Da quando ho iniziato la scuola invece le cose sono cambiate. Dal primo giorno tu e le altre mi avete accolta senza problemi, e tu in queste due settimane sei stata una coinquilina e un’amica fantastica. Non e’ la vita nell’Upper Eat Side, ma e’ fatta di persone piu’ vere, e non e’ assolutamente male – mi spiego’. Abbracciarla mi venne naturale – Pero’ niente da fare, i mezzi pubblici non fanno per me – constato’ e scoppiammo a ridere.
Quella mattina avevo la testa che scoppiava, e dopo quella chiacchierata speravo solo di addormentarmi e risvegliarmi piena di energie. Come avevo ribadito a Logan la sera prima, mi ricordavo assolutamente tutto, ma sia lui che io ci comportammo esattamente al nostro solito modo: ovvero non ci parlammo, a parte qualche battuttina per darci fastidio.
- Hej, hai bisogno di un passaggio .? – mi chiese Anne nel prendere la valigia. La guardai persa come se non avessi capito la domanda: purtroppo il mal di testa post sbronza, nonostante la dormita in aereo, non era passato – Vicky.?? – mi riprese la ragazza.
- Cosa.? Ah, si scusa, il passaggio...Guarda molto volentieri grazie, mia madre purtroppo è al lavoro non poteva venire, e non sapevo proprio cm tornare a casa – risposi grata. Presi la valigia e ci dirigemmo verso l’uscita. Logan usci’ con noi ma evito’ di parlare. Mentre oltrepassavamo pero’ la fila di genitori intenti ad aspettare il resto dei miei compagni di scuola senti qualcuno chiamarmi da dietro.
- We signorina, non e’ che vorrebbe tornare a casa con la mamma.? – urlo una donna. Mi girai e vidi l’esile figura di mia madre con le braccia sui fianchi guardandomi con un faccino da bambina arrabbiata.
- Mamma.! – gridai a mia volta mollando la valigia e correndole incontro per abbracciarla – Avevi detto che non saresti potuta venire.!! – le dissi sciogliendomi dalla presa.
- E invece sorpresa.!! – disse aprendo le braccia per dare piu’ enfasi alla frase – vatti a riprendere la valigia, va che l’hai lasciata a quei due poveri ragazzi – continuo’ indicando Anne e Logan.
- Vero, che scema. Pero’ vieni vorrei presentarti una persona – dissi tirandola nella loro direzione
- Anne, Logan, vorrei presentarvi mia madre – gli spiegai una volta avvicinatami a loro.
- Mamma questi sono Logan ed Anne. Sono i mie nuovi compagni di classe. Anne e’ la ragazza che mi ha sopportato in casa queste due settimane. Pensa abitano a Cesano e si erano pure offerti di accompagnarmi – le spiegai.
- Cavoli e’ un piacere, e grazie dell’offerta. Tra l’altro, complimenti Anne, sei riuscita a sopportare il suo disordine.?? – disse mia madre.
- Mamma.!! – la ripresi
- Il piacere e’ nostro signora.??...- inizio’ Anne fermandosi, non sapendola come chiamare.
- Lascia perdere il signora, mi fa sentire vecchia. Datemi pure del tu, sono Ewa – la corresse.
- Grazie, e’ gentile da parte tua. Comunque non ti preoccupare, io e tua figlia non abbiamo avuto alcun problema a convivere, anche perche’ in verita’ quella piu’ disordinata della due in questi giorni sembravo io, e non lei - la rassicuro’ Anne.
- Se lo dici tu - disse incredula mia madre - Comunque tesoro andiamo.? Ho lasciato la macchina in un posto dove forse non era il caso di mollarla. Ci dobbiamo sbrigare prima che ce la portino via – mi disse prendendo la mia valigia.
- Sei sempre la solita.!! – la rimproverai - Anne allora chiamami anche sta sera se ti va, cosi’ usciamo tutti insieme – le dissi abbracciandola.
- Certo ci sentiamo dopo – rispose sorridendo.
- Allora ciao – dissi accennando’ un saluto con la mano. Anne rispose con la stessa enfasi, Logan un po’ meno, ma almeno rispose.
- Un po’ sulle sue il ragazzo – commento’ mia madre allontanandosi.
- Lasciamo perdere – ebbi solo le forze di replicare.

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Capitolo 3
*** 3. Solita routine ***


3.Solita Routine

- Sta sera usciamo con la compagnia a bere qualcosa, vi aggregate.? - Chiesi ad Anne e Logan in macchina in viaggio per la scuola. Era oramai lunedi’, e la vita di tutti i giorni, dopo le lunghe vacanze e lo stage stava finalmente per iniziare. Anne e suo fratello ebbero il gentile pensiero di venirmi a prendere in macchina sotto casa, in modo da non dovermi subire la spaventosa metro, come la definiva la mia amica, e non ebbi l’opportunita’ di dire di no.
- Certo – saltello’ Anne sui sedili posteriori – Tu che ne dici fratellone.?? - domando’ poi a Logan.
Alla fine durante il week end non ci eravamo potuti vedere, quindi speravo che almeno quella sera per loro andasse bene.
- Credo si possa fare – rispose tenendosi concentrato sulla strada – posso un po’ di caffe’.? – mi chiese poi con fare stranamente gentile prendendo in mana la mia tazza.
- Si, si – risposi stranita.
- Carina.! Dove l’hai presa.?? – chiese subito Anne. In effetti ne andavo fiera. Era a forma di bicchierone, stile caffetterie americane, ma in ceramica. Faceva da termos, cosi’ da poterla portare in giro e sullo sfondo marroncino regnava sovrana la scritta “Keep calm and Drink Coffe” ovvero il mio stile di vita.
- In Polonia, in negozietto pieno di cose inutili e divertenti come questa – le spiegai
- Mamma mia quanto zucchero ci hai messo.?!? – commento’ nel frattempo Logan riponendo il caffe’ al suo posto.
- Mica colpa mia se ti piace amaro. La prossima volta te lo porti da casa e non me lo chiedi – gli risposi acida “Era troppo strano che si fosse rivolto cosi’ gentilmente nei miei confronti” pensai.
- Era solo una constatazione – replico’ lui.
- Falle in modo piu’ garbato la prossima volta – continuai. Ovviamente dovevo avere l’ultima parola.
- Mamma mia come te la prendi...- ando’ avanti a lamentarsi.
- Non me la sono affatto presa, era solo per dire – precisai.
- Oh smettetela voi due di fare in bambini. Logan pensa piuttosto a parcheggiare che siamo arrivati – ci rimprovero’ Anne.
Il ragazzo posteggio’ la macchina e scendemmo tutti in silenzio.
- Io vado a prendermi un caffe’ come si deve, voi due che fate.?? – chiese indirizzandomi ovviamente la battuta.
- Io rimango giu’ a fumare cosi’ aspetto le altre – risposi fingendo di aver colto la frecciatina
- Dai ti tengo compagnia – rispose Anne.
- A tra poco allora – disse ragazzo’ ed entro’ nell’edificio.
- Ti avviso, ci sara’ d’aspettare: Ilenia non e’...- iniziai a spiegare ad Anne quando un folletto mi salto’ in spalle ulrnado a squarcia gola.
- Oh mio Dio sore’.!!!! – grido’ Ilenia. Scese dalle mie spalle e feci solo in tempo a girarmi per ricevere un mega abraccio – Oh amica mia, quanto mi sei mancata.!! – disse
- Ile, mamma che bello vederti, anche tu tantissimo.!! – constatai anch’io non sciogliendomi dalla presa.
- Giuro, il modo in cui mi sei mancata e’ paragonabile a quest’estate.!! – mugulo’ euforica
- Fammi capire, ti sono mancata veramente cosi’ tanto adesso, o cosi’ poco quest’estate.? – chiesi divertita.
- Cosi’ poco quest’estate – disse ridendo – Scherzo scema.! – continuo’ poi tirandomi un pugnetto sulla spalla – Oh Dio, Anne scusa.!! Non ti ho neanche salutata, come stai.?? – chiese poi rivolgendosi alla ragazza.
- Ti pare, tranquilla.! Comunque bene bene. Te piuttosto.?? A detta di Vicky ti aspettavamo tipo verso il suono della campanella – disse lei.
- Diciamo che sapevo che Victoria mi avrebbe ucciso se mi fossi presentata anche oggi in ritardo, e io mi sarei sentita in colpa, perche’ non l’avrei potuta salutare a dovere – spiego’ stringendomi nuovamente a se.
- Ma quante belle fighette che vedo qui – disse d’un tratto una voce dietro di noi.
- Ester.!! – gridai girandomi e abbracciandola – aspetta come mai cosi’ alta.?? – domandai divertita, notando la notevole differenza d’altezza rispetto al suo solito.
- Grazie a questi fantastici stivali della nuova collezione di Gucci autunno- inverno che ho preso a New York.!! - rispose fiera.
- Sono tra l’altro comodissimi vero.?? Li ho anch’io ma beige a posto che grigi – disse Anne.
- Ciao bellezza, scusa non ti ho neanche salutato come si deve – noto’ Ester e si affretto subito a farlo dandole due veloci baci – comunque hai ragione, sono veramente comodi. Li avevo visti anch’io grigi, ma beige erano in saldo perche’ erano l’ultimo paio, e quindi me li sono potuta permettere. A prezzo pieno li avrei solo potuti guardare – commento’. Non avemmo dubbi che Anne li avessi presi senza nessun saldo.
Poco dopo arrivarono anche Caterina, con il suo nuovo motorino, Magda e Melissa, con le quali, dopo mille saluti, baci e abbracci entrammo a scuola.
Dopo sei, abbastanza leggere, ore a scuola, i fratelli Calligan mi riaccompagnarono a casa. Decidemmo che ci saremmo trovati alle 21,30 nella piazza di fronte alla Caserma, che cosi’ li avrei presentati alla compagnia.
Dopo un veloce pranzo, non feci tempo a rilassarmi troppo che corsi a casa di Alice insieme a Felicia, come ci eravamo messo d’accordo nel week end.
- Ho sentito Marco oggi – disse Alice accendendosi la sigaretta.
- Immagino che se me lo dici e’ perche’ ti ha chiesto di me, vero.?? – le dissi incupendomi.
- Gia’... mi ha chiesto come stavi, cosa fai e mi ha detto che gli manchi – rispose lei.
- L’hai mandato a quel paese vero.? – domando’ Cici agguerrita.
- Cici calmati...- le dissi divertita. Lei era fatta cosi’, se qualcuno faceva soffrire una di noi, era la prima a prendersela personalmente.
- Non l’ho mandato a quel paese, ma non sono neanche stata troppo carina. Gli ho detto che stavi alla grande, che sei appena tornata in grande forma da Berlino, che quello che fai oramai non gli deve piu’ riguardare e soprattutto che se gli manchi puo’ fare esattamente cio’ che ha fatto quest’estate, farsi con Giorgia o con qualsiasi altra ragazza, tanto adesso non si sarebbe piu’ dovuto giustificare con nessuno – mi racconto’ la ragazza. Sapevo che quelle parole erano state dure da dire a lui, dato il loro teorico rapporto di amicizia, ma mi commuoveva quasi il fatto che lo faceva solo per me. L’amicizia che legava me ed Alice era veramente unica. Ci conoscevamo da anni, dato che comunque avevamo sempre frequentato la stessa zona, ma inizialmente io non la potevo vedere e lei semplicemente a mala pena sapeva chi fossi. Poi, in un viaggio ad Assisi, per puro caso finimmo a passare insieme con Viola un’intera nottata, e finalmente ebbimo modo di conoscerci veramente. Da quel giorno poi tutto inizio’ a crescere. Iniziammo a uscire insieme, a confidarci. Inizialmente non ci reputavamo migliori amiche, ma nonostante questo sapevamo cose l’una dell’altra che non riuscivamo a dire a nessun altro. Ci piaceva credere, che come diceva Platone nel simposio, noi fossimo quelle due anime gemelle che erano state divise e avevano avuto la fortuna di ritrovarsi.
- Grazie Ali davvero...non riesco a credere che abbia ancora il coraggio di assillarti – le dissi incredula.
-Dai, dai cambiamo argomento – piagnucolo’ Felicia – dicci piuttosto se sta sera vengo in due americani – continuo’.
- Uhu vero, mi ero dimenticata di dirvelo. Gli ho detto alle 21,30 in piazza, hanno detto che ci sono sicuro – annunciai.
- Perfetto, sono proprio curiosa di conoscergli – disse Alice
- A chi lo dici, voglio vedere se questo Logan e’ cosi’ figo come nei giornali - commento’ Cici.
- Giornali.?? Ma di cosa parli.?? – chiesi stranita.
- Ma come Vicky.? Hai in classe due celebrita’ e non ti fai nemmeno un po’ gli affari loro.? Per fortuna che ci sono io va – disse alzandosi. Spense la sigaretta ed entro in casa, uscendo poco dopo con il cellulare in mano – La stampa italiana, per ora, non dice molto. Ci sono stati solo due o tre articoli, su Fanity Fair e Vouge italia. I primi sono del loro arrivo vedete.? – ci spiego’ mostrandoci l’articolo di Vouge di gennaio scorso su internet. S’intitolava ‘Ecco l’America’, e mostrava in primo piano un’enorme immagine in abito da sera di Anne e Logan – Quelli di Vanity Fair non ho voglia di cercarli, ma sempre su Vouge ne hanno dato uno a inizio settembre, guardate – disse trovando il secondo pochi istanti dopo “L’inizio di una nuova vita”. Era un articolo di 3 pagine pieno di foto dei due ragazzi durante un servizio fotografico – Dopo la morte dei genitori, hanno ereditato l’azienda di famiglia, la quale e’ una delle piu’ importatni d’America. L’azienda si occupa di microtecnologie, e la prima nelle piu’ sfruttate dallo stesso presidente degli Stati Uniti – continuo’.
- Tu mi fai paura.! Sai piu’ cose tu di me che ho condiviso ben 2 settimane la mia camera con Anne.!! - commentai.
- Ma scusa, a te come’e’ che ti e’ venuto in mente di fare tutte ste ricerche.?? – domando’ curiosa e decisamente divertita Alice.
- Bho...Vicky aveva detto che quei sue due compagni in America erano famosi, e volevo vedere fino a che punto. Lo sapevi che sono tra i piu’ paparazzati in America.?? Sono anche tra l’altro tra i 10 ragazzi piu’ ricchi del paese – disse.
- Ripeto: tu stai male – replicai senza riuscire a trattenere le risate.

- Regaz che ne dite.? Emporio o Internazionale.?? – Chiese Mirco alzandosi in piedi.
- Io dico internazionale: almeno possiamo giocare a scopa – propose Gennaro con il suo solito accento calabrese.
- No, ti prego amore. Io sono per l’Emporio, almeno per sta sera niente carte – lo contradisse Veronica.
- Ed Emporio sia.! – disse alzandosi Felicia – Ha che punto e’ Alice.? – domando’ poi a Fabrizio, il ragazzo della nostra amica.
- Teoricamente stava per uscire 5 minuti fa. Poi pero’, quanto questo sia vero....- rispose divertito. Alice era fatta cosi’: sempre in perenne ritardo. I suoi 5 minuti sanno trasformarsi anche in 50.
- Oh ecco Logan ed Anne.! – dissi indicando la BMW che stava parcheggiando. Gli andai subito incontro.
- Ciao Ragazzi.! – dissi mentre scendevano dalla macchina.
- Ciao tesoro, scusa il ritardo, ma abbiamo perso la condizione del tempo a cena – si giustifico’ la ragazza.
- Tranquilla, tanto stiamo aspettando ancora Alice e credo Giulia – la tranquillizzai – dai venite che vi presento gli altri.
Felicia fu la prima a presentarsi, insieme Fabrizio e a David, il suo ragazzo. Poi presentai a uno a uno il resto del gruppo: Mirco, Gennaro, Veronica, Alessio, Daniele e Daniel.
- Non ci credo, solo 10 minuti di ritardo – mi fece notare Cici all’arrivo di Alice.
- Ciao gente – disse lei iniziando a salutare tutti – piacere voi dovete esser Anne e Logan. Io sono Alice – disse poi presentandosi ai due nuovi.
- Il piacere e’ nostro – rispose Alice.
- Dobbiamo aspettare quindi anche Giulia o andiamo.? – domando’ impaziente Fabrizio.
- Mi ha appena scritto che non viene, quindi direi andiamo – rispose Veronica. Ci alzammo tutti e ci dividemmo nelle macchine.
Io e Daniel andammo con Anne e Logan.
- Complimenti per la macchina Logan. Tutti pezzi originali o modificati.? – chiese curioso il mio amico.
- Parafanghi, luci e freni sono modificati, per il resto tutto originale. Anche se pensavo di modificare il motore – rispose il ragazzo.
- Il motore.?? Come mai.? Cioe’ quelli della bmw mica sono male – constato’ Daniel.
- Si ma vorrei potenziarlo, perche’ per le gare e’ poco potente – spiego’ Logan. Quella frase mi sorprese. Era la prima volta che iniziavo a scoprire qualcosa di piu’ di Logan, oltre al fatto che nei miei confronti era odioso e che era un Playboy. Notai anche pero’ la smorfia di Anne alla parola gare.
Una volta arrivati all’emporio, prendemmo i tavoli fuori, dato che il tempo nonostante fosse oramai ottobre, lo permetteva ancora. Tutti e due i ragazzi non ebbero problemi ad ambientarsi. Anne con il suo carattere aperto, conquisto’ subito la simpatia delle mie amiche, cosi’ come aveva fatto con me, e Logan, si era inoltrato con il resto dei ragazzi su argomenti come moto e macchine.
- Gente io vado, ho promesso a mamma che rientravo per massimo le 23,15 – dissi alzandomi.
- Scusa ma vai da sola.? – mi chiese preoccupata Anne
- Non e’ la prima ne sicuramente l’ultima volta –la tranquillizzai mentre facevo il giro di saluti.
- Ti accompagno io – disse d’un tratto Logan alzandosi “Oook, devo avere sentito sicuramente male’ pensai tra me e me.
- Emh...no, ma va, tranquillo, non farti problemi – risposi titubante.
- Insisto. Non sei abbastanza vestita tra l’altro per passare inosservata. Anne torno in 10 minuti – proclamo’ avviandosi direttamente alla macchina. Rimasi ferma ad osservarlo – Ti muovi o no.? Guarda che poi se no rompi che arrivi in ritardo – Urlo’ con fare scocciato.
- Riecco il Logan che conosco – borbottai e mi diressi verso l’auto.
Una volta in macchina, ero sicura che il silenzio avrebbe regnato sovrano, invece Logan mi stupi’ aprendo bocca per primo.
- Hai detto qualcosa a Anne di venerdi’ sera.? – domando’ impacciato.
- Non eri quello che avrebbe dimenticato tutto il giorno dopo .? – chiesi a mia volta.
- Ho detto che c’era la possibilita’. Rispondi alla mia domanda piuttosto – rispose lui.
- Capito...Comunque no, io niente, perche’ tu.?? – domandai curiosa. Sembrava un’interrogatorio, l’uno nei confronti dell’altro.
- Nada – rispose con indifferenza
- Come mai questa domanda scusa.?? – chiesi ancora.
- Ma, niente, era cosi’ per chiedere – disse con leggerezza, e io non gli crebbi.
- Non ci credo – lo contraddi’ – perche’ me l’hai chiesto.? – insistetti.
- Bibibiiii, tempo scaduto. Scenda signorina siamo arrivati – disse lui fermandosi sotto il mio portone.
- Dio.! Sei impossibile lo sai vero.? – sbuffai uscendo dalla macchina e sbattendo la portiera.
Non c’era niente da dire: ero certa che non sarei mai riuscita ad avere una discussione normale con Lui.

Mercoledi’ pomeriggio mi trovavo a casa Calligan insieme a Ilenia. Avevamo ricevuto un compito per conversazione tedesca da svolgere noi tre insieme, e Anne si era proposta di farlo a casa sua.
Dire che eravamo senza parole per la bellezza e grandezza della casa era anche inutile.
Era un’enorme villa immersa in un gigantesto giardino verde e rigoglioso dove oltre alla tipica piscina esterna da villa americana, vi era anche un laghetto e una piccola stalla con 3 meravigliosi cavalli. Ma se l’esterno faceva sognare, l’interno era anche meglio. L’immenso portone all'entrata dava vista salotto: Caminetto in bella vista, arredato in modo classico, enormi divani bianchi e mobili neri, che si abbinavano divinamente con il pianoforte a coda, posto dietro ai divani, su un piano rialzato. Il tutto visibile dalla veranda, separata dalla casa da un’unica vetrata.
Sempre dall’entrata, a sinistra si poteva scorgere la cucina: mobili ad L, isola al centro, e meta’ della stanza adebita a sala da pranzo, dalla quale, come in sala, si poteva godere la visuale del giardino.
A destra invece, un’enorme scalinata portava al piano superiore, dove Anne ci disse che si trovavano le loro camere, quella degli zii, e due per gli ospiti, piu’ ovviamente i bagni del piano. Infine al’’ultimo piano, l’immensa mansarda, che ci spiego’ la ragazza, aveva arredato lei, per i futuri pigiama party. Ci fece vedere inoltre la piscina interna, dalla quale si arrivava dal salotto o dal giardino, che ovviamente comprendeva la jacuzzi e un bancone da bar.
La verita’ era che esternamente avevo gia’ intravisto quell’enorme villa, mesi prima, durante un giro in bicicletta con il mio ex- ragazzo, tra l’altro anche lui di Cesano Boscone, ma non avevo mai pensato che potesse esser cosi’ meravigliosa e soprattutto che mai l’avrei visitata.
Comunque vada, dopo aver esplorato il tutto, e aver velocemente preparato il compito di tedesco, ci concedemmo una chiacchierata in veranda davanti a un bel caffe’ e qualche sigaretta.
- Tuo fratello dove l’hai cacciato.? – domando’ curiosa Ilenia.
- Mmmh, di preciso non so dove sia, ma e’ con Daniel, a comprare dei pezzi per la macchina – rispose Anne.
- Daniel.?? Bene, vedo che ha gia’ fatto amicizia – dissi contenta. Nonostante il nostro rapporto, ero felice che sia Anne che suo fratello avessero trovato finalmente persone con cui passare il tempo.
- Gia’ gia’. Ha detto che usciva con lui e il suo migliore amico, che a quanto pare e’ sempre della compagnia, ma noi non abbiamo conosciuto Lunedi’ sera – disse
- Parlava sicuramente di Sic. E’ il migliore amico di Daniel, e soprattutto adora giocare con le auto – spiegai.
- Scusa, non che io me ne intenda, ma con la macchina che si ritrova, cosa gli serve modificarla.?? – chiese Ilenia. A quella frase Anne s’incupi’.
- Per le gare clandestine – rispose dura – Ha iniziato in America, da un giorno all’altro, senza volermi mai dare spiegazioni del perche’ lo faceva. E fidatevi, una motivazione oltre al “e’ una cosa che mi piace” c’e’, perche’ Logan non e’ uno che fa bravate del genere solo per il gusto di farle. Fatto sta, che una volta trasferitici qui in Italia, sembrava che avesse rinunciato, ma a quanto pare durante il mio periodo a Los Angeles, e’ tornato a correre anche qui – racconto’ – la cosa inizialmente non mi preoccupava. Che fosse legali o meno, era una cosa che sapevo era ben organizzata: la gente che lo fa, non si fa trovare facilmente dalla polizia. Poi pero’ iniziarono gli incidenti, e insieme a quelli anche le nottate in cui svegliandomi per andare a bere in cucina, mi ritrovavo un Logan malmenato che cercava dei medicinali per alleviare il dolore. Chi frequenta quei posti, non e’ gente a posto. Me ne sono resa conto troppo tardi per dissuaderlo – disse.
- Bhe’ scusa, tu dici che c’e’ un motivo per cui lo fa, ma che te lo tieni nascosto. I suoi vecchi amici non sanno nulla.? – Domando’ ancora la mia amica.
- Sanno quello che so io “E’ un’esperienza di pura adrenalina, che mi fa sentire vivo”. La sua tipica frase che ha addottato con me e con tutti. Ma sono sua sorella, so che c’e’ altro sotto – disse convinta.
- Prima o poi capira’, smettera’ e ti dira’ la verita’ vedrai. Sai che io e lui non siamo in buoni rapporti, e che in generale non ci sopportiamo, ma comunque si vede che a te e’ legato e che si preoccupa – provai a rassicurarla.
- Speriamo...a proposito di te e mio fratello. Com’e’ andata lunedi’ sera.?? Dico in macchina –chiese Anne maliziosa.
- Come vuoi che sia andata, 5 veloci minuti in macchina ed ero a casa – risposi vaga accendendomi una sigaretta.
- Vuoi dire che non avete neanche detto parola.?? - insistette.
- Si abbiam parlato del piu’ e del meno...niente di che’ – provai a darla a bere
- Ma dai Vicky. Tu e Logan non parlate, solo discutete – mi rimbecco’ Ilenia.
- Oh che ansia che siete.! – sbottai – abbiamo solo parlato di venerdi’ sera – dissi sbuffando. Solo dopo pensai a quello che avevo detto.
- Perche’ cos’e’ successo venerdi’ sera.?? – chiese sempre piu’ curiosa la sorella.
- Emh..niente, cioe’....non ricordo di preciso, ero ubriaca – provai a divagare
- Ma smettila, tu ricordi sempre tutto, anche quando sei totalmente fuori – disse Ilenia.
- Oooh, e va bene.! Ci siamo baciati ok.? O piu’ che altro, lui mi ha baciato, io al momento ho risposto, poi pero’ sono rinsavita mentalmente, e me ne sono andata ok.?? Eravamo ubriachi nessuno dei due sapeva cosa stavamo facendo – confessai tutto d’un fiato.
- Lo sapevo che tra voi due c’era del tenero – disse Anne tutta felice battendo le mani.
- Frena, frena, frena. Quale tenero. L’argomento fino a lunedi’ non e’ uscito fuori, e in macchina mi ha solo chiesto se te l’avevo detto. Noi ci odiamo come prima, e tutto e’ assolutamente normale, senza nessun fondo di romanticismo - mi affrettai a calmarla.
- Bha’, secondo me tra voi due, prima o poi succede qualcosa – commento’ Ilenia.
- Pensatela come volete, io so la mia – ribattei e chiusi la conversazione.
Rimanenno a casa Calligan fino le 18,30, e purtroppo non ebbimo l’occasione di conoscere gli amorevoli zii che si occupavano dei due ragazzi.
Anne insistette per riaccompagnarci e quindi, entro le 7 riuscimmo a esser in zona per incontrare Mariamarta. Lei e Ilenia si erano conosciute tramite me, ed erano velocemente diventate buone amiche, cosi’ che ogni volta che la mia compagna di classe si trovava in zona, dovevamo vederci almeno per una chiacchierata. Anche se di fretta ebbi l’occasione di presentare Mary alla nostra amica americana, prima che la ragazza tornasse a casa.
- Allora Ile, qualche news.? – chiese Mary poco dopo esserci appostate sui gradini della chiesa.
- Mha’...Ho lavorato tre mesi come una pazza, pero’ ne e’ valsa ogni ora sia per i soldi, che per le nuove amicizie, che per il tempo passato con il mio ragazzo, ma soprattutto perche’ adesso ho un cane.!! – racconto’ tutta contenta Ilegna.
- Un cane.? E da dove l’hai tirato fuori.?? - chiese stupita Mary
- E’ comparso un giorno nell’hotel dove lavoravo e non se ne piu’ andato. Continuava ad andarmi dietro e cosi’ lo portato a casa con me – le spiego’ tutta felice la ragazza.
- E tuo padre.?? – domando’ ancora la mia amica preoccupata.
- L’avevo gia’ avvisato prima ed aveva accettato – disse Ilenia
- E il Canada.?? Ma soprattutto New York.?? – continuo’ l’interrogatorio Mary.
- Il Canada... Wow. New York bhe’...triplo Wow.!! No ti giuro, un’esperienza assurda, ma ho fatto la brava ragazza . Quella che qui ha delle chicche dallo Stage e’ la nostra Vicky – spiego’
- Ile.! – la rimproverai
- Cosa.??? – domando sorpresa Mariamarta.
- Tranquilla, non te la prendere se non te l’ha detto. Voleva far finta che non e’ accaduto, ma oggi io e Anne glie l’abbiamo tirato fuori – continuo’ a raccontare Ilenia
- Non ci credo, ti sei baciata con Logan – proclamo’ incredula Mary.
- E come fai a saperlo.?? – domandai stupita per aver indovinato.
- Non l’hai detto a nessuno, volevi far finta che non fosse successo... Dai, sapevo che sarebbe successo qualcosa tra voi due dalla chiacchierata con le altre a casa tua, il giorno prima che partissi. Anzi lo sapevamo tutte – commento’ lei.
- Oh ma cosa avete tutte che siete cosi’ sicure che tra noi due ci sia del tenero.?? L’uniche volte che parliamo ci scanniamo.! Ci siamo baciati solo ed esclusivamente perche’ ci siamo ritrovati da soli in una stanza ubriachi fradici – cercai di giustificarmi io.
- Ok diciamo cosi’. Ola cosa dice a riguardo.?? – Chiese d’un tratto Ilenia. A quella domanda mi fermai.
Ola, ovvero Aleksandra, era la sorella che non ho mai avuto.
Ci conoscemmo all’eta’ di 6 anni, in Polonia, e dall’ora nessuno ci ha piu’ diviso, nonostante i 1500 km di distanza. Conoscevo tutta la sua famiglia, e lei tutta la mia, sia i parenti in Polonia che in Italia. Ogni estate vivevamo in simbiosi, e durante l’anno, quando geograficamente parlando eravamo lontano, passavamo il nostro tempo insieme a parlare in web. Non era un rapporto perfetto, come quello che solitamente si ha con la persona che consideri la tua migliore amica, ma era un rapporto da vere sorelle. Abbiamo litigato non so quante volte, siamo state capaci anche di non parlarci per settimane, ma nei momenti difficili, ci siamo sempre state l’una per l’altra, anche se eravamo arrabbiate. Tutte le mie prime esperienze le ho vissute con lei, e viceversa, ed e’ l’unica con la quale abbia convissuto sotto lo stesso tetto per piu’ di un mese. Ma la cosa piu’ importante di tutte, che eravamo l’una la coscienza dell’altra. Non avevamo limiti nel dirci la verita’ in faccia, e a farci scendere con i piedi per terra. Soprattutto lei nei miei confronti.
La domanda di Ilenia era mirata. Sapeva benissimo che quando non voglio ammettere qualcosa a me stessa, aspetto a raccontarlo ad Ola, perche’ lei mi direbbe chiaro e tondo come stanno le cose, senza addolcire la pillola o giraci in intorno
Quello, a detta di Ilenia, era uno di quei casi.
- Io...bhe’ non glie ne ho ancora parlato, ma semplicemente perche’ non ho avuto tempo.!! – mi giustificai. Non volevo darla vinta. Ero convinta che Logan Calligan non mi interessasse, ci odiavamo.!
- Si, certo...va bhe’, tu parlane con lei, poi ne riparliamo – disse Mary e finalmente chiudemmo il discorso
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Capitolo 4
*** Non si può più negare ***


4. Non si può più negare

Dopo aver confessato, il mio terribile atto alle mie amiche, Ola compresa, finalmente l’argomento per qualche giorno fu taciuto. Ovviamente Ola con il suo “chi si odia si ama” aveva dato la propria opinione sul scottante tema, e io avevo solo avuto le forze di replicare, che ammettevo che fisicamente Logan era decisamente un bel ragazzo, e che sotto quel punto di vista avrei potuto dire che mi interessava, ma oltre a questo non c’era altro, se non il nostro odio reciproco. Con lui nel frattempo continuavamo il nostro perenne stato di guerra.
Il venerdi’ sera di quella stessa settimana dopo un pomeriggio chiusa in casa a studiare, per le imminenti interrogazioni di letteratura tedesca, gia’ preannunciate dalla Nasoni a giugno, ebbi il permesso da parte di mia madre di uscire la sera con la compagnia.
Rispetto all’uscita di quel lunedi’, si era aggiunto anche Sic, che in quei ultimi tre giorni, insieme a Daniel ,era diventato pappa e ciccia con Logan, e tutti insieme ci dirigemmo al Joker.
- Sei tornata al tuo solito the’ alla pesca e.?? – constato’ divertita Veronica vedendomi in mano la lattina.
- Gia’...dopo due mesi di sola vodka e birra, e altre due settimane decisamente passata ad alcolizzarmi, meglio che il mio stomaco abbia un po’ di tregua – risposi sconsolata. Purtroppo avevo avuto a soli 16 anni una bellissima ulcera allo stomaco, per la quale rinunciai all’alcol per due anni. Finalmente in quell’ultimo anno avevo ripreso sporadicamente a bere, ma avevo decisamente esagerato durante l’estate, quindi avevo preferito ritornare alla mia astinenza forza almeno per un po’
- Bhe’ almeno mi fai compagnia – disse la ragazza, che quella sera aveva preso la macchina.
- Voi due invece di nuovo a bere.?? – dissi sorpresa vedendo tornare Cici ed Anne con due bicchierozzi di nuovo pieni.
- Tanto non guidiamo – si giustifico’ Felicia.
- E poi qui il cubalibre e’ troppo buono.!! – disse l’americana – Alice dov’e’ finita.? – chiese dopo di che’ notando l’assenza della ragazza.
- E’ li in fondo. Sta litigando con Fabri – rispose Veronica indicando la coppia.
- Com’e’ andata quand’ero a Berlino.?? – domandai preoccupata. Le cose ultimamente tra loro due andavano sempre peggio.
- Male. Non litigavamo tutti i giorni ma quando iniziavano....Ciao proprio – commento’ Cici.
- Sono cosi’ carini assieme pero’ – disse Anne.
- Gia’, ma oramai non bastava piu’ esser carini – replico’ Veronica – Va bhe’ dai, lasciamoli chiarire tra di loro, senza che gli fischino le orecchie. Avete visto il mio uomo.? – chiese infine cercando con lo sguardo Gennaro.
- Sono andati a Fumare a fine vetrina – le rispose Cici – oh mamma com’é passato il tempo – disse infine guardando l'orologio.
- Perche’ che ore sono.? - chiesi.
- Le 23.10 – rispose.
- Merda.! Sono in stra ritardo.! Meglio che vada o per le mezza non ci arrivo manco morta a casa.! – constatai preoccupata.
- Dobbiamo pregare mamma Ewa di darti un coprifuoco un po’ piu’ lungo in settimana, cosi’ almeno non dovresti tornare con i mezzi – disse divertita Cici.
- Aspetta chiedo a Logan di accompagnarti – propose Anne dirigendosi verso il fratello. Non feci in tempo a dirle di lasciar perdere che era ormai andata.
- Se vi baciate sta volta diccelo – disse comparendo dal nulla Alice.
- Primo da dove diavolo spunti.? Secondo basta con questa storia – replicai.
- Primo arrivo da una vivace discussione con Fabri e secondo era solo per dire – rispose.
- Allora dov'è questa fuffa versione di cenerentola.?? - domandò Logan avvicinandosi con la sorella.
- Scusa.?? - gli chiesi stralunata
- Non lo sai.?? Lei poteva tornare a mezzanotte, non alle 23,30 – disse divertito.
- Devo dire che diventi proprio ogni giorno più simpatico – risposi inacidita.
- Vedo che hai voglia di correre per tornare a casa...ciao – controbatté girandosi e facendo un cenno con la mano. Le ragazze mi fulminarono all'istante, tanto che, per quieto vivere decisi di fare meno la preziosa.
- Ok, ok...scusa – gridai rassegnata. Il ragazzo si voltò nella mia direzione sorrise e mi fece cenno di seguirlo alla macchina.
In 10 minuti ero sotto casa mia, ma il silenzio aveva fatto da padrone per tutto il tragitto.
- Grazie mille del passaggio. Ciao – dissi solamente io nell'uscire dalla macchina. M'incamminai al portone, quando senti sbattere nuovamente la portiera. Mi girai di scatto e mi trovai a venti centimetri di distanza dal suo volto.
- Cosa c'è Logan – riuscì a sussurrare.
- Tu mi piaci – rispose serio il ragazzo. A quelle parole persi un battito.
- Tu mi odi – lo contraddissi velocemente io.
- Non è vero, solo che è più facile così – Spiegò lui.
- Ahah, è più facile litigare con me che fare la persona matura e seria.? - chiesi divertita e amareggia allo stesso tempo.
- É più complicato di così – disse cupo.
- Ma che scherzi idioti ti passano per la mente a te.? - domandai sconcertata, guardandolo arrabbiata. Perché era quello che provavo: rabbia. Ero stanca di esser presa in giro dai ragazzi, di esser riempita di belle parole per nulla, e da uno come Logan, che se ne usciva con dichiarazioni del genere non potevo aspettarmi altro.
- Mai stato più serio in vita mia – disse con voce seria e profonda. Lo fissai negli occhi: sembravano sinceri ... Due pozze verdi di pura verità. Nonostante ciò mi girai nuovamente verso il portone, pronta a salire le scale per andare a casa, quando di scattò mi girò e mi trasse a se per poi baciarmi.
Non era decisamente come il nostro ultimo bacio.
Questa era dolce e amaro allo stesso tempo. Cercai inizialmente di non rispondere, ma poi mi resi conto, che le mie labbra non avrebbero mai trovato luogo più perfetto per posarsi, e caricai anche tutti quei miei sentimenti contrastanti sulla sua bocca. Non so quanto durò il tutto, ma quando si staccò da me, io ero senza fiato e parole.
- Passo domani. Sogni d'oro – mi sussurrò. Dopo di che si incamminò verso la sua BMW come se nulla fosse, mentre io lo fissa ancora attonita.
Solo quando partì ebbi modo di riprendere coscienza e finalmente varcai il portone di casa.
Una volta salita, mi buttai sul letto e in automatico scrissi la buona notte alle ragazze.
“Mi ha baciata. Ci siamo baciati. Non capisco niente, ma in quel momento sapevo che andava bene così. Sogni d'oro bellezze e a domani”

La mattina seguente l'ansia del tragitto verso scuola, mi aveva messa in piedi fin dalle 6,30 del mattino. Non sapevo come comportarmi, cosa dire, soprattutto data anche la presenza di Anne in macchina. Insomma era un bel casino.
Fortunatamente (o sfortunatamente, dipende dai punti vista), non fu la mitica BMW nera a presentarsi sotto casa, ma ben si una 500 rossa cabriot nera guidata dalla mia amica.
- Giorno bellezza – disse sorridente mentre entravo in macchina
- Giorno a te cara. Come mai qui da sola, con questo gioiellino.?? - chiesi interessata.
- Il messaggio ricevuto sta mattina diceva “Scricciolo usa la tua macchina e passa a prender Vicky. Ci vediamo diretti a scuola. Stai tranquilla bacio” - mi spiegò lei.
- E tu invece sei tutto fuorché tranquilla giusto.? - domandai preoccupata.
- Esattamente. Non è tornato nemmeno a dormire... - rispose tristemente. Nei suoi occhi si poteva benissimo intravedere tutta l'ansia che si portava appresso, e il bene immenso che custodiva per suo fratello.
- Ma si avrà dormito da un amico – cercai di rassicurarla.
- Se non è tornato a casa senza avvisare, vuol dire che i guai sono purtroppo in vista – disse rassegnata.
Non volevo infierire oltre quindi abbandonai l'argomento, lieta comunque della consapevolezza che il mio momento imbarazzante s'era posticipato.
Una volta arrivate a scuola dedicai i miei pensieri al francese per i primi 30 minuti di lezione, dopo di che giunsi a conclusione che avevo troppa fame per aspettare di fare colazione tra la prima e la seconda ora, e uscì quindi con una scusa. L'intenzione era di andare diretta in mensa, quando dei rumori ambigui dal bagno destarono la mia attenzione. Non mi sarei mai aspettata di vedere ciò che si presentò davanti ai miei occhi.
Logan era appoggiato al muro del bagno vicino ai lavandini con una mano scorticata ancora sotto il getto dell'acqua, un labbro rotto e tutto gonfio e gli occhi chiusi.
- Ma che diamine hai fatto.??- domandai d'impulso, evidenziando quindi la mia presenza.
- L'altro è messo peggio – rispose sogghignando dolorante il ragazzo, rimanendo ancora fermo con gli occhi chiusi.
- Si ma quando è successo.?? dove.?? e soprattutto perchè?? - iniziai a chiedere a raffica preoccupata.
- Allora un po' t'interesso se ti preoccupi tanto - rispose sorridendo lui e aprendo finalmente quei suoi meravigliosi occhioni verdi per fissarmi.
- Fai un'altra battuta e me ne torno in classe - risposi dura.
- Ok, ok...- si difese il ragazzo. Dopo di che si sedette a terra e iniziò a raccontarmi l'accaduto – Ieri sera dopo che ti ho lasciata a casa, son tornato a prendere Anne. Siamo rimasti ancora un po' lì e ho riaccompagnato anche lei, per poi andare a una gara. Fin lì tutto regolare, come anche il fatto che abbiamo dato da mangiare polvere a tutti e abbia vinto. Peccato che però, la mia vittoria non è andata a genio a tutti i presenti, e uno ha pensato bene di andarmi addosso, e abbiamo iniziato a menarci. Lo so che sono messo un po' male, ma fidati, l'altro è davvero in condizioni peggiori – concluse soddisfatto.
- Perchè ti fai questo.? Perchè soprattutto lo fai a tua sorella -domandai seria e dispiaciuta.
- Non è stupidità...le auto sono una mia grande passione, ma se faccio tutto questo, non è solo per provare il brivido della corsa fuori legge – disse lui con un filo di rabbia nella voce.
- Perchè me lo stai dicendo.? - chiesi incredula delle sue parole.
- Ma se me l'hai appena chiesto tu – rispose stranito dalla domanda.
- Si ok, ma non l'hai mai detto ad Anne, o ai tuoi amici. Ti sei sempre rifugiato dietro la banale scusa dell'amore per l'alta velocità. Perchè a me stai dicendo la verità.?? - continuai il mio interrogatorio.
- Non lo so. Mi è venuto naturale – spiegò lui sorpreso della sua stessa risposta.
Ci scambiammo entrambi un lungo sguardo stupito. Avrei voluto in verità chiedergli di più, ma capii che dopo la constatazione della sua apertura nei miei confronti, non avrebbe più detto parola.
- Va bhè vieni qua, fai vedere sto labbro. Stai ancora perdendo sangue – dissi avvicinandomi a Logan. Presi un pezzo di carta, lo bagnai e inizia a tamponare sulla ferita.
- Potresti esser una brava infermierina, sai.? - disse divertito. Premetti appositamente più forte – Ahia.! - Emise un gridolino da femminuccia – scherzavo, cambio idea..non potresti mai farlo – continuò dolorante.
- Ok...forse è meglio che torni in classe ora. Sono fuori da troppo tempo – constatai guardando l'orologio – Però dato che ho dedicato il mio tempo a te al posto che alla mia colazione, per punizione vai tu giù a prendermela e me la porti su in classe per il suono della seconda ora – annunciai fiera della mia geniale idea.
- Scordatelo – rispose scocciato il ragazzo.
- Non si discute – affermai divertita lasciandoli in mano le monetine – Caffè macchiato e brioche al cioccolato. A dopo – continuai uscendo dal bagno e ritornai in classe.
Passati gli ultimi 10 minuti di lezione, finalmente la campanella suonò e Logan fece il suo ingresso in classe, sotto lo sguardo basito di tutti per come era conciato. Ovviamente non disse parola, salutò la classe con un cenno di mano, posò la mia colazione sul mio banco e si sedette di fianco a una al quanto preoccupata e arrabbiata Anne.
- Potevi anche evitare di presentarti in queste condizioni a scuola sai.? - gli disse dura.
- Anne, stai tranquilla è solo qualche taglietto, sto bene – cercò di rassicurarla il fratello.
- Com'è che Logan ti ha portato la colazione.?? - mi chiese curiosa nel frattempo Ilenia destandomi dal battibecco dei due.
- Non ti fare strane idee. Quando ero uscita prima a lezione, volevo scendere giù a mangiare, ma mi sono ritrovata Logan nelle sue pessime condizioni. Mi sono fermata a parlare con lui per sapere cos'era successo, e non avuto più tempo per andare in mensa. Così l'ho obbligato a prendermela, dato che tanto aveva ancora 10 minuti da aspettare per il cambio dell'ora – le spiegai pacata.
- Mhmmm niente baci passionali di mezzo.?? - domandò maliziosamente. Alzai d'istinto gli occhi al cielo. Ovviamente le avevo già raccontato di quello che era successo la sera prima, ma quando avevo visto Logan in quelle condizioni, mi era sinceramente volato via dalla mente.
- No Ile, niente del genere. E abbassa la voce, non l'ho detto ancora ad Anne.!! - la rimproverai – E poi sinceramente quando l'ho visto mi sono più preoccupata di come era messo, che di altro - le spiegai. La ragazza mi guardò contrariata e si rimise e rileggere gli appunti di storia.
Durante l'intervallo scendemmo tutte quante giù per una sigaretta, e iniziammo a programmare un po' la prossima serata. Decidemmo che saremmo andate Borgo, una delle mie discoteche preferite a ballare, insieme anche alla mia compagnia e che noi ragazze ci saremmo fermate a dormire a casa Calligan, così da render felice Anne, sfruttando finalmente la sua mansarda per i pigiama party.

Alle 21 di quella sera, eravamo oramai tutte noi ragazze, disperse per l'enorme stanza dei pigiama party a prepararci: Anne, Ilenia, Ester, Melissa, Magda, Caterina, Angelica, Alice, Felicia, Mariamarta, Viola ed Io. Decisamente non avrei mai potuto invitare un tale numero di persone a dormire da me, ma parlando di Anne, tutto era possibile. Non tutte erano in grande confidenza, ma fortunatamente dati alcuni miei compleanni, di vista si conoscevano un po' tutte.
Nello sclero generale, io ero tranquillamente stravaccata sul letto, già truccata, ad aspettare il mio turno per lisciarmi i capelli, immersa nei miei pensieri, quando Mary si sedette accanto a me.
- Morale gli hai parlato oggi o no.? - chiese innocentemente.
- No...avevo intenzione di scendere adesso però in verità non c'è nulla di cui parlare. Ok, mi piace, ma si tratta solo di attrazione fisica al momento. Non so niente di lui, se non che mi da sui nervi – le spiegai.
- Quindi vuoi fare finta di niente.? -domandò ancora.
- Finchè non mi ritroverò nella situazione in cui dovrò dare delle motivazioni o fare qualcosa...si, direi che utilizzerò questa tattica – affermai fiera del mio pensiero.
Mary scosse la testa in segno di disapprovazione e raggiunse il bagno dato che era finalmente il suo turno per usare la piastra.
- Allora quanto ci ha messo la nostra Vicky a parlare un italiano comprensibile a scuola tornata da Berlino.?? - chiese nel frattempo ridendo Viola a Melissa.
- Perché, l'ha fatto.?? - rispose divertita la ragazza.
- Ah ah ah guardate che sono migliorata. Non è colpa mia se ho passato gli ultimi mesi più all'estero che a casa – le contraddissi io.
- Si ma rendiamoci conto che Anne ha meno problemi di te nel parlare l'italiano – commentò Ester.
- Oooook, e dopo queste simpatiche constatazioni io scenderò giù in cucina a farmi un caffè – dissi e mi dileguai dalla stanza.

La musica sovrastava i miei pensieri. Ballavo con Alice ed Ester sulle note di Callling come se niente al mondo potesse interessarmi. Quella canzone mi faceva quell'effetto. Ricordo ancora come, in macchina di Matteo, tornando da Cesano dopo una litigata con Marco poco dopo la nostra rottura, misi al massimo volume quella canzone: i piedi fuori dal finestrino, l'aria che mi scompigliava i capelli, mentre calde lacrime solcavano il mio volto. In quel momento ricordo che ero riuscita a non provare niente. Ne dolore o gioia, odio o amore...niente. In quell'istante, con le mie amiche , su quella pista, mi sentivo esattamente così.
Qualche momento dopo, non so come, mi ritrovai avvinghiato addosso un ragazzino. Avrà avuto si e no 16 anni. Mi misi a ridere e cercai di divincolarmi quando, come in un film, al cambio della musica fu qualcun altro a salvarmi. Due braccia possenti mi strinsero a se, sulle note di Tonight di Enrique Iglesias.
Quella melodia era come un pugno allo stomaco, mi ricordava in tutto e per tutto Marco, ma...quando mi voltai verso il mio salvatore una scarica di adrenalina attraversò tutto il mio corpo e Marco era sicuramente l'ultimo dei miei pensieri.
Logan mi fissava dritto negli occhi e io facevo altrettanto. Le sue mani vagano ovunque sul mio corpo e io lo lasciavo fare. Eravamo puro sesso che ballava. Mi sentì libera di ballare come piace a me, spinta, senza vergogna. Non mi interessava cosa potevano pensare i nostri amici, o Logan stesso. Sapevo che era la musica a guidarmi, e quel pizzico di malizia nel voler giocare in qualche modo con lui. Le note vibravano la mia anima e il mio corpo vibrava sotto il suo tocco.
Non so ancora cosa d'un tratto mi abbia spinta via da lui. Forse mi spaventò l'effetto che aveva su di me, oppure era il ballare quella canzone con qualcuno che non fosse stato Marco, o semplicemente il suo improvviso avvicinarsi delle sue labbra alle mie.
Inizia a camminare a caso tra la folla, quando mi scontrai con Viola, Ila ed Angie.
- Vicky ma dove vai.? -mi chiese stranita dal mio comportamento Angelica.
- Emh...nell'altra sala, questa musica mi ha stufato – cercai di spiegarmi – Su dai, venite con me – continuai iniziando a trascinare Ilenia e le altre lontano dal mio problema.
Verso le due mi ritrovai a chiacchierare sui divanetti nel giardino con Magda, Daniel, Anne e Cici.
- Se andiamo via tipo verso le 4 vi va bene.? - ci chiese Anne.
- Si si, nessun problema – rispose Cici
- Però Dan, voi ragazzi avete ancora qualche posto in macchina per darci un passaggio a casa.? - domandò poi rivolgendosi al ragazzo - Tre o due. La mia 500 è omologata per 4, ma non mi faccio problemi caso mai a portarne una in più – chiarì.
- Scusa, ma abbiamo posto nella macchina di Logan – constatai spaesata io.
- Non proprio, è appena andato via – mi disse Magda.
- Aveva una corsa...- sussurrò Cici. Posai automaticamente lo sguardo su Anne: aveva gli occhi tristi. Non avevo mai capito i primi giorni cosa provasse seriamente la ragazza nei confronti di quelle gare clandestine, ma dopo quella mattina, quando Logan si era presentato malmenato a scuola, bhè...la preoccupazione che provava era sempre più chiara.
-Eccovi ragazze.!! Non vi trovavamo più.! Cosa ci fate qui.? Dai dai è tempo di ballare – disse spuntando d'un tratto dal nulla Sic insieme a Alice, Caterina e Mirco.
- Il resto della gente.?? - chiese Cici
- La ritroveremo – commentò Mirco. Ci alzammo tutti e ci ridammo alle danze.

Mi giravo e rigiravo nel letto senza riuscire a chiudere occhio.
Eravamo arrivate verso le 5 a casa e tutte immediatamente si erano catapultate a letto. Avevamo provato a resistere e spettegolare un po' ma tutte, tranne la sottoscritta, erano crollate in un sonno profondo.
Verso le 6 decisi quindi di scendere in cucina a prendere qualcosa da bere.
Ero in canotta, pantaloncini inguinali, capelli raccolti e occhialoni da Nerd sul naso. Non ero il massimo della presentabilità, ma fortunatamente i signori Calligan erano fuori per il week end.
La casa, vuota e immersa nel silenzio sembrava ancora più enorme del solito. Metteva quasi i brividi.
Arrivata in cucina mi fiondai al frigo e mi diedi alla sua esplorazione, quando qualcuno accese d'un tratto la luce. Chiusi immediatamente il portello, e guardai terrorizzata verso l'entrata della stanza: in tenuta notturna, post serata ovviamente mi ritrovai un al quanto affascinante Logan che mi squadrava da capo a piedi.
- Wow devo dire che vorrei trovare più spesso ragazze così svestite in cucina al mio ritorno – commentò. Alzai gli occhi al cielo e riapri il frigo.
- Sei tornato tutto intero sta sera.?? - domandai cercando di scegliere qualcosa dal frigo.
- A quanto pare oggi la mia solita vincita non ha dato fastidio a nessuno – spiegò soddisfatto
- Vuoi qualcosa.? - chiesi da dietro l'anta..
- Un po' di cola grazie – disse prendendo due bicchieri dalla lavastoviglie.
Mi avviai all'isola che dominava la cucina e iniziai a riempi i bicchieri. Quando mi girai però mi ritrovai nella morsa del ragazzo, che aveva incastrato il mio corpo tra il suo e il bancone.
- Questi occhiali da Nerd ti rendono incredibilmente sexy sai.? - confessò a pochi centimetri dalle mie labbra e mi baciò. Non mi opposi. Fu un bacio dolce e sensuale .Mi fece appoggiare sopra il bancone e continuò a baciarmi fino a quando entrambi non avemmo più fiato per continuare.
- Cosa succede.? È la prima volta che non scappi – constatò il ragazzo liberandomi dalla presa.
- Sai com'è, sono le 6 del mattino, sto morendo di sonno e stufa oramai di fingere che tu mi sia indifferente – ammisi scendendo dal bancone e incamminandomi lentamente verso l'uscita.
- Allora ammetti che ti piaccio – domandò malizioso. Mi girai nuovamente verso la sua direzione e mi soffermai a pensare un attimo.
- Sarò sincera:tu non mi piaci, tu mi ispiri sesso. Per piacermi dovrei conoscerti, sapere qual'è il tuo piatto preferito, quali film non puoi vedere, e quali sono le canzoni di cui conosci i testi a memoria. Dovrei sapere i tuoi pregi e difetti e apprezzarti lo stesso. Quindi smettila di baciarmi a caso e rivolgermi la parola solo per litigare. Mostrami che sei più di una buona scopata e allora magari potrai piacermi davvero – spiegai avvicinandomi sempre più. Conclusi il discorso sfiorando la sua bocca, ma non lo baciai, girai i tacchi e me ne andai.

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Capitolo 5
*** 5. Proviamoci ***


5. Proviamoci

- Tata il telefono.!! - urlò mia madre dalla cucina.
- È in sala, ci sei più vicina.! - la contraddissi io.
- Come minimo sarà per te – disse dirigendosi verso l'aggeggio squillante.
- Il 90 % delle telefonate che riceviamo sul fisso sono per te mami – constatai sbuffando.
- Bhè oggi ha deciso di telefonare il tuo 10 % - gridò divertita – ciao Alice, come stai.?? - rispose poco dopo al telefono.
Rimasi imperterrita comodamente sdraiata sul mio lettino e aspettai che mia madre mi ponesse il telefono sotto il naso.
- Pronto – dissi prendendo il telefono in mano.
- Cosa stai facendo al momento.?? - domandò immediatamente.
- Buon giorno anche a te tesoro – risposi ridendo.
- Guarda in che cosa ti ho taggato su Facebook – continuò imperterrita con fare da psicopatica.
- Mi stai spaventando lo sai.? - le feci notare mentre cercavo di accendere il social network.
- Smettila di parlare e dimmi quando vedi la foto - disse con tono minaccioso. Non risposi più e aspettai di visualizzare l'immagine. Quando la visi rimasi senza parole.
- Oh mio Dio – commentai.
- È stato il mio stesso commento. Siete magnifici, sembra quasi la locandina di un qualche film.!! Sapevo che facevo bene a cercare le foto della serata. Tra l'altro mi ricordo pure quando ve l'ha scattata il tipo, ero con Ester accanto a voi, ma non pensavo fosse così bella -iniziò a raccontare a macchinetta la mia amica. Non che l'avessi seriamente ascoltata del tutto, ero troppo incantata dalla foto che appariva sullo schermo del mio computer. Ritraeva me e Logan. Un mio braccio sul suo petto, l'altro dietro il suo collo; una sua mano mi teneva alta la coscia, l'altra, appoggiata alla mia schiena, mi tirava a se. I nostri sguardi incatenati, le nostre labbra a pochi centimetri l'una dalle altre.
- Vicky ci sei.?? - mi chiese d'un tratto la voce dall'altra parte della cornetta.
- Si si scusa... - risposi distratta
- Va bhè ti avevo chiamato solo per questo, ci vediamo poi nel pomeriggio – disse già pronta per mettere giù il telefono.
- Sai che l'avrei vista nel giro di un'ora anche senza che tu mi chiamassi amore vero.? - le chiesi divertita-
- Si, ma...volevo sentire la tua reazione. Faccio il tifo per voi due da quando l'hai menzionato la prima volta – spiegò con fare disinvolto.
- Alice...- cercai di fermare il suo entusiasmo.
- No Vicky, Alice un bel niente. So che sei riuscita ad ammettere che ti piace fisicamente, ma che non puoi fare commenti riguardo il suo carattere, ma siamo sincere amore. Il suo contraddirti, il fatto che non ti vuole mai dare l'ultima parola, l'esser un po' schivo e arrogante, fa parte del suo carattere ed è tra le cose che t'intrigano di più - constatò Alice. Io rimasi in silenzio: non sapevo proprio come controbattere – Ti ho lasciata senza parole è.?? A dopo amore – e chiuse la conversazione.

- Dici che lo scriverà come giustifica.? - domandai divertita a Logan.
Eravamo come ogni mattina sulla mitica BMW, ma sta volta a dirigerci verso scuola c'eravamo solo io e Lui. Incredibilmente stavamo avendo una normale conversazione, senza nessun tipo d'imbarazzo, soprattutto rispetto a quello che era accaduto tra di noi gli ultimi giorni, anzi stavamo pure ridendo.!!
- Conoscendo mia sorella si, è molto possibile. T'immagini la faccia della Bonalumi quando leggerà “MOTIVO DELL'ASSENZA: vendita esclusiva della nuova collezione Primavera – Estate di Stella McCartney” - disse il ragazzo non riuscendo a trattenere le risate, come del resto non riuscivo anch'io.
- Oddio Oddio è un sacco che non sento questa canzone.!! Fammi alzare un po' - cinguettai d'un tratto fiondandomi sullo stereo e iniziai a cantare - “
So what, we get drunk, So what, we smoke weed, We’re just having fun, We don’t care who sees” - Stavo per fermarmi imbarazzata, quando notai che alla cantata assurda si era aggiunto lo stesso Logan.
- „So what, we go out, That’s how it’s supposed to be, Living young and wild and free.!!” - cantammo in coretto e scoppiamo a ridere.
- Dicevamo sempre che era la canzone della compagnia – li dissi divertita.
- Bhè in effetti ci azzecca assolutamente con il vostro gruppo – constatò lui.
- Conosci il testo.?? - chiesi stupita. Poi mi diedi unschiaffo in fronte da sola – certo che scema, l'inglese è la tua lingua madre - Logan scoppiò a ridere di gusto.
-Certo che sei proprio svampita – disse lui divertito.
- Non accetto insulti da chi ha ancora un labbro alla Alba Parietti – dissi fingendomi offesa.
- Hej.! Questo era un colpo basso – disse fintemente trise lui.
- L'ho fatto apposta – constatai fiera di me.
- L'ultima parola deve esser sempre tua vero.?? - domandò con tono retorico e sarcastico.
- Ovviamente – risposi nonostante tutto io.
- Figurarsi – controbatté lui. Avrei voluto nuovamente rispondergli, ma mi accorsi che Logan aveva astutamente chiuso il discorso senza possibilità di farmi controbattere ancora. Lo guardai stupita e lui scoppiò in una sonora vittoriosa risata.
Arrivammo a scuola poco dopo, e da lì la nostra giornata continuò come al solito: io con le mie amiche e lui con i suoi amici
. Ci rivolgemmo parola solo per punzecchiarci come al nostro solito.
Durante la 5° ora però non fu lo strano rapporto tra me e Logan a preoccuparmi, ben si gli occchi lucidi di Ilenia.
- Sore che succede.?? - le bisnigliai mentre la prof di tedesco spiegava letteratura.
- Niente Vicky, tranquilla...- cercò di mentirmi lei.
- È successo di nuovo qualcosa in casa vero.? - le domandai imperterrita. Purtroppo la sua situazione famigliare era tutto un programma. I suoi erano separati da anni, e lei e sua sorella vivevano con il padre, ma a turno tra lui e la madre non so chi dava più i numeri facendo soffrire le due ragazze.
- Papà...ha di nuovo minacciato di sbattermi fuori di casa – disse tristemente.
- E per cosa sta volta.?? - le domandai sbalordita.
- Dario... a quanto pare ha cambiato idea, non vuole più che passiamo la settimana nella casa vecchia, e non vuole ovviamente che dorma da noi. Ha detto di trovargli un Hotel dove stare, e che se metteva anche solo piede per un caffè in casa, lo sbatteva fuori insieme a me – spiegò scocciata. L'abbracciai d'istinto e le sussurrai all'orecchio.
- Qualsiasi cosa tu abbia bisogno io ci sono. Anche un posto dove dormire insieme a Dario -
- Come farei senza di te.?? Grazie amore – Sussurrò lei ricambiando l'abbraccio.
- Victoria e Ilenia volete abbracciare anche noi.?? - ci rimproverò con tono scherzoso d'un tratto la prof. Io e l'amica ci guardammo e scoppiammo beatamente a ridere.

- Tutto bene oggi con la Ile.?? - chiese Logan destandomi dai miei pensieri.
- Mmmh scusa.? - domandai spaesata io.
- Ora di tedesco...Abbraccio spassionato stile film... - spiegò lui divertito dal mio solito cascare dalle nuvole.
- Ah si ok...ci sono. No comunque niente di che, cioè, soliti problemi in famiglia. Sai non ha proprio una situazione facile la Ile in casa – gli raccontai io in modo molto riassuntivo.
- Capito...Comunque siamo arrivati – mi fece notare fermandosi davanti al portone di casa.
- Oh Vero...grazie del passaggio ci vediamo domani – dissi io. Scesi dalla macchina e mi diressi verso il portone quando notai che anche Logan era uscito dall'auto.
- Sta sera alle 19,30. ti porto fuori a cena – affermò sicuro di se, come se fosse certo che gli avrei risposto si.
- Uno: non posso sempre uscire in settimana. Due: chi ti ha detto che voglia uscire con te sta sera.? - domandai stupita di tanta determinazione.
- Uno ho già parlato con tua madre, due hai detto che vuoi conoscermi no.? Quale occasione migliore.? A sta sera Vicky – spiegò lui e rientrò in auto per ripartire come un pazzo.
„Ma chi cavolo si crede di essere” pensai esterrefatta. „Ho gia parlato con tua madre...ma quando.??” continuava a rimuginare la mia testa. Salì velocemente in casa e mi buttai diretta sul divano letto in sala, dopo essermi spogliata.
„Potrei non presentarmi” pensavo ancora „Frena. Non presentarsi.? Infondo perché.? Lui vuole farsi conoscere, vuole che lui mi piaccia. Forse gli piaccio davvero anch'io. Certo come no, mi starà solo prendendo in giro....o forse no. Certo che se non vado non lo saprò mai” continuavo a farneticare.
Rimasi stesa qualche altro minuto, quando di scatto mi alzai e andai in camera mia. Aprì tutti gli armadi e inizia a fissarli.
-
Ma io che cavolo mi metto.?? - esclamai stralunata. In fin dei conti quello era un appuntamento. Tornai in sala per prendere il cellulare e scrissi a Logan.
“Giusto per sapere, se decidessi di venire, dove andremmo.? Sai non vorrei esser vestita fuori luogo”
Sapevo che sarei andata, ma l'opzione di innervosirlo facendogli credere il contrario mi divertiva.
Tenevo stretto tra le mani impaziente il cellulare e fortunatamente arrivò in breve tempo la sua risposta
“Tanto so che ti presenti. Sei troppo curiosa di sapere cose c'è oltre al buon sesso ;) ...comunque vada luogo top secret, ma richiesto un tocco di eleganza”
Leggendo la risposta rimasi a bocca aperta. Mi aveva sorpresa quanto già mi conosceva.
Rilanciai il cellulare sul divano e mi diedi alla cucina per rilassarmi un po'.

Urla. Urla di dolore. Stridenti urla di dolore. Stridenti urla di dolore arrivanti dal bagno.
Bastarono pochi secondi per far apparire mia madre, Alice, Viola e Mary sulla scena del crimine.
- Che diamine succede.?? - chiese preoccupata mia madre.
- Mi sono bruciata con la piastra mentre mi stiravo il ciuffo – dissi disperata.
- E io che pensavo fosse successo qualcosa di grave.!! - disse Viola tornandosene in camera.
- Dai finisco di stirarteli io – propose Ali prendendomi la piastra dalle mani – e metti il dito sotto l'acqua – ordinò poi.
- Il trucco va bene.? Non volevo truccarmi troppo...- dissi titubante.
- Tati sei bellissima, vai tranquilla – cercò di rassicurarmi mia madre.
Aspettai silenziosamente che Alice finisse di stirarmi i capelli e dopo corsi a in camera a vestirmi.
Alle 19,25 ero incredibilmente pronta e alle 19,30 in punto suonò il citofono.
- Si.? - rispose mia madre per assecondare le mie suppliche – Te la mando giù subito – e chiuse la conversazione.
- Allora mi raccomando, ricorda che hai un vestito, quindi gambe sempre chiuse. Sei ad un appuntamento, perciò cerca di evitare di ruttare. Niente cicche in bocca, soprattutto a fine serata, sarebbe imbarazzante se ti bacia e divertiti cara – disse Mary abbracciandomi.
- E ricordati di evitare di litigarci.!! - aggiunse Viola.
Scoppiare in una naturale risata era d'obbligo. Le perle di saggezza delle mie amiche sono sempre state la parte migliore di loro.
- E dopo queste genialate io me ne andrò. Ciaoooo – dissi uscendo dalla porta.
- 11 e mezza a casa.!! - di raccomandò in fine mia madre.
Presi l'ascensore e scesi giù con ansia. Quando arrivai al portone, le mie mani tremavano come se mi stessi buttando giù dal bangi jumping.
Appoggiato alla macchina, in tutto il suo splendore, in Jeans e camicia, Logan.
Arrivata davanti a lui e non potei che arrossire per il suo sguardo penetrante che mi guardava sbalordito.
- Ciao straniero – dissi parandomi davanti a lui imbarazzata dalla situazione.
- Ciao Straniera...Wow... Sei...Sei bellissima – constatò quasi balbettando. Dentro di me saltavo di gioia per la sua reazione. Ero semplice, ma molto elegante: capelli lunghi, sciolti e stirati, vestitino aderente beige in pizzo, con manica tre quarti, ma decisamente corto, gambe nude in bella vista e un bel tacco che slanciava la mia figura e mi alzava di almeno una quindicina di centimetri. Una volta tanto ero alta come lui.
- Anche tu non sei niente di male – ammisi altezzosa. Sorrise scuotendo la testa per la mia solita ostilità e mi aprì la portiera.
Una volta partiti da sotto casa iniziammo a parlare di come avevamo passato il pomeriggio e come Anne avesse reagito alla nostra uscita. Fortunatamente, a detta di Logan, la sorella era decisamente felice della notizia.
Con le sue solite guide spericolate in meno di 10 minuti ci ritrovammo a parcheggiare di fianco alla sede di Abercrombie, in pieno centro della città.
- Siamo dietro San Babila – constatai perplessa.
- Cavoli sei perspicace – disse divertito. Lo guardai straluna e scesi dalla macchina.
- Intendo dire, che siamo in pieno centro, e che quindi sarà difficile trovare un posticino poco costo da queste parti – gli spiegai. Con Marco una sera la passammo a girare a vuoto per tutto il Duomo alla ricerca di qualche locale poco costoso, senza ovviamente ottenere nulla.
- Dato che è un appuntamento, vorrei ricordarti che pago io, e che quindi non ti devi far problemi su quanto potremmo spendere sta sera - mi disse lui tranquillamente porgendomi gentilmente il braccio per farmici aggrappare – E poi qualcuno mi ha detto che si trova qui il tuo ristorante dei sogni – continuò. Mi bloccai immediatamente incredula.
- Mi stai portando da Savini.?? - chiesi stupita. Era sempre stato il ristorante dei miei sogni, e sempre in essi era rimasto dato che era tra i più famosi, costosi e antichi di Milano.
- Dato il luccichio dei tuoi occhi immagino che le mie spie mi abbiam suggerito bene – constatò divertito.
- Si, direi proprio di si.!!! - dissi iniziando a saltellare e batter le mani come una bambina di 5 anni – comunque chi è stata la tua informatrice sentiamo.?? - domandai curiosa.
- Informatrici più che altro: Alice e Viola... sai ti conoscono veramente bene loro due – ammise.
- Sono le mie migliori amiche...e poi Viola mi conosce dalla 5 elementare, ne abbiamo avuto di tempo per raccontarci un po' tutto da poter dire che ci conosciamo davvero – dissi divertita, nel frattempo non ero che al settimo cielo. 5 minuti dopo eravamo davanti a Savini.
- Buonasera signori, desiderate accomodarvi.? - chiese gentilmente il caposala venendoci entrare nel locale.
- Abbiamo una prenotazione per le 20,00 a nome Calligan – rispose Logan formale. Sembrava un vero uomo vissuto e di classe.
- Ah si Calligan, perfetto. Seguitemi pure – ci fece cenno l'uomo. Ci accomodammo in un piccolo tavolino, di fianco alla finestra, al piano superiore. Era tutto perfetto, elegante, e ogni oggetto aveva l'aria di esser tremendamente costo. Ricordo che avevo quasi paura di toccare le posate, credendo di poterle recare danno. Il cameriere pochi secondi dopo ci portò il menù e una bottiglia di champagne offerta dalla casa. Mentre sceglievo cosa prendere, facendomi venire un magone per i prezzi esorbitanti di ogni singolo piatto, Logan mi versava gentilmente da bere.
- Avete deciso.? - domandò il solito ragazzo avvicinandosi al tavolo.
- Allora per me Tagliatelle fresche di grano saraceno con ragout di cinghiale, cavolo nero, nocciole ed anice stellato come primo, Astice bretone alla plancia con fagioli zolfini, testina di vitello e cipolla di Tropea al Campari per secondo e per finire “Come un tiramisù “per dessert – disse il mio accompagnatore. Mi stavo sentendo male nel sapere che aveva speso più di 90 € per il suo menù. Quando fu il mio turno, cercai di esser il più disinvolta possibile nonostante la consapevolezza di tutti i soldi che Logan stava per spendere per me.
- Io invece gradirei anch'io come primo le tagliatelle, ma per secondo preferirei la Costoletta di vitello alla milanese con purè, e per dessert la Crepes flambeés con gelato – Ordinai.
- Perfetto. Il gelato a che gusto signorina.? - chiese ancora il ragazzo.
- Cioccolato per favore – dissi.
- Da bere.? - domandò ancora.
- Acqua naturale grazie – rispose Logan. Il cameriere prese l'ordine e se ne andò - Allora sentiamo signorina “io non ti conosco”, spara le tue domande – disse lui d'un tratto distraendomi dai miei calcoli mentali
- Mmhmhm fammici pensare, è difficile così a bruciapelo – constatai pensierosa – Va bhè, iniziamo dal classico: gruppo preferito.? – chiesi infine portandomi il bicchiere alla bocca con fare da donna di successo, anche se ero sicura di sembrare tutto tranne quello.
- One Direction – affermò lui e io quasi non mi strozzai con lo champagne – ahahha Dio che reazione, scherzavo – continuò lui data la mia pessima e poco fine figura.
- Non fare mai più battute del genere quando ho qualcosa in bocca -lo rimproverai.
- Ahahah detta così era un po' brutta – mi disse lui divertito.
- Logan.!! - gli sbraitai, bisbigliando ovviamente dato il luogo in cui ci trovavamo – Fai il serio o giuro che me ne vado – lo minacciai, anche se sapevo benissimo che non l'avrei mai lasciato a quel tavolo da solo, soprattutto dopo tutti i soldi che avevamo appena ordinato in cibo.
- Ok, ok...farò il serio. Comunque gruppo preferito Guns 'n roses, si lo so è un clichè ma a me piacciono. Ho un debole anche per i Muse, e si lo ammetto all'età di 7 anni ascoltavo le Spicegirls, soprattutto da quando hanno suonato al compleanno di Alice, e devo dirlo: dal vivo sono uno schianto – raccontò tutto d'un fiato - Adesso tocca a te, no.?? - ero senza parole. Non riuscivo a credere a quello che mi aveva appena raccontato.
- Non ci credo...io amo i Muse, ero andata anche al loro concerto a San Siro qualche anno fa.!! sono in assoluto il mio gruppo preferito.!! Però anche a me piacciono i vecchi classici come i Guns, a 7 anni le Spicegirls erano il mio gruppo preferito insieme ai Backstreetboys. Alle medie però ero innamorata dei Blue e dei Finley, dei quali ancora oggi conosco tutte le canzoni a memoria – confessai divertita. - Dio sul serio le Spice erano al compleanno di tua sorella.?? - chiesi incredula
- Si, e ripeto: erano F A V O L O S E ahahhaha - replicò ridendo - Piatto preferito.? - domandò poi a brucia pelo.
- Piatto o cibo.?? C'è differenza – ribattei seria.
- Tutte e due – si spiegò.
- Cibo cioccolato, soprattutto la Nutella, piatto...bhè lasagne e la zuppa di barbabietole di mia nonna – risposi entusiasta ripensando a quanto in quel momento avessi proprio voglia di quella zuppa.
- Zuppa di barbabietole.?? - chiese perplesso. Nel frattempo fummo interrotti dal cameriere che ci portò finalmente i nostri primi. Ringraziammo cordialmente e ritornammo a noi.
- Esattamente. Fidati, so che può sembrare strano, ma è tra le cose più buone al mondo. È la prima cosa che mia nonna mi prepara ogni volta che arrivo in Polonia perchè sa quanto mi piace. Ora è il tuo turno – gli feci notare.
- Cibo...mhmhm cocco piatto pancake.!! - mi disse esaltato pensando ai pancake.
- I pancake non sono un piatto – constatai rabbuiata.
- Oh si che lo sono, niente obbiezioni cara – ribatté lui. Lasciai perdere l'argomento e continuai con le domande.
- Libro preferito.?? - chiesi curiosa prendendo un bel boccone – Oh dio queste tagliatelle sono favolose.! - commentai in seguito.
- Costano la bellezza di 30 €, vorrei ben vedere.!! - disse lui divertito – Comunque “Il ritratto di Dorian Gray”. Mi intriga da morire questa perenne ricerca del periodo Vittoriano, dell'eternità, e della bellezza...non so come dire... – iniziò a spiegarmi tutto preso.
- Vuoi vendere l'anima al diavolo per vivere in eterno come Dorian.? - chiesi perplessa.
- Mai. La vita è bella proprio perché non è eterna: che gusto ci sarebbe se non a fare le cose in un determinato momento o luogo, se sai che in verità non hai limite di tempo per poterla fare.? - rispose filosofico. Avevo sempre saputo che Logan aveva una bella testa, che non era il tipico ragazzino viziato senza cervello, ma quella sera, avevo iniziato ad avere quelle piccole conferme che cercavo.
- Te invece.?? Libro preferito.? - domandò. Diventai rossa dall'imbarazzo e iniziai a parlare con voce timida.
- Bhè in verità sono tre...però sono sciocchi – iniziai a giustificarmi.
- Non importa, il punto è che ti siano piaciuti davvero – mi tranquillizzò lui.
- Pollyanna, Harry potter e il principe mezzosangue e Breaking dawn. Pollyanna è il primo libro che ho letto tutto d'un fiato nella mia vita senza lacrime; nel senso, da piccola odiavo leggere e se mi si obbligavano piangevo come una pazza, con Pollyanna questo non è successo. Il secondo è il libro è quello che mi è piaciuto di più di un'intera saga che mi ha parlato della vera amicizia e che mi fa ancora credere che forse forse qualcosa di magico a questo mondo esiste.. l'ultimo è il
primo libro che più ho riletto e amato di una saga che mi ha parlato del vero amore e fatto sognare che esso possa esistere davvero, nonostante sia tra un vampiro e un umana, il che però è al quanto irreale – dissi finendo di bere il mio champagne.
- Bhè, perchè vergognarsi.? Sono delle motivazioni più che valide. Anche se ammetto che non riuscirei mai a leggere anche un solo libro di Twilight – mi rassicurò ridendo Logan. Li feci una linguaccia e continuammo a conversare.
Non ci fermammo un attimo. Passammo tutta la cena a riempirci di domande, anche le più stupide come „se fossi in un isola deserta, dimmi un oggeto che vorresti poter avere con te”.
Passamo ben due ore seduti in quel ristorante. Quando arrivò il conto, Logan si rifiutò di farmi vedere la spesa totale, perchè non voleva rischiare di farmi venire un infarto.
Per le 22,15 ci ritrovammo a passeggiare per la galleria in direzione di piazza Duomo. Eravamo a braccetto e non riuscivo a pensare a luogo più giusto e naturale nel quale potevo trovarmi in quel momento.
- È incredibile quanta gente ci sia ancora in giro per il centro a quest'ora in settimana – constatò Logan guarndandosi intorno.
- Già...devi aspettare più o meno le 4 del mattino per vedere vuota la piazza, e ti assicuro che è una cosa quasi surreale – gli dissi io.
- E tu come lo sai.?? -mi chiese curioso il ragazzo.
- 13 giugno 2009. Primo after della mia vita. Dopo aver visto l'ultimo spettacolo dell'una al cinema di „San Valentino di sangue 3D” ci siamo sdraiati sugli scalini della chiesa a guardare le stelle, e la piazza era incredibilmente vuota, e silenziosa...era magica – gli raccontai.
- Bhè quindi hai dei bei ricordi legati a questo posto – commetò il ragazzo fermandosi esattamente al centro della piazza. Mi
ritrovai a guardarlo diritto negli occhi e sospirai sorridendo – Si decisamente – In quel momento Logan si sporse lentamente verso di me e mi baciò. Un bacio lento, dolce, caldo. Prima di staccarmi da lui gli mordicchiai divertita il labbro e infine appoggiai la mia fronte contro la sua.
- E questo, rende questa piazza ancora un luogo di bei ricordi.?? - domandò titubante. Mi fece tenerezza:in un attimo tutta la sua spavalderia, arroganza che tanto mi aveva infastidito in quelle settimane, erano sparite e davanti a me avevo solo quel Logan che tanto amava sua sorella, spaventato e in cerca di qualcuno di cui fidarsi di nuovo.
- Si, assolutamente – gli confessai sorridendo dolcemente. Ci staccammo poi completamente:lui fece qualche passo indietro e fece apparire quel suo sorrisetto straffottente che tanto mi infastidiva quanto mi ammagliava.
- Quindi, sono ancora solo “del buon sesso”.? - domandò infine.
- Mhmhm caro Logan Calligan, credo che tu sia anche qualcosa di più – risposi decisamente divertita, e sicura delle mie parole.

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Capitolo 6
*** Prendere e lasciare ***


    6. Prendere e lasciare

    La mattina seguente si svolse tutto quasi nella normalità.
    Io che andavo a scuola con Anne e Logan, le lezioni infinite, io e Calligan che ci stuzzicavamo a vicenda, e il solito veloce e atteso ritorno a casa sfrecciando per la tangenziale.
    Il quasi era per i baci rubati e in parte nascosti che Logan mi aveva dato durante la mattinata e l'ora buca di religione, passata con le ragazze al parchetto, a raccontare sotto loro richiesta, nei minimi dettagli la serata precedente. .
    Io e Calligan comunque avevamo deciso di andarci cauti, di considerarci per ora sola una coppia di ragazzi che si frequenta senza dare troppo nell'occhio e senza niente di ufficiale.
    Arrivata finalmente a casa,
    non persi tempo a sistemare sala e cucina per poi godermi un meritato riposo, che durò però ben poco. Per le 16,30 infatti il mio citofono iniziò a suonare all'impazzata.
    “Ma chi è sto pazzo” pensai tra me e me avviandomi a rispondere.
    - Si.? - domandai assonnata.
    - Amore sono io – mi disse con voce spezzata Alice. Non esitai ad aprire il portone. Qualche minuto dopo quando comparve sulla soglia di casa mia: non feci in tempo a chiudere la porta di casa che me la ritrovai in lacrime tra le mie braccia.
    - Mela che succede.?? Si tratta di Fabri vero.?? - chiesi preoccupata stringendola forte.
    - È finita, è finita davvero – riuscì a sbiascicare tra le lacrime.
    - Dai vieni dentro, buttati sul divano, ti prendo qualcosa da bere e arrivo – cercai di rassicurarla. La ragazza annuì leggermente con il capo e si diresse verso il salotto, io invece andai velocemente in cucina. Tornai dopo poco meno di un minuto con un bel bicchiere di thè alla pesca e porgendoglielo mi sedetti accanto a lei per capire cosa fosse successo.
    - Ce, ti pare.? Dopo un mese e mezzo che lo prego di dimostrarmi qualcosa, di provare a recuperare un rapporto dove non è più il tempo che litighiamo, ma quello in cui siamo felici. Dove io mi sbatto per mandare avanti una relazione che tutti oramai danno per finita, me compresa in fin dei conti, da settimane oramai, lui cosa fa.? Oggi mi chiama, mi chiede dei soldi per il regalo di Tommy che io ovviamente non avevo, perchè con tutto il bene che posso voler a Tommy, 25 € da dare per il suo regalo non ne ho, lui mi sfasa dietro e mi lascia per telefono.!! Lui capito.? - mi raccontò arrabbiata. Io la guardavo sbalordita, e per quanto avessi voluto, le parole giuste mi erano morte in gola e cercai di abbracciarla per calmare il suo pianto isterico.
    - Tornerà indietro, lo sai questo.?? - le sussurrai dopo qualche attimo. Lo sapevamo benissimo tutte due che sarebbe successo, in quasi due anni era sempre stato così.
    - Lo so, ma sta volta io non torno indietro. Sta volta mi devi menare se lo faccio, perché andrei veramente contro tutti i miei principi e il mio buon senso – rispose lei. Ci staccammo dall'abbraccio e ci guardammo intensamente negli occhi.
    - Sarà dura, lo sai.? - le dissi con tono retorico, ma lei rispose comunque.
    - Si, ma tu mi sarai vicino vero.? - chiese con voce ancora tremante dal pianto.
    - Certo, non c'è nemmeno bisogno di chiederlo – la rassicurai io, certa delle mie parole.
    L'ora seguente la passammo a guardare i vecchi episodi di “Una mamma per amica” su Sky, senza ovviamente che nessuno dei miei appunti di letteratura italiana venisse toccato, quando il giorno seguente mi sarebbe toccata una bella interrogazione. Nel frattempo le raccontai anche della meravigliosa serata precedente.
    - Sono felice amore, te lo meriti – mi disse lei.
    - Dici.? Comunque non è niente di ufficiale. Magari tra due giorno lui si stufa e torniamo a odiarci come sempre – le dissi io malinconica. Era una cosa che purtroppo mi aspettavo da Logan
    - Ma smettila scema.!! - mi contraddisse lei- Comunque che ne dici se usciamo.? - domandò poi d'un tratto alzandosi scattante in piedi.
    - Vuoi andare al vita.? - le chiesi io perplessa, riferendomi al solito parchetto dove si rifugiavano i ragazzi della compagnia ogni santo pomeriggio.
    - Ti pare.? Ci sarebbe sicuramente Fabri. No andiamo in piazza, scrivi a Teo e vedi se magari ha finito di lavorare e se ha voglia di uscire – mi disse convinta.
    - Teo chi.? - domandai totalmente stupita.
    - Bhè sicuramente non Malzi dato che A è in giro con Fabri e B non lavora- disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
    -Andronni.?? - tentai a indovinare
    - Si, esattamente. Lo farei io ma non ho soldi sul telefono – si spiegò. Ancora perplessa presi il telefono e chiamai il nostro amico. Fortunatamente quel pomeriggio era già fuori dal lavoro e quindi si era proposto di vederci nel giro di mezz'ora in piazza.
    Matteo era un mio grande amico. Lo conoscevo fin da piccolina, ma avevo iniziato a rivolgergli seriamente la parola solo qualche anno prima. Più volte, soprattutto nelle estati precedenti mi ritrovai a passare i pomeriggi con lui, e anche quando ero tornata quell'agosto dalla Polonia, distrutta dalla rottura con Marco lui mi era stato vicino quando a Milano non c'era ancora anima viva. Lui ed Alice tra l'altro anni prima erano migliori amici, poi però tra una cosa e l'altra si erano allontanati, per poi comunque alla fine riprende i contatti.
    - Siete state fortunate, lo sapete.? - ci disse quando salimmo in macchina – è un po' che non vi vedo, come va.?? - domandò in conclusione.
    - Mi sono lasciata con Fabri – ammise molto semplicemente Alice – e no, non è una delle nostre solite rotture della durata di un giorno. Sta volta è per davvero. Sta volta, nonostante tutto, non torno indietro - continuò a spiegare.
    - Ti dico solo una cosa: spero sia vero. E non lo dico per cattiveria, ma per quanto non mi piaccia ascoltare i pettegolezzi era sulla bocca di tutti che oramai tra voi le cose non andavano, e poi tu stessa l'ultima volta che siamo usciti quest'estate avevi iniziato oramai ad accennare l'argomento – le disse il ragazzo. Alice non lo contraddisse e semplicemente cercò di spostare l'argomento su altro.
    - Mondadori.? Devo comprare un libro e ne possiamo approfittare per un caffè – propose con voce tremante, il che era comunque normale. Per quanto forte sia sempre stata la mia amica, l'argomento era ancora troppo fresco per parlarne senza lacrime e dolore.
    - Perfetto – rispondemmo in coro io e Teo.
    In pochi minuti arrivammo alla libreria e dopo un veloce giro tra libri e cd raggiungemmo il bar.
    - Tre caffè di cui due macchiati, da portare fuori per favore – ordinò l'amico, e uscimmo in terrazza. Alice incredibilmente, dal nervoso, aveva comprato un pacchetto di sigarette e gentilmente me l'offrì appena arrivarono i nostri caffè.
    - Tu Vicky invece.? A uomini come va.? Spero Che Marco sia un capitolo chiuso – iniziò a domandarmi Teo.
    - Bhè... Marco è sicuramente capitolo chiuso e nel frattempo diciamo che ho giusto iniziato a frequentare una persona – iniziai a raccontare.
    - Uhhu la cosa si fa interessante. Lo conosco.? - chiese subito curioso.
    - Non credo...non era della zona -gli spiegai.
    - Io invece credo che lui lo possa conoscere, o almeno avere presente chi sia – constatò Alice – Ti ricordi l'altra sera che eri in piazza.?? Noi eravamo con gli altri, e tipo ad un certo punto è arrivata una coppia di ragazzi su una...- iniziò a fargli ricordare l'amica quando fu Teo ad interromperla.
    - ...una
    BMW serie uno bianca. Sto male.!! - esclamò il ragazzo esaltato. Sembrava un bambino a Natale.
    - Ok, mi sa che hai capito di chi stiamo parlando - commentai divertita.
    - Bhè, per quel che ho visto non è niente male. Ma è tanto scemo quanto bello.?? - domandò preoccupato.
    - Oh no fidati. Vicky si è trovata un bel tipo, intelligente, ricco e che le tiene pure testa - rispose Alice al posto mio. La trucidai istintivamente con lo sguardo – Vicky non puoi ribattere, sai meglio di me che è tutto vero – si giustificò a seguire.
    - Dai Vicky, guarda che ha detto solo cose belle. Comunque mi è appena arrivato un messaggio da un amico, vi scoccia se ci raggiunge un attimo.? - domandò il ragazzo.
    - No ma va, chi è.? Gianmarco.?? - chiesi curiosa.
    - Nono, si tratta di Simone Simetti. Tu te lo ricordi Ali no.?? Eravate molto amici una volta – disse Teo rivolgendosi alla ragazza. Ad Alice brillarono incredibilmente subito gli occhi. Era una cosa che le capitava di rado quando si parla di amici o conoscenze, e ciò quindi non mi sfuggì.
    - Simo.? Oddio.!! è una vita che non lo vedo.!! certo certo venga pure – confermo la ragazza.
    Dopo una decina di minuti, il famoso Simone arrivò. Alice e Teo lo salutarono per prima, poi io mi presentai. Era un ragazzo carino, ma si vedeva che era decisamente più grande di noi. Aveva l'aria simpatica e decisamente gentile. Alto e magro com'era mi venne istintivo paragonarlo al gigante buono.
    - Quindi Viola torna in Puglia.? - domandò stupita la mia amica dalla notizia che aveva appena saputo.
    A quanto pareva, questo Simone era storicamente fidanzato da anni con questa ragazza pugliese, che si era trasferita a Milano, solo per lui, 5 anni fa. Avevano da subito convissuto, ma purtroppo la relazione era finita più o meno un mese prima.
    - Si, esattamente. Ma vi prego non parliamo di me. Voi cosa mi raccontate.? - domandò cordiale il ragazzo.
    - Io sono single da più o meno 4 ore, lei si frequenta con un figo famoso e americano – iniziò a raccontare brevemente la ragazza indicandoci – e Teo invece...Teo tu cosa stai combinando a proposito.? - si domandò poi guardandolo spaesata. Eravamo oramai lì da un'ora, e il nostro amico ci aveva fatto domande e lasciato parlare solo di noi, senza dirci parola di come se la passasse lui.
    - Sapete che non amo parlare di me – iniziò a spiegare lui – fatto sta che sono felicemente single, dopo l'ultima fregatura di quest'estate – disse sinteticamente Teo.
    - Ahah non sei cambiato di una virgola Mat in questi anni. E direi per fortuna.!! - commentò Simone divertito.
    Restammo ancora un oretta seduti a chiacchierare tutti insieme e poi decidemmo di ritornare in zona.
    Logan in tutto il pomeriggio non mi aveva scritto nemmeno una volta, ed era la prima volta in vita mia che non sapevo se esserne felice o meno dopo che avevamo appena iniziato a frequentarci. Mi ricordo che con Marco era stato diverso. L'avevo dovuto pregare di darmi i miei spazi i primi tempi. Non mi piaceva che mi scrivesse troppo, come ricordo che gli avevo perfino vietato di farmi troppo complimenti, perchè mi mettevano in tremendo disagio. Con Logan invece sentivo che sarebbe stato diverso.
    - Vi devo portare a casa bellezze.?? - Domandò Teo in macchina.
    - No ci fermiamo in piazza, che ci dovrebbero esser Viola e Felicia ad aspettarci. Rimani con noi.? - risposi io velocemente.
    - Si dai, tanto non ho ho voglia di tornare a casa...- disse lui e iniziammo a correre tra il traffico.
    Quando pochi minuti dopo ci ritrovammo in Piazza, notai però che non c'erano solo le nostre due solite amiche ad aspettarci ma ben sì anche Anne e Logan. Il mio cuore alla vista del ragazzo perse immediatamente un battito.
    Quando scesi dal mezzo mi avviai subito verso gli altri senza nemmeno aspettare Alice e Teo, solo perchè avevo troppa voglia di poggiare le mie labbra su quelle di Logan, anche se solo per un veloce istante.
    Salutai prima le ragazze con un bacio sulla guancia e poi mi sporsi verso Calligan. Il pensiero di dovermi staccare velocemente da lui, fortunatamente non fu realizzato dal ragazzo stesso che approfondì, se ben di poco, il nostro paradisiaco contatto.
    - Ciao straniera – mi sussurrò lui.
    - Ti sei fissato con questo saluto è.? - ribattei divertita.
    - Sempre pronta a controbattere non è vero.? - commentò ridendo lui. Mi staccai a malincuore e pensai piuttosto a presentarlo a Teo.
    - Logan questo è Matteo, Matteo questo è Logan – dissi ponendomi tra i due ragazzi.
    - Vicky, Matteo manco mia madre mi chiama. Comunque piacere, Teo – puntualizzò il mio amico porgendo la mano.
    - Il piacere è mio – disse ponendo la mano a sua volta l'americano.
    - Tranquilla con Anne ci siamo già presentati – mi fece notare quando notò il mio intento – Comunque scusa se te lo chiedo Logan, ci siamo già visti.?? no perchè hai una faccia decisamente famigliare – constatò poco dopo Mat volgendosi al ragazzo.
    - È probabile che tu l'abbia visto su qualche rivista tesoro – gli spiegò Viola disorientando Teo.
    - Scusa.? - domandò spaesato il ragazzo.
    - Loro sono Logan ed Anne Calligan...Il cognome ti dice qualcosa.? - cercò di spiegargli Cici.
    - Sto male.!! seriamente.?? adesso capisco il perché della BMW – disse divertito.
    In pochi secondi Logan, come al suo solito, si perse in seri discorsi di macchine con Teo mentre io mi dedicai con molto piacere alle ragazze.
    - Come stai.? - chiese preoccupata Felicia ad Alice.
    - A casa di Vicky non ho fatto che piangere, poi sono uscita ho messo una bella maschera sfoggiando il sorriso migliore che avevo, e adesso, qui di fronte a voi non riesco più a trattenere le lacrime – confesso la ragazza facendo cader giù calde gocce sulle sue guance. Ci tuffammo in 4 per abbracciarla, e fortunatamente la mossa calmò un pochino la mia amica.
    - Tesoro, devi stare tranquilla...io non conosco molto bene la relazione tra te e Fabri come le altre, ma per quel poco che ho visto, per quanto si veda l'affetto che proviate l'uno nei confronti dell'altro, oramai era finita. Ci credi che da quando vi conosco non ho ti ho mai vista un solo giorno in cui tu non litigassi con lui.?? - cercò di farle capire Anne.
    - Lo so, e che non sono più abituata. Adesso come farò senza di lui. A modo suo, e molto pessimo, comunque sapevo che potevo appoggiarmi a lui... - spiegò Anne tra le lacrime.
    - È per questo che ci siamo noi. A cosa pensi che le abbiamo inventate le amiche, oltre che a far stronzate insieme.?? - disse cercando di rallegrare la ragazza Viola, e fortunatamente riuscì nel suo intento.
    - Hej ciccia, cosa sono tutte ste lacrime.?? - chiese retorico Teo avvicinandosi. Lo lasciammo prendere il nostro posto e Io in automatico mi alzai in piedi e mi diressi verso Logan.
    - Le altre mi hanno detto che si è lasciata con Fabri – mi disse il ragazzo
    - Già... il punto è che purtroppo, ma anche finalmente, sembrerebbe definitiva – gli spiegai. Guardavo la scena della mia amica in lacrime sugli scalini della chiesa, e in flash back, mi ricordai di quei giorni di fine agosto, nei quali anche io mi trovavo nelle stesse condizioni.
    Quando Alice si calmò, cercammo nuovamente di riprendere un discorso, di temi leggeri, che potessero discostare da qualsiasi cosa potesse ricordarle Fabri.
    Verso le 20 tutti ci salutammo in piazza, e ognuno si divise per le proprie strade. Logan ed Anne tentarono di convincermi di accompagnarmi a casa, ma dato che si trattava di fare 50 metri, mi rifiutai testardamente.
    - Ciao piccola – mi disse mia madre accogliendomi in casa.
    - Ciao Ma...tutto bene.? - le chiesi mentre mi dirigevo tranquilla in camera.
    - Certo tesoro. Sigaretta.? - propose poi tutta allegra.
    Oramai era una nostra, mal sana, tradizione, quella di fumare appena rientrata in casa, ma erano forse quegli unici 5 minuti che ci concedevamo l'una all'altra.
    - Allora.?? Ieri com'è andata.? Non mi hai ancora raccontato niente.!! - mi chiese curiosa mia madre.
    - Sai com'è non ci eravamo ancora viste.! Comunque...bhè decisamente bene. È stato tutto perfetto...la cena, il bacio in Duomo, lui... c'è mamma gli piacciono i Muse.!!! - le raccontai estasiata.
    - Ah bhè, se gli piacciono i Muse allora – mi prese in giro lei.
    - Dai mamma...sai cosa voglio dire – la rimproverai io.
    - Si, che a Marco non piacevano i Muse – disse ancora divertita.
    - Preferirei non mettere il nome di Marco in una conversazione, nella quale centra Logan sai.?? Anzi, preferirei che non uscisse proprio più il nome di Marco – le spiegai seria. Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, quando poi aggiunsi – E comunque si, a Marco non piacevano i Muse – le dissi divertita.


    La mattina seguente, uscendo dal portone, notai che nella solita BMW posteggiata davanti a casa, vi era solo Logan.
    - Buon giorno...come mai soli sta mattina.??- domandai salendo in macchina.
    - Anne deve andare a scegliere un locale per un gala dopo scuola. Sarei dovuto andare con lei, ma i due Sirdo, Cratti, e altri della scuola mi hanno chiesto di andare a una partita di calcetto...E un sacco che qualcuno non mi chiedeva una cosa del genere, quindi ho pregato Anne di occuparsene da sola. Perciò io ho preso una macchina e lei la sua – spiegò lungamente il ragazzo.
    - Sai la frase “Anne deve andare a scegliere un locale per gala dopo scuola” sarebbe stata esauriente – commentai divertita. Il ragazzo mi trucidò con lo sguardo.
    - Mi stai dando del logorroico.?? - chiese fingendosi offeso.
    - Ahahah no, ma è divertente dirlo una volta tanto a qualcuno e non sentirselo dire – lo tranquillizzai io ridendomela sotto i baffi. Logan scosse la testa, e approfittando si sporse verso di me per baciarmi.
    - Questo è decimante un bel buon giorno – mugugnai ancora sulle sue labbra. Il ragazzo si ritrasse e tornò a concentrarsi sulla strada.
    - Aspetta...ma non potevi mandarmi un messaggio ieri sera.?? Non ho manco preso l'abbonamento per tornare a casa con i mezzi.!! - lo rimproverai dopo aver riflettuto sul suo lungo discorso.
    - Tranquilla non ti servirà. La partita è subito dopo scuola, e giochiamo solo un'oretta. Speravo mi potessi aspettare, così dopo possiamo andar a prender Alice e raggiungere Anne. Sai ci teneva che comunque dessi un'occhiata alle location, ma io volevo stare anche un po' con te...in più ho pensato che sarebbe carino andare a prendere Alice, così almeno si svaga un po' e non pensa troppo a Fabrizio – mi spiegò il ragazzo.
    - Scusa hai già avvisato Alice.? - chiesi perplessa e anche un po' arrabbiata.
    - Si ieri sera, perché.?? - ribatté lui come se fosse la cosa più naturale al mondo.
    - Adesso non prendere questa per una scenata di gelosia, ma non ti è venuto in mente, che per quanto mi possa far piacere tutto quello che hai organizzato, potevi degnarti di avvisarmi ieri.?? - li feci notare stra lunata.
    - Io...non ci ho pensato scusa. Io non sono abituato a dar credito a qualcuno. Le ragazze che ho frequentato erano sempre più un divertimento, un giocattolo che manovravo a mio piacimento, e non mi preoccupavo di avvisarle e a loro stava bene così – iniziò a spiegare lui.
    - Scusa mi stai paragonando alle tue avventure.? No perché se è così probabilmente ci siamo fraintesi, mi sarò fatta capire male ma io ...- iniziai a contraddirlo oramai del tutto irritata. Il ragazzo però si parcheggio al volò su un passo carraio e spense la macchina girandosi verso di me.
    - Ferma. Qui sta uscendo un gran casino per nulla. Io non mi permetterei mai di paragonarti a quelle oche. Tu sei diversa, e da te non voglio un'avventura di una o due settimane, giusto per sfizio. Voglio che questo sia assolutamente chiaro. Tu mi piaci davvero cazzo. Quello che stavo cercando di spiegarti io era che, a furia di avere quei tipi di relazioni, se così si possono chiamare, non sono più abituato ad avvisare qualcuno con cui esco delle mie azioni, e mi dispiace. Da oggi in poi, con te, cercò di esser più chiaro possibile e di avvisarti sempre dei miei piani. Soprattutto se riguardano anche te. Ok.? - mi disse lui in un interminabile, ma decisamente rassicurante monologo.
    - Ok. Adesso però riparti, non vorrei arrivare tardi a scuola – risposi fredda. Non lo feci apposta, era semplicemente un mio meccanismo di difesa. Logan non disse più nulla, uscì dal parcheggio e ritornò in strada.
    Arrivati a scuola, prima di uscire dalla macchina Logan mi prese di foga e mi baciò. Inizialmente con forza e passione, poi mano a mano si calmò e iniziò a lasciarmi piccoli baci a fior di labbra.
    - Dobbiamo andare – mormorai io.
    - Abbiamo ancora due minuti prima che suoni – commentò lui.
    - Ma anche sei piani di scale da fare, che ci faranno arrivare in ritardo, e in prima ora abbiamo la Bonalumi – lo contraddissi io.
    - Scusa ma pensi alla Bonalumi mentre mi baci.? - chiese divertito lui staccandosi del tutto dalle mie labbra. Ovviamente non risposi e scesi come se nulla fosse dall'auto.
    Quando arrivammo in classe, fortunatamente la prof non era ancora arrivata, ma notai subito la presenza delle borse delle mie amiche sui banchi, ma anche la loro netta assenza.
    - Sono in balconcino – mi disse Daria vedendomi spaesata – e tranquilla ci hanno chiamato dalla vicepresidenza la Bonny o arriva in ritardo oggi o non arriva proprio – continuò. Posai allora anch'io la borsa e mi diressi sulle scale esterne.
    - Hej come mai qui fuori.?? - dissi giungendo dalle ragazze, quando notai Ester in lacrime seduta sui gradini – hoj tesoro, ma che succede.?? - chiesi avvicinandomi.
    - È in panico, non le arriva il ciclo - mi spiegò Caterina.
    - Scusami tesoro, ma non vorrei mettere il dito nella piaga, ma non hai da un po' un relazione, e poi il ciclo il mese scorso l'hai avuto – le ricordai sedendomi accanto all'amica.
    - L'ultimo ciclo è stato strano, è durato pochissimo e le perdite sono state minime. Inoltre prima di averlo la volta prima ero stata con Andre ricordi.?? e come una deficiente l'ho fatto senza protezioni, perché dalla foga del momento mi ero dimenticato che avevo smesso la pillola – mi raccontò la ragazza piangendo come una pazza.
    - Sei andata dal medico.?? - chiese Ilenia.
    - Ma il medico non le dice niente. Di quanto sei in ritardo.? - domandò Angelica.
    - Sono passati già 10 giorni – rispose Ester. Rimanemmo tutte in silenzio.
    - Ragazze parliamone...qui c'è solo una cosa da fare se vogliamo toglierci il pensiero: Ester devi fare un test di gravidanza – giunse a conclusione Magda, e non poteva avere più che ragione.
    - Non posso farlo mica a casa da me.!! E poi da sola non ho il coraggio.! - disse lei.
    - Facciamo che lo fai domani, a casa mia. Passiamo in farmacia dopo scuola e ci pensiamo poi da me. Ok.?? - propose Anne.
    - No- non ti scoccia, se-sei sicura.?? - chiese singhiozzando Ester. L'amica scosse la testa e tutte insieme ci unimmo insieme in un abbraccio consolatorio.
    - E domani sera dormite da me, così almeno qualsiasi sia l'esito staremo insieme.!! - propose ancora l'americana. Non potemmo che acconsentire ancora una volta tutte stringendoci ancora abbracciate.

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Capitolo 7
*** 7. Gelosia canaglia ***


    7. Gelosia canaglia

    Il giorno seguente, dopo che il pomeriggio precedente l'avevo passato al campo da calcio e in una dozzina di locali super eleganti e costosi insieme alla divertente compagnia di Anne, Alice e Logan, era finalmente arrivato. Eravamo tutte in ansia per la storia di Ester, che ovviamente era il tema principale della mattinata, fino alla seconda pausa della giornata.
    - Logaaaan.!! oh non si saluta più.?? - urlò Natalia saltando in braccio al ragazzo. Eravamo tutti in cortile a fumare come nostra abitudine: io con le ragazze a confabulare sul pomeriggio che sarebbe seguito e il gruppo di Logan, i Sirdo, Coccia ecc poco distanti a parlare dei loro affari, quando ecco che apparve lei: Natalia. Frequentava la 4 BL, e l'anno prima io ed Ilenia le eravamo molto legate. Pazza, simpatica, e per di più anche lei, come me, polacca. Poi qualcosa però si ruppe: la ragazzina innocente si era trasformata in una macchina da guerra. Sempre a mettersi in bella mostra, sempre a volersi dimostrare più grande di quel che era, e sempre pronta ad andare contro la Ile quando si parlava di Proxi, ex ragazzo della scuola di cui eravamo amiche e per il quale lei aveva una cotta tremenda. Nonostante tutto, io avevo provato a mantenere un rapporto con lei, ma in quei ultimi giorni la cosa diventava sempre più difficile. Se l'anno prima era Proxi, quell'anno la sua preda era Logan. Ogni intervallo, da quando era iniziata la scuola lo passava, a mettersi in mezzo tra i discorsi dei ragazzi e cercava di attirare l'attenzione di lui. Inizialmente non mi importava, poi bhè la cosa ha iniziato a infastidirmi, per finire a darmi decisamente sui nervi in quegli ultimi giorni.
    - Nati così mi soffochi – li fece notare il ragazzo staccandosi dalla presa della rossa.
    - Eh va bhè capita – rispose lei ridendo; io nel frattempo gli osservavo dalla mia posizione – dopo ho ora buca, riesci a staccarti da lezione e venire a fumarti una paglia sulle esterne.? - domandò a seguire.
    - Mamma che odio – commentai tra me e me.
    - Quoto il tuo odio, ma sai che comunque lei non sa nulla, nessuno sa nulla, a parte noi ovviamente – mi fece notare Ilenia.
    - Nessuno sa nulla perché non c'è ancora nulla. Per ora ci stiamo solo frequentando, quindi diritti l'uno sull'altro... zero – dissi sospirando: non c'era niente d'ufficiale tra me e Logan, quindi non potevo pretendere che le ragazze non si avvicinassero a lui.
    - Non ti preoccupare Vicky. Mio fratello ha occhi solo per te. Basta vedere anche adesso, che mentre sta parlando con lei, guarda te – mi disse rassicurandomi Anne. Mi voltai di scatto verso la coppia e in effetti, potei confermare le parole della ragazza.
    - Vai lì e bacialo no.?? - mi propose Ester dal nulla.
    - Stiamo cercando di non dare nell'occhio, andare là e baciarlo non credo sia il caso – constatai mentre continuavo a rodermi dentro.
    - Ascolta, noi sappiamo che vi state frequentando, i ragazzi, ...bhè sei andata a vedere la loro partita ieri, e non credo che pensino tu l'abbia fatto solo per studiare all'aria aperta. Il resto della scuola.? Si ok avrebbero di cosa sparlare le primine, ma per il resto.? Metteresti solo certi paletti a certe persone – commentò Ilenia. A quelle parole reagì d'istinto, e mi diressi automaticamente verso i due.
    - Hej Nati – dissi salutando la ragazza con una bacio sulla guancia. Dopo di che mi avvicinai a Logan e lo abbracci, non volevo esser subito troppo drastica nel baciarlo. Fortunatamente il ragazzo non rispose alla mia mossa in modo negativo, anzi mi strinse a se e mi baciò sulla fronte.
    - Ciao Vicky. Come va tutto bene.? - mi chiese sorridendomi falsamente Natalia.
    - Si dai, dopo ho un'interrogazione d'Italiano ma va bhè – le risposi gentilmente.
    - Capisco...comunque da quand'è che voi due siete amici.? Di solito non vi parlavate molto, se non per discutere – ci fece notare immediatamente la rossa. A tale affermazione io e Logan ci guardammo automaticamente negli occhi e sorridendo l'uno all'altra.
    - Bhè abbiamo quasi vent'anni: abbiamo capito che forse è inutile comportarsi da bambini ed è meglio esser civili l'uno con l'altra. E poi siamo più simptaici quando non litighiamo – spiegò ridendo sotto i baffi il ragazzo.
    - Se lo dite voi. Io salgo che devo andare un attimo in segreteria. Ci vediamo dopo allora Logan.?? - gli ripropose Natalia.
    - Vediamo come va la lezione – gli rispose il ragazzo sorridente. La polacca si allontanò e io tirai in automatico un pugno sulla spalla.
    - Ahia.!! E questo per cos'era.? - mi domandò perplesso Logan.
    - Pensaci scemo – gli risposi acida, e me ne ritornai dalle ragazze.
    Non gli rivolsi la parola per le due ore successive, e quando fu l'ora di tornare a casa, dato che le ragazze venivano tutte a casa dei due fratelli e che quindi per motivi logici erano usciti con due macchine quella mattina, andai in auto con Anne.
    Arrivati a casa, ci mettemmo a cucinare tutte insieme, vietando a Logan di mettersi in mezzo a quella nostra rimpatriata femminile, perciò il ragazzo non poté altro che decidere di uscire.
    Dopo un'oretta eravamo tutte nell'immensa e favolosa camera di Anne ad aspettare che Ester uscisse con buone notizie dal bagno.
    - Siete certe che sia sicuro questo test.?? - urlò la ragazza da dietro la porta.
    - Si tesoro, aspetta solo ancora qualche minuto – la cercai di rassicurare io.
    - Ma se fosse un falso negativo.? - domandò ancora in ansia Ester.
    - Smettila, abbiamo preso apposta il doppio test, e sul bugiardino c'è scritto che la sicurezza del test è del 99,9 % quindi stai tranquilla – la rimproverò Melissa.
    - Ma quanto si sta imparanoiando.?? - commentò Magda divertita.
    - Bhè, fidati quando l'ho fatto io ero nelle sue stesse condizioni – raccontò Caterina.
    - Quanto manca ancora.?? - chiese nuovamente la ragazza.
    - Su esci, vediamo cosa dice il test.! - le disse Anne guardando l'orologio.
    Ester uscì preoccupata e lentamente dal bagno: le tremavano le mani come una pazza.
    - Negativo una lineetta, positivo due. Il tuo test cosa dice.?? - disse Angelica leggendo i risultati scritti nel foglietto.
    - Una lineetta....- rispose tentennante la ragazza, per poi rendersi conto della notizia- Oddio è negativo, non sono incinta.!!! Non sono incinta.!! - iniziò a gridare di gioia saltellando sul posto per poi buttarsi tra le braccia del gruppo.
    - Visto.?? Dai ora butta quello schifo e andiamo a stappare lo champagne – propose la padrona di casa alzandosi dal letto e sciogliendo il nostro abbraccio.
    - Sto male, hai preso gli alcolici.? - chiese stupita Ilenia – Ma io ti amo ahha – disse scoppiando in una sonora risata.
    - Ho due piani bar in casa, sarebbe difficile non avere degli alcolici – le spiegò divertita la ragazza.
    - Dopo però promettete che facciamo anche il secondo.?? - domandò pregando Ester.
    - Si, si , vai tranquilla: adesso però dedichiamoci a festeggiare Yeaaaaah.!! - dissi esaltata dirigendomi fuori dalla stanza.
    Fortunatamente non avevamo da studiare il giorno dopo e quindi ci dedicammo solamente al divertimento. Tutto ciò fu un problema però quando ci ritrovammo alle 19,00 in condizioni decisamente indecenti.
    - C'è vi rendete conto quanto è assurda quella ragazza.? Dai doveva arrivarci che io e Logan ci frequentiamo.!! Non può chiedergli “ci vediamo dopo.??” Dio che odioooooo – inizia a blaterale su Natalia.
    - Vicky lo sai com'è quella la. É polacca, quindi è vacca.!! - commentò Ilenia.
    - Hej.! guarda che sono polacca anch'io.!! - le feci notare fingendomi offesa, dopo di che scoppiai a ridere come una scema.
    - Ahah dai smettetela di pensare alla rossa. Continuate a esser positive e allegre sul fatto che io non divento mamma e voi zie.!! Oh Yeaaaaaaa.!! - disse Ester salendo su un letto e iniziando a saltarci sopra come una pazza.
    Anne alzò il volume della musica e si mise sul letto a ballare con lei.
    La mansarda si era trasformata in una vera e propria discoteca di pazze privata. Ricordo ancora che quando partì “million voices” un coro di voci si levò nell'aria, finchè qualcuno non iniziò a bussare alla porta. Ci guardammo tutte spaesate: Magda si catapultò a spegnere la musica e Anne alla porta. Non potevamo capire chi fosse dato, che teoricamente gli zii della ragazza, a causa di una cena di Gala sarebbero tornati solo per mezzanotte.
    - Chi è.?? - chiese stupidamente Anne appoggiata , mezza collassata alla porta.
    - Sono tuo fratello scema, apri immediatamente.! - disse con tono nervoso il ragazzo.
    - Ahahahha oh cazzo mi sa che siamo nella merda – disse divertita bisbigliando Magda. Anne ci guardò preoccupata, per poi aprire intimidita la porta.
    Logan era lì, in piedi con le braccia conserte e con uno sguardo tutt'altro che divertito.
    - Ciao fratellino – provò ad azzardare Anne.
    - Siete ubriache fradice, e sono appena le 19. Vi è andato di volta il cervello.?? - domandò stupito e arrabbiato.
    - Ma dovevamo festeggiare Ester.!! Pensa non è incinta.!!!! - disse allegra Caterina raggiungendo Anne, come per difenderla.
    - Che cosa.? Perchè c'era la possibilità che Ester fosse incinta.?? - chiese sempre più incredulo.
    - Cose da ragazze, non possiamo sempre raccontarti tutto. E poi io non ti dovrei parlare – gli cercai di spiegare in un discorso senza senso.
    - Io...Ok, meglio che non commenti. Facciamo che ora io me ne vado in camera mia, e sappiate che se state male potete benissimo non contare su di me – iniziò a dire Logan – Tu ed io invece dobbiamo parlare – continuò poi guardando nella mia direzione – quando torni in te però – concluse.
    - Ma io sono arrabbiata con te.!! - gli dissi facendo l'offesa.
    - E potrai continuare ad esserlo anche quando parleremo se ci tieni tanto. Ciao – replicò lui, chiudendo la porta una volta uscito. Facemmo passare giusto qualche secondo, per poi scoppiare a ridere come solo delle persone decisamente non sobrie avrebbero potuto fare.

    Dopo ancora un'ora di balli, e canzoni cantate alla rinfusa e decisamente in modo poco intonato, purtroppo le grandi quantità di alcol che avevamo nel corpo iniziarono a dare primi effetti negativi. Nel giro di mezz'ora stavamo tutte cercando un bagno dove dare di stomaco.
    Ester e Caterina si presero la tazza del bagno della mansarda, Angelica ed Ilenia i due lavandini. Magda, Melissa ed Anne fecero in tempo a raggiungere invece il gabinetto e il lavandino del bagno della camera della padrona di casa. Io invece imprecavo come una pazza, appoggiata a muro, nel corridoi del primo piano, sperando di non dare di stomaco.
    Non so quanto tempo passai lì da sola, ricordo però che ad un certo punto, un alquanto alterato, ma allo stesso tempo preoccupato Logan, uscì dalla sua stanza, mi prese in braccio e mi portò nel suo bagno privato, dove io iniziai a dare l'anima mentre lui mi teneva amorevolmente la testa.
    - Giuro, davvero lo giuro, non berrò più così tanto – iniziai a dire quando il mio stomaco decise di darmi tregua.
    - Non giurare. Tanto sai che non è vero – mi rimbeccò il ragazzo.
    Eravamo tutti e due seduti sul pavimento del bagno: io abbracciata ancora alla tazza, Logan invece seduto accanto a me, pronto a sorreggermi di nuovo nel caso di bisogno.
    - Perché sei qui.? - chiesi appoggiando la testa al gabinetto.
    - Sai com'è, casa mia, bagno mio...tutto questo ti suggerisce qualcosa.?? - domandò lui perplesso ma allo stesso tempo divertito.
    - Non intendevo quello – replicai con una voce che sembrava provenire dall'oltretomba – voglio dire tu sei arrabbiato con me, eppure sei qui ad aiutarmi – gli spiegai.
    - Guarda che io non sono arrabbiato con te. Caso mai preoccupato, soprattutto perché tu sei arrabbiata con me e non mi volevi parlare fino a un'ora fa – constatò lui spaesato.
    - Non sono arrabbiata con te – gli dissi alzando la testa e cercando di esser più seria possibile – O più che altro lo ero, ma dopo ero più arrabbiata con me stessa per il fatto che ero arrabbiata con te, dato che non avevo nessun diritto di esser arrabbiata – continuai.
    - Mhmh...mi sa che la sbronza non ti è ancora passata del tutto – disse lui ridendo.
    - Smettila scemo.!! - mi rabbuiai tirandoli un pugno sulla spalla – guarda che sono totalmente consapevole delle mie parole, solo che è il concetto che è un po' complicato – tentai di esplicare.
    - E sei in grado magari di spiegarmi questo complicato concetto in modo un po' più comprensibile.? - domandò lui ridendosela sotto i baffi.
    - Ero gelosa marcia di Natalia ok.? Mi dava sui nervi come si atteggiava con te in cortile e mi dava ancora più fastidio che tu stessi là a parlarci tranquillamente, per poi dirle anche che magari vi sareste visti durante la sua ora buca. Il problema è che anche se a me da fastidio, non posso dirti niente, perché non sono la tua ragazza, noi due ci frequentiamo soltanto, stiamo cercando di capire se oltre a bisticciare riusciamo a fare altro insieme, e quindi mi sono arrabbiata con me stessa perché mi stavo atteggiando da bambina – gli spiegai più dettagliatamente. La risposta al mio monologo fu lo scoppio di Logan in una fragorosa risata.
    - No, ti prego, sei seria.? - chiese continuano a ridere.
    - Vedi.?? ora ti ho confermato il fatto che sono pazza, ti arrabbierai perché ero gelosa, e mi lascerai vomitare da sola nel bagno – iniziai a sfasare
    - Wowowo. Te l'hanno mai detto che quando inizi a farti i viaggi mentali sei davvero straordinaria.? - constatò sempre più divertito il ragazzo.
    - Logan … -tentai di rimproverarlo.
    - Ok. Ok la smetto di prenderti in giro...il punto è che io non sono arrabbiato con te, e non ho intenzione di lasciarti vomitare qui in bagno da sola. Sei gelosa.? Bene, vuol dire che a me ci tieni, e anche se ci stiamo solo frequentando, puoi tranquillamente dirmi cosa ti da fastidio, così che possiamo metterci dei paletti per capire se possiamo poi stare insieme o no – mi disse lui accarezzandomi dolcemente la testa e io per una volta non sapevo come rispondere – Va un po' meglio adesso.? - domandò poi.
    -Il mio stomaco o il mio senso di pateticità.? - chiesi tra il divertita e lo sconfortata.
    - Tutte e due – disse lui sorridendo.
    - Stomaco...bhè non ho più voglia di dare l'anima, senso di pateticità uguale a prima, perché se inizialmente mi sentivo patetica nel pensare che ti saresti arrabbiato, ora mi sento in ugual modo a sapere che tu non l'avresti assolutamente fatto e io mi sono fatta un viaggio mentale assurdo – risposi sospirando e poggiando la testa sulla sua spalla – Dici che le altre sono ancora vive.? - domandai poi divertita, e il ragazzo si unì alla mia risata.
    - Forse è il caso che vada a controllare. Sai non vorrei che i miei zii arrivassero e vedessero scene troppo imbarazzanti – disse alzandosi dal pavimento – Tu fatti una doccia, io nel frattempo in camera ti lascio qualcosa per dormire e vado a controllare le ragazze ok.? - Accennai un si con la testa, e mi feci aiutare nell'alzarmi.

    Mezz'ora dopo mi ritrovavo stesa sul letto nella magnifica camera di Logan, che non avevo mai avuto l'occasione di studiare così bene fino a quel momento. Era gigantesca.
    L
    e pareti laterali erano ricoperte da immense librerie di un mogano intenso. Solo sulla sinistra vi era una pausa, per dar spazio all'entrata di quello che era il bagno.

Appena si entrava la cosa principale che attirava l'attenzione era sicuramente il magnifico piano forte a coda, affiancato da un elegante divanetto nero con tavolino; ma una volta che si raggiungeva lo strumento si notava un piccolo rialzamento, e a seguire un immenso letto che precedeva la magnifica vetrata che ricopriva tutta la parete centrale.
- Hej ci sei ancora.? -
domandò dolcemente Logan entrando nella camera.
- Si, non sono ancora scappata – risposi io sedendomi sul materasso – Le altre.? -chiesi infine.
- Allora Ester, Caterina ed Angelica sono riuscite a raggiungere un letto dove si sono addormentate. Ilenia invece era ancora in bagno ad imprecare. L'ho aiutata a sciacquarsi la faccia e ho messo a letto anche lei. È stato più complicato con mia sorella e le altre due a esser sincero. Si erano tutte e tre addormentate sul pavimento del bagno, e per quanto la geniale e malvagia idea di lasciarle lì a dormire mi fosse passata per la mente, a fatica le ho portate ad una a una su e messe tutte a letto – raccontò il ragazzo sedendosi accanto a me.
- Mhmhm...quindi sono tutte su a dormire ...Forse è il caso che vada su anch'io – Dissi alzandomi dal letto, quando il ragazzo mi trattenne per il polso.
- Oppure potresti rimanere ancora un po' qui. Non pensare male, solo per ...parlare – propose timidamente Logan. Lo guardai un po' incerta, ma non riuscì a dirli di no.
- Vado solo a togliermi le lenti e mettermi gli occhiali ok.?? così sarò più comoda dopo – dissi alzandomi nuovamente- Ah e già che ci sono mi metto il pigiama – aggiunsi vedendo il mio abbigliamento. Il ragazzo era stato carino a prendermi l'intimo come mutande e reggiseno dalla mia borsa, ma come pigiama aveva pensato bene di rifilarmi una delle sue magliette. Bianca, dei NY: mi faceva praticamente da vestitino.
- Bhè, non vorrei sembrare troppo spinto, ma sei davvero sexy con quella mia maglietta addosso – commentò Logan.
- Ah bhè...allora posso anche rimanere con questa – proclamai uscendo sorridente dalla camera. In verità era sempre stato il mio intento, ma non volevo che sembrasse che me ne stessi approfittando troppo della situazione. Quella era la prima volta che indossavo qualcosa di Logan Calligan.
Una volta uscita dalla stanza, salì velocemente in mansarda, dove non potei che scoppiare a ridere a vedere le più divertenti posizioni delle mie amiche nel dormire in coma nei propri letti. Tolsi al volo le lenti, e misi i miei occhialoni da Nerd, che sapevo piacevano tanto al ragazzo.
Quando tornai in stanza, mi buttai sull'enorme letto, dove mia aspettava l'americano e iniziammo a chiacchierare.
- Lo suoni spesso.? - domandai indicando il pianoforte.
- Tutti i giorni. Ma è da poco che ho ripreso – mi rispose lui.
- Wow allora devi esser bravo.! Deve esser una tua passione vero.? - constatai curiosa. Avevo sempre amato la musica e i musicisti, forse anche perché provenivo da una famiglia che con la musica mi aveva cresciuto.
- Bhè...Ho iniziato a suonare all'età di 7 anni. Con mia madre. Lei era bravissima sai.? Ogni sera, da che mi ricorda, dopo cena ci sedevamo tutti in salone e lei si metteva a suonare il piano. Un giorno però ricordo che ebbe l'influenza e quindi dopo mangiato si chiuse subito in camera, per non contagiare me ed Anne, e allora io decisi di sostituirla. Purtroppo non sapevo leggere una nota dei mille spartiti sparsi sul piano forte, quindi iniziai a premere i tasti a caso, cercando però di farli stridere tra di lo meno possibile. Mio padre ovviamente impazzì dal fracasso causato e mi proibì di toccare il pianoforte senza la presenza di mamma – mi raccontò divertito.
- Ahahah ma no.! Poverino volevi solo far felice tua madre – commentai dolcemente.
- Ahaha già...fatto sta che quando mia madre guarì, dopo la usuale cena, si mise come sempre al piano, ma questa volta mi chiamò affianco a se. Iniziò a spiegarmi quali e come si leggono le note, e tentò di insegnarmi a suonare, dandomi anche esercizi da svolgere nel pomeriggio, quando non c'era nessuno in casa ovviamente, così la prossima volta che lei sarebbe stata male e non avrebbe potuto suonare, l'avrei potuta sostituire io, ma in modo più dignitoso – concluse infine la sua storia, con ancora il sorriso sulle labbra.
- Hai smesso di suonare quando sono morti i tuoi non é vero.? - chiesi impulsivamente. Logan guardò fuori dall'immensa vetrata e cercò le parole per spiegarmi.
- Avevo imparato a suonare per lei. Rimettermi davanti a un piano forte dopo la sua morte è stato quasi impossibile. Quando mi trasferii qui i miei zii non vollero insistere, ma decisero di mettere in camera mia il pianoforte della mamma, nella speranza che un giorno avrei ripreso a suonare nonostante tutto – mi spiegò con voce spezzata il ragazzo.
- Bhè mi hai detto che adesso suoni tutti i giorni, che hai ripreso, quindi i tuoi zii tutti i torti non li avevano. Cos'è cambiato.? - domandai ancora.
- Mi mancava... quando suono il piano esprimo me stesso, e non l'ho fatto per troppo tempo. Avevo bisogno di tornare a esser me stesso – disse lui fissandomi finalmente nei occhi. Erano più verdi e luminosi del solito, e a guardargli mi persi nel legger la sua anima.
Mi avvicinai dolcemente, gli diedi un bacio e decisi che era momento di cambiare argomento.
- No ti sembra tutto così strano.? - gli dissi giocherellando con le sue mani.
- Cosa.?? - chiese lui perplesso.
- Noi...voglio dire, ci conosciamo da si e no un mese, siamo passati dall'odiarci al frequentarci con una facilità incredibile. E guardami, voglio dire, sono sdraiata nel tuo letto, con la tua maglietta addosso come se stessimo insieme da mesi, quando invece abbiamo appena iniziato a uscire quattro giorni fa. Non ti sembra assurdo.?? - gli feci notare.
- Bhè...non ho mai avuto una vera relazione, quindi in verità non saprei dirtelo, però infondo noi due non ci siamo mai odiati, semplicemente ci piace avere l'ultima parola, e questo può esser un ottimo modo per tener vivo il nostro rapporto o meno, non credi.?? E poi bhè...dopo quanto hai iniziato a frequentare il tuo ex quando l'hai conosciuto.? - mi fece notare il ragazzo con facilità. Rimasi in silenzio a riflettere sulla risposta, non amavo troppo rinvangare il passato mio e di Marco.
- In effetti ci siamo conosciuti nella settimana che abbiam passato insieme a capodanno. Ci siamo conosciuti, dati il primo bacio, e tornati a Milano abbiamo iniziato a frequentarci – ammisi semplicemente.
- Vedi.?? Ci avete messo meno tempo di noi due no.?? Vai tranquilla, non stiamo andando troppo in fretta, mica ci siamo già detti Ti amo e promesso amore eterno, no.?? - constatò Logan sorridente.
- Mi spaventa. Stare così bene con te, mi spaventa. Con Marco non era così – commentai sincera.
- Non mi sono mai esposto più così tanto con nessuno come con te dalla morte dei miei. Tutto questo spaventa anche me, ma diavolo abbiamo 19 anni, viviamo alla giornata, divertiamoci, innamoriamoci se capita, ma facciamolo – disse lui sicuro guardandomi dritto negli occhi. Le sue parole mi stupirono, misero paura, ma allo stesso tempo eccitarono come non mai, per quanto fosse vere.
Sorrisi come una scema e mi fiondai sulle sue labbra con la voglia di non staccarmi mai più.
Non so quanto rimanemmo lì a baciarci come due ragazzini, ma ricordo bene che quello che mi riportò al mondo reale fu la sveglia del ragazzo alle 6,30 del mattino.
- Cos'è questo rumore.?? - chiesi sbadigliando accovacciandomi contro il suo petto.
- La mia sveglia – mugulò Logan spegnendola.
- E perché sta suonando a quest'ora scusa.?? - domandai ingenuamente persa ancora nel sonno.
- Perché è venerdì mattina e dobbiamo andare a scuola.?? - chiese divertito e retorico.
- Ma cosa dici, sono appena le ...- iniziai la frase perplessa cercando il mio telefono per controllare l'ora – Oddio ma sono le 6 e mezza.!! Cazzo mi sono addormentata come una scema scusa.!! - iniziai a blaterale come una pazza isterica alzandomi dal letto.
- Hej Vicky calmati.! Mica è successo niente – cercò di tranquillizzarmi lui – ora vai semplicemente in camera ti cambi e ci vediamo di sotto per prendere il caffè e andare a scuola con le altre. Ci stai.? - propose lui.
- Si. Ok. Vado. Ciao – affermai come un telegramma e tentai di battere in ritirata. Ovviamente Logan mi fermò prendendomi per una braccio, mi fece girare e mi diede un dolce bacio.
- Buon giorno straniera – sussurrò lui a fior di labbra.
- Buon giorno straniero – riuscì finalmente a rispondere sorridente io.
- Bene adesso puoi andare. Ciaoooo – mi disse lasciandomi e facendo ciao ciao con la mani divertito. Scoppia a ridere come una sciocca, ricambiai il gesto e finalmente uscì.
Quando aprì lentamente la porta della stanza pigiama party, ricordo ancora la mia vana speranza che le mie solite amiche dormiglione, fossero ancora prese dai loro sogni, ma ovviamente non fu così.
- Oh oh oh...guarda un po' chi si vede.!! - commentò Melissa maliziosamente.
- Finalmente qualcuno ha finito di fare la porcella con mio fratello, eh.?? - urlò dal bagno divertita Anne.
- Smettetela sceme.!! - dissi chiudendo la porta e fiondandomi sul mio letto – Ci siamo addormentati mentre parlavamo, non è successo assolutamente niente – le rassicurai io.
- Certo certo, adesso si chiama parlare – disse Caterina.
- Io quoto la Cate – aggiunse Angelica.
- Daiiiii.!!! - cercai di rimproverarle – Giuro mi sono solo addormenta – continuai a giustificarmi io.
- Scema, stiamo scherzando – disse Ester – Però devo dire che ti sta bene la sua magliette – constatò infine con quel divertito tocco di malizia.
- Bhè, si questo posso ammetterlo – replicai, e scoppiammo tutte a ridere.

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Capitolo 8
*** 8. Galà e novità ***



8. Galà e novità

- One day baby, we’ll be old...Oh baby, we’ll be old and think about the stories that we could have told – cantavamo come due scemi Logan ed io in macchina. Stavamo andando a prenderci qualcosa di caldo, in un locale a Porta Genova, il martedì della settimana a seguire dell'epica sbronza di gruppo.
Ci stavamo ancora frequentando, e vedendoci tutti i giorno a scuola, ovviamente non passavamo tutti i pomeriggi insieme, ma quel giorno ne avevamo approfittato. Avevamo stabilito un equilibrio, e tutto sembrava andare nel verso giusto.
- Ci credi che è un uomo a cantare.?? - commentai basita come al mio solito per quella consapevolezza.
- Ma va, è una donna scema – ribatté lui.
- No, no, ti giuro.!!Guarda dopo ti faccio vedere su internet.! - insistetti convinta delle mie parole.
- Va bene, dopo vediamo sul telefono. Io ho le mie perplessità – insistette lui - Comunque venerdì sera hai progetti.?? - domandò poi curioso.
- Più o meno – risposi vaga.
- Più o meno cosa vorrebbe dire.?? - chiese ancora.
- Vuol dire che a mezzanotte vorrei esser in piazza che Mariamarta compie 18 anni e stappiamo lo spumante per festeggiare – gli dissi più precisamente.
- Mhmm...quindi se tipo ti rubassi alle 18,30 e ti portassi in piazza per mezzanotte meno dieci, per te andrebbe bene giusto.? - continuò a domandare.
- Logan parla chiaro – cercai di tagliar corto io, ma giusto in quel momento il ragazzo si parcheggio e con un veloce – Ne parliamo dentro – e un sorriso, scese dalla macchina.
In poco meno di 5 minuti eravamo già seduti ad un bel tavolino a scegliere qualcosa di buono da bere.
- Io una bella cioccolata bianca e una fetta di strudel, te signorina.? - disse posando il menù sul tavolo.
- Cioccolata classica con una fetta di torta cioccolato e fragole – affermai sorridente.
- Mi scusi lei, ieri non affermava di esser a dieta.? - mi prese in giro.
- Ssssh.!! dettagli... - replicai – Spara piuttosto cosa hai in mente per venerdì – ritornai sull'argomento precedentemente inconcluso – di quel che mi ricordo dovresti esser a un gala con tua sorella, zii ecc per l'inaugurazione della filiale dell'azienda. qui a Milano. Per l'evento arriva pure Jackson, il ragazzo di Anne dall'America – gli feci notare.
- Esatto. Cavoli sei informata...fatto sta, vorrei che mi accompagnassi – disse semplicemente.
- Stai scherzando.? - domandai stupita.
- No. Perché dovrei.?? - chiese in replica perplesso lui.
- Logan, Anne è da Berlino che mi parla di questa serata, è una cosa seria, importante – cercai di fargli notare.
- Lo so, e vorrei che tu fossi affianco a me, come per Anne ci sarà Jack – constatò semplicemente. Rimasi senza parole. Era da pazzi paragonarmi a Jack, dato che lui ed Anne stavano insieme da più di tre anni, mentre io e Logan non eravamo nemmeno una coppia – Ti prego Vicky... mezzanotte meno dieci siamo in piazza così da fare gli auguri a Mariamarta. Per me è importante è voglio te al mio fianco - mi supplicò dolcemente. Resistergli fu impossibile.
- Ok, va bene. Chiedo a mamma se posso venire – mi arresi.
- Perfetto.!! - disse vittorioso – Mi scusi, qui avremmo scelto – richiamò a seguire l'attenzione di una cameriera.

Mercoledì mattina Alice, Felicia ed io avevamo deciso di saltare scuola per dedicarci allo studio. Mentre trascrivevo al meglio i miei appunti di Inglese e Cici cercava di ripetere la lezione di arte, Alice d'un tratto distaccò lo sguardo dal suo libro di francese e dichiarò – Mi sto sentendo con Simone –
Ovviamente io e la mia amica ci guardammo immediatamente spaesate, per poi posare il nostro sguardo su Alice.
- Scusa ma Simone chi.?? - chiese perplessa Cici.
- Parli di Simetti.?? - domandai nel frattempo anch'io.
- Simetti.?? e chi è questo.?? - richiese Felicia.
- Ferme, ferme...adesso vi spiego – ci calmò l'altra ragazza – Si Vicky, parlo di Simetti – mi confermò inizialmente, poi si girò verso Felicia – Settimana scorsa alla Mondadori io, Vicky e Teo abbiamo incontrato questo Simone Simetti, un mio vecchio carissimo amico. Come Vicky sa, io e lui avevamo perso i contatti negli ultimi anni, ma una volta eravamo legatissimi. Anzi, in verità ci piacevamo pure, e non poco, ma io ero piccola e la differenza di età, ai tempi era troppa – raccontò per iniziare – Fatto sta che da quando ci siamo rivisti l'altra settimana abbiamo iniziato a scriverci, prima su FB poi via messaggio. L'ho sento praticamente ogni qual volta abbiamo due minuti di tempo per scrivere – disse in seguito.
- Mhmhm....e Fabri.?? già scordato e tutto.?? - domandò titubante l'amica.
- No, certo che no... Fabri è Fabri, ma è finita. È finita anche da prima che chiudessimo. Non sto dicendo che mi sto già frequentando con Simo e che abbia già dimenticato Fabri, vi volevo solo dire che ho iniziato a sentirmi con questa persona, e che nel momento in cui io scrivo con lui, sto bene, non penso a quanto mi venga da piangere per la fine della mia storia, e che se per caso mi chiedesse di uscire, sicuramente non gli direi di no. Ecco tutto -cercò di spiegarci nervosa. Non le piaceva l'idea che si pensasse male dei suoi affari, e soprattutto non le piaceva l'idea di esser considerata come una facile da noi che eravamo le sue migliori amiche, ma ovviamente dopo l'iniziale incomprensione sia io che Felicia cercammo subito di darle il nostro appoggio.
- Tesoro non intendevo quello. Volevo semplicemente capire come stava per bene la situazione – si giustificò l'amica.
-Quoto Cici. Ma comunque, se sei felice di questa cosa, io sono felice per te. Davvero. Non saremo noi sicuramente a giudicarti. Chiaro.? - le confermai io. Alice annuì sorridendo e tornammo tutte al nostro studio intenso.
Era incredibile quanto rilassante fosse studiare in loro compagnia.
Per l'una ordinammo cinese e davanti a una puntata di “Grey's Anatomy” ci concedemmo finalmente una pausa. Era il finale della 2° stagione, dove veniva organizzato un grande ballo in ospedale per la nipote del primario: ci fu impossibile non commentare i lunghi e meravigliosi abiti dei personaggi.
- Vedete, ogni volta invidiamo come pazze il fatto che in America ci sia questa tradizione dei balli e dell'abito lungo, e adesso che abbiamo sabato l'occasione di metterne uno, siamo in crisi più totale – disse alterandosi Cici.
- Ahahah questo è vero. Cavoli, Mariamarta non poteva scegliere un altro tipo di obbligo per la sua festa.? - domandò retorica Alice – Comunque, voi l'avete trovato il vestito.? - chiese a seguire.
- Io non ancora, vado domani pomeriggio in centro a vedere qualcosa – rispose Felicia.
- Io si, me l'ha prestato un'amica di mamma. Il problema è piuttosto che me ne serve un altro per venerdì – dissi preoccupata. Non potevo mettere due sere di seguito lo stesso vestito, e poi desideravo qualcosa di speciale per quel venerdì sera. Non era una festa privata come quella di Mariamarta: ci sarebbero state persone importanti, la stampa, e avrei finalmente conosciuto gli amorevoli signori Calligan.
- Perché per venerdì sera.?? - domandarono in coro le mie amiche.
- Logan mi ha chiesto di accompagnarlo al party di inaugurazione – annunciai.
- Che cosa.?? Ma allora è ufficiale.!! -esclamò in credula Felicia.
- Ufficiale.?? Di cosa parli.?? - chiesi perplessa.
- Andiamo Victoria. Sta volta ho capito pure io – iniziò Alice – è ufficiale che voi due stiate insieme - mi spiegò sorridente.
-È.?? Ma va, cosa dite. Non ha detto assolutamente niente del genere, mi ha solo chiesto di accompagnarlo – replicai convinta.
- Tesoro, ci sarà la stampa internazionale. Pensi davvero che una persona come Logan Calligan, si possa presentare davanti a tutti con una persona che non è la sua ragazza.? Ma dai... - mi fece notare Cici. Io rimasi perplessa, e non ebbi più parole per controbattere.
- Fatto sta che non ho un vestito per l'occasione – aggiunsi solamente, tornando a concentrarmi sul film.

- No ragazze.!! Cavoli l'avevo scritta quasi giusta – mi lamentai buttandomi sulla panca.
Giovedì, sesta ed ultima ora di scuola. Avevamo appena finito il compito in classe di matematica e ci stavamo preparando per la lezione di ginnastica.
- Cosa avevi scritto quasi giusto.?? - Chiese Anne entrando nello spogliatoio.
- La definizione di limite per x che tende a 0 di f di x uguale a L – spiegò Ilenia al posto mio.
- Bhè, dai è solo una definizione... a parte questo com'è andata.?? - domandò ancora speranzosa la ragazza.
- Na merda – rispondemmo in coro io e l'amica.
Quell'ultimo anno matematica, per me ed Ilenia, era diventata ancora più un supplizio rispetto al solito. Non avevamo ancora visto una sufficienza, e stentavamo a credere di vederle in arrivo. Peccato che quell'anno l'opzione debiti a settembre non esisteva data la maturità.
- C'è ragazze io sono veramente preoccupata. In matematica ho la media del 2/3... come cazzo mi ammettono alla maturità così.?? - dichiarò disperata Ilenia sedendosi accanto a me.
- Bhè almeno tu hai solo matematica sotto. Io cosa devo dire.?? Rischio matematica, che comunque almeno è una materia che è quasi sicuro non ci sia quest'anno, ma ho ben due lingue sotto. C'è renditi conto, Matematica potrebbe passare, ma le lingue ragazze.?? Ce io rischio seriamente di non esser ammessa – constati seria e preoccupata. Non era mai stata tanto la maturità a spaventarmi, quanto l'ammissione, e nelle condizioni in cui mi trovavo era veramente in dubbio.
- Victoria per l'amor del cielo. Siamo al 18 di ottobre, non al 18 di maggio. Hai ancora non so quanti mesi davanti per recuperare tutto. E pure tu Ile con matematica – ci rimproverò Ester.
- Quoto quello che ha detto – concordò Melissa.
- Si bhè ragazze, va bene che abbiamo tutto il tempo del mondo però è comunque il caso di metterci sotto. Alla fine è la pagella del primo trimestre che va in mano alla commissione – ci fece notare Valentina. Non era stata sicuramente una frase rassicurante, ma cosa si poteva fare, lei era così. La secchiona della classe, quella che per un 7 rispetto a un 8, in un compito doveva la media della classe era 3, si metteva a piangere. Non era cattiveria, era però una cosa, a detta mia, masochista e insana per chi le stava accanto, me compresa.
- Grazie Vale, devo dire che così la tiri su di morale sicuramente – la rimbeccò Caterina.
- Era solo per darvi un consiglio realista – le rispose lei rifacendosi la coda e finendo quindi di preparasi per la lezione.
- Smettetela tutte quante. Bisticciare così tra di noi non ha senso. Dobbiamo semplicemente riprenderci e tranquillizzarci tutte. Vedrete che ce la faremo. Ok.?? - propose diplomatica Elena. Tutte, anche chi non aveva preso parte alla conversazione, sorridemmo e annuimmo, e ordinate uscimmo dalla stanzino.

Il pomeriggio seguente, dopo le ultime due ore passate a esser interrogate con la severa e temibile Cavallero, professoressa di arte, e dalla pazza ma simpatica Fassari, mi dovetti anche sorbire un giro in centro, poco fruttuoso, alla ricerca di un vestito per l'importante serata.
Ovviamente non avevo trovato nulla di adeguato all'occasione o al mio portafoglio, e rassegnata tornai a casa pronta a chiamare Anne per supplicarla di prestarmi qualcosa di suo, oppure come ultima spiaggia di usare il vestito che avrei dovuto indossare anche la sera seguente al compleanno di Mary.
- Ciao ciccina – mi sorprese mia madre entrando in casa.
- Mamma ciao – le dissi abbracciandola – Cosa ci fai in casa.?? Non dovresti esser al lavoro.? - chiesi stranita. Il venerdì sera solitamente non rincasava prima delle 21.
- Mi ero dimenticata di avvisarti, scusami tesoro – mi spiegò velocemente lei – comunque, com'è andata oggi.?? Scuola.?? Shopping.?? - iniziò subito a indagare.
- Mhà...scuola bene, mi ha interrogata in arte e bho...la sufficienza dovrei averla, ma lo sai com'è la Cava, il voto me lo dice la prossima volta. Italiano invece 8 – iniziai a raccontarle.
- Brava amore. Ma va bhè in Italiano e storia hai sempre buoni voti – constatò lei con quel luccichio di fierezza che speravo non si spegnesse mai.
- Già...mentre lo shopping uno schifo. Non ho trovato niente. Anzi devo subito chiamare Anne perchè Logan sarà qui per le 18, e sono già le 16,45. Se Voglio farmi prestare qualcosa da lei mi devo muovere – constatai rassegnata.
- Non credo ce ne sarà bisogno sai?? - mi disse mamma attirando la mia attenzione. Sorrise divertita, e mi fece segno di seguirla in camera. Arrivata guardai istintivamente sul letto dove vi era un immenso pacco bianco avvolto da un nastro azzurro. Sul fiocco un bigliettino. Lo presi immediatamente tra le mani e lessi mentalmente
“Anne dice che capirai e apprezzerai. Io nel vederlo ho solo pensato che ti starà divinamente. Con affetto L.” Guardai istintivamente mia madre stupita e perplessa e aprì il pacchetto. Dentro, incredibilmente, l'abito blu di Valentino, che avevo visto e di cui mi ero innamorata a Berlino insieme ad Anne. Lo tirai fuori con cautela e lo feci aderire al mio corpo in modo da contemplarlo al meglio. Lungo, senza spalline, con una delicata scollatura a cuore. Aderente fino a sotto il sedere e poi a morbido con uno strascico di circa un metro. Schiena totalmente scoperta.
- L'ha portato Anne verso le 16. Ha detto che questo ti sarebbe sicuramente stato utile. Cavoli...devo dire che ha gusto la ragazza – spiegò e commentò eccitata mia madre.
- No mamma tu non puoi capire. Questo vestito l'ho visto con Anne a Berlino. Ce ti rendi conto.?? E non è un regalo suo ma di Logan... - le precisai ancora basita.
- Bhè allora devo dire che Logan ci tiene al quanto a una tua impeccabile presenza sta sera. Ti consiglio di prepararti sai.? Sono quasi le 5 e ti conosco: devi lavarti, farti i peli, i capelli, truccarti...un'ora non ti basterebbe mai. Quindi su, muoviti, fila in bagno.!! - disse mamma prendendomi il vestito dalle mani e spingendomi fuori dalla camera.

Non riuscivo a ricordare l'ultima volta che mi fossero tremate così tanto le mani.
Erano le 18,40 e da ben 10 minuti le mie mani non facevano altro che tremare.
- Nervosa.? -mi chiese dolcemente Logan prendendomi una mano. Lo guardai imbarazzata e accennai un falsissimo no con la testa – Ahahah non riesci a mentire sai.? - continuò lui retorico.
- E che stavo rimunginando su delle cose che mi ha detto Cici...sai la stampa, i tuoi zii, le persone importanti...e io con un vestito sui cui ho paura di rovesciare accidentalmente qualcosa o inciampare: tutti casi in cui finirei di metter non solo in imbarazzo me stessa ma anche te e la tua famiglia – cercai di spiegargli.
- Vicky, ma smettila. Non succederà nulla di tutto questo. Se starai per cadere io ti sorreggerò e se invece ti macchierai...bhè quello so per certo che mia sorella avrà qualche suo magico rimedio a portata di mano. ok.?? - mi cercò di rassicurare lui, e io cedetti alle sue parole. Mi avvicinai lentamente e gli posi un dolce bacio sulle labbra.
- Quando scenderemo da questa limousine prometto che non ti lascerò un attimo...a meno che non debba andare in bagno è ovvio – aggiunse divertito e io non potei che ribattere con un pugno sulla spalla.
- Ahia...vaccino piano piccola, sai che fai male.?? - si lamentò il ragazzo massaggiandosi la spalla.
- Era quello il mio intendo – constatai divertita.
- Sei proprio una peste...Comunque vada, Arthur si è preso il compito di spostare poi la tua borsa con i vestiti di ricambio per dopo, nella mia macchina, almeno quando arriverai in piazza noi distoglierai l'attenzione di tutti dalla festeggiata. Credo che chiunque, vedendoti vestita in questo modo potrebbe morire d'infarto per quanto sei bella. O d'invidia, soprattutto le ragazze – mi disse poi sorridendo.
- Vedo che hai pensato proprio a tutto. Grazie – risposi sincera. Sapere che primo o poi quella serata sarebbe finita, e che fortunatamente l'avrei passata anche tra qualche faccia amica mi rasserenò un sacco.
Qualche minuto dopo l'autista ci avvisò gentilmente che tra a breve saremmo arrivati all'entrata del Park Hyatt, lussuoso albergo milanese situato a pochi metri dalla galleria Vittorio Emanuele. Quando la macchina si fermò Logan si porse velocemente per accarezzare le mie labbra con le sue e dopo di che la portiera si aprì.
Per primo ovviamente uscì il ragazzo, e subito dopo mi porse la mano per far scendere dalla Limousine anche me. Quello a cui mi ritrovai davanti fu uno scatto dopo l'altro di Flash, che incredibilmente non davano poi nemmeno così fastidio, quanto l'avrebbe fatto uno singolo.
Logan, sempre stretto alla mia mano fece qualche passo verso il centro del tappeto rosso, e io lo seguì attentamente a ruota, senza mai smettere di sorridere (come avevo imparato dalle varie celebrità sulle riviste di moda). Lì ci fermammo per qualche istante, in modo da immortalarci come meglio avrebbero potuto fare i paparazzi. A quel punto la mano di Logan non avvinghiava più saldamente la mia, ma ben sì il mio fianco, e nell'attimo prima di riprendere il passo verso l'entrata e verso la fine degli scatti, sorprese tutti, me compresa, posandomi un veloce ma dolce bacio sulle labbra.
Non commentai al momento il gesto, preferì rimanere in silenzio sull'accaduto, sopratutto perché il ragazzo fin da subito dopo aver varcato le porte del palazzo, iniziò a presentarmi donne e uomini che di quel che avevo capito lavoravano per l'azienda.
Quando finalmente arrivammo alla Cupola, ovvero il luogo principale dove si svolgeva l'intero gala, riuscì a sentirmi più tranquilla nel vedere l'allegro e decisamente amichevole volto di Anne avvicinarsi nella nostra direzione.
- Tesoro.!!! Che bello vedervi, temevo non arrivaste più.!! - disse la ragazza abbracciandomi – Comunque, Vicky vorrei presentarti una persona: Jack amore questa è Victoria. Vicky questo è Jackosn il mio ragazzo – Proclamò Anne indicandoci l'un l'altro.
- È un piacere conoscerti finalmente – dissi sincera stringendoli la mano – ho sentito tanto parlare di te – aggiunsi.
- Il piacere è mio Victoria, posso dire esattamente la stessa cosa su di te -replicò lui. Sorrisi gentilmente, quando mi accorsi che avevo appena tenuto una conversazione in Italiano, con un ragazzo che teoricamente doveva sapere solo l'inglese.
- Scusa se te lo chiedo, ma com'è possibile che noi due stiamo parlando in italiano.?? O più che altro, che tu lo parli così bene – chiesi curiosa. I tre scoppiarono a ridere bonariamente.
- Mia madre è innamorata dell'Italia. Studio l'italiano da quando avevo 6 anni - spiegò semplicemente Jack.
- Scusate, noi vi abbandoniamo un attimo, c'è ancora qualcuno che freme dal conoscere Victoria – Disse Logan prendendomi per mano e mi trascinò con se verso il piano bar. Era arrivato. Il momento che più mi intimoriva dell'intera serata: conoscere gli zii di Logan. Erano tutto ciò che più si avvicinava alla figura dei genitori per i due ragazzi, e spesso e volentieri Logan ne parlava come i loro salvatori e non riusciva a non idolatrarli. Significavano davvero molto per lui, e per quello conoscerli mi mise così in soggezione. Gli riconobbi da lontano, grazie alle foto viste su Vouge, ma dal vivo, come i nipoti erano di una bellezza indescrivibile. Lei alta, slanciata, con le curve al punto giusto. Dei capelli color rosso fuoco che le arrivavano fino alla vita, mossi come le onde del mare e due occhioni azzurri che risaltavano sul suo viso che sembrava di porcellana. Lui invece, era la copia di Logan, alto muscolo, ma non troppo, capelli neri, pettinati per l'occasione e quelle due pozze verdi smeraldo come occhi. Se lo zio gli assomigliava così tanto, non riuscivo a immaginare come avesse potuto assomigliarli il padre.
- Oh ecco il nostro ragazzo – esclamò l'uomo aprendo le braccia verso Logan – allora caro, pronto per il discorso.?? È tutto in mano tua lo sai, sta sera io non mi metto in mezzo – disse abbracciandolo.
- Tesoro, ti prego... sarà già agitato per i fatti suoi, così li metti solo più ansia addosso – lo rimproverò la donna.
- Tranquilli, mi sono preparato psicologicamente oramai – disse scostandosi dallo zio e abbracciando la moglie – Però prima del grande momento, ci tenevo a presentarvi una persona. Zio, Zia questa è Victoria. Victoria loro sono mio Zio Richard e mia Zia Phoebe – strinsi la mano alle due figure e fui subito folgorata dalla loro gentilezza.
- Finalmente ti conosciamo cara. Oramai pensavamo che Anne avesse un'amica immaginaria – commentò divertita la donna.
- Ma soprattutto che iniziasse ad avere pure le visioni – aggiunse l'uomo – Piacere Victoria – concluse poi lasciandomi la mano.
- Il piacere è mio signori, ma in che senso visioni.?? - domandai perplessa.
- Il nostro Logan non ci rende troppo partecipe della sua vita privata diciamo. Ma fortunatamente abbiamo la sua cara sorellina che ci spiffera sempre tutto. Diciamo che se avevamo dato per scontato che Logan ti portasse qui, non era sicuramente grazie a lui – mi spiegò zia Phoebe guardando con finto rimprovero il ragazzo.
- E su queste simpatiche rivelazioni, io andrei a fare un altro giro, non ho ancora salutato tutti. Vieni con me Vicky.?? - cercò di svignarsela il ragazzo porgendomi il braccio. Scossi la tessa sconsolata, saluti Richard e Phoebe, e me ne andai con il ragazzo.
- E così non parli di me in giro...- chiesi tra il curioso e il perplesso.
- Non è che non parlo di te in giro, semplicemente non sono mai stato un tipo da gossip. Mi faccio gli affari miei, non spiattello tutto in giro. Chi sa di noi due, l'ha capito, l'ha visto o saputo da te. I miei zii non ci hanno visto, non l'hanno saputo da te e io mi sono fatto gli affari miei; invece Anne gli ha detto un po' di cose. Non è stata cattiveria – iniziò subito a giustificarsi il ragazzo, quasi con fare arrabbiato.
- Hej frena stallone – dissi divertita – mica mi sono offesa. E poi mi pare che oggi io sono qui e tu me gli abbia appena fatta conoscere, tra l'altro in un momento in cui mi sento estremamente carina, con un vestito di Valentino addosso. Potrei mai lamentarmi.?? - conclusi sorridente. Il ragazzo finalmente si rilassò e come già aveva fatto in precedenza si sporse per baciarmi dolcemente, stupendomi ancora una volta del gesto.
- Siamo in luogo pieno di giornalisti, e paparazzi. Se continui a baciarmi così davanti a tutti, finiranno per pensare che stiamo ufficialmente insieme – gli feci notare.
- E chi ti dice che non sia esattamente ciò che voglio.?? - rispose lui sicuro, prima di dedicarsi a una chiacchierata con i Jefferson.

Un paio di drink, foto, discorsi ufficiali, centinaia di applausi e brindisi dopo, mi ritrovavo finalmente nella amata BMW di Logan, insieme ad Anne e Jack. Per una volta ero seduta nei sedili posteriori insieme alla mia amica, intente a cambiarci da quei meravigliosi abiti per infilarsi in dei comodi jeans e canotta.
- Ore.?? - chiesi infilandomi la maglietta.
- Meno 20. Vai tranquilla 5 minuti e siamo in piazza – mi rassicurò Logan.
Dopo la sua ambigua frase durante il ricevimento, mi ero un po' persa sul nostro rapporto. Non riuscivo a capire se fosse stata un'ufficializzazione il fatto di avermi portata a quel party, avermi presentata a tutti, e essersi fatto fotografare sempre con me, anche nelle foto di famiglia, oppure solo un passo in avanti verso un rapporto serio.
Qualche minuto dopo eravamo in piazza insieme al resto delle persone della zona, tutti pronti a festeggiare la nuova diciottenne.
Mariamarta aveva portato le torte, le bottiglie di champagne e alla mezzanotte iniziammo a cantare tutti in coro uno stonato “tanti auguri”
- Buon compleanno bionda – dissi abbracciandola una volta che la situazione si era calmata, ed erano tutti presi a mangiare la propria agognata fetta di torta.
- Sai che mi devi raccontare tutto di sta sera vero.?? - disse in risposta la ragazza.
- Ahahah che scema – commentai divertita – faccio domani pomeriggio davanti a un caffè.?? Oggi è la tua serata, chiaro.? A me non si pensa – la rimproverai.
- Ok, ok...aspetterò fino a domani – accettò con un velo di protesta nella voce. Ci sciogliemmo dall'abbraccio e mi affiancai al mio accompagnatore.
- Allora piaciuta la serata.?? - mi chiese circondandomi le spalle.
- Si, direi di si, ma...- inizia a dire titubante.
- Ma.?? - chiese curioso lui, posando una mano sotto il mio mento in modo da spostare il mio volto nella sua direzione.
- Logan. Cosa siamo noi due adesso.? - domandai titubante.
- Sapevo che te lo saresti chiesta, nonostante abbia fatto di tutto per rendere abbastanza chiare le mie intenzioni – ammise divertito il ragazzo scoppiando in una fragorosa risata. Poi si fece incredibilmente serio – Victoria Aleksandra Minowska, vuoi esser la mia ragazza.?? - mi chiese fissandomi intensamente negli occhi. L'unico modo con cui seppi rispondere fu buttandomi tra le sue braccia e riempiendolo di baci.


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Capitolo 9
*** 9. Famiglie interrotte ***


Nella speranza che vi ricordiate ancora di me, rieccomi a mesi di distanza a postare :) chiedo scusa per la mia assenza ma presa dalla maturità e dalle vacanze non ho più toccato molto la storia.
buona lettura.!

9. Famiglie interrotte

Pioggia, su pioggia, su pioggia.
Era quello lo scenario di novembre, e alla seconda domenica di quel piovoso mese, mi ritrovavo in una mattinata, che avrei preferito passare tranquillamente a letto, sotto un ombrello a guardare la partita di calcio di Gianmarco.
Durante quell'ultimo periodo avevamo iniziato a frequentare e sentire sempre più spesso sia lui che Matteo, per non parlare delle uscite sempre più frequenti tra Alice e Simone. Tra me e Logan le cose pian pianino andavano sempre meglio, e ogni giorno scoprivo sempre più dettagli riguardo il suo passato, i suoi gusti, i suoi vizi, e lui altrettanto di me. Ovviamente non avevamo smesso di bisticciare, e continuavamo a voler tutte e due l'ultima parola, ma la cosa da irritante era oramai diventata un divertimento.
Insomma nonostante il brutto tempo, quelle ultime settimane non erano state per niente maligne.
Come dicevo però, in quel momento non furono sicuramente i pensieri positivi sul mese appena passato a passarmi per la testa, se non più che altro una miriade di insulti nei confronti dei miei amici e del mio ragazzo.
Dopo infatti una serata al quanto movimentata, conclusasi alle 6 del mattino a casa Peggia (ovvero a casa di Melissa) per festeggiare i 19 anni di Ester, il mio telefono aveva preso a squillare alle 9 del mattino, per avvisarmi che in circa mezz'ora sarebbe passato Logan a prendermi, in modo che avessi tempo di passare da casa a cambiarmi e farmi trovare al campo da calcio a vedere giocare Gianmarco, per poi andare a mangiare al ristorate dei genitori di Alice in compagnia di Simone e del mio ragazzo. In poche parole, nessuna possibilità di godermi una domenica a letto.
- Dai, lo sai che avevamo promesso a Gianma di passare una domenica a vederlo – mi disse Alice cercando di scacciare il mio pessimo umore.
- Tesoro mio, lo so che l'avevamo promesso, ma non avevamo specificato quale. Doveva esser proprio oggi.? - le feci notare con tono disperato.
- No, però lo sai che avevo bisogno di te. Non posso presentarmi al bar dei miei da sola con Simo. A mio padre verrebbe un infarto, lo sai - ribattè lei con tono di scuse.
- Lo so, lo so. Se no non sarei qui sotto la pioggia a guardare la partita non credi.?? - le risposi io guardandola finalmente negli occhi. Alice di slanciò mi abbraccio, e sotto le risate di Logan e Simone quasi ci ribaltammo. Per quanto stanca potevo esser, non avrei mai lasciato Alice in una difficoltà tale. Suo padre era il tipico padre del Sud, che faceva fatica ad accettare la presenza di un altro uomo al di fuori di lui vicino alle proprie figlie. Ci aveva messo più di un anno per rivolgere parola a Fabrizio quando stava con la ragazza, quindi non era proprio il caso di portare da solo il ragazzo nella tana del lupo dopo neanche due mesi.
- Allora divertita ieri sera.?? - mi chiese gentilmente Simone avvicinandosi a me e la mia amica insieme al mio ragazzo.
- Decisamente. Una serata solo ragazze, all'insegna della poca sobrietà – affermai sorridente, al ricordo della sera prima. Melissa, Magda, io, Ester, Ilenia e Caterina insieme all'Amnesia, in condizioni pessime, a causa delle 6 bottigliette di vodka mela fatte da Melissa e le due bocce di spumante comprate da Ester. Purtroppo mancavano Angelica e Anne (una via per il week end, l'altra a casa con la febbre), ma fortunatamente con loro eravamo riuscite a festeggiare a scuola, con una bottiglia di rhum e cola fin dalle 8 di mattina.
- Io forse è meglio che non sappia – mi fece subito notare Logan.
- Ma smettila. Sono stata bravissima, nonostante tutto. Teo testimone, che ci ha riportate a casa – cercai di tranquillizzarlo io posandogli un veloce bacio sulle labbra, quando iniziò a squillare il telefono. Mi staccai a malavoglia dalle sue labbra e risposi in automatico.
- Pronto – dissi a pochi centimetri da quelle labbra che oramai mi appartenevano..
- Tesoro, sono la mamma. Abbiamo un problema – mi disse la donna dall'altra parte della cornetta. Mi scostai immediatamente dal ragazzo e mi allontanai dal gruppo.
- Dimmi tutto – le dissi al volo.
- C'è Viola a casa. È in lacrime, e a pezzi e a stento si reggeva in piedi quando è entrata in casa. È successo qualcosa tra i suoi. Riesci a venire per favore.? - mi iniziò a spiegare preoccupata.
- Arrivo. 10 minuti e sono lì – riuscì solo a rispondere. Chiusi la telefonata, e mi riavvicinai agli altri – Viola è in panico, in lacrime a casa mia. È successo qualcosa con i suoi. Mi sa che il pranzo salta, devo andare da lei – dissi semplicemente.
- Io ho un'idea migliore. Prendiamo Viola e andiamo tutti insieme fuori a pranzo. Così almeno sta tra facce amiche, si sfoga, e tutto andrà per il meglio. Che dici.?? - mi propose Alice, oramai in ansia più di me per la situazione. Accennai un si con la testa, e seguite da due taciturni Logan e Simone ci avviammo alla macchina.
In poco tempo fummo sotto casa mia, e qualche secondo dopo, Viola entro scossa in macchina, buttandosi tra le mie braccia in lacrime.
- Ssshhs. Ci siamo noi adesso. Tranquilla tesoro – Cercai di rassicurarla.
- Hanno rotto i piatti, ti pare normale.?? Litigavano per me, e hanno iniziato a rompere i piatti. Lei è una puttana, e lui un cazzone. Mi hanno mentito per sette anni. C'è non riesco nemmeno a credere che tutto questo possa esser vero. Dimmi che è un incubo ti prego – mi disse disperata. Guardai automaticamente preoccupata Alice, senza che nessuna delle due riuscisse a capire il senso di ciò che ci aveva appena raccontato, ma dal fiato corto di Viola, capimmo che per un po' sarebbe stato difficile ricevere delle informazioni.
Durante il tragitto cercammo di sviare il discorso da quello che era accaduto, e arrivati al ristorante di Alice sembrava quasi una normale domenica, com'era iniziata.
Irene, la mamma di alice, ci fece trovare un bel pranzo pronto, e per il padre della mia amica riuscimmo a fargli solamente pensare che la presenza di Simone era dovuta a una sua ipotetica grande amicizia con Logan.
- È la mia valvola di sfogo, non riuscirei mai a rinunciarci – disse Simone riferendosi alla sua moto.
- Ah guarda non sai quanto ti capisco. Non so cosa farei io senza la mia – confermò il ragazzo seduto affianco a me.
- Scusa tu hai una moto.? Perché non me ne hai mai parlato.?? E soprattutto perché io non ci sono mai salita.? - domandai stupita della sua affermazione.
- Cara il primo giorno che ci siamo conosciuti avevi paura di quanto andassi veloce in macchina. Non oso pensare al terrore che avresti a venire con me in moto – mi fece notare lui.
- Ahah per quello vai tranquillo Logan. Andava in giro con Ema, figurarsi se avrebbe paura di venire dietro di te – commentò divertita Viola.
- Scusa e questo Ema chi sarebbe.?? - chiese perplesso lui, con un leggero tono di gelosia.
- Ema l'ex della Cate, il tuo ex migliore amico che vole diventasse scopa amici, e per cui una volta era persa anche Viola.?? - disse Alice. Simo iniziò a ridere, mentre Logan dopo essersi quasi strozzato con un pezzo di pane mi guardò stralunato.
- Sisi, proprio lui – confermò l'amica bionda.
- Vedi, posso venire in moto con te – dissi facendo finta di non vedere le divertenti reazioni del mio ragazzo, e dopo di che mi alzai con non chalance annunciando il mio andare in bagno, seguita subito dalle ragazze.
- Amore vuoi spiegarci cos'è successo.?? - chiese una volta esserci chiuse nella stanza Alice.
- Sta mattina ho iniziato a discutere con mia mamma, per una cavolata, su come avevo sistemato le mie cose in bagno. Sai com'è...lei ha iniziato ad alzare la voce, io a controbattere più forte. Poi è arrivato mio padre a mettersi in mezzo e hanno iniziato a litigare loro due. Prima sul come urlavamo io e mamma, poi su come sono educata, e poi non so, io li sentivo urlare ma non quello che si dicevano perchè mi ero chiusa in camera mia. Ad un certo punto ho sentito rompersi qualcosa, sono corsa in cucina e lei era lì che rompeva i piatti a terra e diceva che era stufa di lui, che non ne poteva più di vivere con un uomo che accettava il fatto che lei abbia un altro solo perché non ha le palle e i soldi per andarsene. Sono separati da sette anni ragazze. Sette anni e io non ne sapevo niente. Io ho abitato per 7 anni con una troia e un uomo senza palle – raccontò ancora incredula e con rabbia.
- Viola non credi di esser troppo dura – azzardai a contraddirla.
- Vicky sei seria.?? mi hai ascoltato.? Vivo in una famiglia fondata su una bugia da 7 anni – mi rimbeccò subito lei.
- Ed è sicuramente sbagliato, avrebbero dovuto dirtelo, questo è sicuro, ma se l'anno fatto sicuramente non è stato solo egoismo. Infondo era per proteggerti – cercò di farla ragionare l'amica. Viola non rispose più, abbassò la testa e una lacrima attraversò nuovamente il suo volto. Noi non potemmo fare altro che abbracciarla e trasmetterle tutto il nostro affetto.

Il giorno seguente mi ritrovavo mezza addormenta sul banco ad ascoltare i soliti discorsi da lunedì mattina (ovvero i racconti del sabato sera) che le ragazze narravano alle assenti Angelica ed Anne.
La serata precedente l'avevo conclusa animando una festa di bambini scatenati insieme a Viola, ed aspettare con lei sotto la pioggia, che trovasse il coraggio per tornare a casa: morale non stavo per niente bene.
- Secondo me dovevi rimanere a casa oggi – mi disse amorevolmente Logan.
- Na...sto bene. Ho solo bisogno di un altro caffè e vedrai che mi ripiglio – lo tranquillizzai io.
Poco dopo suonò la campanella e finalmente iniziò la lezione di Geografia. Non ero molto connessa, ma qualche istante dopo che il Martines iniziò a parlare, mi accorsi della mancanza della mia fedele compagna di banco: Ilenia. Controllai immediatamente il cellulare, credendo di essermi persa qualche suo messaggio sul nostro gruppo di What' app, ma notati che mi ricordavo bene che non aveva ancora scritto quella mattina.
- Raga la Ile.?? - chiesi sotto voce girandomi verso il gruppo. Mi guardarono tutte con volti spaesati e innocenti, facendomi chiaramente capire che non ne sapevano niente. Decisi che non sarei sopravvissuta senza addormentarmi senza un altro bel caffè, e in men che non si dica inventai una scusa per scendere al bar e approfittare a chiamare la mia amica.
Arrivata al bancone e con il caffè finalmente in mano, tirai fuori il telefono per chiamarla, quando Serena, la sorella minore di Ilenia mi corse incontro decisamente scossa.
- Vicky, oddio graize al cielo – mi disse abbracciandomi – È successo un casino. Papà ha messo le mani addosso a Ile. Io sono scappata e ho chiamato la mamma. Di quel che ho capito adesso è con lei, ma mia sorella è fuori controllo. Scossa, non riusciva a smettere di piangere – iniziò a raccontarmi a raffica. Sembrava che in quei giorni i genitori delle mie amiche avessero proprio deciso d'impazzire.
- Oh mio Dio..ok...emh fammi pensare – inizia a parlare a vanvera – Tuo padre è in casa.? - chiesi per prima cosa.
- No, mia mamma ha detto che è uscito – spiegò lei.
- Ok....porca merda. Facciamo così, io oggi finisco a mezzo giorno. Dopo di che corro da lei, e vedo come sta, capisco di preciso cos'è successo e vediamo cosa fare. Tu torni a casa.? - le riferii preoccupata.
- Vicky...Io ho paura di tornare a casa. Vado a dormire dalla Eli. Il problema è che non voglio lasciare mia sorella a casa da sola. Non può nemmeno andare da Dario, perché sale su in montagna settimana prossima – rispose lei.
- A tua sorella ci penso io. Ora tu preoccupati di ritornare in classe ok.? - cercai di tranquillizzarla. La ragazza mi abbracciò, e con le lacrime agli occhio uscì fuori a fumare.
Quando tornai su in classe spiegai alle mie amiche l'assurda situazione, e insieme ci mettemmo d'accordo su come agire per occuparci di Ilenia.
Le 3 ore di scuola che mi rimanevano passarono in fretta e appena uscita dall'edificio, in men che non si dica, mi ritrovai sotto casa della mia amica. Ero preoccupata. Non aveva risposto alle chiamate per tutta la mattina, e dati i suoi precedenti avevo paura avesse commesso qualche sciocchezza.
Fortunatamente dopo avere citofonato interrottamente per 10 interminabili minuti, la ragazza, che si era addormentata sul divano, mi aveva risposto e fatto salire in casa.
- Dio santo non farmi più uno scherzo del genere di non rispondere al telefono o al citofono – la rimproverai abbracciandola più forte che potevo.
- Amore che cucciola che sei. Sei corsa qui subito dopo scuola, e ti preoccupi sempre – mi disse lei rispondendo più forte che poteva all'abbraccio – tranquilla, non ho fatto stronzate. Guarda niente tagli sospetti -annunciò staccandosi e mostrandomi i polsi. Aveva capito benissimo che aveva paura che lo rifacesse.
Quando ancora non frequentavo il Pasolino mi avevano raccontato che Ilenia aveva attraversato un periodo cupo, o Emo come si usava dire ai tempi. Quando diventammo amiche però era una persona diversa. Con tanto dolore, e rabbia dentro, ma con un fantastico sorriso sulle labbra, sempre. Sembrava che fosse tutto passato, che i tagli che mi aveva confessato, fossero solo una brutta abitudine oramai dimenticata. Questo però fino alla nostra gita di classe a Cracovia, quando dopo una sbronza colossale di gruppo, successe l'impensabile. Le avevano rubato la borsa, soldi, documenti, e nei giorni prima di partire la sua relazione con i suoi sembrava esser di nuovo peggiorata, e per quanto sia facile scaricare la colpa sul troppo alcol, la trovai alle 4 del mattina sporca di sangue con delle forbici in mano. Credo che non riuscirò mai a cancellare quella scena da davanti ai miei occhi. Ebbi troppa paura di perderla, e che fosse ritornata di nuovo nel suo oblio personale. Dio volle però che quello non accadde, e dopo un po' di urla, panico, pianti, scuse e polsi fasciati, l'episodio non si ripeté più. Quello però non voleva dire che anche la mia paura che riaccadesse fosse svanita. Soprattutto in situazioni come quelle, nonostante le sue innumerevoli promesse di non azzardarsi mai più.
- Scusa amore,e che sai com'è...tua sorella mi ha raccontato del casino ed ero preoccupata – le spiegai. La ragazza sorrise tristemente e mi fece cenno di seguirla in cucina. Mi raccontò quello che già mi aveva narrato Serena, se non con più spiacevoli dettagli, mentre tirava distrattamente su due drummini.
-Ascolta, io e le altre siamo giunte a conclusione che almeno per oggi a casa non puoi rimanere, anche perché non torna nemmeno tua sorella a casa. Sta sera dormi sicuro da me, ma il cane lo lasciamo a casa Calligan. Poi da domani in poi ci pensiamo. Non si accettano obbiezioni, tutto chiaro.?? - le dissi ferma e convinta delle mie parole. Ile non poté altro che annuire e all'unisco ci accendemmo la sigaretta.
- Sai dobbiamo fare una pazzia. Una di quelle che accompagnate da una canzone vecchi ostile, che ci ricordi sempre questo attimo di adrenalina e libertà – constatai d'un tratto presa da una furia improvvisa.
- Hai bevuto whisky al posto del caffè sta mattina.?? - domandò guardandomi come se fossi appena scesa dalla luna.
- Dai Ile. Ti ricordi nella tua vecchia casa.?? Volevamo salire sul tetto, fumarci una paglia e pensare che il mondo fosse davvero così piccolo come lo avremmo potuto vedere dal tetto. Tanto per cambiare non ci siamo riuscite, ma mi ricordo che avevi detto “non vedo l'ora di ritornare nella casa grande. Lì potremmo salirci”- cercai di falle ricordare – Sei a pezzi, hai bisogno di staccare un attimo la spina. Salì lassù con me e dimenticati per un momento di tutto lo schifo che ci circonda – Conclusi con tono melodrammatico per convincerla del fatto. Ci guardammo fisse e serie per qualche secondo, quando finalmente un sorriso compare sul suo volto : l'avevo convinta.
Ci misimo silenziosamente il capotto e le scarpe, e uscimmo sulle scale. Da lì aprimmo la scala a pioli e salimmo nella mansarda che sovrastava l'appartamento. In pochi secondi individuammo la finestrella che dava sul letto, l'aprimmo e uscimmo fuori. In poche, ma caute mosse finalmente ce l'avevamo fatta, eravamo sedute sulla cima del palazzo a dominare il mondo.
- Manca la canzone – constatò l'amica, passandomi un'ennesima sigaretta.
- Vai tra, qua so io cosa ci vuole – la rassicurai e tirai fuori il mio telefono, sapendo già cosa far partire di sotto fondo. Dopo qualche attimo l'aria si riempì di note elettriche, cariche di emozioni e ideali, che arrivavano dirette dagli anni ottanta.
“I, I will be King. And you, you will be queen” Iniziò a cantare David Bowie, e io con lui.
Mi alzai cautamente in piedi e le posi una mano affinché mi seguisse.
We can beat them, just for one day” continuai a stonare in modo da spronarla a continuare con me.
We can be heroes, just for one day” cantò lei unendosi al coro e alzando un pugno al cielo, stile Rocky dopo aver raggiunto la cima della scalinata del Philadelphia Museum of Art.
Se qualcuno ci avesse visto dalla strada, o dalle case affianco ci avrebbe preso per due squilibrate o due suicide, ma non ci importava. Ne avevamo bisogno.
Poco dopo Ilenia tirò fuori il cellulare e iniziò a riprendere la nostrà insanità mentale.
Though nothing, will keep us together
We could steal time, just for one day
We can be heroes, for ever and ever
What d’you say?”
Non ci avrebbe fermato nessuno a cantare, non almeno fino alla fine di quella canzone.
- Eccolo, adesso c'è il mio pezzo preferito.!! “
I, I wish you could swim. Like the dolphins, like dolphins can swim” - continuò lei da sola mimando l'animale. Io Non potei altro che scoppiare a ridere e mi risedetti comoda sulle tegole.
Finita la canzone ci sdraiammo e iniziammo a fissare le nuvole.
- Ti senti meglio.?? - le chiesi voltando la testa nella sua direzione, e distogliendo lo sguardo dal cielo.
- Si, decisamente. Grazie Vicky. Sei davvero un amica – rispose lei perse ancora tra i batuffoli bianchi.
- Dici che il caso di scendere.?? - domandai poi con tono divertito.
- Naaa....fammi restare ancora un po' in questo mondo perfetto – disse semplicemente lei.

Qualche ora più tardi eravamo già a casa mia. Durante il pomeriggio, Ilenia era andata da Anne, a lasciarle in custodia la piccola Elly, il suo amato cane, mentre io ne avevo approfittato per vedere com'era la situazione da Viola.
Ovviamente la mia bionda amica era ancora decisamente scossa, tanto che non aveva avuto le forze per presentarsi quella mattina a scuola, ma comunque la situazione si era tranquillizzata. Più o meno. La madre aveva deciso di andarsene di casa, e Viola, per quanto dicesse che per lei era tutto ok, non aveva ancora rivolto parola a suo padre.
- Amore tra te e Logan tutto bene.?? - domandò d'un tratto Ilenia ascoltavamo musica come due sceme sul freddo pavimento.
- Ehm...si. Cioè ci vedi tutti i santi giorni che domande fai.?? - risposi stranita.
- Sai meglio di me che a scuola vi comportate in modo diverso – mi rimbeccò lei.
- Si ok, ma sai anche che ti parlo sempre di tutto, se ci fosse qualche problema te l'averei detto no.?? - le feci notare sempre più irrequieta delle sue strane domande.
- Eh curiosità...del labbro spaccato, del sopracciglio tagliato...di questo che mi dici?? - continuò lei l'interrogatorio.
“Maledetta osservatrice” pensi al volo.
- Non sono stata io – dissi pacatamente.
- Immagino, ma cosa, o chi quindi.?? E perché non ti ho mai visto fin troppo stupita e turbata di ciò a scuola.?? - insistette.
- Perché non voglio discutere con lui. O più che altro non voglio stargli addosso per la cosa. Non pensare, mi preoccupa e come, e anzi, le mattine che me lo sono ritrovata così in macchina, non ho fatto a meno di commentare, ma so solo che quello che succede alle sue gare automobilistiche, lo fa con un determinato scopo, e che quindi anche se ci sono dei effetti collaterali io non mi devo mettere in mezzo – le spiegai amareggiata. Ero contenta che Logan fin da subito si fosse aperto con me rivelandomi che il partecipare a tutte quelle gare non era pura follia, ma che c'era uno scopo ben preciso dietro, ma mi preoccupava comunque il fatto di non sapere cosa ci fosse di preciso dietro, tanto da spingerlo a rischiare di farsi male.
- Scusa ed Anne di tutto questo che ne pensa.?? - domandò dopo qualche attimo di riflessione sulle mie parole.
- Bhé è ovviamente preoccupata, soprattutto perchè Logan non vuole ammettere davanti a lei che non gareggia per sfizio, ma per un qualche strano e serio motivo. Ogni volta che si parla di gare ad Anne gela il sangue. Per non parlare delle mattine in cui si fa ritrovare in macchina conciato. A stento si parlano per tutta mattina- le raccontai.
- Almeno non è più arrivato a scuola conciato come all'inizio della scuola. Ricordi.?? era poco prima che iniziaste a frequentarvi – mi fece notare l'amica. Non potei altro che annuire e farmi trasportare dai miei pensieri.

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Capitolo 10
*** 10. Mantenere la calma ***


Buonasera mondo. So che è passato veramente tanto tempo dal mio ultimo aggiornamento, ma è inutile dire che me ne sono capitate davvero tante e bhe tra la mancanza di tempo e ispirazione avevo per un po' abbandonato la scrittura. Ma per ragioni plurime finalmente sono tornata a scrivere e a continuare quello che avevo iniziato. Ora molti di voi magari avranno dimenticato questa storia, o altri invece si ritroveranno davanti a un racconto nuovo, io spero solo che vi piaccia questo capitolo. La stesura di esso è il frutto di due anni ahaha iniziato, continuato, riscritto, lasciato e concluso finalmente. Bando alle ciancie, buona Lettura :)

10. Mantenere la calma

Dopo un week end e inizio settimana abbastanza travagliato, presa da amiche e famiglie incasinate quel venerdì pomeriggio finalmente mi stavo dando a uno pseudo relax.
Viola viveva a casa sola con il padre, e non aveva da giorni notizia della madre, mentre Ilenia stava vivendo la situazione contraria trasferendosi temporaneamente a casa della madre, anche se sapeva che entro il fine settimana sarebbe dovuta tornare da suo padre, nonostante l'accaduto.
Io invece mi ero data alle pulizie aiutata da Logan. Quella sera avrebbe mangiato per la prima volta a casa mia, in presenza della mia bionda coinquilina, a cui avevo promesso, di rendere la casa quanto meno presentabile, nonostante il ragazzo avesse avuto più volte occasione di vederla nel suo amato disordine
- Vicky spiegami la differenza tra il tuo solito buttare oggetti e vestiti a caso in cassetti e armadi, e l'impuntarti invece oggi di riordinare in maniera dettagliata tutto – mi domandò perplesso il mio ragazzo.
- Sensi di colpa amore, semplicemente quello. Povera mamma, già è in ansia nel conoscerti, almeno la faccio rilassare facendole trovare la casa in perfetto e vero ordine – li dissi con non chalance, senza accorgermi delle parole che avevo usato.
- Scusa, come mi hai chiamato.??- mi fece notare subito Logan abbracciandomi da dietro, mentre sistemavo dei vestiti sopra l'armadio. Solo in quel momento riuscì a rendermi conto di ciò che avevo detto. Arrossì leggermente e mi voltai vero il ragazzo.
- Ehm... amore...cioè se ti da fastidio dimmelo, e che mi è venuto naturale, e comunque, c'è alla fine chiamo... - cercai di giustificarmi impacciata io.
- Ahahah frena scema.!! Amore va benissimo, e anche tutti gli altri nomignoli che mi vorrai dare, solo che...bhè era era la prima volta che me lo dicevi. È bello sentirsi chiamare così sai.?? - confessò teneramente, e mi fece sciogliere come un cioccolatino al sole.
- Allora continuerò a chiamarti così – annunciai baciandolo dolcemente.
Ci staccammo qualche secondo dopo, e ritornammo a sistemare la casa.
Per le 20,30 mamma tornò a casa. Presentai ufficialmente il mio ragazzo alla donna, e in una mezz'oretta finalmente ci sedemmo tutti a tavola e iniziammo a mangiare.
- E quindi la Lombardo come è uscita dal bagno.?? - chiese sconvolta e divertita mia mamma, dopo aver ascoltato curiosa il buffo episodio di quella mattina, che era accaduto a scuola, alla povera prof di francese.
- Praticamente la bidella, dopo un'ora e mezza da quando era scesa in segreteria è tornata sul piano, e ha controllato per puro caso i bagni dei professori, ha sentito la Lombardo che si disperava dentro, e ha chiamato qualcuno perché l'aiutassero a tirarla fuori - le spiegò ridendo Logan.
- Ma scusate in ora e mezza nessuno si è accorto che era rimasta chiusa dentro.?? - domandò perplessa la donna.
- E no perché è andata in bagno quando l'intervallo era già finito, quindi nessuno la sentiva gridare aiuto dalle classi, e durante il cambio d'ora invece c'era troppo casino – le feci notare.
- Povera donna – Commentò lei alzandosi dal tavolo e iniziando a sparecchiare – Comunque dove volete andare sta sera scusate.?? - chiese infine.
- La porto a prendere uno yougurt in Marghera. Tranquilla la porto a casa presto - le rispose Logan cercando di darle un mano con i piatti.
- Fermo fermo, lascia perdere, sei mio ospite sta sera, quindi pulisco io. Voi due piuttosto vestitevi e andate – lo rimproverò mamma.
Il ragazzo scosse la testa divertito e poggiò nuovamente i piatti sul tavolo. Allora mi alzai anch'io, andai verso camera mia e alla svelta mi preparai per uscire.
- È stato davvero un piacere conoscerti Logan. È bello sapere che c'è qualcun altro al mondo con cui mia figlia possa ascoltare i Muse – si congedò ridendo mia madre. Il ragazzo ovviamente non capì la battuta, a differenza mia che sbraitai un alterato – Mamma ti prego.!!-
- Immagino che sia riferito a dei vostri discorsi – constatò Logan divertito.
Lo fulminai al volo con lo sguardo, diedi un bacio a mamma e uscimmo.
A seguire, dieci minuti dopo stavamo già parcheggiando in De Angeli.
- Mi piace tua madre. È stra simpatica sai.?? - mi disse uscendo dalla macchina.
- Sono contenta. Era importante per me farvi conoscere. Lei è la mia migliore amica praticamente – gli spiegai.
- Si vede che siete unite. Mi avete ricordato un sacco Anne e nostra madre. Loro erano come voi due. Si raccontavano sempre tutto, uscivano e si divertivano insieme – iniziò a raccontarmi con malinconia.
- Doveva esser una grande donna tua madre – riuscì solo a commentare – Ma su parliamo di cose più allegre, non voglio che passi la serata con il muso. Dopo che accompagnerai me medesima a casa cosa hai intenzione di fare.?? - gli chiesi per cambiare argomento.
- Mhmhm non credo tu voglia saperlo – ribatté il ragazzo.
- Vai a gareggiare vero.?? - domandai scocciata. Sapevo che era una sua esigenza, che come diceva lui c'era un motivo più che valido per quello che faceva, ma ogni volta che faceva capolino l'argomento mi veniva solamente in mente la scena di Logan sanguinante nel bagno della scuola.
- Vicky, sai che...- iniziò a giustificarsi lui.
- Si si, lo so. C'è un motivo per cui lo fai, prima o poi questa cosa finirà, non devo preoccuparmi perché tanto sei bravo, e bla bla bla queste cose le so, ma non puoi pretendere che non mi preoccupi – lo rimproverai io.
- Guarda che smetto di dirtelo quando gareggio come faccio con Anne, così smetterai di farti le paranoie – mi minacciò subito.
- Non ci provare, giuro che te ne pentiresti amaramente – constatai con i nervi a fior di pelle.
- Ok ok scusa, vieni qua, non voglio litigare – disse abbracciandomi. Odiavamo discutere di queste cose, ma a volte non riuscivo a trattenermi dal sfasargli contro quando si parlava di certi argomenti.
Passammo il resto della serata non toccando più l'argomento, ma quando mi riaccompagnò a casa non potei far altro che salutarlo nervosamente, consapevole di cosa avrebbe fatto dopo.

I veri problemi iniziarono però la mattina seguente, quando come prevedibile, ad aspettarmi sotto casa fu la 500 di Anne.
- Ti prego dimmi che almeno te sai qualcosa, e che sono io l'unica che ha tagliato fuori come al solito – esordì la mia amica appena salì in macchina.
- Di cosa stiamo parlando per l'esattezza.?? - chiesi perplessa. Non era mica la prima volta che Anne passava a prendermi dopo una delle notti brave di Logan.
- Ok, a sto giro mio fratello ha fatto le cose in grande. Data la tua tranquillità, deduco che ha tenuto all'oscuro anche te – iniziò a spiegarmi sfinita la ragazza, passandomi un foglietto prima di metter in moto la macchina.
- “Principato di Monaco. Torno presto giuro. Stai tranquilla e tranquillizza anche Vicky. Con affetto L.”- lessi ad alta voce - È uno scherzo.??- domandai sconvolta con tre toni di voce più alti del solito. Anne rimase seria concentrata sulla strada, mentre io mi fiondai a cercare il mio telefono in borsa. Appena lo ebbi in mano feci partire la chiamata al mio ragazzo, ma senza neanche il segnale acustico, scatto subito la segreteria telefonica. Chiusi la chiamata e lanciai il telefono esattamente lì dove l'avevo appena ripescato.
Che fosse stata la mia sfuriata della sera prima al bloccarlo dal dirmi qualcosa.?? Che fosse capitato qualcosa d'importante riguardo alle “buone ragioni per cui gareggiava” che l'abbia portato a Monaco.?? Ma la domanda sul per quale diamine di motivo non mi avesse nemmeno avvisata rimaneva. Che non si fidasse.?? O magari si era cacciato in qualche guaio, e meno persone sapevano, meglio era. Mille cose mi giravano per la testa, e come a me così immaginavo alla sorella, che come la sottoscritta, rimase in silenzio per tutto il tragitto.
Una volta arrivate a scuola cercammo di sfoderare il nostro sorriso migliore, ma ovviamente il nostro nervosismo era palpabile, soprattutto sottolineato dalla non presenza di Logan.
- Amore che succede.?? - mi domandò preoccupata Ilenia. La guardai con il fare di chi avrebbe voluto inventarsi qualsiasi cosa, piuttosto che ammettere che c'era un problema, ma la mia amica mi conosceva troppo bene per mentirle.
- È proprio questo il punto. Non è ho la più pallida idea – risposi sconsolata. La ragazza non chiese altro, mi abbracciò furtivamente e tornammo a seguire la lezione di tedesco.

- Giuro che se guardi ancora una volta il telefono te lo sequestro – Mi minacciò Mariamarta comparendo in sala.
- Eri in bagno, il film è in pausa, ne ho approfittato solo un attimo – cercai di giustificarmi io, passandole il gelato in segno di pace. La ragazza mi guardò male e tornò a sedersi accanto a me fiondandosi nuovamente sulla vaschetta.
Tornando da scuola le avevo mandato un semplice messaggio con scritto “G E L A T O” (che poi negli anni si è trasformato in V I N O), che rappresentava nel nostro codice personale “ho bisogno di sfogarmi” e per le 15,30 si era presentata direttamente a casa mia.
- Finché non squilla vuol dire che non ti ha scritto nessuno, lui compreso. E se anche ti scrivesse, indifferenza cara. Leggi e non rispondi, così impara - constatò lei duramente, e non poteva che avere ragione. Nonostante tutto il bene che volevo a quel ragazzo, questa non glie l'avrei fatta passare liscia. Era una questione di rispetto nei confronti miei quanto in quelli di sua sorella. Non si sparisce lasciando un solo bigliettino con scritto due righe in croce senza nessuna spiegazione e preavviso. Qualunque fosse stata la motivazione.
- Hai ragione Mary, e solo che questa situazione mi snerva – dissi tra una cucchiaiata e un'altra di stracciatella – dimmi piuttosto di te, alla fine hai deciso se uscire o meno con quell'amico della Giuls.?? - domandai per passare su argomenti più leggeri, distrarmi e non monopolizzare la conversazione.
- Uuhu giusto, mi ero dimenticata di aggiornarti.!! Abbiamo parlato un po' su Facebook. Non sembra male, e soprattutto anche lui come me ha una devozione per Scrubs. Solo per questo li ho concesso un'uscita domenica pomeriggio – disse tutta elettrizzata la mia amica – il che vuol dire che lunedì pomeriggio, ti rapisco per una primaria lista dei pro e dei contro – aggiunse infine fiera. Non commentai, le battei semplicemente un cinque che rappresentava la mia approvazione.

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Capitolo 11
*** 11. Tutta la verità, nient'altro che la verità ***


Ola gente. Si lo so, due capitoli, nell'arco di due giorni.?? Sarò forse impazzita.?? Probabile, ma sono tornata in forma come si suol dire. Prima di lasciarvi alla lettura vi avviso, questo è probabilmente tra i capitoli più complicati che ho scritto che probabilmente scriverò, quindi prendetevi tutta la calma possibile nel leggerlo ahahha Spero ve gusti e buona lettura

11. Tutta la verità, nient'altro che la verità

C'era da dire che per essere oramai a Novembre inoltrato quel caldo martedì di sole era davvero un regalo. Non si girava ovviamente in canotta, ma i nostri giubbotti erano rimasti in classe, e la felpa era un ottimo capo con cui stare all'area aperta a godersi la bella mattina.
Il martedì mattina infatti, in seconda ora avevamo la fortuna di avere religione, da cui eravamo praticamente tutte esonerata nel nostro gruppo a esclusione di Caterina, e come ogni settimana ci ritagliavamo i nostri attimi di pace nel parchetto di fianco la scuola. Io e Anne non avevamo ancora avuto nessuna notizia da parte di Logan, e per quanto la tensione e la preoccupazione oramai era sempre più forte e aveva fatto allarmare anche le altre, ci eravamo concesse quei 50 minuti di assoluto riposo dai cattivi pensieri dandoci a qualche sana risata di gruppo.
Quando tornammo a scuola, ci fiondammo in caffetteria per regalarci poco prima dell'inizio dell'intervallo una bella cioccolata calda, che ci godemmo ai tavolini della mensa per tutti i dieci minuti della pausa scolastica, ma giustamente una tale rilassante mattinata non sarebbe potuta durare tutte le 6 ore.
Quando salimmo in classe infatti, allo suonare della campanella, trovammo un al quanto sorridente Logan che presentava la sua giustificazione alla Bonalumi (professoressa di inglese e coordinatrice di classe) per i due giorni di assenza e l'entrata in terza ora.
- Signor Calligan, giusto per che sia chiaro, in quanto ad assenze non ci sono problemi, ma lei sta sfruttando un po' troppo queste giustifiche per i propri ridarti. Capisco che sia un ragazzo particolare, che ha sulle spalle molte più responsabilità rispetto alla media dei ragazzi di questa scuola, ma questo non la esonera da determinate leggi scolastiche. Quindi veda di darsi una regolata, anche perché con sua sorella questi problemi non persistono – lo rimproverò schietta la donna.
- Mi scusi Prof, vedrò di stare più attento – rispose cordialmente il ragazzo con un sorriso pacato. Io, sua sorella e il resto delle ragazze lo fissavamo esterrefatte e stralunate mentre si avviava tranquillamente al suo banco, come se nulla fosse, senza però rivolgerci il ben che minimo gesto di scuse o spiegazioni.
- Su signorine, avete intenzione di rimanere in piedi tutta la lezione, o magari ritornate ai propri banchi.??- ci fece notare in men che non si dica la Bonny, e senza proferire parola ci sedemmo tutte ai nostri posti.
- Hej... - azzardò Logan una volta che fui seduta accanto a lui.
- Scordatelo. Io con te non ci parlo, almeno fino alla fine delle lezioni o rischio di prenderti a schiaffi, e questo credo valga tranquillamente anche per tua sorella – gli risposi secca e arrabbiata con uno sguardo indiavolato abbastanza esplicito. Davvero era così ingenuo e speranzoso che dopo la sua partenza improvvisata e tre giorni di silenzio gli bastava un “Hej” per sistemare le cose.??
Cercai nelle ore successive di non badare troppo alla sua presenza, parlando con Ilenia durante le lezioni, e rifugiandomi in sciocche conversazioni con il caro Perry, il nostro nuovo professore di italiano di quell'ultimo anno, che con la sua simpatia e saggezza aveva preso velocemente il posto della Fassari sia in classe, che nei nostri cuori.
Inutile dire, che con finta indifferenza, a fine delle lezioni salì velocemente in macchina con Anne e tornai a casa come se nulla fosse.
Nel pomeriggio ovviamente, dopo la bellezza di 10 chiamate perse, e 6 messaggi nemmeno aperti, Logan si presentò furibondo suonando come un pazzo direttamente alla porta del mio appartamento.
- Hai intenzione di spaccarmi il campanello per Dio.?? - esordì stralunata aprendoli la porta.
- Avevi detto che mi avresti fatto parlare alla fine delle lezioni, invece te ne sei bellamente andata senza dire parola e mi hai ignorato fino ad adesso – commentò lui entrando come un urgano in casa.
- Cavoli, non ti sembra estremamente famigliare la cosa.?? Aspetta cosa mi hai detto venerdì sera.?? “Buona notte rossa, ci vediamo domani mattina” e poi sei sparito a Monaco senza dare segni di vita per tre giorni, presentandoti oggi a scuola come se non fosse capitato nulla - gli feci notare acida.
- Avevo lasciato il biglietto ad Anne con scritto dove andavo e di stare tranquille, tutte e due. È stata una cosa dell'ultimo minuto – rispose come se fosse la cosa più normale del mondo.
- Ah bhe certo, scusami allora – gli dissi con sarcasmo. Presi una sigaretta dal pacchetto sul tavolo e nervosa mi rintanai in balcone. Il ragazzo copiò silenziosamente i miei gesti. Rimanemmo qualche minuto senza proferire parola fissando le macchine che passavano in strada, quando fu lui il primo a rompere il silenzio.
- Bhè, ora che abbiamo constato che sono uno stronzo, posso spiegarti.?? - mi chiese serio.
- Dimmi pure, sono curiosa – inizia con sarcasmo - ma sappilo: o mi racconti tutto Logan, senza esclusione di dettagli, motivazioni e spiegazioni più o meno logiche, o sai tranquillamente dov'è la porta – conclusi con toni agghiaccianti. Il ragazzo rimase muto per qualche secondo, come se stesse vagliando le due opzioni. Fece gli ultimi due tiri che rimanevano della sigaretta, e scagliandola giù dal balcone mi fece cenno di rientrare in casa. Ci sedemmo entrambi sul divano, e finalmente iniziò a parlare.
- Cosa sai dei miei genitori.?? - domandò di punto in bianco guardandomi fisso negli occhi.
- Dei tuoi genitori.? - ripetei spiazzata – So che tuo padre era a capo di un'azienda di famiglia per quanto riguarda le microtecnologie. So che erano entrambi dei nomi rilevanti in America, e che sono stati uccisi quattro anni fa, ma non sono mai stati scoperti gli assassini – riassumetti in breve perplessa.
- Ok perfetto. Allora parto dal principio – disse il ragazzo – la nostra azienda, la CaMicroTec, come hai detto te è un'azienda di famiglia. È partito tutto da mio nonno e suo fratello. Sai, erano due belle teste, e usciti entrambi con i massimi dei voti da Stanford, non fu difficile trovare posto per loro in aziende come Microsoft prima, e Apple Macintosh a seguire. Come le aziende per cui avevano lavorato, anche loro avevano voglia di rivoluzionare a modo loro il mondo, quindi decisero in pochi anni di fondare una loro azienda, tanto i fondi non gli mancavano, e di lanciarsi su quello che allora era ancora un argomento un po' sconosciuto, ovvero le microtecnologie – iniziò a raccontarmi.
- Ok. Fermati mi sono persa cosa centra tutto questo – lo bloccai spaesata.
- Hai detto tutto senza esclusione di dettagli. Quindi adesso ti sorbisci tutta la storia – mi rimproverò lui, per poi continuare – Stavo dicendo.?? Ah si, ok decidono di fondare la loro azienda. Sai ai tempi le “microtecnologie” non erano così come le intendiamo adesso, e soprattutto era un'azienda che non andava per essere a portata del grande pubblico, ma inizialmente si preoccupava solo di progetti militari, di stato, o per le grandi aziende ecc... Si costruirono comunque un loro nome e iniziarono a ingranare davvero tanti soldi. Quando mio padre ha preso le redini del lavoro di mio nonno all'inizio dei primi anni del 2000 oramai si parlava di un marchio che oltre a continuare il suo manufatto per un pubblico ristretto, collaborava già con le stesse aziende di Apple e Microsoft in modo da unire quelle che erano le microtecnologie a progetti per l'uso quotidiano e più svariato, come lo sono oggi i nostri smartphone, gli orologi high tech ecc. Fatto sta, che negli anni mio padre ovviamente ha portato tante innovazioni, e ha fatto raggiungere alla CaMicroTec livelli altissimi, siamo tra le prime aziende dello stato americano, e ovviamente abbiamo sedi in tutto il mondo. Il problema che quando hai in mano così tanto potere, ne derivano altrettanti guai. Papà in tutto ciò era un brav'uomo, una persona da stimare, che amava sua moglie e i suoi figli, ma nemmeno lui era un santo. Amava le macchine, le corse, la velocità e per quanto collaborasse con grandi aziende automobilistiche, e avesse l'opportunità di seguire, sponsorizzare e a volte anche a partecipare a molte gare come quella di Formula 1 o NASCAR, per lui non era abbastanza –disse quasi d'un fiato, quando finalmente prese una pausa e a me venne spontaneo intervenire nel suo monologo.
- E iniziò quindi a seguire le gare clandestine...- Constatai semplicemente. Aveva fatto tutto un mega discorso, ma era arrivata ora la parte che più riguardava tutti i suoi atteggiamenti e le sue serate al volante. Ero tesa, ascoltavo con attenzione e interesse, ma iniziai ad avere dei dubbi su quanto volessi veramente sapere tutta la verità. Nonostante ciò lo lasciai andare avanti.
- Esattamente. Sai le gare clandestine non sono una cosa da poco, e sembra quasi una cavolata, ma paragonarle un po' a quello che si vede nei primi Fast and Furius non è un'esagerazione. Mio padre iniziò prima a seguirle e inseguito a parteciparci. Aveva inizialmente aiutato due o tre ragazzi, fornendoli le più incredibili modifiche alle loro macchine, in modo da renderle sempre più veloci e imbattibili, e dopo di che si era lasciato convincere a scendere lui stesso sulle sue creature – ammise in parte con tono di rimprovero, ma nello stesso tempo con ammirazione.
- E tu come fai a saperlo.? Cioè, non credo fosse un argomento di cui si parlasse a tavola in casa vostra – mi chiesi stranita.
- Bhè ovvio. Mamma la prima volta che lo scoprì diventò una furia. Me lo ricordo come se fosse ieri, avrò avuto quanti.? 13 anni.? Sai da ragazzino, per quanto sia sempre stato reputato un piccolo angioletto, rispetto soprattutto ad Anne, in verità ne combinavo parecchie. Eravamo nella nostra villa negli Hamptons, durante il periodo estivo, ed ero sgattaiolato, subito dopo la buonanotte di mia madre, fuori dalla finestra per andarmi a fare una passeggiata in spiaggia. Ero solito stare fuori qualche ora, e poi verso l'una o le due del mattino tornavo a casa tranquillo, passando dalla porta d'ingresso, perché solitamente tutti per quell'ora dormivano e io non mi dovevo sprecare ad arrampicarmi fino la mia camera. Comunque vada ero sempre cauto e silenzioso, sai non volevo ovviamente svegliare qualcuno e far pensare che ci fossero i ladri. Quella sera, come di routine entrai sgamato in casa, ma in soggiorno le luci erano tutte accese. Mi maledissi per non aver controllato prima se ci fosse qualcuno ancora sveglio e pensai subito al mega cazziatone che mi sarebbe arrivato da li a pochi istanti quando mi avrebbero sentito entrare, ma le urla di mia madre, per quanto soffocate in modo da non svegliare teoricamente me o mia sorella, non avrebbero potuto sicuramente portare qualcuno a far caso a me. Era la prima volta che sentivo i miei litigare, quindi rannicchiai sulle scale, e iniziai ad ascoltare. Mamma urlava a mio padre che si era bevuto il cervello. Che le gare di questo genere erano pericolose. Che già viveva con il cuore in gola ogni volta che gareggiava sui circuiti, figurasi in un qualcosa di illegale. Che se lo beccavano avrebbe rischiato grosso con la legge, e che avrebbero potuto perdere parecchio anche nel lavoro. Lui iniziò a giustificarsi che era più forte di lui, che era semplicemente uno svago e che sapeva quello che faceva. Disse che la CaMicroTec era fondamentale per quasi tutti quelli che la sfruttavano, Stato compreso e che quindi non rischiava di perdere niente, contando soprattutto che non era l'unico pezzo grosso che si era immischiato in questo giro. Mamma sbottò con un “Fai quel diamine che credi” e si diresse in cucina, mentre papà sconsolato venne verso le scale, beccandomi in pieno. Non disse una parola però, mi sorrise e mi fece segno di scappare immediatamente in camera. Il mattino dopo mi svegliò presto, e mi portò nascosto da mamma nel suo garage. Tu non puoi capire cosa avesse lì dentro. Macchine incredibili, dotate delle migliori tecnologie, che solo a guardarle potevi capire quanto fossero veloci e potenti. Nel mucchio c'era però anche una classica BMW serie 1 ancora originale. Papà mi disse “questo sarà il nostro piccolo segreto” e da quel giorno iniziammo a lavorarci insieme, a modificarla e a renderla una potenza da gara. È da allora che mi interesso di motori. Non so precisamente perché mio padre lo fece, ma probabilmente, se non l'avesse fatto, oggi non sarei a un passo dal scoprire chi ha ucciso i miei genitori – constatò con durezza e malinconia.
- Come fai a dirlo.?? - chiesi sconcertata.
- Chi ha ucciso i miei genitori centra con le gare clandestine, ma non solo. Ricordi cosa ti ho detto prima.?? Nella litigata con mia madre, papà disse che lui non era l'unico pezzo grosso immischiato in questo casino, il che vuol dire che qualcuno che non voleva far saltare fuori il suo nome nella faccenda, ha tappato la bocca ai miei genitori. Poco prima della loro morte infatti, si parlava di un grandissimo scandalo alle porte per quanto riguardasse le gare automobilistiche illegali. Dai documenti che sono riuscito a criptare dal computer di papà negli anni dopo la sua morte, ho scoperto che papà poteva avere tutta la passione che voleva per le macchine e l'adrenalina, ma in verità tutto era nato per un accordo militare per il quale la CaMricoTec, avrebbe dovuto creare e testare nuove avanguardie per macchine sempre più veloci e tecnologiche. Ovviamente quando si tratta però di tecnologie che potrebbero recare danno a chi le testa, lo stato le rende illegali. A quel punto allora lo stesso governo gioca sporco, e a te azienda ti propone di testare cose per lo stato, che teoricamente sono illegali, in circuiti illegali, così anche se qualcuno si fa male, nessuno ci rimette legalmente e può esser incriminato. Mi stai seguendo.?? - Domandò lui tutto fiero di quello che stava cercando di spiegarmi. A essere sincera ero abbastanza spaesata, ma a grandi linee stavo fortunatamente seguendo il suo discorso.
- E come se tuo padre stesse lavorando in incognito – constati.
- Esattamente. Qualche settimana prima però che iniziasse a trapelare la notizia dello scandalo, tutte le macchine su cui mio padre aveva investito e lavorato vennero portate via. In poche parole, il governo aveva in mano quello che li serviva, e una volta tolto dalla piazza una qualche connessione alla CaMicroTec e quindi al governo stesso, doveva sbarazzarsi anche di quello che non andava con la legge e denunciare le gare illegali e chi ne faceva parte. Mio padre immagino era l'unico che avesse tutti i nomi, e chiunque l'abbia ucciso l'ha fatto per pararsi le spalle. La maggior parte degli enti governativi di qualsiasi stato, che adoperano in territori illegali, finché non raggiungono il proprio scopo meno sanno, meglio è. Per questo gareggio. Chi ha cercato di fermare lo scandalo, non l'ha fatto per tirarsi fuori dai guai e smettere di correre. In gare clandestine come queste, la quantità di soldi che girano hanno cifre da capogiro, e una volta che ci sei dentro è difficile smettere. È come il poker, le scommesse sportive ecc... quindi chi è dietro all'omicidio dei miei genitori è ancora dentro a tutto questo. Quando ero in America, mi ero fatto un nome, ovviamente falso, ed ero entrato nei giri giusti, nelle gare giuste dove ci sono i pezzi grossi. Trasferendomi qui le cose si sono complicate. Sono dovuto ripartire da zero. Diventare bravo qui, e poter entrare anch'io in quelle che sono le gare internazionali, per poter arrivare di nuovo vicino al mio scopo. Venerdì notte ho gareggiato nelle zone del passo del San Bernardino e ho vinto. Da lì mi si è presentata la possibilità di fare la prima gara internazionale, a Monaco. Non è nulla in confronto a quelle a cui devo arrivare io per avere a che fare con i pezzi grossi americani, ma è già qualcosa – concluse finalmente Logan.
- Perché uccidere anche tua madre allora, se il vero ed unico obbiettivo era tuo padre.?? - chiesi perplessa.
- Mia madre non centrava niente. Si è trovata semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato. I miei genitori sono stati uccisi nel garage privato di mio padre. Papà stava lavorando da settimane su una qualche macchina. Orario fisso, dalle 18.00 subito uscito dal lavoro alle 19.30, così da esser per le 20,00 a tavola in casa. Era un Garage fuori città immerso nei boschi, ricavato da una collina. Chi ha commissionato l'omicidio ovviamente sapeva i suoi spostamenti, dove trovarlo da solo e quando, ma non aveva calcolato la sorpresa di anniversario di mia madre, e quindi la sua presenza. Pensa aveva organizzato una cena al lume di candela poco distante da li sulle sponde del fiume. Era solita inventarsi sempre qualcosa di particolare. Fatto sta che probabilmente era andata lì per destarlo dal lavoro e non farlo scappare a casa, ma ovviamente qualcuno li ha fermati – raccontò con tristezza. Mi venne spontaneo abbracciarlo, per darli tutto il conforto possibile. Immaginavo che raccontare la morte dei suoi genitori, non doveva mai esser una cosa piacevole. A nessuno piace mai raccontare la perdita di una persona cara. Ma pochi secondi dopo, il mio cervello ritornò in funzione, e una volta assimilate realmente tutto quello che mi aveva raccontato sbottai furiosa.
- Logan fermati. Non fare tutto questo, è troppo pericoloso. Gare clandestine, omicidi, governo, servizi segreti, Monaco, scommesse... questo sarebbe troppo per chiunque, figurarsi per un ragazzo di 19 anni.!! Se ti succedesse qualcosa, pensa ai tuoi zii, a tua sorella. Ne morirebbero. Dovresti lasciar fare alla polizia, dovr...- iniziai a contraddire la sua folle idea, ma ovviamente venni immediatamente bloccata.
- Vicky, ma quale polizia.!! Loro non potranno scoprire mai niente.!! Tre quarti delle cose che ho scoperto prima di mettermi a gareggiare le ho scoperto per caso, e perché conoscevo i codici che usava mio padre. E per quanto riguarda le gare, sono bravo, e come ti ho detto prima ho passato parecchi anni a lavorare sulle macchine con mio padre, quindi so con cosa gareggio, e come rendere i miei mezzi i migliori per poter affrontare queste cose. Sono pur sempre titolare della stessa CaMicroTe – iniziò a darmi contro lui.
Ero esterrefatta. Era un'idea folle e suicida, ma la cosa peggiore e che non avevo nessuna influenza per poterlo fermare. Si trattava pur sempre della morte dei suoi genitori, e chi ero io per impedirgli di voler far giustizia.???

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