Predestination

di Herm735
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dark Was the Night ***
Capitolo 2: *** The Haunted Queen ***
Capitolo 3: *** The Essential is Invisible to the Eyes ***
Capitolo 4: *** Rose ***
Capitolo 5: *** The Girl From the Future ***



Capitolo 1
*** Dark Was the Night ***




Ecco che, con terribile, imperdonabile, ritardo, sono finalmente riuscita a scrivere il sequel di Redemption.
La domanda adesso è: riuscirò mai a terminarlo?
Intanto sedetevi comodi e godetevi il primo capitolo di questo Crossover con Carmilla.
Per chi non guardasse la webserie, ecco un breve riepilogo per poter capire la storia senza doversi guardare le puntate.
Spoiler per la seconda stagione di Carmilla!!
I personaggi:
- Carmilla: vampira multisecolare la cui madre era la rettrice della Silas University, luogo in cui è ambientata la storia, protagonista della webserie.
- Laura: studentessa di giornalismo che indaga ogni segreto le si presenti davanti, intrepida e avventata, attuale (alla fine della seconda stagione) ex fidanzata di Carmilla.
- Perry: amica di Laura, ragazza tranquilla e scettica riguardo il soprannaturale, durante la seconda stagione si rivela essere la temibile reincarnazione della rettrice.
- LaFontaine: amica di infanzia di Perry e dal college di Laura, fidanzata di JP, esperta di materie scientifiche e di ricerca.
- JP: incarnazione della coscienza di uno scienziato di secoli precendente all'ambientazione della storia, nel corpo di un vampiro fratello di Camrilla, ucciso nel finale della prima stagione.
- Danny: ragazza infatuata di Laura che fa parte di una confraternita dell'università. Uccisa alla fine della seconda stagione e riportata in vita dalla madre di Carmilla come vampira (almeno credo).
Il background necessario dovrebbe essere contenuto in questa breve descrizione e nel primo capitolo. Per ogni perplessità vi prego di avvertirmi in una recensione o in un messaggio privato, proverò ad aggiungere qui ogni chiarimento in modo da facilitare la lettura.
Grazie per la pazienza e buona lettura!




Dark was the Night


Emma Swan non era una persona mattutina, per voler usare un eufemismo.
Non le piaceva doversi alzare presto e di sicuro detestava dover uscire dal letto quando fuori era ancora buio.
Quando si era alzata aveva lanciato una veloce occhiata alla sveglia accanto al letto, che segnava le quattro e quarantasette di mattina.
Si erano vestite in fretta e furia, precipitandosi dalla persona che le aveva chiamate, a quell'ora della notte, quasi in preda al panico.
Era divertente come nonostante le cose assurde che succedevano a Storybrooke ancora i suoi abitanti si sorprendevano di ogni novità, abilità che Emma aveva perduto già pochi mesi dopo il suo arrivo in città.
Appena uscì dalla macchina, richiudendosi alle spalle la portiera, il freddo gelido della notte la colpì e si strinse più forte addosso il cappotto che stava indossando, stringendo le dita attorno alla tazza calda di caffè che stava tenendo tra le mani.
Si guardò attorno velocemente e scorse delle luci lontane spostarsi tra gli alberi in una piccola radura a poche decine di metri da dove avevano parcheggiato.
Si chinò, bussando sul finestrino, per attirare l'attenzione sulla donna seduta dietro il volante.
“Mi avvio, appena finisci di parlare con Bianca vieni verso di noi.”
Senza aspettare nessun tipo di assenso si mosse svelta in direzione delle torce che aveva scrutato poco prima.
La voce di David la scosse molto prima che riuscisse a distinguere i profili delle persone che la attendevano. Suonava impaziente e arrabbiato, ma una nota stonata spinse Emma ad accelerare subito il passo: era spaventato.
“Che sta succedendo?” chiese appena fu sicura di essere udita.
David si voltò, incontrando il suo sguardo, per poi tornare a fissare le quattro persone ferme davanti a loro.
Emma li osservò attentamente.
C'era una ragazza che sembrava nervosa ed impaziente, bassa e dai capelli biondo cenere, aveva le mani ed i vestiti sporchi di terra, i palmi sollevati e rivolti nella direzione di David, come in gesto di arresa, verso la canna della pistola appena visibile sotto l'abbagliante luce della torcia che lo sceriffo stringeva in mano.
“Non vogliamo fare del male a nessuno. Siamo solo di passaggio” mormorò con voce scossa la giovane ragazza con un accento che fece immediatamente intuire ad Emma che non provenivano da zone a loro note.
Accanto a lei c'era una ragazza mora, mingherlina e molto pallida, con la parte inferiore del viso imbrattata di sangue ed i vestiti sporchi e strappati. Insieme a loro c'erano una ragazza con i capelli corti e rossi ed un ragazzo moro che si guardava attorno come se stesse ancora cercando di capire dove diavolo fossero finiti.
“Sono stata chiamata perché è stato trovato un ragazzo morto” fece notare Emma, senza distogliere lo sguardo da quei bizzarri ragazzi.
“Oh, quello sarei io” il ragazzo dall'aria confusa fece un passo avanti, la sua voce suonava altolocata ed elegante, come se provenisse da un'altra epoca.
Le sopracciglia di Emma schizzarono verso l'alto.
“Non sembri morto.”
“Ma no” le sorrise, con un leggero inchino della testa come a scusarsi “temo sia stato un semplice malinteso, ero malamente svenuto quanto questo gentiluomo è venuto in mio soccorso, ma adesso mi sento molto rinvigorito. Non vogliamo causare ulteriore confusione, quindi se per voi non è un problema, potremmo togliere subito il disturbo.”
“Fermo dove sei principino” lo prese in giro Emma per le sue parole pompose. “Mio padre ha detto che eri morto.”
“Suo padre?” domandò la ragazza biondina spostando lo sguardo verso David. “Come può essere suo padre, avete la stessa età.”
“Non aveva battito, non respirava, Emma! Ero di pattuglia quando ho sentito una ragazza urlare, sono corso fin qui e l'ho trovato steso a terra, con la ragazza bionda che lo scuoteva. L'ho fatta allontanare e ho preso i segni vitali. Ma ti giuro, potrei scommettere che quel ragazzo era morto stecchito quando sono arrivato.”
Emma continuò a fissare quello strano ragazzo che si guardava ancora attorno come spaesato. La profezia che Henry le aveva fatto dal futuro risuonò chiara nella sua mente.
Ruby e Whale non sono gli unici mostri della Foresta Incantata.
Ne manca uno alla lista, ma dovrai arrivarci da sola.
Ricordati solo che nessuno è al sicuro quando cala la notte.
“Come ti chiami?”
Il ragazzo esitò, guardando nella direzione della ragazza coi capelli corti, che annuì quasi impercettibilmente.
“Mi chiamo JP.”
“Ok, JP” Emma sospirò. “Ascoltami molto attentamente perché sto per farti una domanda che non ho intenzione di ripetere e che non pensavo avrei mai fatto a nessuno nella mia intera vita da adulta, ma eccoci qua” sospirò nuovamente, scuotendo la testa, come se anche lei fosse incredula davanti alla frase che stava per pronunciare. “Sei un vampiro?”
“Qualcuno con un cervello” mormorò piano la mora, a cui la bionda diede immediatamente una gomitata, come invitandola a tacere.
Lui spostò nuovamente lo sguardo, lasciandolo vagare per posarsi sugli alberi, sul terreno, ovunque, prima di tornare finalmente a guardare la donna che stava ponendo quella bizzarra domanda, come se fosse confuso su quale fosse la risposta appropriata da darle.
“Tecnicamente sono la coscienza residua di me stesso salvata in archivi cartacei di una biblioteca e successivamente in formato digitale, dove sono riuscito a riacquistare il possesso della mia volontà, mettendomi in contatto con le fanciulle qui presenti, che in seguito ad un'inaspettata serie di eventi mi hanno fornito un corpo nuovo in carne ed ossa in modo da potermi liberare dal vincolo mortale che mi univa alla biblioteca in cui sono stato rinchiuso per secoli. Ma sì. Il corpo in cui mi trovo adesso apparteneva ad un vampiro.”
Emma lo fissò immobile per qualche secondo per capire se stesse scherzando, se fosse pazzo o se stesse dicendo la verità.
“La tua totale incapacità di contenere informazioni ci farà ammazzare tutti” borbottò nuovamente la ragazza dai capelli mori.
Emma si passò una mano sul viso.
“Ok, ricapitoliamo quello che è successo. Tu sei un vampiro che è svenuto in mezzo ad una foresta. Come è accaduto esattamente? Chi ti ha colpito e dove erano due delle tue amiche quando mio padre vi ha trovato?”
“Beh, il motivo per cui siamo qui” rispose la ragazza bionda, parlando molto velocemente e agitando le mani in modo frenetico “è che stavamo inseguendo due nostre amiche, che adesso non sono più nostre amiche, perché una di loro, Perry, è la reincarnazione della terribile rettrice nonché madre-vampiro di tutti gli esseri sovrannaturali che regnavano sul nostro campus, mentre l'altra, Danny, è stata trasformata da lei in un vampiro e adesso se ne vanno in giro cercando qualche strana fonte di magia per ripristinare il loro dominio che dura da secoli sulla nostra università e sugli ignari studenti.”
Emma aggrottò la fronte.
“Università? Allora non venite dalla foresta incanta, da dove venite esattamente?”
“Foresta incantata?” mormorò la ragazza bionda, inclinando la testa di lato.
La mora invece sgranò gli occhi, ma dissimulò subito il suo interesse.
“Veniamo da Styria, Austria. Dalla Silas University per essere precisi” le rispose il ragazzo di nome JP.
“Ok, un momento. Quindi, se ho capito bene, state facendo questo per salvare un'università. Sul serio?” chiese, inarcando un sopracciglio ed inclinando la testa di lato. “Che adolescenti bizzarri” mormorò. “Ok, e come mai tu eri svenuto esattamente?”
“Beh, Danny – la nostra ex amica che adesso è un vampiro – mi ha lanciato contro quel tronco” indicò un albero alle proprie spalle.
“Già, noi eravamo rimaste indietro” intervenne la ragazza dai capelli rossi “perché stavamo tentando di catturare Perry, che sarebbe l'altra nostra amica, quella che al momento è tipo posseduta.”
Emma iniziò ad essere confusa.
“Ma poi abbiamo sentito Laura” indicò la bionda “che urlava e siamo corse fin qui. Abbiamo trovato lui” fece un cenno della testa verso David “armato di pistola, che minacciava i nostri due amici. Ha chiamato te al telefono e noi abbiamo pensato che fosse meglio non contraddire il tizio con la pistola, quindi...eccoci qui.”
“Solo per essere chiari” la ragazza dai capelli scuri e ricci parlò con voce profonda, le parole che uscivano dalle sue labbra erano trascinate l'una dall'altra come se scorressero legate da una catena che rendeva a sua voce calma e affascinante. “Siamo rimasti perché né io né il mio amico ci sentivamo in vena di uccidere un innocente e perché non volevamo rischiare che provando a fuggire lui avrebbe sparato ad una delle nostre due amiche mortali. Ma stasera, quando tornerai a casa, ringrazia la tua buona sorte perché se sei ancora vivo non è altro che un puro capriccio del fato. Se avessi incrociato la mia strada anni fa, non saresti stato altro che una facile preda per lenire la mia sete di sangue” disse, guardando David negli occhi.
“Sta scherzando” intervenne Laura con una risata nervosa. “Lei scherza, non ascoltatela. Lancia sempre minacce a destra e sinistra quando è arrabbiata.”
Emma li guardò, indecisa su cosa fare.
“Ok, quindi se ho capito bene, voi siete i buoni e state inseguendo due persone che cercano una fonte di magia per poterla usare...per fare cosa esattamente?”
“Riportare in vita un pesce gigante, fondamentalmente” rispose la rossa.
“Giusto” rispose Emma, che cominciava ad essere piuttosto sicura che quei ragazzi si stessero facendo beffa di lei.
Magari erano soltanto dei ventenni ubriachi che erano per sbaglio incappati in quella foresta – eccetto che nessuno privo di magia poteva entrare a Storybrooke – e si erano inventati quella storia così fantasiosa solo per farsi beffe di loro. In fondo, andava bene qualsiasi cosa, fatine, draghi, principesse, perfino Pinocchio...ma i vampiri! Quello era davvero troppo per Emma, anche dopo tutti i suoi anni in quella città.
“Sentite ragazzi, non voglio sminuire la vostra situazione, per carità, ma capite che questa storia è un tantino, come dire” fece una pausa alla ricerca delle parole giuste. “È davvero difficile da credere.”
Ci fu un lungo attimo di silenzio.
“Ok, quindi possiamo andarcene?” chiese la mora. “Avremmo piuttosto fretta, quindi se non avete altre domande...”
Dei passi alle spalle di Emma distrassero la ragazza dalla frase che stava pronunciando.
Una donna si avvicinò con lentezza al gruppetto di persone radunate in quel piccolo spiazzo al centro del bosco.
Aveva lunghi capelli neri ed indossava dei tacchi molto alti, un tailleur nero ed una sciarpa rossa sotto il pesante cappotto che stava indossando. La mani erano coperte da degli eleganti guanti, sempre neri, e nella destra stingeva un caffè.
“Avrei riconosciuto quella voce trascinata e presuntuosa ovunque. Dopo tutti questi anni vai ancora in giro a torturare gli umani con vuote minacce?”
Nonostante il suo abbigliamento fosse completamente stravolto rispetto a quello in cui era stata abituata a vedere quella donna, i lineamenti del suo viso le erano fortemente familiari, ed ogni dubbio residuo che poteva aver avuto era stato completamente spazzato via al suono inconfondibile della sua voce.
“Regina.”
Lei sorrise, un sorriso tutt'altro che felice. La sfidò con lo sguardo, piuttosto, come se quell'incontro fosse stato da lungo atteso ma allo stesso tempo poco sperato.
“Mircalla.”
Per diversi momenti il silenzio tornò a regnare sulla fresca notte.
Poi le due donne, quasi simultaneamente, come se stessero danzando, si mossero l'una verso l'altra, fermandosi a meno di due metri di distanza e fronteggiandosi con aria di sfida.
“Vostra maestà, dove avete lasciato i vostri abiti succinti, la vostra carrozza ed i vostri servi? Cosa ci fate qui, in questo mondo, senza guardie, senza magia, indifesa e sola nel cuore della notte, facile preda di chiunque in cerca di una vendetta?”
Regina sorrise, senza distogliere lo sguardo.
“Non farti ingannare dai vestiti che indosso, Contessa. Non sono né sola, né indifesa. In effetti, se lo desiderassi potrei incenerirti con un semplice gesto della mia mano.”
Così dicendo sollevò la mano destra, accendendo una sfera di fuoco sopra il proprio palmo senza interrompere il loro contatto visivo.
“Woah!” esclamò Laura, facendo diversi passi indietro. “Magia! Questa è magia. Siamo in un posto con la magia, come se ci fosse bisogno di rendere tutta questa storia ancora più folle, adesso c'è anche la magia.”
Regina spense la sfera, spostando lo sguardo verso la ragazza che aveva appena parlato.
“Chi è la bionda, il tuo nuovo giocattolo?”
“Ah, è divertente, sai, perché ti stavo per chiedere la stessa identica cosa” rispose Carmilla, senza battere ciglio.
“Ma guardati Karnstein, secoli di vecchiaia e vai ancora in giro con delle ragazzine.”
“Sai, Regina, stavo per aggiungere anche questo. Dovresti smetterla di anticipare le mie frecciatine, è imbarazzante.”
“E dov'è l'adorabile Madre? Non la vedo in giro.”
“Morta. E reincarnata in una loro coetanea” indicò i ragazzi alle sue spalle. “Storia lunga. Per farla breve, dobbiamo scappare. Ci vediamo tra altri quarant'anni, strega.”
“Che per te sono praticamente una pausa caffè, vecchia” replicò Regina, portandosi le mani sui fianchi.
Emma iniziò a sentirsi gelosa del loro lanciarsi frecciatine, quello era sempre stato il suo modo di comunicare con Regina prima che entrassero in confidenza e non le piaceva affatto il tono che stavano usando.
“Allora, volete il nostro aiuto o no?” chiese alla fine, sospirando ed alzando gli occhi al cielo, portandosi le mani sui fianchi.
“Finalmente ti sei decisa ad offrirti di fare qualcosa.”
“Solo perché tu sei troppo orgogliosa per chiedere aiuto.”
Carmilla non rispose, ma sollevò una mano tra loro, aspettando che Regina la afferrasse per poi tirarla contro se stessa ed abbracciarla velocemente.
“È bello rivederti, maestà.”
“Anche per me, contessa.”
E poi, come se quello scambio non fosse mai avvenuto, si allontanarono di nuovo, ricominciando a rivolgersi anche agli altri.
“Allora, cosa ci fate qui?”
“Come abbiamo detto alla tua amica, mia madre ed una vampira appena convertita sono fuggite attraverso un portale fin qui, noi le abbiamo seguite. Sappiamo solo che sono alla ricerca di una qualche magia.”
“Beh, ha senso. Questa è l'unica città al mondo dove possono trovarla, quindi era destino che finissero qui” mormorò Regina, sospirando.
“Dove siamo, esattamente?” domandò Laura. “Qualcosa mi dice che non ci troviamo più in Austria, ho ragione?”
Emma rise, scuotendo la testa.
“No, ragazzina. Siete molto, molto lontano da casa. Siamo a Storybrooke, nel Maine. Stati Uniti d'America.”
La ragazza bionda arricciò il naso, alzando gli occhi al cielo.
“Fantastico. Chi lo sente mio padre dopo questa.”
“Andiamo. Se tua madre è in questo bosco non è sicuro per nessuno di noi rimanere qui. Possiamo tornare a casa mia per stanotte e decidere domani sul da farsi.”
Tutti compresero cosa stava dicendo, ma nessuno si mosse.
“Cosa avete, sto parlando un'altra lingua? David, abbassa la pistola, ragazzini, voi iniziate a camminare verso le nostre auto, non c'è tempo da perdere.”
David, dopo quasi un'ora con il braccio teso nella stessa direzione, si decise finalmente ad abbassare la pistola, anche se ancora dubbioso.
“Due di voi verranno con me nella volante della polizia, altri due con Regina ed Emma.”
La rossa ed il ragazzo guardarono verso Carmilla, che annuì con un gesto deciso. Senza esitare oltre si mossero al seguito dell'uomo che fino a poco prima li stava minacciando.
Carmilla e Laura si incamminarono nella stessa direzione subito dopo, lasciando Emma e Regina qualche passo indietro.
La bionda si voltò, appoggiando delicatamente una mano sul braccio della donna al suo fianco e sollecitandola a guardarla negli occhi.
“Pensi che sia una buona idea, portare due vampiri in casa nostra, insieme a nostro figlio?” mormorò, insicura.
Regina le sorrise.
“Per prima cosa, stai tranquilla. Conosco Mircalla e possiamo fidarci di lei. Sua madre era alleata di mia madre, quindi è in automatico una minaccia per questa città. Non possiamo permetterle di rimanere qui, quindi le aiuteremo a sbarazzarsi di lei.”
Emma sembrò convinta da quella spiegazione.
“E per seconda cosa?”
Regina sorrise di nuovo, ancora più della prima volta.
“Casa nostra. Nostro figlio.”
Emma ricambiò il sorriso radioso.
“Non è la prima volta che li chiamo così.”
“No, hai ragione. Ma ogni volta che lo dici io mi sento così irragionevolmente felice. Chi lo sa, saranno ancora i residui dell'incantesimo del Cuore Redento.”
Emma le sfiorò una guancia con le dita in cui non stava stringendo il suo caffè.
“Non credo che sia quello. Penso che sia semplicemente quello che si prova quando si ha accanto il Vero Amore.”
Si scambiarono un ultimo sorriso, baciandosi velocemente sulle labbra, prima di seguire gli altri nella direzione delle macchine.








Fatemi sapere cosa ne pensate, domenica prossima arriverà (a meno di imprevisti) il secondo capitolo.
A presto, un abbraccio!




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Capitolo 2
*** The Haunted Queen ***




Non so come ma sono riuscita a rispettare i tempi previsti!
Per qualsiasi domanda o perplessità, fatemi sapere nei commenti.
Ecco a voi il secondo capitolo, buona lettura.




The Haunted Queen

“Allora” a rompere l'imbarazzante silenzio che si era creato dentro la Mercedes fu la ragazza bionda e minuta di nome Laura. “Chi siete esattamente voi?”
“Oh, Mircalla non ha mai menzionato il suo breve passaggio nel mondo delle favole?”
“Favole?” chiese esterrefatta la ragazza.
“A proposito, uso Carmilla in questo periodo, quindi se tu potessi...”
Regina alzò gli occhi al cielo.
“Hai mai letto Biancaneve, ragazzina?”
“Laura” la corresse velocemente. “E, certo che l'ho letto, chi non l'ha letto o visto il cartone animato o uno delle decine di film che hanno lei come protagonista?”
“Beh, noi veniamo da un luogo dove ogni favola è reale, non solo Biancaneve, ma anche Cenerentola, la Bella Addormentata, Pinocchio, qualsiasi cosa ti venga in mente, noi veniamo da lì. Si chiama la Foresta Incantata.”
La ragazza sospirò, lanciando un'occhiata verso la ragazza al proprio fianco.
“Certo. Ovviamente, ci sono persone che vivono letteralmente dentro una favola mentre noi siamo incastrate con pesci giganti e vendicative reincarnazioni, fantastico.”
Regina rise di gusto.
“Tu hai avuto fortuna, mia cara, fidati. Le favole sono un posto stupendo, se sei Biancaneve, un posto meraviglioso e perfetto dove ogni cosa va sempre per il verso giusto. Ma le cose cambiano, se il tuo ruolo è quello della Regina Cattiva.”
Alzando gli occhi incontrò quelli della giovane ragazza nello specchietto retrovisore e la vide sgranare gli occhi e ricambiare lo sguardo con un misto di sorpresa e paura.
“Puoi dire quello che vuoi, Regina, sull'essere predestinata a perdere e ad essere infelice, ma una cosa devi riconoscere che a te è sempre andata per il verso giusto, perfino meglio che a Biancaneve e al Principe Azzurro.”
“Oh il principe azzurro, è reale anche lui. Fantastico” mormorò Laura al suo fianco, con tono sempre più incredulo.
“E cosa esattamente?”
“Il tuo castello è sempre stato quello più grande.”
Regina rise, scuotendo la testa.
“Quindi tu avresti cercato di uccidere Biancaneve perché lei era più bella?” chiese ingenuamente la bionda.
Stavolta fu Carmilla a ridere.
“Non farti ingannare dalla versione per bambini. Le favole sono più complicate di quello che sembrano.”
“Vuoi davvero sentire questa noiosa storia?” chiese Regina, con un piccolo sorriso.
“Beh, certo! Cioè, se hai voglia di raccontarmela. Io non faccio altro che cercare le storie più incredbili. Il mio sogno è fare la reporter.”
Emma e Regina scambiarono un veloce sguardo, trattenendo un sorriso. Quella ragazza era veramente euforica per qualcuno che aveva appena scoperto di essere in una città con la magia e dove tutti erano personaggi delle favole.
“Quando avevo diciotto anni, mia madre, non dissimile per i modi e le aspirazioni dalla madre di Mirc-” si interruppe bruscamente, correggendosi. “Carmilla” riprese “mi costrinse a sposare l'allora Re, il padre di Biancaneve. Lei aveva dodici anni, io ingenuamente le confidai che avevo intenzione di fuggire nottetempo col mio amato, Daniel, che mia madre disapprovava perché era soltanto un umile stalliere. È stato il mio primo amore e in qualche modo gli vorrò sempre bene” sorrise, al ricordo ormai non più doloroso ma solo prezioso dell'uomo che un tempo aveva amato più di ogni altra cosa al mondo. “Biancaneve si fece sfuggire il mio segreto e mia madre ci raggiunse per impedirmi di fuggire, strappando letteralmente il cuore di Daniel dal suo petto ed uccidendolo davanti ai miei occhi.”
“Mio Dio, ma è orribile” mormorò Laura, portandosi una mano contro il petto e lanciando un'occhiata di sottecchi verso Carmilla.
“Finii per sposare il Re, ma ero infelice e sola. Il risentimento e l'oscurità mi resero la persona orribile di cui parlano quelle favole a voi conosciute. Convinsi un uomo innamorato di me ad uccidere il Re per amor mio, presi il potere e cercai di vendicarmi su Biancaneve per quello che aveva fatto in mille modi, quello quasi riuscito è anche l'unico giunto a voi: la mela intrisa con l'incantesimo del Sonno Eterno.”
“Questa storia è molto più complicata di quella di cui parlano i cartoni animati.”
Emma rise della sua affermazione.
“Ti abituerai. Io ci ho messo un po'.”
“Alla fine Biancaneve e il principe trionfarono e si ripresero il regno. Lei rimase incinta ed io continuai a cercare di vendicarmi. Finché trovai un modo, un sortilegio così assurdo e oscuro che nessuno aveva mai tentato prima. Ma c'era un difetto, una falla nel mio piano: con la maledizione venne creata una salvatrice predestinata a spezzarla. Sembrava che il mio tentativo fosse destinato a fallire ancor prima di poter iniziare. Bianca e David spedirono la figlia in questo mondo per tenerla al sicuro, ma era appena nata, quindi non poteva sapere niente del suo mondo, dei suoi genitori, delle persone che la amavano” il tono di voce di Regina divenne più grave, i suoi occhi si fecero scuri, come se quella fosse la cosa più terribile.
Quando aveva parlato del suo complotto per uccidere il Re non aveva battuto ciglio, ma di quello sembrava essere genuinamente pentita.
“Creai Storybrooke e tutti venimmo trasportati in questo mondo, sotto mia richiesta, in quanto la maledizione era fatta per forgiare un luogo in cui avrei finalmente potuto avere il mio lieto fine, negando a tutti gli altri il proprio, portando via i loro ricordi e rendendoli persone del tutto ordinarie, rendendo le favole soltanto...solo delle storie.”
“Ma adesso si ricordano” osservò Carmilla. “Il tizio nella foresta non ha battuto ciglio quando ti ho chiamata maestà.”
“Come ho detto, c'era una persona. La figlia di Bianca e David. La salvatrice. Era creata per spezzare la maledizione. Ed io non lo sapevo ancora, ma era anche il pezzo mancante, la persona che avrebbe portato a compimento la maledizione stessa, realizzandone l'unico vero scopo. Il mio lieto fine.”
Regina si voltò, incontrando gli occhi di Emma.
Lei sorrise, appoggiando la mano su quella di Regina e stringendola delicatamente.
“Sei tu, non è così?” chiese a bassa voce Carmilla.
“Già, sono io. La figlia di Bianca e David, cioè l'uomo che vi ha trovato nel bosco. Loro sono rimasti qui per trent'anni, dove il tempo era fermo, mentre io sono invecchiata e sono tornata qui, trovando due genitori della mia età ed una donna super sexy con i poteri magici e siccome sono molto, molto sveglia, ho deciso di conquistarla e farla mia per sempre.”
“Sì, quello ed il piccolo dettaglio che sei il mio Vero Amore, Swan. Se non avessi lanciato quella maledizione probabilmente sarei caduta in qualche sorta di incantesimo congelatore e ci saremmo incontrate comunque. Eravamo destinate a incontrarci, a stare insieme.”
“Lo so benissimo, Mills. Ma non significa che non posso vantarmi con delle sconosciute per averti conquistata.”
L'umorismo di Emma smorzò il momento di forte serietà e portò un'atmosfera pacata all'interno della vettura.
Regina, raggiunto il vialetto parcheggiò la macchina al numero 108 di Mifflin Street.
“Parlando del tuo castello, direi che questa villa è la versione adatta al mondo reale” scherzò Carmilla, scendendo dalla Mercedes.
“Muoviamoci, finché è buio non siamo al sicuro qui fuori” Regina si affrettò verso la casa.
Appena aprì la porta Carmilla vide un ragazzo correrle incontro con aria agitata.
“Mamma, Bianca dice che ci sono dei vampiri in città. Avete trovato dei vampiri? Posso vederne uno?”
“Ne hai uno proprio davanti a te, ragazzino” lo informò Carmilla dalla soglia della villa.
“Entrate, muovetevi” le sollecitò Emma, dietro lei e Laura.
“Non dovrebbe esserne già arrivato uno?” chiese perplessa Regina.
“Sì, David e i due ragazzi sono in cucina, Henry si è appena svegliato e l'ho aggiornato brevemente, stavamo giusto scendendo quando siete entrate e non ha avuto tempo di incontrarlo.”
“Wow. Tu sei un vampiro? Non fai così paura” osservò lui, guardando la ragazza che gli stava davanti.
“Quello è il trucco, ragazzino. Se non faccio paura gli umani non temono la mia vicinanza. E più sono vicini meno io devo correre per catturarmi il pranzo.”
Henry sgranò leggermente gli occhi, deglutendo sonoramente.
“Non avere paura” gli disse Regina, con voce dolce e rassicurante. “Carmilla ti prende in giro” si avvicinò al figlio, passando un braccio attorno alle sue spalle e stringendolo contro il proprio fianco mentre si voltava verso il vampiro nel proprio ingresso. “Lei è una mia vecchia amica, Henry, che mi ha conosciuto tanto tempo fa, quando ero al culmine della mia infelicità. Ha provato a salvarmi, ma ha fallito, perché io non ero pronta. Non si può salvare qualcuno che non vuole essere salvato” spiegò a suo figlio, ma in realtà stava guardando negli occhi quella ragazza che un tempo le aveva offerto una via d'uscita dall'oscurità che l'aveva intrappolata, ma che Regina aveva malamente rifiutato.
La loro amicizia era stata fulminea ma immensa, erano legate da un affetto che solo due persone che hanno sopportato un dolore profondo come il loro potevano condividere. Le loro strade si erano separate, ma avevano entrambe conservato i ricordi dei loro mesi nello stesso Reame come una parentesi di serenità in un'esistenza per entrambe troppo tormentata.
E adesso erano lì, una di fronte all'altra, entrambe più vecchie ma entrambe come tornate bambine, ingenue davanti all'assoluta tenerezza dell'amore che le aveva salvate.
“Carmilla” tese la mano nella direzione del ragazzo, cercando di apparire intoccata dalle parole di Regina.
“Henry” lui strinse la mano fredda che gli era stata offerta.
“Prendi il tuo nome da un grande uomo, Henry.”
Lui annuì, consapevole delle origini di quel nome.
“Andiamo, è ora di tornare a letto” disse Regina, sollecitandolo verso le scale e guardando nella direzione di Bianca, che annuì e lo accompagnò verso la sua camera.
Si spostarono in cucina, dove trovarono David che conversava amabilmente con i due ragazzi mentre versava del caffè ad entrambi.
“Beh, scommetto che in un'università così non ci si annoia mai” scherzò.
“Decisamente no” la rossa rise, sorseggiando il caffè.
Regina si schiarì la voce, attirando la loro attenzione.
“Fate pure come se fosse a casa vostra” inarcò un sopracciglio, guardando David.
Lui le sorrise.
“La Fontaine – l'ho pronunciato bene? – mi stava giusto raccontando un po' di questa Sylas dove studiano questi ragazzi.”
Regina alzò gli occhi al cielo.
“Papà, perché tu e mamma non tornate a casa e vi fate una bella dormita? Domani all'alba possiamo pensare a un piano” Emma intervenne immediatamente.
“Non è sicuro camminare là fuori, ci sono dei vampiri. L'unico posto sicuro è dentro casa, quindi vi riporterò io al loft materializzandovi” propose Regina. “E per favore” sospirò “non invitate nessuno ad entrare, stavolta potrebbe non essere semplicemente la malvagia strega dell'ovest che vi scegliete come tata, ma un vero e proprio vampiro.”
Se Emma non avesse saputo di sbagliarsi, avrebbe giurato di vedere arrossire suo padre in quel preciso momento.
Regina e David si diressero nell'atrio, dove Bianca li raggiunse poco dopo scendendo le scale. Dopo aver preso in braccio Neal, che dormiva tranquillo nella sua culla in salotto, Regina li smaterializzò nel loro appartamento, affrettandosi a tornare in cucina.
“Allora, due di voi possono prendere la stanza degli ospiti, uno può dormire nel divano nel mio studio, accanto c'è una poltrona, non è un letto ma è di sicuro più comoda del bosco in cui vi abbiamo trovato.”
“Noi prendiamo la camera” si affrettò a dire LaFontaine, scattando in piedi. “Buona fortuna con la poltrona” rise verso Laura e Carmilla.
Emma fece un cenno a lei e JP di seguirla al piano superiore, li condusse alla camera, mentre Regina mostrava alle altre due ragazze dove trovare lo studio.
“Mi dispiace, so che non è il massimo della comodità. Domani vi cercheremo una sistemazione più consona.”
“Non c'è problema, ci adatteremo” rispose Laura con un sorriso cortese.
“Ne sono sicura” mormorò Regina in tono provocatorio. “Ma per cortesia, ricordate che quel divano è molto costoso, quindi usate queste” con un gesto fluido della mano fece apparire delle lenzuola sul divano che stava mostrando loro “per qualsiasi attività diversa dal sonno in cui decidiate di cimentarvi stanotte.”
Senza attendere alcuna risposta uscì dallo studio, chiudendosi la porta alle spalle.

“Ok, qui ci sono delle coperte e delle lenzuola pulite, mancano soltanto i pigiami” osservò Emma, dopo aver ispezionato la camera.
Fece apparire con la magia un pigiama due pigiami e usò la magia per cambiare le lenzuola in un istante.
“Ecco fatto, così potete mettervi subito a riposare. Sarà una giornata impegnativa domani.”
“Grazie mille, siete state così gentili con noi, davvero” la ringraziò LaFontaine.
“Non c'è bisogno di ringraziare” Emma le sorrise. “Dormite bene. A domani.”
Uscì, richiudendosi la porta alle spalle.

Regina salì le scale, vedendo Emma che usciva dalla stanza degli ospiti con aria perplessa.
“Un penny per i tuoi pensieri?” Regina attirò la sua attenzione.
“Ehi, pensi che dovremmo stabilire delle regole per il gruppo di adolescenti che dormono sotto il nostro tetto? Tipo, usate delle protezioni, niente party quando non ci siamo, fate attenzione quando fuori c'è la luna piena?”
Regina rise, prendendo la mano di Emma con la sua.
“Per le due ragazze di sotto, non credo abbiano bisogno di protezioni, quanto alla strana coppia lì dentro” indicò la stanza degli ospiti con un cenno della testa “se lui è all'antica nei modi di fare anche solo la metà di quanto lo è nel parlare, direi che prima dobbiamo aspettarci un matrimonio. Non rimarranno abbastanza da poter organizzare party e per quanto riguarda la luna piena direi che sono al sicuro finché Mulan tiene a bada Ruby.”
Emma rise, scuotendo la testa.
“In tal caso, credo sia ora che anche io e te andiamo a riposarci almeno un po'.”

Laura si sdraiò sul divano, stesa su un fianco. I suoi occhi incontrarono quelli di Carmilla, seduta sulla poltrona, ma immediatamente abbassò lo sguardo.
“Mi dispiace di essere saltata dentro il portale.”
“Fai bene a dispiacerti. Potevamo essere tutti morti.”
“Sì ma non potevo sapere cosa aveva in mente la preside. E se avesse attaccato una città di innocenti che non potevano proteggersi contro la sua forza? Poteva fare una strage, Carm, e poteva essere colpa nostra. Dovevamo almeno provare ad evitarlo.”
“Beh, invece è venuta in un posto più che protetto, dove c'è magia e dove c'è la strega più potente in vita al momento pronta a dare la vita perché niente di male accada.”
“Vedi il lato positivo, almeno hai rivisto una vecchia amica” provò a farle notare, rivolgendole un sorriso privo di convinzione.
“Suppongo che almeno questo sia un lato positivo della faccenda. Sai, non pensavo che sarei stata qui per questo. È una delle profezie che mia madre mi ha narrato per decenni, ma non pensavo né che fosse vera, né che mi sarei trovata qui, di sicuro non con te, né che il mio ruolo fosse quello di stare contro di lei.”
Laura corrugò la fronte.
“Che significa? Quale profezia?”
Carmilla si voltò, guardando verso la finestra, lasciando che il suo sguardo vagasse nel buio per poi incontrare il bagliore della luna.
“C'è una profezia che parla di una città incantata, una città magica in un mondo senza magia. E di una guerra. La più terribile guerra per la nostra razza, che finirà prima di iniziare. Mia madre sa che questa guerra sarà la sua fine, ma sa anche che ciò che la scatenerà sarà un potere sopra ogni altro, una magia senza pari. Sapeva che saremmo state qui per questo, ma neanche lei poteva immaginare quale magia fosse o da che parte saremmo state schierate.”
Laura sembrò ancora più perplessa.
“Parli come se tu lo sapessi.”
Gli occhi di Carmilla lasciarono la luna per posarsi di nuovo in quelli della ragazza sdraiata a pochi metri da lei.
“La percepisco. È più vicina di quanto lei pensi. Lei non potrà sentirla, gli anni hanno rafforzato i suoi poteri ma intorpidito i suoi sensi.”
“Quindi ciò che cerca tua madre è qui? In questa casa?”
La mora annuì.
“Non dirò cos'è, neanche se mi costerà la vita. Ma avvertirò Regina, glielo devo, della guerra che quest'arma scatenerà. Tutto quello che ci è successo, Laura, tutto quanto, è stato in funzione della nostra presenza qui, oggi, nel giorno che farà la storia.”
“Non capisco.”
“Nessuno di noi può comprendere fino in fondo. Ognuno di noi ha il pezzo di un puzzle più grande, ma quando tutto sarà finito, forse tra qualche giorno o forse tra centinaia di anni, potremmo vedere il quadro completo e dare un senso a quello che succederà.”
“Non ti avevo mai sentita parlare così prima d'ora. Di solito non ti piace fare la parte dell'eroina, fai di tutto per stare in disparte.”
“Lo farei anche stavolta se potessi, ma tu ci hai trascinato qui e adesso non possiamo sfuggire al nostro destino. Gli eventi che accadranno da adesso sono scolpiti nella pietra. Non abbiamo potere nel cambiarli, sono stati narrati secoli fa, perché la loro conoscenza li rendesse immutati.”
“Mio Dio Carm, mi stai spaventando, parli come tua madre.”
Lei scosse la testa, sospirando.
“Sono parole sue, infatti. Me le ha ripetute così tante volte che...” lasciò la frase in sospeso. “Non so cosa fare” si passò una mano sulla fronte.
Laura si alzò, avvicinandosi ed inginocchiandosi davanti alla poltrona in cui lei era seduta.
“Ehi, guardami” le disse, prendendole le mani tra le sue. “Qualsiasi sia la decisione che ti tormenta, io so che farai la scelta giusta. Non importa cosa pensi, io ti ho vista fare così tante azioni eroiche, così tante cose giuste, nei miei occhi tu non puoi sbagliare. E anche stavolta so, credimi Carm, ne sono sicura, farai la cosa giusta.”
Si guardarono negli occhi a lungo, finché Carmilla s piegò in avanti e rubò un fugace bacio alle labbra della donna dinnanzi a lei, per poi alzarsi velocemente ed uscire dalla stanza, prima che Laura potesse fare o dire qualcosa.

“Dov'è Emma?”
Regina si voltò, colta di sprovvista, osservando il vampiro appoggiato sulla soglia del proprio soggiorno.
“Sta dormendo. Ho pensato di accendere il camino per scaldare un po' la casa, ma poi mi sono persa ad osservare le fiamme.”
Carmilla percorse lentamente la stanza, avvicinandosi alla donna appoggiata al camino.
“Cosa sai della profezia sulla Guerra dei Silenti Soldati?”
Regina le rivolse una risata di scherno, per poi tornare seria quando capì che la domanda era genuina.
“Storie per bambini. Che razza di guerra sarebbe mai, una dove tre eserciti rimangono immobili su un campo di battaglia?”
“Hai mai sentito la profezia per intero?”
Regina corrugò la fronte.
“No, ovviamente” rispose, osservando attentamente la ragazza percorrere a lenti passi il suo salotto, avanti e indietro. “Nessuno l'ha mai sentita.”
“Qualcuno sì” la corresse, fermandosi improvvisamente. “Una ragazzina. Da poco immortale e molto, molto impaurita, che è corsa a raccontarla alla propria madre.”
Regina si allontanò dal muro, fronteggiando la vampira.
“Tu hai sentito la profezia? E perché me ne stai parlando?”
“Non te ne sto parlando, Regina. Ascolta le mie parole. Questa conversazione non è mai avvenuta, tu non ne sai niente. E niente, di fatto, posso rivelarti. Già le cose che ho detto a Madre potrebbero cambiare il corso degli eventi in modo imprevedibile. Non possiamo rischiare.”
“E allora perché mi dici questo?”
“Perché te lo devo. Voglio avvertirti. Le storie che hai sentito, le leggende, sono vere. La profezia narra della razza di non umani, della stirpe più antica, e tu sai che è la mia. Narra della fine della nostra Capostipite. Che sarebbe, appunto, mia madre. Narra della loro sconfitta in una città magica in un mondo senza magia, Regina. Mia madre è venuta qui, ad affrontare la sua condanna di morte, perché sa qual è il prezzo se la profezia non si avvera, sa per cosa si scatenerà quella guerra e adesso voglio dirlo anche a te, per appianare il suo vantaggio. Ma non una parola oltre quello che dirò stasera potrà mai essere rivelata.”
Regina fu confusa da quelle parole.
“La magia più potente mai conosciuta, scatenerà la guerra.”
“Allora non c'è problema. Ogni magia può essere fermata” Regina sorrise. La magia era ciò che conosceva. Era una certezza per lei. E le cose che conosceva non la spaventavano. No, era l'ignoto piuttosto, che la intimoriva.
Carmilla la guardò negli occhi con un'intensità ed un'oscurità propri solo di qualcuno che stava per rivelare un segreto terribile.
“Ci sono sei battiti di cuore in questa casa.”
Regina fece velocemente i conti.
“Noi siamo sette.”
Carmilla inclinò la testa.
“Ma due di noi sono vampiri, non morti, senza battito del cuore. Questo lascia cinque cuori e sei battiti.”
“Non è possibile.”
“C'è una creatura, che ovunque tu vada ti segue. Non puoi vederla, ma ti darà la caccia, ti rovinerà la vita, infrangerà tutto ciò che conosci e cancellerà la tua redenzione. C'è qualcosa in questa casa che non ti lascia mai da sola.”
Quello sì, quello la spaventava.
“Tu credi che la profezia sia una leggenda, ma non lo è. La guerra è già iniziata.”







Fatemi sapere cosa ne pensate...
A domenica prossima, un abbraccio!


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Capitolo 3
*** The Essential is Invisible to the Eyes ***






Mi scuso per il ritardo ma questo ponte ha assorbito tutte le mie energie! Domenica prossima sarò puntualissima!!
Buona lettura!






The Essential is Invisible to the Eyes



Salì le scale con lentezza, resistendo arduamente all'impulso che sentiva di voltarsi indietro dopo ogni scalino.
Adesso che Carmilla aveva pronunciato quelle parole, le sembrava quasi di poter sentire quel battito lei stessa, quel cuore di troppo, di poter percepire il leggero respiro di qualcuno costantemente presente alle sue spalle. Se chiudeva gli occhi ed ascoltava, udiva riecheggiare assordanti dei passi dietro di lei.
Arrivata all'ultimo scalino chiuse gli occhi, sospirando.
Non c'era nessuno. Quei rumori erano nella sua testa.
Se anche ci fosse stato un essere magico che lei non poteva vedere, di sicuro non ne avrebbe sentito i passi o il respiro, non senza i sensi di un vampiro.
Ancora scossa dalla loro conversazione si diresse verso la sua camera da letto, entrando e richiudendosi immediatamente la porta alle spalle, sedendosi poi sul bordo del letto e fissando la porta come se si aspettasse di vederla aprirsi di colpo, da sola, come per magia.
Un tocco leggero sulla propria schiena la fece sussultare.
“Dove sei andata?”
Deglutì forte e scosse la testa, il respiro affannato dallo spavento.
“Al piano di sotto, ho acceso il camino per far scaldare la casa.”
Emma si spostò più vicina, senza aprire gli occhi.
“Torna a letto e scalda anche me, adesso.”
Regina sorrise, sfiorando con le dita il suo viso e spostandole i capelli dalla fronte con un gesto delicato.
Ma il suo sorriso si affievolì quando le parole di Carmilla trafissero i suoi pensieri, facendola di colpo giungere alla conclusione che nessuno accanto a lei sarebbe stato al sicuro, almeno finché non si sarebbe liberata per sempre da quella creatura, che ovunque la seguiva, col solo scopo di distruggere il suo mondo.
“Cosa c'è?”
Si accorse solo quando Emma parlò che aveva aperto gli occhi e la stava guardando con aria preoccupata.
Si chiese come potesse conoscerla così bene da capire immediatamente cosa stava succedendo semplicemente guardando la sua espressione.
“La madre di Carmilla ha mandato qualcuno a seguirmi.”
Emma corrugò la fronte, alzandosi a sedere.
“Cosa? Come te ne sei accorta? Sono qui fuori, vuoi che-”
“Emma, calmati” si affrettò a prenderle una mano con la sua, in un gesto di conforto. “Carmilla dice che c'è un battito di cuore in più. Non si tratta di un vampiro perché non sarebbe potuto entrare se non invitato, ma è una creatura magica, invisibile agli occhi. Ed è dentro casa nostra. Emma, nessuno che mi stia accanto sarà al sicuro finché non avrò capito di cosa si tratta e non me ne sarò disfatta.”
La bionda capì improvvisamente perché le parole di Regina erano un mero sussurro nella notte, quasi inudibili.
Una silenziosa invasione era già in atto.
Non erano più al sicuro.
Neanche dentro la loro stessa casa.
“Torna a letto” ripeté Emma. “Domani troveremo una soluzione. Adesso riposiamo.”
Si stesero fianco a fianco. Regina si sistemò tra le braccia di Emma, nascondendo il volto contro il suo collo, permettendo ad Emma di baciarle la testa.
“Cerca di dormire.”
“Anche tu.”
Dopo aver ascoltato qualsiasi rumore, anche il più piccolo, che di tanto in tanto rompeva il silenzio della notte, finalmente il sonno le vinse, trascinandole in sogni frenetici e tormentati, nei quali non trovarono il risposo sperato.

Dopo poche ore di sonno Regina si svegliò di soprassalto con la fronte madida di sudore. Si alzò immediatamente, cercando di non svegliare Emma, ed iniziò a percorrere a piedi nudi la stanza nel tentativo di calmare il battito del proprio cuore.
Quando si sentì un po' più tranquilla entrò nel bagno della loro camera e si tolse velocemente il pigiama umido, entrando dentro la doccia.
Aprì il getto dell'acqua, il getto bollente calmò del tutto i suoi brividi.
Appoggiò la fronte sulle mattonelle del box doccia ed inspirò ampie boccate d'aria.
Era sola. Nel buio. In mezzo ad un bosco.
Le sembrava un posto conosciuto, ma non ne era sicura.
Una luce abbagliante le tolse la vista e quando riuscì a riaprire gli occhi era comparsa davanti a lei una creatura.
Era alta quanto lei ma, nonostante le sembianze umane, vi era qualcosa nella sua figura che rendeva Regina inquieta.
La vedeva come si vede una foto sbiadita il cui soggetto è abbagliato dal flash, completamente bianca e senza volto. Come se una luce eterea l'avvolgesse. Come se non avesse un viso, ma fosse fatta di sola luce.
La creatura eterea le si avvicinò, sfiorandole il volto con una carezza quasi materna.
Regina la lasciò avvicinare, senza pensare di potersi opporre, lasciando che la persona che aveva davanti premesse il corpo – se aveva davvero un corpo – contro il suo, circondandole le spalle con un braccio e prendendo una delle due mani con la mano che aveva libera, portò il volto invisibile vicino al suo orecchio e anche se non aveva lineamenti, né naso, né bocca, riuscì comunque a parlarle.
Solo tu puoi proteggermi. Solo tu puoi capirmi. Salvami.”
Un bussare improvviso alla porta la fece sobbalzare e voltare di scatto di centottanta gradi, ma senza aprire la doccia.
“Regina, posso entrare?”
Lei riprese a respirare solo dopo aver sentito la voce della persona dall'altro lato della porta, portandosi una mano sul cuore.
“Emma.”
La porta si aprì proprio mentre Regina usciva dalla doccia.
La bionda afferrò un asciugamano e si avvicinò a Regina, avvolgendolo attorno alla sua esile figura appena lei fu fuori dal box della doccia.
“Stai tremando.”
Regina si strinse contro di lei, incurante del fatto che la stava bagnando. Ad Emma sembrò non importare. Se la strinse contro più forte, baciandola sulle guance, sulla fronte, sul collo, sulla testa, sussurrando parole di conforto e cullandola piano contro il proprio petto.
“Andrà tutto bene. Qualsiasi cosa succeda, insieme possiamo affrontarla. Andrà tutto bene amore mio.”
Ripeté quelle parole ancora e ancora, finché Regina smise di tremare e ricambiò con forza la sua stretta.

Regina non aveva mai avuto paura in vita sua, da quando aveva imparato ad usare a proprio piacimento la magia oscura, da quando aveva fatto degli incantesimi un'arte e del fuoco un'arma, non aveva più temuto uomo, animale, creatura magica o eroe che si ponesse dinnanzi al suo cammino.
La paura non le apparteneva. Non l'aveva mai guidata.
Fino a quel momento.
Come si può combattere qualcosa che non si riesce a vedere?
Come si affronta un nemico che non si conosce?
Come si vince una battaglia che non ci si rende neanche conto di combattere?
Non si può.
Questa era la sua risposta.
Non poteva combattere, non poteva vincere.
Non vi erano vie d'uscita.
“Mangia qualcosa, almeno” Emma la distrasse dai suoi pensieri.
“Non posso. Voglio andare alla cripta, lontano da qualcuno che può essere messo in pericolo e scoprire di più su creature che non si possono vedere.”
“Non vuoi neanche un caffè, o qualcosa da portarti?”
Regina scosse la testa mentre afferrava le chiavi di casa.
“Cercate di scoprire dove si nasconde la madre di Carmilla, d'accordo? Non possiamo affrontare una guerra, non abbiamo neanche uno straccio di esercito. Dobbiamo cercare un accordo, farle capire che non abbiamo l'arma che cerca.”
Emma sospirò.
“Fai attenzione.”
Regina accennò un sorriso, ma non riuscì a tenerlo sulle labbra per più di un istante.
“Non avere paura per me, Emma. Io non ne ho” mentì.
Senza aggiungere altro si smaterializzò.

Quando i quattro ragazzi ospiti a casa loro ed Henry furono scesi in soggiorno, Emma li invitò ad uscire di casa.
“Prima passiamo da mia madre, Henry rimarrà con lei e Neal, mio padre invece ci aiuterà a setacciare la città.”
Ovviamente i piani di Emma non andarono esattamente come sperato.
“Oh, no, vi scordate che io rimanga a casa mentre voi rischiate la vita a combattere una vampira pazzoide – senza offesa” disse nella direzione generale di Carmilla “che vuole radunare un esercito e dichiararci guerra. Uh-uh. Ve lo scordate.”
“Nessuna offesa” rispose quasi divertita Carmilla.
“Bianca, ma Henry e Neal-” tentò Charming, solo per essere interrotto.
“Henry può badare a Neal per qualche ora. Se hanno dei problemi può chiamare Belle. Non è vero Henry?”
Lui annuì velocemente. “Vi serviranno più persone possibili, mamma” fece notare. “È meglio che Bianca venga con voi.”
La bionda sospirò.
“E va bene, ma chiamo Belle mentre andiamo verso la stazione di polizia.”
Quando arrivarono nell'ufficio di Emma, trovarono due donne ad attenderli.
“Disgustoso, sento odore di cane bagnato” si lamentò immediatamente Carmilla.
“Attenta a come parli, vampiro, o farò colazione con la tua fidanzata.”
“Ruby” mormorò Mulan con tono di avvertimento. “Sii cortese coi nostri ospiti.”
“Le voci si spargono ancora in fretta in questa città, vedo.”
Ruby sorrise verso Emma.
“Regina ci ha chiesto di venire ad aiutarvi. Ha detto che poteva tornarci utile il mio olfatto e che al momento un soldato” fece un cenno verso Mulan “è comunque meglio di niente.”
“Mulan. Mi prendete in giro? Quella è Mulan in carne e ossa” LaFontaine si guardò attorno incredula, come se aspettasse che qualcuno la contraddicesse, spiegandole che quella non era la sua principessa preferita e lei aveva male interpretato la situazione, ma nessuno fece troppo caso alla sua reazione.
“Se ci muoviamo a coppie, io mi porto Mulan.”
“No, Ruby, ci dividiamo a coppie, ma uno di loro ed uno di noi. Loro sanno che faccia ha la donna che stiamo cercando e noi conosciamo questa città come le nostre tasche, quindi scegli qualcun altro. Io mi porto Laura.”
LaFontaine, tu puoi venire con me e Bianca” propose David alla ragazza con cui aveva scambiato qualche parola la sera precedente, rivolgendole un sorriso amichevole.
Lei annuì, seguendolo.
“Io prendo il ragazzo. Sembra l'unico che potrebbe riuscire a tenere in mano una spada senza cadere all'indietro” decise Mulan, facendogli con la testa cenno di seguirla.
“Mi prendete in giro? Non vado in coppia con una non morta. Siamo nemici naturali, fatti per combatterci a vicenda.”
“Ma per favore, cagnolino, non riusciresti a combattere neanche un Puffo, con quel fisico mingherlino che ti ritrovi.”
“Ma senti chi parla, sei la metà di me, nanetta” Ruby si avvicinò fronteggiando Carmilla.
“Ok, entrambe. Smettetela immediatamente e fate le adulte. Abbiamo un lavoro da fare, quindi mettetevi l'anima in pace e arrangiatevi, non voglio sentire più fiatare una mosca da nessuna delle due, è chiaro?” domandò Emma con tono deciso.
Nessuna delle due rispose, ma entrambe abbassarono lo sguardo.
Emma si voltò, dirigendosi verso l'uscita.
“Cercherò cos'è un Piffo su internet e giuro che se è un insulto io e te facciamo i conti” mormorò nella direzione di Carmilla quando Emma fu troppo lontana per sentirla.
“Bianca, David e LaFontaine, voi iniziate dal molo e quando avete finito passate alla parte est della città” dette istruzioni Emma. “Ruby e Carmilla, voi le miniere e la spiaggia in mattinata e nel pomeriggio, mentre gli altri sono ad est, controllerete la parte ovest. Mulan e JP, voi controllare la città stamani e nel pomeriggio passate ai tunnel delle miniere. Dandovi il cambio noterete di sicuro se qualcosa sfugge agli altri, senza contare che così possiamo controllare l'intera città nell'eventualità che si stia ancora spostando.”
“E noi cosa faremo?” domandò Laura.
“Noi ci piazziamo nel bosco. Tutti gli psicopatici che vengono in città per qualche motivo decidono di nascondersi da quelle parti, quindi io e te staremo lì, tracceremo ogni sentiero, ogni albero di quel bosco.”
“Fantastico. Anche oggi dovrò stare nel fango” mormorò la ragazza, abbassando lo sguardo.
“Tutti pronti?” chiese Emma.
Dopo un assenso generale uscirono dalla stazione di polizia, sparpagliandosi per la città.

Non scendeva nella cripta da parecchie settimane.
Era più tetra e fredda di quanto si ricordasse.
Il motivo per cui aveva deciso di effettuare da lì le sue ricerche era che voleva essere il più lontano possibile dai suoi cari, nella possibilità in cui la creatura che la accompagnava decidesse di entrare in azione.
Quindi, guardando con occhio cinico alla situazione, il motivo per cui si trovava in un cimitero, dentro una cripta, era che sarebbe potuta essere uccisa da un momento all'altro. Al quanto ironico, per i suoi standard.
Si guardò attorno e, nonostante fosse consapevole di aver scelto quel luogo perché isolato, sentì improvvisamente un senso di solitudine pervaderla.
Si sedette al solito posto, prese uno dei libri che parlava di creature magiche, aprì la prima pagina ed iniziò a leggere i nomi sull'indice, soffermandosi a quelle di cui non conosceva il nome e cercandone la pagina per leggere le informazioni e controllare se tra i loro poteri vi era quello di rendersi invisibili.
Aveva appena finito la prima colonna, quando sentì dei passi sulle scale, annunciando la discesa di qualcuno verso di lei.
“C'è nessuno?”
Corrugò la fronte, riconoscendo la persona a cui quella voce apparteneva ma non comprendendo il motivo per cui avrebbe dovuto trovarsi lì.
“Laura?”
La ragazza fece capolino dalle scale, scendendo gli ultimi gradini e guardandosi intorno con aria ammaliata.
“Cosa ci fai qui?”

Il viaggio in auto verso la foresta fu silenzioso.
Allora” Laura si schiarì la voce. “Vuoi farmi un accenno di come si struttura il bosco o vogliamo parlare del più e del meno o qualsiasi altra cosa va benissimo, ma il silenzio mi rende un po' nervosa.”
Non verrai con me nel bosco.”
La testa di Laura scattò verso la donna che stava guidando.
Come sarebbe a dire, ormai siamo quasi arrivate!”
Esatto. E quando saremo lì io ti indicherò un mausoleo di famiglia. Tu entrerai lì dentro e cercherai Regina, le dirai che io ti ho mandata via perché mi stavi rallentando e basta, le dirai che ti ho detto che lei stava facendo delle ricerche sui libri e che quel campo ti si addice decisamente di più che il bosco pieno di fango.”
Ma non abbiamo neanche iniziato, come fai a sapere che ti rallenterò?”
“Non lo so e non penso che lo faresti, ma ho bisogno che qualcuno vada ad aiutare Regina. È incredibilmente testarda e non si farà dare una mano da me né dai miei genitori. Avevo in programma di spedirle Henry, ma mia madre ha deciso di voler per forza entrare in azione, quindi appena Ruby ha menzionato l'idea di dividerci in coppie ho pensato” si strinse nelle spalle, lasciando la frase in sospeso.

E perché proprio io?”
“Sembri quella più sveglia.”

Ma non avrai bisogno di aiuto con il bosco?”
“Sai, anche io so fare un trucco o due con la magia, quindi se dovessi incontrare due sconosciute che non ho mai visto prima, quanto meno le imprigionerei il tempo necessario da portarle giù alla centrale.”

Laura si arrese, capendo che non poteva farle cambiare idea.
Ti confido che una parte di me è sollevata. Non fraintendermi, io adoro stare sul campo, lottare per ciò che è giusto e nobile e tutto quel genere di cose. Ma” sospirò. “Ma stavolta si tratta di combattere due persone a cui voglio bene e non so se potrei farcela o se finirei per farle scappare di nuovo.”
Emma parcheggiò l'auto, voltandosi verso di lei.

Beh, direi che allora così vinciamo tutti” le sorrise. “Andiamo, ti faccio vedere da dove si entra. E mi raccomando, non dire a Regina che ti ho mandato io da lei, dille che non sai che fare perché io ti ho detto di tornartene a casa.”
Laura annuì, facendosi accompagnare fino all'entrata della cripta.

“Che ci fai qui?”
“Beh, ci siamo divisi in coppie e io ed Emma dovevamo perlustrare il bosco, ma lei conosce ogni sentiero, mentre io trovo difficile muovermi. Ha detto che la rallentavo e che me ne potevo tornare a casa. Ma io ho detto che volevo rendermi utile. Così mi ha mandato qui dicendo che potevo sentire se tu avevi bisogno di qualcosa.”
Regina la guardò, inclinando leggermente la testa di lato.
“Era preoccupata per me e ti ha mandato ad aiutarmi.”
Laura fu colta di sorpresa dalle sue parole e tardò a rispondere quel tanto che servì a far capire a Regina di aver centrato il punto.
Laura si aspettò di essere nuovamente cacciata via, ma invece Regina si voltò, prendendo in mano un libro e porgendoglielo.
“Laura, è importante che quello che facciamo qui dentro rimanga tra me e te. Neanche Carmilla può venire a sapere di quello che troviamo o di quello che stiamo cercando in primo luogo. Per quello che ne sanno tutti gli altri eccetto Emma, io e te stiamo cercando un modo per scovare la madre di Carmilla. Se pensi di non poter mantenere questo segreto ti prego, esci da questa stanza e fingi di non aver mai sentito una sola parola di tutto questo.”
Laura afferrò il libro con determinazione.
“Non una parola. Promesso. Ma cos'è che dobbiamo cercare?”
Regina esitò, cercando di leggere se quella sua promessa era sincera o meno. Non le sembrò che Laura stesse mentendo, quindi lasciò andare la propria presa sul libro, lasciandolo nelle mani della ragazza.
“Cerchiamo una creatura che abbia il potere di rendersi invisibile.”
Lei corrugò la fronte. In effetti, era una particolarità insolita.

Non avevano idea di quanto tempo fosse passato, finché entrambe furono distratte da dei rumori al piano superiore e successivamente da qualcuno che scendeva le scale.
“Vi ho portato il pranzo” disse Emma senza salutare, appoggiando delle buste provenienti da Granny sul tavolo della cripta su cui Regina e Laura avevano appoggiato i libri che stavano consultando.
“Qualcuno ha avuto fortuna?” chiese Regina, aprendo una delle buste.
“Nessuno. E ti giuro, è assurdo che tutti riescano a sparire nel nulla così facilmente” le fece notare la bonda.
“Non sono neanche nel bosco?” chiese Laura.
“Non ce n'è traccia.”
“Ne sei sicura? Sembra un posto grande da perlustrare da sola” chiese nuovamente, la bocca piena del panino che aveva appena addentato.
Emma sorrise a quella ragazza che le ricordava un po' se stessa.
“Sicurissima. Se fossero qui di certo non dormirebbero a terra, visto che parliamo di una contessa, quindi avrebbero dovuto costruire non dico un castello ma quanto meno un rifugio. Me ne sarei accorta se ci fosse stato qualcosa del genere e soprattutto non è una cosa che si può tirar su in un secondo, perfino usando la magia – che comunque loro non hanno – ci vorrebbe un bel po', quindi non c'è bisogno di perlustrare anche nel pomeriggio, posso aiutare voi quaggiù e magari torno a dare un'occhiata domani. A tenere sicura la città ci stanno pensando tutti gli altri, quindi dovremmo essere al sicuro.”
Finito il discorso Emma si voltò per cercare l'approvazione di Regina, ma si accorse che lei non la stava più ascoltando già da qualche istante.
Aveva lo sguardo dritto davanti a sé, perso nel vuoto, la mano con cui stava mangiando sospesa a mezz'aria.
Si alzò in piedi di scatto.
“Emma, sei un genio.”
Lei corrugò la fronte. “Sicuro, certo. E come mai sarei un genio?”
“Abbiamo sbagliato tutto” radunò i libri in un'unica pila e con un gesto della mano li fece sparire in un vortice di fumo viola. “Non è una creatura con la capacità di rendersi invisibile. È una creatura resa invisibile dalla madre di Carmilla.”
Così dicendo fece un altro gesto della mano, materializzando sul tavolo un'altra pila di libri, ancora più alta della precedente.
“Sta usando un incantesimo che rende invisibile la creatura che mi segue e lo sta usando anche qui nel bosco, per la casa che si sono sicuramente costruite ieri notte. Sono proprio qui sotto il nostro naso, ma noi non possiamo vederle. Che è decisamente scoraggiante se non addirittura inquietante, ma c'è una buona notizia.”
“Una vampira dotata di poteri magici e abilità straordinarie si può rendersi invisibile e nascondersi in qualsiasi posto, in qualsiasi momento, potrebbe addirittura essere qui adesso, in questa stanza, ad ascoltare ogni nostra parola, e tu dici che c'è una buona notizia?” chiese Laura, con aria preoccupata. “Sentiamo.”
Regina le sorrise.
“Non dobbiamo nemmeno capire che incantesimo ha usato. Dobbiamo solo trovarne uno che renda visibili le cose trasformate in invisibili. Semplicissimo.”
Emma e Laura si scambiarono uno sguardo scettico sulla presunta semplicità della loro missione, ma nessuna delle due osò contraddire Regina.









Fatemi sapere cosa ne pensate, se secondo voi vale la pena continuare o se la storia proprio non vi piace.
A presto!






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Capitolo 4
*** Rose ***







Rose


Mentre Regina e Laura iniziarono a cercare tra le pagine dei libri che la strega aveva evocato, Emma corse fuori dalla cripta, componendo il numero di telefono di suo padre.
“Dovete venire qua al bosco.”
“L'avete trovata?”
“Non ancora, ma abbiamo motivo per credere che sia qui. Radunate Ruby e Mulan ed incontrateci alla cripta di Regina.”
“Va bene.”
Riattaccò il cellulare, tornando da Regina e Laura.
“Ci stanno raggiungendo gli altri, iniziamo a cercare a tappeto per tutto il bosco, anche fuori dai sentieri tracciati, in modo che se hanno nascosto un'intera casa con un incantesimo la troveremo per forza.”
“Mi sembra un'idea ragionevole” rispose distrattamente Regina, continuando a leggere il libro che stava tenendo in mano.
“Bene. Avete bisogno di me o vado a cercare anche io con loro?”
“No, per adesso credo che riusciremo a controllare questa pila da sole. Se entro stasera non troviamo niente su un valido contro incantesimo magari domani puoi aiutarci” rispose la mora, alzando il viso e sorridendole.
Sapeva benissimo quanto Emma odiasse il lavoro di ricerca e preferisse di gran lunga essere al centro dell'azione.
“Appena trovate qualcosa avvisatemi.”
“Certamente.”
Dopo l'assenso di Regina tornò all'esterno, dove attese i suoi compagni per spiegare loro cosa dovevano fare e il motivo.
Una volta che tutti ebbero compreso cosa stessero cercando e come comportarsi in caso lo avessero trovato, Emma li divise nuovamente in coppie assegnando ad ognuno una zona del bosco da perlustrare.
“Ci rivediamo qui tra un paio d'ore. State attenti e non fate niente di avventato. Ruby, sto guardando te.”
La ragazza alzò gli occhi al cielo, mormorando qualcosa di vago e dirigendosi subito dopo verso la sua zona del bosco, con al seguito Carmilla.

Mentre sfogliava il primo dei volumi della sua pila, Laura guardò più di una volta la donna di fronte a sé, di sottecchi, cercando il coraggio di farle la domanda che aleggiava nella sua mente ormai da ore.
“Parla e basta, non riuscirai mai a concentrarti se non mi dici quello che è evidente ti sta passando per la testa in questo momento” la spronò Regina, senza neanche alzare gli occhi dal libro che aveva sulle ginocchia.
Laura si schiarì la voce.
“Tu e Carmilla vi conoscete da tanto.”
“Sì, è vero” la risposta arrivò nuovamente senza che la donna alzasse gli occhi, affrettata e secca, come se non volesse iniziare una conversazione su quell'argomento, anche se era stata lei ad invitarla a parlare.
“Quando l'hai conosciuta era già un...”
“Vampiro. Non è una parolaccia, è solo quello che è, non c'è niente di male nel pronunciarla. Sì, quando l'ho conosciuta era già stata trasformata. Carmilla è una contessa del tuo mondo e quando è venuta nel mio era lì in qualità di creatura magica, com'è ovvio presumere. Non è rimasta a lungo ed era già stata una vampira a lungo.”
“E come vi siete conosciute?”
Regina sospirò, sollevando il libro ed appoggiandolo sul tavolo prima di riprendere la conversazione.
“Sua madre fece visita alla mia.”
Laura corrugò la fronte.
“Si conoscevano bene. Io ero poco più che una ragazza, non ero ancora neanche stata promessa in sposa al Re. Lei e mia madre si capivano in tutto e per tutto, entrambe volevano ciò che era meglio per la propria figlia, anche se era la scelta che ci rendeva infelici.”
Come se considerasse il discorso chiuso, Regina prese nuovamente in mano il libro, ma non ebbe neanche tempo di ricominciare a leggere che la voce di Laura le impose di fermarsi e rimettere il libro sul tavolo.
“Ma credevo che Carmilla ti avesse vista quando eri la regina.”
“Tu non hai chiesto quando è diventata mia amica, hai chiesto quando ci siamo conosciute ed io ho risposto a quella domanda.”
“E quando è diventata tua amica?”
“Molti anni dopo, quando lei e sua madre tornarono cercando Cora ed invece trovarono me. Anche io ero molto come lei, ma più imprudente e capricciosa. Non ho fatto il male che ho fatto per amor di qualcuno, ma per rabbia e vendetta e dolore. La mia crudeltà era diversa perché non aveva scopo, mia madre ha ucciso e ingannato credendo che fosse la cosa migliore per me, la madre di Carmilla lo ha fatto per i suoi vampiri. Io l'ho fatto perché” si strinse nelle spalle. “Credevo davvero che non vi fosse altra via. Credevo che al mondo non esistesse altro che l'odio e la rabbia, il rancore feroce che provavo mi accecava. Non sono mai stata molto brava ad amare.”
“E perché sono tornare nel vostro mondo?”
“Per lo stesso motivo per cui siete tornate adesso. In cerca della magia. L'unica cosa che voi non potete trovare in queste terre. Al tempo era più facile, c'erano più portali, era prima che i fagioli magici sparissero dalla circolazione.”
“E per cosa volevano la magia?”
“Non l'ho mai saputo. Quello che volevano da me era solo un antico incantesimo che si narrava potesse riportare in vita in non morti mille volte e mille ancora. Io le accontentai, guardandomi bene dall'avvertirle che ogni magia ha un costo.”
“E tu e lei come siete diventate amiche?”
“Beh, lei era giovane d'aspetto e così annoiata. Io organizzavo ogni sera una festa e ogni giorno una guerra. Così lei rimase. Soltanto poche settimane, ma rimase. Poi sparì, d'improvviso eppure come se lo sapessimo entrambe da sempre. Non fu una sorpresa sapere che se ne era andata, ma fu una notizia che accolsi con rammarico il fatto che non mi aveva detto addio.”
“Come mai non lo aveva fatto?”
Regina si strinse nelle spalle, ormai persa in lontani ricordi di quel passato quasi dimenticato.
“Mi aveva sempre detto che ci saremmo riviste, un giorno, dopo molti anni. Che il nostro non sarebbe mai stato un addio.”
“Come ne era sicura?”
Regina si strinse nuovamente nelle spalle, ma recentemente aveva appreso la risposta a quella domanda: a causa di una profezia.
“Ma perché se n'è andata se lì aveva tutto ciò che voleva?”
“Oh, no, non tutto. Aveva dei passatempi, ma era divisa a metà. Non poteva avere una cosa che al tempo disperatamente bramava.”
“Che cosa?”
Regina inclinò la testa di lato, guardandola come se a quel punto sarebbe dovuto essere ovvio.
“Me” rispose, con semplicità.
Laura corrugò la fronte.
“E tu non-” lasciò la frase in sospeso, non sapendo come continuare.
“Non voleva me in quel senso” rise, scuotendo la testa. “Voleva essere me, essere la regina, ma non poteva farlo senza uccidermi. E lei, a differenza di sua madre e della mia, aveva una coscienza, quindi se ne andò, prima che sua madre realizzasse i suoi desideri per lei.”
Laura non chiese altro, rimase in silenzio a riflettere su quello che Regina le aveva raccontato, mentre la mora continuò a sfogliare il suo libro.
“Che tipo di prezzo?”
“Scusami?”
“Che tipo di prezzo dovevano pagare per la magia di cui hai parlato?”
Lei scosse la testa.
“Non ne ho la minima idea. Ma credimi, il prezzo di una magia come quella è molto, molto alto.”
Senza replicare, Laura tornò a concentrarsi sul suo libro, ma senza successo.

“Credi davvero che questi ragazzi siano affidabili? Che dicano la verità sul motivo che li ha spinti qui?” chiese Bianca, mentre lei ed Emma perlustravano la loro parte di terreno.
“Non lo so, ma Regina conosce una di loro e sembrano essere amiche, quindi non vedo perché non dovremmo fidarci.”
“Attenzione, Emma. Carmilla non era amica di Regina, non lo è mai stata. Ho sentito delle storie su sua madre e sulle loro visite nel nostro reame, la prima volta che si sono incontrate Regina era una ragazza e non era amicizia ciò che le legava.”
“Cosa stai cercando di dirmi, che erano amanti?” Emma rise. “Mamma, non scherziamo, Regina a quel tempo aveva occhi solo per Daniel.”
“No, sto dicendo il contrario. Regina da ragazza si è sempre tenuta alla larga dai non morti, era spaventata da Carmilla e da sua madre come chiunque lo sarebbe. Non farti ingannare, non era amica di Regina, era amica della regina cattiva, in questo caso credo che la differenza sia sostanziale.”
“Rimane il fatto che si conoscono e se lei dice che il problema non è la ragazza ma sua madre, io le credo.”
“Certo, ma come facciamo a sapere che non sono alleate? Quelle ragazze si sono introdotte in casa vostra senza sforzo. Le avete invitate voi, la figlia di una donna che è venuta in città perché le serve un qualche tipo di magia. La persona che si presume le sia più cara al mondo si è avvicinata a voi senza sforzo, senza problemi.”
“Che avremmo dovuto fare, far dormire quattro adolescenti nel bosco con una vampira pazza in giro?”
“Non dico questo. Dico solo che dovreste stare attente. C'è un vampiro in casa vostra, che si aggira liberamente per le vostre stanze, che può udirvi da qualsiasi stanza della casa si trovi e sente ogni cosa che voi dite.”
Emma si paralizzò.
“C'è qualcuno che può sentire e vedere tutto ciò che succede in casa nostra.”
“Esatto.”
“No, mamma non capisci. C'è qualcuno che segue Regina ovunque lei vada, è vero. E tu mi hai appena fatto capire che quel qualcuno potrebbe nascondersi in bella vista, ma non è Carmilla. È stata lei ad avvertirla che qualcuno la stava osservando, perché avrebbe dovuto farlo se fosse alleata con sua madre?”
“Qualcuno segue Regina?”
“Non è sicuro parlarne qui, come dici tu c'è qualcuno che può sentire tutto quello che diciamo anche se è molto lontano. Qualcuno che può rendere invisibili persone ed oggetti a proprio piacimento, chissà cos'altro. Potremmo essere assediati, invasi, ci potrebbero essere un centinaio di soldati proprio in questo bosco, proprio attorno a noi, in questo preciso istante, vampiri silenziosi ed immobili che ci osservano e ci evitano ed aspettano il momento opportuno per attaccarci. Potremmo essere già in guerra e neanche riuscire a vederlo. L'ultimo dei nostri problemi, al momento, è capire da che parte sta Carmilla.”
Bianca sembrò terrificata dalle sue parole.
“Stai dicendo che potrebbero essere attorno a noi. Se cerchiamo una casa è un conto, non si può spostare, quindi anche se è invisibile ci potremmo sbattere contro e trovarla. Ma se a nascondersi è un esercito, non abbiamo possibilità di toccarli.”
Emma annuì lentamente.
“Stavolta temo che la risposta non possa essere trovata con la semplice ricerca sul campo. Dobbiamo tornare indietro ed aiutare Regina e Laura, partendo dalla teoria.”
“Chiamo David, tu senti Ruby e Mulan.”
Emma stava per comporre il primo dei due numeri quando un urlo dall'altra parte del bosco le distrasse.
Dopo essersi guardate negli occhi iniziarono a correre a perdifiato nella direzione da cui proveniva quel rumore.

Mulan e JP stavano percorrendo il loro sentiero in silenzio.
“Non sei una persona di molte parole” osservò il ragazzo.
Lei scosse la testa.
“Già” mormorò lui. “Posso chiedere come-”
Una mano di Mulan scattò verso l'alto, coprendo la sua bocca. Gli fece cenno di fare silenzio portandosi l'indice contro le labbra. Poi indicò un punto dietro un grande albero.
Lui guardò in quella direzione, sentendo delle voci.
Lei estrasse la spada, iniziando a camminare silenziosamente in quella direzione.
Il ragazzo la seguì cercando di non fare rumore.
Mulan gli indicò di aggirare la radura da sinistra, mentre lei andava verso la destra.
“Al mio segnale supera l'albero e cogliamole di sorpresa, sii reattivo: potrebbe essere la nostra unica possibilità di catturarle.”
Lui annuì, seguendo le sue istruzioni.
Mulan si spostò sulla destra e si mise di spalle contro il tronco di un albero, la spada stretta nella mano destra, si sporse per guardare oltre l'albero e vide qualcuno parlare con una persona nascosta alla sua visuale.
Senza perdere tempo si spostò dietro un secondo albero più vicino a loro.
Vide JP tornare indietro ed andarle incontro, muovendo le braccia per farle segno di non muoversi, ma lei era decisa ad affrontare chiunque ci fosse in quella radura.
Con un movimento veloce uscì allo scoperto, la spada nella direzione della donna che aveva intravisto, pronta a combattere.
Lei si voltò, vedendosi la lama quasi contro il petto ed urlò, indietreggiando.
“LaFontaine?”
“Mulan” David la guardò corrugando la fronte.
Lei ripose di nuovo la spada.
“Mi dispiace, non ho visto che stava parlando con te, ho solo intravisto la sua figura e non volevo rischiare che mi sfuggissero nel caso in cui fossero state le donne che stiamo cercando.”
“Ti stavo facendo cenno di non attaccare” le fece notare JP. “Dall'altra parte si vedevano bene entrambi.”
“Mi dispiace” ripeté Mulan.
“Non fa niente” rispose la ragazza, accennando un sorriso. “Anzi, appezzo la dedizione con cui state cercando di aiutarci.”
Carmilla e Ruby furono le prime ad arrivare.
“Che diavolo è successo?”
“Niente, soltanto un malinteso” spiegò David. “Ancora niente novità?”
Ruby scosse la testa negativamente.
“Provo a chiamare Emma, di sicuro staranno venendo verso di noi anche loro.”
Compose il numero e sua figlia rispose al primo squillo.
“Cos'è stato quell'urlo?”
“Niente, Mulan ci ha colto alle spalle spaventando LaFontaine ma non è successo niente. Avete novità?”
“Non al momento, ma c'è un cambio di piani. Vediamoci davanti alla cripta.”
“D'accordo, arriviamo subito, gli altri sono tutti con me.”
Senza dire altro riagganciò la conversazione e spiegò agli altri che dovevano tornare indietro a causa di un cambio di piani.
Quando furono di nuovo alla cripta Emma spiegò brevemente le ipotesi che lei e Bianca avevano fatto e la necessità di concentrarsi sul trovare un contro incantesimo piuttosto che di trovare una casa che non avrebbero potuto vedere in ogni caso.
Scesero nella cripta, sentendo la risata di Laura quando ancora erano sugli scalini.
“Non può averlo detto davvero.”
“Non solo, ma dopo il commento sul suo naso è passata a criticare la sua accompagnatrice! Non ho mai visto il duca così rosso in viso.”
Quando la piccola folla giunse nella stanza Regina fece cenno a Laura di smettere di ridere, ma un secondo troppo tardi.
“Ancora con la storia del duca? Sono passate decine di anni, Regina. E si meritava ogni parola che gli ho detto” sottolineò Carmilla.
Regina alzò gli occhi al cielo, ma non obbiettò.
“Che ci fate tutti qui?”
“Abbiamo pensato che è meglio se prima vi aiutiamo a trovare un contro incantesimo. Se davvero hanno la capacità di rendere invisibili le cose e le persone, potrebbe esserci un intero esercito di vampiri proprio sopra le nostre teste, dei soldati silenziosi che attendono solo il momento giusto per iniziare una guerra.”
L'espressione di Regina divenne mortalmente seria.
“Soldati silenziosi” ripeté a bassa voce.
Fu allora che Carmilla capì cosa stava pensando.
“No, non può essere già iniziata. La profezia dice che i tre eserciti devono fronteggiarsi per tre giorni. Per prima cosa, così non ci stanno affrontando, si nascondono e basta. Seconda cosa, manca il terzo esercito perché inizi il conto alla rovescia.”
Regina corrugò la fronte.
“Speriamo che non siano ancora qui, ma se lo fossero Emma ha ragione. La prima cosa da fare è renderli visibili, certo, perché un nemico invisibile ha già vinto. Ma allo stesso tempo, nell'istante in cui potremmo vederli, inizierà la profezia.”
“Non se l'esercito è soltanto uno. Ed è un rischio che dobbiamo correre” le fece notare la vampira con risoluzione.
“Bene, allora mettiamoci a lavoro.”

Fu solo dopo parecchio tempo che LaFontaine scattò in piedi.
“Ho trovato qualcosa, ragazzi. Forse ci siamo. L'incantesimo di apparizione.”
Passò il libro a Regina che si era avvicinata velocemente a lei.
Sento qualcosa che non posso vedere,
Ma ho il bisogno di sapere.
Sento i passi di qualcuno,
Ma se mi volto non vedo nessuno.
Con queste parole di evocazione,
Ciò che non vedo farà apparizione.
Lo rilesse più e più volte.
“Posso farlo funzionare. Non so cosa sto cercando, ma l'incantesimo non chiede che venga pronunciato alcun nome, devo solo pensare a ciò che ha detto Carmilla sulla creatura che mi segue e penso di poterlo far funzionare.”
La vampira corrugò la fronte.
“Credevo fosse per far apparire dei soldati, la creatura di cui ti ho parlato io non è il momento che ti venga mostrata.”
Possibile che Regina non avesse capito cosa intendeva con le sue parole?
“Non fa differenza, una volta usato sulla creatura che abbiamo la certezza sia con me, funzionerà anche sulle altre.”
Carmilla scosse la testa.
Pensava di essere stata chiara, di aver dato a Regina quella notizia in modo palese, ma a quanto sembrava c'era stato tra loro un terribile malinteso.
“Regina non-”
“Non provare a dissuadermi, ho già preso la mia decisione.”
Chiuse il libro, iniziando ad uscire dalla cripta.
Carmilla non aggiunse altro, dovevano avere quella conversazione in privato, non poteva parlarne davanti a tutti quanti. Ma almeno usando quell'incantesimo avrebbero scoperto se c'erano dei vampiri invisibili nel bosco. Poi avrebbe spiegato a Regina perché la creatura che seguiva lei non sarebbe apparsa, ma lo avrebbe fatto in privato.
Senza che nessuno aggiungesse altro, la seguirono.
Lei camminò fino ad una piccola radura, dove aprì nuovamente il libro che aveva in mano.
“Tenetevi pronti. Non sappiamo quanti sono né se sono armati. Nel momento in cui saranno visibili potrebbero attaccarci.”
Mulan estrasse la spada, David la pistola. Emma si preparò ad usare la magia.
Regina si schiarì la voce.
“Sento qualcosa che non posso vedere, ma ho il bisogno di sapere. Sento i passi di qualcuno, ma se mi volto non vedo nessuno. Con queste parole di evocazione, ciò che non vedo farà apparizione.”
Rimasero tutti immobili, in attesa che qualcosa si muovesse o apparisse, ma non successe niente di niente.
“Non c'è nessuno qui. Neanche la creatura che ha percepito Carmilla.”
“Regina-”
Proprio mentre stava per decidersi a parlare, una luce abbagliò i loro sguardi, un enorme portale si aprì dinnanzi ai loro occhi.
“State indietro” urlò Regina.
Poteva uscire qualsiasi cosa, un esercito, dei vampiri, perfino un drago.
“Rimanete indietro” ripeté guardando Emma avvicinarsi a lei.
“Scordatelo, non ti lascerò da sola.”
Tese le mani in avanti, pronta a combattere.
Ma dal portale non uscirono creature magiche, né soldati.
Ad attraversarlo fu soltanto, camminando con passo lento attraverso il bagliore, come se lo avesse fatto da tutta una vita, una ragazza dai capelli biondi.
Il portale si richiuse alle sue spalle.
Lei guardò Regina dritta negli occhi e dopo qualche istante le rivolse un sorriso.
“Ho aspettato questo momento tutta la mia vita.”
Regina fu colta di sorpresa da quelle parole.
“Tu non sei una creatura invisibile resa visibile.”
La ragazza rise.
“La magia funziona in modi misteriosi, a volte. Ti ha mostrato ciò che volevi vedere, questa spiegazione deve bastarti. Io posso aiutarvi, darvi le risposte che cercate.”
“Come sai che risposte cerchiamo e come aiutarci?” chiese Emma, con voce cauta.
La ragazza sorrise di nuovo.
“Non è ovvio?” chiese retoricamente.
Emma e Regina si scambiarono uno sguardo confuso.
“Il portale che avete visto non mi ha portato qui da un altro Reame, mi ha portato qui da un altro tempo. Io vengo dalla Storybrooke del futuro.”
Regina fu presa in contropiede da quella risposta. Poi rise, scuotendo la testa.
“Non è possibile, nessuno può viaggiare nel tempo. Vi è solo un caso in tutta la storia della magia, non penso che una ragazza della tua età potrebbe farlo così facilmente.”
La ragazza continuò a sorridere.
“Ma non vi hanno avvisato che sta per scoppiare una guerra da queste parti, una battaglia epica per la magia più potente mai conosciuta? Cosa pensate che sia, l'abilità di far apparire muffin al cioccolato ancora caldi?” rise, scuotendo la testa. “A proposito di muffin, il viaggio nel tempo mi mette fame, possiamo spostare questa discussione alla tavola calda di Granny?”
Spostò lo sguardo a turno su di loro in cerca di obbiezioni che non arrivarono.
“Bene, andiamo allora.”
Emma scosse la testa, facendo un passo nella sua direzione.
“Quanti anni hai ragazzina?”
“Sedici.”
“Sedici anni. E puoi usare quest'arma magica che tutti vogliono. Tu hai sedici anni ed in qualche modo sei la vincitrice di una guerra. Come è possibile?”
La ragazza sospirò, annuendo.
“Mi sono espressa male, chiedo scusa. Non sono io a vincere la guerra per la magia più potente, ma sono nata con questo potere, il viaggio nello spazio-tempo. Io sono la magia. Io sono l'arma per cui la guerra scoppierà.”
Emma e Regina si guardarono, incredule.
Quella ragazzina di sedici anni era probabilmente la persona più potente al mondo. Era la causa di una imminente guerra. Era così solare ed innocente, era solo una ragazza, che si era presentata offrendosi di aiutarle a risolvere i loro problemi, quando lei stessa ne era la causa.
“Come ti chiami?” le chiese Regina con voce sommessa.
La ragazza sorrise di nuovo, con ingenua allegria.
“Il mio nome è Rose.”






Fatemi sapere cosa ne pensate, se secondo voi vale la pena di leggerla e se dovrei continuare. A presto!





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Capitolo 5
*** The Girl From the Future ***






Innanzi tutto mi scuso per il ritardo, ma sono stata impegnata con gli esami universitari, purtroppo.
Comunque spero che questo possa contare come regalo di Natale a tutti voi, che seguite e avete recensito questo storia, un grazie particolare. Vi adoro!
Buona lettura.








The Girl From the Future


Rose tagliò un pezzo del suo pancake, portandoselo alla bocca e poi velocemente ne tagliò ancora, senza degnare le due donne sedute di fronte a lei del minimo sguardo.
David, Bianca, Mulan e Ruby, insieme a Carmilla, Laura, JP e LaFontaine avevano ripreso la perlustrazione della città e del bosco, adesso che erano sicuri che non vi fossero cose invisibili, né case né soldati, avevano ricominciato a cercare Perry e Danny in città.
Emma e Regina avevano seguito la ragazza da Granny ed avevano atteso mentre le ordinava da mangiare e mentre trangugiava i suoi pancake da colazione alle sette e mezza di sera senza dire una parola.
“Possiamo parlare adesso?” domandò Regina una volta che la ragazza ebbe finito il cibo nel suo piatto.
“Certo, sono tutta orecchie.”
“Tu vieni da Storybrooke?”
La ragazza annuì.
“E vieni dal futuro.”
Annuì nuovamente.
“Quindi non c'è un esercito invisibile. Non c'è mai stato. La madre di Carmilla non può rendere invisibile un bel niente.”
“Ovviamente no, non so come sia partito questo malinteso dell'invisibilità, ma Carmilla intendeva un'altra cosa quando ti ha detto quelle parole, sua madre non può rendere niente invisibile, ma non le avete spiegato perché lo credevate finché non è stato troppo tardi, lei avrà dato per scontato che c'era una ragione valida se lo credevate e che non aveva a che fare con le sue parole, mentre voi non le avete mai chiesto conferma. Ma no, non c'è niente di invisibile, figurarsi poi un esercito.”
Regina sospirò, corrugando la fronte.
“E da quanti anni nel futuro vieni esattamente?”
“Sedici, più o meno.”
“E perché sei venuta qui?”
“Tu mi hai cercata. Ma non illuderti, non hai aperto tu il portale. Sono venuta qui perché l'ho scelto, perché tu hai chiamato ed io ho risposto.”
“E a cosa devo questa cortesia?” chiese ironicamente Regina.
Lei sorrise.
“Siamo vecchie amiche, io e te. Abbiamo condiviso una grande avventura.”
“Io e te, una ragazza di sedici anni, abbiamo condiviso un'avventura” rise della sua risposta. “Che tipo di avventura, le montagne russe di Disneyland?”
“In realtà ero ancora più piccola, è stato molti anni fa. Ma con un potere come il mio, l'infanzia non dura mai molto a lungo” il sorriso che la ragazza aveva sempre sulle labbra vacillò, ma poi torno di nuovo a splendere. “Ti abituerai ad avermi attorno, alla fine.”
Regina corrugò la fronte.
“Mi sembra di averti già vista.”
Quel suo sorriso ingenuo e quei capelli del colore dell'oro le erano familiari, ma lei e quella ragazza non si erano mai incontrate prima. Com'era possibile?
“Oh, non aver paura di quella sensazione. Il tempo non è così categorico come tutti sembrano percepirlo. A me capita continuamente di avere familiarità con cose mai fatte o con persone mai viste prima, non c'è da aver paura delle premonizioni. Stai solo ricordando nella direzione sbagliata, ma alla fine ne capirai il motivo. A me succede sempre.”
Quella ragazzina di sedici anni portava dentro sé la saggezza di una donna che aveva vissuto cento, mille vite. Di una persona che aveva visto l'inimmaginabile. Che aveva sofferto il lutto di perdite ancora non avvenute, che aveva visto il finale di storie ancora non narrate. Aveva gli occhi di qualcuno che ha sbirciato l'ultima pagina di un libro prima di iniziare a leggerlo. Era solo una ragazzina, ma aveva dentro sé il mondo intero, ogni reame, passato, presente e futuro.
“Come puoi essere così potente?”
Lei scrollò le spalle. “Sono nata così.”
“I tuoi poteri devono essere un fardello, un peso. Ti permettono di fare cose straordinarie, ma allo stesso tempo, tu potresti sapere tutto. Tutte le cose terribili che avverranno. Come morirai, come moriranno i tuoi genitori, cosa succederà nel tempo alle persone che ami. Puoi sapere tutto, puoi cercare di rimandare questi avvenimenti ma alla fine non potrai evitarlo per sempre. Come riesci a convivere con tutto questo?”
Lei si strinse nelle spalle, abbassando lo sguardo.
“I miei poteri non sono un gioco. Non sono al mio servizio. Non me ne vado in giro nel tempo a sbirciare il passato o il futuro. Vado dov'è necessario che io sia. Questa battaglia, la Guerra dei Soldati Silenti, non posso evitarla. Sono predestinata a prendere parte agli eventi che la precedono e a quelli che la seguiranno, sebbene non potrò combatterla. Quello che accadrà non dipende dalla mia volontà, io devo essere qui. Aprire il portale è una mia scelta. Le parole che uso sono una mia scelta. Ma alcune cose non possono essere cambiate. Non potete ancora comprendere, ma vi prometto che un giorno, molto presto, tutto sarà chiaro. Questo viaggio era necessario. Riguardo il resto, non so niente. Preferisco non conoscere il futuro. Non sento il bisogno di sfruttare questo potere come se fosse una magia qualsiasi, lo vedo solo come un mezzo necessario ad un fine. Mi piace vivere nel presente. Con la mia famiglia, che mi ama.”
Regina fu lasciata senza parole dalla sua risposta.
“Sei una ragazza molto saggia.”
“Me lo dicono in molti” sorrise, bevendo dell'acqua e indicando la porta d'ingresso con un cenno della testa. “Non siamo qui solo per la mia voglia di pancake.”
Emma e Regina si voltarono, vedendo una ragazza dai capelli rossi passare fuori dalla tavola calda cercando di non dare nell'occhio.
“È il nostro momento. Andiamo.”
Rose si alzò, seguita dalle due donne più grandi, dirigendosi verso la porta.
Corsero verso la ragazza, ma lei appena si accorse della loro presenza iniziò a correre a sua volta, con la velocità di un vampiro.
Regina prontamente sollevò le mani, bloccandola e sollevandola da terra di qualche centimetro. Si avvicinarono a lei, e la guardarono attentamente.
“Alta, capelli lisci. Dovrebbe essere Danny, la ragazza trasformata in vampiro, ma non la madre di Carmilla” ipotizzò Regina.
Lei si divincolò, ma non poté nulla contro la magia di Regina.
“Dobbiamo portarla con noi” disse Rose. “Andiamo alla cripta, è l'unico posto abbastanza isolato, dobbiamo allontanare almeno lei dalla città.”
Emma annuì.
Regina fece un ampio gesto della mano e trasportò tutte all'interno della cripta con la sua magia.
Una volta che Danny fu seduta, Emma materializzò delle corde attorno ai suoi polsi e alle sue caviglie, incantandole perché non potessero essere rotte né allentate.
“Allora, Danny, cosa ci facevi in giro per Storybrooke?”
Lei non rispose, si limitò a fissare Regina con aria di disprezzo.
“Dov'è Perry?”
Continuò a stare in silenzio.
“Stavi scappando da lei, non è vero?” chiese Emma, notando solo in quel momento i tagli sul suo viso e gli evidenti segni di colluttazione sui suoi vestiti.
Dopo un momento di esitazione la ragazza annuì.
“Ti stava controllando ma in qualche modo hai spezzato l'incantesimo” proseguì Regina.
Di nuovo un assenso.
“Ti sleghiamo subito” propose Emma.
“No” la fermò Danny. “Non potete farlo. Dovete lasciarmi legata. Non so per quanto ancora potrò oppormi alla sua volontà. Non potete rischiare.”
Regina si chinò verso di lei, osservandola attentamente.
“Ha usato su di te l'incantesimo per riportare in vita i non morti, non è vero?”
Danny annuì nuovamente.
Regina corrugò la fronte, sospirando.
“Allora so perfettamente chi può aiutarci a liberarti dal suo controllo.”
“Perché lo dici con quel tono?” chiese Emma. “Finalmente una buona notizia!”
Regina scosse la testa, portandosi le mani sui fianchi.
“L'unico che sa come liberarla è la persona che ha dato il sortilegio per risvegliare i non morti alla madre di Carmilla. Vale a dire Tremotino.”
Emma comprese improvvisamente perché Regina fosse così restia.
“Beh, dobbiamo fare almeno un tentativo.”
“Qualcuno deve rimanere qui con Danny.”
“Entrambe dovete rimanere con Danny” disse Rose con risoluzione. “Io andrò da Gold, dite a Laura e Carmilla di venire qui con voi.”
“Scordatelo, non manderemo una sedicenne a fare un patto con l'Oscuro. Io vengo con te ed Emma rimane con Danny.”
Rose aprì la bocca per ribattere, ma lo sguardo severo di Regina la fermò, strinse le labbra e scrollò le spalle.

Quando entrarono nel negozio di Gold, Rose si guardò attorno con occhi curiosi, come se cercasse di identificare ogni oggetto magico dentro quelle mura.
“Come posso aiutarvi?”
Regina si diresse a passo veloce verso il bancone.
“Tagliamo corto Tremotino, non abbiamo molto tempo. Molti anni fa hai dato alla Madre dei vampiri di Styria un incantesimo per riportare in vita i non morti uccisi in battaglia.”
“Potrei averlo fatto.”
“Solo che lei ha il completo controllo sulla mente di coloro che tornano in vita. E a noi serve annullare quel controllo.”
Lui sorrise, scuotendo la testa.
“Che ci guadagno io?”
“Dillo tu” la voce della ragazza che aveva fatto il suo ingresso al fianco di Regina attirò per la prima volta la sua attenzione.
“Chi sei tu?”
“Non è importante.”
“Sì che lo è. Stai disturbando il flusso del tempo. Sei due volte dentro la stessa linea temporale e non dovresti.”
“Che una cosa ti sia chiara, vecchio.”
L'espressione della ragazza divenne improvvisamente seria, si avvicinò al bancone di Gold e appoggiò una mano sul legno frapposto tra loro, guardandolo negli occhi. Fu allora che gli sorrise, ma non era il sorriso ingenuo a cui Regina si era in fretta abituata. Era un tipo diverso di espressione, una che Gold aveva visto mille volte sul volto della regina cattiva. Un ghigno di potere, volto ad incutere terrore.
“Io sono il tempo.”
Gold non disse altro.
Fissò i lineamenti di quella ragazza e capì immediatamente ciò che voleva sapere.
“Molto bene. Vi darò il contro incantesimo, in cambio di un tuo capello.”
La ragazza rise, allontanandosi dal bancone.
“Sei sveglio, sei davvero molto intelligente.”
Si guardò di nuovo attorno, osservando gli oggetti che aveva attorno.
“Sai, non ho davvero bisogno di fare un patto con te. Potrei prendermi quello che cerco ed andarmene e tu neanche lo sapresti. Ma ti sto offrendo la possibilità di contrattare. Quindi scegli un oggetto, un amuleto, un libro. Scegli qualcosa e lascia che spinta dalla bontà del mio cuore te lo porti in cambio della pozione che ci serve.”
“Quindi sapevi già che è una pozione e non un incantesimo. Sono sorpreso” rispose Tremotino ironicamente.
Camminò per il negozio, sfiorando degli oggetti sugli scaffali, ammirando la grande quantità di cianfrusaglie dentro quel banco dei pegni.
“Non ho bisogno di niente, vi ringrazio” aggiunse l'uomo.
“Lo vedo, il tuo negozio è pieno, non ti servono di certo altri oggetti. Ma c'è qualcosa che posso darti.”
“Cosa potrebbe mai offrirmi una ragazzina che abbia alcun valore?”
Lei smise di camminare e si voltò nella direzione di Gold.
Regina si schiarì la voce, guardando Rose con severità.
“Non lascerò mai ad una sedicenne stringere un patto con l'Oscuro. Sono venuta qui perché sono io che farò questo accordo, non voglio sentire storie.”
“Come ho detto, non voglio stringere alcun patto” si rifiutò nuovamente Tremotino.
“Neanche se ti offrissi la possibilità di dire addio?” chiese Rose, avvicinandosi nuovamente al bancone del negozio.
“Di dire addio?”
Lei annuì.
“Perché no?” domandò, sorridendogli. “Scrivi una lettera. La porterò a tuo figlio, l'ultima volta che è stato umano e in vita, la porterò a Belfire e lui la leggerà dopo la tua morte, dopo il tuo gesto eroico con Pan. Potrai dirgli addio. Ma non avvertirlo degli eventi futuri, non una parola sull'avvenire. Non ci è concesso cambiare il passato senza terribili ripercussioni.”
Gold non rispose. Abbassò lo sguardo.
“Va bene.”
Rose sollevò una mano nella sua direzione.
“Siamo d'accordo allora. Torneremo domani mattina per la pozione e la lettera.”
Lui strinse la mano della ragazza, sospirando.
“Andatevene prima che cambi idea.”

“Non avresti dovuto farlo. Non avresti dovuto ignorare quello che ti stavo dicendo, non mi piace affatto questa storia.”
“Mi dispiace, Regina. Ma ti assicuro che questo è l'unico modo per salvare Danny.”
Regina accelerò il passo.
“Non oso immaginare a cosa potresti arrivare per trovare Perry.”
La ragazza si fermò di colpo, afferrando Regina per un braccio e facendo fermare anche lei.
La guardò negli occhi e scosse lentamente la testa.
“Non sono qui per Perry. Non sono qui per combattere questa guerra. Non posso partecipare agli eventi che la causano.”
Regina corrugò la fronte.
“Perché no?”
“Hai sentito Gold. È già abbastanza grave che io sia nella mia stessa linea temporale, non posso restare molto a lungo. Domani mattina prenderò la sua lettera ed andrò via.”
Regina scosse la testa.
“Ma allora perché sei venuta se non puoi aiutarci?”
Fu Rose quella volta a corrugare la fronte con confusione.
“Perché potevo fare una cosa. Una soltanto. Potevo salvare Danny.”
Regina fu sorpresa dalla sua risposta.
“Hai fatto tutto questo sforzo ed usato tutta questa magia per salvare una singola vita? Siamo alle porte di una guerra narrata da un'antica profezia e tu ti sei fatta in quattro per salvare soltanto una persona?”
La ragazza la guardò come se la vedesse per la prima volta, come se fosse un'estranea, come non l'aveva guardata neanche quando si erano conosciute nel bosco.
Sollevò una mano, sfiorando delicatamente il suo volto in una carezza affettuosa.
“Sei così giovane. Così spezzata. Ti ho sempre vista troppo felice e adesso sei soltanto” si strinse nelle spalle. “Un soldato” concluse con voce tremante. “Conti le vite come dei numeri, ma non lo sono. Mia madre mi ha insegnato qualcosa che adesso io voglio insegnare a te, Regina. Qualcosa di straordinario.”
Il tocco della sua mano la confondeva. Era così familiare, ma allo stesso tempo nuovo. Estraneo ma affettuoso.
Quella ragazza era un'anomalia, una cicatrice nel tempo. Era come se Regina la conoscesse da sempre, come se fosse predestinata ad incontrarla.
“Ogni singola vita è importante. Ogni singola vita è essenziale.”
Quella frase così semplice scosse il suo mondo.
Una ragazza di sedici anni si faceva in quattro per salvare una vita. Una singola vita. Una singola persona.
Lei avrebbe fatto altrettanto.
Anche una sola persona poteva fare la differenza. Una sola vita.
Pensò alla sua vita, a come sarebbe stata senza Henry o Emma. Per qualcuno, da qualche parte, Danny era quello, era la persona più importante nell'intero universo. La sua vita era importante, era essenziale. Doveva essere salvata.
Annuì con decisione.
“Tua madre è una donna estremamente saggia, Rose.”
Lei sorrise.
Quel sorriso spontaneo e ingenuo a cui Regina si era già affezionata.
“Non immagini quanto.”

Emma aveva appena finito di guarire le ferite di Danny usando la magia quando sentì dei passi veloci entrare nella cripta.
“Danny” Laura si lanciò verso la sedia, abbracciando di slancio la ragazza. “Sono così sollevata, sei sana e salva.”
Emma afferrò immediatamente Laura, allontanandola dalla ragazza.
“Non esattamente salva. È ancora sotto il controllo di Perry. Regina e Rose sono andate da Gold a farsi dare il contro incantesimo per liberarla definitivamente.”
Carmilla si avvicinò con cautela alla sedia.
“Riconosco quello sguardo tormentato e rabbioso. Meglio tenersi a distanza.”
Emma annuì il suo assenso.
“Non la lascio qui” disse Laura con risoluzione.
“Dobbiamo tornare alla villa, parlare con Regina e decidere cosa fare” le fece notare Emma.
“Non la lascio e basta” la contraddisse nuovamente Laura.
Emma sospirò, voltandosi verso Carmilla, che le rivolse uno sguardo rassegnato, annuendo.
“Tienila al sicuro, ok? Se qualcosa, qualsiasi cosa, va storta, voglio che mi chiamiate immediatamente.”
La mora annuì.
“Non preoccuparti. Non ho intenzione di rischiare la pelle per permettere a Xena la principessa guerriera di tornare alla mercé di mia madre.”
“Non sto scherzando. Fate attenzione, vi prego. Qui siete al sicuro, niente può entrare nella cripta, ma non significa che Danny non possa farvi del male.”
“Faremo attenzione” promise Carmilla.
Emma sospirò, rassegnata.
“Tornerò il prima possibile.”

Quando entrò dentro casa, sentì immediatamente dei rumori provenire dalla cucina. Si chiese come fosse venuto in mente a Regina di mettersi a cucinare con tutto quello che stava succedendo, ma quando entrò rimase sorpresa da ciò che vide.
“Henry.”
Suo figlio aveva apparecchiato la tavola in soggiorno e stava cucinando.
“Mamma, sei a casa. Almeno tu.”
“Cosa stai facendo, dove sono tutti?”
“David e Bianca sono tornati a casa da Neal, mentre JP e LaFontaine sono andati con Ruby e Mulan alla tavola calda. Ruby si è offerta di far avere loro una delle stanze da Granny, in modo che casa nostra non fosse sovraffolata.”
Emma gli sorrise.
“È stato un pensiero gentile da parte loro, ma credo che Laura e Carmilla rimarranno alla cripta per stanotte. Abbiamo trovato Danny e Laura sembrava determinata a rimanere con lei.”
Il ragazzo annuì, abbassando lo sguardo.
“Beh, nessuno mi vuole dire quello che sta succedendo, quindi ho pensato che nel frattempo potevo preparare qualcosa nel caso in cui foste tornate per cena. Ho messo in forno delle lasagne che mamma aveva congelato e preparato del pollo arrosto.”
“Sei stato premuroso, Henry. Grazie.”
Lo abbracciò forte e gli baciò la testa.
“Ho pensato che per una volta potevo essere finalmente io a prendermi cura di voi.”
Emma sorrise.
Era davvero speciale il modo in cui, anche se non l'avevano fatto sentire incluso nel loro piano, quella volta, Henry non se la fosse presa con loro, ma facesse tutto per sostenerle ed aiutarle come poteva.
La porta si aprì di nuovo, proprio mentre il timer del forno iniziava a suonare.
Regina e Rose entrarono, la donna più grande fu sorpresa quanto Emma dal vedere tutto pronto e già in tavola.
“Henry.”
Il nome non fu pronunciato da Regina, ma dalla ragazza al suo fianco.
La sua espressione era di attonito stupore.
Il ragazzo si voltò verso di lei, sorridendole.
“Non ci siamo ancora conosciuti, io sono il figlio di Emma e Regina.”
Tese una mano nella sua direzione, ma lei non vi fece caso, si avvicinò a lui e sollevò una mano, spostandogli i capelli dalla fronte e accarezzandogli una guancia.
Quando si accorse dello sguardo confuso del ragazzo ritrasse la mano bruscamente.
“Mi dispiace, sono mortificata” si scusò con un sorriso. “Non pensavo che ti avrei visto da ragazzo, sei così piccolo.”
Lui corrugò la fronte.
“Non sono molto più piccolo di te, no?”
Lei rise, scuotendo la testa.
“Al contrario. Sei molto, molto più grande.”
Lui continuò ad essere perplesso. “Neanche questo mi sembra accurato” le disse.
Rose scosse la testa, ridendo della sua confusione.
“Un giorno capirai” lo informò.
Regina capì che era il momento di intervenire.
“Sediamoci a tavola e ceniamo con calma. Possiamo pensare dopo a tutto il resto.”
Sorrise a suo figlio, offrendosi di aiutarlo a tirare fuori dal forno le cose che aveva preparato.
Emma aggiunse un piatto per Rose e si sedettero a tavola, ridendo e parlando del più e del meno, senza nominare la guerra, la profezia, la creatura che tutti temevano.
Cercando, come da loro tradizione, di fermarsi ed apprezzare quello che avevano anche nei momenti più frenetici, ringraziando il destino per quello che aveva loro concesso.
E si sentirono, più che mai, a casa.

Rose era appoggiata a lato del camino, guardava le fiamme muoversi e la legna bruciare, ma la sua mente era altrove.
“Hai acceso il fuoco.”
La voce di Emma la fece sobbalzare.
“Perdonami, non volevo spaventarti.”
“No, sono io a dovermi scusare, avrei dovuto chiedere il permesso prima di accendere il camino, questa non è casa mia.”
Emma non rispose, ma si avvicinò alla ragazza.
“Sai, per una persona che non è a casa sua, ti muovi piuttosto bene tra queste mura.”
Lei scosse la testa, abbassando lo sguardo.
“Sei mia sorella, non è vero?”
Lo sguardo di Rose scattò in alto, verso gli occhi di Emma e la guardò con espressione indecifrabile.
“Regina ha fatto un incantesimo per rivelare una creatura che la segue ovunque vada e tu sei improvvisamente apparsa, dicendo che eri stata chiamata qui. Ed è una coincidenza curiosa che recentemente lei abbia passato un sacco di tempo con mia madre. E tu hai accennato durante la cena al non poter rimanere a lungo perché stai incrociando la tua stessa linea temporale. Bianca è incinta, non è così? Tu sei mia sorella.”
Rose si schiarì la voce.
“Non posso rivelare niente riguardo il futuro.”
Stavolta fu Emma ad abbassare lo sguardo per osservare le fiamme.
“Carmilla ha detto che tu sarai colei che le rovinerà la vita ed infrangerà il mondo come lei lo conosce. Il tuo destino è intrecciato a quello di Regina, in qualche modo.”
“Lo è. Perché questo sembra turbarti così tanto?”
Emma la guardò nuovamente negli occhi, con aria determinata ma allo stesso tempo preoccupata.
“Perché è una scelta impossibile. Non si può scegliere tra una sorella e il vero amore. Non voglio che si arrivi a questo.”
Rose le sorrise, cercando di rassicurarla.
“Non dovrai scegliere tra una sorella e Regina. Te lo assicuro, non dovrai scegliere.”
“Non dovrò scegliere se vieni prima tu o se viene prima lei?”
“Assolutamente. Mai.”
“Come ne sei così sicura?”
Lei si strinse nelle spalle.
“Te l'ho detto, non c'è una scelta da fare. Il motivo per cui il mondo di Regina verrà sconvolto sarà che cercherà con ogni sua forza di salvare la creatura di cui Carmilla ha parlato. La conosci, meglio di chiunque altro al mondo. Sai di cosa sarebbe capace per proteggere qualcuno che ama.”
“Qualcuno che ama” ripeté con voce sommessa. “Quindi ho ragione. È una bambina. Quella creatura, sei tu.”
Rose sostenne il suo sguardo per molti istanti, ma alla fine, senza riuscire a negare l'evidenza, annuì.
“E Regina ti amerà mentre tu la distruggerai.”
Rose afferrò il braccio di Emma con la propria mano, entrando nel suo spazio personale.
“La comprendo, adesso. Quell'ombra nei tuoi occhi quando di tanto in tanto ti colgo a guardarmi. Ma io so che anche tu farai l'impossibile nel tentativo di salvarmi. E anche se doveste fallire, anche se io non potessi mai venire al mondo, voglio che ascolti attentamente quello che sto per dirti e che ne fai tesoro, per cancellare quell'ombra dai tuoi sguardi.”
Emma corrugò la fronte, in attesa delle parole così importanti, essenziali, che quella ragazza stava per dirle.
“Io ti perdono.”
“Per cosa?”
“Avermi guardato e parlato come se avessi preferito che non fossi mai esistita. Ma non avresti mai potuto sapere. Ed io ti perdono.”
Emma continuò a guardarla con confusione, finché Regina entrò nel soggiorno, interrompendo la loro conversazione.
“Ti ho preparato la camera degli ospiti, vieni, ti accompagno al piano di sopra.”
La ragazza sorrise, annuendo.
Quando Regina fu uscita di nuovo, si voltò verso Emma.
“Quello sguardo nei tuoi occhi, solo io e te in tutta la storia del mondo sappiamo quanto fa male e cosa significa. Un giorno capirai le mie parole, Emma.”
Senza aggiungere altro, seguì la donna che stava salendo le scale, lasciando Emma a contemplare le sue parole.







Fatemi sapere cosa ne pensate, se volete farmi un regalo!
A presto, un abbraccio e Buone Feste!

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