Non sapevo dove rifugiarmi, fuggivo.

di KiraSan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontrando il tuo sguardo ho trovato il mio riparo. ***
Capitolo 2: *** Angels fall first ***
Capitolo 3: *** You make me insane ***



Capitolo 1
*** Incontrando il tuo sguardo ho trovato il mio riparo. ***


Dedicato a tutte quelle persone che,
come me,
credono ancora di avere a che fare
con persone limpide
e che cercano in tutti i modi
di non farsi influenzare da niente
e da nessuno.
Insomma,
dedicato a tutti gli stolti,
come me.


CAP.1 INCONTRANDO IL TUO SGUARDO HO TROVATO IL MIO RIPARO
Una figura vestita di nero cammina in una Amburgo fredda, distante, in una notte di pioggia.
Porta con sè due valigie e sulle spalle ha uno zainetto.
E' vestita con un giubbotto di pelle nero, lungo fino ai fianchi, un paio di pantaloni neri, stretti alle caviglie. Sulla testa ha un cappellino con la visiera, di quelli che servirebbero per coprire dal sole, anch'esso nero. Porta pure gli occhiali da sole, sebbene non ce ne sia alcun bisogno.
L'unica nota di colore sono le scarpe: delle All Star viola.
La figura cammina sul marciapiede, sembra non avere fretta.
Arriva a una villetta.
Si ferma davanti al cancello di ferro.
Posa a terra le valigie e apre il cancello con le chiavi.
Attraversa il piccolo giardino e arriva sotto il porticato, al coperto dalla pioggia.
Apre la porta d'entrata che si spalanca senza nemmeno un cigolio.
Entra. Posa le valigie e lo zaino sull'entrata. Chiude la porta.
Butta il giubbotto, il cappello e gli occhiali su un divano.
Sale le scale e si dirige verso l'unica porta dalla quale proviene della luce. La spalanca.
-Fuori.- dice con tono duro
L'uomo biascica -Amore! Sei tornata!- e si avvicina alla figura, rivelatasi una ragazza
-Stammi lontano.- gli intima e si allontana non appena sente il pungente odore dell'alcool
-Ma come? Mi volevi sempre così bene!- le si avvicina e le accarezza una guancia, la ragazza si riprende e gli molla uno schiaffo.
Il suono rimbomba nel silenzio della casa.
-Fuori.- ripete, sempre con lo stesso tono duro.
-Fuori piove.- dice l'uomo -Fuori.- insiste
L'uomo non si muove, lei gli molla un calcio negli stinchi, lui le molla uno schiaffo, prende un'ultima bottiglia di alcool e, guardandola furente, esce di casa.
Lei corre a chiudere la porta, ma sente l'uomo:
-Stai sbattendo fuori di casa tuo padre, brutta troietta che non sei altro!-
*Questo non è mio padre. Questo non è mio padre. Questo è un mostro* si ripete la ragazza come una litania. E parve convincersene.

L'orologio a pendolo battè le dieci e lei non aveva ancora cenato.
Non se ne preoccupò. Continuò a spaccare e buttare all'aria tutto ciò che quell'uomo le ricordava.
In un impeto di rabbia scagliò una bottiglia di alcool contro una cassettiera, dalla quale cadde un portafotografie.
Mancò un battito del cuore.
Si catapultò e, incurante dei tagli che si procurava, spostò i resti della bottiglia e tirò su il portafotografie. Guardò la foto.
Flashback.
-Brutta-Stronza-Che-Non-Sei-Altro.- ad ogni parola un colpo si abbatteva sul corpo della donna.
Ma ella non desisteva. Era rannicchiata in un angolino, la schiena rivolta verso l'esterno. L'uomo la picchiava con una bottiglia, ormai tutta rotta.
Ma la donna non si spostava. Non poteva spostarsi. Non voleva spostarsi.
Sotto di lei c'era una bambina, con i capelli corvini come la donna che risaltavano sulla pelle diafana, era vestita con un piccolo vestitino bianco e stringeva un orsacchiotto marroncino al petto. Piangendo.
Fine Flashback.
Si alzò, con il portafotografie in mano. Uscì dalla stanza. La chiuse a chiave, e buttò la chiave in un vaso. Non ci sarebbe più rientrata.
Posò la foto sul comodino del letto.
Prese la giacca di pelle ed uscì di casa.

Passeggiava nel parco, lentamente, assaporando quell'odore che c'è sempre dopo un temporale. Il campanile battè le undici.
Si sedette su una panchina, a guardare il cielo stellato.
Senti una risata. Un'altra. Erano in tanti a ridere.
Si alzò, temendo che stessero ridendo di lei.
Ma poi lo vide.
Erano in cinque, e l'avevano circondato.
Capelli sparati in aria, occhi pesantemente truccati.
Forse la persona più famosa di tutta Amburgo, di tutta la Germania.
Ma lei non sapeva chi era.
La ragazza fece per allontanarsi, ma con la coda dell'occhio vide che i cinque iniziavano a picchiarlo.
Non resistè.
Prese un bastone nodoso, si avvicinò di soppiatto a quello che sembrava il capo.
Flashback.
La bambina solleva la bottiglia d'alcool, mira alla testa del padre. Fine Flashback.
La ragazza solleva il bastone, mira alla testa del ragazzo.
Flashback.
Abbatte la bottiglia e l'uomo si accascia a terra, senza sensi.
Fine Flashback.
Abbatte il bastone e il ragazzo si accascia a terra, senza sensi.
Gli altri si guardano attorno, non la vedono: è coperta dalle fronde degli alberi.
Scappano impauriti non appena lei si avvicina.
Il ragazzo che stavano picchiando è steso a terra, appallottolato come un riccio.
Lei gli tamburella sulla spalla.
Lui alza la testa e vede che gli altri se ne sono andati.
Guarda lei e si perde nell'oceano dei suoi occhi: azzurri limpidi, quasi bianchi.
Lui le sorride, lei no, ma i suoi occhi esprimono tenerezza. Lo aiuta ad alzarsi.
-G-grazie...- mormora il ragazzo, senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso.
-Non c'è problema. Riesci a tornare a casa?-
-Sì sì, certo. Grazie ancora.- fa per voltarsi e tornare sulla sua strada, ma la gamba, dalla quale scendeva un rivolo di sangue cedette, e il ragazzo si ritrovò a terra
-Ceeeeeeerto, come no. Vieni, ti porto a casa mia.-
-No, guarda, non c'è problema: ce la faccio.-
La ragazza lo fulmina con lo sguardo e lui si fa trasportare a casa della ragazza, mansueto come un cagnolino.

xxx, KiraSan

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Capitolo 2
*** Angels fall first ***


ANGELS FALL FIRST

Solo quando il ragazzo si addormentò nel suo letto, la ragazza ebbe il tempo di pensare.
Quel viso le ricordava qualcosa, ma non riusciva a capire cosa.
Scosse la testa: se era importante lo avrebbe ricordato.

Bill si rigirò nel letto, mugugnando. Il cellulare scivolò dalla tasca dei pantaloni e cadde sul pavimento. La ragazza, entrata per prendere un libro, vide il cellulare, lo raccolse e notò che la batteria era scarica.
Lo portò in cucina e lo attaccò al suo caricabatterie.

Il dormiente si girò di colpo e cadde a terra con un tonfo.
-Mppfff...Ma cosa diavol...- borbottò alzandosi dal pavimento, poi ricordò.
Si guardò intorno incuriosito *Devo essere nella sua camera...*
Curiosò i titoli dei libri: tutti storici o romanzi seriosi.
Passò a guardare il comodino: c'era una foto che raffigurava una giovane donna dai capelli corvini e il viso sereno che teneva in braccio una bambina dalla zazzera tutta arruffata e dalla bocca sporca di cioccolato.
Inconsapevolmente il ragazzo sorrise.
Sentì dei passi che salivano e si ributtò sul letto, per far finta di dormire.
La ragazza entrò e sbuffò, per trattenere una risata e non svegliare il ragazzo: era sdraiato a pancia all'ingù, a stella, le coperte erano a terra e il cuscino faceva da solleva-piedi.
Guardò l'orologio digitale sul comodino: segnava le undici e mezza di mattina.
Non voleva svegliarlo, ma doveva farlo.
Si avvicinò alla finestra e spalancò le tende.
Il ragazzo fece finta di risvegliarsi. Appena la vide le sorrise, ovviamente lei non ricambiò, ma i suoi occhi esprimevano felicità.
-Ho dormito così tanto?-
Lei annuì.
Lui si alzò e le porse la mano -Ieri non mi sono presentato: piacere, Bill.-
-Alexandra, Alex o Lex per gli amici.- e gli strinse calorosamente la mano.
Scesero al piano di sotto e lei gli preparò una tazza di cerali.
Mentre Bill s'ingozzava di cereali a più non posso, il suo cellulare squillò.
-Ah, già!- la ragazza si sbattè la mano sulla fronte -Mi ero dimenticata di dirtelo: ieri sera ti era caduto, era scarico e allora ho pensato ti avrebbe fatto piacere trovarlo carico.- e glielo tese.
Bill guardava ad intervalli lei e il cellulare che continuava imperterrito a suonare.
Ingoiò gli ultimi cereali e rispose.
-Ja?-
-MA JA UN CORNO BRUTTO IDIOTA CHE NON SEI ALTRO!-
-Anche io sto bene Tom, grazie per avermelo chiesto.-
Alexandra lo guardò stranita e lui mimò con la bocca la parola "fratello", lei annuì, comprensiva.
-TI RENDI CONTO CHE NON HAI DATO NOTIZIE DI TE PER UN GIORNO INTERNO?! UN GIORNO!!!!!!!!-
-Oh...- Bill si zittì
-Oh un corno! Gustav se l'è fatto scappare con la mamma e lei ha chiamato Saki che ha squinzagliato mezza Amburgo per ritrovarti!- Tom riprese fiato -DOVE DIAVOLO SEI?- gli urlò, nuovamente, nelle orecchie, scandendo terribilmente bene le parole
-Ehmmmmm...aspetta un secondo.-
-Bada che sia un secondo solo.-
Bill coprì il microfono del cellulare -E' mio fratello: mi ha chiesto dove sono. Cosa posso dirgli?-
Alexandra ci pensò un po' sù e poi gli disse -Suderstraße, vicino al parco. Se vuoi posso portarti fino al parco: di sicuro lo conosce.-
Bill annuì e riferì al fratello che gli rispose -Lì fra un'ora. E vedi di non farti aspettare.- e poi gli chiuse la chiamata in faccia.
-Devo essere lì fra un'ora. Posso usare il bagno?-
Lei annuì e gli indicò la porta.
Appena Bill si chiuse dentro, aprì l'acqua della doccia e inizio a cantare: -Kommmm und reeeeeeeette miiiiiich.-
E fu lì che lei ricordò.
Corse in camera e aprì di colpo il secondo cassetto del suo comodino. Tolse i libri e i fazzoletti e sollevò il doppiofondo. Tre Cd, un walkmann: Tokio Hotel.
Richiuse il cassetto. Il cuore le andava a mille.
Flashback.
"Komm und rette mich,
Ich verbrenne innerlich.
Komm und rette mich
Ich schaff’s nicht ohne dich."
La ragazzina era rannicchiata nell'armadio. Completamente al buio. Le porte chiuse dall'interno. Le cuffiette del walkmann nelle orecchie. Non voleva sentire niente. Ma poteva immaginare cosa stesse succedendo fuori di lì.
La madre urlò, il padre rise malignamente. Il rumore di una bottiglia rotta.
"Komm und rette mich
Rette mich
Komm und rette mich
Ich verbrenne innerlich.
Komm und rette mich
Ich schaff’s nicht ohne dich.
Komm und rette mich
Rette mich
Rette mich
Rette mich
Rette mich."
Fine Flashback.
-Scusa, posso usare il tuo phon?-
Bill era entrato nella camera senza bussare e la vide con dei Cd in mano. Gli brillarono gli occhi.
-Ma allora tu ci conosci!-
-Ma, ver...-
-Waaaaaaaaaa, chebellochebellochebellochebellochebellochebellochebello...- il ragazzo prese a saltellare per tutta la camera e lei sorrise. Per la prima volta da anni. Il suo sorriso parve illuminare tutta la stanza, ma in realtà stava illuminando tutto il mondo.
-Dai! Smettilaaaaaaaa!- Alexandra rise di gusto, mentre cercava di fermare il ragazzo.
-Comunque sì, puoi usare il mio phon.- disse alla fine, quando era riuscita a fermarlo.
Quando Bill si allontano lei saltellò fino all'armadio e lo spalancò, cercando qualcosa da mettersi.
Alla fine optò per dei jeans neri, stretti alle caviglie, una maglietta maglietta bianca a maniche corte con sopra stampato un teschio in rosso e una felpa nera con dei cuori bianchi sulle maniche e sul cappuccio. Prese le All Star del giorno prima e se le mise.

Dieci minuti dopo erano nella macchina della ragazza, un'Audi TT completamente nera con gli interni in pelle beige. Nessuno dei due parlava e, per la prima volta, Alexandra odiò con tutta sè stessa quel silenzio.
Si fermarono a un semaforo. Lei ticchettava nervosamente sul volante. Era strano, non si era mai sentita così. Bill catturò il suo sguardo sorridendo nervosamente. Anche lui si sentiva strano.
Alla fine Lex non resistè, accese la radio e la sintonizzò su un canale a caso: "Stupid MF" dei Mindless Self Indulgence. La ragazza accennò un sorriso: era una delle sue preferite.

-Is it simple enough for you? Does everybody understand? Are you all still following me?- inizia a canticchiare con la sua voce d'angelo, delicata, mentre aspetta il verde. Arriva il verde e lei parte a velocità moderata.
-Yo they think you're dumb. I think you're smart. No, wait, I lied. I think you're dumb.- questa canzone la sente dentro, davvero, come con poche canzoni le succede. E' a metà dell'incrocio.
Un fuoristrada mastodontico arriva dal lato del guidatore. Era rosso per lui.
Investe la piccola Audi TT. La sbalza poco distante, fortunatamente l'impatto è stato abbastanza delicato, nessuno si è fatto male, per ora.
Alexandra, incavolata come non mai,cerca di spalancare la portiera, ma questa è stata rotta dall'impatto e non si apre più. Abbassa il finestro e esce da lì.
Bill scende dalla macchina mentre Lex si avvicina al finestrino oscurato del fuoristrada.
Bussa contro il vetro. E' il finestrino del passeggero.
Si apre la portiera del guidatore. Ne scende un uomo.
A causa del riverbero del sole non lo vede in faccia. Le si avvicina. Ora lo vede. La paura la soprafface.
Lui ghingna.
Tutto accade troppo velocemente.
Should I talk slower like you're a retard.
Un pugno nello stomaco.
You stupid motherfucker.
Un pugno in faccia.
You stupid motherfucker.
Uno schiaffo.
You stupid motherfuck!
Un altro schiaffo che la scaraventa contro l'Audi, sbatte la schiena contro la sua macchina e cade a terra. Un rivolo di sangue le scorre sui vestiti.
L'uomo risale sul fuoristrada e sgomma via.
Era successo tutto troppo velocemente, Bill non era riuscito a fare niente.
Corre vicino a lei. Le alza il viso e le scosta i capelli. Trattiene un urlo.
Il viso è completamente coperto di sangue e tumefatto, ma gli occhi sono chiusi. Dev'essere svenuta.
La corsa in ospedale è febbrile.


Grazie dei commenti ^______^
xxx, KiraSan :3

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Capitolo 3
*** You make me insane ***


YOU MAKE ME INSANE

Beep.
Un lungo suono meccanico riempe il silenzio della stanza.
Beep.
E' sicura che prima o poi quel rumore la farà impazzire.
Beep.
Almeno andasse fuori tempo.
Beep.
E invece no.
Beep.
Beep.Beep.
Cerca di aprire gli occhi, invano. Sente qualcosa di ruvido tenerle ferme le palpebre.
Cerca di alzarsi, ma è troppo debole e ricade sul cuscino. Annusa l'aria, come fanno i segugi. Odore di ospedale.
Nei film americani c'è sempre un tastino di emergenza che puntualmente non funziona. Tasta sul comodino vicino al letto. Lo trova. Lo schiaccia.
Sente un piccolo trillo. Tira un sospiro di sollievo. Dopo pochi minuti sente il sordo rumore di una porta a vetri che scorre.
-Oh! Buongiorno signorina Meyer, vedo che è sveglia. Aspetti che le tiro sù lo schienale.-
Lex cerca di sorridere riconoscente, ma le fa male tutta la faccia e ne esce solo una smorfia contorta, ma l'infermiera capisce lo stesso.
Appena ha la schiena dritta si sente un po' meglio.
-S-scusi...- mormora con voce rauca -C-cosa ho s-sugli occhi?-
-E' solo una piccola fascia. Per ora è meglio non toglierla ma stia tranquilla, non ha subito danni agli occhi.-
Tutto d'un tratto la voce dell'infermiera è diventata assordante e Alex, non avendo la forza di sollevare le braccia, incassa la testa nelle spalle, nella vana speranza di tappare le orecchie.
Un bussare insistente rompe nuovamente il silenzio della stanza.
L'infermiera corre fuori e Lex sente uno "Shhhhhhhhttttttttt!".
Segue una voce, di ragazzo quasi uomo, che protesta e che dice che vuole entrare.
Dopo qualche minuto di contrattazione, l'infermiera cede e le porte scorrevoli si aprono di nuovo.
-Lex?- la voce è più di un sussurro
-Bill?- stavolta la ragazza è stranita
-Oddio! Sei ancora viva! Ho avuto così tanta paura che morissi...- il ragazzo continua a parlare a vanvera, tanto che sembra una mitraglietta, alzando sempre di più il tono della voce.
Alex sente che si siede vicino a lei. Ha la testa che le scoppia.
Alza il braccio e gli posa l'indice sulle labbra. Il fiume di parole si ferma. Lex può scommettere che il ragazzo è arrossito.
-Ti prego...Stai zitto!- gli intima la ragazza
-Sì, certo! Scusascusascusascusascus...-
-Zitto!-
-Scusa...-
-Sei un caso perso Bill…-
-Scusa…-
-…-



@layla the punkprincess: Bhe sai, non sono una cima in grammatica e a dire la verità non faccio minimamente caso ai tempi dei verbi xD Nè qui, nè durante i temi in classe...dove il risultato si vede ç___ç In ogni caso, spesso passo dal passato al presente per dare alle azioni un ritmo più veloce, quasi ad aumentare la velocità di una canzone ^__________^ Spero di essermi fatta capire xD

Grazie dei commenti è.é xxx, KiraSan :3

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