Incominciare a vivere

di Maico
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mr. Cupido- il ritorno ***
Capitolo 2: *** Attimi di pace? Non fanno per noi ***
Capitolo 3: *** Che confusione ***
Capitolo 4: *** Fishman VS Superman ***
Capitolo 5: *** Bleeding out ***
Capitolo 6: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 7: *** Folli, sono tutti folli ***
Capitolo 8: *** Di occhi da cucciolo e sorrisi raggianti ***
Capitolo 9: *** CORRI WILL! ***
Capitolo 10: *** Baci mancati ***
Capitolo 11: *** Guardone ***
Capitolo 12: *** Essere sinceri con se stessi ***
Capitolo 13: *** Perchè sempre in mezzo ai piedi Percy? ***
Capitolo 14: *** Una giornata tranquilla -per ora- ***
Capitolo 15: *** Proposte improvvise ***
Capitolo 16: *** Chiamate improvvise ***
Capitolo 17: *** SCAPPA IDIOTA! ***
Capitolo 18: *** Sono più affascinante di Percy Jackson? ***
Capitolo 19: *** Colpa mia? ***
Capitolo 20: *** Rosa? No, verde. ***
Capitolo 21: *** Ci penso io ***
Capitolo 22: *** Di pazze isteriche alle sei di mattina ***
Capitolo 23: *** Giornata di shopping estremo -parte 1- ***
Capitolo 24: *** Giornata di shopping estremo -parte 2- ***
Capitolo 25: *** Ma chi è? ***
Capitolo 26: *** NICO+WILL -con un Nico arrabbiato e un Wil imbarazzato- ***
Capitolo 27: *** Telefonate imbarazzanti ***
Capitolo 28: *** Doni ***
Capitolo 29: *** Quanto sono idioti? ***
Capitolo 30: *** Gli ultimi giorni ***
Capitolo 31: *** Il ritorno di Mr. Popolarità ***
Capitolo 32: *** Di qualcosa ***
Capitolo 33: *** Saluti... Particolari(?) ***
Capitolo 34: *** INVERNO -Halloween ***
Capitolo 35: *** INVERNO -Natale ***
Capitolo 36: *** INVERNO -Happy Birthday ***
Capitolo 37: *** ESTATE -Pasqua- ***
Capitolo 38: *** The end ***



Capitolo 1
*** Mr. Cupido- il ritorno ***


Jason





 
Quando Nico iniziò a incamminarsi verso quel biondino palestrato qualche casa più distante, Jason si accigliò.
Insomma, vedere quello scricciolo del suo amico andare contro un colosso con l'aria di chi voleva sbranarselo non era rassicurante. Per niente.
Ma poi si ricordò della sua faccia, i capelli ricci e biondi, gli occhi scintillanti e un sorriso a trentadue denti. 
Will Solace si ricordò, aggrottando ancora di più se possibile la fronte. Si morse le labbra, fissando la scena forse con fin troppa attenzione.
Si chiese per un fugace momento se non stesse diventando troppo inopportuno a fissarli così sfacciatamente, ma poi scosse la testa.
Era di Nico che si stava parlando; sempre meglio tenerlo sott'occhio. 
Li vide discutere, scambiarsi qualche battuta (chissà come ma parlava maggiormente il figlio di Apollo) e poi salutarsi. Il corvino con un cenno pressoché invisibile del capo, l'altro cercando un abbraccio impossibile da avere.
Ha appena cercato di abbracciare Nico?
Scosse la testa incredulo, fulminando con lo sguardo Solace... beh, solo metaforicamente, sia ben inteso.
Will arruffò quindi i capelli del di Angelo.
Una scintilla crepitò sulle sue punte delle dita, intanto che il pensiero di fulminarlo concretamente seduta stante si faceva più vivido.
Dottore o non dottore, Will Solace aveva fin troppa confidenza coi suoi pazienti.
Nico, fece quello che ogni Nico avrebbe fatto: gli tirò un pugno in pieno petto. Scherzoso certo, ma comunque un pugno come si doveva.
Jason provò forse un poco di compassione ora per il Capogruppo della cabina del dio del Sole.
I due ricominciarono a distutere, e si sorprese del fatto che il moro stesse conducendo una conversazione.
Le sue sopracciglia chiare si alzarono di scatto, intanto che tutta la sua espressioe si faceva stupita.
Una conversazione vera! Senza monosillabi o grugniti.
Rimase sconvolto quando invece vide un sorriso, ok forse era un po' esagerata come descrizione... Si corresse: un pallido sorriso, appena accennato sul volto del piccolo darckettone del suo amico.
OmmioGiove!
Si mise le mani nei capelli corti intanto che prese conscienza che sì, Solace stava facendo sorridere Nico di Angelo.
Esultò internamente per evitare di essere visto da qualcuno mentre urlava "SII!" e saltellava battendo le mani come un idiota.
Jason sapeva che Afrodite, o peggio ancora suo figlio Eros, erano dei sadici impiccioni nella vita sentimentale delle persone, e non li aveva sopportati fino a quel momento.
Però, vedere il piccolo Nico che si avvicinava al biondino figlio di Apollo, fece scattare qualcosa in lui. E non era istinto da mamma chioccia iperprotettiva.
Iniziò ad immaginarli uscire assieme.
Fu così che senza neanche accorgersene nella sua mente si stava iniziando a formare un piano... un piano che avrebbe chiamato Cupido 2-la vendetta (si appuntò mentalmente di sacrificare a cena la parte miglior del suo pasto per quei due déi che, forse, sotto sotto non erano proprio così male). 
Ma prima..! Doveva trovare dei complici che lo aiutassero a mettere in atto il suo piano. 
O farti gli affaracci tuoi? gli consigliò una vocina nella sua testa che bellamente ignorò.
Strofinandosi le mani e ridacchiando fra sè e sè, si diresse verso la sua casa, non accorgendosi delle occhiate stranite e confuse, provenienti dalla stragrande maggioranza di semidei che incontrava durante il tragitto.



















Note autrice:
Santo Zeus! Come è venuto? Ho l'ansia. Ci ho messo trenta minuti solo a decidere se pubblicare o meno e non sto scherzando.
Lo ammetto sono nuova di qui ma non potevo starmene con le mani in mano mentre sul mio personaggio preferito, per chi fosse lento di comprendonio, Nico, venivano scritte tantissime storie. E allora ecco qua. Quindi non potete darmi la colpa di questa cosa perchè i responsabili siete voi. Credo di aver detto tutto.
Mi raccomando, recensite, guidate sobri, non uccidetemi, non assumete droga, siate clementi, non insultate gli dèi e...
che stavo dicendo?


Note dell'Autrice dal futuro:
Vi lascio le mie note perché so che alla fine vi ci eravate affezionati (LOL sono speciale grassie)
Comunque, Capitolo rivisto, allungato (anche se non molto dato che era una mini introduzione alla storia) con l'aggiunta di qualche dettaglio e correzioni grammaticali.
Festeggiamo con tanti Haribo (i verdi sono miei lo sapete) le oltre 5000 visualizzazioni della mia primissima storia!
*piange in un angolo abbracciata alla bottiglia di champagne*
N: perchè adesso piangi? *la guarda malissimo*
Perchè sono felice *snif snif* e perchè non avrei mai pensato che a così tanta gente potesse piacere *si soffia il naso sulla sua maglia*
N: MA CHE SCHIFO

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Capitolo 2
*** Attimi di pace? Non fanno per noi ***


Nico







Gli ci vollero ben due ore, trent’otto minuti e quarantasette secondi.
Nico aveva appena dichiarato i suoi sentimenti alla sua ex-cotta.
A Percy. O SantoZeus la sua faccia!
Nascose il viso fra le mani, sentendosi insolitamente iperattivo. Voleva urlare, piangere, disperarsi e nascondersi sotto terra e farsi una grassa risata.
Tutto ciò gli mandava segnali contrastanti al cervello, che cumularono in un'unica azione possibile: rimase immobile rannicchiato sul lettino dell'infermeria, la testa china fra le ginocchia e le mani ancora fra i capelli.
Si era rifugiato lì per non essere intercettato da uno qualsiasi dei suoi amici. Scommetteva che quello stupido di Percy era andato in giro a chiedere spiegazioni, e lui non aveva proprio voglia si essere assalito da milione di domande.
Jas!
Il biondo figlio di Giove gli venne in mente, e Nico storse le labbra. Grace avrebbe voluto sapere tutto, per filo e segno. Non lo dava a vedere ma era un vero e proprio pettegolo quel ragazzo.
E dopo Jason arrivò il pensiero di Will-sonotuttosorrisi-Solace, coi suoi capelli ricci e arruffati, l'abbrozatura da surfista, gli occhi azzurri sempre allegri e le infradito improponibili ai piedi.
Ceh, Nico aveva conosciuto Apollo (in circostanze particolari dato che comprendevano un pulmino volante, un lago e un atterraggio di fortuna), e quindi poteva ben dire che suo figlio era la sua copia più giovane e riccioluta.
E anche più attraente... ma quello era un parere puramente personale.
Aspetta, cosa? No, non poteva aver detto che Will fosse attraente.
Quella testa d'ananas? Quello con le brutte infradito? Mr.Sorriso?
Arrossì leggermente, perché il Ghost King non può sembrare un peperone, ma poi scoppiò a ridere istericamente a causa dei suoi pensieri fin troppo assurdi.
Fece precipitare un Will decisamente spaventato a morte davanti al suo letto.
Sentì i suoi passi affrettati, la suola delle infradito che sbatteva sul pavimento. Quando alzò un poco lo sguardo, Nico incrociò i suoi occhi azzurri, spalancati e febbricitanti, grandi e sbigottiti. I capelli invece erano schiacciati tutti da un lato, segno inequivocabile che si fosse addormentato da qualche parte là dentro.
Non si aspettava di vederlo, era palese, e tanto meno il corvino stesso.
Nico cercò di mantenere un contegno ma proprio non ce la faceva. Insomma, si sentiva così leggero! Percy era diventato per lui un fardello insostenibile, che lo stava portando a fondo, e lui adesso poteva benissimo toccare il cielo con un dito, arrivare al Sole come Icar… meglio di no. Icaro non faceva una bella fine.
Si fermò solo quando Will, ormai riprendendosi dallo shock iniziale, aveva cominciato a frugare tra cassetti e mobili in cerca di un anestetizzante da dargli per farlo calmare.
Nico guardò la pillola, in quella mano color biscotto due volte più grande della sua pallida e fredda.
-Vorrai scherzare spero- inarcò un sopracciglio sottile, mordendosi le labbra per smettere di sorridere.
Quanto era assurda tutta quella situazione?
Will avvampò, gonfiando le guance in una espressione talmente ridicola che per poco Nico non esplose nuovamente in un attacco di ilarità. Sembrava un povero cucciolo.
-Non sapevo che fare- si giustificò, grattandosi il retro della nuca imbarazzato.
-Hai fatto nascere un satiro e non sai cos’è una risata?- fischiò ghignando poi al più grande –Siamo messi male.
Ghigna pensò Non sorridere, ghigna si disse.
-Mi hai preso alla sprovvista!- esclamò allora il biondo, difendendosi fiaccamente.
-Si certo.
-Smettila!
-Ma non sto facendo niente!
-Mi stai deridendo!
-Non l’ho mai detto!
-SMETTETELA DI URLARE VOI DUE SPOSINI O VI BUTTO FUORI A CALCI ENTRAMBI DALL’INFERMERIA!- strepitò Austin, uno dei numerosi fratelli di Will.
Aveva giusto fatto solo comparire il viso da una delle tendine che dividevano i lettini dell'infermeria. Aveva la faccia corruciata, le orecchie di un divertente color magenta e lo sguardo fra l'azzurro e grigio lampeggiante di irritazione.
-Qui si sta lavorando- precisò, scoccando una occhiata del tipo "Se dovete flirtare fatelo da un'altra parte" al fratello, che però venne colta anche dal figlio di Ade.
Will, ovviamente, divenne color rosso vivo, tanto ché Nico pensò che tutto il sangue nel corpo gli fosse affluito alle guance, mentre lui si adombrò, con un sorriso tirato decisamente inquietante ad increspargli le labbra e una strana luce negli occhi scuri. Si alzò dal lettino dove stava riposando e si portò una mano all'orecchio.
-Scusami ma non ho sentito bene. Cosa hai detto dopo il “smettetela di urlare” e il “vi butto fuori a calci”?- un piccolo tremito scosse le piastrelle dell’infermeria, ma prima che qualcuno, o qualcosa, potesse muoversi, o sorgere dal terreno, uno scappellotto arrivò al più piccolo.
-Will- ringhiò –Sei stupido per caso?- si tenne il capo, linciandolo con lo sguardo.
-No- disse il biondo mettendosi le mani sui fianchi e assumento la tipica espressione autoritaria delle madri nelle serie TV –Tu soffri per caso di Alzaimer e non me l'hai detto?
-Che domande sono?- continuarono a discutere senza accorgersi che Austin, dopo aver gettato le braccia in aria e borbottato un “Perché Zeus?”, era scomparso oltre la tendina, lascandoli ai loro bisticci.
-Sarà la decima volta che te lo ripeto. NIENTE MAGIA BRIVIDOSA!
-Ma quanti anni hai Will?- emise un gemito di frustazione Nico –È magia dell’oltretomba, non brividosa!- disse andando a risistemarsi sul lettino, chiudendo gli occhi con un sospiro.
-Ti avverto di Angelo, fallo ancora e starai qui un anno intero- disse minacciandolo con un dito.
L'altro per tutta risposta aprì soltanto l’occhio sinistro.
-E io ti avverto Solace, toccami di nuovo e quella mano te la taglio.
Il dottore gli fece la linguaccia, e lui alzò gli occhi al cielo.

















-Note Autrice:
Non chiedete da dove mi sia spuntato l’aggettivo “brividosa” vi prego. Non vi saprei rispondere. Passando alle cose importanti: votate contro i Nico che arrossiscono! Dico sul serio, io non ce lo vedo Nico, Nico!, che arrossisce. Mi dispiace è più forte di me, a massimo lo farò diventare rosato ma nulla di più. Parlando della storia devo dire che io me li immagino così questi due, non pretenderete che il mio piccolino Re degli spettri si metta a socializzare come se niente fosse no? No, infatti. Ma compatiamolo amici miei, a nessuno piace ricevere uno scappellotto sulla nuca. Will… gli ho fatto fare una figuraccia quando era rimasto imbambolato a guardare Nico ridere, credo che anch’io sarei rimasta a guardarlo con la faccia da pesce. Povero poi che non sapeva cosa fare ed è stato scoperto subito! Nico non essere così crudeleeee!!
Ah, già, sono io che scrivo. In tal caso…
Autrice non essere così crudelee!!
Ok stop. Sto impazzendo. È l’euforia da nuovo capitolo.
Baci e recensite mi raccomando.




Angolo dell'Autrice dal futuro:
Ma veramente domandavo ai lettori di recensire? Giuro che non ne avevo memoria XD
Allora vi meritate un premio in più per averlo fatto! 
N: per averti sopportato no? Dovrebbero essere tutti dei Santi
Perchè, ci sono i Santi nella Mitologia greca?
N: se tu fossi vissuta a quel tempo li avrebbero inventati solo per te.
Owww grazie
N: non era un complimento
Allora sei cattivo *crycry in un angolino*
Comunque mi stanno salendo i ricordi a furia di rileggere e correggere *piange più forte* rivoglio la pulce e la testa d'ananas..!
N: oddei ecco che ricomincia
Perchè zio Rick non fa un libro solo per voi? q.q
N: ...
*piange più forte abbracciando Will*
N: *decide di andare via a farsi un panino*

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Capitolo 3
*** Che confusione ***


Will








Non era da lui. Rientrava nei suoi parametri arrabbiarsi perché uno dei suoi pazienti, in quel caso cocciuto come un mulo, non rispettasse le cure che lui gli prescriveva ma prendersela tanto per… per… Quello! Insomma!
Will, ma stai perdendo la ragione? Uno scappellotto? Sei serio?
Adesso ti sarai fatto odiare. Bravo! BRAVO. L’hai sentito quando litigavate? Neanche due secondi e Bum! Ben fatto Solace, aspetta che ti faccio un applauso.
Wil temeva di aver sorpassato quel limite invisibile che Nico metteva tra “ti insulto con affetto” a “adesso ti insulto perché sei una testa di capra”; in più il figlio di Apollo aveva sempre saputo che le sue mani, grandi, abbronzate e callose potevano fare veramente male.
Si fissò i palmi, seduto su una panchina del campo, gli occhi cerulei persi fra le pieghe della mani e i calli fra le dita.
Per un attimo gli balenò in mente l’immagine delle mani del più piccolo, così fredde e pallide, sottili e affusolate. Decretò in fine che quelle erano le mani perfette per un concertista di pianoforte, già le vedeva muoversi leggere sui tasti, veloci e flessuose. Magari gli avrebbe insegnato lui e quando avrebbe mandato al Tartaro tutti quei tasti bianco e neri, Will era sicuro che sarebbe successo, lui avrebbe riso a crepapelle , gli avrebbe preso le mani e lo avrebbe guidato. O ci avrebbe provato almeno.
Quando era arrivato al campo anni prima i suoi fratelli, entusiasti, lo avevano portato nel loro piccolo rifugio segreto, che in realtà non era altro che una capanno ai limiti del bosco, sette metri per sette, strapieno di strumenti musicali.
Guardandosi le mani in quel momento, sorrise al ricordo delle prime volte nelle quali aveva tenuto in mano una chitarra. Tra tutti quello era il suo strumento preferito, leggera maneggevole ma anche impegnativa.
Una scelta scontata forse, un violino era di una raffinatezza senza pari, la fisarmonica lo affascinava, ma la chitarra... quello è stato un colpo di fulmine. 
Il legni liscio che gli scivolava nella sua presa, le corde che gli pizzicavano le dita... ah, il suo primo grande amore nella vita
Accennò una risata a ricordare il panico che l’aveva attanagliato quando aveva visto le sue mani piene di vesciche, sangue e sudore, ormai rovinate. A come non sentisse più suo il suo stesso tocco, a come graffiavano e temette che anche la strada di guaritore (aveva fatto una prova col canto e aveva scoperto di avere il panico da palcoscenico)  fosse rovinata. 
Rise pensando a quando Micheal Yew l‘aveva guardato stupefatto e gli aveva tirato le orecchie.
Ah... Micheal. A lui bastava solo un gesto e ti faceva passare tutto. Aveva un senso empatico che gli bastava un'unica occhiata per comprenderti.
Will sospirò, seduto su una panchina all’ombra di un albero vicino all’Arena. Doveva prendersi un po’ d’aria  per quello era uscito un attimo dall’infermeria. Si prese la testa fra le mani. Ma chi cercava di prendere in giro? Doveva prendersi una pausa da Nico. Quel ragazzo era il più orgoglioso, pallido, sensibile, tenebroso ma al tempo stesso il più tener…
Will tossì, arrossendo, evitando di completare il suo monologo interiore.
Nico, a quello che si sentiva, ne aveva passate di tutti i colori in quegli anni che aveva passato da solo in compagnia dei fantasmi.
Il figlio di Apollo era sicuro che se fosse capitato a lui sarebbe impazzito.
Si stravaccò sulla panchina e, osservandosi le sue infradito color lime, si immerse nei suoi ricordi vecchi di anni.
Quando Percy era tornato con quel nanerottolo, tutti avevano tirato un sospiro di sollievo per poi pentirsene subito dopo. In bambino era una furia inarrestabile di curiosità e, se reputava che fossi interessante, ti stava attaccato tutto il giorno come una piattola e non ti lasciava più. Nonostante fosse il bambino più irritante mai esistito sulla faccia della Terra nella storia, il piccoletto portava anche un pizzico di santa innocenza nel loro mondo. Stavano passando un momento difficile, l’invasione di un Titano non poteva mica essere una passeggiata, e quel suo entusiasmo aveva strappato un sorriso a moltissimi semidei. Un vero peccato che alla fine si rivelò come una reazione inversa. La felicità che Nico dava tornava al mittente sotto forma di dolore tanto che, come un brutto scherzo del destino, la sorella morì a metà dell’impresa in cui era coinvolta, lasciandolo solo. Will aveva fatto un tentativo per aiutarlo a passare il lutto, anche se il piccoletto sicuramente non se lo ricordava, troppo perso in tutta l’oscurità con cui si era circondato.
Poi era scomparso.
È sempre una tragedia la morte di un giovane semidio ma quello per Will fu un duro colpo. Il nanetto gli stava simpatico e una sua possibile morte lo aveva demoralizzato.
Nel corso degli anni però il ricordo di Nico si era affievolito, come un'ombra. Will sorrise pensando fosse il termine appropriato. Ma poi, l’immagine del nano che era stato si era sovrapposta all’immagine di quel darckettone che gli era spuntato a pochi centimetri di distanza, mentre spiavano i nemici romani accampati ai confini dal campo. Si ricordò l’imbarazzo provato quando gli aveva fatto notare che il suo tentativo di mimetizzarsi era da quattro soldi e che risaltava come un faro nella nebbia. Però aveva sorriso quando l’aveva riconosciuto e, se non fosse stato per la spada del figlio di Ade e la situazione delicata, di sicuro lo avrebbe abbracciato.
Più Will ci pensava e più era convinto che quella leggera fitta che aveva provato quando l’aveva visto stretto a Jason, e quando aveva sorriso a Percy mentre parlava, o come avesse battuto il cinque ad Annabeth, era solo ed esclusivamente un forma super sviluppata di affetto fraterno verso il piccolo Principe delle Ombre.
Sì, doveva essere così. Non voleva che Nico scomparisse di nuovo per un dolore troppo grande per lui.
Poteva fermarsi al campo, farsi degli amici, una famiglia. Insomma, con tutti i ragazzi che c'erano non poteva isolarsi.
Inoltre, le condizioni del più piccolo non erano delle migliori: aveva portato una gigantesca statua di Atena per mezzo mondo, ininterrottamente, utilizzando i suoi poteri da semidio. Quando lo aveva visto, nella sua testa erano risuonati mille campanelli d'allarme, da bravo medico quale era.
Non poteva permettergli di andare a zonzo di nuovo per tutto il paese, eh no! Erano ordini del dottore questi!
Si alzò e spazzolò i vestiti.
Era meglio tornare dalla sua piccola pulce o si sarebbe sentita sola; anche se, effettivamente, in infermeria c’erano ancora due o tre figli di Ares che dovevano stare là per una notte di sicurezza.
Il solo pensiero che quei quattro potessero ingaggiar una rissa nella sua infermeria (con i caratteri che si ritrovavano le possibilità di riuscita erano il cento per cento) gli trasmise una scossa in tutto il corpo e si affrettò a tornare indietro.
Con passo sicuro tornò da dove era arrivato, non notando una zazzera bionda che confabulava con una mora fissandolo divertite.
Nico era un fratello di cui prendersi cura, un nuovo membro della sua famiglia che comprendeva tutto il campo.
Ma il suo inconscio continuava a ripetergli infinite volte la stessa domanda: “Perché lo vuoi accanto a te?”
Lo ignorò, concentrandosi invece per non calpestare qualche sassolino con le infradito.










Note autrice:
si… beh… TA DAN! Ecco qua il nuovo capitolo. Non ho molto da dire. Will è confuso e vorrebbe sbattere la testa da qualche parte per aver tirato un coppino al piccolo di Angelo. E poi un monologo interire dove si fa un tuffo nel passato dove sono illustrate le impressioni che ha fatto il mini-Nico da piccolo secondo me.
È tutto e VIVA I FRATELLINI IRRITANTI!
Baci, recensite, non squagliatevi per il troppo caldo ecc…
(Da me oggi piove. Ma scherziamo?)



Note dell'Autrice dal futuro:
Zzz...
N: *gioca al cellulare non calcolandola*
ZZZzzz...
N: *alza lo sguardo un attimo* Ma stai dormendo?!
*si sveglia di soprassalto* Ma io ho sonnoooooo,,!
N: Tks Tks
Possiamo sempre scrivere un angolo autore più interessante nel prossimo capitolo...
N: allora fino al prossimo niente Haribo
Nooooooo...! *piange* Cattivo 

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Capitolo 4
*** Fishman VS Superman ***


Percy










Percy era confuso. Molto ma molto confuso. E tutta la colpa era di Nico e della bomba che aveva liberato quel pomeriggio. Lui era..? Ma era serio o era tutto uno scherzo architettato insieme ad Annabeth, per mandargli in tilt il cervello? 
Quando gli aveva fatto quella confessione era entrato in fase shock. 
Aveva spalancato gli occhi, aperto la bocca e inclinato la testa. 
La brezza leggera della giornata, oh che bellissima giornata che era!, pareva esser cessata nello stesso istante in cui Nico aveva detto quelle semplici parole. 
Il figlio di Ade l'aveva guardato dritto in faccia, l'espressione di chi non voleva essere lì ma era stato obbligato. Il Sole lo colpiva giusto in viso, rendendogli la pelle più chiara se possibile, i capelli un groviglio confuso color carbone e gli occhi un po' meno duri, del colore del cioccolato extra fondente. 
Sembrava un po' più vivo del solito. 
E poi... beh, aveva sganciato la bomba con una noncuranza incredibile. 
Percy si aspettava un "Come butta ragazzi? Vi va di andare a tagliuzzare qualche mostro che ancora si aggira qui vicino?" oppure "Perseus Jackson! Esigo la mia vendetta! MUUUUAHAHAHAH"
Ok... forse stava esagerando con la fantasia. 
L’aveva guardato imbambolato mentre gli dava le spalle e salutava Will, ancora aprendo e chiudendo la bocca come un pesce fuor d’acqua. 
(Ah! Anche in questo stato riusciva ancora a fare battute!)
Per dieci minuti buoni aveva continuato a borbottare la sua ultima frase: “Ma non sei il mio tipo” e, aggrottando la fronte, non sapeva se sentirsi sollevato o offeso. Non voleva che quella pulce soffrisse ma lui non ci poteva fare niente ed era tanto meglio che quella sua cotta, gli faceva ancora uno strano effetto pensarlo, gli fosse passata. Almeno così si sarebbero risparmiati scene imbarazzanti per entrambi. O almeno sperava. 
Sarebbe cambiato qualcosa dal loro rapporto? Percy sperava di no, si divertiva troppo a stuzzicarlo e vedere la sua reazione da gatto randagio. Non si poteva dire che la loro fosse stata un’amicizia semplice (per niente) ma ormai, dopo tutto quello che avevano passato insieme, avevano creato un legame che non si sarebbe dissolto. Tutti loro, in quella loro assurda/omicida impresa, avevano sviluppato l’uni per gli altri un senso di protezione al di fuori del normale, come se, oltre che amici, fossero diventati anche fratelli veri. Percy sorrise amaramente, pensando a come Leo sicuramente li avrebbe coinvolti in qualche rito, trovato su internet, per celebrare quella loro unione. 
Ripensare a Leo gli costò una fitta allo sterno. Non lo conosceva prima che arrivasse a Nuova Roma e, dopo il casino che aveva combinato per sbaglio, non gli era andato immediatamente a genio ma, dopo aver provato in prima persona la possessione e aver quasi ucciso Jason, aveva imparato ad apprezzarlo sempre di più con le sue battutine e il suo insolito senso dell’umorismo. Per qualche assurdo motivo si rifiutava di credere che fosse morto, Leo non era il tipo. Se veramente fosse trapassato allora una volta annientata Gea si sarebbe vista la scritta: “LEO È IL MIGLIORE! CREPA FACCIA DI TERRA!” costituita con i fuochi d'artificio. 
Più ci pensava e tutto gli sembrava assurdo. Magari quando avessero avuto tempo, sarebbero andati tutti negli Inferi, nei Campi Elisi, per scambiarci due chiacchiere. Beh, sempre se prima Ade non li uccidesse ma, con Nico e Hazel con loro, potevano stare tranquilli. O forse Ade avrebbe ucciso tutti a parte i suoi due figli, chissà era sempre così disponibile il dio. Annabeth lo scrollò leggermente per farlo tornare alla realtà e, vedendo il suo sguardo sperduto, gli accarezzò una guancia ma una scintilla di divertimento brillava ancora nei suoi occhi. 
Poi lo baciò dolcemente per alzarsi successivamente e, sorridente, dirigersi verso la sua cabina e dai suoi fratelli. Non c’era bisogno di parole tra i due, non per niente era una figlia di Atena, aveva capito subito che a Percy serviva stare un po’ da solo per qualche tempo. 
Gli sarebbe bastata un'ora o due per assimilare la cosa. 
Percy era ogni giorno più grato di avere Annabeth e, seppur si sentì uno schifo con se stesso, era felice che non fosse toccato a lei morire.
La fissò cercando di concentrarsi sui suoi capelli che frusciavano prima a destra e poi a sinistra, intanto che la ragazza si allontanava. 
Quando erano da soli, stesi, vicini e felici di essere assieme, a Percy piaceva passare le mani fra le sue ciocche fra il castano e biondo. Appena la calma lo avvolse in parte, allentandogli la tensione sulle spalle. 
Tornò al vortice di pensieri che stavano prendendo d’attacco il suo povero cervello, e per un attimo temette di impazzire. Lui credeva che Nico lo odiasse con tutto se stesso, o almeno lo sopportasse a mala pena dopo il salvataggio a Roma, e invece… quello. Adesso le opzioni erano solo due: o Nico era un maestro a mascherare le sue emozioni, Percy sperava fosse questa la risposta, o lui era talmente tanto stupido da essere così cieco. 
Ma infondo Piper, essendo figlia di Afrodite lo poteva avvertire, no? O magari la confusione nella testolina della pulce gli aveva permesso di erigere una barriera anche con lei? Ma la domanda da un milione di dollari era: Qualcuno sapeva qualcosa di tutta quella faccenda o se l’era dovuto sorbire tutta lui? Hazel? Frank? Pensò agli amici più stretti e con cui, secondo lui, Nico si potesse confidare. La risposta gli balenò come un fulmine a ciel sereno e, se non fosse stato così arrabbiato con la persona in questione, si sarebbe messo a ridere per il suo paragone azzeccato.
Oh... non gliela avrebbe fatta passare liscia. 




Percy balzò in piedi, con Vortice sotto forma di penna in pugno. Appena avesse visto il figlio di Giove lo avrebbe assalito, non importava se avesse fatto una scenata da prima donna in mezzo al campo. Loro due dovevano assolutamente parlare, e al più presto.
-Jason!- lo richiamò con un sorriso tirato, andandogli incontro e circondandogli le spalle con un braccio. 
Jason per tutta risposta guardò prima lui poi il braccio, accigliato, e si soffermò sul volto dell’amico. Chissà come il sorriso di Percy gli sembrava tanto uno dei ghigni che era solito fare il piccolo di Angelo. Jason desiderò improvvisamente non essere lì ma abbozzò lo stesso un sorrisetto non molto convinto.
-Ciao Percy- disse cauto –Tutto bene?
-Si... a parte il fatto che Nico mi si è dichiarato dicendo che non ero il suo tipo- fece una pausa lasciando che l'altro assorbisse la frase -e che mi abbia quasi fatto venire un infarto… si tutto bene- rispose sempre con lo stesso sorriso storto.  
A Jason si seccò improvvisamente la gola. Si morse un labbro e, cercando di nascondere il rossore colpevole che si stava diffondendo sulle sue guance, rispose guardando un punto in mezzo alla fronte del compagno.
-M-ma dav-davvero?- balbettò.
-Non mi sembri tanto sconvolto- constatò il moro, stringendo la presa sulle spalle dell’amico.
Fortunatamente aveva trovato il biondino in un posto abbastanza isolato del campo, dove quasi nessuno passava mai.
-No! Io lo sono!- rispose forse troppo frettolosamente per essere credibile.
-Jason- disse in tono di avvertimento Percy, avvicinandosi pericolosamente –c’è per caso qualcosa che vorresti dirmi?
-N-no?- Percy assottigliò lo sguardo.
-Se continui così ti martorierai il labbro e Pips non sarebbe molto contenta sai?
-Smettila Percy! Va bene, va bene, confesso!- disse allontanandosi per mettere una distanza di sicurezza -È successo tutto quando abbiamo incontrato Eros, o Cupido?, vabbé è uguale. Allora lui mi ha chiesto di tenere la bocca chiusa e io mi sono lasciato convincere. Non potevo mica spiattellare tutto ai quattro venti come se niente fosse!- disse aggiustandosi gli occhiali sul naso.
Jason non cambiava mai. Era pessimo a dire le bugie.
-Ma io adesso non so cosa fare!- sbottò Percy abbandonando l’aria minacciosa e passandosi una mano tra i capelli. 
Quando Jason fece un sorriso furbo si insospettì.
-Che diamine..?- non finì mai la frase perché il biondo si buttò su di lui facendo finire entrambi a terra.
Percy cercò di rimettersi in piedi ma la presa dell’amico e un suo sonoro “SHH!” lo fecero smettere di agitarsi. Fortunatamente, le figlie di Demetra avevano fatto crescere dei cespugli in quella zona, o sarebbe stato terribilmente imbarazzante farsi vedere da qualcuno sotto forma di surrogati mal riusciti di James Bond.
Dopo aver osservato un Jason che gli faceva una miriade di segni strani con le mani alla fine sussurrò: -Che?
-Là!- gli indicò dopo essersi sbattuto una mano in fronte. 
Percy seguì la traiettoria del suo indice che stava puntando Will Solace.  
Il capo della Cabina Sette sembrava perso a contemplare le sue infradito fluo.
-Eh?- ripeté non capendo.
Che centrava adesso il dottore con i loro problemi? Dovevano andare a chiedere consiglio? Jason si era fumato qualcosa quella mattina? Qualche dio psicopatico l’aveva fatto impazzire?
-Credo che a Nico piaccia Will- il figlio di Poseidone sgranò gli occhi per la sorpresa e Jason pensò bene di non dirgli che assomigliava veramente ad un pesce quando faceva così.
-Serio?- gli chiese sorridendo.
-Già ma mi devi aiutare- disse con tono preventorio, tenendo Percy per una manica quando quello si stava per alzare.
-Non gli possiamo chiedere se gli piace Nico?- chiese confuso e Jason desiderò che Annabeth, prima o poi, lo contagiasse con un pizzico della sua intelligenza.
-Non funzionano così le cose- disse e per convincerlo aggiunse –Ti ricordo che io sto con una figlia di Afrodite.
Percy sembrò allora soddisfatto e quando Will scomparve in direzione dell’infermeria i due uscirono allo scoperto.
-Sto organizzando un piano- continuò il biondo –chiamato Cupido 2-la vendetta.
Percy batté le mani, già interessato solo per il nome, e sorridendo prese sotto braccio Jason.
-Dove devo firmare?- disse agitano vortice-penna.
-Stammi lontano con quella penna- disse Jason correndo via –Ti farò sapere- poi si fermò e aggiunse con più calma –Non dire a nessuno questa cosa, chiaro?
Percy fece il saluto militare –Sissignore!
Jason lo lasciò da solo e il primo pensiero del moro fu: “Annabeth ne sarà entusiasta!”














Angolo Autrice:
Questo capitolo è decisamente il più lungo fino ad adesso, quindi AMATEMI.
Come vi sembra Percy in questo capitolo? Riuscirà a tenere la bocca chiusa per almeno un giorno? Dirà tutto ad Annabeth?  Comunque l’idea di farli comportare per un attimo come James Bond mi è venuta rileggendo un messaggio sul cellulare su cui un mio amico, sfortunatamente più stupido di una noce, mi aveva scritto:
SONO BONG,
JAMES BONG

Vi prego di compatirlo e ricordatevi che è grazie a lui che adesso abbiamo anche delle superspie al campo.
A domani.






Angolo dell'autrice dal futuro: 
Lol
JAMES BONG
....
Lololololololololol

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Capitolo 5
*** Bleeding out ***


Nico
















Adesso picchiava Will. 
Se il biondo non avesse smesso immediatamente, o l’avrebbe preso a pugni, o sarebbe tornato alla sua cabina. 
Will lo stava assillando da quando era tornato quel pomeriggio. Gesticolava, alzava i toni senza accorgersene, continuava a sputare un mare di termini medici che lui non comprendeva. 
E tutto ciò gli dava enormemente fastidio, ogni secondo di più. 
Prima gli aveva chiesto almeno un centinaio di volte come stesse, poi se quei figli di Ares lo disturbassero, poi se si sentiva stanco o avesse fame, poi lo aveva obbligato a farsi spalmare un unguento speciale che gi aveva consigliato il coach Hedge per non dissolversi in una nuvoletta nera molto depressa. 
Nico già a quel punto stava perdendo il suo autocontrollo. 
Ed infine, adesso, gli stava ordinando di togliesi la maglietta perche aveva visto dei brutti graffi sule braccia.
Come se fosse minimamente possibile che lui si denudasse davanti a lui. Poteva scordarselo. 
Incrociò le braccia al petto, guardando il dottore dall'alto in basso, la testa fieramente alzata.  
-No- rispose mortalmente, assottigliando gli occhi. 
-E invece sì!-  gli agitò un dito sotto il naso.
-Sto bene!- esclamò esasperato, forse fin troppo forte, facendo girare quelle poche teste lì presenti.
-Non è vero, fa vedere!
Nico in quel momento desiderò così tanto avere la sua spada, ma quell’irritante figlio di Apollo gliel’aveva confiscata e nascosta chissà dove. 
Serrò con maggior vigore le braccia al petto e si imbronciò, lanciando occhiate omicida al medico che se ne stava davanti al suo letto.
-No.
-Ti prego- Will abbandonò il suo disperato tentativo di fare il duro, per provare a smuoverlo per pietà.
-No. 
Will colse una piccola incrinatura in quel monosillabo. Gli fece quindi i suoi migliori occhi da cucciolo bastonato che riusciva a tirar fuori e Nico, dopo una smorfia, sospirò e lo accontentò.
-Ti odio Solace- borbottò mentre si metteva seduto.
Nico detestava mostrare le sue debolezze e reputava che il suo corpo lo fosse. Era sempre stato molto magro ma dopo essere stato catturato… sognava ancora di ritrovarsi in quella giara in compagnia di quei maledettissimi semi di melograno. 
Il suo corpo era dimagrito ancora di più, rifiutando cibo. Hazel lo aveva aiutato a cercare di ristabilire una dieta bilanciata di almeno tre pasti al giorno ma era già tanto se mangiava un piatto di frutta a pranzo e non rigettasse tutto subito dopo. Per non parlare di quanto gli facessero ribrezzo le cicatrici che gli costellavano tutto il corpo. 
Maledisse mentalmente Licaone e si ripromise di portarsi dell’argento in futuro se fosse uscito dal campo; sempre meglio essere prudenti.
-Emm, emm!- lo richiamò Will con un finto colpo di tosse.
-Impaziente Solace?- non si trattenne dallo stuzzicarlo un po'.  
Gli piaceva quando Will arrossiva, le sue lentiggini risaltavano ancora di più. Will cercò di nascondere l’imbarazzo e borbottò qualcosa di incomprensibile, facendo quasi tenerezza a Nico. Quasi. Dopo alcuni minuti in cui Will teneva la testa bassa e non la smetteva più di arrossire, il figlio di Ade reputò che se l’avesse lasciato alle sue riflessioni sarebbe rimasto color passata di pomodori a vita.
Lentamente di tolse il suo giubbotto da aviatore, da quanto tempo ce lo aveva?, e lo appoggiò con delicatezza tra il cuscino e la sua coscia. Non gli importava quanto caldo potesse fare in quei giorni, ormai in estate inoltrata, non riusciva proprio a immaginarsi di girare per il campo senza il suo fedele compagno. Anni passati insieme. Milioni di sofferenza divise insieme. 
Sorrise amaramente: il suo primo vero migliore amico era un vecchio giubbotto mal’andato. Un urlo strozzato lo fece girare verso il biondo che mi teneva una mano sulla bocca e l’altra e pochi centimetri dalle sue braccia, sopra le ferite, come se solo toccarle lo avrebbe disintegrato. Nico sbuffò, serviva molto di più per ucciderlo.
-Che accidenti hai fatto?!- lo rimproverò lanciandogli un’occhiataccia e Nico, per un attimo, rimase ammutolito per la sorpresa.
-Io?
-No, il cane che sta passando in questo momento là fuori- ribatté acido prendendogli il polso e girandogli più volte il braccio. 
Su, giù, su, giù. Su. Giù.
-La smetti?- la domanda fu ignorata, ormai Will era entrato in modalità dottore stressante.
-Come te le sei fatte?- Nico sfuggì alla sua presa e appoggiò il mento sulle mani per guardarlo dritto negli occhi.
-Centrano due Giganti, il Tartaro, un lupo e molto altro ancora- tentò di sdrammatizzare il più possibile ciò che gli fosse accaduto -la storia è lunga ma se vuoi te la racconto- disse con una piega più amara delle labbra. 
Non aveva veramente intenzione di confidarsi con l'altro. Non voleva confidare a nessuno cosa fosse successo nel Tartaro. 
Ma tenne testa al suo sguardo,  continuando ad osservargli le iridi cerulee. 
Notò che all’interno dell’iride c’erano parti più chiare dell’azzurro intenso del resto dell’occhio, e non poté fare a meno di compararle al cielo estivo cosparso di nuvole che si poteva vedere mettendo solo un piede fuori di lì. Gli piaceva quel colore.
Non glielo avrebbe mai detto però, poco ma sicuro.
-Mi farà molto piacere sentire questa storia- pronunciò quelle parole come se credesse che Nico si stesse inventando tutto, solo per coprire un guaio più grande.
-Adesso togliti la maglia e speriamo che il petto non sia messo come le braccia- lo avvisò sventolandogli l’indice davanti al viso. Di nuovo. 
La prossima volta gli avrebbe schiaffeggiato via quella sua manaccia.
A proposito di quel guaio più grande… Eseguì l’ordine con tutta la calma che aveva e Will sgranò gli occhi a vedere una lunga cicatrice che gli attraversava tutto lo sterno.
-Cosa- disse fissandolo truce, marcando ogni parola  –è questo?- concluse mortalmente calmo. 
Nico si morse il labbro e fece un sorriso di scuse.
-Lunga storia.
Will era stato clemente con lui, non uccidendolo per tutto quel lavoro extra che Nico gli aveva dato da fare. Dopo avergli spalmato un unguento sulle ferite, fortunatamente non sapeva delle altre che nascondeva, aveva preso una sedia e si era messo seduto a gambe incrociate, in equilibrio piuttosto precario e aveva ascoltato Nico parlare. 
Non aveva scelta ormai. Aveva buttato lui quella domanda, sebbene come provocazione solo, e non poteva rimangiarmi tutto. 
Il figlio di Ade eluse qualche domanda e non raccontò tutto quello che gli era successo durante il suo viaggio. In verità raccontò pochissimo di quello che gli successe, omettendo il più possibile. 
Certe cose che aveva visto era meglio non farle sapere a nessuno e per altre scene non aveva neanche le parole per descriverle. Gli spiegò quindi a grandi linee come si era procurato le ferite e, grazie agli dèi, bastò solo un’occhiata eloquente per far morire in gola al figlio di Apollo la domanda che gli stava per fare. Nico in quel frangente trovava la compagnia del più grande gradevole, nonostante tutto. 
Un po' gli dispiacque di averlo giudicato male dall'inizio. 
Will era un bravo ascoltatore e stava in silenzio per la maggior parte della storia, se non per lasciarsi scappare un’esclamazione. 
Anche i figli di Ares, abbastanza presi dal racconto, si erano avvicinati lentamente, senza però dar segno di esser veramente interessati. 
e mquei due li avrebbero anche dimenticati se uno non avesse detto alla fine: “Ma allora il piccoletto parla”
-E anche tanto- aveva aggiunto subito dopo un fratello per poi concludere tutti in coro: -Infermiere abbiamo fame!
Will allora si era alzato, quasi cadendo a terra per via della gambe addormentate e, mentre sentiva il formicolio agli arti assopiti che lentamente si svegliavano, borbottò dicendo che lui non era un infermiere ma il dottore, e che avrebbe potuto benissimo tagliarli un dito la prossima volta che li avrebbe rivisti là dentro. 
Nico aveva riso sommessamente mentre quei tre erano impalliditi e avevano chiuso la bocca. In quel momento suonò il corno che segnalava l’inizio della cena e Will scomparve dalla stanza per rientrare dieci minuti dopo, con in mano due vassoi e, appoggiati alle braccia, altri tre. Camminava lentamente, quasi non alzando i piedi da terra, e ogni tre passi si fermava per evitare che il contenuto dentro i bicchieri si rovesciasse. Portò la cena prima ai discendenti del dio della guerra dato che erano i più vicini all’entrata e li pregò di prendere i vassoi che gli stavano segnando le braccia, tanto li doveva stringere per non farli cadere. Poi con un sospiro di sollievo si avvicinò a Nico e gli porse il vassoio più pieno.
-Grazie- lo ringraziò non molto convinto, storcendo la bocca di fronte a tutto quel cibo che sicuramente non avrebbe mangiato. 
Will lo osservò mentre lentamente si portava un pezzo di carne alla bocca. Riuscì ad arrivare al quinto boccone, ed era già sazio, prima di esplodere.
-Che c’è?- chiese brusco girandosi verso Will, che distolse velocemente lo sguardo.
-Cosa?- rispose facendo il finto tonto.
-Detesto essere fissato, quindi per favore se c’è qualcosa che devi dirmi dimmela subito, ok?
Era stato sgarbato? Beh sì. 
Se ne pentiva? No. Forse un pochino. 
Will fece più volte “sì” con la testa, ritornando a mangiare. Quando si voltò per iniziare una conversazione trovò il vassoio appoggiato al comodino, il cibo quasi del tutto intatto se non per qualche chicco d’uva mancante al grappolo che gli aveva portato. Nico sorseggiava la sua bibita e per un attimo Will pensò che fosse sangue, se non peggio vino.
Il corvino alzò un sopracciglio e con tono canzonatorio gli chiese se ne volesse un po’. Il figlio di Ade rise sotto i baffi nel vedere la reazione di Will che divenne come il succo di melagrana che stava bevendo.
-Non mangi più?- gli chiese notevolmente più dolce di come se l’aspettava Nico, il quale rimase immobile un attimo con la fronte corrugata.
Scosse poi la testa stendendosi meglio sul letto.
-Nico dovresti mangiare di più, sei molto magro- continuò con lo stesso tono. Ciò fece irritare una piccola parte del cervello del minore.
-Solace non mi serve la tua pietà e ormai sai anche tu perché non mangio molto- replicò aspro. 
Will si stizzì, fin troppo consapevole che se avesse detto qualcosa, avrebbe solo peggiorato la situazione. E poi non gli piaceva essere chiamato con il suo cognome da quella pulce, preferiva che lo chiamasse Will, o Raggio di Sole o… Nico lo osservava accigliato, domandandosi cosa potesse passare in quella testa bacata bionda. Il suo medico aveva iniziato a fare facce strane, prima un sorriso, poi uno sguardo confuso e così via.
Lo aveva lasciato fare per circa un minuto e mezzo ma, visto che non dava segni di rinsavire e tornare in quel mondo, gli tirò un chicco d’uva che lo colpì nell’occhio.
Ops.
Will si portò la mano a coprire la parte colpita e lentamente si voltò verso di lui.
-Ah sì?- disse mentre un sorrisetto gli increspava le labbra. 
Nico osservò la sua mano che si avvicinava sempre di più al suo vassoio. Impugnò senza pensarci due volte il cuscino come uno scudo, mentre tre ciliegie rimbalzavano sulla morbida superficie e si posarono vicino ai suoi piedi, con un leggerissimo “pufh”. Gli altri tre che fino a quel momento se ne stavano tranquilli, corsero verso i loro letti e con i vassoi alla mano si guardarono a vicenda in cagnesco. Nico si alzò, da sopra il letto poteva vedere tutta la stanza, e alzando una carota al cielo urlò: -All’attacco! Will corse a nascondersi ma, mentre attraversava la stanza, fu colpito diverse volte e del purè gli rimase attaccato ai capelli, iniziando a gocciolargli anche sul viso.
Lo colpì anche lui, non poteva lasciarsi sfuggire quella ghiotta occasione, alla spalla con un albicocca, lasciando una macchia più scura sull’arancio della maglia del campo che indossava. Per poco scivolò anche, facendo esplodere l’ilarità generale.
Will si voltò un ultima volta prima di riuscire a scappare.
-Tornerò!- minacciò cercando di non scoppiare a ridere –Con dei rinforzi!




Will tornò sul serio ma dalla sua faccia, a metà tra il deluso e il guardingo, si poteva capire subito che non aveva trovato dei rinforzi capaci di contrastare Nico e la furia di tre figli di Ares, che non volevano  assolutamente perdere. 
Si passò una mano tra i capelli biondi, ritirandola subito dopo aver toccato il purè; Will odiava il purè. Pensò che c’era troppa calma in quella stanza e non vedendo i suoi pazienti si preoccupò.
Che fossero andati a seminare il panico per tutto il campo?
Will non ci voleva proprio pensare. Si sedette quindi sul letto dove prima stava il nanetto, sentendone ancora il calore, e si mise lì ad aspettare. Se gli volevano tendere un agguato, per lo meno sarebbe stato pronto.
Quando li vide tutti e quattro rientrare con ancora in mano scope e palette, accompagnati da suo fratello Austin, Will desiderò sprofondare.
-Will!- lo salutò allegramente quest’ultimo.
Nico gli corse incontro nascondendosi dietro di lui mentre gli altri se ne stavano il più lontano possibile. Lo sentì borbottare un “quello è tutto pazzo” per poi scomparire dietro la sua schiena.
Will non riuscì a trattenere un sorriso per quel suo comportamento: gli faceva scaldare il cuore che Nico avesse scelto lui per difenderlo contro quel folle di suo fratello. 
Austin era sempre stato un po’… maniacale per l’ordine ed entrando là dentro chissà quanti dèi avesse insultato, e quanti Will avesse ucciso, mentalmente.
-Tu!- gli disse infatti avvicinandosi pericolosamente e Solace alzò le mani in segno di resa.
Nico sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
-Fifone- gli sussurrò prima di zittirsi e tornare a scomparire dietro la schiena ampia del maggiore.
-Mentre loro pulivano tu eri scomparso- disse come se niente fosse, e quello era un male.
Will deglutì.
-Quindi per punizione farai anche il turno serale qua.
Will ebbe il sospetto che quella sera il turno sarebbe stato proprio quello di Austin. 
Si trattene dall’imitare Nico e alzare anche lui gli occhi al soffitto dell'infermeria. Austin trovava come al solito un pretesto per alleggerirsi i turni di lavoro, ma infondo a Will non dispiacque più di tanto, avrebbe tenuto d’occhio la sua pulce.
-Ok- rispose soltanto, sorridendo al suo fratellino e scompigliandogli i capelli.
-Ok?- chiese confuso, di solito Will faceva sempre un mare di storie Austin lasciò correre, infondo lui non ci perdeva nulla se non una notte in bianco.
Annuì e scoccò un'occhiataccia ai pazienti, intimandoli silenziosamente che, se li avesse sorpresi un'altra volta, li avrebbe uccisi, e se ne uscì dalla stanza, ricevendo una linguaccia dal figlio di Ade.
-A letto adesso!- ordinò Will ma quando rievette solo cori di proteste e “buuuuuu” usò il suo asso nella manica.
-Non costringetemi a richiamare mio fratello- tutto cessò come era iniziato se non per la voce di Nico che bofonchiava un “Tiranni”, ma anche lui si mise sotto il lenzuolo.
-Non hai un pigiama? Aspetta che te lo predo- si affrettò a dire il biondo, già correndo verso l’armadio.
-Non ne ho bisogno… Non puoi obbligarmi a mettere quella roba!- protestò alzando la voce, guardando inorridito una vestaglia da notte bianca.
-Ma se a Nuova Roma hai perfino indossato la toga!
-Quello era diverso!
-Daiii..!- lo pregò con i suoi occhi da cucciolo ma Nico si girò dall’altra parte stizzito.
-Buonanotte- disse brusco a nessuno in particolare.
Nico per una buona volta si era addormentato quasi subito cosa più unica che rara. Era esausto da quella giornata tremendamente lunga ed impegnativa, ed era crollato quasi subito a letto. Il lato peggiore era che gli incubi lo stavano assalendo.
All’inizio si era ritrovato il fantasma di Ottaviano davanti a lui, pallido, vestito con solo una veste che gli ricadeva sul corpo emaciato e denutrito, gli occhi due pozze nere che cercavano di far affogare il figlio di Ade. L’aveva afferrato con le sue mani chiare che gli si erano serrate sulle braccia come artigli. Gli faceva male e quando cercò di liberarsi, la presa aumentò e le unghie gli si conficcarono nella carne facendone uscire piccole goccioline rosse, che avevano poi bagnato il suolo. Aveva urlato quando Ottaviano aveva iniziato a trascinarlo in basso, con lui. Gridava e scalciava, lo colpiva con i pugni ma sul suo viso persisteva quel sorriso folle con il quale era morto. 
Gli sussurrava nelle orecchie che era colpa sua, che lo poteva fermare, forse in quel caso Leo avrebbe avuto una minima possibilità di sopravvivere. 
Invece Nico non solo l’aveva ucciso lasciandolo nella sua follia, ma aveva anche fatto esplodere Leo Veldez non lasciandogli possibilità di scampo. Nico gridava, si tappava le orecchie e per la foga si graffiava le guance facendo colare altro sangue. L’immagine dell’augure fu sostituita poi da una più minuta ma conciata esattamente nello stesso modo. Riconobbe i capelli ricci, anche se il loro colore era sbiadito, e la cintura degli attrezzi che chissà come era riuscito a portarsi dietro. Leo lo guardava e Nico faceva altrettanto non riuscendo più né a muoversi né a parlare. Poi pian piano il corpo dell’ispanico prese fuoco ma, invece che circondarlo senza alcun danno, questo iniziò ustionarlo, a bruciare i tessuti, lasciando scoperta la carne viva. Leo pian piano stava diventando uno scheletro, la bocca aperta in un muto grido, le mani scheletriche rivolte verso di lui in cerca di aiuto. E Nico non riusciva a muoversi, non riusciva a far niente, neanche respirare. Crollò a terra, tenendosi le braccia strette al corpo, cercando di fermare quell’improvviso gelo che si stava espandendo dentro di lui. Urlò con la testa appoggiata al terreno, artigliandolo e spezzandosi le unghie, lasciando libere le lacrime che bollenti gli stavano rigando il viso. Rivide Bryce Lawrence, il traditore romano, che con ancora il terrore negli occhi gi aveva afferrato una gamba e lo strattonava verso di lui. Lo afferrava per il colletto della maglia e lo colpiva ma i suoi colpi lo trapassavano, andando a schiantarsi sulla sua anima che si contorceva dal dolore ogni volta ma Bryce non si fermava. Continuava nonostante Nico lo stesse supplicando. Non si fermava proprio come aveva fatto il figlio di Ade quando lo aveva trasformato in fantasma. Le sue labbra erano cucite ma io suoi occhi esprimevano appieno tutto il suo odio e rancore verso di lui. Nico sapeva che non avrebbe smesso, che avrebbe finito tutto fino a quando anche lui non fosse diventato fantasma. Un altro colpo e Nico sputò vermiglio, sporcandosi le labbra e storcendo la bocca per il sapore del ferro che gli aveva invaso la gola. Ci furono altri flash di immagini che sembravano volessero fargli esplodere la testa. Bianca che lo abbracciava. Che gli sorrideva. Che lo abbandonava per le cacciatrici. Che aveva deciso di reincarnarsi. Nico, che credeva di aver superato la morte della sorella, dovette ricredersi quando boccheggiò in cerca di ossigeno, con un groppo in gola che lo voleva soffocare. E gli occhi bruciavano come il fuoco. Li chiuse ma le fiamme sembravano essersi alimentate. Gridava graffiandosi il volto, tremando senza controllo rannicchiato a terra. Vide Apollo, là negli Inferi, insieme ai fantasmi muti nei Campi degli Asfodeli, che era chinato su un aggeggio che non riconobbe. Borbottava qualcosa come “Valdezinator” e Nico, in un altro contesto, sarebbe stato confuso, ma la musica che sprigionava quello strumento fu una pugnalata al petto che lo fece tossire forte, intanto che si stringeva tra le dita il tessuto ormai semi distrutto della maglia. Senza accorgersene pensò a Will, a come avevano litigato quel giorno, a come lui potesse sembrare acido ma non lo faceva apposta, era il suo unico modo di esprimersi. Non sapeva come comportarsi, cosa dire, come reagire e faceva quindi l’unica cosa di cui avesse una certezza, essere scostante. Si domando se Will lo odiasse, a come potrebbe fargli schifo vederlo in quello stato, vedere i suoi fantasmi e tutto quello che aveva fatto. In quel momento si sentì come se una lancia gli avesse trapassato il corpo e stesse girando su se stessa, solo per farlo morire atrocemente. Non urlò, era esausto anche per quello. Il corpo era pesante mentre continuava a tossire senza sosta, con altre lacrime che gli arrossavano le gote. Si chiese se avrebbe pianto per sempre, annegato nel suo stesso dolore. La scena cambiò un'ultima volta, mostrandogli la sala del trono di suo padre. Lo vide là, seduto a parlare con qualcuno che non riconobbe a causa della vista annebbiata. Ade allora si voltò di scatto, nella sua direzione. Nico sorrise sperando che finalmente la tortura finisse e precipitò nell’oblio ancor prima di vedere la faccia di Ade dipinta di stupore.
-NICO SVEGLIATI!- imprecò qualcuno.


















Angolo autrice:
Ok su questo capitolo voglio qualche parere. il titolo è anche una canzone degli imagine dragons che adoro e per l'ulima parte ho pensato si adattasse benissimo e  vuol dire "sanguinamento fuori" letteralmente. Ho esagerato con gli incubi? Mi reputate una pazza che prima scrive di una bella guerra di cibo e poi traumatizza i personaggi? Se sì siete d’accordo con me. Oltre a dire che sono in ansia, ormai mi fa male il polso e il collo, spero di non essere impiccata da voi… non ho altro da aggiungere. A domani. Ciauu *scappa via prima di essere uccisa*





Angolo dell'Autrice dal futuro:
Io mi odio. Perché non mi avete detto di tutti gli errori nel capitolo? 
Cattivo fandom, cattivo!
N: va che è colpa tua che scrivevi male 
Mado grazie agli dei che sto correggendo XD 
Ho paura di leggere le cose dopo 
N: impedita 
Sei ancora arrabbiato per gli incubi? Ti ho fatto molto di peggio in GK gnegne 
N: Gnegne?
Gnegne
N: ...tu sei un'idiota. 
*crycry*

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Capitolo 6
*** Sensi di colpa ***


Will








Ok lo ammetteva, si era addormentato, ma accidenti! Chi poteva immaginare che le cose si sarebbero stravolte a tal punto?
Lui stava tranquillo. Sul serio. La serata si stava svolgendo monotona: tutti e quattro i pazienti dormivano beati e, di tanto in tanto, lanciava occhiate alla pulce per vedere come stava.
Quando l’aveva visto agitato, gli aveva stretto leggermente il braccio ma le cose non avevano fatto altro che peggiorare. Aveva scalciato via le coperte, colpendolo quasi in fronte, e Will aveva tentato di tenerlo fermo per non farlo cadere dal letto.
Non l'avesse mai fatto.
Nico si mise ad urlare, come se il figlio di Apollo lo avesse ferito. Urlava talmente tanto che Will impallidì, iniziando ad agitarsi.
I tre figli di Ares si svegliarono di soprassalto e il biondo decise di prendere la situazione in mano.
-Tu!- apostrofò il più basso del trio, additandolo –Va a svegliare i miei fratelli e fa presto!- se non fosse stato occupato a tenere giù Nico, lo avrebbe spedito via a calci per farlo sbrigare.
Lo vide scomparire veloce come una lepre dalla porta.
-Tu!- disse all’unica ragazza –Chiama Chirone e spiegagli quello che succede qui- la ragazza corse via, quasi alla stessa velocità del fratello.
-E tu- non sapeva chi altro chiamare e pronunciò quindi i primi nomi che gli vennero in mente –Sveglia Jason e Percy e portali qua- anche l’ultimo si dileguò e Will tirò troppo presto un sospiro di sollievo. Nico lo colpì alla mandibola con un destro degno di un pugile professionista, facendolo cadere sul pavimento, atterrando malamente sul polso. Trattenne un gemito di dolore e sbatté più volte gli occhi per vederci nuovamente meglio.
Porco Crono, imprecò, stringendo i denti.
Vide il corpicino del più piccolo cadere a terra, dall’altra parte del letto, con un tonfo. Tremava e le mani erano aggrappate alle ciocche scure dei capelli, strappandone alcuni. Cercò di riavvicinarsi cautamente e notò che Nico stava piangendo, mordendosi un labbro talmente forte che un rivolo di sangue gli scendeva fino alla gola chiara.
Gridò di nuovo, e il cuore di Will perse un battito. Cosa doveva fare? Lui sapeva guarire solo ferite superficiali! Perché quando si trattava di Nico non riusciva mai a far niente?
No! NO!
Inveì contro qualcuno di imprecisato, contro gli dèi, contro di lui, contro Nico stesso che lo faceva sentire così inutile.
L’unica cosa che gli venne in mente fu abbracciarlo, ma il figlio di Ade lo graffiava con le unghie, cercava di allontanarsi, piangeva, gridava e ricominciava tutto da capo.
Solace aspettò finché non si fu un attimo calmato, dandogli dei piccoli colpetti sulla schiena per tranquillizzarlo, ma smise dopo un po’, quando si accorse che invece di calmarlo lo stavano portando in una specie di shock per il terrore. Era rigido come un’asta e se Will si fosse spostato, sarebbe rimasto in quella posizione comunque. Iniziò a tossire, sporcandogli la maglietta di saliva e sangue, ma a Will non importava. Lo strinse di più, cercando di trasmettergli un po’ di calore.
Si mise a ridere sommessamente, una risata che non aveva niente di allegro.
“Come se bastasse la mia presenza a scacciare i suoi incubi” pensò amaramente, immergendo la testa nei capelli scuri dell’altro “Come se io riuscissi ad aiutarlo una volta tanto”
-Nico- disse sommessamente, trattenendo un singhiozzo.
Si dondolò lentamente sulle punte dei talloni, portando con sé anche il corpo dell’altro che adesso era immobile.
-Nico dovevo insegnarti a suonare il piano- gli accarezzò la testa –poi mi sarei dovuto vendicare per oggi e la tua stupidissima rivolta del cibo- lo strinse più forte –avrei dovuto aiutarti ad inserirti nel campo, saremo diventati migliori amici e io ti avrei protetto come un fratello maggiore- una lacrima gli solcò il viso abbronzato finendo per bagnare la pelle pallida del moro.
-E quest’anno avresti avuto la tua prima perla- non ce la fece più e i singhiozzi sfuggirono dalle sue labbra.
-Nico giuro che quando ti svegli ti ammazzo!- urlò al corpo dell’altro scuotendolo.
-Nico, maledizione, svegliati!- gli si spezzò la voce.
-Nico per l’amor degli dèi apri gli occhi!
-NICO SVEGLIATI!
Quell’ultimo sfogo gli prosciugò le energie.
-Svegliati Nico, svegliati, ti prego.
Sentì la porta dell’infermeria venire aperta e sbattuta contro la parete, ma non si girò, ancora abbracciato al corpo di Nico.
-Will!- urlò Austin precipitandosi da lui e scostandolo leggermente dall’altro.
-Cosa è successo?- gli chiese, mentre altri due mettevano il figlio di Ade sul letto, facendogli dei controlli. Voleva essergli accanto ma suo fratello gli sbarrava la strada. Will sapeva che doveva parlare ad Austin, ma la sua mente non funzionava più, era come un disco rotto che non ne voleva sapere di andare avanti.
-Cosa è successo?- ripeté una nuova voce alla porta e Will riconobbe Chirone, seguito da Percy e Jason.
Senza pensarci si diresse a passo di marcia verso i due che, ancora assonnati, cercavano di capire la situazione. Vedendo la sua faccia stravolta si lanciarono un’occhiata confusa, sobbalzando però appena sentirono la voce del medico.
-Non lo so!- disse disperato lanciandoli una muta supplica –Stava dormendo e poi ha incominciato ad agitarsi, ha avuto le convulsioni e adesso sembra essere una bambola senza vita!
Will si stava agitando, gesticolando senza alcun senso, e Austin decise di andare dal fratello per calmarlo un po’.
Il silenzio più assoluto era calato nella camera, interrotto solamente dal bisbigliare dei figli di Apollo vicini al letto.
Certo, tutti i semidei avevano avuto degli incubi, ma il tutto si limitava d un agitarsi nel letto e risvegliarsi con il cuore in gola.
Nessuno aveva mai avuto un crisi così violenta come il figlio di Ade.
Un singhiozzo li fece sobbalzare tutti, seguito da molteplici colpi di tosse.
Will per poco non fece cadere due suoi fratelli quando corse verso il lettino, al capezzale della pulce.
Fu un attimo.
Gli occhi del più piccolo si spalancarono, terrorizzati. Aperti giusto il tempo di darsi una rapida occhiata in giro per poi richiudersi.
-No!- urlò Will –Nico svegliati!
Gli controllò il battito e con suo immenso piacere scoprì che il corvino era solo svenuto. Percy e Jason gli posarono una mano sulle spalle e il biondo, in un primo momento, sobbalzò per lo spavento, non accorgendosi neppure che i due si fossero avvicinati.
-Starà bene- lo consolò Jason, strizzando gli occhi per metterlo a fuoco non indossando gli occhiali.
-Adesso deve solo riposare- concluse Percy con un sorriso tirato.
Will annuì piano incamminandosi verso la sedia vicino al letto del più piccolo, fermandosi quando notò una sagoma scura sulla porta.
-Chi c’è?- chiese brusco, mentre anche gli altri si giravano e osservavano il nuovo arrivato. Quando uscì dall’ombra, regnò di nuovo il silenzio, carico di tensione.
Chirone fu il primo ad inginocchiarsi seguito dai ragazzi.
-Ave Divino Ade- lo annunciò il centauro.
-Ciao zio!- lo salutò Percy a Ade lo trafisse con lo sguardo.
-È mai possibile che ti ritrovo sempre tra i piedi?- gli domandò retoricamente, per poi fissare gli occhi su Will, che ancora stava in piedi.
-Will- lo chiamò sottovoce Percy –Ti assicuro che sono una delle pochissime persone che sta solo leggermente simpatico ad Ade- si fermò un secondo temendo di essere sentito –per poco prima mi fulminava... quindi inginocchiati se non vuoi fare un tour di sola andata per il suo regno.
Will fece orecchie da mercante e scrutò meglio il padre di Nico.
Il viso era spigoloso, le labbra sottili strette in una linea dura, pallido, i capelli corvini ricci e corti. Indossava un completo nero dove Will giurò di aver visto un volto che lo guardava. Sapeva di non doverlo fare, era molto stupido e altamente pericoloso, ma non resistette; lo fissò dritto nelle iridi, due pozze nere nelle quali brillava un fuoco talmente dirompente che il semidio temette di esserne consumato. Stringendo le mani di abbassò toccano prima con il ginocchio e poi con i pugni il terreno. Le fiamme si acquietarono un po’. Ade sembrava perfino divertito dalla sfacciataggine del medico.
Si avvicinò con passo lento e, quando la luce delle lampade lo colpì, Will si stupì di come la sua pelle chiara sembrasse brillare, sembrava quasi un unico blocco di marmo. Will notò anche un anello sull’anulare con una pietra grande quanto una noce, di color bianco.
-Mio figlio- disse guardandolo e lui si alzò, a gambe e braccia divaricate, sbarrando l’avanzata del dio verso la pulce.
-Non mi interessa se lei è il dio degli Inferi, non può prendersi l’anima di Nico!- serrò la mascella, facendosi scricchiolare i denti e, nonostante il suo corpo stesse implorando di scappare, rimase là, fermo, in attesa della mossa del dio.
Gli altri presenti nella stanza si volarono a guardare prima lui e poi Ade, come in una partita immaginaria di tennis.
-Ragazzino- disse facendolo rabbrividire –Thanatos si occupa del recupero delle anime- gli spiegò avvicinandosi di qualche passo –la mia per adesso è una visita di cortesia.
Will arretrò guardingo, lasciandolo passare. Avrebbe giurato che Ade lo stesse guardando con una strana luce negli occhi.
Il signore degli Inferi fregò il posto a Will, costringendolo a mettersi dalla parte opposta, in piedi.
-Uscite- congedò tutti Ade sventolando una mano come a scacciare delle mosche invisibili –Tranne voi tre- precisò, indicando Will, Percy e Jason.





Will stava morendo dall’imbarazzo. Già era strano vedere un dio ma Ade era, per lui, il più bipolare di tutti. Una volta che l’infermeria fu sgombra la divinità abbandonò la sua postura rigida e, accavallando le gambe, si avvicinò di più al figlio, scostandogli i capelli dalla fronte. All’improvviso Ade sembrava… stanco. Will notò solo in quel momento delle occhiaie profonde sul suo volto, e non poté fare a meno di compararle a quella della pulce. Sembrava un normalissimo padre mortale, anche se più macabro, preoccupato per il figlio. Will si morse la lingua per non scacciare la mano del dio dalla testa di Nico e prendere il suo posto.
Era tutta colpa sua: si era addormentato, era andato nel panico, non sapeva che fare; era come se tutte le sue conoscenze da medico si fossero azzerate in un’unica giornata.
-Tu sei Will Solace?- gli chiese e l'interpellato tremò al solo domandarsi come facesse a conoscere il suo nome e cognome.
-Sì- riuscì a farfugliare.
Ade annuì.
-Apollo mi ha chiesto di salutare tutti suoi figli, ma reputo che dirlo al capo cabina faccia lo stesso.
-Mio padre è negli Inferi?- Ade lo guardò come se fosse stupido.
-No, in un campo di margherite in Cina a imparare come si fanno gli origami.
Percy scoppiò a ridere e ricevette tre diverse occhiatacce.
-Quindi zio hai accettato?- gli chiese asciugandosi una lacrima –Non è da te.
Il dio sorrise e Will volle morire, perché il ghigno che aveva in faccia era tremendamente uguale a quelli che gli rivolgeva Nico.
-No, gli ho fatto giurare sullo Stige che per una settimana avrebbe smesso di suonare quel suo aggeggio che si è portato dietro. Mi sta deprimendo tutti gli spiriti.
Percy stava per scoppiare a ridere nuovamente ma Jason gli pestò un piede.
-Comunque- disse, continuando ad accarezzare la zazzera corvina de figlio –vorrei sapere in che rapporti siete con mio figlio.
Jason è Percy si misero subito a battibeccare su chi fosse il migliore amico di Nico tra loro due, mentre Will desiderava essere da tutt’altra parte. Poteva dire che era suo amico? Dopo tutte quelle frecciatine che si lanciavano? O era solo il suo medico? E perché gli sembrava che Ade avesse rivolto la domanda più a lui che ai figli di Poseidone e Giove?
Sentì le guance surriscaldarsi e si impose di sembrare calmo.
-Nico è mio fratello- decretò in fine.
Percy, Will ci poteva giurare, lo stava guardando in cagnesco e forse borbottò un “Ma perché sono tutti ciechi in questo mondo?”. Jason invece aveva dato una gomitata all’amico facendolo zittire, mentre Ade lo fissava ancora con un sopracciglio inarcato, come se la risposta fosse sia troppo sia poco insieme.
-Fratello- ripeté guardando il figlio –può darsi- sussurrò quasi impercettibilmente.
-Signore- lo chiamò Will colto da un’improvvisa ondata di coraggio –cos’ha Nico?
Ade sospirò e si stropicciò gli occhi, dando un'occhiata al figlio che sembrava abbastanza tranquillo e poi a loro.
-Tutti i semidei hanno gli incubi, ma per i miei figli è leggermente diverso.
-Diverso?- ripeté Jason.
-Tutti voi fate anche dei sogni, no? I miei figli non possono. Anzi tecnicamente potrebbero, ma dovrebbero passare un periodo talmente tranquillo e felice… beh, siete semidei, non potete certo parlare di tranquillità.
Tutti e tre storsero la bocca dando ragione al dio.
-I miei discendenti sono anche delle specie di calamite per i fantasmi- era palese lo sforzo del dio per spiegarsi il più semplicemente possibile -sentono le loro voci, le loro pene e il loro dolore e la loro mente assorbe tutto ciò come proprio.
-Quindi Nico ha sempre avuto incubi?- Will era colpito, ma guardando bene il volto del più piccolo, vide subito le occhiaie nere sotto i suoi occhi chiusi. Adesso capiva la loro causa.
-Sono anche più violenti come incubi. Ti aggrediscono e, se non sei abbastanza forte, ti spezzando.
-Ma perché?- intervenne  Percy.
-Così lo spirito dei miei figli è abbastanza potente da schiacciare quello degli spettri che richiamano. Più incubi sconfiggono più il loro potere dell’oltretomba si accresce.
-Questa volta però è diverso, giusto?- chiese conferma il medico.
-Questa volta è degenerato tutto!- sbottò facendo trasalire i tre –Nico è sempre stato forte nonostante sembri più fragile di un vaso di cristallo. È successo qualcosa in questa battaglia- fece scorrere lo sguardo sul trio –che l’ha sconvolto e l’ha quasi ucciso.
-Non possiamo fare niente?- indagò Jason.
Ade parve un attimo riluttante.
-Di solito odio chi prende scorciatoie- congiunse le mani e Nico fece una piccola smorfia nel sonno. Will pensò che il contatto con Ade avesse in qualche modo alleviato il suo dolore –ma Nico è un bravo figlio, mangia persino tutti i cereali che gli da Persefone. Credo che una piccola pausa possa far bene a tutti.
-Ben detto zio!- disse Percy alzando il cinque, ma Jason gli stritolò il polso, riportando il suo braccio giù.
-Certe volte mi chiedo come mai tu sia ancora vivo Perseus- si rassegnò il dio alzandosi.
-Per alleviare gli incubi dovrete preparare infusi a base di timo, ma non potrà prenderli per molto tempo, quattro giorni a massimo o l’effetto potrebbe svanire- fece una pausa, rafforzando il tono -e non esagerate con le dosi- li minacciò –il timo è tossico se ingerito in troppa quantità.
-Non credevo che ti dessi al giardinaggio zio- Percy sorrise e Will iniziò a credere che il ragazzo non avesse cervello dentro quella testa.
Ade si scrocchiò le nocche, trattenendo a stento la rabbia.
-Grace fai stare zitto il tuo amico e fai in modo che impari un po’ di buona educazione- Jason annuì –E Solace- Will si mise sull’attenti –fretelli?- il dio sorrise scuotendo la testa come se Will fosse un idiota.
Prima che il figlio di Apollo potesse dire qualsiasi cosa Ade si era già tramutato in una pozza d’oscurità.
Ma non se ne andò senza prima aver stretto un’ultima volta la mano al figlio.













Angolo Autrice:
ok scusate se ho disturbato appena avete aperto capitolo ma è importante. Sapete che Will non viene descritto molto mmm? Che razza di domande accidenti se siete dei fans lo sapete! Vabbé sono andata su Wikipedia perché volevo sapere se sto povero disgraziato avesse già la data di compleanno, traduco la pagina perché era in inglese e mi salta fuori una dichiarazione di Rick che dice che Will è nel gruppo di età di Nico e  quindi a circa 15 anni!
Lo sapevate??????
O vi sto solo facendo perdere tempo?? Io credevo che fosse più grande! Adesso che faccio? Lascio l’età più grande o metto 15 anni? Per me è uguale –tanto resta comunque un anno più grande di Nico- ma volevo il vostro parere prima che poi faccio di testa mia e vi confondo.

(angolo autrice normale)
Sto perdendo le rotelle? Le risposta è… SI.
Non so se avete notato ma i tentativi di Will di svegliare Nico coincidono abbastanza  con le azioni che fanno Ottaviano, Leo e compagnia bella nel capitolo precedente. Ma adesso veniamo ad Ade. Un po’ troppo paterno? Per me no. Insomma se un padre ti dice: “Spero che tu sia felice e blablabla” non sarà un genitore senza cuore, no? E Percy? Mancava solo che lo facevo sbattere contro un muro a sto poveretto ahahaha. Ok scusate ma è stato impegnativo scrivere sto capitolo.
Il timo serviva sul serio nell’antichità per scacciare gli incubi, ho fatto una ricerca di un’ora e mezza su internet per esserne sicura. L storia dei figli di Ade e i loro incubi sono un invenzione tutta mia –si notava?- ma mi ero sempre chiesta perché Nico avesse tutti quei problemi a dormire e… ecco qui la mia spiegazione.
Ciauu a domani e fatemi sapere sulla storia  (scusate ma volevo dire che nel pomeriggio posterò il prologo di una nuova storia)





Angolo Autrice dal futuro:
N: ci sono troppi angoli autrici
Lo so LOL. Comunque ci rendiamo contro che io non ricordi nulla di tutto questo? Non va affatto bene!
Ok, andiamo a correggere il prossimo *che fatica p.p*
LOL Percy stupido

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Capitolo 7
*** Folli, sono tutti folli ***


Jason








 

Il giorno dopo Jason era distrutto. 
Non era riuscito a chiudere occhio, rigirandosi fra le coperte del letto spartano della Cabina di Zeus per tutta la notte. E nonostante avesse veramente sonno, nonostante si sentisse come se potesse crollare da un momento all'altro, il figlio di Giove ancora reggeva, la mente accesa e il cervello surriscaldato.  
E quando aveva aperto a Piper quella mattina, successivamente allo sguardo sorpreso e preoccupato di lei insieme ad un mezzo sussulto, fu certo di assomigliare tutto e per tutto ad uno zombie.
-Cosa ti è successo?- gli aveva domandato, accarezzandogli piano un braccio.
Esausto, si era buttato nuovamente su letto e chiudendo gli occhi le aveva raccontato tutto quello che era successo la sera prima.
La sentì sedersi sul bordo del materasso, vicino a lui. Gli accarezzò il viso e Jason si permise di lanciarle un’occhiata di sottecchi; con la luce che filtrava dalla finestra e le colpiva le spalle, la figlia di Afrodite sembrava come un angelo, avvolta in un’aurea dorata. O forse sembrava semplicemnte una dea.
Jason prese l’estremità di una treccina che si era fatta, giocando con la piuma color blu che aveva intrecciato. Gli piacevano i suoi capelli, profumavano di vaniglia.
-Sei stanco?- gli chiese, avvicinando il suo volto a quello del suo ragazzo che stava annuendo.
Gli posò un leggero bacio sulle labbra, premendo appena, senza mai smettere qulle sue placide carezze sul viso del suo ragazzo.
-Dormi Jason- lo incatenò ai suo occhi caleidoscopici, che in quel momento erano in bilico sul verde-castano.
E Jason sentì tutta la stanchezza crollargli addosso come un macigno, i muscoli sciogliersi, le palpebre diventare pesanti mentre la mente si annebbiava, lasciandogli solo una vaga immagine sfocata di Piper che giocava coi suoi capelli.
Il figlio di Giove benedisse la lingua ammaliatrice della sua Pips.

 

Quando si svegliò, si ritrovò coperto da una leggero plaid verde che durante il sonno era mezzo scivolato giù dal letto.
Si alzò, forse troppo in fretta, e rischiò di cadere, sentendo le gambe molli e il mondo girare. Quasi ruppe gli occhiali mentre appoggiava una mano sul comodino per sostenersi, e infilandoseli si diresse in bagno. Si fece una veloce doccia ghiacciata che cancellò ogni traccia di sonno residua e, indossando i vestiti del campo, uscì dalla sua cabina.
Era una bella giornata ma stranamente il morale generale dei semidei pareva essere calato drasticamente: i figli di Apollo se ne stavano sulla spiaggia, a tirarsi un pallone svogliatamente e lanciano, di tanto in tanto, occhiate preoccupate in direzione dell’infermeria; i figli di Efesto erano in lutto per Leo e si erano rinchiusi nella loro cabina e, contro ogni previsione, anche la casa di Ermes era tranquilla, così come quella di Ares che inspiegabilmente non aveva ancora trovato alcun inutile pretesto per ingaggiare un combattimento.
Si decise quindi di andare a vedere come stessero Nico e Will: Se si ricordava bene, la sera prima il biondo gli aveva detto che sarebbe stato tutto il tempo a vegliare sul più piccolo, finché non si fosse svegliato.
Quando entrò, riuscendo a sfuggire alla tristezza che alleggiava nell'aria, vide il figlio di Apollo parlare con una ragazza, che si stava torturando le mani, e un ragazzo che, dall’aria furba, gli ricordava vagamente gli Stoll.
Jason sperò che non fosse loro fratello.
-Will dovresti riposare- stava dicendo a bassa voce la ragazza –Non puoi reggere ancora per molto.
-No Lou- aveva sibilato Will facendo gelare il sangue a Jason –ce la faccio- aveva risposto poi con tono meno duro.
-Cecil andiamo, è troppo cocciuto per capire che in questo momento non può fare niente se non riposare un po’- ribatté brusca prendendo per il braccio “Cecil” e uscendo.
Per un attimo i loro sguardi si incrociarono ma Jason riuscì a leggere chiaramente la preghiera della ragazza: “Convincilo tu” lo implorava.
-Ehy Will- lo salutò allora Jason, tentennante –c’è qualche miglioramento?
L’altro non si girò, occupato a far bere a Nico qualcosa che non riconobbe.
-Ho bruciato del timo- lo informò, asciugando il viso del figlio di Ade che si era macchiato con un rivolo di quella specie di the.
Jason adesso che odorava bene sentiva che c’era un aroma strano nell’aria.
–I figli di Demetra si sono offerti di aiutare appena li ho avvertiti che le scorte di timo erano poche- lo vide stringere la presa sul bicchiere, tanto da far sbiancare le nocche.
Jason temette per un attacco d’ira dell’altro ma, sorprendentemente, Will si rilassò e con un sospiro si abbandonò sulla sedia accanto al letto. Non ci volle molto per capire che era la stessa dove, la sera prima, si era seduto Ade.
-Percy è stato qui prima- si passò una mano sul viso stanco, perfino più di quello di Jason –mi guardava in modo strano, ma almeno non sparava cavolate come ieri. Mi ha anche aiutato a far bere questo infuso a Nico con i suoi poteri.
Fece una pausa, controllando Nico con un'occhiata di sottecchi, che però lui notò lo stesso.
-Sono venute anche Annabeth e Piper. Strano a dirlo ma mi era parso di vedere anche Clarisse là fuori, ma quando sono andato a controllare non c’era nessuno.
-Will...- incominciò a dire Jason, venendo subito fermato.
-Io ce la faccio, chiaro? Sono un medico, sono abituato a fare le ore piccole!- lo fulminò con gli occhi azzurri, contonati di occhiaie scure.
-Ma Will…- ritentò con scarso successo.
-No!- si mise a farneticare –oggi devo anche controllare Chuck, quindi devo rimanere qua!- fece una risata isterica che fece pensare al figlio di Giove che stesse impazzendo –No, no, io rimango qua.
Jason gli rivolse un’ultima occhiata, che l’altro ignorò girando la testa. Accarezzò con la mano che gli tremanva la testa del corvino e Jason sospirò, sconfitto. Non avrebbe ottenuto nulla.
Uscì dall’infermeria preoccupato, osservando il cielo azzurro e il Sole splendente del campo Mezzosangue.
Almeno aveva una certezza, Will Solace sarebbe stato un bravo ragazzo per Nico.

 

Jason si diresse sicuro verso l’Arena, con il gladio in pugno e l’espressione torva.
Il cipiglio che aveva faceva allontanare molti semidei, che lo guardavano preoccupati.
Doveva scaricare la rabbia e la preoccupazione: cosa c’era di meglio quindi di una sfida con il figlio di Poseidone?
Sarebbe stato meglio per Percy trovarsi lì e non fargli una figuraccia. Fortunatamente Percy era sulle gradine a parlottare con Annabeth che, dalle facce di quest’ultima, non sembrava contenta della conversazione.
Quando lo videro avvicinarsi, la figlia di Atena fu la prima ad andargli incontro, con ancora la stessa espressione scocciata, con al seguito un Percy piuttosto imbarazzato.
-Grace- lo additò la ragazza –sei tu la testa bacata da cui è uscita questa malsana idea di rubare il lavoro di Afrodite, Eros e tutti i loro figli?
Jason si voltò verso di Percy, cercando di incenerirlo con lo sguardo. O fulimarlo seduta stante.
L’altro si fece piccolo piccolo e mimò un “Ops!” alzando le spalle e facendo un sorrisetto nervoso.
-Il lavoro proprio no- tentò di difendersi –è solo che stanno tenendo troppo sulle spine Will e Nico…
-Sai che novità con Afrodite- borbottò Annabeth, incrociando le braccia al petto, e alzando gli occhi al cielo.
-Ma non capisci Annie!- si intromise Percy ignorando lo sguardo assassino della sua ragazza –L’hai visto Will oggi, no? Adesso dimmi se non sembrava un fidanzato che si preoccupava per la salute del suo ragazzo!
-Shh!- fecero in contemporanea Jason e Annabbeth aspettando che un gruppo di semidei si allontanasse.
-Vuoi stare più attento?- lo rimproverò Jason.
-Che ho fatto?
-Fa niente- dissero di nuovo in coro.
Percy li guardò confuso.
-Lo so che sarebbero perfetti insieme- gli disse poi la bionda, mettendo le mani sui fianchi –Non sono mica cieca.
-E allora perché..?
-Perché non mi va giù che tu abbia avuto questa idea prima di me!- incrociò le braccia di nuovo e mise il broncio –Testa d’alghe qua non poteva di certo ideare questo piano- disse indicando con il pollice Percy che in quel momento era disattento, troppo concentrato a fissare i piccolissimi graffi che aveva sulla lama Vortice.
Jason lo guardò stranito. Li stava contando?
Scosse la testa e si massaggiò le tempie, togliendosi un attimo gli occhiali.
-Quindi sei dei nostri?- chiese in fine cercando di ignorare il figlio di Poseidone che cercava di fregare, ovviamente con scarsissimi risultati, la spada di osso di drago che aveva appoggiato Annabeth poco più alla loro sinistra.
-Certo- disse scacciando la mano di Percy con uno schiaffo, che la ritirò massaggiandosela, e riprendendo spada e fidanzato (Percy per un orecchio).
Uscì dall’Arena lasciandolo là a chiedersi se il cibo che servivano alla mensa fosse in qualche modo avariato.
“Pazzi” si ripeteva “Stiamo impazzendo tutti.”


















 

Angolo autrice:
so che il capitolo è corto ma domani c’è una sorpresa quindi niente lamentele :)
ok gente, oggi abbiamo un Will che sta lentamente impazzendo, un Nico che non vuole bere più infusi, un Jason sconvolto, un Percy ancora più rimbambito da come ce lo ricordavamo e per finire un’Annabeth entusiasta all’idea di fa nascere una nuova coppia. Chi manca? Piper?
Fortuna che Hazel e Frank sono al campo Giove o chissà cosa mi sarebbe saltato in mente… brr! Mi è salito un brivido solo a pensarci.
Povero Jason comunque, i malati di mente se li becca tutti lui.
Un saluto, guidate con prudenza, non guidate proprio senza la patente, ascoltate tanta musica e recensite.
A domani
Ps. Ho postato il primo capitolo della mia nuova storia; SIII! Ok boh basta.
Ciauu



Angolo dell'Autrice del Futuro:
*piagnucola*
N: smettila
Perché ci sono così tanti capitoli? Voglio morire!
N: se avessi corretto di volta in volta non si sarebbe accavallato tutto
*crycry*

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Capitolo 8
*** Di occhi da cucciolo e sorrisi raggianti ***


Nico













 

Si svegliò sentendo un saporaccio in bocca e senza pensarci due volte iniziò a tossire, sputando tutta quella sottospecie di the mal riuscito.
Alzò la schiena mettendosi dritto, sentendo un incendio esplodergli lungo tutti i muscoli. Emise un lamento strozzato e inspirò per riprendere aria nei polmoni, smettendo però quando sentì il fuoco risalirgli l'esofago.
Tossì nuovamente più forte. Quando percepì qualcosa di freddo a contatto con le labbra, socchiuse la bocca per lo stupore e del liquido ghiacciato spense quel calore che lo stava divorando.
-Acqua- gracchiò, la sua stessa voce che gli graffiava la gola. 
Subito altra ne scese per estinguere il bruciore insistente.
Dopo lunghe sorsate, Nico dischiuse gli occhi; vedeva sfocato e si dovette strofinare le palpebre più volte prima di mettere a fuoco il viso che gli stava davanti.
-Will?- chiese ma venne subito stritolato in un abbraccio-spacca-ossa. Nico aveva già sperimentato l’abbraccio-orso di Frank ma quello riusciva sul serio di rompergli qualcosa.
-Will!- boccheggiò e la presa si allentò un po’, troppo poco per il figlio di Ade.
-Will lasciami, non mi piace essere toccato, te l’ho detto ieri.
Quando vide il figlio di Apollo in viso rimase pietrificato.
Aveva fatto qualcosa di male? Perché piangeva? L’aveva offeso? Se l’era presa per il cibo tirato addosso?
-Nico mi hai minacciato di tagliarmi la mano quattro giorni fa!- si asciugò gli occhi con il dorso della mano e poi prese un fazzoletto per il naso.
Nico aggrottò a fronte. Non poteva essere passato tutto quel tempo. Non aveva utilizzato i suoi poteri e, seppur si alzasse sempre verso l’ora di pranzo, era strano perfino per lui dormire tutto quel tempo.
Aprì la bocca per ribattere, sicuro che l'altro gli stesse facendo uno scherzo.
-Nico sei stato in coma! Sei svenuto, Stige!
Il figlio di Ade pensò che, se era riuscito a far imprecare Solace, c’era davvero da preoccuparsi.
-Cosa è successo?- domandò piano, fissandosi le mani inquieto.
Aveva una strana sensazione sottopelle.
-Non ho capito bene la spiegazione di Ade, riguarda i sogni e voi suoi figli ma…
-Aspetta!- lo fermò, guardandolo con gli occhi neri sgranati –Mio padre è stato qui?
-Sì e sembrava anche molto… paterno.
Nico scoppiò a ridere ma si dovette fermare quasi subito e Will gli porse un altro bicchiere d’acqua.
-Ade?- chiese nuovamente conferma, scettico.
-Se non ha un fratello gemello completamente l’opposto dell’Ade che immaginavo… sì, quell’Ade. Tuo padre, il signore degli Inferi e tutta la magia brividosa.
-Dell’Oltretomba- lo corresse quasi senza accorgersene.
Nico si perse nell’acqua del bicchiere con lo sguardo, la fronte aggrottata. I pensieri piano gli stavano affollando nuovamente la mente, accavallandosi uno sull'altro.
Suo padre, quello che gli aveva detto tanto tempo prima che avrebbe preferito lui morto a sua sorella, anche se ormai si era fatto perdonare, era venuto a trovarlo. E dalla dichiarazione di Will si era anche comportato amorevolmente con lui.
No, ok. Nico non riusciva ad immaginarselo.
-Nico? Nico! Ti prego non dirmi che sei andato in fase di shock o qualcosa del genere! Mi hai fatto penare per tutto questo tempo, non pensare neanche di piantarmi in asso di nuovo! Sono ordini del dottore!
Nico si prese la testa fra le mani; improvvisamente fu come se un martello pneumatico avesse iniziato a martoriargli il cervello.
Gli incubi, ma certo! Si ricordava adesso.
Un brivido gli scosse la spina dorsale, e fu costretto a prendere un profondo respiro per calmarsi.
Con la miglior freddezzza che era riuscito ad accumulare, ricompose i suoi sogni.
L’ultima cosa che aveva visto era stata Ade ma credeva di esser già al suo cospetto come spirito.
Si fissò di nuovo i palmi, rosei, caldi, vivi. Era ancora vivo. 
Era ancora vivo.
-Nico tutto bene?- gli domandò Will, vedendo le labbra del moro allargarsi sempre di più in un sorriso.
-Sono vivo- disse così piano che l’altro non lo sentì.
-Cosa?
-Will sono vivo! Vivo!- gli prese le mani e si fece forza per alzarsi –Voglio imparare a nuotare, a suonare uno strumento, usare la tecnologia, diventare meno pallido. Will lo sai che io teoricamente avrei la pelle olivastra? Guardami! Sembro una mozzarella!- quando stava per mettere i piedi scalzi sul pavimento, Will lo rimise a letto, troppo velocemente perché il figlio di Ade se ne accorgesse.
-Will!- protestò –Fammi uscire! Non mi hai sentito? Will!
-Zitto adesso!- Nico si tappò la bocca –Uscirai quando lo dirò io e come lo dirò io. Per una settimana dovrai mangiare quanto un altro semidio normale senza fare storie e non mi interessa se l’intestino starà per scoppiarti! Tornerai nella tua cabina quando sarò certo che questa cosa non capiti più, e ogni mattina verrò a svegliarti. Andremo in mensa insieme, poi andremo ad allenarci e infine faremo tutte le cose sulla tua lista, ok?- Nico lo osservò riprendere fiato e sentì nuovamente i muscoli del viso tendersi. “Sono fuori allenamento, eh?” si chiede mentre riduceva il sorriso, in modo tale da non sentire dolore alle guance.
-Tutto qui?
-Sì.
-Sembra una lista un po’ lunga- fece notare all’altro.
-Già.
-Non ti convincerò a dimezzarla vero?
-Ordini del dottore.
-Possiamo uscire adesso?- gli fece i suoi migliori occhi da cucciolo, accompagnati da un piccolo broncio.
Gli venne voglia di ridere per quell’assurda situazione. Da quanto non faceva i suoi irresistibili occhi da cucciolo? Aveva dimenticato come la gente era più propensa a dirgli di sì con quella espressione da cane bastonato.
–Per favore?
-Ok ma smettila!- disse il biondo, coprendosi il volto.
Nico allora ritentò a scendere dal letto, non prima di stiracchiarsi dato che era rimasto immobile per quattro lunghi giorni, ma Will lo bloccò nuovamente ad un soffio da pavimento.
-Aspetta!- gli disse facendogli quasi prendere un infarto e perdere un timpano.
Will lo guardò e corse alla porta. Si voltò e, quando fu certo che il moro non si sarebbe mosso, uscì gridando: “Dammi un secondo!”
Tornò dopo dieci minuti con una sedia a rotelle e Nico sperò che non fosse quella di Chirone o si sarebbe perso all’interno. Si accigliò comunque alternando lo sguardo dalla sedia a Will e alle sue gambe, a Will di nuovo alle sue gambe e per finire alla sedia.
-Scherzi? Will non ho una gamba rotta!- disse accennando una risata.
-È necessaria.
Adesso tutta l’ilarità del moro era andata al Tartaro. Lo fissò serio e Will riconobbe in parte di quello sguardo lo stesso di Ade.
-No.
-Sì.
-No!
-Sì!
-WILL!
-NICO!
-Non è assolutamente necessaria!
-Ah sì? Allora fammi tutta l’infermeria a piedi va’!
Nico mise allora le gambe per terra e dovette trattenersi dall’urlare. Maledette gambe addormentate!
-Mm… pff…- imprecò sottovoce.
-Cosa?
-Niente!- ringhiò rabbioso e facendo una decina di faticosi passi verso la sedia a rotelle.
E così al Tartaro, oltre alla sua ilarità, si era aggiunto anche il suo orgoglio.
Will finalmente lo illuminò con uno dei suoi accecanti sorrisi.
Per un secondo, pensò che ne valesse veramente la pena di andare su quella dannata cosa per un sorriso di Will Solace.


















Angolo Autrice:
È tornato Amoremiogrande (Nico per i comuni mortali) *occhi a cuoricino*
Come stai Nico? Tutto bene?
I tuoi fans ti stavano aspettando da quarantamila capitoli fa’! Ti sei fatto attendere!
Finalmente i litigi puccettosi tra questi due tornano! Ma la cosa più importante…
Nico con gli occhioni dolci! *si scioglie*
Ok adesso cosa succederà ai nostri protagonisti? Nico ha una voglia matta di fare un mucchio di cose ma cosa accadrà? Will gli starà attaccato come una cozza? Riuscirà il nostro moretto a diventare –se non abbronzato- di un colorito normale?
Scoprite tutto nella prossima puntata.
La vostra psicopatia Maico
Ciauu



Angolo Autrice del futuro:
*sbadiglia assonnata*
*guarda il gatto mezzo addormentato affianco a lei sul pc*
Owww Loki patato mio *si scioglie*
 

 

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Capitolo 9
*** CORRI WILL! ***


Percy









 

Percy era tranquillo. Alle undici e mezza di mattina, era sulla spiaggia, con un braccio a tenere stretta Annabeth che stava blaterando qualcosa a proposito dell’imminente ritorno a scuola.
E ovviamente Percy non la stava seguendo.
Insomma: la scuola? Parlava sul serio di quell’orrido edificio che sembrava un carcere? Lui preferiva di gran lunga guardare il mare piuttosto che sentir parlare di libri e altre cose da cervelloni.
-Percy- lo chiamò ad un tratto la ragazza, voltandosi verso di lui –spero che Nico si riprenda.
-Anch’io- Percy la portò più vicino a sé, nonostante quel giorno facesse particolarmente caldo –Almeno voglio riuscire a far mettere Nico e Will insieme prima di partire per New York- ammise sghignazzando ed Annabeth gli diede una gomitata scherzosa allo stomaco.
-Non dimenticarti di me- soffiò scherzosa, facendogli l’occhiolino.
-Ma noi siamo già una coppia perfetta- ribatté riempiendola di baci.
Annie rise, cercando di divincolarsi dall'attacco di Percy. Il loro divertimento fu ben presto interrotto però.
-Più veloce Will! Muoviti che ci stanno ancora inseguendo!- sentirono, seguito subito dopo da una risata e da qualche lamento.
I due innamorati si girarono sorpresi verso la direzione di quella voce, attoniti di risentirla così vivace.
-AHH! WILL FAI INVERSIONE, QUESTI QUA SPUNTANO OVUNQUE!
Si alzarono in piedi e si misero a correre per le strade del campo.
-Di qua Annie- il figlio di Poseidone le afferrò un braccio, dirigendola nella giusta direzione.
Percy camminava a passo veloce, quasi corsero entrambi con le mani ancora intrecciate, ma dovettero arrestarsi poco dopo per non essere investiti da una sedia a rotelle che come minimo andava a sessanta chilometri orari.
-Quelli erano..?- la bionda lasciò sospesa la domanda, non sapendo quasi come continuarla.
Percy invece era ancora con la bocca spalancata per lo stupore.
Quelli erano Nico e Will? E Nico sorrideva? E indossava dei blu jeans e una maglia bianca!?
Le risposte erano due: o era diventato daltonico o Will, facendo un miracolo, aveva convito il più piccolo a cambiare guardaroba. Percy pensò che fosse più plausibile la prima opzione.
In verità, non sapeva neanche il piccolo di Angelo di non star indossando i suoi soliti vestiti.
-Si è svegliato- disse sollevata Annabeth, emettendo un sospiro di sollievo..
-Andiamo a salutarli!- propose Percy entusiasta, ma rischiò di esser travolto da quasi tutti i semidei del campo che stavano inseguendo la carrozzina.
-WILL MUOVITI!! SONO AUMENTATI!- si sentì in lontananza.
-TE L’HO DETTO CHE ERA ANCORA PRESTO PER USCIRE!
-NON SPRECARE FIATO E CORRI!
Alla fine riuscirono tutti insieme ad accerchiare i due e Percy vide anche Jason tra la folla, piegato sulle ginocchia e con il fiatone e Piper che si appoggiava a lui per riprendere aria.
I primi ad aggredire di Angelo furono Lou e Cecil che per poco non lo fecero ribaltare, ma prontamente Will riuscì ad evitare un nuovo incidente. Tutti gli altri quindi presero il loro abbraccio come esempio e si agglomerarono sui due, tantoché Percy non riuscì più a vedere Nico con tutta quella gente.
-Mi sa che dovremmo aspettare- rantolò Piper avvicinandosi ancora paonazza con un Jason non meno rosso in viso.
-Abb-abbiamo cor-so per tutt-to i-il cam-po- disse affannosamente Jason e Percy in quel momento non lo invidiò affatto.
-Aria!- tuonò una voce –Fatelo respirare ragazzi, si è appena ripreso!
Il figlio di Poseidone fece la sua miglior faccia da pesce lesso appena la voce di Clarisse gli arrivò alle orecchie. Guardò Annabeth, poi Piper e per finire Jason. La sua ragazza gli chiuse la bocca portando su con un dito il suo mento.
-Quella era Clarisse? La Rou?
Tutti sembravano sconvolti a parte Piper.
-Quando qualcuno sta male si preoccupa- la giustificò alzando le mani davanti a sé. Restarono lì quindi, ad aspettare che la folla si disperdesse un po’.
-Vi muovete?- sbottò esasperato Percy facendo girare qualche testa nella sua direzione, ma nessuno sembrò sentirlo veramente.
-Fanno anche orecchie da mercante- sbuffò Annie irritata.
-Fanno che?- chiese, senza ombra di dubbio dalla ragazza, Percy. Lei si limitò ad alzar gli occhi al cielo.
-Fa niente.
-Adesso però basta gente! Non state così attaccati al mio paziente, grazie. Lo potrete venire a salurare nei prossimi giorni in infermeria!- gridò Will con il suo tono autoritario da dottore –Via adesso, è stato divertente fino ad un certo punto.
La folla di diradò, anche se a malincuore dato che il sorriso della pulce stava riscuotendo molto successo. Ma Will riteneva che certe ragazze della casa di Afrodite stessero un po’ troppo addosso al suo nanetto.
-Come va?- gli chiese inginocchiandosi per mettersi alla sua altezza.
Nico fece un cenno con il capo per fargli capire che era tutto apposto. Quando il più grande vide il loro quartetto una ruga gli solcò la fronte, ma ciò non gli impedì di sorridere.
-Ciao ragazzi- li salutò mentre Annabeth e Piper si fiondano sul di Angelo per abbracciarlo.
I due fidanzati, che stavano ancora accanto a Will, pur sapendo che al moro non interessavano le ragazze, lo fulminarono con lo sguardo.
“Mannaggia a lui e al suo sorriso” pensò Percy “Sta facendo squagliare Annabeth” osservò la sua ragazza che aveva gli occhi a cuoricino in quel momento. Anche Jason mise il broncio guardando Pips che scompigliava i capelli di Nico.
I due non erano mai stati più felici di sapere che Nico fosse gay o di sicuro gli avrebbero fatto un bel discorsetto riguardo alle loro ragazze.
Alla fine anche i due figli dei pezzi grossi andarono a salutare il nanetto che li illuminò con un suo nuovo sorriso, ma si poteva benissimo vedere che era esausto.
-Nico tutto bene?- gli chiese Jason e Will da bravo dottore qual’era si precipitò accanto al suo paziente.
Percy, Jason e Annabeth si lanciarono un’occhiata eloquente che diceva “Pericolo Amore!” e Piper guardò quei tre interrogativa.
-Sono solo un po’ fuori forma- rispose cercando di sdrammatizzare –Non sono ancora abituato a tutto questo comunicare con le persone- fece una risatina che fece sciogliere ancora di più le due ragazze.
Will prese in considerazione l’idea di scacciare anche le figlie di Atena e Afrodite ma poi scosse la testa.
Se a Nico non davano fastidio perché a lui avrebbe dovuto? Lasciò stare.
Percy, colpo di scena, fu il primo di accorgersi dell’apparente gelosia del figlio di Apollo alle due ragazze e, scambiandosi un nuovo sguardo, complice disse:
-Ragazzi tra poco è ora di pranzo! Sto morendo di fame! Nico tu ci sarai, no? O Will ti ha rinchiuso in infermeria?
Will arrossì e Nico aggrottò leggermente la fronte e, con lo sguardo lievemente più duro, si rivolse allo stupido figlio di Poseidone.
-Will è un dottore e fa quello che è meglio per la mia salute- lo difese e Percy si lasciò scappare un sorriso
Quanto sarebbero stati beni quei due insieme!
-Ovviamente ci saremo- lo interruppe Will e Nico sgranò gli occhi, chiedendosi dove fosse andata tutta la loro discussione di qualche ora prima.
-Bene- prese per mano Annie –Ci vediamo là!- salutò portandosi dietro anche Jason che a sua volta trascinò via Piper.
-Cosa era quello?- indagò poco dopo la figlia di Afrodite, un po’ troppo furba per i gusti di Percy.
-Niente!- risposero tutti e tre nello stesso momento, facendole storcere la bocca. Alla fine però, fu costretta a sbuffare e incrociare le braccia. Era in minoranza e sapeva perfettamente che non ne avrebbe cavato un ragno dal buco. Magari quando sarebbe stata sola con Jason e con la sua lingua ammaliatrice…
Sorrise freddamente scoccando un bacio al suo fidanzato e salutando tutti per raggiungere i suoi fratelli.
-Non mi piace- sussurrò Annabeth ma Percy le portò un braccio dietro la schiena e la strinse.
-Cosa potrebbe mai succedere di così grave Annie? Su, rilassati una volta tanto!
Annabeth seguì il consiglio del fidanzato, non sapendo che dopo se ne sarebbe pentita amaramente.











 

Angolo Autrice:
Riecco spuntare Percy! E sembra essere anche più intelligente.
Non potevo non inserire la scena in cui Will e Nico facevano una corsa con la carrozzina! Ho scritto tutto il capitolo con un sorriso sulle labbra. E sono fortunati che non li ho fatti schiantare.
Vabbè! Ormai. Allora, le cose serie… Percy e Jason gelosi di Nico!
Un Nico che sorride è il massimo che qualcuno può desiderare di vedere in questa vita quindi… rodete di gelosia! Muuahhh!
Ok, vado o impazzisco completamente.
Ciauuu


Angolo Autrice del futuro:
Ma... Ma... LOL
Clarisse è un pasticcino arrabbiato <3

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Capitolo 10
*** Baci mancati ***


Will










 

Nonostante poche ore prima stesse per crollare dal sonno, in quel momento era più sveglio che mai mentre spingeva la carrozzina della sua pulce verso il padiglione della mensa.
-Will- lo sentì lagnasi e per un momento lo trovò adorabile, con il labbro inferiore sporto in un broncio infantile –Più veloce! Prima mi piaceva!
-Prima eravamo inseguiti da tutto il campo.
Anche se non poteva vederlo in faccia, il biondo sapeva che Nico aveva alzato gli occhi al cielo, insoddisfatto. Rise sommessamente quando lo vide appoggiarsi pesantemente allo schienale della sedia.
-Will stai bene?- la domanda lo colse impreparato.
-Sì, perché me lo chiedi?
-Da quanto tempo non dormi?- continuò ignorando la sua domanda.
-Non lo so con precisione- cercò di non balbettare, ma gli tremò per un momento la voce. Dove voleva arrivare adesso con quel quarto grado?
Nico si agitò sulla sedia per guardarlo in faccia.
-Perché hai un polso fasciato?- Will arrossì.
-Come mai tutto questo interessamento?- gli chiese duro ma se ne pentì immediatamente, appena visti le iridi del più piccolo adombrarsi.
-Sono stato io?- sussurrò infine distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.
Non seppe che rispondere. Tecnicamente era stato Nico ma non intenzionalmente; gli incidenti capitavano a tutti.
-Will so riconoscere una persona quando mente- lo fissò –e quando nasconde la verità.
Il figlio di Apollo non riusciva a formulare una frase di senso compiuto, troppo preso da quello sguardo scuro che lo scrutavano. Al Sole, non poté fare a meno di notare, gli occhi del più piccolo diventavano color bronzo. La pupilla era come un piccolo vortice di oscurità che stava cercando di inghiottire l’iride e a Will quel paragone piacque molto, perché rispecchiava appieno Nico. A dispetto di tutte le tenebre che Nico si portava dietro c’era ancora un parte viva, pulsante che non se ne sarebbe mai andata.
-Will!- venne strappato dalle sue riflessione e si scoprì essere vicino, troppo vicino, al viso del piccolo di Angelo che aveva portato il capo indietro.
Arrossì violentemente e si ritrasse balbettando una lista infinita di scuse.
-Hey calma, così non capisco niente- lo fermò Nico con un sorriso divertito sulle labbra.
-È colpa tua!- si difese Will.
-Mia?- si sdegnò l’altro. Will annuì come un bambino, con le braccia incrociate.
-Tua e dei tuoi occhi.
-Cosa hanno i miei occhi?- adesso Will era cero che Nico si stesse divertendo da matti per quell’assurda situazione.
-Andiamo a mangiare che si sta facendo tardi- cercò di sviare il discorso.
-Prima o poi riuscirò a capire che cosa passa in quell’ananas che ti ritrovi al posto della testa.
Will non fece commenti anche se essere chiamato testa d’ananas non lo convinceva molto, ma si accontentò di quella parziale vittoria e si diressero verso la mensa in silenzio.
Anche Nico però! Il primo soprannome che gli appioppava era testa d’ananas? Non poteva essere Raggio di Sole? Suonava molto più ro… ALT! Will cosa stavi pensando?
Si massaggiò la fronte, sperando che fosse solo la stanchezza accumulata a farlo delirare.
Appena varcarono la soglia vennero accolti da applausi e fischi, cosa che fece quasi esplodere il cervello del povero figlio di Apollo. Sorrise comunque, sentendo che i muscoli facciali iniziavano a fargli male. Nico gli lanciò una veloce occhiata preoccupata ma fortunatamente Chirone riportò la calma battendo più volte gli zoccoli per terra. Allargò le braccia salutando il corvino.
-Bentornato Nico- si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla stringendo gentilmente –Spero che tu ti senta meglio.
Il più piccolo annui, con sguardo deciso e spinse da solo la carrozzina verso il proprio tavolo. Will lo raggiunse subito dopo e si sedette accanto a lui. Nico alzò un sopracciglio.
-Will.
-Mmm?- aveva fato comparire un piatto di pasta al sugo, aveva scoperto che la pulce era italiana, e glielo aveva messo davanti, con del succo d’arancia e un muffin ai mirtilli come dolce.
-Will!
-Si?- chiese il medico prendendo anche lui da mangiare.
-Non puoi sederti qua- nei suoi occhi brillò qualcosa che a Nico non piacque molto.
-Invece sì, ho chiesto il permesso a Chirone circa… due giorni fa’ e lui me l’ha accordato. Gli ho detto che avrei dovuto provvedere personalmente alla tua dieta e che mi dovevo assicurare che tu mangiassi tutto.
-Ma è un mucchio di roba!- Will sbuffò.
-E io sono un unicorno rosa sputa arcobaleni di nome Carmelita.
Nico lo guardò, preoccupato per la salute mentale del suo medico ma non disse niente, limitandosi a sbattere più volte le palpebre.
Dopo qualche forchettata chiese: -Perché Carmelita?
Will alzò le spalle.
-Boh, è il primo nome che mi sia saltato in mente.
-Carmelita?
-Sì!
-Contento tu- disse infine di Angelo.
Altre tre porzioni di pasta ingerite.
-Will non ce la faccio più.
-Devi mangiare Nico, erano questi i nostri accordi.
-Ma è troppo!
-Mangia invece di lagnarti.
-Will!
-Che c’è?!- sbottò guardandolo furioso.
-Inizio a detestare questo Will, sai?- gli disse con lo stesso tono. Si diede una spinta con le mani per andarsene ma fu fermato dal maggiore.
-Aspetta Nico, non volevo girarmi così, è il sonno- Nico lo guardò scettico –Giuro non dormo da cinque giorni.
Il corvino continuò a fissarlo, con una luce di vittoria negli occhi e Will si rese conto di aver fatto il suo gioco.
-Accidenti!- imprecò mentre il più piccolo tornava al suo fianco.
–Mi hai raggirato!- lo accusò.
-In verità io sul serio sono pieno.
-Ma mangerai- Nico lo guardò supplichevole con i suoi occhi…
-Facciamo che finisci la pasta e dividiamo il muffin- accordò distogliendo lo sguardo da quelle due calamite scure.
Nico ghignò, gongolando sul potere che avevano i suoi occhi da cucciolo su Will.
Alla fine il muffin venne quasi de tutto mangiato dal figlio di Apollo mentre Nico ne aveva solo dato un piccolo morso. Si alzarono, o meglio Will lo fece, e trascinandolo lo portò all’aria aperta.
-Dove vogliamo andare?- chiese il biondo.
-Sono stanco- disse Nico appoggiando la testa sul braccio dell’altro dietro lo schienale della carrozzina –Ho sonno.
Will lo portò quindi verso l’infermeria e lo mise a letto, sebbene le numerose proteste dell’altro, e si sedette sulla stessa sedia che era lì vicino da giorni.
Nico sapeva che Will non si sarebbe riposato finché non fosse stato certo che lui stesse bene quindi, con la sua miglior immagine imbarazzata porse una mano a testa d’ananas.
-Will- gli disse dolcemente –potresti venire qua?
Il biondo sembrava alquanto sorpreso della richiesta del giovane ma lentamente si alzò e si sdraiò affianco a lui.
-Mi vuoi utilizzare come cuscino?- sghignazzò da solo mentre Nico si accoccolava più vicino a lui.
-Zitto Solace, ho sonno.
Così chiuse gli occhi, con un braccio sulla vita del biondo, la testa appoggiata sul suo torace e le mani di Will che gli accarezzavano i capelli. Rimase nella stessa posizione, facendo finta di dormire fino a che non sentì il respiro dell’altro farsi pesante. Aprì gli occhi scuri e lo fissò in viso.
Se qualcuno fosse entrato e li avrebbe visti Will gliel’avrebbe pagata cara. Lo faceva solo per lui, era tutta colpa di Will e la sua cocciutaggine nel non voler addormentarsi. Almeno in quel modo era sicuro che dormisse.
Si sentì stringere di più e Will lo schiacciò contro il suo petto.
Stupida testa d’ananas.





















Angolo Autrice:
So che il capitolo è un po’ corto ma ehy! Ci ho infilato un quasi bacio e quest’ultima scena! Quindi niente lamentele sulla lunghezza.
Quanto sono teneri questi due?
Un mondo!
Quanto succede in questo capitolo?
Quasi niente ma dovevo in qualche modo far recuperare un po’ di ore arretrate a Will, no? Mica, poteva essere uno zombie! Domani mi farò perdonare ma prima un piccolo sondaggio:
tra le attività che Nico vorrebbe fare, nuoto –incluso il diventare meno pallido-, musica e tecnologia, da quale vorreste che incominciassi?
Non preoccupatevi tanto ad insegnarle alla nostra pulce sarà sempre Will.
A domani
Ciauuu




Angolo Autrice del futuro:
Owww che pucciosità! Perchè ho smesso di scrivere cose così dolci?
N: perchè non le sai più scrivere
Giusto 

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Capitolo 11
*** Guardone ***


Jason











 

Il biondo aveva capito che c’era qualcosa che non andava appena la sua ragazza, subito dopo aver mangiato, gli aveva preso la mano e l’aveva trascinato nella sua cabina. Jason si preoccupò perché quello non era affatto un comportamento da Pips, ma appena vide i suoi occhi furiosi si fece piccolo piccolo e le parole gli morirono in gola. Arretrò fino a trovarsi con le spalle al muro, o meglio alla statua di Zeus-Hippy-Arrabbiato, e desiderò che qualcuno entrasse da quella maledetta porta che si trovava troppo lontana dal suo raggio d’azione.
-Cosa erano quelli?- gli chiese avvicinandosi con passo sinuoso, mentre i suoi capelli le ondeggiavano dietro la schiena.
Chissà per quale oscuro motivo, ma a Jason ricordò un po’ troppo il movimento di un serpente pronto all’attacco.
-Quelli cosa?- domandò aggiustandosi nervosamente gli occhiali. Ormai la figlia di Afrodite gli distava solo una piccola manciata di centimetri.
-Quegli sguardi che vi scambiavate tu, Percy e Annie- soffiò sulle sue labbra, guardandolo con i suoi meravigliosi occhi. Jason sentì un brivido scendergli gù per la spina dorsale.
-Ecco…- “glielo dico? Non glielo dico?” pensò velocemente “Dico? No. Si. No. Si”
-Jason- lo richiamò passandogli un dito sulla mandibola, solleticandogli quel poco accenno di barba che aveva –Sai che con me puoi parlare di tutto, no?
Si scostò di qualche passo e Jason avrebbe voluto protestare ma non riusciva a formulare frasi di senso compiuto.
-Non ti fidi di me?- chiese con il suo tono dolce portandosi una mano sul cuore e distorcendo i tratti del viso in un espressione di sconforto.
-No!- disse il biondo andando subito ad abbracciarla, temendo che da un momento all’altro si sarebbe messa a piangere.
Sfortunatamente così non poté vedere il sorriso che era spuntato dalle labbra della sua ragazza.
-Ho ideato un piano- spiegò e la semidea si fece attenta –In cui ho coinvolto Percy che a sua volta a spifferato tutto ad Annabeth.
-E cos’è di preciso?- continuò ad indagare lei e Jason era talmente preso che non si accorse che il suo tono adesso era diventato duro come l’acciaio.
-Vogliamo far mettere insieme Nico e Will- lei si liberò bruscamente dal suo abbraccio e lo guardò scioccata.
-Nico è gay?- alzò la voce di un’ottava.
-Sì, credevo che lo sapessi, non sono cose di tua madre queste?
-No, non lo sapevo! E adesso dimmi: Will è gay?
Jason arrossì e si morse un labbro, sotto lo sguardo indagatore di Pips.
-Emm…- come glielo diceva adesso? –Non lo so ma credo di sì.
-Come sarebbe a dire credo?- sbottò lei facendolo sobbalzare.
-Beh… non gliel’ho chiesto ma da come si comporta con Nico io…
-Tu credi che solo perché una persona sia gentile con un'altra debbano per forza stare assieme?- adesso stava gridando e gesticolava alzando le mani al cielo. Fissava con aria torva la stata di Zeus come a comunicargli: “ma quanto stupido è tuo figlio?”
-Ma…
-Niente ma!- lo scimmiottò –Anche se sono carini assieme…
-Lo ammetti!- il commento di Jason fu ignorato.
-…non li potete costringere!
-Ma Pips! Tu sei la figlia della dea dell’Amore!
-Non mi interessa. Nico adesso è felice, sorride e si diverte. Vuoi proprio rovinargli questo attimo di pace? Da come è spensierato non credo proprio che sia in cerca di una storia d’amore, quindi voi non vi intrometterete!
-Sono già perdutamente innamorati quei due! E io non abbandonerò questa mia idea- disse infine incrociando le braccia.
-Bene, vorrà dire che vi contrasterò!
-Tu da sola?
La figlia di Afrodite sorrise mesta, arretrando fino alla porta.
-So già a chi chiedere aiuto.
Scomparve oltre la soglia scoccando un bacio verso Jason che rimase fermò dov’era.
-Maledetta lingua ammaliatrice!- imprecò mentre dell'elettricità gli scoppiettava vicino all’orecchio.
 

Si diresse immediatamente in infermeria per accertarsi che la sua ragazza non avesse intenzione di dire tutto a i due piccioncini, o il suo piano intero sarebbe andato a monte. Ma pensandoci bene una tale rivelazione poteva o allontanarli o avvicinarli, e Pips non era così impulsiva di lanciarsi a capofitto in quelle situazioni dove non era sicura di avere vittoria al cento per cento.
Non arrestò comunque la sua carica verso il luogo dove era certo avrebbe trovato quei due. Non si sapeva mai che la sua ragazza avesse previsto un tale ragionamento e avesse agito contro ogni sua aspettativa.
Aprì la porta giusto quel tanto che gli bastava da poter metter dentro la testa e, appena vide il letto dove riposava Nico, gli venne voglia di urlare come una ragazzina per l’emozione. Socchiuse di più la porta per vedere meglio.
Will stava disteso accanto a Nico, sul fianco sinistro, e abbracciandolo lo teneva premuto contro di sé mentre una mano si era intrufolata nella zazzera mora del più piccolo. Le gambe erano intrecciate, come solo dei degni giocatori di Twist sapevano fare, e Will teneva la testa appoggiata sulla fronte del figlio di Ade.
Jason, sciogliendosi vedendoli così intimi, pensò che sarebbe bastato veramente poco per far baciare quei due. Le mani gli prudevano dalla voglia di andare là e spostare le loro teste in modo tale che a separagli al loro risveglio fosse soltanto un respiro.
Sospirò. Sarebbe stato tutto così tremendamente romantico! E poi, aveva le traveggole o Nico stava ricambiando la stretta? E sorrideva nel sonno?
Saltellò leggermente sul posto mentre nei suoi capelli si sentiva un piccolo scoppiettio. Si fermò di botto sperando che i due non si svegliassero.
Ringraziò, e maledisse, mentalmente suo padre per avergliela mandata buona e prese appunto per il futuro di stare più attento a gestire le sue emozioni.
-Grace?- lò chiamò una voce alle sue spalle e lui sobbalzò.
-Clarisse!- bisbigliò mettendo su un sorriso di circostanze –Che coincidenza!
-Che stai facendo qui, scintilla?- lo aggredì dando giusto una rapida occhiata dentro.
-Niente!- rispose alzando le mani davanti al petto.
-Vattene via prima che ci pensi io a suon di calci- lo minacciò e Jason si affrettò a seguire il suo consiglio.
-Guardone!- gli urlò dopo pochi metri di corsa. Accelerò, con il volto in fiamme, non vedendo Clarisse chiudere lentamente la porta, con uno sguardo che sembrava leggermente più dolce dei suoi soliti.
Annabeth lo vide passargli velocemente davanti e, con una risatina, si affrettò a cercare il suo ragazzo per indire la prima riunione ufficiale della loro squadra.

















 

Angolo Autrice:

Eccomi qua! Non vi aspettavate la reazione di Piper? *chi ha detto sì è regato da farsi visitare da un bravo dottore perché vuol dire che la vostra mente è malata quasi quanto la mia*
I due fidanzati che si danno guerra… attento Jason, con Pips non si scherza.
E l’ultima scena è troppo dolce! Quei due abbracciati che dormono beati… ma rovina tutto un guardone di nostra conoscenza.
*guarda male Jason*
A domani
Ciauu


Angolo Autrice del futuro:
Ok gente, ho capito come correggere più infretta la storia: cellulare per leggere e computer per scrivere.
N: con tutta la lentezza tua...
p.p Non ti stanchi mai?
N: no
Uffa

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Capitolo 12
*** Essere sinceri con se stessi ***


Will














Will si svegliò con qualcosa di pesante sul petto. Sbatté più volte le palpebre per mettere a fuoco e si passò la lingua sulle labbra screpolate. Per poco non saltò giù dal letto dallo spavento di ritrovarsi la sua pulce davanti agli occhi. Aggrottò la fronte, cercando di capire come era finito lì e si ricordò la conversazione che aveva avuto con Nico prima di addormentarsi.
“Maledetto lui e le sue idee!” Will capì di esser stato fregato come un baccalà e arrossì, ma non era sicuro che fosse solo l’imbarazzo della brutta figura.
Osservò meglio il viso del piccolo di Angelo mentre dormiva, posando nuovamente il capo sul cuscino. Le sopracciglia fini e scure erano leggermente aggrottate mentre le labbra sottili erano dischiuse e piccoli sbuffi uscivano a intermittenza alzando leggermente un ciuffo ribelle che gli finiva sulla guancia pallida. Poté contare una decina di piccole lentiggini sparse sul naso, quasi invisibili ad occhio nudo. Gli accarezzò la testa con il braccio che prima aveva sul suo fianco, immergendo, come voleva fare da tempo, le mani in quell’abisso scuro che erano i capelli del moro. Sorrise nel constatare che erano morbidi come aveva pensato, forse anche di più. Il braccio che Nico stava utilizzando come cuscino, ormai Will lo sentì intorpidito ed addormentato e si dovette mordere le labbra per non toglierlo. Non voleva svegliarlo e infondo gli piaceva stare così vicino alla pulce. Cercò di muovere le gambe ma quando non ci riuscì abbassò lo sguardo e capì il perché. Si erano aggrovigliati per bene mentre dormivano. E ora come faceva? Se Nico si fosse svegliato e l’avesse trovato in quella posizione come minimo gli avrebbe fracassato la sedia a rotelle sulla testa.
Ma lui non poteva far niente! Se muoveva qualcosa rischiava di far cadere entrambi dal piccolo letto.
Ancora perso ad analizzare la situazione non notò, fino a quando l’altro non strinse di più la presa, che Nico si stava agitando e allora, con tutta la delicatezza che Will poteva avere, lo avvicinò di più, facendogli posare la testa sul suo petto e continuando ad accarezzargli i capelli.
Will si fece scappare una risatina un po’ nervosa ma quando vide le palpebre  dell’altro tremare desiderò darsi una botta in testa da solo.
“Non ti svegliare, non ti svegliare, non ti svegliare!”
Fortunatamente si mosse solo un po’, quel tanto che bastava ad arrivare all’altezza del viso del più grande. Will osservò la sua bocca e si chiese se fosse fredda come tutto il resto del corpo della pulce. Alterando sguardi a Nico e alla sua mano, lentamente mosse un dito verso la parte interessata. Lui in quel momento si stava martoriando le labbra tanto era agitato, ma non si fermò; era a un soffio dal toccarle.
Alla fine il dito sfiorò quelle labbra proibite e si stupì nel costatare che effettivamente erano leggermente più fredde della propria pelle.
Ma d'altronde i polpastrelli non erano la zona più sensibile alla temperatura.
-Vuoi provarci con la bocca, testa d’ananas?- Will urlò sorpreso andando a finire sul pavimento e picchiano la schiena.
-Sei sveglio?- gli disse con voce fin troppo acuta.
Una testa mora spuntò da sopra il letto, con un ghigno furfante.
-Lo ero prima di te, Sherlock, ma mi annoiavo e quando ho capito che ti stavi per svegliare ho fatto finta di dormire.
-Tu cosa?- gridò avvampando.
-Ti volevo fare uno scherzo, magari aprire gli occhi di scatto e dirti: “buh!” ma tu hai reso le cose più interessanti.
-Cosa volevi fare?- adesso era leggermente arrabbiato.
-Will stai diventando sordo per caso? Sei realmente regredito a testa d’ananas?
-Tu!- lo minacciò balzando in piedi –Vieni qua!
Nico saltò giù dal letto, evitando per un soffio la presa del suo dottore.
-Non te la sarai mica presa?- domandò correndo per l’infermeria, inseguito dal biondo.
-No- gli rispose sarcastico –Affatto!
Quando riuscì ad afferrarlo (mannaggia era più agile di un gatto il moro) se lo caricò in spalla, ignorando i pugni e le sue proteste.
-Will odio esser toccato!
-Lo so Death Boy.
-Non chiamarmi così!
Lo buttò di peso sul letto, rischiando di romperlo e fare cadere giù il semidio per giunta, ma non si preoccupò più di molto. Salì anche lui e si mise a cavalcioni sul corpo del moro che si stava dimenando per uscire.
-Will che c..! Ahaha smettila! Will accident..ahahah- il figlio di Apollo aveva bloccato il più piccolo sotto il suo peso è adesso lo stava torturando facendogli il solletico.
-Will!- il suo tono arrabbiato uscì più come un rantolo e subito dopo scoppiò a ridere mentre il biondo muoveva ovunque le mani, soffermandosi sui fianchi dove notò che il più piccolo aumentava le risa quando gli sfiorava la pelle pallida.
-Allora è questo il tuo punto debole eh?
Nico non rispose, troppo preso a riprender aria. Will anche in quelle condizioni, con il viso paonazzo, gli occhi lucidi e i vestiti sgualciti trovò la sua pulce bel… ALT.
Non ancora Will! Cosa sono questi pensieri? Nico è tenero, punto. Nient’altro.
Anche se in effetti il moro, con la sua pelle chiara in contrasto con gli occhi e i capelli scuri, era davvero bello. Se poi si aggiungeva il sorriso che ultimamente stava utilizzando, diventava divino. Will aveva scorto delle piccole fossette che gli spuntavano sulle guance ma in quel momento, mentre rideva come un matto, erano apparse chiare sul volto di Nico, e il figlio di Apollo ci aveva pensato su un po’ prima di scartare l’idea di immergerci un dito dentro.
Come minimo l’avrebbe ucciso. E lo sguardo che in quel momento gli stava rivolgendo era inebriante e gli faceva desiderare di non spostarsi più, per ammirare per sempre quei piccoli pezzi di cielo notturno che aveva al posto degli occhi.
-Will.
E la sua voce carezzevole, con quella cadenza sulle vocali. Un delicato accento che lo affascinava e gli faceva desiderare di scoprire da dove venisse.
Quelle mani il cui tocco era gelido ma al tempo stesso…
In meno di un battito di ciglia si ritrovò di nuovo sul freddo pavimento. Mugugnò di dolore, girandosi a pancia sotto e si mise in ginocchio, tenendosi la testa.
-Sei impazzito?- domandò al moro che lo stava guardando dall’alto.
-Ti avevo avvertito e, in più, mi stavi fissando con uno sguardo strano.
Dèi, era bello anche quando lo prendeva in giro. Rimase bloccato.
-Testa d’ananas stai bene? Sei un po’ grigio.
Will fece qualche passo indietro, prendendo un bicchier d’acqua e tracannandone il contenuto.
-Will- una mano gli afferrò il polso –mi dispiace, ti ho fatto male?
Distolse lo sguardo dai suoi occhi ma ormai era troppo tardi.
Will Solace si era innamorato di Nico di Angelo.

















 




Angolo Autrice:
Ciao gente che non si è ancora sciolta o non ha avuto il diabete per tutta questa dolcezza! Come vi è sembrato il capitolo? Sono dolcissimi questi due! E sembra che uno si sia svegliato e abbia aperto gli occhi sui suoi sentimenti! Ehilà Will!
*Will sconvolto la guarda e continua a borbottare cose senza senso facendo avanti e indietro*
Okkkeeeeiiii.
A domani!


Angolo Autrice del futuro:
N: hai visto?
Cosa?
Già nella tua prima storia ci mettevi un'eternità ad andare al punto. Immagina le altre.
LOL le altre dovranno avere almeno trenta capitoli prima che la Solangelo si concretizzi per bene 
N: sei logorroica
Alle persone piace *fa un occhiolino*
N: no, loro amano me
...

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Capitolo 13
*** Perchè sempre in mezzo ai piedi Percy? ***


Nico










 

Nico non capiva. Prima stava ridendo a crepapelle con un figlio di Apollo decisamente troppo appiccato addosso per i suoi gusti, poi il biondo era per terra, ed infine la stupida testa d'ananas aveva assunto un colorito verdognolo.
-Will- gli disse afferrandogli il polso –mi dispiace, ti ho fatto male?
Ma l’altro non lo guardava, pallido in viso e sembrava sul punto di vomitare.
-Will!- lo richiamò ma non lo sentì.
“È un attacco di panico! Che faccio? Il medico è lui!”
Gli prese le spalle e lo scosse ripetutamente ma Will era ancora con gli occhi cerulei sbarrati e il respiro corto.
-Riprenditi!- gli mollò una sberla che gli fece voltare il volto di novanta gradi.
-Sei pazzo?!- gli urlò tastandosi la parte dolorante che subito tornò come nuova.
-Tu! Brutta testa d’ananas ormai marcia mi hai fatto perdere dieci anni di vita!
Will stette zitto, con un broncio infantile e la mano ancora sulla guancia.
-Stavi avendo un attacco di panico- gli spiegò allora –Non sapevo che fare e ti ho dato un ceffone.
-Mi hai fatto male- guaì l’altro e Nico solo in quel momento si rese conto di averlo colpito con la mano destra, dove portava un anello di metallo abbastanza grande.
-Will- imprecò –non volevo colpirti così forte.
Ci fu un attimo di silenzio.
-Dai fa vedere.
-No!- strillò il biondo allontanandosi di qualche passo e Nico senti qualcosa di freddo al petto.
-Va bene- accordò alla fine il figlio di Apollo riavvicinandosi, rosso come un peperone –Scusa per prima- disse infine.
-Per cosa di preciso?- chiese Nico controllando un leggero segno più violaceo sulla pelle dell’altro, proprio sotto lo zigomo.
-Per averti allontanato- rispose –E per essere andato nel pallone. E per averti spaventato. E anche per…
-Zitto ananas, mi stai facendo venire il mal di testa- sospirò girando il viso del biondo più a sinistra.
-Mi spieghi perché accidenti arrossisci adesso?
Will era talmente concentrato sul tocco delle pelle fresca dell’altro sulla sua bollente, che non si accorse che la pulce lo stava chiamando fino a quando non gli schioccò le dita sotto il naso.
-Ti metto per caso a disagio?- domandò, mettendosi le mani sui fianchi, e Will in quel momento lo trovò adorabile.
Lo abbracciò senza pensarci, sentendo quasi subito il moro paralizzarsi e rimanere rigido. Gli accarezzò i capelli e posò il mento sulla testa dell’altro.
-Will- Nico attirò la sua attenzione con uno strano tono di voce, dolce, forse anche troppo dolce.
Il figlio di Apollo lo guardò negli occhi e la pulce gli fece un sorriso a trentadue denti, peccato che non gli fossero spuntate le fossette. Anzi, adesso che lo osservava meglio quello sembrava più un ghigno…
-Inizia a dire addio al tuo arto destro, testa d’ananas.
 

Dopo una mezz’ora e due atti di tentato omicidio Nico uscì dall’infermeria, scortato da un Will stranamente silenzioso.
Videro Percy che stava correndo chissà dove, che diede una pacca veloce al biondo e scompigliò i capelli del moro per poi ripartire alla velocità della luce, non senza sbattere la testa contro un muro dato che stava ancora fissando in maniera inquietante Will per tutto il tempo. Si rialzò rosso in viso e fulminando con lo sguardo la parete che lo aveva ostacolato scomparve per la sua strada.
Nico sperava di aver sentito male quando Percy disse tra sé e il muro: -Tornerò, stanne certo!
Pregò gli dèi, in particolare Atena, sperando di aver sbagliato a capire.
-Allora- lo fece sobbalzare la voce di testa d’ananas –Cosa volevi fare?
-Nuotare- iniziò a elencare piano perché anche lui non si ricordava bene –prendere il Sole, suonare uno strumento e diventare un normale adolescente del ventunesimo secolo.
-Perché non lo sei già?- Nico lo guardò confuso ma poi una lampadina gli si accese.
-Ah, giusto! C’era qualcosa che mi sfuggiva. Io sono nato negli anni trenta.
Lasciò a Will qualche secondo per assimilare la cosa e quando si stufò di quel silenzio che era sceso, e anche perché si erano fermati proprio in mezzo alla strada, si voltò verso il suo medico. Lo vide con lo sguardo perso, la fronte aggrottata e la mascella semiaperta. Nico si imbronciò, sbuffando e spostandosi così una ciocca scura davanti al viso.
-Che bambinetto che sei Solace!- lo rimproverò chiudendogli la bocca.
-Tu hai..?
-Oltre una settantina d’anni? Si certo.
Osservò Will che si guardava freneticamente in torno.
-Che stai facendo?- gli chiese confuso.
-Dove sono le telecamere? È un altro tuo scherzo?
-Non ci sono telecamere!- quando vide che l’altro non dava segno di averlo sentito alzò la voce -È mai possibile che con la testa d’ananas che ti ritrovi non capisci mai niente? Sono serio Will! Puoi andare a chiedere a Percy, sempre se non la botta di prima con la parete non gli abbia fatto perdere la memoria.
Al captare il nome del figlio di Poseidone Will si mise in allerta.
-Lo sa?
-Ti devo ricordare che mi ha portato lui al campo?
-Ma come è possibile?- domandò balbettando. Nico storse la bocca.
-Lunga storia, magari te la racconto un'altra volta.
-O mentre prendiamo il Sole- disse Will con un’occhiata truce.
-Scusa?
-L’hai detto tu: “sembro una mozzarella!”- cercò di imitare al meglio il timbro di voce del più piccolo fallendo miseramente. Maledetto accento!
-Non farlo mai più- disse Nico con un’espressione scioccata in volto.
Will rise di gusto e lo trascinò verso la cabina di Apollo.
-Will la spiaggia è dalla parte opposta.
-Lo so ma non crederai mica di nuotare e abbronzarti con t-shirt e jeans, vero?
-Anche nuotare?- domandò incerto il moro, guardando Will che faceva su e giù con la testa, sballottando di qua e di là i capelli biondi.
-Ma è Percy quello che si…
-Chi è il dottore? Io o Percy?- lo interruppe bruscamente.
-Tu.
-E allora ti insegnerò io!
Nico non era tanto sicuro, ma in fondo aveva sentito che molti figli di Apollo facevano surf quindi, a ragion di logica, dovevano saper nuotare bene. Sempre che Annabeth non intendesse “surfare su internet” invece di “surfare sulle onde”.
Lo portò dentro e Nico notò subito che l’ambiente era piuttosto luminoso, anche troppo per i suoi poveri occhi, e sembrava l’opposto della sua cabina, sebbene dubitasse che qualche altra casa, al campo e nel mondo, somigliasse alla tana di un vampiro.
Will lo lasciò al centro della stanza mentre si dirigeva verso un armadio. Alzò gli occhi al cielo quando notò il Sole intagliato nel legno.
“Che fantasia” pensò sarcasticamente ma poi scosse la testa. Doveva cercare di essere meno acido.
-Allora?- fece quando Will stese sul letto un cumolo di stoffa.
-Scegli- disse il biondo, lasciando spazio a Nico che si stava spingendo verso il bordo del letto ad osservare i costumi da bagno.
-Ho pensato di prendere in prestito qualcosa di Austin visto che i miei di cadrebbero di dosso.
Nico raggelò alla sola pronuncia di quel nome.
-Austin?- non era molto sicuro, da quella volta che avevano fatto a battaglia di cibo in infermeria non pensava di rientrare nella top ten degli amici del fratello di Will.
-Non preoccuparti, mi assumo ogni rischio e pericolo, mio fratello mi adora!- disse con falsa modestia guadagnandosi un’occhiata indagatrice dal più piccolo.
-Che c’è?
-Potresti uscire?
Will, per l’ennesima volta in quella giornata divenne color rosso acceso, un rosso che Nico pensò non esistesse fino a quel momento.
-C-certo!- si precipitò all'entrata, sbattendo il piede contro lo spigolo di un letto e, saltellando sulla gamba buona, si richiuse l'uscio alle spalle.
-Se avessi indossato scarpe normali tutto questo non sarebbe successo!- gli urlò prima di vederlo scomparire oltre la porta.
 

Stavano in acqua da circa due ore e Nico era già andato nel pallone tre volte. Gli veniva difficile rilassarsi con le mani di Will sotto la schiena, che lo tenevano saldamente per impedirgli di affondare. Aveva già maledetto una dozzina di volte il biondo per averlo convinto ad avanzare fino a dove non toccava, in quel modo praticamente doveva stargli sempre attaccato. Il costume di Will, di un abbagliante azzurro acceso, si confondeva con l’acqua mentre Nico aveva optato per un rosso scuro, non ne aveva trovati di neri purtroppo, e insieme facevano una strana accoppiata. Prima di entrare in mare la testa d’ananas gli aveva come minimo spalmato un intero flacone di crema solare, ed era scoppiata una discussione piuttosto accesa sulle ferite che Nico aveva tenuto nascoste sulle gambe.
-Perché non me lo hai detto?- aveva strillato perforandogli un timpano.
-Erano cicatrizzate ormai!- aveva ribattuto cercando di allontanare quelle mani dai suoi arti inferiori –Vuoi stare fermo? Sembri una piovra!
L’ultimo commento aveva fatto girare qualche testa e Will era quasi morto dall’imbarazzo, mentre un Nico vittorioso lo guardava con il mento alzato e quel dannato ghigno sulle labbra.
-Ti lascio pulce.
Sgranò gli occhi quando non sentì più la presa rassicurante sulla schiena e mancò poco che non affondasse. Fortuna che era testardo.
“Sta su, non ti azzardare a farti ripescare ancora una volta da quella testa d’ananas! Non..!”
Troppo tardi. Ormai la sua testa era andata sotto il livello dell’acqua. Will lo portò subito a galla e il moro sputacchiò ciò che gli era andato nei polmoni.
-Will!- si lamentò –Faccio pena!
Portò la testa leggermente più indietro in modo tale che l’acqua gli bagnasse la fronte sudata per il Sole che gli picchiava sulla pelle. Si morse un labbro demoralizzato.
-Ehy- lo richiamò l’altro scuotendolo un po’ –Ti ricordo che tu sei il figlio del dio degli Inferi, è già un miracolo che Poseidone non abbia scatenato uno tsunami contro di noi!- fortunatamente riuscì a strappare un sorrisetto alla pulce –e come tua prima lezione non stai andando tanto male.
-Poseidone ci ha risparmiato perché anche Percy sta in acqua- obiettò infine, guardando Percy e Annabeth che si schizzavano ridendo poco più in là.
Jason e Piper invece erano rimasti a riva a discutere su dove fosse stato meglio erigere il tempio di una certa “Cimopolea”. Nico non aveva fatto domande.
All’improvviso non sentì più Will affianco a lui e quando si volto intorno non lo vide, solo un immensa distesa d’acqua. Iniziò ad agitarsi fino a quando due mani non gli afferrarono le gambe. Subito dopo emerse un Will grondante con in spalla un Nico sconvolto. Il biondo gli afferrò i polpacci per non farlo ribaltare mentre Nico gli artigliava le spalle.
-Sembri un gattino spaventato- lo derise il figlio di Apollo facendo qualche metro avanti.
-Mi hai dato del gatto, Solace?
-Era un complimento!- disse velocemente, temendo quello che il più piccolo avrebbe potuto fargli da quella posizione avvantaggiata, magari un calcio in faccia –I gatti sono carini!
Sentì le mani del moro afferrargli alcune ciocche di capelli e lui, stando al gioco, di mosse secondo dove Nico lo dirigeva.
-Voi due!- urlò Annabeth, anche lei sulle spalle di Percy –Guerra!
Mentre Nico cercava di far cadere Annabeth e Percy lanciava a Will degli schizzi d’acqua, il biondo non poté non pensare di affogare quei due che si erano intromessi.
Perché Percy doveva stare sempre in mezzo ai piedi?
Anche Nico era leggermente risentito di quell’intromissione ma accantonò i suoi pensieri, troppo concentrato a cercare di disarcionare Annabeth, e non trascinare Will insieme a lui in acqua nell'enentualità che la coppia avversaria fosse riuscita a farlo ribaltare.
Fu Will che li fece vincere. Con un ghigno, Nico l’avrebbe denunciato per plagio la prossima volta che l’avesse rifatto, aveva aspettato il momento giusto per aprire la bocca senza ingerire acqua salata.
-Percy ci sono gli Ippocampi!
Percy si girò, urlando con voce acuta: “DOVE?!”, Annabeth gridò “Noo!” mentre il suo ragazzo, non molto sveglio li dava la schiena. Nico prese per le spalle la figlia di Atena e Will retrocesse bruscamente facendola cadere in acqua e trascinando anche il figlio di Poseidone, che tornò su con sguardo confuso.
-Non li ho visti! Dove sono Will?
Ci fu un sospiro collettivo e dopo poco tempo Will e Nico decisero di uscire.
Si stesero al Sole ma al moro iniziarono a bruciare gli occhi.
-Sei sicuro che vuoi provare ad abbronzarti?- gli chiese dopo l’ennesima volta che il più piccolo sbatteva le palpebre.
-Sto morendo di sonno e la troppa luce mi da fastidio. Perché sono così stanco se saranno passate solo quattro ore da quando ci siamo svegliati?
Will sorrise, scompigliandoli i capelli bagnati che gli si erano appiccicati sulle guance, rendendo i tratti del viso più sottili e affilati. Nico fradicio era… affascinante, con gli occhi scuri che scintillavano e la pelle leggermente rossa. Se avesse mangiato adeguatamente in quegli anni avrebbe avuto un fisico perfetto.  A Will però piaceva comunque come la clavicola sporgesse un po’ di più, ma era un medico! E come tale doveva far uscire Nico da quella specie di anoressia distorta. Chi se ne fregava se poi l’intera casa di Afrodite gli avesse sbavato dietro, poteva pur sempre allontanarla lui minacciando di vivisezionare tutti quei semidei per dei sui esperimenti.
-Che c’è?- chiese la pulce guardandolo –Will te l’ho già detto che odio quando la gente mi fissa.
-Niente- scosse la testa sorridendo, guardando il cielo. Magari domani avrebbe potuto insegnargli a suonare il piano…
Nico sbuffò vedendo lo sguardo incantato di Will al cielo e si girò osservando quella landa di color azzurro intenso. Non era andata male quella giornata dopotutto, si era divertito anche se in quel momento gli stavano bruciando gli occhi e gli pizzicava il naso. Lanciò un’occhiata di sottecchi al figlio di Apollo che aveva affianco e sorrise, suo malgrado, vedendo la sua espressione fanciullesca mentre pensava chissà cosa. Senza accorgersene si addormentò sul suo telo, con una mano appoggiata allo stomaco e l’altra lasciata sulla sabbia, dove poco dopo venne raggiunta da quella della sua testa d’ananas preferita.












 

Angolo Autrice:

Heylà bellissimi! Come vi è sembrato il capitolo? Niente male neh? L’ultima scena era così dolce che la volevo tenere tutta per me! *occhi a cuoricino*
In questo capitolo Nico impara –più o meno- a nuotare e Percy viene fregato nuovamente sia da un muro che da un ippocampo fantasma. Percy, Percy… mi sembra di sentire da qua i rimproveri di Annabeth.
Ho accennato anche a Jason e Piper che stanno progettando il primo di una lunga lista di templi dedicati agli dèi minori. Il figlio di Giove l’aveva promesso e non potevo mica dimenticarlo! *si da’ da sola delle pacche sulle spalle*
A domani, recensite, non squagliatevi per la troppa dolcezza di questi miei momenti “unicorni-rosa-sputa-arcobaleni” (“di nome Carmelita” cit. Will)
Ciauu


Angolo Autrice del futuro:
troppo fluff! I miei occhi non ne sono più abituati XD
Help

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Capitolo 14
*** Una giornata tranquilla -per ora- ***


~~Will

Will stava bussando alla porta della cabine tredici da almeno un quarto d’ora, o meglio, stava per scardinare la porta.
-Nico!- chiamava senza ricevere risposta e ogni volta si preoccupava.
-Nico!
La giornata che avevano passato ieri era stata divertente, mare, sabbia, lotta in acqua ma quando si erano addormentati sotto il Sole…
Will essendo figlio di Apollo non aveva riportato nessun segno anomalo ma il piccolo di Angelo…
-Santo Stige!- aveva sentito imprecare e si era stropicciato gli occhi mettendo a fuoco la figura del moro in costume che si era rintanata sotto l’ombrellone.
-Nico che stai facendola là?- gli aveva chiesto e come risposta aveva solo ricevuto un soffio rabbioso, come facevano i gatti. Era rimasto confuso e si era perso nell’immaginare un Nico vestito da gatto o la versione gatto di Nico.
Sarebbe stato così carino!
Non si accorse di un’infradito che gli arrivava in faccia. Cadde sulla sabbia, preso alla sprovvista ma si puntellò sui gomiti subito dopo per vedere cosa aveva innescato la modalità serial killer della sua pulce. Lui lo preferiva in modalità coccole.
-Tutto bene pulce?
Evitò di un soffio un boccaglio.
-Ah! Non mi freghi più!
Un pallone gli rimbalzò addosso.
-Mi dici che cosa ti prende o devo aspettare che svuoti tutta la borsa-mare?
Fortunatamente il figlio di Ade posò la maschera da sub, Will non era sicuro di sopravvivere sta volta, e si avvicinò un po’.
-Nico non ti vedo, sei all’ombra e controluce, distinguo solo una cosa nera informe.
Allora il più piccolo, con un piccolo gemito, mosse qualche altro passo, giusto per farsi vedere solo da Will.
-As-aspet-etta!- Will cercò di prendere aria, portandosi le mani a reggersi lo stomaco e serrando le labbra per bloccare le risate.
-Non è divertente!- disse stizzito Nico.
-Invece si pulce!- rispose una volta che ritrovò la calma. Will non riusciva a credere che dopo aver spalmato una confezione e mezza di crema solare una persona si potesse scottare ma si dovette ricredere quando vide la pelle arrossata e lucida del figlio di Ade. Sembrava una torcia umana e con quel broncio…
-Will- lo strattonò per un braccio portandolo sotto l’ombrellone e il figlio di Apollo sperò che l’ombra riuscisse a mascherare il suo rossore, provocato per la vicinanza dei loro visi. Stava letteralmente affogando in quegli occhi neri che gli stavano ad un palmo dal naso.
-Ti prego fa una di quelle cose da figli di Apollo e ridammi la mia pelle normale!
-Io non posso fare niente- gli mentì alzando le mani sul viso per proteggersi dall’ira dell’altro. In verità non sapeva neanche bene lo stesso Will perché aveva mentito a Nico. Magari per avere una scusa per stare il giorno dopo tutto il tempo con lui.
Ma alla fine Nico aveva emesso un gemito acuto e con una smorfia si era guardato in torno circospetto, per poi correre come una furia verso la cabina di Ade.
Will aveva tirato un sospiro di sollievo, non aveva utilizzato il viaggio-ombra almeno, ma al momento non aveva fatto caso che non aveva autorizzato la pulce a tornare nella cabina tredici.
E quindi eccolo lì, a bussare come un forsennato davanti alla cabina più macabra dell’intero campo, alle sei e mezza di mattina.
-Nico!
Stava con la fronte appoggiata alla porta, con le braccia ormai stanche per aver bussato per tutto quel tempo e ogni tanto sbatteva la testa sulla soglia.
-Nico, dannazione apri la porta!
Mentre sentiva il supporto venir meno si chiese perché mai ogni volta che quella pulce decideva di dargli ascolto si dovesse sempre trovare in fine per terra.
Durante la caduta cercò di aggrapparsi a qualcosa ma niente impedì al povero figlio di Apollo di sbattere la testa sul pavimento.
-Ma perché sempre a me!- piagnucolò massaggiandosi il naso e osservando una cintura di spugna nera che aveva in mano.
-Ma che..?
-Sei stupido?- lo fece sobbalzare una voce alle sue spalle –Non sono neanche le sette di mattina!
Si girò, trovandosi ad osservare dal basso all’alto un Nico molto arrabbiato e…
Le guance di Will si imporporarono mentre distoglieva lo sguardo.
Perché quella pulce lo metteva sempre in imbarazzo? E per di più, adesso che aveva capito che gli piaceva gli apriva la porta con solo dei boxer neri e un accappatoio aperto? Afrodite era veramente st…
-Testa d’ananas ci sei?- gli chiese seccato. Will scrollò la testa, cercando si darsi un contegno.
-Scusa?
Nico alzò gli occhi al cielo e sbadigliò.
-Ti ho chiesto di ridarmi la cintura.
Solo allora il biondo notò la mano che Nico gli stava tendendo davanti agli occhi e ci appoggiò sopra la fascia che per sbaglio aveva preso.
Nico lo guardò con un sopracciglio inarcato e uno sguardo rassegnato.
-Will la mano era per farti alzare- gli spiegò dolcemente e il figlio di Apollo volle scavarsi una buca da solo.
-Grazie- borbottò imbarazzato mentre veniva aiutato ad alzarsi.
Si guardò attorno, curioso di sapere come avesse arredato la sua cabina la pulce. Represse un brivido. Non si aspettava certo colori accesi come l’azzurro o i giallo ma quel nero e quel rosso sangue… déi che impressione! Sembrava di essere nel covo di un vampiro semidivino.
-Lo so- brontolò Nico affiancandolo –Fa impressione e vorrei aggiungere alla nostra lista anche la voce: “Arredare in modo decente la cabina tredici”
Will cercò di non mostrare troppa felicità appena ebbe sentito “nostra lista” ma Nico lo stava fissando quindi non era sicuro di esserci riuscito al cento per cento.
-Si?- gli domandò sorridendogli, cercando di alleggerire l’atmosfera.
-Sei qui per la colazione?
Will annuì.
-Andremo di nuovo in spiaggia?
Will sta volta fece un cenno negativo e Nico liberò un sospiro di sollievo.
-Non volevi imparare a suonare?
Il moro si girò verso di lui con gli occhi ancora rossi dal sonno che scintillavano.
-Seriamente mi insegnerai?
Il figlio di Apollo sorrise nuovamente, raggiante, e scompigliò, più di quanto già non lo fossero, i capelli della pulce.
-Andiamo a fare colazione e poi ti porto a suonare.
Will si era già incamminato verso la porta ma il moro lo fermò.
-Testa d’ananas non credi che dopo avermi sbattuto giù dal letto abbia diritto ad una doccia rinfrescante almeno?- gli disse in modo ironico e Will arrossì leggermente.
-Aspetta qua che ci metto dieci minuti.
E detto così era scomparso oltre una porta, il bagno presunse il biondo, e lo aveva lasciato solo in quella tetra cabina, a fissare il letto con le lenzuola color sangue, indeciso se sedersi sopra o no. Quando un altro brivido gli scese per la spina dorsale decise.
“Meglio stare in piedi”

Dopo una situazione decisamente imbarazzante che vedeva come protagonisti: un Will intento a coprirsi gli occhi, un Nico bagnato fino all’osso e un paio di vestiti nell’armadio, finalmente raggiunsero il padiglione per fare colazione.
Erano in pochi a quell’ora e quelli che stavano mangiando sembravano più degli zombie evocati dal figlio di Ade che semidei.
Will, in un primo momento temette che dovettero utilizzare nuovamente la carrozzina per muoversi, ma quando aveva visto Nico tranquillo camminare ci aveva ripensato. Reprimendo un sorriso aveva fissato la pelle rossa delle spalle che si intravedeva in una maglietta grigio scuro con lo scollo ovale. Anche le guance erano arrossate e Will continuava a trovarlo adorabile.
-Will- tornò alla realtà –Smettila di fissarmi.
Il biondo ci provava ma era più forte di lui e la pulce non aveva facilitato le cose, si poteva almeno asciugare i capelli! Ma, no… doveva far morire Will dalla foglia di scostarglieli dalla fronte oppure lo voleva far rodere dentro mentre guardava quelle goccioline scendergli placidamente sulla curva del naso, passare sopra le labbra, sul mento e perdersi, una volta passare sul collo, oltre il bordo della maglia.
-Non è colpa mia- disse tornando a guardare la sua colazione.
-Ho è vero, scusa- disse il moro portandosi una mano alla bocca, toccandosi appena le labbra con i polpastrelli bianchi –La colpa è dei miei irresistibili occhi scuri.
Will stava per dargli ragione quando si fermò a metà cenno.
-Ehi!- disse imbronciandosi per il tono di scherno dell’altro –Non ho mai detto che i tuoi occhi sono irresistibili!
-Ma non lo stai negando.
Will osservava quel ghigno comparso sul viso del figlio di Ade dopo averlo deriso e, con suo sommo stupore, notò che anche in quella situazione non poteva fare a meno di pensare che l’altro fosse affascinante.
Afrodite ci era andata giù pesante sta volta.
Non riusciva a distogliere lo sguardo neanche quando il moro si potava le fragole, alias la sua colazione, alle labbra che diventavano rosee e lucide.
-Credo che l’incontro ravvicinato di poco fa con il pavimento ti abbia fatto male testa d’ananas- lo prese in giro di Angelo mettendogli una fragola sotto il naso –Non serve che sbavi per una fragola e mi guardi con gli occhi da cucciolo, basta chiedere.
Will da un lato fu grato che Nico avesse frainteso il suo interesse alle sue labbra a della fragole, dall’altro voleva sbattere la testa sul tavolo. Possibile che non si accorgesse del suo interesse? Anzi, forse era meglio, magari non era neanche gay…
Poco prima che i romani partissero l’aveva visto molto legato a quella pretore…
-Will? Sei tra noi? Ti devo dare un bacio per svegliarti?
Ed ecco la solita battuta di Nico che gli faceva saltare il cuore in gola. Sobbalzò e rischiò di cadere dalla panca se il braccio del moro non lo avesse artigliato prontamente per il colletto.
-Calma testa d’ananas- gli disse ridendo sommessamente –Stavo scherzando.
Il problema era il cuore di Will che non scherzava.

-Will dove mi stai portando?- gli chiese per la centesima volta il moro, cercando di liberare la mano dalla presa salda del figlio di Apollo.
-Non preoccuparti, siamo quasi arrivati pulce.
-Non chiamarmi pulce!
-Ma se tu mi chiami testa d’ananas!
Si guardarono per un secondo, fermi in mezzo al bosco.
-Sei un idiota- disse Nico sorridendo e Will rise.
-‘Diamo, su!
Riprese quindi a trascinarlo in quell’intrico di rami e radici e dopo esser quasi inciampati e rotolati giù da una collina, il biondo si fermò.
-Ecco a te il rifugio di noi figli di Apollo- fece un inchino al moro che guardava con occhi socchiusi quella piccola capanna fatiscente che si mimetizzava alla perfezione con l’ambiente circostante.
-Avete un vostro rifugio segreto?- chiese sinceramente interessato mentre si avvicinava alla porta. Will alzò le spalle, con le labbra incurvate all’insù.
-Credo che tutte le case ce ne abbiano uno nascosto da qualche parte e non solo i figli di Efesto.
Si bloccò quando vide le spalle della pulce irrigidirsi e si diede dell’idiota. Probabilmente l’argomento Valdez era ancora un tabù.
-M-ma devi assolutamente vedere dentro- disse per sviare di fretta il discorso e trascinarlo per le spalle all’interno.
Nico sgranò gli occhi, colpito. La catapecchia non era poi così male. L’interno era spazioso, più di quanto potesse sembrare ad una prima occhiata, e pulito. Molti strumenti erano appesi alle pareti e Nico, anche se non se ne intendeva, aveva notato che i figli di Apollo li avevano ordinati per tipo.
Ancora con il naso all’insù non si era accorto che Will gli stava alle spalle e gli aveva appoggiato il mento sulla spalla.
-Che te ne pare?- gli chiese ad un soffio dal suo orecchio ma il moro era talmente esterrefatto che non badò a scacciarlo.
-È… wow- disse girandosi verso il biondo –è fortissimo! E lo tenete nascosto al campo?
-Il campo lo sa- disse accennando un sorriso guardando quegli occhi scuri brillare di curiosità –ma non vengono mai qua se non vogliono parlare in rima per una settimana.
A Nico scese un brivido per la schiena.
-Tu non mi farai parlare in rima, vero?- gli fece gi occhi da cucciolo e Will rise.
-Certo che no pulce!
-Testa d’ananas!
Ci fu un momento di silenzio in cui il moro si avvinava alle chitarre.
-Tu cosa suoni?- domandò e Will ne indicò una classica.
-Voglio imparare anch’io!- disse facendogli il broncio ma il figlio di Apollo gli scompigliò i capelli, che intanto si erano asciugati.
-La chitarra non fa per te- gli disse prendendogli una mano e facendola aderire alla sua –Vedi?
Nico osservò le due mani, le sue dita affusolate e sottili leggermente più corte di quelle di Will che erano più tozze e robuste. Mosse le dita per accarezzare la pelle dell’altro e sorrise nel sentirla dura e leggermente ruvida.
-So io lo strumento che sarebbe perfetto per te.
Il biondo gli strinse la mano con la sua, facendole combaciare alla perfezione, e lo condusse nell’angolo estremo sinistro della stanza.
-Non molti di noi ormai lo suonano adesso che ci sono batterie e chitarre elettriche, ma ti posso assicurare che il suo suono è più toccane di qualsiasi altro strumento esistente.
Will si sedette sullo sgabello di pelle scura, spolverando con cura quei tasti bianche e neri.
-Un pianoforte?
Will gli sorrise e Nico gli rispose di rimando, sedendosi accanto a quella testa d’ananas.
-Potresti suonarmi qualcosa?
Nico sapeva che la domanda era del tutto superflua perché, già dalla prima nota, dal primo tasto premuto, dai pochi istanti prima che i suoi occhi si erano posati sullo strumento, la sua anima si era legata a quella musica divina che producevano le mani del maggiore sulla tastiera.

Angolo autrice:
ok, scusate ma prima delle note devo mettere un avviso flash.
COME HO SCRITTO ANCHE NELL’ALTRA STORIA IL COMPUTER COME MOLTI SAPRANNO È UNO S****** MA SEMBRA ESSERSI COALIZZATO ANCHE CON INTERNET CHE FA I CAPRICCI PER FARMI COLLEGARE.
Quindi se non vedete degli aggiornamenti o delle risposte a delle recensioni è colpa loro ma state pur certi che tornerò.
Adesso… ma che dolci!!
E ho notato che sto facendo cadere la sfortuna su molti personaggi, insomma, Percy è stupido all’ennesima potenza, Jason sembra essersi bevuto il cervello, Piper sta cercando di far fuori il fidanzato, Wil continua a cadere e ritrovarsi Nico in mutande davanti, Nico si ustiona e ignora i sentimenti del biondo, facendo battute abbastanza sadiche contro il figlio di Apollo…
Sto diventando troppo crudele?
Saluti e a domani –si spera-
Ciauu

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Capitolo 15
*** Proposte improvvise ***


~~Nico

Nico non capiva quello che Will gli stava dicendo.
Era ancora al fianco del maggiore sullo sgabello, davanti al pianoforte, ma la sua mente era talmente concentrata sulle mani del biondo che si muovevano veloci, aggraziate sui tasti, sfiorandoli o premendoli con forza e ogni volta che quest’ultima azione accadeva Nico sentiva qualcosa al petto che tremava, non era il cuore, lo sapeva bene, ma erano molto vicine, come delle corde invisibili che non sapeva neanche lui di avere che gli facevano tremare l’anima.
Involontariamente le sue mani pallide, ma ancora leggermente arrossate, presero a imitare quelle di Will, fluttuando su quei rettangoli bianchi e neri senza toccarli.
Quando Will si fermò lo trovò ancora nella stessa posizione, chino sul piano a osservarsi le mani che continuavano a muoversi, con la fronte aggrottata e le labbra dischiuse a indicare la sua concentrazione. Nico non sapeva che dire, continuavano a passargli per la mente strane parole, sol, re, fa, e che gli erano tremendamente familiari ma al contempo sconosciute.
-Pulce?- Will gli picchiettò con l’indice sulla testa –Tutto bene?
Il moro annuì con un cenno del capo per poi appoggiarsi sulla spalla di Will, passando un dito sui tasti.
-Impaziente di suonare?- gli chiese il figlio di Apollo con un sorrisone.
Nico annuì nuovamente, guardandolo negli occhi, con ancora la guancia appoggiata al suo braccio. Will rise, cercando di nascondere il suo imbarazzo dalla vicinanza del viso del moro.
Prese dal leggio che c’era sul piano, Nico non l’aveva neanche notato, un quadernetto pieno zeppo di righe e strani affari composti da un cerchio e una stecca. Il biondo si girò verso di lui, divertito dalla sua espressione sperduta.
-Questo è un…
-Pentagramma- soffiò velocemente il più piccolo strappandoglielo di mano senza tante cerimonie e senza neanche ridacchiare per la faccia d’ananas che aveva Will.
Osservò quelle cose strane, quegli archi che certe volte comparivano, o quelle “z” stilizzate che erano sparse qua e là.
-Sol?- chiese indicando un pallino nero sul secondo rigo dal basso. Will ancora stupefatto fece su e giù con la testa.
Nico serio invece tornò a guardare il pentagramma e successivamente il piano. Lentamente appoggiò e premette un tasto bianco.
-Si?
Will lo guardava ancora con la bocca spalancata e Nico presunse che fosse una risposta affermativa.
-Tu sai suonare?- gli chiese la testa d’ananas una volta ripresosi.
Nico alzò le spalle continuando a guardare il piano.
-Non lo sapevo neanche io fino a poco fa.
-Ma tu..? Sicuro che non hai parenti legati con Apollo?
Nico gli diede un pugno in testa.
-Dillo ancora una volta e sei morto testa d’ananas!
La sola idea di una lontana parentela aveva fatto rabbrividire entrambi.
-Ma allora?
Nico ci pensò su per molto tempo. La sua mente vedeva quelle note come qualcosa di vecchio, da rispolverare, come dopo aver imparato ad andare in bici e ritentare anni più tardi. Dopo anni…
Dopo anni…
Lui non si era mai avvicinato ad un piano dopo essere uscito dall’hotel Lotus.
Quindi doveva essere accaduto prima.
Prima… prima aveva Bianca, Ade… Maria.
Bianca aveva solo cinque anni.
Ade semplicemente era Ade.
Maria… lui non sapeva assolutamente nulla. Da coma ne aveva parlato Ade una volta però si era fatto di lei di una perfetta madre. Magari negli anni trenta si suonava il piano. Forse sua madre aveva cercato di far imparare Bianca a suonare e lui si era impicciato come al solito. La cosa non lo stupiva sotto quel punto di vista, era sempre stato abbastanza appiccicato alla sorella.
E poi era l’unica cosa che potesse spiegare la sua familiarità con il piano.
-Pulce? Sei ancora nel mondo dei vivi?- Will gli passò più volte la mano davanti agli occhi.
-Ma certo testa d’ananas!- disse sbuffando e scacciandogli la mano.
-Allora? Voglio una risposta- lo guardò curioso.
-Forse mia madre suonava- si morse un labbro mentre quegli zaffiri erano puntati su di lui –e quando Ade ha immerso me e mia sorella nel fiume Lete questi ricordi mi sono rimasti.
-Tuo padre a fatto cosa?!
Will si massaggiò la testa per l’ennesimo pugno.
-Non urlare testa d’ananas!- diede una rapida occhiata al pavimento –Ci ha immersi nel fiume Lete.
Will stava aprendo e chiudendo la bocca, come un pesce fuori d’acqua e riuscì a strappare al moro un piccolo sorriso.
-Ma perché?- disse gesticolando in maniera incontrollata.
-Magari ti racconto questa storia un'altra volta- concluse di Angelo facendo calare il silenzio.
-Vuoi farmi vedere di cosa sei capace?- gli domandò il biondo per alleggerire la tensione che si era creata.
-Will, va bene che riconosco le note ma non tocco un piano da settant’anni, forse anche più. Non credo di esser tutto questo talento.
-Ti guido io!- propose allora quella testa d’ananas andata a male, prima di arrossire.
-Sì, no, cioè io non…
Nico, ormai stufo di stare là con le mani in mano a non fare niente, si alzò, lasciando che il biondo continuasse con tutto il suo sproloquio. Gli si sedette sulle ginocchia e l’altro si fermò di scatto.
-Emm…
-Will, visto che adesso hai smesso nel tuo intento di assomigliare sempre di più a un pomodoro- il figlio di Apollo volle morire nuovamente –Accetto la tua offerta.
Dopo qualche minuto in cui si sistemarono nella posizione più comoda ad entrambi, erano finalmente pronti. Will aveva il viso contro la spalla del moro, da cui spuntava solo dal naso in su dandogli, secondo Nico, una aspetto tremendamente tenero. Il figlio di Ade poteva sentire i capelli dell’altro solleticargli la guancia e il suo profumo erba appena tagliata e limone, e si chiese quale assurdo shampoo utilizzasse.
-Pronto?- gli chiese scaldandogli la pelle del collo con il suo fiato caldo.
Nico osservò un’ultima volta le sue mani che scomparivano sotto quelle color caramello del biondo e, dando un’occhiata allo spartito, premette il primo tasto.
A Will gli si stava scaldando il cuore tanta era la concentrazione che il minore ci stava mettendo per eseguire quel pezzo. Ogni tanto sbagliava o si confondeva ma non gli diceva mai niente e si limitava a stringergli delicatamente le mani e portarle sui giusti tasti. Aveva nascosto il suo sorriso ebete sulla spalla dell’altro, con il naso alla base del collo e l’odore pungente di caffè e more gli aveva invaso i sensi. Il calore di quel corpo premuto al suo, per quanto caldo possa essere il figlio di Ade, lo inebetiva e gli aveva fatto accelerare il battito cardiaco e sperò che la pulce non se ne accorgesse.
-Sai- gli disse una volta che anche l’ultima nota si fu spenta –Chirone ha chiesto alla mia casa di suonare qualcosa l’ultimo giorno che staremo al Campo tutti insieme, prima di riprendere l’anno scolastico.
-Sarò in prima fila a vederti allora, ma scordati che mi metta a cantare intorno al falò.
Will rise, facendo tremare leggermente anche i corpo del moro che ancora gli stava seduto sulle gambe.
-Io soffro il palcoscenico- gli spiegò abbracciandolo e appoggiando la testa sulla sua schiena –Non ci penso neanche ad esibirmi.
-Will ti prego fai che quello che stai per propormi sia diverso da quello che penso- disse Nico liberandosi dalle sue braccia, non ancora del tutto abituato al contatto, e guardandolo in faccia.
Il figlio di Apollo fece combaciare le loro fronti.
-Perché non ti esibisci?- gli domandò infine facendo scontrare i loro sguardi.


Angolo Autrice:
Ce l’ho fattaaaaaaa!!!
Sono riuscita a battere il computer a una partita di scacchi dove la posta in gioco era la pubblicazione di un nuovo capitolo nelle mie storie!
No, ok, nessuno mi crede. Ma giuro che la partita l’ho vinta. E che dopo internet mi è andato.
Ed ecco qua che anche la seconda voce sulla lista di questi due se ne va.
Rimane: la tecnologia e arredare decentemente la cabina 13.
Ce la faranno i nostri eroi?
Ma soprattutto, che cosa penseranno i nostri amici non vedendo né Nico né Will per tutta la giornata?
Quanti malintesi sarò in grado di creare?
A domani –forse-
Ciauuu

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Capitolo 16
*** Chiamate improvvise ***


~~Nico

Non sapeva che dire o fare. Poteva guardare male quella testa d’ananas marcia o  rispondere con una battuta sarcastica.
Quindi rise nervosamente, allontanandosi dal corpo caldo di Will.
-Ti prego, dimmi che scherzi.
Il biondo fece una faccia offesa e picchiettò l’indice sul petto ripetutamente.
-Tu suonerai- disse serio e Nico dedusse che no, non scherzava.
-Te lo scordi!
-Perché non vuoi?
-Will ma sei idiota o hai veramente dei vermi in quella testa d’ananas che ti ritrovi!
-Non mi hai risposto!
-Solace, maledizione! Non so apportarmi con le altre forme di vita esistenti!
La maschera di felicità che si ostinava a portare in quei giorni si infranse mentre con un ringhio spingeva via il dottore. Non aveva mai sopportato il contatto fisico e mai l’avrebbe sopportato. Allora perché fingere di non sentire niente? Gli avevano dato fastidio le braccia del più grande, l’aveva disprezzato quando gli metteva la mano in testa e gli scompigliava i capelli e, più di ogni altra cosa, odiava il fatto che gli ordinasse sempre cosa fare.
“Mangia di più! Vestiti di giallo! Andiamo in spiaggia! Fai questa stramaledettessima esibizione!”
E adesso Nico rispondeva a tutto con un'unica parola.
-NO! Non voglio stare davanti a una cinquantina di semidei depressi che hanno bisogno di una valvola di sfogo e sono pronti a giudicarmi!
Will gli si riavvicinò a passo di marcia, bloccandolo tra lo sgabello e il piano, tanto che il moro fu costretto ad appoggiarsi di peso sui tasti, producendo note sconnesse.
-Sono il figlio del dio degli Inferi!- imitò la sua voce grossolanamente –Posso fare tutto quello che voglio, immergermi nel fiume Lete, andare nel Tartaro senza avvisare nessuno e quasi consumarmi in una pozza oscura!
Di Angelo emise un basso ringhio dalla gola e Will si avvicinò ulteriormente.
-E dato che non sopporto le altre forme di vita me ne sto da solo a comportarmi come un animale in gabbia! A crogiolarmi nel mio dolore e nell’assurda convinzione che tutti mi detestino!
-Cosa ne sai tu?- gli abbaiò contro il moro infuriato –Cosa puoi sapere tu di me e di quello che ho passato? Tu, che ti arrabbi per una stupida esibizione, come ti permetti di giudicarmi?
-E tu, stupido figlio di Ade, come puoi aver paura di una insulsa esibizione dopo tutto quello che hai passato?
-Chi ti dice che ho paura?
La discussione stava degenerando e l’aria intorno ai due si era fatta fredda e pesante. Si sfidavano con lo sguardo, in una gara che nessuno dei due era pronto a perdere. Anche se Will era una delle pochissime persone che non abbassasse subito lo sguardo quando vedeva un Nico di Angelo arrabbiato, in quel momento aveva voglia di distogliere la sua attenzione da quella pozze scure. Era ferito dal fatto che l’altro fosse così cieco da non vedere che lui lo voleva solo aiutare a integrarsi ma il moro era cocciuto, peggio di un mulo. Fermo sulle sue convinzioni assurde.
Nico guardava gli occhi blu di Will, luminosi come il miglior cielo d’estate, e la rabbia gli ribolliva nelle vene, facendogli agitare il sangue. Aveva paura, era vero, ma il modo in cui il biondo glielo aveva sbattuto in faccia gli aveva fatto male. Molto male e si era sentito tradito. Aveva iniziato a pensare che Will capisse, che comprendesse meglio di chiunque altro, la sua situazione dopo che si era aperto tanto al biondo senza esser minimamente obbligato.
E invece ecco lì il risultato.
E lui si sentiva tradito.
Di nuovo.
Era questo quello che voleva evitare. Legarsi troppo ad una persona e poi vedersi sbattere le porte in faccia. Era già successo ma lui ogni volta ci ricascava, continuamente. E ogni volta faceva sempre più male. Così male da fargli mancare il respiro in gola e fargli pizzicare il naso.
Serrò la mascella per impedire al dolore di travolgerlo e portarlo via. Meglio il dolore fisico a quello spirituale. I tagli si cicatrizzavano. I buchi nel petto no. Quelli si ingrandivano soltanto con il passare del tempo.
-NICO!!
Un voce acuta gli fece sobbalzare e Will lanciò uno strillo per lo spavento, ricevendo un’occhiata velenosa dal moro che si guardava in giro, cauto.
-Nico? Ci sei? Guarda che costano un casino queste chiamate!
Il moro vide un a nuvoletta fluttuargli davanti al viso e man mano comparve un’immagine sfocata.
-Haz? Sei tu?- chiese alla nebbiolina che si stava diradando per farsi sostituire da un’immagine della sorella sorridente. Sorriso che si spense appena vide la faccia scura del fratello.
-Che è successo?
-Niente Haz- le rispose stropicciandosi gli occhi –Ma non è il momento adatto.
-Noi due dobbiamo parlare.
Quelle ultime due frasi dette in contemporanea fecero in modo che i due fratelli si osservassero in silenzio.
-COSA?!- urlò Hazel rompendo un timpano a Nico e facendo strabuzzare gli occhi a Will che le stava dietro le spalle. Nico diede una veloce occhiata al biondo e riprese a parlare con la sorella.
-Ti chiamo io sta sera…
-ASCOLTAMI BENE SIGNORINO!- lo stoppò lei adirata –HAI UNA MINIMA IDEA DI QUANTA FATICA ABBIA FATTO PER CREARE UN ARCOBALENO? E QUANTO CARI SIANO QUETI VOSTRI MESSAGGI IRIDE?
-Haz, sul serio…
-Tu niente!- si calmò leggermente –Mi devi spiegare perché sia Reyna che Piper sapevano che eri gay e IO NO!
Nico gelò sul posto, guardando senza vedere veramente l’immagine della sorella. Will invece era sobbalzato, non credendo alle proprie orecchie e arrossendo velocemente per aver sentito quella conversazione intima tra due fratelli.
-Nico?- Haz adesso era preoccupata. Magari doveva chiederglielo con più tatto?
-Reyna- iniziò a dire Nico calmo –lo sa a causa dei continui viaggi-ombra che abbiamo fatto. Alla fine abbiamo condiviso molti pensieri.
La sorella sembrava leggermente inquieta.
-Piper- i denti scricchiolarono tanta era la forza con cui li stringeva –Lei non dovrebbe saperlo.
-Ma…
-Haz ti chiamo io sta sera, ok?- non attese neanche la risposta che stava già chiudendo la chiamata.
-Solace- la sorella solo in quel momento si rese conto che c’era un’altra persona –Farai meglio a dimenticar tutto.
Hazel scomparve, sperando vivamente che quel Solace seguisse il consiglio del fratello, e desiderando come non mai sprofondare per l’imbarazzo che aveva certamente causato al fratello maggiore.
Nico era già arrivato alla porta, lo sguardo gelido in perfetta armonia con il freddo che era calato nella capanna e che faceva rabbrividire Will.
-Aspetta!- Will lo raggiunse, evitando accuratamente di toccarlo –Tu..?
-Will- il biondo si bloccò, deglutendo a fatica sotto quello guardo duro –hai due scelte: o te ne vai e mi lasci in pace per un po’ o mi aiuti a uccidere Jason e Percy.
Will, sopprimendo quella sensazione di fastidio provocatagli dal sentire il nome dei figli di Giove e Poseidone (perché Percy era sempre in mezzo? Dannazione!), sorrise al più piccolo che rimase alquanto confuso per un secondo.
-Tu prendi Jason e io Percy?- gli propose ottenendo un cenno di assenso dall’altro –Ma in cambio voglio una chiacchierata con te dopo.
Nico lo osservò per poi aprirsi in un ghigno che di amichevole aveva ben poco.
-Dopo- gli disse solo prima d uscire dalla capanna.
Will lo seguì con un silenzioso sorriso, appena accennato.
Magari, adesso che sapeva che la sua pulce aveva i suoi stessi interessi, c’era una piccola possibilità.
Storse la bocca.
Forse quella possibilità si era già spenta a causa della discussione di poco prima.
-Nico niente magia dell’Oltretomba!- gli urlò inseguendolo.
-Tks- fu l’unica risposta che ottenne.


Angolo Autrice:
Hey! Come va? Oggi sono di buon umore –si vede con tutto sto casino che è successo neh?- ma è più forte di me! Sono troppo belli quando litigano…
E poi arriva Hazel. Mmm… mannaggia a lei, adesso Percy e Jason sono inseguiti da un serial killer e da un aiutante che non sa neanche mimetizzarsi.
Per favore facciamo tutti gli applausi a Will che ha detto: “magia dell’Oltretomba” e non “brividosa” è un passo avanti.
Cosa combineranno adesso?
Perché al campo non potevano andare tutti d’amor e accordo?
*perché sono semidei*
Zitto pc e pensa a collegarti!
A domani –probabilmente-
Ciuuu
*ciauu*
Non hai il diritto di salutare tu!!

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Capitolo 17
*** SCAPPA IDIOTA! ***


~~Will

Forse Will aveva esagerato ad aggredire il moro prima, gli poteva parlare con calma e cercare di convincerlo in maniera più dolce.
Ma lui ovviamente doveva rovinare tutto! E certo! Non era altro che una testa d’ananas! Era un idiota! Stupido! Stupido!
Si sarebbe fatto perdonare dopo, eccome se lo avrebbe fatto! Anche a costo di mettersi in ginocchio e pregare la pulce di perdonarlo.
Ma soprattutto: IL SUO NICO ERA GAY?
Appena dopo la scoperta volle sotterrarsi. Era un idiota, un grande autentico idiota con la “I” maiuscola. Già era difficile per un figlio di Ade integrarsi, con la poco autostima che aveva Nico poi, per di più se si aggiungeva che era nato negli anni ’30 e che fosse omossessuale…
Per Nico quello era un gran casino. Chissà come si sarà sentito inadeguato! E Will era stato un demente ad aggredirlo.
-Aspetta qua- gli ordinò il moro entrando nella sua cabina.
Will lo aspettò con le braccia incrociate e mordicchiandosi una pellicina del pollice, inquieto.
Se Nico era scappato dalla finestra lasciandolo là da solo? La cabina di Ade aveva le finestre?
La porta si spalancò, spaventandolo non poco, e una pulce con sguardo omicida e completamente in nero uscì.
-Non hai caldo?- gli chiese riferendosi al giubbotto da aviatore che si era messo.
-No.
La risposta talmente fredda e secca lo ferì un po’ e forse, forse, il minore lo notò e si corresse.
-Per oggi farò questo sacrificio.
Si diressero verso il centro del campo e Will si chiese come il figlio di Ade intendesse trovare Percy e Jason in tutto quel mare di semidei.
Andava bene che tutti si scansavano per non ostacolare la marcia del moro, e chi avrebbe osato con quello sguardo di fuoco?, ma Will voleva che si facesse amici e quello non era esattamente il modo migliore di iniziare.
-Nico dove stiamo..?- la domanda gli morì in gola appena arrivati davanti all’infermeria.
-Mi serve la spada- disse solo entrando e invitandolo a seguirlo.
-Sei sicuro di non esagerare?- fece un sorrisetto abbastanza teso.
-Will- quel mare di tenebra lo sommerse –la spada. Ora.
Will toccò con le spalle il muro. Non si era accorto che era retrocesso fino a quando non si ritrovò vicinissimo il corpo del moro. Con un ghigno inquietante che lo fece tremare.
-Ti ricordo che in cambio potrai farmi qualsiasi domanda tu voglia.
Will deglutì ma andò oltre una porta, entrando nella caffetteria (perché sì, nel suo lavoro serviva il caffè), e aprì il mobile che si trovava più in altro, tanto che anche lui si dovette mettere sulle punte per raggiungere l’arma.
-Che scelta bastarda- lo sentì borbottare e rimase pietrificato sul posto. Allora quando si arrabbiava veniva fuori anche la sua lingue biforcuta.
-Ti muovi?- e quanto veleno!
Dovette correre per stare dietro il passo veloce del moro, seguendolo come un cagnolino per tutto il campo.
-Nico dove stiamo andando?- gli chiese con il fiatone ormai.
-Tks- gli rispose –Già stanco?
“Ma che brutto..!” l’insulto si spense appena videro una zazzera bionda discutere con una mora vicino al lago delle canoe.
-Bingo- disse in un sibilo Nico, assottigliando lo sguardo –reggimi il gioco testa d’ananas.
-Tu non mi dai ordini pulce.
Una piccolissima parte di Will sperò di esser stato perdonato appena il figlio di Ade lo chiamò con l’appellativo che gli aveva appioppato qualche giorno prima, ma non ne era del tutto sicuro. In quel momento però si doveva assicurare da bravo dottore qual’era che la sua pulce non utilizzasse quelle cose “brividose” da figlio degli Inferi, e che uccidesse velocemente quei due.
-Percy! Jason!- disse il più piccolo correndoli incontro con un falso sorriso  e abbracciandoli, posando un braccio intorno al collo di entrambi.
Will, troppo preso dai suoi pensieri, non era neanche riuscito a rimanere sbigottito per il talento dell’altro a fare l’attore.
“Infondo che c’è di male se li trapassa con la spada?” pensò rodendo dentro dalla gelosia. Anche lui voleva essere abbracciato dalla braccia magre del moro! Che quei due andassero al Tartaro!
-Ohi Nico!- lo salutò Percy sorridendogli di rimando.
-Neeks- Jason gli arruffò i capelli.
E come si permetteva il superman ossigenato di storpiare il nome della sua pulce?! Il suo nome era perfetto così come era!
-Ehy Will!- il figlio di Poseidone si sciolse dall’abbraccio del figlio di Ade, chissà, magari aveva avvertito il pericolo con quei pochi neuroni che ancora si ritrovava, e corse incontro a Will che lo fissava con guardo omicida.
-Sempre dietro a questa peste neh?
Will strinse i pugni, cercando di non spaccare la faccia all’eroe del campo.
“Trattieniti Will. Prima Nico, poi tu”
-Già- gli rispose monocorde.
A Jason gli si accese una lampadina in testa notando il comportamento del figlio di Apollo. Ispezionò la zona. Nico lo stava tenendo ancora stretto, e stranamente sembrava non avere nessuna intenzione di scansarsi.
PREOCCUPANTE.
Oltre a loro non c’erano altri semidei e il silenzio regnava sovrano, infranto solo di tanto in tanto dalle onde che colpivano la riva.
SOSPETTO.
Percy stava conversando con Will che, posandogli una mano sulla spalla gli impediva di tornare da lui e Nico. E soprattutto verso l’acqua.
QUALCOSA NON QUADRAVA.
L’unica via di uscita era bloccata dal corpo del figlio di Apollo che se ne stava tranquillamente con le braccia incrociate e un ghigno sulle labbra.
Ghigno?
Quando mai Will Solace ghignava?
PERICOLO!
-Grace- gli sussurrò Nico facendolo rabbrividire, continuando a tenerlo stretto.
-Sì?- era una sua impressione o faceva improvvisamente freddo?
-Ti ricordi la promessa che mi hai fatto tempo fa, vero?
Jason si spremette le meningi per ricordare a cosa si riferisse di preciso il moro mentre le sue mani fredde si fermavano sul suo collo. Il più piccolo e Will si scambiarono una strana occhiata.
-Emm…- cercò di guadagnare tempo intanto che quel cervello di pesce del suo amico veniva intrappolato dalle braccia del dottore, che tanto dottore non sembrava in quel momento, ritrovandosi nella stessa sua situazione.
-Mi ha telefonato Haz- disse con leggerezza Nico facendo volteggiare abilmente la spada in mano.
“Quando era apparsa quella cosa?!”
SCAPPA.
SCAPPA IDIOTA E FUGGI IL PIÙ LONTANO POSSIBILE!
-Nico?- cercò di divincolarsi mentre la presa si faceva sempre più dolorosa.
-Voleva sapere perché Piper era a conoscenza della mia omosessualità e lei no.
-AH!- Jason evitò di un soffiò la lama nera che gli stava per squarciare il petto.
-Nico!- urlò Percy ma anche lui si trovava in difficoltà.
-Sei pazzo?!- strillò Jason, arretrando con il cuore in gola. Accidenti se se l’era vista male! Il cuore rischiava di uscirgli dal petto.
-A quanti l’hai detto Jas?- Nico si stava avvicinando sempre di più. I suoi occhi erano due tizzoni ardenti di pura rabbia. Dèi! Sembrava Ade.
-Aspetta!- si abbassò per non essere decapitato e alcuni capelli biondi caddero a terra.
Sgranò gli occhi. Non scherzava il moro.
-Will fa qualcosa!- urlò allora Jason isterico. Il biondo preso in causa non si mosse.
-O hai spifferato tutto tu, testa d’alghe?- Nico adesso procedeva con spada sguainata verso il figlio di Poseidone.
-Cosa? No!- il più piccolo non si fermò –Dai Nico, non uccideresti mai la tua ex-cotta, vero?
Nico sorrise sadicamente e Will sentì il cuore fermarsi per un secondo per poi scalpitare, fremente di rabbia e pronto a tirare un destro all’idiota che teneva fermo.
“Sempre in mezzo” pensò con l’amaro in bocca.
-Hai detto bene- Percy era nei guai –Ex-cotta.
-Percy!
Jason evocò i venti, facendo cadere a terra i due assalitori e prendendo per la vita il figlio di Poseidone.
-O caz..!
Jason saltò e, grazie ad un’abbondante dose dei suoi poteri, rimase a mezz’aria, a circa una decina di metri dal terreno. L’ultimo colpo del figlio di Ade gli aveva strappato i jeans.
-Codardi!- urlava il più piccolo, ringhiando mentre sentiva la sconfitta gravargli sulle spalle –Scendete!
-NO!- urlò Percy, attaccandosi come una cozza al corpo del figlio di Giove.
Videro Will avvicinarsi al moro, mettergli una mano sulla spalla e dirgli qualcosa che lo calmò leggermente. Almeno aveva rinfoderato la spada.
-Non finisce qui.
“Traditori” avrebbe voluto aggiungere ma si trattenne.
Tutti lo stavano tradendo ultimamente e lui si sentiva ogni volta calpestato, sempre più forte.
-Andiamo- gli sussurrò Will –Credo che tu gli abbia spaventati abbastanza.
Lo guardò un secondo negli occhi, non sapendo se fidarsi o meno.
Quando vide la mano che l’altro gli porgeva una piccola parte del suo cuore si scaldò leggermente. Magari, un altro tentativo non gli avrebbe fatto male.
-Guarda che carini!- mugugnava Percy mente li vedeva andarsene.
-Sta zitto idiota.

Angolo Autrice:

Weeeee! Mi sono fatta attendere –anche se tecnicamente sono ancora in orario- e mi scuso molto.
Ci ho messo un sacco a scrivere questo capitolo perché non sapevo bene come svolgerlo ed ecco qua il risultato finale. Che ve ne pare?
Percy… non mi ricordo se ti avevo scritto così stupido o ti aveva aumentato leggermente l’intelletto. Vabbè, tanto a te deve pensare Annabeth!
*VOGLIO VENDETTA!*
Okkkkeeeeiiii Nico si è impossessato del pc.
*VENDETTA!*
*NIENTE MAGIA BRIVIDOSA!*
*Nico e autrice: DELL’OLTRETOMBA TESTA D’ANANAS!*
ANDATE VIA!!!!!!!

No c’è la faccio più. Vado a stendermi.
A domani –se prima non impazzisco-
Ciauuu

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Capitolo 18
*** Sono più affascinante di Percy Jackson? ***


~~Will

Will stava cercando di far sorridere il moro da più di un’ora ma con scarsissimi risultati. Aveva deciso di non forzarlo quindi adesso stavano camminando fianco a fianco sui confini del bosco.
-…e poi ho dovuto dormire tre giorni su un albero- finì di raccontare sperando in una qualsiasi reazione della pulce ma non ottenne nulla.
Accidenti, gli sarebbe anche andato bene un insulto!
Riprese quindi a mangiarsi il suo ghiacciolo (inutile dire che l’idea di prendere qualcosa di fresco era stata sua), osservando il più piccolo che sembrava non aver alcuna intenzione di mangiare il suo. Per il caldo aveva iniziato a sciogliersi e le mani di Nico erano completamente imbrattate ma lui non sembrava accorgersene, camminando spedito con la fronte aggrottata e lo sguardo perso nel vuoto.
Sembrava distrutto, spezzato. E Will al solo pensiero di Jason e Mr-Perseus-Jackson-tutti-mi-amano ribolliva di rabbia. Rabbia rivolta anche verso la pulce.
Perché non si accorgeva che gli piaceva? Magari non era il suo tipo. Oh, già! A lui piacevano dei mori dagli occhi verdi e con un intelletto pari a quello di una nocciolina! Come aveva fatto a dimenticarsene?
Avrebbe potuto tingersi i capelli. Mettersi le lenti a contatto. Perfino sbattere la testa talmente tante volte da diventare un idiota.
Oppure poteva provare a conquistarlo.
Sbuffò.
Certo, fino a quel momento era andato tutto a gonfie vele infatti.
-Testa d’ananas- Will si girò verso il moro che stava ancora guardando per terra –Cosa vuoi?
Will sbatté le palpebre per qualche secondo, confuso.
Cosa voleva? Oltre al fatto di averlo tutto per sé?
-Come scusa?- chiese quindi.
-Will cosa vuoi? Da me. Volevi chiedermi qualcosa, lo so, ma perché fare tutta questa… cosa?- chiese indicando i ghiaccioli, che stavano lentamente morendo nelle loro mani, e loro due.
-Dimmi quel che devi e poi sarai libero di uscire dalla mia vita- fece un gesto seccato con la mano –come tutti del resto.
L’ultima frase, pronunciata talmente tanto piano da essere quasi inudibile, fece male a Will che ebbe l’impulso di abbracciare quella stupida pulce e premerla sul proprio petto senza più lasciarla andare.
-Sei un idiota- gli disse facendogli alzare di scatto la testa.
-Brutta testa d’anan..!
Will non gli diede il tempo di finire. Fece cadere a terra la stecca de gelato e avvolse le braccia attorno alle spalle del moro, stringendolo a sé e immergendo il viso nei capelli scuri come l’ossidiana.
-Cosa ti fa pensare che io voglia separarmi da te?- gli mormorò su quella zazzera, non sicuro che l’altro l’avesse sentito dato che rimaneva ancora immobile.
Dopo un po’, Will stava incominciando a sentirsi una vera testa d’ananas per quel gesto avventato, sentì un leggero tonfo, il ghiacciolo di Nico andò a fare compagnia a quello del biondo, e due braccia magre gli avvolsero la vita.
-Sei un idiota- gli ripeté facendo un passo indietro quando sentì un pugno sul braccio. Con di nuovo il sorriso gli si riavvicinò ma Nico, capendo le sue intenzioni, scappò via, immergendosi nella vegetazione alle loro spalle.
-Non scapperai pulce!
Will lo rincorse, rischiando ben tre volte di prendere un ramo in fronte, ridendo di gusto per quella situazione.
-Tanto ti prendo!- urlò a quella macchia scura che agilmente lo stava mettendo in difficoltà.
“Accidenti, sembra sul serio un gatto”
Dopo uno scatto particolarmente veloce, o come l’avrebbe definito Nico: “fortuna”, Will con un salto riuscì a placcare il più piccolo e insieme ruzzolarono su una leggere depressione della terra.
-Ti ho preso- disse il biondo mettendosi a cavalcioni sul più piccolo per non farlo scappare –Adesso non mi sfuggi!
Allungò le mani e iniziò a muovere velocemente le dita su tutto il busto.
-W-ill! Ahahas-smett-ahahaha!
Will rise insieme al moro, continuando a fargli il solletico. L’altro si dimenava, cercando di sgusciare via dalla sua presa ma il biondo non glielo permise.
-Adesso tu ridi! Sono ordini del dottore!
Quando la pulce ebbe la faccia paonazza e il respiro mozzato si decise a rotolargli via di dosso, cadendo al suo fianco. Aspettò pazientemente che smettesse di singhiozzare, osservandolo con il viso sorretto dal palmo.
-Tu- lo guardò riprendendo fiato –sei una testa d’ananas.
Will avvicinò l’indice alla sua vita, in una muta minaccia che il moro colse al volo.
-Ma sono la più affascinante testa d’ananas che tu conosca- sussurrò guardandolo divertito mentre quello annuiva allontanandosi leggermente dal suo dito ancora teso.
-Anche più di Percy Jackson- stavolta il suo tono era serissimo.
Nico lo osservò incuriosito per poi sospirare pesantemente.
-Non hai paura di me?- gli domando guardando la luce filtrare dalle chiome degli alberi.
-E perché mai? Perché sei gay?- Nico poté percepire il sorriso dell’altro in quelle parole.
-Non ti disgusto?
-No, idiota che non sei altro- dicendo così rotolò verso di lui, cingendolo con un braccio e posandogli la testa sullo stomaco –E poi non potresti farmi niente con le tue braccia graciline!- lo prese in giro.
-La mia compagnia ti sta facendo male Solace, stai diventando stronzo.
-Mai quanto il mio maestro, pulce- ribatté con la battuta pronta.
-Comunque non mi hai risposto. Sono più affascinante di Percy Jackson?
Nico lo fissò con i suoi occhi scuri che in quel momento, accompagnati da quel suo sorrisetto furbo, stavano brillando. Con una mano gli accarezzò i capelli biondi e riprese a guardare in alto.
-Non intendo risponderti.
-Avevi detto che ti potevo chiedere qualsiasi cosa!
-Ma non ti ho promesso che avrei risposto.
Rise divertito e Will, seppur ancora imbronciato, chiuse gli occhi, cullato dal rumore della risata del più piccolo che gli rimbombava nelle orecchie.


Angolo Autrice:
We! Tutto bene?
Ok, non so da dove mi sia spuntata l’idea dei ghiaccioli ma siamo quasi a metà agosto e farà un caldo boia! –perché si dice boia comunque? Su sta cosa voglio delle risposte- sono così dolci! Soprattutto Will che lo chiama idiota. Sì, perché Nico è stato un idiota a pensare che la sua testa d’ananas si allontanasse da lui!
Comunque… la nostra pulce risponderà mai alla domanda di Will?
*SI!*
Will vattene!
*NO!*
Prende l’insetticida.
*NOOO!!*
Ok alla prossima
Ciauuu
*psicologo: pregherei di scusare il teatrino che mette su la mia paziente e…*
MUORI E FATTI GLI AFFARI TUOI!
Tanto a voi piace il mio teatrino!
*lettori: …*

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Capitolo 19
*** Colpa mia? ***


~~Nico

Era bello accarezzare i capelli di Will. Erano morbidi al tatto e gli si attorcigliavano sulle dita pallide.
Nico prese un profondo respiro, guardando il biondo che gli si era addormentato sul petto, che lo aveva incatenato con un braccio e una gamba.
Dèi, non scappava mica!
All’inizio aveva pensato che pur mettendosi il suo vecchio giubbotto da aviatore, nonché suo grande amico, non avrebbe poi sofferto più di molto il caldo. Si dovette ricredere dopo un’ora abbracciato ad una testa d’ananas figlia di Apollo. Almeno sperava che non gli stesse sbavando sulla maglia. Sperava.
Qualche giorno prima l’aveva minacciato di morte quando si era ritrovato con una maglia bianca e dei blu jeans.
Poteva sorridere di più e cercare di fare amicizia ma nessuno, neanche quel dottore da strapazzo, poteva permettersi di toccare i suoi vestiti.
-Mmf…- Will lo strinse di più, quasi schiacciandolo. Al figlio di Ade stavano iniziando a far male i fianchi e un cipiglio si era impossessato del suo viso.
Sembrava un dannatissimo peluche! E Will una piovra!
Fletté leggermente le dita sulla testa del dottore, facendole scrocchiare per sbaglio. Will sussultò e aprì gli occhi di scatto, continuandolo a stringerlo ossessivamente.
-Will mi stai soffocando, non respiro!- gemette per la mancanza d’aria nei polmoni.
-Scusa- disse biascicando le parole, con la bocca ancora impiastrata e allentando, fortunatamente, la presa.
Affondò nuovamente il viso sulla maglia del moro, decisamente poco incline a staccarsi, nascondendo il viso nella stoffa.
-Mi stai annusando, testa d’ananas?- chiese con un ghigno il moro, continuando ad accarezzarlo sulla testa.
-Sai di caffè- lo informò il biondo, premendo di più il naso sul suo stomaco. Nico avrebbe voluto ridere per il solletico che gli provocava il suo naso premuto vicino all’ombelico ma Will si scostò un po’, poggiando sta volta il mento e guardandolo.
-E more- gli angoli della bocca si incurvarono all’insù –è un strana combinazione ma mi piace.
-E tu sai di erba appena tagliata e limone.
Si guardarono per un secondo prima di scoppiare a ridere. A Will piaceva quel contatto e sentire la pelle dell’altro vibrare a causa delle risa.
-Che ore sono- chiese il biondo non distogliendo lo sguardo dagli occhi scuri dell’altro. Adesso che ci pensava assomigliavano a dei chicchi di caffè. Sogghignò divertito, ricevendo un’occhiata sospettosa.
-Boh. Le quattro? Cinque? Non lo so di preciso.
Will sgranò gli occhi, alzandosi di scatto e per sbaglio schiacciando lo stomaco del più piccolo con una mano nella foga di fare in fretta.
-Ah- si lamentò chiudendo gli occhi e facendo una smorfia.
-Scusa! Oh santo Zeus, mi dispiace pulce! Tutto ok?- si agitò rimettendosi in ginocchio, chinato davanti al viso dell’altro.
-Tutto bene- disse con la voce leggermente più bassa –A cosa è dovuta questa tua dimostrazione d’affetto nei miei confronti?- Will sospirò dal sollievo sentendo tornare il solito sarcastico Nico.
-Tu- gli puntò un dito sula fronte con l’aria serissima –hai saltato il pranzo.
Nico rise, letteralmente in faccia a Will dato che erano quasi appiccicati, continuando a fissarlo con uno scintillio negli occhi.
-Adesso mi darai la colpa di aver aggirato i tuoi “ordini del dottore”?
-Esattamente!
-Ma se è stata una tua idea! E poi abbiamo preso un ghiacciolo prima.
-Tu non l’hai mangiato il ghiacciolo!
-Dettagli.
-Nico!- sbottò sbuffandogli sul viso, scostandogli anche un ciuffo che aveva in fronte.
-Ok, ma calmati dottore- alzò le mani in segno di resa con ancora un sorrisetto sulle labbra.
-Alzati che andiamo a mangiare- gli disse porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi, che ovviamente il moro ignorò.
-Tra due ore c’è la cena.
-Ma tu…
-E tu,- disse mettendogli un dito sul petto con sguardo furbo –essendo il miglior dottore che ci sia, dovresti sapere che in una giusta dieta non bisogna mangiare fuori orario.
Will chiuse la bocca, imbronciandosi. Lo aveva messo all’angolo.
Dannato lui e la sua lingua lunga.
-Sarà comunque meglio tornare, non è sicuro stare qui- Nico fece qualche passo avanti ma si fermò poco dopo –Emm… Will tu sai per caso da che parte è il campo?
Will sgranò gli occhi, guardandosi freneticamente intorno.
Albero. Albero. Sasso. Erba. Albero.
NON C’ERA UNA STRADA?? E CHE C..!
-Will!- l’insulto gli morì a metà, girandosi velocemente verso la pulce.
-Cosa? Hai sentito qualcosa?- gli bisbigliò avvicinandosi e guardando gli alberi con sospetto. Ci mancavano solo i mostri adesso.
-Sei un idiota!
COSA?
-Cosa?- ripeté dando voce hai suoi pensieri.
-Sei una testa d’ananas Will! Per colpa tua adesso ci siamo persi!
ASPETTATE UN SECONDO, TIME OUT.
-Colpa mia?- la voce gli era salita di qualche ottava per lo stupore –Come fa ad essere colpa mia?
-Sei tu quello che si è messo ad inseguirmi!
-Eri tu quello che faceva strada! Io ti sono solo stato dietro!
-Adesso la colpa è mia?
Ma che accidenti stavano dicendo entrambi?
-Aspetta!- Nico gli fermò le mani che aveva preso a gesticolare, incontrollate –La colpa è di Percy e Jason.
Will lo osservò.
-Perché?
-Perché se si sarebbero fatti affettare adesso non saremo qui. Persi.
Will ci pensò, ci ragionò su per almeno cinque minuti prima di annuire d’accordo.
-Hai perfettamente ragione. Quando torniamo al campo gliene diciamo quattro.
Nico ghignò, dandogli una pacca sulla spalla.
-Oh no, Will tu sei troppo santarellino. Non ci limiteremo a dirgliene quattro.
-Cosa intendi fare?- a Will stava iniziando ad interessare la conversazione.
-Ho i miei agganci, se siamo fortunati domani mattina potrai vedere tu stesso.
Will sorrise, nascondendo con una mano una risata.
Chissà come ma la stronzaggine che ogni tanto si manifestava in Nico stava diventando leggermente contagiosa.
-Va bene, aspetterò. Ma adesso usciamo di qui.

Due ore e mezza dopo, grazie al suono del corno per la cena, riuscirono a uscire da quel bosco, promettendo di non fare campeggio in futuro.
“Odio le piante” si ripeteva il moro.
“Odio Percy Jackson” si diceva Will con un sorriso sadico appena lo vide in mensa.
Qualcuno si girò verso di loro, ovviamente non attiravano l’attenzione con tutti i vestiti stropicciati e le foglie nei capelli, ma una solo occhiata al viso della pulce li faceva demordere a esplicitare ogni battuta che, Will era sicuro, stavano pensando.
-Tu vai al falò e dichiara tregua ai due idioti- gli disse sottovoce Nico quando ebbero finito di mangiare –Tienili lontani da qui che devo fare degli affari.
Detto così si alzarono, il figlio di Giove e quello di Poseidone già dileguatesi per paura dell’ira del moro, e con un ultimo sguardo di intesa Will si diresse fuori, mentre un figlio di Ade andava prima al tavolo di Afrodite e poi ad quello di Ermes.
-Pips- disse mettendole un braccio intorno alle spalle e sussurrandole all’orecchio per non farsi sentire dai fratelli e sorelle che lo salutarono allegri.
-Mi serve il tuo aiuto.
La figlia di Afrodite lo guardò mentre lui con nonchalance faceva una battuta qua e là nei diversi discorsi ma che le lanciava ugualmente occhiate calcolatrici. Il luccichio sinistro nei suoi occhi la fece stare in guardia ma la curiosità la stava rodendo.
Sospirò e mettendo su il migliore dei suoi sorrisi si alzò dal tavolo con una scusa, velocemente seguita dal più piccolo.
-Dimmi tutto Nico.

Angolo Autrice:
Oh! Ohhhhhh! Cosa avrà in mente il nostro Nico? E perché gli serve Piper? La bella figlia d’Afrodite si opporrà per salvare il suo ragazzo e lasciare Percy da solo?
Comunque… la colpa è sicuramente di Jason e Percy. Hanno fatto perdere i due piccioncini nel bosco. E ovviamente colpa loro, non c’è dubbio.
Ma Will che strangola nel sonno la sua pulce… No, Will, cattivo dottore!
Ma insieme sono così pucciosi!
Ok vado perché non so neanche se si sia capito qualcosa in queste note.
Ci vediamo domani
Ciauuu

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Capitolo 20
*** Rosa? No, verde. ***


~~Nico

Oh, se si divertiva… Pips aveva fatto del suo meglio.
Sghignazzava da circa dieci minuti, ridendo sommessamente ma, contagiato dalla risata rumorosa di Will, si lasciò andare, troppo divertito alla vista di Jason e Percy, il primo con i capelli verdi e l’altro rosa, entrambi fluo.
Senza contare i vestiti abbinati.
-Non è divertente!- si ostinava a ripetere Percy, cercando di coprirsi la testa con le braccia nel tentativo di non far vedere la nuova tinta di capelli.
Nico stesso gli era andato vicino, raggiungendolo alle spalle e passandogli le dita fredde sul collo e sussurrandogli con un ghigno mal trattenuto: “bel cambio di look”, superfluo dire che aveva riservato lo stesso trattamento al figlio di Giove.
-Ti prego- stava cercando di dire Will, scosso dai singhiozzi incontrollati –mi devi spiegare come ha fatto.
Nico non se lo fece ripetere due volte e iniziò a raccontare.

Aveva spiegato a Piper cosa avessero fatto la testa d’alghe e il suo fidanzato e lei, aveva sorriso, scrocchiandosi le nocche delle mani, con gli occhi che sprizzavano rabbia.
-Ah, è così?- unico commento.
Nico aveva già aperto la bocca per convincerla, come proposta massima di ridurre lo scherzo per Jason a due soli giorni di durata. Ma la figlia di Afrodite lo aveva stupito, zittendolo con un gesto della mano e accettando tutto di buon grado.
Successivamente erano andati insieme al tavolo di Ermes e con lo stesso approccio che aveva usato Nico con Pips il moro si sedette in mezzo ai fratelli Stoll, sorridendoli mentre la ragazza aspettava già fuori.
Molto più facile fu abbindolare i due. Già con le parole “scherzo” e “tinta” stavano annuendo vigorosamente col capo, gli occhi già eccitati all’idea di intrufolarsi nella cabina uno e tre. Non servì nessun incentivo ai due per schizzare subito fuori la mensa e raggiungere insieme la ragazza.
-Allora- aveva detto –quanto ci mettete a procurarmi la roba?
Sghignazzando avevano alzato due dita e dopo neanche due minuti avevano già in mano le due bottigliette di tinta in mano.
Nico aveva deciso per Percy. Pips per Jason.
Dallo scintillio sinistro che passò per gli occhi della ragazza Nico reputò che fosse successo qualcosa ma non volle investigare oltre. Dopotutto lui non c’entrava niente.
Avevano aspettato che i due bersagli andassero a dormire e a mezzanotte passata erano prima sgusciati dentro la cabina di Jason e poi la numero tre.
Piper continuava a bisbigliare ai due di dormire e sognare cose belle, a Jason la sorella e a Percy il cibo blu, mentre lui tirava fuori i vestiti e gli Stoll facevano la loro magia, applicando la tinta senza farsi scoprire.
Nico si ricordava che per un attimo avesse pensato che quei due possedessero delle “dita di velluto”. Era impossibile non accorgersi che qualcuno ti stava toccando i capelli no?
Alla fine aveva di nuovo lasciato stare, scrollando le spalle. Finché quei due non gli avessero fatto niente a lui non poteva importare di meno.
Successivamente, una volta che la tinta aveva fatto effetto, Pips aveva fatto una roba da figli di Afrodite e cambiò il colore degli abiti, in modo tale che non avessero un solo capo decente nel guardaroba.
Una volta fuori si erano separati, non senza pacche sulle spalle e sorrisi furfanti in viso.
-Voi non ci avete visto- dissero i fratelli prima di dileguarsi.
-Io non c’entro niente- disse la ragazza con la sua lingua ammaliatrice.
Alla fine era rimasto solo lui che, con un’ultima occhiata al cielo stellato, si era diretto verso la sua cabina/tana vampiro, con le mani in tasca e cercando di trattenere una risata.

-Nico!- Piper appoggiò una mano davanti al suo piatto –Non credi di aver esagerato?- gli chiese mascherando il divertimento mordendosi le labbra.
-Sinceramente?
Lei annuì.
-Neanche un po’. E poi mia cara, io no c’entro niente.
Lei si lasciò sfuggire solo un sorrisetto, prima di tornare al fianco del fidanzato che sembrava volersi nascondere dietro gli occhiali, rosso di vergogna.
-Perché è venuta qua?
-Will- allargò le braccia guardando a destra e a sinistra come se la risposta fosse ovvia –per crearsi un alibi- gli sussurrò –facendo la ragazza apprensiva nessuno dubiterà di lei! Anche se credo che con la lingua ammaliatrice potrebbe benissimo scagionarsi.
-E allora perché tu non lo fai?
Il moro rise, appoggiando la fronte al tavolo di legno.
-Will, il mio coinvolgimento è evidente ma la mia faccia tosta e la mia fama da tipo serio sono già di per se una scusa per evitare il mio coinvolgimento. Ho il movente ma che altro?- alzò le spalle ghignando.
-Sai che per me saresti un ottimo avvocato?
Uscirono dalla mensa ancor ridendo.

-Sei sicuro della tua decisione?- gli chiese per la decima volta Will mentre cercava di eseguire uno spartito abbastanza difficile per la sua poca e arrugginita esperienza. Alla fine sbagliò ancora tempo e premette frustato i tasti, producendo come un lamento dello strumento stesso. Sospirò, passandosi una mano nei capelli e poi sui tasti, come a scusarsi.
-Testa d’ananas ti pare questo il momento di parlare? Sto cercando di concentrarmi se non lo vedi da solo!
-Ma Nico, sono sicuro che faresti faville! Potresti anche farti qualche ammiratore e qualche amico!
-Non mi servono- disse deciso il moro –ho te.
Will non seppe se essere più felice o più ferito dal tono di noncuranza con cui aveva detto quella frase, come se non fosse una cosa tanto importante.
-Che hai da fissare testa d’ananas?
Will lo abbracciò e il figlio di Ade represse l’impulso di spintonarlo giù dalla seggiola per farsi lasciare da quelle braccia. Non si era ancora del tutto abituato a quel contatto. Un conto era quando lo faceva lui, di nascosto quando il biondo si addormentava, Nico aveva scoperto che non era poi così raro, ma un conto era se qualcuno lo toccava per primo. Gli faceva ancora uno strano effetto.
-Credo che sia la cosa più dolce che tu mi abbia mai detto.
-Credo che sia il più grane equivoco che si sia mai creato- ribatté con un sorriso storto –Non mi serve nessun’altro se ho te da tormentare. Soprattutto, nessun’altro riesce ad abbracciarmi e vantare di avere ancora la mano.
-È una minaccia per il futuro?- gli chiese scostandosi un po’.
-Può darsi.
Stettero in silenzio per un po’, ogni tanto qualche nota risuonava nella capanna.
-Nico- l’interpellato si girò verso il figlio di Apollo –io non starò sempre qui. Quando la scuola ricomincerà io dovrò tornare da mia madre e probabilmente non tornerò prima di giugno.
Nico si irrigidì sentendo quelle parole e abbassò il viso in modo tale che l’altro non lo potesse guardare in faccia.
-Vorrei che tu ti facessi degli amici in più. Ti posso presentare qualche semidio, che ne dici?
Nico scosse la testa lentamente, all’improvviso si sentiva svuotato, stanco. Continuò a suonare, non rispondendo alla domanda dell’altro.
-Nico?
Non poteva fargli quello. Non poteva abbandonarlo anche lui!
La pressione dei tasti si faceva sempre più forte, ormai non gli serviva neanche guardare lo spartito per produrre la musica, quel dolore ce l’aveva nel cuore.
-Nico, ti prego non ignorarmi, non chiuderti a riccio!
La musica continuava la sua avanzata, impadronendosi della sua mente. Lui non voleva più pensare, gli servivano solo cinque minuti dove staccare la spina. Non voleva guardare il viso di Will, non voleva osservare quelle iridi blu, bellissime e uniche, che lo fissando a loro volta, in una muto avvertimento di non scomparire, di non scappare. Ma era dannatamente difficile! Soprattutto in quel momento che si sentiva maledettamente solo. Con quel vuoto nel petto che si stava facendo sempre più grande.
La musica lo stava inebetendo, ubriaco di quelle note basse e malinconiche si stava estraniando dal mondo. Erano solo lui e il suo dolore. Che cresceva. Gli attanagliava il petto e lui voleva gridare, ma non poteva, non poteva rovinare quel capolavoro, quell’arte che lo rispecchiava più di qualsiasi altra cosa.
-NICO!
Semplicemente si alzò e corse via.

Angolo Autrice:
Ho trovato! Ok scusate ma vado di fretta perché ho l’ispirazione ma vi pregerei di non odiarmi perché la storia è ancora tutta da svolgersi quindi per favore niente padelle addosso all’autrice!
*Will le tira una lavatrice*
SEI IMPAZZITO TESTA D’ANANAS???!!
*Fa tornare indietro Nico! ORA!*
Ma va al Tartaro e aspetta il prossimo capitolo!
*si azzuffano e il computer decide di spegnersi da solo*
Computer: scusateli, sono giovani!
*Entrambi: VAFF*censurato*!*

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Capitolo 21
*** Ci penso io ***


~~Piper

Piper stava camminando tranquilla, salutando qualche semidio che le rivolgeva un cenno, con un mezzo sorriso che non ne voleva proprio sapere di abbandonarle le labbra.
Ma il suo fidanzato era talmente ridicolo con quei capelli verdi e con gli abiti abbinati! Sembrava un evidenziatore ambulante.
Soffocò una risatina con il palmo della mano.
Quando aveva visto lui e Percy quella mattina stava per morire dalle risate tanto che le era scesa qualche lacrima. Ovviamente camuffate come lacrime di dispiacere. Ancora non ci credeva che Nico avesse fatto uno scherzo. Uno scherzo! Non ci aveva pensato due volte perché era un ottimo passo avanti per farlo socializzare, sempre che non gli prendesse la mano e diventasse peggio dei fratelli Stoll.
Represse un brivido.
Ma una piccola parte di lei, va bene, una parte molto grande di lei, aveva accettato per ripicca nei confronti di Jason. Infondo ben gli stava, lui e Percy non poteva giocare a fare i Cupido. Era un compito crudele e Piper lo sapeva bene. La sua relazione non era stata all’inizio un’immensa bugia?
Già, sua madre certe volte era proprio crudele e sapeva bene che non si sarebbe fatta scappare un’occasione così ghiotta come creare la prima coppia gay al campo, soprattutto se le sue vittime fossero state un tenebroso figlio di Ade e un solare figli di Apollo. Perfino lei stessa si era trattenuta a stento.
Continuò a camminare, ormai unica semidea su quella strada, e quando vide la sua meta affrettò il passo. Aveva sentito che Nico voleva ristrutturare la cabina e l’avrebbe di certo aiutato. Magari meno ossa sul tetto e qualche altro colore oltre al nero e al verde delle fiaccole appese. Forse sarebbe stata meno lugubre.
-Nico!- chiamò a una decina di metri di distanza ma il sorriso le morì sulle labbra. Raggiunse velocemente la porta, inginocchiandosi accanto a Will che si era lascato scivolare sullo stipite e con gli occhi chiusi batteva la testa sul legno della porta.
-Will che ci fai qui?- gli chiese iniziando a preoccuparsi e l’altro aprì gli occhi di scatto, guardandola per un secondo stranito.
-Grazie agli dèi!- urlò prendendole le mani e alzandosi velocemente in piedi –Pips mi dei aiutare, ti supplico, solo tu puoi farlo!
La preoccupazione del biondo contagiò immediatamente la figlia di Afrodite.
-Fallo uscire da lì, sono ore che ci provo e non ottengo risposta.
La ragazza sgranò gli occhi, indecisa se agire subito o dare prima una sberla a Will che sicuramente aveva combinato qualcosa.
-Nico- decise di non picchiarlo per il momento –Nico, sono io Piper. Mi puoi far entrare?
Non ottenne nessuna risposta, dall’interno non si sentì nulla.
-Piper- disse angosciato Will –credi che sia scappato?
La figlia di Afrodite raggelò. Scappato? Perché doveva scappare?
-Tu!- gli urlò sbattendolo contro la porta –Che cosa gli hai fatto? Perché sicuramente deve essere successo qualcosa se adesso si è barricato là dentro e sono sicura al cento per cento che tu centri qualcosa!
-Aspetta, io…- il biondo alzò le mani in segno di difesa ma lo scattare della serratura li distrasse entrambi e Piper fece appena in tempo a non appoggiarsi più al corpo dell’altro che Will cadde all’indietro, sbattendo la schiena e afferrando la prima cosa che gli capitasse sotto mano.
-Nico!- urlò la ragazza abbracciando il più piccolo –Perché non hai aperto subito? Mi stavo preoccupando da morire!
Si scostò leggermente, ricordandosi che l’altro non amasse particolarmente gli abbracci e lo osservò bene. Alzò gli occhi al cielo arrossendo.
-Anche te però!- lo rimbeccò guardando ancora il soffitto –Non ti potevi almeno chiudere l’accappatoio?
“Insomma” pensò Piper “ma chi va ad aprire la porta in boxer e accappatoio?”
-In verità era chiuso- sospirò il più piccolo stropicciandosi gli occhi e sbadigliando –ma Will ha la brutta abitudine di fregarmi ogni volta la cintura.
Piper si girò, fiammeggiante di rabbia, verso il figlio di Apollo che si stava guardando la cintura di spugna tra le mani.
“Abitudine?” voleva dire che non era la prima volta?
“Abitudine!” che cosa aveva fatto a Nico di preciso quell’idiota di un biondino?
“ABITUDINE!” questa era la volta buona che lo picchiava sul serio.
-Mi pare un déjàvu- borbottò il figlio di Ade porgendo una mano a Will.
-Grazie- risposte prendendola e cercando di tirarsi su ma il moro lo lasciò di scatto.
-Will la mano era per la cintura.
La ragazza si accigliò, non capendo bene l’espressione affranta del biondi, sicura di essersi persa un pezzo della storia
-Cosa siete venuti a fare qui?- chiese Nico allacciandosi accappatoio in vita.
-Ero preoccupato pulce!- Will gli mise le mani sulle spalle.
“Pulce?” adesso era più ch sicura di essersi persa qualcosa.
-E tu Pips?- ignorò il biondo girandosi verso di lei. Will fece ricadere le braccia inermi lungo i fianchi, le labbra strette in una smorfia sofferente e gli occhi come due specchi rotti.
Alla figlia di Afrodite fece davvero pena, sembrava esser sul punto di scoppiare a piangere.
-Io?- sbatté le palpebre cercando di ricordarsi perché era là –Ti volevo proporre di andare insieme in città domani.
-Domani?- alzò un sopracciglio mentre Will la guardò confuso.
-Sì- annuì convinta –Abbiamo chiesto a Chirone l’altro giorno di andare a fare un giro in città e comprare qualcosa di nuovo per le cabine. Adesso che c’è la statua e i mostri sono diminuiti utilizzare telefoni e cose elettroniche non è più un problema- Piper omise il fatto che c’era sempre il rischio che il telefono ti potesse esplodere in faccia, o che un phon potrebbe cercare di bruciarli i capelli –Sarà divertente e poi ho sentito che volevi ristrutturare e ti volevo dare una mano.
-Chi saremo?- le chiese appoggiandosi alla parete, con le braccia incrociate al petto.
-Tu ed io.
-Nessun altro?- sembrava stupito.
-Non pretenderai che mi porti appresso quell’evidenziatore verde?
Scoppiarono entrambi a ridere e Piper si dispiacque per il figlio di Apollo che sembrava a disagio.
-Allora?- domandò –Ci stai?
-Certo Pips. Ma se adesso non vi dispiace, vorrei riprendere a dormire.
I due semidei notarono solo a quel punto il letto sfatto e le coperte attorcigliate. Piper notò anche delle impronte bagnate sul pavimento e suppose che prima di andar a letto il moro avesse fatto una doccia, anche perché aveva i capelli scuri tutti schiacciati da un lato della testa.
-Fa venire i brividi- disse la ragazza guardando la stanza e avvicinandosi alla porta.
-Già, alcuni pensano che noi figli di Ade siamo imparentati con Dracula.
Piper rise, salutandolo con una mano ma lui la sorprese dandole un leggero bacio sulla guancia.
-A domani Pips.
-Ti vengo a prendere alle sette.
-Scherzi vero? Mi dovrai buttare giù dal letto e trascinarmi con la forza.
Risero di nuovo e la ragazza attese che il moro salutasse anche il figlio di Apollo.
-Solace.
Will uscì, rivolgendogli un ultimo sguardo ferito, per poi uscire a testa bassa.
Piper aspettò che fossero abbastanza lontani e dopo aver sentito il tonfo della porta che si richiudeva tirò per un braccio il biondo.
-Cosa è successo?- più che una domanda suonò come un ordine.
Will aprì la bocca e a testa china le spiegò la situazione.

Piper lo voleva picchiare, eccome se lo voleva fare.
Ma la colpa non era tutta sua. Aveva fatto bene a dire a Nico che non sarebbe rimasto al campo in quel momento che nel giorno della sua stessa partenza ma comprendeva anche il piccolo Nico che sicuramente si sarà sentito abbandonato.
-Will- sospirò appoggiandosi allo schienale della panchina su cui si erano seduti –Sei un idiota.
Il biondo non replicò rispondendo con un mugolio che assomigliò molto ad un “lo so”
-Fammi finire- si girò verso di lui piantandogli un indice nel petto –Sei un idiota ma sei anche innamorato di Nico.
Il figlio di Apollo sgranò gli occhi.
-Cosa dici?- diventò color porpora –Non è assolutamente vero.
-E un pessimo bugiardo- aggiunge la ragazza roteando gli occhi.
-Come fai a saperlo? Si vede così tanto?- chiese angosciato.
-No, razza di biondino stupido, innamorato e mai attore, sono semplicemente una figlia di Afrodite con il classico sesto senso femminile.
-Emm… ok?- sembrava confuso e Piper gli fece segno di lasciare stare.
-Senti, il punto è: io sento il tuo amore per Nico- lo fissò nelle iridi azzurre –Ma da Nico non capto niente. Non so se è perché non prova interesse per te in quel senso o se semplicemente non se ne sia accorto neanche lui, ma tu per adesso non devi azzardarti a fare una sola mossa.
-E perché?- chiese alzando la voce di qualche tono, seccato.
-Perché adesso lui è felice. Non hai pensato che lui adesso non sia interessato? È un periodo di assestamento per lui, il suo primo anno in cui ha deciso di rimanere. Credo che abbia già un mucchio di pensieri e problemi per la testa e io semplicemente gliene voglio evitare uno enorme come l’amore. Non ti sto chiedendo di stargli alla larga, questo mai, ma solo- fece una pausa –non fare niente di azzardato, capisci prima se lui ricambia, non lo spaventare inutilmente. Ne ha veramente passate tante.
Piper si alzò, spazzolandosi un po’ di polvere sui jeans
-Aspetta! Come faccio a stargli vicino se non mi parla neanche più?- le chiese afferrandole un braccio.
-Dagli un paio di giorni, ci penso io domani a fargli cambiare idea.

Angolo Autrice:
Hey là! Eccò a voi il primissimo POV Piper!
Scusate ma devo andare velocissima perché domani esco e non posso scrivere quindi devo fare oggi, per non contare che volevo anche anticiparmi per lunedì e beh… ho una casino di roba da fare.
Chiedo scusa per eventuali errori
A domani
*cerca di non spaccare il pc per la fretta*
Ciauuu

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Capitolo 22
*** Di pazze isteriche alle sei di mattina ***


~~Nico

Stavano bussando incessantemente da circa dieci minuti e Nico proprio non aveva voglia di alzarsi dal suo bozzolo caldo che si era creato e uscire a vedere chi rompeva a quell’ora del mattino.
-Nico!
Come risposta si mise una cuscino in testa e borbottò un “Va al Tartaro”, soffocato dal materasso, contro chiunque fosse fuori dalla porta.
Ad un certo punto il fracasso si fermò e lui tirò un sospiro di sollievo, sgranchendosi le braccia e le gambe e allargandole sull’enorme materasso. Fortuna che era un letto matrimoniale o sarebbe già caduto una decina di volte, era piccolo ma quando voleva sapeva prendersi i suoi spazi. Come in quel  momento, con gli arti divaricati e disteso diagonalmente per occupare tutto il materasso. Il desain del letto faceva veramente pena ma il materasso… oh, su quel materasso si dormiva da dio.
Rabbrividì non sentendo più la coperta sul corpo.
-Sveglia!
Con il cuore in gola saltò sul materasso per lo spavento, ringhiando contro il peso che c’era alla sua sinistra.
-Ma che ca… oh, ciao Piper- corresse subito il modo di esprimersi –Che cosa ci fai qua? A disturbarmi mentre stavo dormendo?
Lei lo osservò, alzando un sopracciglio.
-Allora ieri non scherzavi proprio.
-Su cosa? E dov’è la mia coperta? Come accidenti sei entrata? Credevo di aver chiuso a chiave.
-Dobbiamo andare in città!- disse allungando la seconda vocale e tirandogli le guance per non farlo riaddormentare –La tua coperta sta a terra e per entrare ho forzato la serratura con il mio pugnale.
Nico sbuffò, mascherando lo sbalordimento e abbandonandosi al cuscino, abbracciandolo e immergendoci il viso.
-Fantastico, non c’è più neanche la privacy ora- disse sarcastico –Cosa avresti fatto se fossi stato nudo?
-Avrei strillato e probabilmente mi sarei coperta gli occhi.
-Pips?
-Sì?
-Va al Tartaro.
Lei rise, tirandolo per un braccio per farlo scendere dal letto.
-Dai Nico! Non volevi ristrutturare casa? E diventare un teenager modello con cellulari, videogiochi e tv a schermo piatto?
Il moro scacciò quella piccola e fastidiosa sensazione alla base del collo poi, sorreggendosi sul gomito osservò l’amica che cercava di smuoverlo tirandogli il braccio. Sbuffò.
Dopotutto adesso era sveglio e probabilmente non si sarebbe riaddormentato ormai.
-Ok, scendo ma smettila di cercare di disarticolarmi il braccio, mi serve ancora.
La ragazza saltellò felice, battendo leggermente le mani e Nico si chiese dove se li era trovato amici così.
Si fece una doccia veloce, nonostante la vasca lo attirava molto di più, e svogliatamente si lavò i denti, non provando neanche a sistemarsi i capelli, era sempre stata una guerra senza speranza.
-Pips!- disse con la mano sul pomello della porta.
-Sì?
-Sto per uscire dal bagno nudo perché mi sono dimenticato di prender la biancheria prima!
-Cosa?
Aprì la porta mentre la ragazza urlava e gli lanciava addosso un paio di boxer neri e bianchi, trovati nelle più recondite profondità del suo cassetto dato che lui non si ricordava neanche la loro esistenza.
-Scostumato! Copriti!
Nico rise sommessamente, facendo però come ordinato.
-Hai fatto?- chiese con ancora la mano sugli occhi.
-Sì.
-Nico se questo è un tuo scherzo giuro che passerai cose ben peggiori di un’insulsa tinta dei capelli e un cambio di guardaroba.
Si tolse la mano lentamente ma vedendolo coperto si rilassò.
-Bene, ti ho scelto i vestiti, sbrigati che forse arriviamo per primi.
Nico aveva già in mano i jeans grigi, non sapeva neanche di averli di quel colore, quando si fermò, corrugando la fronte.
-Primi?
-Esatto.
-Pips, esattamente che ore sono?
-Le sei e mezza circa.
-TU MI HAI SVEGLIATO ALLE SEI?
-Emm… sì?
La sbatté fuori dalla porta ad aspettare che finisse di vestirsi.

-Ci hai messo trenta minuti solo per infilarti una maglietta e dei jeans?- gli chiese con i pugni sui fianchi.
-Non solo, ho anche delle scarpe, una spada, un anello e ho provato a spazzolarmi i capelli.
-Sei solo lento come una tartaruga.
-Pips io avevo una tartaruga da bambino e ti posso assicurare che sono tutt’altro che lente quando vogliono.
La ragazza incrociò le braccia al petto, mettendo su un broncio e avviandosi su per la collina ancora maledicendo l’amico.
-Dai McLean, non fare così! Ti compro tutto quello che vuoi ma perdonami, non sopravvivrei senza sentire il suono della tua voce!
-Molto divertente Nico- disse scuotendo la testa mentre l’altro teneva un braccio teso verso di lei e l’altra mano sul cuore.
-Ma tu sei tutto per m-me- non riuscì a rimanere serio fino alla fine, scoppiando a ridere di gusto, tenendosi lo stomaco.
-Wow, che dichiarazione commovente! Quanto di quello che hai detto è vero?- non riuscì a trattenere anche lei un sorrisetto divertito, mettendosi una mano sulla fronte teatralmente.
-Tecnicamente ti posso comprare qualsiasi cosa con questa.
Tirò fuori dalla tasca una rettangolo argentato e Piper lo guardò scettica.
-Una carta di credito? Dove l’hai presa?
Nico ghignò divertito mentre si avvicinava alla ragazza.
-Percy e Annabeth ti hanno mai parlato dell’Hotel Lotus?
-Quello dove tu e…
-Bianca, sì quello. Devi sapere che quei tizi ci davano queste carte di credito con i soldi illimitati.
-È impossibile.
-Tu scommetti? Andiamo a svaligiare il primo negozio di mobili che troviamo e poi ne riparliamo.
Conclusero lì la conversazione, arrivando in cima alla collina, salutando Peleo che, Nico lo invidiò, rispose con uno sbuffò e poi tornò a dormire tranquillo.
Purtroppo la figlia di Afrodite aveva avuto ragione, nonostante i numerosi tentativi del moro di perder tempo erano i primi ad arrivare. Argo, già al volante del furgone con cui gli avrebbero accompagnati, alzò una mano in segno di saluto a cui loro risposero allo stesso modo.
-Quanti saremo?- gli chiese Nico continuando a fissare la base della collina, sperando che solo con la forza del suo pensiero potessero spuntare i semidei.
-Non molti, una ventina massimo in trenta, ogni casa spedisce uno o due persone.
Il figlio di Ade si irrigidì, indeciso se chiedere o meno quello che gli stava passando per la testa. Piper di rimando lo osservava, con un sorriso dolce sulle labbra, non aspettando altro che quelle parole uscissero dalla sue labbra.
-Credi…
-Mmm?
-Credi che Will verrà? Preferisco non vederlo per il momento Pips.
Lei gli posò una mano sulla spalla e strinse leggermente.
-Gliel’ho chiesto- mentì –Ha detto che non verrà. Sarà anche stupido certe volte ma credo che abbia capito che tu non lo voglia vedere per il momento.
Nico annuì piano.
-Credo però Nico che tu l’abbia ferito.
Il moro la guardo vacuo.
-Pensaci, sarebbe stato meglio che se ne andasse senza farti sapere niente?
Non ricevette risposta e non cercò di calcare oltre a mano. Per adesso alla figlia di Afrodite bastava aver insinuato il seme del dubbio nelle sua mente.
Aspettarono in silenzio finché non arrivarono anche gli altri.

Angolo Autrice:
Wow! Ok si bene, sono ancora di fretta. Ops mi avete scoperta.
Domani ci sarà il capitolo di shopping in città!
Piper si sta addolcendo ma il suo obiettivo rimane quello di evitare che Nico soffra a causa di Will… ohhh che magnifica amica! Peccato che questi due si debbano mettere insieme.
Ok vado a continuare a scrivere
Forse riesco anche ad anticiparmi domani –se non mi vendono i crampi ai polsi-
*sono possibili?*
Non è il momento!
Ok. Ciauu

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Capitolo 23
*** Giornata di shopping estremo -parte 1- ***


~~Nico

-Guarda qua! Non ti piace? Oh! Vedi quello!
Piper lo stava trascinando da una parte all’altra dell’immenso store, portandolo prima a vedere dei letti, poi dei lampadari, degli armadi e per infine stavano vedendo delle librerie e delle scrivanie.
Lui.
Stava.
Rischiando.
Di.
Impazzire.
Già sentiva la testa pulsare e si pentì di non essersi fiondato come tutti gli altri semidei nel primo negozio di elettronica che avessero visto durante la strada.
Seguì Piper che gli stava indicando un lampadario a sospensione, composto da una sfera, Nico presumeva che là dentro ci fosse la lampadina, e da altri quattro cerchi che gli stavano intorno, il tutto di un semplice color avorio. Chissà come quel lampadario gli ricordava il pianeta Saturno.
Lo osservò per un po’. Gli piacevano le sue linee pulite, e per il momento era l’unico che avesse anche solo attirato la sua attenzione.
-Ti piace!- strillò la semidea al suo fianco –Stai sorridendo!
-Non sto sorridendo- ribatté Nico con un sospiro. Gli mancava Will. Iniziava a pentirsi di averlo allontanato. Piper gli fece un sorrisetto malizioso e velocemente, prima che potesse aprire bocca, il ragazzo chiamò l’addetto che gli stava seguendo da quando erano entrati.
-Può prendere anche questo?- chiese indicando il lampadario.
Fantastico, quindi, oltre a un letto nuovo, Piper lo aveva obbligato a prenderne uno con la base rotonda in legno incavato in modo tale che avrebbe potuto metterci i suoi libri o i suoi cd (che avrebbe comprato dopo) di color ebano, un divano, eccezionalmente scelto da lui, color beige e marrone a U con le due pezzi staccabili, abbastanza grande da occupare senza sforzo un angolo della sua cabina, un armadio di legno lucido chiaro a due pannelli (che avrebbero riempito dopo), una scrivania semplicissima, bianca composta solo da una parte che si sarebbe attaccata al muro e una libreria rotonda, sempre di legno massiccio scuro e divisa a sezioni, sempre da attaccare alla parte, cos’altro poteva mancare?
Nico continuava a pensarci intanto che osservava l’uomo, visibilmente molto provato per stare dietro ai due semidei iperattivi.
-Un tappeto!
Piper lo trasportò, arpionandolo per il braccio, dalla parte opposta del negozio a vedere degli stupidissimi tappeti. Adesso che si ricordava dovevano anche prendere la vernice perché voleva anche riverniciare le pareti.
Dèi che faticaccia.
Osservò diversi tappeti che non lo toccavano minimamente e lasciò da parte la ragazza che girava come una trottola, indicandone uno e al tempo stesso parlando di un altro. Non ci stava capendo niente ed era meglio che se la vedesse lui.
Si chinò ad accarezzarne uno, di un rosso scuro con delle spirali nere e dal pelo lungo e soffice.
-Oddèi!- esclamò Piper e Nico abbandonò l’idea di prenderlo.
-È fantastico!
-Davvero?- chiese confuso, fino a quel momento le sue proposte erano state un buco nell’acqua dopo l’altro.
-Siii!- trillò prendendolo per le spalle –Starà benissimo e il colore è perfetto con i toni caldi del marrone e quelli freddi del bianco che abbiamo scelto prima!
-Anthony!- chiamò di nuovo l’addetto che sembrava volersi sparare.
-Questo e poi andiamo alla cassa.
Nico cercò di non ridere quando sentì l’uomo benedire i suoi parenti in cielo per averli mandati via.
-Bene- disse la commessa dietro la cassa e osservandoli con la fronte leggermente aggrottata –voi..?
-Vorremmo pagare- la tolse dall’imbarazzo Nico.
-Carta di credito?
Nico gliela porse e lei tentennò un momento.
-Non credo che sia valida.
-Lei la passi.
La commessa deglutì rumorosamente quando apparse sul monitor il simbolo dell’infinito. Nico ghignò mentre Piper fischiò.
-Allora non scherzavi.
-Ti ho detto di no.
La commessa gli ridiede la carta quando versarono i soldi sul conto del negozio e il moro la riprese senza una parola.
-Allora, mi dovete lasciare l’indirizzo dove lasciare i mobili, entro settimana prossima dovrebbero arrivare.
-Alt- Nico sgranò leggermente gli occhi –sette giorni?
-Ma non può farci un favore?- chiese con la sua lingua ammaliatrice Piper –Ci servono adesso, la prego!
La commessa sbatté le palpebre.
-Credo che Danny oggi sia libero, alle quattro può andare bene?
-Fantastico- esclamarono in coro i ragazzi e lasciandole l’indirizzo del campo uscirono dal negozio.
-Ala prossima Anthony!- salutò Piper e l’uomo rabbrividì.

-Sei sicura che non devi fare niente per la tua casa?- chiese di nuovo Nico mentre stavano guardando i televisori al plasma davanti a loro.
La ragazza annuì distrattamente.
-Se ne sta occupando Draw. Che ne dici di quello?
-Ottanta pollici? Piper, per la miseria, è enorme!
-Settanta?
-Sessanta.
-Dai Neeks! Ti ricordo che verranno quasi tutti il semidei del campo nella tua cabina.
-E perché mai?
-Per approfittare del grande spazio e della tua televisione gigante.
-Piper?
-Sì?
-Sessanta.
Alla fine, oltre alla tv presero anche la wii nera con quattro telecomandi, una plystation 5 con tutti i giochi di guerra che riuscirono a trovare e due controller, un pc, un lettore cd dato che avevano svaligiato anche il reparto film,uno stereo, delle casse da parete, delle cuffie o avrebbe fatto sentire in tutto il campo la sua televisione e si comprarono anche i telefoni già che c’erano, due per loro e… beh, un’altra settantina per gli altri semidei che avevano accettato la gentile offerta di Nico di pagare per i loro.
Chiesero di portare tutta la merce allo stesso indirizzo che avevano dato a quella commessa del negozio di mobili ma si tennero i loro nuovi telefoni.
Dire che il personale era sconvolto era come paragonare una formica ad un pachiderma. Avevano praticamente la mandibola che toccava terra e gli occhi che rischiavano di uscire dalle orbite.
Piper rise per tutto il tempo, anche se dovettero aspettare là dentro più di un’ora buona e poi andarono in una libreria.
Il figlio di Ade già non ce la faceva più.
-Guarda!- Piper stranamente sembra sinceramente colpita e lo chiamò tirando la stoffa della sua maglia invece di strappargli quasi il braccio.
-Cosa?- osservò quella marea di libri che aveva davanti.
-C’è Hunger Games! E Gregor!
Osservò la ragazza correre da un estremo all’altro della libreria strillando di tanto in tanto nomi come “Eragon” e altri ancora.
-Nico- gli afferrò il polso con sguardo febbricitante –ti fidi di me?
-Emm…- no? –si!- accidenti!
-Devi leggere questi- gli mise in mano cinque libri in cui compariva a caratteri cubitali il nome “Gregor” –questi che sono della stessa autrice- altri tre libri su cui riconobbe il titolo Hunger Games –poi la saga di Eragon- altri quattro libri spessi il doppio su cui spiccavano le immagini di draghi –tutti questi di Licia Troisi- le braccia di Nico stavano per cedere sotto altri tre libroni che per quanto aveva capito ognuno valeva per tre su cui riuscì solo a leggere “mondo emerso”.
-Aspet…- provò a protestare.
-E la ragazza drago? O i regni di Nashira? Ti leggi anche questi.
Nico emise un gemito mentre la ragazza stava per aggiungere altri nove libri.
Perché la gente scriveva così tanto?
-E la sua nuova saga, Pandora.
Un altro libro. Non sentiva più gli arti superiori.
-E come dimenticare il Trono di spade?
Merda. Stava scherzando? Solo un libro di quelli ne comprendeva cinque che aveva in mano. Ed erano sette!
-Aiutami Nico che non ce la faccio.
Ok, si era arreso con quell’ultima uscita.
I libri gli caddero addosso, sommergendolo.
-Pips!- urlò da sotto quella valanga e agitando una mano che era rimasta miracolosamente fuori.
-Arrivo Nico!
Lo tirò faticosamente fuori mente alcuni addetti si precipitavano a vedere il casino che avevano combinato, guardandoli storto.
-Perché non mi hai detto che erano troppo pesanti?
Nico sospirò, colpendosi con il palmo la fronte.
-Potete aiutarci?- chiese la ragazza –Li prendiamo tutti ma non riusciamo ad arrivare alla cassa.
In quel momento si dimostrarono stranamente disponibili ad aiutarli e mentre una trentina di libri venivano portati via (Nico aveva anche aggiunto di nascosto la serie di Assassin’s Creed perché lo incuriosiva) i due si diressero nel reparto musica.
Presero un bel po’ di cd, con Piper che continuava a sorridergli e annuirgli. Ascoltarono un po’ anche con le cuffie che c’erano là cosicché il figlio di Ade si preparasse alle canzoni che gli aveva scelto la figlia di Afrodite e si stupì nel constatare che quasi tutti i generi di musica gli piacevano, dagli Imagine dragons ai Fall out boys e Taylor Swift.
Era al reparto dedicato alla musica classica, Piper ancora ad agguantare ogni cd che le capitava sotto mano al reparto pop, che la sentì.
Quella canzone era… era così… non aveva neanche le parole per descriverla e il fatto che fosse suonata al piano non faceva altro che fargliela preferire di più.
Prese il disco, leggendoci il titolo e i cantanti e prese tutti i loro cd.
Chissà come ma quella canzone gli aveva fatto ricordare Bianca. Ma l’immagine di sua sorella fu ben presto sostituita da quella di Will.
Arrossì al solo pensiero, guardando la copertina del disco che aveva in mano. Non notò la ragazza che gli si era avvicinata piano, con passo felpato e gli aveva appoggiato una guancia sulla spalla.
-La conosco- disse piano –è una canzone così bella e dolce. Molto romantica ma anche struggente, se vedi il video ti commuovi.
Nico stava già per fare un cenno affermativo col capo che si bloccò. Guardo male la sua amica.
-Stavi cercando di fregarmi?
-Io non l’ho mai detto, ti ho solo esposto come appare a me. Sai, ogni volta che l’ascolto penso a me e Jason nella nostra prima impresa.
Il suo sguardo si adombrò e Nico si promise che quel giorno avrebbe parlato con suo padre sulla questione “Leo”. Sempre che il padre rispondesse.
-Ti fa pensare alla persona che ami, non trovi Nico?
-Tks.
-A chi pensavi?
-Non sono affari che ti riguardino.
Sbuffò andando alla cassa, con la figlia di Afrodite che ridacchiava alle sue spalle. Diedero nuovamente lo stesso indirizzo e si accertarono che tutto arrivasse al campo alle cinque e mezza massimo.
-Possiamo andare da un parrucchiere?- chiese Piper –Va bene che non sono una fanatica come Draw ma accidenti! Dopo sta impresa mi ci vuole proprio una spuntatina, guarda! Sono secchi!
-Va bene- disse indifferente il figlio di Ade.
-Sì! E anche tu ti taglierai i capelli!
-Cosa? No!
-Ma se non riesco mai a vedere i tuoi occhi con il ciuffo che ti copre la fronte.
-A me piace così!
-In modo che le persone non ti possano vedere? Dai Nico, sei un bel ragazzo! Immagina la faccia che farà Will quando ti vedrà!
Il moro mi morse le labbra. Sarebbe stato divertente vedere la sua faccia, magari scattargli anche una foto con il nuovo cellulare. Ma non voleva, l’ultima volta era stata sua sorella a tagliarseli e adesso gli sembrava strano…
-Dopo andiamo a pranzare al Mc’Donald- lo pregò Pips.
-Ok, ci sto ma paghi te.


Angolo Autrice:
Uff! che capitoli lunghi che mi sono usciti oggi! Mi devo proprio odiare anche se so che voi state battendo le mani.
Comunqueeee… per ripicca non vi do il titolo della canzone di cui stavo parlando!
*fa la linguaccia*
Voglio vedere voi cosa pensate.
In ogni modo l’arredamento della cabina tredici lo volevo in stile moderno, non so se do l’idea e per ispirazione sono andata un po’ a vedere su internet e le cose che mi piacevano le ho un po’ modificate, forma, colore ecc…
Povero Nico che è stato attaccato dai libri. Non sapevo neanche quali mettere così ho scassinato un po’ la mia libreria personale. Stavo per scrivere anche “Percy Jackson e gli dèi dell’olimpo” ma mi sono fermata in tempo ahahaha
Che figuraccia avrei fatto! Ahahaha
*è fuori controllo*
Dai computer, è divertente!
*no, non lo è*
Che guastafeste….
A domani con il resto della giornata!
Ciauuu

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Capitolo 24
*** Giornata di shopping estremo -parte 2- ***


~~Nico

Nico si ritrovava seduto su quella sedia, con un asciugamano legato al collo e delle forbici che passava troppe volte vicino al suo collo. Stava sudando freddo.
E se quel barbiere avesse sbagliato a tagliare di qualche centimetro?
L’avrebbe sgozzato?
Dèi, lui volva vivere! Era giovane, aveva solo settant’anni!
Piper aveva già fatto. Il taglio era lo stesso di sempre ma le punte erano state accorciate di quattro dita e i capelli erano più lucidi e profumavano di gelsomino.
Lui non sapeva neanche come sarebbe venuto! La figlia di Afrodite voleva fargli una sorpresa e quindi aveva gentilmente chiesto al barbiere se gli poteva tagliare i capelli con le spalle allo specchio. Inutile dire che l’aveva mandata a quel paese.
Aveva sentito freddo alla testa quando un uomo era entrato e quindi non sapeva più che pensare. Lo stavano facendo pelato? Questo sì che sarebbe stato un ottimo motivo per non farsi vedere per un po’ al campo, soprattutto da una certa testa d’ananas…
-Nico!- stava dicendo Piper con il cellulare nuovo in mano. Sembrava voler sprizzare cuori rosa da tutti i pori –è un peccato che tu sia gay o avresti fatto strage di ragazze!
Il moro conficcò le dita nella pelle della sedia, trattenendo il respiro. Sentiva il sangue defluirgli dal volto. Nessuno si scompose.
Eppure…
Eppure pensava che l’avrebbero cacciato via a calci. Era gay! Lui era… era…
Non importava a nessuno?
Ancora intontito non si accorse che Piper si era alzata e gli aveva appoggiato le mani sulle spalle.
-Pronto?
Lui sbatté le palpebre.
-Co-cosa?
Non fece in tempo a capire che si trovò davanti il suo riflesso.
Si passò lentamente le mani ai lati della testa, dove una volta c’era una massa informe adesso i capelli erano tagliati corti ma comunque abbastanza da poterci affondare un terzo del polpastrello. Con una mano tremante si passò le dita tra i capelli della cresta, ancora lunghi, tirati in alto in una morbida onda che gli faceva un effetto vedo non vedo dell’occhio sinistro.
-Wow- disse mettendosi di profilo, guardandosi anche il retro della nuca con lo specchio che Piper gli stava porgendo.
-Già.
-È…- gli mancarono di nuovo le parole.
-Lo so.
-Mi stai dicendo cose senza senso?
-Esattamente.
Si guadarono per qualche attimo, giusto il tempo a Piper per scoppiare a ridere e a Nico di face un sorriso aperto. Quella forse era stata la sua miglior decisione in assoluto.
-Oddèi!- esclamò lei indicandolo.
-Che c’è?- chiese tornando serio.
-Hai le fossette!
-Emm… sì?
-Nico è una cosa adorabile! Ti obbligo a sorridere di più. Ci credo che Will sia caduto ai tuoi piedi!
-Pips!- gli sibilò dato che alcuni li stavano guardando –Uno: io e Will siamo amici- gli uscì un tono strano che sembrava più una domanda che affermazione –Secondo: non qui. Terzo: paga e andiamo al Mc, ho fame.
-Non hai paura che qualcuna o qualcuno possa saltarti addosso?- disse divertita ma andando comunque a pagare.
-Tks. Parla la figlia di Afrodite- borbottò sottovoce dandosi un’ultima occhiata allo specchio.
-Vieni adone, stammi vicino o rischi che qualcuno ti mangi.
-Non dire scemenze Pips- si lasciò prendere a braccetto e uscirono dal salone.

-Pips mi sento strano.
-Osservato?
Nico si diede una rapida occhiata intorno per vedere diverse ragazze che li guardavano.
-Scoperto credo sia il termine più appropriato.
-E dai Nico, ignorali e mangia il tuo hamburger! Non ho pagato io tutta sta roba per vederla specata!
-Ti ricordo che io ti ho preso il cellulare che costerà cinquanta volte sto pranzo.
-Cosa vuoi fare?- alzò un sopracciglio la ragazza prendendo un sorso di coca –Ricattarmi finché non estinguo il debito?
-Può darsi.
-Cosa?- ed ecco che aveva rialzato la voce.
“ignorali” si disse Nico mentalmente, appoggiando i gomiti sul tavolo e il mento sulla mani davanti a sé.
-Ti pare che io pagavo a tutti quei telefoni costosissimi solo per gentilezza? Potrò ricattarvi tutti.
-In particolare un certo dottore…
-Pips!
Ecco, appena era riuscito a mettere d parte il pensiero della sua testa d’ananas arriva Piper che me lo ficca a forza in testa.
Lei ridacchiò e si alzò. Nico la osservò, continuando a mangiare, mentre lei si spostava una ciocca da davanti agli occhi. E poi diceva a lui!
-Vado un secondo ad incipriarmi il naso.
-Piper se dici che vai in bagno non cambia niente.
-Ma è più elegante- sbuffò scuotendo la testa –Sei un caso perso. Io vado in bagno tu cerca di non cacciarti nei guai.
-Pips starai via solo cinque minuti!
-Non si sa mai- disse scompigliandogli i capelli affettuosamente.
-No- si lamento il moro sistemandoseli alla meno peggio –dai Pips, è un colpo basso questo, sei stata tu quella che ha insistito con i capelli, lasciameli così.
-Oh, ti ci sei già affezionato- lo prese in giro alzando gli occhi al cielo e scappò prima che il ragazzo le poté tirar addosso le patatine.
Prese il cellulare, osservando la foto che si erano fatti poco prima e che Pips gli aveva obbligato a mettere come blocco schermo, e iniziò a smanettare per prendere confidenza con quel coso. Nico ancora non capiva, se si poteva scaricare tutta la musica che voleva su quel robo allora perché comprare i dischi? Aveva senso? Sospirò, aprendo un’app e iniziando a giocarci. Era carino come gioco, con le carte, con i punti attacco e difesa e dovevi fare danni alla vita del nemico e metterlo k.o. sorrise contento ripensando a Mitomagia.
Quel gioco in passato era come una droga per lui.
Senza alzare gli occhi sentì un corpo sedersi davanti a lui.
-Pips mi stavo preoccupando non torn…- si fermò ad osserva la ragazza che non era decisamente la sua amica. Per riflesso strinse le labbra e assunse la sua solita maschera apatica.
-Tu sei?
Il tono era gelido e il sorriso dell’altra vacillò per un secondo, facendo accrescere il ghigno sulle labbra del moro.
La ragazza non sembrava sospetta, capelli castani e occhi verdi con una spruzzata di efelidi sul naso, magari aveva un anno più di lui. E non la smetteva di fissarlo.
E lui ODIAVA esser fissato.
Alzò un sopracciglio mentre l’altra ancora non si decideva a parlare, appoggiando una guancia sul palmo della mano per apparire svogliato, non staccando mai però gli occhi dai suoi. Lei avvampò, perché arrossiva?, e si affrettò a presentarsi.
-S-sono Melissa- disse porgendogli una mano che lui ignorò.
-E perché sei qua?- assottigliò gli occhi, facendole gelare il sangue.
Dèi, da quanto non si divertiva così tanto? Aveva dimenticato quanto poteva essere esilarante vedere la reazione delle persone che interagivano con lui.
-Io… beh… ecco volevo…
-Nico!- tornò Piper e rimase un secondo confusa da quella scena. Le due si scambiarono degli sguardi che il ragazzo non riuscì ad interpretare e poi la bruna di alzò.
-È stato un piacere Nico, spero di incontrarti di nuovo.
Lo salutò agitando la mano e lui si limitò a guardarla un lungo istante.
Piper imbronciata si lasciò cadere sul divanetto.
-Ma che voleva quella?- chiese il moro tornando nella sua modalità “normale”. La ragazza alzò le mani al cielo.
-Quanto sei stupido certe volte!
-Ehi!
-Fammi finire! Stava cercando- fece una pausa facendo un sorrisetto –di filtrare con te.
Nico rischiò di sputare la coca che stava bevendo addosso alla figlia di Afrodite.
-No.
-Sì.
-Non può essere.
-Ah, no?- assunse una posa più dritta, guardando alternativamente il tavolo e lui e sbattendo le ciglia disse: -S-sono Melissa.
Risero entrambi, attirando anche l’attenzione di qualcun altro che stava mangiando.
-Non ci credo Neeks, ti lascio cinque minuti e già ti si avventano addosso.
-Io continuo a non crederci- disse lui prendendo grossi respiri cercando di prender aria –Ma perché poi?
-Perché sei un bel ragazzo!- si massaggiò la fronte e lo guardo come se fosse stupido –hai il fascino di uno straniero e del bel tenebroso- Nico cercò di non riderle in faccia –e i tuoi occhi sembrano delle calamite e il nuovo taglio ti valorizza i tratti del viso delicati.
-Voi ragazze siete strane.
Piper incrociò e braccia, sicura che l’altro non avesse sentito neanche uno dei suoi complimenti.
-Uomini- sbuffò finendo il suo panino.

-Ok Nico, hai capito allora cosa fare?
-Sì Pips, tu invece?
-Certo! Non sono stupida.
-Ok, allora, devo prendere dello shampoo al limone, gelsomino, fiori di ciliegio, camomilla e miele, due per ognuno, accertarmi che siano tutti antiforfora, che rendano i capelli lucenti, contro le doppie punte e che gli ammorbidiscano. Poi dei flaconi di balsamo al tè verde e del gel per capelli, più del bagnoschiuma al cocco e alla lavanda.
-Sì- Piper fece una pausa –mi sembra che ci sia tutto.
-E tu?
-Niente colori troppo accesi o fluo, evitare cose troppo aderenti e preferibilmente in toni scuri, niente polo o maglioni col collo alto, se vedo della lana, anche se ne dubito visto che fa un caldo bestiale, non mi devo azzardare a prenderla perché a te fa venire un prurito pazzesco. Se vedo qualcosa di largo e comodo lo devo afferrare subito, come i jeans strappati.
-Brava Pips- gli diede la carta argentata –Ti consiglio di non fare tiri mancini dato che sai scegliendo il mio guardaroba.
-Sta tranquillo e ricorda quello che devi prendere dato che la mia casa può diventare molto vendicativa quando vuole.
-Non ne dubito- borbottò il moro.
-Tu stai in guardia o arriva Melissa!- gli disse agitando le mani davanti al suo viso e lui represse un brivido.
-Non ne parliamo più- disse entrando in un centro di benessere con i soldi dei figli di Afrodite in tasca. L’unica faccenda che toccava a Piper la doveva fare lui, era ironica come cosa. Alcune ragazze, neanche fosse qualche fenomeno da baraccone, lo fissarono tutte per qualche istante, giusto il tempo di dargli modo di dileguarsi oltre il primo scaffale.
Iniziò ad affrettare il passo.
Sarebbe stata dura.
Vide una chioma bruna e degli occhi verdi.
Molto dura.

-Hei Nico, finalmente, quanto ci hai messo?
Non si sprecò in cerimonie e la strattonò per il polso, correndo con ancora le buste in mano.
-Ma che succede? Un mostro?
-Peggio!- le disse zizzagando tra la folla. Si voltò a guardarla solo un secondo.
-Melissa!
La ragazza rise, correndo comunque insieme a lui per le vie di New York.
Si fermarono solo per riprender fiato, ormai stanchi morti e sudati. Alcuni pedoni gli girarono attorno lanciandoli delle occhiate di fuoco. Quanto erano suscettibili sti newyorkesi.
-L’abbiamo seminata?
Nico si lasciò sfuggire un sorriso, cercando di riprendere aria mentre sentiva il viso andargli a fuoco per la corsa. Loro due, il Ghost King e una dei Sette delle Profezia che hanno sconfitti i giganti e Gea, erano scappati da una mortale molto molesta.
Il moro lanciò un’occhiata ai sette sacchetti che avevano in mano la ragazza.
-Ma quanta roba ai preso?- chiese con la bocca aperta.
-Non preoccuparti- fece lei –Due sono solo di scarpe.
Gli ridiede la carta e lui se la ficcò in tasca restituendole i soldi avanzati.
-Adesso?
-Dobbiamo solo prendere dei barattoli di vernice, pennelli e dei teli e sperare di arrivare dagli prima che Argo parta senza di noi.
Si guardarono.
-Pronta?
-Certo.
Ricominciarono a correre per le vie trafficate della Grande Mela.

Angolo Autrice:
*cerca di scacciare Melissa*
Come ci sei arrivata qua?????
*ride sadicamente*
M: dov’è Nico?
N: ma muori!
Will *anche se non centra niente*: lascia stare il mio futuro ragazzo!
P: come osi intrometterti in questa bellissima coppia che fanno i miei pasticcini?? Muori sconosciuta che mi ha rubato il posto al Mc!!
Perché tutte a me???
Cosa ho fatto di male Zeus???
*si sentono dei tuoni*
Si, grazie! Ho capito alla perfezione *sarcasmo*
Vabbé, finalmente tutta sta roba della città è finita! New York mi stava facendo impazzire un po’.
*come se non fosse già pazza*
Chi è là??!!
*la tua coscienza babba!*
Ci mancava solo lei.
A domani
Ciauuu

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Capitolo 25
*** Ma chi è? ***


~~Will

Quel giorno era depresso. Da quando si era alzato alle sette e mezza di mattina ed era entrato in mensa non vedendo la sua pulce di era demoralizzato. Quindi era tornato al tavolo con i suoi fratelli, che continuavano a lanciargli occhiate abbastanza inquietanti  ma decise di passarci sopra dato che non era dell’umore giusto per le loro frecciatine. Austin non c’era, grazie al cielo, non faceva altro che punzecchiarlo quando erano da soli solo ed esclusivamente sull’argomento “Nico”, e non sarebbe comunque rientrato prima delle tre e mezza.
Anche Will voleva andare in città, vedere New York, girare per le vie affollate, stare da solo con Nico…
Ok, Will voleva la sua pulce, New York poteva anche andare a quel paese.
Chissà che cosa stava facendo, se si divertiva, se lo pensava.
Scosse la testa sconsolato, trafiggendo pigramente e, secondo i suoi fratelli, anche sadicamente i suoi pancake con i denti della forchetta. Ovviamente il moro non lo pensava! Adesso lo odiava, ne era sicuro. Ma lui non poteva cambiare le cose, sarebbe andato a scuola e poi voleva anche andare all’Università per specializzarsi in medicina.
-Will.
Non era colpa sua se il suo desiderio di diventare dottore le la sua grande cotta si scontrassero. Che doveva fare? Lui non aveva idee!
-Will!
-Eh?- rispose alzando piano la testa e guardando male un suo fratello che aveva interrotto le sue riflessioni.
-Stai uccidendo quei pancake.
Will si guardò il piatto dove, al posto della sua colazione, trovò solo dei pezzi triturati e spiaccicati, affogati nella salsa d’acero dorata. Allontanò il piatto facendo una smorfia con la bocca.
-Poveri pancake- sussurrò qualcuno.
-Per me è così giù perché gli manca un certo figlio d’Ad…
Will si alzò, rosso per l’imbarazzo e la strizza, e uscì dalla mensa.
Fantastico, ci mancavano solo i suo fratelli adesso.
Bene.
Benissimo!
Rallentò un po’ il passo. In effetti era vero che era diventato più scorbutico quella mattina. Ma di certo non centrava assolutamente nulla Nico! No. Era per…
Aggrottò la fronte.
Per…
Ma cosa stava dicendo! Era sempre colpa di Nico! Gli stava sempre in testa quella pulce, qualche giorno prima stava anche sbattendo contro una porta per causa sua!
-Will!- lo richiamarono correndogli dietro –Dai, Will, stavamo scherzando!
Il biondo si fermò sbuffando seccato.
-Dai, andiamo in spiaggia, facciamo una partita di pallavolo- proposero ma vedendo che lui se ne stava ancora muto aggiunsero –sta volta vinceremo noi, senza Austin sarà semplicissimo!
Avevano toccato un nervo scoperto perché lui non avrebbe mai perso ad una partita di pallavolo.
-Avete firmato la vostra condanna- borbottò facendo retromarcia e avviandosi alla spiaggia.
Forse, infondo, i suoi fratelli non erano così male.

-Sto morendo!- ululò Will stravaccandosi ancora di più sulla panchina su cui si era seduto con gli altri dopo la partita.
L’aria era afosa e il Sole picchiava e loro, in modo noto intelligente, erano rimasti sulla spiaggia fino a che la sabbia non diventò cocente.
Gli altri che s’erano portati le scarpe, Will non capiva il senso delle scarpe in faccia fino a quel giorno, erano andati via tranquilli mentre lui, con le sue inseparabili infradito, aveva dovuto saltellare e correre il più velocemente possibile.
I suoi magnifici fratelli lo presero in giro mentre il povero Will non poteva neanche vantarsi di averli stracciati dato che non stavano un secondo zitti.
Fu in un attimo che, giusto il tempo che chiudesse gli occhi per la stanchezza che provava, in solo respiro, due braccia gli circondarono il collo da dietro e un mento si appoggiava sulla sua testa. Will poteva sentire il suo petto, perché nonostante il profumo che aveva riusciva ancora a sentire lo stesso aroma di caffè e more, che gli premeva sulla spalle e alla base della nuca, le dita che sfioravano quasi senza accorgersene il suo torace.
-Spero che tu non sia troppo stanco testa d’ananas.
Will avvampò per il nomignolo mentre alcuni ridevano.
-Nico, sei tu?- domandò qualcuno guardandogli sopra la testa.
-Certo che è lui, perché fai ste domande?- lo rimproverò Will –Hai l’alzaimer?
Un braccio della pulce si appoggiò alla sua guancia mentre la mano gli dava un leggere carezza sui capelli.
Gli altri ridacchiarono e solo allora Will si rese conto in che situazione era.
Dèi, Nico di Angelo sembrava coccolarlo! Non che lui si dispiacesse, ovvio ma chissà cosa penserà la gente. Cioè, a lui stava anche bene, non gliene fregava di meno, ma quando aveva scoperto l’omosessualità del moro… beh, in quel frangente stentava a riconoscerlo.
Sbatté più volte le palpebre.
Il moro lo stava abbracciando? E parlando?

Piper era una santa.
Non c’era altra spiegazione logica.
Tornò al presente a causa di due mani che gli stavano tirando le guance.
-Will? Ci sei?- la voce della pulce più che preoccupata era divertita.
-Ahia!- si lamentò scacciando quelle mani curiose e girandosi verso il più piccolo.

Wil guardò un secondo Nico, si voltò di nuovo verso i sui fratelli per poi tornare sulla pulce.

Arrossì fino alla punta dei capelli.
Chi accidenti era quello??
Lo “sconosciuto” era chinato leggermente verso di lui, un sorrisone sulle labbra (Will pensò di svenire appena adocchiò e fossette), la cresta che, abbastanza lunga, gli copriva un occhio, una canotta blu scuro larga (qui il dottore voleva gridargli di coprirsi perche riusciva a vedergli senza alcuno sforzo fino a metà sterno) e dei pantaloncini a mezza gamba grigio chiaro della tuta.
-Tu..?- continuava a ripetere come un disco rotto, l‘indice puntato contro e gli occhi sgranati
-Io!- disse allora il moro passandosi una mano nel nuovo taglio di capelli. Will non riuscì a dire niente, incantato dalla mano che passava veloce in quelle ciocche scure. Lo voleva farlo lui! Fu tentato di rimuovergli la mano e continuare personalmente.
-Will accidenti te l’ho ripetuto un milione di volte, smettila di fissarmi! Oggi ho già dovuto subire troppo quando sono andato in città.
-Ma..?
Click.
Will sbatté le palpebre, abbagliato per un secondo da un flash. Si riprese vedendo Nico smanettare con un cellulare e rimetterselo in tasca.
-Scusa- si giustificò allora –Pips voleva una foto della tua faccia appena mi avresti visto.
-Cosa?
-Ragazzi ma è così da stamattina?- chiese il moro agli altri dietro le spalle del biondo, passandosi un mano sul viso.
-No, prima era molto peggio. Sembrava un zomb…
Will tappò prontamente la bocca di suo fratello.
-Ma cosa dici!- fece una risata nervosa lanciando un occhiataccia ai suoi parenti.
Nico scrollò le spalle, con un piccolo ghigno sul viso.
-Comunque, devi venire con me testa d’ananas.
-Dove?- adesso era confuso. Nico sbuffò alzando gli occhi al cielo.
-Mi avevi promesso che mi avresti aiutato a ristrutturare la cabina, ricordi?- prese un pennello che gli spuntava dalla tasca posteriore e glielo porse –Muoviti che la roba arriva tra trenta minuti.
-Aspetta- Will prese il pennello –tu vuoi imbiancare la tua cabina, che è enorme, in trenta minuti.
-Sì- gli disse scandendo bene –ma che hai oggi? Sembri un idiota.
Non poteva mica pretendere che dopo quello che era successo il giorno prima andasse tutto di nuovo rosa e fiori?
Lo guardò bene in faccia.
Ok, sì. Ci credeva. E infondo, era diventato davvero idiota? Certo che voleva passare un po’ di tempo con la pulce!
-Arrivo!- disse balzando in piedi e salutando tutti, ignorando deliberatamente gli occhiolini e i sorrisetti che gli rivolgevano.
“Stupidi frateli”
-Muoviti Will- lo prese per il polso e cercò di ignorare la piccola scarica elettrica che gli era risalita fino alla nuca –Aspettano solo noi e ho paura a lasciarli da soli con sei secchi di vernice.
Will rise, correndo al suo fianco anche se era stanchissimo.
-Stai bene così- riuscì a dirgli.
-Gr-grazie- farfugliò il moro mentre un leggero rossore gli saliva per le guance.
Will lo trovò adorabile.


Angolo Autrice:
ed ecco che ritorna il miele genteeeee! Ma che dolci sono questi due??
La reazione di Will!
Ma chi è?
Oddèi Will, riconosci l’odore di caffè e more e no lui?
Oggi ti stai rincitrullendo per bene!
Ok, vi lascio in pace a crogiolarvi in tutta questa dolcezza.
A domani
Ciauu

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Capitolo 26
*** NICO+WILL -con un Nico arrabbiato e un Wil imbarazzato- ***


~~Nico

Stai bene così
Nico sentiva ancora le guance ardere per l’imbarazzo, non che lui arrossisse molto o frequentemente, ma era comunque una sensazione strana. Per questo continuò a trascinarlo senza guardarlo in volto, temendo che potesse arrossire nuovamente.
Lui era il Ghost King! Non poteva arrossire!
Arrivarono quasi alla porta della sua cabina e il moro fu sollevato di vedere tutti i suoi mobili vecchi fuori, accatastati sull’erba. Almeno i suoi amici avevano quel tanto di cervello da pensare che sarebbero stati solo un impiccio.
-Percy, smettila subito!- si sentiva la voce di Piper –Vuoi rimanere una testa fosforescente per il resto della tua vita? Sai che Nico si vendicherà.
-Percy, giuro che ti lascio se rimani rosa.
-Ma Annie, metterò una parrucca! O fonderò una band con Jason.
-Sta zitto testa d’alghe, io voglio tornare biondo.
-Cosa succede qui?- Nico spalancò la porta quando ne ebbe abbastanza di origliare. Alcuni lanciarono degli urli per la sorpresa, Percy, Piper fece uno sguardo omicida al figlio di Poseidone, Annabeth sbuffava alzando gli occhi al cielo e Jason scuoteva la testa sconsolato.
Subito vide la grande scritta bianca sulla parete nera (come non vederla?), seguita da un cuore poco più in basso.
NICO+WILL
Che cazzo avevano combinato?!
-Che succ..?- Nico sbatté la porta in faccia alla testa d’ananas prima che vedesse la scritta, o il cuore.
-Voi- disse tremendamente arrabbiato puntandoli il dito contro –cancellerete quella scritta in dieci secondi, giusto il tempo che mi inventi una scusa con Will per avergli quasi frantumato il naso. E quando rientro voglio vedere la parete bianca, chiaro Percy?
-Ma perché io?- si lamentò e Nico gli lanciò il pennello che aveva nella tasca posteriore, prendendolo in fronte.
-Muovetevi!
Con rinnovata calma aprì l’uscio, stando bene attento a non mostrare l’interno della cabina e chiudendoselo velocemente alla spalle subito dopo. Will lo osservava, massaggiando il naso dolorante.
Nico sospirò, prendendo leggermente la mano che si era posato sul volto, e osservò la gravità del danno.
Il naso era un po’ gonfio e arrossato ma nulla di più. Almeno non glielo aveva rotto.
Lo guardò, facendogli capire che, nonostante non l’abbia detto a parole, e che non lo dirà mai, gli dispiaceva per come si era comportato due giorni prima.
-Tutto bene testa d’ananas?
-Più o meno- disse il biondo arrossendo (che avevano tutti quel giorno??) e abbassando lo sguardo. Solo allora Nico si accorse di essersi avvicinato fin troppo, solo per poter contare le lentiggini che aveva sul naso l’altro. Si ritrasse, cercando di sembrare calmo.
-Credo che adesso possiamo entrare.
-Basta che sta volta non mi fai un occhio nero pulce.
-Sta zitto testa d’ananas.
Entrarono, Nico con gli occhi ben aperti, ma non c’era alcuna traccia del graffito di poco prima, sostituito da un’orrida barca che stava navigando sul mare.
Percy stava disegnando le onde, gli ippocampi, anche se Nico non era sicuro fossero creature della mitologia greca, e i tritoni; Jason si era messo a fluttuare, disegnando nubi temporalesche e fulmini; Annabeth stava mettendo i dettagli alla nave, come ad esempio il timone e Piper aveva disegnato due innamorati sporsi sul parapetto.
A Nico ricordò vagamente la scena del Titanic… beh, se i due protagonisti fossero stati semidei almeno la scena sarebbe stata la stessa, ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
-Will?
Guardò stranito il biondo che con un sorrisone sulle labbra si avvicinava velocemente al quartetto, con il pennello già in mano, e velocemente faceva un Sole stilizzato con tanto di occhiali e un arcobaleno sopra i due amanti.
-Che cosa state combinando?!- tuonò ormai esasperato il moro prendendo due pennelli e iniziando a coprire il disegno.
-No, la mia Solangelo- gemette Piper e Nico e Will si fermarono a guardarla.
-Cosa?- erano confusi.
-Niente!- risposero i quattro in coro. Nico lasciò stare, non conoscendo ancora il mondo della fan girl, reputò che Pips avesse sbagliato a pronunciare il suo cognome, mentre Will sentì, nuovamente, le guance andare a fuoco.
-Teste fluo!- chiamò Nico –voi due dipingerete quella parete. Ragazze, voi quella opposta.
Nico voleva esser sicuro che i due gruppi si trovassero il più lentamente possibile, guardò l’orologio al cellulare e quasi gli venne un infarto nel constatare che mancava solo un quarto d’ora prima dell’arrivo di tutto quello che avevano preso lui e Piper.
-Percy usa le tue cose da figlio di Poseidone e vernicia subito sti muri!- ordinò.
-Ma io governo l’acqua!
-E io i defunti, Jason i venti e Will per poco non resuscita i morti quindi se abbiamo finito con queste ovvietà… muoviti Jackson!
Una volta che riuscirono a far capire al figlio di Poseidone che una parete dovesse essere pitturata color mogano invece che bianco (cit. “Ma voi siete pazzi” –Percy), e dopo asser stati schizzati più che abbastanza a causa della pessima mira di Percy, Nico prese il polso di Jason e lo mise in mezzo alla stanza.
-Ma perché solo una parete scura?
-Zitto testa d’alghe, non sai niente di desing!
Nico lasciò che Annabeth gli spiegasse a mezza voce cosa come il fen shui e altro, rivolgendosi al superman verde.
-Asciuga.
-Come scusa?
-Jason!
Will lo trattenne per le braccia prima che saltasse addosso all’amico e gli sussurrò di rimanere calmo. Jason gli lanciò un’occhiata che era tutta cuori rosa e fiori hippy arcobaleno a cui Nico rispose con un stizzito e frustrato: “Tks!”
Il verde eseguì comunque, con grande sollievo della sua ragazza che temeva che Nico l’avrebbe ucciso seduta stante, e una pulce soddisfatta.
-Bene, adesso dobbiamo togliere solo il nastro adesivo e il telo a terra e sul soffitto.
-Sei sicuro di non voler pitturare anche il soffitto?- gli domandò Percy ma ricevette solo un’occhiataccia.
-Ragazze fate voi che noi andiamo a vedere se la roba è arrivata.
-Aspetta un secondo Neeks- disse Percy a metà strada –Come dovremmo portare tutti i mobili dalla collina fino alla tua cabina?
Nico ghignò, cosa che non piacque a nessuno dei tre e scrocchiando le dita, portando le mani intrecciate avanti disse con nonchalance:
-Secondo voi perché ho chiesto l’aiuto dei semidei più muscolosi del campo?

-Non là Jackson! Deve andare più a destra!- Piper dirigeva perfettamente i ragazzi, aiutata da Annabeth, per la disposizione dei mobili.
-No, Nico aspetta a trapanare!- urlò la bionda –Metti la scrivania un po’ più su! Non così, non vedi che è storta? Aspetta arrivo e vi aiuto, Will, anche te però, ste cose si vedono!
-Nico- lo chiamò in contemporanea Piper –Il lampadario lo vuoi sopra il letto o in mezzo alla stanza?
Il moro osservò Jason diventare paonazzo per lo sforzo di sorreggere sé e il lampadario in aria.
-In mezzo- rispose –Non vorrei che nel cuore della notte mi cada addosso “accidentalmente”.
Nico non si fidava più di tanto adesso che Jason e Percy gli avevano promesso vendetta per i capelli, lì era riuscito a scagionarsi in mancanza di prove, e per la faticaccia dei mobili.
-Percy cosa stai facendo? Non dormire sul divano… oh! Si può separare? Ma che forza! Fa posto testa d’alghe.
-Hey!- li riprese Will che stava trasportando parte del letto –Muovetevi sfaticati!
-Ma io ho fame!- disse Percy portandosi una mano allo stomaco.
-Sono solo le sei e mezza testa d’alghe e ti ricordo che dovrete aiutarmi tutti a finire qua se volete il vostro cellulare.
Tutti mugugnarono mogi mogi.
-Nico gli hai fatto vedere quel video che ti ho mandato?- il moro osservò Piper ridere maligna, prendendo il cellulare.
-Non osare…- la minacciò correndole incontro e cercando di straparla l’apparecchio di mano.
-Dai Nico! È divertente! Prometto che poi stiamo qua fin quando non abbiamo finito, anche se salteremo la cena.
-Io non voglio saltare la cena!- si offese Percy e Piper lo fissò negli occhi.
-Se occorrerà, tu salterai la cena- disse con la lingua ammaliatrice e Percy annuì in trance. Jason fece un impercettibile passo indietro mentre Annabeth scrollava il suo  fidanzato cercando di farlo rinvenire.
Nico sbuffò e la figlia di Afrodite di diresse sul divano, mettendosi in mezzo, subito seguita da tutti gli altri, compreso Will.
Nico decise di scappare in un altro paese.
-S-sono Melissa.
Si sbatté una mano in fronte.
Adesso, voleva morire.
Ci fu un altro scambio di battute e poi il video finì.
-Ma chi era sta qua?- chiese Percy.
-La prima spasimante di Nico che ha avuto il coraggio di parlargli!- disse inorgoglita, peggio di una madre.
Tutti scoppiarono a ridere e neanche Will riuscì a rimanere serio a lungo data l’espressione imbronciata che aveva assunto la sua pulce in quel momento.
-Lo ha pedinato anche nel centro benessere dove l’ho mandato a comprare delle cose per la mia casa.
Nico rabbrividì al ricordo.
-E abbiamo corso per tre isolati prima di esser sicuri che l’avessimo seminata- sottolineò alzando gli occhi al lampadario nuovo di zecca.
Rimase lì, ad aspettare che i suoi amici finissero di ridere, sbattendo il piede più volte sul pavimento coperto dal morbido tappeto e sedendosi sul letto. Se doveva aspettare tanto valeva farlo comodi.
-Scusa Nico- disse ansimando Annabeth –ma ammettilo, è esilarante.
Il moro fece un cenno mentre sistemava i libri sugli scomparti sotto il materasso e sulla libreria alla parete. Alla fine non era così male, le poche cose che rimanevano da sistemare poteva metterle a posto il giorno dopo.
-Allora- disse Percy sbattendo le mani e sfregandosele con una strana espressione in volto –facciamo una foto di gruppo?
Il moro avrebbe tanto voluto dire: “No, preferisco accendere e guardare la mia nuova televisione in santa pace e magari giocare ai videogiochi” ma appena la testa d’ananas gli prese la mano le parole gli morirono in gola.
Utilizzarono il suo cellulare, anche se lui minacciò di morte Percy se l’avesse fatto cadere, e si misero in posa. Percy e Annabeth abbracciati in primo piano, seguiti da un Nico imbronciato e Will che cercava di far spuntare il suo –bellissimo a detta di una testa d’ananas- sorriso e dietro Piper e Jason che si sorridevano felici, quasi iniziando a pomiciare.
Quasi.
Nico gli avrebbe strangolati entrambi dato che era la sua cabina quella.
-Sorridete ragazzi!- esclamò Percy.
Cinque.
Will gli stuzzicò il fianco facendogli il solletico.
Quattro.
Lo fece di nuovo e il moro incurvò le labbra.
Tre.
-Se non sorridi chiamo Melissa- gli sussurrò il dottore, consapevole che Nico avrebbe fatto un vero sorriso.
Due.
Will si perse a contemplare il moro e le sue bellissime fossette.
Uno.
Poteva? Doveva? Lui voleva.
Click.
Nico prese il cellulare con una mossa fulminea e osservò la foto. Ignorò tutti e ingrandì su lui e Will. Ecco, lo sapeva.
Il suo viso era sporco di vernice sulle tempia destra e sul mento, anche il ciuffo ormai era più bianco che nero. L’espressione era venuta a metà tra la sorpresa e la felice, con le labbra a formare una piccola “O” e gli occhi leggermente ristretti mentre il dito di Will affondava nella sua guancia. Il biondo, al contrario guardava lui invece che in camera.
-Will!- urlò sentendo lo stomaco contorcersi. Intanto che era distratto qualcuno gli soffiò il telefono.
-Oddèi che dolci!- disse Annabeth quasi sbavando sul telefono.
-Nico posso inviarmela un secondo?- chiese innocentemente Piper.
Smanettarono per un po’ le due nel frattempo che Nico chiedeva spiegazioni a Will.
-Ecco Neeks- le due gli diedero nuovamente il telefono, correndo dai loro fidanzati e annunciando che sarebbero andati al padiglione della mensa.
Le due scapparono prima che Nico si rendesse conto che come salva schermo e blocco aveva l’ingrandimento di lui e la testa d’ananas.
-Dai andiamo anche noi- il biondo gli tese la mano ma Nico si buttò sul letto, sentiva tutta la spossatezza della giornata piombarli come un macigno sulle spalle.
-No- mormorò stringendo forte il cuscino –Sono troppo stanco.
-Nico…- lo chiamò dolcemente l’altro agitandolo per una spalla.
Il moro alzò un braccio lentamente, circondando il collo di Will.
-Dai, staremo poco e po…
Non gli fece finire la frase che lo strattonò in modo tale che cadesse sul materasso e poi lo bloccò stendendosi sul suo petto e mettendo i gomiti ai lati de viso del biondo, sostenendo il capo sui palmi.
-Will- disse avvicinandosi alle viso rosso dell’altro –Mi porti te la cena?- gli soffiò all’orecchio, posando la testa sulla sua guancia che scottava ormai.
-C-cer-certo- borbottò quasi in iperventilazione il biondo ma subito senti il corpo freddo dell’altro scostarsi e buttarsi alla sua sinistra, affondando il viso ancora nel cuscino.
-Grazie Will, sei veramente gentile- agitò la mano verso la porta –Io ti aspetto qua, promesso.
Il biondo si mise su puntellandosi sui gomiti, felice che l’altro non lo potesse vedere in faccia. Si alzò, con ancora il cuore a mille e si affrettò a uscire dalla stanza, non senza prima esser sicuro che l’altro non fosse morto soffocato dal cuscino.

Quando tornò ritrovò il moro ancora a letto, a pancia in su e gli arti divaricati sul nuovo materasso, con tanto di gamba penzolante per il bordo. Si avvicinò lentamente stando attento di non fare rumore, posando i piatti sulla nuova scrivania. Attentamente si sporse sul letto, mettendo un ginocchio sul materasso, per veder bene la sua espressione e quando fu certo al cento per cento che stesse dormendo sospirò, non sapendo se per la gioia di non parlare di quella situazione imbarazzante di poco prima o la tristezza di aver passato solo poco tempo con lui. Delicatamente lo sistemò meglio nel letto, gli tolse le scarpe e scostò il lenzuolo leggero per coprirlo. Poi, sempre cercando di non far alcun rumore si levò le infradito e la maglia, visto che lui non riusciva a dormire con, e sistemò gli indumenti per terra, ai piedi del letto. Andò anche lui sotto il lenzuolo e tentennante portò una mano sul fianco del moro, attirandolo più a sé e poggiando la testa sul suo petto, per ascoltarne i battiti cardiaci.
Aspettò che il sonno venisse a prenderlo mentre Nico lo stringeva inconsciamente.


Angolo autrice:
cosa ci fate ancora qua?? Andate al prossimo capitolo su!

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Capitolo 27
*** Telefonate imbarazzanti ***


~~Will

Will si svegliò da quel dolce tepore a causa di una mano che gli scompigliava leggermente i capelli, non che a lui non piacesse, anzi, spinse di più il capo contro quelle carezze, ma sfortunatamente gli avevano interrotto un bel sogno…
Sogno che come al solito non si ricordava.
-Will- gli sussurrò una voce all’orecchio.
Mugugnò infastidito, affondando ancor di più la testa in quel cuscino tanto fresco quanto morbido. Sentì un piccolo sbuffo e qualcosa di freddo sulla sua tempia. Strinse il cuscino, non sapendo neanche lui bene perché stesse sorridendo e ripiombò nel mondo dei sogni quando il suo guanciale iniziò a muoversi.
Non era più così sicuro che fosse un cuscino.
Si svegliò nuovamente sentendo delle dita percorrergli tutto il tratto della spina dorsale, dalla base della nuca fino a poco più sopra del limite dei pantaloni.
Sbatté le palpebre, senza però muoversi. Gli piaceva il modo ipnotico con cui le dita facevano su e giù.
Cercò di mettere a fuoco quella figura che aveva vicino. Poco dopo le guance si imporporarono vedendo Nico di Angelo, senza maglia (eppure Will era sicuro che ce l’avesse quando lo aveva messo a letto), con una mano intento a continuare ad accarezzarlo e con l’altra tenente la custodia di un cd che non fece in tempo a riconoscere. Lentamente il moro aveva spostato le sue iridi scure su di lui, sgranandole un po’ quando l’aveva visto sveglio. La mano che aveva posato sulla schiena del biondo si fermò a metà strada. Contemporaneamente il più piccolo staccò la mano dalla sua pelle e buttò, in un mucchio lì accanto il cd.
-Buongiorno- disse calmo nonostante i gesti compiuti poco prima –Non volevo svegliarti.
-Tranquillo- replicò il biondo appoggiando la guancia sul cuscino e inclinando leggermente il viso per continuare a guardarlo.
-Will?
-Mmm?- rispose stringendo il guanciale.
-Sai che quelle sono le mie gambe?- il dottore divenne una statua di gesso –E che se continui così il sangue non mi arriva più ai piedi?
Will si scostò, come se quel contatto gli bruciasse la pelle e imbarazzato più che mai iniziò  borbottare delle scuse sconnesse.
Vide Nico, appoggiato alla testiera del letto con le braccia incrociate, che man mano che continuava con quel suo monologo, sorrideva sempre di più, cercando di non scoppiargli a ridere in faccia.
Quanto voleva fargli andar via quel sorrisetto! Magari con un bacio…
No! Will riprenditi!
Lo vide stiracchiarsi, allungando gli arti superiori sopra la testa, reclinata all’indietro, e il corpo teso. Lo osservò mentre estese le dita della mani e poi pian piano le ritrasse fino a formare dei pugni. Sentì le ossa scricchiolare, mani, collo, qua era rabbrividito perché pensò subito ad una persona che se lo fosse spezzato, e spina dorsale. Contro la sua volontà non riuscì a distogliere lo sguardo delle vertebre che erano pronunciate sul quel corpo pallido, che a ogni suo movimento si muovevano sinuose.
Will ne stava diventando certo.
Nico poteva benissimo essere un gatto.
-Vieni qua.
Will lo fissò.

-Eh?- credeva di aver capito male ma il picchiettio del palmo della sua mano pallida sulla sua coscia.
-Non mordo mica e ormai sembri esserti abituato a usarmi come tuo personale cuscino.
-Io…
-Testa d’ananas non era un invito quello di poco fa, ma un ordine.
Will quindi si riavvicinò, posando la testa come la teneva prima, mentre il moro accendeva la televisione con il telecomando che aveva affianco. Will si chiese quando l’aveva preso.
Guardarono per un po’ la televisione prima che una nuvoletta si materializzò davanti ai due.
-Pronto?- disse Nico mettendo il muto alla tv.
-Nico!- trillò una voce e poco dopo e subito apparve il volto sorridente di Hazel. La sorella cercò di non far vedere il suo stupore alla scena che ebbe davanti. Insomma, suo fratello e quel Solace, a torso nudo, sperò che sotto il lenzuolo indossassero qualcosa almeno, con la testa del biondo sulle sue gambe…
-Emm… interrompo qualcosa?- chiese cercando di non fissare troppo il biondo.
-No, Haz. Tranquilla.
Una parola per il fratello.
Si vedeva lontano un miglio che lei e Solace erano a disagio mente il moro sembrava che si stesse divertendo un mondo a vedere le loro facce arrossire fino a quasi diventare viola. La sorella, dopo l’ennesimo ghigno decise di giocar anche lei.
-Voi due siete fidanzati quindi?
Lei e il fratello si fissarono in cagnesco nel frattempo in cui Will tossiva, rischiando di soffocarsi con la sua stessa saliva.
-Nico quando verrai a trovarmi me lo devi presentare- fece una pausa in cui le guizzò un lampo negli occhi –Spero per il biondo che non ti abbia fatto male.
Nico serrò la mascella, fulminando la sorella quando, dopo aver dato di sfuggita una seconda occhiata a Will si accorse che tra un po’ sarebbe collassato.
-Haz, mi stupisco che tu possa pensare certe cose- nascose il divertimento nella voce dando delle piccole pacche sulla schiena del dottore, nel faro Hazel poté constatare con un sospiro di sollievo che avevano entrambi i pantaloni e ne fu contenta.
-Scusa ma se ti chiamo alle otto di mattina e ti vedo a letto con lui cosa dovrei pensare?
-Che abbiamo fatto un pigiama party?
Si guardarono per poi scoppiare a ridere.
-Scusate, ma anche voi! Vi siete messi in una posizione ambigua!
-Haz! Non voglio sapere come fai a pensarle ste cose e ti vorrei ricordare che ho quattordici anni! E lui…- guardò Will che cercava di respirare regolarmente –Quanti anni hai testa d’ananas?
-Quindici pulce.
-Che dolci, già i soprannomi! Diventerò suocera!
-HAZ!
-Ok, scusa, scusa. Volevo solo sapere quando verrai a trovarci dato che Reyna non fa altro che chiedermi come stai.
-Non lo so- disse massaggiandosi gli occhi con aria stanca –Ti chiamo sta sera per mettere a posto le cose, ok?
-Bene fratellone- gli sorrise raggiante e quando il moro alzò gli occhi al cielo la ragazza guardò male Will.
-Aspetta un secondo Haz- disse Nico poco prima che la sorella chiudesse –Cosa volevi insinuare con quel: “spero che il biondo non ti abbia fatto male?”
-Emm…
-Io non intendo stare sotto! Né ora che ho quattordici anni né quando ne avrò venti!
-E tu come fai a saperle ste cose?- lo scimmiottò ma decise di scappare via prima che il fratello fosse esploso.
Will si domandò, affondando la testa in un vero cuscino, ancora mezzo morto dall’imbarazzo, che razza di individui erano gli eroi del campo.

Angolo Autrice:
Sono ancora qua!!!!!!
*Tutti cantano “we are the campions”*
Mi sono fatta perdonare con questi capitoli? Spero.
Nonostante anche oggi abbia dormito neanche tre ore in tutto ecco a voi il capitolo! Ma quanto sono carini e pucciosi? Will finalmente gli tocca la fossetta! Volevo farlo anche io!! *piange* Si vede che sono abbastanza instabile oggi?
E Hazel che stuzzica il fratello… povero Will, stava per morire dall’imbarazzo.
Comunque…… internet sta facendo lo stronzo e che non mi fa collegare quindi sinceramente non so se riuscirò a postare *sta volta non è un’esercitazione perché è da una settimana  che fa così* quindi dovrò aspettare i suoi comodi.
Alla prossima allora *ammazzate intenet*
Ciauuuu

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Capitolo 28
*** Doni ***


Nico
 
 
Erano passati quattro giorni da quando si era messo d'accordo con sua sorella. Giorni nei quali aveva cercato di abituarsi alla tecnologia del ventunesimo secolo. Ricordava come quando era dovuto correre da Will in accappatoio -non sapeva neanche lui perché il trenta per cento delle volte si incontrassero così- per farsi spiegare come si mettesse il gel. O come dovesse funzionare un computer, lo stereo, il lettore cd o... Un mucchio di altre cose, erano così tante che non se le ricordava quasi più. 
Era riuscito a finire di leggere un libro che Piper gli aveva letteralmente scaraventato addosso e sia la figlia di Afrodite che quella di Atena erano state bel liete della notizia. 
"Non è facile leggere quando sei dislessico e soffri di deficit dell'attenzione" avevano detto ma il moro aveva evitato di dire che per lui era abbastanza semplice avendo vissuto più di ottant'anni in un hotel dove dovevi seguire le istruzioni che il videogioco dava. 
Oh, la prima partita che avevamo fatto lui è Will contro Percy e Jason...
Praticamente i tre si erano suicidati da soli tanto non sapevano cosa fare! E li prendeva ancora in giro, soprattutto per le teste ancora fluo. C'era da dire che però non gli dispiacevano più tanto quei colori. Beh... Finché rimanevano su di loro gli andava bene. 
Pensò che gli sarebbero mancati i suoi amici, anche se sarebbe stato via solo una settimana. Non aveva saputo decidersi se invitare la testa d'ananas o no.. Sua sorella quando voleva poteva essere terribile e Wil ne sembrava terrorizzato quindi non gli aveva proposto nulla. 
Ed eccolo là, chino sul suo armadio a cercare qualcosa da mettere mentre ancora stava sgocciolando sul pavimento, con solo un asciugamano a coprirlo. Piper aveva incasinato un bel po' di cose là dentro e Nico non sapeva mai come abbinare i vestiti. 
Rosso e blu?
Ricordava vagamente che la ragazza gli aveva detto qualcosa a proposito ma non ricordava se positiva o negativa. 
Mm...
La porta della sua cabina sua si spalancò e lui immediatamente saltò sul posto cercando di coprirsi come meglio poteva. 
-Testa d'ananas!- abbaiò contro il biondo che era entrato come una furia senza bussare. 
Nico aveva già accennato alla percentuale dei loro incontri dove lui era quasi totalmente nudo?
-Oh santo Zeus scusa!- Will si coprì subito gli occhi, lasciando però la porta ancora aperta, con la sua mano sulla maniglia. 
Nico gli tirò addosso una maglietta grigia attorcigliata che lo colpì alla spalla. 
-Chiudi! Non credo che tutti il campo voglia vedermi mezzo svestito!
-Se vogliamo fare i pignoli tu sei molto più che..
-Will finisci la frase e giuro che io..
-..mezzo svestito. 
Nico prese il primo libro che gli capitasse sotto mano, il primo volume del "trono di spade", e camminò contro la testa d'ananas che stava correndo nella cabina, cercando di non ricevere una librata in testa. Quando voleva la pulce diventava fin troppo aggressiva. 
-Non uccidermi!- ululò ormai all'angolo mentre entrambi cercavano di regolarizzare il respiro. Nico si teneva una mano sull'asciugamano, evitando che gli scivolasse dai fianchi e finisse a terra. 
-Brutta testa d'ananas che non sei altro, come osi implorare pietà?
-Ma io porto doni!
Il libro si fermò ad un soffio dai capelli biondi dell'altro. La pulce alzò un sopracciglio curioso, senza però spostare il libro. 
-Doni?
-Sì certo!- Wil spostò il libro e lo rimise sulla scrivania delicatamente -è fuori dalla porta, vieni- afferrò il moro per una mano e spalancò la porta.
Ormai quasi nessuno badava più al figlio di Ade quando girava conciato così -a parte il coach che gli urlava ogni volta "scostumato" e lo inseguiva con la clava- tutti si erano abituati ormai dato che non era raro che Will lo facesse uscire sempre nei momenti meno opportuni. 
I fratelli Stoll lo salutarono alla loro maniera -fischiando- e Will li lanciò un'occhiataccia. 
-Ecco qua!- gli porse una scatola lunga e sottile nera. E non molto pesante. Perché accidenti gli aveva fatto un regalo? Doveva ricambiare? Perché Will lo fissava in quel modo con quei suoi zaffiri?
-Apri dai!
Alzando gli occhi al cielo apri la scatola, trovandoci dentro una..
-Una pianola?- chiese confuso. 
-Sì- sorrise abbagliandoli il medico -così potremmo esercitarci anche al campo Giove o quando tu avrai voglia. 
Si fissarono e nessuno disse niente. 
-Emm..- il biondo si grattò la testa imbarazzato -Non ti piace? È un'idea stupida? Lo sapevo che non dovevo..
-Ehy- Nico gli mise una mano sul braccio per fare in modo che il biondo alzasse la testa ma sembrava su un altro pianeta -Will?- ritentò ma niente -Solace sai che odio essere ignorato quindi smettila di fare la femmina e guardami negli occhi!
Se anche quello non avesse funzionato lo avrebbe preso a sberle. Fortunatamente invece il figlio di Apollo alzò la chioma dorata, facendo scontrare le sue iridi cerulee con quello d'onice del moro.
-Vedo che il cervello ti funziona ancora- disse sarcastico ma l'altro non sorrise neppure tanti era depresso in quel momento. 
-E va bene! GRAZIE! Contento? È un bellissimo regalo ma come dovrei reagire? Saltandoti addosso abbracciandoti? Sono mezzo nudo ma non idiota!
Will -come si aspettò- probabilmente non ascoltando neanche una parola del discorso, lo strinse facendogli scricchiolare le ossa della schiena. 
-Mi uccidi così testa d'ananas!- protestò cercando di non soffocare e anche di non far cader ne l'asciugamano ne la pianola.
La presa si allentò e il moro, terribilmente imbarazzato, rientrò nella cabina, facendo però un cenno al biondo di seguirlo. 
Appoggiò lo strumento su uno scaffale vuoto, proprio accanto ad una piccola statuetta di Ade che era l'unico ricordo che gli era rimasto della sorella. 
-Quindi anche tu verrai?- chiese il moro girato di schiena, infilandosi dei boxer e dei pantaloni velocemente, sapendo bene che il biondo aveva girato la testa a fissare una parete, rosso in viso. 
-Beh, ecco...
Maledetto cuore! Non poteva smettere un secondo di martellare? E poi per cosa corri così tanto? È solo Will! Tanto lo sapeva che alla fine non sarebbe venuto, al massimo si sarebbero fatti una video chiamata. 
-Sì?
La pulce si bloccò con una T-shirt in mano, le braccia ancora alzate, pronte ad infilarsela. 
-Sì?-chiese conferma sopprimendo un sorriso. 
-Se non disturbo... Poi volevo anche vedere che posto è Nuova Roma. 
Nico si girò a guardarlo, vestito di tutto punto, mancavano solo i capelli ed era pronto. 
Poteva farlo? Lui era il Ghost King dopotutto! 
...
Magari un piccolo strappo alla regola.
Si avvicinò alla testa d'ananas che sembrava perfino più nervosa di lui. Allungò le braccia e Will chiuse gli occhi, pronto a sentire il dolore del colpo appena ricevuto. Qualcosa andò storto. 
Il biondo sentiva qualcosa di caldo avvolgerlo e stringerlo delicatamente, neanche fosse fatto di cristallo. 
Aprì piano gli occhi, vedendo la testa del piccolo di Angelo contro il petto, le braccia che gli circondavano la vita. 
Will con un sorriso a trentadue denti ricambiò l'abbraccio dando un leggero bacio sui capelli del moro. 
Nico lo sapeva. 
Non era mai stato bravo a seguire le regole. 
-Grazie- sussurrò stringendolo di più -Ma adesso aiutami con il gel o va a finire come l'ultima volta. 
Will rise, stando però ancora qualche minuto avvolto da quelle braccia pallide. 
 
 
 
Angolo Autrice: 
Ce l'ho fatta!!!
Un imprevisto (coff-miamade-coff) ha ben deciso di trascinarmi a Pavia stamattina a fare spese, siamo tornate per pranzo e siamo uscite per tutto il pomeriggio per delle accidenti di scarpe. 
Non ho ancora cenato ma dovevo finire io!!
Ok devo andare
Spero che il capitolo piaccia!
Ciauuuuu

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Capitolo 29
*** Quanto sono idioti? ***


~~Hazel

Hazel sapeva.
Aveva ricevuto una soffiata da Pips.
Percy, Annabeth e Jason ceravano di far mettere assieme il suo fratellone con quel… quel coso con una testa d’ananas!
Inconcepibile!
Il suo parere dove lo mettevano? No, no. Quel Solace doveva dimostrarle che era perfetto per Nico. Se solo l’avrebbe fatto soffrire… oh, la figlia di Plutone era sempre stata molto brava nelle vendette.
Ma aveva abbandonato l’idea quando aveva visto il suo fratellone arrivare, ovviamente affiancato dal biondino. Le costò molto ammetterlo ma insieme stavano bene e..
Sgranò gli occhi.
Nico indossava una maglia bianca?

No, sicuramente era improvvisamente diventata daltonica.  Era l’unica spiegazione plausibile. Aveva poi intravisto il nuovo taglio di capelli dai messaggi Iride che si scambiavano ma, accidenti se stava bene con la cresta!
E aveva messo su anche peso!
Era praticamente sa saltarci addosso.
Si fermò. Saltarci addosso?
Sperò che Solace non avesse fatto nulla. La prima volta che li aveva visti insieme aveva cercato di nascondere l’imbarazzo buttandola sul ridere ma suo fratello continuava ad avere quel ghigno sulla faccia che sapeva che lei non lo sopportava.
Si erano avvicinati e solo a pochi metri di distanza a ragazza notò che il biondo si portava dietro una valigia fluorescente color verde lime.
Ok?
Probabilmente non sapeva che i vestiti potevano benissimo darglieli la Legione. Infondo era un greco. E la sua attenzione era completamente per quella piccola custodia scura che suo fratello stava portando.
-Haz!- senza esitazione si buttò tra le braccia di Nico, abbracciandolo stretto. Fortunatamente il moro aveva i riflessi pronti, perché la prese al volo, risparmiando ad entrambi una caduta sull’erba.
Si staccò, cercando di presentarsi con un sorriso al biondo che sembrava leggermente a disagio, sondandolo intanto con lo sguardo.
Le ricordava vagamente Frank con quell’aria da bravo ragazzo.
Forse non era tanto male.

Andarono a salutare Reyna e Frank, che quasi sempre stavano a discutere di come ristrutturare il campo ed eliminare eventuali macerie. I due pretori furono ben felici di vedere Nico: Frank gli diede il suo classico abbraccio-orso mentre Reyna, dopo un primo momento di stallo, l’aveva quasi travolto, facendolo come scomparire tra le pieghe del mantello che portava sempre sulle spalle.
Il biondino fu presentato, Will Solace, figlio di Apollo –non l’avrebbe mai detto- e capo cabina della casa sette.
Bene, un pezzo grosso sbavava dietro a suo fratello. Fantastico, si vedeva lontano miglia che provava interesse, solo osservando la sua espressione che si illuminava ogni qual volta che Nico gli parlava, lo sfiorava o semplicemente lo guardava.
Riusciva a comprendere perché i suoi tre amici al campo Mezzosangue cercassero di metterli insieme, erano semplicemente fantastici, sembravano capirsi solo con un’occhiata.. ma Pips aveva ragione! Nessuno si doveva intromettere tra la loro storia, tantomeno loro. Nico era capace di prendere le sue scelte –e se si intromettevano e lui lo scopriva sicuramente li avrebbe scuoiati vivi-, non era un bambino –e li avrebbe uccisi-, sapeva cosa era meglio per lui –e avrebbe concesso loro un viaggio di sola andata per gli Inferi-, e se per caso Will lo vedeva solo come un amico chi erano loro per ficcare il naso in quelle faccende private?
Beh, se volevano fare i piccioncini lei non avrebbe permesso a Mr. Testa d’ananas di prendersi il suo Nico quella settimana. No. Loro due avevano un marea di tempo per stare insieme ma Hazel aveva solo sette giorni. Anzi, cinque senza contare i due d’andata e ritorno, e li voleva passare con suo fratello.

Due giorni dopo, successivamente a esser scampata alla morte per le troppe risate quando aveva visto la foto con Percy e Jason in versione fluo, Hazel se ne stava alle cinque di mattina sotto un albero, ad aspettare suo fratello che l’aveva pregata di attenderlo là. E non dirlo a nessuno. E ad Hazel tutta quella segretezza stuzzicava il suo interesse.
Sperò soltanto che Nico si fosse risparmiato di portarsi dietro Will –le riusciva ancora difficile dire il nome- dato che ogni qual volta che uscivano lui c’era sempre.
Certo che lei era gelosa! Era sua sorella!
Ma infondo il biondo non le aveva fatto niente…
Però non poteva permettere che utilizzasse suo fratello come un trastullo! Nico era dolce, gentile, protettivo e molte altre cose che non elencò o avrebbe finito la lista il giorno dopo.
Nico si meritava qualcuno che lo amasse.
Magari Wil era quella persona.
-Hey, Haz- un sussurrò la riportò con i piedi per terra. Si voltò, sorridendo nel vedere che Nico era appollaiato su uno dei rami più alti, le gambe a penzoloni erano l’unica parte che si poteva vedere in mezzo a tutte quelle foglie.
-Nico- lo salutò sempre con la voce bassa –Che accidenti ci fai lassù?- ma la domanda che le ronzava nella testa era: “da quanto sei lì e mi hai fatto aspettare in piedi?”
-Così nessuno ci vede.
Ma era pazzo? Will oltre al cambio di vestiti gli aveva anche cambiato il cervello?
-Dai sali.
Ma anche no! Lei sono sapeva arrampicarsi! E non voleva rompersi una gamba!
Dalle foglie sbucò una testa corvina tutta arruffata, le tese una mano e la sorella fu obbligata ad accettare dato che Nico sembrava abbastanza entusiasta.
Questa gliela pagava. E non si vedeva ad un palmo dal naso con tutte quelle foglie.
-Vieni più in qua- le stava Nico –metti il piede qua.
Hazel, seppur riluttante, seguii le istruzioni che gli dava il fratello, fino ad arrivare al punto in cui due grossi rami si biforcavano.
-Siediti lì.
Sorprendentemente non era scomodo, rimanendo nei limiti di comodità di una pianta, e non c’erano piccoli rami che cercavano di conficcarsi sulla sua schiena.
Aspettò che suo fratello prese posto davanti a lei per chiedergli il motivo di tanto segretezza.
Lui arrossì leggermente, rigirandosi le mani, adorabile nei suoi vestiti nuovamente neri e facendole il suo miglior sguardo da cucciolo.
“No…” gemette la ragazza internamente “lo sguardo da cucciolo no…”
-Promettimi che non lo dirai a nessuno.
Hazel sbatté le palpebre. Cosa turbava così tanto il fratello?
-Certo, lo giuro sullo Stige.
Nico annuì, prendendo da qualche parte in mezzo al verde delle foglie la custodia che la sorella gli aveva visto in mano il primo giorno. La aprì, prendendone lo strumento all’interno e posandoselo sulle gambe.
-Tu suoni?- quando aveva imparato a suonare?
Come risposta il moro le diede un piccolo spezzone di qualche brano e la fissò con un sopracciglio sollevato.
-Ok sai suonare.
-Senti Hazel, al campo Mezzosangue si terrà una festa l’ultimo giorno, prima che quasi tutti tornino alla loro vita normale, Will… beh, lui mi ha detto che ai figli di Apollo è stato chiesto di suonare…
-E visto che tu ne sei capace, dato che dubito che ci sia qualche altro semidio oltre alla cabina sette in grado di strimpellare qualcosa, ha cercato di coinvolgerti. Dico bene?
Il ragazzo annuì con la testa china.
-E adesso non sai che fare?
Altro cenno di assenso.
-Io… non lo so Haz, quando qualche giorno fa sono andato con Pips in città, mentre lei mi sommergeva di libri e cd ho notato questa canzone e.. non so che fare, mi viene voglia di suonarla tutto il giorno, mi fa venire in mente cose che sto cercando si seppellire. E poi Will il giorno dopo dovrà tornare a scuola e mi sembrava.. un gesto carino- borbottò l’ultima parte del discorso con un broncio che fece sciogliere la sorella. Quanto stavano bene quei due messi insieme?
-Volevi sapere quindi da me se la suoni bene o sei fai completamene schifo?
-Io no ho mai detto che potrei fare schifo!- ribatté offeso e assottigliando gli occhi –però vorrei che tu a sentissi.

Will era un idiota se non sposava subito suo fratello.
Un completo idiota con la testa d’ananas.
Ma quanto era bella quella canzone? Quanto era profonda?
No, se Will non si metteva con Nico dopo averla sentita era veramente un deficiente patentato di prima categoria.
Altri tre giorni erano passati e Hazel aveva cercato di esser carina con lui, trovandolo anche simpatico –un futuro cognato simpatico era sempre ben accetto- e anche leggermente dipendente dalle infradito e dai colori accesi.
Magari era suo fratello lo stupido.
Come faceva a non accorgersi che Will pendeva direttamente dalle sue labbra? Quel suo luccichio nello sguardo che era rivolto solo a lui?
Anche in quel momento, entrambi in auto, a salutarli dal finestrino, con Will che abbracciava da dietro suo fratello con un sorriso a dir poco accecante.
No.
Erano decisamente entrambi idioti.

 

Angolo Autrice:
per favore niente lamentele.
Sapete che mi è successo ieri? Eh?
La mattina mi è venuto un lampo di genio e mi sono messa a scrivere al cellulare una mia idea. Prima di mangiare dico: l’ho riletta, mi piace, mettiamola!
Vado, apro Efp, pronta a fare copia incolla, vado a vedere..
Quella maledetta cosa chissà come si era cancellata! Vi rendete conto?!
Mi stavo per mettere a piangere! Mi ci erano volute quasi due ore per renderla perfetta! E quindi mi sono messa a riscriverla quasi saltando il pranzo.
Poi…
Ma madre mi ha trascinata a comprare delle scarpe –chi le vuole le scarpe se io giro sempre a piedi nudi per casa??- e siamo rimaste là fino alle cinque e mezza, provando anche orridi vestiti –sapete cosa voleva farmi provare? Quei pantaloni che ultimamente si vedono dai colori improponibili, con delle stampe assurde. E io dico: dove siamo? Negli anni ottanta? NO!-
Poi… si perché non ho ancora finito…
Mi fa: andiamo a mettere l’acqua alle piante della zia –che è in vacanza- ci mettiamo cinque minuti!
E io furbescamente ho pensato: al massimo arrivo a casa alle sei e finisco quel che ho da fare.
E invece no!
Quel dannato allarme si è messo a suonare –come cazzo si fa a sbagliare codice poi?!- per una ventina buona di minuti; mio zio ha chiamato dato che ha quella cosa al cellulare –dubito che si sentiva fino in Sardegna l’allarme- e abbiamo passato altri quindici minuti a seguire passo passo quelle “F” –per non scrivere a parola ma credo che la possiate immaginare- di istruzioni.
Poi finalmente l’acqua alle piante –anche se io me ne volevo andare via come un diavolo a quattro- prendo il tubo, apro, e cosa succede? Si svita! Ovvio che mi faccio la doccia! OVVIO!
Poi… si non è ancora finita…
Si sono fatte le sette e vorremo andare a prendere la pizza. Andiamo, facciamo la strada e chi troviamo?
I vigili del fuoco!
Ma va*bip*
Mi sono rotta, ho ordinato di tornare a casa o avrei sclerato.
Vado in garage –il cellulare morto più o meno quando era dalla zia- e accendo la luce.
Si accende?
NO!
E che diamine!
Torno su, mi siedo, accendo il pc e internet e che succede?
Ehehe! Internet e proprio uno stronz(i)o.
Ho mandato tutto a quel paese e mi sono messa a mangiare le ciliegie.
NON0 È AFFATTO DIVERTENTE!
Che accidenti aveva Zeus ieri?!
Vado a sclerare da un’altra parte ho scrivo l’angolo autrice più lungo della storia.
Ciao.

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Capitolo 30
*** Gli ultimi giorni ***


~~Will


Era strano.
Un’altra settimana era passata ormai, mancavano solo due giorni alla festa di fine estate e dalla sua partenza. Era sempre stato accanto a Nico, stando in spiaggia, dove la pulce straordinariamente era riuscita anche ad imparare a fare una capriola sott’acqua, nelle sua cabina, dove o guardavano qualcosa alla tv o si mettevano a giocare con i videogiochi, oppure, anche se ultimamente sempre più di rado, andavano insieme a suonare qualcosa.
Ma Will vedeva che la sua pulce era distratta. Lo guardava sempre con quell’espressione assorta, come se gli guardasse attraverso ed evitava di guardarlo troppo negli occhi.
Che gli stesse nascondendo qualcosa?
Un giorno lo aveva visto parlottare con Austin e la cosa non gli era proprio piaciuta, soprattutto perché entrambi eludevano le sue domande quando entrava nell’argomento.
Non era possibile che avessero una storia, non si conoscevano neanche!
No?
No. Nico glielo avrebbe detto e Austin sapeva bene che il piccolo figlio di Ade gli piaceva, non gli avrebbe mai fatto quel torto.
Allora cosa succedeva?
Perché la musica di Nico era diventata così pesante?
-Nico!- gli schioccò le dita davanti al naso per faro rinsavire. Era la terza volta che lo chiamava.
-Eh?- il moro fermò le dita sul pianoforte, sospirando e appoggiandosi al petto del biondo che gli stava seduto dietro.
-Stai bene?
Ottenne solo un mugolio di assenso.
Lo abbracciò, premendo la fronte sula sua schiena mentre l’altro se ne stava sempre e comunque immobile. Giocò per un po’ con i suoi capelli ma non ottenne risposta, anzi il moro quel giorno era stranamente docile.
C’era qualcosa  che non andava.
Nico lo stava preoccupando sempre di più.


Jason

-Io ci rinuncio!- sbottò il figlio di Giove, sbattendo la testa sul legno della scrivania.
-Dai amico, abbiamo ancora due giorni!
-Sta zitto testa d’alghe!- urlarono in coro Annabeth e Jason dandogli ognuno un pugno in testa.
-Abbiamo esaurito ogni piano- disse la ragazza amareggiata, appoggiandosi con la schiena al muro.
-Pips ha reclutato gente- borbottò il biondo, non più ormai dato che aveva ancora la testa verde, passandosi una mano nei capelli. La sua ragazza era riuscita a convincere Will di non fare mosse azzardate e aveva arruolato Clarisse. E la figlia del dio della guerra era un osso duro.
Fatto stava che tutti i loro tentativi di lasciare un po’ di intimità ai due erano miseramente andati in fumo, almeno la metà anche grazie a Percy che esultava sempre nel momento sbagliato a rovinava tutto.
Jason poteva giurare che Will odiasse il figlio di Poseidone come non mai dopo tutta quella settimana di intimità fallita.
-Ma tra qualche giorno c’è il falò! Al falò succede sempre qualcosa di romantico! Annie ti ricordi il nostro primo bacio?
I due si persero nei bei ricordi mentre Jason cercava di farsi venire un’idea geniale, con il solo risultato di avere un mal di testa atroce.
-Ci sarà anche la consegna delle perle!- Percy sembrava entusiasta –Sai che sarà la prima per Nico?
-Già, sembra così strano.
Si persero nuovamente in un flashback che Jason non poteva vedere, proprio come facevano nei film, magari adesso si sentiva anche l’arpa.
Il biondo/verde sbuffò. Era davvero l’unico che la prendeva seriamente quella faccenda?
-Ho trovato!- il rosa, alias Percy, quasi gli fracassò il padiglione dell’orecchio sinistro. Così non solo era miope ma anche sordo.
-Che accidenti urli?- gli sibilò contro il romano, massaggiandosi l’orecchio.
-Perché non facciamo lo sgambetto a uno dei due? Così poi lo bacia!
Percy era veramente felice della sua idea.
Veramente.
Ma i suoi due amici si dovettero calmare a vicenda per non saltargli addosso e buttarlo giù da un dirupo.
-E chi lo dice che il bacio sia sulle labbra? Chi dice che ci sarà un bacio? Magari ruzzolano per terra e basta.
-Ma quanto siete negativi voi due!
Mentre Percy continuava a sorridere Jason lanciò un’occhiata alla figlia di Atena.
-Nico lo facciamo aspettare- le sussurrò –prima ci occupiamo di lui.
-Ci sto.
Intanto i semidei che passeggiavano tranquillamente nei pressi della cabina tre sentirono delle urla provenire dall’interno ma non si azzardarono a intervenire dopo un’occhiata di Annabeth che con un sorrisetto sulle labbra stava a fare il palo a Jason.


???

Quella stessa sera due figure stavano arrancando su per la collina, già intravedendo le luci del campo e il Pino di Thalia.
-As-aspetta!- disse una col fiatone, asciugandosi il sudore sulla fronte con la manica. L’altra, poco più piccola, si voltò verso il compagno con le braccia incrociate e un’espressione contrita sul viso, battendo più volte il piede per terra intanto che osservava l’altro strisciare letteralmente per quell’ultimo tratto ripido.
-Dai idiota che ce la fai!- lo incoraggiò con il solito modo cordiale che riservava solo alla sua persona.
-Tu sei abituata alle scampagnate ma io no! Non potevamo stare a guardare a tv sta sera? C’era Harry Potter!
-Io volevo venire qua- disse la più piccola offesa.
-E io quindi sarei meno importante del campo?- cercò di addolcire l’altra figura con un broncio.
Ci fu un sospiro.
-Idiota.
-Grazie, anch’io ti amo.
-Idiota!
-A cosa devo tutta quest..ah!
La sagoma più piccola si era buttata addosso all’altra, cercando di non farsi scoprire dal drago Peleo che sonnecchiava beatamente là vicino.
-Se volevi saltarmi addosso bastava chiedere- avvisò sghignazzando l’idiota che ovviamente non aveva ancora notato il drago.
La più piccola lo spinse via, facendolo rotolare giù per la pendenza della collina. Si sporse in basso, cercando con lo sguardo la macchia scura che era il suo compagno.
-Sei pazza?- riuscì a vederlo e sentirlo –Adesso come faccio a risalire?
-A piedi tesoro- gli rispose sedendosi per terra e aspettando che l’altro decidesse a muoversi.
-Fai in fretta!
-E un attimo!- replicò acceso, già iniziando ad arrancare.
La sagoma in alto sorrise divertita, coprendosi la bocca con una mano.
Di quel passo sarebbero entrati entro il giorno dopo.
-Tu non eri capace di fare qualsiasi cosa?- quanto si divertiva a prenderlo per i fondelli?
-Non è divertente!
-No, è esilarante.


Angolo Autrice:
ok capitolo complessivo non olto lungo ma abbiamo una tripletta di punti di vista!
vado di fretta e non ho avuto tempo di rilggere quindi mi dispiace per eventuali errori.
E io sto morendo di caldo.
….
Mi sto sciogliendo…
Cosa dovevo dire?
Boh.
Alla prossima
Ciauuu
*Attenzione internet continua a fare i capricci*

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Capitolo 31
*** Il ritorno di Mr. Popolarità ***


~~*mangia un biscotto al cioccolato dalle offerte a Ermes*
Sul serio *gnam* non capisco *gnam* quale dio può avercela tanto con me?
*gnam gnam*
Chiedo comunque scusa e spero che il capitolo sia di vostro gradimento…
*ammicca prendendo un altro biscotto*


Piper


Quella sera Piper era stanca morta. Il suo ragazzo, la testa d’alghe e Annabeth si erano messi in testa che dovevano assolutamente far succede qualcosa tra Nico e Will in quell’ultima settimana. E ovviamente era toccato a lei e Clarisse, che aveva accettato subito pur di battere in qualcosa Percy, rimediare ai piani di quei tre, sabotandoli anche se la maggior parte delle volte non era necessario perché Percy rovinava quasi sempre tutto con le sue stesse mani. Ma erano sempre e comunque tanti, ancora non credeva che quei tre avevano così tanta fantasia.
Come quella volta che Percy aveva avuto la brillante idea di far fare a Will la respirazione bocca a bocca a Nico. Un vero peccato che questo sapesse nuotare quel tanto che bastava per non bere tutta l’acqua del mare. E lui cosa ha fatto? L’ha quasi annegato! Dèi, certe volte non riusciva proprio a capirlo.
Povera Annabeth… lei lo conosceva da più ci cinque anni…
-Pips- sentì qualcuno che gli dava un piccola gomitata al braccio.
-Eh?- fece la sua miglior interpretazione da zombie.
-Non sei messa molto bene- la prese in giro la figlia di Ares.
Lei si appoggiò sul suo ragazzo, fortunatamente la tinta sarebbe scomparsa da sola in pochi giorni, e osservò assorta le fiamme.
Fece una smorfia.
Gli facevano ricordare Leo.
Sospirò spostando lo sguardo su Nico che sebbene voleva rimanere in disparte, Will lo aveva trascinato proprio in una delle prime file pregandolo di cantare insieme a tutti.
La ragazza abbozzò una risata a quella vista. Mai e poi mai Nico avrebbe cantato, per di più davanti a tutti loro.
Al massimo se l’avrebbe fatto sarebbe poi stata l’apocalisse.
Già vedeva Nico far risorgere i morti e farci inseguire Will.
Molti semidei stavano seguendo il battibecco tra i due, ancora più esilarante a causa delle canzoncine da campeggio in sottofondo
-Mi manca L..- il suo discorso venne interrotto dal rumore assordante delle sirene.
-Che succede?!- urlò Percy alzandosi di scatto –Perché le sirene di emergenza suonano?
-Testa d’alghe non ci sono sirene qua!- gli disse Annabeth guardandosi velocemente il giro.
-Semidei e Semidee!- una voce assordante li fece gelare sul posto –Avete bisogni di qualcuno che riscaldi l’ambiente?- sembrava che stesse imitando un dj.
Non poteva essere.
Piper lo avrebbe ucciso.
Una fiammata di tre metri li fece sobbalzare, fissando tutti il fuoco del falò. O quello che ne rimaneva.
-Tu!- urlò la figlia di Afrodite dirigendosi a grandi falcate vero la figura che con le braccia alzate verso il cielo in segno di vittoria, sorrideva a tutti –Ti uccido!
Leo appena si accorse che Miss Mondo ce l’aveva con lui si innervosì, grattandosi una guancia e portandosi e mani davanti.
-Posso spiegare..
-Sei morto!- gli diede un pugno sulla spalla mentre quasi tutti gli altri semidei si avvicinarono –Ti faccio fulminare da Jason!- la sua voce si spezzò mentre alcune lacrime le rigarono il viso –Sei un… un…
-Idiota- finì per lei una voce dietro l’ispanico. Piper si ritrovò a fissare la figura sfumata di una ragazza dai capelli castano chiaro.
Da qualche parte dietro di lei si sentì un tonfo.
-Gliel’ho detto che avrebbe dovuto chiamare il campo per avvertire che almeno era vivo.
Le si avvicinò mettendole una mano sulla spalla.
-Sei Piper?
La figlia di Afrodite annuì, rimettendosi a schiena dritta e asciugandosi le guance.
-Mi dispiace così tanto che tu abbia fatto da balia a questo piromane per così tanto tempo…
-So badare a me stesso fiorellino! E poi dai! Sono mancato a tutti!
Calò il silenzio.
-Leo- Jason si fece lentamente avanti con il sorriso più finto che avesse mai fatto –Giuro che adesso ti uccido.
-Dai scintilla- disse nervoso facendo qualche passo indietro –non dirai sul serio, no? Che hai fatto ai capelli?
Jason si scrocchiò le dita e il collo, continuando a guardarlo negli occhi.
-Lasciane un po’ anche a noi- borbottò qualcun altro accerchiando Leo.
-A-amici? Non direte sul serio?
In quel momento una figura scura gli si avvicinò.
-Ehy, Nico! Dimmi che sei venuto ad aiutarmi.
Il figlio di Ade gli posò una mano sulla spalle e gli ghignò.
-Hai fatto piangere mia sorella- la frase ghiacciò il sangue nelle vene di tutti –Ci penserò io stesso a spedirti a calci da mio padre.
-Ricordati di non utilizzare la magia dell’oltretomba!- Will spuntò alle sue spalle con un sorriso a trentadue denti.
-Ehy tu sei Leo? Piacere Will- si strinsero la mano –Ti consiglio di metterti a correre, quando vuole la pulce è veloce.
-Pulce?
Nico continuò a fissarlo mentre la presa sulla spalla si faceva sempre più forte
-Pulce- annuì Will –Buona fortuna, spero tu sia più veloce di Jason e Percy.
Leo sbiancò facendo qualche passo indietro.
-Dai ragazzi, basta scherzare…
-Amico è l’ultimo avvertimento- lo avvisò Will –corri più veloce che puoi. Adesso scusami ma devo vedere se Percy sta bene dopo la botta in testa.
Piper girò lo sguardo verso il tonfo che prima aveva attirato la sua attenzione e scoprì che era stato Percy a provocarlo, cadendo su una panchina e picchiando la testa talmente forte da perdere per un po’ i sensi.
Non ci poteva credere, aveva sconfitto i Titani, i Giganti e Gea e adesso veniva messo k.o. da una panchina.
Ma come era possibile?
Si voltò nuovamente verso gli altri quando sentì le urla dell’ispanico perforargli le orecchie e diversi corpi correrle affianco, inseguendo Leo che se la stava dando a gambe levate verso la casa Grande.
-Ma perché mi sono innamorata di un idiota?- disse la ragazza sconsolata, scrollando il capo –Comunque piacere, sono Calipso.
Le tese la mano e anche se Piper non era una figlia di Atena, cercò nella sua memoria quel nome che era certa di aver già sentito nominare.
Ma dove?
E strinse la mano.
-Piper.
Dove?
Calipso..
Ogigia..
Sgranò gli occhi.
-Ma come..?- la osservò sbattendo più volte le palpebre –Scusami ma tu sei la vera Calipso? Quella dell’isola?
La ragazza storse la bocca in una piccola smorfia ma rispose comunque affermativamente.
-In carne ed ossa.
-AIUTO!
Leo sfrecciò vicino alle due, ormai con i capelli infiammati.
-Questi fanno sul serio! Nico ha la spada! Non voglio diventare un kebab-Leo!
Entrambe sospirarono sconsolate, andando ad aiutare Annabeth e Will a mettere in sesto il figlio di Poseidone.
-Ma perché è svenuto?- chiese la figlia di Afrodite ad Annie, pungolando con un legnetto per terra le guance del ragazzo.
-Pips ti prego!
L’interpellata sbuffò ma lasciò stare.
-Guardate il lato positivo!- disse loro Will –magari adesso è più intelligente.
-Will!- urlò Annabeth incenerendolo con lo sguardo.
-Ok, scusa. Era solo per sdrammatizzare un po’!
-Will?
-Sì?
-Va al Tartaro.
Una risatina scappò alle due ragazze spettatrici mentre in sottofondo nella notte si sentiva lo scoppiettare del fuco e le urla di decine di ragazzi assetati di sangue e un povero disgraziato che implorava pietà.

 

Angolo Autrice:
Ave popolo fangirliano!
*solo Jason risponde al saluto*
Dai su! Sorridete perché il nostro piromane preferito è appena entrato in scena!
*leo continua a correre con i capelli in fiamme*
Semidei: MUORI!
Emm…
Forse è meglio che vado ad aiutarlo…
*si mette in mezzo e fa il segno dello stop*
*tutti la ignorano e la travolgono*
Auch! La schiena! E tutte le altre ossa!
*arriva Will che la cura*

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Capitolo 32
*** Di qualcosa ***


~~Will


Il figlio di Apollo si stava preoccupando sempre di più.
Era la sera del 31 d’agosto, ultimo giorno che tutti i semidei passavano assieme.
Will quella mattina era andato alla cabina tredici, come al solito aveva dovuto bussare per una buona mezz’ora, ma quando Nico gli aveva aperto, sempre in accappatoio (non aveva capito se era lui che arrivava nei momenti sbagliati o se semplicemente Nico lo aspettava così), gli aveva arpionato un braccio e lo aveva trascinato fino al rifugio, avevano suonato con Will che lo teneva sulla gambe.
Poi quando il moro si era girato aveva preso il coraggio a quattro mani e lo aveva baciato.
Adesso erano una coppia che passeggiavano nei campi di fragole mano nella mano.
Ecco, questo voleva Will.
Ma il fato era d’accordo?
Ovviamente no!
Era andato alle sette di mattina a bussare alla cabina di Nico ma, o lui era già uscito, o lo stava deliberatamente ignorando.
Si era arreso, passeggiando svogliatamente per il campo e tirando calci a dei sassolini per terra. Il cuore gli era sprofondato nel petto quando lo aveva viso confabulare con suo fratello, fitto fitto e scappare appena lo aveva visto. Austin si era come smaterializzato e sembrava che tutta la sua famiglia divina lo stesse evitando.
Era andato quindi da Leo per fare dei controlli sulle sue condizioni dato che la sera prima almeno una trentina e passa di semidei gli si era seduta addosso.
Non poté fare molto perché lo trovò abbastanza preso in una chiamata Iride.
-Non credevo che vi sareste arrabbiati..- stava dicendo grattandosi la testa.
-Sei un idiota di proporzioni epiche! Nico ti doveva affettare! Ci siamo preoccupati tutti moltissimo! E hai una vaga idea di quello che abbiamo passato io e Frank?
-Ma..
-STA ZITTO! SEI UN IDIOTA!
Hazel chiuse la chiamata, lasciando l’ispanico sbalordito e abbastanza abbattuto.
Will, dopo averlo consolato, lo aveva lasciato alle amorevoli cure della strana ragazza che si era potato appresso, una certa Calipso e non aveva nessuna intenzione di sapere se fosse quella Calipso o meno. Troppe cose strane per il suo povero cervello che chiedeva pietà.
Era andato in mensa ma non aveva visto Nico da nessuna parte e nonostante stesse stressando praticamente ogni singolo semidio che incontrava non riusciva ad ottenere nessuna informazione su dove possibilmente fosse.
Stava persino pensando di fare un sterminio di massa dei suoi fratelli.
Accidenti a loro!
Perché non glielo dicevano?
Oddei!
Che fosse scappato?
No, non era possibile.
O no?
Andò come una furia alla cabina tredici, entrando trovando la porta stranamente aperta. Si preoccupò da morire.
La spalancò e subito il suo guardo guizzò per la nuova stanza in cerca di effetti personali del moro.
Trovò il computer, il telefono, i suoi libri, i cd e quant’altro tutto al loro posto ma poi si avvicinò al cellulare che stava caricando in un angolo della stanza, sulla scrivania.
La nuova stanza li faceva girare la testa.
Non sembrava neanche di essere in un campo estivo ma in un hotel a quattro stelle.
Prese il piccolo apparecchio in mano, osservando assorto il blocco-schermo. La foto di gruppo che avevano fatto tutti insieme ma ingrandita su loro due.
Will si maledisse.
Con quello sguardo tra i sognante e gli occhi a cuoricino sembrava una ragazzina innamorata.
Beh..
Sul fatto che era innamorato..
Ma era abbastanza sicuro di non essere una ragazza!
La porta dall’altra parte della camera di aprì.
E che caz..!
Nico fissò lo sguardo su di lui, inclinando la testa e sbattendo più volte gli occhi. l’accappatoio gli scivolò leggermente dalle spalle scoprendo le clavicole sporgenti e parte del petto chiaro.
Decisamente imbarazzante.
Ma almeno non aveva fregato la cintura.
Dubitava che sotto avesse dei boxer.
-Che accidenti ci fai qua?- Will arrossì di botto non sapendo esattamente cosa dire.
“Ero preoccupato per te e il tuo strano comportamento!” voleva urlare ma un’occhiataccia della pulce gli fece chiudere la bocca.
-Esci!
Ecco. Questo aveva fatto male.
Mai Nico l’aveva scacciato così.. freddamente. Neanche quando dopo una doccia aveva dimenticato i vestiti nell’armadio, gli aveva solo chiesto di coprirsi gli occhi.
Ma in quel momento, il suo braccio alzato, l’indice puntato contro la porta, le labbra strette e gli occhi duri come il titanio.. per Will tutto quello era come uno stiletto nel cuore.
A testa bassa ubbidì all’ordine chiudendosi delicatamente la porta alle spalle mentre sentiva il più piccolo fare un leggero sospiro di sollievo.
Will non aveva notato la pianola e lo spartito aperto sul letto.
Per tutto il resto della giornata rimase in spiaggia, sdraiato al Sole.
Declinò ogni offerta di giocare a pallavolo, neppure le istigazioni dei fratelli riuscirono a farlo smuovere, e rabbrividì anche solo all’idea di entrare in acqua.
Quando Percy gli si sedette di fianco per chiedergli dove fosse Nico e come andasse tra loro due lo scacciò tirandogli dietro le infradito.
Quella stupida testa rosa doveva smetterla di rigirare il coltello nella piaga. Se quella sera avesse combinato casini Will giurava che sarebbe rimasto così a vita, poco importava se adesso il colore era sbiadito e stava tornando al solito castano scuro.
Cosa aveva fatto alla pulce per meritarsi quel comportamento?
Mancavano solo poche ore.
E se ne sarebbe andato.

Quella sera per poco non si strozzò con la sua stessa saliva quando un figlio di Ade ben conosciuto gli si sedette di fianco al falò, tutto sorridente e con due bicchieri in mano pieni di un liquido giallo.
-Tieni- gli disse mostrando ancora le fossette, porgendogli un bicchiere e bevendo intanto dall’altro.
Forse fu per e sue mani tremanti, o magari dalla sua faccia stralunata neanche avesse visto degli alieni che giocavano a minigolf con Atena (?), ma il moro lo guardo aggrottando la fronte.
-Tutto bene? Sei un po’ pallido- non ottenne risposta –Mi vuoi per caso rubare la scena?
A Will gli ci vollero alcuni secondi per capire che quella era una battuta e non sapendo come ribattere assaggiò il liquido giallo.
-Ananas?- chiese confuso con la bocca spalancata verso Nico.
-Tu sei una testa d’ananas, credevo che ti avrebbe fatto piacere- sembrò colto da un’illuminazione improvvisa –O è cannibalismo così?
Will, ancora mezzo intontito, si fece trasportare dall’allegria del moro, ascoltando i fratelli suonare e scherzando con lui, non notano le occhiate che Annabeth, Percy, Jason, Piper e Clarisse li lanciavano.
Ascoltarono diverse canzoni prima che Will si decidesse a dar voce finalmente alla domanda che gli ronzava in mente.
-Nico perché mi hai evitato oggi?
Lo vide irrigidirsi appena, stringendo e mani che presero leggermente a tremargli.
-Non era mia intenzione offenderti- eluse la domanda sorridendo nervoso, lanciando occhiate veloci verso il palco vicino alle fiamme del color del tramonto.
-Devo andare un momento in bagno- disse alzandosi di scatto.
Will lo afferrò per la manica della felpa decisamente troppo larga, come i pantaloni. Lo osservò da capo a piedi incuriosito da quell’improvviso look, anche perché c’erano ancora trentacinque gradi all’aperto, ma la pulce scappò dalla sua presa.
-Torno subito- gli disse mettendogli in mano il suo bicchiere prima di scomparire tra i semidei.
Will ci rimase male.
Sembrava che a Nico non importasse qual poco tempo che avevano ancora a disposizione.
Perché non trovava il coraggio di dichiararsi?
Perché lui era un..! Ma che..?
Fissò con gli occhi sgranati la figura magra che saliva sul palco e si sedeva a pianoforte (quando l’avevano messo il piano poi non lo sapeva neppure lui).
I bicchieri che aveva in mano rischiarono di schiantarsi al suolo.
Nico.
Sul palco.
Con una camicia blu scuro lasciata aperta di qualche bottone e i pantaloni neri stretti.
Lo osservò guardare la folla di semidei che lo guardava curiosi, e sorridere lievemente incontrando il suo sguardo.
Gonfiò le spalle prendendo un profondo respiro che rilasciò poco alla volta.
Will si incantò osservando quel semplice gesto.
La luce dei riflettori, gestita all’ultimo da Leo, si abbassò quasi completamente, lasciando la figura del moro illuminata solamente dalle braci alle sue spalle che in quel momento erano azzurrine.
Alcuni fratelli di Will –tra cui ance Austin- stavano in disparte con dei violini e violoncelli.
Un microfono stava vicino alle labbra del figlio di Ade.
Stava per..?
Le prime note riempirono piano l’aria, basse e lente. Poco dopo anche la seconda mano si aggiunse continuando a pigiare e assaporare il ritmo della canzone.
Le labbra si schiusero appena mentre una voce sottile usciva.

“Say something, I’m giving up on you”
Pausa e altre note forti.
“I’ll be the one, if you want me to”
Si leccò le labbra mantenendo lo sguardo sui tasti.
“Anywhere, I would’ve followed you”
Alzò dolcemente la voce che andò ad affievolirsi alla fine.
Altre note che premevano con insistenza sulla gabbia toracica.
“Say something, I’m giving up on you”
Il tono alto improvvisamente rimbombò fino alle ossa, scuotendo il corpo.
“And I am feeling so small”
Pausa. La voce nuovamente bassa.
“It was over my head
I know nothing at all”

Dolce quanto un lento veleno.
“And I will stumble and fall”
Il cuor si strinse in una morsa.
“I’m still learning to love
Just starting to crawl”

Per un attimo i suoi occhi si alzarono abbracciando tutti i semidei.
“Say something, I’m giving up on you!”
Quasi urlò mentre le dita correvano pigre ma decise, sbiancando tanta era la pressione sui tasti.
“I’m sorry that I couldn’t get to you”
La voce gli tremò per un attimo.
“Anywhere, I would’ve followed you”
Sembrò perdersi nel suo mondo, in pensieri solo a lui accessibili.
“Say something, I’m giving up on you”

Ripeté come una cantilena sempre più forte, facendo vibrare le fiamme scure dietro di lui.
“And I will swallow my pride”
Tornò improvvisamente gentile con I tasti, accarezzandoli appena.
“You’re the one that I love”
Will arrossì leggermente a quelle parole anche se il moro era ancora concentrato sui tasti.
“And I’m saying goodbye”
Sentì qualcosa che gli bruciava gli occhi tanto era arrendevole la sua voce.
“Say something, I’m giving up on you!
And I’m sorry that I couldn’t get to you!
And anywhere, I would’ve followed you!”

Una lacrima traditrice gli scese sulla guancia e il biondo si affrettò a raccoglierla, notando però di non essere l’unico.
“Oh… Ooohh!”
L’ululò alzando il viso al cielo, gli occhi stretti tra loro e il respiro corto. I capelli scuri che danzavano a causa dell’aria fresca di fine estate.
“Say something, I’m giving up on you!”
Disse quasi ringhiando.
“Say something, I’m giving up on you”
Ripeté quasi sussurrando.
“Say something..”
La voce gli si spezzò alla fine, come un gemito strozzato.
Le ultime note danzarono nella notte, lasciando il vuoto nel petto di Will.
I semidei pian piano si alzarono, applaudendo mentre le fiamme si intensificarono, diventando scarlatte.
Ma Nico non si muoveva, con ancora le mani ad accarezzare i tasti, asciugando quelle lacrime che nessuno aveva visto.
“Di qualcosa sto rinunciando a te”
Continuava a pensare.
“Ovunque ti avrei seguito”
L’immagine di bianca gli balenò in mente.
“E inciamperò e cadrò
Sto ancora imparando ad amare
Semplicemente iniziando a gattonare”
La sorella tremolò.
“Tu sei la persona che amo
E ti sto dicendo addio”
Due zaffiri azzurri gli trafissero gli occhi.
“Di qualcosa sto rinunciando a te”
Fissò Will sugli spalti.
“Ovunque ti avrei seguito”
Si alzò mentre tutti i semidei si avvicinarono per complimentarsi.
“Di qualcosa”
Scappò prima che gli altri lo potessero raggiungere.

 

Angolo autrice:
oddei! Adesso piango e non sto scherzando! *lacrime agli occhi* non sono mai stata così seria.
La canzone è “say something” di Cristina Aguilera e A Geat Big Word.
L’ho tipo ascoltata per due ore, poi l’ho stoppata ad ogni riga per scrivere quello che pensava Will o faceva Nico ed infine l’ho ascoltata un ultima volta rileggendo il brano.
E che caspio se adesso sono abbastanza depressa!
Ma è anche così dolce!
Non voglio nessuna lamentela sul leggero ritardo o vi tiro le padelle addosso insieme al set di coltelli ed il frigo!
Avviso solo che siamo quasi alla fine della storia ancora quattro/cinque capitoli.
Vado a prendere i fazzolettini
Tra qualche giorno
*si soffia il naso*

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Capitolo 33
*** Saluti... Particolari(?) ***


Will
 
 
Il biondo stava correndo per mezzo campo, alla ricerca della sua pulce. 
Aveva preso in pieno tre rami in fronte -dannate piante-, era inciampato in due radici rischiando di spappolarsi il naso -iniziava ad odiare Demetra-, e stava per sbattere contro la cabina di Ade che aveva ancora le pareti esterne più scure del carbone. 
Aprì la porta deciso. 
Ma non aveva calcolato che fosse chiusa. 
Quindi andò semplicemente a sbatterci sopra. 
Massaggiandosi il mento e il naso iniziò a bussare insistentemente, chiamando a gran voce Nico. 
Ma il più piccolo non rispondeva e Will incominciò a sospettare che non fosse in casa. 
Lasciò perdere il suo tentativo di scardinare la porta a suon di pugni e si rimise a correre per tutto il campo. 
Anche altri semidei lo stavano cercando per le strade e nelle diverse cabine -come se Nico si ci intrufolasse dentro! Tks!- e anche in infermeria. 
Fu allora che Will giunse ad un'unica soluzione. 
Se il piccolo gatto non si voleva far trovare, quale posto migliore di un bosco infestato per nascondersi?
Dèi! Perché Nico aveva gusti così macabri?
Cos'era stato?!
Will strillò quando un gufo -o civetta?- mosse delle foglie spiccando il volo. 
Ecco, adesso anche la dea della saggezza si prendeva gioco di lui!
Era così ridicolo?
Beh Nico avrebbe fatto bene a trovarsi in quel bosco, così tutte le sue figuracce sarebbero state ripagate. 
-Nico!- urlò cercando di guardare attraverso il buio ma non vedeva ad un palmo dal naso. 
Il moro doveva essere sul serio un gatto se riusciva ad orientarsi e non sbattere là dentro. 
Stava già tremando. 
-Nico..- chiamò più come una supplica, stringendosi le braccia al petto. 
Non gli piaceva il buio. 
Preferiva decisamente il Sole. 
Ma il suo Nico era da qualche parte là e lui lo doveva trovare!
Si lasciò sfuggire un mugolio sofferente quando sentì delle foglie scricchiolare. 
Per le mutande di Zeus, aveva la pelle d'oca. 
La sua pulce non poteva nascondersi alle Hawaii?
Sobbalzò, indietreggiando velocemente dallo smuoversi di alcune foglie, correndo via subito dopo. 
Era terrorizzato come non mai. 
-Nico!- urlò istericamente, cadendo e sbattendo il ginocchio su un sasso, ma alzandosi subito dopo, continuando a zoppicare velocemente il più lontano possibile da dove si trovava prima. 
Inciampò in una radice, ruzzolando per terra e rotalando per tutta la pendenza della collinetta fino a sbattere la schiena contro la fredda roccia. 
Si rannicchiò dolorante e spaventato, gli occhi sbarrati nell'oscurità che si guardavano intorno frenetici e il respiro mozzo e corto. 
Urlò senza alcun ritegno quando qualcosa di tiepido gli di appoggiò sulla spalla. 
-Will! Will calmati sono io! Will! Sono io, sono io!
Il biondo mise a fuoco la figura del viso della sua pulce che lo fissava.. Sottosopra?
Oddei adesso era pure impazzito!
-Will!
No. 
Decisamente era il vero Nico. 
E quello che aveva ricevuto era un vero schiaffo. Ma che voleva fare? Staccargli mezza faccia?
-Ahia!- esclamò sconvolto -Sei impazzito?
L'altro alzò... Cioè abbassò.. Anzi.. Accidenti Will non ci capiva più niente! Inarcò e basta un sopracciglio. Punto. 
-Sarei io quello pazzo? Ti sei messo a strillare per tutto il bosco! Ti sentivo da qua!
-E non hai pensato di alzare il tuo regale fondoschiena da- guardò un secondo su cosa fosse esattamente "qua" per Nico -Dal pugno di Zeus? Ti sei sdraiato sul pugno di Zeus?
-Sono sdraiato sul pugno di Zues- precisò ritirando la testa dal bordo e scomparendo dalla vista del figlio di Apollo. 
-Non sapevo che eri anche pignolo!- sbottò infastidito ma poi si rimise in allerta all'ennesimo scricchiolio. 
-Nico!- lo richiamò con tono disperato e una testa mora fece nuovamente capolino dalla sommità della roccia. 
-Will sei un rompi palle. 
Ma nonostante l'offesa il biondo sorride quando una mano pallida gli penzolò davanti al viso. 
-Muoviti. 
Will allora si issò -o meglio dire: Nico lo trascinò sopra perché lui non aveva quasi forza nelle braccia- e si rannicchiò al fianco della pulce. 
Stettero in silenzio per un po', a guardare le stelle e sentire i rumori del bosco e le voci affievolite dei semidei che continuavano a cercare il piccolo figlio di Ade. 
Will girò il viso verso Nico, osservandolo nella semioscurità. E caspio quanto avrebbe voluto baciarlo! Soprattutto in quel momento, con il moro girato di profilo, gli occhi semiaperti e le labbra dischiuse. 
Più bello di così!
Senza accorgersene lo toccò delicatamente, disegnando linee immaginare sul suo braccio. Fece scendere le dita, fino a sfiorare il palmo freddo dell'altro con il suo. 
Inaspettatamente il moro intrecciò le sue dita fredde con le sue ma quando Will tornò a fissargli il viso non notò nessun cambiamento nella sua espressione, probabilmente l'aveva fatto senza neanche accorgersene. 
Si beò di quella sensazione nuova. 
La pelle di Nico era fresca contro la sua che sembrava bollente. L'odore del caffè e delle more che distingueva il moro gli vorticò attorno, inebetendolo momentaneamente. 
Quanto lo voleva baciare.. E poi Pips non l'avrebbe mai saputo, no?
Accidenti almeno una sola volta! 
Se poi Nico gli avrebbe tirato un pugno e lo avrebbe mandato al Tartaro era un'altra storia. 
Ecco. 
Andava. 
Ce l'ha poteva fare. 
Ma cosa stava pensando?
Come faceva?
Doveva buttarsi. 
Ora o mai più. 
Prese un respiro profondo, flettendo leggermente le dita e si alzò a sedere. Nico adesso aveva gli occhi chiusi e sembrava non essersi accorto di niente. 
Si piegò quindi su di lui, sostenendosi con una mano, appoggiandola al lato del volto della pulce. 
Si avvicinò lentamente, spaventato che quei occhi d'ossidiana si aprissero e lo trafiggessero. 
Mancava poco. 
Poteva sfiorargli il naso con il suo, i respiri intrecciati. 
Osservò quelle labbra sottili, rosate e dischiuse. Tempo prima si era chiesto se anche quelle erano fredde come il resto del suo corpo. 
Adesso avrebbe trovato una risposta. 
Con la mano libera arrivò a sfiorare i capelli, altra cosa che desiderava da tanto fare. 
Passò più volte le dita fra le ciocche scure e morbide, alzando nuovamente lo sguardo. 
Nico lo stava guardando. 
Gli occhi non più di due fessure scure, incorniciati dalle ciglia nere e lunghe. 
Sentì improvvisamente la gola secca e le guance prendere colore. 
Ma Nico non faceva niente. 
Non dava segni né di dissenso né di assenso. 
Abbassò nuovamente lo sguardo sulle sue labbra. 
Poteva farcela, ancora pochi centimetri. 
Stava andando tutto così bene..
Fino a quando una voce non urlò il nome del moro per tutto il bosco. 
Gli arrivò una ginocchiata allo stomaco e cadde dolorante alla sinistra di un Nico con gli occhi sgranati. 
Peccato che da quel lato mancasse la superficie del masso. 
Precipitò a terra, atterrando di fondoschiena. 
Mugolò sofferente mentre Nico preoccupato si affacciava per vedere come stesse e Leo fece la sua comparsa, insieme alla combriccola bella. 
Se prima detestava Percy e Jason adesso era sicuro di provare per loro solo l'odio assoluto. 
Si trattenne a stento dal tirare un pugno ai due quando si fiondarono su Nico, sceso ad aiutarlo ad alzarsi, e lo travolsero facendoli i complimenti per la canzone. 
Percy piangeva pure!
Avrebbe commesso un pluriomicidio tra un po', poco ma sicuro come il Sole che sorge ad est. 
Piper lo guardò inclinando la testa e Annabeth era sul punto di picchiare i suoi due soci dato che avevano probabilmente rovinato "IL" momento che aspettavano tutti. 
Altro che metterli assieme! Quei due erano sempre in mezzo!
Will non ebbe più modo di avvicinarsi a Nico per tutto il resto della serata dato che era stato preso in ostaggio dagli altri semidei e con il morale a terra si era ritirato nella sua cabina, continuando a lanciare ogni sorta di maledizione contro la testa d'alghe e saetta. 
Tutto era stato rovinato. 
Non avrebbe mai saputo se le labbra della sua pulce fossero fredde o calde. 
Probabilmente l'avrebbe evitato e non l'avrebbe neanche salutato il giorno dopo. 
 
Will quel giorno sembrava più morto che vivo. 
Aveva dormito malissimo e adesso due vistose occhiaie violaceo gli contornavano gli occhi. 
Per poco non era crollato sulla valigia, addormentandosi in mezzo alla strada. 
Aveva salutato fiaccamente i fratelli e le sue sorelle e tutti i suoi ex pazienti -quindi tutto il campo- ma di Nico non c'era neanche l'ombra. 
Percy ed Annabeth erano a qualche metro di distanza da lui e stavano parlando animatamente con Jason e Piper, con Leo che teneva per mano Calipso osservando con assoluto interesse i diversi cavi che aveva nell'altra mano. In neanche due minuti che lo osservava e già si era imbrigliato mezzo braccio e busto con il filo. 
Will non riusciva neanche a ridere per quella scena assurda. 
Dov'era Nico?
Magari se correva alla sua cabina faceva ancora in tempo ad incontrarlo.. E rubargli un bacio..
Ma non aveva alcuna possibilità, sua madre lo stava già aspettando ai piedi della collina, suonando il clacson e urlando contro i due gemelli che stavano sui sedili posteriori e che non facevano altro che bisticciare e tirarsi i capelli a vicenda, come dei normali e perfetti fratelli mortali. 
Sorrise alla madre, cercando come meglio poteva di velare la sua delusione quando girandosi non vide nessuno zazzera nera. 
Non avrebbe più potuto accarezzargli i capelli e quel l'unica volta che era successo per lui era stato come toccare la seta. 
Vide l'ora al cellulare, un iPhone 5c color giallo limone -o ananas come aveva detto Nico-, cercando di ignorare come meglio poteva la foto di loro due assieme che ridevano come matti, poco dopo aver letto la trama di un libro che Pips li aveva prestato intitolato "Twilight"
Inutile dire che se ne stava nella cabina tredici a prender polvere. 
Dèi! Quanto gli sarebbe mancato!
Sua madre lo stava fissando, la fronte corrugata e le labbra piene ridotte ad una linea sottile. 
Will se ne preoccupò, non era ancora salito in auto che già veniva guardato come uno che ha appena ucciso qualcuno. 
-Williams Anthony Solace!- tuonò peggio di Zeus la giovane donna dai corti capelli ricci castani -Ti sembra buona educazione ignorare un tuo amico? Io non ti ho cresciuto così! Muoviti e vieni subito qua!
Solo allora interpellato, rosso come non mai a causa della madre che aveva pronunciato il suo secondo nome, notò la figura magra che era appoggiata al finestrino destro, dove lui sarebbe dovuto entrare. 
-Nico?- disse tra il metà fra l'incredulo e il felice. 
O santo Stige! Era venuto a salutarlo! E com'era sexy quando si scostava il ciuffo scuro dagli occhi?
E il ghigno in cui erano piegate le sue morbide labbra sottili...
Ok meglio riprendersi prima di sbavare. 
Sperò con tutto il cuore che la madre non gli vedesse in faccia quello che provava o sarebbe stata la fine. 
Anche se non sembrava Eloise Solace quando voleva era più ficcanaso e pettegola di Afrodite in persona quando centrava il suo adorato figlioletto gay. 
-Hey- disse a voce bassa, che fece tremare il biondo, Nico. 
Perfino le urla dei fratellini sembravano essersi placate, ormai troppo concentrati a non perdersi l'ennesima figuraccia che sicuramente il loro fratellone avrebbe fatto di lì a poco. 
Ma al figlio di Apollo non importava, c'erano solo lui e Nico in quel momento. 
Lo abbracciò stretto, immergendo il viso nell'incavo tra collo e spalla dell'altro, respirando a pieni polmoni il suo aroma agrodolce. 
Dopo un attimo di sbigottimento anche il più piccolo gli circondò le spalle, arruffandogli affettuosamente i suoi ricci biondi e tirandoli fino a che la loro lunghezza consentiva. 
Will si sentiva bene in quella posizione, tra le braccia del suo Nico, senza interruzioni di nessun tipo. 
Sapeva che sua madre non l'avrebbe mai fatto e i gemelli erano troppo curiosi anche per fiatare e si limitavano ad osservare attenti. 
Beh, magari aveva troppi occhi puntati addosso ma dopotutto Nico la sera prima si era esibito davanti al campo intero. 
-Mi mancherai- gli sussurrò Nico all'orecchio, appiattendosi ancor di più contro il petto dell'altro, come ad assorbirne il calore. 
-Ti chiamerò tutti i giorni- a Will scappò una risata -Ti invierò le foto della scuola e dei miei compagni, ti messaggero nei momenti di noia alle lezioni e anche la notte. Alla fine sarai talmente esausto da desiderare di non avermi mai incontrato!
Will rise, arrossendo un po' per quella sottospecie deviata di dichiarazione che aveva fatto al moro. 
-Questo mai- gli rispose serio Nico scostandosi quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi. 
Adesso il disagio incominciava a farsi sentire. Si dovevano salutare ma Will aveva ancora le mani sui fianchi della pulce e non accennava a muoverle di un solo centimetro. 
E se lo baciava adesso?
Si sarebbe scavato la fossa da solo?
Probabile. 
Alla fine vide il viso di Nico avvicinarsi ma nel nervosismo di entrambi, nel loro imbarazzo e incertezza uscì un bacio tra la guancia e le labbra. 
All'angolo della bocca che portava con sé innumerevoli promesse e altrettante speranza per Will, ma anche il dolore di un possibile rifiuto futuro, al loro prossimo incontro. 
-COSA?!- urlò una voce la vicino che i due ragazzi riconobbe subito, seguita da un sonoro "SHH!!"
Nico si voltò lentamente verso i cespugli là vicini, già scorgendo la zazzera scura di Percy e quella chiara di Jason. 
Oh.. Sarebbero morti quella volta, Will ne era sicuro al cento per cento solo vedendo di sfuggita lo sguardo omicida della pulce. 
I suoi sospetti/certezze furono confermato dallo schioccare della lingua di Nico sul palato, gli occhi neri ridotti a due fessure sottili e il ghigno malevolo che avevano assunto le sue labbra. 
-Non ci credo che dopo trenta minuti di appostamento e abbracci si siano solo dato un bacetto!
-E che ti aspettavi idiota?
-Beh..
Will non sentì più nient'altro di quello che stavano dicendo i due perché Nico aveva appena scostato la poca vegetazione che li copriva, rivelando Percy molto spaventato e Jason tra l'arrabbiato e il terrorizzato. 
-Ma chi abbiamo qua?
Il tono dolce con cui il moro aveva detto quel l'ultima frase li fece scattare immediatamente, iniziando a correre per tutta la collina, urlando come matti. 
Nico li seguiva lento, gli occhi luccicanti di ira repressa. 
-Nico- Will lo prese per una manica leggermente nervoso a causa della spada di ferro dello Stige che l'altro aveva in pugno. 
-Niente magia brividosa, ricordi?
Nico sbuffò, alzando gli occhi al cielo. 
-Testa d'ananas tu hai detto un mese e quel mese scade oggi. Da questo momento in poi sono libero di far perseguitare quei due da i miei servitori zombie quanto voglio. 
La presa di Will si fece più ferrea. 
-Non esagerare- gli disse solo prima di lasciarlo. Nico gli sorrise, mostrando le fossette e salutandolo agitando la mano. 
Una volta in auto la madre lo guardò con un sorrisetto malizioso. 
-Testa d'ananas?
Will avvampò fino alla punta dei capelli, cercando di ignorarla e scrivendo velocemente un messaggio con il cellulare. 
 
"Dai a quei due dei calci anche da parte mia!  ;)"
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice e dritte per prossimi capitoli:
Ok ragazze/i (?)
...
Anzi..
AVE MIEI PRODI DEL POPOLO FANGILIANO!
Uhh! Che figata! Adesso saluto solo così ù.ù
Comunque alcuni volevano il bacio -sono rimasta colpita dall'incremento di recensioni del precedente capitolo! Mi sento fiera di me per aver messo la giusta canzone!- e in questo capitolo ne ho messi due. O quasi. Ihihihih. 
Will convinto di poter finalmente scoprire la temperatura delle labbra di Nico... Ma i suoi tentativi sono solo buchi nell'acqua. 
E Percy e Jason! Mannaggia a loro!
E c'era anche Annabeth! Si si con il cappello da baseball!
Adesso torniamo seri tutti. 
Ci saranno ancora due capitoli e poi fine. Caput. Apocalisse perché sta storia vi mancherà da morire come la sottoscritta. No scherzo. 
I capitoli saranno divisi in uno invernale -il prossimo- e uno estivo -l'ultimo- dove ci saranno delle occasioni in cui i nostri due amori si incontrano fino al ritorno di Will al campo. 
Quindi per spiegare meglio il prossimo capitolo si intitolerà:
"Inverno"
Con tre sotto categorie divise nella storia:
"Halloween"
"Vacanze Natalizie"
"Happy birthday"
Ci sentiamo tra qualche giorno anche perché adesso sono leggermente concentrata a fare un degno finale di "Destroyers" e credo di esserci quasi. 
Ma ritornerò!
Ciauu popolo Fangirliano!

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Capitolo 34
*** INVERNO -Halloween ***


INVERNO
 
-Halloween
Cioè quando i desideri di Will si avverano-
 
 
 
 
 
Nico
 
Erano passati quasi due mesi. 
Due mesi interminabili senza la sua testa d'ananas. Chi l'avrebbe mai detto che gli sarebbe mancata talmente tanto? 
Nonostante le continue chat e foto Nico ne sentiva ogni giorno la mancanza. 
Perfino essere svegliato alle otto di mattina!
Sospirò sconsolato, girando la pagina del libro che stava leggendo dalle due di notte. 
Aveva perfettamente capito che quella testa bionda provava dell'interesse per lui -Ehi sarà un disastro in rapporti sociali ma non è stupido, né cieco- ma voleva che fosse Will a fare la prima mossa. 
Quando erano stati insieme sul Pugno di Zeus aveva creduto che finalmente avrebbe dato il suo primo bacio. Will lo guardava comunque terrorizzato e tremava come una foglia ma ormai lui aveva deciso. O si faceva avanti lui o niente. Tanto era sicuro che prima o poi avrebbe ceduto. 
Prese un sorso dalla sua tazza di the al melograno. 
Era rimasto senza parole quando aveva avvertito dell'aria calda soffiargli sul viso, e ancorai più nel vedere Will ad un palmo dal suo naso. Aveva poi capito che la sensazione di benessere che provava alla nuca. Le mani di Will era perfette per massaggiargli i capelli, lo avevano perfino estraniato un momento dal mondo. Aveva guardato i suoi ricci dorati ricadergli ai lati del viso, uno gli sfiorava la fronte sollecitandogliela anche, e poi aveva fissato quei suoi due zaffiri. Diventati di un blu così scuri da far invidia al cielo. Il suo rossore sulle guance poi avevano come fatto sciogliere qualcosa nel petto di Nico che ne era rimasto talmente sorpreso da paralizzarsi sul posto. 
Era più forte di quello che aveva provato per Percy. Più caldo e lui aveva paura di scottarsi. 
Chiuse il libro con un tonfo. 
Per questo Will doveva farsi avanti, così poteva essere sicuro di non finire tra le fiamme. 
Distese le gambe intorpidite per la posizione accovacciata in cui era rimasto per ore nella poltrona. Si stiracchiò, facendo scrocchiare le diverse ossa. 
Sbadigliò prendendo un asciugamano da terra e mettendoselo sulle spalle, diretto verso la porta del bagno. 
Diede una rapida occhiata al cellulare per controllare l'ora. Le cinque e ventiquattro. Si sarebbe dovuto incontrare con Clarisse alle otto nell'arena per allenarsi. 
Decise di optare quindi per la vasca da bagno anche perché iniziava a sospettare che se avesse fatto la doccia si sarebbe addormento in piedi come i cavalli.   
Si rilassò, immergendosi fino a che l'acqua non gli arrivò sotto il naso. 
L'acqua calda era così rilassante...
-PULCE!
Nico urlò spaventato come non mai, annaspando un secondo nell'acqua ormai fredda e picchiando per sbaglio la testa sul bordo della vasca. 
-Ma brutto..!
Prese il cellulare che stava continuando a suonare -cioè c'era la voce registrata di Will che gli urlava di sbrigarsi- e accettò la chiamata arrabbiato con quella stramaledetta testa d'ananas. 
-Ma sei scemo?!- gridò appena ebbe la conferma che Will stava ascoltando -Mi hai fatto prender un infarto!
Nessuno rispose dall'altro capo, forse Will era scappato chissà dove per nascondersi dalla sua furia omicida. 
-Nico..- resuscitò poco dopo -Ma stavi dormendo ancora? Sono le sette e mezza. 
Il moro rischiò di far cadere il cellulare nell'acqua. 
Imprecò a gran voce, balzando fuori dalla vasca e rischiando di scivolare sui suoi stessi piedi. Con la pelle d'oca spalancò le ante dell'armadio, prendendo i boxer e buttando sul letto i primi vestiti che gli capitavano sotto mano. 
-Nico? Ci sei? Non dirmi che ti eri sul serio addormentato!
Il figlio di Ade lancio il cellulare sul materasso mentre saltellava su una gamba per infilarsi i jeans neri. 
-Puuullceeeee!- disse in tono lamentoso la testa d'ananas -Dai che ti dovevo dire una cosa importante!
Nico mise in vivavoce e tornò a cercare le scarpe con la maglia tra i denti. 
-Pap-pa!- gli rispose mentre tirava fuori il primo stivale da sotto il divano. 
-Allora, sai che tra poco viene Halloween..
Nico si mise sull'attenti, facendo cadere con un tonfo sordo la scarpa appena trovata. 
-Beh, ecco...
Non lo stava per dire sul serio. 
-Volevo sapere se ti andava di venire qua e passare l'Halloween e qualche giorno insieme..
Ecco. Di nuovo quella dannata sensazione di calore al petto. 
 
Dai, non poteva essere vero. 
Lui, Nico Di Angelo, Ghost King e Death Boy.. In quella situazione. 
Lui, con Will affianco, e sua madre che li fissava insieme ai gemelli che non facevano altro che tirargli la catena che aveva agganciata ai passanti dei pantaloni. 
Oddei avrebbe preferito cento volte la resurrezione di Crono in confronto a quello.
-Allora..- la madre gli sorrise -Tu sei un figlio di Ade?
Nico per poco non si strozzò con le scaglie di cioccolato del biscotto che aveva appena addentato. 
Will lanciò un'occhiata truce alla madre che però venne bellamente ignorata. 
-Zombie!- urlarono in coro i due bambini dai ricci castani strattonando talmente tanto la catena da fargli quasi calare i jeans. 
Will lasciò sbattere rassegnato la fronte contro il tavolo di legno della cucina di casa Solace. 
Era una semplice e modesta cucina, con un angolo cottura, frigo, tavolo e tv fissata ad un angolo della stanza. Sarebbe stata perfettamente normale se non si fossero contare le tendine verde lime della finestra, la tovaglia giallo fluo e i cuscini delle sedie rossi. 
-Si- rispose dando uno sguardo di sottecchi al biondo al suo fianco. 
Doveva preoccuparsi dei sorrisi inquietanti che li lanciava la madre? Sembrava che si sarebbe messa ad urlare come una teenager con gli ormoni impazziti da un momento all'altro. 
-Sai, mi piacerebbe proprio vedere che aspetto che ha Ade. Suppongo sia l'opposto di Apollo..
Ok. 
Adesso Nico aveva decisamente bisogno di un aiuto dalla testa d'ananas. O di un miracolo divino..
Supplicò la stupenda, bellissima, decisamente fashion, Afrodite di farlo uscire da quella situazione. 
Un miracolo piccolo piccolo..
Si sarebbe accontentato! 
Ma qualsiasi cosa invece che le domande di mamma Solace!
Un brivido freddo gli percosse la schiena nel momento esatto in cui il cellulare di Will si metteva a squillare. 
 
-Scordatelo testa d'ananas! Non lo metterò mai!
Nico ormai stava urlando nel negozio di costumi, attirando l'attenzione di non poche persone. Ma a lui non importava, non avrebbe mai messo quel coso!
-Dai pulce! È adattissimo per te!
Will gli sventolò sotto il naso il costume da Dracula, con tanto di denti finti in mano. 
-No!- ribatté il moro quasi facendo uscire uno scheletro dal terreno per picchiare Will. 
-Ma Nico! Stasera ci sarà una festa e bisogna essere travestiti! Non puoi non metterti qualcosa addosso!
-Ti ricordo che i tuoi amici hanno invitato te- sibilò mettendo il broncio e incrociando le braccia. 
-E io mi porto dietro te perché voglio farteli conoscere!
-Ma io no!
-Santo Stige Nico! Tu troverai qualcosa che ti piace e lo compreremo, poi andremo a quella festa e ci divertiremo. Sono ordini del dottore, chiaro?
-Mi stai ricattando con gli ordini del dottore?
-Può darsi.
Nico ghignò divertito, avvicinandosi fino a quando i loro petti non si sfiorarono. Will deglutì, arrossendo ma continuate a guardare fermamente gli occhi color pece del più piccolo. 
-Sono felice di sapere che parte della mia influenza non si sia volatilizzata. Ma che ne dici se ti propongo un patto?
Magari il ghigno troppo largo di Nico, o lo strano luccichio nei suoi occhi neri o il tono decisamente troppo mellifluo che utilizzò, potevano far scattare un campanello d'allarme nel biondo. Ma il dito pallido che gli premeva sul torace e i capelli che gli solleticavano le guance imporporate gli fecero fare la scelta peggiore di tutta la sua vita. 
-Ok- rispose con un alzata di spalle Will. 
 
Nico non si stava divertendo. 
Era furibondo contro il figlio di Apollo ma anche lui non se la passava meglio. Anzi forse era anche peggio. 
Erano fuori ad una porta dipinta di verde scuro da dove, all'interno della villetta, proveniva musica pop a tutto volume. 
Will stava ancora con il dito a pochi millimetri dal campanello, non decidendosi a suonare mentre Nico sbatteva più volte il piede per terra, fissando truce tutto quello che gli capitava sottocchio.
Ringhiò quando Will borbottò che era meglio tornare a casa. 
-Muoviti Solace- sbottò -un patto è un patto quindi facciamola finita velocemente. 
Will deglutendo si decide finalmente di palesare la loro presenza suonando. Non dovettero aspettare molto che una ragazza dai ricci capelli castani, lenti a contatto rosse e canini appunti li aprì abbracciando in modo soffocante il biondo. 
Chissà come ma a Nico iniziarono a prudere le mani. Dove aveva lasciato la sua spada a proposito?
-Madda!- Will si staccò con qualche difficoltà e l'espressione della ragazza  si fece seria. 
-Come accidenti ti sei conciato?
Il viso del figlio di Apollo avvampò, o almeno si credeva sotto tutti quegli strati di trucco. Completamente pitturato di giallo da capo a piedi, abbinato anche a vestiti dello stesso color canarino, aveva in testa una corona di foglie che erano sparate in aria, rendendo ancora più ridicolo. 
Un perfetto ananas gigante. 
Nico aveva scelto divinamente il suo travestimento, si complimentava con se stesso. 
-Cosa dovresti essere?
-Un ananas- intervenne in quel momento il moro facendo un passo avanti per affiancare il biondo. 
Lei lo guardo dall'alto in basso, maledetta altezza, ma poi il viso si aprì in un sorriso tutto denti. 
-E lui chi è? Mi piacerebbe molto fargli i grattino dietro le orecchie.
Nico inclinò la testa di lato, facendo tintinnare il campanellino che aveva in torno al collo con un nastro rosso. Stiracchiò le labbra dipinte di nero in un ghigno e i suoi occhi brillarono di divertimento quando vide le ragazza tentennare. 
Almeno non aveva perso il suo tocco "magico". 
Alzò gli occhi al cielo quando ricevette una gomitata al fianco dall'ananas. 
Will osservava intanto il suo capolavoro con il gel sui capelli del più piccolo. Aveva fatto del suo meglio in modo tale che i due ciuffi scuri che gli aveva fatto sulle tempie sembrassero in tutto per tutto le orecchie di un dolce micetto. Beh, senza contare l'espressione omicida del foglio di Ade, certo. 
-Madda lui è Nico- li presentò -Nico lei è Madda. 
Dopo gli scontri di sguardo fra i due, finalmente la padrona di casa si ricordò le buone maniere e li fece accomodare dentro, anche se ovviamente avrebbe preferito lasciare fuori a gelare il piccolo di Angelo. 
Will presentò Nico anche ai suoi altri amici ma il moro sembrava divertirsi un mondo a spaventarli tutti. 
Non che con il maglione nero, i jeans scuri e lo smalto dello stesso colore sia sulle unghie delle mani che quelle dei piedi -scalzi- fosse tranquillizzante. 
L'unica cosa che lo faceva sembrare un gatto erano i capelli e il campanellino al collo. 
Cioè, Nico lo aveva trasformato in una lampadina vivente e lui per ripicca gli aveva dato il via libera per vestirsi di nero?
Will doveva decisamente rivedere i suoi obblighi.
Nico si sedette per terra, una gamba piegata fino a toccare il torace e altra allungata fino a sfiorare quella di Will. Osservò il giallo che si stropicciò nervoso le mani, guardando prima Nico e poi i suoi amici. 
Sarebbe stato tutto troppo perfetto se fossero andati d'amore e accordo?
Il figlio di Ade pensò di sì, ma voleva sforzarsi di socializzare. 
Magari poi Will lo avrebbe ricompensato con un bacio..
Sempre se riusciva a trovare il coraggio la testa d'ananas. 
Si stiracchiò, inarcando la schiena e continuando a seguire con un orecchio la conversazione. 
Sorrise, leccandosi le labbra, ad un Will completamente rosso e imbarazzato. 
Will lo aveva travestito da gatto. Lui seguiva solo il personaggio. 
-Allora gente- alzò la voce un tizio dai capelli mori che forse si chiamava Ed. Nico non ne poteva essere sicuro dato che faceva schifo a ricordare nomi e facce. 
-Cosa vogliamo fare? È halloween! L'horror sta sera ci vuole!
Una ragazza, fortunatamente più simpatica di Madda, annuì con convinzione ridacchiando allo sguardo già terrorizzato di Will. 
-Io propongo una sfida- soffiò allora mordendo una caramella alla ciliegia -Vince chi riesce a spaventare gli altri. 
-Nico!
Il figlio di Apollo lo guardo sdegnato. L'interpellato ghignò, facendo scomparire l'altra metà del dolcetto in bocca. 
Era scontato che avrebbe utilizzato i suoi poteri. Infondo... 
A lui non era mai piaciuto giocare pulito. 
-Chi se la sente?
 
Nico non credeva che fosse così semplice spaventare i mortali. 
E Will. 
Ancora non si capacitava. 
Era riuscito poco dopo l'inizio della sfida a dileguarsi per la casa e trovare il contatore della luce. 
Un secondo e tutta la casa era sprofondata nella più completa oscurità. 
Una ragazza, non era sicuro ma gli sarebbe piaciuto fosse Madda, strillò presa in contropiede. 
-Che cazzo è successo?- qualcuno gridò a diverse stanze di distanza da dove si trovava. 
-Solace non dirmi che hai portato un serial killer professionista a casa mia!
-Nico accendi la luce subito! Sono ordini del dottore!
Il moro rise leggermente, avanzando a passo felpato, con i piedi scalzi, sul parquet e facendo tintinnare ritmicamente la campanellina al collo a tempo con la sua andatura. 
-Sto arrivando..
Fu fin troppo facile vincere. Gli amici di Will prima gridavano terrorizzati e poi si mettevano a ridere per l'infarto scampato. 
A Will invece aveva riservato qualcosa di diverso. 
Lo vedeva nel buio. Stava camminando con una mano posata sulla parete e l'altra tesa in avanti. 
Lo fissò all'entrata della stanza. Anche da quella distanza poteva distinguere i suoi zaffiri saettare da una parte all'altra. 
Se solo quella testa d'ananas si decideva a baciarlo!
Scoprirò, comparendo gli alle spalle e passandogli un dire freddo sul collo. 
-N-Nico?
Gli appoggiò il mento sulla spalla, il dito adesso che gli percorreva la guancia. 
-No- fece con voce camuffata, più   bassa -Sono Ade. 
Sentì l'altro tremare è proprio mentre le luci si riaccendevano miracolosamente lui scoppiò a ridere, gustandosi appieno l'espressione di puro terrore dell'altro. 
-Sono io testa d'ananas- disse a bassa voce poggiandogli una guancia sul torace e sentendo il cuore dell'altro galoppare velocemente -E ho vinto. 
 
Nico era sicuro che tutti in quella stanza ormai avessero capito che tra lui e Will c'era un "qualcosa". 
Ed era altrettanto certo che avessero anche intuito che la testa d'ananas era talmente tanto stupido da non accorgersi che il figlio di Ade lo stesse aspettando a braccia aperte. 
Insomma, Nico seduto tra le gambe di Will e con la testa appoggiata al suo petto e le braccia del biondo a cingergli la vita più il mento del figlio di Apollo sul capo... Più chiaro di così!
Ma no! Will sembrava più cieco di Jason!
Ci mancava solo che diventassero due gocce d'acqua quei due. 
Il suo migliore amico e il suo fid..emh.. e Will uguali sarebbe stato decisamente troppo strano. 
-Facciamo obbligo o verità!- trillò all'improvviso Luis, la ragazza simpatica, prendendolo per una mano e sollevandolo da terra e dalla sua calda e comoda posizione. 
Will fece una faccia offesa dato che gli avevano appena strappato di dosso l'unica cosa che lo faceva sentire tranquillo con i suoi pazzi amici. 
-Potresti venire un secondo in cucina ad aiutarmi Nico?
Mentre veniva trascinato il moro pensò che la ragazza fosse una delle tante oche su cui Will aveva fatto colpo e che lo voleva minacciare di morte. 
Non guardatelo in quel modo. 
Poteva essere!
-Senti..
Nico assunse il suo miglior cipiglio scocciato. 
-Abbiamo un idea geniale per far in modo che Will si faccia avanti. 
Il ragazzo la guardò curioso. Lei.. Lo voleva aiutare?
-Tu sei il suo gatto/pulce no?
Nico sbatté le palpebre assumendo  una quasi invisibile sfumatura rosata sulle guance. Che accidenti era?
-Beh, abbiamo dato un'occhiata nella sua rubrica e sei spuntato tu con un cuore giallo affianco. 
Gli mise in mano un vassoio con diverse bibite. 
-Tu fidati e basta. Noi siamo bravi nel nostro lavoro. Devi convincere Will a scegliere obbligo, solo questo. 
Lo lasciò basito, con ancora le bottiglie colorate in mano, scomparendo in un turbine biondo vestito da zombie. 
Nico sorride, o meglio: ghignò apertamente, convincendosi sempre di più che quella ragazza bionda era molto più capace di svolgere il ruolo di Cupido che i due idioti che erano i suoi due migliori amici. 
 
-Che cosa scegli Willy?- la ragazza guardò con aria angelica il figlio di Apollo. Nico nascose un sorrisetto dietro il bicchiere dove la sua coca stava scoppiettando. Fino a quel momento gli obblighi scelti erano stati tutti stupidi, come ad esempio: "fai le fusa come un vero gatto mentre Willy ti accarezza" (ovviamente quello era il suo) o "stai senza maglia per cinque minuti"
Insomma! Avevano affrontato Crono e la Madre Terra! Che sarà mai sto giochetto?
Alzò un sopracciglio quando si accorse che Will lo stava fissando. Magari stava decidendo se era meglio scegliere verità o obbligo. 
Per spronarlo gli sorrise, un vero sorriso come quelli che faceva da bambino, accompagnato da un cenno col capo. Come previsto Will rimase qualche secondo a fissarlo con gli occhi sgranati, il rossore che lentamente si diffondeva sulle guance, e distolse lo sguardo imbarazzato. 
E Nico si scambiò un'occhiata con la bionda, sta volta con un ghigno. 
Perché era disposto a giocare sporco se questo avrebbe fatto fare un passo avanti a Will. Nessuno riusciva a resistere ai suoi sorrisi infantili, era risaputo ormai. 
-Obbligo.
Perché lui era Nico di Angelo, otteneva sempre quello che voleva. 
La bionda, non dopo aver rifilato uno sguardo eloquente agli amici, che scomparirono momentaneamente in cucina, sorrise storto, il figlio di Ade si  chiede se fossero lontani parenti, e si avvicinò all'orecchio del biondino per dargli istruzioni sul suo obbligo. 
I tre amici tornarono con una scodella piena di diversi dolci e la posarono in grembo a Nico. 
Il moro studiò il tutto con gli occhi scuri, incurvando le labbra quando iniziò a capirci qualcosa. 
-Willy! Tu dovrai mangiare metà di uno qualsiasi di questi dolciumi ma dalle labbra del nostro caro gattino dark!- sentenziò battendo una volta alla fine le mani, fissando i due seria. 
Nico osservò quel ben di Dio che aveva in grembo, indeciso su quale prendere. 
Un cioccolatino?
Un mashmellows?
Una caramella?
Con nochalance scartò la piccola gelatina gialla zuccherata e se la mise in bocca, lasciando sporgere tra i denti poco meno della metà. 
Will, andando dal bianco, al rosso, al viola, scoccò un'occhiataccia agli amici, sospirando e avvicinandosi lentamente. 
Il moro sperò che Will non andasse in coma prima di baciarlo. 
Avevano già avuto fin troppe interruzioni per i suoi gusti e, anche se il suo, il loro, primo bacio, non se lo sarebbe immaginato così era sempre meglio di niente. 
Sentì il respiro corto e caldo del figlio di Apollo solleticargli il viso, il formicolio che provava al petto dove la maglia di Will lo toccava. 
Fissò i suoi occhi cerulei tutto il tempo, cercando di calmarlo, e immergendosene dentro, fino ad essere in balia di quel vortice azzurro scuro. 
I nasi si toccarono e le teste di inclinarono leggermente. Nico socchiuse gli occhi, nascondendo quegli opali alla vista del biondo. 
La caramella di ruppe, Nico poté distinguere distintamente i denti bianchi di Will che tranciavano il dolciume. 
Le labbra si spostarono, fino a sfiorarsi ma anche dopo Will rimase là, fermò davanti a lui con le labbra che si incontravano ogni qual volta che uno dei due respirava. 
Il biondo lo guardò incuriosito mentre la caramella si scioglieva in bocca. 
Nico sorride malizioso, mostrando la sua parte tra i denti e poi avvicinò le labbra all'orecchio del biondino, coprendosi a coppa con una mano. 
-L'ananas è sempre stato il mio gusto preferito. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
ASPETTATE POSSO SPIEG..!
*le arriva addosso una valanga di oggetti contundenti*
...
*resuscita dopo una settimana*
so del mastodontico ritardo ma accidenti! Siete riusciti a leggere tutto sto mostro di capitolo????
Ben per voi perché è solo un terzo del tutto!
Avete idea di quanto ci abbia messo a scriverlo?????
E no! Non dovrete aspettare per il resto. Ho intenzione di metterli oggi in capitoli separati o il tutto diventava troppo pesante. 
Quindi verso le otto e alle dieci. 
Vi prego non odiatemi!!!
Non volevo ritardare così tanto. 
..
*tira su col naso continuando a guardare per terra*
Vado, ormai ho capito che se rimango ancora mi uccidete...
Scusate ancora 
E ho cambiato l'introduzione perché questi spezzoni erano troppo pucciosi. 
Spero di non aver fatto errori dato che l'ho riletto cinque volte. 
OkOk evaporo via...
Alle otto
 

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Capitolo 35
*** INVERNO -Natale ***


INVERNO
 
 
-Natale
Per una volta anche Percy e Jason ne fanno una giusta-
 
 
 
 
 
Will
 
 
Il figlio di Apollo stava fissando lo schermo del cellulare da diverse ore. 
Ancora mezz'ora e sarebbe tornato al Campo. 
Dalla sua pulce. 
Fissò la foto, scattata di nascosto dal suo amico Ed. 
Quel ragazzo era un santo stalker. 
Era riuscito a fotografare lui e Nico mentre si "baciavano" e, modestamente parlando, quella era la miglior foto che avesse mai visto in vita sua. 
Lui con un sorriso da ebete stampato in faccia e Nico che lo guardava negli occhi con un'intensità tale che lo faceva ancora arrossire. 
Non gli importava neanche di esser dipinto da capo a piedi di vernice gialla e con una parrucca di foglie in testa. E Nico era adorabile travestito da gatto, le labbra scure e gli occhi contornati con una linea sottile nera per renderli ancora più grandi. 
Chissà se aveva ancora il campanellino che gli aveva messo per finire del tutto il suo costume da gatto. 
Sospirò, chiudendo per un attimo gli occhi e appoggiando la testa al sedile dell'auto della madre. 
I gemelli erano rimasti a casa, con il nuovo compagno della madre, salutando Will quella mattina presto con un sorriso e una pacca sulla schiena e con un bacio Eloise. 
Magari avrebbe dovuto invitare Nico a casa sua per Natale. 
Ma dubitava che il moro avrebbe accettato con i suoi fratellini pestiferi e il patrigno decisamente troppo espansivo. 
Magari Nico avrebbe ricordato la sua di famiglia e alla fine, come al solito, Will avrebbe fatto la più grande caz.. Em.. Cavolata della storia. 
Meglio non rischiare. 
E poi anche a lui mancava il campo. 
-Will- Eloise lo chiamò dolcemente, scoprendolo dal suo stato di tepore. 
-Will tesoro, siamo arrivati. 
Gli occhi verdi della madre lo fissavano, un sorriso sincero ma allo stesso tempo agrodolce le incurvava le labbra. 
Lui sapeva che sua madre l'avrebbe voluto per Natale. 
Ma Eloise sapeva leggere fra le righe e aveva subito capito che era solo per Nico se aveva deciso di interrompere quella tradizione. 
Magari, se tutto andava bene, l'anno successivo il figlio di Ade sarebbe potuto stare da loro. Quell'anno però doveva andare così. 
-Il mio bambino..
Will arrossì imbarazzato anche se erano solo loro due in auto. 
-Mamma- la riprese -ho quasi sedici anni!
-Ti stai facendo grande..
E come poteva lui resistere a quei suoi occhioni verdi, resi ancora più luminosi dalle lacrime trattenute che brillavano? O alle sue braccia calde aperte verso di lui in una tacita richiesta. 
-Ti voglio bene mamma- disse Will venendo accolto dall'abbraccio della madre. 
-Il mio piccolo Will. 
 
Si, insomma..
Will aveva una fervida immaginazione ma non si aspettava di certo.. Beh, quello.
Era sgattaiolato oltre la statua gigante di Atena che sembrava volerlo fulminare e poi, quatto quatto era entrato nella cabina di Apollo a sistemare la sua misera valigia. 
Aveva intimato a chiunque aveva incrociato di rimanere zitto e non dire in giro che era tornato. 
Cambiandosi quegli abiti spiegazzati che aveva utilizzato per il viaggio, si era messo dei jeans azzurri e una maglia bianca con una stampa nera raffigurante un corvo, in onore al padre. Le immancabili infradito rosse quel Natale e il cappotto di ecopelo beige insieme ai guanti di lana. 
Fece un ultimo controllo per essere sicuro che il pacchetto blu fosse integro. 
Era uscito con un sorriso a trentadue denti, fermando un giovane semidio e chiedendogli dove potesse incontrare il figlio di Ade. 
Non si stupì più di tanto mentre si dirigeva all'Arena. Nico gli aveva detto molte volte he si allenava con Clarisse, ancora non riusciva a credere che quei due fossero amici, ed era genuinamente curioso di sapere quanto era migliorato in quei mesi che non si vedevano. 
Lo vedeva, girato di spalle, sudato e con addosso una maglia leggera e una cotta di cuoio appiccicati addosso. 
Si trattenne dall'urlargli addosso di cambiarsi subito prima di beccarsi un raffreddore. 
Si avvicinò in punta di piedi, attento a non far rumore. 
Che bella sorpresa che gli avrebbe fatto. Gli avrebbe messo le mani sugli occhi e gli avrebbe sussurrato dolcemente il nome. Allora lui avrebbe trattenuto il respiro e si sarebbe girato meravigliato e Will, mentre la sua pulce ancora lo guardava con la bocca spalancata per lo stupore, gli avrebbe rubato un bacio. 
Sì, era tutto perfetto. 
Voi ci credete?
Esattamente. 
Non riuscì a sfiorargli i capelli scuri che fu costretto a ritirare di scatto le mani per non avere due moncherini al loro posto. Gli arrivò un calcio sullo stomaco che gli fece buttare fuori tutta l'aria dai polmoni e infine qualcosa di freddo e decisamente troppo duro per i suoi gusti si abbatté contro la sua povera testa bionda. 
-O porco Crono! Will!
Nico, dopo aver accidentalmente attentato alla vita del suo pseudo-ragazzo, si inginocchiò a terra, tirando dei leggeri schiaffi al biondo per farlo rinvenire. 
-Che è successo qua?- chiese Clarisse entrando nell'arena. 
-Credevo fossi tu!- rispose con le mani nei capelli il più piccolo. La ragazza guardò il figlio di Apollo svenuto, benedicendo silenziosamente la sua stella buona. 
-Tks!- soffiò -Pivelli.
Con un sospiro Nico si mise a pensare, guardando poi la ragazza con la sua miglior espressione da cucciolo. 
-Mi aiuti a portarlo in infermeria?
-Neanche morta!
-Dai...- fece anche il labbruccio e unì le mani in preghiera -Ti preeeego!
Nonostante la figlia di Ares non volesse portare quel semidio svenuto per mezzo campo fino all'infermeria, il broncio di Nico era un'arma invincibile. 
-Va..bene- si rassegnò -Ma se cade è colpa tua. 
-Grazie Crissy!
-Chiamami ancora così e giuro che ti taglio la lingua!
-Se non ti mando al tappeto prima io...
 
Will riaprì gli occhi a causa di qualcosa di piacevolmente fresco sulla guancia. 
Fu costretto a chiuderli quasi subito date le luci dell'infermeria. 
E chi se le ricordava così forti?
Mormorò una debole protesta e ci riprovò più lentamente. 
Ma quella volta la luce era in parte bloccata da una sagoma che era china a guardarlo. 
-C-che è successo?- chiese cercando di mettersi dritto ma venne prontamente spinto giù da dalle mani sottili e fredde. 
-Diciamo che è stato il tuo personale ben tornato. 
Will si leccò le labbra secche, iniziando a distinguere più particolari. 
Come la maglia nera leggermente sudata di tizio. O l'anello ghignante su uno di quei diti sottili e pallidi. 
Salì per la sua ispezione fino a scorgere i capelli corti tirati in alto, neri come l'ossidiana e il sorrisetto sulle labbra chiare. 
-Nico?
Will gli tastò il naso, forse con troppa forza, e il modo retrocesse massaggiandosi la parte del viso lesa. 
-Will stai bene? Non hai fumato niente vero?
-Fumare fa male!- urlò allora il biondo rimettendosi in piedi di scatto e avvicinandosi ad un palmo dalla pulce -Azzardati a toccare una sigaretta e giuro che ti taglio una mano. 
Nico allora fece uno dei suoi classici sorrisi, facendo aggrottare le sopracciglia al povero disgraziato del figlio di Apollo. 
-E poi come potrei fare così?- chiese facendo scivolare le mani gelide sul petto del biondo, decisamente molto imbarazzato, fino a circondargli il collo. 
-N-nico!- balbettò Will appoggiando a sua volta le mani sui fianchi del moro, con la scusa di scansarlo. 
Invece rimasero così, immobili per parecchi minuti. 
-Bevi testa d'ananas- Nico si spostò porgendo a Will un bicchiere di nettare. 
Poi si avvicinò, alzandosi leggermente sulle punte per raggiungere il livello degli occhi del figlio di Apollo. 
-Questo..- sussurrò appoggiando le labbra sulla bocca schiusa del biondo -È il mio regalo di Natale per te. 
-Dovrei farmi mettere k.o. più spesso. 
-Dovresti smetterla di piombare improvvisamente le vigilie di Natale. Non ho nessun regalo decente. 
Entrambi stettero stretti in silenzio per un po', prima che Will rise stingendoselo al petto. 
-Beh, questo regalo improvvisato mi piace molto..
Un altro bacio soffocò le sue risate mentre il biondo si perdeva in quel vortice di sensazioni. 
In quel momento, con le labbra fredde del figlio di Ade sulle sue bollenti, poteva anche cascare il mondo. 
 
Will finalmente poteva incontrare di nuovo Percy e Jason. 
Era da così tanto tempo che desiderava picc.. Emh.. Parlarli. 
-Chi non muore si rivede!- esclamò competendo alle spalle dei due che chiacchieravano sul divano della cabina tredici. 
-Will!
Percy si fece da parte, cenando così lo spazio per far sedere il biondo. 
-Da quanto tempo Will! Allora tu e di Angelo..- il figlio di Poseidone gli diede delle leggere gomitate ammiccando e facendo l'occhiolino a Jason che sospirava, prendendo gli occhiali e pulendoseli sul maglione. 
-In parte è anche merito nostro sai?- continuo imperterrito. 
-Ma dai?- fece sarcasticamente Will facendo la sua miglior aria stupita. 
-Sì! Tipo quando Nico ha rischiato di affogare.. Ricordi?
A Will pulsò una vena sulla tempia. Allora era colpa sua se Nico quella volta stava per schiattare..
-Percy- Jason chiamò l'amico avvertendo l'aura omicida che trasudava il dottore -Che ne dici se lasciamo un po' da soli Will e Nico? Sai, è Natale e scommetto che Piper e Annabeth ci stiano aspettando. 
Come faceva quell'idiota a non accorgersi di essere in pericolo di vita?
-Ma..! Jason!- Percy protestò mentre l'amico biondo lo trascinava verso la porta -Io voglio vedere un loro bacio!
Nico decise in quel momento di entrare con un calcio dalla porta, mancando di un soffio i suoi due migliori amici e aggrottando la fronte di fronte al cipiglio di Will. 
Sbuffò, alzando gli occhi al cielo, e posando le quattro cioccolate calde, i mashmellows e la panna montata, si mise le mani sui fianchi guardando male tutti e tre. 
-Che sta succedendo qui?
Jason sbiancò, dando un pugno a Percy prima che aprisse bocca e portando il corpo tramortito del suo amico se ne andò defilato facendo un veloce saluto. 
-Che è successo Will?- chiese il moro buttandosi accanto a lui sul divano, scandendo le gambe sulle sue e prendendo il telecomando per vedere qualcosa in TV. 
-Niente- mentì scrollando le spalle e porgendo a Nico un piccolo sacchetto blu. 
Il figlio di Ade lo guardò con un sopracciglio alzato facendo un mezzo sorriso. 
-Continui a far schifo a mentire. 
Will arrossì fino alla punta dei capelli. 
-Ma apprezzo il tuo tentativo di cambiare discorso con un regalo. 
-Non volevo cambiare discorso!- il biondo gonfiò le guance in un buffo quanto adorabile broncio infantile. 
Nico rise, scompigliandogli i capelli che tanto assomigliavano all'ananas con il loro colore acceso. Si appoggiò poi con la guancia contro la sua spalla, iniziando ad allentare il nodo stretto del pacchetto con le unghie corte. 
Will osservò come il moro si accigliava leggermente, facendo emergere una piccola ruga tra le sopracciglia sottili, il suo modo di storcere le labbra ogni qual volta che non riusciva nell'impresa di slegare il pacco regalo. 
Nico non chiese il suo aiuto e Will, conoscendo il suo smisurato orgoglio da Re degli Spettri, non domandò. 
Aspettò paziente, crogiolandosi intanto nel calore dell'altro, immergendo la mano nel maglione peloso nero e avvicinandolo ancor di più. 
Nico in risposta, quasi in un gesto automatico, interruppe un momento il suo lavoro, afferrando una coperta vicina e mettendola sulle spalle di entrambi. 
Will sorrise da ebete, scoccando un bacio sulla fronte del più piccolo che mugugnò scocciato per essere stato interrotto, e avvolgendo entrambi in un bozzolo caldo, solo per loro. 
Appoggiò la testa tra incavo del collo e la spalla di Nico, respirando a pieni polmoni motore dolce di cioccolata misto a quello forte del caffè e agro delle more. 
Per lui quello era il nuovo odore del Natale. L'odore di Nico. 
Quanto gli sarebbe piaciuto rimanere così per sempre. 
-Fatto!
Nico sorrise, come quel bambino che anni prima era arrivato al campo pieno di domande, mostrandogli le fossette. Will senza pensarci si sporse per baciarle leggermente ma arrivò solo a metà strada per il secondo prima di ricevere un lieve scappellotto sulla nuca. 
Alzò lo sguardo, osservando il viso leggermente arrossato della sua adorabile pulce. 
Quanta era la sua voglia di baciarlo in quel momento?
-Calma i bollenti spiriti- Nico gli mise una mano sulla labbra allontanandolo leggermente ma tirandogli comunque una guancia quando lo vide fare gli occhi da cucciolo. 
-Ti potrei denunciare per plagio- rifletté distrattamente, estraendo dal pacco una scatolina scura. 
Lo guardò con un sopracciglio alzato, agitandola leggermente vicino all'orecchio. A Will gli si gonfiò il cuore di un "qualcosa" di caldo che lo fece incantare ad osservare il minore. 
Era così bello vederlo spontaneo e felice, senza brutti pensieri. 
Nico l'aprì, non prima aver borbottato qualcosa riguardo alle commesse che incartavano in modo strano i regali, e rimase fermo a fissare il contenuto. 
A Will quel "qualcosa" iniziò a raffreddarsi e per la prima volta da quando aveva fatto l'acquisto si chiese se magari a Nico non sarebbe gradito. 
Chinò mortificato la testa, già sentendo pizzicargli gli occhi. 
Che stupido era stato! Perché non aveva chiesto ad Hazel? Infondo era la sorella e l'avrebbe potuto aiutare a scegliere un regalo come minimo passabile. 
E invece aveva fatto come al solito di testa sua ed ecco il risultato..
Will tirò sul col naso, già pronto a scusarsi con la sua pulce. 
E Nico intanto guardava la testa d'ananas e il pacco che aveva in mano. 
-Senti..io..
Will evitò di incontrare il suo sguardo, torturandosi un labbro e sbattendo forte gli occhi. 
-Will- Nico gli mise una mano sulla spalla, obbligandolo così ad alzare i suoi zaffiri blu. 
Nico sorrideva. Sorrideva con una dolcezza tale da far mancare il battito al suo cuore per un secondo. 
-Will il tuo regalo è bellissimo- il moro si avvicinò, dando due leggeri baci sulle palpebre chiuse di Will, asciugandogli poi con il pollice una piccola lacrima che era sfuggita al controllo del biondo. 
La testa d'ananas rispose alle improvvise e altrettanto gradite coccole della sua pulce stringendogli la mano pallida nella sua biscottata e portandosela alla guancia. 
-Sul serio?
-No, lo dico così!- Nico sbuffò -Certo testa d'ananas. 
La pulce prese fra le dita sottili le catenine d'argento, facendo brillare alla luce della lampada il ciondolo regalatogli dal maggiore. 
Un Sole a dodici punte colorato di arancio e oro era circondato dalle braccia bianche e grigie di uno spicchio di Luna. 
Nico notò che le catene di andavano a fondere ognuna in uno dei due disegni. 
-Si staccano- spiegò Will forzando leggermente il materiale, che produsse un lieve "crack"
Nico si ritrovò in mano il Sole. 
-Perché il Sole?
-Perché tu possa avere qualcosa che ti ricordi di me. 
-E spiegami perché io sarei la Luna. 
-Perché tu mi fai sentire bene con la tua sola presenza- rispose subito il biondo con un sorrisone -La tua luce, seppur fioca non passa inosservata e la tua bellezza è proprio il tuo cercare di non far notare quanto tieni agli altri- lo guardò malizioso -Beh, con me dimostri bene il tuo affetto..
Nico gli diede un pugno sul braccio.
-Se stai cercando di lusingarmi non funziona. 
-Ah sì?
Will si avvicinò pericolosamente con le mani tese verso lo stomaco del più piccolo. Purtroppo Nico fu troppo lento a fiutare il pericolo perché ormai Will l'aveva immobilizzato e gli stava facendo il solletico. 
Insieme a godersi il Natale in santa pace..
-Fatti in là che non vedo!-
Will sentì la vena di prima pulsare dolorosamente sulla fronte. 
Ma perché a lui? Che cosa aveva fatto di male in vita sua?
Bruciava la carne e parte dei suoi dolci agli dèi, stava tranquillo a non disturbare nessuno e evitava che gli altri semidei morissero per un taglio con la carta. 
Gli dèi come minimo l'avrebbero dovuto amare. O apprezzare. 
Invece gli mandavano alle calcagna quella piattola di Perseus Jackson. 
Nico in un attimo era andato alla porta, facendo rabbrividire per un attimo Will data la mancanza del suo corpo caldo contro il suo. La aprì, catapultando allo stesso tempo almeno una decina di semidei, tra cui i sette, Calipso, Clarisse e Reyna. 
Entrambi i due semidei si fissarono per un momento, l'espressione di sbigottito ben visibile suo loro visi. 
-Adesso- sibilò Nico scrocchiandosi le mani e il collo -mi dite cosa ci facevate dietro la mia porta. 
Li osservò uno a uno con uno strano fuoco negli occhi. 
-E se le risposte non mi piaceranno sarà peggio per voi. 
Percy si fece coraggiosamente avanti, o meglio: Annabeth gli diede un calcio e lui barcollò davanti alla pulce, torturandosi le mani e urlano tutto d'un fiato. 
-Volevamo farti una sorpresa!- disse rigido come una tavola di legno. 
-È tutto?- Nico sembrava pericolosamente arrabbiato per la magra risposta. 
Will, capendo la gravità della situazione, affiancò il suo fidanzato (perché era a tutti gli effetti ormai il suo fidanzato), cercando di evitare un possibile pluriomicidio. Anche perché lui non voleva di certo lavorare la sera di Natale. 
-Ah ah!- ululò allora lo stupido figlio di Poseidone indicandoli. 
I due guardarono confusi gli altri per capire se Percy stava bene o era del tutto impazzito, ma di loro ormai non c'era nessuna traccia, si erano volatilizzato più velocemente di un viaggio ombra. 
-Non puoi uccidermi!- esclamò Percy sventolando una mano davanti al viso dei due. 
Nico gli afferrò il polso, forzandolo ad aprire la mano. 
Will quando vide la pianta a tre foglie, con dei piccoli frutti rossi volle scoppiare a ridere ma si trattenne dall'aria sempre più minacciosa che stava assumendo il moro. 
-È stata un idea di Jason!- si difese Percy. 
Will abbracciò da dietro Nico, facendo un sorriso complice a Percy che sembrò rilassarsi leggermente. 
-Nico, le regole non sono queste. 
La pulce si voltò leggermente verso di lui, non capendo il senso. 
Allora il biondo si ricordò che Nico quelle cose non poteva saperle essendo nato in un epoca diversa. 
Fece insegno a Percy di congedo, che quello sembrò apprezzare talmente tanto da mettersi a piangere, e il semidio scomparve dietro ad una porta. 
-Perché l'hai lasciato andare? Potevamo picchiarlo!
-Perché- Will gli circondò la vita con le sue braccia -siamo obbligati a fare qualcos'altro. 
Nico lo guardava con i suoi due pozzi scuri, indeciso se dargli una sberla sullo stomaco o prendere a testate il muro della stanza. 
-Sarebbe?
-La tradizione del vischio! 
Nico in quel momento l'avrebbe volentieri preso a sberle. Che accidenti era sto vischio mo'?
Ma all'improvviso Will lo baciò, un contatto leggero e veloce come una carezza. 
-Se stiamo sotto il vischio dobbiamo baciarci obbligatoriamente- spiegò tra un effusione e l'altra il biondo. 
A Nico in quel momento non dispiaceva così tanto quella tradizione. 
Assaporò nuovamente le labbra bollenti della testa d'ananas, sentendo distintamente il sapore di limone ed erba fresca che contraddistingueva Will. 
Il più piccolo portò le mani dietro il collo dell'altro mentre Will se lo stringeva più vicino. 
E nonostante la porta fosse rimasta aperta, il freddo entrasse nella calda ed accogliente cabina e una decina di paia di occhi li stessero fissando commossi nell'ombra, i due piccioncini non si fermarono. Troppo occupati per preoccuparsi di quei dettagli irrilevanti. 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
Ari salve a tutti!
Quanto sono dolci??
Mi sono fatta perdonare con tutto sto fluff??
Spero che non ci siano errori perché l'ho letto tre volte e voi sapete quanto accidenti ci vuole a leggere lentamente tre volte sto mostro di capitolo??????
Il prossimo sarà ancora più puccioso! Quindi chiunque soffra di diabete.. Beh, meglio se abitate vicino all'ospedale. 
Tra qualche ora cari lettori che ancora non mi avete ucciso
Ciauuuuuu

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Capitolo 36
*** INVERNO -Happy Birthday ***


INVERNO
 
 
-Happy Birthday 
tutti meritano un sorriso-
 
 
 
 
 
Nico 
 
 
Il giovane figlio di Ade quel giorno non si aspettava proprio di esser preso in ostaggio. 
Appena si era svegliato Percy, comparso chissà come al Campo, ed Annabeth erano entrati nella sua cabina -cioè avevano scassinato la porta- poi gli avevano strappato di dosso il suo morbido e caldo piumone grigio. Lo avevano chiuso in bagno a farsi una doccia veloce e lo avevano imbacuccato per bene sotto una valanga di vestiti. 
E in quel momento si ritrovava a girare il campo con il suo giubbotto da aviatore, una cuffia nera morbida in testa, una sciarpa rossa, una maglione di lana grezza grigio e i suoi jeans scuri strappati sulle ginocchia. 
Ci mancava poco che non lo obbligassero anche ad indossare i guanti quei due. 
-Mi dite che succede?- chiese ancora confuso mentre Percy e Annie lo trasportavano di peso da una parte all'altra del campo. 
-Non ti ricordi?- disse Percy girando bruscamente e quasi trascinando a terra sia Nico che la sua ragazza. 
Stupida testa d'alghe. 
-Nico hai un appuntamento oggi!
Il figlio di Ade inarcò un sopracciglio. Lui non aveva nessuno stramaledetto appuntamento! 
Era per quello che lo aveva svegliato prima di mezzogiorno?
Ma perché Percy non era ancora morto e continuava a perseguitarlo?
-Datemi un buon motivo per non mandarvi nei Campi della Pena- sospirò divincolandosi e incrociando le braccia al petto. Represse uno sbadiglio mentre il cervello gli consigliava di tornare nella cabina tredici. 
-Perché Will ti sta aspettando!- esclamò con insistenza Percy saltellando sul posto. 
Nico si chiese come avesse fatto a prendere una cotta per quell'idiota. Si voleva dare una sberla da solo in quel momento. 
-E perché proprio oggi? Non mi ha neanche avvisato. 
-Beh- intervenne Annabeth zittendo sul nascere il figlio di Poseidone -neanche a Natale aveva avvisato che sarebbe venuto. Ti vuole fare una sorpresa. 
Nico sorrise leggermente, immaginandosi la "sorpresa" che il figlio di Apollo gli aveva fatto un mese prima. 
Ma poi si accigliò.
Erano in pieno periodo scolastico. 
Perché mai Will avrebbe saltato un giorno al suo istituto per andare là?
Che poi era martedì..! O giovedì? Stava iniziando a perdere il conto dei giorni. 
-C'è qualcosa che mi sfugge?- chiese fissando negli occhi Percy che iniziò a torturarsi le mani.
-Emh.. No?
-È una domanda?
-Sì! Cioè no! Oddei Annie!- guardò disperato la sua ragazza in cerca di aiuto. 
-Nico fidati sta volta- disse allora la figlia di Atena cercando di tirare uno scappellotto a Percy che si era nascosto dietro di lei -Will ti sta aspettando sotto il pino. 
Lo lasciarono solo, in mezzo alle strade del campo mezzosangue, alle sette e mezza di mattina. 
Sbuffò il moro, strofinandosi le braccia ed emettendo una nuvola candida di fiato. 
Non poteva scegliere un giorno più adatto di quello la testa d'ananas?
Stupido ventotto gennaio! Quel giorno si crepava dal freddo!
Si fermò mentre un ciuffo nero gli ricadeva davanti agli occhi. 
...
C'era qualcosa che gli sfuggiva. 
Continuò a camminare facendo solo una piccola deviazione per andare a prender la spada. 
Qualcosa di importante, ne era certo. 
 
Will lo stava effettivamente aspettando. 
Sotto il pino, con i jeans chiari, gli scarponcini -poteva già sentire il risentimento di Will per non aver ai piedi la sua amate infradito- un giubbotto imbottito beige, una maglione giallo chiaro e una sciarpa bianca e verde. 
Il figlio di Apollo gli corse incontro per quei pochi metri che ancora li dividevano, quasi facendoli ruzzolare entrambi giù dalla collina. Gli diede un sonoro bacio sulla guancia prima di allontanarsi di scatto. 
-Sei gelido!- ululò il biondo iniziando a tremare per il freddo. 
-Sei tu quello che mi ha proposto di uscire oggi che si crepa dal gelo!- lo rimbeccò Nico offeso, immergendo il viso nella sua sciarpa rossa facendone sbucare solo gli occhi. 
Il biondo sorrise dolcemente, dandogli un vero bacio da cui si staccarono dopo qualche minuto. 
Nico aveva le guance leggermente arrossate. 
Maledetta la sua inesperienza in certi tipi di rapporti! Ma solo Will riusciva a farlo sentire a suo agio anche solo sfiorandolo. 
-Andiamo, ho prenotato in un posto speciale. 
Will gli fece l'occhiolino, scompigliandogli i capelli da sopra la cuffia e facendo un cenno verso un furgoncino alla cui guida c'era già Argo. 
-Andiamo in città. 
 
A Nico non importavano le occhiate che le persone gli riservavano. 
Se n'era sempre fregato ma in quel momento, mano nella mano con Will nelle vie di New York, aveva la sempre maggior voglia di spaccare il muso a qualcuno. 
Non gli interessavano quello che pensavano di lui. 
Ma quei sussurri alle spalle del biondo lo stavano mandando in bestia. 
E vedere il sorriso del maggiore che gli rivolgeva, tremante quando un commento più aspro degli altri li giungeva alle orecchie, lo fece sentir ancora peggio. 
Will di certo non era come lui, cioè una lastra di ghiaccio che esprimeva poco le sue emozioni in pubblico, era invece una persona sensibile ed empatica. 
Vedeva ogni singolo commento che, sotto forma di pugnali avvelenati, affondava nel petto del biondo, facendogli venire gli occhi lucidi nonostante il sorriso che continuava imperterrito a mostrare. 
E allora pensò che Will fosse una persona forte, talmente tanto da mettere al primo posto lui che se stesso. 
E questo lo fece ancor di più adirare perché quella gente stava sparlando di Will, la sua testa d'ananas, la miglior persona che esistesse sulla faccia del pianeta anche solo per essere riuscito a sorpassare la sua barriera che si era eretto intorno negli anni. 
Una persona che non conoscevano. 
Potevano tutti far visita a suo padre! 
Anzi.. Le pene le avrebbe scelte di persona e poi si sarebbe divertito a vederli urlar..
Fissò la mano abbronzata che stava stringendo forte la sua. 
Alzò lo sguardo incontrando i due zaffiri che solo Will possedeva. 
-Nico- gli disse continuando a stringere -Non fa niente. 
Solo allora il moro si accorse del gelo, non più dovuto alle basse temperature, che serpeggiava fra la folla. Si riscosse, calmandosi e abbassando gli occhi colpevole. 
-Dai sbrigati- continuò nuovamente pimpante il biondo -siamo praticamente arrivati. 
Il locale, doveva ammetterlo, era davvero accogliente. 
Il calore del riscaldamento acceso li fece sospettare di sollievo e diverse testa dello staff si girarono verso di loro sorridendoli. 
Nico si irrigidì ricordando i commenti ben poco carini di poco prima ma la mano bollente di Will che lo trascinava lo fecero uscire dal turbine dei suoi tetri pensieri. 
Appoggiarono i loro cappotti sulla spalliera delle sedie, togliendosi anche la sciarpa che rivelò i due piccoli ciondoli che entrambi portavo al collo. 
Sorrisero guardandosi negli occhi e questa volta fu proprio Nico a pensare di azzerare la distanza tra loro ma quelle parole intrise di veleno continuavano a rimbombargli nella mente incessantemente, facendolo impietrire sul posto. 
Se li avrebbero scacciati poi?
No, Will aveva prenotato là e lui non poteva rovinare tutto. 
Si tolse anche il berretto, facendo ridere la testa d'ananas quando vide i suoi capelli mezzi schiacciati e mezzi elettrificati. 
Ci pensò proprio il più grande a sistemarglieli, non prima, certo, di averci giocato facendogli venire due ciuffi ai lati delle tempie. 
Nico diede un leggero schiaffo a quelle mani birichine, ricordandosi il travestimento di Halloween e facendosi passare una mano tra i capelli e sul collo per ricordo. 
Un cameriere lo fece tornare coi piedi per terra. 
-Volete ordinare?
-Sì- Will lo fissò -due cioccolate calde. Vanno bene?- gli chiese per confermare. Il moro si limitò ad annuire, distratto dall'aspetto del locale. L'intera stanza era di legno e gli faceva assumere un aria più casereccia e accogliente. I tavolini rotondi erano una decina, ognuno posizionato in modo tale che rimanesse uno spazio abbastanza sufficiente tra uno e l'altro per l'intimità dei clienti. 
Al centro della sala poi c'era un piccolo palco rialzato, con un microfono e uno sgabello alto. 
Fissò con aria truce Will che si era messo a giocare con le sue guance. 
-Smettila. 
-Non è colpa mia se hai le guance morbidose!
Sospirò guardando il soffitto, sconsolato.
Quale adolescente utilizzava la parola "morbidoso"?
Adesso che ci pensava però Will definiva la sua magia "brividosa" quindi non c'era da stupirsi se utilizzava vocaboli simili. 
Prese un sorso della sua cioccolata che il cameriere aveva appena portato. 
Si leccò le labbra. 
Era davvero squisita. 
Si accigliò leggermente quando vide che Will non stava bevendo. 
Continuava a girare l'indice sul bordo fumante, guardandolo con gli occhi socchiusi come le labbra. 
-Will tutto bene?
Il biondo annuì con un piccolo sorriso, alzandosi e scompigliandogli nuovamente i capelli scuri. 
-Torno subito- Nico sbatté le palpebre confuso -Vado un secondo in bagno. 
Nico lo lasciò andare, guardando fuori dalla finestra con un gomito puntellato sul legno del tavolino e il viso sul pugno chiuso mentre l'altro braccio sorreggeva la tazza di cioccolata. 
Quel giorno, nonostante si crepasse dal freddo, aveva per lui un non so che di.. Speciale. Aveva quel "più" che capita raramente. 
Il cielo era bianco. Bianco accecante. 
Forse avrebbe nevicato. 
Sorrise mostrando le fossette. 
Magari lui e la testa d'ananas avrebbero potuto combattere a battaglia di neve. 
Chissà perché Will l'aveva portato lì. 
Il ventotto gennaio.. A lui non veniva in mente nulla. 
Pasqua?
No quella era in primavera. 
Sentì un tonfo e si voltò con un mezzo sorriso verso Will. 
-"Merda"- fu la sua prima parola italiana da quasi cinque anni. 
 
Tipo era lui che attirava la sfiga o la dea Fortuna si divertiva a torturarlo?
Una ragazza bassina, dai capelli castani raccolti in una coda, gli occhi verdi e il viso sprizzato di lentiggini gli sorrise arrossendo leggermente. 
Nico ringrazio il cielo che avesse imprecato in italiano. Poi lo maledisse. 
Perché lei?
Perché Melissa?
-Ciao- fece lei arrotolando di un ciuffo che le era sfuggito dall'elastico. 
-Ciao- rispose Nico incrociando le braccia, appoggiandosi allo schienale e guardandola con il mento leggermente alzato. 
-I-io sono Mel-lissa. 
Nico alzò un sopracciglio. Quella ragazzina era così sfacciata da sedersi davanti a lui per ben due volte e poi diventava improvvisamente timida. 
Ghignò. 
Se certo, a lui non la dava a bere. 
-Mi ricordo. 
Lei gli sorrise nervosamente. 
-Davvero?
"No, guarda! Mi sono dimenticato della mia stalker numero uno!" Avrebbe voluto risponderle ma solo ed esclusivamente per Will che, se avrebbe visto quella ragazzina in lacrime, gli avrebbe fatto una bella ramanzina. 
Si limitò a fissarla. 
Quando accidenti tornava la testa d'ananas?
-Che fortuna incontrarti qua- disse lei con gli occhi sul tavolino, non vedendo così il sopracciglio inarcato del moro. 
-Che ti porta in città? Non sembri un Newyorkese. 
-Sono italiano- le rispose calcando sull'accento. 
Lei grano gli occhi sorpresa. 
-Veramente vieni dall'Italia?
"No l'ho detto tanto per!"
-Sì. 
-E sei qui per..?
"Non sono affari tuoi"
-Scambio culturale. 
-Io invece studio alla scuola d'arte qua vicino. 
Dov'era quella stramaledetta testa d'ananas?! Sta qua gli stava facendo l'interrogatorio. 
Accarezzò distrattamente la lama di ferro dello Stige. Sarebbe stata una così grande soddisfazione scoprire che quella ragazzina era un mostro. Se la sarebbe levata dai piedi una volta per tutte. 
La guardò mentre parlava a vanvera, dando aria alla bocca. 
Se Will non compariva fra tre secondi...
Storse un attimo la bocca quando un suono stridente rimbombò per il locale. 
Alzò gli occhi d'onice, quasi strozzandosi con la sua stessa cioccolata. 
Che cazzo ci faceva Will sul palco?
-Buongiorno a tutti- disse diventando color magenta il figlio di Apollo. Tutti gli sguardi dei clienti si focalizzarono su di lui. 
Will eclissò completamente la piattola che stava di fianco a lui, ottenendone la sua più completa attenzione. 
Perché aveva una chitarra in mano?
-Inizio a dire che non mi sono.. Beh.. Non mi sono mai esibito in pubblico.
Che aveva intenzione di fare quell'idiota?
-Però mi vorrei esibire per il compleanno del mio ragazzo. 
Sbatté le palpebre. 
COSA?
Era.. Oggi... No, impossibile!
Dèi! Si era dimenticato del suo stesso compleanno. 
Gemette sotto gli zaffiri di Will per l'imbarazzo. 
Ecco cos'era quella sensazione che si stava portando dietro da quella mattina. 
Poi strabuzzò nuovamente gli occhi. 
Come accidenti l'aveva chiamato? 
Nico fissò Will, quell'idiota di Will, sedersi sullo sgabello, e punzecchiare le corde della chitarra. 
Si vedeva lontano un miglio che era a disagio, le sue guance perennemente arrossate lo dimostravano. Eppure, nonostante la sua fobia del palcoscenico, Will ci stava provando. Solo per lui. 
E quel caldo che Nico prova quando guarda il biondo stava iniziando a diffondersi dentro di lui fino a fargli quasi male. 
Will ci stava provando. 
Per lui. 
Solo lui. 
Il commento della stalker tappa gli scivolò dalle orecchie. 
-Ma quel ragazzo è gay?
Nico avrebbe voluto andare là, baciarlo davanti a tutti fregandosene di quello che pensavano. 
Ma si costrinse a rimanere fermo e prestare tutta la sua attenzione a quello che stava per fare. 
Lo vide prendere un respiro tremante e serrare le palpebre. 
Le prime note cadenti riempirono il locale zittendo tutte le persone che fino a quel momento stavano parlottando sotto voce.
 
-We are two stars that chase
Just in an unjust world
You light my soul but I burn your
Eyes darkness swallow me in a vortex of fear
And I curl up in a corner covering my ears
The screams of the past echoing making me tremble bones
But your smile star illuminated the darkness
And darkness have become the stars
Where thousands and thousands of twinkling stars
And I saw your light, white and warm
It is time I was shaking for different reasons
I searched in your darkness and saw the stars
I dug in your cold and I found your heat
Open your eyes
Let me drown in your sea of ​​onyx
look at me and make me lose
Then find me with your smiles
Look inside
Dig in my light
See also the darkness?
Infuse we are not so different
Look with your star and let me shine
Join me to the Moon
Kiss me in a night of shooting stars
Let me drown in your sea of ​​onyx
look at me and make me lose
Then find me with your smiles
Look inside
Feel your heart galloping?
Hold me hand
Drag me into your lair
Because everywhere is night
Everywhere is love if they are with you.
 
Nico non guardò Will alzare finalmente gli occhi e cercare i suoi. Non vide il viso del suo ragazzo preoccupato mentre gli applausi riempivano la stanza.
No, Nico rimase col capo chino, i pugni serrati sul tavolo e i denti gli premevano sulle labbra. 
Non ci volle molto prima che scattò come una molla, afferrando il giubbotto, cappello e sciarpa e uscì dal locale, lasciando dei soldi sul banco e Will indietro. 
Il vento freddo lo fece barcollare e tutto il calore che prima gli stava dando alla testa parve abbandonarlo immediatamente. Si tirò su la sciarpa, rabbrividendo nei suoi abiti. 
Sentiva il cuore pompargli nelle orecchie fino a stordirlo. 
Guardò il cielo bianco non vedendolo realmente. 
Will si era ricordato del suo compleanno..
Da quanto qualcuno non gli faceva un regalo?
Socchiuse gli occhi sentendo il freddo pizzicargli le guance. 
Will era stato così gentile con lui e cosa faceva in cambio? 
Certe volte lo picchiava o lo prendeva in giro. Aveva anche rischiato di ammazzarlo più di una volta. 
Si lasciò sfuggire un singhiozzo. 
Aveva ricevuto un regalo.. Un regalo dalla persona più importante per lui. 
Si passò una mano sul viso, asciugandosi grossolanamente con il dorso le guance bagnate. 
Will intanto aveva seguito la sua pulce. 
Sapeva che non era il momento di scherzare ma quando lo vide fuori, sul marciapiede con il viso alzato e il corpo scosso dai singhiozzi il suo cuore si incrinò. 
Lo aveva raggiunto e lentamente gli aveva afferrato le mani, intrecciando le dita con quelle del figlio di Ade. Lo aveva abbracciato, quasi nascondendoselo nel petto e gli aveva avvolto la sua sciarpa al collo in modo tale che si distanziassero solo pochi centimetri. 
Gli aveva baciato gli occhi, le guance, il naso. 
Ma le lacrime non si fermavano, così come i singhiozzi e lui non sapeva che fare. 
-Nico- sussurrò cullandolo avanti e indietro leggermente -Ho cantato veramente così male?- cercò di farlo ridere e più o meno ci riuscì. 
-Scusami- mormorò il più piccolo, nascondendosi tra le sue braccia. A Will quel suo improvviso comportamento ricordò molto quello dei bambini e sorrise dolcemente, facendo alzare il mento alla sua pulce. 
Fissò il suo sguardo sugli occhi liquidi di Nico, quei due pezzi d'onice che tanto amava. 
-Per cosa ti dovresti scusare?- gli chiese retoricamente -Non hai fatto nulla di male. È colpa mia, avrei dovuto scegliere meglio le parole, cambiare melodia o..
E Nico quella volta non si preoccupò delle persone che camminavano loro affianco. Se ne fregò dei loro pensieri. 
Strattonò Will contro di sé, mandando a quel paese tutto il pudore. 
-È stata bellissima- lo rassicurò riprendendo fiato. 
-"Credo di essermi innamorato di te"- fu la sua seconda frase in italiano. 
Alzò lo sguardo al cielo mentre dei soffici e candidi fiocchi volteggiavano nell'aria, posandosi sulle loro guance e sciogliendosi poco dopo, lasciando le palle arrossata per il freddo. 
Si sorrisero, stringendosi le mani. 
-Buon compleanno- fece Will appoggiandosi contro la sua fronte e dandogli un ultimo bacio. 
 
Tornarono al campo che ormai erano le sei di sera. 
Nico non aveva più visto Melissa e gli stava più che bene. 
Lui e la testa d'ananas erano andati in giro, fermandosi in un parco per riposare un po'. Chissà come si era addormentato ma appena aveva riaperto gli occhi la sagoma rassicurante di Will gli si era presentata davanti, sorridendoli e riscaldandogli l'anima. 
Nico era finalmente felice. Senza alcun cupo pensiero. 
Stavano mano nella mano e, anche se ha Nico sembrava ancora molto strano, non si sottrasse al contatto, anzi strinse ancor di più la presa. 
Will era venuto a trovarlo solo per lui, saltando perfino un giorno di scuola, anche se non era infondo tutto questo grande sacrificio saltare delle ore che delle potenziali prof-mostro. 
-Grazie- disse il moro nel silenzio, entrando nel campo silenzioso -Grazie di tutto Will. 
Il figlio di Apollo lo accecò con il suo smagliante sorriso prima di scompigliargli i capelli. 
-Di niente pulce. E poi la serata non è ancora finita. 
Nico in un primo momento non capì. E forse non capì neanche quando Will lo spinse nella mensa. 
Ed era ancora più confuso quando le luci si accesero di colpo e più di una trentina di semidei urlò in coro "sorpresa!"
Abbracciò sua sorella che era corsa subito da lui per buttargli le mani addosso e gridargli felice "buon compleanno fratellone"
Strinse fra le braccia anche Reyna che aveva gli occhi lucidi, con Clarisse si scambiò un pugno contro pugno e con Percy e Jason..
Lui li voleva dare una sberla ma quei due lo travolsero un un abbraccio di gruppo a cui si aggregarono pian piano anche tutto il resto del campo. 
-SEI DIVENTATO VECCHIO!- strillò Percy prima di scappare per non farsi affettare da una spada di ferro dello Stige. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
Genteeeeeeeeeeee!!! Sono stra felice!
Avete visto he mostri mi sono usciti??
E per qualche strano scherzo del destino sono tutti lunghi uguali! Non sto scherzando!
Ho modificato l'introduzione della storia perché.. Dai ammettiamolo: il fluff nel l'introduzione ci voleva!
Questo capitolo mi è piaciuto tantissimo scriverlo e ho pensato a cosa Will potesse regalare alla nostra pulce. 
La testa d'ananas è un figlio di Apollo e quindi che c'è di meglio di una canzone? Chi se ne frega se non sa cantare! Quel che conta è il pensiero!
La canzone.. Beh lo scritta io cercando di rendere bene Nico e quel che potrebbe pensare Will... Poi vi metto il testo in italiano. 
Voglio avvisare che:
ESTATE lo aggiornerò ogni volta che completo un pezzo perché aspettare che li concludo tutti e tre... Meglio di no. Lo dico per il bene di tutti. 
Spero di essermi fatta perdonare da tutti. 
Grazie a tutti quelli che non m'hanno ucciso per il ritardo 
Kiss love and -unicorni blu sputa arcobaleni (?)-
Maico
 
 
 
Testo originale italiano:
Siamo due astri che si inseguono
Soli in un mondo ingiusto
Tu illumini la mia anima ma io brucio la tua
Gli occhi tenebra mi inghiottono in un vortice di paura
E mi rannicchio in un angolo coprendomi le orecchie
Le urla del passato che rimbombano facendomi tremare le ossa
Ma il tuo sorriso di stelle ha rischiarato il buio 
E le tenebre sono diventate il cielo stellato
Dove brillavano mille e mille astri
E ho visto la tua luce, bianca e calda
E sta volta tremavo per motivi diversi
Ho scrutato nelle tue tenebre e ho visto le stelle
Ho scavato nel tuo gelo e ho trovato il tuo calore
Apri gli occhi
Fammi annegare nel tuo mare di onice 
guardami e fammi perdere
Poi trovami con i tuoi sorrisi 
Guardami dentro 
Scava nella mia luce
Vedi anche le tenebre?
Infondo non siamo tanto diversi
Guardami con le tue stelle e fammi brillare 
Raggiungimi sulla Luna
Baciami in una notte di stelle cadenti 
Fammi annegare nel tuo mare di onice 
guardami e fammi perdere
Poi trovami con i tuoi sorrisi 
Guardami dentro 
Senti il cuore che galoppa?
Afferrami la mano
Trascinami nel tuo covo
Perché ovunque è notte
Ovunque è amore se sono con te.
 

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Capitolo 37
*** ESTATE -Pasqua- ***


ESTATE
 
 
-Pasqua
Di nottate decisamente strane-
 
 
 
 
 
 
 
 
Il figlio di Apollo era sempre stato un ragazzo aperto, pronto a nuove quanto strane esperienze. 
Se era gay mica poteva essere di mentalità chiusa no?
Comunque, lui era di indole dolce, allegra, il classico ragazzo della porta accanto. 
Ecco, il punto era: come accidenti aveva fatto a innamorarsi della persona più cupa e terrificante dell'intero pianeta?
Vabbè.. Sul dettaglio "cupo" ci stavano lavorando ma sul "terrificante" non c'era niente da fare. 
Il bello era che il figlio di Ade sembrava divertirsi della paura che suscitava nelle altre persone con un solo sguardo. 
A lui, modestamente, quei due opali non avevano mai terrorizzato, messo in soggezione sì, ma mai aveva pensato di scappare a gambe levate e strillare come un ossesso. 
Cercando di capire da dove derivasse, e soprattutto correggere, questo suo "sadismo" ne era finito contagiato. Più volte si era ritrovato a sghignazzare per le facce pallide o gli occhi sgranati dei poveri malcapitati. 
Se aveva anche solo influenzato positivamente Nico qualcosa lui gli doveva pur passare no?
Era semplice logica. 
Ma Nico rimaneva sotto sotto il solito Ghost King e ancora più sotto c'era il bambino rompi palle che riusciva ad esasperare l'intero campo con le sue insistenti domande. 
Ma stava divagando. 
Quello che voleva dire da circa trenta minuti era che il suo fidanzato era decisamente inquietante quando voleva. 
Erano felicemente stesi sul comodo ed enorme letto circolare della cabina tredici; Will come al solito si era quasi del tutto appropriato dell'intero materasso mentre il povero Nico era schiacciato sull'orlo, con metà corpo del biondo steso addosso. 
Entrambi non accennavano a muoversi. 
Will trovava troppo rilassanti i massaggi al cuoio che il figlio di Ade gli sapeva regalare con le dita fredde e sottili, e Nico.. Lui non riusciva praticamente a muoversi sotto tutto quel corpo abbronzato. 
-Che facciamo?- aveva biascicato Will ancora concentrato sui grattini. 
-Tu ti sposti e io riprendo sensibilità alle gambe?- propose di rimando il moro tirandogli leggermente i capelli. Will socchiuse gli occhi, fissandoli e intrecciandoli con quelli del suo ragazzo. 
-No- si lagnò allungando la vocale -Perché non ci coccoliamo?
Detto così si girò, spalmandosi comunque sul più piccolo ma sorreggendosi il busto con i gomiti e accarezzando distrattamente qualche ciocca troppo lunga. 
-Non tagliarteli più- borbottò rigirandosi una ciocca nera fra l'indice -sono più sexy lunghi. 
Nico rise, avvolgendolo con le braccia alla vita e portandoselo più vicino nonostante il biondo lo superasse ancora sia di altezza che di peso. 
Rise talmente tanto che gli vennero le lacrime agli occhi. 
Anche Will sorrise, emettendo un piccolo sbuffo dal naso e poggiando le labbra sul più piccolo. 
Non funzionò completamente ad arrestare l'attacco di ilarità della pulce ma almeno adesso riusciva a respirare correttamente. 
-Io sono sempre sexy- disse con voce bassa e roca il più piccolo, facendo venire la pelle d'oca alla testa d'ananas. 
Ecco, quello era il lato cupo. 
Will sbuffò, mordicchiando per ripicca la punta del naso leggermente all'insù di Nico. 
-Dai! È Pasqua e noi ce ne stiamo rinchiusi qua dentro a guardare il soffitto senza far niente. Mi annoio!
Nico si sistemò meglio, stringendo le ginocchia sui fianchi del biondo. 
-Quindi cosa proponi?
-Mangiare cioccolata?
Nico alzò gli occhi al cielo. 
-Se poi diventi una palla non è colpa mia! Con tutto il cioccolato con cui ti rimpinzi ogni volta che vieni a farmi visita o io vengo da te non mi stupirei se adesso al posto degli addominali avessi un bel pancione. 
-Ehy! La mia è una tartaruga al contrario! I muscoli sono dentro!
Nico lo guardò per un lungo istante prima di scoppiargli a ridere in faccia. Il figlio di Apollo, per tutta risposta mise il broncio, cadendo a peso morto sul più piccolo cercando di farlo smettere. 
-Mi sento ridicolo- borbottò guardando male la sua pulce. 
Chiuse gli occhi, rilassandosi alle vibrazioni che scuotevano il corpo dell'altro a causa delle troppe risate. Appoggiò la guancia sul petto chiaro avvolto da una t-shirt leggera e ascoltò i battiti lenti ma forti del cuore di Nico. Non ci misero molto le dita sottili del moro ad accarezzargli la guancia, facendogli schiudere un occhio. 
-Mi perdoni?- chiese il più piccolo facendo un mezzo sorriso, mordendosi l'angolo della bocca con un canino. 
Will imprecò mentalmente. 
Aveva già detto a Nico di non fare così. 
"No" avrebbe voluto rispondere ma la sua mente era totalmente assorta dal movimento delle labbra sottili e ancora leggermente arrossate e gonfie. Senza accorgersene si ritrovò a dire di sì. 
Dannato lui e il suo ragazzo sexy!
-Hai imbrogliato!
-Ma cosa dici testa d'ananas! Sei tu quello facilmente abbindolatile. 
-Mi stai portando fuori argomento!- disse dopo qualche minuto Will, alzandosi di scatto. 
Ignorò un'occhiata storta dal suo ragazzo e andò verso l'armadio per trovare qualche vestito decente. 
In quegli ultimi tempi Will aveva soggiornato quasi sempre nella cabina del figlio di Ade dato che le sue visite erano sempre di poche ore o al massimo un giorno. 
Quella era come diventata una seconda casa, decisamente arredata meglio di qualunque altra cabina lì al campo e con ogni confort possibile, ma solo la presenza dell'altro lo faceva sentire come con la sua famiglia. 
-Che stai facendo?- chiese Nico afferrando al volo un paio di jeans blu scuri che il biondo gli aveva lanciato ma non riuscendo a bloccare l'assalto di una maglia di cotone nera con lo scollo a V che andò a spiaccicarsi sulla sua faccia. 
-Solace!- sbottò irritato togliendosi il capo dai capelli e posandolo con non molta delicatezza sul materasso. Solo perché era un regalo di Hazel, Nico non l'aveva rispedita al mittente con il triplo della forza. 
-Usciamo- enunciò deciso il dottore già iniziando a cambiarsi in mezzo alla stanza. 
Nico sbuffò, ricadendo con un tonfo sul letto. 
-Non mi va!- si lamentò -Non voglio uscire per poi essere pedinato da più di metà campo! 
Will alzò gli occhi al cielo, mettendosi una maglietta verde acceso. 
-Come sei drammatico!
-Tanto lo sai anche tu che finisce sempre così, certe volte mi chiedo se siano degli stolker. 
Nico sospirò guardando di sottecchi il dottore che stava trafficando con la cerniera dei jeans. 
Ormai da tempo si era rassegnato vedendo la testa d'ananas girare senza qualche indumento per la sua cabina ma i litigi di Will con le zip erano sempre i migliori. Una volta si era perfino tagliato l'indice cercando di sbloccare la cerniera. 
-Ma io volevo andare al cinema!
Nico represse un brivido al pensiero di tornare a New York. 
-Ti prego pulce! Giuro che ti proteggerò da qualsiasi Melissa!
Il moro rotolò giù dal letto, giusto in tempo per evitare il tuffo kamikaze del suo fidanzato sul materasso. 
Prese un asciugamano nel disordine generale della stanza, tutta colpa di Will, e si diresse verso il bagno agguantando anche il suo cellulare e le cuffie. 
-Dove vai?- guaì la testa d'ananas facendo il labbruccio. Nico gonfiò le guance in uno sbuffo, distogliendo lo sguardo dai due zaffiri del biondo. 
-Se dobbiamo uscire prima mi voglio lavare- borbottò mentre il viso del fidanzato si apriva in uno smagliante sorriso. Ghignò. 
-Se vuoi puoi unirti a me- non perse tempo a gustarsi le diverse tonalità di rosso che imporporarono le guance dell'altro e corse in bagno, lasciando però la porta socchiusa solo per stuzzicare maggiormente, e aggravare l'imbarazzo soprattutto, della sua testa d'ananas. 
-Il film lo scelgo io!- urlò il figlio di Ade prima di immergersi nell'acqua calda. 
Non ricevette risposta. 
Magari Will era svenuto per l'imbarazzo. 
 
-AH!!!
Le urla della sala gli fecero alzare gli occhi al cielo ma ancor di più il biondino figlio di Apollo che gli aveva arpionato il braccio con tanta di quella forza da non far più defluire il sangue alle dita della sua mano, sempre stritolata da quella di Will. Magari glielo avrebbe spezzato l'arto prima della fine di quella giornata. 
Osservò con un sopracciglio inarcato lo schermo mentre la testa d'ananas premeva il suo volto contro il suo collo. Gli diede delle leggere carezze, passando le dita fra i ricchi chiari del suo ragazzo. 
Gli venne voglia di ridere notando che quel comportamento era molto simile alle ragazze presenti in sala, ma non ebbe il cuore di prenderlo in giro dato che quel film evidentemente lo stava terrorizzando seriamente. 
Eppure lui non lo trovava così tremendo. 
Aveva visto molto di peggio di quel coso. Qual era il titolo? 
Bab.. Doba.. 
Ci pensò su mentre l'attrice che doveva essere impossessata strangolava il suo cane. 
Babadook!
Will rischiò di togliergli tutta l'aria dai polmoni abbracciandolo come un cuscino o un peluche. 
Stupido film horror. Stava rischiando di morire e non certo per la paura. 
-Will- sussurrò storcendo la bocca per le nuove grida dei pubblico e per il gemito strozzato del suo ragazzo -adesso puoi guardare, la parte paurosa è finita. 
Da quanto era sceso così in basso da dire "pauroso"?
Osservò il più grande scostarsi leggermente e aprire solo un occhio blu verso lo schermo. 
Sospirò. 
Quando faceva così quella testa d'ananas era veramente adorabile però. 
Si appoggiò di più alla poltrona iniziando a pensare che forse aveva un tantino esagerato nei confronti di Will. Non poteva sapere che fosse così... delicato... ma, magari, poteva trattenersi dallo scegliere proprio un horror. 
Lo strinse di più quando cercò nuovamente rifugio nelle sue braccia e lo abbracciò per infondergli un po' di coraggio. 
-Se non vuoi vederlo possiamo andare via- gli disse dandogli un bacio in mezzo ai suoi ricci biondi -Basta che me lo dici testa d'ananas e torniamo al campo subito. 
Will lo fissò, quasi commosso per quella sua proposta, ma poi quasi pigolando rifiutò con un tremante "no"
Inutile dire che si smentì neanche due minuti dopo quando, in una scena che Nico reputò senza senso logico, Will più metà delle altre persone lì presenti urlò terrorizzata. 
E allora, in quel momento, temendo per le sue povere costole quasi rotte dal suo biondino, Nico si decise ad essere magnanimo e teletrasportare quella zucca vuota della testa d'ananas nuovamente al campo. 
Caddero a terra, con Will ancora aggrappato a lui che si guardava stralunato intorno. 
-Dove..? Chi? Ma che diamine! Nico!
-Eh?- rispose con un grugnito il moro mettendosi dritto almeno con il busto. 
-Perché siamo tornati al campo?
-Scherzi?- Nico volle dargli un coppino -Will eri terrorizzato!
Il figlio di Apollo si adombrò in un batter d'occhio, corrugando la fronte e mordendosi forte il labbro inferiore. Nico, nonostante fosse rimasto incantato qualche istante ad osservare le labbra piene dell'altro, capì subito che c'era qualcosa che non andava. 
Gli mise quindi una mano sulla spalla, avvicinandosi fino ad essere ad un palmo dal naso dal più grande. 
Era difficile mettere a fuoco molti dettagli dato che erano le nove di sera inoltrare e il buio ne inghiottiva molti, ma Nico voleva vedere gli occhi di Will. Voleva vedere quel blu meraviglioso e capire cosa turbasse tanto l'altro. 
Gli prese quindi in una morsa ferrea il volto costringendolo a scontrare i loro sguardi. 
-Dimmi cosa pensi- gli sussurrò mentre alcuni rumori del campo risuonavano fino a dove erano loro -Non mi piace non capirti. 
"Che schifo di Pasqua" pensò amareggiato il figlio di Ade. 
-Ho paura- sussurrò allora Will, facendo quasi sobbalzare per la sorpresa Nico che non si aspettava una sua uscita. 
-È normale, hai appena visto un horror. 
Ma l'altro scosse la testa, sorridendo debolmente e poggiando come una carezza le labbra su quelle sottili del più piccolo. 
-Non è per quello- gli soffiò in quel bacio -Ho paura di deluderti Nico. 
E finalmente Nico lo guardò. 
Sul serio. 
Vide quello che stava nascosto dentro di lui. Quell'insicurezza che veniva messa da parte con i suoi splendenti sorrisi. 
-Se un idiota- gli disse Nico con uno sguardo di fuoco. 
-Ma Nico..
-Sta zitto testa d'ananas!- sbottò alzandosi in piedi e lasciandolo a terra. Will capì che questa volta il nomignolo non era affettuoso ma utilizzato come un vero e proprio insulto. 
-Ti fai questi problemi per un film? Sul serio?- continuò il moro alzando la voce sempre di più facendo desiderare al figlio di Apollo di diventare sempre più piccolo fino a scomparire -Che cazzo di senso c'è?!
Davvero quel babbeo pensava di essere inferiore a lui in qualche modo? Mm! Lo avrebbe volentieri preso a pugni in quell'istante!
-Senti emerito babbeo- disse alzando le mani -Dimmi quando un po' di cervello ti ritorna dalle vacanze pasquali. Io adesso me ne torno in cabina. 
Lo lasciò così, fin troppo arrabbiato per stargli ancora affianco senza tirargli un destro. 
 
Fissava il soffitto. 
Non riusciva a dormire. 
O meglio, non più. 
Quella sera aveva di nuovo avuto un incubo. 
Lui sapeva che non sarebbero di certo finiti da un momento all'altro ma dopo tredici giorni di totale riposo una magra speranza ce l'aveva avuta. Ma il Tartaro gli aveva fatto di nuovo visita, bussando prepotente nella sua mente e tirando un calcio alla porta onirica scardinandola. 
Beh, di certo non sapeva le buone maniere. 
Rivedere tutto di nuovo era stato difficile. Molto, come ogni a altra volta e per un attimo si era perfino perso, non capendo che quella era solo una sua mera imitazione. 
Reyna gli aveva insegnato a tenere a bada i sogni ma quella sera si era ritrovato con la guardia abbassata e ovviamente gli incubi ne avevano subito approfittato. 
E quindi adesso stava sveglio. 
Alle tre e ventiquattro di notte e fissare il soffitto e occasionalmente il lampadario. 
Accennò ad un sorriso, ripensando al giorno del restauro della sua cabina. 
Gli venne da ridere ricordando quell'orrendo disegno che avevano fatto i suoi amici mentre tinteggiavano. Quanto potevano essere stupidi per disegnare un'imitazione della scena madre del film "Titanic"? Film che tra parentesi Pips e Annie -e anche Hazel minacciandolo in Iride chiamata- lo avevano obbligato a guardare. 
Osservò la parete. 
Allungò una mano nel buio, come a sfiorarla con le punte delle dita nonostante la distanza. 
Sotto alla tintura e all'orrido disegno gli sembrava anche di intercedere quel cuore che avevano fatto Jason e Percy, con il suo nome e quello di Will uniti da un più. 
Bei ricordi. 
Se non sbagliava li aveva anche minacciati per coprirlo subito prima che la testa d'ananas lo potesse vedere. 
Si rigirò, immergendo il viso nella stoffa del cuscino. 
Si annoiava!
Magari poteva avocate uno scheletro o un anima per giocare a dama o scacchi. 
Non gli sembrava un'idea così tremenda. Ma.. E chi ci aveva voglia di mettersi a fare tutti quei riti voodoo a quell'ora? E poi mica voleva sporcare il soffice tappeto con della coca!
No. 
E allora che faceva?
Rassegnato si tirò su a sedere, togliendosi da davanti agli occhi diverse ciocche di capelli. Si stropicciò gli occhi, accendendo una lucina. 
Osservò la camera in penombra. 
Magari un film? 
Si certo. Dubitava fortemente che alle tre e mezza ci fossero dei film decenti. 
Poteva giocare con qualche videogioco.. E alzarsi per accendere la console? Abbandonando il suo posticino caldo? Non se ne parlava neanche lontanamente. 
Beh... Poteva leggere un po'. I libri ce li aveva nell'incassatura sotto il letto. 
Si mise quindi a testa sotto, cercando con lo sguardo un titolo che lo potesse attirare. 
Passò le dita pallide sulle copertine, scorrendo velocemente e leggendo -per quanto ci riuscisse stando a testa in giù- i diversi titoli. 
Si soffermò su "Pandora" di una certa autrice italiana, di cui aveva anche altri libri. Quelli che aveva letto gli erano piaciuti quindi magari anche quello poteva rivelarsi interessante. 
Fu così che alle tre e quarantasei si mise a leggere. 
 
Nico non soffriva di dislessia. 
Lo sapeva fin da quando era bambino dato che leggeva benissimo tutte le scritte minuscole sulle carte di Mitomagia. 
Forse fu questa sua particolarità, unita al fatto che lui era decisamente di una velocità fuori dal comune a finte i libri, a portarlo dopo neanche mezz'ora a leggere quasi metà libro. 
Come faceva a saperlo? 
Alle quattro e dodici qualcuno bussò alla sua porta distogliendolo dal racconto che aveva in mano. 
"Se è uno stupido scherzo qualcuno si farà male"
Prese la vestaglia, legandosela bene in vita con la cintura, e con un cipiglio tra i più arrabbiati che aveva scese dal letto e aprì di scatto la porta. 
Rimase fermo a fissarlo. 
E per l'ennesima volta si chiese perché più della metà dei loro incontri lo includessero in accappatoio. 
Will guardava ancora davanti a sé con gli occhi sgranati. Probabilmente nonostante la luce accesa non si era minimamente aspettato che Nico fosse sveglio e che gli avrebbe aperto. 
Il moro lo sondò con lo sguardo, non soffermandosi eccessivamente sul pigiama giallo che l'altro indossava. 
-Che c'è?- chiese scontroso, reprimendo l'impulso ti strattonarlo dentro e utilizzarlo come cuscino, ricordandosi che lui era furioso con il suo dottore. 
-N-non- il biondo guardò a terra diventando paonazzo -non riesco a dormire. 
Il figlio di Ade lo fissò con occhi sgranati, senza sapere neanche lui tanto bene per quale sentimento lo fece.
-Posso passare qui la notte?
Ti prego, no Will! Non fare quel l'espressione da cane bastonato..!
-Entra- dannazione! -Ma solo per sta volta. 
Nico lo osservò prima di chiudere la porta, lo vide andare spedito nel letto, rabbrividire vedendo il libro e coricarsi dove, finta pochi istanti prima, si trovava lui. 
Rassegnandosi lo seguì, mettendosi al suo fianco e cercando di continuare a leggere. 
Ben presto però qualcosa gli si appoggiò sulle gambe e non poté fare a meno di fissare la testa bionda di Will. 
La testa d'ananas, continuando ad evitare il suo sguardo, si avvinghiò a lui anche con le gambe e braccia, immergendo il viso fra le coperte attorcigliate. 
Nico sapeva di dover essere arrabbiato. Lo sapeva benissimo. Ma si diede comunque dell'idiota per aver obbligato l'altro a vedere un horror. Quindi, ancor prima che se ne rendesse conto, si era ritrovato ad immergere una mano nei ricci biondi per tranquillizzarlo almeno un po'. 
Non disse niente e tornò alla sua tanto amata lettura. 
Sei pagine dopo il silenzio che si era creato si ruppe. 
-Che leggi?
Spostò i suoi occhi d'ossidiana fino al dottore che credeva essersi addormentato. 
-Di che parla?- ritentò il più grande non ottenendo una risposta. 
-Di una che muore ma vaga ancora sulla terra. Poi ci sono questi demoni che..
Will gemette e tornò con la testa fra le coperte. Nico lo osservò nel suo intento di scomparire. 
-Ne ho abbastanza di sovrannaturale- borbottò. 
Passò un lungo momento di silenzio prima che il tonfo del libro che si chiudeva non face alzare lo sguardo al figlio di Apollo. 
-Ho paura- disse quindi il biondo -Nico tu sei straordinario e io ho paura di diventare un peso per te. Ho paura, anzi no, il terrore che tu mi possa metter da parte e non guardarmi più. Osservandoti tutto di te mi fa pensare che tu sia unico. Come una gemma preziosa che per puro caso io ho trovato ed intascato. 
-E tu hai messo su tutto sto discorso perché a me non spaventano gli horror?
-Anche prima lo pensavo. Questa è stata solo la prova che io non riesco neanche a stare lontanamente al tuo livello. 
-Will quello che dici non ha senso! Sei un idiota se lo pensi sul serio! Le persone sono diverse e ognuno ha i suoi gusti; il fatto che a me quel dannato film non abbia fatto spaventare non ha nulla a che vedere con questi discorsi. Io ho visto cose Will.. Cose ben peggiori che nemmeno nei tuoi incubi immagini. Cose che non potranno mai essere messe su schermo o altro. Io non sono coraggioso, anzi penso che se fossi stato un normale semidio adesso starei ancora tremando di paura per quel film. Io ho solo visto di più. 
Si accasciò contro la spalliera del letto, prendendo un profondo respiro. Parlare con quella testa d'ananas lo svuotava sempre di ogni energia. 
Guardò di nuovo il soffitto. 
-Nico..
No. Non doveva guardarlo. Non.. Lui non..
-Ti riferisci al Tartaro?
Un brivido freddo scosse il più piccolo. 
-Non ne voglio parlare. 
-Pulce..
-Ho detto che non ne voglio parlare!
-Non ti voglio obbligare- sussurrò Will stringendo quel corpo tremante -Non voglio farti soffrire Nico. 
Nella stanza rimbombò solo il respiro spezzato della pulce prima che si lasciasse andare fra le braccia di Will. Lo strinse, lo strinse talmente forte che temette di spezzarlo. 
E le lacrime gli pungevano forte gli occhi mentre pensava che il biondo non si sentisse alla sua altezza quando lui stesso aveva il bisogno del figlio di Apollo per reggersi. Per non tornare in quel vortice di solitudine che lo aveva inghiottito tempo prima. 
Ed era davvero difficile trattenersi e non piangere in quell'abbraccio. 
Scivolarono giù, fino a stendersi. Avvolgendosi entrambi nelle coperte e chiudendo gli occhi nel loro calore. 
Senza che glielo dicesse, Will spense la luce, facendo ricadere la stanza nel più completo buio. 
-Era tutto buio. 
Will strinse di più la presa su Nico a quella flebile frase. 
-Nico non sei obblig..
-Ma non era solo quello- continuò ignorandolo -Riuscivi a vederti intorno. Era il Tartaro ad esser nero. Tutto era di quel colore. E più camminavo e più tutto rimaneva uguale. Mi muovevo su quel terreno pulsante, vedevo questi bozzoli che contenevano i mostri e... E ne ero disgustato. Camminavo lungo il Flagentore. Ne bevevo le acque quando tutte le mie scorte erano finite. Quell'acqua...- una roca risata dolce amara gli fece tremare il corpo -Mi ricordo di averla benedetta ogni secondo e maledetta ogni minuto. Mi bruciava la gola, infiammandomi lo stomaco e i polmoni. Era come esser bruciati da un fuoco dentro che ti consumava fino alle ossa. 
Ci fu un attimo di silenzio. 
-I mostri.. Erano ovunque. Mi seguivano e io non sapevo che fare. Ho provato a mischiare il mio odore con la terra e il fango. Perfino con i resti dei mostri che uccidevo- sussurrò l'ultima frase come un gemito -Ma ovunque andassi il terreno sembrava cambiare direzione, portandomi verso di loro. Un labirinto senza fine e senza via d'uscita dove io ero la cavia che doveva girare in tondo fino a quando non fossi impazzito o morto. Pensavo di crepare per il sonno che mancava. Non ragionavo più lucidamente e il mio corpo si affaticava sempre più velocemente. Will sembravo uno dei tanti fantasmi che evocavo. Uno scheletro che cammina. Mi facevo paura da solo. 
E là, la voce tacque facendo piombare sulle spalle del biondo un macigno che non sapeva come mantenere. Non sapeva che dire o fare. Nico sembrava sconvolto. Sapeva, anche senza guardarlo, che in quel momento fissava il vuoto, gli occhi sgranati e spenti. 
Will non voleva far ricordare quelle cose a Nico. Perché sapeva che quelle parole non erano niente in confronto a quello che veramente era successo. 
-Adesso sei qui- gli disse quindi sistemandosi sopra di lui, i gomiti ai lati del suo viso -Sei qui con me. Al campo. Al sicuro. 
Si chinò fino a sentire il suo fiato tiepido sulle guance. 
-Adesso siamo solo tu ed io. 
Gli diede un bacio. 
Due, tre. 
Ne perse il conto mentre gli prendeva il volto e cercava di fargli passare via quei brutti pensieri. 
Perché Nico non si meritava quel passato. Lui era così puro, un'anima candida gettata fra le fauci di quella maledetta bestia che era il dolore. 
-Noi due- soffiò fra un bacio e l'alto. 
-Will?- si fermò guardandolo con un sorriso smagliante -Voglio un po' di cioccolata. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
AVE POPOLO FANGIRLIANO!
(O fanboyano??)
Comunque... Avete visto? Sono riuscita ad aggiornare prima dell'inizio della scuola e io sto morendo perché devo fare matematica! Quindi mi dispiace ma saltando scleri e tutta la combriccola voglio dire che ho fatto un cambio di programma. 
Manca un capitolo. 
Non preoccupatevi sarà moooooolto lungo -mi devo preoccupare se ho il presentimento che sarà il doppio di questo? Oddio credo che morirò-
Il tema del capitolo è stato trattato qualche volta qui su Efp. Io stessa ho letto qualche versione ma non vi dico che cosa tratta. 
Aggiornerò a fine mese -spero- dato che inizierà la scuola e poi dipende anche dal tempo libero che riuscirò a trovare. 
Non so che dire perché la matematica mi ha mandato in pappa il cervello 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto come a me. 
Kiss love and -unicorni blu sputa arcobaleni (?)-
Maico 
 
 
 
 
 
Ps. Mi stavo dimenticando:
Almeno prima dell'ultimo capitolo voglio correggere la storia. Voglio evitare errori troppo grossolani ma non modificherò in alcun modo la trama. Quindi.. Beh era tanto per farvelo sapere. 
Ciaooo 

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Capitolo 38
*** The end ***


-Questo si dice “teschio”- disse Nico, mostrando un’immagine ghignante all’altro –Teschio.
-Tes-cco?
Nico rise a quel primo tentativo, arruffandogli i capelli e ignorando il broncio che l’altro aveva messo su.
-Perché ridi?- gli chiese sbuffando -È difficile.
-No- ribatté cercando di calmarsi –è solo l’italiano. Ma non ho ancora ben capito perché vuoi tanto impararlo.
-Sono affari miei!- sbottò all’improvviso, alzando la voce e sgranando gli occhi, l’espressione sperduta.
Il moro sorrise, facendo una pernacchia sulla guancia olivastra dell’altro che, in risposta, si divincolò dalle sue braccia, accarezzandosi la zona lesa dalla corta barba che il più grande aveva.
-Pungi!- lo accusò il bambino di otto anni, guardandolo storto con i grandi occhi verde scuro.
Nico si alzò, facendo cadere il libro che aveva appoggiato sulle gambe, allungando le mani verso il bambino e inseguendolo per l’appartamento.
-Adesso ti predo!
-No!- strillava l’altro ridendo, correndo verso la camera da letto e buttandosi sulle coperte blu.
-Adesso il gigante ti mangia!- scherzò il moro fino ad immobilizzarlo e solleticarlo, facendolo ridere fino alle lacrime, baciandogli tutto il viso.
Il suono del campanello interruppe il loro gioco e Nico si alzò di scatto, guardingo. Scese dal letto, portandosi un dito alle labbra pallide, non che in quegli anni il suo colorito sia migliorato, intimando il più piccolo a fare silenzio. Con  i piedi scalzi percorse fino a metà corridoio prima che una manina calda gli afferrasse il tessuto dei jeans. Il bambino alzò il viso, ancora arrossato per poco prima, verso di lui, guardandolo fisso con quelle due foreste scure, pregandolo con lo sguardo.
Nico, indeciso, diede un’altra occhiata alla porta, dove il campanello aveva ripreso a suonare in modo sinistro, e poi alla sua spada abbandonata sul tavolino dove qualche minuto prima stavano imparando qualche nuovo vocabolo.
Lo riportò infine sul più piccolo, sospirando, e prendendo la sua decisione. Si issò il bambino in braccio, una mano a sorreggergli le gambe e stringerlo sul fianco mentre l’altra andava a riprendere la sua arma fidata. Poteva sentire le braccine esili circondargli il collo, e i capelli mogano solleticargli le guancia.
Si diresse quindi verso l’uscio, spada sguainata e sguardo omicida. Se un mostro li avesse attaccati sarebbero potuti scappare con un viaggio ombra, come avevano già fatto le altre due volte precedenti.
Nico fece un profondo respiro, tirando poi un calcio alla porta e mandandola a sbattere contro chiunque fosse fuori.
Lo sconosciuto urlò, cadendo all’indietro, e sbattendo la schiena contro il pavimento, tenendosi il viso fra le mani abbronzate.
-Santo Crono!- imprecava intanto –Per lo Stige! Di Immortales!
-Will?- Nico era sorpreso –Will! Chiudi quella bocca!
-Ma santa marmotta, sai almeno cosa è lo spioncino? O perché si chiami proprio così? Magari per vedere chi è che c’è dietro la porta senza spaccargli il setto nasale!
-Will! Per gli dei smettila di lagnarti!
-Poi ovviamente potevo avere una commozione cerebrale o..
-Stupida testa d’ananas.
-Scusami?- il venticinquenne lo fissò con gli occhi blu sgranati e la bocca spalancata.
-Sei un figlio di Apollo- questa volta a parlare era stato il bambino, che fissava con il mento alto l’intruso, scrutandolo e facendo una piccola smorfia, nascondendosi in parte fra le braccia di Nico –un naso rotto non ti ucciderà.
Passarono diversi secondi di puro di silenzio, interrotti solo dalla risata liberatoria nel figlio di Ade che si piegò in due, dando una carezza sui capelli scuri del piccolo.
-Questa era bellissima- disse cercando di contenersi.
Il figlio di Apollo invece sospirò, guardando però dolcemente i due che si sorridevano a vicenda. Una mano pallida si tese verso di lui per aiutarlo ad alzarsi e, con un sorriso capace di illuminare l’intera New York per un mese intero, accettò l’aiuto, rubando poi un bacio sulle labbra morbide della sua pulce.
Una manina lo spinse via però, e Will fu costretto a fronteggiare l’espressione irritata del piccolo di otto anni, senza che Nico si accorgesse di niente.
-Vieni testa d’ananas- lo chiamò quest’ultimo, rientrando in casa –ricordami poi di darti il conto per la riparazione della porta.

Will stava sorseggiando il suo the al melograno, gentilmente offerto dal padrone di casa, mentre cercava di ignorare le occhiatacce di quel marmocchio che ogni due per tre gli lanciava.
Il figlio di Apollo non aveva ancora conosciuto una persona che gli stesse sui “cosiddetti” ma ormai si doveva ricredere, quel bambino sembrava l’incarnazione di tutte le poche cose che riuscivano a irritarlo.
Con i ricci capelli castani a coprirgli gli occhi verdi, si divertiva a fargli le boccacce, ovviamente quando Nico non lo guardava.
E le volte erano ben poche.
Sembrava che il suo ragazzo avesse occhi solo per quello sgorbio che per lui. Lo teneva fra le gambe, il mento sui capelli e le mani strette alla piccola vita, come un gigantesco peluche.
Peccato che fin a pochi mesi prima era lui il peluche di Nico, era lui che la pulce abbracciava, era lui che baciava, era a lui che sorrideva e faceva sentire la sua risata.
Will sbuffò sulla sua tazza fumante, nascondendo la smorfia che gli stava incurvando le labbra in basso.
-Hey- si riscosse osservando gli occhi neri di Nico fissi su di lui –tutto bene testa d’ananas?
Le guance di Will si arrossarono leggermente mentre i suoi occhi azzurri coglievano ogni sfumatura dei tratti affilati del viso maturo che aveva davanti.
Le labbra rosee erano tese in una linea sottile, la pelle candida era coperta da una leggera peluria e gli zigomi erano leggermente più pronunciati. Le stesse occhiaie violacee contornavano gli occhi scuri come chicchi di caffè dell’altro, rendendo lo sguardo più pericoloso e in qualche modo anche più morbido, con il suo solito marchio di fabbrica. Delle piccole rughe ne stavano ai lati, segno della sua preoccupazione, così come le sopracciglia sottili aggrottate, fino a quasi unirsi. L’ampia fronte era lasciata scoperta, i capelli di media lunghezza legati in una coda bassa che gli ricadeva sulla spalla sinistra.
Will trattenne il fiato, come se fosse improvvisamente tornato indietro negli anni, quando Nico si avvicinò a lui, premendogli le soffici, e bollenti, labbra sulla sua fronte, con dolcezza.
Will ignorò quelle mani piccole che premevano sul suo petto per allontanarlo, rubando un delicato bacio prima sulla guancia, poi proprio su quei tanto agognati petali di rosa, ed infine sulla punta del naso all’insù.
Il biondo ridacchiò, anche gustandosi l’espressione omicida del piccolo, prendendo poi a sua volta le spalle di Nico per farlo distendere sul suo petto, in una distorta catena di corpi, con lui che abbracciava Nico e con quest’ultimo che teneva in braccio Joshua.
La tensione che c’era tra il più grande il più piccolo non scalfì minimamente Nico, tanto che chiuse gli occhi, stringendosi di più fra le braccia di Will e anche al piccolo che teneva.
La peste lo guardò con un ghigno sornione, sicuramente imparato da quel sadico che amava, immergendo poco dopo il viso nel collo pallido del suo fidanzato.
Will prese un bel respiro per calmarsi.
Non era possibile una cosa del genere! Maledizione! Nico era il suo ragazzo! Suo!
Nico era un idiota. Non c’era altra spiegazione.
Come faceva a non accorgersi che quel… coso, lo voleva tutto per sé?
Accidenti e lui dove lo mettevano? In cantina? Eh no!
-Will?
L’interpellato vide lo sgorbio fare una faccia come dopo che si mangia un limone mentre Nico lo chiamava con ancora le palpebre abbassate.
-Will oggi sei silenzioso.
Il biondo premette le labbra sulla chioma nera, sfiorando poi con una leggera carezza un fianco libero del ragazzo. Non poteva certo dirgli che provava uno sconfinato odio, che sembrava anche corrisposto, per Joshua; avrebbe rischiato di spezzare il fragile cuore di Nico a quella scoperta dato che sapeva benissimo quando tenesse a quel microbo.
-Sono ancora arrabbiato per la porta- mentì anche se un piccolo fondo di verità c’era. Una porta in faccia non era decisamente il bentornato che una persona vorrebbe. E ancor meno essere disintegrato dalla spada del suo grande amore.
Beh, quando erano giovani gli era anche andata peggio.
Tipo, quella volta che la Signora O’Lear lo stava per mangiare, o la prima volta negli Inferi con Cerbero (cucciolone troppo cresciuto che lo aveva lavato), Ade (ancora si ricordava quando gli era comparso alle spalle all’improvviso e aveva rischiato l’infarto) e Persefone. Come poteva dimenticarsi della dea? Sempre pronta a dire qualche cattiveria su Nico, Hazel o perfino la defunta Bianca. Per non parlare di Maria! Ci erano voluti due anni prima che Ade dicesse alla sua pulce dove era stata seppellita. E..
-Will?
Il figlio di Apollo sgranò gli occhi quando una forza sconosciuta non lo colpì da sotto il mento, quasi facendogli tagliare la lingua, ma facendolo mugolare di dolore per il suo povero labbro.
-Joshua!- richiamò Nico, alzandosi con il bambino e mettendolo a terra, chinandosi preoccupato su Will.
-Ma non rispondeva!- si difese l’aspirante omicida, abbassando il capo e facendo il broncio, guardando con occhi supplicanti Nico. Questo sospirò, non cedendo però, ordinando di portargli un quadratino d’ambrosia che tenevano nel kit di pronto soccorso divino in bagno.
-Non c’è bisogno dell’ambrosia- disse Will mettendosi seduto dritto e passandosi la lingua sul labbro –Sono un figlio di Apollo, un labbro rotto un mi ucciderà- ripeté a memoria le parole del ragazzino accigliandosi e voltando il volto dalla parte opposta.
-Will..
Il biondo non rispose, rimanendo ostinato a guardare la parete bianca.
-Will..
Le mani fresche di Nico si appoggiarono sulle sue guance, sfregando entrambi i pollici sotto i suoi occhi e voltandolo delicatamente verso il loro proprietario.
Nico appoggiò la fronte contro la sua, intanto che i loro respiri si intrecciavano. Lo accarezzò un’altra volta, e Will chiuse gli occhi, seguendone il movimento con la testa, strusciando il viso verso quella mano sottile e baciandone il palmo aperto.
-Cosa succede Will? Ultimamente quando ti vedo non sorridi quasi mai. E non credo che sia solo la porta, anche se avresti dovuto avvisare..
-Cosa?- Will sgranò gli occhi e socchiuse la bocca –Adesso è colpa mia? Non potresti imparare a utilizzare lo spioncino?
Nico soffiò una leggera risata, mettendosi seduto sulle gambe del più grande, continuando a guardarlo fisso. Anche Will rise, stringendoselo più vicino, quasi a fargli mancare il fiato, mentre mordicchiava una zona scoperta del chiaro collo.
-Hai intenzione di rispondermi, testa d’ananas?
Will scosse la testa, cercando di assorbire il calore che quel piccolo corpo aveva da offrirgli.
Ma Nico si divincolò ben presto dalle sue braccia, un ghigno per niente rassicurante stampato in faccia.
-Io esco!- annunciò ad alta voce, facendosi sentire anche dal piccolo Joshua che era appena entrato nella stanza –Vado a fare la spesa e poi torno.
-Vengo anch’io!- fece subito lo sgorbio, afferrando una mano del maggiore e tirandola, ma Nico gli arruffò solo i capelli, dandogli un veloce bacio in fronte e uno a fior di labbra a Will.
-Stronzo- sussurrò il biondo vedendolo uscire e, dall’espressione che aveva anche la peste, poté presumere che pensava la stessa cosa anche lui, seppur in termini differenti.

-Sei troppo vecchio!
-E tu troppo giovane!
-Non sei per niente simile a Nico!
-Senti da che pulpito!
-Lui è mio!
Will si nascose dietro al divano, evitando un attacco di diversi minischeletri che cercavano di farlo cadere. In risposta fece lampeggiare le diverse lampadine della casa, spegnendole ad intermittenza e facendo piombare la stanza più volte nel completo buio.
-Un figlio di Ade non ha paura del buio!- strepitò il più piccolo, continuando con il suo mini-assalto.
-Ma un marmocchio sì!- lo corresse Will, tirandogli addosso un cuscino. Vide il piccolo esercito bloccarsi, per poi tornare all’attacco con movimenti meno coordinati.
-Lui è mio!
-È tuo fratello!- urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, cercando di ficcar in quella testa di coccio quel semplice concetto.
-La parte divina non conta!- si difese strenuamente l’altro, la voce acuta che rimbalzava per le pareti dell’appartamento.
Will non si voleva neanche immaginare i  pensieri delle persone fuori in strada, o nello stesso palazzo, mentre guardavano la luce nel loro appartamento cambiare intensità senza controllo, o sentendo le urla sempre maggiori.
-Invece sì! Siete fratelli!
-Non è vero! Bugiardo!
Will si coprì la testa quando tre scheletri esplosero, il ragazzino figlio di Ade completamente fuori controllo.
-Staremo sempre insieme! Tu sei solo di passaggio!
Il figlio di Apollo digrignò i denti e, colto da un’improvvisa rabbia, si buttò addosso al più piccolo, bloccandogli gambe e braccia, per guardarlo dritto negli occhi. Quello però continuava ad agitarsi rabbioso, gridando e ringhiando nella sua direzione, quasi azzannandolo ad una mano.
-Non ti permetto di parlare così di quello che io provo per Nico- gli abbaiò contro –né quello che lui prova per me!
Si alzò di scatto in piedi, liberando il bambino dal proprio peso.
-Sei solo un moccioso viziato! Egoista e pieno di sé! Non pensi né a Nico né a come potrebbe sentirsi!
-Non è vero! Menti!
I due si fissarono, gli occhi di entrambi accesi di folle rabbia, in completo silenzio, in una dimensione accessibile solo a loro nella quale lo scontro delle loro stesse convinzioni stava provocando un uragano di platoniche dimensioni.
-Suppongo..- un sussurro appena udibile li fece sobbalzare entrambi verso la porta, dove l’oggetto della loro discussione se ne stava comodamente appoggiato a scrutargli con sguardo felino –che la mia idea alla fine non si è rivelata così tanto brillante.
Fu allora che Joshua non ce la fece più a sopportare tutta quella situazione, scoppiando a piangere prima sommessamente e, successivamente, sempre più rumorosamente, come un semplice bambino di otto anni.
Nico sospirò, guardando entrambi, chiudendosi delicatamente la porta alle spalle.

Nico aspettò paziente, seduto sul bordo del letto, che Joshua si calmasse. Non disse niente, né si mosse per consolarlo. Stava semplicemente appoggiato alla testata, con le gambe incrociate sul copriletto scuro e le mani lasciate stese placidamente sul ventre, ad osservare il paesaggio fuori dalla finestra, come a contemplare ogni singola goccia di pioggia che cadeva dal cielo.
Il minore dei figli di Ade si asciugò malamente il viso ed il naso con una manica del maglione che indossava, mordendosi le labbra nel tentativo di non far vedere che stavano tremando, sentendo gli occhi bruciargli e la testa pesargli immensamente.
Invidiava, come molte altre cose, quell’aria imperturbabile che aveva sempre Nico, in ogni situazione; che fosse contro una empusa o solo contro un venditore porta a porta poco importava alla fine.
E invece, all’ignaro di ciò, contro tutto quello che credeva, la mentre del maggiore stava viaggiando ad una velocità pari a quella di Ermes stesso, alla ricerca di parole adatte a quella situazione, a qualsiasi appiglio che avrebbe potuto salvarli entrambi da quello che da lì a poco si sarebbe tenuto.
-Non mi hai mai chiamato fratello- cominciò quindi, prendendo coraggio e buttandosi.
Joshua abbassò di poco il capo, continuando però a mantenere intatto il contatto visivo con quegli occhi più bui delle ombre che spesso usavano per correre da una parte all’altra degli Stati Uniti.
-Adesso capisco il perché.
Il moro strinse i piccoli pugni, accartocciando la coperta su cui erano seduti entrambi, senza ribattere.
-Cosa credi che ti voglia dire Joshua?
Un’ombra passò su quei occhi verdi, oscurandoli per un istante.
-Sono sbagliato- rispose in automatico –un mostro. Che devo andarmene.
Sospirò, gettando la testa all’indietro, cercando di frenare la morsa al petto che sembrava volerlo soffocare, paralizzato dalla paura di leggere l’assenso alle sue conclusioni sul volto pallido di Nico.
-Joshua- il più piccolo si rifiutò di girarsi al richiamo –Fratello, guardami.
Lentamente ubbidì, spinto da una nuova speranza nata dall’appellativo utilizzato.
-Non sono arrabbiato- allargò le braccia, in un tacito invito che l’altro non perse tempo ad accettare, tuffandosi nel calore ormai familiare di quell’abbraccio –né disgustato- gli accarezzò il capo gentilmente –Anzi credo di saperlo già da un po’.
Completamente stupito, il bambino alzò gli occhi smeraldini sull’altro, spalancando la piccola bocca.
-Lo.. sapevi?
Un sorriso amaro gli incurvò le labbra mentre con un dito alzava il mento del fratello per chiudergli la bocca.
-Una malattia ha sempre gli stessi sintomi- gli disse mezzo enigmatico, ridacchiando anche all’espressione corrucciata del minore –So anch’io quello che si prova.
-Cosa?- esclamò Joshua, appoggiando le manine sul petto di Nico per guardarlo meglio in faccia.
-E già, tutti prima di esser felici hanno passato dei brutti momenti, no?
“Vuol dire che adesso con quel Will si felice?” si ritrovò inevitabilmente a pensare Joshua, sentendo una nuova ondata di dolore scuoterlo.
Appoggiò stancamente la testa sulla spalla dell’altro, senza più dire niente.
-Ero poco più grande di te- riprese il maggiore, non sapendo bene come interpretare quel comportamento –Lui era forte, un punto colorato nel bianco che mi avvolgeva. La prima cosa che abbia visto dopo ben ottant’anni passato rinchiuso nell’hotel Lotus. Allora era un piccolo idiota ignorante- sospirò stringendolo poco di più –Tutta la stima che però si era costruita intorno alla sua figura poco dopo crollò, come un castello di carte al vento. Mi sono ritrovato solo, con niente e nessuno, in un posto sconosciuto e un padre che non mi voleva. Iniziai ad odiarla questa persona, con tutto me stesso. Provai perfino ad ucciderla in più occasioni e una volta l’ho anche tradita.
-E poi?
Nico sobbalzò leggermente nel sentire quel piccolo pigolio, ovattato dalla sua maglia. Joshua gliela stringeva, gli occhi nascosti erano sgranati sulla stoffa.
-E poi? E poi durante uno dei mie tanti viaggi ho scoperto che quello che provavo non era odio.
-Così? All’improvviso?
-Forse stavo solo cercando di nasconderlo, chissà. Quando vuole Eros sa essere veramente uno stron..- Nico tossì cercando di correggersi all’ultimo.
-E questa persona che fine ha fatto?
-Vive. Con la sua fantastica fidanzata e con un figlio poco più piccolo di te. Siamo in buoni rapporti.
-E a te sta bene?
-Joshua.. se non giriamo mai pagina va a finire che poi non sapremo mai il finale del libro. Io sono andato avanti e posso dire serenamente di non aver rimpianti. Non puoi obbligare qualcuno ad amarti.
-Tu ami Will?
Nico guardò quegli occhi verdi pieni di determinazione, proprio come le parole appena pronunciate. Sorride, abbracciandolo stretto.
-Immensamente.
-Allora credo di non aver nessuna possibilità, vero fratello?
I due si staccarono, sorridendosi entrambi.
-Vai da quello stupido dottore Nico, credo che stia fumando dalla rabbia di essere rimasto solo.
Nico gli arruffò un’ultima volta i capelli, salutandolo poi con una mano, già mezzo fuori dalla porta.
-Chiunque sia la persona speciale di cui ti innamorerai- gli disse prima di uscire –Io ti appoggerò sempre, indipendentemente da tutto.
Joshua rimase solo, solo con il suo dolore.
Il sorriso man mano si spense, lasciandolo annegare in quel mare nero in cui si era buttato lui stesso.

-Era parecchio scosso- stava dicendo il figlio di Ade, tenendo una mano abbronzata fra le sue –sono preoccupato per lui.
-Non dovresti stargli così vicino.
-Ma..!
-No, Nico, peggioreresti solo le cose. Anche a te ci è voluto un po’ di tempo. Dico bene?
-Effettivamente..
-Mi volevi assassinare per i primi giorni!
-Facciamo settimane.
-Grazie. Comunque ascoltami, su queste cose sono decisamente più bravo ed esperto di te. Lo farai solo soffrire di più. Cerca di essere presente ma non in maniera fin troppo appiccicosa.
-Io non sono appiccicoso!
-Gli stavi attaccato come una cozza! Ci credo che poi è venuto fuori tutto questo casino!
-Sei solo invidioso perché passavo più tempo con lui che con te.
-E se anche fosse? Non toglie il fatto che sembravi la sua ombra.
Nico gli diede un pugno sulla spalla, imbronciandosi e arrossendo leggermente.
-Fai il serio maledizione! Non ho la più pallida idea di come comportarmi- si guardò le mani, all’improvviso stanco –non voglio che il nostro rapporto subisca un taglio netto ma non so come fare a non esagerare. Ha già perso suo fratello pochi mesi fa- soffiò con un filo di voce –se anche noi gli giriamo le spalle e lo ignoriamo non andrà a finire bene per lui.
-Non lo faremo.
-E come sei sicuro che non faremo qualche passo falso?
-Perché tu sai esattamente come si sente adesso- gli strinse le mani con le sue –Si può dire che giochi in casa.
-Will..- Nico lo baciò –non so se darti dello stronzo per questa tua uscita o meno.
-Ma..
-Mi limiterò ad addebitarti anche tutti i mobili che avete danneggiato.
-COSA?
Nico ridacchiò, tirandogli in faccia un cuscino, che perse la maggior parte del suo contenuto una volta colpito il bersaglio.

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-Fratello?- si lagnò il quattordicenne, battendo ripetutamente la testa sulla porta del bagno che l’altro aveva occupato –Ti muovi? Sei lì dentro da due ore!
Lo stipite si spalancò, quasi facendo cadere Joshua a terra che però fu fortunatamente intercettato da Nico che, con i classici riflessi da semidio, lo prese al volo.
-Miracolo!- esclamò alzando le braccia al cielo e facendo un passo indietro –Sei vivo!
-Stavo solo ritoccando le ultime cose- borbottò il trentenne, tirandosi indietro i capelli neri, che adesso fortunatamente arrivavano a mala pena alle spalle, legandoseli con il solito elastico ormai mezzo sformato e usurato.
Il ragazzino lo squadrò per bene, facendo una smorfia a vederlo in canotta e pantaloni larghi della tuta.
Cioè.. due ore per quello? Ma che caspio aveva fatto in bagno?
Sospirò, scuotendo la testa rassegnato e chiudendosi la porta alle spalle mentre la voce di Nico gli giungeva allegra alle orecchie.
-Fai una cosa veloce fratellino! Siamo già in ritardo per il ritrovo del campo Mezzosangue!

-Hey Nico!
Il maggiore si girò sorridente nella direzione di una donna bionda, continuando però a tenere una mano ben salda sulla spalla del fratello che continuava a guardarsi intorno con il naso all’insù.
-Hey Annab..
-O santo Tartaro! Quello è un drago?
La figlia di Atena alzò un sopracciglio divertita, indicando con il mento il ragazzino a Nico che però scosse solo la testa, con la sua stessa espressione.
-Questo ragazzino chi è?- chiese abbassandosi leggermente e sorridendo.
-Il ragazzino almeno non è anziano come la vecchia che ha davanti!- replicò quello sbuffando e incrociando le braccia al petto –e si da il caso che abbia anche un nome.
Annabeth sbatté una paio di volte le ciglia, l’espressione del viso improvvisamente congelata, nel tempo in cui la sua mente elaborava le parole dette dall’altro.
-Come osi brutto marmocchio?- esplose infine fulminandolo con lo sguardo.
-Calma, calma- si intromise Nico agitando una mano davanti al viso con uno dei suoi più falsi sorrisi –Non c’è bisogno di arrabbiarsi.
-Se lo dici tu- si arrese dopo un po’ il moro, mantenendo però la stessa espressione inacidita.
-Ohi Annie!
I tre si girarono verso la voce che praticamente stava urlando a gran voce, trovandone un uomo con dei bermuda arancioni e la maglia del campo.
Unitile dire che a tutti e tre sembrò uno di quegli addetti che indicavano gli incidenti sui margini delle strade.
-Che imbarazzo- sussurrò la ragazza, arrossendo e guardandosi intorno mentre il semidio si avvicinava correndo.
-Nico! Che bello che ci sia anche tu- disse dopo aver ripreso fiato per la corsa, mettendosi accanto alla moglie –E tu chi sei? Sei troppo grande.
Il maggiore fra i figli di Ade, già avvertendo l’aura omicida che iniziava a circondare il fratellino, prese subito parola, appoggiandosi con un gomito sui ricci castani del piccolo.
-Lui è Joshua, mio fratello.
Gli altri due spostarono più volte gli occhi tra di loro, posandoli infine su Nico.
-E quando avevi intenzione di dircelo?- lo rimproverò all’improvviso Percy, mettendosi i pugni sui fianchi –dobbiamo assolutamente fargli conoscere tutto il campo! E Chirone! Magari il Signor D. lo lasciamo per ultimo..
-Mi ha rapito il fratello?- chiese Nico ad Annabeth quando Percy scomparve definitivamente dal loro campo visivo insieme a un Joshua abbastanza confuso.
-Credo di sì. Ma adesso mi spiego la sua lingua tagliente- gli scoccò un’occhiata eloquente –Possibile che abbia preso tutto da te?
-No, un po’ di Will c’è.
La bionda alzò un sopracciglio scettica.
-A proposito del figlio di Apollo.. dov’è?
-Solite cose- rispose –Starà salvando qualche mortale troppo stupido ma ha detto che entro le quattro arriverà.
-Hazel come sta?
-I gemelli le stanno creando qualche problema- ammise grattandosi la testa –April e Cameron le hanno distrutto tutti i mobili e ridotto le tende a degli stracci.
-Non ci credo- ridacchiò –fortuna che per il momento conoscono pochi animali.
-Lo credo anch’io. E invece della figlia di Jas e Pips?
-È entrata nella fase “ribelle”. Adora la zia Thalia che in segreto le insegna a scagliare i fulmini.
-Suppongo che Jason non voglia.
Lei alzò gli occhi al cielo.
-Pips cerca di calmarli entrambi ma sono degli ossi duri.
-Ma Teresa è una combattente, questo lo potrebbe vedere anche un cieco. Non credo che si farà mettere i piedi in testa.
-Insieme ad Astrid stavano per dare fuoco alla casa grande.
-Figuriamoci se la figlia di Leo non ereditasse almeno un decimo della sua iperattività- Nico sbuffò –Mi basta solo che non mi ammazzino Joshua. Invece il vostro Luke?
-Il solito scalmanato che si diverte ancora a creare degli ippopotami con l’acqua frizzante invece di berla. Fortuna che ha preso anche la mia intelligenza!
I due risero, ricordandosi delle molteplici figuracce che Percy faceva ad ogni uscita di gruppo che organizzavano.
-Ci tieni molto a lui, vero?- chiese Annabeth e, anche se non dicendo il nome del piccolo figlio di Ade, a Nico non bastò altro.
Si fermò, venendo quasi travolto da dei ragazzini del campo che stavano correndo con le spade in pugno e gli elmi calati in testa.
-È mio fratello ma anche mio figlio.

-Scusate!- Will picchiettò con il cucchiaio sul bicchiere ma non venne minimamente considerato da quel centinaio di ragazzi presenti in mensa. Nonostante il desiderio di rintanarsi in un angolo e fare cerchi con il dito sul pavimento per la depressione, decise di ritentare anche perché quello che voleva dire era estremamente importante.
-Scusate!- e questa volta ruppe per sbaglio il bicchiere, ottenendo però l’attenzione. Si guardò la mano graffiata, mezzo incredulo dato che neanche tre ore che era rientrato al campo che già gli dei si stavano prendendo gioco di lui.
Liquidò la questione con un veloce gesto, autoguarendosi, più che deciso a non perdere altro tempo.
-Non sono sicuro che tutti mi conosciate- iniziò mentre vedeva con la coda dell’occhio Dionisio intento a fissare la sua Died coke per farla diventare vino –Sono Will Solace, figlio di Apollo e fidanzato di Nico di Angelo.
Il diretto interessato lo guardò da qualche tavolo di distanza, interrogativo, così come tutti gli altri presenti in quella sala.
Tutti tranne Joshua. Quella peste era riuscito a sorprenderlo e quasi rovinandogli tutta la sorpresa.
-Siamo fidanzati da quando avevamo quattordici anni e adesso ne abbiamo trenta.
Ci fu qualche fischio mentre sempre più persone si giravano ad osservare l’altro protagonista che stava ancora seduto.
-E adesso io voglio chiederti qualcosa, Nico.
La sala trattenne il fiato.
-Vuoi non sposarmi?

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-Te la ricordi ancora quella volta vero?- fece Will, accarezzando con il pollice quel piccolo anello d’argento che Nico portava al dito.
-E come dimenticarlo?- ribatté quello –Ti volevo mandare addosso i cuccioli della Signora O’Lear.
-Esagerato!- rise il biondo, passandosi una mano fra i capelli per poi abbracciare il più piccolo da dietro, appoggiandogli il mento sulla spalla.
-Non esserne tanto sicuro- lo prese in giro, o forse no?, il suo non-marito –credevo che ti fossi bevuto il cervello.
-Ah, mia piccola pulce, hai così poca fiducia in me?- chiese teatrale, soffiandogli nell’orecchio e baciandogli il collo.
-Non siamo più tanto piccoli, sono già passati sei anni.
-Guarda che io me lo ricordavo che tu detesti gli impegni di quel genere!
-Sono sicuro che c’è lo zampino di Joshua.
-Lascialo felice con Amelie quel moccioso. Di sicuro quella figlia di Nyx sa come tenergli testa.
-Spero solo che non si sbranino a vicenda.
-Perché anche in discorsi così parliamo di lui? Mi sento ignorato.
-Ma sta zitta testa d’ananas! Pensa piuttosto a capire da dove quei mostri ci attaccheranno.
-La fai facile tu! Possibile che la nostra generazione non abbia un attimo di tregua? È tanto chiedere una cinquantina d’anni di calma piatta da tentativi di conquistare il pianeta da qualche divinità impazzita?
-Non fare tante storie.
-Per te è semplice! Tanto puoi evocare un esercito di scheletri! Io invece al massimo tiro qualche freccia nelle retrovie o fischio.
Un colpo alla porta fece sobbalzare il figlio di Apollo che, per riflesso condizionato, di mise davanti a Nico, il pugnale di bronzo celeste che poco sapeva usare ben sguainato.
-Guarda il lato positivo Will- Nico ghignò malignamente mentre una prima mano scheletrica usciva dal terreno –Non si può certo dire che la vita di noi semidei sia noiosa.
Il figlio di Ade sguainò la spada di ferro dello Stige, mettendosi in posizione d’attacco proprio nel momento in cui un colpo più forte fece cadere la porta di metallo sul pavimento polveroso, e il primo Ciclope, fra i molti altri che dovevano ancora comparire, gli si gettò contro, abbattendo la mazza ferrata che aveva, proprio dove un attimo prima c’era Nico.
Quando una cascata di polvere dorata investì il povero figlio di Apollo, e Nico ululò di gioia con un sorrisone da un orecchio all’alto, Will sbuffò, incoccando la prima freccia.
-Sei il solito esibizionista tesoro- disse facendogli l’occhiolino che l’altro ricambiò mandandogli un bacio.
Almeno non sarebbero morti di noia in futuro, poco ma sicuro.

 

 

 

 

 

 

Angolo Autrice:
*Maico è rannicchiata per terra depressa perché ci ha messo un’infinità di tempo per UN solo capitolo*
Compatitemi! Con l’inizio della scuola e la mancanza d’ispirazione è stato difficilissimo scrivere! Già che non sapevo neanche come introdurre Joshua! Vi rendete conto che ho dovuto riscrivere quattro volte la prima parte perché mi faceva letteralmente vomitare?
Sono esausta. Da quasi una settimana mi è venuto questo sbalzo creativo –sia lodato lui- e quindi eccovi qui il capitolo fresco fresco.
All’inizio non volevo far capire fino all’ultimo chi fosse Joshua quindi se leggendo avete pensato “sto qua ci caspio è?” beh, sono riuscita nel mio intento.
Poi ho.. fatto un casino?
N: eggià
Tipo la prima comparsa di Joshua che già l’ho fatto litigare con Will.
Ma un Will arrabbiato è più raro perfino dei sorrisi del gotico-dark-Nico-di-Angelo!
Comunque beh.. devo proprio parlare? So che state con i forconi e quant’altro quindi forse è meglio se sto zitta no?
N: sei solo pigra!
No, sono stanca perché oggi ho finito di scrivere l’ultima parte del capitolo e ho studiato matematica per la verifica sui sistemi!
N: dai che domani fai solo tre ore! Fai questo sacrificio!
Se salto la verifica di matematica quella m’ammazza.. ne h già due da recuperare! Ma non è colpa mia se quella le programma quando io devo fare quel caspio di corso per l’open day!
N: sai che non c’entra nulla?
Doh!
Vabbè, mi scoccio di cancellare.
N: sembri un’ameba.
Sono un’ameba.. un’inutile forma di vita tra un milione tutte uguali..
N: mi stai spaventando.. dov’è andata la pazza? Io preferivo quella alla Maico depressa.
Vabbè! Mi è solo dispiaciuto che Percy non abbia sbattuto contro un muro.. ma almeno la figuraccia vestito d’arancio fluo l’ha fatta.
Ahahahahah! Rimarrà sempre la solita testa d’alghe!
N: si sta riprendendo!
No, ok.
Mi dispiace per il ritardo.
E sono seria, non so in che modo la vostra mente intonerà queste mie righe ma sono seria. Chiedo scusa a tutto *piega il busto in avanti chinando la testa*
Detto questo vorrei ringraziare tutte quelle persone che hanno messo la storia fra le preferite/seguite/ricordate
*The alla pesca e cioccolatini a tutti!*
N: sta iniziando ad impazzire di nuovo
A coloro che nonostante i miei ritardi cronici e i miei errori –in alcuni mi volevo sparare- hanno lasciato un commento e mi hanno seguito nonostante i primi capitoli fossero proprio corti –caspio rispetto a questi!-

Non sto dicendo che ringrazio solo quelli che hanno recensito! *inizia ad agitarsi* Nico un aiuto? Non intendevo dire quello!
N: …veditela te
Nel senso che sono grata anche a tutti i lettori silenziosi che con il loro numero mi hanno spronata ad andare avanti e..
Ok mi sto incasinando.
GRAZIE A TUTTI. OK? OK.
Per stasera vi lascio stare carissimi.
Un saluto da questa ritardata cronica di Maico
Kiss kiss

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