L'angelo dalle ali cremisi

di CocoroChan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo:Preludio ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo:"Contatto" ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo:"Ribellione" ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto:"Fiducia" ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto:"Promessa" ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto:“Vita" ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo:Preludio ***


 

Capitolo Primo:

“Preludio."

"Nonostante siano trascorsi così tanti anni come potrei dimenticarla?Rammento tutto di lei:ogni piccolo dettaglio,ogni suo minuzioso e perfetto particolare.Lei era...Ah,odio queste sdolcinatezze e odio me stesso per stare solo vagamente a pensare a queste smancerie,ma in fin dei conti,per quanto io possa fingere che non m'importi nulla,per quanto possa recitare di essere forte resterò sempre un debole dal cuore tenero,come mi ripeteva sempre insieme a Marco.
Lei era il mio mondo.Quello vero e non quell'inferno del passato.Come potrei perdere il ricordo di quella luce che l'avvolgeva,quella luce speciale e che riusciva sempre a catturarmi,come se fosse disumana,come se fosse un angelo;
Lo era dopotutto;E che mi faceva dimenticare tutte le ansie,le preoccupazioni che avvolgevano quel soldato piagnucolone e sprovveduto che ero.
Nessun'altro mondo,né prima,né dopo di lei,è stato in grado di farmi sentire in questo modo ed ormai che non c'è più,sono rimasto da solo,con due lame fra le mani ed un anello incredibilmente pesante nelle tasche della mia uniforme.Lo porto sempre con me.Sempre.
Insieme a lei è svanita una parte di me."
 
-"Caposquadra Kirschtein,attendiamo ordini."-   
 
Scuoto la testa e finalmente torno in me:Quel calmo ed adagiato caposquadra,privo di grinta ed orgoglio.Se mi avesse visto in questo stato,mi avrebbe già scaraventato per terra.Quella sbruffona.
 
-"Fate ciò che preferite...Vi lascio liberi."-  dopo qualche secondo,scorgo subito in lontananza un cavallo che si dirige nella mia direzione.
 
-“Jean?Che stai facendo?"- mi domanda Eren,con quel suo solito muso patetico.
 
-“Hey!Dico a te,muso da cavallo!Riprenditi,stiamo cercando di allenarci qui!Se volevi fare il nullafacente e depresso stavi a casa!"- mi sgrida.
Quanto ha ragione il piccoletto.

La mia testa non fa che pulsare,il mio corpo non fa che tremare,non sono certamente in grado di sostenere una missione né ora,né finché quest'incessabile dolore proseguirà e purtroppo non esiste una cura.Armin è di fianco ad Eren e guardandolo fisso negl'occhi scuote il capo.Ha già capito tutto e con un sorriso debole lo ringranzio.

Come se non bastasse,entrambi interrompono la missione,venendomi subito incontro,con mille domande.
 
-“Jean?Come va?"- mi domanda Armin,con tono dolce e preoccupato.
 
-“Sù,sbrigati a riprenderti."- mi esorta invece Eren.
Mentre Mikasa e Levi mi osseravano da lontano con uno sguardo glaciale.

-“Perdonatemi,ma oggi è l'anniversario della sua scomparsa...E non credo di poer regger-"non riesco nemmeno a terminare la frase,che mi ritrovo il viso di Eren incredibilmente vicino,mentre mi solleva con violenza da terra,tenendomi dalla mia uniforme.

-“Tu non sei quel Jean che ho conosciuto in addestramento!Tu non sei quel Jean con cui ho combattutto!Tu sei solo un ammasso di muscoli malandati!Sei diventato senza spina dorsale solamente per quella!!!Proprio ora che il mondo sta migliorando,tu ti abbatti così??!Per una dannata che è fuggita per paura e che sicuramente è già crepata là fuori?!"-

Le sue urla sono così dolorose da udire mentre si propagano così velocemente intorno a me,ma quanta verità che c'è in esse.Tutto ciò che posso fare è fuggire da questa realtà e rifugiarmi nei ricordi.Tutti i presenti mi guardano con disappunto,li ho delusi.Ho deluso me stesso ed i miei compagni,abbatendomi ulteriormente.Lei non ha portato via solo una parte di me.Perché di me non ci è rimasto più nulla,se non l'aspetto.
Tutto si è fatto più buio ed oscuro dalla sua scomparsa,perfino quel cielo azzurro e pacifico che tanto agognavo appare grigio e scialbo.
Non mi resta che stare qui,seduto miseramente a perdermi nei ricordi.
 
 
La mia rovina cominciò quel giorno tanto lontano,al quartier generale del corpo di ricerca.Era trascorso poco tempo dalla battaglia fra Eren ed Annie nel Wall Sina ed il nostro corpo teneva in custodia Annie o ciò che rimaneva di lei.
Stavo portando dei documenti al comandate Erwin,quando improvvisamente si sentii un sospiro di sopresa provenire da tutti i presenti vicino l'entrata.
Stavano tutti ammassati in una folla ed io non potei trannermi dall'andare a vedere cosa stesse accadendo.
In mezzo a tutti quei soldati esultanti,c'era lei.

Era di certo la soldatessa più bella che avessi mai visto,dal corpo sinuoso e formoso,rispetto a quello rigido e senza forme delle altre;Nonostante ciò sembrava così in forma,come una di quelle nobildonne dipinte nei ritratti più belli dei palazzi reali del Wall Sina.
Indossava una vecchia uniforme del corpo di ricerca,fatta quasi a brandelli e mal ridotta.Il che era fantastico,per quel moccioso solitario che ero.Le sue grazie erano messe ancora più in risalto dall'uniforme a pezzi e sono sicuro di aver arrossito al primo impatto con quella soave visione.

Il suo volto dall'incarnato perfetto era ornato da una splendida e lunghissima chioma cremisi che giungeva perfino oltre la schiena della ragazza.
Nel bel mezzo di quel viso angelico spiccavano con prepotenza due occhi color ametista,luccicanti come le poche stelle che riuscivo ad ammirare durante le notti insonni al quartier generale.
Completamente incanto dalla schiacciante bellezza della giovane,ignorai la presenza del comandante,che stava ripetendo ulteriormente di allontanarsi,per poter vedere anch'egli la ragione di tanto baccano.
Proprio in quell'istante,le labbra di rose della ragazza,interruppero il brusio in sottofondo,dando vita ad un'imbarazzante silenzio :-"Erwin,quanto tempo."-  disse semplicemente,provocando un'espressione mai vista sul volto di pietra del comandante di ghiaccio.

Sembrava così sorpreso,amareggiato,ferito,alla vista di tanta bellezza.
Perfino lui,uno tra gli uomini più valorosi ed intelligenti del mondo allora conosciuto,balbettava dinnanzi a lei.

-“A-a-ange.."- ci volle qualche minuto,prima che potesse effetivamente prendere coscienza di ciò che stava avvenendo.

-“Sono viva,Erwin.Nonostante possa sembrare strano che una debole fanciulla qual'ero,sia potuta sopravvivere al di fuori delle mura per un anno intero."-ridacchiò,come solo un folle avrebbe potuto fare,pronunciando parole tanto difficili per quei tempi in cui le mura era ancor più importanti dell'aria per gli umani.

Prese un respiro profondo e poi proseguì:-"Sai,Erwin,sono diventata molto forte,più di te,più di quanto tu mi abbia insegnato in precedenza.
Sarei perfino in grado di ucciderti a mani nude.Sono entrata a conoscenza d'informazioni di grande rilevanza sui giganti,stando perennemente in contatto con loro e tutto ciò lo devo unicamente a te.Grazie."- esclamò a gran voce,mentre un'espressione di dolore si dipingeva sul suo volto.

Lo stesso stava accadendo al comandante,che ad ogni parola della ragazza sembrava soffrire una tremenda agonia.
Fra loro c'era qualcosa di forte,non c'erano dubbi ed il ragazzo ingenuo che ero,restò lì,immobile a gurdare ed ascoltare.
I discorsi della giovane sembravano falsi,eppure era così seria.
Non riuscì a credere da subito a tutto ciò a cui stavo assistendo,ma ad ogni smorfia del comandante,iniziai a convincermi che forse la ragazza aveva veramente vissuto tutto ciò.

-“Angèlique De la croix,bentornata nel Corpo di Ricerca."- si limitò a dire in modo distaccato il comandante,cercando di nascondere il suo reale stato d'animo.

-“Ma come?Erwin non abbracci nemmeno la donna che amavi?"-sghignazzò di gusto,ma sapevo,che quelle parole celavano un rancore ed una tristezza tali che avrebbero distrutto il comandante.

-“A quanto pare quest'anno di solitudine ha fatto scendere di molto la tua sanità mentale,Ange,oltre ad averti totalmente cambiata."-sbuffò Levi,appena uscito da un edificio vicino.

-“Levi!Ed io che pensavo che tu fossi atrocemente morto o peggio,sposato...Dov'è Petra?"- domandò,guardandosi intorno Angèlique.

Nessuno risposte e di conseguenza ella non proferì parola.

Sembrava inumana,nonostante non avesse visto da più di un anno i suoi compagni,li salutava come se nulla fosse ed al "suono" del silenzio,che le fece intuire la morte di una compagna non si degnò nemmeno di chiedere spiegazioni.

Riflettevo spesso a quei tempi su come Levi ed Erwin fossero riusciti a mettere totalmente da parte la propria umanità per guidarci al meglio,ma quando vidi Ange,capì che era il tempo,il dolore e la solitudine a rendere così gli uomini,soprattutto in un momento tanto disastroso come quello che stavamo vivendo tutti.
Se lo sguardo di Mikasa ed Annie mi era sembrato tanto addolorato o insensibile,quello di Angélique sembrava quasi quello di un cadavere,nonostante il suo vigore e suo essere tanto focosa,così come la sua splendida chioma.(Coco:Inizio a pensare che Jean sia un feticista dei capelli...).

Levi,Ange e Erwin camminarono insieme ed io li seguì come un cagnolino,cercando di sembrare indifferente,nonostante non riuscissi a smettere di guardarla.

-“E' tutto così cambiato dalla mia fuga..Sento come se avessi dormito ininterrotamente e che l'avventura fuori dalle mura fosse stata solo una temporanea illusione.La prova più dura d'affrontare è stata la solitudine,dopo tutto,i giganti non sono molto loquaci."- 

Né Erwin,né Levi risposero,si scambiarono solo uno sguardo.
Perfino loro erano sorpresi da quelle parole,che suonavano quasi come uno schiaffo a tutta la gente morta in battaglia.

-“Sarai Co-Comandante e non farti strane idee.Non sei più la stessa dal tuo ritorno,cerca di recuperare un pò di forza mentale e fermezza.
Nonché ordine e disciplina."-ordinò senza batter ciglio Erwin,continuando a camminare al fianco di Levi,lasciando indietro la ragazza,che cadde al suolo dopo qualche minuto,urlando e scaraventando pugni contro il pavimento,riuscendo anche a scalfirlo.
Non potei fare a meno che andare a fermarla:-“Cosa stai facendo?"-le chiesi.
-“Voglio solo andare via.Questo non è il mondo in cui sono nata,soldato."-

-“Posso aiutarti?"-

-“Uccidimi."- mi ordinò,ma sembrava più una supplica.In quell'occasione potei guardarla negl'occhi.
Così belli quanto malinconici.

Erano gli occhi di chi aveva vissuto sulla propria pelle un dolore straziante,che andava ben oltre quello fisico o il semplice dolore morale.
Sembrava aver provato veramente la solitudine.Dopo un anno completamente sola,avvolta dalla malinconia e dall'ansia di morire,al suo ritorno non ricevette nemmeno un abbraccio.
Né un sorriso o un semplice:"Grazie di essere tornata.Grazie di essere sopravvissuta e di averci donato una piccola speranza."
Appariva così forte ed eccentrica a prima vista,ma lasciava intuire che la sua debolezza e fragilità andasse ben oltre i limiti.
Compresi tutto in quell'istante,quel frangente in cui potei ammirarla da vicino.
Il momento in cui compresi che era tutto ciò che potessi desiderare e tutto ciò che non avrei mai potuto avere.

-“Non potrei mai farlo.Sei sopravvissuta ai giganti per un anno intero,come potrebbe ucciderti una semplice recluta?"-le sorrisi,porgendole la mano.

Non l'afferrò.Si alzò con le sue sole forze,mantenendo sempre fisso il contatto visivo,come se mi stesse studiando,ad ogni mio moviento.

-“Sembri così sincero.Cosa nascondi?"-ad ogni parola si avvicinò sempre di più,poggiando addirittura la sua fronte sulla mia,per guardarmi ancora più da vicino.

-“Non nascondo nulla,signora?"-risposi,ancora incerto su come dovessi chiamarla,dopotutto non avevo mai avuto un comandante donna.

-“Chiamami Ange."- rispose la sua voce,mentre la sua proprietaria e già svanita dietro una nuvola di gas.

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo:"Contatto" ***


Capitolo Secondo:

“Contatto."

Dopo quell'incontro non smisi di pensarla un solo istante,era divenuta impossibile da scacciare dai miei pensieri.
E nonostante non potessi starle vicino,quel piccolo ed innocente sentimento crebbe giorno dopo giorno,anche se odiavo ammetterlo.
Le giornata al Quartier Generale erano veramente difficili,fra le terribili missioni al di fuori delle mura e l'estenuanti pulizie con il caposquadra Levi.

Ma finalmente,durante una missione,fui assegnato alla retroguardia alla cui guida vi era proprio lei.
Come comandante era davvero strana:non utilizzava un cavallo per muoversi e raramente si serviva dell'equipaggiamento per il movivmento tredimensionale.
Correva ad una velocità esagerata e quasi irreale.
Durante quella missione ero davvero impacciato,non riuscivo a concentrarmi in sua presenza,dopotutto ero solo un ragazzino in preda ad una stupida cotta.

-“Hey Recluta,datti una mossa se non vuoi che la tua stessa rotoli per l'esofago di un gigante!"- urlò a pieni polmoni,salendo sul mio cavallo.

Mi guidò lei,come se sapesse a memoria la strada per giungere a destinazione: un canale nei pressi di Shingashina.

-“Proviamo ad arrivare prima di quell'idiota del comandante,va bene?"- ordinò alla nostra sezione,continuando a guidarci con istruzioni precise.

Giunti ad un bivio,fummo circondati da 4 giganti,dai 7 ai 12 metri.

Nessuno si mosse,sotto gli ordini di Angèlique che con un taglio netto,li fece fuori contemporaneamente.

Tutti rimasimo sbalorditi dalle sue abilità,che superavano persino quelle di Levi,l'uomo più forte del mondo.



Finalmente dopo qualche ora,riuscimmo ad arrivare sani e salvi nel canale dimenticato.
Oltre a noi,arrivò anche la sezione dell'ala destra,che fu quasi completamente annientata da 9 giganti,di cui 4 anormali.

-“Chissà perché proprio lui sta tardando ad arrivare..."- continuava a ripetere,mentre camminava avanti ed indietro,riferendosi ad Erwin.

Quanto sono invidioso.. ripetei incece io,all'unisono con le sue parole.

Continuai ad osservare il suo sguardo indifferente rivolto all'orizzonte ed incosciamente sorrisi,quando mutò con un'espressione di sorpresa.

In un battito di ciglia si era già catupultata di fronte ad Erwin.

Sapevo di non aver possibilità,come mi accadeva sempre del resto,io non ero che un semplice osservatore,ma mi bastava anche solo ammirare un suo sorriso.
Nonostante non fossi io la ragione di esso.
Ero così felice quando scoprivo un briciolo di umanità in lei,quando si mostrava il suo lato più antico e quasi totalmente svanito.

-“Perché avete tardato?"-domandò decisa.

-“Abbiamo avuto degli incontri ravvicinati con degli anormali ed Hanji ha tentato di catturarli."- rispose seccatamente il comandante,come se gli arrecassero fastidio quelle attenzioni.

-“Erwin,cos'hai fatto alla tua mano?.."- continuò lei,come se avesse fiutato l'odore del sangue che sgorgava dalla mano destra di Erwin.

-“Sei pregata di concentrarti sulla tua missione,Angélique.Lascia a me la mia salute."-

-“Perché?..."- domandò con un tono delicato ed incredibilmente inquietante.

-“PERCHE' DA QUANDO SONO TORNATA MI TRATTATE TUTTI COME UN'INCAPACE?!PERCHE' VI SEMBRO COSI' DIVERSA DA PRIMA?!!?!?!?"- urlò,affogata dalle sue stesse lacrime,mentre si scagliava contro il comandante,scaraventandolo per terra e riempiendolo di pugni.

Non ci volle molto,prima che la fermassero le altre reclute e la separassero da Erwin che continuava a guardarla con disprezzo.

-“Perché hai smesso di amarmi di punto in bianco?..."- 

-“Il dovere viene prima di ogni cosa,Angélique."

Tutti i presenti erano sbalorditi al suono di quelle parole,tanto malinconiche quanto ricche di verità e coraggio.
Il comandante perì in silenzio,mantenendo lo sguardo basso,mentre Angélique fuggì grazie al movimento tridimensionale,dirigendosi verso una collina lontana,colma di giganti.

-“Sarà un suicidio combattere in campo aperto!!"- affermò Eren,pronto a trasformarsi.

-“Eren,non rischieremo tutto per quella sciocca."-lo fermò Levi.

Io rimasi lì a guardare,non ebbi nemmeno la forza di agire,continuai ad essere un semplice osservatore e vidi da lontano la potenza di quella donna,che uno dopo l'altro,uccideva i giganti con tutta la sua furia,cavandosela con qualche piccolo graffio.
Stava sfogando la sua rabbia ed il suo dolore e quando tornò sembrava tornata ad essere l'eccentrica ed insensibile comandante di sempre.

Purtroppo la missione non andò a buon fine,poiché non riuscimmo nemmeno a giungere all'obbiettivo di rientrare a Shingashina,quindi tornammo al quartier generale,dove festeggiammo il piccolo passo avanti che avevamo compiuto grazie alle informazioni ricavate d'Ange.

Durante quell'occasione,al termine della festa,riuscì ad avere una lunga conversazione con il soggetto di ogni mio pensiero.
Eravamo rimasti da soli,a bere,mentre gli altri erano già andati nei loro alloggi,sfiniti per la dura giornata.

-“Soldato,posso farti una domanda?"-

-“Certo,comandante."-

-“Sono davvero così inutile alla causa per l'umanità?Voglio dire,i miei sforzi valgono davvero?"-

-“Certo che sì,comandante.Siete la più abile combattente del Corpo di ricerca,secondo me..."-

-“Ho sempre amato i complimenti,forse perché sono così narcisista."-

-“Comandante,da dove provenite voi?"-

-“Ho vissuto per qualche tempo alla corte del Re nel Wall Sina,ma scappai e per il resto della mia vita ho vissuto qui..Eppure è come se avessi dimenticato ogni cosa.Come si ci comporta,come si parla alla gente,sembra quasi un sogno.
E' tutto così semplice...Se solo fossi sempre rimasta qui,forse non avrei reagito in quel modo oggi e forse.."-


-“Alla corte del Re?"-

-“Vedi,è una lunga storia.."-

-“Ve ne prego,vi ammiro profondamente e sarei onorato di conoscerla."-


E da quella mia richiesta,lei narrò ogni cosa e fui l'unico a conoscere tutto su di lei.
Su quel stranissimo comandante,dimenticato ed odiato da tutti.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo:"Ribellione" ***


Capitolo Terzo:

Ribellione

-“Nessuno si era mai interessato del mio passato..Ti racconterò tutto,è una promessa.Dopo tutto,dovrò pur imparare a fidarmi di qualcun'altro che non sia io."-

Da quelle poche parole intuì la sua eccessiva fragilità che cercava a tutti i costi di nascondere,un pò come facevo io al tempo.
Voleva apparire forte,voleva far credere che nulla avrebbe potuto scalfirla.
Se solo si fosse resa conto quanto fragile fosse la sua maschera.
Forse fui l'unico a rendermene conto,dopotutto noi due eravamo così simili.

Ero estremamente felice in quel momento,non per il troppo alcool ma perché era un piacere ascoltare la sua storia.
Se solo avessi saputo da subito che al termine di essa mi sarei perso in una valle di lacrime.

Iniziò a narrare immediatamente,mentre io tenevo i miei occhi completamente incollati su di lei,che distoglieva lo sguardo di continuo.
Scommetto che nella sua testa ripeteva di continuo:"Non piangere."

 

-“Tutto iniziò così..."
Wall Sina,Anno 844;

Avevo ancora quattordici anni quando vivevo alla corte del Re insieme a mio padre:Il Conte Maximilian De La croix,parente stretto del monarca in carica.
A quei tempi vivevo nella bambagia,circondata da eleganti dame di compagnia,da un lusso sfrenato e da cibi deliziosi,mentre là fuori i soldati morivano tutti i giorni.
Allora ero così diversa..Impallidisco solo al ricordo della vecchia me stessa.Così composta,amabile e graziosa.
Una vera contessina,una di quelle signorine del Wall Sina che non hanno nemmeno la minima di idea di cosa sia un gigante o il dolore.
M'importava solo di me stessa e di come poter impegnare le noiose giornate.
Dopotutto,mio padre non mi considerava nemmeno,era troppo impegnato ad offrire la mia mano all'aquirente più facoltoso e ricco.
Qualcosa mutò in me,quando finalmente lo trovò.
Stavo passeggiando per l'immenso roseto di uno dei tanti giardini del Re,in compagnia delle mie dame,che più volte in quell'occasione mi ripetevano il nome di un lontano cugino del sovrano,come se dovessero darmi un assaggio di ciò che mi sarebbe accaduto in seguito.
Infatti era proprio così.

-“Oh,contessina!Dovreste conoscerlo!E' così carino!"-

-“Oh,signorina!Prima o poi dovrete pur sposarvi!"-

-“
Daphnée!Ma sareste così gradevoli insieme!E che figurone che fareste nella chiesa delle sacre mura!"-

Ripetevano e ripetevano e ripetevano.
Ero quasi sull'orlo di vomitare,dopotutto ero ancora una ragazzina e volevo solamente vivere al meglio quella monotona vita.
Ero quasi soprappensiero e non mi accorsi che quelle bastarde mi spinsero dentro una delle tante stanze vicine.
Quando tornai in me e rialzai lo sguardo,avevo di fronte mio padre con accanto un giovane completamente ricoperto di gioielli e vesti d'oro.
Lo guardai disgustata.
In quel momento stavo davvero riflettendo sulla vita degli abitanti del Wall Rose e del Wall Sina.
Proprio in quell'attimo ripensai a tutte le morti elencate dal Dott.Pixis mesi e mesi fa,e rammentai che ad ognuna di esse sorrisi,cercando di non ascoltare,cercando di rifugiarmi nel mio mondo di favola,ignorando la dura realtà che aveva già toccato molti uomini.

-
Daphnée,lui è..."-

-“No."-
interruppi decisa,per poi proseguire.  -“So già chi è,non sono così stupida ed ingenua da non averlo compreso,padre.Ma vi prego,perdonatemi.Non posso accettare di sposare quest'uomo."- dissi,con lo sguardo rivolto verso il basso,certa di ricevere uno schiaffo in pieno viso da parte di mio padre.
Era un mondo così maschilista.

Lo fece.

-“P-padre...Perché?"-domandai,tastandomi la gota arrossata e dolorante.

-“Come mia unica erede,ti sposerai e renderai quest'uomo felice.Sei nata nel Wall Sina,sii riconoscente e svolgi il tuo dovere."-m'impose,completamente insensibile.
Come se fossi un oggetto.Come se gli servissi solo unicamente a quello scopo.

-“Forse dovrei insegnare un pò di disciplina alla mia futura sposa."-ridacchiò quell'uomo,scrosciandosi rumorosamente le nocche e venendo minaccioso nella mia direzione.
Mio padre non tentò nemmeno di fermarlo.
Acconsentì a ciò che stava per fare,senza battere ciglio.

Quella bestia mi prese a calci,mi palpeggiò,mi colpì ripetutamente in viso,tutto ciò sotto gli occhi di mio padre.
Ero così debole.
Delicata come un fiore a cui stavano strappando tutti i petali.
In quell'istante,tra un pugno ed un altro,qualcosa,però, cambiò in me.
Sentì il mio cuore battere ed il sangue scorrere dentro me.
Sentì di essere viva,per la prima volta.

Fermai quel mostro tenendolo per i polsi e guardandolo dritto negli occhi.Sogghignai e con un gesto lesto capovolsi la situazione,dandogli una ginocchiata seguita da un pugno nel ventre.
Mentre stava spuntando sangue,presa dalla rabbia del momento presi a calci il suo capo più volte.
Lui urlò da dolore.
Io non mi fermai.
Imperterrita,nonostante vedessi che il suo viso iniziava a deformarsi ed a riempirsi di sangue,proseguì,iniziando a stritolarlo.

Mio padre rimase immobile,sconcertato da tutta quella forza bruta.
Si limitò semplicemente a chiamare dei servi che a loro volta chiamarono la polizia militare.

Stava quasi esalando l'ultimo respiro quando dei soldati mi separarono da lui.

Mi puntarono contro i fucili ed io risi di gusto.

Mi chiamarono:"sgualdrina",cercarono di fermarmi picchiandomi tutti nello stesso istante,ma io rimasi dov'ero,sicura e riuscendo a cavarmela con qualche contusione.

Guardai dritta negli occhi mio padre e dissi:-“Potete farmi ciò che volete,torturatemi pure.Ma non farò mai qualcosa contro la mia volontà.Padre,non mi sposerò.Non prenderò il tuo posto.Non esaudirò il tuo desiderio di potere cercando di salire al trono.NON FARO' NULLA DEL GENERE!"- gridai con tutta la voce che possedevo e che non avevo mai tirato fuori in quegli inutili anni di monotonia ed inutili ricchezze.

Strappai le mie lunghe,scomode e pregiate vesti,restando con degli stracci e camminai lentamente verso mio padre,dicendo:-“Quest'oggi ho smesso di essere Daphnée.Ho smesso di essere vostra figlia e di appartenere alla corte del Re.Ubdico al mio rango e vi ripudio,conte."-

-“Perché mai dovresti farlo,inutile figlia?Hai tutto ciò che qualunque uomo desideri!"-

-“Perché mi sono resa conto,mentre venivo picchiata da colui che sarebbe dovuto divenire mio marito,che io sono inutile in questo mondo.Servo solo per farti salire di rango e dare figli a questa sottospecie di belva.Io sono debole ed inutile.Non servo e restare qui non fa che ricordarmelo.
Non voglio più essere una bambina capricciosa.Non voglio più essere un'inutile nobile.Finalmente ho trovato un senso per questa mia vita e non posso realizzarlo restando qui,in catene.Voglio volare libera,come qualsiasi essere umano.Non voglio più essere macchinata da voi come una marionetta!Voglio riuscire a fare qualcosa per l'umanità,desidero essere ricordata per le mie gesta e non per un semplice titolo!Anche adesso,mentre discutiamo,là fuori la gente muore per un motivo o per un altro.Quest'oggi mi battezzo come Angélique e giuro che volerò in alto,come un angelo.
Vi ringrazio per avermi nutrita e cresciuta,ma non starò più qui a crogiolarmi al sole come una lucertola mentre qualcuno continua a vivere nell'ombra,morendo dentro.
Mi arruolerò e starò il più lontano possibile da voi e dalla vostra gente.
Non avrò più nulla a che fare con gente insensibile ed ottusa come voi."-


-“L'esercito?AH!Morirai nel giro di un giorno!"-  vaneggiò.

-“Avrò una morte degna e andrà benissimo così.Realizzerò ciò che voleva mia madre.Vivere in libertà prendendomi ogni conseguenza."-

-“Ho fatto proprio bene a farla trucidare,mia cara."-disse,come se quelle parole non avessero peso.Come se l'essere nobile non lo rendesse uno spietato assassino.
Come se non facessero di lui il carnefice.  -“Voi donne,fareste meglio ad imparare a star zitte."-aggiunse un soldato.

-“Addio,Maximilian."-

-“TORNA QUI!DAPHNE'E!"-

Non risposi.

-“TORNA QUI O QUESTE TUE AZIONI AVRANNO DELLE PESSIME CONSEGUENZE!"-

Non mi voltai.

-"TORNA SUBITO QUI!O PERDERAI IL TUO TITOLO E LA TUA CITTADINANZA!"-

Continuai a camminare.

-“SPARA!"-

E così fece uno fra i soldati.

Mi voltai e sorridendo,mostrai loro il proiettile stretto fra le mie dita,ancora fumante.

-“Non sarò più debole."- ripetei.
Ma nonostante lo dissi anche in quell'occasione,non ebbi mai l'occasione per diventare realmente più forte.
Sono sempre rimasta la stessa.

Fuggì dal Wall Sina e mi rifugiai in una cittadina nel Wall Rose.
Lì,fui adottata dalla famiglia Ral.
Sì,Petra era come una sorella per me.
Vissi con loro per un anno ed in seguito fuggì a causa delle continue ricerche di mio padre,insieme alla polizia militare.
Fui costretta a trasferirmi nelle mura più esterne,dov'ero certa che mio padre non sarebbe mia giunto.
Era l'anno 845 ed il giorno in cui arrivai a Shingashina,provai sulla mia pelle il terrore causato dai giganti.
Ero appena entrata dal cancello,quando vidi due enormi occhi fare capolino dalle mura di fronte a me.
Rimasi paralizzata.
Abituata alla tranquillità del Wall Sina,rimasi spiazzata dinnanzi ad un gigante in carne ed ossa.
Il mio cuore sembrava quasi voler uscire dal petto ed il mio fiato diventava sempre più affannoso.
Le mie gambe tremavano e le mie braccia sembrano delle inutili appendici.
Si seminò il panico e vedevo sempre più gente fuggire.
Mi commossi,quando assistetti alla scena dove un soldato portava in salvo due bambini.

Non rammento cosa provai in quel momento,panico misto ad adrenalina,credo.
Quasi nessuno combattè in quell'occasione ed ancora rammaricata per tutto ciò che mi successe,decisi di suicidarmi.
Corsi verso l'equipaggiamento del  cadavere di un soldato e l'indossai.
Cercai di capire il suo funzionamento guardando gli utlimi rimasti in vita ed a grandi linee compresi cosa fare.
Decisa a togliermi la vita,mi diressi verso un gigante.
Con le lacrime che sgorgavano a priori dai miei occhi serrati,urlai.

Non riuscì nella mia impresa.
Quando mi avvicinai un minimo al gigante,fui tratta in salvo da un altro soldato.
Sul suo petto erano raffigurate due ali.

-“Recluta,cosa ti è saltato in mente?"-mi domandò con una voce calma e calda.

-“Volevo togliermi la vita...N-non sono una recluta."-risposi,con una voce tremante ed interrotta costantemente da dei singhiozzi.
Mentre ero cinta dalle braccia forti di quel soldato,guardavo dall'alto le fiamme,il sangue e la distruzione.
Udivo le urla ed il silenzio.
Ammiravo un tramonto così bello da farmi accapponare la pelle.

Le lacrime non si fermavano,l'ansia non si placava e non ci volle molto prima che io potessi svenire tra le braccia di quell'angelo.

Quando riaprii gli occhi,trovai dinnanzi a me un uomo biondo ed estremamente serio,con due occhi di ghiaccio che mi fissavano attentamente,contornati da due immense sopracciglia dorate.

-“Chi siete?Perché indossavate l'equipaggiamento di movimento tridimensionale?!"-chiese prepotentemente.

-“S-sono..Angélique..E volevo solo togliermi la vita."-risposi con un fil di voce.

Fece un sospiro di sollievo e mi accarezzò una gota delicatamente.

-“Perché desideravate morire?Siete ancora così giovane."-

-“Perché prima o poi,le persone inutili e deboli come me,muoiono in questo mondo.E preferisco morire di mia spontanea volontà che essere uccisa da qualcun'altro o peggio da un gigante."-

Sorpreso da quelle mie parole,aggrottò le sopracciglia e porgendomi la sua mano,mi disse:-“Arruolatevi nel Corpo di Ricerca.Se siete riuscita così rapidamente ad imparare ad utilizzare l'equipaggiamento possedete una predisposizione naturale.Vi insegnerò io stesso,vi prego."-

-“Per quale ragione?"-

-“Non sopporto che qualcuno si rassegni all'essere debole.Angélique,dovete lottare per sopravvivere!"-


Anche in quell'occasione,scoppiai a piangere.
Agli occhi del mio interlocutore sarò apparsa così fragile e debole;Una fanciulla indifesa da salvare e non una soldatessa desiderosa di gloria.
Dopotutto,a quei tempi ero davvero così e forse era proprio quel mio essere così che gli piacque tanto.

-“Sono il comandante Erwin Smith e la prego di unirsi a me e ad i miei uomini per salvare l'umanità."-

Acconsentì,incantata da quelle parole.














 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto:"Fiducia" ***


Capitolo Quarto:

“Fiducia"

Con gioia accettai.
Non ero particolarmente interessata a salvare l'umanità,dopotutto non ne sarei mai stata capace.
Vedi,Jean,sono nata debole e morirò come tale.
Sono cresciuta insicura e titubante e morirò come tale.
Tutta la forza che ho accumulato negli anni,non è mai appartenuta a me.
Apparteneva a lui.
Sì,proprio a quell'uomo che ora non mi guarda nemmeno negl'occhi.
Se sono diventata così è solo grazie a lui.
Se mi sono liberata dalle catene che opprimevano la mia esistenza,è solo grazie a lui.
Se ho potuto vedere anche solo per un istante la libertà,è solo grazie a lui.
Se sono rinata,è solo grazie a lui.
Ogni cosa che ho fatto nella mia vita era solo per lui.
Ed ora che mi ha dimenticata,lasciata indietro,nulla ha più un senso logico.
E' come se ogni fatica,ogni respiro,ogni passo fatti in passato fossero stati vani.
Lo sono stati.
Se mi trovo qui a parlare con te,è solo perché volevo renderlo orgoglioso di me.
Qualunque cosa facessi,anche la minima piccolezza,volevo fosse impeccabile solo per farmi notare da lui.
Ma evidentemente,non ci sono riuscita.

Dunque,accettai solo per stargli accanto,come qualunque ragazza innamorata.

Piansi ancora ed ancora ed ancora.
Non era tristezza,né rabbia per aver perso la mia famiglia.
Non era felicità,né gioia o speranza o disperazione.
Ero solo tranquilla ed in pace con me stessa.
Avevo finalmente trovato la ragione della mia inutile ed insignificante esistenza.

Il comandante rimase con me tutto il tempo ad asciugare le mie lacrime ed a rivolgermi teneri sorrisi.

Sembra così strano,non è vero?

A quei tempi era così differente con me,mentre ora non mi si avvicina nemmeno.
Amo così tanto perdermi nei ricordi.
Amo quell'Erwin ed allo stesso tempo amo quello attuale.
Forse mio padre aveva ragione,io sono nata solamente per riempire d'affetto un uomo ed accudire i suoi figli,ma ormai è troppo tardi.

Nei giorni a seguire,Erwin si prese cura di me,portandomi addirittura a vivere con lui nella sua residenza.
Passavamo molto tempo insieme e pian piano,riaquistai anche la voglia di vivere.
Mi bastava solo stargli accanto a supportarlo.

Con il tempo,inizio a nascere qualcosa anche da parte sua.
Iniziò ad allenarmi;Un allenamento piuttosto differente rispetto a quello a cui siete stati sottoposti voi della 104°.
Un allenamento fatto su mi sura per me e che terminava sempre tra dolci e teneri baci rubati.
Nell'arco di un mese ero già capace ad utilizzare l'equipaggiamento ed a cavarmela in ogni situazione.
Non avevo una predisposizione naturale,m'impegnavo con tutta me stessa per renderlo orgoglioso.

Mi arruolai nel Corpo di Ricerca e lì,rincontrai mia sorella Petra.
Fu una gioia riaverla fra le mie braccia ed ammirare nuovamente il suo sorriso innocente.
Avevamo un legame molto forte,come se fossimo realmente imparentate.
Conoscevo tutto su di lei,era uguale a me.
Anche lei si arruolò a causa dei suoi sentimenti.
Era innamorata di Levi,che conobbi più avanti e con cui avevo sempre una sorta di competizione.
Oltre a loro conobbi anche Hanji,folle ed egocentrica,Mike con il suo infallibile olfatto;Auruo,così buffo ed allo stesso tempo incredibilmente forte ed arrogante;Gunther,serio e fiero ed Erd,un amico leale.

Tenevo a tutti,eravamo una squadra e non smisi nemmeno un secondo di pensarli anche durante la mia fuga fuori dalle mura.
Mentre loro mi davano già per morta.

Sicuramente penserai che io sia insensibile a parlare in questo modo dei miei defunti compagni,ma dopo tutto ciò che ho visto con questi miei occhi,la morte non ha più un peso.
Io stessa sono già morta,tanto tempo fa.

Le missioni procedevano,con piccolissimi passi avanti ed enormi passi indietro,a causa delle incessabili morti.
Assistevo ogni giorno alla perdita dei miei compagni e ad ognuna di esse scoppiavo a piangere anche nel bel mezzo delle missioni.
Fu Erwin ad insegnarmi come prendere completo controllo del mio corpo,in un certo senso,mi plagiò.
Lui era un maestro in questo;Esprimeva le sue emozioni solo quando era lui a volerlo e questo mi faceva letteralmente impazzire.
Io invece ero fin troppo emotiva.

Anche Levi,era incaricato d'insegnarmi come comportarmi durante le missioni ed imparai a conoscerlo meglio durante una delle ultime missioni che feci.
Nel bel mezzo della battaglia,mi storsi una caviglia ed entrai nel panico,dimenticando persino come si usasse l'attrezzatura.
Iniziai a piangere e ad urlare,attirando un gigante verso di me.
Tutta l'ala sinistra,di cui io facevo parte era stata annientata ed immersa nel sangue dei miei stessi compagni,mi rassegnai.

E' tutto finito. pensai,mentre il gigante mi aveva già afferrata con la sua mano.
Proprio nel momento in cui chiusi gli occhi sentii come se stessi sprofondando nel vuoto e quando li riaprii vidi Levi.
Veloce come una scheggia,tagliò il braccio al gigante e lo uccise,portandomi in salvo.
Riconoscente lo sorpresi con abbraccio.

Lui,di tutta risposta si scanso e mi spinse,guardandomi in modo truce.

-“Cosa stavi facendo?Idiota."- disse freddamente.

Tremavo ancora e non ero in grado di rispondere.

-“Farti prendere dal panico proprio in un momento simile?Tu sei pazza."-

Si avvicinò a me e sguainò le sue lame.

-“Voltati."- mi ordinò.

Terrorizzata,gli diedi ascolto.Sentì il tintinnio delle lame ed un attimo dopo la loro pressione sulla mia chioma.
Quando mi voltai,vidi gran parte di essa sparsa per il terreno e portandomi le mani all'estremità del mio viso,tastai.
Tagliò gran parte dei miei capelli con un taglio netto.
Per me,una donna,rappresentò una grande umiliazione.

-“DEVI VIVERE!E PER FARLO DEVI PRENDERE PRECAUZIONI!POTRESTI ESSERE AFFERRATA PER I CAPELLI IN BATTAGLIA!"- urlò,schiaffeggiandomi,mantendendo sempre il suo gelido sguardo.

Con un sorriso debole,ringraziai e vidi il caposquadra allontanarsi come se nulla fosse.
Scoppiai nuovamente in lacrime,così tanti cambiamenti stavano avvenendo ed io facevo fatica a star dietro alla mia stessa vita.
Trovai la forza per rialzarmi e dirigermi verso uno specchio d'acqua per potermi vedere.

Quel riflesso era Angélique.
Quella vera,in tutto e per tutto.
Quella forte.
Quella con dei valori.
Quella orgogliosa.
Quella testarda.
Quella insensibile.
Quella ribelle.
Quella follemente innamorata.

Daphnée era svanita insieme ai capelli tagliati da Levi.
Quel giorni ripromisi nuovamente che sarei divenuta più forte.
Lo desideravo con tutta me stessa.
Quel giorno smisi di piangere e mi fidai per la prima volta di una persona.








 

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto:"Promessa" ***


Capitolo Quinto:

“Promessa"

Ero ancora immersa nei miei pensieri,nelle mie emozioni,quando sentii il suo di passi,provenienti da dietro di me.
Non mi voltai,ero già a conoscenza di chi fosse.
Riconoscevo perfino il suono dei suoi passi,lo amavo così tanto.

Jean,non so se tu abbia mai provato ciò,non so,se riesci a rivederti nelle mie parole o se riconosci questo sentimento,ad ogni modo spero di sì per te;Poiché non c'è niente di più bello.

Mi asciugai le lacrime ed attesi.
Attesi qualunque movimento da parte sua.

Senza proferire parola,ancora alle mie spalle,mi strinse fra le sue braccia.
Potevo sentire il suo tremore sulla mia schiena,anche lui stava piangendo.
Quella fu l'unica occasione in cui lo vidi affranto.

In fondo,a furia di starci accanto aveva finito per somigliarci.
Eravamo come due pezzi di un puzzle,che trovandosi combaciavano perfettamente.

Stettimo entrambi in silenzio,nell'aria si sentivano solo i nostri singhiozzi e suoni indescrivibili,le nostre voci erano rotte dalla sofferenza.

Percepivo il suo tepore sulla mia pelle ed il suo amore in tutto il mio corpo.
Era una sensazione così bella,che nemmeno a distanza di anni sono riuscita a dimenticare.
In quell'istante sarei anche potuta morire.
Non mi sarebbe importato;Sarebbe stata una morte bellissima,lì,fra le sue braccia,l'unico posto in cui mi sono sentita veramente a casa.

Dopo un pò,il nostro dolore si tramutò in gioia.
Le nostre smorfie di dolore in sorrisi.

Mi girai e poggiai la mia testa sul suo petto,concentrandomi sui suoi battiti cardiaci.
Un ritmo così incalzante e veloce.
Nonostante tentasse di nascondere come si sentisse,il suo corpo era sempre sincero con me.

Lo abbracciai ancora più forte e lui mi baciò delicatamente in fronte.

Sussurrò con la sua voce roca e rotta dal pianto:-“Mi sono innamorato di te.Perdonami per questa colpa,come comandante ho fallito."-

Istintivamente,lo sorpresi con lungo ed appassionato bacio,quella era la mia risposta.
Nonostante fuori l'inferno si propagasse ed il mondo si stesse sporcando sempre di più di sangue ed ingiurie,quel giorno io vissi il paradiso.
Confortata da quel sentimento così puro,mi laciai completamente andare.
In cuor mio,avevo già rinunciato a combattere per l'umanità,tutto ciò che contava era amare ed essere amata.

Jean,so cosa stai pensando.
Non sono degna di portare sul petto le ali della libertà,poiché la ragione della mia presenza qui è futile e frivola,a differenza tua e degli altri,che volete davvero combattere con coraggio,offrendo il vostro cuore.
Purtroppo ho sbagliato fin dall'inizio e non ho più modo per rimediare.

Quel giorno dopo quell'estenuante battaglia andata in fumo,quando tornai alla residenza di Erwin,lo vidi sotto un'altra luce.
Quella di uomo.

Mi travolse con passione e desiderio ed il suo autocontrollo,così come la sua compostezza e freddezza erano completamente svaniti.
Durante quella notte di lussuria,divennimo una cosa sola,più e più volte,fino al mattino seguente.

Lì,sul giaciglio in cui avevo pianto molte volte,spogliata delle mie vesti e riscaldata dal suo corpo,crebbi.
Divenni una donna.

Fui svegliata dal bagliore del sole e quando riaprii gli occhi,lui era ancora sopra di me,addormentato,con un'espressione docile e calma dipinta in viso.
Era così dolce.

-“Erwin,ti amo così tanto."- sussurrai,baciandogli successivamente il collo e tenendolo stretto a me.

Egli aprii lievemente gli occhi ed a sua volta mi baciò ripetutamente,accarezzandomi e facendo rabbrividire ogni angolo del mio corpo.
Mi stava rispondendo,con tutto il suo cuore.

Strofinai il mio viso sul suo petto e fui completamente avvolta da lui,dal suo calore,dal suo amore.

Mi viene quasi da piangere al solo pensiero,Jean.
Ma ho dimenticato come si fa.

Come vorrei rivevivere anche solo per un secondo quei momenti di felcità.
Darei la mia vita anche solo per rivere un secondo,un insignificante e patetico secondo di luce in questa vita così oscura.

Quel giorno non accadde solo la mia prima notte d'amore,no,accadde molto altro,ma questo te lo narrerò più avanti.
Non voglio rovinare i ricordi più belli con quelli più tragici e disatrosi.

Dopo quella notte,riaccadde più spesso,il desiderio era così forte ed implacabile da parte di entrambi.
Così,un giorno,Erwin prese una decisione.
Una delle decisioni più importanti,suppongo.

Quella di sposarmi.

Fuggimmo dai nostri incarichi e ci rifugiammo nei pressi di un fiume,in una notte di primavera.

Il bagliore argenteo della luna si rifletteva sull'acqua cristallina del fiume ed accompagnata da miliardi di stelle,illuminò quel momento.
Nell'aria si sentiva il profumo dell'erba bagnata di rugiada e di fiori appena sbocciati.

Eravamo solo noi due ed il silenzio assoluto.

Erwin si avvicinò a me,con due anelli dorati fra le mani;Era sorridente.

-“Sposami,Angélique."-

-“Lo voglio,Erwin."-risposi più sicura che mai,correndo nella sua direzione.

Mi mostrò un anello e con decisione me lo mise al dito.

-“Qualunque cosa accada,resterai mia moglie.Qualunque cosa succeda,ti starò accanto.Ti proteggerò a costo della mia stessa vita e non ti abbandonerò mai.
Ti amo con tutto me stesso,mia dolce Ange."-


Jean,allora,quelle parole mi riempirono il cuore di gioia.
Le ho ancora scolpite nella mia mente e non riesco a cancellarle.
Sembravano così vere.
Mentre adesso,suanano come una menzogna.
La menzogna più bella di tutta la mia vita.

In quella notte,carica di magia e sentimento,ci addormentammo fra l'erba rigorgliosa di quel luogo,che ormai sarà stato sicuramente distrutto,così come il nostro amore.
Ricordo un momento in partiocolare.
Lui era sopra di me e mi baciava con prepotenza,ma per un fratto di secondo sollevò il capo e si soffermò a guardarmi il viso,il suo viso mutò,divenendo più malinconico.
Li avvertì qualcosa.
Era solo un dettaglio e lo ignorai.
Se solo fossi stata più furba e meno ingenua,a quest'ora non sarei così.

Quando tornammo al quartier generale,non rivelammo a nessuno della nostra unione ed i giorni scorrevano come sempre,lentamente.

Trascorse un mese,da quella notte di primavera ed io ebbi un malore improvviso.
Erwin non mi lasciò un secondo,così come promesso,strinse la mia mano e rimase con me a letto,mentre attendevamo notizie dai medici.

Però,vedevo con i miei occhi che lui stava cambiando.
I suoi gesti non erano più spontanei ma forzati e ben presto sarebbe venuto a mancare alla sua promessa.

Questo lo so,anzi l'ho sempre saputo.
Ma in passato ho preferito chiudere i miei occhi e far finta di nulla.
Sono fatta così.

Jean,te ne prego,non avere pietà di me.
Sono stufa di essere considerata un cucciolo ferito.
Non sono più la stessa.
Quindi amami,così,per come sono adesso.
E non di quella vecchia me,fragile e dolce.

Qualunque cosa accada,amami.
E' l'unica cosa che desidero.
Non sono mai stata amata realmente da qualcuno,per favore.

Amami.










 

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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto:“Vita" ***


Capitolo Sesto:

“Vita"

Nei giorni a seguire,finalmente arrivarono notizie da parte dei medici ed entrambi fremevamo ascoltando le loro parole.
Erwin mi strinse la mano per tutto il tempo,sempre più forte.

-“Signorina Angélique,lei aspetta un figlio."-

Quando uno dei medici pronunziò quelle parole,Erwin mi lasciò la mano ed infuriato uscì dalla camera da letto,dove precedentemente avevamo condiviso dei momenti spensierati che sembravano svanire dietro questo tragico ricordo.


Un brivido percosse la mia schiena,in quell'istante,in quel preciso istante,capì.
Avrei preferito essere divorata da un gigante e sparire tra le sue fauci,piuttosto che perdere ciò che mi era più caro.

Guardai le mie mani,la mia felicità mi stava scivolando via da esse.
Nonostante avessi sempre desiderato un figlio ed una vita felice,tutto ciò stava passando in secondo piano.
La mia felicità non era altro che lui.

Mi alzai,ignorando le precauzioni che avrei dovuto prendere per proteggere me e quella creatura e corsi,corsi più forse che potei,verso Erwin.
Lo cercai in lungo ed in largo.
Chiesi a tutti,dove potesse essere.
E alla fine lo trovai,nei piani sotterranei a picchiare le  fredde e metalliche sbarre,rosso di rabbia.

-“C-credevo che saresti stato felice.."-borbottai,infreddolita ed imparita.

Come risposta,ricevetti uno sguardo che non avevo mai visto prima.
Non comunicava niente.
Non mi dava nulla.
Era come se stessi osservando il ghiaccio puro.

Quello non era più,il mio amato Erwin.

-“Perché?Mi stavi forse usando per semplice desiderio carnale?..Non guardarmi così,te ne prego.
Qualunque cosa accada,avevi promesso di starmi accanto...Se vuoi mancare a questa promessa,fallo pure,ma ti prego,permettimi di starti vicino anche solo come semplice soldato.Ti supplico,non mandarmi via.
Sei il mio mondo."- 
dissi,soffocando e trascinando le parole fra una lacrime e l'altra.

-“Sono sempre stato sincero,De La Croix.Ti ho sempre amata,non posso negarlo.Ma non posso abbandonare il mio compito di comandante e perdermi in queste frivolezze.
Stavo dimenticando la mia missione,accecato dalla splendida visione che rappresenti per me.Vorrei,vorrei con tutto me stesso amarti e renderti felice come donna,ma non mi è permesso.Ho un dovere da compiere ed una promessa ancor più grande da mantenere.
Non posso donarti il mio cuore,perché l'ho già donato a sua maestà.Devo sconfiggere i giganti e proteggere i cittadini.
Mi dispiace,ma non posso amarti,né tantomeno essere tuo marito o il padre di quella creatura.
Tutto ciò che è successo fra noi è stato solo un errore ed una mia debolezza,quindi sparisci dalla mia vista.Non voglio più vederti qui,non voglio più cadere in tentazione.Ti ripudio."-


Non si avvicinò nemmeno di un millimetro a me.
Mi guardava sprezzante,mi disprezzava davvero.
Non asciugò le mie lacrime,non mi accarezzò dolcemente.
Tutto ciò che era successo lo aveva cancellato con le sue mani,come se nulla fosse.
Nonostante le sue parole,non sembrava essere minimamente scosso dall'accaduto.

In quel momento,pensai realmente di suicidarmi.
Ma era impossibile.
Ero già morta dentro.

-“Addio,Erwin."-mi limitai a dire,asciugando le mie lacrime,da sola.

Non rispose.Mi voltò le spalle ed andò via.

Caddi,e nonostante tentassi di rialzarmi più e più volte,mancavo di forza.
Nella mia mente continuava a ripetersi l'immagine del suo sorriso,del suo amore.
E faceva così male.

Ancora adesso,Jean,sento il petto bruciare,ripensando a quel giorno.

Mi era crollato il mondo addosso e non potevo far nulla che vivere tra le macerie,senza poter volare via.Le mie ali erano ferite.

In preda alla disperazione assoluta,adocchiai un frammento di vetro sul pavimento e lo raccolsi.
Nel prenderlo mi ferì la mano,da cui sgorgava il sangue,di un rosso vivo,più vivo che mai.

Con forsa e decisione,mi accoltellai all'addome.
Il sangue schizzò come una fontana,ovunque,ricoprendo anche me stessa,la carnefice.
Sentì le urla di un bambino mai nato ma non la colpa di un assassino.

Quel giorno,smisi di essere debole.

Cambiai completamente.

Le lacrime si fermarono,rimpiazzate dal sangue.

Ed il mio sguardo,divenne completamente indifferente al mondo circostante,come se fossi già morta.

Stavo quasi per morire dissanguata,quando Levi mi soccorse.

Mi medicò la ferita,tenendomi sempre sott'occhio.

-“Cosa ti è saltato in mente?"-domandò.

-“D-devo uccidere ogni traccia di lui dal mio corpo.Anche se ciò comporterebbe uccidere me medesima."-

-“Cosa stai dicendo,idiota?"-

-“Levi,lascio il corpo di ricerca e le mura."-


Sembrava sorpreso,sai?
Forse anche lui notò un minimo cambiamento in me,dopotutto,la vecchia Ange non avrebbe mai detto una cosa del genere.

-“Sarebbe un suicidio."-si limitò a dire.

-“L'idea è quella.Levi,lo sappiamo entrambi che io sono sempre stata troppo debole per combattere.
Ed i deboli,in questo mondo così crudele,in un modo o nell'altro,vengono eliminati."-


Dopo quelle parole,andai via.
Nessuno mi stava trattenendo.
Nemmeno lui,che fino al giorno prima,moriva d'amore per me.

Guardai il quartier generale per un'ultima volta,così come il mondo all'interno delle mura.
Non piansi.
Non mi disperai.
Non provai panico.
Non sentii la paura scorrere in me,come accadeva durante ogni battaglia.
Non percepii la nostalgia.
In me,vi era solo adrenalina.

Corsi come il vento,ignorando il dolore fisico e morale,lo ignorai fino a farlo completamente sparire.
Ero forte.
Finalmente potevo volare in alto e rialzarmi senza l'aiuto di nessuno.
Ma non ero felice.

Strappai le ali della libertà dalla mia uniforme,abbandonai l'equipaggiamento e gettai via l'anello.
Nulla mi avrebbe più ricordato lui.
Sarei satata veramente libera.

Quella non era Agélique,non era nemmeno Daphnée,ero solo io.

Dopo mesi e mesi di viaggio,giunsi alla cima del Wall Rose.

Ero circondata da parecchia gente,mi guardavano dal basso,preoccupati ed indignati.

Fra loro,c'era anche lui.

Mi soffermai a guardarlo per un'ultima volta.
Stava piangendo.

Mentre io,non provai nulla.
Il vuoto assoluto.

Tastai il mio ventre,anch'esso era ormai vuoto.

Dentro me,si era calmata la tempesta,divenendo un arido deserto.

Senza pensarci due volte,mi gettai all'interno di ciò che restava del Wall Maria.

Scommetto che in quell'istante,tutti pensarono che io fossi morta,come feci credere io,urlando.

Non volevo che nessuno vivesse con il dubbio o la speranza,dovevo sparire nel nulla e così ho fatto.

Rischiai più volte la morte,prima di uscire completamente dal Wall Maria,ma quando ci riuscì,esultai.

-“Sono libera"- esclamai.

Ma era solo una convinzione.
Volevo solo mascherare il mio dolore,convincendomi che in realtà stavo bene.

In realtà,nonostante il mio orgoglio,non vi fu un giorno in cui non lo pensai.

Durante i miei viaggi,giunsi persino a distese di sabbia,valli di ghiaccio,fiumi di lava e d'acqua salata.

Quel mondo era qualcosa di meraviglioso.

Una sera,in mezzo al gelo assoluto ed al bianco candido del terreno che ricopriva quella stramba terra,assistetti ad uno spettacolo naturale.
Il blu della notte,si tinse di colori vivaci ed accesi.

Presi coscenza e fiducia nell'umanità.

Quello non era più un suicidio,ma un viaggio verso la serenità.

Mi promisi che se mai sarei ritornata alle mie orgini,avrei aiutato l'umanità.
Non perché fosse il mio sogno,ma perché era quello di Erwin.

La mia vita era,è e sempre sarà in sua funzione.

Jean,potrai mai amarmi,nonostante sia così?
Potrai mai essere soddisfatto di una donna frivola e stupida?
Ma soprattutto,eternamente innamorata di un altro uomo?

Ti supplico,afferra la mia mano e consumiamoci di desiderio,voglio cancellare il mio passato e riscrivere un futuro con te.






 

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