In anima et sanguine

di Euphemia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo - Sparizioni in Transilvania ***
Capitolo 3: *** Capitolo secondo - Viaggio turbolento verso Câlnic ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


In anima et sanguine 





Prologo
[Câlnic, Transilvania - Castello diroccato - Novembre 1821] 


Buio. 
La grande sala, un tempo destinata a sfarzosi ricevimenti e popolosi balli di nobili, calava adesso in un silenzio mortale, interrotto solamente dal fruscio dei logori brandelli delle tende un tempo rosse mossi dalla brezza notturna di fine autunno, che penetrava dalle maestose finestre dai vetri ormai scheggiati o completamente rotti. Le ricche colonne della stanza, gli affreschi rovinati sul soffitto, il marmo del pavimento, il mobilio di pregiato legno; tutto lì dentro era avvolto dall'oscurità della notte, squarciata - per un tratto - da un debolissimo raggio di luna, il quale, oltrepassate le folte chiome degli alberi esterni al castello, filtrava da una fessura della finestra più vicina a lui, finendogli proprio davanti ai piedi.
Era solo quel poco barlume di luce a separarli; Stein deglutì, mentre osservava gli occhi maligni di quella creatura che, nella penombra, gli sorrideva con tutta la tranquillità del mondo, come se si trattasse di un vecchio amico. L'uomo strinse i pugni e, cautamente, si portò una mano alla tasca posteriore dei pantaloni, laddove teneva un pugnale d'argento - che si sarebbe sicuramente dimostrato utile, in una situazione come quella. Spirit era privo di sensi poco prima dell'ingresso del castello; doveva fare in fretta, se voleva salvare la pelle a lui stesso e al partner. 
"E così..." sussurrò, tentando di distrarre il nemico nel frangente di tempo in cui preparava il suo piano d'attacco. "Sei tu la causa di tutto questo..." 
L'essere sorrise. Stein avrebbe voluto prendere a pugni quella faccia da schiaffi, sfigurarla, distruggerla con la sua violenza, da molti considerata sovrumana, assieme alla sua folle indole curiosa, che lo spingeva alla scoperta di cose il più delle volte proibite. Tuttavia, si trattenne: commettendo un passo falso, la sua fine sarebbe stata certa, come anche quella di Spirit, e l'ultima cosa che desiderava era mettere nei guai persone che non c'entravano nulla con azioni sconsiderate, non dettate né dalla ragione e né tantomeno dalla saggezza. 
"Perché il villaggio?" continuò, senza distogliere lo sguardo fisso da quello dell'essere di fronte a lui. 
"Sai... È una storia molto lunga." ridacchiò, una risata elegante e composta, che conveniva perfettamente alla nobiltà del castello - nonostante quest'ultimo fosse mezzo diroccato. "Risale a molto tempo fa. Ti scocceresti." 
"Ti sbagli." le sue dita quasi sfioravano la lama affilata. "Io sono per natura curioso."
"È vero... Voi uomini siete tutti curiosi."
Lo sguardo della creatura improvvisamente mutò; gli occhi diventarono ancor più gelidi, il sorriso si trasformò in un ghigno diabolico. Ormai era troppo tardi per tutto. 
"E la vostra curiosità ha la stessa funzione di una trappola per topi. Vi finite intrappolati dentro..." 
Una botta colpì Stein alla nuca; con un tonfo sordo, cadde per terra, tramortito dalla violenza dell'attacco. Stava davvero diventando così debole? Il suo corpo era troppo pesante, non riusciva nemmeno ad alzarsi. Stava perdendo conoscenza; l'unica cosa che udì, furono le parole dell'essere, il quale, guardandosi attorno, emise un debole sospiro.
"Mi sa tanto che dovremo far rifare le finestre..."







Note dell'autrice 
Non so esattamente come cominciare queste note dell'autrice; insomma, non è mica una One Shot che sto pubblicando. Questa qui è una long. Una long che non so ancora quando finirà, e non ho nemmeno la più pallida idea di quanti capitoli dovrò scrivere. L'idea era partita con tipo non più di sette capitoli, ma... Beh, penso proprio che non sarà così. Anzi, sono abbastanza convinta che questa storia durerà a lungo, molto a lungo. Mi sono ritrovata a creare un universo intero, leggi nuove, mostri eccetera; credevo che sarebbe stato facile - in fondo, i personaggi non li ho inventati io e mi sono risparmiata ore di lavoro. Ma adesso penso di capire davvero la difficoltà degli scrittori che devono fare i conti con trame che cerchino di non sembrare banali, personaggi da sistemare e situazioni da creare che non si contraddicano. Io e le long non andiamo molto d'accordo, ma per creare quest'universo ci sono stata dei mesi - e ancora sto pensando a cosa deve fare quello e cosa quell'altro -, perciò non ho la benché minima intenzione di mollare subito. Sarò sincera: forse ci metterò del tempo, ma voglio assolutamente scrivere la parola "FINE", e ci proverò. Ringrazio chiunque decida di seguire questa storia; è un esperimento, e spero di riuscire a stupirvi, eheh
~
A presto!
Euphemia 

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Capitolo 2
*** Capitolo primo - Sparizioni in Transilvania ***


In anima et sanguine 




 
Capitolo primo
Sparizioni in Transilvania
(Una missione per salvare Franken Stein?)


 
[Londra, Inghilterra - Sede della DWMA - Dicembre 1821]


"E muoviti, Kid!" 
Elizabeth Thompson se ne stava con la schiena appoggiata alla parete subito fuori l'entrata del bagno degli uomini, con le mani appoggiate sui fianchi, in attesa che il giovane dai capelli neri la smettesse di guardarsi allo specchio e di aggiustarsi freneticamente la frangia spostandola ogni volta di un millimetro pur di renderla perfetta e ordinata. 
"Non posso presentarmi alla vista del mio nobile padre finché non sarò perfettamente simmetrico, Liz. Capisci?" 
La voce di Death the Kid riuscì a oltrepassare la porta di legno di noce e raggiunse le orecchie della giovane, la quale, sbuffando, si portò una mano alla fronte e, scocciata, si scostò una ciocca di capelli biondi dal viso e alzò gli occhi azzurrini al cielo. Era stufa di dover sopportare le frequenti nevrosi del partner, specialmente quella mattina, durante la quale lui ne aveva avute più del solito. In quel momento, gliel'avrebbe rasata a zero, la frangia
"Andiamo, si tratta pur sempre del tuo paparino, no? Ti avrà visto in condizioni molto più asimmetriche di questa!" fece, pentendosi un attimo dopo delle parole che aveva pronunciato: anche una semplice, sciocca frase come quella avrebbe potuto farlo sprofondare nella nera pozza della depressione, e di certo non avevano tempo per aspettare che il corvino svuotasse tutte le sue lacrime e autocommiserasse il suo aspetto. "Voglio dire, sei pur sempre il figlio del Dio della Morte! Il tuo corpo è quello di un Dio, sei sempre perfetto, Kid!"
Liz si sforzò di rendere il suo tono di voce gentile e incoraggiante, nonostante sapesse perfettamente che, con molta probabilità, il commento successivo sarebbe stato su...
"Ah, sì? Vogliamo allora parlare di queste tre orride e asimmetriche strisce bianche che non si tingono nemmeno con la pece?" 
Fantastico, pensò la bionda, sospirando rumorosamente quando si accorse che la voce del corvino era piagnucolante e quasi spezzata. Guardò l'orologio da taschino che Kid le aveva lasciato prima di fiondarsi in bagno: non avevano molto tempo da perdere, considerando il fatto che, inoltre, il Sommo Dio della Morte li aveva convocati d'urgenza in Sede per una missione molto, molto importante.
La Death World Mysteries Agency, alias DWMA, era una sorta di Agenzia che, come diceva l'acronimo, si occupava dell'investigazione e della risoluzione di misteri e fenomeni il più delle volte paranormali che interessavano l'intero pianeta, volta alla ristabilizzazione dell'equilibrio e della pace. La Sede Centrale era situata a Londra, uno dei centri sociali più importanti d'Europa, ed era proprio lì che anche loro vivevano, in una sfarzosa tenuta che, forse, era fin troppo grande per solo tre persone. 
Già, tre: Patricia Thompson, la sorella minore di Liz, era, in quei momenti di pura follia, occupata a fare le boccacce davanti allo specchio appeso in corridoio - che il giovane figlio del Dio della Morte non aveva voluto utilizzare perché "aveva bisogno di privacy". I suoi rumorosi risolini accompagnavano i sofferenti lamenti di Kid, e la bionda trovava tutto questo alquanto patetico. Con un cenno di mano richiamò l'attenzione della sorellina, la quale, con un sorriso stampato sulla faccia, la guardò con i grandi occhi azzurri. 
"Pensaci tu, Patty..." fece, indicando con il pollice la porta dietro la quale Kid era intento a consumare inutili energie per rendere il suo aspetto impeccabilmente simmetrico.
"Agli ordini, sorellona!" sghignazzò la biondina e, con un calcio,  sfondò il legno di noce. 
Liz sospirò sollevata, quando sentì le minacciose urla della sorella; in casi disperati come questi, quando non ci riuscivano con le buone, solo lei riusciva a smuoverlo a modo con le cattive. 

 
~ • ~

Non ci misero molto a raggiungere l'ufficio di Lord Shinigami, nonostante le iniziali proteste di Kid - che, a quanto lui stesso sosteneva, non aveva ancora finito di aggiustarsi la frangia -, piantate in tronco da un' aggressiva Patty. Con innata compostezza, il corvino si schiarì la voce e bussò con le nocche della mano per otto volte di fila; solo pochi istanti dopo, una voce allegra e alquanto buffa - tipico, da parte di suo padre - raggiunse le sue orecchie e quelle delle due partner. 
"Avanti~" 
Kid non esitò ad aprire l'elegante porta d'ebano nero e lucido ed entrò nell'ampia stanza, seguito da Liz e Patty, che insieme fecero un grazioso inchino. 
L'ufficio di Lord Death era immenso: avrebbe potuto benissimo fungere da sala da ballo, se fosse stata tolta la mobilia che l'arredava sfarzosamente. Le pareti decorate di una delle più belle nonché costose carte da parati d'Inghilterra erano arricchite da numerosi ritratti di Re e Regine provenienti dal mondo intero, assieme a quelli del Dio della Morte in persona - tra questi, ce n'era uno che ritraeva lui assieme al figlio quand'era solo un bambino. Chiunque entrava, oltre alle colonne di marmo e granito, ai mezzi busti e alle sculture soprattutto italiane, poteva accorgersi della magnificenza del luogo anche alzando lo sguardo, così da poterlo farlo incontrare con gli affreschi raffiguranti scene mitologiche e importanti avvenimenti storici dipinti dai più famosi artisti di tutt'Europa. 
Al centro della stanza, seduto alla sua scrivania, il Sommo Dio della Morte sorseggiava del the, com'era sua consuetudine fare; spesso Patty si chiedeva come facesse ad ingurgitarlo così facilmente, nonostante l'ingombro della maschera bianca attraverso la quale faceva passare il liquido profumato e caldo. Ogni volta, ad accompagnarlo, c'era anche Spirit Albarn, uno degli agenti più fidati nonché più in gamba di Lord Death; tuttavia, quel giorno, l'uomo dai capelli rossi era stranamente assente. Al suo posto, invece, c'era Sid Barett, uno di coloro che spesso se ne andavano in missione senza tornare per mesi. 
"Ciao, ragazzi!" esclamò allegramente il Sommo Shinigami con un cenno della mano guantata di bianco. "Kid caro! Le tue strisce bianche oggi risplendono in particolar modo, sai? Sono proprio carine!~" 
Si accorse del sorriso leggermente imbarazzato e al contempo preoccupato di Liz, la quale lo guardava con un'espressione del tipo "non è il momento". Anche il viso del figlio sembrò impallidire, nonostante tentasse di mantenere un certo decoro, così, sospirando mentalmente, cambiò subito discorso. 
"Sono contento che siate venuti, e vi ringrazio per la puntualità! Ho bisogno di parlare con voi di una questione importante." 
"Di cosa si tratta, padre?" Il corvino sembrava essersi ristabilizzato dai suoi cupi momenti di depressione. 
"In effetti, si tratta di qualcosa di estremamente serio. Prego, accomodatevi pure." fece il Dio della Morte, indicando loro tre poltrone di velluto. 
Solo quando si sedette a poca distanza da lui, Kid potè notare lo sguardo serio e preoccupato di Barett; il collega lavorava lì da prima che nascesse, mentre lui era solo un giovane Agente entrato nella DWMA grazie al consenso di suo padre, una volta che aveva raggiunto l'età di sedici anni. Da allora erano passati tre anni, certo, ma il corvino aveva ancora tanta strada da fare; e solo ora che si era soffermato sul volto grave di Sid si era reso improvvisamente conto delle responsabilità e dei pericoli che gravavano sulle loro spalle.
"Perdonatemi l'irruenza, padre." lo sguardo di Kid adesso era rivolto direttamente al genitore. "Ma non posso fare a meno di notare l'assenza del signor Albarn." 
Il silenzio che seguì dopo fu leggermente appesantito da una crescente tensione, che fece rabbrividire Liz e smettere di sorridere Patty. Sid Barett abbassò lo sguardo. 
"Era proprio di questo che dovevamo parlare." La voce del padre risuonò improvvisamente seria, stonava con la sua buffa maschera da teschio. "Il signor Albarn è attualmente in Transilvania per una missione che, a quanto pare, abbiamo sottovalutato." 
"In che senso sottovalutato?" Il corvino incitò il padre a continuare il suo discorso. 
"Beh... Vi parlerò dopo dei dettagli. Per adesso dovete solo venire a conoscenza del succo del problema, suppongo." Il Dio della Morte si schiarì la voce. "Spirit Albarn è partito a Novembre per una missione in Transilvania assieme al suo partner Franken Stein."
"Franken... Stein?" ripeté Liz, portandosi un dito alle labbra. "Non è l'agente più forte della DWMA?" 
"Esatto, Elizabeth cara!" esclamò Lord Shinigami sorseggiando il suo the. "Un membro eccezionale, una perla per la nostra Agenzia! È stato proprio grazie al suo aiuto che siamo riusciti a risolvere casi parecchi pericolosi. Ma..." Il suo tono di voce tornò ad essere serio come quello di prima. "In Transilvania, nei pressi di un piccolo centro urbano di nome Câlnic... Stein è scomparso." 
"Cosa?!" i tre giovani agenti rimasero sconvolti a quella notizia del tutto improvvisa: come poteva l'uomo più forte del mondo essere semplicemente disperso?
"Di che missione si trattava, padre?" chiese Kid cupo e ancora turbato dall'affermazione del Dio. 
"Era una missione di terza categoria, quella più alta di classificazione, come ben sapete. Guarda caso, riguardava proprio strani fenomeni di scomparsa." 
"E Stein è divenuto una vittima..." sussurrò il giovane, accarezzandosi il mento con due dita. "Che ne è stato del signor Albarn?" 
"Oh, lui sta bene, fortunatamente! Vi aspetta lì in Transilvania." 
Un altro minuto di silenzio attraversò la stanza, prima che una delle due giovani ragazze potesse proferire parola. 
"'Vi aspetta?'" Liz mormorò, con i brividi che già cominciavano a salirle su per la schiena. "Significa che..."
"Eh già, signorina Thompson!" la interruppe Sid Barett con il suo tipico tono di voce irruento. "Dovrete recarvi lì il prima possibile."
"Prenderete il posto di Stein finché non riusciremo a capire cosa gli sia accaduto." continuò il padre di Kid. "Indagherete voi sui misteriosi fenomeni che interessano Câlnic. I dettagli vi saranno spiegati con calma, non preoccupatevi." 
"E invece sì che mi preoccupo," pensò Liz, più bianca di un lenzuolo. "qua ci scappa il morto!"
"Ah, dimenticavo. Non partirete da soli." 
In quel preciso istante qualcuno bussò alla porta dell'ufficio, facendo sussultare la già spaventata bionda, mentre sua sorella aveva preso a ridacchiare alla vista della sua faccia impaurita. Due agenti, un ragazzo e una ragazza, entrarono nella stanza non appena il Sommo Shinigami non li ebbe invitati ad entrare: lui, albino, era preceduto da lei, la giovane recluta che Kid ricordava essere entrata in Agenzia nel suo stesso anno. 
"Tempismo perfetto, ragazzi! Soul Eater Evans e la sua partner, la figlia del signor Albarn, vi accompagneranno. Anche loro sono diretti a Câlnic." 
Il corvino guardò i due intensamente negli occhi, prima di alzarsi e di porgere loro la mano. Li aveva già visti un paio di volte, tra i corridoi della sede della DWMA, ma non aveva mai avuto modo di parlarci di persona, dato che non avevano mai affrontato una missione assieme a loro; d'altronde, lui e le sue partner, Liz e Patty, facevano un'ottima squadra che poteva benissimo bastare a se stessa. 
"Il mio nome è Death the Kid," disse con fermezza "sono il figlio di Lord Death. E voi...?" 
La ragazza dai capelli biondo cenere, raccolti in due codini ai lati della testa, lo guardò con la stessa risolutezza negli occhi smeraldini.
"Albarn, Maka Albarn." 



L'essere era seduto su uno dei davanzali delle finestre del castello, e guardava l'orizzonte. Gli occhi freddi e distaccati erano fissi in un punto lontano, non sbatteva le palpebre neanche per un istante. Un insano sorriso, improvvisamente, si allargò sul volto: il suo piano era appena cominciato, e nessuno poteva fermarlo. Nemmeno la spada della giustizia del Dio della Morte.






Note dell'autrice
Vi avevo promesso che avrei pubblicato il capitolo a poca distanza dalla pubblicazione del Prologo, e quindi eccomi qui! Questo è il primo capitolo della storia, ed è parecchio lunghino rispetto al Prologo. Spesso tendo ad essere prolissa nelle descrizioni, dato che semplicemente le adoro, ed è per questo motivo che spero di non farmi prendere la mano e di scrivere capitoli abnormi man mano che procedo con la storia! Comunque, tornando a questo primo capitolo: viene posto per la prima volta il problema - parte del problema, che verrà spiegato meglio nel secondo capitolo. E niente, mi sono divertita a far sclerare Kid per la frangia, because I know how it feels *sigh* 
Non ho molto altro da dire, in realtà; spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, e naturalmente commenti e consigli sono ben accetti dalla sottoscritta! (Fra parentesi, se avete delle congetture sono davvero curiosa di sapere quali sono; tanto, in ogni caso, non vi farei mai spoiler, desidero vedere le vostre reazioni passo passo, mwahahah) 
A presto e grazie per aver letto fin qui! <3
Euphemia 
P.S. Sì, i disegni qui accanto li faccio io nel vano tentativo di mostrare parte dell'outfit che immagino indosso ai nostri cari personaggi e mi sto divertendo un sacco perché ci sono alcuni con abiti assurdi eh- basta non dico niente per non fare spoiler- 



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Capitolo 3
*** Capitolo secondo - Viaggio turbolento verso Câlnic ***


In anima et sanguine
 



 
Capitolo secondo
Viaggio turbolento verso Câlnic
(Ci si mette in mezzo anche il temporale?) 


 
[Mar Adriatico, Mar Mediterraneo - Olandese Volante - Dicembre 1821]


Soul Eater Evans se ne stava sul ponte della nave, con le braccia appoggiate sulla ringhiera di legno e la testa rivolta verso il basso, concentrato a osservare le onde blu del mare leggermente increspato. Si sentiva parecchio stanco, nonostante la vera e propria missione non era nemmeno cominciata: d'altronde, erano partiti solo due giorni prima, e non avevano fatto altro che intraprendere il viaggio senza la benché minima sosta, pur di arrivare in tempo a destinazione. C'era da aspettarselo, dopotutto: a parte le nevrosi del figlio di Lord Shinigami, colui che sarebbe dovuto essere il suo collega, si trattava pur sempre di una missione importante, alla quale, poi, erano stati proprio lui e Maka a presentarsi come volontari. Era più che naturale, dato che ci era andato di mezzo il padre della partner. 
Sapeva che non sarebbe tornato in patria per almeno due settimane, così aveva già provveduto a comprare i regali di Natale alla sua famiglia - con cui, quell'anno, non avrebbe potuto festeggiare. Sospirò; i cinque avevano lasciato Londra il giorno dopo aver ricevuto l'incarico e le informazioni necessarie per affrontare il caso. I dettagli loro comunicati dal collega Sid Barett erano stato abbastanza chiari. Il ricordo del colloquio gli balenò in mente. 


Gli occhi scuri di Barett avevano scrutato con minuziosa attenzione i volti dei cinque giovani agenti, prima che lui cominciasse a parlare. Si trovavano in uno dei salotti inglesi della sede della DWMA, e tutti loro erano pronti per ascoltare con attenzione gli obiettivi e i requisiti di quella missione.
"Come Lord Shinigami vi ha annunciato, il luogo che interessa questi strani fenomeni è in Transilvania, nel piccolo centro urbano di Câlnic. Il caso è stato presentato agli occhi della nostra Agenzia a fine Ottobre, per opera dello stesso Principato: le denunce di scomparsa erano diventate frequenti, d'altronde. A seconda delle analisi e delle indagini superficiali raccolte dalla nostra collega Azusa Yumi, il caso è stato classificato in terza categoria. Lord Shinigami aveva deciso di mandarci Franken Stein e Spirit Albarn, il padre di Maka, per risolvere in fretta la questione, divenuta nel frattempo preoccupante. Le persone scomparse in pochi giorni erano già salite a quattro, per non parlare dell'incremento che ha subito nell'ultimo mese." 
"A quanto ammonta il numero, adesso?" aveva parlato la bionda cenerea, incrociando le braccia.
"Purtroppo per adesso le vittime sembrano essere quindici. Sedici, se si conta anche Stein." 
Maka abbassò lo sguardo, seguita dalle due sorelle e, poi, dal partner albino. La faccenda sembrava parecchio seria, doveva essere risolta il prima possibile, se non volevano che Câlnic diventasse un macabro villaggio fantasma. 
"In che modo le vittime vengono date per disperse? Ci sono delle analogie tra le persone scomparse?" Death the Kid domandò, le iridi dorate fisse su Sid. 
"Purtroppo abbiamo constatato non esserci alcuna caratteristica che gli scomparsi hanno in comune. Sono uomini e donne di tutte le età; tra loro c'era anche una bambina. E poi Franken Stein. Ma sappiamo che le sparizioni sono avvenute tutte durante la notte." 
"Com'è avvenuta la scomparsa di Franken Stein?" 
"Come sapete, Stein si era recato lì a Câlnic solo poche settimane fa, a Novembre. Aveva svolto diverse ricerche e, una notte, lui e il signor Albarn, accompagnati da una guida del luogo, si erano recati in una foresta adiacente al villaggio, per svolgere delle indagini. Stein probabilmente aveva capito molte cose, ma non è riuscito a parlarne con il suo partner in tempo. Spirit è stato ritrovato all'alba quasi in fin di vita nei pressi dell'inizio della foresta, mentre di Stein non c'era più traccia."
"Il signor Albarn non sa nulla?" 
"Ha subito delle lesioni a livello cerebrale..." Sid guardò Maka, per vedere se fosse preoccupata; in effetti, il suo viso si era contratto in una piccola smorfia. "Non è nulla di grave, ma non ricorda molto di quel che è accaduto nella foresta. Dice di aver ricevuto una potente botta alla nuca, prima di svenire." 
"E la guida che li aveva accompagnati?"
"Anche lui scomparso. In effetti, contando anche lui, le vittime sono diciassette." 
"Un numero totalmente asimmetrico." La faccia di Kid era piena di disgusto. 
"Perché erano diretti in un luogo ostile come una foresta?"
La voce di Soul giunse alle orecchie di Barett, che si rivolse a guardare le sue pupille scarlatte: era la prima volta che aveva proferito parola, durante quel colloquio. Anche Maka lo guardò, seguita poi da Kid e dalle sorelle Thompson. 
"Oltre la foresta di Câlnic c'è un castello diroccato, risalente a diversi secoli fa. C'è una leggenda legata a quel luogo..."
Sid si voltò un attimo per osservare il grande orologio a pendolo appeso alla parete, mentre gli altri continuavano ad essere concentrati sulla sua possente figura. 
"Si è fatto tardi, il signor Albarn vi informerà meglio su tutto. Intanto, dovreste preparare le valigie, adesso. Partite domani." 



"Hey" 
Una voce femminile lo riportò alla realtà: si voltò giusto in tempo per vedere Maka Albarn avvicinarsi da dietro, prima che potesse appoggiare i gomiti sulla ringhiera di legno e osservare la linea blu dell'orizzonte. 
"Non vedo l'ora di mettere piede sulla terraferma. Questo continuo ondeggiare sta cominciando a infastidirmi!" esclamò, mentre la brezza marina gli faceva svolazzare i codini accarezzandole gentilmente il viso. Soul sorrise. 
"Sei sempre la solita, tu" fece, girando la testa dalla parte opposta. "Ti lamenti sempre." 
"Io?!" La biondina mise in mostra sulle labbra un broncio rabbioso, uno di quelli che comunemente sfoggiava, ogni qualvolta l'albino la prendesse in giro. "Senti chi parla! Io non ho fatto storie quando Patricia ci ha bruciato la cena, ieri!" 
"Ma dai, lo sai anche tu che non è vero. Pensi che non mi sia accorto delle tue occhiatacce di fuoco?" 
Le sue iridi scarlatte, adesso, erano dirette in quelle color smeraldo della partner, che non cedette neanche per un istante rivolgendogli uno sguardo intenso ed intimidatorio. Alla fine, Maka sbuffò, per poi ringhiare sommessamente qualcosa di poco carino nei confronti di Soul, che non potette non farsi scappare un ghigno divertito. 
"Sta' zitto!" sussurrò, ritornando a volgere lo sguardo all'orizzonte. 
Stavolta, fu un'improvvisa folata gelida a travolgere i volti dei due, che istintivamente si ritrassero. D'altronde, erano in pieno inverno; un minimo di basse temperature, soprattutto man mano che si avvicinavano al continente europeo, se le sarebbero dovute ampiamente aspettare. Dopo aver lanciato una rapida occhiata al mare, Maka si era accorta che le onde stavano cominciando a incresparsi più violentemente, mentre s'infrangevano contro il legno dell'Olandese Volante: una tempesta era in arrivo. 
"Hey, voi due!" 
I due agenti si voltarono, ritrovandosi solo qualche metro poco più distante un uomo dall'aspetto goffo e con un paio di occhiali talmenti spessi che, attraverso di essi, non si riuscivano a vedere nemmeno le orbite. Nonostante Maka e Soul si fossero accorti di lui, continuava a sbracciarsi così energicamente che il cappello che aveva in testa sembrava essere sempre in procinto di volare via, trasportato dal vento. 
"Capitano Nidhogg?" fece la bionda con aria interrogativa. 
"Che state facendo ancora lì? Non vedete che arriva un brutto acquazzone? O volete finire in pasto ai pescecani? Andate in coperta subito!"
L'uomo indicò loro una porticina di legno che dava accesso alle loro cabine e alla piccola cucina, poi si allontanò velocemente diretto verso il ponte di comando della nave. 
"Non voglio problemi con Lord Shinigami!" I due partner lo sentirono borbottare, subito prima che scomparisse dietro una parete di legno. 

 
~ • ~
 
Death the Kid era seduto in cucina, con la fronte appoggiata ai palmi delle mani le cui dita erano invece affondate in mezzo ai capelli. Era visibilmente stressato dal fatto che, con quella tempesta lì fuori, gli oggetti da lui accuratamente ordinati in maniera perfettamente simmetrica non facevano altro che spostarsi o, addirittura, rovesciarsi al suolo: era uno spettacolo orribile ai suoi occhi. 
Era sera tarda e, a causa del temporale, sarebbero arrivati al Porto di Durrësi con qualche ora di ritardo, il che non aveva fatto altro che peggiorare lo stato emotivo e mentale del figlio del Dio della Morte. Avevano appena finito di cenare - stavolta, era stata Maka stessa a offrirsi per preparare qualcosa di decente -, tra poco sarebbero potuti rientrare nelle loro cabine, sperando, al loro risveglio, di trovarsi attraccati al molo del porto. Intanto, mentre Liz e Patty provvedevano a sistemare i loro piatti nel lavello, Soul osservava l'evidente sconforto di Kid, chiedendosi come avrebbe mai potuto uno del genere riuscire ad affrontare una missione che riguardava uno svitato con un bullone solo ficcato nel cranio - appena trovato, pensava l'albino, quel figlio di papà si sarebbe sicuramente lamentato del fatto che la sua testa fosse asimmetrica e gli avrebbe fatto mettere un altro bullone dalla parte opposta. 
"Il Capitano ha detto che lui e la sua nave sanno 'governare la furia del mare'," disse la maggiore delle sue sorelle, citando le parole del signor Nidhogg  "quindi è molto probabile che all'alba arriveremo al porto. Capito, Kid?"
Il sorriso di Liz era leggermente forzato - era stanca, aveva paura dei temporali e del buio e l'idea di qualche mostro marino deciso ad attaccare la nave non riusciva ad abbandonare la sua mente, e se non voleva che a peggiorare la situazione scoppiasse una feroce crisi isterica avrebbe dovuto quanto meno calmare il partner, caduto in una terribile frustrazione. Patty, come al solito, se la rideva, mentre era intenta, assieme a Maka, a mettere in ordine le posate dopo averle accuratamente lavate; quest'ultima, abbastanza sconcertata dai bizzarri comportamenti del figlio di Lord Death, stava seguendo la scena con la coda dell'occhio, lanciando qualche occhiata anche a Soul. A quanto pareva, i due avevano ancora molto da imparare su Death the Kid. 
La domanda di Liz ricevette come risposta un piccolo e acuto verso di totale sconforto; solo dopo qualche attimo, Kid alzò lo sguardo verso i suoi quattro compagni, il viso pallido come non mai. 
"Dunque," si schiarì la voce, cercando di suonare per un minimo convincente. "questo significa che entro domani raggiungeremo Câlnic."
"Già." rispose l'albino, incrociando le braccia. "E dopo, una volta portata a termine la missione, potremo tornare a Londra." 
"Non vedete l'ora di tornare, eh?" Gli fece Patty con un sorriso. 
"Dammi pure del tu" le rispose Soul amichevolmente. "Siamo colleghi, d'altronde. E sì, la mia famiglia mi aspetta."
"Soul proviene da una famiglia di musicisti, lavorano tutti al Royal Opera House." Intervenne Maka, voltandosi verso il gruppo. "Sa suonare benissimo il pianoforte!"
"Davvero?" 
"Non così tanto." 
"Il solito modesto! Io l'ho sentito suonare e trovo che sia bravissimo." 
Maka gli rivolse uno dei suoi più sgargianti sorrisi e a quel punto Soul abbassò lo sguardo: la musica era sempre stata un suo punto debole, d'altronde.
"Il musicista non è la professione che fa per me." Le iridi cremisi erano fisse in un punto verso il basso, intente ad osservare qualcosa che, apparentemente, solo Soul era in grado di vedere. Solo dopo qualche attimo di silenzio, ricominciò a parlare rompendo il silenzio che si era creato tra loro. "Ho sempre trovato l'Agenzia di tuo padre molto cool, Kid. Posso chiamarti così, vero?" 
Nonostante l'immanente nevrosi, il figlio di Lord Shinigami annuì gentilmente, rivolgendogli uno sguardo cortese. "Certamente." La sua voce era sicura e profonda. Era onorato del fatto che così tante persone volessero dedicare la propria vita sotto il comando di suo padre per garantire un simmetrico equilibrio di pace nel mondo. 
"Credo si sia fatto tardi!" constatò Liz, non appena sentì uno scossone dovuto alle violente onde marine. "Dobbiamo arrivare a Câlnic con il massimo delle nostre forze!" 



I meravigliosi colori pastello del cielo all'alba si riflettevano sullo specchio d'acqua del mare e illuminavano debolmente le case nei pressi del porto di Durrësi, accompagnando le barchette dei pescatori che tornavano a riva dopo una lunga notte di silenziosa caccia. Dall'oblò della sua cabina, Maka ammirava quello splendido paesaggio, lieta che, finalmente, il loro viaggio d'andata fosse quasi giunto al termine; il temporale che aveva accompagnato le ore notturne non aveva fatto chiudere occhio a nessuno dei passeggeri, ma, una volta arrivati nei pressi del porto, Soul era crollato come un bambino. La bionda sorrise quando, rivolgendo uno sguardo all'albino, lo vide sonnicchiare con una delle espressioni più innocenti che avesse mai visto. 
Non appena sentì bussare alla porta della cabina, scacciò via quei pensieri dalla testa e andò ad aprire: di fronte a lei, Patty le sorrideva gioiosamente. 
"Siamo arrivati!" esclamò, "Tra poco si scende!" 







Note dell'autrice
Tipo che sono in ritardo di mesi- *evita pomodori*
Chiedo infinitamente scusa per il ritardo all'aggiornamento di questo capitolo! Come penso abbiate capito un po' tutti, sono parecchio impegnata con la scuola e non ho molto tempo da dedicare a EFP. Tuttavia, ho approfittato di questa sera libera per poter pubblicare il secondo capitolo, che potrebbe in realtà dare tutta l'aria di un filler. Tuttavia, ho ritenuto necessario un capitolo incentrato sul rapporto tra Maka e Soul e sull'inizio di un'amicizia con il trio Kid-sorelle Thompson: spero solamente di non essere fin troppo statica, però posso garantire a voi lettori che passeremo ai misteri e all'azione mooolto presto. <3 A dispetto di quel che pensavo, Kid mi è riuscito molto meglio di quanto mi aspettavo. Lo stesso vale per Soul; mi sono sentita un genio quando ho scritto dell'ipotetico secondo bullone ficcato a forza da Kid nel cranio di Stein- (Dai poverino, non si parla male delle persone misteriosamente assenti) 
Ah, prima che mi dimentichi! Durr
ësi sarebbe in italiano Durazzo, porto commerciale vicino al porto della mia città (Bari) e attualmente la seconda città più importante in Albania. Per ulteriori informazioni visitate la pagina di Wikipedia (?). Nella storia, è solo una tappa del viaggio. Mi sono informata molto su eventuali strade e percorsi per raggiungere Câlnic e in realtà non è stato facile-
Che altro dire? Vi ringrazio per aver letto fin qui! A presto! <3
Euphemia >.^ 


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