L'inizio dopo la fine

di MaraWP
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Nuova Vita ***
Capitolo 2: *** Nemici immortali ***
Capitolo 3: *** A volte ritornano ***
Capitolo 4: *** Un Patto Pericoloso ***
Capitolo 5: *** La Rinascita di una Guerriera ***
Capitolo 6: *** Trappola Mortale ***
Capitolo 7: *** Ritorno al passato ***
Capitolo 8: *** Una Gioia Momentanea ***
Capitolo 9: *** La ricerca è finita ***
Capitolo 10: *** Lieto "Fine" ***



Capitolo 1
*** Una Nuova Vita ***


La galea aveva attraccato nell'odierna Danimarca, in un porto molto trafficato e affollato. La giornata rispecchiava in pieno l'umore del giovane bardo, infatti una leggera pioggia cadeva silenziosa sui prati circostanti mentre la gente del villaggio cercava riparo nelle proprie case, al caldo e insieme alla propria famiglia. Olimpia non poté che sistemarsi meglio la sacca sulle spalle e incamminarsi nel villaggio sperando di trovare una locanda che le permettesse di rimanere all'asciutto e di riposare qualche ora, anche se ormai dormire era diventato molto difficile per lei. L'unica locanda disponibile in quel villaggio era davvero in pessime condizioni, sporca, umida e maleodorante ma poco importava.. Olimpia si avvicinò al locandiere e con voce molto lieve disse:" Avete una stanza libera? Solo per questa notte", l'uomo dopo averla guardata con disprezzo rispose " noi non vogliamo stranieri, esci dalla mia locanda!". Olimpia non ci pensò due volte ad andarsene, avrebbe dormito sotto le stelle come aveva sempre fatto con Xena. Nonostante la pioggia si fosse intensificata, la giovane poetessa continuò a camminare incurante fino a scorgere, tra i rami degli alberi circostanti, una piccola caverna scavata nella roccia. Dopo essersi assicurata che la grotta fosse sicura, posò la sua sacca e prese dal suo interno della legna asciutta precedentemente raccolta. Accese un fuoco e posò la sua pelliccia fradicia su un pietrone, così da farlo usciagare. Col calar della notte, il freddo diventava sempre più rigido e la mente di Olimpia si perdeva tra le fiamme di quel falò, che la riportavano indietro nel tempo, indietro da Xena. Ormai era notte fonda, il bosco era silenzioso, solo la pioggia che batteva sulle foglie degli alberi proferiva rumore. Tutto era addormentato tranne lei, sempre seduta davanti al fuoco con gli occhi persi nel vuoto. Solo una lacrima che le rigava il viso faceva intendere che fosse sveglia e cosciente. Quella lacrima scorreva sulla sua guancia come il tempo che lei è xena avevano trascorso, e poi, raggiunto il mento, cadeva, e si staccava da lei, proprio come aveva fatto la Principessa Guerriera. Olimpia aveva sempre la stessa frase che le risuonava nella mente, quella frase che le aveva gelato il sangue, "non posso tornare".. Dentro di lei sapeva il motivo di quella affermazione ma nonostante questo, continuava a chiedersi come fosse possibile che Xena fosse morta davvero, insomma, aveva già sconfitto la morte più volte, perché non l'ha fatto anche stavolta? Ma come ogni sera, Olimpia non riusciva a trovare la risposta alla sua stessa domanda e tra mille dubbi, si addormentava accanto a quel fuoco, che fino a poco tempo prima aveva scaldato entrambi i loro corpi. Arrivò l'alba, il cielo era di un rosa intenso che piano piano si sfumava sino a diventare sempre più chiaro e mescolarsi all'azzurro. Non vi erano nubi, solo l'odore di pioggia della notte appena trascorsa ricordava il brutto tempo. Il fuoco era ormai solo cenere e col freddo del mattino, Olimpia si svegliò con il sorriso, che subito dopo sparì quando si accorse che la sua amica non era lì al suo fianco a dormire. Rammaricata per questo, cominciò a far su le sue cose e si rimise in cammino. In realtà non sapeva dove stava andando, quella per lei era una terra sconosciuta però se l'aveva scelta un motivo c'era. Olimpia voleva semplicemente ricominciare una vita lontana da quei luoghi che le procuravano dolore, voleva ricominciare a scrivere, ritrovare il suo spirito, e magari riprovare a seguire il cammino dell'amore suggeritogli da Belhur. A causa della pioggia della notte precedente, il cammino era arduo, soprattutto a piedi quindi urgeva trovare un cavallo, visto che Argo ormai era morto. Verso l'ora di pranzo Olimpia arrivo in un grande villaggio, pieno di vita, con un grande teatro nel centro e musicisti lungo le strade. Si sentiva come a casa e questo la rendeva felice, tant'è che un piccolo sorriso apparse sul suo volto. Trovato il maniscalco, riuscì a trattare per ottenere un cavallo ad un prezzo ragionevole, ora bisognava solo sceglierlo. Entrata nella stalla si bloccò all'istante, un brivido gelido le percorse la schiena. In fondo, un cavallo dal manto color oro e la criniera di un bianco brillante stava scalpitando, nitriva e batteva gli zoccoli contro la staccionata in legno. Era così maestoso e assomigliava tantissimo ad Argo, non poteva che scegliere lui. Il maniscalco, vedendo la poetessa immobile di fronte al cavallo, le disse :" bello vero? Non sai che fatica ho fatto per catturarlo, è uno spirito libero. Nessuno è riuscito a montarlo. Lo tengo solo per la sua bellezza perché tanto nessuno lo prenderebbe così irrequieto. Ma tutti gli altri sono disponibili e sono ottimi cav..", "voglio lui" disse Olimpia interrompendolo senza distogliere lo sguardo dal cavallo. L'uomo incredulo tentò di dissuaderla dalla sua scelta ma quando vide la giovane avvicinarsi al destriero e accarezzarlo rimase in silenzio...poi disse :" come ci sei riuscita? Nessuno lo ha mai avvicinato". Olimpia col volto compiaciuto rispose :" io e lui ci capiamo.. Sellalo e preparalo, ti aspetto qui fuori". L'uomo ancora sconvolto per ciò che aveva visto obbedì e si mise al lavoro. Intanto Olimpia ne approfittò per fare un giro nel villaggio, così si avvicinò ad una bancarella con degli otri e mentre li guardava un ragazzino si avvicinò a lei e con uno scatto velocissimo le sfilò il Chakram, correndo poi via per non farsi catturare. La poetessa gettò l'otre che aveva in mano e cominciò a rincorrerlo. Il ragazzo era veloce ma Olimpia era stata allieva di Xena, quindi si arrampicò su una parete aiutandosi coi suoi sais e arrivata in cima cominciò a percorrere tutto il perimetro del muro fino a portarsi esattamente sopra il ragazzo che ovviamente, pensando di essere riuscito nell'impresa, si era fermato ad ammirare la refurtiva. Olimpia con un salto piombò di fronte al giovane e con voce ferma disse:" ragazzo ridàmmi quel cerchio, prima che tu ti faccia male"; il ragazzo non rispose.. "mi hai sentito? Non farmi arrivare alle maniere forti! " ribadí Olimpia a voce alta. A quel punto il ragazzo allungò la mano per porgerle il cerchio e senza guardarla negli occhi scappò via. La poetessa ripulí il cerchio e si fermò a fissarlo :" è tutto ciò che mi resta di te, non posso permettere che mi venga rubato" aggiunse poi. Rimesso il Chakram al suo posto tornò alla stalla dove fuori ad attenderla vi era il maniscalco affiancato dal bellissimo destriero. Olimpia prese le redini e salì a cavallo, salutò l'uomo è si allontanò al trotto dal villaggio. Appena fuori da esso, dove nessuno poteva sentirla, disse, rivolgendosi al cavallo:" sai assomigli molto al cavallo di Xena, chissà se sei anche veloce e intelligente come lui! ". Olimpia ebbe appena il tempo di finire la frase che subito l'animale si lanciò al galoppo, saltò un paio di ostacoli e si fermò raspando la terra con uno zoccolo." Lo sapevo che avresti reagito così, anche Argo amava mettersi in mostra! Ho pensato molto al nome da darti, ma sono arrivata alla conclusione che Argo sia quello più adatto, che ne di dici? "chiese la ragazza. Il cavallo mosse la testa come ad annuire e sbuffò. Olimpia compiaciuta disse :" bene siamo d'accordo allora. Inizieremo questa nuova avventura assieme.. andiamo". 

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Capitolo 2
*** Nemici immortali ***


Le foglie iniziavano a cadere, si staccavano da ciò che le aveva create e dolcemente, come se danzassero, si lasciavano trasportare dal vento fino a toccare terra, le une accanto alle altre. I prati perdevano colore, i fiori cominciavano ad appassire e il cielo si scuriva sempre di più. Questo era il paesaggio che si prostrava davanti ad Olimpia mentre in sella ad Argo percorreva la Danimarca. Era arrivata sulla costa ormai, poteva riconoscere l'odore del mare a km di distanza, così con la stessa fretta di un bambino di fronte ad un regalo, spinse il cavallo al galoppo. L'aria le sventolava i biondi capelli, sembrava una dea a cavallo del vento, era così splendida. Giunse in prossimità della costa, su una parete che cadeva a strapiombo sul mare. Quella visione per lei fu un paradiso, il blu del mare era così intenso da farla rabbrividire seppur la giovane poetessa avesse incontrato l'oceano negli occhi della Principessa Guerriera. Occhi indimenticabili. Mentre Olimpia ammirava il paesaggio, fu interrotta da alcune urla provenire da dietro alcuni alberi li intorno. Senza pensarci si lanciò al galoppo alla ricerca di risposte, superò quel piccolo boschetto e quello che si trovò davanti non fu più il paradiso ammirato poco prima. Un villaggio in fiamme, persone spaventate a morte che cercavano di fuggire da ogni parte e poi... Guerrieri armati dalla testa ai piedi, col volto coperto da una maschera terrificante, occhi rossi come il fuoco e una forza paragonabile a quelli di un ciclope. Nonostante fosse spaventata prese in mano il Chakram e lo lanciò. Il cerchio cominciò a rimbalzare a destra e sinistra fino ad andare a colpire la gamba di una piccola cisterna d'acqua che a causa del troppo peso cadde sul villaggio inondandolo e spegnendo le fiamme più alte. Mentre il cerchio era tornato in mano ad Olimpia, i guerrieri avanzavano verso di lei con fare minaccioso. Temendo per la vita di Argo, scese da cavallo e si gettò nella mischia della battaglia. Man mano che affrontava quei guerrieri si accorgeva che le sue armi erano praticamente inefficaci, i nemici non mostravano il minimo accenno di fatica e quando Olimpia affondò uno dei suoi sais nel ventre di uno di loro, la reazione fu scioccante. Non una goccia di sangue era rimasta sulla sua arma, nessuna ferita nell'armatura del guerriero che invece di accasciarsi per il dolore, riprese a combattere con ancora più grinta. Le forze della poetessa cominciavano a scarseggiare mentre i guerrieri sembravano rinvigorirsi dopo ogni affondo di spada. A quel punto non restava che andarsene, da sola non sarebbe mai riuscita a sconfiggerli, nessun mortale poteva farlo. Con un fischio richiamò Argo e appena salita in groppa, si allontanò da quel luogo il prima possibile. Trovò riparo in un anfratto sotto la parete rocciosa, li di certo non l'avrebbero trovata. Acceso il fuoco, si sedette li accanto e cominciò a pensare a chi potessero essere quei guerrieri. Mai prima d'ora li aveva visti e mai ne aveva sentito parlare. Assomigliavano ai guerrieri di Intrajit, ma questi erano molto più forti e robusti e poi l'India era lontana. La sera si stava avvicinando e con esso anche il desiderio di mettere qualcosa sotto i denti. Aveva ancora alcune provviste nella sacca fatte i giorni precedenti, sarebbero bastate per riempirle la pancia dopo quel combattimento. Con la luna ormai alta nel cielo Olimpia ne approfittò per dormire e riprendere le forze. "Olimpia...Sta attenta a quei guerrieri, sono molto pericolosi, non esitano ad uccidere, non provano compassione e non sono umani. Non affrontarli corpo a corpo, dammi ascolto! Vattene da lì, non voglio che ti accada nulla". Olimpia si svegliò di soprassalto. Era stato solo un sogno, eppure sembrava così reale, Xena era di fronte a lei che le parlava, sembrava vero. Quella voce calda e rassicurante, quegl'occhi così profondi e intensi... Riuscì a stento a trattenere le lacrime mentre Argo la guardava come se provasse la stessa sensazione. Andò ad accarezzargli il muso e mentre lo faceva non riuscì a non parlare ad alta voce :" Ho sognato Xena, mi metteva in guardia da quei guerrieri che ho affrontato oggi. Dice che dovremmo andarcene da qui prima di combinare guai. Si preoccupa sempre per me anche se non è qui... Però io voglio saperne di più su quei guerrieri, non posso andarmene sapendo che stanno facendo del male a quelle persone! Tu che ne pensi? ". Il cavallo sbuffò." Splendido, parlo anche con i cavalli adesso" aggiunse Olimpia con tono sarcastico. Il mattino era arrivato, il sole, anche se nascosto dietro le nuvole, annunciava il nuovo giorno. La poetessa fece su le sue cose e montò in sella per dirigersi sul luogo dove il giorno prima aveva visto i guerrieri. Erano rimaste solo le ceneri del villaggio, alcuni corpi giacevano a terra inermi, tra loro anche un fanciullo accanto ad una donna, forse la madre. Scese da cavallo in cerca di prove o indizi su quei guerrieri ma non c'era nulla, ne orme, ne brandelli di armatura. Zero. A quel punto le informazioni doveva cercarle altrove. Riprese in mano le redini e si allontanò da lì per raggiungere un altro villaggio in cerca di risposte. Nel tragitto non incontrò anima viva, ne uomini al lavoro ne donne e questo la insospettí,eppure aveva quella strana sensazione come se qualcuno la stesse osservando da lontano. Senza farsi notare troppo si guardò in giro ma non vide nessuno. Poco dopo arrivò al villaggio, assomigliava molto all'altro però c'era qualcosa di diverso, sembrava disabitato anche se sia le case che i recinti erano in buone condizioni. Scese da cavallo per proseguire a piedi tra le case in cerca di qualcuno. Bussò alla taverna senza ricevere risposta. Spinse la porta e questa si aprí cigolando rumorosamente. All'interno tutto era in ordine, le candele accese e... Un ombra stava ferma dietro il bancone,immobile. Olimpia cautamente si avvicinò a questa, fino a vedere che in piedi non era altro che l'oste. "Scusate, non sono di queste parti e mi chiedevo se.." Olimpia venne interrotta ancor prima di fare la domanda. " Loro non vogliono stranieri che fanno domande, andate via prima che vi uccidano" disse l'oste. "Loro chi? State parlando dei guerrieri mascherati?" chiese Olimpia. L'oste con lo sguardo perso nel vuoto ripeté:" Loro non vogliono stranieri che fanno domande, andate via prima che vi uccidano". Olimpia non insistette e uscì dalla locanda ancora più insospettita. Mentre camminava, sentí una voce che la chiamava proveniente da una casa :" Ei fanciulla, cosa fai da queste parti da sola? Vieni dentro forza! ". La poetessa vedendola come un'opportunità per fare domande, legò Argo ed entrò in casa. All'interno oltre alla donna che l'aveva fatta accomodare, vi erano due fanciulli seduti accanto ad un uomo."Vi ringrazio per avermi fatto entrare, ma perché non c'è nessuno per le strade? Da cosa vi nascondete?" chiese Olimpia. La donna dopo aver richiuso la porta dietro di sé rispose:" Non da cosa ma da chi! I guerrieri resuscitati, è da loro che ci nascondiamo.. Tu piuttosto, come ti chiami?", Olimpia dopo aver sentito quella frase, rimase un attimo imbambolata poi rispose:" Mi chiamo Olimpia, non sono di queste parti, arrivo dalla Grecia", "Olimpia? La poetessa??" la interruppe la donna. " Mi conoscete? Io non sono mai venuta qui" ribatté Olimpia. La donna con gli occhi pieni di lacrime prese Olimpia per un braccio e la fece accomodare su una sedia, le tolse la giacca umida e le mise sulle spalle una coperta, poi si sedette di fronte a lei e con voce entusiasta disse:" Lo sapevo che qualcuno avrebbe ascoltato le mie preghiere, tu sei venuta a salvarci, e insieme a Xena ci libererai da questo incubo! ". A quelle parole Olimpia cambiò espressione, un velo di tristezza comparve sul suo volto. Un silenzio di tomba calò nella stanza. Dopo alcuni secondi Olimpia si fece coraggio, ma solo tre parole uscirono dalla sua bocca prima che le lacrime le impedirono di continuare :" Xena è morta".

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Capitolo 3
*** A volte ritornano ***


Silenzio. Non proveniva il minimo rumore da quella casa. Quelle tre parole avevano gelato il sangue a tutti i presenti. La donna rimase immobile di fronte ad Olimpia, con gli occhi pieni di speranze infrante e di terrore. Solo dopo una decina di secondi, l'uomo, che fino a poco prima era rimasto in silenzio, si alzò e si portò al fianco della moglie. Poi, con voce tremante disse:" Mia moglie ed io avevamo sentito di Xena, cioè insomma.. Sono giunte delle voci.. Ma abbiamo sempre cercato di credere il contrario, anche perché non avevamo prove certe che queste dicerie fossero vere. Da molto tempo aspettavamo il tuo arrivo, solo non da sola.. Se fino ad ora abbiamo resistito con la speranza di essere liberati, adesso è tutto inutile; non vedrò mai sparire il terrore dagli occhi dei miei figli e probabilmente sarò presente alla loro morte.. ". Mentre diceva quelle parole, l'uomo stringeva a se la moglie e i fanciulli, che poco prima si erano avvicinati a lui. A quella visione, la poetessa non riuscì a trattenersi e con uno scatto veloce si alzò dalla sedia scusandosi con la donna e uscì dalla casa,mettendosi a correre verso un piccolo bosco li vicino. Intanto fuori aveva cominciato a piovere, il freddo era pungente e in cielo si potevano scorgere benissimo i lampi di un temporale pronto a scagliare in terra tutta la sua ira. Olimpia intanto continuava a correre e, anche se la pioggia le bagnata il viso, chiunque si sarebbe accorto di come i suoi occhi fossero pieni di lacrime. Ad un certo punto si fermò, in piedi immobile con i pugni chiusi e la testa alta a guardare il cielo. " Perché?!! Xena lo so che puoi sentirmi! Voglio sapere perché! Perché te ne sei andata!! Hai sacrificato la tua vita per quelle anime e ora? Credi che non ne moriranno delle altre!?" urlò Olimpia. Passò qualche secondo di silenzio poi riprese :" Ti prego Xena, devi tornare! La gente ha bisogno di te, io ho bisogno di te! Non posso farcela da sola, quelle persone moriranno e io non posso farci niente! " dopo quelle parole, cadde in ginocchio, i pugni serrati sulle gambe e il viso rivolto al terreno intorno a lei. Iniziò a piangere e ad urlare dalla rabbia. Quelle urla erano così strazianti che potevano essere udite a miglia di distanza. Ma arrivarono molto più lontano... " Xena non puoi farci nulla, togliti dalla testa l'idea di poterla aiutare! Non sei più mortale e non puoi andare sulla terra quando ti pare! Xena mi stai ascoltando?? " disse Linceo rivolgendosi alla Principessa Guerriera." Ti sento, sono morta ma non sono mica sorda! Comunque non posso restarermene qui senza far nulla, quei guerrieri sono pericolosi e lei da sola non può farcela! " rispose la Guerriera. Il fratello la guardava con aria interrogativa, ma sapeva in cuor suo che non sarebbe riuscito a fermarla qualunque decisione prendesse. Inoltre, quando sua sorella era ancora in vita, aveva potuto constatare come le due avessero bisogno l'una dell'altra, e come Olimpia avesse salvato Xena dell'oscurità del male. Infondo gli era debitore ma nonostante questo era convinto che tornare in vita fosse impossibile. Xena intanto passeggiava nervosamente avanti e indietro continuando a fissare il muro d'acqua in cui poteva osservare Olimpia. " Ho trovato!" esclamò la guerriera. " Anche se Plutone è morto, qualcuno che possa farmi uscire da qui c'è, e quel qualcuno mi deve un enorme favore" disse lei rivolgendosi al fratello. Lui ancora più confuso disse:" Gli dei dell'Olimpo sono morti, Belhur e Antinea anche, mi dici chi ha la possibilità di riportati in vita infrangendo le regole della natura? ". Xena dando le spalle a Linceo, abbozzò quel sorriso di soddisfazione e con voce decisa disse :" Ti sbagli, io non ho ucciso tutti gli dei dell'Olimpo, due sono ancora in vita, Marte e Venere.". Il fratello, sempre più incredulo disse:" em Xena, gli hai levato i poteri, mi spieghi che possono fare loro? ". La guerriera si avvicinò al fratello e dopo avergli messo una mano sulla spalla disse:" ah fratellino ma devo proprio dirti tutto eh! Venere e Marte sono figli di Zeus, morto il padre, l'eredità passa a loro. È vero che sono senza poteri ma il cibo degli dei può restituire loro l'immortalità! Se Olimpia riesce a trovare l'Ambrosia e darla a loro, non potranno rifiutarsi di farmi tornare in vita. Devo aiutare Olimpia, e tu sai che ho ragione". La poetessa intanto era tornata nella casa da dove poco prima era fuggita senza dare spiegazioni. " Scusatemi per prima, avevo bisogno di stare un po' da sola.. Anche se Xena non può aiutarvi, ci sono io qui è farò di tutto per riuscire a fermarli. Piuttosto, ditemi di più sul loro conto, ho bisogno di capire con chi avrò a che fare per sconfiggerli! " disse Olimpia. L'uomo, che nei giorni precedenti aveva potuto assistere ad un attacco da parte dei guerrieri resuscitati, cominciò a spiegarle ciò che sapeva :" Non penso che riuscirai nell'impresa da sola, ma sei la nostra unica speranza. Quello che posso dirti su di loro è che sono dei guerrieri tornati in vita, sotto quelle corazze non vi è altro che lo spirito di antichi e valorosi combattenti ormai convertiti alle tenebre. Non si possono uccidere con le armi normali, non puoi ferirli in nessun modo". Durante la spiegazione, Olimpia pensava ad ogni strategia possibile per annientarli ma nessuna la convinceva. Poi una domanda all'apparenza banale le venne in mente :" Se sono guerrieri resuscitati, qualcuno li avrà pur richiamati dall'oltretomba no? ". L'uomo non esitò a rispondere:" Ovvio mia cara fanciulla. Come in ogni dove, ci sono delle divinità anche qui in Danimarca, sia buone che malvagie. Purtroppo quelle buone non sono abbastanza potenti per sconfiggere quelle malvagie. Colei che ha risvegliato i guerrieri antichi si chiama Morrigan". Olimpia sgranò gli occhi, non poteva credere che a causare così tante sofferenze fosse una donna. " Mi stai dicendo che questa donna è così crudele da compiere queste azioni? Voglio sapere tutto su di lei, forse posso riuscire a farle cambiare idea!" disse agitata la poetessa. La donna prese la parola:" Morrigan è la dea dei fantasmi, è una donna molto bella, ha lunghi capelli rossi, occhi neri come l'oblio più profondo e può prendere sembianze animali, di solito sotto le spoglie di un corvo. È molto difficile incontrarla, per fortuna. So che ti stai chiedendo il perché faccia tutto questo, be nessuno lo sa a parte lei, visto che nemmeno le altre divinità sono riuscite a parlarle; l'unica cosa che sappiamo è che in battaglia, quando i suoi guerrieri uccidono un nobile combattente, ella si manifesta per accompagnarlo nel suo regno e renderlo un Guerriero resuscitato". Dopo aver ascoltato la descrizione dettagliata della donna, Olimpia salutò e ringraziò la famiglia per l'aiuto e uscì da quella casa con l'intento di trovare la dea. Montata in sella, lanciò Argo al galoppo verso il bosco che la donna le aveva suggerito di visitare . Il sole era ormai tramontato e il freddo stava prendendo il sopravvento,ma la poetessa non poteva aspettare, doveva cercare di fermare Morrigan ad ogni costo. Dopo un'ora a cavallo, la ragazza raggiunse il bosco. Appena entrata sentì raggelarsi il sangue nelle vene, era così tetro e scuro da mettere paura anche al più coraggioso degli uomini. Non si muoveva nemmeno una foglia,c'era solo una civetta dai piccoli occhi neri appollaiata su un ramo di una quercia. Olimpia si inoltrò sempre di più nel fitto bosco quando ad un certo punto, un rumore sordo ruppe il silenzio. Con un movimento veloce della mano destra afferrò il Chakram, tenendolo stretto di fronte al suo viso, pronta a lanciarlo. Silenzio. Nessun rumore si udiva più. A quel punto Olimpia decise di scendere da cavallo e proseguire a piedi nella direzione in cui aveva sentito quel boato. Dietro ad alcuni cespugli, un uomo, col viso coperto di sangue, era sdraiato a terra. Respirava ancora, aveva gli occhi velati di terrore e innumerevoli ferite sul petto. Il giovane bardo tentò di aiutare l'uomo. Fu inutile. Mentre dava un ultimo sguardo a quel cadavere, la sua attenzione fu catturata da rumori di spade che sbattevano fra loro. Ne era sicura, dietro quegl'alberi i guerrieri resuscitati stavano mietendo altre vittime. La scena era la stessa, guerrieri immortali che uccidevano povera gente, senza nessuna pietà. Nel rumore della battaglia, il sibilo del cerchio rotante colse di sorpresa uno dei nemici che, intento a combattere non si accorse del Chakram in arrivo e con la solita velocità, taglio di netto la testa del guerriero. La sua maschera cadde a terra, gli occhi rosso fuoco si spensero e quell'armatura così robusta piombò a terra senza vita. Era riuscita ad uccidere uno di quei mostri! Ancora non riusciva a crederci! Ma le sorprese non erano finite, infatti, gli altri nemici che avevano assistito alla scena, si gettarono in gruppo sulla regina amazzone; prima l'accerchiarono, poi uno alla volta cominciarono a infliggere colpi di spada che per fortuna non andarono a segno. Ad un certo punto, uno di loro con un movimento rapido spinse la ragazza che cadde a terra; la spada del guerriero era alta, pronta a scagliarsi su di lei. Poco prima che la lama toccasse e uccidesse Olimpia, una fiammata e un urlo frenarono il mostro :" Fermo! Posa quella spada, ora! E voi allontanatevi da quella ragazza". Quelle parole provenivano da una donna, seduta su una biga trainata da un cavallo color sangue. Scese dalla sua "carrozza" e si avvicinò velocemente ad Olimpia. " Hai ucciso uno dei miei guerrieri... Come ti chiami fanciulla?" chiese la donna. Olimpia dopo essersi rimessa in piedi, rispose:" Il mio nome è Olimpia. Voi invece dovete essere Morrigan, o sbaglio? ". La dea sorpresa, sorrise.." Non sbagli. Mi hai incuriosito molto, e questo mi succede raramente. Purtroppo per te non posso lasciarti andare ma ritieniti fortunata, nessun vivo ha mai messo piede nel mio regno, a parte me ovviamente ahah.. Prendetela". I guerrieri bloccarono Olimpia. Provò a dimenarsi e a scappare ma uno dei mostri la colpì in testa. Improvvisamente tutto diventò sfocato, le immagini sembravano andare ad una velocità molto ridotta e i suoni sembravano così lontani. Poi più nulla. Buio.

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Capitolo 4
*** Un Patto Pericoloso ***


" Cocciuta, cocciuta e cocciuta! Dopo che uno li mette in guardia loro si gettano a capofitto nei guai. Ah Olimpia, non imparerai mai dannazione! E ora come la tiro fuori da la?! Non bastava andare in Danimarca, abbiamo anche visitato il regno dei morti danese. Mmm... " urlava la Principessa guerriera. Il volume della sua voce era talmente alto che suo fratello Linceo non poté far a meno di sentire." Xena è inutile che parli tanto non può sentirti. Comunque mentre tu stavi qui, io ho parlato con con qualcuno di molto importante e ho trovato il modo di farti parlare con Venere e Marte" disse entusiasto il fratello. Xena si girò di scatto rivolgendo lo sguardo verso di lui:" Ma allora ogni tanto la usi quella testa fratellino! Coraggio dimmi, come posso fare per parlare con loro? "." Guarda nello specchio d'acqua e pensa a loro, appariranno li proprio come è successo con Olimpia. A quel punto potrai parlarci, qualcun'altro provvederà al resto" spiegò Linceo. Xena non perse tempo, riuscì a far comparire l'immagine di Venere all'istante. La ex dea dell'amore se ne stava sdraiata su un divanetto circondata da alcuni uomini muscolosi intenti ad intrattenerla con dimostrazioni di forza." Venere! Venere riesci a sentirmi? " chiese Xena. La dea sorpresa riconobbe subito quella voce calda e decisa. Si alzò dal comodo divano e con un sorriso rispose:" Xena! Ma sei davvero tu o sono diventata pazza?". " Si sono io Venere, non ho molto tempo, ascoltami attentamente. Olimpia è nei guai e io da qui non posso aiutarla, o almeno non ancora. Mi serve il tuo aiuto. So che i centauri nascondono dell'ambrosia sottratta alle amazzoni. Porta con te Marte e cercate di mettere le mani su quell'affare, quando l'avrete trovato, riprendetevi la vostra immortalità! " spiegò la guerriera. Venere però aveva uno sguardo interrogativo :" Perché mai tu vuoi che io e Marte recuperiamo i nostri poteri? Non dicevi che l'umanità stava meglio senza dei dell'Olimpo? E poi come pensi che io possa aiutarti? ". Il tempo di quella conversazione stava per finire e Xena riuscì solo a pronunciare queste poche parole :" Ti spiegherò tutto quando avrai recuperato l'ambrosia, sbrigati, la vita di Olimpia è in pericolo! ". La comunicazione si interruppe, Venere intanto si mise in viaggio alla ricerca di Marte e del cibo degli dei." Pensi che ci riuscirà? " chiese Linceo dubbioso." Tiene molto ad Olimpia, spero che questo basti per convincerla" rispose Xena. Intanto Olimpia, che era stata portata nel regno di Morrigan, si stava risvegliando dopo la botta in testa ricevuta da uno dei guerrieri resuscitati. Ancora non aveva riaperto gli occhi, ma stava riprendendo conoscenza piano piano. Riusciva a sentire qualcosa di freddo che premeva sui suoi polsi, avvertiva un dolore alla testa, probabilmente dovuto al colpo. Lentamente aprì gli occhi, subito le immagini erano sfocate, poi col passare dei secondi diventarono sempre più nitide. Non c'era molta luce, tutt'intorno era buio, abbastanza freddo. Solo una luce fioca penetrava da enormi finestroni posti al lati della stanza. Mentre si guardava intorno, Olimpia si accorse che quelle cose fredde sui suoi polsi erano manette. Infatti era legata in mezzo alla stanza, con le braccia alte legate da due robuste catene. Cominciò a dimenarsi sperando di riuscire a liberarsi ma non servì a nulla. Nel mentre, il portone dietro di lei si spalancò. Tac, Tac, Tac. Un rumore di passi si faceva sempre più vicino. " Aah vedo che ti sei svegliata principessa! Dimmi hai dormito bene? Sai quando si tratta di ospiti non transigo" disse Morrigan portandosi di fronte ad Olimpia. " Oh si benissimo grazie. Se trattate così i vostri ospiti non oso immaginare i nemici. Perché sono qui? Che vuoi da me?!" chiese la poetessa. La donna intanto andò a sedersi sul suo trono posto di fronte alla ragazza. Aveva un sorriso così maligno in volto che in confronto, quello di Callisto le sembrava uno scherzo. " Ti ho fatto portare qui perché volevo fare due chiacchiere con te. Ti ho osservato in battaglia, sei molto abile. Sembra quasi che tu ti diverta mentre combatti. Sai io qui nel mio regno mi annoio, insomma, quei guerrieri che ho resuscitato non sono di compagnia e qui sono l'unica donna. Allora ho pensato, perché non allietare le mie giornate con la compagnia di questa giovane guerriera! E così eccoti qua! " rispose ridacchiando la dea. Olimpia doveva mantenere la calma e pensare ad un modo per scappare da quel posto." Non ho nessuna intenzione di rimanere qui in questo luogo mentre tu sguinzagli i tuoi mostri contro villaggi indifesi! Ma soprattutto non ho intenzione di farti da dama di compagnia! Liberami subito e ridammi le mie armi! " urlò Olimpia." La principessa ha anche del carattere. Wow sono affascinata. Purtroppo per te non sei nella posizione di dare ordini. Sono sicura che cambierai idea dopo che avrò premuto il tasto giusto", con quelle parole, Morrigan si congedò da Olimpia, uscendo dallo stesso portone da cui era entrata. " Che presuntuosa tzs. Questi dei si credono sempre chissà chi. Devo trovare il modo di liberarmi da queste catene il più in fretta possibile". Il tempo sulla terra scorreva più veloce e Venere e Marte, ormai coinvolti in questa storia, si accingevano ad entrare nel territorio dei centauri. " Se Xena vuole che recuperiamo i nostri poteri, deve esserci un motivo più che valido. Lei non fa nulla per niente!" disse Marte. " Te l'ho già detto, non so nulla. So solo che Olimpia è in pericolo e che Xena ha bisogno del nostro aiuto. E poi che importa, ci riprendiamo la nostra immortalità non sei contento?" rispose allegra Venere. " Se conoscessi Xena come la conosco io non avresti accettato! Ma siccome si tratta di Olimpia non ragioni più col cervello! Sempre che tu ne abbia mai avuto uno..." replicò Marte a bassa voce. " Invece di fare lo spiritoso, guarda!". Poco lontano da loro si intravedeva un villaggio, era sicuramente quello dei Centauri. " Chissà dove tengono nascosta l'ambrosia, sarà di certo circondata da quattro bestioni armati di arco e frecce. Non riusciremo mai ad entrare!" disse Marte. "Perché lasciare fare agli uomini quello che in realtà devono fare le donne? Nasconditi, al resto ci penso io. Appena si allontanano, entra dentro e ruba l'ambrosia, io cerco di tenerli impegnati", così Venere si allontanò dal dio della guerra per avvicinarsi al villaggio. Mentre camminava, notò una piccola grotta sorvegliata da due centauri, l'ambrosia doveva essere li. " Scusate! Finalmente ho trovato qualcuno che può aiutarmi! Il mio carro si è rovesciato in un fosso qui vicino e da sola non riesco a rimetterlo in piedi, non è che dareste una mano a una così bella fanciulla? Non posso pagarvi ma un modo per sdebitarmi lo possiamo trovare" disse Venere con sguardo ammiccante. I due centauri catturati dalla bellezza della dea, lasciarono il posto di guardia per seguirla laddove doveva esserci il presunto carro. Marte ne approfittò, entrò nella grotta e prese l'ambrosia appoggiata su di un piatto dorato. Mentre usciva dalla grotta, i due centauri che erano tornati indietro insospettiti, lo notarono, e non appena vista la refurtiva tra le mani, diedero l'allarme. Marte e Venere iniziarono a correre nella foresta sperando di trovare una vegetazione più fitta dove i centauri non potessero raggiungerli. Inseguiti da più di 10 centauri, i due riuscirono a trovare riparo su un albero molto rigoglioso, così da potersi nascondere. Ci erano riusciti, l'ambrosia era loro. Senza aspettare la divisero in due parti e la mangiarono. Subito un bagliore di luce si levò dai loro corpi, erano ritornati immortali. Xena intanto osservava la poetessa, prigioniera nel castello di Morrigan. " Coraggio Olimpia cerca di liberarti! Arrampicati sulle catene! Così brava, fa piano.. Forza ci sei quasi!". SBAM. Il portone si riaprì, Morrigan preceduta da due guerrieri entrò nella stanza e si avvicinò ad Olimpia. " Allora principessa, hai ripensato alla mia proposta?" disse lei. " No, non cambio idea mi dispiace." rispose decisa Olimpia. La donna si avvicinò alla poetessa, le accarezzò il viso dolcemente e poi... Ciaf. Una sberla violenta colpì il viso di Olimpia. " Non toccarla!" urlò Xena. Ma nessuno poteva sentirla, benché meno Morrigan. " Non dirmi che ti ho fatto male! Una così valorosa guerriera sa resistere al dolore no? Be si è fatto tardi, penso che andrò a riposare un po'. Dovresti farlo anche tu principessa. E voi, portatele dell'acqua, non voglio che la mia principessina muoia di sete" disse la dea uscendo dalla stanza. Dopo averle portato da bere, anche i guerrieri uscirono dalla stanza lasciando Olimpia sola e legata. I polsi le duolevano, in certi punti, a causa delle manette, la pelle si era lacerata e del sangue colava lungo il braccio. Xena la guardava impotente con uno sguardo preoccupato e allo stesso tempo adirato per quello schiaffo che aveva ricevuto l'amica. Ad un certo punto, il viso di Olimpia guardò nella stessa direzione in cui Xena riusciva a vedere la poetessa all'interno dello specchio d'acqua. " Lo so che in qualche modo puoi sentirmi, ti prego perdonami, non sono riuscita a sconfiggerli.. Ti ho deluso, ancora una volta.. Mi manchi Xena" disse a voce bassa Olimpia. Xena con le lacrime agli occhi le rispose, consapevole che l'amica non avrebbe sentito:" Tu non mi hai mai deluso Olimpia. Ti prometto che ti farò uscire da lì, ad ogni costo".

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Capitolo 5
*** La Rinascita di una Guerriera ***


"Uuuh mi sento rinata! Per prima cosa rimetterò a nuovo i miei templi, poi mi farò un luuuungo bagno profumato e poi chissà! Non mi sentivo così bene da... da.. Da quando ero una divinità ahah" disse Venere. Marte invece, essendo il dio della guerra, cominciò ad arruolare guerrieri e a scagliare dardi infuocati qua e là. Si erano completamente dimenticati del patto stipulato con Xena, ma lei questo lo aveva predetto. Infatti, non appena vide come le due divinità si stavano comportando, cercò di mettersi in contatto con loro. "Marte! Venere! Non vi ho permesso di recuperare l'immortalità per giocherellare in giro! Se volete mantenere i vostri poteri dovrete fare ciò che vi dirò!" disse Xena con tono severo. " Xena ci stavamo solo divertendo un po', dopo tutto questo tempo senza poteri, cerca di capirci! Comunque come possiamo aiutare Olimpia?" disse Venere con tono di scuse. " Ora che potete spostarvi e che siete gli unici dei rimasti, dovete venire qui nel regno dei morti e darmi la possibilità di tornare in vita per salvare Olimpia. Se farete questo, dopo avrete tutto il tempo per divertirvi" rispose Xena. La dea dell'amore comprendendo la serietà della situazione, si teletrasportò subito nel regno dei morti. Marte invece, che come al solito si credeva più furbo, soprattutto ora che aveva ripreso a essere il dio della guerra, non si interessò alla richiesta di Xena e sparì. " Grazie di avermi ascoltato Venere, sapevo che potevo contare su di te. Olimpia è in grave pericolo, è tenuta in ostaggio nel regno dei morti danese, da Morrigan. Ho bisogno di tornare sulla terra, ma non come mortale, se voglio uccidere Morrigan dovrò avere un piccolo aiuto divino" spiegò Xena. " Conosco quella dea. Comunque tutto ciò che posso fare io è donarti il potere di uccidere gli dei, ancora. Ti porterò alle porte del regno di Morrigan, ma non posso andare oltre. Le divinità greche non possono accedervi" rispose Venere. " Ti ringrazio! Non parlare di questo a Marte. Di lui mi occupo io più tardi. Presto portami laggiù" ribatté Xena. Con un semplice schiocco di dita, le due donne si teletrasportarono in Danimarca. Prima di lasciare andare la Guerriera, Venere disse:" Xena non ti ho detto tutto. Non potrai rimanere sulla terra a lungo. Hai 3 giorni per liberare Olimpia, dopo di che tornerai nel regno dei morti e non sarà più possibile aiutarla". Xena guardò la dea negli occhi e con un cenno del capo fece intendere di aver compreso quanto le era stato detto. Così, le diede le spalle e iniziò a correre per non perdere tempo prezioso. Mentre cercava di raggiungere Olimpia, non poteva fare a meno di assaporare il piacere di essere di nuovo in vita. Poteva sentire di nuovo il vento tra i capelli, il freddo pungente dell'autunno sulla sua pelle ma soprattutto poteva sentire il suo cuore battere all'impazzata. Aveva di nuovo indosso la sua armatura in pelle, la sua spada dentro il fodero, proprio sulla schiena. Le mancava solo il Chakram, che era nelle mani di Morrigan. Xena era già stata in Danimarca, molto tempo prima di conoscere Olimpia e sapeva come accedere al regno di Morrigan senza morire davvero. Se in Grecia doveva immergersi in un lago profondo per raggiungere l'oltretomba, in Danimarca non era diverso, solo che il lago in questione era ghiacciato. Xena prese la spada e con un colpo secco ruppe lo strato di ghiaccio, tanto da permetterle di tuffarsi. L'acqua era gelida ma il desiderio di salvare la sua amica era più forte di qualsiasi altra cosa. Intanto Olimpia era sempre incatenata in quella stanza, sola e infreddolita. Cercava di liberarsi da quelle manette ma sembrava tutto inutile. Ad un certo punto Morrigan irruppe nella stanza, si avvicinò col suo solito passo veloce ad Olimpia e le si parò davanti:" Buongiorno mia cara. Hai riposato bene spero.. Dimmi che hai ripensato alla mia offerta! Non voglio ucciderti, sarebbe un sacrilegio sprecare un corpo così perfetto e un viso così angelico". " Come ho detto ieri, non cambio idea. Piuttosto preferisco morire" disse Olimpia. La donna, irritata ma nello stesso tempo sfidata dalla regina amazzone, si avvicinò alla poetessa e tenendogli la testa tra le mani, la baciò prepotentemente. Olimpia si dimenò fino a staccarsi da quelle labbra. " Adoro le ragazze cocciute. Però non mi piace essere contraddetta. Mi dispiace ma lo hai voluto tu",con queste parole la dea si allontanò dalla poetessa per andare a prendere qualcosa.. il cerchio rotante! Appena Olimpia vide l'oggetto che aveva in mano, il suo sguardo diventò pieno di rabbia e odio, sembrava avere un fuoco ardere negl'occhi. Con voce ferma e dura esclamò :" Ridammi immediatamente quel cerchio! Non osare toccarlo con quelle mani sporche del sangue di migliaia di persone!". La dea sorpresa dalla reazione della giovane, iniziò a stuzzicarla:" tutte queste parolone solo per uno stupido cerchio. Che cosa avrà mai quest'arma di così tanto speciale eh?!". Olimpia ormai era accecata dalla rabbia e la sua lucidità di mente era stata accantonata:" Non sono cose che ti riguardano! Posalo subito! Non farmi arrabbiare!". Quello che Morrigan voleva era proprio questo, stimolare la rabbia e l'odio della poetessa. A quel punto, raggiunto il suo scopo, fece cenno ai suoi due guerrieri di liberare la ragazza. Olimpia non si fece domande sul perché di quella decisione, e senza pensarci un attimo, si scagliò contro la dea per riprendersi il Chakram. I colpi della poetessa erano potenti ma stava pur sempre combattendo contro una divinità. Morrigan aveva visto abbastanza e decise di mettere fine a quello scontro. Con alcuni colpi ben assestati, riuscì a mettere al tappeto la giovane amazzone. Ella giaceva a terra con il viso pieno ti tagli e sangue, ma ancora cosciente. " Sei forte principessa, mi piaci, ma dovrai imparare a stare al tuo posto!", appena finito di pronunciare quelle parole, la dea lanciò il cerchio rotante, ignorando il fatto che quell'arma non era alla portata di tutti. Il Chakram cominciò a roteare pericolosamente nella stanza, colpendo alcuni vasi e torce posti in lati diversi della stanza. Ora il cerchio si stava dirigendo minaccioso verso Olimpia, che provata dai colpi subiti da Morrigan, era seduta a terra, pronta a morire per mano di quell'arma che con tanto amore aveva conservato in ricordo della sua amica. Ad un certo punto una figura scura si parò di fronte ad Olimpia e con uno scattò, fermò il Chakram come se fosse un semplice disco. " Salve Morrigan" esclamò Xena. La poetessa alzò lo sguardo verso quella figura, la vista era sfuocata, ma quel corpo, quell'armatura, quella voce... Erano inconfondibili. " Ti stavo aspettando Xena" rispose la dea. Con un cenno del capo, scagliò contro la Guerriera i suoi guerrieri. Prima che uno di loro la assalisse, Xena fece un salto all'indietro accompagnato con il suo inconfondibile urlo di batttaglia" ALALALA SHE-YAA". Uno dopo l'altro, i guerrieri perirono sotto la spada della Principessa Guerriera fino a quando, dal tetto, un enorme gabbia di metallo piombò a terra imprigionandola assieme ad Olimpia. " Credevi che ti avrei accolta con dei semplici guerrieri? Ma Xena, pensavo che ormai mi conoscessi almeno un po'. La tua abilità non ti salverà da ciò che ho preparato per te e la tua amica. Vi lascio sole, avrete molto da raccontarvi, ma vi consiglio di non perdere tempo perché domani morirete ahah! " disse Morrigan uscendo dalla stanza. Il portone si richiuse, lasciando Xena e Olimpia sole dentro quella gabbia. La poetessa era svenuta, un po' a causa dei colpi ricevuti e un po' anche dall'emozione nel rivedere la sua amica. Xena si accovacciò accanto a lei, mettendo la testa della poetessa sulle sue gambe. Le ferite non erano gravi ma andavano pulite prima che si infettassero. Così Xena strappò un pezzo di tessuto dal giaccone di Olimpia e lo bagno con dell'acqua avanzata dalla poetessa in una ciotola li vicino. Mentre le medica a le ferite, la Guerriera osservava la sua amica dormire.. " Non sei cambiata di una virgola, sei sempre bellissima e dolce quando dormi. Morrigan la pagherà per quello che ha ti ha fatto e usciremo da qui assieme" disse Xena a bassa voce. Poi avvicinò il suo viso a quello della giovane amazzone e la baciò sulla fronte, come a tranquillizzarla. Ora erano di nuovo assieme, anche se per poco. Ma a Xena non importava, era riuscita a rivederla, e questa era la cosa più importante.

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Capitolo 6
*** Trappola Mortale ***


Xena era seduta a terra, con la schiena appoggiata alle sbarre della gabbia e aveva, appoggiata sulle sue gambe, la testa di Olimpia. La poetessa stava ancora dormendo, sembrava completamente rilassata e priva di pensieri. Quel viso angelico suscitava in Xena forti emozioni e non poteva fare a meno di guardarla riposare, passandole dolcemente una mano tra i capelli. Dopo un po', Olimpia aprì gl'occhi e non appena incorociò lo sguardo di Xena, una lacrima rigò il suo viso :" È un sogno? Perché se lo è non voglio svegliarmi, a costo di dormire per sempre! ". La Guerriera posò una mano sul viso di Olimpia e mentre la guardava le disse:" Sono qui Olimpia, non stai sognando". Con quelle parole tirò a se la poetessa per stringerla tra le proprie braccia. Rimasero abbracciate a lungo, Olimpia ancora non ci credeva. Finalmente erano tornate insieme, poteva sentire contemporaneamente il freddo dell'armatura di Xena è il calore di quell'abbraccio, poteva sentire il suo cuore battere allo stesso ritmo di quello della sua amica.. Poteva sentire finalmente la felicità. Xena era consapevole di avere poco tempo, ma non riusciva a interrompere quel momento. Olimpia si asciugò le lacrime e iniziò a parlare:" Non riesco a credere che tu sia qui.. Lo so che non si direbbe ma sono così felice! Mi sei mancata tanto, ero come persa Xena, la mia vita non aveva più senso. La mattina mi svegliavo accanto al fuoco, sola.. Tu non eri più li accanto a me come al solito. Non sentivo più quella voce darmi la buonanotte e il buongiorno. Tutto era cambiato, anche io sono cambiata. Non ho più dormito, le giornate passavano tutte uguali, ho smesso anche di scrivere... Ero solo un guscio vuoto, perfetto all'esterno ma vuoto all'interno. Xena io.. "." Non serve che tu aggiunga altro Olimpia, ti ho osservata ogni singolo istante da lassù e non sai come avrei voluto starti accanto. Il mio cuore andava in mille pezzi ogni volta che una lacrima ti rigava il viso. Ora sono qui e in un modo o nell'altro non mi separerò più da te, te lo prometto!" rispose Xena. Appena pronunciate quelle parole, il portone si spalancò e Morrigan con faccia soddisfatta si diresse dalle due. " Come fanno a giudicarmi crudele, insomma, ho fatto ricongiungere due amiche dopo che la morte le aveva separate! Non capisco proprio voi umani. Comunque sono venuta qui per annunciarvi la mia grande idea. Vi libererò, o più precisamente, vi offro la possibilità di essere libere. I guerrieri contro i quali avete combattuto erano solo giocattoli. Ho allestito un arena da combattimento. Xena tu sfiderai 5 dei miei migliori combattenti e se vincerai, sarai libera di andartene insieme alla tua amica. E non dite che non sono generosa! " disse la donna." Tu sei solo un mostro! " urlò Olimpia. Xena non vedendo alternative, calmò Olimpia e rivolgendosi a Morrigan disse :" D'accordo, combatterò contro i tuoi guerrieri. Ho solo una richiesta, voglio poter usare le mie armi in battaglia". La divinità non ritenendolo un problema, le restituì la spada e il cerchio. Prima di andarsene, Morrigan disse:" ah Xena, che non ti venga in mente di fare qualche scherzo, altrimenti la tua amichetta morirà. Il tuo primo incontro inizierà tra poco, tieniti pronta". Con quelle parole, uscì dalla stanza. " Xena è una follia! I suoi guerrieri sono immortali, la tua spada gli farà il solletico!" disse la poetessa. "Si lo so Olimpia, ma questa volta ho un piccolo vantaggio su di loro. Non ti ho ancora raccontato come ho fatto ad arrivare qui. Ho ridato l'immortalità a Venere e Marte, in cambio mi hanno, o meglio, Venere mi ha riportato in vita e mi ha donato il potere di uccidere gli dei. Quando trafiggerò quei guerrieri, si dissolveranno e torneranno polvere. Stai tranquilla, non ti accadrà nulla" rispose Xena con tono calmo. " Non sono preoccupata della mia vita Xena, ma della tua! Non voglio perderti ancora, non ora che siamo di nuovo assieme!" replicò Olimpia. La Guerriera si avvicinò alla poetessa, le prese il viso tra le mani e con lo sguardo ricco d'amore, la baciò dolcemente. " Non mi perderai di nuovo, tranquilla " disse subito dopo Xena. Nello stesso istante, due guerrieri aprirono la gabbia :" È ora". Xena uscì scortata dai due guerrieri, mentre Olimpia fu accompagnata sugli spalti dove Morrigan l'attendeva. La poetessa venne incatenata ad una grande sedia proprio a fianco della dea. " Vedrai che sarà divertente principessa!" disse la donna sorridendo. Olimpia non era della stessa opinione ma non diede nessuna soddisfazione alla dea, rimase in silenzio e cominciò a cercare con lo sguardo la sua amica laggiù nell'arena. " Che entrino i combattenti" disse una voce sconosciuta. Xena e un uomo entrarono nell'arena. Era enorme, alto, muscoloso e con una maschera ancora più terrificante delle altre. In mano reggeva una mazza chiodate e uno scudo, mentre Xena aveva la sua spada e il Chakram. Il combattimento iniziò. Il guerriero cominciò a sferrare potenti colpi, ma nessuno riusciva ad andare a segno. La Guerriera schivava i colpi con estrema facilità, con un salto si portò alle spalle dell'uomo e con un affondo ben assestato, trafisse il guerriero che in un secondo, sparì lasciando solo un mucchio di cenere. Morrigan rimase senza parole. Non poteva credere che uno dei suoi guerrieri immortali fosse stato ucciso con tanta semplicità. " Tutto qui? Mi aspettavo qualcosa di meglio dalla dea della morte!" disse Xena con tono di sfida. " E così puoi uccidere i miei guerrieri.. Questo cambia le cose. Affronterai gli altri combattenti uno dopo l'altro, senza pause. Ti pentirai di avermi sfidato Xena, implorerai pietà quando i miei uomini ti trafiggeranno il petto!" urlò Morrigan. Subito altri quattro guerrieri entrarono nell'arena, e uno alla volta diventarono gli avversari della Guerriera. I primi due caddero con la stessa velocità del primo, ma il quarto aveva qualcosa di diverso. Non era eccessivamente alto e muscoloso ma era estremamente abile con la spada. Il duello fu impegnativo, Xena riusciva a stento a tenergli testa e in un attimo di distrazione, la spada del nemico ferì la Guerriera su una gamba. Il taglio non era profondo ma il dolore di certo non era di aiuto. Continuarono a combattere ma Xena stava cominciando a sentire la stanchezza. Qualche pugno tramortí Xena senza però mandarla al tappeto. Ad un certo punto con un movimento rapidissimo, Xena riuscì a disarmare l'uomo è a trafiggerlo in pieno stomaco. Ne mancava ancora uno, solo un altro di quei mostri e poi erano libere. Il quinto guerriero avanzò minaccioso. Xena non ebbe neanche il tempo di riprendere fiato, iniziò a combattere. L'uomo era potente, ogni suo colpo rischiava di mandare al tappeto la Guerriera. Xena riusciva solo a difendersi, non aveva ne il tempo di contrattaccare ne il tempo di allontanarsi per riprendere le forze. Il guerriero approfittando della stanchezza di Xena, con un salto piombo sopra di essa, e con il suo peso la immobilizzò. A quel punto iniziò a prenderla a pugni, impedendole di difendersi. Dopo alcuni secondi, Xena riuscì a liberarsi dalla presa dell'uomo e gettarlo lontano da lei. Prese il Chakram in mano e lo scagliò contro l'uomo che grazie allo scudo riuscì a evitarlo. Rimase seduta, ormai allo stremo delle forze. Il guerriero si rialzò in fretta e a spada sguainata corse incontro alla donna. Xena non si muoveva, stava seduta, immobile. Quando l'uomo fu abbastanza vicino, quasi a colpirla , Xena prese la spada nascosta dietro di lei e tenendola dritta davanti a se infilzò il guerriero, che non riuscì a fermarsi in tempo. Olimpia tirò un sospiro di sollievo. Aveva vinto ed era salva. Xena traballante si alzò in piedi, alzò la spada al cielo in segno di vittoria. Morrigan ardeva di rabbia, aveva perso. " Xena! Non uscirai viva da qui rassegnati!" disse la dea. Xena alzò lo sguardo, fisso la donna e con espressione soddisfatta disse:" Forse hai ragione Morrigan, ma di una cosa sono certa, non morirò per mano tua! ". La divinità non ebbe il tempo di capire. Il cerchio rotante lanciato da Xena durante il combattimento aveva continuato a spostarsi e ora andava in direzione della dea. La sua lama tagliò di netto il collo di Morrigan, che come i suoi guerrieri, si dissolse. Anche le catene che imprigionavano Olimpia scomparvero. Xena recuperò il cerchio, per poi accasciarsi a terra sfinita. Olimpia la raggiunse immediatamente. " Xena! Non fare scherzi ti prego non lasciarmi!" gridava disperata la poetessa. " Sto bene Olimpia... Sono solo.. stanca.. Hai visto? Ho mantenuto la promessa.. Sei libera" disse Xena con un filo di voce. Olimpia sorrise:" Siamo libere. Riposati ora. Penso io a te".

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Capitolo 7
*** Ritorno al passato ***


La notte era calata sui verdi prati danesi. Il freddo si faceva sempre più intenso e i colori dell'estate andavano piano piano a scomparire. Nonostante questi cambiamenti, quella notte era diversa dalle altre. Olimpia aveva portato fuori Xena dal regno, ormai distrutto, di Morrigan. Appena all'uscita di quel freddo lago ghiacciato, da cui Xena aveva acceduto per andare nel regno della dea, Argo attendeva scalpitante la poetessa. Non era sorpresa che il cavallo avesse trovato la strada e la stesse aspettando, ciò nonostante la giovane era contentissima di vederlo. Xena era svenuta e metterla sul cavallo non era di certo una cosa facile. Perciò adagiò la Guerriera a terra e iniziò a costruire una lettiga utilizzando dei legni e delle eliane. Attaccata alla sella di Argo, Olimpia sdraiò la Guerriera sulla lettiga e la coprì con una coperta. Dopo mezz'ora di cammino, arrivarono all'insenatura sulla spiaggia in cui Olimpia si era nascosta la prima notte dopo lo scontro con i guerrieri resuscitati. Dopo aver acceso il fuoco, la sua attenzione fu per l'amica. Era ferita, seppur lievemente, ma doveva provvedere a curarla. Nella bisaccia portava sempre con sé delle erbe curative così, dopo averle mescolate con acqua e scaldate sul fuoco, le adagiò sui tagli della Guerriera. Con un panno bagnato, ripulí il viso di Xena dal sangue e dal fango dell'arena. " È proprio come ai vecchi tempi. Sembra essere tornato tutto come una volta. Poterti sfiorare il viso, sentire il calore delle tue mani e vedere l'azzurro dei tuoi occhi mi ha fatto rinascere. Mi sono sempre chiesta perché tra tante fanciulle hai scelto proprio me Xena.. " disse Olimpia accarezzando il viso dell'amica. " Non sono io ad averti scelta, sei stata tu a scegliere me" rispose Xena afferrando la mano della poetessa. "Xena ma sei sveglia! Dovevo immaginarlo.. Come ti senti?" disse Olimpia sorpresa. La Guerriera si alzò, si mise a sedere e disse :" Si ero sveglia, tanto da aver sentito il tuo discorso. Comunque sto bene, sono ferite da nulla. Tu piuttosto, come ti senti? Hai mangiato qualcosa? ". La poetessa sorrise :" Ti preoccupi sempre eh... Sto bene, ora che sei qui". Xena non aveva il coraggio di dirle la verità, la sera dopo sarebbe scomparsa di nuovo e avrebbe spezzato nuovamente il cuore alla persona più importante della sua vita. " Sono felice anche io Olimpia. Ora però è meglio se dormiamo. Domani avremo molte cose da fare. Buonanotte", baciò sulla fronte la poetessa e si mise a dormire. Olimpia ascoltò il consiglio dell'amica e si addormentò. Xena voleva far trascorrere all'amazzone una giornata speciale prima di doverle raccontare la verità. Aspettò che si addormentasse per poi alzarsi e andare a fare una passeggiata. Si arrampicò sugli scogli e arrivata in cima, lontano da Olimpia, disse:" Marte! Posso sentire il tuo fetore mischiato alla salsedine, vieni fuori! ". All'improvviso un bagliore dietro di lei annunciò l'arrivo della divinità." Sempre gentile eh! Mi chiedo come tu riesca a capire quando sto per arrivare. Comunque ho visto che te la sei cavata bene anche senza il mio aiuto. Niente rancore spero" disse Marte. " Proprio di questo volevo parlarti. Non hai voluto aiutarmi contro Morrigan, ma ti perdono" disse la Guerriera. " Oh sapevo che eri una persona ragionevole" rispose il dio della guerra. " Ma non credere che la cosa finisca qui. Ti do l'opportunità di redimerti. Domani a quest'ora dovrò tornare nell'oltretomba. Se vuoi rimanere una divinità dovrai fare qualcosa per me è stavolta non puoi scegliere" disse Xena con tono severo. " Mi stai minacciando? Ahah Xena, sono una divinità, come pensi di uccidermi?" disse Marte. A quelle parole la Guerriera sfilò il Chakram e con un movimento rapido lo puntò alla gola dell'uomo. Con una leggera pressione, alcune gocce di sangue colorano giù per la gola della divinità. " Tu hai di nuovo il potere di uccidere gli dei! Ma non hai il coraggio di uccidere me o l'avresti fatto tanto tempo fa quando ne hai avuto l'occasione!" disse Marte. " Non provocarmi, lo sai che non mi faccio troppe domande! Se farai ciò che ti chiedo, potrai tenerti la tua immortalità e io non ti torcerò neanche un capello. Non aiutarmi, e senza che tu te ne accorga di taglio la gola. Intesi?" rispose la donna. " Va bene Xena. Infondo, che cosa mai potrai chiedermi di così tanto difficile?", dopo quelle parole la donna lasciò la presa e spiegò all'uomo il suo arduo compito. Il rumore delle onde sovrastava la voce dei due,come se la natura cercasse di parlare ancora più forte. L'alba era sorta, dei sottili raggi di sole filtravano dalle nuvole ancora alte nel cielo. Il mare era calmo, il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli donava al paesaggio uno spettacolo meraviglioso. Xena era già sveglia, aveva già provveduto alla colazione, strigliato Argo e preparato il necessario per partire. "Olimpia, svegliati! Su forza, dobbiamo partire!" disse la Guerriera. " Xena ti prego fammi dormire ancora un po' " ribatté la poetessa. " Dormirai più tardi, coraggio alzati e prepara le tue cose. Non abbiamo tempo da perdere" rispose Xena. Olimpia non poté che alzarsi. Appena fine di preparare il tutto, si incamminarono seguendo la costa. " Xena dov'è che andiamo?" chiese Olimpia. " È una sorpresa. Lo vedrai quando arriveremo" disse sorridendo. " Mmm ho sempre paura delle tue sorprese" ribatté la poetessa. La Guerriera non rispose, fece solo un leggero sorriso. Dopo un'ora di cammino, Xena si fermò improvvisamente, prese una stoffa scura da dentro la bisaccia e disse :" Girati, devo bendarti". " Xena che cosa stai architettando? Guarda che se è uno scherzo non è divertente!" urlò Olimpia. Bendata l'amica, Xena la guidò verso il luogo in cui voleva portarla e quando lo ebbe raggiunto, sfilò le stoffa dal viso. Non appena la giovane aprì gli occhi, rimase senza parole. Di fronte a lei una piccola cascata il cui rumore sembrava suonare una dolce melodia e con i raggi del sole che incontravano le gocce d'acqua, si creava una sorta di arcobaleno proprio dove l'acqua della cascata incontrotrava la superficie di un piccolo lago. Tutt'intorno vi erano alti alberi dalle grosse foglie verdi con dei fiori bianchi che profumavano di limone. Sembrava un paradiso. Alcuni uccellini cantavano felici dai rami degli alberi, un cervo sulle sponde del lago si abbeverava con una tale tranquillità da rimanere impressionati. " Ti piace?" chiese Xena all'amica. " Sono senza parole. È meraviglioso Xena" esclamò Olimpia. " Ho pensato la stessa cosa anche io la prima volta che l'ho visto. Coraggio, avviciniamoci" disse la Guerriera. Arrivarono sulla sponda del laghetto, appoggiarono a terra una coperta e lasciarono che Argo si godesse la fine erbetta verde del prato. " L'altra sera mi hai detto che da quando ci siamo separate, non hai più scritto. Be ho pensato che venire qui ti aiutasse a riprendere in mano penna e pergamena. Ma prima che tu ti rinchiuda nel tuo mondo da poetessa, ho pensato di fare qualcosa di un po' più...come dire...divertente ahah che ne dici di pescare assieme come facemmo tempo fa? " chiese Xena." Ne sarei felice, davvero. E comunque scrivere non è noioso ahah" rispose l'amica sorridendo. Le due iniziarono la battuta di pesca e in tre ore riuscirono a prendere solo due pesci. Ma poco importava ad Olimpia, perché finalmente tutto era tornato come un tempo e poteva tornare a sorridere. " Una volta era molto più pescoso questo lago, ma probabilmente la gente del villaggio ha esagerato e ora sono rimasti pochi pesci. Almeno due per il pranzo li abbiamo. Dammeli così inizio a cucinarli" disse Xena. "OH no non ci penso neanche ahah se lascio cucinare te, a pranzo non mangeremo niente. Non rovinarmi gli unici due pesci che IO ho preso! Visto che sei una Guerriera, vai a raccogliere della fredda e pesante legna" disse Olimpia ridacchiando. " Ah è così eh. E va bene, ma se il pranzo verrà buono, sarà merito della MIA legna!" la prese in giro Xena. Pranzarono e si sdraiarono sulla coperta. Xena si addormentò quasi subito, infondo la notte prima l'aveva passata a litigare con Marte. Olimpia invece si mise a scrivere, quel posto le aveva fatto ritrovare l'ispirazione,anche se dentro di lei sapeva che non era stato solo il paesaggio, ma anche la compagnia. Sulla pergamena il racconto iniziava così " l'anima viaggia, viaggia in ogni luogo, viaggia nei sogni, negl'incubi, viaggia per scappare o per ritrovare qualcuno. La mia ha viaggiato tanto ma ora è tornata, però non da sola. Perché ora ha un anima gemella".

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Capitolo 8
*** Una Gioia Momentanea ***


Era pomeriggio inoltrato, Olimpia stava ancora scrivendo il suo racconto mentre Xena, accanto a lei, si stava svegliando. " Vedo che il paesaggio ti ha ispirato. Guarda li quanto hai scritto!" esclamò la donna. " Già, la pace e la tranquillità hanno guidato la mia mano. Invece ho visto che tu dormivi beatamente. Non hai riposato stanotte?" chiese Olimpia. " Poco, le ferite non mi hanno lasciato dormire. Mi hai guardato dormire?" domandò la guerriera. " Come sempre..." rispose la giovane. Xena sorrise teneramente, si mise a sedere e rivolse il suo sguardo all'amica :" Olimpia, devo chiederti scusa. Quando eravamo in Oriente nel regno di Lao, me ne sono andata dandoti una misera spiegazione. Sarà stato per il poco tempo a mia disposizione ma questa volta non voglio commettere lo stesso errore. Sono sicura che quando avrò finito di parlare, sarai arrabbiata a morte con me, ma non posso mentirti di nuovo". Olimpia la guardò perplessa e preoccupata:" Ti ascolto Xena". La Guerriera iniziò a spiegare :" Ho seguito ogni tuo spostamento da quando ci siamo separate, ho vegliato su di te la notte mentre dormivi e ho visto con i miei occhi la tua sofferenza. Dentro di me sapevo che la mia morte era doverosa, ma nello stesso tempo, il senso di colpa per averti abbandonato mi uccideva, e mi uccide tutt'ora. Quando ho visto il pericolo che ti minacciava, ho cercato di avvertirti in sogno, ma sapevo che non mi avresti ascoltato e quando Morrigan ti ha rapito, ho cercato in tutti i modi di aiutarti. Se sono tornata in vita, è merito di Venere, infatti quando ero nell'aldilà, mi sono messa in contatto con lei e con Marte, ho chiesto loro di recuperare l'ambrosia, tenuta nascosta dai centauri. Così facendo, avrebbero recuperato l'immortalità e essendo le uniche due divinità, sarebbero riusciti a farmi tornare in vita per aiutarti. Venere è venuta da me, mi ha risuscitato e mi ha condotto in Danimarca. Marte invece ha preferito non aiutarmi, per ora. Comunque Venere oltre a farmi tornare sulla Terra, mi ha donato il potere di uccidere gli dei, ecco perché il Chakram e la spada sono riusciti ad uccidere i guerrieri e Morrigan. Purtroppo il mio tempo qui non è infinito. Ho solo tre giorni prima di tornare nell'aldilà e oggi è il terzo... ". Olimpia a quelle parole rimase immobile, un espressione distrutta e incredula si leggeva sul suo viso." Te ne andrai di nuovo vero? " disse il bardo con gli occhi velati di lacrime." Si Olimpia" rispose Xena. Olimpia scoppiò in lacrime e si gettò tra le braccia dell'amica. Xena era distrutta per ciò che stava accadendo, stava di nuovo facendo soffrire la persona che amava di più al mondo, ma purtroppo era inevitabile. La Guerriera stringeva a se la poetessa come mai aveva fatto prima, mentre le accarezzava i capelli, cercava di farla smettere di piangere. Vederla così le straziava il cuore. Olimpia si staccò lentamente da quell'abbraccio, guardò Xena negli occhi e con ancora le lacrime che le rigavano il viso, la baciò. Xena non si aspettava quella reazione, anzi, pensava a una sfuriata, uno schiaffo o qualcosa del genere. Fu un bacio lungo e silenzioso ma in quel silenzio, si capiva benissimo quello che Olimpia cercava di dire alla sua "amica". Dopo una decina di secondi, il bacio si interruppe e Olimpia, con voce tremante disse:" Visto che tra poco te ne andrai, voglio poterti stare accanto fino all'ultimo secondo". Xena le accarezzò il volto e appoggiò la testa della poetessa sulla sua spalla, per poi sdraiarsi e tenerla abbracciata a se. Mentre erano stese, Xena accarezzava i corti capelli biondi della poetessa. Rimasero così fino a sera, Olimpia si addormentò e Xena le rimase accanto, proprio come lei le aveva chiesto. Il sole tramontò, il cinguettío degli uccelli era cessato già da alcuni minuti e il freddo cominciava a farsi sentire. Con la sera, si avvicinava anche il momento di tornare nell'aldilà. Infatti poco dopo, un bagliore illuminò il lago. Venere apparí di fronte alle due, e vedendolo abbracciate non poté che sorridere dolcemente. Xena si alzò lentamente cercando di non svegliare Olimpia. " Come sta? Le hai già detto tutto?" chiese Venere. " Si sa tutto, sa che me ne dovrò andare di nuovo ma non sa che stavolta sarà diverso" rispose Xena. " Cioè?" chiese la dea incuriosita. " Non posso dirti nulla ancora, devi aspettare l'arrivo di Marte. Quando sarà qui tutto ti sarà chiaro. Devi promettenti una cosa, quando me ne andrò stalle vicino, avrà bisogno di un'amica che le stia accanto e so che tu sei la persona giusta" disse la Guerriera. " Non la mollerò un secondo, mi prenderò cura di lei, di questo puoi stare tranquilla" rispose Venere rassicurando la donna. In quel momento, Marte si teletrasportò dietro Xena. Lei, senza neanche voltarsi disse:" È giunto il momento". La Guerriera andò a svegliare la giovane : "Olimpia, svegliati..". " È già ora che vai via vero?"rispose la poetessa. Xena annuì e aiutò Olimpia ad alzarsi. Il bardo si accorse della presenza di Marte e Venere e andò ad abbracciare quest'ultima. "Olimpia, non ti ho detto tutto. Anche Marte ha fatto la sua parte. Io e te non ci separareremo per sempre, avrai l'opportunità di ricominciare una vita con un altra persona. Colei che starà al tuo fianco, porterà dentro di sé il mio spirito, i miei ricordi, il mio amore per te. Certo non avrà il mio aspetto ma questo poco importerá. Trova questa persona Olimpia e io e te saremo di nuovo insieme" spiegò la donna. " Un'altra persona? Xena io non voglio nessuno oltre a te!" rispose arrabbiata la poetessa. " Ora dici così Olimpia ma quando avrai davanti a te quella donna, ti sembrerà di vedere me. Questo è l'unico modo che abbiamo per tornare insieme purtroppo" disse Xena. " Se la incontrerò, come farò a sapere che è lei?" chiese la poetessa. " Lo capirai subito, credimi" rispose Xena. Improvvisamente l'immagine di Xena si affievolí. Stava scomparendo. Appena lo notò, Olimpia le corse incontro per baciarla un ultima volta. Ne ebbe appena il tempo, poi Xena sparì. " Che cosa commovente. Sappi che mi sei debitrice per questo. Tornerò quando avrai trovato l'erede di Xena. Addio mia cara" disse Marte scomparendo. Olimpia intanto aveva trovato conforto tra le braccia di Venere." Nessuno potrà mai prendere il suo posto Venere, nessuno" disse Olimpia. " Lo so, ti capisco. Ma sono sicura che se Xena ha detto il vero, questa sua erede le assomiglierá così tanto da farti ritrovare l'amore. Affidati al tuo cuore Olimpia, vedrai che la troverai in fretta... Si sta facendo tardi, vieni con me al mio tempio, li starai al caldo" rispose Venere. "Spero tu abbia ragione.. Raccolgo le mie cose e arrivo" rispose Olimpia. Mentre metteva le sue cose nella bisaccia, si accorse che il Chakram era rimasto sulla coperta. Lo prese in mano e un sorriso comparí sulle sue labbra. Xena aveva lasciato il cerchio apposta e aveva impresso su di esso il segno delle sue labbra, come a regalare ad Olimpia un dolce bacio. Lo ripose sul suo fianco destro, e si avvicinò alla dea. "Venere ti dispiace teletrasportare anche Argo?" chiese la giovane. " Un cavallo nel tempio della dea dell'amore? Dovrai lavarlo e profumarlo prima di farlo entrare ahah coraggio andiamo" rispose la dea. Venere schioccò le dita e entrambe, con Argo, sparirono all'istante. Quel lago era stato testimone di un'amore eterno, un'amore che aveva vinto su tutto, anche contro la morte.

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Capitolo 9
*** La ricerca è finita ***


Era passato un anno ormai dalla notte in cui Xena se n'era andata per sempre. Olimpia aveva lasciato la Danimarca, si era imbarcata e dopo un lungo viaggio era tornata nella sua amata Grecia, dove il caldo dell'estate rendeva il paesaggio decisamente incantevole. Il suo arrivo fu accompagnato da una festa di paese in onore della musa Calliope. Sembrava essere tornata alla sua fanciullezza, vedeva alcuni bambini rincorrersi ridendo e rivedeva lei e sua sorella Leuca quando erano piccole. Quei bei ricordi la facevano sorridere e ricordare il passato. Però non poteva fermarsi, doveva partire nuovamente alla ricerca di quella persona che l'avrebbe ricongiunta a Xena. Montò in groppa ad Argo e lo lanciò al galoppo per farlo sgranchire dopo quell'estenuante viaggio. Dopo circa un'ora arrivò ad Anfipoli, il paese in cui Xena era nata e cresciuta; voleva andare a trovare la tomba della mamma Irene e del fratello Linceo prima di rimettersi nuovamente in cammino. Lasciò due piccoli mazzetti di fiori sulle loro tombe, li salutò e uscì dalla casa. Mentre stava per varcare la soglia della porta della vecchia taverna di Irene, qualcun'altro aveva pensato di portare dei fiori sulle tombe. "Evi! Sei davvero tu?" esclamò Olimpia. "Olimpia! Che piacere rivederti" rispose la figlia di Xena abbracciando la poetessa. " Che ci fai qui? Pensavo fossi in India!" disse il bardo. " Sono stata in India da quando ci siamo separate l'ultima volta, il mio spirito ne aveva bisogno. Ora sono tornata qui, a casa, dopo tanto tempo" rispose Evi. " Immagino.. Ascolta, io non so come dirtelo, forse è meglio se ci sediamo" disse Olimpia con sguardo triste. " So tutto Olimpia, tranquilla. So di mia madre, Belhur mi ha fatto parlare con lei. Non sono triste, so che la sua morte è servita ad uno scopo superiore. Non potevo avere genitore migliore di lei" disse Evi sorridendo. Olimpia si sentì sollevata da quelle parole, ancora non riusciva a parlare della morte di Xena senza commuoversi. " Ascolta, io sto ripartendo, devo trovare una persona. Perché non vieni con me?" chiese la poetessa. " Forse il nostro incontro non è casuale. Sono tornata perché anche io sto cercando una persona. Qualcuno che racchiuda in sé lo spirito di mia madre. So che è la stessa persona che vuoi trovare tu. Xena aveva pensato a tutto, sapeva che ci saremmo reincontrate e ha fatto in modo che Marte ci riunisse per uno scopo comune. Dobbiamo fare questa cosa assieme" spiegò Evi. Olimpia era sorpresa. Ora tutto era chiaro. Quando Xena le aveva detto che Marte avrebbe fatto il suo dovere, prima o poi, si riferiva proprio a questo. Il dio della guerra aveva permesso allo spirito della guerriera di ritornare sulla terra e aveva fatto in modo che lei ed Evi trovassero assieme l'erede di Xena. " Allora che aspettiamo? Abbiamo una persona da trovare" disse Olimpia sorridendo. Per evitare di camminare, Evi prese un cavallo li nel villaggio e assieme ad Olimpia, si diresse verso l'est della Grecia. " Sai già qualcosa su questa donna? Insomma potrebbe essere ovunque" chiese Evi. " Non so nulla, a parte quello che mi ha detto tua madre, ovvero che questa donna assomiglia caratterialmente a Xena. Ma non so altro. Non so ne dove sia ne che aspetto abbia" rispose Olimpia. "Sarà una lunga ricerca ahah" disse Evi ridacchiando. Le due cavalcarono tutto il giorno sotto il sole cocente e per accamparsi aspettarono il tramonto. Trovarono riparo in un piccolo boschetto, accesero il fuoco e prepararono qualcosa da mangiare. La giornata era stata faticosa ed entrambe andarono a dormire presto. Passarono giorni, settimane ma ancora non avevano trovato la persona giusta. Nel loro girovagare per la Grecia, visitarono moltissimi villaggi ma l'ultimo in cui arrivarono era molto particolare. Non era molto grande ma quelle poche persone che ci vivevano erano mercenari, ubriaconi e briganti, insomma, non un posto per signore. Le ragazze non si fecero intimorire ed alloggiarono alla taverna. Non vi era l'ombra di nessuna donna, a parte quelle che alloggiavano nel locale per divertire quei rozzi uomini sporchi e maleodoranti. Uno di loro si avvicinò ad Olimpia :" Ei bellezza perché non ci divertiamo un po'?" disse l'uomo mettendo la sua mano sul sedere di Olimpia. La poetessa si girò di scatto, prese la mano dell'uomo e con un movimento rapido gli ruppe il braccio. " Va' a divertirti da solo" rispose lei. Le due si ritirarono in camera sperando di non dover più avere a che fare con nessuno di quegli ubriaconi. Purtroppo i pericoli sono sempre in agguato e durante la notte, alcuni mercenari, incuriositi dalle straniere e dalla loro bellezza, si intrufolarono nella stanza delle due per rapirle. Purtroppo le ragazze non riuscirono a sottrarsi a quegl'uomini e contro la loro volontà vennero portate in mezzo al bosco, in un accampamento molto attrezzato. Era circondato da guerrieri, vi erano alcune tende, due baracche adibite a prigione e una decina di cavalli legati ad un palo. Olimpia e Evi vennero messe all'interno di una delle prigioni. " Fateci uscire subito da qui. Cosa volete da noi?" urlò Evi ad una delle guardie. " Non ti agitare bellezza, risparmia le energie. Ne avrai bisogno ahah" disse un guerriero. Olimpia non aveva nessuna intenzione di rimanere li, infatti durante la notte, senza farsi sentire dalla guardie, riuscì a rompere una delle sbarre della prigione grazie al Chakram, che data la sua forma, non sempre veniva riconosciuto come arma. Senza far rumore uscirono dalla porta e rimanendo nell'ombra cercarono di uscire dall'accampamento. Quando erano quasi fuori, un guerriero si accorse delle fuggitive e diede l'allarme. Subito una decina di guerrieri accorsero a spada sguainata contro le ragazze. Anche se Evi ormai aveva abbandonato il sentiero della guerra, non poté che impugnare un'arma per difendersi. Olimpia stendeva un guerriero dopo l'altro ma erano troppi. Ad un certo punto, il capo dei guerrieri uscì dalla sua tenda, si portò alle spalle di Olimpia e le sfidò il cerchio rotante. " Avevo visto bene allora, questo è il famoso Chakram di Xena, la principessa Guerriera. E se lo hai tu, le possibilità sono due: o tu lo hai rubato a Xena, cosa molto difficile, oppure Xena è morta, il che sarebbe magnifico. Sai c'è un leggenda su questo cerchio. Quando la principessa Guerriera sarà morta, tutti saranno in grado di maneggiarlo" appena finite quelle parole, l'uomo lanciò il cerchio. Questo cominciò a rimbalzare su ogni ostacolo che incontrava, colpì un paio di guerrieri e poi si diresse contro Evi. In quell'istante una donna sbucò dal nulla, si diresse verso Evi e afferrò il cerchio prima che questo uccidesse la figlia di Xena. " Penso che quella leggenda per te non valga. Guarda qui che hai combinato!" disse la donna. Olimpia ed Evi erano senza parole, quella ragazza aveva afferrato il Chakram come se fosse un semplice cerchio. Non vi erano dubbi, era lei l'erede di Xena. Mentre le due ragazze erano imbambolate a fissarla, la donna dimostrò che la loro teoria era esatta. Era un'abilissima Guerriera, con pochi colpi ben piazzati aveva steso tutte le guardie e il loro capo. " Volete restare qui a fissarmi o venite via?" chiese la donna. "Andiamo Evi" disse Olimpia. Le tre donne si allontanarono assieme. Arrivarono in una radura dove la donna si era accampata per la notte e si sedettero su dei tronchi. "Allora, come mai eravate prigioniere di Latos? Avete inavvertitamente attirato la sua attenzione suppongo.. Comunque io sono Zoe" disse la donna sorridendo. Olimpia era pietrificata, non solo parlava e gesticolava come Xena, ma aveva anche lo stesso sorriso. Non le assomigliava molto in viso, infatti i capelli neri di Xena erano sostituiti da capelli castano chiaro leggermente ondulati sulle punte, occhi verdi come due smeraldi e un fisico slanciato. Anche l'abbigliamento era differente, al posto dell'armatura di pelle, Zoe indossava un corpetto di pelle bianca, un gilet nero e dei pantaloni neri anch'essi in pelle. Era talmente intenta ad osservarla che non si era accorta della domanda che gli era stata posta da Zoe. " Io sono Evi e lei è Olimpia. Grazie per averci aiutato! Comunque che intendi per attirare l'attenzione?" chiese Evi. " Be insomma non passate inosservate, soprattutto la biondina" disse Zoe guardando Olimpia. La poetessa arrossì allo sguardo della donna. Che le stava succedendo? Insomma era l'erede di Xena ma ciò non voleva dire innamorarsi. "Questo credo sia tuo Olimpia" disse Zoe porgendo il Chakram alla poetessa. Quando il bardo afferrò il cerchio, entrambe le donne furono investite da una serie di immagini passate di Xena e Olimpia. Appena le immagini finirono, le due donne si guardarono negli occhi alcuni secondi, poi distogliere lo sguardo. " Zoe posso farti una domanda?" chiese Evi. " Si certo chiedi pure" rispose la donna. "Come hai fatto a fermare il cerchio al volo?" disse la ragazza. " Sinceramente non lo so, l'ho preso in mano normalmente,come se lo avessi fatto già un miliardo di volte" rispose Zoe. Olimpia continuava ad osservare la donna e mentre lo faceva si accorse che dal suo fianco sinistro gocciolava del sangue. " Ma tu sei ferita! Fammi dare un'occhiata. Evi prendimi uno straccio e dell'acqua pulita per favore" disse Olimpia. "Oh non è niente,è solo un graffio! Non c'è bisogno di medicarmi" rispose Zoe. "Se non ricuciamo subito quella ferita rischi che faccia infezione! Coraggio sdraiati, non sentirai nulla promesso" replicò Olimpia. La donna non insistette e si sdraiò per farsi medicare. " Vado a prendere dell'altra acqua, torno subito!" disse Evi allontanandosi. Olimpia e Zoe rimasero sole accanto al fuoco; la poetessa era impegnata a ripulire e ricucire la ferita della Guerriera, mentre Zoe si sentiva fortemente in imbarazzo sia per il modo in cui Olimpia la fissava, sia per il modo in cui la toccava. Ad un certo punto la guerriera fu investita da un'altra serie di immagini. Ancora non capiva chi fosse quella donna dagli occhi azzurri ma aveva intuito che il legame che aveva con Olimpia era molto forte. "Va tutto bene? Sto facendo il più piano possibile" disse il bardo. Zoe ritornando in sé rispose:" Si tutto apposto, hai la mano molto delicata non sento quasi nulla". Intanto Evi tornò, ricucirono la ferita di Zoe, che si addormentò poco dopo, e si misero a dormire anche loro. Prima di addormentarsi Evi chiese ad Olimpia :" È lei vero? Ha afferrato il cerchio come Xena e poi non ti toglie gli occhi di dosso nemmeno per un secondo". " Ma che dici! Era ferita, sicuramente non era in sé. Comunque si, credo che sia proprio lei l'erede di tua madre" rispose Olimpia arrossendo. Con la felicità di aver trovato la persona giusta, le ragazze si addormentarono dolcemente,pensando a cosa gli avrebbe riservato il futuro.

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Capitolo 10
*** Lieto "Fine" ***


Il fuoco era ormai spento, il sole era alto e il caldo dei raggi baciava il viso di Olimpia. Lei ed Evi stavano ancora dormendo mentre Zoe, già sveglia da un po', era andata in un ruscello lì vicino per farsi un bagno. Il rumore di un piccolo cinghiale lì intorno svegliò la poetessa di soprassalto. Si guardò attorno e notò che la Guerriera non era dove ieri sera l'aveva lasciata, così si alzò e andò a cercarla. Mentre camminava tra gli alberi notò, appoggiati su una pietra, il gilet e i pantaloni di Zoe. Si inoltrò tra i cespugli e arrivò di fronte al ruscello. Il piccolo fiumicciattolo aveva un colore molto chiaro, quasi sul celeste, ed era limpidissimo. Verso il centro, il letto del ruscello era più profondo e creava così una piccola pozza dove potersi immergere fino alle spalle. Proprio al centro di essa, Olimpia vide Zoe. Era davvero una bellissima ragazza, quegl'occhi verdi sembravano brillare più del sole e quel fisico così scolpito rendevano la sua immagine davvero incantevole. " Sei venuta per farti un bagno o guardare me mentre lo faccio?" disse improvvisamente Zoe. Olimpia sorpresa arrossì immediatamente, abbassò lo sguardo e con voce tremante rispose :" È che non ti ho vista accanto al fuoco ed ero preoccupata, cioè in pensiero, insomma intendo che.. volevo sapere se stavi meglio ecco". La Guerriera sorridendo uscì lentamente dall'acqua, aveva in dosso il corpetto bianco e un paio di pantaloni molto corti, simili a quelli di Olimpia. " Stavo scherzando biondina ahah sto bene grazie, per avermelo chiesto. Sei una brava guaritrice, ma io lo sono di più" scherzò la ragazza. Così dicendo, andò verso il masso su cui aveva appoggiato i vestiti e si rivestì. Intanto Olimpia continuava a fissarla mentre il rossore del suo viso ancora si notava sulle sue guancie. " Ho intenzione di andare a sud, volete venire con me? Così magari non vi cacciate di nuovo nei guai ahah" disse la donna ridacchiando. " Noi sappiamo badare benissimo a noi stesse! Comunque anche noi andavamo verso sud..." rispose Olimpia con aria offesa. Zoe notandolo, si avvicinò alla poetessa, mise una mano sotto il mento di Olimpia e disse :" Scherzavo eh. Mi piace la tua compagnia". Il bardo arrossì nuovamente e per evitare di farlo notare, si allontanò dalla Guerriera tornando verso l'accampamento dove Evi riposava. "Ma dove eravate finite? Pensavo vi avessero rapite un'altra volta!" disse Evi ad alta voce. " Eravamo al ruscello a prendere dell'acqua, tranquilla. Preparate i cavalli, partiamo tra poco" rispose Zoe. La figlia di Xena annuì, poi si avvicinò ad Olimpia e a bassa voce le chiese:" Che avete fatto al fiume? Le hai detto di Xena? "." Non abbiamo fatto nulla! E comunque no, non so come dirglielo insomma, mi prenderebbe per pazza se le dicessi la verità! Forse col tempo si ricorderà.. " rispose Olimpia." Non si può ricordare qualcosa che non ha fatto se tu non glielo dici! Dentro di lei c'è Xena e l'unico modo che hai per risvegliarla è creare un collegamento con Zoe. Insomma deve esserci amore Olimpia" disse Evi. "Amore??" chiese Olimpia incredula. " La devi baciare, è l'unico modo. Sono sicura che se lo fai si ricorderà tutto" rispose Evi. Olimpia non rispose, si girò verso Zoe e la guardò con aria pensierosa. Che Evi avesse ragione? La poetessa non lo sapeva ma si fidava di lei, avrebbe provato qualsiasi cosa pur di far riaffiorare i ricordi di Xena. Nel frattempo, salirono a cavallo e iniziarono a dirigersi verso sud. Durante il tragitto, in un sentiero in mezzo al bosco, alcuni briganti addocchiarono le tre ragazze e, decisi a derubarle, le circondarono silenziosamente. " Qualcuno ci sta osservando" disse Olimpia. " Si, da quando abbiamo intrapreso questo sentiero. Sono in sette e ci stanno accerchiando. Mi presteresti il cerchio?" disse la Guerriera. La poetessa porse il Chakram alla donna che immediatamente lo lanciò. Nel rimbalzare, colpì 4 guerrieri appostati su degli alberi li intorno. Recuperato il cerchio, scese da cavallo. I restanti briganti sbucarono da dietro alcuni cespugli e cominciarono a correre contro le tre ragazze. Iniziarono a combattere e con estrema facilità sia Olimpia che Evi atterrarono gli avversari. Zoe invece, a causa della ferita sul fianco, trovava difficile muoversi con agilità. Il brigante si accorse del taglio e sferrò un calcio proprio su di esso. La Guerriera dolorante abbassò la guardia e in quel frangente l'uomo la colpì violentemente. Zoe cadde a terra priva di sensi e con una ferita profonda alla spalla sinistra. Subito le due ragazze accorsero in suo aiuto e cacciarono l'uomo. "È ferita gravemente alla spalla. Dobbiamo portarla in un luogo asciutto e sicuro al più presto!" disse Evi. Olimpia annuì e con l'aiuto di Evi caricò Zoe sul cavallo per allontanarsi più in fretta da quel bosco. Poco più avanti trovarono una piccola caverna, adagiarono il corpo della guerriera a terra e accesero un fuoco. " Devo ricucire immediatamente la ferita. Mi serve del filo, un ago e acqua calda. Guarda nella mia bisaccia, dovresti trovare i primi due. Per l'acqua dovremo aspettare" disse Olimpia. Trovato l'occorrente, iniziò a medicare Zoe. Intanto il tempo passava e il giorno lasciava spazio alla notte. "Dovrà tenere fermo il braccio per un po' di giorni ma almeno è viva. Penso io a lei stanotte, tu riposati un po' " disse la poetessa. Evi annuì e si mise a riposare accanto al fuoco. Mentre Zoe dormiva, Olimpia ne approfittò per osservarla." Le assomigli molto sotto alcuni aspetti.. non hai i suoi occhi e il suo viso ma per il resto, sei lei. Solo che i suoi ricordi non riescono a prendere il sopravvento sulla tua mente. Ho paura.. Insomma, quando ricorderai cosa cambierà? Sarai Zoe con i ricordi di Xena o sarai Xena con il corpo di Zoe? Ah non ci capisco più niente..." disse sottovoce la poetessa." Ma tu parli sempre così tanto? " chiese Zoe con voce flebile." Zoe come ti senti? Non muovere il braccio miraccomando " disse Olimpia." Sto bene non preoccuparti. Perché dovrei ricordarmi delle cose di Xena? Cosa centra la principessa Guerriera con me? " rispose Zoe." Se te lo dicessi non mi crederesti. L'unico modo che ho per farti capire, è farti vedere il significato di ciò che ho detto" così dicendo, la poetessa prese il viso della guerriera e dolcemente lo baciò. Nel farlo, entrambe ripercorsero i ricordi di Xena, dalla sua gioventù ad Anfipoli, fino alla morte in Oriente. " Xena è in me. Io ho il suo spirito... Ora si spiegano tante cose! Le voci nella mia testa, il Chakram, tu... Olimpia io non so perché lei abbia scelto me però quello che tu vuoi io non posso dartelo, non posso riportare Xena sulla Terra. E non posso essere lei.. " disse Zoe con le poche energie rimaste. Olimpia vedeva in quegl'occhi lo stesso fuoco di Xena e si sentiva al sicuro proprio come lo era con lei. Ad un certo punto, una voce nella sua testa disse" ricorda il passato ma vivi il presente". Con quelle parole tutto divenne chiaro. Xena non voleva tornare in vita davvero, ma voleva che Olimpia continuasse la sua vita senza tormentarsi per la sua morte. Così aveva permesso al suo spirito di tornare in un altro corpo, aveva fatto incontrare Zoe e Olimpia e permesso alla poetessa di ricominciare ad amare. La giovane sorrise per aver capito la verità. " Ti faccio ridere?" chiese Zoe. " Si è sai perché? Perché tu vuoi che io e Evi veniamo con te per restare lontane dai guai, ma qui quella che se li cerca sei tu" rispose Olimpia sorridendo. " Ma lo faccio apposta per attirare la tua attenzione" disse Zoe sottovoce. La poetessa sorrise e senza risponderle le prese il viso e le diede un bacio sulla fronte. "Cerca di riposare ora, avremo tempo per parlare" disse la poetessa. Il freddo calò tra gli alberi e con esso il nero più intenso della notte avvolse tutta la Grecia. L'indomani mattina il bardo ed Evi, già sveglie da un po', erano uscite dalla grotta per andare in un prato li intorno per parlare di ciò che era accaduto durante la notte. Nel mentre, Zoe si svegliò e non vedendo le ragazze accanto a lei, si alzò dolorante per andarle a cercare. Barcollando, giunse al praticello dove Olimpia ed Evi stavano chiacchierando. " È una riunione privata o posso partecipare?" disse Zoe sorridendo. Olimpia vedendo la Guerriera in piedi, le corse in contro con aria preoccupata. " Perché ti sei alzata!? Devi stare a riposo!" disse il bardo sorreggendo la ragazza. " Sto bene non temere... Evi, credo che Olimpia ti abbia raccontato tutto... Mi spiace molto per tua madre, però l'unica cosa che posso dirti è che da quello che Xena mi ha mostrato e detto, sei una figlia meravigliosa e piena di coraggio, sei proprio come lei" disse Zoe con voce affaticata. Evi si avvicinò alla Guerriera e con un sorriso disse:" Si, assomiglio a mia madre e tu assomigli a lei". Zoe sorrise e guardò Olimpia, poi mettendole una mano sul viso le disse:" Non posso prometterti nulla, ma su una cosa non ho dubbi, non ti lascerò sola un secondo, ti proteggerò con la vita se servirà e ti donerò il mio amore se lo vorrai". Olimpia riconobbe in quelle parole la voce di Xena e con gli occhi pieni di gioia, abbracciò Zoe. Le amiche erano di nuovo assieme, in un modo o nell'altro e davanti a loro si presentava un'altra opportunità per vivere e per amare.

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