L'unione fa la forza

di Elsira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una nuova compagna d'allenamento ***
Capitolo 3: *** FU...SIO...NE! ***
Capitolo 4: *** Tempesta, parte 1 ***
Capitolo 5: *** Tempesta, parte 2 ***
Capitolo 6: *** L'inizio della battaglia ***
Capitolo 7: *** Scontro, parte 1 ***
Capitolo 8: *** Scontro, parte 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Un ringraziamento speciale a felinala e SSJD,
i quali mi hanno dato l’input che ha fatto partire l’ispirazione per questa long non programmata e quindi scriverla.
Non vi dedico i capitoli perché non ho idea di come verranno, se saranno o meno di vostro gradimento, etc.
Ma un grazie speciale non ve lo toglie nessuno.
Un grazie anche a freelady,
che mi ha consigliato l’ottima idea del riassuntino.
Buona lettura a tutti.
 
 

Dove eravamo rimasti... (Per i nuovi lettori e per chi, come me, è 'graziato' da una memoria che meglio se lasciamo stare)

Kin è la figlia di Goku e Chichi, nata un anno dopo la sconfitta di Majin Bu, ovvero nel 773 ed è la più piccola in casa.
Ha un corpo atletico per via dei molti ed intensi allenamenti a cui si sottopone, gli scuri occhi della madre, i lunghi capelli lisci neri con la frangetta del padre e la carnagione chiara; per quest'ultima sua caratteristica, Trunks la chiama affettuosamente 'pelle d'alabastro'.
È nata con la coda tipica del sangue paterno, alla quale teneva moltissimo, ma che le è stata tagliata da Chichi per arrestare la trasformazione in Oozaru in una notte di Luna piena, quando la ragazza era già un'adolescente.
È solare, testarda, orgogliosa e un po' ingenua, con una grande passione per i combattimenti che spesso l'ha fatta finire nei guai in passato, un profondo rispetto verso le due figure genitoriali ed il ruolo che entrambe ricoprono. Ci sono solo tre cose che teme: deludere i suoi genitori, i tuoni e il buio.

All'età di diciasette anni, Kin ha scoperto cosa fosse l'amore verso qualcuno con il quale non si hanno legami familiari, grazie a Trunks. I due vivono la loro storia ormai serenamente, dopo un'iniziativa profonda ostilità di Goten verso il nuovo rapporto tra la sorellina e il 'fratello' di una vita.
Un'altra persona speciale per la protagonista è la nipotina: Pan. Il rapporto tra le due sayan è molto simile a quello che vige tra gli originali Goten e Trunks, con la peculiarità che alle volte Kin ha un atteggiamento quasi da 'mamma' nei confronti della nipote, anche se tra le due ci sono solo tre anni di differenza.
Il più grande sogno di Kin è sempre stato quello di poter diventare super sayan e quando un giorno Vegeta le rivela che non ne è capace perché donna, lei va fuori di testa. Avrebbe fatto disastri se non fosse intervenuto Goku a calmarla, insegnandole il teletrasporto con la speranza di farle passare così il desiderio della trasformazione, facendosi promettere però di utilizzare questa tecnica solo ed esclusivamente in caso di estrema necessità, perché estremamente pericolosa.
Scontrandosi successivamente contro il Principe in un duello, la sayan viene a sapere che questi le aveva mentito, nel tentativo di far scattare la trasformazione grazie all'ira. Dato che però il suo proposito non aveva funzionato, le rivela che dovrà lavorare molto sodo e ancora a lungo, per poter ottenere l'ambito stadio del super sayan percorrendo la via della forza. Se mai ci riuscirà.
Ed è dopo 3 anni da quello scontro, che la storia di Son Kin riprende...

 
Fine primavera, Anno 793
 

«Mamma, ho finito, posso andare a dormire adesso?» Chiese Kin con tono supplichevole, dopo aver riposto l'ultimo piatto.

Quella sera erano venuti a mangiare Gohan e la sua famiglia; ovviamente stare assieme alla nipotina, al fratello e alla cognata era sempre un piacere, ma quando loro se ne andavano lei doveva pulire tutto e questo era tutt'altro che un piacere altrettanto grande, dato che Pan non smentiva il proprio sangue e aveva il medesimo appetito che caratterizzava il padre, il nonno e tutta la stirpe sayan.

Chichi rivolse un sorriso alla figlia. «Sì, puoi andare.»

Kin si diresse velocemente verso la propria stanza, temendo che la madre potesse ripensarci e affidarle un lavoretto dell'ultimo secondo, come accadeva ormai sempre più spesso.

«Ah, quasi dimenticavo. Kin, non è che potr...» La donna s'interruppe, poggiando il volto sul manico della granata con la quale stava spazzando la sala e osservando la porta, appena chiusasi, della camera della figlia con un sorriso dolce e un po' tirato.

Tornò a guardare a terra e raccogliere le ultime briciole sul pavimento, dicendosi che la giovane aveva già fatto abbastanza in effetti, per quella sera.

Kin si lasciò cadere seduta a terra, chiudendo gli occhi e strusciando la schiena alla porta della propria camera, godendosi il silenzio che regnava sovrano nella stanza.

Con il gomito sul ginocchio destro alzato e l'altro che le pendeva sul fianco, fece un respiro silenzioso e profondo, lasciando che l'aria profumata della notte di fine primavera proveniente dalla finestra aperta le entrasse nei polmoni.

Restò seduta per non seppe quanto tempo, non fu capace nemmeno di dire se si fosse addormentata o meno, finché un urlo straziante nella sua testa le fece spalancare gli occhi, mettendola subito in allerta. Si alzò e svelta uscì dalla propria camera, per andare dalla madre in cucina, alla quale apparteneva il grido appena lanciato.

La vide a terra, svenuta e le andò subito incontro, sollevandola per le spalle. Provò a chiamarla per farla svegliare, a darle delle leggere pacche sulle guance, ma la donna restò addormentata.

Si guardò attorno in cerca di un’idea, che le venne relativamente in fretta. Andò a prendere un senzu dal cassetto nascosto che lei, Goten e suo padre utilizzavano nei casi più disperati, quando esaurivano gli altri e rientravano a casa in condizioni troppo pietose per permettersi di farsi vedere dalla donna.

Glielo mise in bocca e l'aiutò a masticarlo muovendole la mandibola, per poi massaggiarle la gola e farla degludire.

Chichi aprì gli occhi, sbattendo le palpebre più volte e vide l'immagine della figlia farsi nitida all'interno del proprio campo visivo.

«Mamma, che è successo? Perché hai gridato?» Le chiese Kin, adottando un tono che potesse tranquillizzare la madre. L'espressione della donna, da prima confusa, dopo pochi istanti si fece terrorizzata e iniziò a tremare. Diceva parole senza senso in sussurri quasi inudibili, così che Kin avvicinò il proprio orecchio alle sue labbra e riuscì, in qualche modo, a distinguere dei vocaboli dal senso più o meno compiuto: «Tornato... Non è possibile... Morto... Gohan aveva... Torneo... Goku era... E Goten non...»

Kin scosse la testa, per poi guardare negli occhi la madre e poggiarle una mano sulla guancia cadaverica. «Mamma, ti prego calmati, non riesco a capire cosa vuoi dire.»

Chichi la guardò con occhi sgranati e con voce tremante disse solo: «Cell...»

La sayan si accigliò confusa. Quel nome... Quel nome le ricordava qualcosa.

D'improvviso si ricordò di uno dei racconti che le erano stati narrati quand'era bambina e le parole fino all'istante prima prive di senso pronunciate dalla madre, acquisirono significato con l'apparire nella propria mente l'immagine di un essere verde maculato simile ad una locusta troppo cresciuta, con la faccia umanoide e viola, dotato di un pungiglione con il quale risucchiava qualsiasi cosa e l'assorbiva, per diventare più forte.

Ricordava che Gohan lo aveva ucciso con non poche difficoltà, che suo padre era morto per colpa sua, impedendo a Goten di poterlo avere accanto durante la sua infanzia. Ricordò che da ciò che le era stato raccontato, quell'essere fanatico di perfezione qual'era Cell era un androide, creato con lo scopo di uccidere suo padre. Ricordò che le era stato raccontato di un Trunks arrivato da un altro tempo, il quale aveva visto distruggere il proprio mondo e i propri affetti dai cyborg creati da quel pazzo fanatico del Dr. Gelo.

Guardò sua madre, chiedendosi come fosse possibile che Cell fosse tornato in vita.

«Vieni mamma, ti porto a letto, devi essere stanca e aver avuto una visione.» Le disse con voce tranquilla, per cercare di calmarla. La donna, troppo spaventata, si lasciò prendere in braccio e venir sistemata nel proprio letto, vuoto.

Kin le diede un leggero bacio sulla fronte, le tirò su le coperte e le sorrise rincuorante. «Buonanotte, mamma. Ci vediamo domattina.» Spense la luce, chiudendosi poi la porta alle spalle, facendo appena in tempo a vedere dalla grande finestra della camera da letto che ormai era l'alba e il sole stava sorgendo.

Rimase un istante perplessa con la schiena poggiata alla porta chiusa e l'unghia del pollice tra i denti, chiedendosi come mai suo padre non fosse nel letto con la madre e sorprendendosi che lei fosse stata l'unica a correre al grido della donna. Eppure, non era possibile che non avesse svegliato il fratello e il padre.

Andò in camera di Goten, a controllare se fossero lì e cosa stessero combinando, ma la trovò vuota, così come il resto della casa.

Dove diamine erano finiti? Eppure era certa che dopo cena fossero andati entrambi dritti a letto.

Tentando di non farsi prendere dal panico, si lasciò cadere a terra e con la mente cercò di rintracciare le auree dei due familiari scomparsi. Non seppe per quanto si concentrò, ma non riusciva a percepirle. Perché mai avrebbero dovuto azzerarle?

Una sensazione di angoscia iniziò a pervaderla, ma la scacciò immediatamente e provò a concentrarsi nel tentativo di trovare una soluzione logica.

Un'idea le venne in mente e, senza pensarci due volte, rintracciò l'aura di Trunks e si teletrasportò da lui.

Stranamente da ciò che pensava, anziché in camera dell'uomo si ritrovò in una landa desolata.

Si guardò attorno, chiedendosi perplessa cosa ci facesse Trunks in quel posto a quell'ora, dato che era uno che adorava dormire, quando la sua attenzione fu attirata dal secondo grido straziante della giornata.

Utilizzando la super velocità, si diresse verso le grida incessanti di Trunks, per vederlo alla fine bloccato ad una parete rocciosa.

Era a braccia e gambe aperte, tenuto in verticale da una forza invisibile che con tutta probabilità lo privava anche di potersi muovere per liberarsi e contrattaccare. Di fronte a lui, si trovava un essere verde che rideva come un maniaco ad ogni colpo, godendo evidentemente del dolore che stava procurando al sayan.

In quel momento, per la mente di Kin passò solo un nome: Cell.

Quindi, quello era Cell. Sua madre non se l'era sognato. Ma com’era possibile?

Lo psicopatico alzò il volto della sua preda, prendendolo per i capelli, ricaduto in avanti per via della mancanza di energie e sul punto di svenire dal dolore.

Trunks sollevò appena le palpebre, non riuscendo ad aprire completamente gli occhi. Dalla sue labbra uscirono dei versi sofferenti, mentre quelle dell'avversario si aprivano in un sorriso di gusto.

Cell caricò il pugno, pronto a dargli il colpo di grazia, quando una voce a lui sconosciuta lo distrasse dal proprio dilettevole intento.

«Lascialo andare immediatamente.» La voce di Kin, che scandì con un ringhio ogni singola lettera, fece voltare entrambi.

Trunks la guardò con le pupille che si erano ridotte alla grandezza di aghi da quanto sorprese. Con l'esigue energie rimastagli, provò a farla fuggire e salvarsi: «Kin... Va' via di qui...»

Cell osservò il volto massacrato dell'uomo che teneva in pugno. «Kin?» Posò nuovamente il proprio sguardo violaceo sulla sayan, avvolta da fulmini e un’aura tendente al dorato, che si stava dirigendo verso di loro. «Quindi tu sei la figlia di Goku, nonché sorellina di Gohan e Goten.»

Kin continuò ad avanzare, mettendo un piede di fronte all'altro, sentendo una rabbia crescente dentro di sé. «Lascialo andare immediatamente.» Ripeté, alzando lo sguardo e puntando i propri occhi neri in quelli del mostro.

Cell sorrise irrisorio, lasciò la presa sui capelli di Trunks e, senza distogliere lo sguardo da lei, gli assestò un pugno al petto, perforandoglielo ed estraendone il cuore. L'aura di Trunks svanì nel nulla.

Il cyborg sorrise con tono di sfida rivolto alla sayan, sogghignando: «Ops, che sbadato. Devo averlo ucciso.» Liberò il corpo del sayan dalla presa della propria aura, gettò con noncuranza l’organo della sua vita dietro di sé e incrociò le braccia al petto, leccandosi con gusto la traccia di sangue rosso che gli aveva macchiato il labbro superiore. «Proprio come tutti gli altri.»

Lo sguardo di Kin si fece appena interrogativo, mentre i suoi capelli divenivano dorati. Qualcosa le bloccò il piede dal completare l'ulteriore passo, spingendola a guardare verso terra.

Solo allora vide uno stivale blu che per lei era sin troppo familiare.

Fece scorrere lo sguardo lateralmente, per scorgere inevitabilmente il gin color arancio indossato dal corpo ormai senza vita del padre, steso a terra con gli occhi completamente bianchi.

Vicino a Goku c'erano i cadaveri di Vegeta, Goten, Gohan, Piccolo, Krilin, Tenshihan, Yamcha, Jiazou. Non era stato risparmiato nessuno.

«Avanti ragazzina, perché fai quell’espressione così sorpresa? E dire che ho anche avvertito tua madre quando sono venuto a casa vostra questa notte.» Disse Cell, inclinando leggermente la testa di lato. La riaddrizzò, si portò la mano avanti al volto con il palmo rivolto verso il cielo e chiuse poi le dita a pugno, sussurrando malefico: «Vi avrei sterminati tutti quanti.»

Kin posò i propri occhi, divenuti azzurri e privi di pupilla, sul nemico. Non aveva mai provato tanta rabbia come in quel momento.

«E adesso tocca a te, raggiungerli all’inferno.» Lui rise, sicuro di sé. Quella vista non fece che aumentare la sua furia.

Quando stava per scattare in avanti ed affrontarlo, per vendicare tutti, sentì una voce lontana che la chiamava.

Una voce familiare.

Una voce appartenente ad una persona che credeva ormai morta.

«Kin... Kin... Avanti, svegliati principessa!» Goku chiamò ancora la figlia con un sorriso.

Spalancando lo sguardo e con l'affanno, la sayan si voltò verso di lui e gli buttò le braccia al collo.

«Papà... Sei... Sei vivo...» Gli chiese, con la voce ancora colma di paura. Lui, confuso per quel buongiorno insolito, le batté affettuosamente la mano sulla schiena e le sussurrò con voce tranquilla: «Ma certo che sono vivo.» La scostò dal proprio petto e la guardò negli occhi, raggiante: «Dobbiamo allenarci assieme stamane, ricordi?»

Kin lo osservò per ancora qualche secondo un poco stralunata dal sogno che iniziava già a non ricordare più, rammentandosi invece dell'allenamento di cui le stava parlando il genitore. Con il cuore che ancora minacciava di uscirle dal petto da quanto batteva forte, gli fece un largo sorriso e gli disse che sarebbe stata pronta per uscire in dieci minuti.

Goku sorrise di ricambio e uscì dalla camera, dandole appuntamento a tavola per fare colazione assieme. Prima di chiudersi la porta alle spalle, la vide annuire.

Kin si passò la mano sul lato della testa e chiuse gli occhi, ancora seduta sul letto con le coperte a coprirle le gambe incrociate, cercando di ricordarsi l'incubo che le aveva lasciato quell'orribile sensazione addosso.

Di colpo le tornò in mente l'immagine del cuore di Trunks in mano a Cell, di lui che le diceva di andarsene, di lui che cadeva ai piedi del mostro. Il proprio organo mancò un battito.

Sapeva di aver promesso al padre di non farlo se non in caso di estrema necessità, ma quello per lei era un caso di estrema necessità, perciò si portò le dita alla fronte e si teletrasportò immediatamente da Trunks.

Con suo grande sollievo, stavolta guardandosi intorno riconobbe la camera da letto del sayan. Un sorriso le attraversò il volto e i suoi occhi si posarono sulla schiena dell’uomo che stava beatamente dormendo nel suo letto, combattendo un'evidente lotta con coperte e cuscino, che si trovava ad abbracciare e sbavare.

Una risata la prese e gli si avvicinò silenziosa, poggiando le braccia al bordo del letto e collocando dolcemente il proprio volto su quest'ultime.

Restò ad osservarlo e perse la cognizione del tempo, finché lui non si girò rumorosamente, lasciando in pace il cuscino e biascicò qualcosa di incomprensibile nel sonno.

Kin diede una breve occhiata all'orologio appeso al muro della stanza, sopra il letto e accorgendosi dell'ora tarda, decise di tornare a casa propria. Si alzò, diede un leggero bacio sulla fronte del sayan e si voltò, portandosi le dita alla fronte, ma Trunks la prese per un polso e la fece cadere sul letto.

In un istante stesa su di un fianco di fronte a lui, l'istante dopo si ritrovò a pancia in su con il sayan sopra di lei che le baciava sensualmente il collo, senza che riuscisse a capacitarsi di come fosse successo.

«Dove pensavi di andare?» Le sussurrò nell'orecchio, passando a stuzzicarle il lobo con evidente desiderio. Lei si lasciò scappare un lieve sorriso, per poi chiedere: «Da quanto sei sveglio?»

«Circa trenta secondi.» Rispose soave l'uomo, passando a sfiorarle le labbra e facendo scorrere la propria mano sul corpo della sayan, accarezzandole appena prima il seno per dirigendosi poi più deciso verso i pantaloni del pigiama. Si arrestò e la guardò alzando un sopracciglio tra il malizioso e il sorpreso, quando sentì la mano della compagna poggiarsi delicata sulla propria e fermarlo.

«Lascia stare, Trunks.» Disse Kin con un sorriso dolce, per poi aprire gli occhi e puntarli in quelli dell'amato. «Non sono venuta per questo, ma solo per assicurarmi che tu stessi bene.»

Trunks tirò indietro la testa e accigliò lo sguardo, adesso completamente confuso. «Perché? Che sarebbe dovuto accadermi?»

La sayan si tirò a sedere, facendo di conseguenza ereggere la schiena di lui e gli sfiorò appena le labbra con le proprie, posando tenera una mano sulla sua guancia e rispondendogli guardandolo negli occhi chiari: «Ho fatto un incubo orribile stanotte, sono venuta a controllare che si trattasse effettivamente solo di un brutto sogno. Tutto qui.»

«Che cosa hai sognato?» Gli chiese l'uomo, curioso e con espressione amorevole. Lei distaccò un istante lo sguardo, per poi puntarlo nuovamente sul compagno. «Che diventavo un super sayan.»

Trunks spalancò gli occhi, confuso. «E ti sembra una cosa orribile? Non è da sempre il tuo più grande desid...» Non riuscì a terminare la frase, interrotto dalle braccia dell’amata che gli avvolsero la schiena e il suo volto immerso nei propri pettorali, in evidente ricerca di protezione e sicurezza.

«No. Non se devo pagare il prezzo del sogno.» La udì sussurrare, sicura ma con voce ancora tremante dalla paura che aveva provato.

Non disse nulla, la strinse semplicemente a sé in quell’abbraccio, tentando di farle passare tutte le sensazioni negative che provava in quel momento.

Dopo minuti di silenzio e immobilità, Trunks baciò delicatamente i capelli dell’innamorata, facendole così alzare il volto e mostrarle il proprio sorriso rassicurante. Dovette attendere pochi secondi, per veder sorridere anche lei, rasserenata.

Sempre fermi in quella posizione, Kin proseguì, prima che Trunks potesse davvero convincerla a restare lì con lui tutta la mattina: «Ma adesso devo tornare a casa perché papà verrà a cercarmi in camera da un momento all'altro e non voglio che scopra che gli ho disubbidito, util...»

«...Di nuovo…» Aggiunse lui, con un sorriso divertito e alzando le sopracciglia. Lei roteò gli occhi per la puntigliosità della correzione e ripeté: «Di nuovo… Utilizzando il teletrasporto senza che fosse una questione di vita o di morte.»

Trunks tirò un sorriso dolce, prese il volto della sayan tra le mani e le lasciò un bacio leggero sulla fronte, dicendole appena: «Va'.»

Lei rispose sorridendo e teletraportandosi a casa propria.

Dopo pochi istanti, sentì suo padre bussare alla porta della propria camera e chiedere confuso: «Kin? Tutto apposto? Non sei tornata a dormire, vero?»

«No, mi sto cambiando. Un minuto e arrivo.» Gli disse, sollevata dal fatto di essere tornata appena in tempo. Poi aggiunse, togliendosi la maglia del pigiama in fretta e ridendo: «Non mangiare la mia parte di colazione!»

Lo sentì ridere a sua volta, mentre lei si toglieva anche i pantaloni e indossava la propria tuta più velocemente possibile.

Imboccò la porta e si sedette al proprio posto, gustando con un sorriso soddisfatto la cucina squisita della madre e contenta come non mai che quella fosse la realtà.

 
 

Elsira #13

Sì, lo so cosa state pensando:
"Ma non avevi detto che saresti stata assente per molto?"
"Che non avresti pubblicato nulla per settimane se non per mesi?"
"Ma sei già di nuovo qui a romperci le scatole?"
E la mia risposta è: sì. È vero. È tutto vero.
Ma che ci posso fare io se m'è presa l'ispirazione ieri notte e non riuscivo a dormire se non la mettevo nero su bianco? Non è che abbia avuto molta scelta... Se non scrivevo, non dormivo. -.-
E dato che alla fine l'avevo scritta, mi pareva inutile tenerla lì ad aspettare che fosse completo tutto il resto e così l'ho pubblicata. (E poi avevo anche secondi fini, a pubblicarla in fretta, che però taccio...) Almeno, intanto questa c'è.
Come titolo del capitolo, non avevo idea di che mettere... Se avete un'idea, non vergognatevi a dirmela, sarò più che felice di inserirla, ovviamente dando i rispettivi riconoscimenti.
Il resto, verrà. Quando? Non si sa. Non sto più a fare previsioni, perché tanto ho capito che con me non servono a niente...
Vi volevo dire solo una cosa: la parte "truce" di Cell, penso sarà l'unica a raggiungere quel livello di "crudeltà". Avevo pensato di toglierla, per abbassare il rating, (dato che, oltretutto l'avevo pensata come verde 'sta storia) però poi mi son detta: "sai che c'è? Voglio fare questa long a rating rosso e vedere cosa mi viene fuori".
Quindi se seguirete me e la mia mente malata, in poche parole e come direbbe uno dei miei amici più cari: anata no saiaku no akumu no junbi*

P. S. : Il rating rosso, se resterà e non cambierà in arancione, non avrà niente a che fare con il rating rosso della precedente OS. Ci tenevo a precisarlo u.u
Diciamo che è... Un rosso più tenue... O comunque di diversa natura, mettiamola così xD
E aggiungo che non è per niente scontato il fatto che rimanga rosso, anzi... Semplicemente, preferisco far partire la long come rossa e poi semmai farla 'calare di tonalità' in futuro se mi rendo conto che un arancio può bastare, piuttosto che doverla cambiare negli ultimi capitoli e averla mezza rossa e mezza arancio (se non addirittura gialla...).
Comodità mia, dunque :P
Ora chiudo qui sia con il post scriptum sia con le note autrice, perché altrimenti vengono più lunghe del capitolo xD
Alla prossima! (Che chi lo sa quando sarà...)



*preparatevi al vostro incubo peggiore.

 


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^ 

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Capitolo 2
*** Una nuova compagna d'allenamento ***


Fine primavera, Anno 793

Kin sentì bussare alla finestra che dava nella sala da pranzo, così alzò il volto dalla propria colazione e vide il viso dell'adorata nipotina.

Con le guance colme e le labbra chiuse, mugolò quello che doveva essere il nome della ragazza. Si alzò e andò ad aprirle in tutta fretta.

«Zia Kin!» La giovane, ancora in volo, si lanciò sulla zia abbracciandola al collo e spingendola a terra, strusciando la propria guancia con quella della maggiore.

Il rumore fatto delle due sayan nell’impatto con il pavimento, fece affacciare Chichi dalla cucina. «Buongiorno Pan!» Disse con un sorriso, divertita dall'immagine delle due giovani a terra che si abbracciavano e ridevano.

La ragazza si voltò verso la donna con il suo bel sorriso, non riuscendo a smettere ancora del tutto di ridere: «Buongiorno nonna!»

Kin ingoiò il boccone e, con ancora la nipote sopra di sé, le chiese allegra: «Allora Panny, che succede?»

La più giovane tornò a posare i propri occhi neri in quelli altrettanto scuri della zia, per poi allargare maggiormente il proprio sorriso e dirle: «Oggi niente scuola, perciò sono venuta ad allenarmi con te ed il nonno.»

Kin si tirò a sedere, entusiasta e con gli occhi che le brillavano dalla gioia. «Davvero?»

Sua nipote annuì, con le mani a pugno sotto il mento e la medesima luce nel proprio sguardo, prima che la zia l'abbracciasse di slancio euforica.

Dopo pochi istanti, entrambe le sayan sentirono sulle loro teste la mano dell'eroe e alzarono lo sguardo verso di lui, il quale aveva portato la nipote a casa propria con il teletrasporto, dopo essere stato chiamato al telefono dal primogenito che gli aveva proposto quell'idea. «Che ne dite, ora che siamo tutti andiamo?»

Le due ragazze annuirono, andarono a strappare un bacio a Chichi, la quale si raccomandò con il marito di riportarle sane e salve a casa, presero il proprio pranzo al sacco e posarono ognuna una mano sulla spalla del sayan, il quale usò il teletrasporto per arrivare in fretta alla landa desolata che era ormai divenuta il campo d'addestramento prediletto dai membri della famiglia.

«Bene, che ne dite di iniziare con un bel duello?» Propose in un sorriso Goku, appena apparsi. Le due sayan si scambiarono uno sguardo d'intesa e posarono il pranzo ai piedi dell’uomo, andando a posizionarsi una di fronte a l'altra, lasciando la distanza tra di loro di una decina di metri.

Prima che la figlia si allontanasse, Goku le poggiò una mano sulla spalla e le sussurrò, in modo che la nipote non potesse sentirli: «Mi raccomando, vacci piano...» La sayan gli strizzò l'occhio e andò a mettersi in posizione d'attacco di fronte alla più giovane.

«Ehi Pan, quant'è che non ti alleni?» Chiese in un sorriso serio Kin.

«Non credere zia, non sono stata con le mani in mano negli ultimi tempi.» Rispose con un sorriso furbo la più giovane.

Goku lanciò ancora una fugace occhiata d'intesa alla figlia, prima di dare il via e lasciare che l'incontro avesse inizio.

Pan scattò in avanti e iniziò a colpire l'avversaria con calci e pugni, i quali vennero parati con modestia, arretrando di qualche passo. Kin fu felicemente sorpresa di vedere lo scatto di qualità della nipote, così come Goku, il quale si sorprese anche dell'abilità che la figlia aveva nel recitare la parte di colei che si trovava in grandi difficoltà.

Un colpo di Pan andò a segno e la sayan si portò le braccia allo stomaco, troppo velocemente e con troppa enfasi per essere credibile. Smascherata, la più giovane le diede un pugno sulla testa chinata in avanti e le si rivolse accigliata: «Piantala di scherzare zia! E vedi di fare sul serio!»

«Accidenti...» Sussurrò Goku, portandosi una mano sul volto e guardando con espressione preoccupata sua figlia ereggersi in tutta tranquillità sulla schiena, portarsi una mano dietro la testa, massaggiarsela e ridere nervosa: «Eh eh... Ho esagerato stavolta, l'ammetto...»

Guardò il volto imbronciato della nipote con un sorriso, facendo scendere la mano lungo il dorso. «Mi dispiace, Panny... Ma devo dire che sei migliorata davvero molto.» Accennò ad un sorriso furbo: «Merito di Piccolo, dico bene?»

Le labbra della nipote si alzarono, così come le sopracciglia, andando a delineare l'espressione serena tipica della sayan. Non rispose, ma il suo sguardo bastò come affermazione per Kin.

La sayan più grande allargò le gambe, facendo strusciare i piedi sul terreno polveroso, portò il braccio destro in avanti e il sinistro chiuso a gomito all'altezza del fianco, completando la posizione d'attacco piegandosi leggermente sulla schiena e assumendo un'aria concentrata, stavolta per davvero. «E ora si fa sul serio, nipotina.»

Goku sbiancò per un istante, vedendo la figlia scattare in avanti e attaccare la nipote con una carica che le aveva visto solo quando combatteva contro di lui. Già si era immaginato i rimproveri che gli sarebbero arrivati da Chichi, Gohan, Videl, persino Piccolo e tutti quanti, per aver lasciato corda libera alle due sayan, quando di fronte a sé vide l'immagine di Kin e Pan che combattevano quasi alla pari, con un leggero dislivello da parte della più grande.

Sbatté più volte le palpebre, passando sopra gli occhi i pugni, avendo la sensazione di star sognando, quando si accorse del sorriso appena percettibile sul volto della figlia e della sua aura. Incredibile come riuscisse a controllarsi.

Stava dando l'impressione di impegnarsi al massimo nel combattimento, mentre invece si stava impegnando al massimo nel trattenersi, ma in modo completamente diverso da poco prima.

Era come se stesse davvero combattendo al massimo delle proprie potenzialità, solo non quelle che aveva attualmente ma che possedeva cinque o quattro anni prima. Persino la sua aura era al livello di anni prima.

Un sorriso rincuorato si dipinse sul volto del sayan, mentre osservava le due combattere quasi ad armi pari, ma in modo assolutamente equilibrato.

Probabilmente, Pan non si sarebbe accorta di nulla stavolta e anche si fosse resa conto della farsa, sarebbe stata zitta perché oltre che star infliggendo molti colpi, ne stava subendo altrettanti.

Ad un certo punto, le due si separarono e Goku ne approfittò per mettersi tra loro, proclamando la conclusione dell'incontro con una delle sue frasi preferite: «È ora di mangiare!»

Le due sayan, seppur evidentemente provate per la fatica, si diressero verso il cibo preparato dalla cuoca migliore della famiglia e lo guastarono con gioia.

Quando ebbero concluso il pasto però, Goku si rivolse alla nipote, alzandosi in piedi e porgendole la mano: «Tuo padre ha detto che dovevo riportarti dopo pranzo, ricordi?»

Gli occhi delle due giovani si fecero tristi. Si guardarono tra loro, poi tornarono a osservare l'uomo. «Eddai nonnino, ancora un breve scontro...» Provò a dire Pan. Kin si aggiunse alla sua preghiera: «Gohan non si accorgerà di un misero ritardo...»

Goku si passò la mano sulla capigliatura scura, con espressione perplessa: «Ma... Veramente... È già tardi...» Si trovò davvero in difficoltà quando le due lo osservarono con occhi da cucciolo. Si portò le mani in avanti e cominciò a vacillare.

Era incredibile. Possibile che non riuscisse mai a dire di no a quelle due sayan? Era capace di impedire la distruzione di un Pianeta e non lo era di dire un semplice, secco e duro no a sua figlia e sua nipote?

Kin e Pan aumentarono l'intensità delle loro espressioni, aggiungendo il labbro tremolante. Era fatta, ancora pochi istanti e l'eroe avrebbe ceduto.

In quel momento, il telefono di Pan squillò e fece voltare tutti verso di lui. Sullo schermo luminoso era apparso il nome "Papà" e le due sayan si guardarono brevemente negli occhi, prima che un tacito accordo si siglasse e Pan si portasse il cellulare all'orecchio. Rispose con il tono più da para culo di cui era capace, tant'è che sembrava stesse sfidando Goten: «Paparino! Che bello sentirti, che mi racconti?»

Kin avvicinò il proprio orecchio al cellulare e Pan lo spostò in modo che potesse sentire anche lei. «Pan dove sei? Avevo detto al nonno di riportarti appena dopo pranzo. Hai il dopo scuola tra un’ora, te ne sei dimenticata?»

«Ma... Avevi detto niente lezione oggi... È festa e le scuole sono chiuse...» Rispose la giovane, con tono afflitto.

«Sì lo so, è per questo che il dopo scuola te lo faremo io e tua madre, come l'anno passato.» Disse in tutta tranquillità Gohan.

Kin vide sua nipote sbiancare. Evidentemente non era un'idea che le andava a genio, perciò intervenì in suo favore.

«Ehi fratellone, come va?» Disse in un sorriso, spostando leggermente il piccolo apparecchio più verso di sé, in modo da poter parlarci meglio.

«Kin, come stai corrompendo mia figlia?» Disse lui con tono scherzoso.

La sayan rise nervosamente, aggiungendo poi: «Senti un po', che ne dici di far fare a Pan un dopo scuola alla mia maniera, per stavolta?»

Qualche istante di silenzio proseguì a quella richiesta, nel quale evidentemente Gohan rifletté. «Continua...» Disse incuriosito, con un tono che fece sorridere positivamente la sorellina.

Espose la propria idea al fratello, mentre faceva l'occhiolino alla nipote, la quale man mano che udiva quella proposta allargava maggiormente il proprio sorriso. «Pensavo che, magari, potrei dare a Panny una piccola lezione sayan. Come quelle che Trunks dava a me. Ero stata entusiasta di sapere qualcosa di più sul mio eritaggio e sono certa che anche Pan ne sarebbe elettrizzata.»

Il suono di un sospiro rassegnato attraversò la cornetta e raggiunse l'orecchio di Kin, pochi secondi prima della voce ridente di Gohan: «E sia... Però me la riporti per cena, d'accordo?»

«Sì!» Il grido euforico di Pan riempì il deserto, facendo indietreggiare istintivamente la schiena dell'altra sayan, la quale reggeva ancora nella propria mano il telefono cellulare della nipote, mentre questa faceva salti di gioia per tutta la valle, esternando il proprio entusiasmo.

Dopo qualche istante, Kin sentì la voce di Gohan dall'altro capo della linea: «Kin? È... È tutto apposto? Ho sentito un grido...»

La sayan si rinvenne, senza staccare lo sguardo dalla nipote e rispose al fratello maggiore in un sorriso: «Tranquillo, era solo il grido di gioia di Pan... Te la riporto per l'ora di cena, promesso.»

Stava per chiudere, quando la voce seria del fratello l'arrestò: «E c'è un’altra condizione!»

«Cioè?» Chiese titubante. Gohan assunse il suo tono più dolce, dicendole: «Devi restare a cena anche tu.» Kin non poté fare a meno di sorridere, contenta di quella proposta.

Restò qualche istante in silenzio, dopodiché assunse un tono superiore e disse, giocosamente: «E va bene, verrò ad onorare la tua tavola con la mia presenza, fratellone.» Poi aggiunse, seria: «Però dovrai farmi trovare i tuoi biscotti al cioccolato!»

Lo udì ridere e un risata scappò anche a lei, mentre l'uomo le rispondeva affermativamente. «A stasera allora, vi aspettiamo per cena, non fate tardi.»

«Tranquillo... A stasera!» Disse con un sorriso sincero, contenta di passare una sera a casa del fratello, concludendo la chiamata e riponendo il cellulare nella borsa di Pan.

Si alzò in piedi e si diresse dal genitore e dalla nipote, portando poi le braccia incrociate al petto e alzando un sopracciglio. «Allora, iniziamo questa lezione sayan o no?»

Pan e Goku la guardarono sbattendo le palpebre. La nipote si staccò dal nonno e si posizionò di fronte alla zia, portandosi una mano alla fronte e mettendosi sull'attenti come una perfetta soldatessa: «Sì signora!» A Kin scappò un sorriso.

«Scusate ragazze...» Disse Goku, attirando l'attenzione delle due. «Io avrei un appuntamento per un allenamento con Vegeta, vi spiace se vi lascio da sole?»

Le due si scambiarono uno dei loro sguardi, per poi voltarsi contemporaneamente verso l'uomo e sorridergli all'unisono. «No, va pure nonnino, staremo benissimo anche da noi.»

«Solo, prima fammi il favore di passare dalla mamma e avvertirla che non ci sarò a cena stasera perché vado da Gohan.» Aggiunse Kin. Goku annuì, baciò le due sulla fronte e si teletrasportò.

Quando fu sparito, Pan si voltò verso la zia: «Allora, questa lezione su cosa si baserà?»

Kin guardò la nipote con un sorriso: «Scegli tu: storia, lingua, anatomia, diritto, mito, combattimento.»

Un sorriso furbo prese il possesso delle labbra della più giovane, che si distanziò con un salto all'indietro da Kin e si mise in posizione d'attacco. L'angolo sinistro della bocca della maggiore si alzò, andando a formare un sorriso altrettanto scaltro, mentre il resto del corpo si preparava a quel nuovo scontro.

«Finalmente Kakaroth! Sei in ritardo.» Esclamò il Principe, già di ottimo umore.

Goku provò a discolparsi, massaggiandosi la chioma e con espressione dispiaciuta. «Eh eh.. Scusa ma le ragazze mi hanno trattenuto...»

Vegeta strizzò appena lo sguardo, fulminandolo, poi si voltò e si diresse alla Gravity Room, dicendo semplicemente: «Muoviti, Trunks e Goten ci stanno aspettando nella G. R. da un pezzo.»

Goku annuì, tornando serio, fece una breve corsetta per raggiungere l'amico e con lui entrò nella stanza gravitazionale, dove i loro figli si stavano riscaldando.

Era un po' di tempo che avevano iniziato a combattere con i risultati delle loro fusioni. L'idea era venuta a Vegeta apparentemente dal nulla, il quale in quel momento richiamò l'attenzione dei due giovani: «Voi due, iniziamo.»

I due diedero vita a Gotenks e subito, dopo un iniziativo imbarazzo del Principe tutt'ora presente per le mosse assurde che doveva fare per unirsi al sayan, nella stanza apparve anche Gogeta. Le due unioni si trasformarono in super sayan, sistemarono il livello della gravità ad 800 e iniziarono il loro scontro.

«E questa invece, è la mia preferita.» Esclamò Kin con un sorriso, parando lo shuto alto della nipote e intersecando il suo braccio, incrociando le mani sopra la testa, roteando su se stessa per farle piegare l'arto intrappolato ed infine atterrarla con una ginocchiata al fianco scoperto.

Pan si ritrovò a terra con gli occhi chiusi per il dolore e la fatica di quelle ultime ore: e chi se lo immaginava che le mosse sayan fossero così complicate e letali?

«Avanti, per oggi finiamola qui prima che mio fratello me la faccia pagare.» Disse Kin con un sorriso, porgendole la mano per aiutarla a rialzarsi.

La ragazza aprì un occhio e sorrise arresa, accettando l'aiuto e annuendo di buon grado alla proposta. Si guardò poi l'orologio che portava al polso. «Dici che è tardi?» Le chiese Kin, mentre le lanciava la bottiglietta d'acqua e la metà di un senzu. Lei prima di rispondere con un sorriso furbo, bevve avaramente: «No, se usiamo il teletrasporto...»

Vide la zia sogghignare divertita, prendere le proprie cose e mettersele a spalle, per poi alzarsi in volo. «Avanti Panny, sai che non posso farlo. Ho promesso a mio padre che l'avrei usato solo in caso di estrema necessità.»

«Uffa...» Bofonchiò lei, per mettersi il fagiolo magico in bocca, caricarsi le proprie cose a spalle e seguire la zia verso casa.

Arrivarono in poco meno di qualche ora, ma non si annoiarono affatto durante i tragitto perché chiaccherarono allegramente per tutto il tempo. Pan faceva un sacco di domande, soprattutto voleva sapere che tipi di allenamenti stesse ricevendo la zia dall’eroe, non riuscendo a credere che non stessero lavorando a nessuna nuova mossa.

Appena arrivate a casa, le due posarono i bagagli in corridoio e si diressero in cucina, dove trovarono Videl intenta a preparare la cena.

Pan si avvicinò di soppiatto alla madre e ai deliziosi panini caldi appena sfornati che si trovavano accanto a lei. Tentò di prenderne uno senza farsi vedere, ma appena fu per sfiorarlo tirò la mano al petto, perché percossa dal cucchiaio di legno della madre. «Non provarci Pan, è per cena.»

«Eddai mammina, solo un pochino...» Sussurrò con gli occhi da cucciolo la ragazza, nella vana speranza di riuscire a convincere la madre. Lei, sollevando un sopracciglio alzò anche il mestolo nella propria mano e sussurrò tra la serietà e lo scherzo: «Fila via dalla cucina, subito.»

Pan non se lo fece ripetere due volte, temendo di prendersi un'altra bastonata, che arrivò puntuale e giocosa sui suoi glutei appena voltò le spalle alla madre, che sorrideva dolce.

Videl fece l'occhiolino a Kin, la quale rispose con una lieve risata e seguì la nipote nella sala da pranzo, già apparecchiata.

Pan si buttò a peso morto sul divano del salotto e accese la televisione con espressione annoiata, quando suo padre si affacciò dalla porta e andò incontro alle sue due ragazze con un sorriso dolcissimo in volto. Scarruffò affettuosamente i capelli della figlia e abbracciò forte la sorellina, che contraccambiò con gioia.

Sciolta dalla stretta, Kin guardò il fratello con una muta richiesta negli occhi neri che lui comprese subito. Dopo una breve risata, assunse uno sguardo complice, si portò un dito alle labbra e, seguito dalle due sayan, si avvicinò cauto e silenzioso alla cucina, dove si trovava la loro preda.

Sulla soglia si arrestò, attese che la moglie fosse impegnata a mescolare ciò che racchiudeva la pentola sul fuoco e fece cenno alle due dietro di sé di seguirlo silenziosamente. Quatti quatti, si avvicinarono all'isola e la mano di Gohan andò a cercare il cestino contenente i suoi biscotti al cioccolato sul marmo del balcone. Un'espressione felice si dipinse dopo poco sul suo volto, ma questa venne sostituita da una cadaverica quando sentirono la voce di Videl: «Gohan, che stai facendo? Quelli sono per tua sorella, da portare a casa da Goten e i vostri genitori.»

Kin osservò il fratello maggiore, senza riuscire a capire il perché di quel pallore: a lei pareva che Videl avesse parlato con voce estremamente dolce e gentile. Si alzò perciò in piedi e sorrise alla cognata, mettendosi seduta sulla sgabello e poggiando i gomiti sul piano di marmo: «Videl, non è che potrei assaggiarne uno adesso? Dopo oggi sto davvero morendo di fame...»

La donna si voltò per guardarla negli occhi e sorrise con tutta la propria dolcezza. «Andiamo a tavola, la cena è pronta.» Kin rise nervosamente per la risposta, ma d'altra parte fu grata di quella frase e si diresse con la nipote e il fratello alla sala da pranzo.

Durante la cena, Pan raccontò ai genitori di tutto ciò che era accaduto quel giorno con molto entusiasmo e, a fine pasto mentre Videl era a rigovernare e loro tre stavano allegramente parlando, la ragazza concluse il racconto con una frase che scioccò sia il padre che la zia: «Voglio diventare super sayan!»

«Tu... Che cosa?» Chiese Kin dopo un eterno silenzio, con gli occhi sgranati e la bocca ancora spalancata per la sorpresa, così come il fratello.

Pan osservò i due con sguardo interrogativo, poi alzò un sopracciglio perplessa e chiese loro: «Perché fate quelle facce? Che ho detto di tanto strano? Tutti in famiglia lo sono, eccetto tu zia.»

«Già… Grazie per il reminder...» Bofonchiò Kin fulminandola un istante, per poi udire Gohan intervenire: «Vedi tesoro, il fatto è che diventare super sayan non è uno scherzo... Io, per esempio, ho impiegato un intero anno nella Stanza dello Spirito e del Tempo per riuscirci, tuo nonno si è ritrovato nel bel mezzo dell'esplosione di un Pianeta, Vegeta si è allen....»

«E poi ci sono lo zio Goten e Trunks che ce l'hanno fatta tranquillamente quand’erano erano ancora dei bambini. Mi son fatta l'idea che diventare super sayan venga più facile man mano che si va avanti con le generazioni... Per questo zio Goten c'è riuscito senza problemi.» Pan espose la propria teoria in tutta calma, con una freddezza logica che aveva dell'incredibile.

«Già come no, Panny... Peccato che la tua teoria sia campata in aria.» Le disse Kin, più scontrosa di come avrebbe voluto.

Sapeva che non ce n'era motivo, ma si sentiva profondamente offesa dalle parole della nipote. Secondo quanto aveva detto, allora lei avrebbe dovuto potersi trasformare già all'età di cinque anni, come suo fratello, mentre al momento ne aveva venti e nonostante tutto quello che era successo l’aveva solamente sognato.

E ora arrivava sua nipote in scena, la quale pensava di sapere tutto e che la trasformazione per lei sarebbe stata un gioco da ragazzi.

Pan guardò la zia sorpresa di quello sbotto d'ira. «Non è colpa mia se tu non sei stata in grado di trasformarti, forse hai sempre provato nel modo sbagliato. Oppure tu e Bra non ne siete capaci perché avete altro per la testa.»

Kin scattò in piedi, stavolta davvero furiosa con alla nipote: «Ma come ti permetti di dirmi una cosa del genere? Tu non hai la minima idea di quello che ho dovuto sopportare!»

Mentre anche Pan si alzava e teneva testa alla sayan, Gohan si ritrovava immerso nei propri pensieri con la mano a massaggiarsi il mento, tentando di trovare un'idea che non tardò ad arrivare. «Ci sono!» Esclamò l’uomo, di punto in bianco.

Kin e Pan si voltarono verso di lui, fermando i pugni che si stavano per scambiare a mezz'aria. Gohan le guardò entrambe con il sorriso che utilizzava quando riusciva a trovare la soluzione a problemi di lavoro che gli avevano massacrato la testa per mesi, puntò il proprio indice verso la figlia e l’altro verso la sorella, unì le mani e disse con fare ovvio: «Fu-sio-ne!»

Le due sayan si guardarono negli occhi, poi tornarono ad osservare l'uomo con fare interrogativo. I loro sguardi divennero all'unisono curiosi e le due si poggiarono con il petto al tavolo, sporgendosi verso Gohan ed il suo sorriso furbo ancora stampato in volto. Sempre contemporaneamente, dissero: «Spiegati meglio.»

Gohan sogghignò, alzò un sopracciglio e si pronunciò: «Pensateci bene: da sole non avete la forza necessaria per diventare super sayan, non per ora almeno. Ma con la fusione potreste diventare molto, ma molto più forti. Pensate solo per un attimo a Gotenks… Goten e Trunks non sono capaci di diventare super sayan di terzo livello singolarmente, nemmeno di secondo livello, mentre Gotenks non ha il minimo problema a trasformarsi.»

Gli occhi delle due s'illuminarono. Si scambiarono uno sguardo d'intesa e si dettero il cinque alto, poi Pan si rivolse al padre: «Quando ce la insegni?»

«Che vuoi dire, tesoro?» Chiese perplesso lui. La ragazza si sporse ancora più verso Gohan, salendo in volo sul tavolo. «Ma sì papà, la fusione. Dovrai insegnarci a farla, ti pare?»

«Veramente io non...» Provò a dire Gohan, ma la sorella lo precedette dopo una breve risata che non era riuscita a trattenere: «Lascia perdere Panny. Gohan non la conosce.»

La più giovane guardò allarmata la zia, che invece rispose con un sorriso alla preoccupazione che leggeva nei suoi occhi: «Tranquilla, sono certa che Goten e Trunks non avranno problemi ad insegnarci la fusione.» Le disse, facendole l'occhiolino.

Pan sorrise entusiasta di conseguenza, non vedendo l'ora di poter fare la fusione con la zia e l’abbracciò di slancio, chiedendole scusa per ciò che aveva detto poco prima.

Kin sorrise per farle capire che era tutto a posto, quando vide la cognata entrare nella stanza con la coda dell’occhio.

«Ecco qua!» Esclamò Videl, porgendo a Kin un pacchetto con i restanti biscotti al cioccolato che Gohan aveva preparato apposta per lei nel pomeriggio. Alzò lo sguardo confusa, guardando i tre sayan e chiedendo poi perplessa: «Mi sono persa qualcosa?»

Gohan stava per rispondere alla moglie, ma Pan lo anticipò esternando una gioia che era quasi palpabile: «Mamma, mamma! Non ci crederai mai! Papà ha avuto la grandiosa idea di far fare a me e alla zia la fusione!»

«Oh, così potrete diventare super sayan?» Chiese in un sorriso sereno la donna. Gohan e Kin si guardarono perplessi, mentre Pan annuì felice.

«Cara, ma... Tu già sapevi che Pan volesse trasformarsi?» Chiese confuso l'uomo. La moglie lo guardò e gli disse in un sorriso: «Certo che lo sapevo, Pan me ne aveva accennato qualche tempo fa. Sono stata io a consigliarle di parlare con voi due.»

Gohan cercò chiarezza nello sguardo della sorella, che però fu semplicemente capace di alzare le spalle con fare interrogativo.

Dopo quel gesto, Kin prese con un sorriso il pacchetto contenente i biscotti. «Bene, io allora vado. Si sta facendo tardi e sinceramente inizio ad avere un po' di sonno.»

Salutò tutti e si congedò, ma suo fratello insistette per accompagnarla fino casa: «Non voglio tu faccia la strada da sola al buio.» Disse con un sorriso e facendole l'occhiolino. Kin tirò un sorriso e uscì insieme a lui dall'abitazione.

 

Elsira #14

Il sopranomme 'Panny' l'ho letto in qualche fanfiction di questo sito... Il fatto è che non ricordo né quale né di chi xD Perciò, se l'ideatore di tal soprannome sta leggendo questa long, sappia che lo/la ringrazio e che se vuole essere ringraziato/a pubblicamente, non ha che da farmelo sapere, ne sarò più che lieta :3
 


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^ 

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Capitolo 3
*** FU...SIO...NE! ***


Fine primavera, Anno 793

Quando furono quasi arrivati a casa Son, Kin chiese in un sorriso al fratello, tenendo lo sguardo avanti a sé con il fresco vento primaverile che le accarezzava il viso: «Allora, qual'è la vera ragione che ti ha spinto ad accompagnarmi, fratellone?»

Gohan si voltò verso di lei, osservandone il volto illuminato dallo spicchio di Luna e dalle stelle. Un breve sorriso gli attraversò le labbra. «Sono davvero così prevedibile?»

La domanda suonò davvero simpatica alle orecchie della giovane, tant'è che iniziò a ridere. «Quando si tratta di Panny sei un libro aperto, Gohan.» Si voltò verso di lui e lo guardò negli occhi scuri come la pece, per poi aggiungere sorridente: «Anche Videl te lo dice sempre, sbaglio?»

«No, hai ragione…» Ammise, sorridendo arreso, per poi aggiungere subito dopo, guardando dritto negli occhi la sorellina: «Voglio che tu mi prometta una cosa.»

«Spara.» Sorrise lei, voltandosi su di un fianco con un sorriso.

«Promettimi che ci andrai piano con Pan, non è abituata come voi ai combattimenti e alla fatica, sono anni che non si allena seriamente, ma fa solo qualche scappatella con me la domenica mattina… Non vorrei che iniziaste con un ritmo che lei non sappia tenere e si buttasse giù di morale.»

Kin lo osservò con uno sguardo interrogativo, non riuscendo a capire quanto serio fosse, poi comprese che probabilmente non sapeva nulla delle scappatelle della figlia con Piccolo e dell’ottimo livello di preparazione che già aveva, perciò per evitare di mettere nei guai la nipote e far preoccupare inutilmente il fratello, alla fine sorrise semplicemente e gli assicurò che sarebbe andato tutto benissimo. Gohan sorrise e, dato che erano arrivati a casa, i due si separarono.

L’uomo non stette nemmeno ad entrare, perché sapeva che se l’avesse fatto sarebbe tornato in casa solo dopo ore. I fratelli si salutarono e la sayan gli disse che sarebbe passata nei giorni seguenti per organizzarsi con la nipote.

Dopo che Gohan si fu allontanato, Kin si voltò ed entrò dentro casa.

«Ma non è possibile! Ancora?»

«Rinuncia, non sei capace. Hai perso amico, di nuovo...»

«No… Aspetta! Non ho ancora perso!»

«Sarà… Ma sta di fatto che tempo tre mosse e sei spacciato. Sei troppo stupido per questo gioco, fattene una ragione.»

Kin si avvicinò ai due, interrogativa, dato che non riusciva a vedere l’oggetto della discussione. «Ehm… Ragazzi… Che state combinando?»

Entrambi i sayan la guardarono e mentre il lillà le sorrise normalmente, alzando semplicemente lo sguardo, suo fratello si voltò e le si fiondò addosso come se avesse visto la personificazione della speranza, iniziando a pregarla: «Kin! Mia salvezza! Non è che aiuteresti il tuo povero fratellone?»

«Toglitelo dalla testa Goten, non farla entrare nel pasticcio in cui tu ti sei messo! Lei non c’entra nulla, fa’ l’uomo e prenditi le responsabilità delle tue stupide azioni.» Intervenne Trunks, leggermente scocciato. Il moro lo guardò con le lacrime agli occhi, per poi rivolgersi alla sorellina, implorante: «Ti prego, aiutami… Non posso perdere di nuovo contro di lui, sarebbe troppo umiliante! Non voglio fare un’altra penitenza delle sue!»

Kin guardò storto il fratello e mentre gli poggiava le mani sul petto per allontanarlo da sé, diede una sbirciata oltre le sue spalle, sul tavolo della sala.

Le ci vollero pochi istanti a capire la situazione e, con espressione tra lo stufato e l’incredulo, si rivolse a Goten: «Sul serio? Scacchi? Tutte queste storie perché non vuoi perdere una stupida partita a scacchi?»

Lui si alzò di qualche centimetro e avvicinò il proprio volto disperato a quello della sorella, stringendo nelle proprie mani il collo della maglietta: «Non è stupida! È la sesta partita di fila che perdo! Ne va dell’onore della nostra famiglia, non capisci?»

«Ehm… No.» Rispose secca lei. Goten cadde teatralmente in ginocchio, guardandola con occhi da cucciolo e cingendole la vita, così che Kin fu costretta a fare un respiro profondo rassegnato e mettersi a sedere al suo posto, di fronte a Trunks, dicendo semplicemente: «Chiudiamola in fretta... Devo parlarvi di una cosa importante.»

Trunks e Goten si scambiarono uno sguardo interrogativo, dopodiché il più grande tornò a guardare concentrato la scacchiera, dato che Kin era molto più brava di Goten.

«Scacco matto.» Concluse dopo poco la ragazza, sotto gli occhi increduli del fratello, che chiese: «Ma… Ma come diamine hai fatto?»

Lei gli lanciò un’occhiata fugace con le braccia incrociate al petto, per poi sorridergli furba: «Mentre voi due ve la spassavate assieme, io e Gohan giocavamo sempre prima che si sposasse, non sono una principiante come te.» Disse con un sorriso, indicandolo, mentre lui guardava strabiliato la scacchiera. Trunks sorrise arreso, mentre Kin poggiò i gomiti al tavolo e aggiunse: «Adesso veniamo alle cose serie: devo chiedervi una cosa.»

«Spara.» Disse Trunks, poggiando un gomito al tavolo e l’altro allo schienale della schiena, guardandola malizioso. A quel punto, Goten prese una sedia e si mise nel posto tra i due, guardando la sorella.

«Io e Pan vogliamo imparare la fusione.» Esordì Kin. I due sayan spalancarono gli occhi e si guardarono sorpresi. La giovane spiegò la situazione e la teoria di Gohan, concludendo con uno sguardo speranzoso rivolto ad entrambi.

Sui volti dei due si distese un sorriso e annuirono, facendo saltare di gioia la sayan.

Dopo pochi giorni, Goten arrivò a casa Brief per la prima lezione. Voleva fare colpo sulla sorella e la nipote, dimostrando di non essere quell'idiota che dicevano sempre tutti, perciò si era preparato un discorso perfetto dove spiegava alle due come funzionava la fusione. Ci aveva passato intere giornate, nonché tutta la notte precendente per impararselo e non ingarbugliarsi con la lingua ma adesso era certo che avrebbe fatto una bellissima figura e che finalmente, per una volta, quello intelligente tra lui e Trunks non sarebbe stato il principino.

Atterrò nel giardino, di fronte la camera gravitazionale, in attesa che i tre si presentassero. Trunks, sentito arrivare l'amico, fece un cenno alle due ragazze che erano giunte un poco in anticipo e si erano così fermate a fare colazione assieme a lui, dopodiché si diresse con loro all'esterno.

Kin e Pan, vedendo l'immagine impettita del sayan di fronte alla G. R. con espressione seria e concentrata in volto, si scambiarono uno sguardo d'intesa e dovettero sforzarsi per reprimere una risata.

«Avanti Son, andiamo. Ho già spiegato loro il meccanismo della fusione, dobbiamo solo metterla in pratica.» Disse Trunks, oltrepassando l'amico con un sorriso, dirigendosi verso la porta della Gravity Room e battendogli una mano sulla schiena.

Goten strabuzzò gli occhi, per poi voltarsi verso di lui e balbettare: «No... Aspetta...» E gridare: «Tu hai fatto cosa?»

Tre paia di occhi interrogativi si posarono su di lui dall'interno della stanza. Il moro si arrestò sulla soglia e si rivolse al lillà: «Ma... Avevamo detto che l'avremmo fatto assieme la prima volta... Che dovevamo essere assieme per questa cosa...»

«Ehilà, rilassati fratellone...» Disse Kin, facendo due passi verso di lui con le mani ai fianchi e un sopracciglio alzato. «Che sarà mai? Abbiamo risparmiato tempo.»

«La zia ha ragione: siamo arrivate un po' prima e mentre facevamo colazione Trunks ci ha spiegato la teoria della fusione, non vedo cosa ci sia di male.» Aggiunse Pan, con la testa inclinata e le braccia al petto.

Goten sentì gli occhi pungergli: aveva perso quella che per lui era l'occasione di una vita. «Ma... Ma... Ma...»

Trunks notò lo sguardo incredibilmente amareggiato dell'amico, perciò fece un respiro profondo e si voltò verso le due ragazze: «Kin, Pan, mettetevi sedute. Goten vi spiegherà la fusione.» Ignorando le espressioni perplesse delle due, si voltò nuovamente verso il compare, i quali occhi brillavano di gioia e con un piccolo sorriso disse: «Siamo tutti orecchie, Goten.»

Il moro si eresse sulla schiena e si schiarì la voce, mettendosi di fronte alle due allieve con espressione orgogliosa e Trunks al suo fianco. Kin lanciò un'occhiata interrogativa a Trunks, ma questi per tutta risposta le fece un sorriso tirato, accompagnato da un'alzata di spalle e un cenno del capo verso il fratello, in modo che capisse che adesso doveva prestare attenzione a lui.

Kin roteò gli occhi e, scettica, iniziò a seguire il discorso del fratello, il quale aveva finito di esporre i prerequisiti per effettuare la fusione, come il fatto che le auree dovessero essere del medesimo livello, arrivando a spiegare la parte della danza Metamor.

«Bene. Ed ora la tecnica.» Disse Goten, alzando davanti al volto l'indice con aria da saputello e chinandosi appena verso le due ragazze, talmente calato nella parte da non accorgersi degli sguardi che si scambiavano tra loro. Tornò eretto sulla propria schiena e incrociò le braccia al petto, iniziando poi a spiegare minuziosamente la danza: «Per prima cosa, bisogna restare a sei passi di distanza uno dall'altro, fianco a fianco. Le braccia devono essere distese in modo che non siano puntate verso il partner della fusione, con i palmi orientati in avanti e perfettamente parallele tra loro. Mentre si dice "FU...", ci si deve avvicinare lateralmente verso il partner per esattamente tre passi, senza fare l'incrocio ma facendo sfiorare i lati interni dei propri piedi a conclusione di ogni passo. Mentre si fa questo, le braccia devono essere circolarmente spostate sopra la testa, in modo che alla fin...»

«"Circolarmente"?» Lo interruppe Kin, incrociando gli arti superiori al petto e guardando storta il fratello, per poi aggiungere: «Sai, non credo sia la parola giusta da utilizzare in quella fra...» S'interruppe perché Goten le posizionò il palmo aperto della mano a pochi centimetri dal volto, per poi chiuderlo e dire con tono estremamente serio: «Sssh! Non s'interrompe. Le domande a fine spiegazione.»

Pan e Trunks si voltarono dall'altra parte, nel tentativo di trattenere una risata. Kin stava per rispondergli per le rime, quando la mano del fratello si allontanò dal suo volto e il ragazzo continuò il proprio monologo: «Dov'ero rimasto? Ah sì... In modo che alla fine del movimento esse finiscano per essere orientate verso il partner. Poi, mentre si dice "...SIO...", si devono velocemente spostare le braccia dall'altra parte del corpo, girandole in modo che il palmo sia orientato verso il basso e chiudendole a pugno. Contemporaneamente, la gamba esterna deve essere piegata ad angolo retto, in modo che il piede alzato sia al livello del ginocchio. Infine, la parte più critica fra tutte: mentre si grida pieni d'entusiasmo il "...NE!", bisogna inclinare il torace verso il proprio partner, stendere completamente la gamba esterna e prostrare le braccia verso il proprio partner, in modo che le punte degli indici si tocchino alla perfezione!» Concluse, alzando il pugno all'altezza del volto e guardando con occhi ardenti di entusiasmo le sayan.

Seguirono secondi di silenzio, dopo i quali Kin guardò saccente il fratello e disse, semplicemente: «Ti sei per caso preparato questo assurdo monologo imparandolo a pappagallo da internet? E poi ti rendi conto di quante volte hai detto 'partner'?»

«Come scusa?» Chiese Goten, rivolto alla sorella.

«Ma sì... Hai parlato in modo assurdo per un quarto d'ora, dicendo con pomposità ciò che Trunks ci ha spiegato in nemmeno 2 minuti in modo molto, ma molto più semplice.» Aggiunse Pan, condividendo appieno il pensiero della zia. Kin incrociò le braccia al petto e sogghignò: «Ammettilo, volevi solo farti intelligente.»

Le sopracciglia di Goten si avvicinarono tra loro, così come il corpo del ragazzo si avvicinò a quello delle due. «Se è così che la pensate, allora scordatevi che io stia qui a perdere altro tempo con due ingrate come voi!»

Gli occhi di Pan si fecero preoccupati, mentre Kin sbuffò e guardò dall'altra parte, rispondendo atona: «Pff... Sai che importa. Basta Trunks ad insegnarci la fusione.»

«Okay, adesso vediamo di darci tutti quanti una calmata...» Disse il figlio del principe con tono di placatore d'animi, avvicinandosi al trio. Si rivolse prima verso Kin. «Tuo fratello è essenziale per far sì che voi due impariate la fusione, smettila di trattarlo come fosse solo un optional. Oggi sei arrabbiata di tuo, irritabile e lo capisco, ma Goten ti sta facendo un grande favore a essere qui ed è giusto che tu te ne renda conto e gliene sia grata. E tu...» Continuò, rivolgendosi a Goten: «Piantala di voler fare il gran intellettuale a tutti i costi. Non ti riesce e finisci per sembrare più stupido del solito. Oltretutto, sai come diventa tua sorella in questi giorni del mese e tu non fai altro che punzecchiarla dalla mattina alla sera, soprattutto a casa.»

I due fratelli non si stavano degnando ancora di uno sguardo, mentre Pan osservava ammirata la scena. Trunks tirò un respiro profondo, poi disse: «Avanti, adesso fate la pace... Lo sapete entrambi che avete esagerato.»

I due fratelli si voltarono appena l'uno verso l'altro, si guardarono meno di un istante negli occhi per poi riabbassare lo sguardo, entrambi pentiti. «Mi dispiace...» Esordì in un sussurro Kin, per essere subito seguita dal fratello che si voltò completamente verso di lei: «No, a me dispiace. Sono stato insopportabile in questi giorni. Hai ragione, mi ero imparato a memoria il discorso della fusione, ma perché per una volta volevo essere considerato io quello intelligente tra me e Trunks.»

Un sorriso intenerito si disegnò sulle labbra della sayan, mentre suo fratello allargava le braccia: «Pace, sorellina sotto ciclo?»

La ragazza si alzò e si strinse al petto del fratello, non riuscendo a trattenere il sorriso e sentendo presto le braccia del sayan coccolarla. «Pace, fratellone idiota.»

Trunks sorrise soddisfatto alla calma appena scesa, quando Pan gli si avvicinò e gli chiese strabiliata: «Ma... Ma come hai fatto?»

Il ragazzo dagli occhi azzurri posò il proprio sguardo su di lei e le disse con un semplice sorriso: «Vedi, il fatto è che queste scenette si ripetono quasi ogni mese, quindi ormai sono abituato a mettere pace. Il fatto è che spesso quando tua zia ha le sue cose, perde tutta la pazienza della quale è dotata durante il resto del tempo, perciò tutte le scemenze che Goten fa normalente acquistano d'improvviso un peso enorme. Conoscendo entrambi da sempre, mi viene abbastanza facile trovare un punto in comune e farli riappacificare abbastanza in fretta.» Si avvicinò al suo orecchio, per aggiungere: «Il trucco è far sentire tutti e due un poco in colpa per qualcosa, anche insignificante.» Si distanziò e le fece l'occhiolino, producendo un sorriso nella ragazza.

«Bene, io direi di iniziare con la pratica, che ne dite?» Esordì Trunks. I due sayan lo guardarono e annuirono.

Kin andò a mettersi di fianco a Pan e Trunks a Goten, dopodiché il più grande propose: «Goten e io vi abbiamo spiegato minuziosamente la tecnica, ora sta a voi metterla in pratica.» Il moro annuì e aggiunse, rivolto alle due: «Per prima cosa, regolatevi con l'aurea.»

Kin si voltò verso la nipote e le disse in un sorriso sicuro: «Io sono più forte, perciò sarò io a venirti dietro. Tu accrescila più che puoi, io mi regolerò di conseguenza.»

Pan annuì e dopo un breve tempo raggiunse l'apice del proprio potere, sorprendendo di gran lunga i due sayan. Kin si regolò sulla nipote, dopodiché le due si distanziarono come aveva detto loro Goten, mettendosi subito in posizione, con le braccia tese verso l'esterno.

«Fu...» Dissero all'unisono avvicinandosi, sotto gli occhi attenti dei due maestri. «...sio...»

«Stop!» La voce era quella di Goten, che si rivolse subito alla nipote. «Pan, va bene che vuoi tenere al massimo la tua aurea, in modo che il risultato della fusione venga il più forte possibile. Ma non puoi farla scendere durante la danza Metamor perché non sei capace di tenerla alzata, perciò arriva ad un livello che riesci a mantenere, altrimenti la fusione non riuscirà come si deve.»

La sayan abbassò lo sguardo e diminuì di poco la propria aurea, seguita dalla zia, per tornare poi al proprio posto e ricominciare la danza Metamor dal principio. Trunks notò il suo abbassamento di morale, perciò le si avvicinò, le mise le mani sulle spalle e, guardandola dritta negli occhi, le disse con tono incoraggiante: «Sta' tranquilla, ci sarà tempo per migliorare singolarmente. Non ti prenderemo di certo in giro se non sei forte come noi tre, nessuno si aspetta che tu abbia il nostro livello, anche perché noi ci alleniamo da una vita. Per adesso, sii umile e concentrati solo sulla buona riuscita della fusione con tua zia, il resto verrà poi. D'accordo?»

La ragazza annuì rincuorata, voltandosi verso Kin, che le strizzò l'occhio incoraggiante e, dopo che Trunks fu tornato al proprio posto al fianco di Goten, si rimise in posizione.

«Fu...» Stavolta le auree erano sincronizzate alla perfezione. «...sio...» I passi erano perfetti e pure i movimenti delle braccia. «...ne!» Peccato per gli indici, che non si unirono in modo dritto ma obliquamente, facendo fare una smorfia a Trunks e portando la mano di Goten agli occhi del ragazzo, entrambi in pietosa attesa di vedere il risultato della fusione errata non appena la luce sprigionata l'avrebbe loro permesso. Ma quando questa si dissolse, i due non riuscirono a vedere nulla: sia le sayan che il risultato della fusione erano scomparse.

«Ma che... Dove sono finite?» Chiese perplesso Trunks, passandosi i pugni sugli occhi. Riusciva a percepire l'aurea della fusione, quindi le due si erano unite, però non riusciva a vederle.

Goten alzò le spalle, anche lui non riuscendo a capire ciò che fosse accaduto. «Forse sono diventate invisibili...»

«Col cavolo che siamo invisibili, siamo qui, razza di deficienti!» La voce era certamente quella della fusione dato che era l'insieme delle voci delle due sayan, anche se decisamente stridula e acuta, ma Trunks e Goten non riuscivano a individuarle, così che il risultato della fusione aggiunse: «Qui sotto, idioti!»

I due guardarono così verso il pavimento e, stringendo gli occhi, riuscirono a notare una ragazzina alta quanto una mano, con espressione arcigna in volto e le mani a coprirsi i seni, coperti appena dal corto gilet nero.

Goten non ce la fece a trattenere una risata decisamente inappropriata alla situazione, ottenendo di irritare ancor di più il risultato della fusione, che si rivolse a Trunks: «Si può sapere che è successo? Perché cavolo siamo diventate così piccole?»

«Quando avete unito gli indici questi non erano dritti, ma puntati verso il basso... Di conseguenza, la fusione non è venuta fuori perfettamente.» Spiegò il sayan, mentre l'altro si stava rotolando a terra dalle risate dietro di lui.

«Okay, vada per l'errore di statura... Ma come ce lo spieghi: questo!» Gridarono le due ragazze unite, scostando le braccia dal seno nudo e mostrandolo indignate al sayan, per poi aggiungere: «Non crediamo proprio che quando riusciremo a fare bene la fusione, ci apparirà un reggiseno, o sbagliamo?»

Trunks scostò lo sguardo, con un appena accennato rossore in volto, portandosi una mano dietro la testa e tentando di dire con tono dolce: «Beh... In effetti questo ammetto che è un dettaglio che non avevamo considerato... Quando tornerete normali, troveremo una sol...» Non fece in tempo a finire la proposta, che Goten si avvicinò e indicò la fusione irrisorio, non riuscendo ancora a smettere completamente di ridere: «Si può sapere come vi chiamate? Pollicine?»

Le sayan unite persero la pazienza e gli assestarono un calcio alla guancia, che spedì il moro dritto verso la parete della Gravity Room, urlandogli poi contro, sotto lo sguardo incredulo di Trunks: «Saremo anche piccole, ma la nostra forza è comunque maggiore alla tua, razza d'imbecille!»

Il ragazzo si rialzò a fatica, massaggiandosi la guancia, sentendo il sapore di sangue in bocca e sputando i denti rotti a terra. Si avvicinò con volto furioso alla fusione e disse: «Ora ve la faccio pagare, razza di piccole....»

«Piantala!» Lo bloccò Trunks, parandosi tra i due litiganti. Goten guardò le ragazze unite da sopra la spalla dell'amico, brontolando: «Fammele picchiare, hanno iniziato loro!»

«Sei tu che hai iniziato!» Lo corresse il maggiore, guardandolo serio dritto negli occhi. «Hai forse dimenticato tutti i casini che abbiamo combinato noi due durante le prime fusioni? Vedi di darti una calmata, prendi un senzu e aspettiamo mezz'ora che Kin e Pan si separino, impiegandola per trovare una soluzione al problema del loro seno scoperto, dopodiché ritenteranno la fusione.»

Goten sbuffò e si diresse verso il cassetto dove tenevano i fagioli di Balzar, ne mangiò uno e si mise seduto a gambe incrociate, attendendo la fine della mezz'ora imbronciato. Intanto, Trunks tirò un sospiro di sollievo per la pace tornata e si rivolse alle due: «Vado a cercare una fascia per coprirvi il seno durante la prossima fusione, ci metterò pochi minuti, aspettatemi qui.»

La mezz'ora passò con un silenzio assoluto da parte di Goten e con un chiacchiericcio da parte di Trunks e del risultato della fusione, finché le due vennero avvolte da una sfera di luce e si separarono, tornando a grandezza naturale.

Nessuno fece in tempo a dire nulla, che le due ripeterono la fusione, entusiaste di provare nuovamente quella sensazione di incredibile potenza, nonché l’unione delle loro menti.

Prima che la sfera di luce svanisse completamente, Trunks lanciò al suo interno la fascia di stoffa che aveva portato e quando la sfera scomparve, stavolta ne uscì la perfetta unione delle due sayan. Gli abiti erano i medesimi di Gotenks, con l'unica aggiunta della fascia color verde acqua a coprire il seno; il corto gilet nero con decorazioni bombate dorate a collo e maniche, i polsini neri, gli ampi pantaloni bianchi, la fascia color acquamarina alla vita e le calzature nere. I capelli erano scuri, lunghi come quelli di Pan, della quale era anche la carnagione, di poco più scura rispetto a quella della zia. La frangetta era invece più simile a quella di Kin, seppur un poco più lunga e della maggiore vi era anche la netta distinzione della muscolatura del corpo. Gli occhi erano due buchi neri, impossibile distinguere di quale delle due sayan vi fosse la predominanza.

«Ottimo lavoro ragazze.» Disse Trunks in un sorriso. L'espressione della fusione si distese in un piccolo sorriso alla Vegeta, spezzato non appena le orecchie catturarono la voce di Goten, il quale si era avvicinato all’amico, che chiese con tono saccente: «Quindi, quale sarebbe il vostro nom..» Le parole gli morirono tra le labbra, per via del pugno in pieno stomaco che aveva appena ricevuto.

Piegandosi in avanti, con ancora la mano femminile a contatto con l'inizio dei propri addominali, si sentì sussurrare all'orecchio: «Pain*, questo è il nostro nome e ciò che proverai ogni volta che oserai farti beffe di noi.»

Pain si staccò da lui e si rivolse a Trunks con un sorriso raggiante e amichevole, gli occhi chiusi e schioccandosi le dita a pugno: «Allora, vi unite anche voi e facciamo un po' di serio e sano allenamento tra fusioni?»

Trunks rispose con una risata leggermente nervosa, sicuro che da quel momento in poi Goten sarebbe stato certamente più attento a ciò che usciva dalla propria bocca. Per lo meno in presenza delle due sayan.



 

* Per chi non ne fosse a conoscenza, Pain in inglese significa ‘dolore’

 

Elsira #15

***batte sul microfono***
Prova... Prova... Uno, due, tre...
Mi sono ridicolizzata abbastanza? Direi di sì. Bene.
Buonasera gentaglia! E benvenuti a questo nuovo capitolo della long dimenticata! Scherzo, non mi sono dimenticata di questa storia né tanto meno l'ho abbandonata, perciò il tempo che ci spendete non è sprecato... O almeno... Non completamente... Diciamo che dipende dai punti di vista.
Ne approfitto per augurare a tutti quanti, anche se con qualche giorno di ritardo, TANTI AUGURI DI BUON ANNO! Con botti, festeggiamenti £ Co.! Io penso di aver fatto di tutto il 31 / l'1, speriamo porti bene e che sia un anno migliore del precedente...
Riguardo al capitolo, chiedo scusa, perché mi rendo conto che non è proprio il massimo. Di solito uno dopo un attesa di mesi s'aspetta un rientro con il botto... Bene... Non è il mio caso. Io sono l'opposto, ovvero: fatemi stare senza scrivere per un po' e poi ho bisogno di ricarburare per tornare a 'come ero prima' (sempre a patto che questo sia un bene...) Oltretutto, adesso ho le energie divise in più direzioni, solo su EFP, tra questa long, 'Tra le belve' e la collaborazione... Insomma, mi sono messa in un gran casino ahahah Ma ne uscirò, tranquilli... Se avrete la pazienza di seguirmi, lo vedrete :3
A proposito di pazienza, dico l'ultima cosa e poi vi lascio in pace: GRAZIE, a tutti voi che avete una pazienza assurda nei miei confronti! A chi mi legge, a chi spende il proprio prezioso tempo a lasciarmi detto cosa pensa di ciò con il quale ha appena mandato ai propri occhi uno stimolo suicida e per ultimi ma non meno importanti, a chi scrive le storie con cui sono in ritardo assurdo a recensire! Sapete che non è un ritardo fatto di proposito e che io sono una bambina brava, dolce e innocente appena posso, passo e recensisco volentieri.
Un bacione a tutti quanti e mai come adesso, vi dico: alla prossima!
***chiudersi del sipario***

 


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^ 

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Capitolo 4
*** Tempesta, parte 1 ***


Fine estate, Anno 793

Anziché mesi sembravano essere passati pochi giorni, dalla prima volta che Pan e Kin si erano unite. Ormai le due sayan gestivano alla perfezione quel nuovo corpo, riuscendo a padroneggiare anche le tecniche che ognuna conosceva singolarmente, come il masenko di Pan o il teletrasporto di Kin. Non era raro, infatti, che durante gli allenamenti Pain svanisse nel bel mezzo di un attacco da parte di Gotenks e lo sorprendesse apparendo da tutt'altra parte, colpendolo con l'onda d'energia.

Ciò che però le due sayan avevano taciuto, era la difficoltà che trovavano nell'unione delle loro menti. Diveniva effettivamente complicato combattere quando alcuni ricordi apparivano prepotenti negli occhi della sayan, portandola a estraniarsi completamente da ciò che le accadeva attorno e di conseguenza, portarla a dover spesso ricorrere al teletrasporto per evitare all'ultimo secondo di venir colpita da Gotenks. I più pericolosi erano quelli inerenti alla relazione tra Kin e Trunks, i quali arrivavano sempre nei momenti meno opportuni.

All'inizio, la sayan maggiore aveva creduto che fosse colpa propria, che fosse lei che doveva tener a bada i propri pensieri, ma con il passare delle settimane si era resa sempre più conto che nonostante facesse di tutto per trattenere quelle immagini nel proprio subconscio, queste uscivano fuori, come se fossero richiamate con forza a galla.

E con il passare del tempo, la faccenda era diventata sempre più grave, frequente e di maggior intensità, dato che ciò che usciva non erano più i semplici momenti romantici dei primi tempi della sua relazione, ma ben altro.

Aveva provato a parlarne alla nipote, ma questa aveva detto di non aver notato nulla e che quelle immagini distraevano lei quanto la proprietaria, se non di più. Pan aveva tentato anche di cercare con lei una soluzione a quel dilemma e Kin si era tranquillizzata molto grazie a questa sua disponibilità, calmandosi e facendo svanire tutti i propri dubbi.

Per qualche tempo, la situazione sembrava essersi stabilizzata e Pain era diventata più forte che mai, riuscendo finalmente a concentrarsi solo sul combattimento e riuscendo a stare al passo di Gotenks non trasformato decisamente bene.

O almeno, così era stato fino a quel giorno di fine estate, quando qualcosa ruppe l'equilibrio creatosi…


All'interno della Gravity Room, l'ombra di Pain sovrastò il corpo sdraiato a terra di Gotenks. Un piccolo sorriso soddisfatto dipinto in volto, a glorificare quella piccola vittoria.

La fusione femminile si avvicinò, schioccandosi le dita delle mani, come faceva sempre alla fine di un trionfo e all'inizio di uno scontro, dicendo: «361 vittorie su 710 sfide. Niente male per delle novelline e pessimo per dei veterani della fusione come voi.»

Gotenks posò le mani sopra le spalle, per rialzarsi subito dopo con un colpo di reni e rivolgersi alla ragazza con il suo sorriso, quello che trasudava sicurezza di sé anche quando il corpo chiedeva l’estrema unzione.

«Ve lo sognate, belle! Siamo noi ad aver visto 361 volte, vedete di non barare.» Esclamò, indicandosi, per poi aggiungere: «Oltretutto, non ci siamo mai trasformati per non farvi troppo male e...» Gotenks fu interrotto dal suono della sveglia che tenevano nella G. R. per avere una migliore cognizione del tempo, la quale aveva iniziato a suonare, decretando così che mancava meno di un minuto allo sciogliersi delle due fusioni.

Entrambi si voltarono verso di essa e sbuffarono scocciati: le mezzore sembravano durare sempre di meno.

Gotenks si passò la mano tra i capelli, gesto che era solito fare Trunks e che fece nuovamente esplodere un ricordo nella mente di Pain. Più intimo del solito, per quanto riguardava Kin, la quale fece di tutto per ricacciarlo indietro, non riuscendoci.

L'istante dopo, le labbra di Pain e quelle di Gotenks si erano unite in un bacio.

Il sayan sbarrò gli occhi per un breve secondo, prima che Trunks avesse la meglio sul comando del corpo della fusione e dischiudesse le labbra, poggiando le mani sui fianchi della sayan e rendendo indimenticabile quel momento.

Dopo pochi secondi, le menti predominanti delle due fusioni si staccarono di malavoglia, udendo il silenzio della stanza e sapendo che di lì a qualche istante l'unione si sarebbe sciolta. Mentre ancora erano persi l'uno negli occhi dell'altra, entrambi vennero avvolti da una luce pallida e i corpi si separarono, facendo tornare ognuno completo padrone del proprio.

«Che schifo!» Urlò Goten, correndo verso gli armadietti posti all'entrata della camera gravitazionale, aprendoli disperato in cerca di qualcosa con il quale sciacquarsi la bocca.

«Mi dispiace amico... Non ne ho potuto fare a meno.» Cercò di giustificarsi Trunks, massaggiandosi i capelli chiari e con una finta espressione pentita.

Il moro liberò la bocca dal forte sapore di menta del collutorio, poi si rivolse accigliato all'amico: «Tu... Ti rendi conto che mi hai appena fatto baciare mia sorella e mia nipote?»

Senza attendere risposta, aggiunse ancor più irritato, stavolta rivolto a Kin: «E tu: come diavolo ti è saltata in mente una cosa del genere? Possibile non ti ricordassi che ci sono anch'io nel corpo di Gotenks?»

Kin non gli stava minimamente prestando attenzione. Da quel bacio, tutto le era stato terribilmente chiaro e in quel momento tutte le sue energie erano impegnate nel tentativo di calmarsi. Nonché cercare di capire il perché di ciò che era appena accaduto.

Irato per la totale indifferenza della sorella, Goten la richiamò con un grido furioso, allorché la sayan lo guardò di sfuggita e si congedò con un sussurro: «Devo andare.»

Oltrepassò la soglia della stanza e volò via, bisognosa di restare da sola.

Pan, da quando si erano sciolte, era rimasta con gli occhi fissi a terra e con il braccio stretto nell'altra mano, in silenzio. Non appena sentì le parole della zia, si fece coraggio e si diresse verso l'uscita, per poi alzarsi in volo e seguire la sayan, talmente presa dai propri pensieri che non udì nemmeno le domande dei due ragazzi.

Kin aveva pensato in un primo momento di andare a rifugiarsi al lago di quand'era piccola, ma all'ultimo minuto le era venuto in mente un posto migliore, perché più difficile da raggiungere in quanto richiedeva parecchio tempo per chi non padroneggiava la tecnica del teletrasporto. Tanto è vero che Pan la raggiunse solo alla sera, esclusivamente grazie al fatto che, dopo essere stata al lago e non avendola trovata, sapeva esserci solo un altro luogo in cui avrebbe potuto trovarsi sua zia.

La sayan era in cima alla vetta, seduta in posizione di meditazione con il vento e la tormenta che la investivano. Nonostante la loro potenza, sembravano scivolarle addosso, come se il suo intero corpo fosse avvolto da una lieve barriera di fuoco che faceva sciogliere i cristalli di neve al sol contatto con essa.

«Che ci fai qui?» Chiese atona Kin, senza aprire gli occhi né muoversi di un millimetro.

Pan si portò le mani alle braccia, nel vano tentativo di scaldarsi. Con gli occhi appena socchiusi per via della tormenta, disse: «Ho bisogno di parlarti.»

Le sopracciglia di Kin si avvicinarono, mentre il tono divenne duro: «Il fatto che io sia venuta fin qui non è abbastanza significativo? Non potresti leggere tra le righe, una volta tanto?»

«Non ti lascerò qui a rimuginare da sola, contorcendoti la mente per tentare di capire il perché di ciò che è accaduto oggi. Voglio spiegarmi e farti capire...»

«Adesso, vuoi spiegarti Pan?» Gridò stizzita la maggiore, alzandosi in piedi con uno scatto e rivolgendosi alla nipote. Nel fare ciò, l'aura calda che era stata fino a quel momento a pochi millimetri dal suo corpo, esplose, creando un'onda di piacevole tepore che arrivò fin alla più giovane e facendo placare la tempesta di neve per qualche secondo, ma non quella che si era creata tra loro due.

«Perché? Perché adesso? Non potevamo parlarne prima di oggi? Non potevamo parlarne appena hanno iniziato a sorgere questi maledetti problemi con Pain? Non potevamo parlarne durante le decine di volte che te l'ho chiesto negli ultimi mesi?» Kin, sul colmo dell'ira, batté un piede sulla cima del monte, facendone crollare una buona parte della vetta e ritrovandosi così in volo. Proseguì, mettendo tutta la propria ira nell'ultima domanda: «Non potevamo parlarne prima che tu ti prendessi una cazzo di cotta per il mio ragazzo?»

Nei secondi di silenzio che seguirono a quel grido, Pan non riuscì a dire nulla né muovere un muscolo, troppo intimorita dalla zia.

Per contro, Kin fece un ulteriore tentativo per calmarsi. Chiuse gli occhi, respirò a fondo e si voltò dall'altra parte, dicendo con il tono più calmo di cui fu capace: «Adesso, tutto quello che devi fare è lasciarmi in pace. Devo pensare da sola a come venirne fuori, parlarne con te in questo momento mi farebbe solo infuriare ancora di più e non voglio rischiare di perdere la calma e farti del male, come mio fratello fece a suo tempo con Trunks. Non voglio rovinare il nostro rapporto, Panny, ma devi capire che ciò che hai fatto per me è grave, molto grave e se tu non fossi mia nipote, avrei sicuramente chiuso con te. Mi ci vorrà un po' prima di potermi fidare di te come prima. Perciò, penso sia meglio se evitiamo di incontrarci per qualche tempo.»

Si voltò verso la nipote e si accorse che aveva gli occhi colmi di lacrime. Se fosse stata di diverso umore, sarebbe stata davvero male a quella vista e si sarebbe sentita terribilmente in colpa per la consapevolezza di averle innescate lei, ma in quel momento tutto ciò che provava era ira e la pietà non le sfiorava la mente nemmeno da lontano.

Ciò nonostante, quella era sua nipote, perciò si alzò verso di lei e la strinse affettuosamente a sé. Purtroppo, Pan riconobbe subito la rigidezza dei muscoli della zia e la differenza tra quella stretta e un vero abbraccio dei suoi.

Tuttavia, chiuse gli occhi e si lasciò coccolare, finché il fatto di non percepire più il freddo del massiccio Vinson glieli fece socchiudere. Sentì la presa della zia sciogliersi e il suo corpo allontanarsi, così la guardò interrogativa negli occhi.

Kin tirò più che poté un sorriso dolce. «Dammi solo un po' di tempo.» Detto ciò, la sayan utilizzò nuovamente il teletrasporto per svanire nel nulla, lasciando la nipote nella propria camera, a casa sua.

Anziché tornare nell'Antartide, Kin riapparve a casa Brief. Sentì il fratello e l'amato nel salone, forse intenti a capire che fosse successo o più probabilmente a digerire la cena verosimilmente appena conclusa, con una partita ai videogames. Non volendo che le venissero incontro con tutte le loro domande alle quali non voleva rispondere, azzerò la propria aurea e proseguì per il corridoio.

Si diresse verso la camera dell'amica, bussò e, non appena la voce di Bra la incitò ad entrare, aprì la porta.

La ragazza dai capelli turchini era sdraiata a pancia in giù sul letto, intenta a leggere una rivista. Fu abbastanza sorpresa di vederla, ma non per questo meno contenta. La salutò con il suo sorriso gioviale, al quale Kin rispose con una semplice domanda: «Sai mica dirmi dov'è tuo padre?»

Bra strinse gli occhi perplessa a quella richiesta, dato che era senza precedenti e assolutamente strana da parte della sayan.

«Per quel che ne so da ciò che l'ho sentito sbraitare stamani, è andato ad allenarsi con il tuo e Piccolo in qualche posto desolato del Pianeta... Forse addirittura su un altro Pianeta... Mi pare di aver capito che se ne staranno via per il prossimo mesetto, in una specie di ritiro spirituale o roba così...» Rivelò con gli occhi al soffitto, come per ricordare esattamente ciò che era accaduto quella mattina. Dopodiché si sedette al bordo del letto e osservò l'amica con i suoi occhioni, chiedendole apprensiva e disponibile: «Kin, cosa è successo? Non sei mai venuta a cercare mio padre, prima. Dev'essere per forza accaduto qualcosa di grave per averti spinto a ciò... Devo preoccuparmi?»

La mora tirò un sorriso e, ancora con una mano sulla maniglia, le rispose: «No, tranquilla... È tutto apposto, volevo semplicemente chiedergli se gli andava di allenarsi un po’ con me, tutto qui.»

Bra spalancò gli occhi incredula, per accigliarsi il secondo dopo, alzarsi e incrociare la braccia al petto, proclamando alla fine con un tono che ricordava tutto sua madre: «Okay, allora è successo davvero qualcosa di grave! Tu, qui, sputa il rospo. Subito.»

Kin si chiuse la porta alle spalle, arresa alla tenacia dell'amica e consapevole che non l'avrebbe mai e poi mai lasciata andare senza che le avesse raccontato tutto per filo e per segno. Andò così a mettersi seduta a gambe incrociate sul materasso della sayan, con lei nella medesima posizione di fronte e iniziò a raccontare tutto, sin dal principio.

Mentre Kin si confidava con Bra, Pan era rannicchiata nel proprio letto con i sensi di colpa che la tormentavano, non sapendo con chi parlare per cercare di farli acquietare. Capiva il bisogno della zia di starle alla larga e ne ammirava l'autocontrollo: fosse successo a lei, probabilmente avrebbe attaccato Kin non appena terminata la divisione di Pain. Però lei aveva bisogno di spiegarsi.

Mentre era intenta a martoriarsi, sentì la serratura della propria stanza scattare. Si voltò verso di essa e osservò l'immagine della madre con occhi stralunati, la quale, con ancora la mano sul legno, le si rivolse in tono estremamente dolce. «Oh, sei tornata allora. Mi sembrava di averti sentita. Pensavo di aver percepito anche Kin però, è già andata via? Avevo appena preparato la spesa da portare alla nonna e... Pan, che succede?»

«Mamma!» La ragazza non riuscì a trattenersi, si alzò e si buttò tra le braccia della madre, con il corpo percorso dal pianto.

Videl accarezzò la chioma corvina della figlia, lasciandola sfogare sul proprio petto, attendendo con pazienza che si calmasse.

Dopo non seppe quanto tempo, Pan terminò le lacrime e si asciugò il volto con l'avambraccio, tirando un'ultima volta su col naso. A quel punto, sua madre le sfiorò delicatamente una guancia per farle alzare il volto e puntò i propri occhi azzurri e comprensivi in quelli disperati della figlia, dicendo semplicemente: «Dimmi tutto, tesoro mio. Ma andiamo in cucina, non c'è niente di meglio di un buon gelato per aprirsi.»

La sayan annuì con un piccolo sorriso, ringraziando chiunque governasse il mondo che le fosse capitata quella donna come madre.

Dopo aver messo in equilibrio nella coppa i diversi gusti, aver guarnito quello della figlia con il cioccolato e il proprio con le fragole, Videl si sedette accanto alla giovane sullo sgabello dell'isola della cucina e, dopo una prima cucchiaiata, le si rivolse con il suo sorriso: «È molto più semplice parlare con un bel gelato di fronte, vero?»

Pan annuì timidamente, con ancora il manico argenteo del cucchiaio, fino a pochi istanti prima colmo di vaniglia e cioccolato, che le spuntava dalle labbra. Il suo sguardo si fece subito dopo cupo e iniziò a raccontare alla madre ciò che era accaduto quel pomeriggio, per poi aggiungere: «A me dispiace moltissimo, ma non sono davvero riuscita a trattenermi. So che questo che provo per Trunks è sbagliato, ma lui è sempre stato così dolce e gentile con me, così che alla fine penso di essermi presa una cotta. E i ricordi della zia dove lui combatte per lei anche contro lo zio Goten e Vegeta, di tutte le dolcezze e le attenzioni di cui la riempie... Non ho potuto fare a meno di voler essere al posto di zia e desiderare il medesimo rapporto. Per questo, ogni volta che eravamo Pain tentavo di scoprire più cose possibili dai ricordi di zia, anche se lei faceva resistenza. E oggi pomeriggio alla fine ho ceduto e ho baciato Trunks… O meglio, Gotenks, certa che non si sarebbe accorto di nulla e che tutti pensassero che era Kin che baciava Trunks e non io. Volevo baciarlo solo una volta, volevo sentire la sua stretta affettuosa solo una volta… Nonostante sapessi in che guaio mi sarei cacciata, non sono riuscita a trattenermi.»

Videl aveva ascoltato attentamente lo sfogo della figlia e, dopo qualche secondo di silenzio, le si rivolse in un sorriso inaspettato dalla giovane: «Tesoro, a te dispiace ciò per ciò che hai fatto, vero?»

La sayan rispose abbassando gli occhi: «Sì, più di qualsiasi altra cosa che abbia mai fatto in vita mia! Ho tradito la zia. E il sentimento che provavo per Trunks è completamente sparito, assorbito dal senso di colpa… Solo il pensiero di ciò che ho fatto, per qualcosa di così flebile poi, mi fa star malissimo.»

«Allora non devi preoccuparti.» Esclamò Videl, non smettendo di guardarla affettuosamente.

Sua figlia invece, alzò lo sguardo interrogativa e incredula, ma prima che potesse chiedere qualsiasi cosa, Videl la precedette: «Io conosco Kin praticamente da quando è nata, è sempre stata un bel peperino ma è molto legata ai propri affetti, farebbe qualsiasi cosa per le persone a cui vuole bene e tu rientri a pieno nel cerchio dei suoi cari. Più che cugine, siete sempre state come due sorelle, non c'è niente che tua zia non farebbe per te, anche se alle volte si arrabbia. Adesso ti rivelerò un segreto: ogni cosa che ha fatto, lei come tutti voi della nuova generazione, è stata sempre tenuta sott'occhio da noi adulti, facendoci intervenire quando non abbiamo avuto alternativa. O almeno, questo è ciò che abbiamo provato a fare. Un esempio è proprio dato dal pandemonio che lei, Goten e Trunks hanno creato anni fa: quando la situazione stava per sorpassare il limite è intervenuto il nonno, che ha rimesso tutti e tre in riga, con un piccolo aiuto di Bulma. Adesso però, siete tutti cresciuti e dovete prendervi le vostre responsabilità. Non possiamo più starvi dietro e risolvere noi i vostri bisticci, ma non per questo vi lasceremo soli. Potrete sempre contare su di noi, ma il grosso del lavoro ora tocca a voi.»

«Non ho assolutamente capito cosa c'entri tutto questo con l'attuale situazione...» Disse arresa Pan, dopo qualche secondo. Videl si alzò, prese le ciotole e le posate utilizzate per mangiare il gelato e iniziò a lavarle, dando le spalle alla figlia: «Significa che state crescendo e che litigare fa parte del processo. Tua zia ti ha chiesto di darle qualche giorno di tempo, perciò lasciala stare per un po' e vedrai che sarà lei a venirti a cercare, appena si sarà calmata. Non potrebbe mai fare a meno di te, solo il pensiero la fa star male, proprio come tu stai male in questo momento.» Scosse le mani per asciugarle e si voltò nuovamente verso la sayan, per inclinare poi la testa e chiederle tranquillamente: «Pensaci: secondo te perché Kin non ha voluto subito parlare con te e preferisce aspettare un po'?»

Pan rifletté per qualche secondo a occhi bassi poi, con voce altrettanto bassa e incerta, sussurrò: «Per non rischiare di farsi prendere dall'ira com'era accaduto a zio Goten in passato e farmi del male...»

Alzò lo sguardo, vide la madre annuire e aggiungere: «È stato molto maturo da parte sua, perciò adesso tocca a te dimostrarti altrettanto matura e concederle il tempo di cui a bisogno.»

«E nel mentre cosa dovrei fare?» Le chiese perplessa.

«Aspettare e non martoriarti la testa con i "se", i "ma" e i sensi di colpa: ciò che è fatto è fatto e non può essere cancellato. L'importante è non ripetere i propri errori e, quando vi troverete, dovrete parlare entrambe e sistemare la situazione tra voi, prima di tornare a essere Pain... Magari davanti a una bella coppa di gelato!» Disse Videl chinandosi, per poi rialzarsi e mostrare raggiante alla sayan quattro buste bianche di plastica, dalle quali facevano capolino varie pietanze. «E intanto che aspetti, che ne dici di portare la spesa alla nonna?»

Pan tirò un sorriso e annuì, prendendo le buste da sopra il bancone e dirigendosi in volo a casa della nonna, dopo aver salutato la madre e averla ringraziata con un bacio sulla guancia.

Intanto, in un deserto lontano dai monti Paoz, in piena notte, tre navicelle terminarono il loro tragitto nel cielo. Da esse, uscirono tre figure delle quali fattezze le fitte tenebre impedivano la distinzione.

«Finalmente siamo arrivati, non ne potevo più!»

«Già... Non pensavo che la Terra fosse così lontana...»

«Rilassatevi, adesso potremo sgranchirci finalmente le gambe.»

«Io ho fame, che ne dite di mettere qualcosa sotto i denti prima di iniziare la missione, eh Capo?»

«Ottima idea. Anch'io ho fame. Se c'è una cosa che odio sono i tempi che devo restarmene in quella stupida navicella...»

«Capo, il rilevatore da segni di vita a 320 mithrandel, direzione iranke. Dal numero, deve essere certamente una città, non credo però che sia la loro.»

«Non importa, adesso pensiamo a sfamarci e intrattenerci un po' con questi terrestri. Ci divertiremo non appena arriveremo in città… Più distruzione faremo, più possibilità avremo che siano loro a venire da noi, risparmiandoci tempo ed energie.»

«Non vedo l'ora di sgranchirmi un po’, Capo.»

«Ad ogni modo, vediamo di controllarci: non sappiamo dove le sfere siano, non voglio rischiare di distruggerne alcuna, avete capito?»

«Sì, Capo.»


 

Elsira #16

Sorpresi di rivedermi? Non dovreste, sapete che sono pessima u.u
E poi avevo un favore da fare, quindi ecco perché ho aggiornato prima :P
Beh, nulla da aggiungere... Sperando di riuscire a tornare alle mie 'vecchie abitudini' e aggiornare regolarmente, oltre che scrivere roba migliore 
(dalla successiva long però, eh... Questa ormai è andata), vi do appuntamento alla prossima! :)

P.S.: Qualcuno sa dirmi perché non riesco a mettere non in corsivo la prima parte del testo?...

 


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^

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Capitolo 5
*** Tempesta, parte 2 ***


Fine estate, Anno 793

Uscita da casa Brief esausta ma con il cuore alleggerito grazie alla chiacchierata con l'amica, Kin si diresse verso casa da sola. Stavolta però, decise di fare una scappata al lago per farsi una bella nuotata notturna, prima di rientrare.

Quando arrivò sopra le calme acque cristalline, spalancò gli occhi sorpresa nel vedere sua nipote in posizione di meditazione sulla sponda. Per un attimo pensò di andar via, ma poi fece un respiro profondo e si avvicinò silenziosa a lei, pronta a fare pace.

Quando le fu di fronte, si rese conto che la nipote non stava affatto meditando, ma letteralmente dormendo. Le scappò un tenero sorriso e anziché svegliarla si mise a sedere con le gambe incrociate di fianco a lei, osservandone i lineamenti rilassati alla luce della Luna e delle stelle.

Si sorprese a rendersi conto di quanto le volesse bene e del suo desiderio di proteggerla. Il sentimento di dispiacere che non le era preso ore prima, quando l'aveva vista piangere, la pervase in quel momento.

Cosa avrebbe fatto se le fosse successo qualcosa? Non ne aveva idea e non voleva pensarci.

Iniziò a credere che ciò che era accaduto non era poi così grave: in fondo, pure lei era stata coinvolta in quel bacio, nonché Goten.

A quest'ultimo pensiero Kin scosse la testa prepotentemente, per poi tirare fuori la lingua e mordersela appena, schifata, rendendosi conto di aver baciato suo fratello.

Pan fece un respiro profondo e il suo corpo fece per cascare all'indietro, così Kin la trattenne con una mano e la fece poggiare delicatamente sulla schiena. La giovane si rigirò subito da un lato, rannicchiandosi su se stessa.

Una ciocca dei lunghi capelli corvini le andò a sfiorare il naso, facendo torcere il volto della ragazza un’espressione di fastidio, perciò la maggiore gliela spostò dietro l'orecchio. Si distese di fianco a lei, chiuse gli occhi e si addormentò con un sorriso.

Spalancò gli occhi, subito vigile a se stessa, per via di un brutto presentimento. Si alzò in volo, abbastanza in alto da poter vedere molto lontano e il suo sguardo venne presto catturato da un'improvvisa colonna di fuoco che salì nel cielo. Non era un fatto normale e la cosa che la preoccupò fu che le tre potenti presenze che sentiva venivano proprio da lì.

Non attese oltre, si portò le dita alla fronte e si teletrasportò.

Riapparve all'interno della città ed ebbe un mancamento nel vederla completamente data alle fiamme. Dei brividi dei quali non seppe decifrare bene la natura, se d'ira o timore, le scossero il corpo per intero.

I suoi occhi andarono a posarsi verso il cielo, poco distante da dove si trovava lei, attirati da una risata gutturale. «Questo sì che è stato divertente!» La voce apparteneva a un colosso, dai lineamenti duri e con il volto pieno di cicatrici, che gli adornavano anche il cranio privo di capelli.

L'immagine al suo fianco, molto più minuta e dalla voce elegante, gli si rivolse con velato disprezzo. «Araik, non pensi di aver un po' esagerato?»

L'uomo si portò le braccia ai fianchi, con aria soddisfatta in volto. «Ammiro la tua calma sorella, ma la risposta è no, non credo affatto di aver esagerato.»

Lei scosse la testa nervosa, poi disse come disgustata. «Lasciamo perdere, sei solo uno scimmione totalmente privo di autocontr...» Si era interrotta all’improvviso, perché il rilevatore che portava sull’occhio aveva iniziato a illuminarsi.

«Che succede, Sakiara?» Chiese atona la terza figura, dai capelli lunghi neri raccolti in una coda alta, massiccia ma non quanto Araik.

Senza dire nulla, Sakiara tirò un sorriso e indicò verso nord. Gli occhi degli altri due si posarono interrogativi in quella direzione.

«Capo, arriva un sayan.» Li informò Sakiara.

«Fantastico! Chi dei du...» Iniziò entusiasta Araik, che venne però subito interrotto dalla sorella: «No, non sono loro. Non è nemmeno un sayan completo, è sangue sporco, ma è comunque un discendente di Kakaroth.»

«Discendente...» Sussurrò il sayan dai lunghi capelli tra le labbra, incurvate appena in un malvagio sorriso.

Pan arrivò in quel momento e guardò con occhi spalancati la scena della città distrutta, dopodiché puntò lo sguardo colmo d'ira sui tre sconosciuti di fronte a lei.

Nessuno fece in tempo a dire una sola parola, che davanti a Pan si parò l'immagine di Kin.

Araik fu il primo a parlare. «Un'altra sayan?»

Sakiara lavorò sullo scouter, per poi esporre il risultato che questi riportava: «Sì, una mezza sayan per la precisione.»

«Di chi?» Chiese il capo. L'altra rispose senza distogliere gli occhi dalle due: «Kakaroth.»

Araik batté i propri pugni tra loro, parlando con la sua voce profonda: «Il sayan di infima classe si è riprodotto un sacco! Bene, avrò più carne con cui divertirmi!»

«Datti una calmata, Araik. Loro non sono nemiche. Siamo tutti parte della stessa razza, ti divertirai in un altro modo.» Lo riprese il capo, guadagnandosi un’espressione sconsolata del colosso, per poi rivolgersi alle due e proporre con tono caloroso: «Siamo lieti di conoscervi, sayan.»

«Noi non siamo affatto liete, invece! Perché avete distrutto questa città? E chi siet...» Il tono ostile di Pan fu interrotto da quello freddo della zia: «Mantieni il controllo, Pan. E guardali bene.»

La più giovane li osservò più attentamente e notò le code avvolte attorno alle loro vite. Prima che si chiedesse come fosse possibile, Kin parlò: «Siete sayan anche voi, perché siete venuti qui?»

«Siamo qui perché vogliamo le sfere del drago, per riportare in vita la nostra razza e il nostro Pianeta. Sapete dove possiamo trovarle?» Chiese gentilmente il capo.

«Non abbiamo idea di dove siano le sfere, ma ad ogni modo, come fate a conoscerne l'esistenza? Chi siete voi e come fate a sapere che siamo sayan?» Chiese Kin, per nulla rincuorata dal tono amichevole dell’individuo.

A rispondere fu però la sorella del colosso: «Io sono Sakiara, lui è Araik e questo è il nostro capo. Siamo sayan, come voi, solo purosangue. Sappiamo delle sfere da parecchi anni e saremmo venuti prima a prendercele se non avessimo avuto qualche contrattempo di cui non deve importarvi. E sappiamo che siete sayan grazie a questi gioiellini.» Indicò l’apparecchio altamente tecnologico che teneva sull’occhio, per poi aggiungere: «Sono rilevatori che non solo mostrano la forza combattiva, ma riescono a leggere le traccie di DNA che hanno nella loro memoria in qualsiasi individuo. Nel vostro caso hanno ritrovato traccie di quello di Kakaroth.»

«Pan...» Sussurrò Kin alla nipote, dandole ancora le spalle, che la guardò interrogativa. «Va' via. Immediatamente.»

«Cosa? Perché?» Chiese confusa lei. Gli occhi di Kin si strinsero un istante. «Perché questi non sono avversari alla tua portata.» Si voltò e le sorrise dolce e sicura allo stesso tempo: «Vattene via da qui, a loro ci penso io.»

Pan aveva capito che la zia l'aveva perdonata per ciò che era successo quel giorno, ma non aveva intenzione di lasciarla sola, a maggior ragione che quelli non erano avversari da sottovalutare. Le si parò perciò di fronte e la guardò dritta negli occhi, con la testardaggine che aveva sempre contraddistinto la loro famiglia: «No! Non ho intenzione di lasciarti da sola! Anche tu non avresti possibilità contro loro tre, ma assieme possiamo unirci e...» Non riuscì a concludere la frase perché Kin le assestò una fulminea chop al lato del collo, facendola svenire.

La maggiore prese al volo tra le braccia il corpo della nipote e si teletrasportò al lago, dove la lasciò distesa a terra e le disse con un sorriso dolce, accarezzandole i capelli: «Potresti farti del male, non posso permettere ti accada nulla.»

Si alzò in piedi e riapparve di fronte ai tre, con espressione seria in volto. Si mise in posizione d'attacco, per poi chiedere con tono fermo: «Chi è il primo?»

I tre la osservarono sorpresi per qualche istante, dopodiché Araik scoppiò a ridere: «Che cosa vorresti fare tu, moscerino mezzosangue?»

Gli occhi di Kin si strinsero un istante e quello dopo il suo pugno si trovava sullo stomaco del sayan, il cui corpo si incurvò prendendo la forma di una parabola che guardava verso il basso. Nel mentre, gli altri due sayan si erano distanziati e osservavano lo spettacolo con un sorriso in volto.

Le labbra di Kin si mossero in un sussurro, ancora ferma con il braccio ad angolo retto e il pugno a contatto con la pelle dell'uomo, oltre l'armatura: «Non osare più chiamarmi moscerino, né tanto meno mezzosangue, razza di scimmione sotto steroidi.»

Araik tossì del sangue, dopodiché disse in modo strozzato: «Hai... Distrutto la mia armatura... Con un semplice pugno... Non credevo... Fossi così forte...» Un ghigno irrisorio gli si dipinse in volto: «Peccato per te che il mio corpo sia molto più resistente di queste inutili battle suite...» Le prese la testa tra le mani enormi e la mise in verticale sopra di sé. «Ricordatelo bene, moscherino mezzosangue!»

La scaraventò in avanti, ma a metà strada la vide sparire e il secondo dopo si ritrovò il piede dell'avversaria sul lato della faccia. Il colpo lo fece voltare appena, dopodiché afferrò la caviglia e iniziò a ruotare su se stesso sempre più velocemente, per fermarsi solo quando sentì la caviglia scomparire nel nulla. Si guardò attorno confuso, gridando: «Dove ti sei nascosta, dannata mezzosangue? Esci fuori!»

Alzò lo sguardo, attirato da una sfera di luce azzurra. «...Ha!» Kin lanciò l'onda energetica addosso ad Araik, ma l'istante dopo sentì la sua voce all'orecchio: «Cucù...»

Non fece in tempo a reagire, che un colpo al collo la fece collassare a terra, priva di sensi.

I tre sayan scesero di quota e atterrarono attorno al corpo di Kin. Sakiara si rivolse al fratello, rimproverandolo: «Sei un'idiota!»

«Ma che stai dicendo? È lei che ha iniziato! E poi chi poteva sapere che fosse così poco resistente?» Si difese lui, con tanto di broncio ma la sorella non si arrese, continuando petulante: «Sapevi benissimo di essere più forte! E oltretutto adesso non potremo più sapere se le sf...»

«Adesso tacete, entrambi!» Li riprese il capo, facendo sì che i due si mettessero sull'attenti in meno di un istante. Gli occhi scuri tornarono ad osservare la schiena della sayan a terra, dopodiché proclamò: «Ho in mente un'idea che ci farà ottenere ciò che vogliamo.»

Si mise Kin su una spalla, per poi rivolgersi alla ragazza: «Sakiara, dov'è l'altra?»

La sayan armeggiò al rilevatore, dopodiché disse: «Non molto distante da qui, pochi minuti di volo in direzione kesht.»

«Bene, andiamo.» Disse il sayan, alzandosi in volo e venendo seguito subito dagli altri due.

Atterarrono sulle rive del lago, gli occhi di tutti e tre trovarono subito il corpo addormentato della giovane sayan.

«Sakiara, svegliala.» Disse il capo rivolto alla compagna, per poi lasciar cadere a terra il corpo di Kin. La sayan ubbidì e si diresse verso Pan, le osservò per qualche istante il collo dopodiché fece pressione con le dita in punti ben specifici, facendo riaprire gli occhi alla ragazza.

Pan fu subito presente a se stessa, provò a rimettersi in piedi, ma per quanto si sforzasse non riusciva a muovere un muscolo, nemmeno a parlare.

«È inutile che provi a muoverti, ti ho temporaneamente bloccato i muscoli volontari. Riprenderai a controllare il tuo corpo tra qualche ora.» Disse seria Sakiara, ancora chinata di fronte a lei.

«Senti un po'... Pan... È così che ti chiami, vero?» Esordì il capo, avvicinandosi con le braccia incrociate al petto. Si chinò su un ginocchio, per avere il volto più vicino al suo e aggiunse con tono maligno: «Araik ha steso la tua amica con un colpo solo e non è nemmeno il più forte di noi tre, quindi vedi di fare la brava e collaborare. Se non vuoi vederla morta, presta molta attenzione alle mie parole.» Le alzò il volto, tirandole i capelli e parlandole poi scandendo bene le parole: «Voglio le sfere del drago.»

«Altrimenti...» Aggiunse Sakiara, prendendole il mento con una mano e voltandola verso Kin, il cui corpo veniva preso sotto braccio da Araik. «Non la vedrai più viva. Dopo che ha fatto di tutto per proteggerti, non vorrai lasciarla nelle grinfie dei nemici, vero?»

Il capo sorrise, per poi lasciare la presa dei capelli, alzarsi in piedi e dirigersi verso Araik, seguito da Sakiara. «Ti do 3 giorni di tempo, trova le sette sfere del drago e portamele qui entro l'alba del quarto giorno. Se non farai in tempo, uccideremo prima questa mezzosangue, dopodiché inizieremo a distruggere una città dopo l'altra, finché non ti troveremo. A te la scelta.» Si alzò in volo, dando le spalle alla ragazza, per venir seguito dai due compagni.

Pan riuscì a fare i primi movimenti quando ormai stava albeggiando e riavere il pieno controllo del proprio corpo solo dopo qualche ora. Si alzò in volo con un po' di difficoltà, ma si costrinse ad andare avanti e si diresse a casa Brief, perché vi sentiva le auree di Goten e Trunks.

Il primo pensiero era stato quello di dirigersi da suo padre o suo nonno, ma si era ricordata il discorso di sua madre e aveva deciso di andare ad avvertire prima i due giovani.

Arrivò nel giardino di casa Brief con la vista confusa, riuscendo appena a distinguere le sagome.

«Pan? Pan, che hai?» La voce dolce che aveva udito e l'immagine sfocata ce le veniva incontro a corsa fu l'ultima cosa che ricordò prima di svenire nuovamente.

 

Kin aprì gli occhi lentamente, sbattendoli più volte, con un dolore assurdo che le faceva rimbombare la testa ad ogni battito del cuore, come se il sangue le affluisse al cervello con troppa foga. Si guardò attorno, sforzandosi di ricordare cosa fosse successo, quando si rese conto di essere all'interno di una specie di bolla.

D'improvviso i ricordi dello scontro contro il colosso tornarono vividi nella sua mente, facendole intuire dove si trovasse e facendola tornare presente a se stessa. La sua attenzione venne catturata dal brontolio di Araik, che si rivolse lamentoso al proprio capo: «Mi annoio! Non posso stare con le mani in mano per tre giorni! Perché le hai dato così tanto tempo?»

«Piantala Araik e vedi di imparare a controllarti. Gli ordini sono ordini, non si discutono. Vedi di metterti il cuore in pace e aspetta un altro maledetto giorno riposandoti, senza rovinarlo a noi possibilmente.» Gli disse la sorella. Posando gli occhi su di lei, Kin si accorse che la sayan teneva un braccio teso verso di lei, facendole inevitabilmente pensare che fosse lei a tenere attiva quella prigione. Pensò di riuscire facilmente a scappare, usando il teletrasporto, ma d'altra parte il colosso aveva appena detto che se ne sarebbero stati buoni fino all'indomani, perciò tanto valeva restare un altro po' e tentare di capire come fare per batterli, provando a scoprire qualche punto debole visto l'esito dell'ultimo scontro.

«Sai, in effetti credo di averle dato troppo tempo, ma almeno in questo modo forse riusciremo a far saltare allo scoperto anche Kakaroth e Vegeta.» Disse il capo, seduto sulla punta del precipizio con una gamba penzoloni. Solo in quel momento Kin si guardò attorno per tentare di capire dove si trovassero. Era un posto verde, probabilmente il limitare di una foresta, che però non rientrava nei suoi ricordi. Probabilmente, non c'era mai stata.

Decise di voler sapere di più, perciò chiese: «Che cosa volete da mio padre e il Principe?»

Tutti e tre si voltarono verso di lei e Sakiara fu la prima a parlare in un ghigno: «Oh, ma guarda. La mezzosangue si è svegliata finalmente. Dormito bene negli ultimi due giorni?»

«Vi ho detto di non chiamarmi mezzosangue!» Gridò Kin, dando un pugno alla parete della prigione, producendo solo una risata commiseratoria nella sayan, che disse: «Dagli pure calci e pugni con quanta forza vuoi, non riuscirai a liberarti dalla mia barriera d'aura.»

«Voglio che si uniscano a me.» Disse il capo, rispondendo alla domanda di Kin. Alzò la mano e un uccellino vi si posò sul dito, intonando la propria canzone mattutina. Il sayan lo guardò per qualche secondo e aprì piano il palmo in modo che la creaturina vi si posasse all'interno, aggiungendo: «Facendo tornare la razza sayan la più forte, temuta e spietata dell'Universo.» Chiuse il pugno, stendendo poi in avanti il braccio e aprendo palmo, facendo cadere il corpo spezzato del piccolo animale nel precipizio.

 

«Paaaaan... Pan mi senti? Paaaan!»

«E piantala, idiota! Non lo vedi da solo che non è ancora sveglia?»

«Non potremmo darle un senzu e far prima? È due giorni che se la dorme...»

«Come fa a mangiarlo se è svenuta, genio?»

«E allora una secchiata d'acqua ghiaccia e poi le diamo il fagiolo...»

«Certo che sei davvero un cretino, tu...»

«E allontanatevi voi due, lasciatela respirare una buona volta!»

La ragazza aprì gli occhi e si guardò attorno confusa. La prima cosa che riuscì a distinguere fu il sorriso dolce che Bra le stava rivolgendo. «Allora, come ti senti?» Le disse dolce, con Trunks e Goten che facevano curiosi capolino da dietro di lei.

La ragazza si portò una mano alla fronte, confusa. «Io... Bene... Credo...»

«Tieni, questo ti aiuterà.» Disse la turchina, porgendole un fagiolo di Balzar. Pan lo mangiò senza complimenti e con il tornare delle energie, si ricordò anche di cosa era accaduto. Gli occhi le si spalancarono increduli, per poi rivolgersi ai tre sayan, gridando: «Kin!»

«Sì, appunto...» Disse Trunks, scostando la sorella e facendola mettere da parte. Poggiò le mani sulle spalle della ragazza e puntò i propri occhi seri in quella della giovane e chiese: «Dov’è Kin?»

Pan abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quegli occhi di ghiaccio, poi sussurrò: «L’hanno presa…»

Gli sguardi dei tre si fecero contemporaneamente interrogativi. «Di chi stai parlando?»

«Dei sayan…» Sussurrò terrorizzata Pan. Prese le spalle del giovane, stringendole tra le proprie mani, per poi dire preoccupata: «Sono arrivati e l’hanno portata via! Hanno detto che se non porto loro le sfere del drago la uccideranno e distruggeranno tutto!»

Gli occhi di Trunks si strinsero impercettibilmente, cercando di metabolizzare e comprendere ciò che era accaduto, quando sua sorella si fece avanti, poggiandogli una mano sulla schiena e dicendo alla più piccola: «Pan, adesso calmati e raccontaci tutto, dall’inizio.»

La mora annuì, respirò a fondo e narrò loro ciò che era accaduto due notti precedenti.
 

Elsira #17

Il nome di Sakiara è by felinala (Grazie ancora, stella ;*)
Mi odio profondamente per la fine che ho fatto fare a quel povero uccellino, ma mi serviva qualcosa per mostrare in breve il carattere del capo, di cui si mostrerà l'identità nel prossimo capitolo... Ma mi odio comunque.
Ehm... Non ho altro da dire ^^'
Alla prossima!


 


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Capitolo 6
*** L'inizio della battaglia ***


Fine estate, Anno 793

«Ma sono matti? Come diamine dovremmo fare a raccogliere tutte le sfere nell'unico giorno rimasto? Ci sono sempre voluti dei mesi!» Sbraitò Goten, guadagnandosi le occhiatacce delle due sayan.

«Sul serio?» Iniziò Pan, per lasciar proseguire Bra: «Sono le sfere a preoccuparti? Non pensi a tua sorella?»

«Mia sorella è in grado di cavarsela. Sono certo che si sia lasciata catturare di proposito, deve avere qualcosa in mente. Oltretutto, se si trovasse in difficoltà, potrebbe sempre usare il teletrasporto per uscire dai guai.» Rispose Goten, con un espressione terribilmente seria che stupì molto le due sayan. Erano certe di non aver mai sentito quel tono e quella sicurezza nel giovane.

«Ad ogni modo...» La voce di Trunks le riportò al presente, facendo posare gli occhi di tutti su di lui. «Le sfere del drago non sono un problema, sono tutte e sette chiuse al sicuro alla Capsule Corporation già da qualche anno ormai.»

«Dici davvero?» Chiese Goten, sorpreso che non ne sapesse nulla. In fondo, praticamente quell’abitazione e quell'azienda erano una seconda casa per lui; credeva di conoscerle alla perfezione e che non ci fossero segreti di cui fosse all’oscuro.

Trunks annuì, sempre con la mano al mento in evidente posa riflessiva, mentre sua sorella si rivolse al sayan: «La mamma le ha raccolte perché non voleva che finissero in mani sbagliate. Si trovano in un caveau sotterraneo segreto, protette dai migliori sistemi di sicurezza esistenti. Praticamente, solo noi della famiglia Brief possiamo accedervi.»

«Ci sono!» Esclamò Pan. «Tutto ciò che dobbiamo fare è chiamare il nonno e Vegeta, così daranno una lezione in puro stile sayan a quei brutti musi!» Continuò la più piccola, piena d'energia ed entusiasta di aver trovato la soluzione.

«Ehm... Sì... E... Anche no...» Rispose Goten, in volto un'espressione perplessa che rispecchiava perfettamente quella confusa della nipote.

«Sono via ad allenarsi, per il resto del mese... Non abbiamo modo di contattarli e non abbiamo Kin che può andarli a chiamare con il teletrasporto.» Spiegò con un sorriso tirato Bra, smontando l'entusiasmo della più giovane, che accasciò le spalle.

«Non importa.» Il tono spaventosamente serio di Trunks fece sobbalzare le due ragazze. «Andremo noi da Kin.» Continuò altrettanto serio Goten.

«Vengo anch'io.» Una mano sulle spalle, fece voltare i due giovani.

«Papà...» Sussurrò Pan, vedendo il genitore dietro ai sayan.

«Quando sei arrivato, fratellone? Perché non ti abbiamo sentito?» Gli chiese perplesso Goten. Suo fratello gli sorrise furbo: «Ti dimentichi forse chi è che ti ha insegnato ad azzerare l'aura, fratellino?»

Le labbra di Goten si distesero, così come quelle di Trunks, dopodiché Gohan tornò serio e chiese: «Quando andiamo?»

Fu Bra a rispondere: «Da quanto ci ha riferito Pan, l'incontro dovrebbe essere entro l'alba di domani, perciò se andate stanotte credo li troverete ad aspettarvi.»

«Allora andremo in serata, così saremo noi ad aspettare loro.» Propose Gohan, ricevendo un segno di consenso dagli altri due. L’adulto aggiunse poi, meditabondo: «Come facciamo però con le sfere? Se non ci vedono arrivare con quelle, potrebbero uccidere Kin all’istante senza che nemmeno ce ne accorgiamo.»

Bra sorrise all’uomo. «Anche questo non è un problema. Abbiamo una copia delle sfere del drago davvero ben riuscita, qui a casa. Basterà che vi presentiate con quella e il problema è risolto. Potr…»

«Voglio venire anch'io!» Esclamò d'improvviso Pan, la quale si era sentita messa da parte e non ne comprendeva nemmeno il motivo.

Suo padre le si rivolse arcigno: «Scordatelo! Sei solo una bambina e questo non è un gioco o uno degli allenamenti che facevi con Kin, Goten e Trunks! Rischiamo la pelle, te ne rendi conto?»

Pan si ritrasse un poco, spaventata da quello sbotto d'ira. Suo padre le faceva davvero paura quando arrabbiato, quasi più di sua nonna.

Abbassò lo sguardo e lo posò sul dorso delle proprie mani, situate tra le gambe e rivolti verso il basso, le quali vennero pian piano bagnate dalle lacrime che le scesero dagli occhi. «Io...» Sussurrò con voce strozzata. «È colpa mia se zia Kin è in questa situazione... Non posso lasciarl...»

«Non dire sciocchezze, Pan. Tu non hai alcuna colpa.» Le disse Bra. La turchina le sfiorò delicatamente una mano, per poi rivolgerlesi con tono dolce: «Nessuno di noi ti ha mai accusata di ciò che è successo a Kin e nemmeno lei lo farebbe mai; ciò che è accaduto poteva succedere a chiunque. Tu sei la più piccola delle nostre famiglie e come tale avremo sempre tutti quanti un occhio di riguardo per te. È naturale che tu non comprenda appieno ciò che sta succedendo, sei troppo giovane, ma tuo padre ha ragione: questo non è uno scherzo. Quei sayan sono pericolosi e se tu andassi con tuo padre, tuo zio e Trunks, saresti solamente loro d'intralcio, perché dovrebbero pensare a proteggere te e non potrebbero concentrarsi su Kin e sull'eliminazione della nuova minaccia.»

Pan strinse i pugni e annuì, restando a capo chino.

«Bene, io direi di andare a prepararci. È tanto che non mi alleno... Ragazzi, fatemi un po' sgranchire. Come siamo messi a senzu?» Disse Gohan, rivolto ai due giovani.

Trunks annuì sorridendo: «Ce n’è una buona scorta nella G.R.»

«Vi porto le sfere nella Gravity Room prima del tramonto.» Disse Bra.

Trunks la guardò per qualche istante sorpreso da quella disponibilità, poi tirò un sospiro di sollievo e le disse sincero: «Grazie sorellina.»

«Figurati.» Sorrise di rimando la turchina.

I tre sayan si avviarono fuori, ma sulla soglia Goten fece cenno a Bra di avvicinarsi. «Dopo andremo direttamente al lago, tieni d'occhio Pan. Non deve seguirci.» La ragazza annuì e andò a mettersi nuovamente al fianco del letto, tentando di distrarre l'amica con qualche chiacchiera da ragazze.

Quando calò la sera, Bra vide dalla finestra i tre sayan uscire dalla G.R. e alzarsi in volo, suo fratello con a spalle lo zainetto contenente le finte sfere.

Attese un po’, dopodiché si spogliò e indossò la battle suite, per dirigersi poi nella stanza dove si trovava Pan, ancora sdraiata sul letto con aria afflitta. Sorrise furba, le si avvicinò, si mise al lato del materasso, si portò i pugni ai fianchi e le disse: «Allora, ti alzi e andiamo a salvare Kin, oppure vuoi restare a martoriarti la testa per tutta la sera?»

Pan si voltò verso di lei con occhi spalancati dall'incredulità, mentre la turchina le lanciò la capsula contenente la sua battle suite. La mora alzò gli occhi, osservò il sorriso furbo che ricordava terribilmente quello del Principe sul volto dai lineamenti delicati della ragazza e sorrise a sua volta, vedendo per la prima volta in Bra la discendenza sayan.

Le due correvano veloci nel corridoio, quando la più giovane si rivolse alla più grande: «Senti un po', ma allora quel discorso così maturo su "questo non è un gioco" e "sii matura, Pan" di prima, che cos'era?»

«Maddai, pensavi davvero che mio fratello mi avrebbe lasciata andare con lui? Ovvio che dovevo far finta di essere dalla sua parte, altrimenti sarei rimasta chiusa un'altra volta tra queste mura, mentre fuori si consuma l'azione.» Le disse Bra, mentre erano già uscite di casa e si dirigevano verso il lago. La voce della turchina si velò un poco di tristezza: «Tutti si dimenticano sempre che pure io sono una sayan... Non sono inutile, mi sono allenata con mio padre e non sono un'inetta. Sono stufa di non mettermi mai nei guai e fare la principessina sotto la campana di vetro. È arrivato il momento di dimostrare a tutti che anch'io posso essere utile a qualcosa.»

Pan la osservò attentamente mentre erano in volo, sentendo un incredibile affinità con quella persona. Bra puntò lo sguardo avanti a sé, per dire poi decisa: «Oltretutto, Kin è la mia migliore amica e quei tre se lo possono scordare che la lasci nelle grinfie di tre scimmie arroganti!»

«Allora aumentiamo la velocità, altrimenti arriveremo a scontro concluso.» Disse Pan, ricevendo un segno di consenso dalla compagna.

 

I tre sayan arrivarono sulle sponde del lago, si guardarono un po' attorno e vedendo che non c'era nessuno si misero in attesa.

Dopo quella che gli era sembrata un'eternità, Goten iniziò a lamentarsi: «Maledizione, ma dove sono finiti?»

«Calmati fratellino, siamo arrivati solo da pochi minuti.» Tentò di dire Gohan, ma l'altro non lo ascoltò, perché la sua mente aveva ormai iniziato a navigare nell'Oceano sconfinato che erano i suoi pensieri, per farne a un certo punto emergere uno: «E se anziché aspettarli qui andassimo direttamente da Kin?»

Gli altri due si guardarono egualmente sorpresi da quell'uscita, che poteva in effetti avere senso, per poi puntare gli occhi seri in quelli del più piccolo e dire all'unisono: «Spiegati.»

Goten propose la sua idea in fretta e con molto entusiasmo.

«In poche parole, li potremo prendere di sorpresa e boom! Liberiamo Kin e li facciamo fuori in un attimo!» Concluse euforico, con tanto di schiocco di dita.

L'espressione sicura di Goten si contrapponeva perfettamente a quelle riflessive e profonde del fratello e dell'amico.

Dopo qualche secondo di silenzio, Trunks si rivolse al maggiore: «Che ne dici, Gohan? Pur venendo da Goten, non mi sembra un'idea pessima.»

«Ehi... Guarda che io sono proprio qui…» Lo fulminò con lo sguardo l’indiretto interessato, ma entrambi lo ignorarono.

«In effetti, potrebbe davvero funzionare. Grazie all'effetto sorpresa potremo riuscire a vincere in un minor lasso di tempo e così evitare anche che Kin rischi di farsi del male. Testarda com'è, non è improbabile che appena l'avremo liberata si fiondi su uno dei nemici per vendetta.» Rifletté a voce alta l'uomo. Alzò lo sguardo su Trunks e gli sorrise sicuro: «Anche se sembra una delle sue stupidaggini, stavolta ha fatto centro.»

Trunks sorrise di rimando, mentre gli occhi del minore passavano interdetti dal fratello all'amico. «Guardate che io sono qui!» Esclamò muovendo disperatamente le braccia per cercare di farsi notare.

«Trunks, tu sei il più bravo con le auree, riesci a rintracciare quella di Kin?» Chiese Gohan al giovane, ignorando completamente il fratello. Il sayan dai capelli chiari chiuse gli occhi per poi riaprirli dopo pochi istanti: «Trovata. Ma è molto debole ed è assieme ad altre tre auree impressionanti, stiamo attenti.»

«Finitela di ignorarmi e parlare tra voi!» Gridò il più piccolo, sbattendo i piedi per terra dal nervoso.

«Sì, sì come vuoi Goten. Ma ora muoviti e andiamo, abbiamo del lavoro da fare.» Gli disse saccente Trunks, già in volo, guardandolo appena.

Goten sbuffò, dopodiché si alzò in volo e seguì il figlio del principe, tirandogli maledizioni a denti stretti.

 

«Non dovremo andare al lago? La notte è calata già da un po’.» Disse Araik, nel silenzio che dominava ormai da ore tra loro.

«No, non importa. Tre sayan stanno venendo fin qui di loro spontanea volontà.» Gli rispose sua sorella, guadagnandosi un'espressione sorpresa del colosso e un sorriso da parte dell’altro sayan.

«Allora dovremmo accoglierli come si deve.» Sorrise il capo, provocando un lieve riso maligno nei due compagni, i cui volti venivano illuminati a sprazzi dal fuoco acceso.

 

Pan e Bra atterrarono sulle sponde del lago e si guardarono interrogative intorno, confuse dal fatto che non ci fosse nessuno.

«Non è certo quello che mi aspettavo... Non avrebbe dovuto, tipo, esserci uno scontro all'ultimo sangue per la salvezza della Terra?» Chiese tra il serio e lo scherzoso Pan. Bra si mise a riflettere, dopodiché chiuse gli occhi e si alzò il guanto destro dell'uniforme: «Non mi sfuggirai fratellone...»

Pan guardò interrogativa la ragazza al suo fianco, la quale armeggiava a un orologio che teneva al polso. La corvina le si avvicinò con espressione curiosa, vedendo uno schermo verde scuro con una triangolo rosso al centro e dei piccoli cerchi gialli che lampeggiavano fermi, sul lato dello monitor quadrettato.

«Di' un po', Bra... Ma quello non è forse...» Iniziò a chiedere Pan, indicando con l'indice il polso dell'amica. La turchina le mostrò il proprio sorriso furbo e le disse: «Già, è il radar cercasfere. In versione da polso, molto più comodo dell'originale.»

«E come pensi di rintracciare i ragazzi? Le sfere che si sono portati dietro sono false e... Aspetta un attimo...» Si fermò Pan, capendo d’improvviso perché Bra si fosse offerta di sua spontanea volontà nel portare le sfere ai tre. «Hai dato loro quelle vere?» Gridò incredula Pan, impressionata da tanta astuzia o stupidità, non avrebbe saputo dire, puntando il proprio indice contro una Bra con le sopracciglia alzate, gli occhi semi chiusi e un sorrisetto talmente furbo da far quasi paura.

«Ti rendi conto di cosa potrebbe succedere se i sayan riuscissero a impadronirsi delle sfere vere?» Continuò la mora, facendo reagire l'altra con un piccolo riso: «Ma per favore, Pan... Mi credi davvero così sciocca? Non sono mica Goten.» I suoi occhi blu andarono a incatenare quelli scuri della più giovane e le disse: «Le sfere vere che portano con loro sono solo sei, quella da quattro stelle è ancora nel caveau di famiglia. In questo modo, anche se i nemici riuscissero a impossessarsene, non riuscirebbero comunque a evocare il drago.»

La mora la guardò di sottecchi, stringendo appena gli occhi. «E non potevi metterne una sola vera, allora?»

«Sì così se magari le portava Goten, la perdeva per strada e la nostra possibilità di trovarli sarebbe andata a farsi benedire, dato che nessuna di noi è capace di percepire le auree...» Rispose l'altra alzando un sopracciglio, non riuscendo a comprendere perché Pan non ci fosse arrivata da sé.

«Credi davvero che mio zio sia così cret...» Pan stavolta si interruppe da sola, notando l'espressione dell'amica e riflettendo un istante su ciò che stava per chiedere, così abbassò la testa, fece un lungo sospiro e disse arresa: «Fai strada.»

 

«È qui sotto. E anche gli altri tre.» Disse Trunks, arrivati al limitare del bosco dove si trovavano i sayan.

«Non ricordo questo precipizio... Da ragazzo venivo spesso da queste parti, ma non mi pare di averlo mai visto...» Rifletté Gohan.

«Chissene frega del precipizio, ora dobbiamo salvare Kin!» Esclamò Goten.

«No, aspetta!» Provò a fermarlo il fratello, ma l'altro era già sceso a terra, perciò i due lo seguirono.

«Sei un'idiota! E dire che l'idea dell'effetto sorpresa era pure tua!» Gli disse Trunks, appena mise piedi per terra, avvicinandoglisi e sferrandogli un pugno sulla testa.

«Magari se tu la smettessi di urlare, potremo evitare di farci scoprire!» Rispose l'altro, mentre si massaggiava il capo, guadagnandosi solo un'occhiata di fuoco da parte del figlio del principe.

«Finalmente, siete arrivati...» Disse con tono annoiato la figura di fronte a loro, facendo tornare i tre sayan terrestri seri. Trunks fece un passo avanti e disse: «Dateci Kin.»

L'altro chiuse gli occhi, alzò l'indice verso di loro e lo mosse in segno negativo, accompagnato dallo schioccare della lingua, poi disse: «Prima le sfere del drago.»

«Non erano questi gli accordi.» Disse Gohan, accigliandosi.

Il sayan aprì le braccia all'altezza della vita e sogghignò: «Accordi? Come fate a parlare di accordi se non eravate nemmeno presenti quando sono stati presi?» Tese il braccio verso di loro e, tornato serio, disse: «Prima le sfere, poi la mezzosangue.»

«Mezzo... Sangue?» Sussurrò Trunks, il quale a sentir chiamare così l'amata iniziò a perdere lucidità. «È più sayan lei di quanto voi sarete mai!» Gridò, trasformandosi e colpendo l'avversario con un pugno, che venne però schivato all'ultimo momento.

«Capo... È... È un super sayan...» Disse incredulo Araik, uscendo dalla vegetazione e parandosi di fonte al sayan che aveva parlato fin a quel momento, per proteggerlo.

«Eh eh... Già.» Sogghignò Trunks, per poi tornare serissimo e dire: «Quindi vedete di collaborare e ridateci Kin, lo sappiamo che è qui.»

Gli occhi del capo degli avversari s'illuminarono, così come il suo volto. «Non posso crederci... Sakiara!» Gridò, voltandosi verso la foresta. «Di chi è figlio questo super sayan?»

«Di Vegeta, capo.» Si sentì dire da un punto non ben definito della vegetazione. La rivelazione fece immergere il sayan in quella che più che una risata di gioia sembrava da pazzo maniaco. «Fantastico!» Gridò a un certo punto, scostando bruscamente Araik e camminando verso un Trunks sempre più confuso. Arrivatogli di fronte, gli disse in un ghigno: «Tu sei mio. Insieme daremo vita ai figli più forti che si siano mai visti, con il mio purosangue di sayan e il tuo sangue reale nonché di super sayan, creeremo un esercito inarrestabile!»

Gli occhi dei tre sayan si fecero increduli, tutto d'un tratto.

«F-figli?» Ripeté perplesso Trunks.

«Sì, mio principe. Io sono Kihan ed esisto per servirla.» Disse il capo, inginocchiandosi.

«K-Kihan? Ma è un nome da donna...» Sussurrò incredulo Gohan. Trunks lo guardò con gli occhi fuori delle orbite, dopodiché Goten osservò meglio quelli che credeva fin a quel momento essere pettorali e, perso totalmente il controllo, urlò fuori di sé: «Quella sarebbe una femmina?»

«Ma certo che sono una femmina, cosa credevi?» Gli si rivolse Kihan, per poi alzarsi e posare nuovamente lo sguardo su Trunks, il quale le disse: «Senti, mi spiace, ma sono già impegnato. Con la sayan che tenete prigioniera, quindi...»

«Con quella là? Mi deludi mio principe, ma non ci sono problemi.» Disse Kihan, sorprendendo il sayan, il quale la fissò incredulo che la situazione avesse potuto risolversi in modo così privo di ostacoli. «D-davvero?» Chiese titubante.

«Ma certo.» Rispose lei con un sorriso, dopodiché chiamò la compagna, la quale uscì allo scoperto con la figlia di Goku ancora intrappolata nella prigione d’aura.

«Kin!» Gridarono all'unisono i tre, sollevati di vederla viva, anche se in pessime condizioni.

Il sorriso di Kihan si trasformò in un ghigno soddisfatto, mentre ordinò alla compagna: «Falla fuori.»

In quel momento i cuori dei tre mancarono un battito.

«Volentieri, capo.» Disse Sakiara. Strinse il pugno del braccio teso e la barriera iniziò a restringersi velocemente, rischiando di stritolare il corpo della prigioniera, la quale però raccolse le ultime energie e riuscì a teletrasportarsi fuori.

Disabilitata dalla stanchezza dovuta al digiuno degli ultimi tre giorni però, anziché riapparire di fronte ai due fratelli come avrebbe voluto, si ritrovò davanti ad Araik.

Il sayan non perse tempo e, desideroso di sfogarsi un po' e porre fine alla pagliacciata degli ultimi minuti, colpì Kin con un pugno in pieno volto, spendendola contro un albero che si ruppe e cadde a terra sotto il suo corpo, privo di ogni energia.

Araik fece appena in tempo a fare un ghigno, che si ritrovò a doversi parare dai colpi di Gohan, trasformatosi in super sayan, il quale non gli dava respiro.

«Non...» Un pugno a segno nello stomaco da parte dell'uomo dai capelli dorati. «...toccare...» Una gomitata al collo, che spinse il sayan verso terra. «...mai più...» Lo prese per la caviglia e lo lanciò senza difficoltà in cielo.

Araik si arrestò a mezz'aria, con in volto visibile tutta la propria ira e frustrazione. «Dove sei? Dove ti sei nascosto, sporco mezzosangue?» Gridò, guardandosi perso tutt'intorno.

D'improvviso, si arrestò per un brutto presentimento. Iniziò a tremare di paura, come se avesse sentito l'ombra della Morte apparirgli alle spalle. Ma era Gohan.

«...la mia sorellina.» Sussurrò con fare cupo il super sayan.

«Maledetto!» Fu il grido del colosso, mentre provava a riprendere il controllo del proprio corpo e si rigirava su se stesso, tentando di colpire l'avversario con un pugno. L'attacco venne bloccato senza alcuna difficoltà e Araik provò puro terrore, di fronte allo sguardo privo di pietà di quegli occhi azzurri. Cercò di scappare, ma la presa del super sayan sul suo pugno glielo impediva.

A terra, le altre due avversarie osservavano la scena con un'espressione priva di sentimento.

La voce di Kihan spezzò il silenzio tra loro: «Sakiara.»

La sayan scostò lo sguardo verso il capo, prendendo al volo i due piccoli oggetti che le lanciò. Aprì il palmo e spalancò gli occhi sorpresa. Stava per ribattere, quando Kihan la precedette: «È un ordine. Non vorrai disubbidire a un ordine del tuo superiore, vero?» Posò i propri buchi neri negli occhi della compagna, la quale strinse il pugno e chinò la testa con espressione di sottomissione, ripensando a episodi del proprio passato che non voleva in alcun modo si ripetessero.

«Agli ordini...» Sussurrò, prima di togliersi il ricevitore, consegnarlo al capo e alzarsi in volo verso il fratello.

Kihan indossò lo scouter e lo accese. Subito, il rilevatore le fece spostare lo sguardo e l’attenzione verso il corpo della figlia di Goku.

«Per te è finita.» Gohan stava raccogliendo l'energia nel proprio palmo libero, quando d'improvviso si ritrovò avvolto da una sfera d'energia. Si udì un grido di puro dolore e il biondo si accorse di avere ancora nella propria stretta la mano dell'avversario, tagliata all'altezza del polso dalla barriera.

«Piantala di urlare, bestione e indossa questo.» Gli disse in modo gelido la sorella, lanciandogli uno dei due piccoli oggetti consegnatole poco prima dal capo.

Araik lo prese al volo e non appena vide il contenuto del proprio palmo, si rivolse verso Gohan e gli rise con espressione pazza: «No, è la tua di fine!»

L’uomo gli mostrò soddisfatto l'orecchino e Gohan sbiancò, riconoscendolo. Il super sayan iniziò a colpire la prigione d'energia, tentando di uscire, nel mentre che gridava: «Ragazzi! Fermateli!»

Goten e Trunks guardarono interrogativi la scena, la quale mostrava loro Araik e Sakiara portarsi la mano all'orecchio. Non appena essi scostarono il palmo, i due riconobbero i Potara e si alzarono in volo, entrambi trasformati in super sayan, nel tentativo di fermare la fusione dei corpi che stavano venendo attirati l'uno all'altro; nel momento dell'unione, la barriera in cui era intrappolato Gohan svanì nel nulla.

Dalla luce che sprigionò la fusione, riecheggiò una risata malefica e vittoriosa, avente il timbro di Araik.

Un sayan con una corporatura maggiore del colosso, privo di cicatrici e l'armatura di Sakiara, uscì fuori dalla luce, con una risata maniacale e le poderose braccia incrociate al petto. Con un ghigno a dipingergli il volto, guardò uno a uno i tre super sayan che aveva davanti e disse: «Ora si inizia a giocare.»

 

Elsira #18

Ooookay, eccoci di nuovo qua. Ho pubblicato prima perché voglio finire la storia 'alla svelta', perché è andata troppo per le lunghe quindi... Beh, sapete com'è... E anche se non lo sapete, fate finta di esserne a conoscenza.
Sto smattando... Comunque!
Il prossimo aggiornamento è domenica mattina e, a rigor di logica, dovrebbe essere l'ultimo.
Ora, so che volevo dire una cosa 'importante' ma non mi viene in mente...
Ah sì: per chi non lo sapesse, la fusione di due creature di diverso sesso tramite gli orecchini Potara è possibilissima, non me la sono inventata di sana pianta. Un esempio (e credo anche l'unico, a essere sincera) è Kaioshin il Sommo, il quale altri non è che una fusione tra un Kaioshin e una strega. Davvero, non me la sono inventata io... Andate a controllare se non mi credete! xD Mi rendo conto che quest'ultima potrebbe essere o un colpo di genio, o la finale rovina della long... Ma a voi la scelta, io sono pronta a tutto, anche/sopratutto alle bandierine denominate "cattive"... Fate voi u.u

Poi: i Potara... Se ci pensate, all'inizio ce n'erano tre paia: quelli di Kaioshin dell'Est, quelli di Kibito e quelli di Kaioshin il sommo. Due paia vanno distrutti, ma ne rimane comunque uno (uno azzurro di Kibito e uno giallo di Kaioshin dell'Est). Questi non si sa che fine abbiano fatto (o almeno, io non me lo ricordo, mi sembra solo siano spariti nel nulla quando loro se li levano e si uniscono) quindi nel mio immaginario se li sono presi questi sayan.
Non ho ancora la più pallida idea di come abbiano fatto (forse ci scriverò un giorno un missing moments, non lo so) ma tanto non è importante ai fini di questa storia. :P
Sì, è un po' una scusa del piffero, quindi... Facciamo così: negli avvertimenti c'è il "what if?", perciò se non vi ho convinta, immaginatevi che sia avanzato un paio d'orecchini e che magicamente siano finiti nelle mani dei sayan!

Fatto sta che questo è principalmente un capitolo scritto per far sorridere, visto la evidente demenzialità che ho dato a Goten. Per quest'ultima, vorrei scusarmi ma sarebbe una bugia, in quanto sono attualmente affetta da una malattia mentale passatami che (praticamente) mi costringe a far vestire a Goten i panni del cretino. Non posso farci nulla, per questa long è andata così... Magari poi mi riprenderò, chissà... Lo spero...
Ora, sono abbastanza sicura che di cosa importante da dire ce ne fosse un'altra, ma al momento non mi sovviene... Quindi semmai ve la dirò la prossima volta :P
Bacione e buon metà-settimana a tutti!


P. S.: Ah, ecco cos'era! Il nome Kihan è **** ** ********! (Chi vuole, riempia i puntini, a me è stato chiesto di non farlo u.u) Ciao ciao carissimi ;* 


 


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^

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Capitolo 7
*** Scontro, parte 1 ***


Fine estate, Anno 793

«Quanto manca?» Chiese Pan dopo più di mezz'ora di volo. Le sembrava di non arrivare più.

La turchina osservò il radar al proprio polso. «Siamo quasi arrivate. Dovrebbero mancare pochi...»

«Aspetta!» La interruppe l'altra, fermandosi improvvisamente e trascinandola in basso con sé, prendendola per un braccio.

Bra guardò interrogativa la compagna, allorché questa indicò con la mano un albero appena caduto non distante da loro e disse: «È zia Kin!»

Le due si diressero velocemente dalla sayan, ma vennero fermate da Kihan, che si parò tra loro e la figlia di Goku con un ghigno divertito in volto e le braccia incrociate al petto. «Ma bene, bene, bene... Guarda un po' chi abbiamo qui... La figlia del principe Vegeta e l'indifesa Pan...» Inclinò leggermente la testa di lato e aggiunse: «Dove volevate andare?»

 

«Come... Come fate ad avere i Potara?» Chiese Gohan, incredulo a ciò che i suoi stessi occhi gli avevano appena mostrato e ancor di più dal livello combattivo che aveva acquisito il risultato della fusione.

Quest'ultimo si grattò un orecchio e disse: «Non saprei, dovresti chiedere al capo, è lei che li ha sempre avuti con sé. Sinceramente né Sakiara e né tanto meno Araik sapevano che sarebbero stati utilizzati in questo modo, pensavano servissero a far fondere con l'inganno il principe Vegeta e Kakaroth non appena si fossero uniti a noi... Ma poco importa.» Si schioccò le dita delle mani e il collo, per aggiungere poi in un ghigno: «Cominciamo?»

Goten e Trunks si scambiarono uno sguardo d'intesa e iniziarono a fare la fusione, ma non riuscirono a completarla perché entrambi si ritrovarono d'improvviso con una gamba rotta. Gohan fece appena in tempo a voltarsi per vedere alle proprie spalle il nemico, che sorrideva loro.

«Ma... Ma come diamine...» Sussurrò Trunks, cercando di soffocare i lamenti che gli uscivano spontanei dalle labbra per il dolore acuto al ginocchio.

«Voi... Non sapete nulla di ciò che Sakiara era in grado di fare... E soprattutto di quante cose conoscesse. Non vi siete chiesti come mai non si sia sorpresa nel vedere tutti questi super sayan? È perché lei sapeva tutto di voi. Per questo, io adesso so...» Disse rivolto ai giovani, i quali si tenevano ognuno il proprio ginocchio ferito. «Che se voi vi unite sareste un serio pericolo.»

«Ragazzi...» Sussurrò Gohan ai due, arretrando verso di loro e mettendosi in posizione d'attacco. «Scendete e prendete dei senzu, dopodiché unitevi e lasciate sfogare Gotenks. Fate in fretta, non so quanto riuscirò a tenerlo occupato.»

I due scesero di quota, ubbidienti.

«Oh no, non mi sfuggirete.» Sogghignò l'avversario, ma ben presto si ritrovò ad alzare una mano all'altezza del petto per parare la gomitata di Gohan, che gli disse minaccioso: «Sono io quello contro cui devi combattere, bestione.»

«Io non mi chiamo "bestione", mi chiamo Irakusa*. Ma se proprio ci tieni a essere il primo a lasciarci la pelle ti accontento subito moscerino.» Rispose l'altro, iniziando il combattimento corpo a corpo contro l'uomo.

Restando entrambi a pochi centimetri da terra per evitare di poggiare le gambe fratturate, Trunks si rivolse all'amico: «Allora, dove hai messo i senzu?»

Due occhi neri confusi e spalancati si intersecarono coi suoi, allorché un terribile dubbio si insinuò nella mente del più grande, che sussurrò: «Ti prego... Non dirmelo...»

«Dovevi prenderli tu!» Gli gridò contro Goten. Trunks portò il proprio volto furioso a pochi centimetri da quello del compagno e gli disse, irato: «Io dovevo prendere le sfere, sei tu che dovevi prendere i senzu, maledetto idiota! Come dovremmo fare ora con la fusione, eh? E a far riprendere Kin?»

Appena pronunciò il nome dell'amata, la voce di Pan riecheggiò attraverso la vegetazione, facendo spostare gli sguardi dei due giovani verso l'azione a terra, i quali divennero presto da irati a spalancati dalla sorpresa nel vedere Bra e Pan.

 

«Zia!» Gridò la più giovane, mentre l'avversaria aveva un braccio teso verso la sayan, la quale stava guardando verso la loro direzione con il petto che si alzava e abbassava in modo irregolare alla disperata ricerca di ossigeno con cui riempire i polmoni.

Kin, ancora sdraiata a pancia in su sul tronco, aveva appena lanciato una sfera d'energia rossa contro la nemica, sussurrando: «Lascia in pace... Mia nipote e... La mia migliore amica...»

Kihan sogghignò e, con ancora la sfera rossa che le sfiorava appena il palmo, disse: «Sei seria? Che cosa pensi di fare nelle tue condizioni? Non riesci nemmeno a reggerti in piedi e se questa è tutta l'energia che ti rimane...» S'interruppe, perché vide sogghignare Kin. La giovane infatti, chiuse il pugno e il corpo della rivale venne avvolto da una leggera aura rossa proveniente dalla sfera. Dopo pochi istanti, anche Kin venne avvolta dalla medesima aura e l'avversaria iniziò a sentirsi privare delle proprie energie.

Senza battere ciglio, colpì la più giovane con un raggio d'energia, ma questo attraversò l'albero senza sfiorarla, perché si era teletrasportata di fronte alle due compagne. Prima che Kihan potesse voltarsi, prese entrambe per le mani e le teletrasportò con sé dove erano Goten e Trunks.

Riapparsa davanti ai due, fu costretta in ginocchio, esaurite le poche energie che era riuscita a rubare a Kihan. Ciò nonostante, trovò la forza di alzare il volto e rivolgersi alle due, tutto d'un fiato e accigliata: «Si può sapere che cosa ci fate voi qui?»

«Noi...» Iniziò Pan, subito interrotta da Bra: «Non ho più intenzione di stare nelle retrovie! Qui non si sta parlando sol...» S'interruppe, perché suo fratello le aveva assestato un colpo al collo che la fece svenire. Pan la prese tra le braccia prima che potesse cadere a terra, dopodiché si voltò verso i due sayan, nel tentativo di dire qualcosa, ma la voce di Trunks la fece rabbrividire: «Maledizione, questo non è un gioco, lo volete capire sì o no?»

«Sì... Però...» La ragazza posò il corpo della compagna a terra, dopodiché inserì la mano del colletto della sua tuta e ne estrasse qualcosa, per poi porgerlo alla zia. «Abbiamo portato dei senzu.»

Kin osservò il palmo della nipote, contenente un fagiolo magico e dopo qualche secondo tirò un sorriso, guardando la ragazza negli occhi scuri. Prese il senzu e lo ingoiò, sentendo la medicina magica scorrerle benefica nel corpo, raggiungendo in breve il più piccolo capillare. Si alzò in piedi e disse alla nipote, con un sorriso sicuro di sé: «È ora di far sfogare un po' Pain.»

La ragazza sorrise raggiante e annuì con gli occhi lucidi per la gioia. Si alzò a sua volta e si avvicinò alla zia, quando Goten gli batté con un indice alla spalla, chiedendole umile: «Non è che avanzano dei fagioli per noi due? Così possiamo unirci anche noi?»

Pan si tirò fuori dal colletto un altro senzu e lo mostrò ai due, dicendo dispiaciuta: «Ne ho solo uno… Credevamo che voi avreste preso la scorta che c’era nella Gravity Room e...»

«Non importa, lo dividiamo.» La interruppe velocemente Trunks, prendendo il fagiolo di Balzar e spaccandolo in due, per mangiarne subito una parte e porgere l'altra al compagno. Questi stava per prenderla, quando il fratello lo costrinse a terra, cadendogli sulla schiena.

Irakusa atterrò a qualche passo da loro e Kihan apparve al suo fianco.

Tutti si voltarono verso i due, mentre Gohan si alzava malconcio da sopra il fratello.

«Gohan... Potresti spostarti? Sai, non sei proprio una piuma...» Sussurrò strozzato il ragazzo. L’uomo si alzò e si fiondò subito in un attacco contro Irakusa, ma venne ben presto rinchiuso nella prigione d'aura.

Il sayan avversario chiuse il pugno e la sfera si ristrinse velocemente, ma Kin riuscì a teletrasportarvisi all'interno e di nuovo fuori senza problemi.

La ragazza sorrise al fratello, che la guardò sereno seppur da un occhio solo, dato che l'altro non riusciva ad aprirlo per le botte subite. «Stai bene...»

«Già, merito dei senzu, nonché di Pan e Bra che li hanno portati.» Gli sorrise lei, sostenendolo da sotto un braccio. Lo sguardo di Gohan si fece interrogativo, finché non notò la presenza della figlia sul campo di battaglia ma prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, si ritrovò all'interno della G. R.

Sua sorella lo appoggiò alla parete e corse a prendere dei senzu, dopodiché gliene porse uno e, tutto d'un fiato, gli disse: «Non posso spigarti ora, prendi questo, rimettiti e poi tieni d'occhio Bra, che è svenuta per un colpo ben riuscito di Trunks. Torniamo presto, lascia fare a Pain e Gotenks, ora devo andare, ciao!» Dopodiché, svanì nuovamente nel nulla, portandosi dietro un fagiolo magico e lasciandolo confuso all'interno della Gravity Room, assieme a una Bra senza sensi di fianco a lui.

Gohan sbatté le palpebre per qualche secondo, non sapendo bene cosa provare. Un sorriso inaspettato gli illuminò il viso, si alzò, prese in braccio la figlia del principe e la portò in casa. Incontrò Bulma che camminava nervosa per l’abitazione e, dopo averla tranquillizzata dato che la donna si era spaventata nel vedere la figlia priva di conoscenza, le disse di iniziare a preparare un abbondante colazione, perché i quattro sarebbero stati sicuramente molto affamati quando sarebbero tornati. La scienziata annuì semplicemente, sorridendo.

 

Kin riapparve e la prima cosa che vide fu Goten che cercava la sua metà di senzu per terra. Dietro di lui, Trunks e Pan cercavano di guadagnare tempo lanciando sfere d'energia contro i due avversari.

«Muoviti Goten!» Gli gridò Trunks.

«Avanti... Dove ti sei cacciato?» Sussurrò impaziente il moro, raspando a terra. Stava per iniziare a scavare con le unghie, quando la mano della sorella contente un senzu gli si parò di fronte agli occhi, i quali gli si illuminarono all'istante. Non perse tempo e lo buttò subito giù, mentre Kin si diresse dietro Trunks e Pan, scambiandosi uno sguardo d'intesa con la nipote. In pochi secondi, eseguirono una fusione perfetta.

«Unisciti a Goten e raggiungeteci, ora si inizia a fare sul serio.» Disse con un mezzo sorriso Pain a Trunks, il quale le consegnò la fascia arancione che aveva alla vita per coprirsi, un istante prima di svanire e riapparire all'interno della polvere ormai quasi completamente dissoltasi dovuta alle sfere d’energia.

«Allora... Abbiamo un conto in sospeso con entrambi...» Sogghignò Pain, schioccandosi le dita delle mani a pugno, per poi aggiungere in un sorriso furbo: «Chi di voi vuole morire per primo?»

«Io non sarei così sicuro di vincere. La fusione dura solo mezz'ora, dico bene? Dopodiché tornerete due semplici ragazzine. E oltretutto, anche così non siete abbastanza forti nemmeno per confrontarvi con me, figuriamoci con il capo.» Sogghignò Irakusa.

«Non so... Sono abbastanza per essere usate per sgranchirci un po', prima di passare agli altri due.» Rispose altrettanto divertita Kihan.

«Fossi in voi, non avrei così tanta fiducia.» La voce maschile entrata in campo era quella di Gotenks, apparso in quel momento al fianco di Pain. Il sayan sorrise saccente e mostrò loro il pollice verso, sicuro di sé: «Mezz'ora è più che sufficiente per farvi fuori.»

Gli occhi scuri degli avversari si strinsero e Gotenks si rivolse in un sussurro alla compagna: «Allora, chi si prende chi? Se non vi spiace, noi vorremmo far fuori quello con gli orecchini... Abbiamo due ginocchi rotti in credito nei suoi confronti.»

«Nessun problema, anche perché noi volevamo combattere contro nostra zia.» Sorrise Pain. Gotenks la guardò strabuzzando gli occhi. «Zia?»

«Già, quella è la sorella di Goku. Buffo il destino, eh? Ma se non vi spiace, vi spiegheremo i dettagli davanti a una bella colazione, appena finito qui.» Rispose in modo tranquillo Pain, per poi sparire e attaccare con un calcio rotante l'avversaria prescelta, la quale parò il colpo con l'avambraccio e un sorriso. «Piacere di essere la vostra scelta, nipotine.»

Gotenks alzò un pugno e gridò alla compagna: «Non vale, dovevamo iniziare insieme!» Le braccia andarono l'istante dopo a croce davanti al proprio volto, per parare i pugni di Irakusa.

A ogni colpo, Gotenks veniva fatto arretrare di tre passi, tant'è che al quarto si piegò all'indietro, poggiando le mani a terra sopra la propria testa e portando i piedi sull'addome dell'avversario. Gli mostrò un sorriso a trentadue denti, gli diede una serie di potenti e velocissimi calci, dopodiché lo spinse verso l'alto.

Irakusa si arrestò in cielo. Si guardò attorno, mentre con una mano si teneva l'addome dolorante e con il dorso dell'altra si puliva le traccie di sangue uscite dalla bocca. «Maledizione, dove siete finiti?» Gridò al vento, continuando a guardarsi attorno.

«Siamo qui.» Una gomitata al collo per farlo girare in orizzontale e una ginocchiata al fianco per farlo salire ancora più in alto. Stavolta fu Gotenks a fermare l’ascesa, apparendo sopra di lui e colpendolo con un calcio rotante al fianco, che però venne con sua sorpresa fermato.

Con la caviglia del giovane stretta nella propria mano, Irakusa disse irato: «Ora... Basta... Giochini...»

Il sorriso strafottente della fusione gli fece perdere la calma e gridare con gli occhi di fuori, mentre le guance di Gotenks si gonfiavano: «Mi avete stancato!»

Una sfera d'energia che si era appena formata sul palmo libero del sayan fu liberata di fronte alla faccia strafottente del più giovane. Un sorriso soddisfatto fece appena in tempo a dipingersi sul volto di Irakusa, che si tramutò ben presto in una smorfia di rabbia nel vedere, appena il fumo si fu diradato, che gli unici danni che aveva fatto erano qualche graffio qua e là sul volto dell'avversario.

Gotenks soffiò fuori dalla bocca dieci indistinte forme bianche, che ben presto presero l'aspetto di un Goten fantasma e andarono a chiudere un cerchio intorno a loro. Non appena liberato l'ultimo, la fusione dei due giovani si tirò su, piegandosi sugli addominali e diede un colpo al polso dell'avversario, spezzandogli la mano e liberando la propria caviglia.

Irakusa si ritrovò così circondato dai dieci fantasmini mentre si teneva la mano dolorante e Gotenks se ne stava tranquillamente con le braccia incrociate al petto, fuori dal cerchio formato dalle sue creature.

«Ci siamo stancati di giocare con te... Sei noioso! Non abbiamo nemmeno avuto bisogno di trasformarci in super sayan, ti rendi conto? Beh, è giunta l'ora di finirla, scommettiamo che basteranno tre fantastmi kamikaze?» Inclinò la testa di lato e sorrise sornione, stendendo il braccio in avanti e mostrando il numero appena citato con le dita, di fronte allo sguardo di odio che gli veniva lanciato dall'avversario. Chiuse il palmo e roteò il pugno, dopodiché mostrò il pollice verso e proclamò: «Due, quattro e sette, fatelo fuori.»

I tre fantasmi si andarono ad attaccare al corpo dell'avversario e non appena lo sfiorarono, esplosero come da copione.

Gotenks si stirò all'indietro e tirò uno sbadiglio, con tanto di lacrimuccia all'angolo dell'occhio. «Che noia... Beh, d'altra parte se si è deboli c'è poco da fare...» Fece per voltarsi in basso e dirigersi a dare una mano alla compagna, in modo da finire in fretta quella storia e andare a dormire un po', ma non fece in tempo a scendere che venne avvolto dalla prigione d'aura. Si voltò, serio, verso la nuvola di fumo che ancora non si era completamente diradata e dal quale in breve sbucò Irakusa, malconcio ma ancora vivo.

«Ora... Voglio vedere... Come ve la caverete... Sbruffoni...» Disse la fusione dei sayan nemici.

Un sorriso sicuro si dipinse sul volto del giovane, che schioccò le dita sicuro di sé e sussurrò: «Fantasmi kamikaze.... Via!»

Tutte e sette le creature rimaste si diressero verso la prigione d'aura, sotto gli occhi increduli di Irakusa. Quando i fumi delle esplosioni si diradarono, Gotenks vide con stupore che la combinazione di esplosioni non erano bastate a liberarlo.

A quel punto, Irakusa gli si rivolse e chiese confuso: «Perché diamine non li hai lanciati contro di me?»

Gotenks sbatté un paio di volte le palpebre, dopodiché batté il pugno sul palmo della mano e disse: «Ma certo!»

L'avversario lo guardò incredulo, allorché il giovane rise e si portò una mano dietro la testa, aggiungendo divertito: «In verità, non ci avevamo proprio pensato, eheh… Credevamo che avrebbero distrutto la prigione tramite l’esplosione, non avevamo preso in considerazione l’idea di far attaccare direttamente te.»

Irakusa gli gridò in faccia, sentendosi preso in giro: «Pensate che questo sia uno scherzo? Piantatela di giocare e vedete di fare sul serio!»

«Su su, quante storie... Rilassati amico...» Disse il giovane, con aria sufficiente che fece infuriare l'altro ancora di più. Si portò le mani ai fianchi e sorrise saccente, guardandolo con un sopracciglio alzato: «Ti rendi conto che ci stai sgridando perché non ti abbiamo ucciso? Certo che sei davvero strano, tu.»

«Basta... Ne ho abbastanza delle vostre cretinate...» Sussurrò tra i denti il sayan nemico, incassando la testa tra le spalle. Spalancò lo sguardo e urlò: «Non vi sopporto più!»

Al grido, centinaia di schegge luminose dello spessore di aghi partirono dalla parete interna della bolla e colpirono Gotenks, perforandogli la pelle e attraversando il suo corpo. Il sayan non riuscì a schivarle, perché non aveva gioco di movimento in quella sfera e venne perciò immancabilmente centrato. Il suo corpo si colorò presto di rosso e si accasciò all’interno della prigione, dato che l’attacco gli aveva gravemente danneggiato gli organi interni.

 

A terra, lo scontro che si stava svolgendo tra le due sayan era decisamente a sfavore della fusione. Il corpo a corpo contro Kihan era ben presto divenuto uno scontro a senso unico, dove tutto ciò che Pain riusciva a fare era schivare i potenti colpi della sayan.

La fusione riuscì all'ultimo a schivare un pugno dell'avversaria, utilizzando il teletrasporto e andandosi a nascondere dietro a un albero lì vicino, nel tentativo di prendere fiato ed escogitare un modo per togliersi da quella spiacevole situazione.

«Venite dalla zia, avanti. Ho un meraviglioso regalo per voi... Un bel viaggio di sola andata per l'Aldilà.» Sogghignò Kihan guardandosi intorno alla ricerca della propria preda.

Il petto di Pain si alzava ed abbassava in fretta, nel tentativo disperato di trovare ossigeno. La fusione chiuse gli occhi e provò a concentrarsi più che poté, nel tentativo di riuscire a pensare a un modo per sconfiggere la sayan, ma tutto ciò di cui si rese conto fu che nonostante non ci fossero rancori di alcun genere tra Pan e Kin, l'unione delle menti ancora non era avvenuta completamente e in modo omogeneo.

«Trovate.» Sussurrò malefica Kihan. Pain fece appena in tempo ad aprire gli occhi che un pugno la colpì in pieno viso, facendola volare verso il precipizio, nel quale sarebbe caduta se la sayan non l'avesse presa per il gilet, fermandola, quand'era appena giunta sull'orlo.

Kihan alzò un braccio verso il cielo e una sfera d'energia nera e viola, circondata da scosse elettriche andò a crescere sul suo palmo.

«Sapete, mi avete davvero delusa. Pensavo che foste più capaci di così, ma evidentemente il sangue terrestre che vi scorre nelle vene vi ha impedito di diventare delle vere guerriere.» Disse un poco rammaricata.

Pain non riuscì a dire nulla, né tantomeno a muoversi per difendersi. Con il sangue che le usciva dalle labbra, dal naso e dalla fronte, l'unica cosa che riuscì a fare fu quella di aprire appena gli occhi e vedere Gotenks che si accasciava all'interno della prigione d'energia di Irakusa, la quale stava velocemente rimpicciolendosi, andando ben presto a ridurre in poltiglia il corpo del guerriero.

Pain riuscì a mala pena a muovere le labbra in un sussurro tremante e appena udibile: «Ka… Io...»

La sfera oscura raggiunse la dimensione che alla sayan parve bastare per farla finita, così un sorriso sadico le si dipinse in volto e, prima di colpire l'avversaria, sogghignò: «Beh, quanto meno è stato uno scontro rilassante. Addio nipotine.»

 

APPUNTAMENTO A DOMANI MATTINA CON L'ULTIMO
(cavolo, lo spero davvero....)
CAPITOLO DELLA LONG

 
 

* Irakusa = In giapponese significa “ortica” ed è l’unico nome che ho trovato che si avvicinasse un minimo a un’unione di Sakiara e Araik… Lavorate di fantasia a riguardo e fatevelo garbare… u.u (Ovviamente scherzo :P)

 


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^ 

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Capitolo 8
*** Scontro, parte 2 ***


Fine estate, Anno 793

«Ken...»

Il colpo venne sferrato e la sfera oscura collassò all'interno del precipizio, illuminando la notte con la sua luce per secondi infiniti.

Kihan sorrise soddisfatta, finché lo scouter non s’illuminò e le indicò di guardarsi alle spalle. Con occhi sgranati dalla sorpresa, vide la fusione delle ragazze che teneva sotto braccio Gotenks, sul punto di morte.

Pain collassò a terra, distrutta dalle energie che il kaioken aveva richiesto per quell'ultimo teletrasporto. D'altra parte, non sarebbe riuscita a effettuarlo senza ricorrere a quella tecnica, perché non aveva abbastanza forze.

A terra, richiamò tutte le energie per guardare Gotenks e avvicinarsi a lui. Con non poche difficoltà lo rigirò, mettendolo pancia in su e poggiò la testa sul suo petto rosso. Tirò un sospiro di sollievo, riuscendo a sentire il cuore del compagno, seppur flebile, battere ancora e riaprì gli occhi.

Questi si spalancarono in pochi istanti, vedendo la metà del senzu che Goten aveva perso a terra antecedentemente. Raccolse le ultime energie e tese il braccio verso di esso, riuscendo a chiuderlo nel proprio pugno.

«Che cosa cre...» Gridò Irakusa, avvicinandosi in picchiata a loro ma venne fermato dal suo capo, che lo bloccò con un braccio e disse: «No.» Poi aggiunse, sogghignando: «Lasciali fare. Sarà divertente ucciderli un'altra volta.»

Pain fece per portare il fagiolo alle labbra di Gotenks, in modo che lui potesse riprendersi, ma le palpebre rivelarono gli occhi scuri del guerriero e le sue labbra si mossero appena in un sorriso, sussurrando: «No... Prendetelo... Voi...»

Gotenks portò tremante la propria mano insanguinata verso quella della sayan, sfiorandola e spingendola verso di lei. Mentre lei faceva cenno di no con la testa, gli occhi del guerriero mostrarono tutta la tenerezza di Trunks e il suo sorriso tutta la dolcezza di Goten, mentre diceva: «Noi non... Avremmo comunque... La forza di... Mandarlo giù...»

Pain, con le lacrime agli occhi, si portò il senzu alle labbra e lo ingoiò, riuscendo subito a rimessa in sesto dal potere. Le percorse per intero il corpo come una magia benefica, mentre si rialzava in piedi, inondandola di forza ed energia a ogni battito del proprio cuore, raggiungendo ogni estremità del suo corpo tramite il più piccolo capillare, mentre i suoi occhi si riempivano di pura ira e odio nei confronti delle due creature che si trovava davanti.

Si sentì incredibile, mai aveva provato una sensazione del genere e le parve impossibile che ciò scaturisse dal senzu. Ciò che provava, non aveva niente a che fare la sensazione benefica che regalava il fagiolo magico in quei pochi istanti che impiegava nel fare la sua magia. Quella sensazione di piena padronanza di quel corpo, la possibilità di muoversi alla velocità della luce senza bisogno di dover accordare le menti di entrambi le due sayan. Era una strana, magnifica, sensazione di completezza, equilibrio, lucidità mentale e armonia.

Non fece in tempo a realizzare appieno e godere di quel nuovo controllo di se stessa, che il sangue le ribollì nelle vene e il suo corpo venne attraversato da una sensazione di calore che non ricordava di aver mai provato prima, non nella realtà almeno. Tutti i suoi muscoli fremettero e ebbe la sensazione che da un momento all'altro sarebbero esplosi, eppure si sentiva bene. Si sentiva così dannatamente bene.

Solo una cosa stonava e le dava terribilmente fastidio: quel senso d'ira che provava per i due sayan dagli occhi spalancati di fronte a lei, la voglia di ucciderli e vederli soffrire più di qualunque altra cosa. Il desiderio di vendetta per aver ucciso Trunks e Goten.

Le palpebre di Gotenks si abbassarono, lasciando come ultima immagine nei suoi occhi l'aura dorata che avvolgeva la sayan. Prima di lasciar cadere la propria testa di lato e abbandonarsi, il sorriso strafottente che lo aveva sempre contraddistinto andò a illuminargli il volto un'ultima volta, prima di sussurrare: «Per voi è finita...»

Pain fece un passo, voltandosi completamente verso i due avversari che si trovava di fronte. Posò il proprio sguardo prima su Kihan, poi su Irakusa e il suo primo obiettivo le fu subito chiaro.

Il sayan si voltò verso il proprio superiore, gridandole contro: «Hai visto che cosa abbiamo guadagnato ad aspettare? Ora che si sono trasformate come dovremm...» Venne interrotto dall'improvvisa mancanza di fiato ai polmoni. Abbassò lo sguardo con gli occhi fuori dalle orbite verso il proprio ventre e vide la mano di Pain attraversargli la cassa toracica.

Il suo volto si girò tremante verso la figura alla sua destra inclinata in avanti, che gli sussurrò: «Questo è per Trunks e Goten.» Il suo sguardo di ghiaccio, che rispecchiava alla perfezione il tono della sua voce, si spostò e andò a far suoi gli occhi scuri dell'avversario. «Non avresti dovuto far loro del male...» Sussurrò minacciosa, mentre chiudeva a pugno la mano all'interno del corpo dell'avversario. «Non avresti dovuto...» Dei fasci di luce fuoriuscirono dal ventre dell'uomo all'altezza della ferita appena provocatagli, dovuti alla sfera d'energia che la sayan stava caricando all'interno del proprio pugno. «Ucciderli!» Fece leva con il braccio e scaraventò il corpo nel cielo notturno, che venne dopo pochi istanti illuminato dall'esplosione di luce.

Lo sguardo gelido della fusione venne illuminato dall'ultimo fascio, mentre si posava truce su Kihan, la quale non aveva battuto ciglio alla morte del compagno.

La mora sputò a terra e disse semplicemente, con un sorriso in volto: «Cos'è? Pensate di avermi sorpresa? Beh, vi sbagliate. Anche se siete diventate super sayan, non avete comunque nessuna chance contro di me.»

Pain non la degnò di alcuna attenzione e si diresse verso il corpo di Gotenks, sotto lo sguardo interrogativo della sayan.

Giuntagli al fianco, si chinò su di lui e gli posò una mano al petto, che presto iniziò a illuminarsi di una tenue luce dorata.

«No...» Sussurrò Kihan, consapevole che se la fusione dei due ragazzi si fosse ripresa, per lei non ci sarebbe stato scampo. Poteva affrontare un super sayan, ma non due. «Non lo farai!» Gridò, mentre si fiondava veloce verso l'avversaria per impedire il processo di guarigione.

Arrivata a pochi passi da loro però, venne respinta da un colpo d'aura. Gli occhi azzurri di Pain si alzarono verso di lei, senza che la mano si staccasse dal petto del compagno e le disse gelida: «La figlia di Goku sa neonata respingeva Vegeta, tu in suo confronto non sei niente. Ora che le menti di Pan e Kin sono perfettamente unite dentro di me, ho la piena padronanza di tutte le nostre tecniche e i nostri poteri.»

«Brutte sfacciate...» Disse tra i denti Kihan, stringendo i propri pugni fin a conficcarsi le unghie nella carne e far uscire il sangue. «Ma con chi credete di avere a che fare, sciagurate?» Gridò loro contro, caricando il suo attacco più potente, ovvero la sfera oscura che avrebbe dovuto eliminarle sul precipizio.

In quel momento, Gotenks riaprì piano gli occhi e li posò su Pain, la quale gli sorrise dolce: «Come vi sentite?»

Lui le regalò un sorriso orgoglioso e sussurrò, ancora non recuperate per intero le energie: «Siamo fieri di voi... Vi siete trasformate in super sayan... Ce l'avete fatta...»

Pain tirò un sorriso dolce. Dopo pochi istanti, a donazione pressoché completata, tornò allegra e gli disse, alzando saccente un sorpacciglio: «Ah, comunque... Abbiamo fatto fuori il bestione, quindi ora vedete di darci una mano con la zia che almeno fate qualcosa di utile anche voi.»

Levò le mani dal dorso del guerriero e questi si tirò subito in piedi, con un colpo di reni e le si rivolse sconsolato, mentre si schioccava il collo. «Uffa però, potevate lasciarlo a noi... Avevamo un conto in sospeso!»

«Sì, così vi facevate di nuovo far fuori...» Sorrise scherzosa lei. Gotenks rispose guardandola di sottecchi, mentre roteava la spalla per fare stretching e si trasformava: «Che avete da lamentarvi? Sbagliamo o siete diventate super sayan grazie alla nostra quasi morte?»

«Piantatela di chiacchierare tra voi!» Gli gridò contro Kihan, con sopra i palmi delle mani una sfera d'energia del diametro di un campo da calcio. I due la guardarono con aria sufficiente e Gotenks propose, con gli occhi azzurri fissi sulla sfera e dopo aver fatto schioccare la lingua: «Kamehameha?»

La sayan avversaria gridò, lanciandola loro contro la sfera d'energia, accasciandosi a terra subito dopo per mancanza di energie: «E provate a sopravvivere a questa!»

«Kamehameha.» Sorrise Pain, guardandolo in volto con un'espressione che non riusciva a nascodere la propria gioia di vederlo vivo. Si voltò poi, tornata seria, verso l'attacco che doveva a tutti i costi fermare.

«Kame...» Le mani delle due fusioni si mossero all'unisono, così come le loro labbra, mentre richiamavano entrambi l'energia all'interno della coppa formata dalle loro mani: «...Hame...» La luce azzurra divenne più nitida, formando il contorno di una sfera d'energia. «...Ha!» Gotenks e Pain portarono i palmi in avanti e da essi partirono gli attacchi dalla luce avente il medesimo colore dei loro occhi a una velocità crescente, dirette verso la sfera oscura.

Riuscirono a fermarla, ma non a respingerla, cosicché Gotenks strinse i denti e con un grido si trasformò in super sayan di terzo livello, aumentando la potenza del proprio colpo abbastanza da spedire l'attacco nemico contro colei che lo aveva mandato.

Kihan, impegnata ogni sua energia nel proprio colpo, chiuse gli occhi e si lasciò investire dal suo stesso attacco, con un sorriso amaro in volto.

Non appena la luce si diradò, Gotenks e Pain si guardarono sorridendo soddisfatti, ma dopo pochi istanti una nuova luminescenza venne emessa dal super sayan di terzo livello e la fusione per lui terminò.

Pain guardò i due giovani e chiese loro confusa: «Come mai questa cosa? La mezz'ora non è ancora passata...»

Goten e Trunks si guardarono e il più giovane rispose, portandosi una mano dietro la chioma scura: «È per via del super sayan di terzo livello...» Dopodiché Trunks aggiunse: «Trasformarsi fa diminuire la durata della fusione e con il terzo livello si rimane uniti davvero per poco, fuori dalla Stanza dello Spirito e del Tempo.»

«Ah... Capito...» Disse Pain, per poi aggiungere: «Quindi anche noi ci divideremo da un moment...» Fu interrotta da una voce estremamente familiare, che proveniva dall'alto: «Siete stati davvero bravi. Ottimo lavoro di squadra.»

I tre alzarono gli occhi al cielo e videro Goku e Vegeta che li osservavano, il primo con un largo sorriso sul volto, l'altro con un semplice inclinamento delle labbra verso l'alto.

«Ma... Ma che...» Iniziarono a balbettare Goten e Trunks, increduli. Pain si portò una mano chiusa a pugno di fronte al petto e si rivolse ai due sayan, adirata: «Siete stati qui tutto il tempo? Perché accidenti non siete intervenuti?»

I due scesero di quota e atterrarono di fronte ai giovani. Goku si portò i pollici all'interno della fascia che portava in vita e disse, semplicemente: «Andiamo, ve la siete cavata bene no? Non possiamo venirvi in soccorso nelle faccende di pulizia quotidiane, dobbiamo entrare in scena quando ci sono avversari della portata di... Di...» Si fermò un attimo e trascinò lo sguardo al cielo, come per trovare le parole nelle stelle. Cacciò in avanti la testa e con un largo sorriso e gli occhi chiusi disse: «Beh, di qualcuno che possa essere considerato una vera minaccia.»

Trunks e Goten guardarono increduli i loro padri, mentre Pain si fiondò sull'eroe, avvinghiandoglisi alle spalle e iniziando a tirargli i capelli. «Vedi di non farci mai più svenare in questo modo, quando sarebbe bastato un tuo battito di ciglia per risolvere tutto!» Gli gridò, mentre Goku si rigirava su se stesso e tentava di togliersi dalla schiena la fusione, tra lamenti e blande scuse.

I due giovani scoppiarono a ridere, divertiti dalla scenetta e anche a Vegeta scappò un lieve riso, in favore delle due ragazze.

Dopo che Pan e Kin furono tornate ognuna padrona del proprio corpo, Goku teletrasportò tutti a casa di Bulma, dove c'era un vero banchetto nella sala da pranzo ad attenderli.

Appena varcata la soglia, i membri della famiglia Son si lanciarono voraci sul cibo, mentre Trunks e suo padre si fermarono prima di fronte a Bra, seduta con gambe e braccia incrociate sul divano. Suo padre si mise in piedi di fronte a lei, serio e con le braccia al petto, mentre suo fratello le si sedette a fianco.

«Bra...» Iniziò Trunks con tono riconciliatorio, ma per tutta risposta lei si voltò e gli diede le spalle, accentuando ancor di più la sua espressione offesa.

Il giovane non poté che tirare un sospiro sconsolato. Si sentì gli occhi neri del padre addosso, cosa che gli fece alzare lo sguardo. Capì al volo la richiesta del principe e, seppur un poco refrattario, si alzò e andò a unirsi agli altri intorno alla tavola imbandita, sedendosi accanto all'amata con un sospiro.

Kin staccò lo sguardo dallo stinco di maiale che teneva tra le mani e lo posò sul giovane, per poi vedere con la coda dell'occhio Vegeta parlare alla figlia, farla alzare e dirigersi con lei fuori dalla stanza, venendo poi seguito inevitabilmente anche da Bulma.

Preoccupata, chiese a Trunks: «Starà bene?»

Lui allungò la mano verso il pesce alla griglia con aria mogia, portandoselo vicino alle labbra e, prima di dare il primo morso, risponderle: «Sì... La sgrideranno un po', lei farà gli occhi dolci e pentiti, papà ci cadrà come un pollo e tra cinque minuti Bra tornerà di qua a mangiare con noi, felice e contenta come suo solito. Da qui ci sono due opzioni: o i miei genitori resteranno in quella stanza a litigare per qualche ora e poi mio padre sparisce per un paio di giorni, oppure torneranno qui, litigheranno quando saremo andati tutti a dormire e finiranno poi per andare a letto e fare pace con...» Un lieve rossore gli colorò le guance, facendolo interrompere. Ingoiato il primo boccone, abbassò lo sguardo e sussurrò: «Beh, hai capito...»

Kin rispose con un sorriso nervoso, affermativo, quindi tornò a concentrarsi sul proprio animale preferito, finché l'imminente domanda di suo fratello maggiore le fece drizzare le orecchie: «Ma... Voi due vi siete trasformate in super sayan?»

Kin e Pan si guardarono per un istante, sbatterono gli occhi all'unisono, alzarono la testa dal piatto voltandosi verso Gohan e, sempre insieme e con una voce tranquillissima, dissero semplicemente: «Sì.» Dopodiché tornarono al cibo, lasciando il sayan di stucco da tanto apparente menefreghismo. Lui infatti, non era a conoscenza dei piani delle sorella e della figlia, riguardo a come si sarebbero divertite già l'indomani con Pain e il suo stadio di super sayan.

«E come avete fatto?» Provò di nuovo Gohan, nel tentativo di vedere un briciolo di entusiasmo nei due paia di occhi neri.

Per tutta risposta, Kin alzò le spalle mentre azzannava la carne, mentre sua figlia gli disse con il medesimo tono di prima: «Zio Goten e Trunks sono quasi morti, niente di che...»

«Niente di che?» Ripeté scoraggiato Gohan, mentre suo fratello posò il proprio pezzo di carne e si rivolse a entrambe: «A proposito di ciò che è successo...»

Gli occhi delle due tornarono nuovamente a posarsi sul membro della loro famiglia, innocenti, mentre suddetto membro proseguiva con tono indagatorio: «Si può sapere da dov'è saltata fuori quella cosa curativa che avete fatto con le mani?»

«Oh quella? È una tecnica che conosce Panny.» Rispose evasiva Kin, la cui frase venne completata dalla diretta interessata, che annuì: «Me l'ha insegnata tempo fa zio Piccolo.»

«E perché non l'avevate mai usata prima?» Chiese Trunks, rimembrandosi delle infinite volte in cui durante gli allenamenti erano terminati i senzu ed erano stati costretti tutti e quattro alla quasi totale immobilità per i dolori corporei.

«Perché non ne eravamo capaci.» Rispose semplicemente Pan. L'altra aggiunse: «Prima di trasformarci, le nostre menti non si erano mai riuscite a collegare granché bene, di conseguenza molte tecniche che conosciamo singolarmente non sono mai state utilizzabili sotto forma di Pain, o comunque non rendevano al massimo. Anche se non saprei dire se sia avvenuta prima la trasformazione in super sayan o l'unione delle nostre menti... Tu che dici, Pan?»

«Non chiedere a me, io ci ho capito meno di te zia. Ancora non comprendo come sia possibile che ci siamo trasformate...» Rispose la più giovane, scuotendo la testa.

Gli occhi di tutti i commensali si posarono su Goku, il quale se ne accorse dopo qualche secondo, impegnato com'era a mangiare i propri spaghetti. Con ancora il cibo tra le labbra e la scodella, chiese senza aprire la bocca: «Mh? Che c'è, tocca a me?»

Tutti annuirono e lui finì il contenuto della ciottola, dopo aver mugugnato un misero 'okay'.

Posò il contenitore sul tavolo e indicò con le bacchette, ancora in mano e pronte a infilzare un nuovo boccone di cibo, prima le due ragazze, poi i due giovani, dicendo: «Perché non era solo una di voi due a provare rabbia per la scomparsa di uno solo di voi due.» Guardò in alto, confuso dalle sue stesse parole, battendosi leggero la base delle bacchette sul mento. «O almeno, questo è più o meno quello che ha detto Vegeta...»

«Non ho affatto detto così, idiota.» Lo corresse il principe, entrando nella stanza seguito dalla moglie e dalla figlia e dirigendosi al tavolo, dove si sedette al proprio posto a capo tavola, guardando storto l'uomo. Si voltò poi verso i più giovani e, mentre si riempiva il piatto, spiegò: «Vi siete trasformate perché in Pain risiedono i sentimenti di entrambe. In quel momento non stavate per perdere solo un amico, un fratello, uno zio o un amato, ma tutte e quattro le cose messe assieme. Di conseguenza, la vostra ira era al limite per ognuna di voi, in più moltiplicata dalle più perdite contemporanee. È questo che ha fatto scattare la trasformazione in super sayan.»

Le due ragazze si sorrisero a vicenda, per poi ridere assieme agli altri giovani della ripresa di Goku, il quale si rivolse al principe con espressione scocciata di bambino: «È quello che ho detto io.»

Le sopracciglia di Vegeta si avvicinarono ancora di più e, dopo un verso di stizza, brontolò: «Non è assolutamente la stessa cosa, come lo avevi detto te non si capiva nulla. Quindi mangia e zitto, che ci guadagni Kakaroth.»

«Uffa... Sempre il solito antipatico...» Sbuffò l'eroe, in un sussurro per evitare di farsi sentire e rischiare così di vedersi privato d'improvviso di quel banchetto delizioso.

 

Elsira #19

E... Anche questa è finita!
Grazie a tutti coloro che hanno letto, recensito e inserito la long nelle liste. Mi spiace per ciò che ho scritto, per quanto mi riguarda è un pessimo lavoro e mi dispiace avervelo fatto sorbire. Davvero. A ogni modo, spero di rifarmi in futuro!
Per chi avesse ancora fiducia in me, lo aspetto martedì con il primo capitolo della raccolta di 5 flash fic
(cavolo se è stato complicato rientrare nelle 500 parole!!) sul matrimonio di Kin e Trunks. E anche se il matrimonio sarà in suuuuuper background, spero comunque di strapparvi un sorriso :)
Per ora vi dico solo che entrerà in scena un nuovo arrivo e, spero, sarà gradito. E' uno dei miei personaggi preferiti di tutto l'anime/manga :P
Per chi volesse, sono aperte le scommesse sulla sua identità u.u Chi lo sa già, stia zitto/a ;P (Sì, mi sto riferendo proprio a TE! :P)
Un bacione a tutti, buona domenica e... Scusate ancora davvero tanto per questa long...


 


Se lasciate una recensione con i vostri pensieri non potete che farmi piacere :) Se notate degli errori o avete dei consigli, non esitate a farmelo sapere; voglio davvero migliorare il mio modo di scrivere e ve ne sarei davvero grata se mi aiutaste ^^ 
 


Siccome alcuni fanno fatica a immaginarsi una ssj femmina... Beh, qui c'è come me la sono immaginata io...
Kin a sinistra, Pan a destra e Pain al centro.

 
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