Oltre Crimson Peak

di Sharazad_90_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Speranza ***
Capitolo 2: *** Agonia ***
Capitolo 3: *** Risvegli ***
Capitolo 4: *** Parigi ***
Capitolo 5: *** Notti d'amore ***
Capitolo 6: *** Montmartre ***
Capitolo 7: *** Ritorni ***
Capitolo 8: *** Dolci addì ***
Capitolo 9: *** Lettere ***
Capitolo 10: *** Pont Marie ***



Capitolo 1
*** Speranza ***


Edith non poteva credere ai suoi occhi. Thomas era ancora vivo.
Quando era rientrata in quella casa fatiscente lo aveva trovato accasciato ed agonizzante, ma ancora in vita, disteso sul pavimento macchiato di sangue.
Ed il suo cuore, in quel momento, aveva ripreso a sperare. Forse non tutto era perduto.

-Thomas!- mormorò la donna inginocchiandosi al suo fianco. L'uomo però non aveva risposto e in quel momento Edith aveva temuto il peggio.
Solo allora Sir Thomas aveva spalancato gli occhi e, con voce impregnata di dolore, aveva sussurrato il suo nome.

-Ti porterò via di qui Thomas! Non temere - aveva risposto lei con il viso rigato di calde lacrime, mentre il marito, con le ultime forze rimaste, aveva sollevato la esile mano per sfiorare il volto tanto amato di lei, per poi ricadere nell'oblio dell' incoscienza.

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Capitolo 2
*** Agonia ***


E davvero Edith lo aveva portato via da tutto quell'inferno. Anche se Thomas, nel suo delirio, non ne era del tutto cosciente. Nella sua mente immagini sfocate del passato e del presente si fondevano in un vortice senza fine e avvolte l'uomo credeva addirittura di impazzire. Ormai non era certo più di niente. I suoi fantasmi lo tormentavano notte e giorno e, nel suo torpore, riviveva i momenti più atroci della sua esistenza. Rivedeva sua madre, in cima alle scale, che lo osservava con quel suo sguardo serio ed indagatore. Rivedeva le sue tre mogli e si rammaricava di essere stato per loro motivo di immenso dolore. Ma soprattutto rivedeva lei: Lucille. La sua immagine lo ossessionava e non lo lasciava riposare la notte. Solo una voce (quella voce che aveva imparato ad amare in così poco tempo!) riusciva a scuoterlo da tutto quell'orrore: la voce della sua Edith. Solo quel dolce suono riusciva a sottrarlo dal suo incessante delirio. Quella voce che significava per lui una speranza, un'avvenire sicuro, senza più menzogne e macchinazioni. Edith lo confortava, si prendeva amorevolmente cura di lui e Thomas non riusciva a comprendere come tutto questo fosse possibile, soprattutto dopo tutto il male che lui le aveva inflitto. Fu allora che l'uomo, in quei lunghi dolorosi giorni, si rese conto di una cosa: se davvero esisteva quel sentimento che tutti chiamavano amore, doveva essere per forza quello. Quello che legava così saldamente Edith a lui nonostante tutto. Thomas si sentì improvvisamente rincuorato dopo quella scoperta e, nei suoi rari momenti di lucidità, incominciò a pensare che forse anche le anime più dannate come la sua potessero avere la possibilità di redimersi. E questa volta decise che non si sarebbe fatto sfuggire l'occasione.

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Capitolo 3
*** Risvegli ***


Un pallido sole destò Sir Thomas Sharpe dal suo sonno agitato. L'uomo però, con sua enorme sorpresa, non appena riaprì gli occhi, non riuscì a riconoscere il luogo dove si trovava. La stanza dove era adagiato il letto nella quale era disteso era piccola e angusta, dotata di una stretta finestra. Il baronetto cercò, con molta fatica, di mettersi a sedere. Si sentiva tutto intorpidito e la testa gli scoppiava. Continuava a chiedersi dove si trovava e com'era arrivato fin lì, ma, nonostante tutti i suoi sforzi, a tutte queste domande non riusciva a darsi risposta.
Il cigolio della porta che si aprì all'improvviso lo distolse dai suoi pensieri. Era Edith. La sua Edith! Come aveva fatto a non ricordarsi prima di lei? In quel momento il marito la credette un'angelo talmente gli sembrò bella e solare e si sforzò per riuscire a ricordare l'ultima volta che l'aveva vista così  ma, nonostante tutta la sua buona volontà, non ci riuscì. Forse era stato a Buffalo molto tempo prima... L'uomo si rabuiò a quel pensiero. Quanto dolore le aveva inflitto!
-Thomas sei sveglio!- la ragazza sembrò sorpresa.
-Si... - farfugliò dopo qualche secondo lui come risposta, non riuscendo però a staccare i suoi occhi da quelli di lei. La donna entrò nella stanza lentamente e posò su un comodino vicino al letto un vassoio pieno di vivande.
-Ti ho portato qualcosa da mangiare. Devi recuperare le forze.- continuò lei, dopo qualche minuto, con voce asciutta. La sua calma lasciò Thomas senza parole. La moglie gli sembrava fredda e distaccata, mentre lui sentiva il cuore in preda a mille emozioni. Avrebbe voluto abbracciarla, stringerla a sè, ringraziarla, scusarsi per tutto il dolore che le aveva causato, dichiararle di nuovo il suo amore... ma invece preferì rimanere in silenzio. Come sempre.
La donna lo aiutò a mandar giù un pò di brodo caldo, mentre il baronetto, guardandola con aria interrogativa, la lasciava fare senza proferire parola. Alla fine però si decise a rompere quello snervante silenzio.
-Perchè fai tutto questo Edith?- chiese timidamente, guardandola negli occhi. La sua domanda spiazzò la ragazza che non rispose subito. Thomas la guardava impaziente. Quei pochi minuti gli sembrarono delle ore.
-Perchè sono tua moglie Thomas. Nonostante tutto. - rispose infine la donna con una calma peggiore di qualsiasi urlo o protesta. Quella risposta fu come una pugnalata per Sir Thomas Sharpe. Allora Edith faceva tutto questo per dovere, non per amore!
Capì di essersi illuso e tra i due scese di nuovo quell'imbarazzante silenzio. Appena l'uomo terminò il suo pasto, la donna afferrò il vassoio e uscì dalla stanza, lasciandolo nuovamente da solo. Sir Thomas chiuse gli occhi. Sapeva che quella era la sua punizione. Si era illuso che Edith lo amasse ancora, ma invece lei si comportava così solo per pietà o perchè 
essendo ancora legalmente sposati non era riuscita a sbarazzarsi di lui. E d'altronde cos'altro si poteva aspettare? Lui era un mostro, un'uomo che non meritava niente, figuriamoci l'amore di una ragazza pura e nobile come Edith! 
E con questi pensieri lugubri l'uomo riscivolò nel sonno.

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Capitolo 4
*** Parigi ***


Edith lo aveva condotto a Parigi.
-Perchè proprio a Parigi Edith?- chiese Sir Thomas Sharpe una  di quelle rare volte in cui tentava di abbattere quella barriera di silenzio che era ormai scesa tra i due. -Perchè una volta mi hai detto che Parigi è bellissima... - aveva confessato la moglie con voce malinconica mentre i loro sguardi si erano incrociati per una breve frazione di secondo.
Thomas ricordava bene quel momento alla quale la ragazza alludeva. Era stato prima della loro prima e unica notte insieme. L'uomo non avrebbe mai potuto dimenticare quella notte e nel suo intimo fu contento che Edith si ricordasse quell'insignificante particolare. 

E davvero Parigi era bellissima.
Thomas adorava lo stile di vita di quella città, così bohemiene e anticonformista ed era sicuro che anche Edith lo avrebbe adorato, ma tra loro era ormai sceso un muro insormontabile che l'uomo, nonostante tutti i suoi sforzi, non riusciva ad abbattere. Ogni tentativo di conversazione era inutile. La donna era gentile ma distaccata e Thomas aveva come la sensazione che provasse addirittura del ribrezzo nei suoi confronti. Se ne era reso conto un pomeriggio. Mentre lei gli rimboccava le coperte come era solita fare prima di lasciarlo solo, lui aveva avuto l'ardore di sfiorarle la piccola mano con la sua. A quel contatto però la ragazza si era ritratta inorridita e si era affrettata ad uscire dalla stanza. Thomas, vedendo quella reazione al suo semplice gesto, aveva provato un'acuta fitta di dolore, ma non riusciva a provare nei confronti della moglie nessun tipo di rancore. D'altronde come poteva biasimarla?
L'uomo onestamente ormai sperava solo una cosa: che la ragazza non si fosse pentita di essere stata sua tempo prima. Quello no, non avrebbe potuto sopportarlo.

In un uggioso pomeriggio autunnale, mentre da dietro la stretta finestra della sua camera Sir Thomas poteva vedere la leggera pioggia che bagnava le strade di Parigi, Edith gli aveva raccontato che dopo averlo tratto in salvo lei e Alan avevano dato fuoco ad Allerdale Hall, con tutti i suoi orrori dentro. Era stato difficile ma Edith era riuscita anche a convincere Alan a rimanere in silenzio e a confermare che Lucille, dopo essere diventata pazza e aver tentato di uccidere il fratello, aveva appiccato il fuoco. Alan non aveva fatto mistero che avrebbe preferito di gran lunga che la donna abbandonasse il marito e che tornasse in America con lui, ma lei non aveva voluto.  -Perchè non sei andata via con lui Edith?- l' aveva interrogata allora Thomas, con un filo di voce. 
-Sarebbe stata la cosa migliore per te! - .
L'uomo era devastato da tutte quelle notizie. Nonostante tutto lui voleva bene a Lucille e adorava le mura fatiscenti di Allerdale Hall. La moglie vide nei suoi occhi tutto il dolore che il marito non osava esprimere a parole e un'improvviso  sentimento di pietà la spinse ad avvicinarsi a lui e a sfiorargli la pallida guancia con la mano tremante.
-Sono tua moglie Thomas... - aveva risposto soltanto con la voce rotta dall'emozione. Quel contatto infatti, suo malgrado, aveva riacceso in lei qualcosa. Thomas alzò l'esitante sguardo su di lei e non riuscendo più a trattenersi la baciò. Quella era la prima volta che l'uomo baciava la moglie di sua spontanea volontà, ma sentiva che in quel momento ne aveva bisogno più dell'aria stessa. Infatti, nonostante tutti i suoi sforzi, il baronetto sentiva ancora di amare la donna con tutto se stesso. Stranamente Edith non si era ritratta a quel tocco, come lui invece aveva temuto, ma si era lasciata baciare per parecchi minuti, ricambiando l'ardore del marito che, incredulo, continuava a baciarla con sempre più trasporto.Solo quando i baci dell'uomo si fecero più esigenti la ragazza sembrò rendersi conto di quello che stava realmente accadendo e si affrettò a correre via.

Sir Thomas, rimasto nuovamente solo, guardò fuori dalla finestra. Aveva avuto ragione. Parigi era davvero bellissima. Soprattutto in quel periodo dell'anno.

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Capitolo 5
*** Notti d'amore ***


Paradossalmente, dopo il bacio rubato in quella grigia giornata di pioggia, l'imbarazzo tra Thomas ed Edith era cresciuto ancor di più. L'uomo si era illuso di aver finalmente abbattuto quella barriera di incomprensioni che li divideva, ma la moglie invece si era mostrata ancor più sfuggente di com'era in precedenza.
Ormai entrava nella stanza del marito solo per portargli il vassoio con i pasti e dopo un appena sussurrato - Buongiorno- o -Buonasera- sgattaiolava via.Mentre l'umore di sir Thomas Sharpe andava oscurandosi sempre di più, la sua salute andava invece migliorando. Dopo aver del tutto recuperato le forze l'uomo prese una decisione che per lui si rivelò più dolorosa di quanto pensasse.
Doveva lasciare Edith. Doveva sparire dalla sua vita. Solo così avrebbe potuto ricambiare il favore che la ragazza gli aveva fatto. Ma prima di fare ciò sir Thomas si rese conto di voler dare alla donna che amava un'ultimo addio. 


Il baronetto si era imposto quella mattina di comunicare alla moglie la sua decisione ma, suo malgrado, non ci riuscì. Dentro di se si diede del vigliacco e rimandò la conversazione alla sera. Ma neanche allora riuscì a spezzare quella dannata barriera silenziosa ed allora cercò un'altra soluzione. Sarebbe uscito dalla vita della fanciulla silenziosamente e in punta di piedi, così come vi era entrato. 


Era notte inoltrata quando sir Thomas si diresse alla porta d'ingresso dell' appartamento che Edith aveva affittato per loro. Aveva raccolto le poche cose che possedeva dentro una valigetta trovata dentro l'armadio ed ora indugiava immobile nel silenzio surreale dell'abitazione.
Cosa avrebbe fatto della sua vita l'uomo ancora non lo sapeva. Sicuramente avrebbe cercato di guadagnarsi da vivere onestamente. Niente più imbrogli, niente più bugie.
Una strana forza spinse però, in quel momento, il baronetto a tornare su i suoi passi.
L'uomo non voleva lasciare Edith così. Avrebbe preferito mille volte la morte a quell'agonia. E finalmente, per una volta, sir Thomas decise di dar ascolto al suo cuore.


Quando l'uomo entrò nella stanza della donna vide che questa stava già dormendo, ma questo non lo fermò e avvicinandosi al letto fece attenzione a non svegliarla .
Si sedette accanto a lei, nei margini del materasso, e per parecchi minuti rimase immobile ad osservarla. Voleva imprimersi la sua immagine nella mente in modo che, in qualunque luogo fosse andato, quel viso fosse sempre stato con lui.
Poi, improvvisamente e senza nemmeno rendersene conto, si chinò su di lei e la baciò. Fu un bacio lieve, veloce ma trafisse sir Thomas nello stesso modo in cui avrebbero potuto trafiggerlo mille pugnalate. Sentì il suo cuore mancare un battito e sospirò. Quella sensazione era peggiore della morte stessa. Ma nonostante quel vuoto lancinante nel petto, dopo parecchi minuti, il baronetto si decise a lasciare la stanza.


-Thomas!- la voce di sua moglie lo costrinse a voltarsi.
Edith si era svegliata e ora lo guardava con aria smarrita.
-Thomas! Che ci fai qui?-
Il baronetto non rispose e rivolse alla moglie uno sguardo di scuse.
Solo allora Edith sembrò capire e balzò fuori dal letto.
-Non avrai mica intenzione di andare via?- gli chiese improvvisamente in preda al panico. Thomas annuì semplicemente mentre, alla luce fioca della luna, ad Edith sembrò nient'altro che un pallido fantasma. La donna rabbrividì suo malgrado mentre sentiva il suo cuore spezzarsi nel petto. Solo allora il baronetto parlò.
-Ti ringrazio Edith.- disse con voce grave.
-Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me, ma non posso costringerti a passare i resto della tua vita in compagnia di un uomo che tu consideri un mostro...- 
Il baronetto tacque per qualche secondo ed Edith sentì le lacrime bagnarle le guance.
Dopo alcuni minuti Thomas parlò. -Non avrei mai voluto ingannarti Edith. Io ti amo. Ti amerò per sempre. - e si voltò poggiando la mano tremante nella maniglia della porta.
-No!- urlò la moglie ed il suo grido disperato rimbombò fra le mura della stanza.
-Ti prego Thomas non lasciarmi!- lo scongiurò con voce rotta dal pianto.
Proprio in quel momento il baronetto si voltò verso la moglie pallida e tremante e incontrando il suo sguardo supplichevole capì che Edith voleva realmente che lui non la lasciasse.
Fu tutto molto veloce. Thomas scaraventò per terra la valigia che con un tonfo sordo cadde e si aprì e precipitandosi dalla moglie la baciò con tutta la passione che aveva in corpo. Edith si strinse al suo collo e non oppose resistenza quando il baronetto la prese tra le braccia e la adagiò sul letto. Non oppose resistenza nemmeno quando capì che Thomas la voleva e perdendosi nella dolcezza e nel calore de suo abbraccio la donna finalmente si riconciliò col marito.
Dietro di loro, dalla piccola finestra, si intravedeva una pallida luna illuminare le deserte strade di Parigi.

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Capitolo 6
*** Montmartre ***


L'autunno aveva lasciato spazio ad un rigido inverno. Le stradine di Parigi erano gremite di uomini e donne, imbacuccati in capotti e sciarpe, che si affrettavano per tornare al più presto nelle loro dimore, dove erano certi di trovare un pasto caldo e un caldo fuoco. Il lungo Senna e il sagrato di Notre Dame erano colmi di variopinte e bizzarre bancarelle e artisti di strada disposti, per pochi franchi, a regalare un po' della loro arte ai curiosi passanti. Sir Thomas Sharpe, dalla sua finestra, ammirava quello spettacolo con un sorriso sul bel volto pallido. -Dovremmo cercare un' appartamento un po' più spazioso Edith- disse all'improvviso, avvicinandosi alla moglie, seduta nella sua scrivania, intenta a scrivere il suo ennesimo libro. Era passato un mese da quella notte in cui marito e moglie si erano finalmente riconciliati e ora il baronetto nutriva serie speranze per un futuro felice insieme a lei, anche se sua moglie, dopo Crimson Peak, non gli aveva mai più detto di amarlo. Lo aveva perdonato, quello era evidente, era più affettuosa e sorridente, ma mai aveva parlato di amore. Lui invece sì. Molte volte, durante e dopo l'amore, gli aveva manifestato la forza dei suoi sentimenti per lei, ricevendo, come risposta, sorrisi e carezze. All'inizio l'uomo aveva pensato che quella riservatezza da parte della moglie fosse normale, ma poi, col passare del tempo, aveva iniziato a temere che davvero Edith non lo amasse più o almeno non come prima. Pensando a tutto questo Sir Thomas depositò un leggero bacio sul collo bianco e delicato della donna, che alzando lo sguardo verso di lui, sorrise. -E dove vorresti andare a vivere Thomas?- chiese sinceramente interessata. Il marito prese posto vicino a lei prendendole la piccola mano tra le sue lunghe e affusolate. -Hai mai sentito parlare di Montmartre?- le chiese avvicinandosi a lei. -Il quartiere dei poeti e degli artisti?- Edith sgranò gli occhi. Vivere in un posto del genere era sempre stato il suo sogno. -Si. Ma non ci sono mai stata- rispose con una nota di disappunto nella voce. -Potremmo andare a vivere lì!- le sorrise Thomas intuendo l'entusiasmo celato dietro le parole di lei. -Thomas sarebbe meraviglioso!- esclamò allora la moglie sporgendosi verso di lui e abbracciandolo istintivamente. Thomas affondò il viso tra i suoi capelli color dell'oro. -Ti amo Edith- sussurrò poi dopo alcuni minuti di silenzio, ricevendo come risposta l'ennesimo sorriso e l'ennesima carezza. E davvero Montmartre era il quartiere degli artisti e dei poeti. Thomas vi condusse Edith durante un pomeriggio piovoso sostenendo che quello era il clima ideale per visitare il posto e la giovane donna intuì, già soltanto salendo i primi gradini dell'ampia scalinata che li avrebbe condotti alla famosa collina, che avrebbe amato quel luogo. Thomas la seguiva con sguardo pieno d'amore mentre la fanciulla, come una bimba entusiasta, si aggirava tra le molteplici bancarelle allestite nella piazza antecedente alla basilica dalle mura bianche del Sacré-Cœur. Tutto in quel luogo la entusiasmava: i vari pittori che, negli angoli delle viuzze, erano intenti ad immortalare i vari volti dei turisti nelle loro bianche tele, le colorate bancarelle piene di vecchi libri e oggetti strani ed antichi, la musica che proveniva dai piccoli bistrot che si affacciavano sulla piazza... Tutto in quel luogo trasmetteva magia, arte e poesia. -Sei felice Edith?- la voce di Thomas riportò la giovane alla realtà. Si voltò e si ritrovò d'avanti suo marito, con un ampio ombrello tra le mani, che la guardava con uno sguardo pieno di parole non dette. Era felice di vederla così, di essere stato lui l'artefice di tanta gioia. Improvvisamente la donna sentì l'impulso di stringersi a lui, di mostrargli tutto il suo affetto e buttandogli le braccia al collo, gli sorrise. -Si Thomas Molto!- rispose al marito incredulo di fronte a quella reazione. Il baronetto allora la baciò lì in mezzo alla piazza gremita di artisti, infischiandosene dei turisti che gli lanciavano sguardi sconvolti. Alle loro spalle, un vecchio suonatore di fisarmonica, seduto in un angolo della piazza, aveva appena finito di intonare una vecchia canzone, mentre il sole ormai basso tramontava sulla verde collina di Montmartre.

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Capitolo 7
*** Ritorni ***


La soffitta dove Thomas l'aveva condotta era piccola e polverosa, ma ad Edith, proprio per questo, sembrava perfetta. Si sentiva felice, anche se per molto tempo aveva creduto che non lo sarebbe mai più potuta essere nella vita. Thomas si era tramutato in un marito perfetto. Un marito che non le faceva mancare mai niente e che la riempiva di attenzioni. Eppure… Era proprio quell' “eppure” a tormentare la donna. Pensava, con tutto il suo essere, di averlo finalmente perdonato ma, quando lui la stringeva a se, quando la amava o le esprimeva a parole tutto il suo amore, non poteva fare a meno di pensare che prima era stato di un'altra. E che quell'altra era la sua propria sorella. Questo pensiero continuava a tormentarla ma, nonostante ciò ,quando il baronetto era stato sul punto di di andarsene, aveva avuto l'istinto di fermarlo, ben sapendo che non sarebbe mai riuscita a vivere senza di lui. “Sento che esiste un forte legame fra il tuo cuore e il mio”. Questa frase il marito gliel'aveva detta ormai tanto tempo prima, ma ad Edith tornava spesso in mente, soprattutto quando, durante le lunghe e fredde notti parigine, si ritrovava a contemplare i bei lineamenti dell' uomo che dormiva accanto a lei resi distesi dal sonno. Come voleva credere che davvero il suo cambiamento fosse sincero e come avrebbe voluto abbandonarsi tra le sue braccia senza dubbi o incertezze. Una volta era stata anche sul punto di confessarglielo. Di confessargli che nonostante tutto quello che lui le aveva fatto, lei continuava ad amarlo. Era stato su quel ponte in cui erano soliti passeggiare la sera sul tardi dopo aver consumato una rapida cena in un piccolo bistrot che dava sul lungo Senna. Quando si fermarono per ammirare le stelle, improvvisamente Thomas, afferrandola per la vita, l'aveva ringraziata per tutti quei momenti che passavano insieme e per la nuova vita che gli aveva regalato e lei si era sentita sciogliere di fronte alla dolcezza e all'intensità del suo sguardo. Ma fu un attimo, perché poi le parole le morirono in gola, prima che lei riuscisse a pronunciarle. Dopo quella notte la donna però notò sul volto del baronetto un non so che di malinconico e triste. Era certa che il marito soffrisse, che avesse ben intuito la sua confusione, ma che non sapesse come porvi rimedio. -Basta Edith!- si disse ad un tratto, interrompendo quel flusso confuso di pensieri. -Tu lo ami e lui è vivo! E' questo quello che conta realmente!- , continuò guardando il proprio riflesso nel pallido specchio del suo comò. -Devo confessargli che lo amo! Solo così potremmo essere realmente felici e lasciarci Crimson Peak alle spalle una volta per tutte!- . Proprio in quel momento bussarono alla porta. -Finalmente Thomas è tornato!- pensò la fanciulla precipitandosi verso la porta d'ingresso. -E finalmente conoscerà i miei veri sentimenti!- . Ma non era stato Thomas a bussare. Quando aprì la porta Edith non potè credere ai propri occhi. Alan, il suo vecchio amico d'infanzia, era lì in piedi d'avanti a lei. -Alan!- esclamò la fanciulla incredula. -Tu qui!- . L'uomo la squadrò stupito prima di rispondere. -Ti trovo bene Edith!- disse solamente avvicinandosi a lei per darle un bacio in segno di saluto, ma la sua voce tradiva lo stupore. -Posso entrare?- -Certo!- rispose lei scostandosi per lasciarlo passare. -Posso offrirti qualcosa?- continuò appena il medico si fu accomodato. -Un caffè grazie- rispose l'uomo seguendo ogni suo movimento. Edith sorrise e mettendosi subito all'opera, riempì la caffettiera poggiandola sulla stufa accesa. -Perchè vivete in tali ristrettezze Edith?- chiese lui dopo aver osservato la umile e piccola soffitta. -Siamo noi che lo vogliamo Alan. Siamo felici così- rispose la ragazza con un mezzo sorriso. Il medico la guardò dubbioso. -Felici? Dopo tutto quello che ti ha fatto?- . Edith sgranò gli occhi e aprì la bocca per replicare, ma Alan non le diede il tempo. -Non cercare di giustificarlo Edith!- le urlò quasi contro. -E' un mostro e non capisco perché ti ostini a difenderlo!- . Edith lo guardava ammutolita, non trovando parole per fermarlo. -Già una volta ti dissi che era possibile annullare il matrimonio, ma tu non hai voluto! Ora sono qui per ribadirtelo! Perchè vuoi continuare a legare la tua vita a quella di quel mostro?- . In tutto quel trambusto nessuno dei due notò il rumore di passi nelle scale. Sir Thomas era tornato e ora ascoltava tutta quella discussione con una mano poggiata sulla maniglia della porta d'ingresso e un'espressione indecifrabile sul bel volto pallido. Le accuse del dottore non lo ferirono minimamente. Sapeva che con quelle parole intrise di veleno l'uomo stava dicendo solo la verità. A ferirlo fu il silenzio della moglie. Perchè non diceva niente? Perchè si ostinava a rimanere in silenzio? -Edith vieni via con me!- le parole di Alan avevano il sapore dolciastro di una supplica di un uomo ancora innamorato e Sir Thomas, con il cuore lacerato e non riuscendo a sopportare ancora, si voltò e andò via, non aspettando di udire la risposta di lei. -Io lo amo Alan!- La risposta di Edith arrivò chiara e inaspettata, lasciando il medico sbigottito. -Lo amo e l'ho sempre amato! Ho fatto male a non dirglielo prima!- . -Tu non puoi amare un uomo così!- le urlò contro Alan. -Un uomo che non ti ha mai amata e che ti ha solo usata! Sicuramente lo sta facendo anche ora!- . -No Alan!- la voce di Edith non ammetteva repliche. -Tu non lo conosci. Thomas è diverso. E' cambiato. Lui non è mai stato un mostro. Era stata Lucille a tramutarlo in qualcosa che lui non era!- . -Tienitelo stretto allora il tuo povero marito redento! Spero solo che non te ne pentirai un giorno!- le gridò allora l'uomo di rimando e sbattendo la parta uscì dall'abitazione. Edith udì il rumore dei suoi passi nelle scale, ma non tentò in alcun modo di fermarlo. Sapeva che, anche se Alan aveva alzato i toni, era venuto a cercarla solo perché era preoccupato per lei e non per secondi fini. Quella conversazione inoltre aveva portato in lei un'ulteriore chiarezza. Ormai era sicura di amare Thomas. Era stata solo una sciocca a non accorgersene prima. E sedendosi presso la finestrella che si affacciava sulla piazzetta di Montmartre rise nel costatare che aveva appena iniziato a nevicare.

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Capitolo 8
*** Dolci addì ***


Edith attese e attese, tenendo lo sguardo fisso sulla ormai deserta piazza di Montmartre, ma di Thomas non vi era nemmeno l'ombra.
Era ormai notte inoltrata quando finalmente sentì la porta alle sue spalle aprirsi.
Dietro di lei il marito la guardava con sguardo indecifrabile e in quel momento la giovane realizzò quanto lo trovasse bello, in quei suoi abiti perennemente scuri, che ne esaltavano la snella figura, e quanto lo desiderasse.
-Thomas!- esclamò balzando in piedi e correndo ad abbracciarlo. Il baronetto ricambiò l'abbraccio affondando il bel volto nei capelli color dell'oro di lei, rimanendo in silenzio.
-Ero in pensiero! E' molto tardi!- mormorò preoccupata la giovane donna dopo qualche minuto, ancora stretta contro il petto di lui.
-Avevo alcune cose da sbrigare- tagliò corto l'uomo con voce incolore e senza aggiungere altro. Era chiaro che non volesse dare spiegazioni su cosa avesse fatto e su dove fosse andato ed Edith preferì non approfondire la questione.
Scostandosi da lui lo fissò dritto in quegli occhi che ormai aveva imparato ad amare così profondamente.
-Thomas, devo dirti una cosa importante… - la voce le tremò nel pronunciare quelle parole, ma l'indice del marito si posò immediatamente sulle sue labbra, impedendole di proseguire.
-Shhh- mormorò il baronetto, ricambiando il suo sguardo.
-Stanotte non voglio parlare di nulla. Avremmo tempo domani per le parole – e prendendola tra le braccia non le lasciò il tempo di replicare.



Se ad Edith fosse stato chiesto quale fosse stata la notte più bella della sua vita, senza esitazione avrebbe risposto che era stata quella.
Libera ormai da tormenti e paure si lasciò guidare dai suoi sentimenti, perdendosi nella dolcezza del momento.
Thomas, dal canto suo, fu di una dolcezza straordinaria, più attento e premuroso che mai e il tempo sembrò fermarsi quella notte in quella piccola soffitta nel cuore di Montmartre.
Esausta Edith si strinse contro il petto caldo del marito.
-Sono così felice Thomas- mormorò soltanto prima di scivolare nel sonno.
Il baronetto le depositò un leggero bacio sulla fronte candida e, facendo attenzione a non svegliarla, scese dal letto.
Seduto nella sua scrivania Sir Thomas Sharpe, sotto la dolce luce di una lampada lasciata accesa nella buia notte, scrisse quelle poche righe che l'indomani avrebbero spezzato per sempre il cuore della sua sposa e poi, silenziosamente, adagiò il foglio di carta, insieme ad un pacchetto accuratamente incartato, su un comodino accanto a lei.
Lentamente, e non riuscendo a staccare gli occhi dal bel volto della fanciulla, l'uomo si rivestì e sussurrando un appena udibile “addio”, uscì dalla stanza, dove era consapevole di aver lasciato non solo la sua sposa, ma anche il suo cuore.



Se solo la bella e colorata Parigi avesse una sua propria voce, quante storie d'amore tormentate e quanti addì strazianti come quello potrebbe raccontare ai giovani turisti che ne affollano le strette  strade...

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Capitolo 9
*** Lettere ***


Un pallido sole, quella fredda mattina, rischiarava la piccola soffitta sospesa sulla piazzatta ancora deserta di Montmartre. Edith, destandosi dal suo sonno ristoratore, distese i muscoli ancora intorpiditi dal lungo riposo. Non si sentiva così riposata e rilassata da ormai troppo tempo, pensò, e allungando il braccio sul materasso mormorò il nome del marito, ma di Thomas non vi era traccia né nell' angusto letto né nella stanza. La ragazza si stropicciò gli occhi per mettere meglio a fuoco l'ambiente circostante e la sua attenzione cadde su un foglio e un pacco accuratamente adagiati sul comodino al suo fianco. Esitando prese il candido foglio e lo aprì. “Mia adorata Edith, mentre ti scrivo queste poche righe tu stai dormendo così serenamente nel nostro letto che mio malgrado non trovo la forza per svegliarti. Devo lasciarti mia cara. Lasciarti per poterti permettere di vivere una vita migliore. Ieri involontariamente ho ascoltato la tua conversazione con il dottore e nonostante mi duole ammetterlo lui ha perfettamente ragione su di me. Prendi questa mia ultima decisione come un ultimo regalo che voglio farti. Voglio donarti una vita migliore, una vita che magari staresti già conducendo se non mi avessi incontrato sul tuo cammino. Sappi comunque amore mio che dovunque io andrò tu sarai per sempre con me. Ti amo e non potrò mai più amare nessuno dopo di te. Per sempre tuo, Thomas. “ Quelle parole, scritte con una calligrafia impeccabile, continuavano a rimbalzare negli occhi della fanciulla senza che lei ne cogliesse il reale significato. Thomas se ne era andato! L'aveva lasciata! Per tutto quel tempo aveva continuato a soffrire in silenzio e lei era stata così stupida da non capirlo! -Thomas come hai potuto!- mormorò portandosi la mano sulla fronte candida. Per qualche minuto rimase così, perfettamente in silenzio, non riuscendo ancora ad elaborare la decisione presa dal marito. Poi la sua attenzione cadde sul pacchetto abbandonato al suo fianco e quindi strappò la carta con impazienza. Un biglietto scivolò tra le sue mani e la fanciulla sgranò gli occhi. “Gentile signora Sharpe, sono lieto di comunicarle che, grazie alle insistenze di suo marito, il vostro romanzo sarà pubblicato a breve. Le allego una copia. I miei distinti saluti. George Smith. Editore” Edith non poteva credere di star tenendo tra le mani il suo romanzo finalmente pubblicato! -Oh Thomas!- riuscì solo a mormorare tra le lacrime. Ma Edith non era il tipo di persona che si lasciava dominare dallo sconforto. Aveva sempre tenuto in pugno le redini della sua vita e lo avrebbe fatto anche questa volta. Balzando fuori dal letto andò a vestirsi di corsa. -Thomas ti troverò!- mormorò tra sé mentre si acconciava i capelli. -Anzi so perfettamente dove cercarti. Non può finire così amore mio! Non può finire così!- . E infilandosi il cappotto uscì alla svelta, lasciando il letto disfatto e la lettera e il libro abbandonati su di esso.

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Capitolo 10
*** Pont Marie ***


Con il cuore che gli martellava incessantemente nel petto Edith continuava a correre. Lo sguardo dei passanti che, stretti nei loro cappotti, la guardavano sbigottiti, la lasciava del tutto indifferente. Correva, correva senza sosta, in quella grigia mattina parigina, sperando che non fosse ormai troppo tardi per salvare quel che restava del suo matrimonio e del suo travagliato amore. Sir Thomas non aveva mai notato quanto fosse rilassante ammirare l'acqua della Senna, che lentamente e senza alcun interesse apparente per quello che avveniva sulle sue rive, scorreva incessantemente. Si ritrovò a paragonare il corso dell'acqua alla sua vita. Anche lui per molti, molti anni, aveva infatti seguitato a seguire la sua strada senza curarsi di ciò che avveniva intorno a lui, schiacciando sentimenti e persone come fossero insetti, pur di raggiungere il suo scopo. Com'era stato crudele, egoista, spietato! Ma poi, come un angelo misericordioso era comparsa lei, Edith, nella sua vita. Non avrebbe mai ringraziato la provvidenza abbastanza per averla messa sul suo cammino. Ma, cieco e codardo com'era, era riuscito a farsi scappare anche la sua ultima possibilità di redenzione. Tuttavia non era ancora troppo tardi. Poteva ancora fare la cosa giusta, poteva ancora liberarla dalla sua malsana presenza. Aveva provato, in tutti quei mesi, a ricostruire la loro vita insieme, ad andare avanti, ma proprio quando si era illuso di essere finalmente riuscito a lasciarsi il passato alle spalle, il dottor Mc Maicol era improvvisamente riapparso per ricordargli il marciume della sua anima e di tutta la sua esistenza. Forse lei non avrebbe capito subito questo suo gesto, forse l'avrebbe trovato insensato ed estremo, ma un domani, ne era certo, gliene sarebbe stata grata. Quante volte ci siamo ritrovati a maledire il tempo che, senza alcuna pietà, muove le sue spietate lancette contro di noi? Tutti, almeno una volta nella vita, ci siamo ritrovati a farlo e anche Edith si ritrovò a maledirlo, quel giorno, più intensamente di come avesse mai fatto in vita sua. Ma eccolo finalmente quel ponte dove avevano passeggiato tante volte, dov'era stata sul punto di confessargli il suo amore e dove era certa di trovare Thomas in quel momento. Non era troppo tardi, la donna lo sapeva, c'era ancora una speranza e lei avrebbe lottato fino al suo ultimo respiro per l'uomo che amava. -Thomas!- . La voce di sua moglie lo colse alla sprovvista, facendolo voltare. Ansimante, con i capelli scompigliati per la lunga corsa, Edith stava ritta di fronte a lui. Mai le era apparsa più bella! Bella e maledettamente disperata. -Thomas!- ripete la donna avvicinandosi. -Cos'hai fatto? Perchè sei andato via?- Il baronetto distolse lo sguardo dalla moglie e tornò a contemplare la Senna. -L'ho fatto per te Edith. L'ho fatto per tutti quei motivi che ti ho scritto nella lettera! E tu non dovresti essere qui! Perchè sei venuta? Perchè continui a voler rovinare la tua vita?- . La guardava ora, Sir Thomas, e nei suo occhi blu come l'acqua del fiume che scorreva sotto i loro piedi, ardeva la fiamma della disperazione. -Devi andare via! Devi tornare a Buffalo con il tuo dottore e ricominciare la tua vita con lui! Non hai un futuro qui con me!- . Ed eccole finalmente le parole che Edith aveva tanto temuto e che era certa che il marito non sarebbe mai riuscito a dirle. Ma ora che Thomas le aveva pronunciate risuonavano alle sue orecchie triste e amare come il fiele, lacerandole il cuore. -Vai via Edith! Fuggi finché sei in tempo! Realizza tutti i tuoi sogni, costruisciti una nuova vita e dimenticati una volta per tutte di me!- . Dolore, disperazione, amarezza e rimpianto. Edith riusciva ad intravedere tutte quelle emozioni nel volto dell'uomo pallido e ritto dinanzi a lei. -Ora basta Thomas! Basta!- . Quelle parole le uscirono dalle labbra ancora più aspre di quanto realmente avesse voluto. -No Edith, tu non capisci…- Lo schiaffo che lo colpì in pieno volto gli impedì di terminare la frase. -Perchè non riesci a capirlo? Perchè?- e mentre parlava la voce di lei era rotta da più e più singhiozzi. -Io ti amo! Ti amo e ti ho perdonato tutto...tutto… Perchè non vuoi andare avanti Thomas? Perchè non vuoi essere felice?- - Eccolo finalmente quel “ti amo” che il baronetto aveva tanto desiderato, agognato, sperato e che non era mai arrivato nemmeno durante le tanti notti trascorse insieme. L'uomo chiuse gli occhi come se così potesse assaporarlo meglio ed imprimerlo indelebilmente nella sua mente. -Ma come puoi? Come puoi dopo tutto quello che ti ho fatto?- chiese dopo qualche minuto, cancellando di qualche passo la distanza che ancora li separava. -E' il cuore, amore mio, a scegliere chi amare- rispose lei, poggiando una candida mano sulla guancia di lui. -E il mio ha scelto te!- . Poi, avvicinandosi al suo orecchio, mormorò quelle stesse parole che lui le aveva detto a Buffalo tanto tempo prima, facendolo tremare. -Sento che esiste un forte legame tra il vostro cuore e il mio, e se quel legame dovesse spezzarsi, per la lontananza o per il tempo, il mio cuore cesserebbe di battere e io morirei- . Thomas sorrise. -Lo pensavi davvero allora? Lo pensi ancora?- . Il baronetto cercò il suo sguardo e, perdendosi dentro di esso, in quel momento capì. Capì che la sua salvezza era proprio lì, a pochi centimetri da lui e che non doveva più farsela scappare. -Si, Edith, lo pensavo. E lo penso ancora oggi. Ti amo e niente e nessuno potrà più separarci- . La donna gli gettò le braccia al collo e lo baciò con tutta la forza e il desiderio che aveva in corpo, mentre lui, ricambiando il bacio, la stringeva sempre più a sé. -Andiamo a casa?- chiese lei, appena si furono fermati per riprendere fiato, con voce ansimante e ricca di sottintesi. Sir Thomas rise. -Adesso?- chiese. -Si adesso!- rise di rimando lei. -Almeno che hai in programma qualcosa di più “bello” da fare!- . -No, non mi viene in mente niente di più bello da fare!- rispose il marito sorridendole ancora e prendendosi per mani si incamminarono confondendosi tra le tante persone che in quel momento affollavano le strette e colorate vie di Parigi. Fine PICCOLA NOTA DELL'AUTRICE^^ Ed eccoci giunti al termine della storia. Spero vivamente che vi sia piaciuta. Seppur adorando infinitamente il capolavoro di Gulielmo Del Toro ho voluto modificare la sorte di due protagonisti perchè, a mio parere, meritavano una fine migliore di quella che si vede alla fine del film^^ Spero sia di vostro gradimento e ringrazio tutti quelli che l'hanno letta e commentata! Grazie grazie grazie!! Baci. Sharazad

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