You are the Key to my Happiness

di Hilary94100
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Matrimonio degli Shamy ***
Capitolo 2: *** La notte del tutto può accadere ***
Capitolo 3: *** La notte più bella nel mondo l'ho vissuta con te ***
Capitolo 4: *** Un'inaspettata doppia notizia ***
Capitolo 5: *** L'arrivo dei gemelli ***
Capitolo 6: *** La decelerazione dell'intimità ***
Capitolo 7: *** Sheldon e Amy: Versione 2.0 ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Il Matrimonio degli Shamy ***


Il Matrimonio Degli Shamy

 

<<… e per il potere conferitomi dalla Chiesa, vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa >> disse, per concludere, il prete.

Sheldon istintivamente prese Amy per i fianchi, la tirò lentamente verso di sé, facendo aderire appena i loro corpi e, delicatamente, poggiò le labbra sulle sue, le quali si unirono perfettamente dando luogo ad un semplice ma intenso bacio.

 Amy ancora non riusciva a credere di essere diventata la moglie di Sheldon Cooper. Lo era stata soltanto nei suoi sogni più intensi e più intimi e mai avrebbe creduto che un giorno si sarebbero potuti tramutare in realtà.

Ripensò al giorno in cui, quello che adesso era diventato suo marito, le fece la proposta, il giorno di San Valentino.

 << Sheldon, tutto bene? >>

Fin da quando mise piede nell’appartamento del suo ragazzo, Amy notò subito che era abbastanza agitato e non le servì vedere neanche il suo tic nervoso all’occhio, che lo accompagnava in situazioni del genere.

<<  Amy, che domande sono, non vedi che sto benissimo? >>

<<  E allora mi dici perché sei tutto sudato? >>

<<  E’ tutta colpa di Leonard. Sa benissimo che, secondo il contratto tra coinquilini, in inverno il termostato deve stare a 22 gradi, ma per lui oggi faceva troppo freddo, così ha alzato la temperatura a 25 gradi quando io non ero in casa, ti rendi conto? Sembra di stare in Amazzonia!  >>           

Amy alzò gli occhi al cielo, esasperata.

<<  Sheldon, stai divagando, e lo fai sempre quando qualcosa non va, ti conosco troppo bene. Ti prego dimmi cosa ti preoccupa, così, forse, posso aiutarti in qualche modo >>, disse Amy, ammorbidendo un po’ la voce, non nascondendo, tuttavia, un filo di preoccupazione in essa.

Alla fine Sheldon si arrese.

<<  E va bene. Amy, c’è una cosa che volevo chiederti, lo avrei fatto volentieri in un altro modo, ma Penny mi ha ricattato dicendomi che se non te l’avessi domandato come in quei stupidi film strappalacrime avrebbe incenerito tutti i miei preziosi fumetti, quindi… >>

Lentamente, si inginocchiò ed estrasse dalla tasca dei pantaloni un anello che mostrò ad Amy.

<<  …Amy Farrah Fowler, vuoi sposarmi?  >>

La ragazza assistette a tutta la scena a bocca aperta. Voleva dire qualcosa, qualunque cosa, ma non riusciva ad emettere alcun suono. Lo guardò mentre era ancora in ginocchio, specchiandosi nei suoi dolci e ingenui occhi azzurri, che aspettava una risposta. Doveva aver fatto uno sforzo sovraumano per chiederglielo in quel modo che per lei era il  più bello e romantico che ci sia. Tutta colpa di Penny e dei suoi ricatti.

<< Ho capito, forse non ti piace l’anello. Me lo diede la mia nonnina il giorno prima che mi trasferì a Pasadena ma se vuoi posso prendertene un altro… oppure se non vuoi sposarmi non fa niente, rispetterò la tua decisione… >> provò a giustificare uno  Sheldon ancora più agitato di prima, non avendo ancora ricevuto alcun responso.

Solo adesso la neurobiologa capì di aver fatto passare troppo tempo dalla fatidica domanda.

<< No… cioè… si, l’anello è stupendo e si, certo che ti voglio sposare >> rispose, mentre gli occhi iniziarono a farsi umidi.

Sheldon, sentendo quelle parole, si sentì visibilmente più rilassato. Accennò ad Amy un timido sorriso, le prese la mano sinistra e le infilò l’anello all’anulare.  La ragazza se la portò più vicina per controllare se quello che era appena successo fosse tutto vero o soltanto frutto della sua immaginazione. No, era tutto reale ,non  un sogno, constatò. Fu sicuramente il più bel San Valentino di tutta la sua vita, insieme a quello in cui Sheldon l’aveva baciata sul treno, ovviamente.

Improvvisamente ,però, il respiro di Amy si fece irregolare e istintivamente  si portò la mano al cuore.

<< Sheldon, c…credo di avere un attacco di panico >> riuscì solo a dire, prima di correre verso la camera del suo fidanzato, per sdraiarsi con le gambe leggermente sollevate, come consigliava SoccerMom09 su un forum on-line.

<<  Ehi, ehi, eh, ehi, aspetta!  >> gridò Sheldon, facendola fermare davanti alla porta.

<< Solo perché adesso siamo fidanzati ufficialmente, non significa che una ragazza possa entrare nella mia camera >>

Amy ,allora, ancora sconvolta, si precipitò nella camera di Leonard, chiedendosi perché mai gli attacchi di panico le venissero sempre nei momenti meno opportuni.

Fortunatamente, a nessuno dei due venne un attacco di panico quel giorno.

Uscirono dalla Chiesa pronti ad andare a festeggiare a Holiday Inn Resort: Galveston-On The Beach.

Stavano per arrivare alla loro macchina, quando Sheldon prese Amy per il polso, facendola fermare. Lo guardò con occhi interrogativi, non comprendendo il suo gesto.

<< Ti va di sederci un po’ su quella  panchina prima di andare al Resort? Vorrei stare un po’da solo con te, non credo che dopo sarà possibile  >>

Amy rimase sorpresa da quella domanda. Non avrebbe mai immaginato che le avrebbe potuto fare una proposta del genere. Difficilmente loro due rimanevano insieme da soli e se succedeva era perché lo prevedeva un contratto, sapeva benissimo che Sheldon mal sopportava la sua presenza.

<< D-davvero? Certo >> riuscì solo a dire, ancora incredula.

Una volta seduti sulla panchina, rimasero per un po’ in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.

Fu Sheldon a romperlo.

<<  Ho davvero pensato che fossi molto carina con quel vestito >>

Come poteva non essere carina. Indossava un abito da sposa bianco con la scollatura a cuore, come affermato da Raj poco prima, che aderiva perfettamente ai suoi fianchi per poi scendere largo fino ai suoi piedi. Il trucco era appena evidente ma era della giusta quantità per esaltare i lineamenti del suo viso e soprattutto dei sui occhi, coperti da un sottile strato di ombretto verde. I suoi capelli lisci che scendevano lungo le sue spalle nude erano mantenuti dal diadema che le aveva regalato nei primi tempi in cui stavano insieme, per farsi perdonare dopo un litigio.

Amy lo guardò stupefatta. Non avrebbe mai creduto che Sheldon glielo avrebbe detto di nuovo. La prima volta che sentì uscire questa frase dalla sua bocca fu quando organizzò sul suo terrazzo una sorta di ballo di fine anno, insieme a Penny e Bernadette. La volta in cui Sheldon le disse che l’amava.

<< Grazie >>riuscì solo a dire, la voce appena udibile.

Improvvisamente,  sentì le braccia di suo marito avvolgerle le spalle, ritrovandosi, così, avvolta in un abbraccio. Appoggiò la testa sul suo petto che odorava di talco, potendo udire il battito del cuore andare ad un ritmo sempre più crescente. Sorrise.

<< Ti amo, Amy >>

La ragazza lo guardò con la coda dell’occhio.

<<  Lo so >>

Sheldon rise, divertito.

<< A quanto pare ho preso la decisione giusta facendoti attraversare la navata sulle note della colonna sonora di Star Wars. >>

Amy ricordò la volta in cui glielo aveva proposto. All’inizio si oppose categoricamente all’idea, ma ogni volta che glielo domandava la guardava con quegli occhi così blu, che le facevano perdere la ragione, e finì con l’accontentarlo.

<< Colpa tua e del tuo sguardo magnetico >>

<< Grazie. E’ tutto merito della mia mamma >>

<< Dovrò ringraziarla, allora. Vieni, è meglio andare ora, ci staranno aspettando >> conclese Amy, alzandosi.

Sheldon annuì facendo lo stesso. Mentre si incamminavano verso la macchina, Amy sentì all’improvviso una mano che cercava impacciatamente di intrecciarsi alla sua. La aiutò a completare il gesto. Si guardarono ancora una volta negli occhi e sorrisero.

Entrambi capirono che per loro stava iniziando un nuovo capitolo della loro vita che avrebbe totalmente cambiato le loro esistenze.

 

 

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Capitolo 2
*** La notte del tutto può accadere ***


LA NOTTE DEL TUTTO  PUO’ ACCADERE

Una volta giunti al Resort, Sheldon e Amy vennero accolti dai loro amici e parenti più stretti.

Fortunatamente i loro genitori si tolsero dalla testa l’idea di organizzare un matrimonio in grande stile con decine di invitati.

Ricordarono la volta in cui glielo proposero.

<< Dai, Shelly, sarà un matrimonio bellissimo, te lo assicuro >>

<< No mamma, non sarà bellissimo se la maggior parte degli invitati saranno dei perfetti estranei >>

<< Ma non sono estranei, sono solo dei lontani parenti che non vedete quasi mai più coloro che fanno parte del mio gruppo di preghiera >>

<< Ecco, appunto. Ti prego, Amy, cerca di farle cambiare idea, forse a te darà ascolto >> concluse, rassegnato, Sheldon, passando la parola alla sua fidanzata.

<< Signora Cooper, la ringrazio, innanzitutto, di occuparsi dei preparativi insieme a mia madre, ma davvero, non c’è alcun bisogno di invitare tutte queste persone. Credo che la decisione finale spetti ai futuri sposi, quindi… >>

 << … quindi o si fa come diciamo noi, ossia quello di organizzare una cerimonia intima, oppure non ci sposeremo più in Texas, ma qui a Pasadena >> stabilì Sheldon, guardando la madre con occhi di sfida.

<< Oh no, tu non lo farai. Non ti sposerai mai nella terra di senza Dio, te lo assicuro >>

<< Beh, a quanto pare, non ci lasci altra scelta, vero, Amy? >>

<< Verissimo >> rispose prontamente.

Fu allora che la signora Cooper iniziò ad avere dei ripensamenti. Pensò a suo figlio vicino l’altare che aspettava la sua futura moglie in una chiesetta di Pasadena o peggio ancora in un Municipio. Il semplice pensiero, la fece rabbrividire. No, suo figlio si sarebbe sposato a Galveston, in una vera Chiesa, davanti a Dio.

 Alla fine si arrese.

<< E va bene. Avete vinto. Niente matrimonio in grande stile ma organizzeremo pur sempre il matrimonio del secolo >>

<< Ma certo che lo sarà! Vieni, Amy, andiamo a festeggiare la nostra vittoria con una bevanda calda >>

<< Molto volentieri >> disse, aiutando il fidanzato a preparare del thè.

 

La giornata trascorse tranquilla. La conversazione si spostava in continuazione da un argomento all’altro, dal più interessante al più futile e viceversa, proprio come accadeva a Pasadena, con Sheldon che cercava ogni occasione per sottolineare quanto il suo intelletto fosse superiore a quello degli altri.

Quando Leonard decise che era giunto il momento di fare il discorso ai due novelli sposi, il suo migliore amico lo incenerì con lo sguardo.

<< Dai, Sheldon, che matrimonio sarebbe senza il discorso del testimone? Lo sai che la tradizione così vuole! >> disse, cercando di giustificarsi.

<< Le convenzioni sociali sono stupide! >>

Leonard fece finta di non aver sentito e iniziò.

 Raccontò del giorno in cui conobbe Sheldon, all’apparenza un ragazzo privo di sentimenti e di emozioni e di come, molto spesso, quest’ultima possa ingannare, ricordando il giorno in cui il suo migliore amico si mostrò geloso nei confronti di Stuart perché era riuscito ad avere un appuntamento con la sua amica Amy, la volta in cui  le chiese di diventare ufficialmente la sua ragazza. La ringraziò per come fosse riuscita a far uscire, pian piano e con tanta pazienza, allo scoperto i suoi sentimenti, senza, tuttavia, cambiarlo totalmente.

Il discorso di Leonard fece rimanere tutti gli invitati a bocca aperta, facendo calare il silenzio più totale.

<< Non piangevo così tanto da quando ho visto Toy Story 3! >> disse improvvisamente Raj, iniziando a piangere a dirotto.

Il fisico teorico alzò gli occhi al cielo. Odiava i piagnistei.

 << Grazie >> mormorò Amy verso Leonard, felice più che mai.

<< Figurati >> rispose semplicemente l’amico, sapendo con certezza che quel ringraziamento provenisse, in qualche modo, anche da Sheldon.

**********

Arrivò il momento di ritirarsi ognuno nelle proprie camere.

Sheldon e Amy stavano per entrare nella loro stanza, quando vennero sorpassati da una Penny fin troppo euforica, forse a causa del troppo vino che aveva assunto in giornata, che prese per mano Amy, trascinandola verso il bagno.

<< Ehi, ehi, ehi, aspetta! >> urlò Sheldon, facendole fermare.

<< Chi ti autorizza ad entrare in camera nostra? >>

<< E’ una sorpresa! >>

<< E non potevi pensarci prima? Io e Amy vorremmo dormire, se non ti dispiace >>

<< Oh, tesoro, credimi, dopo questa sorpresa non avrai più intenzione di dormire! >> concluse, decisa, la bionda chiudendosi a chiave in bagno con Amy, prima ancora che Sheldon potesse ribattere.

<< Penny, si può sapere che cosa hai in mente? >> urlò, allarmata, la neurobiologa, totalmente all’oscuro dei piani dell’amica.

<< Ho preso una cosa per te! >> gridò, eccitata, estraendo da una busta una camicia da notte di pizzo nero senza spalline.

<< Su, mettitela per Sheldon! >> la incitò.

<< Ma sei matta? Neanche per sogno! >>

<< Dai, sapete entrambi benissimo che questa notte farete sesso! Non vuoi essere speciale per un’occasione così importante che segnerà la vostra vita per sempre? >>

Amy, per tutta risposta, sbiancò.

Più volte, durante i preparativi del matrimonio, aveva pensato a cosa sarebbe potuto accadere la notte delle nozze . Voleva parlarne con Sheldon e cercò più di una volta di farlo, ma, alla fine, era sempre il silenzio ad avere la meglio. Amy aveva paura che il suo fidanzato potesse avere dei ripensamenti, finendo con l’abbandonarla per sempre, e questo non l’avrebbe mai accettato.

Penny, vedendo la reazione della sua amica, intuì di aver toccato un argomento delicato e non volle approfondire la vicenda.

<< Amy, scusami, credevo che ne avevate già discusso, però…vedi… la camicia da notte la devi mettere per forza perché, senza che te accorgessi, ho tolto tutti i tuoi pigiami dalla valigia prima di partire  >> cercò di giustificarsi in qualche modo.

<< Tu hai fatto cosa ?! >> urlò la bruna, scioccata per la confessione che aveva appena udito.

<< I tuoi pigiami erano uno più brutto dell’altro >>

<< Io li ho sempre trovati adorabili. Giuro che vorrei ucciderti! >>

<< Ma so che non lo farai perché sono troppo adorabile >>

<< Hai ragione. Allora a quanto pare, non mi lasci altra scelta, come sempre, del resto >> concluse Amy, rassegnata, incominciando a spogliarsi.

 

**********

Una volte uscite dal bagno, trovarono Sheldon in pigiama seduto sul letto che giocava con la sua PSP.

<< Alla buon ora, credevo che vi foste addormentate >> disse il fisico teorico, gli occhi ancora puntati sulla console portatile.

<< Sheldon, smettila di giocare con quell’affare o giuro che te lo butto fuori dalla finestra! >> sbottò Penny.

<< E va bene. Mi dici cosa c’è di così urgente tanto da non farmi terminare la mia partita a… >>

Si bloccò, non appena i suoi occhi incontrarono la figura di Amy, così diversa da come l’aveva sempre vista. Iniziò ad analizzarla attentamente soffermandosi, fin troppo, sul suo petto che aderiva perfettamente alla camicia da notte, notando che arrivava appena fin sopra il ginocchio, finendo così con l’applicarsi anche sulle sue gambe.

Si sentiva talmente scombussolato, sia fisicamente che mentalmente, tanto che la console gli cadde tra le mani, ma stranamente poco gli importò.

Amy, sentendo gli occhi di suo marito puntati addosso, arrossì dalla radice dei capelli fino alle punte dei piedi e cercò di evitare in tutti i modi il suo sguardo, nascondendosi dietro Penny.

La bionda capì di essere diventata il terzo incomodo.

<< Allora io vado, c’è Leonard che mi aspetta.  Buonanotte! >> disse, uscendo dalla camera più in fretta che poté, in modo da lasciarli soli.

 

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Capitolo 3
*** La notte più bella nel mondo l'ho vissuta con te ***


 

LA NOTTE PIU’ BELLA NEL MONDO L’HO VISSUTA CON TE

 

Una volta che la porta si chiuse, Amy realizzò di trovarsi sola con Sheldon e iniziò ad avere paura, talmente tanta da tremare.

Lo guardò, potendo notare che il suo corpo non si era mosso di un millimetro da quando era uscita dal bagno conciata in quel modo. Un’altra donna sarebbe soddisfatta di se stessa per aver mandato in tilt un uomo. Ma lei era diversa e ,soprattutto,  Sheldon lo era ancora di più.

<<  Sheldon…ecco… è tutta colpa di Penny! E’ stata lei che mi ha costretta a vestirmi così, non ne avevo alcuna intenzione, credimi. Io adesso vado a dormire su quel divano, tu, se vuoi, continua a fare quello che stavi facendo… >> disse, cercando di giustificarsi in qualunque modo.

Fu allora che il fisico teorico ritornò in sé. Vide la PSP a terra chiedendosi quando le fosse sfuggita tra le mani, riportando lo sguardo su sua moglie che si stava allontanando sempre di più da lui.

<< No, aspetta >> disse, mentre posava la console sul comodino, facendola fermare.

<< Ti va di sederti vicino a me per un po’? >>

La neurobiologa sgranò gli occhi per lo stupore. Davvero le avevo chiesto una cosa del genere o era tutto frutto della sua immaginazione?  Per sicurezza si diede un pizzicotto sul braccio. No, non stava sognando. Vedeva ancora Sheldon che la fissava con la mano appoggiata sul lato sinistro del letto, come per invitarla a venire.

<< D… dici davvero ? >>

<< Si Amy, te lo sto chiedendo veramente, ti prego non farmelo ripetere una seconda volta >>

Fu allora che la ragazza capì che non deve essere stato affatto facile domandarglielo, così si avvicinò, ancora scossa, al letto, sedendosi al bordo di esso e coprendosi le gambe con il lenzuolo.  Era talmente nervosa che iniziò a torturarlo con le mani.

Rimasero in silenzio per diversi minuti, fin troppi.

<< Amy ? >>

Sentendosi chiamare, le venne naturale  alzare lo sguardo, che fino  a quel momento era tutto concentrato sul telo di stoffa.

  << Sai, in questi ultimi mesi stavo pensando a noi e a come il nostro rapporto abbia superato diversi livelli nel corso degli anni. Non posso negare che hai avuto un grandissimo impatto su di me e senza che me ne accorgessi ho fatto in modo che mi alterassi la personalità trasformandomi in una persona più affettuosa e di larghe vedute >>

<<  Perdonami, non volevo  >> mormorò Amy, con un filo di tristezza nella voce.

Sheldon alzò gli occhi al cielo.

<<  Non volevo affatto rimproverarti  >>

Amy rimase davvero sorpresa. Di solito ci prendeva gusto a richiamare le persone.

<< Non mi dispiacciono i tuoi abbracci, baciarti e dirti che ti amo, quindi…>>

Fece un respiro profondo.

<< … in conclusione, voglio dire che… ehm… sono pronto a far salire ulteriormente la nostra relazione di un livello e voglio che accada stanotte, sempre se ti sta bene anche a te >> disse, la voce appena udibile.

La ragazza improvvisamente si bloccò. Aveva capito benissimo a cosa si riferisse, ma prima di farsi stupide  illusioni, decise di chiedere conferma. Con Sheldon, era meglio non sbagliare.

<< Stai per caso affermando che ti senti preparato ad entrare… ehm… in intimità con me, anche fisicamente? >> disse Amy, la sua voce un miscuglio di paura e speranza.

Il fisico teorico annuì.

La ragazza, tuttavia, si accorse che era molto agitato, così lo rassicurò.

<< Sheldon, solo perché siamo sposati ed è la prima notte di nozze, non significa che dobbiamo per forza giacere insieme, lo sai, vero?  >>

<< Amy, pensi che abbia preso questa decisione solo poche ore fa? E’ da quando che ti ho chiesto di sposarmi che lo voglio fare però, mi sembrava più giusto aspettare >> rispose, deciso, Sheldon.

La neurobiologa sgranò gli occhi, incredula, mentre nella sua mente iniziarono a formularsi diverse domande.

Perché negli ultimi mesi non aveva mai tirato in ballo l’argomento e soprattutto, come aveva fatto a non accorgersi di niente?

Credeva che dopo tanti anni avesse imparato a conoscerlo abbastanza bene. Realizzò, invece, che ci sarà sempre una parte di lui che non scoprirà mai.

Più il tempo scorreva, più non sapeva come comportarsi.

Poi pensò a cosa le aveva detto solo pochi minuti prima.

Non mi dispiacciono i tuoi abbracci.

Lo abbracciò con tutto l’amore di cui era capace e sentì gradualmente le braccia di Sheldon circondarle il corpo. Sentì gli occhi inumidirsi ma cercò in tutti i modi di non piangere completamente.

<< Devo prendere questo tuo gesto come un si ? >> chiese il fisico teorico.

La ragazza annuì, mentre aveva ancora il  viso appoggiato sul suo petto.

<<  Beh, allora…se vuoi… ehm…  puoi spogliarmi, ti do il permesso >> mormorò.

Amy sorrise ed eseguì gli ordini. Lentamente gli sfilò la parte di sopra del pigiama scoprendo il suo corpo così perfettamente muscoloso, tanto da rimanerne incantata. Si domandò come fosse possibile per uno come lui, che passava le sue giornate tra lavoro e videogiochi. Si, forse era grazie all’impegno che ci metteva quando giocava con la Nintendo Wii. Se questi erano i risultati, d’ora in poi non se ne sarebbe più lamentata.

Gli appoggiò una mano sul torace potendo sentire il cuore battere incessantemente.

Solo ora realizzò che anche lui, alla fine, aveva le sue insicurezze e le sue paure, come tutti gli esseri umani e quando mostrava questo suo lato nascosto lo amava ancora di più.

Sheldon posò una mano sulla sua guancia, così calda e morbida, costringendo Amy ad alzare lo sguardo. Con l’altra libera, le tolse gli occhiali, appoggiandoli sul comodino vicino alla PSP.

Si avvicinò  pian piano sempre di più a lei, per immergersi completamente nei suoi occhi verdi, alle loro labbra mancavano pochi millimetri per unirsi, ormai.

Il tempo sembrava essersi fermato improvvisamente per entrambi, forse, però,  più per Amy.

<< Lo sai che il bacio alla francese in realtà era nato come “bacio alla fiorentina” che i soldati inglesi avevano imparato a conoscere durante la Prima Guerra Mondiale in Francia?  Sembrerebbe che sempre loro abbiano confuso l’aggettivo “fiorentino” con quello “francese” e quindi abbiano coniato il termine “ French Kiss”>> sussurrò Sheldon.

Amy scosse la testa. La sua mente aveva smesso di ascoltarlo dopo bacio alla francese, troppo occupata a contemplare i suoi occhi azzurri, troppo occupata a pensare se, oltre a strani aneddoti, conoscesse soprattutto la pratica di quel tipo di bacio.

<< Beh, adesso lo sai >> sussurrò, sorridendo appena,  appoggiando finalmente le labbra sulle sue ,ricoprendola, lentamente, di tanti piccoli baci, regalandole piccoli brividi lungo la schiena.

Intuì che non le dispiaceva, così schiuse un po’ le labbra, accarezzandole il labbro inferiore con il suo superiore.

La lingua iniziò a cercare disperatamente la sua.

Una volta incontrata, stranamente non sapeva cosa fare, ma fu l’istinto ad aiutarlo.

Lo aveva sempre odiato e ogni giorno cercava di reprimerlo continuamente ma puntualmente, ogni volta che c’era di mezzo Amy, riemergeva in superfice.

Realizzò, così, che l’unico modo per renderla felice in quel momento, fosse quello di farsi guidare completamente da esso.

E anche dal libro sul sesso che i ragazzi gli avevano regalato qualche anno prima nonostante non lo abbia terminato, poiché solo le prime pagine gli avevano procurato incubi allucinanti.

Delicatamente, la fece stendere sul letto, mettendosi sopra di lei, mentre continuava ancora a baciarla.

Se ne staccò appena, giusto per riprendere fiato, posando la fronte alla sua.

<< Le tue labbra sanno del brownie che abbiamo preso prima, hanno lo stesso identico sapore di quando ti ho baciato sul treno la sera di San Valentino >> bisbigliò.

<< Lo so. I brownie mi fanno ricordare sempre quel giorno, per questo li ho fatti inserire nel menù >> disse Amy, mentre cercava ancora di riprendersi dal quel bacio favoloso. Si, decisamente era straordinario anche nella pratica.

<< Ti piace proprio manipolarmi, in modo da farmi dire cose che non pronuncerei mai e poi mai, di’ la verità >>

La ragazza annuì, divertita.

<< Lo sai che adesso dovrei farti una bella ramanzina? >>

<< Procedi pure. Ti ascolto >>

E ancora una volta, per colpa di sua moglie, Sheldon non sapeva cosa dire. La sua sola visione riusciva a mandarlo in confusione impedendogli di mettere insieme frasi che abbiano un senso logico.

La sua mente geniale ormai era sopraffatta soltanto da strani pensieri, che per lui risultavano così bizzarri tanto da vergognarsene.

Addio rimprovero, pensò.

Ma di sicuro glielo avrebbe fatto in un altro momento, di questo ne era certo.

Così finì col baciarla appena sulle labbra, sentendole sorridere per non aver ricevuto alcuna predica, per poi darle tanti piccoli baci sulla guancia e sul collo mentre con le dita le sfiorava dolcemente la coscia, per poi salire lungo tutto il suo corpo.

La neurobiologa chiuse gli occhi per godersi appieno quel momento, che per lei risultava così impossibile, tanto che credeva che stesse sognando tutto.

Più Sheldon continuava a baciarla e toccarla, più Amy sentiva il respiro farsi irregolare e il ritmo cardiaco accelerare.

Avvertì tutto il suo corpo andare in fiamme, e la sensazione era così forte da non permetterle di ragionare con lucidità.

No, non stava sognando. Tutto quello che stava provando era vero.

Prese la mano di Sheldon, non seppe neanche come, e gliela appoggiò sul petto.

Il fisico teorico rimase sorpreso da quel gesto e la guardò con occhi interrogativi.

<< Adesso tocca a te svestirmi >> sussurrò, con quel poco di fiato che le rimaneva.

<<  O… ok >>

La sua mano, tuttavia, non azzardava a muoversi. I suoi occhi andavano alla ricerca di qualche cerniera, bottone o laccio, senza ottenere alcun risultato.

Amy lo guardava divertita, era così impacciato, così… Sheldon!

<< Vuoi che ti dia un indizio, Signor quoziente di intelligenza di 187 ? >>

<< Ecco, appunto, proprio perché il mio intelletto è superiore alla norma, non ho bisogno di alcun indizio, però se proprio ci tieni a  dirmelo… >>

Amy, per tutta risposta, inserì un dito sotto il bordo del tessuto della camicia da notte, facendolo tendere.

<< E’ elastico>>

<< Lo sapevo benissimo >> rispose con ovvietà.

No, non lo sapevi affatto, pensò la neurobiologa, ridendo tra sé e sé.

Sheldon ,così, ripeté il gesto di Amy e lentamente le sfilò la camicia da notte, facendola scendere lungo tutto il corpo, provocando alla ragazza piccoli fremiti.

Il fisico teorico poté finalmente ammirarla in tutto il suo splendore e ne rimase ipnotizzato.

Tutto ,intorno a lui, in quel momento, sembrava non proprio normale. Si sentiva più forte e più debole allo stesso tempo, eccitato e allo stesso tempo terrorizzato. Non sapeva più cosa provava.

Si, si sentiva proprio come Peter Parker quando guardava Mary Jane. Adesso finalmente capiva il vero significato di quelle parole.

<< Sheldon, se non te la senti, non ti devi preoccupare, ci saranno sempre altre occasioni, non… non dobbiamo farlo soltanto perché la convenzione sociale lo impone … >> balbettò la neurobiologa, vedendolo non muovere un muscolo, insicura di sé.

Sentendo quelle parole, Sheldon ritornò in sé.

<< Amy, se non volevo arrivare al compimento del coito, non avrei neanche cominciato. Tu staresti riposando sul divano mentre io avrei continuato a giocare con la PSP, dopodiché mi sarei addormentato, invece stranamente non ho affatto sonno e siamo entrambi nudi nello stesso letto. E poi… >>

Gradualmente, eliminò quella poca distanza che li separava, premendo il corpo contro il suo.

 

<< … sai perfettamente che odio rimanere le cose a metà e che tutto, per me,  deve avere una conclusione >>

Il cuore di Amy iniziò nuovamente ad accelerare e sentì il respiro farsi sempre più irregolare. Averlo così vicino, inoltre, non la aiutava di certo a calmarsi.

Avvertì le dita di Sheldon che scendevano delicatamente lungo le braccia fino a raggiungere le sue mani. Si intrecciarono in un gesto saldo ma allo stesso tempo protettivo.

<< Da quanto in qua mi prendi per mano di tua spontanea volontà? >> disse la neurobiologa, sorpresa e incuriosita allo stesso tempo.

<< Da quel che ho sentito dire, la donna, durante un amplesso, ha la cattiva abitudine di conficcare le unghie nella pelle dell’ uomo, mentre prova piacere. Non mi  va di ritrovarmi pieno di graffi sul corpo, quindi  ti autorizzo a stritolarmi le mani >>

Amy, sentendo quelle parole, non sapeva se trovarle romantiche o ridicole. Ma forse lo erano tutte e due.

<< Sei davvero sicuro che riuscirai a farmi provare piacere? >> disse, maliziosamente, riacquistando improvvisamente tutta la sua sicurezza.

Il fisico teorico, per tutta risposta, posò le labbra sulle sue, donandole un unico ma deciso bacio, avvicinandosi, dopodiché  al suo orecchio.

<< Si ricordi, Dottoressa Fowler, che ha qui davanti il Dottor Sheldon Lee Cooper, strabiliante genio con un quoziente intellettivo di 187. Non si deve mai e poi mai azzardare a sottovalutare le sue capacità. >> sussurrò, sorridendo appena, con un tono decisamente da falso rimprovero.

Finalmente i loro corpi si unirono, in un modo così perfetto, tanto da meravigliare sia Sheldon che Amy.

Iniziarono a muoversi insieme, trovando un ritmo comune, e più crescevano e ardevano il desiderio e la passione dello strano, ma vero amore, dei due scienziati, nei loro animi, più i movimenti dei loro corpi diventavano decisi e sicuri, mentre le loro mani, ancora intrecciate, non si azzardavano a lasciarsi.

La neurobiologa sentì improvvisamente tutti i suoi pensieri e le sue paure degli ultimi mesi scivolare via e si sentiva così leggera tanto che credeva di stare sulle nuove.

 Chiuse gli occhi per godersi la sensazione dei muscoli duri di suo marito a contatto con la sua morbida pelle . Poteva sentire il suo odore di talco attraversarle le narici, mandandola ancora più in confusione, il suo respiro che cresceva sempre di più e il suo cuore che batteva ininterrottamente senza sosta.

<< Tu sei la chiave della mia felicità >> sussurrò, debolmente Sheldon, improvvisamente, guardandola intensamente nei suoi occhi verdi.

La ragazza non sapeva se quella frase fosse di qualche film di supereroi o se provenissero dalla sua mente. Optò per la prima scelta. Ma non le importava, perché in quel preciso momento, capì che Sheldon l’amava profondamente, così tanto da essere pronto a compiere quel gesto così intimo che, prima di incontrarla, non era minimamente presente nei suoi piani futuri.

Poteva non essere perfetta, ma di sicuro, in quell’istante, si sentiva la donna più felice e realizzata del mondo. E lo sarebbe sempre stata.

**********

Quando i loro corpi decisero finalmente di separarsi, i due sposi si abbandonarono sul letto, sfiniti da tutta quell’attività fisica, a cui i due non erano affatto abituati.

<< E’ stato bello >> disse Amy, senza fiato.

<< Bene >> rispose Sheldon, facendo un respiro profondo, cercando di smettere di respirare con affanno.

Restarono in silenzio per diversi minuti, in sottofondo si potevano sentire solo i loro respiri che diventavano poco a poco sempre meno pronunciati.

<< Amy ? >>

Sentendosi chiamare, la ragazza si distese su un fianco per guardare meglio suo marito, così bello e così perfetto, i suoi occhi così profondi che, nonostante tutto quello che era successo, conservavano ancora purezza e  spontaneità.

<< Stavo pensando al giorno in cui ci siamo incontrati… >> disse la neurobiologa, avvicinandosi un po’ a lui.

<< … dicendoti che preferivo evitare accuratamente qualsiasi forma di contatto, coito compreso… >>

<< Invece guardaci, adesso siamo addirittura sposati e siamo di nuovo a letto insieme! >> la interruppe Sheldon.

Di nuovo a letto insieme. Amy, sentendo quella frase, non poté far altro che sorridere.

Perché si, per Sheldon, essere a letto insieme significava semplicemente stare entrambi seduti su di esso. Si ricordò quando accadde e si ricordò anche che, nel frattempo, stavano terminando una partita a Dungeons &  Dragons facendo interagire i loro personaggi come se fossero una coppia in intimità, a causa di Penny e degli altri che iniziarono a darle corda.

La loro primissima prima volta, pensò.

Istintivamente lo abbracciò e il fisico teorico non poté far altro che stringerla ancora di più a sé.

Semplicemente come tutto era iniziato.

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Capitolo 4
*** Un'inaspettata doppia notizia ***


UN ‘ INASPETTATA DOPPIA NOTIZIA

 

<< Ciao, Amy, finalmente! Si può sapere che fine avevi fatto? Stiamo aspettando solo te per vedere Grease! >> disse Penny, non appena vide la neurobiologa entrare nel suo appartamento.

<< Scusate ragazze, in questi giorni ho un sacco di lavoro da sbrigare in laboratorio e ho una fame pazzesca nonostante abbia mangiato tre piatti di pasta da poco. Hai comprato i pop-corn vero? >>

<< Ma certo! E proprio perché in questi ultimi tempi hai fin troppo appetito ho comprato la confezione più grande che avevano al supermercato, così puoi lasciarli un po’ anche a me e Bernadette >>

<< Grazie Penny, sei davvero un tesoro! >>

Amy aprì disperatamente la grossa busta di pop-corn e li spazzolò via in meno di cinque minuti senza preoccuparsi nemmeno di metterli in una ciotola, sotto gli occhi più che sconvolti delle due bionde.

<< Ehi, dovevi lasciarli un po’ anche a noi! >> squittì indignata la microbiologa.

Solo ora Amy si accorse di averli mangiati tutti.

Come cavolo ci era riuscita?

<< Ehm… scusate ragazze, non l’ho fatto apposta >> disse, cercando di giustificarsi.

<< Tu continua a mangiare in questo modo e diventerai in men che non si dica come la mamma di Howard >> la avvertì Penny.

<< Non ti preoccupare, non c’è alcun pericolo. Lo stress di questi giorni mi sta causando anche attacchi di vomito improvvisi.>> disse tranquillamente.

Penny e Bernadette sgranarono gli occhi per quello che avevano udito.

Per lei mangiare enormi quantità di cibo per poi vomitarle era del tutto normale?

<< Vedrai che ti passerà >> disse Bernadette.

Invece Penny era perplessa.

Era ormai da qualche mese che Amy sosteneva di sentirsi sempre più strana e scombussolata sia fisicamente che emotivamente e doveva assolutamente capirne il motivo. La ragazza dava la colpa al lavoro, ma lei sapeva benissimo che non c’entrava affatto.

L’osservava mentre divorava famelica una busta di patatine al formaggio.

In effetti, il suo corpo non era cambiato di molto, però, il suo sesto senso le diceva che aveva qualcosa di diverso, ma non riusciva a capire bene cosa. Si sforzò cercando di arrivare a qualche conclusione logica per capire il perché degli strani sintomi che lei avvertiva continuamente: vomito, fame improvvisa …

Poi, finalmente, ebbe come un’illuminazione, ma era un’idea talmente stupida che subito la sua mente la scartò.

E se invece avesse ragione?

No, era impossibile.

Amy e Sheldon erano ancora troppo inesperti su quell’argomento.

E se lo avessero approfondito leggendo dei libri al riguardo? In effetti erano degli scienziati. Ogni loro curiosità doveva essere colmata.

Forse non era un’idea tanto assurda.

<< Che c’è? >> chiese Amy, sentendosi osservata da Penny, senza neanche minimamente di preoccuparsi di finire prima di mangiare.

<< O mio Dio, ho capito tutto. >>

<< Che hai capito? >> domandò, non comprendendo dove volesse andare a parare.

<< Tu sei incinta! >> urlò

<<  COOOSA ?! >> gridando in coro Amy e Bernadette.

<< Ragazze non sono incinta. Lo saprei se lo fossi! >> rispose la neurobiologa, mentre cercava di riprendere fiato dopo che una patatina le stava andando di traverso.

<< Sei sicura? Quando hai avuto le mestruazioni l’ultima volta? >> domandò la microbiologa, dopo aver constatato di non essersi affogata con il vino che stava bevendo.

Amy ci pensò un attimo e solo allora si rese conto che in effetti non se lo ricordava affatto. Non era da lei dimenticarsi una cosa del genere.

E se davvero…

No, che assurdità le passavano per la testa?

<< Hai visto, Bernadette? Ho perfettamente ragione. Amy aspetta un bambino e Sheldon diventerà papà >> disse, orgogliosa, notando l’espressione totalmente sconvolta della bruna.

<< Perché il padre è Sheldon, giusto? >> domandò, come per essere sicura.

<< Ma certo che è lui il padre… cioè… no, dal momento che non sono affatto incinta! >> sbottò di colpo la neurobiologa, esasperata per tutte quelle sciocchezze che Penny stava dicendo.

Perché erano tutte  sciocchezze, vero?

<< Ok, Amy, adesso calmati. Che ne dici di fare un test di gravidanza, giusto per essere sicure? >> domandò Bernadette

<< I test di gravidanza risultano più affidabili con la prima urina del mattino, e poi mi dici dove ne troviamo uno a quest’ora? Tutte le farmacie ormai stanno chiudendo >>

<< Aspettate ragazze, torno subito >> disse Penny, illuminandosi di colpo, dirigendosi in camera da letto.

Ritornò in salotto dopo pochi minuti, trionfante, con non uno, non due, ma bensì con tre test di gravidanza.

Le ragazze la guardarono a bocca aperta, incredule.

<< Anziché fissarmi in quel modo dovreste ringraziarmi, soprattutto tu, Amy >>

<< Ci vuoi spiegare perché hai dei test di gravidanza? >> chiese Bernadette.

<< Beh, ogni tanto anche io ho i miei dubbi e questi cosi me li  hanno sempre risolti dandomi sempre l’esito che per il momento mi fa cacciare un sospiro di sollievo, ossia negativo, nonostante non li abbia usati la mattina appena alzata, quindi… >>

Prese Amy per mano costringendola ad alzarsi dal divano spingendola impaziente verso la porta del bagno.

<< … o fai questi maledetti test o  giuro che vado a raccontare tutto a Sheldon! >> disse con tono di sfida.

La neurobiologa, sentendo quelle parole, impallidì.

Sheldon non doveva sapere niente di tutta questa storia . Sapeva benissimo che non aspettava alcun bambino, perché così era, ma non voleva mettergli strane idee in testa, non ora che il suo nuovo lavoro nel campo della materia oscura andava a gonfie vele.

<< E va bene. Hai vinto. Vinci sempre tu! >> disse, rassegnata, prendendo i test di gravidanza, chiudendosi in bagno.

Dopo una manciata di minuti si ritrovarono tutte riunite che aspettavano nervosamente gli esiti dei test.

<< Adesso che c’è, Penny? >> disse Amy, sentendosi nuovamente fissata.

<< Ancora non ci credo che tu e Sheldon facciate sesso di continuo!  >>

<< Primo, non facciamo sesso, noi facciamo l’amore e secondo, farlo due volte a settimana, non equivale a farlo in continuazione >>

<< Solo due volte? >> disse, incredula.

<< Si, per la precisione il venerdì e il sabato, oppure eccezionalmente a San Valentino o a qualche ricorrenza in particolare. E’ tutto scritto nero su bianco nel nostro contratto >>

<< So che me ne pentirò, ma… perché? >> domandò, immaginandosi già la risposta.

<< Perché, come afferma Sheldon, noi non siamo degli animali in calore o peggio ancora degli hippies >>

<< E a te sta bene? >> chiese Bernadette.

<< Ma certo che si! >>

Ed era vero. Quando arrivava il venerdì, dopo una settimana piena di impegni, la prima cosa che faceva era prepararsi per Sheldon per vedere la sua faccia imbambolata quando la vedeva, per poi baciarlo e trascinarlo in camera da letto per consumare quell’amore così strano ma così vero allo stesso tempo. E poi Sheldon era così impacciato ma così protettivo che le sembrava sempre un sogno tutte le volte. E baciava così bene, era così…

<< Amy, mi hai sentito? Sei incinta, guarda tu stessa! >> disse Penny, sventolandole i tre test di gravidanza, che davano tutte e tre esito positivo.

La neurobiologa, sentendo quelle parole, ritornò alla realtà.

<< Sei ancora convinta di non aspettare alcun bambino? >> domandò Bernadette, vedendo Amy visibilmente scioccata mentre controllava i test.

<< Mi sembra ovvio! >> rispose tranquillamente.

Eppure una vocina dentro di sé le diceva che era gravida.

No, si stava sbagliando così come erano in errore i test di gravidanza.

<< E dai Amy, apri gli occhi! >> sbottò esasperata Penny.

<< Lo sapete che facciamo domani? Andiamo dal mio ginecologo così vedrete con i vostri occhi che è tutto normale, contente? >>

<< Si! >> risposero all’unisono Penny e Bernadette.

La neurobiologa sospirò, rassegnata, alzandosi per andare via.

<< Meglio che vada ora. Ormai è tardi per vedere il film. E mi raccomando, di questa storia oltre a Sheldon, non lo devono sapere neppure Howard e Leonard e nemmeno Rajesh. Guai a voi se spifferate qualcosa! >> le avvertì Amy in tono minaccioso.

Stava per aprire la porta, quando, più in fretta che poté, corse in bagno, colta da un attacco di vomito improvviso.

<< E’ tutto apposto ragazze, sto bene, ho solo mangiato troppo >> disse, tra un conato e un altro, prima che le ragazze potessero aprire bocca.

                                      ***********

L’indomani pomeriggio Amy, Penny e Bernadette si trovavano nello studio del Dottor Paul, un uomo di mezz’età, alto con capelli bianchi e folti che emanava un forte fascino a cui molte donne non sapevano resistere.

<< Ciao, Amy, da quanto tempo, come stai? Prego, accomodati >> disse, non appena la ragazza si affacciò alla sua porta.

<< Salve Dottore. Grazie per avermi ricevuto con così poco preavviso, ho portato anche due mie amiche, se per lei non è un disturbo >>

<< Ma no, figurati. Entrare ragazze >> disse, vedendole ancora fuori la porta.

<< Senta Dottore, lei, adesso deve visitare la mia amica e le deve mettere una buona volta in testa che è incinta, visto che sti ostina a negarlo in continuazione! >> sbottò Penny improvvisamente, prima ancora di entrare.

Amy la incenerì con lo sguardo.

Il Dottor Paul, sentendo quelle parole, rimase a bocca aperta per lo stupore.

<< La volevo avvisare che ,se davvero aspetto un bambino, e sono sicurissima che non è così, è perché ho dei rapporti sessuali completi con mio marito due volte la settimana e non tramite fecondazione assistita >> precisò Amy, vedendo la faccia sconvolta del suo ginecologo di fiducia.

<< Non si preoccupi, abbiamo fatto tutti la sua stessa faccia quando abbiamo saputo che Amy fa sesso >> lo rassicurò Penny.

La neurobiologa voleva lanciarle la sua borsa addosso, ma cercò di trattenersi.

<< Va bene, che ne dici adesso di stenderti sul lettino così ti faccio un’ecografia? >> disse, cercando di cambiare argomento.

<< Ma si! Tanto non ho niente da perdere >> sospirò, eseguendo gli ordini.

<< Su, mi metta il gel sulla pancia, me la strofini con la sonda e facciamola finita! >> lo incitò.

<< Ok, tanto la padrona ormai sei tu >> disse, arrendendosi, facendo quello che le aveva chiesto.

 << La tua ultima mestruazione ? >> le chiese, mentre analizzava attentamente il monitor davanti a sé.

<< La mia agenda dice che l’ultima volta risale al  21 agosto >>

Per poco ad Amy non le venne un colpo quando la mattina stessa controllò sul calendario. Forse aveva dimenticato di segnare le volte successive, pensò in un primo momento. Poi, finalmente, aprì gli occhi, come le disse Penny, la sera precedente, e realizzò di essere rimasta davvero incinta. I sintomi c’erano tutti ma aveva cercato in tutti i modi di dare la colpa allo stress causato dal lavoro. Si sentì una stupida in quel momento, ma non voleva ammetterlo a nessuno, nemmeno a Penny e Bernadette, almeno finché non avesse avuto la conferma di una gravidanza.

<< Ehi, ma noi stiamo parlando sempre di un solo bambino, ma se in realtà ne fossero due? Sheldon ha una sorella gemella, quindi tutto è possibile, non credi Amy? >> squittì improvvisamente Bernadette.

<< Per la milionesima volta io non aspetto nessun bambino, figuriamoci due, vero Dottore? >>

<< Hai ragione Amy, tu non aspetti un bambino… >>

Amy si voltò verso le sue amiche, orgogliosa più che mai.

<< Cosa vi avevo detto? Io non sono… >>

<< … perché ha ragione la tua amica, sei incinta di due gemelli ! >> la interruppe il Dottor Paul.

<< COOOSAAA ?! >> urlarono all’unisono le tre ragazze, talmente forte, tanto da far spaventare seriamente il ginecologo.

Penny ed Amy si girarono, di scatto, verso Bernadette, ancora senza parole.

<< Ehi, io non dicevo sul serio! >> cercò di giustificarsi.

Che cavolo ne sapeva che la sua ipotesi fosse davvero vera?

<< Non è possibile, Dottore, ci deve essere uno sbaglio, controlli meglio, probabilmente ci vede doppio, l’età avanza per tutti, forse è meglio che si procuri un paio di occhiali… >> balbettò la neurobiologa, cercando di fargli cambiare idea, anche se anche lei vedeva sul monitor due feti, non benissimo, ma di sicuro ne erano due.

A stento, il giorno prima aveva ammesso a sé stessa di aspettare un bambino, ma due, no, era impossibile.

Ma chi voleva prendere in giro? Due gemelli erano possibili, eccome.

<< Amy, ci vedo correttamente, aspetti due bellissimi gemelli di tredici settimane >> disse, rimanendo più calmo possibile, nonostante quello che le avesse detto la ragazza.

<< Cavolo, tredici settimane deve essere davvero parecchio tempo. Sono… >> disse Penny, cercando di calcolare i mesi con le dita della mano.

<< Sono quattro mesi >> rispose Bernadette, vedendola in difficoltà.

<< Si si giusto. Accidenti, Amy, se non fosse stato per noi, te ne saresti accorta al nono mese >>

<< Va bene, ho capito, sono stata un’ottusa a non accorgermene prima, scusate tanto! >> sbottò, esasperata.

Non ce la faceva più a sorbirsi solo prediche. Ok, era rimasta incinta e non se ne era accorta subito. Sarà capitato chissà a quante persone, mica soltanto a lei?

<< La data di concepimento è il 4 settembre >> continuò il Dottor Paul, come se nulla fosse.

<< Ehi, quel giorno tu e Sheldon eravate in Texas, giusto? >> domandò Bernadette.

La ragazza annuì.

In quel periodo Sheldon fu costretto ancora una volta dal Dottor Gablehauser a prendersi una settimana di ferie e, per non ritrovarselo di nuovo nel suo laboratorio a combinare danni, aveva deciso di prenderle anche lei nello stesso periodo per passare una settimana a Galveston.

Appena mise piede per la prima volta in Texas, ne rimase immediatamente affascinata e promise a se stessa che ci sarebbe ritornata. 

Passò una settimana bellissima e quel 4 di settembre trascorse una notte davvero magica.

Troppo magica, a questo punto.

 

<< Sheldon, è bellissimo! Di la verità, non lo hai deciso tu il posto >>

L’aveva portata in un luogo isolato che distava pochi  chilometri  da casa di sua madre in cui si poteva ammirare perfettamente le stelle. Amy rimase sbalordita da quanto si potessero vedere bene in Texas, a differenza di Pasadena, le quali erano coperte dai condomini e dalla luce artificiale della città.

<< Si, in effetti è stata un’idea della mia nonnina. Ha detto che ti sarebbe piaciuto molto. E’ così? Lo sai che non riesco ancora a decifrare le emozioni umane >> disse, mentre stendeva un telo a terra.

<< Ma certo che sono felice. Grazie per avermi portato qua >> rispose la neurobiologa, piena di gioia, mentre si sdraiava per ammirare al meglio il cielo stellato.

<< Figurati >> mormorò imbarazzato il fisico teorico, mettendosi a sedere.

<< Perché non ti stendi? >>

<< Perché, nonostante il telo, so che a terra è umido e non ho voglia di prendermi una bronchite e poi… >>

Non finì di terminare la frase che si ritrovò scaraventato a terra da Amy, in un modo non proprio delicato.

Stava per digliene quattro, ma rimase senza parole, e questo accadeva raramente, non appena prestò più attenzione a cosa si trovava sopra le loro teste.

Quelle stelle erano davvero ammalianti per tutti quanti, erano così belle, così perfette, sembravano finte. Eppure erano vere e Sheldon non se ne era mai accorto prima, nonostante fosse vissuto lì per molti anni, forse perché aveva passato la maggior parte della sua vita rinchiuso in casa a fare esperimenti e a farsi dei nemici mortali.

Il fisico teorico scacciò immediatamente quei pensieri assurdi dalla sua testa. Come potevano le stelle essere più importanti delle invenzioni e del rimanere rintanati in casa a guardare programmi scientifici educativi?

<< Come mai sei così silenzioso ? Non dirmi che il grande Sheldon Cooper non si intende di astronomia. Devo chiamare per caso Raj per conoscere qualche aneddoto sulle costellazioni?  >> domandò Amy, mentre si divertiva a guadare l’espressione sbalordita di suo marito.

Il fisico teorico ritornò in sé, sentendo pronunciare quelle parole.

<< Amy, sai, io sono un fisico, ho una conoscenza basilare dell’intero universo e di tutto quello che contiene >> le rispose, con aria di superiorità.

<< Illuminami, allora >>

<< Devo prendere una torcia per caso? >> domandò, non capendo le sue parole.

<< Dimmi tutto quello che sai sulle stelle, Sheldon >> disse Amy, ridendo tra sé e sé, pensando a quanto fosse ingenuo.

<< E va bene. Innanzitutto le costellazioni sono 88. Questo numero è il risultato dell'originario elenco tolemaico formato da 48 costellazioni cui si aggiunsero nei secoli le altre 40, ad opera soprattutto di Bayer e di Hevelius.

Invece la stella più vicina è ovviamente il Sole. Segue la stella di Barnard distante "solo" sei anni luce, ma non visibile ad occhio nudo dato che la sua magnitudine è appena di 9,5.

Infine l'astro in assoluto più vicino alla Terra è Proxima Centauri, distante 4,2 anni luce. Contenta? >>

La ragazza annuì. Aveva ascoltato ogni singola parola, nonostante fosse rimasta  incantata dal suo fascino, che non sapeva di avere.  Forse era l’unica a non annoiarsi mai quando apriva bocca.

Improvvisamente sentì un brivido lungo la schiena. Adesso davvero iniziava a fare freschetto, nonostante fosse inizio settembre.

<< Sheldon, dimmi che hai portato pure una coperta >>

<< Mi sembra ovvio. Io sono preparato a tutto. >>

Amy, sospirò rassegnata, non appena si accorse che la coperta era di Star Wars. Però almeno era abbastanza grande per tutti e due, questo era l’importante.

Si mise sotto di essa, coprendo anche Sheldon.

<< Ehi, che fai, io non ho freddo! >>

<< Si che hai freddo, lo vedo bene, non preoccuparti per me, la coperta è abbastanza larga >>

<< Ma chi si preoccupa per te! >>borbottò, mentre guardava altrove.

Amy rise. Sapeva che Sheldon si interessava spesso delle sue condizioni di salute e sapeva benissimo che non lo avrebbe mai ammesso.

<< Guarda, Sheldon, una stella cadente. Esprimi un desiderio >>

<< Amy, è una sciocchezza chiedere qualcosa ad un meteorite.

 E poi il termine che hai usato, è quanto mai scorretto: le scie luminose che vediamo nel cielo non possono essere "stelle" in caduta libera, poiché le stelle, come il nostro Sole del resto, sono corpi enormi e caldissimi, composti principalmente da idrogeno ed elio, che terminano le loro lunghissime vite esplodendo o spegnendosi in modo più o meno burrascoso.

Vieni, è meglio andare, ora. Si è fatto davvero tardi >> concluse. Stava per alzarsi, quando Amy lo bloccò.

Sheldon la guardò interrogativo.

<< Ti va di fare una pazzia? >>

<< Amy, io non sono pazzo, mia mamma mi ha fatto controllare, quindi si da il caso che io non compia nessuna pazzia >>

<< Oggi è venerdì, uno dei nostri “giorni dell’amore ”… >> continuò Amy, ignorando totalmente quello che aveva detto Sheldon, avvicinandosi piano piano a lui.

<< O no, non ti azzardare! >> la avvisò, capendo improvvisamente quale fosse il punto.

Ma ormai era troppo tardi. In men che non si dica se la ritrovò a cavalcioni sopra di lui.

Doveva togliersela di dosso prima che qualcuno potesse scoprirli, pensò il fisico teorico.

Ma allora perché le sue mani erano ferme sui suoi fianchi e non si azzardavano a muoversi? 

All'improvviso, sentì un impulso nelle orecchie, che presto si tramutò in sussurro.

Non vi scopriranno, Sheldon. Nessuno viene qui.

Cercò di ignorarlo.

Era vero che nessuno conosceva quel posto. Ma se qualcuno fosse capitato lì per sbaglio? Sarebbero andati in prigione, accidenti. Già gli era capitato una volta e gli era bastato. E poi le prigioni del Texas erano peggiori di quelle della California. Non gli avrebbero mai dato il Premio Nobel se finiva sempre dentro.

Sheldon chiuse gli occhi trattenendo il respiro non appena avvertì i polpastrelli di Amy che percorrevano il contorno del suo viso fino a raggiungere la zona della sua bocca.

La neurobiologa lo osservava in tutta la sua fragilità e più esaminava il suo corpo che cercava in tutti i modi di resisterle, più si ripeteva nella sua testa che lo amava e che mai si sarebbe stancata di lui.

Scostò appena le dita, giusto per avvicinarsi a lui, lentamente, per appoggiare le labbra sulle sue con dolcezza.

Iniziò a percorrere il profilo delle labbra sempre con piccoli e dolci baci mentre con una mano gli accarezzava la guancia.

Sentendo il corpo di suo marito che si rilassava a poco a poco, iniziò a sfiorargli il labbro inferiore, mentre la lingua andava alla ricerca della sua, per accarezzarla in maniera attenuata.

Amy iniziò a baciarlo con più intensità non appena Sheldon aumentò leggermente la presa sui suoi fianchi tirandola verso di sé facendo aderire appena i loro corpi.

<< Noi… non possiamo>> sussurrò il fisico teorico quando si staccò appena dalle sue labbra, per riprendere fiato.

<< Dimmi due motivi validi e giuro che smetto >>

<< Non siamo in una camera e non ci troviamo su un letto >> iniziò, mentre le mani, diventate improvvisamente autonome, iniziarono a percorrerle la schiena.

<< Il nostro contratto non specifica il luogo in cui devono avvenire i nostri incontri. Prova di nuovo, ma ricorda che è l’ultima possibilità >> disse, iniziando a riempirlo delicatamente di baci sul collo caldo.

<< O…ok >> mormorò, cercando di ignorare la sua difficoltà a respirare regolarmente.

Pur di non incrociare lo sguardo di Amy che sapeva benissimo lo avrebbe mandato in confusione totale, finì col ritrovarsi ad osservare di nuovo il cielo mentre un’altra stella cadente, pardon, meteorite, sfrecciava nel firmamento, verso chissà quale direzione.

<< Mia madre ci starà aspettando. Non vorrai mica subirti una predica lunga ore ed ore sul perché abbiamo fatto così tardi? >>

Si, questo era un buon motivo per farla smettere.

Tu non vuoi interromperla, tu la desideri, ammettilo, disse una vocina dentro di sé.

Il fisico teorico cercò di ignorarla. Certo che voleva che lei smettesse. Si stavano comportando come degli adolescenti in preda ad una crisi ormonale. Desiderala, poi? Che assurdità! In quel momento desiderava solo stare davanti la televisione a guardare un episodio di Star Trek.

<< Stasera tua madre radunava a casa tutto il gruppo di preghiera. Molto probabilmente staranno ancora pregando >> dichiarò Amy, mentre cercava di aprirgli la fibbia della cintura.

Sheldon dovette ammettere che sua moglie aveva ragione, come sempre del resto. Quasi certamente la madre non si era neanche accorta che mancassero da casa, troppo impegnata a recitare un numero sproporzionato di Ave Maria, Padre Nostro e qualunque altro tipo di preghiera esistesse insieme ad altri come lei.

E non voleva di certo ritrovarsi a pregare anche lui, come accadeva quando era piccolo.

<< D…d’accordo, hai ragione, però… >>

Improvvisamente si lasciò scappare un gemito, sentendo Amy che gli sbottonava lentamente i bottoni dei pantaloni. Troppo lentamente, tanto che pensava che lo stesse facendo apposta per fargli perdere quel poco di pensiero logico che gli rimaneva.

<< Però cosa? >> chiese dolcemente Amy, poggiandogli una mano sulla sua guancia costringendolo a guardarla finalmente negli occhi.

Appena Sheldon incrociò il suo sguardo capì che ormai il desiderio aveva vinto sulla razionalità.

Amy era così carina, così dolce e determinata allo stesso tempo.

E come si poteva dire di no a quegli occhi verdi che brillavano ancora di più quando era felice?

Forse era per questo che l’amava.

<< Niente, lascia perdere >> rispose, rassegnato.

Gradualmente la avvicinò al suo viso, appoggiando le labbra sulle sue, per regalarle il suo migliore bacio. Quando la sentì ricambiare, istintivamente posò una mano sul suo petto potendo sentire il cuore battere sempre più forte, mentre con l’altra cercava di sbottonarle il cardigan.

Amy rise tra sé e sé vedendo Sheldon che si trovava fin troppo in  difficoltà con i bottoni. Come tutte le volte, del resto.

<< Posso farti una domanda? >> le chiese, mentre era occupato con un bottone che difficilmente si apriva.

<< Certo >> disse Amy, cercando di non ridere.

<< Perché indossi sempre due cardigan? >>

<< E tu, invece, perché indossi costantemente due magliette? >> gli domandò a sua volta.

<< Ehm… beh, perché… ma che fai!? >> chiese improvvisamente in preda al panico, vedendo Amy che in men che non si dica si liberò dei due maglioni e mancava davvero poco che si togliesse anche la camicetta.

<< Mi sento particolarmente buona, così ti ho voluto dare un aiutino, ma ricordati che prima o poi dovrai imparare a sbottonare i cardigan da solo, non è difficile, sai? >> gli sussurrò maliziosamente all’orecchio.

<< Non è vero, io so slacciarli perfettamente, è solo che… >>

Improvvisamente si ritrovò le labbra di Amy sulle sue.

Sheldon rimase immobile per un attimo, riflettendo se rimproverarla per il fatto che era tutta la sera che non riusciva a terminare una frase per colpa sua, ma alla fine si abbandonò a quel bacio, così dolce e insistente, stringendola sempre di più a sé, che cancellò definitivamente dalla sua mente ogni traccia di pensiero razionale.

Istintivamente sentirono il bisogno di avvolgersi sotto la coperta nonostante ormai non avvertissero più freddo. Forse perché avevano paura di quella situazione nuova ad entrambi. Eppure, quella stessa paura, inaspettatamente, nel contempo, alimentava sempre di più in loro, il desiderio di scoprire nuovi aspetti dei loro corpi e dei loro animi, mentre nel cielo uno sciame meteoritico sfrecciava su di loro, verso ignote destinazioni.

***********

<< Vuoi conoscere il sesso dei bambini? Sembrano proprio che vogliano farsi vedere >>

La domanda del Dottor Paul fece ripiombare Amy alla realtà.

La neurobiologa stava per rispondere quando fu preceduta da Penny e Bernadette.

<< Si, si, ti prego Amy, vogliamo saperlo! >> gridarono all’unisono, eccitate più che mai.

La ragazza annuì verso il suo ginecologo. Di sicuro non sarebbe mai riuscita ad aspettare fino alla nascita.

Il Dottor Paul sorrise mentre controllava sul monitor e quel sorrisetto ad Amy non le piaceva affatto.

<< Un maschietto e una femminuccia! >> enunciò, con fin troppa enfasi.

La neurobiologa si colpì la fronte con il palmo della mano.

Accidenti. Non potevano essere un maschio e una femmina, era tutto troppo surreale.

<< Ok, grazie Dottore, ora dobbiamo proprio andare >> concluse Amy, ricomponendosi in qualche modo e uscendo dallo studio fin troppo in fretta, ancora sconvolta per tutte quelle informazioni che aveva ricevuto in una botta sola.

<< Amy, aspetta! >> gridò Penny.

Stava per uscire, quando si bloccò.

<< Comunque io sono una rappresentante farmaceutica, se le interessa qualche farmaco, questo è il mio biglietto da visita >> disse, con il suo miglior sorriso da venditrice, verso il ginecologo.

<< Andiamo Penny, non è questo il momento! >> le urlò Bernadette, prendendola per il braccio, mentre si dirigevano verso l’uscita, lasciando il Dottor Paul più sconvolto che mai.

**********

Una volta a casa, constato che suo marito non ci fosse, Amy decise di farsi una doccia per riflettere su tutto quello che era successo in quelle poche ore, e soprattutto, per togliersi di dosso l’odore tipico di ospedale, sapendo fin troppo bene che Sheldon se ne sarebbe subito accorto.

Innanzitutto, ormai era chiaro come il sole che lei era incinta di quattro mesi, però non si aspettava di certo che i bambini potessero essere due.

Penny e Bernadette, durante la strada del ritorno, le chiesero se era felice.

Ma certo che lo era! Aveva sempre desiderato avere dei figli da Sheldon, fin da quando lo incontrò per la prima volta, e lui lo sapeva benissimo.

Ma, da quando erano sposati, quest’argomento non era mai spuntato fuori, e quindi non sapeva di preciso come avrebbe reagito Sheldon alla notizia.

Sapeva che odiava i bambini, che per lui non facevano altro che piangere e sporcare dappertutto, ma forse, avrebbe fatto un’eccezione per i suoi figli. Per i loro figli.

Solo adesso, mentre si guardava allo specchio, notò che il  suo corpo stava diventando più rotondo e che, mentre cercava di vestirsi, le sue camicette e i suoi cardigan a stento le entravano.

Forse era giunto il momento di comprare qualcosa di più largo.

Eppure Sheldon l’aveva avvertita più di una volta che stava ingrassando e che i suoi sbalzi d’umore lo stavano facendo impazzire, ma lei non gli aveva mai dato ascolto.

Era stata la prima persona in assoluto ad accorgersi che qualcosa in lei stava cambiando, ma era troppo ingenuo per pensare ad una gravidanza.

Quando rientrò in salotto, lo vide seduto sul suo solito posto sul divano.

<< Ciao Sheldon, non ti ho sentito entrare. Come è andata oggi al lavoro? >> chiese, cercando di avere un tono possibilmente naturale, mentre si sedeva accanto a lui.

<< Benissimo. Gli studi sulla materia oscura vanno sempre più avanti e oggi quell’idiota di Kripke ha fanno una figuraccia in mensa quando si è rovesciato il pranzo addosso. Non è meraviglioso? >> disse Sheldon, felice più che mai.

La ragazza annuì.

<< Che ne dici se domani passiamo la giornata a Disney World? E’ sabato, non dobbiamo lavorare. Ti compro tutto quello che vuoi. Voglio solo che tu ti diverta. >>

<< Dici davvero? >> chiese Sheldon, gridando di gioia, manco fosse un bambino di cinque anni.

<< Ma certo >>

Inaspettatamente Sheldon, con grande stupore di Amy, le si avvicinò gradualmente per baciarla dolcemente in un incastro di labbra così perfetto che per poco non pianse.

Accidenti agli ormoni.

Quando avvertì le sue mani sui fianchi, iniziò ad andare nel panico più totale, con la paura che potesse intuire qualcosa.

Ti prego non chiedermi se sono incinta, si ripeté nella mente.

<< Amy, è la ventesima volta che ti dico che stai ingrassando. Quando ti deciderai a smettere di mangiare le ciambelle a colazione? >> disse, invece, con il suo solito tono da rimprovero.

La neurobiologa cacciò un sospiro di sollievo.

Domani a Disney World gli avrebbe detto tutto, giurò a se stessa.

**********

<< Ti sei divertito, Sheldon? >>

<< Si, moltissimo. So che non lo dico mai, ma grazie per questa giornata >>

<< E… ? >> lo incitò la neurobiologa.

Il fisico teorico ci pensò un attimo.

<< Oh, si. Scusa se ti ho vomitato sulle scarpe >>

<< Non fa niente, Sheldon, non ti preoccupare >>

Non avrebbe dovuto fargli mangiare due hot-dog prima di farlo salire sulle montagne russe, Leonard e Penny l’avevano avvertita delle conseguenze, ma non era riuscita a dirgli di no.

Finalmente Amy capi che era giunto il momento di parlare a Sheldon della gravidanza. Se non lo avesse fatto adesso, probabilmente glielo avrebbe detto soltanto quando si sarebbero rotte le acque, ne era certa.

E poi sembrava davvero felice, meglio approfittarne, visto che non capitava quasi mai.

<< Viene Sheldon, sediamoci su quella panchina, c’è una cosa che ti devo dire >>

 << E non puoi dirmela mentre camminiamo? >>

<< No. E’ davvero importante >>

Ci mancava solo che suo marito svenisse a terra. Come se lo sarebbe trascinato fino all’auto?

<< E va bene. Fai in fretta, però >> disse, mentre si sedeva, esasperato.

<< Meglio che non bevi >> continuò la neurobiologa, mentre gli toglieva la bibita di mano, immaginandoselo intento a evitare di affogarsi.

Il fisico teorico alzò gli occhi al cielo.

<< Ecco… Sheldon… io… >> balbettò la neurobiologa. Tutto il discorso che si era preparata la mattina, improvvisamente era stato rimosso dalla sua mente e la paura prese il sopravvento. Inoltre, suo marito che la fissava intensamente non l’aiutava a calmarsi.

<< Sono incinta di quattro mesi di due  gemelli, un maschio e una femmina.  >> disse tutto d’un fiato, senza neanche sapere come.

Adesso avrebbe fatto una scenata, ne era certa, le avrebbe urlato contro dandola della manipolatrice sessuale e l’avrebbe lasciata sola con due bambini da crescere.

Invece, con grande stupore di Amy, Sheldon era tranquillo. Troppo tranquillo, tanto che iniziò davvero a preoccuparsi.

<< Sono stati concepiti il 4 settembre. Sai, quando mi hai portato a vedere le stelle in Texas. E’ stata colpa mia, scusami, tu non volevi farlo ma io ho insistito tanto… >> continuò, in preda al panico.

Ma perché si stava scusando per quello che era successo? I figli si fanno in due, accidenti. E se non fosse successo quella volta, probabilmente sarebbe accaduto in un altro momento. Infondo, non erano poi tanto vecchi.

<< Ti prego, Sheldon, di qualcosa, qualunque cosa ti passi in quella maledettissima mente. Dillo che la colpa è dei miei ormoni e delle mie stupide esigenze e che … >> gli urlò la neurobiologa, visto che non si azzardava ad aprire bocca.

<< Forse sono stato io a volerlo >> la interruppe improvvisamente.

La neurobiologa rimase a bocca aperta per lo shock.

No, era impossibile che Sheldon volesse un figlio.

Eppure i suoi occhi azzurri e innocenti dicevano tutt’altro.

 << In… in che senso? >> domandò, dopo essersi finalmente ripresa.

<< Amy, sei stata tu stessa a farmi notare dal giorno in cui ci siamo conosciuti, che tra il mio e il tuo, il nostro materiale genetico ha il potenziale per produrre il primo esemplare di una stirpe di benevoli sovrani dall’intelletto superiore in grado di guidare l’umanità verso un futuro migliore.

Questo sembrava il momento giusto. Insomma, entrambi a lavoro stiamo avendo degli ottimi risultati e per il momento la Terra non è stata invasa dagli alieni >>

Amy rise ricordando la volta in cui discussero dell’argomento.

Col passare del tempo, però, le cose erano cambiate in un modo del tutto inaspettato per entrambi.

Adesso erano sposati e lei era rimasta incinta in modo del tutto naturale senza alcuna fecondazione artificiale.

E soprattutto, quei bambini erano il frutto del loro amore.

<< Perché non me ne hai parlato? Queste decisioni si prendono in due >> gli chiese, ammorbidendo un po’ la voce, sapendo quanto odiasse la gente che urla.

<< Se ne avessimo discusso, avresti detto di no? >>

<< No, Sheldon. Avrei detto di si, perché ho sempre desiderato avere dei figli nostri >> gli disse, con tutto l’amore di cui era capace.

Perché era vero. Aveva sempre voluto dei figli da Sheldon e adesso non le importava se non avessero mai parlato dell’argomento. Sapeva soltanto che il suo sogno era diventato finalmente realtà.

<< Hai visto che ho sempre ragione?

Adesso, ho già in mente due nomi strepitosi per i futuri sovrani del genere umano >> disse, ritornando ad essere quello di sempre.

<< E quali sarebbero? >> domandò Amy, intuendo già la risposta, pensando al fatto che i bambini fossero un maschio e una femmina e soprattutto, conoscendo i gusti di suo marito.

<< Luke e Leila, mi sembra ovvio! >> dichiarò.

<< Sheldon, non chiameremo i nostri figli come i personaggi di uno stupido film di fantascienza… >>

Si bloccò non appena percepì i movimenti dei gemelli nella sua pancia. No, non erano movimenti, come l’aveva avvertita il Dottor Paul, visto che era troppo presto, ma erano più una specie di sussulti. Ma ad Amy non le importava, visto che era la prima volta che accadeva, e in quel momento fu colta improvvisamente da un misto di emozioni  così diverse e contrastanti tra loro che non riusciva a spiegare neanche a sé stessa.

<< Ehi che ti prende? Ti vuoi per caso scusare per aver chiamato Star Wars uno stupido film di fantascienza? >> domandò Sheldon, vedendola immersa nei suoi pensieri.

<< No, per me resterà sempre stupido, però, a quanto pare, i tuoi figli già lo adorano. >> disse, rassegnandosi al fatto che, molto probabilmente, l’avevano interrotta poiché era in disaccordo con suo marito.

Accidenti, già davano ascolto a lui. E avrebbero mai dato ascolto alla loro mamma?

<< Questo te lo avrebbero detto loro? >>

<< In un certo senso si. Vogliono essere chiamati Luke e Leila. In fin dei conti, non sono dei brutti nomi. Però i secondi nomi li scelgo io e… >>

Non finì di terminare la frase che finì col rigurgitare sulle scarpe di Sheldon, il quale, ovviamente, fece una faccia più che disgustata.

Il suo ginecologo l’aveva avvertita che con una gravidanza gemellare i sintomi si sarebbero fatti sentire anche nei periodi successivi. Si sarebbe dovuta portare un secchio appresso per evitare altre situazioni del genere, pensò seriamente.

<< Vedo che hai voluto dar retta alla cosiddetta Legge del taglione… >> disse il fisico teorico, cercando di mantenere la calma, mentre Amy si stava riprendendo.

<< … ma, comunque sia, visto che ci siamo rovinati le scarpe a vicenda, cosa ne dici se ce le regalassimo delle nuove per San Valentino, nonostante il nostro contratto non prevede alcuno scambio di doni? >>

**********

<< Ehi, ciao. Allora, vi siete divertiti a Disney World? >> disse Leonard, quando vide gli Shamy entrare in casa.

<< Accidenti, Sheldon, quante volte ti avrò detto di non mangiare prima di salire sulle montagne russe? >> continuò, sentendo la puzza di vomito.

<< Si si ok, lo sa perfettamente. Allora, qualche novità? >> gli chiese Penny, già sapendo che Amy gli aveva detto della notizia.

<< Si. L’utero di Amy si è beccata due bambini >> dichiarò, tranquillamente, mentre si sedeva al computer.

Howard e Raj, che erano intenti a mangiare, per poco non si stavano affogando con il cibo.

<< DUE ?! >> urlò il fisico sperimentale contemporaneamente, mentre sentiva che gli stava venendo un attacco d’asma.

Amy sospirò rassegnata. Glielo aveva ripetuto un centinaio di volte in macchina, al ritorno, che avrebbero comunicato agli altri della gravidanza con calma, insieme e soprattutto come una coppia normale.

Ma, ovviamente, loro non erano una coppia normale.

 << Sheldon era presente durante il concepimento? >> chiese Howard generando una risata collettiva.

<< Credevamo che, visto che la prima notte di nozze tuo marito non sapeva toglierti la camicia da notte, ci avreste rinunciati per sempre >> disse Raj ad Amy, con le lacrime agli occhi, tappandosi improvvisamente la bocca con le mani, non appena si accorse di aver parlato troppo.

<< COOOSAA?! >> urlò la neurobiologa.

Che cavolo ne sapeva lui di quello che era successo quella notte? Non aveva raccontato a nessuno di quel dettaglio, nemmeno a Penny e Bernadette, eppure, adesso, guardando le espressioni tese dei suoi amici, intuì che sapevano qualcosa.

<< Amy, tesoro, sai, quando quella volta sono uscita dalla vostra stanza, c’erano i ragazzi che volevano origliare. Io e Bernadette, abbiamo cercato di fargli cambiare idea, poi però le cose si stavano facendo interessanti e così… >> cercò di giustificarsi Penny.

<< Non preoccuparti, ce ne siamo andati in tempo, anche perché la situazione si stava facendo davvero inquietante >> disse Howard, immaginando gli Shamy che ci davano dentro.

<< Sheldon, tu non dici niente? >> gli domandò Amy, vedendolo tranquillo che lavorava al computer, come se nulla fosse.

<< Perché? In certe culture è più che normale che alcune categorie di invitati rimangano fuori dalla porta dei due novelli sposi ad esultare per il loro orgasmo >>

I ragazzi risero come se non ci fosse un domani, sentendo parlare Sheldon di sesso.

Tutti tranne Leonard, il quale, ancora sotto shock per tutto quello che stava accadendo, cercava di respirare con l’inalatore per l’asma che aveva sempre con sé.

 La neurobiologa si portò una mano sulla fronte, rassegnata. Sapeva che suo marito diceva quelle cose ad alta voce senza farlo apposta, ma non voleva che si sapessero. Certo, era orgogliosa di raccontare agli altri che anche lei e Sheldon adesso avevano un’intimità anche fisica, ma non amava che si sapessero i dettagli.

<< Beh, Sheldon non saprà spogliarmi, però sotto le coperte ha un’autonomia anche superiore ai sette minuti. Invece Leonard, quanto dura? Ventuno secondi?  >> sbottò improvvisamente Amy, cercando di far passare l’attenzione verso Leonard.

La ragazza cacciò un sospiro di sollievo, quando vide che, come voleva dimostrare, le risate adesso erano tutte per il povero fisico sperimentale.

A male estremi, estremi rimedi.

<< Perché fai quella faccia, Leonard? Lo sai perfettamente che io sono superiore a te in tutto! Adesso, che ne dici se mi aiuti a finire di svuotare la tua stanza e portare tutte le cose da Penny? Sai, dovrebbe diventare dei gemelli, quindi ci servirebbe il più presto possibile >> disse Sheldon, tranquillamente, mentre il suo amico, ancora sconvolto, era intento a svenire sotto gli occhi di tutti. 

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Capitolo 5
*** L'arrivo dei gemelli ***


 

L’ARRIVO DEI GEMELLI

 

<< … e con questo abbiamo finito! Allora Amy, ti piacciono ? >> domandò Sheldon, una volta terminato di montare le culle per i gemelli insieme ai suoi amici.

La neurobiologa rimase senza parole dallo stupore per quanto fossero belle.

Erano di legno bianco rettangolari, con quattro ruote piroettanti compresi di velo in tulle che veniva mantenuto con un’asta.

Lei e Sheldon impiegarono un’intera giornata per sceglierle.

 Dopo decine e decine di culle, definite dal fisico teorico o troppo piccole o troppo grandi o troppo soffocanti, finalmente trovarono quelle perfette.

Ma il motivo per cui suo marito le aveva scelte era perché includevano anche un koala di peluche.

Sapeva quanto ammirava quegli animali.

<< Si si sono di suo gradimento. Ciò nonostante, non c’era alcun bisogno di prendere sei metri quadrati di alluminio e la fiamma ossidrica. Io sono cresciuta in campagna, ho aggiustato il motore di un trattore quando avevo dieci anni. Sarei riuscita a montare queste culle in pochissimo tempo.  >> disse Penny, prima che Amy potesse aprire bocca.

<< Come no! Così le avresti distrutte dopo neanche cinque minuti! >>

La bionda stava per replicare, quando la neurobiologa cercò di dividerli.

Si stavano comportando peggio di due bambini dell’asilo.

<< Va bene ragazzi, grazie mille per l’aiuto. Ora potete anche andare al cinema. >> concluse Amy, mentre spingeva i ragazzi dall’ormai ex-stanza del fisico sperimentale dirigendoli verso la porta d’ingresso.

<< Si, ok, abbiamo capito. Visto che oggi è il vostro anniversario di matrimonio, tu e tuo marito volete casa libera per fare sesso. Non preoccupatevi, togliamo subito il disturbo >> disse Howard, generando una risata generale.

<< Si da il caso che io e Amy non avremo alcun coito al momento. Lo sai che lo sperma contiene ormoni che possono aiutare la dilatazione della cervice e quindi favorire l’inizio del travaglio? Inoltre, durante l’orgasmo viene rilasciato l'ormone ossitocina, che può scatenare le contrazioni.

Non voglio che i nostri figli nascano prima del tempo >> disse Sheldon, con il suo solito tono di chi sapeva sempre tutto.

<< Ma non dovevate andare a vedere il film? Su, andate, prima che si fa tardi! >> sbottò la neurobiologa mentre li cacciava fuori di casa prima che potessero fare qualche battutina idiota.

**********

<< Mamma mia, che caratteraccio! >> dichiarò l’ingegnere, mentre scendeva le scale insieme a sua moglie e ai suoi amici.

<< Su Howard, la colpa non è sua. I suoi ormoni impazziti la rendono così >> cercò di giustificarla Leonard.

<< Non è solo questo. A quanto pare gli Shamy non hanno rapporti sessuali da quando Sheldon ha saputo della gravidanza. Da come ci ha raccontato Amy, teme che i bambini li possano vedere e sentire e che possano fare domande al riguardo tra qualche anno >> disse la microbiologa.

Leonard e Howard scoppiarono a ridere.

<< Ma come si fa a non fare sesso per nove mesi? Leonard, promettimi che se un giorno rimarrò incinta, lo faremo sempre >> disse Penny.

<< Ma certo, non preoccuparti >> le rispose il fisico sperimentale, immaginando i suoi seni ancora più grandi, in particolare quello sinistro.

<< E tu Bernadette? Quando sarai incinta vuoi fare sesso con me durante la gravidanza? >> le chiese Howard.

<< Eh? O si, ma certo! >> rispose, cercando di essere il più convincente possibile.

Sapeva quanto suo marito volesse dei figli, ma lei ancora non si sentiva pronta a prendersi un impegno così grande.

Inoltre, vedere Amy diventare grossa come una balena, non la aiutava di certo a cambiare idea, per il momento.

**********

Una volta che Amy chiuse la porta, si girò verso Sheldon, il quale era intento a sistemare sul tavolino del soggiorno i pezzi della sua scacchiera in 3D.

<< Vuoi che giochi con te? >> gli chiese, anche se sapeva benissimo la risposta.

<< Tu vedi qualcun altro in questo appartamento? >>

La neurobiologa sospirò, rassegnata.

Lei stessa aveva preferito rimanere a casa quel giorno, anziché andare a festeggiare in qualche ristorante.

Negli ultimi tempi avvertita sempre con maggior frequenza dei dolori alla schiena e un mal di pancia insopportabile. Inoltre i suoi piedi erano doloranti e se sentiva sempre più stanca. E la cosa che più la faceva preoccupare, anche se era del tutto normale in quel periodo, era la necessità di urinare in continuazione.

Rimanere nel loro appartamento sembrava la scelta migliore.

<< Va bene, Sheldon, giocherò con te, ma mi devi spiegare ancora una volta le regole >>

<< Amy, te le ho illustrate già cinque volte! Non è che tra i sintomi della gravidanza c’è pure l’amnesia ? >>

<< No, non ti preoccupare. E adesso, se vuoi che incominciamo a giocare, spiegami come si gioca >> disse Amy, cercando di non perdere la pazienza.

Non soffriva di amnesia ma erano davvero regole difficili da ricordare ed inoltre sapeva benissimo che suo marito ne avrebbe aggiunte delle altre all’ultimo momento.

<< Ok, te le rispiegherò. Tanto sai che adoro il suono della mia voce. E’ come riempirsi le orecchie di soffice caramello >>

Dopo che Sheldon spiegò le regole degli scacchi 3D ad Amy, finalmente incominciarono la partita.

La neurobiologa si trovò subito in difficoltà, sia perché ancora una volta non ci aveva capito un accidente di quel gioco, sia perché a lei non era mai piaciuto.

<< Brutta mossa >>

<< Davvero? Perché? >> chiese Amy, dopo che aveva preso un pedone a caso posizionandolo sul primo tassello vuoto che aveva adocchiato.

<< La mia regina ora può mangiare la tua torre dal basso >>

<< Quindi significa che ho perso, vero? E’ finita? >> domandò, cercando di nascondere la sua felicità.

<< E’ finita se faccio questa mossa… >> disse, mentre prendeva un pedone.

<<… ma non la faccio, perché ci stiamo divertendo troppo! >> concluse, mentre riposava il pezzo al suo posto.

La neurobiologa, esasperata più che mai, per tutta risposta, imitò la mossa che voleva fare suo marito, per mettere una buona volta fine a quel gioco.

<< Ehi che fai? Così hai perso! >> urlò, indignato, il fisico teorico.

<< E tu hai vinto! Non sei contento? >>

<< Beh, in effetti si. Vincere dà sempre una grande soddisfazione! >>

Amy sorrise vedendolo così felice e spensierato.

Forse poteva essere anche strano e pieno di manie, ma faceva tutto con spontaneità, come i bambini, così ingenui e privi di problemi.

E proprio per questo motivo, Amy era convinta che sarebbe diventato un ottimo papà. Uno di quei padri che aiutano sempre i propri figli nei compiti, che li motivano a seguire sempre i propri sogni per far sì che diventino realtà, e soprattutto…

<< Perché  mi stai fissando? >>

La domanda di Sheldon, riportò la neurobiologa alla realtà.

<< Niente. E che… sei così bello >> rispose semplicemente, mentre con una mano iniziò a giocare delicatamente con i suoi capelli dietro la sua testa, senza mai staccarsi dai suoi occhi azzurri che per lei risultavano sempre così magnetici.

<< Ma certo che sono bello! >> disse con ovvietà.

Il sorriso di Amy, se possibile, si fece ancora più grande mentre avvicinava lentamente il viso al suo per appoggiare delicatamente le labbra sulle sue.

Non appena avvertì la mano di Sheldon sfiorarle la guancia, mentre continuava a ricambiare i sui baci, la ragazza si accostò ancora di più a lui, attratta dal suo sapore che lo rendeva così dolce e buono soltanto il Nesquik alla fragola.

<< Perché mi hai baciato? >> chiese Sheldon, senza fiato.

<< Perché i vincitori ottengono sempre un bacio >> rispose, Amy, con naturalezza.

<< Giusta osservazione. Aspettami qui, devo prendere una cosa >> disse, mentre si dirigeva in camera da letto, sotto gli occhi incuriositi di sua moglie.

Amy si alzò dal divano per prendere una bottiglina d’acqua quando improvvisamente avvertì una fitta acuta al basso ventre, che la costrinse a risedersi.

No, non potevano essere le doglie.  

Improvvisamente sentì del liquido che le scendeva lungo le gambe.

Ok, di sicuro non era pipì.

Si erano rotte le acque.

Questo significava solo una cosa.

Era in travaglio.

Ok. Niente panico.

<< Solo perché sei incinta non significa che puoi sederti al mio posto >>

La voce di Sheldon, la distolse dai suoi pensieri.

Solo ora, in effetti, si accorse di essersi seduta sul posto privilegiato di suo marito.

Ma chi se importava? In questo momento c’erano cose più importanti a cui pensare!

<< Oltretutto, ci hai pure urinato sopra! Non potevi correre un attimo al bagno? >> continuò, vedendo il cuscino tutto bagnato, tranquillamente.

<< Sheldon, mi si sono rotte le acque >>

<< Ah, ok, se ci hai versato sopra l’acqua non fa niente. Questa te la faccio passare, ma non pensare che non sia arrabbiato >>

La neurobiologa si colpì la fronte con il palmo della mano.

Ma perché non capiva subito le cose al volo?

<< Sheldon sto per partorire! Prendi le chiavi della macchina e accompagnami all’ospedale! >> urlò, mentre i dolori si facevano sempre più sentire.

<< Punto primo: è impossibile che stai per partorire, poiché la data del parto è fissata per il 27 maggio, mentre il calendario segna che oggi è il 12 maggio.

Punto secondo: Io non guido. Potrei chiamare Leonard ma sarebbe inutile perché tu non darai alla luce i nostri figli stasera, perché negli ultimi mesi non abbiamo messo in pratica alcun amplesso e quindi tu non avrai alcun  parto prematuro. >>

<< Ascoltami bene, Sheldon. Tu adesso mi accompagni all’ ospedale altrimenti i nostri bambini nasceranno qui nel soggiorno e ci sarà sangue dappertutto, soprattutto sul tuo posto sul divano. Vuoi davvero rischiare? >> disse, cercando di rimanere il più calma possibile.

Il fisico teorico rabbrividì ripensando al parto di sua sorella Missy.

No, non voleva che anche casa sua facesse la stessa fine.

Inoltre, il suo adorato cuscino del divano era ormai già impregnato di liquido amniotico. Non voleva che venisse rovinato ulteriormente dal sangue.  

<< E va bene, ti accompagnerò all’ospedale. Spera che non facciamo alcun incidente >> disse, rassegnandosi, mentre aiutava Amy ad alzarsi, dirigendosi verso le scale.

**********

 << Allora ragazze, vi è piaciuto il film? >> chiese Leonard, una volta usciti dal cinema.

<< No! >> risposero all’unisono le due ragazze.

<< Mamma mia, come siete! Per me, The Avengers: Age of Ultron è stato stupendo! E poi, alla fine, una storia d’amore c’è, quindi di che cosa vi lamentate? >> disse, indignato, Howard.

Penny stava per replicare quando improvvisamente si bloccò.

<< Cosa c’è? >> le chiese il fidanzato, preoccupato, vedendo i suoi occhi fissi sul display del cellulare che non azzardavano a spostarsi.

<< E’ un messaggio di Amy. Sta per partorire. >> disse in preda al panico.

<< O mio Dio! Cosa ci facciamo ancora qui? >> urlò il fisico sperimentale, mentre più in fretta che poté arrivò alla macchina seguito dagli altri.

<< La cosa che più mi preoccupa è che Sheldon sta guidando. Scommetto 200 dollari che Amy partorirà prima di arrivare all’ospedale >> disse la rappresentante farmaceutica.

<< Io scommetto che arriveremo a destinazione prima di loro >> dichiarò Bernadette.

<< Secondo voi, Amy vorrà avere Sheldon vicino a sé durante il parto? >> domandò, invece, Raj.

**********

<< Perché non acceleri un pochino, Sheldon ? >> domandò Amy, vedendo una sfilza di macchine sorpassarli.

Addirittura un ragazzino in skateboard li aveva superati, accidenti!

<< No, credo già di andare abbastanza veloce! >> dichiarò, in preda alla paura più totale di tamponare qualcuno.

<< Di questo passo partorirò in macchina >>

<< Non ti azzardare! >> la avvertì suo marito.

<< Un semaforo rosso! Allora, sollevare il piede dall’acceleratore e poggiarlo sul freno premendo dolcemente >>

Solo ora sembrava che il fisico teorico si fosse un pochino rilassato, ma Amy sapeva benissimo che in quel preciso momento Sheldon stava pensando alle condizioni di salute di lei e dei bambini.

Mentre lo osservava con gli occhi fissi sul semaforo in attesa dello scattare del verde, era anche sicura che nella sua mente geniale si stavano formulando decine di domande che, ne era certa, non sarebbero mai uscite dalla sua bocca spontaneamente.

<< Non sono spaventata, se è questo che ti stai chiedendo >>

<< Non me lo sto domandando >> rispose il fisico teorico.

La neurobiologa alzò gli occhi al cielo.

<< Sheldon… >> iniziò Amy, mentre gli prendeva il viso tra le mani costringendolo a guardarla negli occhi.

<< … te lo ripeto. Non ho paura e sai perché ? Perché so per certo che andrà tutto bene, non succederà niente né a me né ai gemelli. E poi so che posso contare sempre su di te perché tu non mi lascerai mai>>  

Fu solo in quel momento che il fisico teorico si rese conto delle sue condizioni.

Non era mai stato bravo a percepire il linguaggio non verbale ma, adesso, vedendo sua moglie in quello stato, riusciva a coglierlo.

Sentiva le sue mani che tremavano mentre respirava con una certa difficoltà, i suoi occhi verdi che cercavano di non piangere completamente ma che, nel contempo, erano carichi di determinazione.

La stessa che aveva usato durante gli anni ogni volta che pretendeva qualcosa in più da lui nel loro rapporto e che non l’aveva mai abbandonata, nemmeno nei momenti peggiori e, soprattutto, non l’avrebbe abbandonata nemmeno in quel momento.

Sua moglie aveva ragione.

Non l’avrebbe mai lasciata.

Non poteva farsi scappare una donna forte e decisa come lei.

E poi, se avesse permesso ad Amy di crescere i bambini da sola, sarebbero certamente diventati dei biologi.

E questo non poteva affatto permetterlo.

<< E’ verde, Sheldon >> lo avvertì, vedendo il semaforo cambiare colore.

<< Cosa? O si, certo! >> mormorò distrattamente, mentre cercava di ripartire, riportando lo sguardo sulla strada.

<< Sbaglio o stiamo andando leggermente più veloce? >> domandò la neurobiologa.

<< Mi sembra ovvio. Non voglio che i nostri figli nascano in un’autovettura. E’ antigienica e in questo momento lo è ancora di più, visto la quantità eccessiva di sporco e polvere che riesco a percepire. Da quanto tempo non la porti a lavare? >> disse, usando il suo solito tono da rimprovero.

Amy sospirò.

Suo marito non avrebbe mai ammesso apertamente il motivo dell’improvviso aumento della velocità.

**********

Dopo un disastroso modo di parcheggiare da parte di Sheldon, finalmente erano pronti per entrare nell’ospedale.

<< Sheldon, mi aiuti ad uscire dalla macchina? Non riesco a muovermi! >>

<< Si… però prima volevo darti una cosa. Non ci vorrà molto. Allungami il braccio sinistro >> disse, mentre cercava qualcosa nella tasca dei pantaloni. 

La neurobiologa lo assecondò, incuriosita da quelle parole.

Quando vide un braccialetto credeva che stesse avendo un’allucinazione dovuta alle fitte.

<< Volevo prenderti una versione più elegante di quello che indossi sempre su cui sta scritto che sei allergica alla penicillina… >> iniziò, mentre cercava impacciatamente di metterglielo facendola ridere.

<< … ma non ce l’avevano. Così, alla fine, ho optato per questo qui. Buon anniversario, Amy >>

La ragazza se lo rigirò tra le mani, ancora incredula.

Suo marito non era mai stato un amante dei regali.

Il suo viso si illuminò, quando lesse l’incisione sul cuore che lo componeva.

Due parole, cinque lettere.  

Una frase apparentemente semplice ma, nel contempo, la più misteriosa che ci sia.

Proprio come Sheldon.

Unico e indecifrabile.

<< Ti amo anch’io >> gli sussurrò, dolcemente.

<< Evviva! Amy ancora deve partorire e, cosa più importante, noi ci troviamo qui da mezz’ora mentre loro sono arrivati su per giù cinque minuti fa. E questo significa solo una cosa: ho vinto! Penny, sgancia i 200 dollari! >> gridò Bernadette, dopo aver aperto energicamente la portiera dell’auto, facendo sobbalzare improvvisamente sia Sheldon che Amy.

<< Avete scommesso su come sarebbe giunta al termine la mia gravidanza?! >> domandò la neurobiologa, incredula.

<< Si! >>  risposero all’unisono le due bionde, come se fosse la cosa più normale del mondo.

<< Va bene, non voglio sapere il perché di questa vostra idea. Però, vi prego, qualcuno di voi, mi può aiutare ad uscire dalla macchina? >> chiese, cercando di rimanere tranquilla.

<< O si! Scusaci >> rispose Leonard mentre, aiutata da Sheldon, la aiutava ad alzarsi.

**********

 << Ecco la sala parto che ti hanno assegnato. La 73 >> disse Sheldon, spingendo Amy sulla sedia a rotelle.

<< Lo sai che il 73 è il numero più completo? E’ il ventunesimo dei numeri primi. Il suo speculare, il 37, è il dodicesimo, e il suo speculare, il 21, è il prodotto, e qui ti consiglio di reggerti forte, di sette per tre >>

<< No, non lo sapevo >> rispose Amy, senza averci capito un accidente, visto che in quel momento la sua mente stava pensando che, nel giro di qualche ora, la sua vita e quella di suo marito sarebbero cambiate per sempre.

<< Beh, adesso lo sai. Io adesso vado. Quando hai finito, fammi sapere >>

Stava per andarsene, quando avvertì la mano di Amy che si stringeva intorno alla sua, costringendolo a fermarsi.

<< Il nostro contratto recita che quando uno di noi due sta male, l‘altro deve prendersi cura di lui >>

<< E allora? Non sei mica malata, stai solo per partorire >> disse Sheldon, non capendo la sua affermazione.

<< Non voglio entrare da sola. Ti prego, rimani con me >> lo supplicò.

<< Ma sei matta?! Ho già assistito al parto di mia sorella ed è stato fin troppo traumatico, e non posso nemmeno dimenticarlo perché ho una memoria eidetica. Non ho alcuna intenzione di rivivere la stessa esperienza >> le disse, alzando la voce più del dovuto.

Amy abbassò lo sguardo, colpevole di quello che aveva appena detto.

Sapeva di aver preteso troppo da Sheldon.

Già aveva fatto uno sforzo sovraumano accompagnandola all’ospedale nonostante non sapesse guidare e, soprattutto, rimanendo per così a lungo in quel luogo, che lui considerava pieno di gente malata e germi mortali.

In una delle poche volte nella sua vita, si era preoccupato di un’altra persona che non fosse lui, sentendosi orgogliosa sapendo che quella persona altro non era che lei, che, oltretutto, portava in grembo i suoi figli.

Ma non poteva obbligarlo a fare tutto.

<< V… va bene, Sheldon, fa come vuoi >> mormorò cautamente, mentre gli lasciava la mano.

Il fisico teorico si pentì immediatamente di quello che aveva detto e, soprattutto, del tono che aveva usato con lei.

Aveva paura di guardarla negli occhi, perché sapeva che, se lo avesse fatto, sarebbero stati avvolti da un velo di tristezza.

Tutta colpa sua e del suo carattere, che sapeva benissimo, era fin troppo indelicato.

Doveva rimediare.

Voleva vederla felice e amata, voleva rivederla sorridere come quando ogni volta trovava una scusa per baciarlo e la lasciava fare.

 Voleva che tornasse a ridere come quando poco prima cercava di infilargli al polso il braccialetto che le aveva regalato trovando una certa difficoltà.

Ma, cosa più importante, voleva che il suo sguardo tornasse a risplendere, come quando ,in macchina, gli aveva sussurrato che l’amava anche lei.

Accidenti! Cosa gli aveva fatto Amy per renderlo così spaventosamente sensibile?

La sua mente diceva che quella donna lo stava cambiando e questo non andava affatto bene, né per il lavoro né per tutto il resto, ma una vocina dentro di sé diceva che, dopotutto, non gli dispiaceva affatto la  persona più affettuosa e di larghe vedute che era divenuto.

La neurobiologa, vedendolo ancora davanti a sé, credette che non avesse udito la sua decisione.

<< Sheldon, mi hai sentito? Ho detto che puoi andare… e adesso che ti prende?! >> chiese, vedendolo mettersi una quantità fin troppo eccessiva di disinfettante sulle mani e prendere improvvisamente il comando della sedia a rotelle entrando in sala parto.

<< Per quale motivo alla fine si fa sempre come vuoi tu? >> domandò, rassegnato, più a se stesso che a sua moglie.

**********

 << Mi aiuti a svestirmi, Sheldon? >> domandò una volta dentro.

La neurobiologa alzò gli occhi al cielo, tuttavia senza trattenere un sorriso, vedendo suo marito che si era voltato da tutt’altra parte pur di non vederla senza nulla addosso.

<< Ah, già! Dimentico sempre che dopo un anno che siamo sposati, ancora non riesci a guardarmi nuda, senza prima un bel po’ di preliminari che ti fanno perdere il controllo delle tue azioni >> disse, mentre cercava di togliersi i vestiti di dosso ,in qualche modo, per infilarsi una veste da degente.

<< Amy, è la trentesima volta che ti dico che non è così. E’ che… >>

Ma non finì in tempo a dire la sua opinione, che venne interrotto dal Dottor Paul seguita a ruota da una donna, molto probabilmente l’ostetrica.

<< Allora, Amy? Sei pronta per incontrare i tuoi figli? >> le chiese, non appena la vide.

La ragazza annuì, con decisione.

I suoi amici erano tutti fuori che facevano il tifo per lei, anche se, ne era certa, stavano ancora continuando a scommettere su di lei, forse sull’orario in cui sarebbero nati i gemelli, e, cosa più importante, aveva suo marito accanto a sé.

In quell’istante si sentiva la donna più fortunata del mondo.

<< Guarda che adesso la tua amica non è più nuda, quindi se vuoi aiutarla a stendersi… >> disse il ginecologo, rivolgendosi a Sheldon, visibilmente a disagio, intento a perlustrare l’intera stanza.

<< Guardi che Amy non è una mia amica, è mia moglie.

Anche se, adesso che ci penso, solo pochi anni fa, davvero la definivo una mia amica. Anzi, per essere più precisi, affermavo che era una ragazza e che era mia amica, ma che non era la mia fidanzata e che non lo sarebbe mai stata. Invece, adesso, siamo addirittura sposati >> ragionò il fisico teorico, mentre aiutava sua moglie a sdraiarsi.

<< Allora tu devi essere il Dottor Sheldon Cooper, colui che ha con Amy dei rapporti sessuali completi due volte la settimana >> sentenziò il Dottor Paul, ricordando le parole che aveva detto la ragazza la volta che era entrata nel suo studio per confermare la presenza della gravidanza.

<< Anche se, con tutta onestà, pensavo che Amy se la fosse inventata la storia del marito >> continuò, senza minimamente preoccuparsi che la ragazza potesse ascoltarla, la quale, rimase sconvolta.

Davvero era impossibile credere che una come lei, avesse finalmente trovato un uomo che la amava per quello che era e che addirittura adesso stava per dare alla luce i suoi figli, generati in modo del tutto naturale?

Amy voleva digliene quattro ma nel momento in cui si sdraiò, si sentì sollevata e sopraffatta da un senso di stanchezza, così, alla fine, ci rinunciò.

In quel momento avrebbe soltanto voluto farsi una bella dormita, ma il dolore era così intenso che praticamente era impossibile.

<< Beh, Amy, credo proprio che ci siamo! >> disse il Dottor Paul, mentre le controllava la cervice.

<< Sei dilatata già di cinque centimetri. Adesso puoi iniziare a spingere! >>

E così fece, più forte che poteva, mentre Sheldon le teneva una gamba, sotto il ginocchio, l’ostetrica che le teneva l’altra.

<< Dai, Amy, cerca di fare in fretta così sono ancora in tempo per guardare The Walking Dead. Non mi stancherò mai di vedere la puntata in cui muore Lori >> disse Sheldon, come se quello che stava facendo sua moglie, fosse una cosa da nulla.

<< COOOSA? Lori muore? >> gridò il ginecologo.

<< Ma si! Nella quarta puntata della terza stagione.

Praticamente Lori inizia ad avere le doglie e, insieme a Maggie e Carl, si nasconde in uno sgabuzzino per partorire.

Vorrebbe avere un parto naturale, ma non ce la fa, così chiede a Maggie di praticarle un taglio cesareo con mezzi di fortuna, sapendo che questo l’avrebbe uccisa ma che, almeno, avrebbe salvato il bambino. Maggie, all’inizio, non è convinta della sua decisione, ma alla fine capisce che è per il suo bene. Così alla fine Lori dà alla luce una bambina, morendo dissanguata e Carl, per non farla ritornare come zombie, le dà il colpo di grazia.

Ma come, non lo sapeva? >>

<< No. Ancora devo iniziare la terza stagione >> rispose il Dottor Paul, cercando di mantenere la calma, nonostante abbia appena sentito un grosso spoiler su una serie che aveva iniziato da poco ma che da subito era diventata la sua preferita.

<< Sheldon, la vuoi piantare di raccontare di una donna che muore dissanguata durante il parto?! >> urlò Amy, tra un grugnito e l’altro.

<< Perché? Stavo solo… >>

<< Perché se prima non avevo alcuna paura, adesso ce l’ho, e parecchia.

Ed è tutta colpa tua e della tua stupida serie tv! Forse era meglio che aspettavi fuori ! >>

<< E se facessi la stessa fine della protagonista? >> gli domandò, improvvisamente, guardandolo dritto nei occhi.

Il fisico teorico abbassò lo sguardo, non sapendo cosa dire, probabilmente in una delle poche volte nella sua vita.

Ma cosa c’era da dire? Ovviamente la colpa era sua.

Forse non avrebbe dovuto descrivere quell’episodio al Dottor Paul in quel momento.

Doveva rimediare al suo errore, ancora una volta.

Non voleva vedere sua moglie tormentarsi  in quel modo.

<< Amy… >> iniziò, cercando di toglierle quei brutti pensieri dalla sua mente, prendendole saldamente la mano.

<<  … tu non farai la fine di Lori, e non lo dico solo perché lei è morta a causa di un taglio cesareo mal fatto mentre tu stai avendo un parto naturale, e vuoi sapere il motivo?  Perché tu sei la donna più forte e determinata che io conosca e tu non puoi abbandonarmi perché… beh, perché io ho bisogno di te >>

<<  Davvero? >>  chiese Amy, visibilmente colpita dalle sue parole.

<< Certo! Sei tu che devi occuparti di cambiare i pannolini ai gemelli, di lavarli, di vestirli e di nutrirli. Non sperare che lo faccia io! >> sentenziò Sheldon, usando il suo solito tono da ovvietà.

Amy rise, immaginandolo intento a cambiare un pannolino pieno di pupù e la sua faccia disgustata, facendole totalmente dimenticare tutte le sue preoccupazioni.

Ma come  riusciva a renderla felice, semplicemente essendo sé stesso?

<< Il primo bambino sta per arrivare. Adesso devi dare un’ultima spinta decisiva >> disse il medico, distogliendola dai suoi pensieri.

Amy eseguì gli ordini e, in men che non si dica, udì il primo pianto di suo figlio nel mondo.

<< Ecco il maschietto >> confermò il Dottor Paul, avvolgendolo in una copertina e posandolo tra le sue braccia.

In quel momento Amy non sapeva cosa fare, se non singhiozzare insieme a suo figlio. Non aveva mai preso in braccio un bambino e, tutto quello che aveva letto al riguardo, improvvisamente fu rimosso dalla sua mente.

Iniziò ad avere paura, e tanta.

E se l’avesse fatto cadere a terra? Se lo avesse soffocato?

<< Posagli la testina sul tuo cuore, si tranquillizzerà  >> lo rassicurò il suo ginecologo, essendo non estraneo a questo genere di situazioni.

<< E se gli facessi del male? >> domandò timorosa.

<< Non gli succederà niente. Lasciati guidare dal tuo istinto materno >>

Sola ora Amy si rese conto di essere diventata una mamma e, come tutte loro, avevano un istinto che le rendeva uniche e speciali.

Così, non seppe neanche come, avvicinò suo figlio vicino al suo petto e subito si calmò.

Lo osservò per un tempo infinito, rimanendone ipnotizzata, fissando nella mente ogni dettaglio: i capelli arruffati, la curva delle sue guance, le labbra minuscole ma piene allo stesso tempo.

Era così bello e così perfetto.

Esattamente come Sheldon.

<< Hai visto, Sheldon? L’ho fatto calmare, così non puoi dire che è fastidioso e che non ha fatto altro che piangere da tutta la sua vita. Adesso cerco di smettere di piangere pure io, prima che ti lamenti anche di me… >> disse, ancora gli occhi fissi su suo figlio mentre cercava di asciugarsi gli occhi in qualche modo.

<< Stai parlando a vuoto Amy. Tuo marito è svenuto appena ho detto che il primo bambino stava per arrivare >> l’avvertì il Dottor Paul, indicando Sheldon steso sul pavimento.

<< Non dovremmo fare qualcosa ? >> domandò la neurobiologa, visibilmente preoccupata.

<< Stai scherzando? Se lo svegliamo, finirà col raccontarmi anche il finale di stagione di The Walking Dead ! >>

La ragazza annuì, accettando le sue decisioni, anche se per motivi del tutto diversi.

Chissà perché, Sheldon, alla fine, aveva acconsentito ad entrare in sala parto con lei, nonostante considerava il parto un porno spettacolo di magia.

Non riusciva proprio a capacitarsi del fatto che le persone potessero uscire dal altre persone.

Per lui era un modo orrendo di fare nuovi umani.

E poi era meglio per tutti, e soprattutto per lei, che non vedesse le sue parti intime in quel momento.

Sarebbe rimasto traumatizzato a vita e non avrebbe più fatto l’amore con lei.

E questo non l’avrebbe proprio accettato.

Aveva aspettato anni che accadesse e non poteva mandare tutto all’aria.

<< Forza Amy. C’è ancora del lavoro da fare >> le ricordò il ginecologo, mentre l’ostetrica prendeva Luke tra le braccia per consegnarlo ad un infermiera.

Vari minuti di agonia più tardi, Amy sentì un altro vagito.

Leila nacque alle 23:59.

A quanto pare, voleva condividere con il fratello la stessa data di nascita.

Questo era un buon segno.

Amy era impaziente di vedere la sua secondogenita, anche se sapeva benissimo che i bambini erano identici.

Quando l’ostetrica gliela porse, nuove lacrime di gioia iniziarono a rigarle il viso.

Tanto Sheldon non poteva dirle niente. Era privo di conoscenza.

Riuscì a intravedere che condivideva alcuni tratti del fratello, ma leggermente più definiti. Era anche più piccola e, cosa più importante, aveva un’espressione determinata.

Esattamente come lei.

<< Posso tenerli tutti e due insieme? >>

Il Dottor Paul annuì e riportò anche Luke al suo petto.

In preciso momento, tutti i suoi timori scomparvero completamente, mentre guardava quelle creature che fino a poco tempo fa si trovavano dentro di lei.

All’inizio le sembrava davvero assurdo e strano che delle nuove vite si stavano formando all’interno del suo corpo.

Dopodiché tutto le fu più reale quando Sheldon iniziò ad avvicinarsi quotidianamente alla sua pancia per poter inculcare ai gemelli un poco alla volta tutta la storia dell’origine del Big Bang, guadagnando da loro calci a volontà.

Forse volevano ascoltare qualcosa di più divertente.

Forse davvero erano interessati alla scienza e cercavano di attirare l’attenzione perché volevano sapere di più.

Chissà il futuro cosa avrà in serbo per lei e per i figli?

Di una cosa ne era certa.

Era pronta ad affrontare tutte le sfide che la vita le avrebbe messo davanti al suo percorso.

Perché con accanto suo marito , le avrebbe vinte di sicuro.

**********

<< Non dovevano essere due bambini? >> domandò Sheldon, visibilmente disorientato, mentre cercava di rialzarsi da terra, vedendo Amy che aveva in braccio solo un neonato.

<< Si, sono due. Leila è lì che dorme >> disse, indicando la culla di plastica vicino al suo letto.

Il fisico teorico si ritrovò a guardare sua figlia che dormiva serenamente, le labbra come petali, un ciuffo di capelli neri, le dite così piccole anche se erano chiuse in piccoli pugni sulle orecchie, il suo respiro lento e regolare…

<< Non è perfetta? >> gli chiese Amy, vedendo suo marito come ammaliato alla sola vista della bambina.

La voce di sua moglie la riportò alla realtà.

Se era perfetta? Certo che lo era.

Ed era anche bellissima, come la sua mamma.

E sarebbe diventata anche un genio, ne era più che sicuro.

Improvvisamente ,se la immaginò già adolescente, che portava a casa un ragazzo presentandolo come il suo fidanzato.

Lo avrebbe sbattuto fuori minacciandolo con la sua spada di Game of Thrones.

<< L’unico essere perfetto in tutto il mondo sono io. E di sicuro non sei tu, visto che i tuoi capelli in questo momento mi ricordano un’anatra invischiata in una fuoriuscita di petrolio. Manca solo che dicano quack >> disse, invece, alla fine.

Già per lui era difficile accettare di provare dei sentimenti così forti per un’altra persona, anzi, per un neonato e, di certo, non l’avrebbe ammesso pubblicamente.

<< Scusa tanto. Se aspetti un altro po’, verrà un parrucchiere a farmi la messa in piega >> le rispose Amy, sarcasticamente.

<< Sarcasmo? >> domandò Sheldon, per essere sicuro dell’affermazione che aveva udito.

<< Si >> rispose stancamente Amy, mentre si stropicciava le palpebre.

A differenza sua, Sheldon era più sveglio che mai, nonostante fossero l’una e mezza di notte.

Ovviamente perché aveva dormito per più di un’ora sul pavimento.

<< Mi dispiace non averti regalato niente per il nostro anniversario, in questi ultimi tempi mi è completamente passato per la testa. Quando esco dall’ospedale, andiamo insieme a comprarlo, così lo scegli tu. Va bene? >> disse la neurobiologa mentre riguardava il braccialetto intorno al polso.

<< Hai visto che avevo ragione quando ti ho detto che la gravidanza ti ha fatto diventare anche smemorata? >>

Amy voleva ribattere alla provocazione, ma era troppo debole.

E poi Luke si era finalmente addormentato.

Se avesse iniziato a discutere avrebbe alzato leggermente la voce e si sarebbe messo a piangere.

<< Comunque, hai pensato ad un secondo nome per entrambi? Dovevi occupartene tu >> le domandò Sheldon.

<< Per la bambina, avevo pensato ad Amanda. Deriva dal latino Amandus e significa “colei che deve essere amata. ”

Il nome le affiorò alla mente appena vide sua figlia.

Quel nome le stava a pennello.

Sarebbe sempre stata amata, non solo dai suoi genitori, ma anche dal resto delle persone che avrebbe conosciuto nel corso della sua vita.

<< Come Amanda Waller? >>

<< Chi? >> domandò la neurobiologa.

<< E’ una potente nemica dei supereroi dell’Universo DC, anche se non ha alcun super potere, quindi possiamo stare tranquilli >> le spiegò il fisico teorico, come se davvero temesse che sua figlia potesse diventare un’antieroina.

<< Faccio finta di non aver ascoltato quello che hai detto.

Per quanto riguarda lui… >> disse, osservando suo figlio che dormiva tranquillamente tra le sue braccia.

<< … ancora non ci ho pensato >>

Eh, si! Luke era più complicato da capire.

Ovviamente come suo marito.

<< E sia chiaro che non sarà Spock. Te l’ho ripetuto non so quante volte che è un nome che non esiste. >> lo avvertì, vedendolo aprire bocca.

<< Uffa! E va bene. >> sospirò, rassegnato.

Amy meditò a lungo su quale potesse essere il secondo nome di suo figlio.

Voleva che fosse un nome semplice ma decisivo, possibilmente che esistesse, e che andasse bene anche per Sheldon.

Cosa amava suo marito, oltre gli stupidi film di supereroi in calzamaglia?

Ovviamente il suo lavoro.

Improvvisamente si ricordò cosa, anzi, per essere più precisi chi, l’avesse spinto a diventare un uomo di scienza.

Sorrise.

<< Arthur >>

Il fisico teorico rimase a bocca aperta, cosa che accadeva solo con Amy.

No, non poteva essere vero.

<< Come… >>

<< Si, come il Professor Proton >> lo interruppe, Amy.

<< So che tenevi molto a lui e so quanto hai sofferto quando è scomparso. Ed è grazie a lui che sei diventato l’uomo che amo >>

Sheldon era ancora scosso.

Come riusciva Amy a comprenderlo così a fondo?

Davvero era una donna da non farsi scappare.

Realizzò che, alla fine, da sua moglie, un regalo per i loro anniversario di matrimonio l’aveva avuto.

Anzi, per essere più precisi, ne aveva ricevuti due.

Luke Arthur Cooper e Leila Amanda Cooper.

<< Lo vuoi prendere in braccio? >> gli chiese dolcemente Amy, vedendo i suoi occhi pieni di curiosità fissi sul bambino.

<< Ma sei impazzita? E se mi morde? >> rispose Sheldon, pieno di paura.

<< Ma come fa a morderti se non ha nemmeno un dentino. Inoltre, prima o poi, dovrai imparare ad interagire con lui, proprio come hai fatto con il postino >>

<< Ma il postino è diverso e poi… >>

Non finì di terminare la frase che Amy gli mise in braccio suo figlio e la sua memoria eidetica lo aiutò a tenerlo nel modo più sicuro possibile.

Lo osservò a fondo. Sembrava così fragile e indifeso.

Chissà se gli altri bambini, in futuro, l’avrebbero preso in giro e lo avrebbero riempito di botte, soltanto perché sarebbe stato un genio incompreso come lui?

Se fosse accaduto, avrebbe sterminato tutti quei bulletti con il suo raggio della morte.

Certo, aveva già provato a costruirlo una volta, ma senza alcun risultato.

Ma, tra qualche anno, con le nuove scoperte, avrebbe funzionato alla perfezione.

<< Amy, ha aperto gli occhi! E se si mette a piangere e non la smette più? >> domandò, in preda al panico.

<< Non piangerà perché è in braccio al suo papà >>

<< Papà Dottor Sheldon Cooper, prego >> la puntualizzò.

 << Io comunque non mi fido. Mi sta fissando come se stesse tramando qualcosa alle mie spalle, come… >>

All'improvviso si ritrovò tutta la maglietta bagnata che emanava un odore sgradevole.

<< Nooo! Proprio sulla mia maglietta preferita di Flash doveva fare i suoi bisogni!? >> urlò Sheldon, facendo piangere Luke.

<< Devo correre a casa a lavarla, sperando che basti. Adesso la responsabilità è tutta tua! >> disse, ridando il bambino a sua moglie e scappando dalla stanza più in fretta che poté, mentre Amy alzava gli occhi al cielo.

*********

<< Penny, ci credi che Sheldon è diventato papà? Sembra ieri che lo aiutavo con la zip del giubbino. Sta crescendo così in fretta >> disse, pieno di lacrime.

<< Tesoro, è stato davvero ieri quando lo hai aiutato con la cerniera del giubbino. Io, invece, la scorsa settimana, lo aiutato con la lampo dei pantaloni >> le rispose, mentre cercava di consolarlo.

<< Leonard, portami a casa, ti prego! >> disse, appena vide il suo amico, mentre correva con un disperato nei corridoi dell’ospedale, nonostante fosse notte e molti pazienti stavano dormendo.

<< Perché? >>

<< Il bambino mi ha urinato addosso. Sto per morire! Non c’è un minuto da perdere! >> gli rispose, mentre lo trascinava verso l’uscita, sotto gli occhi più che rassegnati di Penny.

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Capitolo 6
*** La decelerazione dell'intimità ***


LA DECELERAZIONE DELL’ INTIMITA’

 

<< Salve ragazze. Entrate pure e non fate caso alla confusione che regna sovrana nell’appartamento >> disse Amy, facendo accomodare Penny e Bernadette, le quali rimasero davvero sconvolte vedendo giocattoli, panni sporchi e fogli appallottolati gettati alla rinfusa sul pavimento, sul divano e sulle sedie.

<< Cavolo! Il mio appartamento è più pulito! Ma Sheldon non dice niente di tutto questo caos? >> domandò Penny, incredula.

<< E’ sua la causa di tutto questo disordine e mi ha anche proibito di spostare tutto.

Negli ultimi tempi non riesce a fare nuove ricerche nel campo della materia oscura, così ora sta creando intorno a sé uno stato di ansia produttiva, e questo è il risultato >> rispose, rassegnata.

<< Non ci credo, proprio come tempo fa. Infatti, mi sembrava più pazzo del solito.

Come mai, però, questa volta non indossa in testa quella cuffia piena di fili attaccati e la notte io e Leonard non veniamo svegliati di soprassalto da Darth Vader, Joker e dal ruggito di Godzilla messi insieme ? >>

<< L’ho minacciato dicendogli che se avesse indossato quella stupida cuffietta mentre ascoltava ad alto volume quei suoni fastidiosi in casa, io gli avrei buttato giù dalla finestra uno alla volta tutti i suoi pupazzi dei supereroi.

Gli ho detto che poteva comportarsi da psicopatico soltanto a lavoro. >>

Amy dovette ammettere, però, che si divertì da morire, mentre vedeva suo marito supplicarla come un bambino affinché non buttasse dal quarto piano uno alla volta tutti quegli stupidi giocattoli .

<< Ora capisco perché in questi ultimi giorni Howard è sempre così nervoso quando torna da lavoro.

Ieri sera lo era talmente tanto che ho dovuto sbriciolargli il benadryl nel gelato >> disse Bernadette.

<< Ora che ci penso, anche Leonard ultimamente è sempre agitato.

Ieri mi stava anche cercando di spiegare il motivo, ma mi scocciavo di ascoltarlo e così abbiamo finito col fare sesso >> ragionò Penny.

Amy e Bernadette la guardarono sconvolte.

<< Perché mi guardate così? Si sa che il sesso è la soluzione a tutti i problemi! >> dichiarò , con ovvietà.

<< Comunque sia, allora Sheldon qui nell’appartamento cerca di trovare il suo livello ottimale di ansia soltanto con il disordine ? >> domandò, poi, alla neurobiologa.

<< No. Il caos unito al pianto dei gemelli. Infatti non posso farli addormentare la notte se si mettono a piangere, così mi ritrovo a passare le notti in bianco, e quando Sheldon si reca al lavoro, Luke e Leila possono finalmente dormire >>

<< E perché glielo permetti? >>

<< Perché ha minacciato di dare fuoco al mio lavoro, se non gli avessi dato retta >>

E questa volta era Amy che implorava disperata suo marito, affinché non avvicinasse i fogli su cui erano stampate le sue ricerche al gas acceso.

<< Ha ragione, Leonard. Vuoi due siete davvero una coppia di stramboidi! >>  disse Penny, immaginando gli Shamy che si fanno i dispetti a vicenda, come due bambini.

<< Io e Sheldon non siamo una coppia di stramboidi! >> sbottò, esasperata.

Ok, non erano una coppia come tutte le altre, però mica erano tanto strani.

O forse si?

<< Certo, come no! >> rispose la rappresentante farmaceutica, sarcasticamente.

Amy voleva controbattere, ma era senza forze e piena di sonno arretrato, così finì col buttarsi stancamente sul divano.

I suoi occhi si illuminarono di colpo quando vide sul tavolino una bottiglia che, vista la sua forma, se non ricordava male, conteneva tutto l’opposto dell’acqua.

<< Ditemi che anche voi vedete del vino rosso sul tavolo! >> disse, credendo che stesse assistendo ad un miraggio.

Le due bionde si scambiarono uno sguardo pieno di incredulità.

<< Si, Amy. L’ho portata io per rilassarmi nel caso i bambini stessero piangendo, invece sono due angioletti… ma che fai?! Tu non potresti bere! >> urlò Penny, vedendo improvvisamente la bruna scolarsi il vino direttamente dalla bottiglia.

<< Oh, certo che posso! I gemelli ormai hanno sette mesi, ho smesso di allattarli e non ce la faccio più a bere solo acqua e succhi di frutta ! >> sentenziò, gustando il sapore di quella bevanda rossa che non trangugiava da molto, ma molto tempo.

<< A quanto pare, adesso non sono più io quella che ha problemi di alcolismo >> disse Penny, abbassando la voce, rivolta a Bernadette, mentre Amy continuava a bere senza ritegno.

<< Chissà cosa le prende >> disse la microbiologa.

<< Già, chissà cosa… >>

Poi, improvvisamente, Penny si bloccò, colta da un’illuminazione.

Ora aveva capito perché il comportamento di  Amy era più strano del solito negli ultimi tempi.

Come aveva fatto a non arrivarci prima?

E’ un periodo che passano tutte le coppie sposate, dopo la nascita di un figlio.

E anche una coppia strana come gli Shamy lo stava attraversando.

E loro, oltretutto, avevano due figli.

<< Penny, non mi piace la tua faccia in questo momento! >> l’avvertì Bernadette, vedendo sul suo viso uno strano sorrisetto.

<< Ho capito cosa sta succedendo ad Amy! >> dichiarò, soddisfatta.

<< Davvero? >> chiese la microbiologa, non riuscendo ancora a cogliere il punto.

<< Si. E adesso ti faccio vedere che ho ragione >>

Poi si rivolse alla neurobiologa.

<< Amy, tesoro, da quanto tempo tu e Sheldon non fate sesso? >> le chiese, senza tanti giri di parole.

La ragazza per poco non si affogò con il vino, non appena udì quella domanda.

Ma perchè Penny pensava solo a quello, accidenti?

<< Ecco trovato il problema ! >> disse, entusiasta per aver intuito cosa stava succedendo alla sua amica.

<< Ti sbagli di grosso! Il sesso tra me e Sheldon va alla grande! >> mentì Amy, cercando di mantenere un tono naturale.

Perché la verità era un’altra.

Lei e suo marito non lo facevano da talmente tanto tempo che neanche si ricordava più l’ultima volta che erano stati da soli per più di qualche minuto.

I gemelli riempivano totalmente le sue giornate, senza lasciarle una vita sociale e Sheldon che ultimamente era diventato più pazzo del solito, non la aiutava di certo.

Però non dava affatto la colpa a loro.

Amava i suoi bambini e soprattutto amava Sheldon per quello che era, altrimenti non l’avrebbe mai sposato.

Tuttavia, le mancavano da morire i primi tempi da sposati, quando erano sempre soli e spensierati e senza nessun pensiero per la testa.

Le sembrava di essere ritornata indietro di diversi anni, ai primi tempi in cui stava con lui.

Quando a stento la toccava o la baciava solo perché lo prevedeva un contratto.

Aveva faticato anni per ricevere un po’ più di attenzioni e adesso sembrava che tutti i suoi sforzi non fossero serviti a nulla.

E iniziò a perdere tutte le speranze.

<< Come no! Prima non facevi altro che raccontarci di quanto fosse formidabile a letto, invece adesso cerchi di evitare l’argomento.

Oltretutto, non mi dire che cerchi di sedurre Sheldon conciata in quel modo? >> sbottò, scrutando la neurobiologa dalla testa ai piedi.

Amy si guardò meglio.

Solo ora si accorse che i suoi vestiti erano sporchi di rigurgiti e non ricordava nemmeno l’ultima volta che li aveva lavati.

Inoltre, non rammentava nemmeno l’ultima volta che si era truccata e che si era data una spazzolata ai capelli.

Doveva sembrare davvero uno zombie agli occhi della gente!

<< E va bene, hai vinto! >> disse, arrendendosi.

Non si poteva fregare Penny su quell’argomento.

<< Io e Sheldon non facciamo l’amore da… >>

Ed Amy si dovette sforzare davvero tanto per ricordarsi l’ultima volta in cui era entrata in intimità con suo marito.

<< …da quando ha saputo che ero incinta >> concluse, cautamente, già sapendo quale sarebbe stata la reazione delle ragazze.

<< COOOSA ? >> urlarono le due bionde, scioccate per quello che avevano appena udito.

Ecco, appunto!

<< Ragazze, vi prego, non gridate, così sveglierete… >>

Ma era troppo tardi!

Improvvisamente si sentirono grida disperate provenire dalla stanza dei gemelli.

<< Ma cosa hanno da piangere così tanto?! >> domandò Bernadette, infastidita, mentre cercava di tapparsi le orecchie.

<< Da poco stanno iniziando a mettere i primi dentini e quindi piangono per il dolore >> rispose Amy.

Stava per alzarsi per calmarli, quando un giramento di testa improvviso la costrinse a risedersi.

A quanto pare il vino stava iniziando a fare il suo effetto.

<< Vuoi che andiamo a controllarli noi? >> domandò Penny vedendo le condizioni della bruna.

<< No, no! Ce la faccio! >> disse, riuscendo finalmente a sollevarsi dal divano per andare a controllare i bambini.

<< Mi raccomando, fagli capire che devono imparare a soffrire in silenzio! >> le urlò Bernadette.

**********

Dopo pochi minuti, Amy ritornò in soggiorno con i gemelli che ancora non la smettevano di frignare.

<< Ehi, cosa ti avevo detto di dirgli?! >> la minacciò la microbiologa.

<< Ti prego, non metterci anche tu! >> sbottò, esausta.

Che ne sapeva lei cosa stava provando in quel periodo?

La sua vita sessuale era pari a zero.

Di nuovo.

E questo gli stava facendo perdere tutta la sua fiducia in sé stessa.

 

Penny guardava la sua amica mentre cercava di far calmare i suoi figli.

Provava una grande compassione per lei.

Anche se era un po’ strana, le voleva molto bene e, soprattutto, voleva molto bene anche a Sheldon.

Desiderava che si riaccendesse la passione tra i due.

Capì di trovarsi davanti ad una sfida molto difficile da superare.

Ma l’avrebbe vinta.

A qualunque costo.

<< Ho avuto un’idea >> disse, improvvisamente, prendendo Luke e mettendolo in braccio a Bernadette, la quale lo prese non molto convinta, mentre lei si mise in braccio Leila, sotto lo sguardo incuriosito di Amy.

<< Tu adesso ti vai a fare una doccia e ti metti qualcosa di decente, così dopo andiamo a fare shopping come ai vecchi tempi, va bene? >>

<< Cosa?! Ma io non posso e poi… >> stava per ribattere la bruna, ma non seppe come si ritrovò in bagno spinta fin troppo con forza da Penny.

**********

<< Per quanto voglia fare anche io un po’ di sano shopping, non mi sembra una buona idea portare i gemelli con noi.

E poi questo bambino sta cercando in tutti modi di sbottonarmi la camicetta! >> disse Bernadette, mentre Luke non smetteva di toccarle il seno.

<< A quanto pare non ha preso affatto da Sheldon! >> dichiarò la rappresentante farmaceutica, iniziando a ridere come una matta, facendo piangere di nuovo Leila.

<< Accidenti, eccola che ricomincia! E se le dessi un po’ di vino, giusto per calmarla? >>  

<< Penny! Ma sei impazzita?!  >>

<< Stavo scherzando! >> cercò di difendersi.

Anche se una sola goccia non avrebbe fatto per niente male alla bambina in quel momento.

<< Comunque, per quanto riguarda i gemelli, o li portiamo con noi oppure… >> continuò Penny.

In quel preciso momento bussarono alla porta.

<< … oppure li lasciamo a loro due! >> concluse, con un enorme sorriso, non appena aprì la porta trovandosi davanti due persone molto familiari.

**********

 << Signora Cooper! Missy! Da quanto tempo! Entrate! >> disse Penny, facendole entrare.

<< Allora, come va? Qualche novità ? >> domandò, mentre gli ospiti iniziarono ad accomodarsi sul divano, mentre guardavano incuriosite il disordine intorno a loro.

<< No, il Texas è sempre lo stesso. Invece, vedo che voi due vi siete date da fare! >> dichiarò la signora Cooper.

<< Che cosa intende? >> domandò Bernadette, non comprendendo l’affermazione.

<< Beh, avete tutte e due avuto dei figli e sembra che abbiano anche la stessa età.

E, devo ammettere, che si assomigliano molto.

Perché non me lo avete detto? >> disse, indicando i bambini che avevano in braccio.

Penny e Bernadette si guardarono sconvolte.

Erano giunte alla stessa conclusione.

Sheldon non aveva detto a sua madre di essere diventato padre.

<< Oh no, ci deve essere un errore. I bambini non sono nostri >> cercò di spiegare Penny, imbarazzata per la situazione che si era creata.

<< Allora vi siete dati al baby-sitting ? >> intervenne Missy.

<< Cielo! Neanche per idea! >> affermò Bernadette, disgustata.

<< E quindi di chi sono? >> domandò Mary, ancora non capendo.

Improvvisamente videro Amy che ritornava in salotto.

<< Sono suoi e di Sheldon ! >> urlarono in coro, indicandola.

<< Cosa sono miei e di Sheldon? >> domandò la neurobiologa, confusa.

Che diamine era successo in 10 minuti che era stata in bagno?

*********

<< Tu e Sheldon avete avuto dei figli ? >> urlò Mary, incredula, una volta che Amy raccontò come stavano le cose a sua suocera e sua cognata.

<< Tu e Sheldon avete fatto sesso? >> gridò contemporaneamente Missy, possibilmente ancora più sconvolta della madre.

La neurobiologa sospirò, rassegnandosi al fatto che per tutta la vita le avrebbero fatto domande del genere, poiché era impossibile davvero per tutti che lui e suo marito avessero dei bambini tutti loro.

<< Si, abbiamo dei figli e sono stati concepiti in modo assolutamente naturale >>

<< E sono rimasta incinta dopo il matrimonio, se proprio lo vuole sapere >> continuò, vedendo sua suocera aprire bocca.

Quando la richiuse, capì di avergli dato la risposta che voleva.

<< Si si va bene, ma io voglio sapere dell’altro >> tagliò corto Missy, avvicinandosi di più ad Amy, la quale intuì subito cosa le volesse domandare.

E si preparò psicologicamente.

<< Per prima cosa, devo ammettere che non credevo affatto che i suoi genitali fossero funzionanti, considerando come glieli ho maltrattati quando da piccola mi faceva arrabbiare >>

<< Seconda cosa… >>

E qui, si accostò ancora di più alla neurobiologa.

<< … quando il suo, ehm, “ amichetto”  si sveglia, dopo Sheldon, sa indirizzarlo, come posso dire, verso l’ “ entrata” giusta? >>

Amy non seppe come riuscì a non lanciarle qualcosa addosso.

Ma che domande erano?

Aveva avuto da Sheldon addirittura due gemelli, era logico che sapeva quello che faceva.

E, anche se sembrava impossibile, era un genio anche in quel campo.

Sapeva come muoversi senza alcuna esitazione e sfiorarle i punti giusti, sentendosi amata come non mai.

Chissà se un giorno rivivrà di nuovo tutte quelle sensazioni.

<< Se vuoi, la prossima volta ti faccio vedere un video, se proprio non ci credi >> le rispose, cercando di rimanere calma, più per altro per non innervosire i bambini.

<< Oddio, no! >> urlò Missy, disgustata.

Ci mancava solo vedere suo fratello che ci dava dentro con sua moglie.

Di traumi, quel giorno, ne aveva avuti abbastanza.

<< Va bene, credo che la conversazione sia finita.

Amy preparati che usciamo >> decise Penny per tutti.

Lei e Bernadette avevano deciso di non intervenire in quella conversazione personale.

Ma adesso era diventata troppo imbarazzante.

<< Penny, lo sai da quanto tempo desideri uscire a fare compere, ma a chi li lascio i gemelli? >>

La rappresentante farmaceutica la guardò senza parole.

Ma davvero aveva sentito bene?

<< A loro due, forse? >> le rispose, sarcasticamente, indicando Mary e Missy.

<< Sempre se per voi non è un problema >> aggiunse, per essere sicura della sua idea.

<< Ma certo che no! Abbiamo appena saputo di avere due nipoti, vogliamo, anzi, dobbiamo conoscerli! >> affermò la signora Cooper, con ovvietà.

Amy non sapeva cosa fare.

Per quanto adorasse i suoi figli, voleva staccare per qualche ora la spina e dedicarsi un po’ a se stessa.

Ma era davvero una buona idea lasciarli a sua suocera e sua cognata?

Sapeva che poteva contare su di loro, ma per i bambini erano delle estranee.

E se avessero pianto senza sosta?

E se…

<< Amy, è meglio che diventi meno protettiva nei confronti dei gemelli o finiranno che a 26 anni vivranno ancora con te e Sheldon >> affermò Bernadette, notando lo sguardo della bruna piena di dubbi.

La neurobiologa, sentendo quelle parole, sgranò gli occhi.

No, non voleva che i suoi figli diventassero come Howard.

<< Ok, sono tutti vostri, portateli di nuovo qui alle nove! >> disse improvvisamente, dando loro i bambini e facendole uscire di casa, senza che potessero aggiungere altro.

**********

Una volta chiusa la porta, sospirò, pensando se avesse fatto la scelta giusta.

Certo che si!

Anche se forse Sheldon non ne sarebbe per niente d’accordo.

Ma lui adesso non era qui.

Ultimamente non c’era mai quando bisognava prendere delle scelte importanti.

O se c’era, la ignorava totalmente.

E, quindi, era lei a prendere le decisioni.

<< Amy, perché il tuo cardigan è messo alla rovescia ed è ancora sporco? >> le domandò Penny, preoccupata.

<< Cosa? Mi sembra tutto apposto… >>

Si bloccò, non appena vide che la sua amica aveva ragione.

Accidenti! Ma dove aveva la testa ?

<< Va bene. Adesso vado a vedere se ne trovo uno pulito, anche se la vedo dura, visto che oggi è venerdì e solo domani è la serata del bucato >> disse, dirigendosi verso la camera da letto.

<< A chi vuoi chiamare ? >> domandò Bernadette a Penny, vedendola improvvisamente prendere il telefono dalla tasca, una volta che Amy entrò in camera da letto.

<< Se vogliamo che tra Sheldon e Amy si riaccenda la scintilla del desiderio, abbiamo bisogno anche dell’aiuto dei ragazzi >> rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, mentre attendeva che il suo fidanzato rispondesse.

**********

 << Decadimento dei protoni >>

<< Decadimento dei protoni >>

<< Decadimento dei protoni >>

<< Sheldon, noi andiamo a pranzare. Vieni? >> domandò Leonard, mentre il suo amico sbatteva incessantemente la testa sulla sua lavagna bianca.

<< Per farmi distrarre dalle vostre futili conversazioni? Non ci penso nemmeno! >> rispose, irritato.

Improvvisamente il cellulare di Leonard iniziò a squillare.

<< Meglio che metta le mie cuffie antirumore >> borbottò il fisico teorico.

<< Pronto? >> rispose Leonard, mentre alzava gli occhi al cielo, non riuscendo più a sopportare il comportamento più strampalato del solito del suo ex-coinquilino.

<< Ciao Penny! >> disse, con un gran sorriso.

La sola voce della sua fidanzata gli faceva ritornare il buon umore.

A poco a poco, però, il suo sorriso venne sostituito da un’espressione di sconvolgimento totale.

E poi, di nuovo da un sorriso, se possibile, ancora più grande di quello iniziale.

<< Tutto bene? >> domandò Howard, una volta che il suo amico aveva terminato la conversazione al telefono.

<< Stasera io farò sesso con una sexy rappresentante farmaceutica e tu con una sexy cardiologa! >> urlò, al settimo cielo.

<< Siii !! >> gridò, l’ingegnere, a sua volta.

<< E io? >> domandò, Raj, visto che non era stato interpellato.

<< Beh, tu farai sesso e basta! >> gli rispose semplicemente Howard.

<< Ok. A me sta benissimo! >> disse l’indiano.

<< Prima, però, dobbiamo compiere una missione impossibile >> li avvertì il fisico sperimentale.

<< Non esistono missioni impossibili per Howard Joel Wolowitz  !

Avanti, spara! >> lo incitò.

<< Dobbiamo dare una sistemata a Sheldon in modo che stasera faccia sesso con Amy >> affermò, mentre osservava il suo amico, ignaro di tutto a causa delle sue cuffie anti rumore,  che stava fissando incessantemente la sua lavagna ancora bianca.

<< COOOSA? >> urlarono Raj e Howard increduli.

Leonard alzò gli occhi al cielo.

<< Non vi preoccupate, ho già in mente un piano.

E anche io stento ancora a credere che Sheldon sia sessualmente attivo, ma ha dei figli, quindi anche lui ha dei genitali, funzionanti, e degli impulsi sessuali, che ci crediate o no >>

**********

Dopo aver convinto Sheldon che ci fosse il Presidente della scienza ad aspettarlo nella sua automobile e dopo avergli cantato Soffice Kitty, facendolo crollare in un sonno profondo, finalmente Leonard potè partire insieme ai suoi amici verso la casa dell’astrofisico.

<< Ripetiamo un’ultima volta il piano.

Raj, tu, con una scusa, farai in modo che Sheldon si faccia una doccia e si metta qualcosa di pulito addosso >> iniziò il fisico sperimentale.

<< Non ti preoccupare, ho tutto sotto controllo.

Alla fine gli spruzzerò anche un po’ di Unbreakable di Khloe e Lamar >>

I due amici lo guardarono sconvolti.

<< Guarda che dobbiamo dargli solo una sistemata, non dobbiamo trasformarlo in una donna! >> lo avvertì Howard.

<< Guarda che Unbreakable è un profumo unisex!

Comunque , Leonard, si può sapere perché hai dei vestiti di Sheldon nella tua macchina ? >> disse, guardando la camicia e il pantalone tra le sue mani.

<< Una volta ha vomitato nell’auto sporcandosi tutto, così da qual giorno gli porto sempre dei ricambi >>

<< In ogni caso… >> continuò, cercando di ritornare all’argomento principale.

<< …io e Howard, invece, andremo a casa di Sheldon per ripulirla, mentre le ragazze sono fuori in giro per negozi.

Penny mi ha detto che l’appartamento è un vero disastro! >>

<< E prima che tu dica qualcosa, sappi che Bernadette ha detto che se svolgerai i tuoi doveri alla perfezione, oltre al sesso ti aumenterà la paghetta di 20 dollari e riceverai anche una stellina in più sulla tabella delle faccende >> proseguì, verso l’amico, vedendolo sbuffare sonoramente.

<< Davvero? Ma è fantastico! Non vedo l’ora di mettermi all’opera! >> gridò, come un bambino di cinque anni, non appena saputo della notizia.

**********

<< Tesoro, fidati di me. Appena Sheldon vedrà questo completino intimo, non ci penserà due volte prima di strappartelo di dosso! >> dichiarò Penny, mentre Amy era intenta a guardarsi allo specchio del camerino del centro commerciale nel coordinato intimo che aveva scelto la sua amica che comprendeva un reggiseno push-up e uno slip che, più per lei, era più adatto a Campanellino, entrambi di tulle.

<< Ma sei impazzita per caso?! Hai mai visto Sheldon alle prese con un reggiseno?! >> disse la neurobiologa, in preda all’ansia.

<< Ehm… no >> rispose.

Aveva visto Sheldon alle prese con tutto e tutti, ma con dell’intimo mai.

Le vennero i brividi al solo pensiero.

<< Beh, lui è convinto di saperli slacciare, quando in realtà è proprio negato, e così, alla fine,  rompe tutti i gancetti.

Ecco perché per lui mi metto solo dei reggiseni vecchi >>

La rappresentante farmaceutica cercò a stento di trattenere una risata.

Conosceva il suo amico ormai da anni, ma non riusciva mai a non ridere quando si parlava della suo lato bizzarro.

<< Quando intenti con “vecchio” intendi che cerchi di attirare l’attenzione di tuo marito con la biancheria intima con cui sei venuta?

Addirittura mia nonna indossa qualcosa di più moderno! >> disse, indicando gli indumenti in questione appoggiati su una sedia.

Amy alzò gli occhi al cielo, esasperata.

Non c’era nulla di male ad indossare dell’intimo prémaman anche dopo aver partorito.

E’ comodo, largo e, soprattutto, riusciva a contenere i rotoli di grasso sui fianchi che le si erano formati dopo la gravidanza.

Invece, con quel completo che si ritrovava addosso, si sentiva ridicola.

Non era tanto vecchia, ma nemmeno giovane.

Adesso era una mamma, accidenti!

Doveva mantenere un po’ di contegno!

Non sapeva neanche lei perché si era ritrovata nel reparto di intimo.

Era Penny che ci si era fiondata subito per cercare della nuova lingerie sexy da mettere quella sera stessa per una notte di passione con Leonard.

Ma, allora, perché alla fine era lei che si trovava nel camerino mezza nuda?

E perché la sua amica si ostinava ad affermare che la biancheria intima che stava indossando sarebbe piaciuta moltissimo a suo marito?

<< Penny? >>

<< Si? >>

<< Vuoi per caso che io e Sheldon facciamo del sesso stanotte? >>  le domandò, con l’intento di colmare i numerosi dubbi che improvvisamente le erano sorti.

<< Cooosa?! Ma no! Cosa ti salta in mente? Perché dovrei impicciarmi in questioni che non mi riguardano? >> mentì la rappresentante farmaceutica, cercando di mantenere la calma.

<< Perché tu adori non farti gli affari tuoi! >>

<< Ma non è vero! >>

<< Penny! Dimmi la verità! >>

<< E va bene >> sospirò la bionda, arrendendosi.

<< Amy, lo vedo che soffri molto per la situazione che si è creata tra te e Sheldon negli ultimi mesi.

E sai quanto voglia bene a tuo marito, per me è come un fratello, ma, per lasciarsi andare in certe situazioni, ha bisogno di… come posso dire… un “aiutino visivo”, ecco! >>

La neurobiologa sorrise, sentendo quelle parole.

Chi avrebbe mai immaginato che un giorno avrebbe avuto anche lei un “amichetta del cuore”, che l’avrebbe aiutata a risolvere i problemi di coppia con suo marito?

<< Ok, ti perdono. Sai che non riesco a rimanere arrabbiata con te a lungo.

Ti avverto, però, che l’altro giorno, ho girovagato nuda per casa dopo aver fatto la doccia e l’unica cosa che ha saputo dirmi Sheldon è che dovevo mettermi l’accappatoio altrimenti avrei preso l’influenza e avrei infettato lui e i bambini >>

<< Tesoro, se con la camicia da notte che ti ho regalato per la prima notte di nozze è rimasto senza parole, figurati con quello che hai ora addosso… >> disse la bionda, in tono malizioso.

Amy arrossì, ripensando a quella notte.

Effettivamente, quella volta, le parole furono sostituite da altro.

Da lacrime di gioia.

Da respiri irregolari.

Dalla curiosità di esplorare i loro corpi.

Dal desiderio di diventare un’unica cosa.

C’era solo una frase che le rimase impressa quella notte e che non ebbe mai il coraggio di chiedere a Sheldon da dove saltasse fuori, ma che la fece sentire così speciale e unica al mondo, così…

<< Tutto sta procedendo secondo i piani! Tutti i ragazzi stanno svolgendo i loro compiti ! >> squittì Bernadette, mentre di dirigeva dalle sue amiche, dopo essersi allontanata per diverso tempo, mentre rimetteva il cellulare nella borsa.

<< Cosa c’entrano i ragazzi? >> domandò la bruna, improvvisamente, con aria agitata, ritornando alla realtà.

<< E’ una sorpresa! >> dichiarò Penny.

La neurobiologa, sospirò, rassegnata.

Penny e le sue sorprese.

Quella ragazza non cambierà proprio mai!

<< Su, non c’è tempo da perdere! Dobbiamo andare anche in altri posti! >> dichiarò Bernadette, mentre Amy era intenta a rivestirsi.

<< Ho paura di chiedere quali siano questi altri posti! >>

<< Per prima cosa andremo da parrucchiere per darti una sistemata a quei capelli sfibrati.

E ti prego, pensa ad un’acconciatura! >> iniziò la microbiologa, ignorando totalmente la richiesta dell’amica.

<< Ho già in mente una pettinatura! >> affermò Amy, guardandosi i capelli.

In effetti, erano davvero malridotti.

Da quanto tempo non gli dava una sistemata?

<< Davvero? >> le domandò Penny.

<< Si >> disse, sorridendo, ripensando a cosa era successo quell’unica volta in cui aveva deciso di fare qualcosa di diverso alla sua capigliatura.

<< Bene. Dopodiché andremo dall’estetista. Hai bisogno di una ceretta completa. Da quanto tempo non ti depili le gambe? Le tue scimmie da laboratorio hanno meno peli di te! >> continuò.

<< No, no, no! Non ci penso proprio! Tutto ma non la ceretta! >> urlò la neurobiologa, ricordando l’ultima volta che le sue amiche l’avevano portata in un centro estetico, ossia due giorni prima del suo matrimonio.

Mica era passato tanto tempo?

<< E non fare la bambina! >> gridò Penny.

<< Ok, va bene! >> disse, con le braccia in aria, in segno di resa.

<< Prima, però, è meglio che compri una scatola di cerotti, anzi, due, non si sa mai. >> affermò, mentre si apprestava ad uscire dal centro commerciale seguita dalle sue amiche, con l’intento di trovare una farmacia nei dintorni.

Preveda che ci sarebbe stato del sangue intorno alla sua zona bikini.

E, ne era più che certa, la causa non sarebbero mai state le mestruazioni.

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Capitolo 7
*** Sheldon e Amy: Versione 2.0 ***


SHELDON E AMY: VERSIONE 2.0

 

Non appena Sheldon rientrò nel suo appartamento ,quella sera, subito poté notare che qualcosa non andava.

La casa era troppo pulita e troppo ordinata.

C’era troppo silenzio.

Ed Amy dormiva beatamente sul divano.

Occupando il suo posto!

Voleva avvicinarsi a lei per svegliarla di soprassalto e farla alzare, ma, non seppe per quale motivo, le sue gambe non recepirono il messaggio mandatogli dal cervello e così, si ritrovò immobile vicino la porta d’ingresso, mentre le osservava il corpo alzarsi ed abbassarsi in respiri lenti e regolari.  

Non la vedeva dormire così serenamente da moltissimo tempo.

Ed in quel momento era così carina.

Troppo carina.

E sembrava anche più giovane!

Improvvisamente sentì la respirazione farsi irregolare, tanto da costringergli ad appoggiare la schiena contro la porta.

Ecco!

Ci mancava solo questo!

Un attacco di panico!

Stava per andare in camera da letto per stendersi con i piedi in alto, come gli aveva consigliato più di una volta SoccerMom 09 su un forum on-line, quando si accorse che Amy si stava svegliando.

<< Ciao, Sheldon, da quanto tempo sei qui? >> domandò, la voce impastata di sonno, sfregandosi gli occhi, cercando, tuttavia, di stare attenta a non rovinare la sessione di quasi un’ora  di make-up di Penny.

Ombretto marrone, fard color pesca che, secondo la sua amica, le dava un’aria raffinata ma dolce e sensuale allo stesso tempo e infine un rossetto beige, che a stento si notava.

Per forza.

Erano anni che suo marito le aveva espressamente vietato di mettersi il lucidalabbra, però ancora non sapeva la sua opinione sui rossetti.

Forse li avrebbe accettati.

Forse li avrebbe odiati.

Penny voleva assolutamente metterle un rossetto rosso.

Seppur controvoglia, Amy dovette rinunciare.

Con Sheldon, meglio non rischiare.

<< Sono appena entrato e adesso levati dal mio posto, così mi siedo! >> mentì, ricomponendosi, cercando di essere il più convincente possibile, mentre, per sua fortuna, l’attacco di panico sembrava stesse scomparendo.

<< Cosa? O certo, scusami! >> rispose, cercando di mettere la vista a fuoco, mentre si rimetteva  a sedere per bene per dare spazio a suo marito.

<< Perché indossi la camicia? Stamattina, se non erro, indossavi le tue solite magliette  >>

<< E poi, come mai, indossi più profumo di me? >> domandò, poi, sentendo improvvisamente l’odore di una fragranza che di certo non era talco, provenire direttamente da lui.

<< Stranamente, non ricordo molto bene cosa sia successo oggi, forse è colpa del sorso che ho dato alla Red Bull, ma Leonard mi ha detto che gli ho vomitato nella macchina, così ha preso i miei vestiti di emergenza.

Poi, non so come, mi sono ritrovato a casa di Raj che mi ha fatto testare un nuovo doccia schiuma e un nuovo profumo.

Io all’inizio non volevo, ma in cambio mi ha dato tre biscotti! Come si poteva dire di no? >>

<< Già >> rispose Amy, sorridendo, immaginandosi Raj alle prese con suo marito.

Si sarebbe dovuta sdebitare con lui, un giorno di questi, per averlo sopportato per quasi tutto il giorno.

E anche per avergli dato una sistemata!

I suoi capelli erano di nuovo in perfetto ordine e sembrava anche che avesse fato una bella dormita.

Come lei, a quanto pare!

<< Adesso tocca a me fare le domande.

 Perché la casa è in ordine e soprattutto perché i gemelli sono così silenziosi? >>

<< Sono stati Leonard e Howard a pulire l’appartamento e per quanto riguarda Luke e Leila… >>

La neurobiologa fece un respiro profondo.

<< … sono con tua madre e tua sorella >> concluse, cautamente, già sapendo quale sarebbe stata la sua reazione.

<< Cooosa?! Ma sei impazzita?! >> urlò il fisico teorico, immaginando sua madre che prendeva un aereo insieme ai suoi figli per Galveston per farli battezzare in, come diceva lei, una “vera” Chiesa.

<< Cosa avrei dovuto fare secondo te? Sono venute stamattina per farci una sorpresa ma alla fine la sorpresa l’hanno avuta loro scoprendo di avere due nipoti, perché a quanto pare tu non le hai avvertite di essere diventato padre! >>

<< Perché avrei dovuto dirglielo, scusa? >>

<< Perché queste occasioni vanno condivise con i familiari!

Mia madre lo sa! >>

E quando lo seppe, per poco non ebbe un infarto.

Quando le fece vedere, tramite Skype, la sua pancia all’ottavo mese di gravidanza pensava che avesse usato qualche programma al computer per aumentare le dimensioni del ventre.

Poi, quando le fece vedere i gemelli, credeva che fossero figli di qualcun altro e che  li avesse presi in prestito.

Le crebbe soltanto dopo che le spedì tutte le analisi possibili che costatavano che i bambini fossero suoi e di Sheldon.

<< Beh, io la penso in un modo e tu in un altro! E poi sono stato impegnato con il lavoro e… >>

<< Sheldon… >> lo interruppe Amy, ammorbidendo la voce, prendendogli le mani tra le sue, per cercare di calmarlo.

<< … tu non hai bisogno di uscire fuori di testa per essere più produttivo sul lavoro. I pensieri e le idee provengono da te, no dal tuo stato di ansia. Devi solo avere pazienza e vedrai che troverai l’illuminazione che stai cercando.

Qualunque cosa succeda, il mio amore per te resterà sempre lo stesso, te lo giuro.

Perché non cerchi, che so, di pensare a qualcos’altro ? >> concluse, speranzosa.

Sheldon non smise un attimo di guardarla nei suoi occhi verdi che chiedevano disperatamente di smetterla di comportarsi in quella maniera, che, alla vista della gente, sembrava solo ridicola.

Odiava quando sbagliava.

Perché era vero.

Amy aveva ragione.

E lui era nel torto.

Aveva per caso fatto qualche nuova scoperta negli ultimi mesi?

No, nessuna.

Allora doveva cambiare atteggiamento.

All'istante.

Sua moglie gli aveva chiesto di pensare a qualcos’altro.

Ricordò la volta che decise di far prendere tutte le decisioni  ai dadi di Dungeons & Dragon, in modo da avere la mente più libera.

Certo, era riuscito a scrivere due articoli su importanti riviste a revisione paritaria e fu quasi vicino a scoprire il motivo per cui il Large Hadron Collider non era ancora riuscito ad isolare il Bosone di Higgs.

Forse sarebbero potuti tornare utili anche in quel momento.

Ma, non doveva dimenticare che si era anche beccato un irritazione ai testicoli perché i dadi avevano deciso di non fargli portare le mutande.

Quindi era fuori discussione!

Poi la sua mente ritornò ancora più indietro negli anni, a quando, sempre a causa di un blocco sul lavoro, decise di auto assumersi cameriere al Cheesecake Factory, in modo che i suoi gangli basali fossero occupati da gesti quotidiani per lasciare libera la corteccia prefrontale di lavorare in background sul suo problema.

E, dopo aver rotto dei piatti, era riuscito a trovare la soluzione.

Ecco cosa doveva fare!

Era la scelta giusta da prendere!

Eppure, una piccolissima parte del suo cervello, lo stava avvertendo che quell’opzione gli avrebbe creato solo ulteriori danni.

Perché, se una volta aveva funzionato?

Perché sicuramente Amy glielo avrebbe impedito.

E lui, quasi certamente, le avrebbe dato ascolto.

Perché, poteva sforzarsi quanto voleva, ma alla fine, faceva sempre quello che diceva lei.

Già, Amy.

All’epoca non faceva ancora parte della sua vita.

Né come amica, né come fidanzata, né tantomeno  come moglie.

L’osservava mentre giocherellava con il braccialetto che le aveva regalato quando erano nati i gemelli.

Con il tempo aveva notato che ripeteva quel gesto ogni volta che era nervosa.

Adesso era sua moglie che aveva sbagliato.

La verità era che non doveva pensare a qualcos’altro.

Ma a qualcun altro.

A lei.

Bramava che fosse la sua distrazione.

La sua “affascinante” distrazione.

Sheldon aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse quasi subito, per dare spazio ad un tenero e, soprattutto, vero sorriso, non forzato, che solo lei era in grado di provocarglielo, con la sua timidezza e la sua fin troppa preoccupazione verso di lui.

Anche se le parole e i discorsi erano il suo forte, l’esperienza in quel campo, gli aveva insegnato che esisteva dell’altro.

I piccoli gesti.

Le emozioni.

I silenzi.

Ma, sfortunatamente per lui, tutto ciò non era mai stato il suo forte.

Così, seppur controvoglia, chiamò alla sua mente l’istinto, l’unico suo alleato in grado di guidarlo verso il raggiungimento dell’obiettivo che si era imposto in quell’istante.

La sua felicità.

La felicità di Amy.

La loro felicità.

Lentamente, le appoggiò una mano sulla guancia costringendola a guardarlo negli occhi, ancora fissi sul suo regalo.

La sentì tremare tutta, incapace di pronunciare qualsiasi parola, come se tutto quello che stava succedendo fosse sbagliato, come se lei fosse troppo per lui.

Sheldon, invece, pensava tutto l’opposto.

Era Amy che era troppo per lui.

Forse meritava di meglio.

Ma, in fondo al suo cuore, sapeva che non l’avrebbe mai lasciata andare.

L’amava troppo.

Le accarezzò la guancia calda, quasi bollente, con il pollice, per cercare di tranquillizzarla.

Gradualmente si avvicinò al suo viso.

Voleva baciarla.

Voleva farlo appena aveva messo piede nell’appartamento.

<< Non sei obbligato a fare niente >> mormorò Amy, la bocca di Sheldon un centimetro dalla sua, trattenendo il respiro.

Sapeva cosa stava per succedere.

Bastava osservare la sua espressione in quel momento.

Conosceva alla perfezione la sua faccia da koala, quella da bambino quando giocava con i trenini o di quando lo portava a Disneyland, la sua faccia di quando era triste o arrabbiato per qualcuno o per qualcosa.

Ma lo sguardo che le stava dedicando in quel momento era diverso.

Era speciale.

E lo conosceva solo lei.

Era lo stesso che le aveva riservato il giorno del loro matrimonio, quando, per la prima volta, erano rimasti da soli in una camera con un letto da condividere insieme.

E tutti, loro due per primi, sapevano come si era conclusa quella notte.

Per la ragazza, tutto ciò, le sembrava un grande déjà-vu.

Anche se, da una parte voleva disperatamente che le cose tra lei e Sheldon  tornassero come prima, quella sera, dall’altra sapeva che suo marito era un tipo fin troppo “singolare”, e che, quindi, aveva i suoi tempi.

Non le importava se Penny e Bernadette ci avevano scommesso dei soldi.

Non le interessava se i ragazzi si erano impegnati tanto ad aggiustare l’appartamento e a dare un’aggiustata al look di Sheldon.

Le sue amiche, quel pomeriggio, le dissero che i ragazzi, se avessero svolto alla perfezione i loro compiti, sarebbero stati premiati con il sesso.

Non stava scritto da nessuna parte che l’avrebbero fatto anche loro.

Ok, non era esattamente così.

Anche se era sera, era ancora venerdì.

E, secondo il loro contratto, il venerdì, insieme al sabato, era il “giorno dell’amore” come lo chiamava sempre lei.

Però…

<< Dovevi pensarci due volte prima di indossare l’uniforme di Star Trek >> le sussurrò, sfiorando finalmente le labbra con le sue.

Amy si sentì avvampare peggio di una ragazzina al primo bacio.

Si sentiva come la protagonista di uno di quei film adolescenziali.

La ragazza “intelligente e impopolare” riesce a conquistare il “bello e perfetto” capitano della squadra di football del liceo, mentre quella più popolare, bella, bionda, cheerleader e senza un minimo di sentimento, ne esce sconfitta.

In un certo senso, stava vivendo tutto ciò adesso che era un’adulta.

Anche se in stile Nerd.

Sheldon aveva un quoziente intellettivo di 187, si era diplomato ad 11 anni e a 16 anni aveva già ottenuto il primo dottorato di ricerca.

Era praticamente un genio!

Lei invece era “soltanto” intelligente.

Che cosa ci trovava in lei, se neanche era tanto bella?

Perché non si era mai innamorato di un genio come lui?

Cosa lo aveva spinto a chiederle di sposarlo?

E, soprattutto, che cosa gli era passato per la testa, la notte che aveva deciso di metterla incinta?

Tutte quelle domande senza risposta la facevano star male.

Sheldon comprese che era ancora troppo poco per far in modo che Amy si fidasse completamente di lui, così le passò lentamente il braccio sinistro intorno alla vita, per avvicinarla a sé, finché i loro corpi non si toccarono, quasi come se avesse paura che potesse scappare da un momento all’altro.

La neurobiologa, provò, improvvisamente, una sorta di sicurezza psicologica, mentre era avvolta in una specie di abbraccio impacciato ma, allo stesso tempo, sicuro.

Si sentì desiderata, amata, cercata, immaginata, sognata.

Diamine!

Stava andando in paranoia per nulla.

Solo perché era un impresa fin troppo ardua capire affondo i suoi sentimenti.

Tanto che non aveva capito che anche lui, alla fine, stava male per la situazione che si era creata.

E voleva farsi perdonare.

Senza usare le parole.

Perché si sa.

Sheldon Cooper non sa dire scusa.

Però lo sapeva dimostrare.

Improvvisamente tutti i pensieri negativi che occupavano la sua mente da fin troppo tempo vennero spazzati via.

E furono sostituiti nuovamente da pensieri belli e incantevoli.

Come le strabilianti sensazioni che provava quando il corpo di Sheldon era così vicino al suo.

Si abbandonò completamente a quei baci così dolci, semplici e innocenti, ma nel contempo, così perfetti, che sapevano dei biscotti al cioccolato di Raj.

E, accidenti, se erano buoni!

Erano buonissimi!

Gli avrebbe dovuto chiedere la ricetta.

Sheldon, sentendola finalmente rilassarsi, sorrise.

Sapeva che molto spesso, anzi, quasi sempre, erano lui e il suo carattere “fuori dal comune”, la causa di tutti i problemi.

Però, doveva ammetterlo,  era anche in grado di risolverli alla perfezione.

In quel momento tutte le emozioni che sapeva di possedere ma che aveva sempre avuto paura di far uscire allo scoperto, prevalsero totalmente, facendogli perdere il controllo della sua mente.

Osservò, tuttavia, che non gli dispiaceva affatto questa confusione mentale.

Anzi, la trovava addirittura interessante.

E sarebbe stato perfettamente in grado di sopravvivere a tutto questo scombussolamento.

Il suo desiderio per lei lo portò a passarle la lingua sul labbro inferiore.

Amy aprì leggermente le labbra.

Voleva che incontrasse la sua, di lingua.

E, quando accadde, fu strano e bello allo stesso tempo per entrambi.

Come se fosse la prima volta.

Sheldon ascoltò il lento accarezzarsi di labbra e lingue, che si muovevano a turno, in un modo così armonioso, così giocoso e, stranamente, almeno per lui, così spontaneo.

Dovette confessarlo, però.

Amy era molto brava a seguire i suoi movimenti , nonostante variasse in continuazione l’intensità e la profondità dei baci.

A quanto pare era perfetta.

Lui era perfetto.

Loro due erano perfetti.

Ma che stava dicendo!?

Solo lui era perfetto.

Sua moglie era solo esperta.

E lo era diventata solo grazie a lui.

La ragazza, seppur a malincuore, dovette concludere quel bacio, che gli aveva completamente tolto il fiato.

Appoggiò la fronte a quella Sheldon e la mano sul suo petto, potendo notare che il cuore non voleva assolutamente smettere di rallentare.

Così come il suo.

Teneva gli occhi ancora chiusi.

Aveva paura che, se li avesse aperti, fiumi di lacrime di gioia le avrebbero rigato il viso o, peggio, che tutto ciò potesse essere solo un sogno.

Un sogno fin troppo reale.

<< Amy, hai le labbra scivolose. Devi smetterla di usare il lucidalabbra >> le sussurrò, rimproverandola.

La ragazza rise, mentre cercava ancora di respirare normalmente.

No, non poteva essere un sogno.

Era la realtà.

Solo nella vita reale, Sheldon poteva dire una cosa del genere dopo un bacio.

A quanto pare si era accorto del rossetto, però aveva continuato a baciarla.

Era un buon segno.

Finalmente decise di aprire gli occhi-ormai le lacrime si erano tutte prosciugate- e di appoggiare le mani sulle sue spalle, giusto per guardarlo meglio.

<< E’ rossetto >>

<< C’è qualche differenza ? >>

<< Ovvio ! >>

<< Beh, allora non mettertelo più perché oltre che scivoloso è anche appiccicoso! >>

La ragazza sospirò.

<< Va bene. Niente più rossetto! >> affermò, con le mani alzate, in segno di resa.

Certo, come no!

<< Ce qualcos’altro che vuoi chiedermi? >>

<< Quanto hai bevuto? >>

<< Uno o due bicchieri >> mentì la neurobiologa, intuendo che glielo avesse chiesto perché la sua bocca sapeva ancora di vino rosso.

In realtà, alla fine, si era scolata tutta la bottiglia che Penny aveva portato quel pomeriggio.

E la metà di un’altra.

Solo perché la sua “amichetta del cuore” gliel’aveva tolta di mano poiché era l’ultima rimasta e non voleva rimanere senza vino.

Era stata in ansia per tutto il giorno.

Doveva cercare di rilassarsi un po’, no?

<< Quanto fa 16 per 14 ? >>

La ragazza lo guardò incuriosita.

Davvero le stava chiedendo di risolvere una moltiplicazione così semplice?

<< 224 >> rispose prontamente.

<< E’ esatto >> disse, mentre iniziò a scostarle lentamente i capelli, costatato che non fosse ubriaca.

Se lo fosse stata, non avrebbe continuato.

Era un gentiluomo del Texas.

Non se ne sarebbe mai approfittato.

E poi, da ubriaca, a stento si reggeva in piedi blaterando frasi sconnesse tra loro, facendogli perdere la pazienza.

Quella sera, i capelli di Amy erano diversi.

Non erano lisci come sempre, però non sapeva neanche come definirli.

Mica era un parrucchiere o Raj?

Ma erano identici alla volta in cui le ragazze organizzarono  una sorta di ballo di fine anno, perché deluse da quello a cui avevano preso parte al liceo.

La volta in cui aveva ammesso apertamente di amare Amy.

La volta in cui aveva riconosciuto che anche lui, alla fine, oltre ad una sfera logica, possedeva anche una sfera affettiva che stava solo aspettando il momento perfetto per uscire allo scoperto.

E un attacco di panico.

E pensare che voleva dare la colpa di ciò ad un parassita che si era infilato nel suo cervello per manipolarglielo!

Mentre le accarezzava delicatamente il collo con i polpastrelli, Amy sentì l’eccitazione dentro di sé aumentare sempre di più.

Chiuse gli occhi, non appena iniziò a sfiorarle appena, con morbidi baci, il lato del collo che solo pochi secondi fa aveva toccato con le sue dita.

Le stesse che adesso stavano tracciando sulla sua schiena numeri a casaccio.

Almeno, così pensava.

Forse, per Sheldon, davvero avevano un significato.

Sorrise, perché quando faceva così, le stava chiedendo a modo suo, senza usare le parole, di fare l’amore con lei.

Ogni volta che glielo faceva notare, ribadiva sempre che non era vero.

Forse perché non voleva ammetterlo apertamente.

Forse perchè davvero non se ne rendeva conto.

Trovava questo suo modo di esprimersi buffo e romantico allo stesso tempo.

<< Amy, ti ricordi come si pratica un coito ? >> domandò, mentre aumentava l’intensità dei baci.

<< Cooosa?! Ma che domanda è?! >> gridò la neurobiologa, diventando improvvisamente lucida.

<< Anche se non abbiamo rapporti sessuali da trecentotrent’otto giorni, io ho una memoria eidetica, tu invece no, quindi potresti avere delle difficoltà a metterne in atto uno in questo momento >> le rispose tranquillamente.

Amy fece un respiro profondo, cercando di mantenere la calma.

Ormai era più che certa che Sheldon volesse fare l’amore con lei.

Però le aveva anche detto che non lo facevano da più di trecento giorni-accidenti, così tanti?- e che forse lei non si ricordava più come si facesse.

Suo marito sapeva passare dall’essere romantico al non esserlo più in men che non si dica.

Cosa doveva fare?

Ovviamente accettare la sfida.

Perché si, la stava mettendo alla prova

Infondo, fare l’amore è come andare in bicicletta, giusto?

<< Ne sei sicuro? >> domandò, sentendosi improvvisamente sicura di sé, forse per il fatto che la stava “leggermente” provocando.

<< Certo! >>

Ok, stava seriamente perdendo la pazienza.

Calma, Amy, calma.

<< Io credo proprio di no! >> dichiarò, spingendolo contro il divano, mettendosi a cavalcioni sopra di lui, iniziando a sbottonargli la camicia.

<< Ti va di sperimentare un coito capricciosamente fantasioso? >>

Sheldon, sentendo quella domanda, le afferrò le mani, tenendogliele ferme.

<< Tu… come sai dei… >> balbettò, incredulo e senza parole, cosa che, ovviamente, capitava solo con sua moglie.

Davvero.

Come ne era venuta a conoscenza?

Anni addietro, lui e Kripke furono obbligati dall’università a lavorare insieme ma, quest’ultimo era molto più avanti negli studi.

Credeva che si sarebbe preso gioco di lui.

Invece non gli disse nulla.

Diede la colpa ad Amy di ciò perché lo teneva sveglio tutta la notte.

Perché era desiderosa di avere dei rapporti sessuali frequenti ed intensi.

E Sheldon gli diede corda, mentendo spudoratamente,  poiché a quei tempi lui ed Amy neanche si baciavano e la possibilità di un amplesso era categoricamente fuori discussione.

Così nacquero i coiti capricciosamente fantasiosi.

Credeva che sua moglie non ne sapesse niente.

Fino ad ora.

Chi glielo aveva potuto raccontare?

Penny, Leonard oppure…

<< Me ne ha parlato Barry il primo giorno che venni a lavorare nella tua università, non appena seppe che ero la tua ragazza >> gli rispose, liberandosi dalla presa per poter finalmente togliergli la camicia.

<< Tranquillo! Ho assecondato tutto ! >> disse poi, chiudendogli la mascella, vedendolo a bocca aperta.

Anche se, inizialmente, voleva smentire tutto, quella volta, alla fine non ci riuscì.

Se avesse detto la verità, Kripke avrebbe preso in giro Sheldon a vita.

Si sarebbe disperato.

Avrebbe messo ad alto volume la marcia imperiale di Star Wars come per dire a tutti: sono triste e sul punto di distruggere il pianeta!

Lo odiava quando faceva così!

Fece bene ad assecondare Barry.

E poi, fu divertente, all’epoca, raccontargli dei “finti” coiti dal suo punto di vista.

La sua immaginazione non aveva limiti.

<< G.. grazie >> mormorò.

<< Non ce di che >> gli rispose, sorridendo, ritornando ad esplorare nuovamente la sua bocca, contenta, sentendolo ricambiare.

Difficilmente suo marito ringraziava.

Lo adorava quando si sforzava di dire cose che non avrebbe mai voluto pronunciare.

Entrambi respiravano pesantemente mentre i loro cuori non smettevano di calmarsi.

Ma, in quel momento, non interessava a nessuno dei due.

Erano completamente presi l’uno dall’altro.

Dovevano recuperare il tempo perso.

<< Da quanto in qua riesci a sbottonare una zip così velocemente?! >> urlò incredula la neurobiologa, non appena avvertì le mani di Sheldon spostarsi dai suoi fianchi alla sua schiena che le abbassavano la cerniera senza difficoltà.

No, seriamente.

Il bello stava nel fatto che non sapesse toglierle i vestiti.

Le lampo le detestava tantissimo.

Trovava dei problemi anche con le sue.

E adesso come si sarebbe divertita?

<< Star Trek è il mio mondo. So dove mettere le mani! >> rispose con ovvietà.

Solo in quel momento, Amy si ricordò di indossare ancora l’uniforme di Star Trek, con cui, anni fa, si mise a giocare al dottore con Sheldon.

Nel vero senso della parola.

Davvero, si misero proprio a giocare come dei bambini.

Tutto era partito da un esperimento, condotto nei primi tempi con cui stava con lui, il cui scopo era quello di intensificare i suoi sentimenti verso di lei usando tutte cose che rimandavano alla sua infanzia e ai momenti felici.

Si sentì soddisfatta quando vide che il test era andato a buon fine.

Aveva scoperto le sue debolezze.

Penny inizialmente voleva farle indossare un “ non sapeva neanche cosa era” che le aveva comprato di nascosto al sexy shop.

Ovviamente aveva rifiutato categoricamente!

Per fortuna la sua amica non si lamentò, anzi, le disse che l’avrebbe sfruttato con Leonard.

Contenta lei!

Aveva anche pensato alla sua uniforme da scolaretta cattolica.

L’unica volta che la indossò, però, suo marito le chiese se avesse il blu-ray di Gravity sotto la gonna.

Aveva paura che, quella sera, le avrebbe chiesto il blu-ray del nuovo film degli Avengers.

Come gli avrebbe detto che non ce l’aveva?

Per concludere,  per puro caso, aveva trovato l’uniforme di Star Trek.

Dopo averla indossata e aver impiegato circa un quarto d’ora per alzare la chiusura lampo-mentre Sheldon ci aveva messo un secondo per abbassarla, accidenti- si vide allo specchio, senza essere molto convinta.

Così decise di indossare semplicemente gli abiti di sempre, nonostante fossero tutti sporchi.

Prima però voleva riposare giusto cinque minuti sul divano.

Ma alla fine, a quanto pare, era crollata dal sonno.

<< Avrei fatto meglio ad indossare quello che mi aveva preso Penny al sexy shop >> sospirò Amy, mentre iniziò a riempirlo di baci sulla guancia calda.

<< Che cos’è un sexy shop? >>

Amy rise.

Era ovvio che non lo sapesse.

<< Niente. Non ci pensare! >> rispose distrattamente, passando a sfiorargli con le labbra il collo morbido.

Precisamente appena sotto l’orecchio, facendolo fremere.

Anche suo marito, come tutti gli uomini, aveva i suoi punti deboli.

Sheldon le diede ascolto, così decise di tracciare sulla sua schiena dei complessi calcoli matematici.

In quel preciso istante, sentì che gli  venendo un’idea brillante grazie alla quale avrebbe certamente vinto il premio Nobel.

Più le sfiorava la pelle nuda, più Amy intensificava i baci sul collo.

<< Ehi, Sheldon, stai attento o tua moglie finirà col trasformarti in una mummia! >>

Amy e Sheldon, pur avendo ascoltato una voce più che familiare e singolare, trasalirono.

Il fisico teorico, impulsivamente, spinse sua moglie lontano da sé, la quale fu scaraventata sul pavimento senza neanche un poco di grazia.

<< Rajesh! Che ci fai qui?! >> gridò la neurobiologa, mentre cercava di rialzarsi, costatando che non si fosse fatta nulla di male e soprattutto che non avesse avuto alcun infarto.

Ma perché nessuno bussava in quella casa?

<< Beh, dovevo vedermi con Emily, però poi ha avuto un’emergenza al lavoro e ha detto che ci vorrà tutta la notte.

Sono andato da Howard ma Bernadette mi ha cacciato di casa, così come Penny e ora mi sento ancora peggio sapendo che anche Sheldon Cooper stanotte farà sesso e io no! >> rispose l’indiano, ubriaco, tra le lacrime, vedendo il suo amico senza camicia.

 << Le convenzioni sociali impongono di offrire ad un’ospite sconvolto una bevanda calda.

Visto che sei anche ubriaco di preparerò del caffè, così ti spiegherò per la ventesima volta perché non potevo essere trasformato in una mummia.

Mi sarei potuto trasformare in uno zombie o in un vampiro ma opterei sicuramente per questa scelta visto che Amy in questo momento ha la pelle così pallida e non ha bende >> disse Sheldon all’astrofisico, mentre si avviava verso la cucina, senza neanche prendersi la briga di abbassare la voce.

<< Resta fermo dove sei oppure… >> lo minacciò sua moglie, tralasciando il fatto che l’avesse paragonata ad un vampiro.

Già, altrimenti cosa?

Mica poteva dirgli che sarebbe andato in bianco?

E poi, come si poteva dire di no a quegli addominali così perfetti?

<< … ti incendio tutti i fumetti! >> concluse, ricordandosi improvvisamente come facesse Penny a corromperlo.

Il fisico teorico impallidì.

No, Amy non era capace di arrivare a tanto.

Eppure, in quel momento aveva un’aria così minacciosa.

Cosa doveva fare?

Onorare le convenzioni sociali o salvare i suoi adorati fumetti?

Mettere in salvo dal fuoco i suoi preziosissimi fumetti, ovvio!

<< Va bene, ho capito! >> disse, arrendendosi, avvicinandosi alla sua scrivania per prendere dal cassetto una banconota da cinque dollari.

<< Tieni, Raj. Comprati un caffè e qualunque altra cosa tu voglia >> 

<< Che c’è? Ho solo rispettato le convenzioni sociali! >> sostenne, poi, vedendo la faccia di Amy sconvolta.

Alla fine, era riuscito a fare entrambe le cose.

La neurobiologa sospirò, mentre accompagnava Raj alla porta d’ingresso, ancora poco lucido.

<< Domani, quando sarai sobrio, mi potresti dare la ricetta dei tuoi biscotti al cioccolato? Ci conto! >> gli chiese, abbassando la voce, mentre gli chiudeva la porta in faccia, senza neanche aspettare una risposta.

Che ci poteva fare, se erano davvero così buoni?

<< Vieni, Sheldon >> disse, prendendogli la mano, in direzione della loro camera, spingendolo sul letto e mettendosi sopra di lui.

Almeno, lì, avrebbero avuto un po’ più di privacy, giusto? 

Al fisico teorico venne la pelle d’oca per tutto il corpo, una volta entrato in contatto con il freddo tessuto della trapunta.

<< Vuoi che ti aiuti? >> le domandò, mentre era intenta a togliersi la parte di sopra del costume, senza ottenere alcun risultato.

<< Certo che no! >>

Da quando in qua si erano invertiti i ruoli?

E perché nei film d’amore queste cose non succedono mai?

<< Almeno fatti togliere gli occhiali o finirai che si rompano anche questi! >> disse, levandoglieli  e poggiandoli sul comodino.

La ragazza rimase molto sorpresa, sentendolo pronunciare quella frase.

La scorsa settimana, mentre aveva Luke in braccio per cercare di farlo smettere di piangere, si agitò fin troppo e gli occhiali fecero un gran bel volo cadendo a terra e spaccandosi in due.

Quel bambino era già bello forte!

Così li sostituì con il paio di riserva che aveva sempre con sé.

Identici a quelli vecchi!

Sheldon ovviamente non era con lei.

Però si era accorto che aveva qualcosa di nuovo.

Credeva di essere diventata trasparente per lui in questi ultimi mesi, invece…

<< Amy, stai ingrassando, te ne rendi conto? >> disse Sheldon, sfilandole l’indumento senza alcuna difficoltà.

Che ci voleva?

<< Non sono grassa! >> rispose, indignata.

<< Allora sei incinta? >>

<< No! >>

Ma che domanda era?

L’ultima volta che era stata con Sheldon già aspettava i gemelli ma ancora non lo sapeva.

Era praticamente impossibile.

<< Allora vedi che ho ragione, come sempre, d’altronde?

Ogni mattina mangi le ciambelle per colazione che poi si depositano qui! >> le rispose, poggiando le mani sui suoi fianchi.

<< Non sono grassa >> gli ripeté, mentre cercava di sbottonargli i pantaloni.

Ok, forse lo stava ripetendo più a sé stessa.

Era consapevole che il suo corpo ormai era cambiato dopo la gravidanza.

In ogni caso, l’uniforme di Star Trek che non indossava da anni le era entrato.

Tuttavia, poco fa, aveva trovato difficoltà nel toglierlo.

Accidenti!

<< Però sei morbida come un minion >> affermò, ridendo, cominciando a giocare con le sue curve.

<< Un cosa? >>

Il fisico teorico sospirò.

Aveva visto insieme a lui Cattivissimo Me dodici volte e ancora non aveva imparato niente!

<< I minion, Amy, gli aiutanti tuttofare di Gru >>

<< Sono degli esseri di forma vagamente umanoide e di colore giallo che indossano una salopette di jeans,  degli stivaletti e dei guanti >> continuò, vedendola ancora più perplessa.

Più chiaro di così?

<< Mi stai dicendo che sono strana per caso? >> gli domandò, ricordandosi improvvisamente chi fossero e che, oltre a parlare in modo strambo,  non facevano altro che combinare un pasticcio dopo l’altro.

<< E morbida >> aggiunse, per poi sfiorare le labbra con le sue.

Amy voleva opporre resistenza.

Perché doveva sempre averla vinta lui?

Le aveva dato della grassa e della strana.

Ma i suoi baci, in quel momento, erano tanto dolci e molto molto molto delicati.

E non lo vedeva così spensierato da tantissimo tempo.

Quando Sheldon la avvicinò ancora di più a sé, facendo aderire appena i loro corpi, Amy si rese conto che ormai il desiderio aveva avuto la meglio.

Il suo unico pensiero era di stringersi a lui.

Poteva percepire il suo torace che si alzava e abbassava in respiri veloci.

<< Hai delle gambe davvero sexy, te l’ho mai detto? >> gli sussurrò maliziosamente all’orecchio, una volta sfilato definitivamente l’indumento che le copriva.

Sheldon non fece in tempo a muovere la bocca per dirle che glielo aveva già detto ventisette volte che qualcuno rispose al posto suo.

<< E’ il Signore che gliele ha date così, cara, lo sai? >>   

<< Signora Cooper! Che ci fa qua!? >> gridò, in preda all’ansia totale, mettendosi a sedere per bene sul letto, coprendosi con la trapunta.

Nessuna donna vorrebbe vedere la propria nuora, mezza nuda, sopra suo figlio, anch’egli  mezzo nudo, vero?

Bussare no, eh?

<< Volevo dirti che ho lasciato i gemelli da Penny come mi hai chiesto oggi pomeriggio. Missy adesso è lì con lei e Leonard.

Se avessi saputo che avevate intenzione di procreare un altro bambino, non vi avrei interrotti  >>

<<  Ehm… noi non stiamo cercando di avere un altro figlio, vero Sheldon? >> gli domandò.

Il fisico teorico alzò gli occhi al cielo.

<< Ho imparato la lezione.

Se ho intenzione di metterti incinta prima devo chiedere se sei d’accordo anche tu! >> rispose, esasperato.

<< Meno male che Luke e Leila non sono qui. Sarebbero rimasti traumatizzati a vita >> disse Mary.

<< I gemelli! >> gridò Sheldon, come se si fosse ricordato solo in quel momento di avere dei figli.

<< Amy,  come ti è passato per la mente di lasciare i bambini a Penny? >>

<< Scusa, qual è il problema? >>

<< Qual è il problema?!  >> ripeté, incredulo che sua moglie non arrivasse al suo stesso ragionamento. 

<< Penny a stento sa badare a sé stessa. Mi dici come sarebbe capace di occuparsi di due bambini di sette mesi?

E se avesse riempito i biberon con il Sauvignon blanc anziché con il latte? >> domandò, ansioso.

<< O Signore, ne sarebbe davvero capace?! >> domandò Mary, impaurita.

La neurobiologa fece un respiro profondo, cercando di mantenere la calma.

<< Da quando ha iniziato il nuovo lavoro come rappresentante farmaceutica è diventata molto più responsabile e non scambierebbe mai il latte con dell’alcol >>

Ok, non era vero.

Qualche settimana fa successe davvero.

Però si era accorta appena in tempo della distrazione della sua amica.

Nessuno sapeva di quell’episodio tranne lei, Penny e Bernadette.

Ed era meglio così.

Per tutti.

Il fisico teorico ci pensò su un attimo.

In effetti, doveva ammetterlo.

Penny ormai non era più una stupida ragazzina bionda poco più che ventenne che si era trasferita a Pasadena per diventare una star del cinema.

Adesso era una donna.

Con un vero lavoro.

E poi accanto a lei c’era Leonard.

Sapeva di poter contare su di lui, affinché la sua fidanzata non combinasse danni.

<< Va bene. Mi voglio fidare.

Ciononostante, questo non vuol dire che non sarai punita per quello che hai fatto.

Togliti i pantaloni >>

Amy lo guardò sconvolta.

Dove voleva andare a parare?

<< No, aspetta un attimo, io… ma che fai?! >> riuscì solo a chiedere prima che lui glieli togliesse in men che non si dica.

<< Così sentirai più dolore! >>

<< Che? >> gli domandò, ancora più confusa.

Quando la fece mettere a pancia in giù sulle sue ginocchia tutto le fu improvvisamente più chiaro.

Voleva sculacciarla.

Davanti alla sua mamma.

La sua fantasia era sempre stata Sheldon con i capelli lunghi da cadergli sulle spalle che ondeggiavano all’indietro mentre andava a cavallo, cavalcando a pelo con il petto nudo.  

No quello che stava accadendo in quel momento.

Ok, se fossero stati da soli, non si sarebbe lamentata.

Ma c’era sua suocera a guardarli!

Ma perché non se ne andava!?

Voleva per caso vedere se l’avesse fatto davvero?

<< Vorresti utilizzare la stessa tecnica che usava tuo padre su tuo fratello George quando si intrufolava nel suo furgone e beveva il suo whisky da guida? >> gli chiese Mary, incredula.

 << Non mi lascia altra scelta! >> rispose, con ovvietà.

<< Sheldon, non… >>

Si bloccò non appena avvertì la mano di suo marito colpirle il fondoschiena.

Dovette mordersi il labbro inferiore più di una volta per non fargli capire che le stava piacendo.

Si, le stava piacendo, che male c’era?

Però Sheldon doveva pensare l’opposto.

<< Hai imparato la lezione? >> le chiese, una volta terminato.

<< Si, non ti preoccupare >> rispose, cercando di mantenere a bada i suoi ormoni.

<< Mamma, perché hai quella faccia? >> domandò Sheldon, come se nulla fosse, vedendola con gli occhi sgranati e la bocca aperta.

<< Tu… tu l’hai fatto davvero? >> balbettò, non sapendo cosa pensare.

<< Non è mica la prima volta! >>

<< Cooosa?! >>

<< Qualche anno fa ha finto di stare male così che potessi prendermi cura di lei.

Le ho spalmato il vaporub sul petto e fatto il bagno per niente! >>

La signora Cooper guardò la ragazza che annuì.

Ma perché doveva mentirle?

All’epoca doveva usare qualunque metodo e mezzo per avere un minimo di contatto fisico da parte di Sheldon.

<< Perché non ti ho portato dallo specialista di Houston? >> domandò, rassegnata, più a sé stessa che a suo figlio.

<< Mi raccomando, controlla che Penny non abbia somministrato ai bambini alcuna bevanda alcolica >> le raccomandò Sheldon mentre chiudeva la porta dietro di sé.

**********

<< O Signore! >> sospirò Amy, abbandonandosi completamente sul letto.

<< Perché preghi ? >>

La ragazza sorrise, pensando a quanto fosse ingenuo.

Ovviamente, per lui, tutto quello che era successo, era una cosa di cui non vergognarsi affatto!

<< Non sto pregando! >>

Il fisico teorico scrollò le spalle.

<< Va bene.

Comunque mi piace la tua biancheria intima. Il colore, intendo >> disse, poi, stendendosi al suo fianco.

<< Ti piace l’azzurro? >> chiese, incuriosita.

Non sapeva quale fosse il suo colore preferito o se ne avesse uno.

Aveva scelto quel colore tra decine di altri semplicemente perché le ricordava i suoi occhi.

Sheldon alzò li occhi al cielo.

<< Non è azzurro. E’ blu pallido come la spada di Luke Skywalker prima che rimasterizzassero i film in digitale .

Tutti credono che non ci sia alcuna differenza.

Non sei l’unica ad esserti sbagliata.

Visto? Ti ho insegnato un’altra cosa >> la corresse, baciandola poi sulle labbra, premendo con delicatezza contro il suo corpo.

Il corpo di Amy non faceva che sussultare in continuazione e ad ogni sussulto i baci di Sheldon diventavano sempre più decisi, mantenendo, tuttavia, la tanta morbidezza che li rendeva unici , mentre le loro lingue  non smettevano di intrecciarsi ed inseguirsi.

<< Scordati che ti faccia slacciare il reggiseno. Pensavi che non me ne accorgessi? >> sussurrò, avvertendo le mani di Sheldon salire lungo la schiena per soffermarsi in un punto ben preciso di essa.

<< Ed dai,  ti prego! >> la supplicò, peggio di un bambino.

Va bene, le aveva rotto dieci reggiseni.

Ma dove stava scritto che avrebbe rotto anche l’undicesimo?

Che ci poteva fare se quei gancetti per lui risultavano così strani?

Inoltre era un fisico.

Era semplicemente curiosità scientifica.

<< No! >>

<< Perché no? >>

<< Perché è nuovo >>

<< L’hai comprato per me? >>

<< Niente affatto! >>

 Era la verità.

Era stata Penny a costringerla a metterselo quella sera.

Lei voleva semplicemente conservarlo per indossarlo in qualche altra occasione.

<< Beh, parlando d’altro, mi dici chi comprerebbe uno slip che non copre completamente il didietro? Non senti freddo?  >>

La ragazza sospirò.

<< Tutte le donne, Sheldon, e nessuno di loro sente freddo. Ad ogni modo, si chiama brasiliana >>

<< Perché viene prodotto in Brasile? >>

<< Non lo so. Forse >>

Davvero non lo sapeva.

L’avrebbe dovuto domandare alla sua amica.

<< Comunque, ritornando alla questione del reggiseno… >> le sussurrò Sheldon all’orecchio.

<< … se vuoi puoi togliertelo tu. Per me non ci sono problemi >> concluse, baciandole dolcemente il collo.

Quando la sentì fremere, capì che era riuscito a vendicarsi.

Perché a Sheldon Cooper non si deve dire mai di no.

Si vergognava ad ammetterlo ma, col tempo, aveva imparato qualche trucchetto, in quel campo, per far in modo che Amy trovasse difficoltà a controllare le sue azioni.

La sentiva sospirare mentre cercava ancora di togliersi il reggiseno con un espressione corrucciata sul volto.

Si sentiva davvero soddisfatto.

<< Stai ridendo di me? >> domandò Amy, sentendolo sogghignare.

<< No >>

<< Sheldon, tu non sai mentire! >>

 << E’ vero! Non so dire le bugie! >> dichiarò, iniziando a ridere più forte.

Come aveva fatto sua moglie a ridurlo in quel modo?

Sapeva di essere ridicolo.

Eppure in quel momento non gli importava affatto.

<< In ogni caso, secondo te, come mai tua mamma non ci ha detto che stiamo commettendo peccato e che andremo all’inferno? >> gli domandò, sia per cercare di rimanere un po’ lucida non pensando a quanto fossero eccitanti i suoi baci, sia perché era davvero curiosa dello strano silenzio di sua suocera, nonostante avesse esplicitamente affermato che non stavano provando ad avere un altro figlio.

Sapeva quanto fosse religiosa e che certamente ritenesse grandi peccatori una donna e un uomo che intrattengono rapporti sessuali senza alcuno scopo riproduttivo.

<< Perché è lei la prima a commettere peccato, intrattenendo molteplici coiti, oltretutto fuori dal matrimonio, con un certo Ron, un tizio che ha conosciuto nel suo gruppo di preghiera, diventando così una forsennata pervertita sessuale  >>

<< COOOSA? >> urlò Amy.

<< Incredibile, vero? Mia madre che contraddice tutte le regole religiose che abbraccia da una vita solo perché non riesce a resistere al sedere perfetto di quell’uomo >>

Solo ora, la ragazza si ricordò di Ron.

Sheldon gliene aveva parlato anni addietro, quando lui e Howard erano andati al centro della NASA.

Però, a dirla tutta, non sapeva cosa pensare.

Era sconvolta e disgustata allo stesso tempo.

Non riusciva proprio a credere che sua suocera, fanatica religiosa, avesse ceduto ad una delle tante debolezze umane.

Però, pesandoci bene, la comprendeva.

Anche se era stata sposata per pochi anni con il padre di Sheldon, era ben consapevole del fatto che, il loro, non era stato un matrimonio molto felice.

Stava cercando soltanto di rifarsi una nuova vita.

Di essere finalmente felice.

Dio non l’avrebbe punita per questo.

Amy era talmente immersa nei suoi pensieri che non si accorse di avere il seno scoperto.

<< Ehi! >> urlò indignata.

<< Che c’è? Non te l’ho rotto! >> dichiarò Sheldon, con il reggiseno in mano, trionfante.

Alla fine, dopo averci ragionato più a lungo, era riuscito a capire come si sganciassero.

Sheldon Cooper non si arrende mai.

Sheldon Cooper vince sempre.

La ragazza sbuffò.

D’ora in poi sarebbe sempre stato orgoglioso della sua “impresa”.

<< Amy, perché il tuo seno è asimmetrico? >>

 << Non è affatto sproporzionato! >>

<< Ok, è come dici tu! >> dichiarò, poi, visto che Sheldon sembrava non crederle.

E faceva bene.

<< Diventa così dopo l’allattamento.  E’ scritto nei libri sulla gravidanza e… >>

Inaspettatamente si ritrovò le labbra di Sheldon sulle sue.

Amy rimase così meravigliata da quel bacio morbido, dolce e perfetto che gli prese il viso, caldo e tremante, tra le mani, per gustare meglio il suo sapore.

<< Un po’ mi dispiace che non sia più come quando ci siamo sposati ma è sempre meglio di come era diventato durante la gravidanza >>

Amy rise.

Gli uomini normali trovavano estremamente sexy il seno durante la gestazione perché diventava bello, sodo, pieno e rotondo.

Invece suo marito, ovviamente, lo aveva trovato strano, rivoltante e assurdamente pericoloso.

Sheldon l’osservò a lungo.

Amy era fantastica.

Era diversa dagli altri esseri femminili che aveva incontrato.

Non aveva alcun senso per la moda.

Non faceva finta di essere una persona che non era.

Non aveva hobby da fighi.

Eppure, anche se non gli dispiaceva vederla con qualcosa di diverso addosso, come quella sera- tutta colpa di Penny ne era certo- adorava i suoi cardigan troppo larghi, le sue camicette, i suoi collant e le sue scarpe ortopediche.

Il tutto disastrosamente abbinato.

Adorava il fatto che diceva apertamente tutto ciò che le passava per la testa, anche se era imbarazzante o inappropriato.

Adorava il fatto che suonasse l’arpa.

Non avrebbe mai accettato un altro strumento.

Se avesse suonato la chitarra, ad esempio, adesso sarebbe un hippie che viveva senza una fissa dimora che si ubriacava sulle spiagge intorno a dei falò.

Ma, quello che adorava di più di lei, era la pazienza che aveva avuto verso di lui per anni.

Era ben consapevole del fatto che, una volta che erano diventati ufficialmente una coppia, volesse un rapporto anche di tipo fisico.

Ma lui si era rifiutato per anni di accettare quell’assurda richiesta.

Però l’aveva lasciato?

No.

Anzi, l’aveva addirittura sposato.

E, chissà per quale assurda ragione, la notte del 12 maggio 2015 , alla fine, si era concesso a lei.

Forse perché quel giorno sembrava davvero il momento perfetto.

E poi, quante giovani coppie come loro potevano dire di aver perso la verginità dopo il matrimonio?  

Amy non l’aveva abbandonato nemmeno negli ultimi mesi che era diventato più insopportabile del solito.

Era davvero una brava moglie.

<< Sheldon di qualcosa. Mi fai preoccupare quando stai per troppo tempo in silenzio >> disse Amy, sventolandogli una mano in faccia.

Il fisico teorico riemerse dai suoi pensieri.

<< Stavo pensando a cosa dirti >> le rispose, appoggiando la fronte alla sua.

 << E cosa vuoi dirmi? >> domandò con voce sommessa, sentendogli la mano muoversi delicatamente tra le sue gambe.

<< Ti amo per quella che sei. Stramberie comprese >>

La neurobiologa gli accarezzò una guancia.

Aveva il respiro irregolare e il corpo che palpitava sotto il suo.

Si sentiva orgogliosa.

Nessuna donna era riuscito a ridurlo in quello stato.

Tranne lei.

<< Anche io ti amo per quello che sei, stravaganze incluse, ovviamente >>

<< Ehi, io non sono pazzo, sei tu quella… >>

 Amy lo zittì baciando piano le sua bocca.

<< Ammettilo, Sheldon. Noi due non saremo mai due persone normali. Noi due saremo sempre due folli >> gli mormorò tra le labbra, impaziente di unirsi a lui.

Improvvisamente tutto il resto, intorno a loro, cominciò gradualmente a dissolversi, finché svanì completamente.

Era come se ci fossero solo gli Shamy al mondo.

Nell’universo.

Mentre i loro corpi si muovevano all’unisono, Amy si sentiva tremare dentro.

Il cuore che le batteva come una mitragliatrice d’assalto.

Si sentiva confusa e indifesa  e aveva come la sensazione di sbagliare tutto.

Era come se fosse la sua prima volta.

Ammirava senza sosta gli intensi occhi azzurri di suo marito, infiniti come il cielo,  che, quando brillavano, come i quel momento, erano ancora più belli e suggestivi.

Era come se bisbigliassero tenerezza.

Ci si immerse completamente, trovando la sua anima.

Era pura, innocente e buona.

Capì che poteva fidarsi di lui.

Per sempre.

Buttò via tutte le sue paure e lasciò che Sheldon sfiorasse, baciasse e scoprisse ogni parte del suo corpo.

I suoi gesti e i suoi movimenti erano lenti e premurosi, per non farla male.

Ma anche profondi, passionali e desiderosi, per soddisfarla totalmente.

Nessuno si era preoccupato tanto per lei.

Amy non aveva più dubbi.

Sheldon era il suo principe azzurro.

Il suo “particolare” principe azzurro.

Certo, era bellissimo.

Ma non era coraggioso.

Non montava in groppa ad un cavallo bianco.

Non indossava abiti principeschi di colore bianco, azzurro e oro.

Sheldon aveva una lunga serie di fobie.

Non sapeva neanche lei quale fosse il numero preciso.

Si spostava da un luogo all’altro con il teletrasporto.

Era “troppo evoluto” per guidare.

Portava sempre lo stesso genere di indumenti.

Maglietta o polo a maniche lunghe sulla quale indossava una maglietta a maniche corte,  la quale riportava immagini o disegni riconducibili al mondo dei nerd: fumetti, videogiochi, serie tv o argomenti scientifici.

Però l’aveva salvata da una vita fatta esclusivamente di solitudine. 

Adesso non era più sola.

Suo marito, quando voleva, sapeva anche essere romantico.

A modo suo, ovviamente.

Niente fiori e cioccolatini per San Valentino.

Niente dichiarazioni d’amore al chiaro di luna di notte su una spiaggia deserta.

Solo serate in compagnia di film di fantascienza e cibo d’asporto.

Ma a lei andava bene così.

Perché, con Sheldon, le sue giornate non erano mai noiose e monotone.

E non avrebbe cambiato  tutto ciò per nessuna ragione al mondo.

**********

<< E’ stato sensazionale >> disse Amy, ansimante e in lacrime, una volta che anche Sheldon cedette con un brivido e crollò tra le sue braccia.

Il suo sguardo si addolcì quando si accorse che si era addormentato.

L’ossitocina e la serotonina avevano fatto il loro effetto.

Era sposata da più di un anno ormai e ancora oggi non riusciva a non dare una sbirciatina al suo corpo nudo che, in quel momento era stanco, accaldato e sazio di piacere.

Era come quello di un dio greco.

Addominali perfettamente scolpiti, che ora si alzavano e abbassavano regolando il respiro, braccia possenti, spalle larghe.

Solo lei era riuscita ad avere tutto ciò.

Nessuna altra donna al mondo.

Solo lei poteva dire di aver toccato, sfiorato e baciato ogni centimetro del suo corpo.

Sempre e solo lei aveva avuto il grande privilegio di fare la conoscenza dei suoi genitali e di poterli collaudare.

Il risultato era che le sue “parti più proibite” non  erano solo piacevoli  alla vista ma anche funzionanti.

Molto funzionanti.

Gli rimboccò prudentemente le coperte, prima che potesse prendersi l’influenza e dare la colpa a lei.

Era pur sempre dicembre.

<< Si, sei stata sensazione anche tu >> mormorò nel sonno, con un sorriso compiaciuto sulle labbra, girandosi dalla parte opposta a lei.

<< Grazie >> gli sussurrò all’orecchio, sorridendo, vedendo appena, la sua faccia rilassata.

Improvvisamente il cellulare di Amy vibrò.

<< Dopo non dimenticarti di raccogliere gli indumenti da terra. Non siamo come Penny >> borbottò Sheldon, dormiente,  rigirandosi ancora una volta nel letto.

La neurobiologa alzò gli occhi al cielo mentre prendeva il cellulare sul comodino, vedendo che era arrivato un messaggio proprio dalla sua amica.

-Oddio, ma che avete fatto voi due?! La signora Cooper mi ha detto che Sheldon prima ti ha tolto i pantaloni e poi ti ha sculacciata e Missy era talmente disgustata che ha vomitato sul pavimento. Domani mi devi raccontare tutto !

La ragazza rise mentre il display si illuminò di nuovo.

-Va bene, non tutto o rischio di vomitare anche io.

Ad ogni modo, ogni volta che io e Leonard volevamo fare sesso, i gemelli richiedevano un po’ di attenzione. Sembravano Sheldon ma senza le parole.

Mi devi un favore.

-Due bottiglie di Sauvignon blanc vanno bene?

La risposta fu immediata.

-Facciamo tre.

-E tre siano.

Una volta rimesso il telefono al suo posto, Amy si ritrovò ancora una volta ad ammirare Sheldon.

Aveva un espressione beata in volto.

Chissà se la stava sognando.

<< Amy, pulisci la stanza. Non vedi che è tutta in disordine? >>

La neurobiologa sospirò.

Era capace di lamentarsi e darle degli ordini anche mentre dormiva.

Almeno era la protagonista dei suoi sogni.

**********

Toc toc toc.

<< Amy >>

Toc toc toc.

<< Amy >>

Toc toc toc.

<< Amy >>

<< Sheldon, cosa c’è? Stavo dormendo >> borbottò la neurobiologa, assonnata.

Era davvero un principe azzurro “ singolare”, visto che l’aveva svegliata di soprassalto con la sua bussata anziché con il bacio del vero amore.

Improvvisamente il letto iniziò a scuotersi tutto, non appena suo marito iniziò a saltarci sopra, euforico più che mai, costringendola a sedersi per bene, coprendosi con la trapunta di The Walking Dead.

<< Sono riuscito a trovare la soluzione al problema che mi ossessionava da mesi.  A quanto pare il mio precedente punto di vista era del tutto errato >> dichiarò.

<< Mi sembra ovvio. Hai appena avuto un rapporto sessuale. Secondo gli studi condotti dai ricercatori dell’ Università del Maryland e da quelli della Konkuk University di Seoul, l’attività sessuale migliorerebbe le funzioni cognitive e mentali, aumentando anche la neurogenesi, ossia la produzione di nuovi neuroni nell’ippocampo, l’area del cervello in cui si forma la memoria a lungo termine >>

<< Stai per caso affermando che l’ intrattenere dei  coiti frequenti renderebbe più intelligenti? >>

<< Si >>

Il fisico teorico non riuscì a non ridere.

<< Adesso ti dirò perché questo studio è del tutto errato.

Innanzitutto, quando sono in intimità con te, i miei gangli basali sono occupati a farti godere per bene, in questo modo la corteggia prefrontale è libera di lavorare in background al problema di turno. E’ diverso da quello che hai affermato tu >> confermò, con il suo tono di chi sapeva sempre tutto.

<< Oh, Sheldon, è così romantico! >>

<< Indennizzarsi reciprocamente lo è sempre >>

<< E poi… >> continuò, ritornando all’argomento principale.

<< … se fosse vero quello che mi hai detto, sapresti spiegarmi, allora, perché Penny, nonostante abbia avuto 31 partner sessuali, ha ancora dei comportamenti estremamente grezzi e sbrigativi? >>

Amy non sapeva come controbattere.

Sheldon aveva ragione.

Come sempre.

Accidenti!

<< Va bene, hai vinto. Io torno a dormire, tu fa quello che vuoi >> disse, ributtandosi sul letto, arrendendosi.

<< Oh, no! Tu adesso raccogli tutti i vestiti per terra! >> le ordinò.

Amy, per tutta risposta, mise la testa sotto le coperte, lamentandosi come una bambina che non voleva andare a scuola.

Ma perché si era fissato che doveva farlo lei?

<< Ma che fai?! >> urlò, improvvisamente, sentendo suo marito che la tirava per i piedi.

<< Perbacco, se sei pesante! >>

<< Non sono pesante! >> disse, aggrappandosi con le unghie, come una disperata, al materasso.

Alla fine, la neurobiologa non riuscì a mantenere la presa e finì scaraventata a terra.

<< Adesso chi è quello scarso in educazione fisica? >> disse il fisico teorico, affannato e tutto sudato, con le braccia in aria in segno di vittoria.

Amy gli lanciò un’occhiataccia mentre si prestava a raccogliere e piegare gli indumenti.

<< Stai piegando i vestiti come una pazza per spingermi a farlo per te? >>

<< No! >> mentì.

Sapeva che, se avesse svolto il suo compito in modo errato, suo marito l’avrebbe interrotta.

<< Oh, da qua! Torna a dormire! >> sbottò, esasperato, strappandole i pantaloni di mano.

Appunto!

La ragazza non se lo fece ripetere due volte e, con un sorrisetto, ritornò a letto, addormentandosi quasi subito.

L’ultima cosa che ricordava era Sheldon, disgustato,  con in mano le sue mutandine che si domandava come facesse il genere femminile ad indossarle senza provare alcun fastidio.

 

**********

<< Sheldon, tutto bene? >> domandò Amy, una volta uscita dal bagno, vedendolo seduto sul suo posto sul divano, con aria triste e pensierosa.

La voce fin troppo preoccupata di sua moglie risvegliò Sheldon dai suoi pensieri.

<< Ma certo che sto bene! Non vedi che manca poco affinché possa scoprire le proprietà della materia oscura, finora ancora ignote? >> rispose con ovvietà, indicando la sua lavagna piena di numeri e calcoli ben elaborati.

La neurobiologa alzò gli occhi al cielo, esasperata.

Aveva capito benissimo che il suo lavoro, in quel momento, non c’entrava affatto e che a turbarlo in quel modo fosse dell’altro.

Il problema era farglielo ammettere.

<< Lo sai che non mi inganni, vero? >> gli domandò, in tono di sfida, sedendosi vicino a lui.

Alla fine Sheldon si arrese.

Era ben consapevole di non saper mentire e ormai Amy lo conosceva da fin troppi anni.

<< Sei una brava madre >> sussurrò, accarezzandole una mano.

<< Non è vero, Sheldon >> rispose, prontamente, abbassando gli occhi sul pavimento.

Lei, una brava mamma?

Ma andiamo!

Nonostante cercasse di svolgere scrupolosamente tutto ciò che le era stato indicato dagli specialisti, nonostante si documentasse con libri e riviste, alla fine aveva sempre paura che potesse accadere qualcosa di brutto ai suoi figli a causa della sua inadeguatezza.

Aveva il timore che si soffocassero con il cibo perché tagliato in pezzetti troppo grandi.

Non sapeva mai se dava loro abbastanza da mangiare.

E se invece non mangiavano a sufficienza?

Ogni volta che doveva far loro il bagnetto entrava nel panico perché aveva il terrore che potessero scivolargli tra le mani e morire annegati.

Si sentiva da schifo ogni volta che piangevano perché non era capace di capirne il motivo.

Nessuna madre che si rispetti dovrebbe sentirsi sopraffatta da tutte queste ansie e timori.

<< Amy, io ho sempre ragione, e ti ripeto che sei una madre competente >>

<< Lo pensi davvero? >> chiese, sorpresa da quell’affermazione, guardandolo negli occhi.

<< Ma certo! >>

Ed era vero.

Quel pomeriggio, quando Raj lo aveva accompagnato a casa, le aveva fatto vedere delle foto recenti dei gemelli e si meravigliò parecchio di quanto fossero cresciuti bene negli ultimi mesi.

Era tutto merito di sua moglie.

Lui, invece, non aveva fatto proprio un bel niente.

Neanche si era accorto di quanto fossero diventati grandi.

<< Io non ho fatto un bel niente per aiutarti con i bambini! >>

Le parole inaspettate di Sheldon, sconvolsero parecchio Amy.

Ora aveva capito perché suo marito era così preoccupato e perché fossero arrivati a quel discorso.

Credeva di essere un padre poco presente.

Ed era colpa sua se pensava ciò.

Si, perché l’aveva totalmente escluso da tutte le fasi della gravidanza.

Non gli aveva mai chiesto se volesse venire con lei a fare l’ecografia.

Non gli aveva preso la mano per appoggiarla sulla sua pancia quando avvertì i bambini scalciare per la prima volta.

Neanche quando accadde le volte successive.

Non sapeva nemmeno lei perché avesse agito in quel modo.

Forse perché, nella sua mente, già sapeva che Sheldon avesse trovato tutto ciò ridicolo.

Ma se invece ne sarebbe stato contento?

Molto probabilmente adesso non si sentirebbe da schifo e starebbero avendo una normale conversazione post-coito.

Ok, le loro conversazioni post-coito non erano affatto “normali” , poiché era sempre Sheldon ad iniziarle e molto spesso avevano come argomento supereroi e serie tv di fantascienza.

L’ultima volta le stava raccontando di Adam West e di come, negli anni sessanta, divenne famoso grazie alla serie televisiva di Batman.

Sempre meglio di quella che stavano avendo in quel momento.

Doveva rimediare al guaio che aveva combinato.

Poteva ancora far in modo che Sheldon non si sentisse escluso dai suoi figli.

<< Ti va una maratona di Star Wars in compagnia di Luke e Leila? >>

Il volto di Sheldon si illuminò di gioia.

<< Dici davvero? >> le domandò, per essere sicuro.

<< Si. E poi, è ora che i gemelli sappiano l’origine dei loro nomi >>  

Amy sapeva quanto fosse folle quell’idea, soprattutto considerando che era passata la mezzanotte.

Ma, pur di vedere suo marito felice e senza sensi di colpa, era disposta a tutto.

<< Va bene, allora. Io vado a prendere i gemelli da Leonard e Penny. Tu, nel frattempo, prepara i pop-corn e il Nesquik alla fragola e prendi anche una coperta  >> disse, euforico, precipitandosi nell’appartamento di fronte.

 

Una volta rientrato, Amy non poté far a meno di sorridere, vedendo Sheldon con in braccio i bambini che lo esaminavano attentamente con i loro cinque sensi.

<< Perché i bambini mi leccano e mi toccano ?! >> le domandò, disgustato dall’eccessiva quantità di saliva che si era ritrovato addosso e dal troppo contatto fisico.

<< Ti stanno semplicemente analizzando. Infondo, sono figli di due scienziati >>

<< Hai ragione. Loro due diventeranno uomini di scienza. Di certo non diventeranno due ingegneri o, peggio ancora due geologi e… ma che fai?! >> chiese, improvvisamente, vedendo Amy puntargli il cellulare contro.

<< Vi ho fatto una foto. Siete talmente adorabili che la metterò come sfondo sul mio computer >> rispose, pensando al fatto che quella fosse la prima fotografia che raffigurava Sheldon e i bambini.

Le tre persone più importanti della sua vita.

Solo in quel momento, la ragazza si accorse di aver ricevuto un altro messaggio da parte di Penny.

-Dovrei chiederti anche uno snaps alla pesca, dopo che tuo marito mi ha svegliata nel cuore della notte ma almeno si è ripreso i bambini così io e Leonard possiamo fare sesso. Mi accontenterò semplicemente delle tre bottiglie di Sauvignon blanc e siamo tutti contenti.

<< Che cosa stupida! >> sbottò Sheldon.

<< Allora perché hai una mia fotografia come screensaver? >> gli domandò, posando il cellulare sul tavolo in cucina.

Il fisico teorico sgranò gli occhi.

Che ne sapeva lei?

<< Me l’ha fatta vedere Leonard quando sei andato in Texas per assistere al parto di tua sorella >> rispose, come se lo avesse letto nel pensiero.

<< So anche che, oltre a me, ci sono anche il mostro della palude,  Stephen Hawking, Spiderm-man e Marie Curie >>

<< Leonard mi aveva promesso che non te l’avrebbe mai detto >>

<< Non prendertela con lui e poi, in un modo o nell’altro, ne sarei sempre venuta a conoscenza, poiché adesso abito con te e vedo tutti i giorni il tuo computer, anche acceso e aperto >> gli disse, indicando l’oggetto in questione.

<< Dove li appoggio i gemelli, visto che non ce la faccio più a tenerli in braccio? >> domandò, cercando di cambiare argomento, visto che non sapeva come controbattere.

<< Mettili a terra >>

<< A terra!? >> ripeté, incredulo.

<< Si, dai, sediamoci tutti sul pavimento, sarà più bello! >> lo supplicò.

Dopo un attimo di esitazione, Sheldon fece come le aveva chiesto sua moglie.

<< Tieni, Sheldon, questo è il tuo regalo di Natale >> disse Amy, porgendogli una busta, mentre si sedeva a terra anche lei.

<< Amy, il nostro accordo non prevede alcuno scambio di doni durante le festività e poi Natale è la settimana prossima >>

<< Allora vedilo come un premio per aver saputo togliermi il reggiseno senza romperlo >>

<< In questo caso, lo accetto volentieri. Sai quanto adori i premi! >> dichiarò, strappandole la busta di mano.

Sheldon, non appena vide cosa contenesse, spalancò la bocca per lo stupore mentre sentiva il respiro farsi irregolare.

No.

Non poteva essere vero.

Lui e i suoi amici avevano provato a trovarli per mesi senza alcun risultato.

Era impossibile che Amy ci fosse riuscita come se nulla fosse.

<< Sheldon, stai bene? Hai bisogno dell’inalatore dell’asma di Leonard? Perché ne ha lasciato uno qui >> gli domandò, preoccupata, mentre cercava di tenere a bada i gemelli che, visto che avevano imparato a gattonare, sgattaiolavano facilmente.

<< Tu…tu  sei riuscita ad ottenere i biglietti per la prima del nuovo film di Star Wars!? >> riuscì a domandarle, ancora pensando che fosse un miraggio, una volta riacquistata la facoltà di parola.

<< Beh, sapevo quanto ci tenessi, così qualche tempo fa,  ho dato un’occhiata su internet e sono riuscita ad accaparrarmi gli ultimi due biglietti rimasti >>

Aveva ben presente che quei biglietti andassero a ruba in meno di cinque secondi però doveva procurarseli a tutti i costi.

Lo doveva a Sheldon.

E, alla fine, era riuscita nel suo intento.

<< In questo caso, credo di meritarmi un bacio, non pensi? >> sussurrò Amy, avvicinando pian piano le labbra a quelle di suo marito, ancora leggermente sotto shock.

<< Davanti a Luke e Leila? Ma dico, li vuoi traumatizzare per caso?! >> disse, con troppa enfasi,  mentre i gemelli li osservavano curiosi.

La ragazza rise.

Solo lui poteva pensare una cosa del genere.

<< Vuoi coprire loro gli occhi con le mani, così non ci vedono? >> gli domandò, in tono sarcastico.

Il fisico teorico ci pensò su.

<< Non è una cattiva idea  >> rispose, seriamente.

<< I.. io non dicevo sul serio e poi se gli copri gli occhi penseranno che ce ne siamo andati, si sentiranno soli e … >> dichiarò, vedendolo fare quello che le aveva detto.

E non finì di terminare la frase, che Sheldon aveva già sovrapposto le labbra sulle sue.

Fu un semplice bacio, nulla di più.

Eppure entrambi erano ben consapevoli che le emozioni che stavano provando in quel momento fossero straordinarie.

<< Secondo te, hanno visto qualcosa? >> bisbigliò il fisico teorico, togliendo le mani dagli occhi dei suoi figli.

<< Non preoccuparti. Hai le mani molto grandi >>

<< Comunque devi smetterla di assaggiare i pennarelli a mirtillo. Sono tossici e fanno male >> lo rimproverò.

Ormai aveva perso il conto di quante volte l’avesse avvertito.

Lei cercava di nasconderli mettendoli nei mobili che avevano le sicure per non farli aprire ai gemelli-perché sapeva che neanche suo marito ci riusciva-ma, alla fine, Sheldon, per tutta risposta, ne comprava altri.

Ciò che la preoccupava di più era che potesse intossicarsi anche lei.

<< Non li ho affatto assaggiati! >> rispose, difendendosi.

<< Hai la lingua blu! >>

Il fisico teorico, allora, bevve il suo adorato Nesquik alla fragola.

<< Sbagliato. E’ lilla! >> enunciò, fiero di sé, facendole la linguaccia, dopodiché premette il pulsante del telecomando e partì Star Wars I: La Minaccia Fantasma.

Amy, non sapendo più cosa fare o dire ormai, appoggiò, stancamente la testa sul cuscino del divano.

Eppure, per la prima volta, dopo tanto tempo, si sentiva finalmente libera e senza brutti pensieri per la mente.

Sheldon le aveva dimostrato che l’amava ancora.

Le aveva detto che era una brava madre.

E voleva crederci.

Aveva capito dove sbagliasse.

Per tutto questo tempo si era chiesta se, con i bambini, stesse svolgendo tutti i suoi compiti alla perfezione.

Ma, la verità, era che doveva cambiare atteggiamento.

Doveva semplicemente prendersi cura dei suoi figli, come meglio credeva, senza domandarsi se stesse facendo bene o male.

Osservava suo marito che cercava di tenere fermi in qualche modo i gemelli, stranamente molto attivi, nonostante fosse piena notte.

Inspiegabilmente non si stava lamentando di loro, che non lo lasciavano in pace un secondo, per vedere il film.

Si, lei era una brava mamma.

Ma anche Sheldon era un bravo papà.

Amy ne era certa.

Sarebbero stati dei genitori stupendi per i loro figli.

E assolutamente “non normali”.

 

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Capitolo 8
*** Epilogo ***


 

EPILOGO

Toc.

Toc.

 << Sheldon, posso entrare? >>

Amy rimase sorpresa non sentendo nessuno rispondere, nonostante sentisse dei rumori, anche se attutiti, provenire dalla camera da letto.

Così decise cautamente di aprire la porta e non poté far a meno di sorridere quando vide la scena davanti a sé.

Suo marito seduto sul pavimento con la schiena posata sul bordo del letto tutto intento ad illustrare ai gemelli il funzionamento del Trenino Thomas.

Lei e Sheldon l’avevano comprato per i bambini, per il loro primo compleanno.

E, a quanto pareva, sembrava piacer loro molto.

E non solo.

Tutti e tre indossavano un berretto da capostazione ma, mentre a Luke e Leila gli stava a pennello, a Sheldon, che in quel momento indossava giacca e cravatta, come ad ogni appuntamento romantico, stonava totalmente.

Erano così presi dal trenino che si muoveva lungo i binari che non si accorsero della sua presenza.

Fu Leila la prima a vederla.

Istintivamente si alzò in piedi per incamminarsi verso di lei, ma dopo appena due passi cadde a terra.

Tuttavia, nonostante ciò, si rialzò prontamente, per andare incontro alla sua mamma.

<< Ehi, dove stai andand… >>

Al fisico teorico, improvvisamente, gli mancarono le parole, non appena i suoi occhi incontrarono la figura Amy.

Indossava un vestito nero con il corpino dalla forma a cuore, leggermente attillato, che le nascondeva i difetti e metteva in risalto i suoi fianchi, il quale scendeva morbido fino al ginocchio.

Le gambe erano coperte da calze velate mentre i piedi da delle semplici décolleté.

Entrambi dello stesso colore del vestito.

Il trucco era appena evidente, ma quel poco bastava per illuminarle il volto.

I suoi capelli lisci, infine, le ricadevano perfettamente lungo la schiena, coperta da un coprispalle color argento.

Agli occhi di Sheldon, sua moglie, in quel momento, era semplicemente stupenda.

Tanto da togliergli il fiato.

Tanto da renderlo incapace di elaborare dei pensieri razionali.

Tanto da non riuscire a concentrarsi su nessun’altra cosa presente in quella stanza se non lei.

<< Sheldon, dobbiamo andare. Mi hai detto tu di chiamarti a quest’ora >> disse Amy, imbarazzata, sentendosi profondamente osservata, mentre prendeva in braccio sua figlia, distogliendo lo sguardo da suo marito.

<< Cosa?! No, dai, altri cinque minuti! >> la supplicò, dopo essersi conto della sua richiesta.

La neurobiologa alzò gli occhi al cielo.

<< Ti prometto che potrai giocare tutto il tempo che vorrai con i trenini quando torneremo >>

Il volto di Sheldon si rallegrò.

<< Dici davvero? Potrò giocare anche con la locomotiva misura N, grande metà dell’ H0? >> domandò, speranzoso.

Amy sospirò.

<< Basta che non te lo metti in bocca! >>

<< Uffa! E va bene! >> dichiarò, mentre prendeva prudentemente in braccio Luke che, come sua sorella, si era addormentato.

Solo perché una volta stava rischiando di morire soffocato, non significava di certo che sarebbe successo di nuovo, giusto?

**********

Una volta entrati nella camera dei gemelli, Sheldon e Amy appoggiarono con attenzione i bambini nelle loro culle.

<< Che schifo! Luke mi ha sbavato addosso! Toglimi quest’ammasso di saliva! Toglimelo! Toglimelo! >> urlò Sheldon, incapace di restare fermo, non appena si accorse di una macchia umida sulla sua spalla destra.

<< Abbassa la voce o finirai col svegliare i bambini! >> lo rimproverò, incenerendolo con lo sguardo, mentre prendeva una salviettina umidificante per pulirgli la giacca.

Tuttavia Amy non riuscì a rimanere arrabbiata a lungo con suo marito e si ritrovò, senza sapere come, a sorridere.

<< Trovi per caso divertente il fatto che nostro figlio mi abbia emesso della saliva addosso contenente una quantità infinita di germi? >> le domandò, vedendola ridere.

<< No… cioè… si, è divertente, ma non stavo pensando a questo >>

<< E a cosa allora? >>

Amy si voltò verso i suoi figli che dormivano dolcemente avvolti nelle loro copertine degli Avengers.

Sarebbe stata ore ad osservarli.

Erano così fragili, piccoli e innocenti.

Ancora non erano al corrente delle cattiverie del mondo.

Ma sapeva che, prima o poi, avrebbero fatto la loro conoscenza.

Ma di una cosa ne era certa.

Anche da adulti, avrebbero mantenuto la loro semplicità e la loro purezza.

Come Sheldon.

<< Ci credi che i gemelli hanno già un anno? >> domandò, gli occhi fissi ancora sui bambini.

Il fisico teorico sorrise.

<< E tu ci credi che siamo sposati da due anni? >>

Amy si voltò verso suo marito.

<< Lo so >>

Rimasero a contemplarsi per pochi secondi, ma per loro sembrò un eternità, come se il tempo si fosse improvvisamente fermato, finchè Sheldon, appoggiò la mano sinistra sul suo fianco, invitandola ad avvicinarsi a lui.

Quando furono abbastanza vicini, con la mano destra le spostò i capelli dietro l’orecchio e si chinò per poggiare delicatamente le labbra sulla sua guancia.

Amy, sentendo la bocca di Sheldon a contatto con la sua pelle, chiuse gli occhi e sospirò, per concentrarsi totalmente su quel bacio, al suo cuore che iniziò improvvisamente a battere troppo veloce, alle sue gambe diventate improvvisamente molli come gelatina.

Dovette mantenersi a lui per non cadere a terra.

<< Mi baci sulla guancia perché ho il lucidalabbra? >> sussurrò contro il suo orecchio, anche se sapeva già la risposta.

<< Si. E poi i bambini potevano vederci >>

Amy si girò verso le culle.

<< Ma se stanno dormendo! >>

<< E se si fossero svegliati mentre ti baciavo? Sarebbero rimasti traumatizzati a vita! >>

La neurobiologa alzò gli occhi al cielo, esasperata.

Non gli sarebbe mai passata la fobia di essere scoperti dai bambini mentre si scambiavano dei baci innocenti.

<< Va bene. Andiamo ora. Gli altri ci staranno aspettando in soggiorno >> disse, togliendogli il berretto da capostazione, facendolo imbronciare,  uscendo dalla camera e chiudendo la porta dietro di loro lentamente, per non far rumore.

**********

<< Cavolo, Amy! Sei uno schianto con quel vestito! >> esclamò Penny, non appena vide la sua amica.

<< Raj, hai fatto proprio un ottimo lavoro! >> disse, poi, rivolta all’astrofisico.

<< Grazie, Penny! Per fortuna c’ero io! Amy non capisce proprio niente di moda! >> rispose, senza minimamente preoccuparsi di abbassare la voce.

<< Ehi! >> disse, indignata.

Non era vero che non ci capiva niente di moda.

Aveva solo dei gusti particolari.

<< Mi raccomando, però. Quando stanotte tu e Sheldon farete sesso, fai in modo che non distrugga il vestito! >> le raccomandò l’indiano, generando una risata collettiva.

Amy si portò una mano sulla fronte, rassegnata.

Ormai tutti sapevano la brutta fine che facevano i suoi cardigan, le sue camicette, le sue gonne e i suoi collant in mano a suo marito.

Non sapeva nemmeno lei quanti bottoni aveva perso e quante cerniere dovette aggiustare.

E di quante calze dovette liberarsi perché tutte stracciate!

Tutte le volte che accadeva cercava di fargli una predica.

Ma, non appena veniva baciata, non appena i loro corpi nudi erano vicini, non appena si sfioravano, tutto prendeva un’altra piega.

Le parole venivano sostituite da sospiri e gemiti, prima di rassegnazione e poi di piacere.

Sheldon ormai aveva capito come non farsi sgridare e averla vinta!

Lo guardò con la coda dell’occhio notando che era concentratissimo sul suo computer.

Molto probabilmente era racchiuso nella sua “bolla” e quindi non stava minimamente ascoltando quella conversazione.

Per fortuna!

<< Beh, almeno io e Sheldon ci daremo da fare per tutta la notte! Tu, invece, come hai programmato la serata? >> sbottò sarcastica, ben consapevole del fatto che Emily si trovasse fuori città per lavoro.

Raj smise improvvisamente di ridere, non appena la sua amica le fece quella domanda.

<< Io e Cannella ce ne staremo a casa a guardare Tutti insieme appassionatamente, mi sembra ovvio! >> rispose tranquillamente.

Amy si rilassò, quando vide che ora i ragazzi non stavano ridendo più per lei e Sheldon ma per l’astrofisico, per l’insensata risposta che aveva appena dato.

<< Rajesh, allora posso contare su di te per i gemelli? >> gli domandò.

<< Vorresti lasciare i bambini con Raj?! >> domandò improvvisamente Sheldon, nello sconvolgimento totale.

<< Perché no? La serata la trascorrerà solo come un cane! >>

<< Con un cane >> la corresse l’indiano.

<< Amy, l’ultima volta che sono andato a prenderli da Koothrappali stavano vedendo Babylon5! >> spiegò, ignorando totalmente le parole dell’amico.

<< Lo so che trovi la serie assolutamente patetica ma i gemelli non smettevano di piangere, così ho acceso la tv e appena è partita la sigla si sono calmati. Loro non la odiano come te! >> cercò di giustificarsi.

<< Ma certo che odiano Babylon5! Stai parlando dei miei figli. E’ ovvio che mi appoggino in tutto quello che faccio, dico o penso! >>

<< Va bene, basta così! Mi state facendo venire il mal di testa tutti e due! >> disse Amy, cercando porre fine a quella discussione assurda.

<< Posso contare su te e Leonard? >> chiese, poi, fiduciosa, alla sua amichetta del cuore.

<< Vorresti lasciare Luke e Leila in mano a loro due?! >> le gridò nuovamente suo marito, prima ancora che la coppia potesse rispondere.

<< E adesso mi dici qual è il problema? >> domandò, alzando gli occhi al cielo, cercando di mantenere la calma.

<< L’ultima volta li abbiamo trovati addormentati sul divano mentre i gemelli gironzolavano liberi per l’appartamento! >>

<< Ehi! Ti ricordo che erano le dieci di sera. Era tardi! >> si difese Leonard.

<< Ok. Allora li guarderanno Howard e Bernadette! >> proclamò Amy.

<< Cooosa?! Ma neanche per sogno! >> gridò la microbiologa.

<< Li veniamo a prendere domani mattina. Buonanotte a tutti! >> concluse, spingendo suo marito fuori dalla porta prima che potesse fare qualche altra polemica, senza tener conto delle parole di Bernadette.

**********

<< Dai Bernie, non ricordi come ci siamo divertiti l’ultima volta? >> domandò Howard.

<< Forse tu ti sarai divertito, visto che hai passato tutto il tempo a giocare con l’ Xbox mentre io gli ho dovuto pulire i nasi pieni di muco e sempre io gli ho dovuto cambiare i pannolini sporchi di cacca! >> urlò la microbiologa, tanto da far piangere i gemelli.

<< I bambini ti reclamano >> le fece notare suo marito, tranquillamente, mentre si divertiva con la PlayStation 4.

<< Allora non ci siamo capiti! >> disse, buttandogli a terra il joystick, per farsi notare.

<< Ehi! >>

<< Tu adesso li farai smettere di piangere e ti occuperai di loro per tutta la serata mentre io mi rilasserò sul divano a guardare un bel film. Se non farai quello che ti ho detto, stanotte andrai in bianco! >> lo minacciò, furiosa più che mai.

Sentendo l’ultima frase, l’ingegnere si alzò di scatto dal divano.

<< Vado io! Tu non ti preoccupare! >> disse, dirigendosi il più velocemente possibile nell’ex-camera di Leonard, facendo ridere tutti di gusto.

**********

<< No, aspetta! >> disse Sheldon ad Amy, la quale era intenta ad aprire la portiera della sua automobile , per sedersi dal lato del guidatore.

La ragazza lo guardò curiosa.

<< Dammi le chiavi. Stasera guido io! >> proclamò, orgoglioso, porgendole il palmo della mano aperta.

La neurobiologa sgranò gli occhi per quello che aveva sentito.

Suo marito che voleva guidare di sua spontanea volontà?

Era assurdo!

<< Ho… ho capito bene? >> chiese, per essere sicura.

Sheldon alzò gli occhi al cielo.

Voleva semplicemente che per una volta sua moglie fosse sorpresa.

Ricevendo sempre in anticipo il luogo e l’indirizzo del loro appuntamento, visto che era lei a guidare, non era mai successo.

Ma, certamente, non l’avrebbe mai dichiarato apertamente.

<< Si, hai capito bene. E niente più domande! >> rispose, deciso, strappandole le chiavi di mano e accomodandosi al posto di guida.

La ragazza sospirò, rassegnata, mentre si sedeva al lato passeggero, sperando che i suoi figli non diventassero dei poveri orfani.

**********

Amy guardava distrattamente dal finestrino l’infinità di macchine sorpassarli a causa del terrore di suo marito per il guidare che lo portava a non superare i 30 km/h, facendo innervosire non poco gli altri guidatori.

Ora capiva perché Sheldon aveva insistito tanto nell’uscire di casa alle sei nonostante avesse prenotato il tavolo al ristorante per le otto di sera!

Quando si fermò ad un semaforo rosso, l’immagine che vide riflessa nel finestrino, la fece imbarazzare parecchio.

Però non le dispiaceva affatto, dopotutto.

<< Sheldon, smettila di guardarmi le gambe! >> disse, con un tono da falso rimprovero.

<< Scusa. Non volevo >> mormorò, vergognandosi di quello che aveva appena fatto e guardando altrove.

Davvero non era sua intenzione soffermarsi troppo a lungo sulle sue gambe ma, non sapeva per quale ragione, ne rimase stranamente affascinato.

Forse perché le calze che indossava, le facevano sembrare snelle e lunghe.

O forse perché…

<< Stavo scherzando! Puoi guardarmi le gambe quando vuoi, non solo in camera da letto. E poi sei mio marito, non ce nulla di male! >> lo tranquillizzò, girandosi verso di lui.

<< E ora vai, che è verde! >>

Quando Sheldon provò a ripartire, con la leva del cambio in folle, Amy non poté fare a meno di ridere.

<< Se tu avessi una macchina con il cambio automatico, sarebbe tutto più facile! >> cercò di giustificarsi, ingranando la prima, visto che il motivo per cui si era distratto, in verità, era che stava pensando ancora alle sue gambe.

**********

<< Sheldon, posso farti una domanda? >>

<< No, perché sto guidando e il solo pensando alla risposta da darti mi farebbe deconcentrare finendo schiantati contro un albero! >>

Amy alzò gli occhi al cielo.

<< Ti prego! >> lo supplicò.

Era davvero da diversi anni che aveva intenzione di porgli quella domanda.

<< E va bene >> sospirò Sheldon, arrendendosi.

<< Quando hai capito di amarmi? >>

Il fisico teorico rimase spiazzato da quella domanda, nonostante sapesse rispondere perfettamente.

Stranamente aveva paura.

Non ne capiva il motivo.

E odiava quando non sapeva qualcosa.

<< Sheldon, non devi per forza dirmelo >> lo rassicurò, vedendolo in difficoltà.

<< Quando ti ho baciato sul treno a San Valentino >> dichiarò prontamente, gli occhi fissi ancora sulla strada.

Si.

Amy si meritava una risposta.

<< Davvero? >> domandò, con stupore.

Non avrebbe mai immaginato che glielo avrebbe mai rivelato.

<< Beh, se devo essere sincero, quella sera iniziai a pensare che un parassita si fosse appropriato del mio cervello. Insomma, appena appoggiato le labbra sulle tue mi sarei dovuto staccare subito da te e correre in bagno a sciacquarmi la bocca con il collutorio >>

<< Invece? >>

Sheldon alzò un sopracciglio.

<< Lo sai quello che è successo dopo. Perché dovrei continuare? >>

 << Beh, tu non lasci mai una storia a metà! >> rispose con ovvietà.

Sheldon dovette ammettere che aveva ragione.

Per lui tutto doveva avere una conclusione.

Ma sapeva che, continuando quel discorso, avrebbe esposto fin troppo i suoi sentimenti.

Accidenti!

Sua moglie era capace di rendergli le cose ogni volta sempre più impossibili!

<< Invece, complice il fatto che le tue labbra sapevano di brownies e che quindi erano buone, ho continuato a baciarti. Inoltre, per la prima volta, in quel momento mi sentivo attratto da te anche fisicamente. Ti volevo vicino a me il più possibile e in quei pochi secondi ho avvertito il cuore battere più velocemente, il respiro affannoso e le guance calde. Ad essere sinceri, credevo che fosse giunta la mia ora!  >> terminò, dando una rapida occhiata ad Amy.

La vide sorridere dolcemente.

E, ogni volta che accadeva, lui si sentiva in pace con sé stesso.

<< Mi sono reso conto che si trattava di amore soltanto quando sono fuggito da Pasadena senza dirti niente. Mi dispiace >> mormorò debolmente , mentre iniziò a posteggiare nel parcheggio del ristorante.

Già.

All’epoca non ci aveva fatto caso, ma dopo molti giorni senza vederla si rese conto di quanto avesse bisogno di lei al suo fianco.

Talmente tanto da trasformare la semplice stima che provava verso di lei in un sentimento molto più forte.

L’amore, appunto.

La ragazza lo guardò con estremo stupore.

Difficilmente esprimeva i suoi sentimenti con le parole.

Ma, quando accadeva, si innamorava ogni volta di lui.

<< Non fa niente, Sheldon. L’importante è che mi ami >> gli disse, abbracciandolo più forte che poté, appoggiando la testa sul suo petto.

<< Il conto lo paghiamo a metà, vero? >> le domandò, quasi senza fiato, sperando di essersela cavato con quella che poteva definirsi una dichiarazione d’amore.

Quando sua moglie l’abbracciava gli pareva sempre di stare in una stretta di un boa constrictor!

<< No, il conto lo paghi tu. Però… >> rispose, staccandosi da lui per poi avvicinarsi al suo orecchio.

<< … stanotte puoi farmi tutto quello che vuoi in camera da letto >> concluse, con un tono malizioso nella voce.

**********

<< Sai, Amy, ora che ci penso, credo che ero interessato a te non più come amica già prima di quando uscisti con Stuart >> proclamò Sheldon, dopo aver terminato di mangiare i medaglioni di coda di rospo, in attesa del dessert.

<< Veramente? Quando? >> domandò, curiosa.

<< Ti ricordi quando andasti con Leonard al matrimonio di due tuoi colleghi? >>

Amy annuì.

<< Beh, quando Leonard tornò a casa, quella sera, gli chiesi come era andata e mi rispose che si era divertito con te più di quanto si aspettasse perché sapevi davvero come far rilassare e divertire un ragazzo >>

<< E allora? >>

<< Ad un certo punto, però, disse anche che aveva l’inguine decisamente a pezzi. Pensai che avevate praticato un coito e così gli diedi un colpo secco al collo dicendogli che non saresti mai stata sua >>

La ragazza non potè far a meno di sorridere pensando invece al fatto che quella stessa sera pensava di aver fatto innamorare Leonard di lei.

Che cosa assurda!

Ma non era solo questo.

Sheldon aveva ammesso che era interessato a lei già da molto tempo prima che uscisse con Stuart.

Sinceramente, non l’avrebbe mai immaginato.

Ma riflettendoci, quella fu anche la prima volta che definì, proprio davanti a Leonard, Sheldon non un suo amico ma il suo ragazzo.

Forse, dentro di sé, già sapeva che lo vedeva sotto una luce diversa.

<< Allora è per questo che mi hai sposato, così che potessi essere tua per sempre! >> gli disse, prendendolo in giro, sventolandogli la mano sinistra in faccia per mostrargli la fede e l’anello di fidanzamento.

<< No, non è per questo >> rispose, prendendo la mano tra le sue per appoggiarla sul tavolo.

<< Io non sono il tuo padrone. Non si può possedere una persona, per lo meno non più dal… >>

Amy capì che suo marito voleva che fosse lei a continuare la frase.

Voleva costatare che non fosse ubriaca, visto che toccava a lei guidare stavolta.

Se Sheldon avesse guidato anche al ritorno, sarebbero arrivati a casa direttamente il mattino seguente!

<< … 1863, l’anno in cui il presidente Lincoln liberò gli schiavi >> concluse, al posto di Sheldon.

<< I miei complimenti! Credevo che le due bottiglie di vino ti avrebbero fatto dire un enorme quantità di scemenze. Comunque, se proprio lo vuoi sapere, ti ho sposato perché il matrimonio, semplicemente, ha senso logico >>

<< Senso logico? >> ripeté Amy, non capendo la sua affermazione.

<< Beh, dire “mia moglie” è più corto rispetto a dire “la mia fidanzata” >>

<< Non sono bravo a leggere gli indizi facciali, ma credo che tu sia più che soddisfatta del responso che ti ho appeno dato, vero? >> aggiunse poi, scrutandola.

Amy aveva le braccia incrociate al petto, scuoteva la testa rassegnata,  mentre i suoi occhi sembravano quasi che bruciassero dalla rabbia.

Tutti in quel ristorante avrebbero detto che fosse furiosa più che mai, per l’assurda risposta ricevuta.

Tutti tranne Sheldon, ovviamente.

<< Prova di nuovo o giuro che ti lascio qui >> lo minacciò, cercando di mantenere un tono calmo.

Si trovavano pur sempre in un ristorante pieno di gente!

<< Va bene >> disse sbuffando il fisico teorico, alzando le mani in aria e appoggiando la schiena alla sedia.

Pensò per diversi minuti, cercando di trovare la risposta che avrebbe fatto felice sua moglie.

Perché si.

L’amava così tanto che farebbe di tutto per vederla sorridere.

E anche perché non voleva ritornare a casa con l’autobus!

<< Ti ho sposata per avere l’occasione di impegnarmi con qualcuno che mi accettasse per quello che sono >> ammise sinceramente, alla fine.

Per Amy, lui ormai era diventato come un libro aperto.

Sapeva quando mentiva.

Quando diceva la verità.

Quando era triste.

Quando era felice.

Ma, cosa più importante, sua moglie era l’unica persona che fin da subito aveva accettato il suo “insolito” carattere.

Certo, con gli anni aveva richiesto qualche cambiamento da parte sua.

Ma non gli aveva mai messo fretta o troppa pressione.

E, alla fine, lui a poco a poco aveva ceduto, pur di non perderla.

L’aveva baciata sulle labbra.

Le aveva confessato il suo amore.

L’aveva sposata.

Avevano fatto insieme due bambini.

E mai e poi mai si sarebbe pentito di queste sue azioni.

<< Quanto vorrei strapparti  i vestiti e farti mio qui sul tavolo! >> dichiarò la neurobiologa, mentre un’ondata di calore improvviso stava prendendo piede dentro di sé.

<< Giuro che se lo fai mi metto a gridare! >> la avvertì.

<< Stavo scherzando >> disse, bevendo dell’acqua.

Il vino, di certo, avrebbe aumentato notevolmente la sua eccitazione.

Perché ovviamente era seria!

Quando accidenti sarebbe arrivato il dolce?

<< E tu? Perché mi hai sposato? >> si sentì improvvisamente domandare da suo marito.

<< Perché non volevo perdere la cosa più bella che mi sia successa nella vita >> gli rispose dolcemente, guardandolo negli occhi, senza pensarci due volte.

Non stava mentendo.

Prima di incontrare Sheldon passava le sue giornate in totale solitudine.

Aveva soltanto una madre fin troppo protettiva nei suoi confronti.

Adesso invece aveva degli amici su cui contare e un marito con il quale aveva creato una famiglia.

Era talmente impressa nei suoi pensieri che non si accorse che il cameriere finalmente aveva servito loro il soufflé, un morbido tortino leggermente depresso al centro, che stillava lacrime di cioccolato.

Amy aveva già preso in mano il cucchiaino per affondarlo in quel dolce dall’aspetto delizioso, quando Sheldon la fermò.

<< Che c’è? Non dirmi che non lo dovrei mangiare perché altrimenti ingrasserei! >> sbottò, ancora con la posata a mezz’aria.

<< Non è per questo >>

<< Allora perché? >>

Per tutta risposta, il fisico teorico estrasse dalla tasca dei pantaloni una candelina che appoggiò al centro del dolce.

<< Sheldon, non credo ai miei occhi! >> mormorò Amy, incredula, davanti a quel piccolo gesto che per lei era la manifestazione del vero amore.

<< Perché ti meravigli? Guardo i film, so cosa va fatto >> dichiarò, mentre prendeva anche un accendino, provando ad accenderla.

<< Ahi! >> urlò improvvisamente, poiché si era scottato con la piccola fiamma.

Almeno però la candelina era accesa!

<< Ti fa ridere il fatto che mi sia ustionato? >> aggiunse poi, vedendola ridere di gusto, mentre si soffiava il dorso della mano destra.

La ragazza scosse la testa, cercando di smetterla di ridere ma invano.

<< Dai, esprimi un desiderio >> la incitò, sospirando.

Non credeva di certo a tali sciocchezze, però le convenzioni sociali richiedevano questo.

Amy chiuse gli occhi.

Sapeva perfettamente cosa desiderava.

E da molto tempo.

E sapeva anche che non poteva dirlo ad alta voce, altrimenti non si sarebbe avverato.

Ma, nel suo caso, c’era un eccezione.

Si.

Lo avrebbe detto a Sheldon.

Ma quello non era di certo il luogo adatto.

Non appena soffiò sulla candelina, il fisico teorico tossì, invaso dal fumo prodotto da quest’ultima.

<< Ti prego, adesso mangia quel tortino così ce ne andiamo! >> dichiarò, sentendo anche gli occhi lacrimargli.

Fortuna che ne era una sola, altrimenti sarebbe già morto intossicato!

**********

<< Bernie, so che fai finta di leggere quella rivista. Ammettilo: Luke e Leila questa sera sono proprio tranquilli, rispetto a quando ce ne siamo occupati l’ultima volta >> disse Howard, intento a giocare con i bambini.

<< Non è vero! >> squittì la microbiologa.

Ok, aveva ragione suo marito.

La verità era che voleva ignorare totalmente i gemelli, facendo fare tutto a suo marito.

Ma quella sera non ci riuscì proprio.

Erano così calmi e silenziosi.

Forse perché erano cresciuti.

Forse perché erano i figli di Sheldon e Amy.

Neanche lei sapeva spiegare il motivo.

Poi si illuminò.

La ragione per cui erano così sereni era Howard.

Stranamente sapeva come prenderli e come farli stare al proprio posto.

E, senza alcun motivo, si immaginò con lui, ad accudire un bambino che non fosse di qualcun altro.

<< E se smettessimo di fare i baby sitter e facessimo un figlio tutto nostro? >> gli domandò, di colpo.

Forse era stato il suo orologio biologico ad imporle di fargli quella domanda.

L’ingegnere smise di giocare con i gemelli, bloccandosi di colpo.

<< Stai… stai dicendo sul serio? >> le domandò, per essere sicuro di quello che aveva appena sentito, sedendosi sul divano accanto a lei.

La microbiologa fece un respiro profondo.

Poteva ancora cambiare idea.

Ma non lo fece.

Non voleva.

<< Si, Howie. Voglio un figlio tutto nostro. Ad una condizione, però! >> l’avvertì.

<< Qualunque cosa >>

<< Beh, visto che indubbiamente guadagno molti più soldi di te, io continuerò a lavorare, parlando con persone della mia età, godendomi una vita piena e felice, mentre tu starai con il bambino. Guarderai con lui i cartoni, gli tirerai i fagioli fuori dal naso e lo porterai dagli amichetti >>

Howard ci pensò su.

Quel discorso gliel’aveva già fatto diversi anni prima, quando avevano appena deciso di sposarsi.

Sua moglie non aveva tutti i torti, dopotutto.

Il vero stipendio lo portava a casa lei.

E poi, stando con il bambino tutto il giorno, sarebbe stato sempre presente nella sua vita, soprattutto nei momenti più importanti.

No come suo padre.

In cuor suo sapeva che Bernadette, alla fine, gli aveva fatto quella proposta per cedimento.

Ma sapeva anche un'altra cosa.

Nel momento esatto in cui il bambino l’avrebbe chiamata mamma per la prima volta, l’avrebbe sorriso e abbracciata, non si sarebbe mai pentita della sua scelta.

Perché, dopotutto, diventare genitori, è la cosa più bella del mondo.

<< Va bene. Facciamo un bambino! Stanotte! >> dichiarò, baciandola, prima lentamente poi con una passione sempre più intensa.

In men che non si dica, la fece stendere sul divano, mentre le sue mani vagavano sotto il vestito, intente a sbottonarle il reggiseno.

<< Howie, non pensi che prima dovresti mettere i gemelli a letto? >> domandò, interrompendolo, vedendo i gemelli osservarli con curiosità.

Fin troppa.

<< Andiamo! Sono i figli degli Shamy! Sicuramente faranno sesso verso i trent’anni.  Facciamogli vedere quello che sappiamo fare! >> sbottò, sperando che cambiasse idea.

Bernadette non ci pensò due volte.

<< Hai ragione! >> rispose maliziosa, iniziando a togliergli la maglia, gettandola sul pavimento, vicinissimo ai bambini.

 

**********

<< Saranno anche stupende, ma queste scarpe fanno un male tremendo! >> sentenziò Amy, togliendosele e buttandole con un calcio dentro il ripostiglio dell’appartamento 4A insieme al suo coprispalla.

<< E allora perché te le metti? >> domandò Sheldon, riponendo la sua giacca.

<< Perché sono una donna >> rispose semplicemente.

Il fisico teorico sbuffò, per l’illogica risposta che aveva ricevuto.

Improvvisamente la ragazza gli si avvicinò, incrociando le braccia dietro la sua testa.

<< Mi fanno male i piedi >>

<< E questo lo hai già detto >> replicò, non capendo dove volesse andare a parare.

<< Non riesco a camminare. Mi porti in braccio in camera? >>

A quella domanda, Sheldon sgranò gli occhi.

<< Hai per caso sbattuto la testa? >> le domandò, cercando di essere il più gentile e calmo possibile.

<< Dai, la tradizione vuole che la prima notte di nozze lo sposo prenda in braccio la sposa quando entra per la prima volta nella casa coniugale come moglie >> lo supplicò, ignorandolo totalmente.

<< Ecco, appunto, la prima notte di nozze, non il giorno dell’anniversar… >>

Non finì di terminare la frase che Amy si avvinghiò a lui, incrociando le gambe attorno alla sua vita.

Sembrava un koala che si aggrappa ad un albero di eucalipto.

Sheldon non sapeva come comportarsi, così istintivamente provò a mantenerla come faceva con i gemelli.

Ma, ovviamente, sua moglie era diversa.

Era troppo pesante!

<< Non prendertela con me se cadrai a terra! >> riuscì solo a dire, avvertendola, mentre si incamminava, in modo goffo, verso la loro stanza.

Sheldon aveva sempre rimproverato Amy ogni qualvolta dimenticasse aperta la porta.

Ma, quella sera, invece, la ringraziò mentalmente, così potè subito scaraventarla sul letto senza neanche un minimo di grazia, visto che le aveva provocato il fiatone e un formicolio che man mano si stava distribuendo su entrambe le braccia.

Dopo aver chiuso la porta, si sedette accanto a lei, cercando di non pensare anche al dolore che stava iniziando ad avvertire nelle gambe.

Amy, vedendolo in quello stato, gli fece una tenerezza assurda.

Doveva farsi perdonare per avergli fatto fare dell’ “esercizio fisico”.

Facendogliene fare dell’altro.

In cui, però, era coinvolta anche lei.

Molto coinvolta.

Così, lentamente, gli si avvicinò per baciargli la guancia, ancora fresca di rasatura.

<< Che stai facendo? >> chiese Sheldon, perplesso.

<< Visto che portarmi in braccio ti ha stancato parecchio, volevo farmi perdonare >> rispose, continuando a baciarlo lungo il collo.

<< Se proprio vuoi farti perdonare, potresti prendermi un anti-dolorifico. Per colpa tua sono pieno di acciacchi >>

Se pensava di cavarsela con del sesso, si sbagliava di grosso.

Forse poteva funzionare per Leonard, Koothrappali, Wolowitz e per tutti gli uomini presenti sulla Terra.

Ma lui non si sarebbe fatto abbindolare tanto facilmente.

Lui era diverso.

Amy, per tutta risposta, gli poggiò le mani sulle spalle, avvicinando le labbra alle sue.

<< Lo sai, vero, che il sesso funge anche da anti-dolorifico naturale? >> sussurrò maliziosamente.

Sheldon alzò gli occhi al cielo, sospirando.

Certo che lo sapeva.

Sapeva anche che l’intrattenere coiti frequenti migliorava la pressione sanguigna e la salute del cuore, rafforzava le difese immunitarie e diminuiva la probabilità di tumori.

La prima volta che lesse queste notizie su internet, poco prima delle nozze, le considerò totalmente ridicole.

Tanto da aver riso fino alle lacrime davanti allo schermo del pc.

In seguito, però, dopo aver fatto un check-up completo appena un mese dopo essere sposato, dovette ricredersi.

I risultati ottenuti erano più che buoni rispetto a quelli degli anni addietro.

Incuriosito, chiese al suo medico di fiducia da cosa dipendesse questo improvviso cambiamento, anche se positivo.

Vedendo che indossava una fede al dito, sorrise, dicendogli semplicemente: il sesso allunga la vita!

Il sesso allunga la vita.

Quella frase balenò nella testa del fisico per diverso tempo.

Iniziò seriamente a pensare che sarebbe stato il primo a morire tra i suoi amici, solamente perché aveva iniziato ad avere rapporti sessuali a trent’anni anziché durante la pubertà.

<< Perché hai sempre tu l’ultima parola? >> mormorò, portando le labbra a contatto con le sue.

Ovviamente era una domanda retorica.

La verità era che sua moglie avrebbe sempre avuto l’ultima parola semplicemente perché era lei.

Ed era l’unica che riusciva a far rimanere il Dottor Sheldon Cooper senza parole.

Tuttavia, mentre la baciava, la sentiva tesa.

Come se non fosse coinvolta totalmente.

<< Che c’è? >> le domandò.

<< E non dire che non so baciare perché tanto non ci credo! >>

Amy scosse la testa, sorridendo.

<< No. Tu baci perfettamente >>

<< E allora cos’hai? >>

<< N…Niente >> rispose nervosamente, abbassando lo sguardo e iniziando a togliersi le calze, per prendere tempo.

<< Ho capito! Sei incinta e sei vittima degli sbalzi ormonali! Ecco perché negli ultimi tempi eri più strana del solito! >> esclamò Sheldon, di colpo.

La neurobiologa, sentendo quell’affermazione, fu presa alla sprovvista e finì col stracciare i collant, ma poco se ne importò.

Aveva pagato tutto Raj.

<< No, non sono incinta ma… >> rispose, mordendosi il labbro, se possibile, con più nervosismo di prima.

<< … se provassimo ad avere un altro bambino? >> sussurrò debolmente, per paura della risposta che avrebbe ricevuto, riuscendo finalmente a guardarlo negli occhi.

Vedendolo tranquillo, fin troppo per l’argomento trattato, Amy decise ugualmente di iniziare il discorso che aveva già pronto nella sua testa da diversi mesi ma che aveva sempre avuto paura di pronunciare ad alta voce.

<< Sai, Sheldon, fin da quando ero bambina sognavo una famiglia numerosa, ancora di più quando, ne La casa nella prateria, Charles e Caroline annunciano a Mary e Laura che aspettano un altro bambino. Grazie a te, questo sogno è diventato realtà e sai quanto ami i gemelli ma, negli ultimi tempi ho visto persone della nostra età che hanno dei figli che vanno già alle elementari mentre Luke e Leila hanno appena un anno. Ho fatto tutti i pro e i contro e quest’ultimi non ce ne sono perché abbiamo ancora tutto ciò che ci serve e non ci saranno grandi spese. Mi sono resa conto che la vita è troppo breve e… >>

Si bloccò, non appena avvertì la mano di Sheldon accarezzarle la guancia calda.

Lo fece in un modo così rassicurante tanto da farle perdere le parole.

<< Qualunque decisione tu prenda, sappi che non dovrai pensare a tutto tu come la prima volta. Ti prometto che, se vuoi, gli darò da mangiare, gli cambierò i pannolini-dopo aver indossato una tuta anticontaminazione, ovviamente-lo laverò… Qualunque cosa e lo farò >>

Ad Amy per poco non venne da piangere.

Non aveva mai visto suo marito tanto premuroso e disponibile nei confronti di un’altra persona.

Ma aveva sbagliato una cosa.

Così, prese la mano con cui la stava ancora sfiorando, tra le sue, e l’appoggiò sul letto.

<< Sheldon, questa non è una mia decisione. E’ una nostra decisione. Non riuscirei a guardare nostro figlio in faccia sapendo che è nato soltanto per rendere felice me. Io voglio guardarlo pensando che abbia fatto felice entrambi >>

Di certo lei non era una donna che si faceva mettere incinta senza parlarne con il partner, uscendosene poi che si era “dimenticata” di prendere la pillola o che non era stata attenta.

<< So cosa risponderti, ma me lo devi richiedere cambiando verbo >> le disse.

<< Fare o non fare. Non c’è provare >> continuò, imitando il Gran Maestro del Consiglio Jedi, vedendo Amy non capire.

<< Che?! >>

<< E’ una citazione di Yoda. L’impero colpisce ancora. Ti ricorda qualcosa? >> ribadì, cercando di non pensare al fatto che sua moglie non ne avesse alcuna memoria.

<< O certo! Yoda. Ora ricordo! >> disse, di colpo.

Ok, non se lo ricordava perfettamente.

Ricordava solo che facesse parte dell’universo di Star Wars.

Però aveva capito cosa volesse dire suo marito, pronunciando una delle sue citazioni.

<< Abbiamo entrambi quasi quarant’anni. E’ difficile che rimanga incinta al primo colpo >>

Forse era anche per questo che aveva pensato ad un altro figlio dopo appena un anno dalla nascita dei gemelli.

Se avesse aspettato di più, lei e Sheldon sarebbero diventati ancora più vecchi.

E poi era ancora abituata ad avere per casa pannolini, biberon e pappine.

Più in là, sarebbe stato anche più difficile riabituarcisi.

<< Beh, magari io faccio parte di una nuova specie che vivrà centinaia di anni e perciò, sostanzialmente, la concentrazione dei miei spermatozoi all’interno dello sperma e la loro mobilità potrebbero essere uguali a quelli di un ragazzino appena entrato nella pubertà >> sussurrò Sheldon al suo orecchio, iniziando ad accarezzarle dolcemente una coscia.

Istintivamente Amy chiuse gli occhi, sorridendo, per concentrarsi meglio sulla sua voce ingenua e determinata allo stesso tempo.

Da come stava parlando, sembrava davvero che volesse anche lui un altro figlio.

Ma, appunto.

Sembrava.

Con Sheldon non si poteva mai andare ad intuito.

Doveva riformulargli la domanda, come aveva chiesto.

Al più presto.

<< Sheldon, vuoi… >>

<< Se credi di chiedermelo così, ti sbagli di grosso! >> sbottò improvvisamente.

La ragazza, con gli occhi ancora chiusi, li aprì di colpo, improvvisamente più lucida.

<< Come dovrei chiedertelo, scusa? >> domandò.

<< Quando io ti ho chiesto di sposarmi, mi sono dovuto inginocchiare davanti a te, le gambe mi facevano male, avevo un anello e un discorso preparato… >>

<< Fammi capire. Tu vuoi che io ti faccia la domanda come se fosse una proposta di matrimonio?! >> chiese incredula, sperando che si sbagliasse.

<< Si! Devi provare quello che ho provato io! Credevo di aspettare chissà quanti altri anni per assistere a questo momento! >> affermò, esultando.

<< Va bene, hai vinto >> dichiarò, alzandosi di colpo dal letto e aggiustandosi capelli e vestito velocemente, mettendosi davanti a lui.

A quanto pare, aveva capito benissimo.

<< Te lo domanderò secondo le tue esigenze, contento? >>

Sheldon, per tutta risposta, si sistemo per bene.

<< Sono tutt’orecchie! >>

Amy, leggermente esitante, si inginocchiò.

Fece un respiro profondo, cercando di trovare le parole adatte.

Cercando di lasciarsi guidare dal cuore.

Cercando di lasciarsi guidare dalla spontaneità.

Improvvisamente, però,  pensò all’eventualità di ricevere un responso negativo e si rattristò.

Cosa avrebbe dovuto fare se fosse successo?

Ovviamente avrebbe dovuto accettare la sua decisione e farsene una ragione.

Non avrebbe mai avuto il coraggio di ingannarlo.

Però, se aveva interpretato bene tutti i segnali in quella manciata di minuti, la sua risposta sarebbe stata affermativa.

C’era solo un modo per saperlo.

<< Sheldon Lee Cooper, vuoi fare un bambino con me, stanotte? >>

Sheldon non era bravo a leggere le espressioni facciali, lo aveva ammesso più di una volta.

Ma, in quel momento, era sicurissimo che Amy fosse più che agitata.

Lo sapeva perché aveva la sua stessa espressione di quando le aveva chiesto di sposarlo.

Ricordava la gioia che aveva provato quando aveva deciso di farle la proposta.

E anche la paura di un suo rifiuto.

Sua moglie stava provando le stesse emozioni che aveva provato lui quel 14 febbraio 2015.

Sorrise, vedendola così vulnerabile.

Come era davvero.

Le prese la mano, costringendola ad alzarsi, per farla accomodare sulle sue gambe, nonostante le facessero ancora male.

Era una cosa che non aveva mai fatto perché lo trovava fin troppo romantico per i suoi gusti.

Ma quella sera fu costretto anche a portarla in braccio.

Ormai era compromesso.

<< Dammi una risposta, Sheldon. Devo sapere >> mormorò Amy, debolmente, iniziando a torturare il suo braccialetto che, proprio come i gemelli, compiva un anno.

Il fisico teorico, allora, le sfilò gli occhiali, appoggiandoli sul comodino, costringendola a guardarlo.

<< Certo che voglio fare un altro figlio con te >> rispose, dolcemente.

La neurobiologa non aveva bisogno di sapere nient’altro.

La sua espressione in quel momento era sincera, pura e seria.

No.

Non la stava prendendo in giro.

Né, tantomeno, voleva farle un favore.

Senza pensare più a niente, gli si avvicinò lentamente, finché i loro volti non si toccarono.

Aspettò ancora qualche istante prima di portare le labbra ad unirsi con le sue.

Quella notte sarebbe stata diversa, ne erano consapevoli entrambi.

Quella notte sarebbe stata meravigliosa.

Come la loro prima notte di nozze.

Come la notte in cui furono concepiti i gemelli.

Istintivamente, Sheldon le appoggiò le mani sui fianchi, mentre le labbra erano ancora chiuse e giocavano con le sue.

Ma sapeva che sua moglie voleva di più.

Lo capiva dal suo corpo caldo e sussultante.

Così schiuse leggermente la bocca, iniziando adesso a giocare con la sua lingua, con molta morbidezza.

Amy, sentendosi così voluta, iniziò a sbottonargli la camicia, armeggiando con i bottoni, senza smettere di ricambiare i suoi baci.

Quando gliela sfilò, gli toccò il torace, sentendolo contrarsi sotto la sua mano.

<< Nostro figlio sarà anche lui un genio e anche bellissimo, te lo prometto >> sussurrò Amy, ansimante, ora che Sheldon le stava baciando il collo.

Il fisico teorico, a quelle parole, impulsivamente la fece stendere, questa volta delicatamente, sul materasso, mettendosi sopra di lei.

<< Promettimi anche che avrà lo stesso colore dei miei occhi >> disse, dopo aver appoggiato la fronte alla sua.

La neurobiologa rise.

La genetica insegnava che se i genitori avevano gli occhi azzurri e verdi, la tonalità con cui sarebbe nato il bambino sarebbe stato del tutto casuale.

Infatti i colori verde e azzurro se la giocavano con un cinquanta e cinquanta.

Luke e Leila avevano gli occhi verdi come i suoi.

<< Tutto ciò che vuoi >> rispose, sorridendo, baciandolo nuovamente, iniziando a far scorrere le dita dei polpastrelli lungo la sua schiena possente, per poi passare alle braccia muscolose.

Appoggiò nuovamente entrambe le mani sul suo ampio petto.

Ma questa volta le fece scendere fin lungo la addome scolpito.

Quando provò a sbottonargli i pantaloni, Sheldon iniziò a baciarla appena sotto l’orecchio, scendendo lungo il collo, con movimenti alternati di bocca e lingua, lenti ma decisi, portando la ragazza a non rispondere più delle sue azioni.

<< Aspetta, faccio io o finisci col rompermi la zip >> la avvertì, leggermente divertito, mentre, in men che non si dica si liberò sia della cintura che dell’indumento che gli creava intralcio.

<< Così avresti capito cosa provo quando sei tu a romperle a me >> borbottò, inarcando la schiena per cercare di abbassarsi da sola la lampo del vestito.

Quando ci riuscì, cacciò un sospiro di sollievo.

Quell’abito era di una taglia in meno e a stento riusciva a respirare, ma visto che era l’ultimo rimasto, Raj aveva deciso di comprarglielo ugualmente anziché fargliene provare di altri, visto che, almeno per lui, su di lei era perfetto.

E anche perché, essendo appunto stretto, le faceva risaltare il seno.

Sheldon, vedendola così corrucciata e accaldata, tutta in disordine, anziché rimproverarla, le sorrise dolcemente.

E sapeva, ormai da tanto tempo,  da che cosa fosse dovuto quel sorriso.

Semplicemente dall’amore.

E sentiva il bisogno di dirglielo ancora una volta.

Soprattutto quella notte.

<< Ti amo >> sussurrò al suo orecchio, prima di iniziare a tempestarla di baci.

<< Lo so >>

Il fisico teorico, a quella semplice risposta, l’unica citazione di Star Wars che sua moglie conoscesse, iniziò ,compiaciuto, a sfiorarle gentilmente, con solo la punta delle dita, le gambe, sollevandole la gonna del vestito.

La ragazza alzò le braccia sopra la testa per aiutarlo a sfilarle l’indumento, mentre dei brividi di desiderio iniziarono a farsi strada lungo il corpo.

Quando Sheldon aderì il proprio corpo al suo, avvertì tutto il suo calore e il suo profumo.

E le gambe iniziarono a tremarle.

Si meravigliava ogni volta che accadeva perché dimostrava il nervosismo che aveva ogni volta che si trovava in intimità con lui.

Erano passati due anni ormai, eppure per lei sembrava sempre di rivivere la sua prima volta.

Ma, dopotutto, Sheldon, lo sarebbe sempre stato.

Mentre le distribuiva sensibili e delicati baci lungo il collo, gli accarezzò i capelli con le mani, invitandolo a continuare.

Stava per chiudere gli occhi per concentrarsi totalmente sulla sensazione piacevole e invitante che stava provando, quando vide l’orologio sul comodino indicare un orario che la fece sorridere, pensando a cosa fosse successo in quel preciso istante, ma di ben un anno fa.

<< Sono le 23:50 >> dichiarò.

<< E allora? >> domandò Sheldon, non capendo.

<< E’ l’orario di nascita di Luke >> disse, colmando così la sua curiosità.

<< Perché non me sono ricordato? >>

Lui aveva una memoria eidetica.

Come aveva fatto a cancellare quell’orario dalla sua mente geniale?

<< Perché eri svenuto sul pavimento >> gli rispose, ridendo.

<< Invece Leila è nata alle 23:59. Se nasceva un minuto dopo, avremmo dovuto fare due feste di compleanno >>

Sheldon fece una smorfia di disgusto.

Odiava le feste di compleanno.

Già Amy lo aveva obbligato a organizzarne una per i gemelli.

L’unica cosa positiva era stata la torta che aveva preparato Raj.

<< Ti va di fare una pazzia ? >> le domandò, allungandole le braccia al di sopra della testa per intrecciare le mani con le sue.

Amy sorrise, pensando a quando e, soprattutto, dove, fu lei a fargli quella domanda.

<< Non ci sono le stelle >>

<< Certo che ci sono! >>

La ragazza dovette dargli ragione, in fin dei conti.

Sopra le loro teste c’erano decine e decine di stelle adesive attaccate alla parete del soffitto.

Ma, in quel momento, nella semi oscurità della stanza, brillavano così tanto che sembravano vere.

<< E poi abbiamo anche la trapunta di Star Wars >> aggiunse lei.

Cavolo, quella stanza sembrava quella di un bambino anziché di due sposi!

<< Allora? >> la spronò Sheldon, sorridendo appena, poggiando la fronte alla sua.

La risposta di Amy fu immediata.

<< Si, lo voglio >> sussurrò, chiudendo gli occhi e abbandonandosi felice più che mai sul letto, sapendo cosa sarebbe successo di lì a poco.

Avrebbero commesso una follia.

Un incantevole follia.

Per la seconda volta.

Non appena lo sentì dentro di lei, muoversi lentamente e dolcemente, il corpo iniziò a fremere di eccitazione.

Gli strinse dolcemente le mani, costringendosi a guardarlo.

Era leggermente sudato, respirava faticosamente e, ne era più che certa, il cuore gli batteva incessantemente, tanto da fargli male il petto.

E, nonostante tutto, era perfetto.

<< Sei così perfetto >> gli disse, così, gemendo.

<< Ma certo che lo sono >> rispose con ovvietà, ansante, sentendo improvvisamente la necessità di approfondire i suoi movimenti.

Passionali, ma anche-e soprattutto- premurosi.

<< Lo sai invece tu cosa sei? Sei una perfetta alchimia di intelletto e femminilità. Sei una donna da ammirare, Amy, in tutto il tuo modo di proporti. E’ così che mi sei apparsa il giorno in cui ti ho incontrato per la prima volta >>

La neurobiologa rimase davvero colpita da quella dichiarazione.

A quei tempi le interessava soltanto essere intelligente e non credeva affatto di avere femminilità.

Quest’ultima l’aveva scoperta con gli anni, in particolare quando era diventata la ragazza di Sheldon.

Ripensò a cosa gli disse il giorno del loro primo incontro.

… e, comunque, prima di andare avanti, ti informo che preferisco evitare accuratamente qualsiasi forma di contatto, coito compreso.

Pensare a quella frase, mentre stavano provando-pardon, facendo-un fratellino o una sorellina per i gemelli, la faceva sentire proprio ridicola.

Ma quella era un’altra Amy.

E doveva lasciarsela alle spalle.

Doveva pensare a quella che era adesso e, soprattutto, a quella che sarebbe diventata in futuro.

Guardò di nuovo suo marito, ma questa volta si soffermò sugli occhi, per capire se stesse provando le sue stesse sensazioni in quel momento.

Aveva uno sguardo perduto per il piacere.

Quel semplice sguardo rappresentava tutto l’essere umano che lo componeva e che cercava di nascondere nella quotidianità, per paura di essere giudicato tale.

Lo baciò dolcemente sulle labbra calde e buone, che sapevano ancora del tortino al cioccolato che avevano mangiato per dolce quella sera.

Non appena Sheldon ricambiò con partecipazione, lo avvicinò ancora di più a lei, aumentando il ritmo e concentrandosi totalmente su di lui.

Quando l’eccitazione raggiunse il culmine per entrambi, si ritrovarono improvvisamente in una condizione di incontrollato piacere, tra l’estasi e la frenesia, fatto di brividi e calore.

Di ansimi, sospiri, gemiti e suppliche di non fermarsi e di continuare.

Un esplosione improvvisa di energia ed emozioni, seppur sottili e sinuose.

Un incontro di intimità, di corpo e di spirito.

E non esisteva nulla al mondo che riuscisse ad unire due persone allo stesso modo.

Poi ci fu quell’istante, perfetto ed intenso, della durata di pochi secondi, in cui le promesse che si erano scambiati a voce solo poco prima, divennero reali, assumendo la forma di un bambino prodigio, bellissimo e dagli occhi azzurri.

Perché, in quell’istante, sarebbero dovuti stare attenti.

Ma, ovviamente, non lo furono.

 

**********

Amy osservava, incantata, Sheldon che dormiva con aria appagata accanto a lei.

Sapeva che non doveva farlo ma decise ugualmente di accarezzargli il corpo.

La tensione muscolare ormai era del tutto diminuita.

Così come la respirazione e il battito cardiaco stavano tornando ai suoi valori originali.

<< Dimmi che mi hai svegliato solo perché hai fatto il test di gravidanza ed è risultato positivo >> borbottò Sheldon, tenendo ancora gli occhi chiusi.

La ragazza rise.

Non ne avrebbe mai avuto abbastanza della sua ingenuità.

<< Per avere un risultato attendibile devo aspettare il primo giorno di ritardo delle mestruazioni >>

<< Basta solo che non ti accorgi di aspettare un bambino dopo quattro mesi >>

Amy alzò gli occhi al cielo.

Ok, la prima volta aveva scambiato i sintomi della gravidanza per quelli causati da stress sul lavoro.

Ma adesso che li conosceva, non avrebbe commesso lo stesso errore.

Se ne sarebbe accorta subito qualora fosse stata gravida.

Giusto?

<< Se è maschio, possiamo chiamarlo Seth? >> domandò Sheldon, improvvisamente, aprendo gli occhi.

<< Come la tartaruga che volevamo prendere? >> gli chiese a sua volta, con aria divertita.

<< Perché no? E’ un bel nome e poi sono sicuro che piacerà moltissimo anche a mia madre >>

<< Come fai ad esserne così sicuro? >>

<< Beh, Seth era il terzo figlio di Adamo ed Eva che venne dato loro in sostituzione di Abele. E’ descritto nel libro della Genesi >>

Amy sorrise.

Sheldon non lo avrebbe mai ammesso apertamente, ma sapeva che era molto legato alla madre.

Certo, ne contestava la mentalità troppo religiosa, visto che lui era un uomo di scienza.

Ciononostante, lo faceva sempre in modo rispettoso e bonario.

<< E se è femmina, come la vuoi chiamare? >> le domandò, distogliendola dai suoi pensieri.

La ragazza fu sorpresa da quella domanda, poiché la prima volta fu suo marito a scegliere entrambi i nomi dei bambini.

Tuttavia, c’era sempre stato un nome che le piaceva fin da piccola.

Sicuramente Sheldon lo avrebbe trovato troppo sdolcinato per i suoi gusti.

Ma a lei, in quel momento, non importava affatto.

<< Melody >>

Al fisico teorico gli brillarono gli occhi.

<< E’ un nome perfetto, visto che abbiamo concepito a bordo del TARDIS, come Rory ed Amy! Finalmente stai capendo qualcosa su Doctor Who! >> esclamò.

<< Doctor Who… certo… >> farfugliò Amy, distrattamente.

A dirla tutta, il nome le piaceva perché significava melodia e, inconsciamente, lo aveva sempre associato al suono dell’arpa, strumento che aveva sempre amato suonare.

Di certo non aveva pensato al fatto che la porta della camera da letto era quella del TARDIS che prima si trovava nel suo vecchio appartamento.

Ma Sheldon l’aveva obbligata a montarla nella sua stanza, una volta sposati, trasformandola in una sorta di macchina del tempo e astronave.

All’inizio , quando la vide nella sua vecchia abitazione, iniziò a giocarci.

Lui impersonava il ruolo del Dottore mentre lei la sua compagna, vivendo ogni volta un’avventura diversa.

Ma lei voleva di più.

E, alla fine, in un modo o nell’altro, l’aveva ottenuto.

<< Ho una cosa per te >> disse Sheldon

<< Davvero? Che cosa!? >> domandò Amy, improvvisamente, euforica più che mai, tanto da alzarsi di scatto e appoggiandosi sulla testiera del letto.

<< Te la darò solo se ti darai una sistemata e ti metterai qualcosa addosso >>

<< Va bene. Ora vado >> sospirò, rassegnata.

Pur di ricevere un regalo da suo marito, avrebbe accettato di tutto.

<< Non riuscirai mai a vedermi nuda senza che prima ti faccia perdere il controllo delle tue azioni, vero? >> gli domandò, retorica, poi, vedendolo coprirsi gli occhi con le mani mentre si dirigeva in bagno.

**********

Dopo quindici minuti, ritornò da suo marito, ora anche lui in pigiama, che sedeva a gambe incrociate al centro del letto.

<< Mi sono lavata, pettinata e la camicia da notte che indosso è la più profumata che ho trovato! >> dichiarò, mettendosi nella sua stessa posizione davanti a lui.

Sheldon la squadrò per bene.

<< Ok, mi hai convinto. Apri le mani >> le ordinò, mentre prendeva il regalo nella tasca destra dei pantaloni.

Non appena si ritrovò tra le dita un medaglione a forma di cuore, rimase a bocca aperta per quanto fosse bello.

Era simile a quello che Leonard regalò a Penny quando partì per la spedizione nei mari del Nord.

Ma il suo era leggermente diverso.

Era certamente vintage, bronzo antico spazzolato rame.

Sul davanti era incisa una frase.

Anche Sheldon Cooper ha un cuore.

Nonostante fosse una citazione del film Iron Man, non poteva essere più vera.

Sheldon le aveva dimostrato di avere un cuore ricco di emozioni in più di un occasione.

In particolare, quando partorì.

Ricordò la sua faccia preoccupata, pensando che sarebbe potuto succedere qualcosa di brutto.

A lei o ai gemelli.

<< E’ magnifico >> riuscì solo a dire, ancora incredula.

<< Aprilo >> la incitò.

Quando lo aprì, gli occhi di Amy, possibilmente, brillarono ancora di più.

All’interno c’era una foto che li ritraeva nel giorno del loro matrimonio.

Entrambi avevano un’aria buffa e gli occhi chiusi, con lei che lo teneva stretto a sé, come quella che Raj scattò loro il giorno del ballo.

In entrambi i casi, tuttavia, erano felici.

Davvero, davvero tanto.

<< Non saremo mai fotogenici >> costatò, chiudendo il ciondolo e porgendolo a suo marito.

<<  Perché me lo stai ridando? Non ti piace, per caso? Eppure prima avevi detto che era magnifico… >> balbettò Sheldon, tentando di giustificare il gesto di sua moglie.

<< Mi piace, anzi lo adoro. Voglio solo che tu me lo metta >> lo rassicurò.

<< E non te lo sai mettere da sola, scusa? Hai due mani! >>

<< Perché è questo che fanno i mariti nei film >> rispose, dandogli le spalle e alzandosi i capelli, scoprendo il collo.

Sheldon, non avendo scelta, dovette mettergliela.

<< Mi dispiace non averti regalato niente >> mormorò Amy, mentre suo marito stava ancora cercando di chiuderle la collana.

<< Un regalo per me ce l’hai, invece >> le disse, appoggiando le mani sulla sua pancia e premendo il corpo contro la sua schiena.

<< Però, per riceverlo, devo aspettare nove mesi >> continuò, appoggiando la testa sulla sua spalla.

<< Come fai ad essere così sicuro che sia rimasta incinta ? >> domandò, divertita, guardandolo con la coda dell’occhio.

Si erano scambiati tante promesse in quelle ore.

Sarebbe stato davvero magico se si sarebbero avverate tutte in quella notte.

Ma, appunto.

Magico.

La magia esisteva solo nelle favole.

Lei viveva nel mondo reale.

Doveva farsene una ragione.

<< Se io sono un genio, lo sono certamente anche i miei spermatozoi >>

Amy scosse la testa.

Ogni argomento era buono per affermare il suo egocentrismo.

<< Lo sai, vero, che lo spermatozoo che riesce a fecondare l’ovulo non è quello più “bello” o quello più “intelligente” ma quello che sicuramente si è trovato al posto giusto nel momento giusto? >>

<< E tu sai perfettamente che non credo nelle coincidenze >>

<< E poi non sei stata tu a dire che nostro figlio sarà bellissimo e intelligente? >> le fece notare, poi.

La ragazza aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito, non sapendo come controbattere, visto che aveva ragione.

Ecco cosa succedeva quando Sheldon la baciava!

<< Stai parlando soltanto del tuo apparato genitale, ne ho uno anche io. I figli si fanno in due! >> disse, stizzita,  per placare il suo essere egocentrico.

<< Va bene. Stai calma! >>

A quanto pare, già stava iniziando ad avere degli sbalzi d’umore!

<< La tua ultima mestruazione risale al 30 aprile. Considerando che tra un ciclo ed un altro passano 28 giorni… >>

Si fermò giusto il tempo per fare tutti i calcoli.

<< … domani-anzi, diciamo pure oggi, visto che è passata la mezzanotte da ore ormai-ci sarà l’ovulazione, quindi… >>

<< … quindi, i giorni che vanno dal 12 al 16 maggio sono quelli più fertili anche perché, quando sta per avvicinarsi l’ovulazione, la cervice uterina produce un muco che favorisce la sopravvivenza degli spermatozoi >> concluse la ragazza, al suo posto, sorridente.

<< Le probabilità sono dalla nostra parte >> le sussurrò Sheldon all’orecchio.

Già.

Forse nella realtà la magia non esisteva.

Ma la biologia non sbagliava mai.

Si.

Aspettava un bambino.

Ci credeva.

<< E poi… >>

La fece girare per poterla avere davanti a sé.

<< … sei incinta di sicuro. Si capisce dai tuoi occhi >>

Amy scoppiò a ridere.

<< Che cos’hanno di diverso? >>

<< Hanno una luminosità diversa, così come l’apertura delle palpebre e anche le pupille sono cambiate. Sono identici a quando abbiamo concepito i gemelli. Li ho notati quando hai detto a mia madre che avevamo fatto tardi ed eravamo sporchi di terra ed erba perché ci eravamo messi a giocare >>

<< Certo! Abbiamo proprio “giocato” quella notte >>

La cosa che la faceva più ridere era che sua suocera, all’epoca, ci aveva pure creduto.

E ricevettero anche una grossa sgridata prima di essere mandati in bagno per lavarsi.

Uno per volta, ovviamente!

L’osservava mentre assumeva un’aria pensierosa per via del suo doppio senso che non aveva capito.

E quel semplice sguardo le fece ricordare che gli aveva promesso un’altra cosa prima di uscire.

<< Ti va di giocare con i trenini? >> gli domandò, già sapendo cosa le avrebbe risposto.

Anzi, cosa avrebbe fatto.

Infatti, neanche il tempo di porre fine alla domanda, che subito Sheldon si alzò di scatto dal letto per prendere la confezione che li conteneva.

Dieci minuti dopo si trovavano a terra a giocare con la locomotiva misura N.

Piuttosto era Sheldon che giocava.

Amy aveva la testa appoggiata sulla sua spalla, piena di sonno.

<< Grazie per avermi permesso di salire a bordo del TARDIS >> gli disse, tra uno sbadiglio ed un altro.

Quando il fisico teorico distolse lo sguardo dalla locomotiva per guardarla, ormai si era già addormentata.

Ma, nonostante ciò, le rispose ugualmente.

<< Grazie a te per essere diventata la mia compagna di viaggi >>

Improvvisamente sentì il suo cellulare vibrare.

Ma chi poteva essere alle sei del mattino?

<< Pronto? >>

<< Rettore Siebert >> disse, dopo aver appreso chi fosse all’altro capo del telefono.

Sheldon iniziò ad ascoltare distrattamente il suo interlocutore, annuendo di tanto in tanto, mentre era intento ad appoggiare con la sola mano sinistra la testa di sua moglie sul materasso, facendo una faccia di disgusto quando si accorse di avere della saliva sulla sua spalla.

Ora capiva da chi avessero preso i gemelli!

<< Ho… ho sentito bene? >> domandò, improvvisamente, alzandosi di scatto da terra.

Lo fece in modo talmente brusco da far svegliare Amy.

Quest’ultima, ancora con gli occhi mezzi chiusi, vedeva suo marito parlare al telefono in modo strano e agitato.

Più del solito.

Quando interruppe la chiamata, si sedette sul bordo del letto, possibilmente più scosso di prima.

<< Chi era al telefono? >> gli domandò, alzandosi da terra, sedendosi accanto a lui.

<< Il Rettore Siebert >> mormorò, abbassando lo sguardo.

<< E cosa voleva dirti a quest’ora? >> chiese, preoccupata, appoggiandogli una mano sulla guancia, costringendolo a guardarla.

Per chiamare a quell’ora, di sicuro era successo qualcosa.

Forse voleva licenziarlo.

Ma subito cancellò questo pensiero dalla sua mente.

Sapeva che nutriva per lui pochissima stima umana.

Ma moltissima dal punto di vista professionale.

Quindi il licenziamento era del tutto fuori discussione.

<< Ho… ho vinto il Premio Nobel >> rispose, dopo interminabili secondi, ancora sotto shock.

Vincerlo era il suo sogno da sempre.

Anche se credeva che lo avrebbe conseguito per i suoi studi sulla teoria delle stringhe e no per quelli sula materia oscura.

<< Sheldon, ma è sbalorditivo! >> riuscì solo a dire Amy, mentre lo abbracciava, orgogliosa di suo marito.

<< A dir la verità, il termine più adatto sarebbe inevitabile, ma non è questo il punto >> precisò, liberandosi da quell’abbraccio che ogni volta diventava sempre più soffocante.

<< Qual è il problema? >>

<< Il Rettore vuole che pronunci un discorso alla premiazione >>

<< E allora? >> domandò la ragazza, non capendo.

Suo marito pronunciava dei discorsi ogni volta che parlava.

<< Amy, l’ultima volta che ho fatto un discorso, non in presenza di pochi intimi ma di molte persone-che io intendo un numero sufficiente da calpestarmi a morte, ossia trentasei adulti o  settanta bambini-ero ubriaco, talmente tanto che il mattino seguente mi svegliai senza alcun ricordo e senza pantaloni. Quando chiesi a Leonard e Penny dove fossero finiti mi fecero vedere un video su youtube. A quanto pareva, me li ero tolti sul palco. E anche le mutande, facendo vedere a tutti il mio sedere >>

<< Perché non ho mai visto questo video?! >>

<< Davvero?! E’ tutto ciò che hai da dire?! >> domandò a sua volta, con uno sguardo torvo.

<< Non posso permettere che accada di nuovo, non davanti all’Accademia reale svedese delle scienze >>

<< Infatti non accadrà >> lo rassicurò.

<< Come fai ad esserne certa? >>

<< Perché questa volta saremo anche io e i bambini a sostenerti >>

Sheldon, sentendo quelle parole, si sentì improvvisamente più rilassato.

Già, Amy e i gemelli lo avrebbero di sicuro aiutato.

No come gli altri, che non avevano fatto altro che aumentare la sua ansia.

Ed era colpa di Penny se si era ritrovato ubriaco!

<< Lo sai? Hai ragione! E sai adesso cosa faccio? Andrò ad informare Leonard del fatto che io abbia vinto il Nobel prima di lui, poi chiamerò mia madre, Koothrappali, Wolowitz… >> decise, ritornando alla carica.

Si bloccò, non appena si ritrovò la bocca di Amy sulla sua.

Sheldon ricambiò quel bacio, premendo semplicemente le labbra contro le sue.

Ma bastò un attimo per fargli aprire leggermente la bocca, quel tanto che bastava per esplorare le labbra con la punta della lingua.

In men che non si dica si ritrovarono coinvolti in un bacio passionale, in cui le lingue, una volta incontrate, iniziarono a danzare tra loro.

<< Perché mi hai baciato? >> mormorò Sheldon, senza fiato.

<< I vincitori ottengono sempre un bacio >>

<< Ma tu hai vinto il Premio Nobel, quindi ti meriti di più >> continuò, maliziosa, mettendosi a cavalcioni  sulle sue gambe.

<< E cosa di preciso? >> domandò, non capendo.

Per tutta risposta, Amy iniziò a sbottonarsi lentamente la camicia da notte, continuando a guardarlo negli occhi.

<< O no, non possiamo! >> l’avvertì, capendo dove volesse andare a parare, bloccandole le mani.

La ragazza alzò gli occhi al cielo.

<< Perché sono incinta e allora hai paura di fare qualcosa di osceno che disturbi il bambino? >> domandò, retorica.

<< Ovvio! E’ così che vuoi educare nostro figlio?! >>

Amy sospirò, iniziando a massaggiandosi le tempie.

Doveva fargli cambiare idea.

Non voleva ritrovarsi nuovamente in astinenza sessuale, come quando nacquero i gemelli.

Sapeva che il bimbo era ben “ammortizzato” e protetto all’interno del sacco amniotico e che era accuratamente isolato da un tappo mucoso, perciò, in nessun modo, poteva essere disturbato durante il rapporto.

Inoltre, era anche venuta a conoscenza, leggendo alcuni articoli al riguardo, che il bambino gradiva molto la sensazione di benessere che provava la mamma, dovuta al rilascio di endorfine che entravano subito in circolo.

Durante il rapporto, infatti, il battito cardiaco rallentava e i suoi movimenti diventavano meno vivaci, come se rimanesse in attesa di qualcosa.

Subito dopo, riprendeva a muoversi con più vigore di prima.  

Ma ne era certa.

Sheldon avrebbe trovato tutto ciò assolutamente ridicolo.

Improvvisamente ebbe un’illuminazione.

Si.

Sapeva come avrebbe convinto suo marito a fare sesso durante la gravidanza.

Tutti e nove mesi.

E tutti gli anni avvenire.

<< E se ti facessi cambiare opinione al riguardo? >> gli domandò, con aria innocente.

<< Accetto la sfida! >>

<< D’accordo… >> disse, appoggiando le mani sulle sue spalle.

<< La prima volta che sono rimasta incinta, me ne sono accorta quattro mesi dopo il concepimento >>

<< Si. E allora io ti ho detto che avremmo smesso di indulgere al coito >>

Amy scosse la testa.

Poteva anche essere un genio ma a fare dei semplici ragionamenti era proprio negato.

<< Ecco. Non abbiamo più avuto rapporti sessuali a partire dal quarto mese di gravidanza >>

Ed era meglio non sottolineare dopo quanto tempo li avessero ripresi.

Amy, vedendolo non capire ancora, decise di dirglielo chiaro e tondo.

<< Però abbiamo avuto dei rapporti sessuali completi due volte alla settimana per i primi tre mesi di gestazione >> sbottò.

Era meglio non dirgli, tuttavia, che, durante quel periodo, aveva bevuto anche dell’alcol.

A quelle parole, la mascella di Sheldon crollò.

Perché sua moglie aveva ragione.

Lui stesso aveva deciso di non praticare alcun amplesso una volta saputo della gravidanza.

Ma, appunto.

Non l’aveva scoperto subito.

Quindi, alla fine, i gemelli avevano ugualmente visto e sentito tutto.

Che vergogna!

<< Dai, non è colpa tua >> gli disse, chiudendogli la mascella.

<< Infatti è tua. Perché pensi solo al sesso! >>

Amy alzò gli occhi al cielo.

Suo marito stava alzando la voce.

E non era un buon segno.

Era meglio raccontargli delle sue paure.

<< Sheldon… >> iniziò, accarezzandogli le braccia, per cercare di calmarlo.

<< … noi siamo genitori e, sapendo che lo diventeremo di nuovo, mi fa sentire ancora più felice e soddisfatta come non mai. Ma siamo anche una coppia, marito e moglie, e ho il timore che, una volta nato il bambino, ce ne dimenticheremo. Volevo semplicemente mantenere l’intimità anche in gravidanza, per essere più legato a te anche dopo il parto >>

Il fisico teorico provò a dire qualcosa, ma non ci riuscì.

Nella sua mente iniziarono ad affiorare le immagini di sua moglie dopo la nascita di Luke e Leila.

Era esausta, senza forze, soprattutto perché faceva tutto da sola.

Perché lui, in quel periodo, era uscito fuori di testa.

Ma questa volta sarebbe stato diverso, gliel’aveva anche detto.

Voleva rimediare ai suoi errori.

<< … ma non fa niente. Non posso obbligarti, non mi sembra giusto >> concluse la ragazza con un mormorio, alzandosi per abbottonandosi la camicia da notte.

La voce di Amy lo fece ritornare alla realtà.

<< Sei sicura che non farà male al bambino? >> le domandò.

Sul volto della ragazza apparve un grande sorriso.

<< Hai cambiato idea per caso? >> chiese, anche se sapeva già la risposta.

<< Rispondi alla mia domanda! >>

<< No, il bambino non corre alcun rischio >>

<< E… non sarà nemmeno testimone dei nostri coiti? >> domandò, cauto.

<< No, perché il feto è ben protetto, circondato dal liquido amniotico che lo separa completamente dal mondo esterno >> gli rispose, ridendo.

<< Va bene, allora. Sono disposto ad avere dei rapporti sessuali con te durante uno dei trimestri della gravidanza. Puoi deciderlo tu, in base, che so, alle tue esigenze >> dichiarò, fiero.

La ragazza si sedette accanto a lui, riflettendo su ciò che aveva detto.

A quanto pare, non avrebbero fatto l’amore per tutti e nove mesi.

In fin dei conti, ora che ci pensava, era giusto così.

Infatti Sheldon le aveva chiesto di scegliere un periodo in particolare, in base alle sue necessità.

E questo le fece venire in mente un articolo che lesse qualche tempo fa riguardo, appunto, la sfera sessuale in gravidanza.

Nel primo trimestre, per la donna, la libido, a quanto pare, passerebbe spesso in secondo piano, a causa della stanchezza, delle nausee e del maggiore bisogno di dormire

E il seno potrebbe far male poiché l'eccitazione comporterebbe una vaso-congestione all’altezza del petto.

Inizialmente Amy si chiese perché a lei quei problemi non fossero mai sorti.

Poi capì.

Lei, in quel periodo, non sapeva affatto di essere incinta.

E neanche pensava ad una possibile gravidanza.

Ma ora lo sapeva e quindi era meglio evitarlo.

Il terzo trimestre, poi, era del tutto fuori discussione.

Anche se si potevano avere ancora rapporti, c’era un “ostacolo” fisico.

Il pancione.

Ricordava la stanchezza provata in quegli ultimi mesi, anche a causa dei bambini che non smettevano di muoversi un secondo.

Invece, il secondo trimestre era il periodo più tranquillo e appagante.

Soprattutto dal punto di vista dell’affiatamento sessuale.

Infatti la libido e il piacere si duplicavano.

E ciò significava solo una cosa.

Orgasmi più intensi e frequenti!

<< Ho deciso. Scelgo il secondo trimestre! >> dichiarò euforica, così, a Sheldon,

<< C’è qualche motivo in particolare? >>

<< Si… >> rispose.

<< … ma lo scoprirai da solo, tra qualche mese >> sussurrò, con aria maliziosa, al suo orecchio.

<< Sai che odio le sorprese! >> borbottò.

<< Non sei invidiosa del fatto che io abbia vinto il Premio Nobel e tu no? >> le domandò, poi, mentre gli baciava il collo.

<< Guarda che anche io vincerò il Nobel per la fisiologia e userò i soldi per comprare il negozio di fumetti di Stuart, per poi chiuderlo per averti così tutto per me! >>

<< Dici sul serio? >>

<< No, tranquillo. La fumetteria starà sempre al suo posto. Però il Nobel lo vinco sicuro! >>

<< Sai che, oltre ad un diploma personalizzato e una medaglia d'oro recante l'effigie di Alfred Nobel stesso, mi daranno otto milioni di corone svedesi? Con tutti quei soldi possiamo comprare finalmente una casa tutta per noi >>

Amy smise di baciarlo per concentrarsi totalmente su di lui.

Era stata proprio lei a proporre a suo marito, qualche tempo fa, l’idea di iniziare a mettere da parte dei soldi per acquistare una casa.

E ci mise quasi un mese a convincerlo che sarebbe stata un ottima soluzione.

Ci sarebbe stato più spazio per tutti e, soprattutto, non ci sarebbe stato nessun ascensore rotto e nessuna faticosa rampa di scale.

Ma, ripensandoci, quel progetto per il futuro era solo suo.

Non era il loro progetto.

E improvvisamente non le importò affatto dell’ascensore, rotto ormai da dieci anni, o dei quattro piani che avrebbe dovuto fare a piedi o dello spazio insufficiente.

<< Non la voglio una casa, Sheldon. Il nostro futuro è qui, nell’appartamento 4A al 2311 North Los Robles Avenue di Pasadena >> disse, seria.

Il fisico teorico, la guardò, non capendo.

<< Ma come? Avevi detto… >>

<< Quest’appartamento ha troppi ricordi >> lo interruppe, prendendolo per mano e trascinandolo in soggiorno.

<< Qui è dove mi hai chiesto di sposarti e dove stavano per nascere i gemelli >> iniziò, indicando il divano.

<< Ecco, a proposito, questa volta cerca di non partorire in anticipo, visto che… >>

<< Ed è in corridoio che, per la prima volta, hai confessato di amarmi >> continuò, ignorandolo, questa volta con gli occhi leggermente più lucidi, ripensando a quella sera.

<< E poi c’è la cucina, dove mi hai sempre preparato una bevanda calda. E so che non smetterai mai di farlo >> proseguì, indicandola

<< Infine, è in questa stanza che incontriamo tutti i nostri amici, mangiamo cibo d’asporto mentre guardiamo uno dei tanti cosi di Star Wars Trek che voi ragazzi amate tanto >>

<< E’ qui che voglio che crescano i nostri figli e da nessuna altra parte >> concluse, avvicinandosi di più a lui, adesso prendendogli entrambe le mani.

Sheldon non sapeva che dire, talmente rimasto colpito da quelle confessioni.

Amy aveva deciso che avrebbero vissuto lì per il resto dei loro giorni.

Aveva rinunciato ad una vera casa per lui.

Sapeva che doveva ringraziarla in qualche modo.

Però non voleva dirglielo semplicemente a voce.

No.

Voleva farla sentire speciale.

Soprattutto ora che era incinta.

E poi si ricordò cosa la facesse sentire tale.

Ogni volta che la indossava.

<< Aspettami qui >> disse, prima di correre verso la camera da letto, sotto gli occhi incuriositi di sua moglie.

 

<< Oh, Sheldon >> mormorò Amy, troppo emozionata per dire altro, vedendolo ritornare con in mano il suo diadema.

L’ultima volta che lo aveva indossato risaliva al giorno del suo matrimonio.

<< Quando te lo regalai, per farmi perdonare per non essermi congratulato con te per essere diventata l’autrice di uno studio pubblicato successivamente su Neuron, eri da poco diventata la mia ragazza e, quando lo vedesti per la prima volta eri così felice e… >>

<<  …e io sono una principessa e questo e il mio diadema! >> urlò di gioia, mentre se lo metteva.

Solo in quell’istante, mentre si specchiava nella finestra del soggiorno, si accorse di un evento davvero incredibile.

Soprattutto in quella città.

<< Guarda, Sheldon. C’è la neve! A Pasadena, in primavera! Vieni a vedere! >> disse, ancora incredula.

Sheldon smise di bere, per avvicinarsi a lei e dirle che era impossibile una cosa del genere.

Ma non potette dirlo.

Perché Amy ci aveva visto bene, nonostante non portasse gli occhiali in quel momento.

Tutta la strada sotto di loro era ricoperta di neve, seppur non molta.

Molto probabilmente aveva nevicato la notte scorsa.

<< Amy, c’è la neve. Andiamo a vedere prima che si sciolga tutta! >> urlò Sheldon, come un bambino il giorno di Natale, dirigendosi verso la porta e scendendo le scale più in fretta che potè.

<< Aspetta! >> gli urlò.

Ma ormai era troppo tardi!

Così, dopo aver preso vestaglia e occhiali, decise di raggiungerlo.

Quando arrivò sul pianerottolo, trovo Leonard e Penny, assonnati e confusi.

<< Perché Sheldon urla tanto? >> borbottò la rappresentante farmaceutica, piena di sonno.

<< Ce la neve! >> disse, felice, mentre scendeva le rampe di scale.

<< Comunque… >> incominciò, ritornando sui suoi passi.

<< … io e Sheldon abbiamo fatto un altro bambino poche ore fa! Volevo che foste i primi a saperlo! >> dichiarò, riscendendo nuovamente i gradini, questa volta più velocemente.

<< COOOSA? >> urlarono Penny e Leonard contemporaneamente , sconvolti.

Così forte che le loro urla rimbombarono per tutto il condominio.

<< Che… che stai facendo? >> domandò il fisico sperimentale alla bionda, mentre prendeva il suo inalatore per l’asma, vedendola comporre un numero di telefono.

<< Chiamo la mamma di Sheldon, ovviamente! So che non dovrei essere io a dargli questa notizia ma non voglio che accada come la prima volta >> rispose, con ovvietà.

**********

Non appena Amy varcò il portone del palazzo, notò decine di persone, per lo più bambini, intenti a fotografare e toccare il nevischio, poiché era un occasione più unica che rara.

<< Bel diadema >> si sentì dire da una signora dai capelli castani, gli occhi azzurri e da un viso semplice e gentile.

La neurobiologa, istintivamente, portò una mano sull’oggetto in questione, ricordandosi solo in quell’istante che non se l’era ancora tolto.

<< Grazie >>

Amava vedere l’invidia nelle persone ogni volta che lo notavano!

<< E’ fatto di veri diamanti. Me lo regalò mio marito tanti anni fa, quando stavamo insieme da poco >>

<< Eccolo lì. Sta facendo un angelo di neve, a quanto pare >> le disse, indicandolo, una volta individuato.

Di quel passo si sarebbe preso una bella influenza, ne era certa.

Non indossava neanche la vestaglia, accidenti!

Fortuna, però, che non era l’unico.

<< Invece mio marito è furori città. Però ci sono i miei quattro figli che stanno scattando centinaia di fotografie della neve per il loro papà >> rispose, facendo un cenno della testa nella loro direzione.

Amy diede loro un occhiata.

Avevano all’incirca dieci anni, poco più o poco meno.

Assomigliavano molto alla loro mamma.

Però c’era qualcosa nei loro visi che non la convinceva.

Era come se ci fossero due bambini.

Ed entrambi avessero il loro clone.

<< La prima volta che sono rimasta incinta ho avuto Dylan e Duncan >> spiegò la donna, notando le sue perplessità.

<< Ma io desideravo avere una figlia femmina, così, dopo appena due anni, abbiamo deciso di riprovarci e, alla fine, sono nati James e Simon >>    

<< Forse non avrò mai una figlia femmina, ma quelli che ho adesso sono la cosa più preziosa che ho al mondo >> concluse, emozionata, come ogni volta che raccontava quella storia, avendo gli occhi fissi sui bambini.

Amy li guardò a sua volta.

Quel racconto le aveva fatto aprire gli occhi.

Lei e Sheldon, fino a quel momento, stavano parlando sempre e solo di un unico bambino.

Ma poteva benissimo esserne rimasta incinta nuovamente di due.

Aveva appena saputo che non era impossibile!

La prima volta che scoprì di essere rimasta incinta di due gemelli ebbe paura.

Del parto e delle difficoltà che sarebbero nate crescendo due bambini della stessa età.

Ma questa volta, timore non ne aveva.

Sheldon le aveva promesso che questa volta l’avrebbe aiutata.

E sapeva benissimo che non si sarebbe mai rimangiato la parola.

E poi, Charles e Caroline, dopo Mary e Laura, avevano avuto Grace.

Ma, in seguito, avevano deciso di allargare ulteriormente la famiglia adottando Albert.

Aveva la possibilità di averne una come la loro.

Più felice di cosi?

<< Sei incinta, non è vero? >> le domandò la donna, distogliendola dai suoi pensieri.

<< Te lo si legge dagli occhi >> continuò, vedendola confusa.

La neurobiologa abbassò gli occhi sulla sua pancia.

Ma allora era davvero gravida di nuovo!

E doveva ringraziare solo Sheldon e i suoi spermatozoi!

<< Si, hai ragione! >> rispose, alzando lo sguardo.

<< Beh, congratulazioni, allora! >> disse, prima di correre verso i suoi figli, che, a quanto pareva, stavano litigando tra loro.

Amy, così, decise di raggiungere suo marito.

<< Sheldon, alzati o ti verrà una bronchite! >> gli ordinò, preoccupata, visto che si trovava ancora a terra su quella che ormai non poteva più essere definita neve ma semplicemente acqua.

<< Per la prima volta nella mia vita non mi interessa affatto! >> sentenziò.

<< Come mai? >>

<< Perché sono felice! >> rispose, alzandosi e avvicinandosi a lei, prendendo entrambe le mani tra le sue.

<< Sono contenta per te >>

<< E, sei tu, la chiave della mia felicità >> ammise Sheldon, subito dopo, in un sussurro.

Amy spalancò la bocca, sentendo quella frase.

Si, proprio quella.

Quella che aveva già sentito una volta uscire dalla bocca di suo marito, mentre stavano “consumando” il matrimonio.

E lei era troppo coinvolta, emotivamente e fisicamente, per chiedergli da dove sbucasse fuori.

Ma adesso era ancora nel pieno delle sue facoltà mentali.

<< Da dove l’hai presa? >> gli domandò.

<< Che cosa? >>

Amy alzò gli occhi al cielo.

<< La frase, Sheldon. E’ troppo bella per essere farina del tuo sacco! >>

<< Davvero pensi che non possa essere frutto della mia mente geniale? >>

Lo sguardo che gli ricambio sua moglie non ammetteva repliche.

Così decise di raccontargli tutto.

<< Va bene. Hai ragione >>

<< Ti ricordi di quando Penny mi costrinse ad andare da una veggente, dopo che tu e Bernadette ci avevate mentito, dicendo di essere impegnate, pur di non stare con noi, visto che non facevamo altro che lamentarci dei nostri problemi sul lavoro? >>

La ragazza annuì.

E come poteva dimenticarselo.

Per farsi perdonare, il giorno dopo, si presentò a casa sua nelle vesti di una scolaretta cattolica.

Ma, ovviamente, a quell’epoca, Sheldon non capì le sue intenzioni.

<< A quanto pare, i miei spiriti guida le stavano dicendo che c’era una donna nella mia vita con la quale avevo delle difficoltà, in particolare una con cui stavo intrattenendo una relazione sentimentale >>

<< Si, continua >> lo incitò.

Era davvero curiosa di sapere tutta la storia, visto che non gliel’aveva mai raccontata prima d’ora.

E poi era bello sapere che la protagonista era lei!

<< Beh, le stavano anche dicendo che avevo delle difficolta ad entrare in intimità con lei >> proseguì, cauto, sapendo di aver toccato un tasto delicato.

<< Cavolo, se l’avevi! >> sbottò Amy.

Certo, a quei tempi aveva iniziato da poco a baciarla sulle labbra.

Ma a stampo!

E nient’altro.

<< Scusa, va avanti! >> disse, dopo aver ricevuto un occhiataccia, per essere stato interrotto.

<< Anche Penny disse la stessa cosa, ma le domandò anche che cosa avrei dovuto fare >>

<< E… cosa ti ha risposto? >> chiese,  sempre più interessata.

Sheldon prese un bel respiro, prima di continuare.

<< Che avrei dovuto dedicarmi completamente a quella relazione e che, una volta fatto, tutte le mie domande avrebbero trovato una risposta. Sia nel lavoro che in ambito personale, ogni tassello sarebbe andato al proprio posto, se mi fossi impegnata con lei >>

Amy era troppo emozionata per parlare.

Non sapeva neanche cosa dirgli.

Così abbassò lo sguardo, notando solo in quel momento che non aveva lasciato neanche per un secondo le sue mani.

D’impulso, intrecciò le dita intorno alle sue.

<< Sei tu la donna della storia, se non te ne fossi resa conto >> le disse.

Amy rise, alzando lo sguardo.

Come se suo marito avesse avuto un'altra ragazza prima di lei!

<< Lo so. E solo che… >> iniziò, pensando a come continuare.

<< … tu hai sempre considerato coloro che ci vanno come idioti con degli sprazzi di imbecillità >>

<< Lo so. Infatti quella volta dissi alla veggente che erano tutte cazzabubbole. Ma adesso devo ammettere che aveva ragione! >> dichiarò.

<< Amy! La stessa notte che abbiamo deciso di fare un altro figlio, ho vinto il Nobel! Queste non sono coincidenze! >> la illuminò, poi, vedendola confusa.

La ragazza ci pensò su.

In effetti, non aveva tutti i torti.

Anche quando rimase incinta di Luke e Leila era un buon momento.

Per entrambi.

Ma soprattutto per Sheldon.

<< Allora, possiamo anche dedurre che i gemelli e il loro fratellino- o la loro sorellina- siano la chiave della nostra felicità ? >> domandò, mettendogli le braccia intorno al collo, avvicinandosi a lui, finchè i loro corpi non si toccarono.

<< Certo. Perché non dovremmo? >> disse, appoggiando le mani suoi fianchi, accarezzandoli dolcemente.

Rimase ad ammirare i suoi occhi verdi e splendenti per un tempo indefinito, per poi passare a tutto il resto.

Il suo viso era dolce e aveva le guance leggermente arrossate per il vento, leggero ma pungente, nonostante fosse maggio, che le scompigliava i capelli.

Era in vestaglia e in pantofole.

Dovette ammetterlo, però.

Il diadema le conferiva un aria da vera principessa, nonostante tutto.

Ed era così bella.

Così tanto che, senza pensarci, avvicinò lentamente il volto al suo.

<< Davvero, Sheldon? Il matrimonio ti ha cambiato talmente tanto da spingerti a baciarmi in pubblico? >> mormorò Amy, sorridendo appena, sentendo le labbra vicinissime alle sue.

<< Non sono cambiato con il matrimonio. E’ stato molto tempo prima >>

<< E quando, di preciso? >> gli sussurrò, con gli occhi ancora chiusi.

Non aveva bisogno di aprirli.

Non voleva aprirli.

<< Sabato 22 maggio 2010. Ore 16:30 >> rispose, sfiorando finalmente le labbra con le sue.

E fu lì, al 2311 North Los Robles Avenue di Pasadena, tra bambini e adulti ancora euforici per aver visto della neve, che si scambiarono un bacio semplice e dolce.

Ma memorabile.

Amy si sentì immensamente felice e la gioia che stava provando si diffuse in ogni angolo della sua mente.

Si sentiva piccola e indifesa ma, allo stesso tempo, protetta.

Non appena avvertì la lingua di Sheldon accarezzarle dolcemente le labbra, si alzò sulle punte, nonostante le gambe tremanti, spinta dal desiderio di volere di più.

Suo maritò capì le sue intenzioni, poiché la fece avvicinare ancora di più a sé mentre faceva scivolare piano la lingua nella sua bocca.

Fu una sensazione soddisfacente, decisa e spontanea per entrambi.

Non seppe per quanto si abbandonarono alla passione, accesasi nel momento in cui le loro lingue, una volta entrate in contatto tra loro, decisero di inseguirsi.

Per poi tornare nuovamente a sfiorarsi.

Ma ricordò il momento esatto in cui aprì gli occhi.

Sheldon era lì, davanti a lei, con un sorriso dolcissimo e i suoi occhi azzurri brillanti d’amore.

<< Dovresti ringraziare Howard e Raj per averti ricattato con un calzino sporco, allora >> mormorò tra le sue labbra, dopo aver appoggiato la fronte alla sua.

<< Se proprio devo, ringrazio anche te per esserti fatta ingannare da un abbominevole serie di calcoli matematici ideati al solo scopo di abbindolare gli ingenui >> le rispose, baciandola nuovamente.

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RINGRAZIAMENTI

Ringrazio infinitamente di cuore tutti coloro che hanno letto questa storia, dal primo all’ultimo capitolo.

Tutti coloro che l’hanno recensita e che l’hanno messa tra le preferite, ricordate e da seguire.

E anche coloro che l’hanno trovata per sbaglio su internet e che hanno avuto il coraggio di leggerla.

Spero che, nonostante il linguaggio semplice, la storia vi sia piaciuta.

Tutto è nato nella notte tra il 14 e il 15 febbraio 2015 e inizialmente doveva avere solo quattro capitoli ma poi la fantasia ha preso il sopravvento e così i capitoli si sono raddoppiati.

Riguardo quest’ultimo, spero che non sia troppo OOC.

Il fatto è che, il finale di stagione dell’ottava e le puntate della nona, hanno fatto prevalere in me la parte romantica che poche volte faccio uscire allo scoperto.

Volevo che ci fosse un lieto fine.

Gli Shamy se lo meritano davvero tanto.

Da come avrete notato, io li amo da morire, forse perché io sono la combinazione tra loro due.

Soprattutto per quanto riguarda Amy.

Io sono come lei e sogno che un giorno possa incontrare uno Sheldon tutto mio, che ami stare a casa a guardare serie tv, che sia intelligente e strano e che mi ami per quella che sono davvero, una ragazza strana che preferisce stare a casa a guardare serie tv, un film o a leggere un libro piuttosto che uscire di casa per andare a divertirsi in qualche locale assordante.

Una ragazza che non è bellissima e non ha alcun senso per la moda e che odia profondamente il trucco, lo shopping e le scarpe.

Volevo aggiungere poi che so che il primo incontro tra Sheldon e Amy è il 24 maggio ( giorno della messa in onda in America dell’episodio, un lunedì). Però, nella puntata, Sheldon incontra Amy di sabato e così, per essere più precisa, gli ho fatto dire che l’aveva incontrata il 22, spero che non vi dispiaccia.

 

Vi voglio lasciare con due canzoni.

Sei sempre stata mia (Gianluca Grignani)

Non so perché ma appena la sentì, subito mi vennero in mente gli Shamy.

https://www.youtube.com/watch?v=Jgn1-0DKmsM

Darlin’ ( The Beach Boys)

Non voglio dirvi il perché di questa canzone ma coloro che guardano la serie in contemporanea con gli USA lo scopriranno nel decimo episodio della nona stagione.

https://www.youtube.com/watch?v=-uAK0Ws6TwY

Grazie ancora di cuore.

Spero di tornare a scrivere nuovamente.

Baci.

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