And in this pool of blood di Dominil (/viewuser.php?uid=49959)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** // ***
Capitolo 2: *** Another Reason To Live ***
Capitolo 1 *** // ***
And in this pool of blood
Frank correva, correva a perdifiato lungo i marciapiedi di
New York, la città che non dorme mai. Le insegne luminose lo
stavano ingannando, presto qualcuno si sarebbe accorto della pistola
che aveva ancora in mano ma il ragazzo continuava la sua disperata
corsa alla ricerca di un riparo.
Sentiva l'aria congelarsi non appena arrivava ai polmoni e per questo,
poco dopo il bruciore al petto si fece più intenso fino a
diventare una voragine che faceva compagnia a quella che pulsava poco
più a sinistra, al posto del cuore che aveva lasciato a
qualche isolato di distanza.
Appena vide un vicolo, svoltò senza però
decelerare. Decise di fermarsi solo alcuni minuti dopo, appoggiando la
schiena al muro umido e sudicio. Poi fece per passarsi una mano sulla
fronte per asciugare il sudore freddo ma si bloccò non
appena notò che questa era ancora macchiata di sangue.
Il suo
sangue.
Buttò la pistola nel cassonetto lì accanto e si
fermò a pensare.
"Sei sicuro di quello
che stai facendo? Voglio dire... mi stai baciando."
"Lo sai che sei più carino quando fai il pensieroso?"
rispose il maggiore avvicinando di nuovo le labbra.
Questa volta Frank cedette al bacio, alle mani dell'altro nei suoi
pantaloni, e alla lingua che in quel momento gli stava accarezzando il
palato.
Il ragazzo sospirò profondamente per nascondere
le lacrime e il dolore, come aveva imparato a fare. Si pulì
le mani impiastrate di rosso sulla felpa, che poi sfilò e
lasciò a terra rimanendo solo con una t-shirt.
L'aria colpiva le sue braccia nude ma Frank non sentiva freddo. La
temperatura interna del suo corpo, era più fredda di quella
della città.
Pensò a cosa fare.
Prima di tutto scappare dalla città, ovvio. E poi... poi
nascondersi e vivere di stenti il resto della sua non-vita.
Perchè dio certo, non poteva definire vita, quella che
avrebbe condotto in seguito. Aveva ucciso la sua unica fonte di
sostentamento: l'ossigeno, la linfa vitale.
I ragazzi però se ne accorgerebbero. La sua fuga non
potrebbe mai passare inosservato agli occhi dei suoi migliori ami e
poi, tutto il resto del mondo si chiederà dov'è
finito Frank Iero.
Jamia.
Nessun biglietto, una telefonata, niente. Solo un bacio d'addio che al
suo risveglio non ricorderà.
L'amato si sedette sul
letto, piegando leggermente il materasso sotto il suo peso.
"Frank, non possiamo dichiarare al mondo intero la nostra relazione, lo
capisci?"
"E cosa dobbiamo fare, condurre vite parallele? Fingerci felicemente
fidanzati con delle ragazze quando invece scopiamo come conigli?"
L'altro si stupì del linguaccio sboccato di Frank, non era
da lui parlare in quel modo.
"Sì..." Esitò. "E' meglio per tutti."
"Lo spero."
Il minore gli si avvicinò e si sedette accanto.
Poggiò la testa sulla spalla, socchiudendo gli occhi.
"Mi ami, vero."
"Certo."
Scosse la testa. Dopo tutti questi anni, Jamia non si era
mai accorta di niente. Erano dei bravi attori, Mikey glielo diceva
sempre.
Mikey.
Il dolce e responsabile Mikey non glielo permetterebbe mai.
Se solo sapesse che il colpevole era il suo migliore amico...
E fu in quel momento che iniziò a piangere, scivolando a
terra sull'asfalto sporco. Il sudiciume si attaccò ai
pantaloni ma davvero, non aveva importanza.
Se solo Mikey sapesse, lo ucciderebbe con le sue stesse mani.
Ma il piccolo Way non sapeva tutto il dolore di Frank Iero, del Frank
che non fa altro che ridere e saltellare sul palco.
Nessuno si era mai accorto che era solo una fottutissima maschera.
"Sì, lo
voglio."
Quelle tre parole echeggiarono nella chiesa silenziosa ma gremita.
Tutti sorrisero soddisfatti, tranne Frank, che si sentì
mancare.
Aveva sempre parlato di
finzione, mai di matrimonio.
Infilò la fede nell'anulare della donna e il ragazzo
credette di sentire delle unghie che graffiavano su una lavagna. Un
suono stridente capace di stordirti fino all'inverosimile mentre quello
era solo l'anello che veniva infilato, accarezzando il dito della donna.
Tutto era amplificato e Frank si sentì morire.
Riprese a correre uscendo dal vicolo e immettendosi subito
su una strada secondaria, arrivando alla stazione. Nonostante l'ora
tarda, non era l'unico intenzionato a partire. Mentre faceva la fila
per acquistare il biglietto, vide una bambina scendere da un vagone,
accompagnata dal padre.
Frank si piegò sulle ginocchia, trattenendo un gemito di
dolore.
"Pronto?"
"Frank!" esclamò il 'fidanzato', eccitato.
"Oddio tesoro, ti rendi conto di che ore sono?"
"Scusa Frankie ma... è successa una cosa bellissima."
L'altro non disse niente, troppo assonnato per rispondere.
"E' incinta!" continuò.
Il minore aprì la bocca senza però emettere alcun
suono. Era felice o almeno, doveva esserlo.
Solo la gelosia però avvolgeva le sue ossa. Ecco un'altra
creatura che gli avrebbe portato via il suo amato.
"Un biglietto."
"Destinazione?"
Ci pensò un attimo. Non c'era nessun posto dove desiderasse
andare, gli sarebbe bastato stare accanto a li. Ma lui ormai non c'era
più.
"Belleville." rispose infine, consolato dall'idea di rivedere la sua
città.
La cassiera annuì e qualche istante dopo gli porse il
biglietto. Il ragazzo lo prese e corse sul binario. Fece appena in
tempo a salire e poi si accomodò si in sedile. Il vagone era
semideserto, per fortuna.
Appoggiò il capo al poggiatesta e chiuse gli occhi.
Entrò in casa sua, per fortuna la moglie non c'era.
"Frank, che ci fai qui?"
"Avevo voglia di vederti." rispose l'altro, molto teso.
L'amato fece un largo sorriso e lo accolse tra le sue braccia. Era
bello esservi accolto, ma faceva male da morire sapere che non ci
sarebbe potuto rimanere per quanto voleva.
Mentre il maggiore gli baciava la guancia, Frank tastò la
tasca dei jeans, prima di estrarre l'arma. Era una pistiola di piccolo
calibro, ma sufficiente a soddisfare il suo desiderio.
"Ti amo." mormorò all'improvviso, prima di premere il
grilletto.
Bum.
Gli occhi di Gerard si spensero e la sua pelle perse colore. Il corpo
cadde inerme in una pozza di sangue.
Era l'unico modo per mettere fine al dolore, alle lacrime, alla follia.
"Addio, Gerard."
Buonasera!
Sì lo so, terzo aggiornamento della giornata ^^
But don't worry, questa è solo una one-shot, o almeno
dovrebbe. Non so se continuarla o no, boh, per adesso prendetela come
una one.
I hope you enjoyed.
Glo.
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Capitolo 2 *** Another Reason To Live ***
Another reason to live
Another Reason To Believe
Il suo
cellulare prese a
squillare, inondando il vagone con un'allegra suoneria. Il ragazzo
tentò di ignorarla, voleva solo chiudere gli occhi e
distaccarsi dalla realtà, immergersi nel nebuloso mondo dei
sogni e forse non uscirne mai più. Tanto non avrebbe avuto
senso vivere nella realtà.
"Vuole rispondere?!" sbottò un vecchio da qualche sedile
più in là, scuotendo la testa.
Frank sbuffò ma obbedì. Un tremito lo percosse
tutto, quando vide chi lo cercava.
Premette il tasto verde del cellulare e, dopo aver deglutito il groppo
in gola e ingoiato le lacrime, si decise a rispondere.
"M-Mikey?"
"Frank! Oh Santo Cielo, per fortuna stai bene!"
Seguirono istanti di silenzio perchè entrambi non sapevano
cosa dire.
"Torna a casa, per favore." la sua voce era tremula e lieve, stava
piangendo.
Quindi sapeva?
"Non posso." rispose solo, macchiandosi di nuovo con lacrime amare e
appiccicaticce.
"Frank, ti prego."
"Mik tu... tu non capisci."
Frank aggredì il piercing che aveva sul labbro inferiore,
per paura di dire troppo.
"So che sei stato tu." sentenziò il più piccolo
dei Way, o semplicemente Way, visto che il maggiore dei due non c'era
più. "temevo che prima o poi sarebbe accaduto."
L'altro accarezzò il sedile vuoto accanto a lui su cui prima
la sua mano giaceva immobile, e poi ci impiantò le unghie.
Non sapeva cosa fare, cosa dire, o cosa sarebbe successo. Non voleva
saperlo.
"Ehi, c-ci sei?" riprese Mikey, non percendo alcun segno di vita
dall'altra parte della cornetta.
"Io..." riuscì solo a mormorare il chitarrista, raggelato
dal terrore.
"Ti perdono, perdono tutto e non ti denuncerò. Ci
inventeremo qualcosa. L'importante è che tu non faccia
cazzate e che torni qui."
Aveva ucciso suo fratello e lui lo stava pregando.
"Sarebbe un insulto alla sua memoria, fingere che io non abbia fatto
niente." disse l'altro, tremando. "Non merito il tuo perdono."
"Frank, Cristo Santo! Una sola vita è più che
sufficiente!"
Il moro scosse la testa, anche se il bassista non poteva vederlo.
"Se non vuoi farlo per me, per Ray o per Bob... fallo per Gerard. Lui
ti vorrebbe a casa con noi." continuò Mikey insistendo
sempre di più.
"Addio."
Inaspettatamente Frank terminò la telefonata. Non sarebbe
riuscito a sopportare altro, era troppo. Se avesse continuato ad
ascolatre, avrebbe ceduto. Pensò che infondo aveva fatto
bene a non dire a Mikey che non aveva intenzione di uccidersi. Meglio
che si convincessero che anche lui sarebbe morto.
Ma il ragazzo non voleva assolutamente togliersi la vita,
quest'idea non l'aveva nemmeno sfiorato. O meglio, l'aveva scartata a
priori. Perchè morire avrebbe significato non sopportare il
peso dek senso di colpa e del rimorso che lui si era imposto.
La via della morte era troppo semplice da prendere.
Frank si alzò dalla panchina lanciando un
guizzo d'occhi al cielo lattiginoso, quasi incolore. L'aria odorava di
pioggia e l'ormai uomo la inspirò a pieni polmoni. Amava
quando la natura decideva di versare qualche lacrima, gli ricordava
lui. Lui che non aveva mai smesso di amare e sognare notte dopo notte.
Aveva anche iniziato a parlarci nell'ultimo periodo, quando aveva
l'impressione di vederlo al suo fianco.
L'orlo della pazzia lo aveva superato da un pezzo, lo sapeva.
Cominciò a camminare sul marciapiede, percorrendo lo stesso
tragitto che faceva ad ogni anniversario della sua morte da sei anni,
fino a trovarsi nei pressi del cancello dle cimitero.
La zona intorno a lui era semideserta e il traffico non aveva ancora
preso a circolare, era presto.
Si avviò all'interno del campo santo, calpestando l'erba
ingiallita che scricchiolava sotto i suoi piedi.
Quando fu sicuro di essere quasi arrivato alla sua tomba, si
fermò di colpo.
Un uomo era in piedi davanti alla sua lapide e teneva per mano una
bambina, con lunghi boccoli scuri. Riconobbe subito l'adulto, non era
cambiato affatt, magro quasi a sfiorare l'anoressia. Era la piccola
però, ad incuriosirlo.
Rimase ad una decina di passi dietro di loro, guardandoli mentre
sfioravano la pietra sura e fredda. All'improvviso Mikey si
voltò perciò Frank fece per scappare, sperando di
non essere riconosciuto.
"Frank!"
Dannazione.
Si fermò come trattenuto da una forza invisibile, le gambe
non volevano obbedire alla volontà del loor padrone.
"Frank, sei tu?" continuò Mikey. Sentì l'aria
alle sue spalle muoversi perciò capì che si stava
avvicinando. Ormai non aveva più motivo per andare, tanto
valeva affrontare la realtà almeno per una volta.
Si voltò ma non riuscì a guardarlo,
abbassò il capo.
"Sei... sei vivo." mormorò l'altro sorridendo, avvicinandosi
ancora un po' per abbracciarlo. Frank lasciò avvolgersi e
per qualche istante sentì la solitudine dissolversi. Gli era
mancato, ovviamente non quanto Gerard, ma gli era mancato da morire.
Poi si abbassò guardando la bambina.
"Allie..." iniziò. "Lui è Frank Iero, il famoso
Frank Iero."
La bimba sorrise e, non apenna il chitarrista la guardò
negli occhi, capì chi fosse. Occhi verdi e profondi, occhi
grandi dalle ciglia lunghe, gli occhi di Gerard.
Il chiatarrista si piegò sulle ginocchia. Le
sfiorò una guancia rosea, della stessa morbidezza di quella
del padre.
C'erano voluti diversi anni, ma Frank iero aveva trovato un nuovo
motivo per vivere.
Allora, che ve ne pare? Avevo
paura a mettere quest'ultimo capitolo per timore di rovinare il primo,
che a quanto pare è piaciuto molto.
Scusate se non vi ringrazio singolarmente, ma devo scappare al cinema a
vedere Watchmen *__* e se non mi muovo perderò l'auto XD.
Ringrazio già chi leggerà e magari
recensirà.
Glo.
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