Riprendermi il mio ragazzo

di Spensieratezza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Michael parla con Brian ***
Capitolo 2: *** Voler fare una sorpresa e subire la sorpresa ***
Capitolo 3: *** Mai più separati! ***



Capitolo 1
*** Michael parla con Brian ***


Sono passati mesi da quando Justin è partito per New York. Il Babylon è tornato lucente e splendente come prima, come un sogno che non si spegne mai. Un sogno che ora Brian vede in modo diverso, da quando non c’è più Justin lì con lui.

“Brian, non dirmi che anche questa notte ti limiterai a guardare e basta!” disse l’amico Michael andandogli vicino con una birra.

“Guardare non è poi così male.” disse Brian, guardando i ballerini fare la lap dance vestiti di piume bianche lucenti.

“Sì, ma il Brian che conosco io, non guarda e basta!” disse Michael, ammiccando, mettendogli un braccio intorno alle spalle.

Brian prese la birra dalle labbra di Michael e ne ingurgitò una grossa quantità, per trovare la scusa per non rispondere.

“ Amico, sinceramente, sapevo che avresti preso male l’assenza di Justin, ma non credevo così male!” disse Michael sinceramente preoccupato.

Brian lo guardò male. “Il nostro patto era non parlare più di Justin. L’hai appena infranto.”

“ Beh, anche tu hai infranto un patto, ricordi? Il patto era anche: Riprenditi e non crogiolarti durante la sua assenza.”

“Senti, ma non hai altro di meglio da fare che torturarmi? Va a farti un balletto con Ben, va.”
 Michael gli rivolse un sorriso benevolo.

“Ascolta, amico. Se non riesci a stare lontano da lui, non starci, ok?”

“Bravo genio, fosse così facile…”

“Ma lo è, ok? Prendi un aereo e va da lui.”

“E se lo ritrovo a letto con uno e la visita a sorpresa si trasforma in una scazzottata e mi butta fuori a pedate?”

“Prima cosa: dov’è andato a finire il Brian dalla regola d’oro: niente relazioni omogame?” chiese Michael sorpreso.

“ Forse sotto qualche birra.”

“E seconda cosa: Il Brian Kinney che conosco io, non si fa cacciare fuori a pedate! Andiamo, sei Brian Kinney, cazzo!!” lo spronò Michael.

Brian sembrava un po’ perso. “Forse quel Kinney non esiste più.”

Michael non poteva crederci.

“Amico, non puoi dire sul serio.”

“ È così, invece.”

“Se tu stesso non ti riconosci più, come puoi pretendere che lo faccia Justin?”

Brian gli rifilò uno sguardo astioso.

“ Probabilmente Justin si è già scordato chi sono. “

“Gne gne gne. Hai intenzione di finire di piagnucolare e cominciare a fare qualcosa di concreto oltre che piangerti addosso?”

“Tipo cosa?”

“Tipo riprendertelo! Va da lui, prendi un aereo. Tienitelo stretto.”

“E il mio lavoro? “

“Lo perderai comunque se continui a pensare solo a lui e anche lui potrebbe finire come te.” Confessò Michael.

“Ma che cazzo stai dicendo ora?”

Michael capì di aver fatto un passo falso, ora tanto valeva dire tutto.

“Ok, senti, avevo promesso a Justin di non dirti niente, ma penso sia necessario arrivati a questo punto. Ci siamo sentiti al telefono e mi ha confessato che è un brutto momento per i suoi quadri. Disegnare, dipingere, per un artista è un momento di profonda emozione e di intenso sentimento dell’artista, che riesce a lasciarsi andare a tali emozioni, solo se ha la mente totalmente libera di qualsiasi altro pensiero. È una cosa che ti deve occupare totalmente testa e cuore, ma lui non riesce a dedicarsi totalmente ai suoi dipinti. Non riesce neanche a concentrarsi perché…pensa solo a te.”

“A…a me?” chiese Brian, totalmente esterrefatto.

“Esatto. Riesce a dipingere solo se…dipinge te. Ha praticamente la stanza ricoperta di tuoi disegni, ma ovviamente non può esporre solo quelli.” Disse, sarcastico.

Brian pensò che moriva dalla voglia di vedere quei disegni, ma disse invece:

“È uno sciocco.”

“Lo è e forse lo siete entrambi. Come chiamare altrimenti, due che tra amore e lavoro, scelgono di perdere entrambe le cose?” disse sarcastico.

“Fottiti.” Disse Brian, andando via, ma Michael sorrise. Aveva capito di aver fatto centro. Conosceva troppo bene Brian. Era sicuro che ora avrebbe preso il primo volo in partenza per New York.

Infatti era proprio quello che Brian aveva intenzione di fare.

















Note dell'autrice: 

Rieccomi ^^ Tempo fa avevo promesso che sarei tornata con altre storie quando avrei avuto l'ispirazione e ho mantenuto la promessa ^^

Ho cercato il più possibile di mantenere i personaggi IC anche se con una romanticona come me, è molto difficile, ve lo dico xd

Ps il rating potrebbe cambiare, dipende da cosa succede quando si incontrano Jus e Bri :D  

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Capitolo 2
*** Voler fare una sorpresa e subire la sorpresa ***


Brian era partito per New York senza avvisare. Michael aveva cercato di convincerlo a telefonare a Justin per informarlo almeno che sarebbe venuto, ma Brian non volle sentire ragione.

“Potrei rovinargli il divertimento.” Si giustificò Brian.

Michael scosse la testa. Brian era chiaramente geloso e voleva vedere con i suoi occhi se Justin faceva sesso con altri. Sapere che Justin, avvisato della sua presenza, avrebbe potuto farsi trovare da solo, era forse troppo umiliante per lui.

Preferiva la limpidezza. Era chiaramente geloso, ma non lo avrebbe mai ammesso.

Ovviamente quando Brian suonò al suo appartamento, trovò chiuso.

“Justin, eddai, so che sei lì dentro. Apri! Sono ioooo. L’amore della tua vita!” cantilenò sarcastico.

Brian mise la testa appoggiata alla porta. “Sono quello che hai scelto di non sposareee.” Cantilenò ridendo.

Eppure mi hanno riferito che è qui che abita, pensò.

Stava per andare via, ma giusto per scarmanzia, provò a far girare la maniglia.

APERTO.

Gli ci volle circa dieci secondi per capire che era proprio l’appartamento di Justin, quello.

Disegni, ritratti, fogli e tele da disegni ovunque!

“Justin, dimmi che hai adottato dei marmocchi! Neanche io, con tutta la mia pigrizia, saprei fare di meglio!” disse, chiaramente riferendosi al disordine di quella stanza.

Un disegno in particolare lo attirò.

Si avvicinò e lo guardò. Lo riconobbe all’istante. Era lui.

Studiò il disegno in bianco e nero. Sembrava un’istantanea della sua faccia.

Il disegno era in bianco e nero, fatta eccezione per le labbra e gli occhi- fatto a matita. Era incredibilmente somigliante, ma allo stesso tempo sembrava come se Justin l’avesse…abbellito.

Le labbra rosse e carnose, gli occhi lucidi e verdi, quel qualcosa di malinconico, quella precisione nel disegnargli i ciuffi di capelli che gli pendevano sulla fronte, quel rimarcare il rosso sulle sue labbra.

Vederlo dall’esterno, non sapendo che si trattava di lui, dava l’impressione che il tizio ritratto era qualcuno molto caro all’autore. Si poteva notare una certa adorazione nelle movenze, nel modo in cui la matita aveva calcato su alcuni punti, senza esagerare, quasi con il timore di rovinargli i lineamenti.

Justin…..
 
 


*

Prima dell’arrivo di Brian….settimane fa….


Ho sempre amato disegnare, dipingere. Ho scoperto anche una cosa importante. Ciò che frustra principalmente alcuni artisti, quello a cui aspirano di più e che vorrebbero raggiungere, è la perfezione. Anche io ne sono diventato schiavo, soprattutto dopo aver conosciuto Brian. Per me lui è sempre stato la perfezione. Dio, quella faccia…quegli occhi e quella bocca…quelle mani…quel corpo!

Brian Kinney è la perfezione. È un Dio.

Avrei voluto chiedergli di poterlo ritrarre quando potevo ancora farlo. Quando ce l’avevo davanti ogni giorno, ma non lo feci. Troppo orgogliosi, troppo litigarelli e poi sinceramente, chi vorrebbe disegnare Brian Kinney, quando può farci sesso a tutte le ore del giorno e della notte?

Con quale coraggio puoi chiedere a Brian di stare fermo?

Mai.

Ora però mi manca e lo dipingo, perché in questo modo mi sembra di averlo ancora qui con me.

Per me è facile disegnarlo, anche se non ce l’ho davanti. Ho assorbito tutto di lui, il suo profumo, il suo odore, ho toccato e baciato così tante volte la sua pelle, l’ho guardata così tante volte, da sapere a memoria ogni neo, ogni voglia, in tutti i sensi.

Lui è la mia ispirazione. Sarà sempre così.
 
 
 
 
*

Justin era tornato a Pittsburgh. Era notte e non vedeva l’ora di fare una sorpresa a Brian.

Forse l’avrebbe trovato con qualcuno. Non avrebbe fatto scenate, ma un piccolo divertimento se lo sarebbe concesso. Avrebbe detto davanti al tizio, che era venuto a cercare il suo anello di fidanzamento, sai che scene!

Era sicuro che pure Brian si sarebbe divertito, probabilmente fingendo con il tizio, di essere arrabbiato per l’interruzione.

E poi una volta andato via lo sfigato, avrebbero fatto l’amore.

Forse con il suo anello indosso!
 
“Brian, apri!!” urlò, non riuscendo a farne a meno. Era impaziente.

Nessuno venne ad aprire.

“Mmmm…” disse Justin. Forse Brian dormiva. Aveva pensato a quella possibilità e quindi si era portato una copia delle sue chiavi, che teneva ancora.

Entrò, ma la casa era deserta.

Per Justin era un’emozione indescrivibile tornare lì.

Il posto dove aveva fatto l’amore con Brian per la prima volta, il posto dove si erano baciati per la prima volta! Il posto dove si erano innamorati e dove avevano convissuto!

E pensare che una volta Brian era stato sul punto di volersene disfare! Justin non gliel’avrebbe mai permesso, mai! Non solo perché significava così tanto per loro, ma anche per Brian, quella era la sua casa, oltre che la loro. Tutto quello che c’era dentro, era una rappresentazione di quello che lui, Brian Kinney, era. Se Justin pensava che Brian era andato a tanto così da disfarsene, gli tornava la rabbia ancora adesso!!

Justin mentre camminava in mezzo alla casa, prendeva un gran respiro per inalare a fondo l’odore dei mobili, delle pareti, quanto gli erano mancati. Quanto gli era mancato tutto di quella casa, compreso chi ci stava dentro.

“Brian!!” lo richiamò ancora, andando in camera da letto.

Trovò il letto ancora intatto e lo guardò con tono deluso.

Brian non c’era.

Forse era al Babylon.

Ok, sarebbe passato anche di lì, non si sarebbe rassegnato subito ad andarsene senza averlo prima almeno visto, ma non si dimenticò la ragione principale per cui era venuto, oltre che per vederlo.

L’anello.

Brian, nonostante il matrimonio saltato, aveva voluto tenere le fedi. Justin non aveva chiesto a Brian di dare a lui il suo, per ricordo. Non perché non ci aveva pensato, ma perché temeva che gli sarebbe venuto un pò di tristezza a tenerlo.

Ora però scoprì di volerlo invece.

In fondo Brian era un po’ egoista a volerli entrambi. Almeno doveva lasciargliene uno!

Cominciò a rovistare nei cassetti, alla rinfusa, ma non riusciva  a trovare gli anelli!

“ Justin? Si può sapere che diavolo stai facendo??”

Justin si bloccò, congelato, preso in flagrante.

“Michael? Che ci fai a casa di Brian?” gli chiese.

“Cosa ci fai tu casomai in casa di Brian.  Tornato dal Babylon, stavo venendo a controllare che fosse tutto a posto, prima di tornare a casa con Ben e ti becco  qui che frughi tra le sue cose, nei suoi cassetti, mentre lui non c’è. “

“Non è come sembra, non voglio rubare niente” disse Justin, alzando le mani. “Sono venuto qui per vedere Brian e anche per riprendermi…una cosa che mi appartiene..ma lui non c’è e…”

“Che cosa sei venuto a prendere?” chiese Michael.

Justin sembrava ora un po’ imbarazzato.

“ Quando il matrimonio è saltato, Brian si è tenuto le fedi. Ci ho riflettuto e ho deciso che..anch’io voglio il mio. Così, per ricordo.”

Michael lo guardava con una faccia stranita.

“Senti, lasciamo perdere questa sciocchezza. Sai dov’è Brian? Voglio vederlo!” disse all’improvviso Justin.

“Brian è a New York, Justin.” Disse Michael.

Il mondo di Brian crollò tutto in quell’istante e lui ci si trovava in mezzo.

“Come hai detto?” gli chiese.

“Dio, ho cercato di convincerlo ad avvisarti, ma lui evidentemente era troppo proiettato nel farti questo incontro a sorpresa e tu allo stesso tempo hai scelto proprio lo stesso giorno per fargli questa bell’improvvisata! Avete proprio un unico cervello, su cui vi siete concordati di fare il cambio per farlo funzionare, peccato che viaggia su binari diversi!” disse Michael.

“Grazie, Michael, mi era mancato anche farmi insultare da te. Non sai quanto.” Disse Justin.

“Non c’è di che. Se vuoi ho ancora una caterva di insulti da darti, ma penso che tu ora voglia fare altro, come raggiungere Brian a New York.”

“Esatto, ma prima…fammi bere solo una birra. Sono esausto per via del viaggio.” Disse Justin, ancora scioccato.. “Non posso credere che lui adesso è a New York!” aggiunse.

















Note dell'autrice: 

Rieccomi! ^^

Forse non vi aspettavate un capitolo così, ma a me piace stupire ^__^

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Capitolo 3
*** Mai più separati! ***


“BRIAN!!” lo chiamò Justin, appena tornato nel suo appartamento.

“BRIAN!” lo chiamò di nuovo, con affanno.

Era inutile. Aveva visto che non c’era e se n’era andato. Lui aveva rovinato tutto.

“La pianti di gridare in quel modo? Non sono sordo!” disse una voce strafottente.

Justin deglutì, ma invece di sospirare di sollievo, lo aggredì per metà.

“Brutto…razza di brutto, emerito stronzo. Ti ho fatto cento telefonate nell’ultima mezz’ora, perché non hai risposto al telefono?”

Brian scrollò le spalle. “Non mi piacciono i giochi del fato, del tipo io vengo qui, tu non ci sei e poi vai da tutt’altra parte. Mi fanno incazzare.” Sorrise.

“E quindi, perché eri incazzato con me, non potevi rispondere neanche a Michael?” gli chiese Justin, avvicinandosi.

Brian sorrise. “Lui avrebbe dovuto dissuadermi, convincendomi magari che probabilmente per uno strano scherzo del destino, saresti venuto tu da me.”

“Quindi adesso Michael legge anche nel pensiero.”

“Esatto.” Gli disse Brian.

Justin sorrise più apertamente. “Anche tu ne sei capace?”

“Sì, me la cavo.”

“E che cosa st… mmmmm.” Si interruppe Justin, per via del bacio mozzafiato che Brian gli diede in quel momento.

"Stavi pensando che volevi assolutamente che ti baciassi." disse Brian, poi riprese a baciarlo.



Continuarono a baciarsi con Justin che allacciò le mani al collo di Brian. Il sapore della bocca di Brian, le loro lingue che si intrecciavano, i loro corpi stretti addosso. Quanto gli era mancato tutto questo.

Non persero tempo e fecero l’amore, in maniera intensa, carnale passionale. Come erano loro.
 


Quando finirono di fare l’amore, Justin si appoggiò con il gomito ad osservare Brian, sorridendo. Gli accarezzò una ciocca di capelli.

“Beh, tutto sommato, la serata non è stata poi così un disastro.” Disse.

“Devi amarmi veramente tanto, per esser tornato indietro e fare un’ulteriore sfacchinata solo per vedermi.” Lo prese in giro Brian.

“Sì è così.” Disse Justin, in maniera solenne e intensa.


Brian lo fissò. Quando lo fissava così, era perché rimaneva molto colpito dalle parole di qualcuno, ma non voleva dare a vedere che era commosso.

“ Perché sei tornato a Pittsburgh, Justin?”

“Rivolevo indietro la mia fede, ma era una scusa. Cioè, ovviamente la volevo, ma volevo di più vedere te. Mi mancavi.”

Brian sorrise, facendo un piccolo cerchio con il dito sulla coperta, poi gli accarezzò la gamba.

“ Hai bisogno di me, però te ne sei andato.”

“Brian…”

“Forse non hai così bisogno di me come credi, Justin. Può succedere.”

“Può succedere cosa?”

“Di capire di essersi sbagliati. E se è così, io non sono arrabbiato. Lo capisco.”

Justin lo guardò. Brian era troppo orgoglioso per ammettere a sé stesso quello che voleva e anche quello che non voleva.

“Balle. Tu non vuoi che mi allontani da te, tu non vuoi che io smetta di amarti. Perché non la finisci di fare il grand’uomo e non dici chiaramente quello che vuoi?”

Adesso Brian si stava alterando.

“Io volevo sposarti e tu hai cambiato idea, ti sei trasferito qui. ora hai ancora il coraggio di dirmi che esprimere quello che si vuole è cosa giusta? Che cosa è cambiato averlo espresso?”


Ora Justin aveva sul viso un’espressione ferita.

“Ho commesso un errore…” disse.

Brian scosse la testa.

“ No, Justin, tu non hai commesso nessun errore. Hai fatto bene invece. Dimentica quello che ho detto.” Disse, dandogli un bacio sulla fronte e apprestandosi a rivestirsi.

“Resta, Brian, non andare via.”

“E che differenza farebbe?”

“Farebbe molta differenza. Non deve andare per forza così tra noi. Possiamo stare insieme. Davvero insieme.”

Brian rise.

“Come una smielosa coppia monogama?”

Justin sorrise.

“ Siamo mielosi a modo nostro, anche se non a parole.”

Brian sbuffò e si mise le scarpe.


“ Brian, i miei dipinti non sono più gli stessi, se non ci sei tu. Ho perso gioia nel dipingere.” Disse di botto.

Brian smise di allacciarsi la cravatta, la camicia ancora aperta.

“Non puoi darmi la colpa di questo.” Disse.


“Non do la colpa a te, ma a me. Non sarei mai dovuto andarmene via.”

“ Non avevi scelta. Non potevi rinunciare a un’occasione come questa. Te ne saresti pentito per tutta la vita e mi avresti odiato.”

“E adesso invece odio me. Brian, ascoltami.” Disse, andandogli davanti.


Brian sospirò.

“Resta con me.”

“Qui? A New York?” chiese Brian, facendo una faccia schifata.


Justin scosse il capo, sorridendo ed era così tenero che Brian gli avrebbe dato un altro bacio.

“Lascia perdere New York. Se resterai qui con me, per un po’, appena riuscirò a far risalire un po’ i miei quadri, lasciamo New York e giriamo il mondo. Solo io e te.”

Brian sgranò gli occhi. “Sei impazzito?”

“Io e te, Brian, siamo degli spiriti liberi, ma abbiamo sempre cercato questa libertà, astenendoci da legami seri, pensando che quello imprigionasse la nostra libertà, restando però fermi nello stesso luogo. Forse in realtà, per essere liberi, dobbiamo muoverci, ma restando insieme!”

Brian lo guardò sbalordito e per un momento non disse più niente.

“Cazzo, cucciolo, dove hai letto questa discorso? In qualche poeta del 1700?”

Justin rise e gli diede un altro bacio.

“Quindi è un sì?”

“Io…ci devo pensare…ma sembra…uhm…eccitante!”

Justin rise.

“ Non hai pensato che fossi da un altro, quando non mi hai trovato in casa?” gli chiese.

“Uhm…un po’. Secondo te perché non rispondevo al telefono? Dovevo sbollire la rabbia.”

“Ma una volta che io e Michael ti avevamo spiegato…”

“E che c’entra? Dovevo sbollire TANTA rabbia.”

Scoppiarono a ridere entrambi e poi si abbracciarono.

“Ho visto i tuoi disegni, prima. Soggetti molto affascinanti, gli ultimi.” Disse Brian, alludendo ai quadri che aveva fatto dipingendo lui.

Justin lo guardò malizioso.

“ Beh, avrei voluto dipingerti nudo, ma temevo di avere un’erezione e di non riuscire a finirlo.”

“ Illuso. Non avresti mai potuto farlo bello come l’originale!” disse Brian.

“Brian…”

“Sì?”

“Mai più separati.” Disse Justin, intrecciando la mano con la sua.


Gli occhi di Brian luccicavano di felicità, la sua bocca si aprì in un sorriso tenero e il cuore battè più forte, ma lui non era tipo da risposte sdolcinate, quindi rispose solo:

“Che suona molto meglio del noioso *per sempre* . 

















Note dell'autrice: 

Eccomi ^^ Scusate il ritardo! xd

Allora, innanzitutto sono apposta vaga su come fa Justin a tornare a casa, non infierite, per favore ahhah lasciamo spazio all'immaginazione xd 

Poi... anche se non lo dico qui, voglio rendere per implicito che Justin avrà la sua fede, che cercava e d'altronde se Brian dovrà stare da Justin, è chiaro che poi dovrà prendere le sue cose :)))

Sì, Brian ha il lavoro a Pittsburg ma troverà una soluzione anche per quello...

Spero di non aver fatto un happy ending troppo fiabesco e che vi sia comunque piaciuto ^^

E poi l'importante è che stanno insieme, no? :p :p

Se mi vengono altre idee, scriverò ancora su loro due, ma per voi è meglio di no, che quando mi fisso, poi intaso i fandom ahhah

bye <3

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