He'e nalu

di flightfree
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Papa he'enalu ***
Capitolo 2: *** Kaikuahine ***
Capitolo 3: *** Pilikia ***
Capitolo 4: *** Paki ***
Capitolo 5: *** One ***
Capitolo 6: *** Ho'alohaloha ***
Capitolo 7: *** 'Ike nana ***
Capitolo 8: *** Makamaka ***
Capitolo 9: *** Hele'aina ***
Capitolo 10: *** Kaikunane Kaikuahine ***
Capitolo 11: *** 'Olelo kama'ilio ***
Capitolo 12: *** Makua Kane ***
Capitolo 13: *** Ho'opa'a manata nokalaunapu ***
Capitolo 14: *** Ho'omalule kino ***
Capitolo 15: *** He'e nalu ***



Capitolo 1
*** Papa he'enalu ***


-Sicuro che possa andare a mare?-, domandò Kono a voce bassa. -Il medico ha detto che può bagnare la mano, solo che le brucerà-, rispose Adam infilando delle bottiglie di succo di ananas nella borsa termica. -E la gamba? Non penso sia il caso-. -L’ha progettata lei, Kono. Sa cosa può farci e cosa no-. Adam andò verso lo sgabuzzino. -E poi pensa al surf. Da quanto è che non surfi? Potresti insegnare anche a lei. Che tavola le prendo?-. Kono si avvicinò a suo marito. -Faccio io con le tavole-, disse facendosi avanti. -Tu vuoi una Channel Island?-.

Mentre salivano in macchina Akemi guardò il suo padre adottivo nello specchietto. -Cosa c’è? Qualcosa non va?-, le chiese lui sorridendo. -Non ti avevo mai visto senza camicia-, rispose lei. -Ah si?-. -Si-. -Allora oggi sarà uno choc: ora la t-shirt e i pantaloncini, dopo solo il costume-. Akemi annuì. -Ci sarà tanta gente alla spiaggia?-. -No, non tantissima almeno. È un posto poco conosciuto-. -Se è poco conosciuto tu come lo conosci?-. La ragazza entrò nella Ferrari e chiuse la porta, mentre lui aspettava sua moglie che stava portando le tavole una ad una. -Me l’ha fatto conoscere Kono-, rispose alla figlia. -E Kono come fa a conoscerlo?-. Adam ridacchiò fra sé. -Non te lo ha mai detto?-. -Cosa?-. -Kono era una surfista professionista, ha dovuto smettere per un incidente durante una gara-. Akemi guardò Kono destreggiarsi con delle enormi tavole di legno. -Quindi oggi surfate?-, chiese seguendo la donna con lo sguardo mentre entrava anche lei in macchina. -Oggi surfiamo. Insegnerò anche a te-, rispose lei.

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Capitolo 2
*** Kaikuahine ***


-Cosa abbiamo Chin?-, domandò McGarrett scendendo dall’auto. -Due bambine, morte-, rispose l’altro chiudendo una finestra sul tablet. -Porca miseria-, commentò Danny. -I corpi sono stati ritrovati nella roulotte della madre. Lei e il suo compagno non si trovano-. Steve si avvicinò al collega e guardò le foto del delitto. -La nostra risolutrice di casi dov’è?-, chiese guardandosi intorno. -Kono e Adam l’hanno portata a mare-. -Peccato, avremmo fatto molto prima-, disse Danno. -La volete smettere. È una bambina-. Chin aprì la porta del camper. -E poi un crimine non è fatto solo di fatti da collegare, ma anche di persone e sentimenti. Queste cose lei non sa nemmeno che esistono-. -Come vuoi tu-, risposero gli altri infilandosi i guanti.

Due piccoli corpi dilaniati giacevano sul pavimento in una pozza di sangue. La più grande delle due sorelle aveva le braccia tese verso l’altra, come se prima di morire avesse provato in ogni modo a raggiungerla. -Odio questo lavoro-, si lamentò Danny guardando le bambine. Poi si piegò e prese in mano la collanina della maggiore. -Dovevano essere davvero belle-, commentò osservando una foto di famiglia attaccata con lo scotch al ciondolo.

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Capitolo 3
*** Pilikia ***


Adam guidava verso Makapu’u Beach, controllando ogni tanto Akemi dallo specchietto. -Pensi di poter surfare?-, chiese Kono presa dal dubbio che forse non era il caso. -Si. Però non ho molto equilibrio-. -Poco male, a quello si può rimediare. Vero Adam?-. Lui si mise a ridere. -Certo-, rispose riprendendo contegno. -Devi sapere Akemi che, quando noi due ci siamo conosciuti, io non avevo la benché minima idea di come si stesse su una tavola. Kono decise di insegnarmi, ma è stato davvero un lavoraccio-. -Perché?-. -Dovevi vedere come non faceva a cadere stando fermo. Il senso della stabilità lo sognava-. Akemi guardò fuori dal finestrino. -Quindi tu eri una surfista professionista?-, domandò. -Sì, esattamente-. -E hai smesso per un incidente-. -Già-. -Come ti sei fatta male?-. -Stavo gareggiano per il Pipe Masters e un idiota mi ha rubato l’onda facendomi cadere. In quello spot il fondale è molto basso e roccioso, sono stata fortunata-. -E che tipo di lesioni hai avuto?-. -Rottura dei legamenti crociati e di quello collaterale e frattura del menisco-. -E poi hai deciso di fare la poliziotta?-. -Si-. -Non mi sembra il lavoro più appropriato-. -Perché?-. -È come se io decidessi di fare la stunt-man. Mi devo ritenere fortunata a camminare, e tu lo stesso-.

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Capitolo 4
*** Paki ***


Danny e Steve sfrecciavano per le strade di North Shore. -Allora Chin, ancore niente?-, domandò McGarrett per telefono. -No Steve, il segnale è disturbato-. La madre delle due bambine non si era ancora fatta viva, e i Five-0 avevano deciso di trovarla a modo loro. -Come si può fare una cosa del genere ai propri figli?-, rifletté Danny ad alta voce. -Non lo so, però la signora Iwalani non era di sicuro pulita. Le droghe ti fanno fare quello che non immagineresti mai-. -Steve tu non capisci, un figlio è un figlio. E per un genitore la cosa più brutta è vedere un figlio soffrire-. -A proposito, come sta Charlie?-. -Decisamente meglio. Rachel ha portato lui e Grace a Molokai, così io e Amber abbiamo un po' di tempo per noi-. -Quindi è inutile se ti chiedo di berci una birra insieme stasera, avrai altro da fare…-. Il telefono poggiato sul tunnel centrale squillò. -Chin-. -Steve ce l’abbiamo. Siete a venti miglia da loro, a Puula Road-. -Ricevuto, li raggiungiamo subito-. Steve premette sul pedale e l’auto accelerò. -Steve!-, gridò l’amico che rimaneva ogni volta impietrito dalla velocità a cui si spingeva il SEAL. -Cosa c’è? Non è mica la prima volta che vieni in macchina con me-. -No, ma prima o poi dovrò smettere. Alleno che non rimanga ucciso prima-. -Non esagerare, Danno-. -Io non esagero affatto. Tu esageri col gas-.

La signora Iwalani e il suo ragazzo erano distesi a terra, con il capo poggiato al tronco di un albero. Dalle loro espressioni era facile dedurre che fossero sotto effetto di forti allucinogeni. -Comandante Steve McGarrett, Five-0. Signora Iwalani, vorremmo parlarle-. La donna rimase impassibile, come se nessuno ci fosse stato e nessuno avesse parlato. -Noi siamo puliti-, mugugnò l’uomo. -Su questo ho i miei dubbi-, intervenne Danny. -Ma siamo qui per un’altra questione-. -Cos’è, hanno messo i Five-0 a riscuotere gli affitti dei parcheggi?-. -No. Ma le figlie della tua compagna sono entrambe morte. Accoltellate-.

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Capitolo 5
*** One ***


Quando Adam parcheggiò l’auto davanti a loro c’era solo il mare, tutt’intorno il verde delle montagne. Ad Akemi venne in mente la sua precedente casa, a Tokyo. Era tutto così diverso. Scendendo Kono si voltò verso un ristorante arroccato sulle montagne, poi lei e suo marito si guardarono e sorrisero, in uno di quegli sguardi complici che loro figlia non avrebbe mai capito. -Perché sorridete?-. -Vedi quell’edificio la giù?-. -Certo-. -Stavo mangiando lì quando ho visto Kono la prima volta-. -Capito-. A quel punto si avviarono sulla spiaggia. Era vero, non c’era molta gente, e quelle poche persone che c’erano erano tutti surfisti. Quando videro Kono arrivare le corsero tutti incontro. -Sorella da quanto tempo!-, gridarono un paio di loro abbracciandola. -È un piacere rivedervi-, li salutò lei. -L’ultima volta che hai cavalcato queste onde eri con quel cicisbeo. Che fine ha fatto?-, scherzò uno, che ci provava con lei da quando erano ragazzini. -L’ho sposato-, rispose Kono indicando Adam che stava arrivando con le tavole. -E quella ragazzina? Non dirmi che hai sposato uno già padre-. -No, è nostra figlia-. -Vostra? Sei sicura?-. Adam piantò l’ombrellone a terra. -Nostra sì, l’abbiamo adottata-, disse. Poi si girò ed andò a recuperare Akemi, che aveva qualche difficoltà a camminare sulla sabbia. -Hei, avevi detto che era ok-, le sussurrò all’orecchio. -Infetti è ok. La gamba può farlo, sono io che non posso-. -Perché?-. -La sabbia non mi piace-. Dicendolo si sedette con le ginocchia strette al petto. -Sai a me cosa non piace?-. -No-. -La lana-. -Nemmeno a me piace-. -Ecco, vedi. Però un po' di tempo fa sono dovuto stare a Vancouver a lungo e sono stato costretto ad indossare maglioni di lana. E anche a lavare tanti piatti-. -Tu non lavi mai i piatti-. -Appunto. Però l’ho fatto, ho fatto uno sforzo. Puoi fare uno sforzo anche tu? Kono ci tiene tanto ad insegnarti a surfare-. -Ok, ci provo-.

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Capitolo 6
*** Ho'alohaloha ***


MI DISPIACE PER AVER ASPETTATO COSÌ TANTO PRIMA DI CARICARE QUESTO CAPITOLO. PURTROPPO PER MOTIVI DI SALUTE NON HO POTUTO SCRIVERE IN QUESTI GIORNI.

La signora Iwalani era seduta nella stanza degli interrogatori ammanettata alla sedia. La sua reazione alla notizia della morte delle figlie la scagionava a prescindere, ma Danny e Steve erano costretti ad interrogarla. -Posso vederle?-, chiese lei con gli occhi gonfi di lacrime. -Non è il caso signora Iwalani-, rispose Steve. -Voglio vederle!-. -Lo farà più tardi, in questo momento ci deve aiutare. Per onorare le sue figlie-. -Ve l’ho detto, non so niente. Io… io non c’ero. Sarei dovuta essere lì!-. A quel punto la donna scoppiò il lacrime. Gli effetti della droga peggioravano ancora di più la sua situazione. -Non si colpevolizzi-. Vedendo che la cosa non la consolava, Danny si avvicinò a lei. -Senta, non dovrei dirglielo, ma chiunque abbia ucciso le sue figlie era davvero spietato. Se lei fosse stata lì probabilmente avrebbe ucciso anche lei e ora noi non avremmo possibilità di prenderlo-. -D’accordo, cosa devo fare?-. -Deve semplicemente rispondere alle nostre domande. Da quanto vivevate nel camper?-. -Circa un anno e mezzo-. -E il suo ragazzo viveva con voi?-. -A volte restava a dormire-. -E le altre volte?-. -Andava a casa di un collega-. -Collega in cosa, esattamente?-. -Fanno i bodyguard al casinò-. -E questo collega sapeva che non ci sareste stati?-. -Non lo so. No. Cioè, sì. Forse. Probabilmente-. Steve e Danny si guardarono. -Potrebbe dirci il nome?-.

Chin stava interrogando il compagno della signora Iwalani, Jerome Sampson. -Allora, dove la prendete la roba?-. -Invece di perdere tempo con me e la mia ragazza trovate chi ha ucciso le bambine-. -Deve essere un bravo pusher, non mi sembri un tipo che si accontenta-. -Infatti, la prendo stesso dai trafficanti. Arrestami. Poi vai a cercare l’assassino delle mie figlie-. -Allora il pusher sei tu, bene-. -Ora basta!-. -Cosa vuoi? Che troviamo chi ha ucciso Malie e Pualani? Lo stiamo facendo, per quanto ne sappiamo potresti essere tu. O la tua ragazza-. -Sta zitto! Potrò anche essere un drogato, un pusher, ma voglio bene a quelle ragazze. E anche Haukea gliene voleva, erano tutta la sua vita-. -Che mi dici di quelli per cui spacci? Gente grossa?-. Jerome sbuffò infastidito. -Abbastanza-. Prima che Chin potesse porgergli la domanda successiva, Danny entrò nella stanza. -Chin-, lo chiamò. I due parlottarono un po' fuori la porta, poi l’asiatico rientrò. -Allora Jerome, che mi dici di Kayne Guest?-

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Capitolo 7
*** 'Ike nana ***


-Che ne dici di mettere il mutino e andare a surfare?-, domandò Kono a sua figlia. -Dico che non è una buona idea-. -E dai, provaci. Ci sono io che ti aiuto-. -Ma è pericoloso. Tu ti sei fatta molto male-. -Era uno spot pericoloso, ed eravamo a livelli professionistici. Adam dille come sono tranquille le acque qui-.-Tranquillissime. Io ho imparato proprio in quell’angolo lì-, disse lui indicando uno spazio protetto da una striscia di sabbia. -Perché proprio lì? Non penso ci arrivino molte onde-. -Proprio per questo. All’inizio basta un po' di mare mosso-. -E poi Kono era lì quando l’ho vista la prima volta. Si stava riposando dopo una lunga sessione di surf-. -Davvero?-. -Certo, perché dovrei mentirti?-. -Non lo so. Mi raccontate la storia-. -Poi vieni a surfare?-. -Sì-. -Ok, allora-.

-Prima di tutto, dobbiamo contestualizzare la cosa. Quando ci siamo incontrati, non era un bel periodo per nessuno dei due-. -No, per niente. Io ero stata riammessa da poco nei Five-0 dopo essere stata costretta ad una missione sotto copertura dagli Affari Interni. Litigavo spesso con Chin a causa del suo matrimonio con Malia, una donna che lo aveva fatto soffrire in precedenza. Lori, una mia cara amica, era stata mandata sulla terraferma a causa nostra. Mia madre stava molto male e Steve era distrutto a causa del suo passato-. -E questo è niente. Mio padre era stato rapito da un ricercato internazionale al quale aveva rifiutato un affare. Mio fratello era in un carcere di massima sicurezza. La polizia mi stava col fiato addosso perché avevo minacciato un amico di McGarrett. Il mio avvocato di fiducia si stava approfittando di me-. -E questo cosa c’entra?-. -Aspetta. Dato che non avevo praticamente chance di ritrovare mio padre, mi ero preso una pausa ed ero venuto a mangiare al ristorante lì sopra. Mi è sempre piaciuto perché oltre al buon cibo c’è anche una vista fantastica-. -E quel giorno facevo parte anche io di quella vista-. -Come ti ho detto prima, Kono si era fermata in quella baia dove l’acqua è bassa per riposarsi. Ti assicuro che non avevo visto mai nulla di più bello. Ovviamente non sapevo che fosse nei Five-0. Non l’avevo mai vista né con Steve né con Chin. Avrei fatto di tutto per poterla invitare a pranzo-. -Ma non ha dovuto fare niente. Ci sono andata di mia spontanea volontà-.

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Capitolo 8
*** Makamaka ***


Kayne Guest si era barricato nel bagno della casa che condivideva con Jerome Sampson. -Kayne, vogliamo farti solo qualche domanda-, disse Steve facendo segno Chin di puntare il fucile contro la serratura. Dall’altra parte nessuna risposta. -Spara-. Il bagno era vuoto, la finestra spalancata. -Avverto Duke che abbiamo un ricercato-, disse Chin. -Non ce n’è bisogno-, rispose il SEAL, e saltò nella finestra. Kayne era a una ventina di metri davanti a lui, sul corridoio esterno del palazzo. Se i suoi calcoli erano giusti, Steve lo avrebbe messo in trappola sulla tromba delle scale. E così fu.

-Perché?-. -Perché cosa?-. -Perché hai ucciso quelle due bambine. Eri fatto?-. -Quali bambine? Io non ho ucciso nessuno-. -Quali bambine? Le figliastre del tuo amico Jerome. Ti doveva dei soldi? Della droga?-. -Quindi le bambine sono morte?-. -Non fare il finto tonto-. Ma Kayne non stava ascoltando, scuoteva la testa stupefatto. -Sentite, non avrei mai ucciso quelle bambine. Ieri sera ero passato da loro per vedere come stavano sapendo che Jerome non c’era-. -Quindi non le hai uccise tu?-. -Certo che no!-. -Allora perché scappavi?-. -Come se non lo sapesse. Sono un pusher e voi siete la polizia. Per questo scappavo-. McGarrett e Danny si guardarono e uscirono fuori dalla stanza degli interrogatori. -Sembra innocente. A meno per quanto riguarda l’omicidio-. -Già…-. -Ha detto che era passato dalle bambine. Forse ha visto qualcosa-.

-Se ricordo qualcosa di strano? Certo, quel parcheggio non è un bel luogo-. Kayne si passò una mano sul viso. -Però ecco, due nostri clienti abituali stavano girando da quelle parti. Non so cosa ci facessero lì, non era giorno di vendite-. -E mi sai dire chi fossero?-. -No, io non tratto con certa gente. Vogliono il meglio ma non possono permettersi niente. Chiedete a Jerome-.

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Capitolo 9
*** Hele'aina ***


-Tu non lo conoscevi ancora, quindi?-, domandò Akemi grattandosi la testa. -No, stavo per conoscerlo-, rispose Kono sorridendo a suo marito. -E sei andata a mangiare a quel ristorante?-. -Corretto-. -Come potevi permetterti di cenare in un posto così se ancora non avevi i suoi soldi?-. Adam e Kono risero. -È un’osservazione più che giusta, Akemi-, disse lui. -Il proprietario era anche lui un surfista. Fra di noi ci si aiuta-. -Quindi ti faceva mangiare gratis?-. -Non proprio, però faceva scendere di molto il prezzo-. -Capito-. -Bene, torniamo alla storia-.

-Allora, mentre la stavo guardando mi squilla il telefono e rispondo. Era il mio avvocato, ma meglio non affrontare questo argomento… Comunque mi giro per vedere se lei c’era ancora, ma non c’era-. -Perché stavo andando al ristorante-. -Infatti, mi girai dall’altro lato e la vidi. Pensai di avere le allucinazioni-. -Io mi avvicinai al bancone da bar per chiedere dove mi potessi sedere. Mi portò in una saletta separata dal resto, quindi non lo vidi nemmeno. Poi ordinai e cominciai a mangiare-. -Io avrei voluto tanto avvicinarmi, ma sarebbe stato troppo sfacciato per il mio stile, quindi applicai un’altra tecnica molto più cavalleresca-. -Nel momento in cui chiesi il conto, Mike, il proprietario, disse che un uomo lo aveva già pagato-. -Quell’uomo sarei io-. -Per non sembrare scortese, volevo ringraziare. Quindi mi feci dire chi era stato. E a quel punto lo vidi. Rimasi folgorata. Se per lui io ero stata la cosa più bella che avesse mai visto in vita sua, per me lui fu la cosa più bella che potessi mai immaginare. Insomma, un galantuomo di altri tempi tra l'alto bello e ricco-. -Ora non esageriamo…-. -Ma è la verità-.

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Capitolo 10
*** Kaikunane Kaikuahine ***


-Chin ancora niente?-. Chin scosse la testa. -È come se questi tizi non esistessero-. -Forse è così. Insomma, Jerome potrebbe aver mentito, o loro potrebbero aver mentito a lui. Perché avrebbero dovuto dargli i loro veri nomi?-. -Perché no? Sono ragazzini, Danny. Jerome ha detto che il più grande avrà al massimo sedici anni-. Danny si lasciò cadere sulla poltrona. -Dei killer sedicenni-. -Dei tossicodipendenti sedicenni. Penso che questo sia peggio-. -Quindi drogarsi è peggio che uccidere?-. -No, ma la droga può portare all’omicidio-. -E l’omicidio può portare a drogarsi per non sentirsi in colpa. Andiamo Steve, che ragionamento è?-. Steve non ebbe tempo di ribattere, Chin lo interruppe prima. -Trovato. Duncan e Alissa Kayton, sedici e quattordici anni-. -I genitori?-. -La madre è morta, il padre è lavora come uomo delle pulizie al Waikiki Acquarium-. -Bene Danno, preparati per una gita-.

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Capitolo 11
*** 'Olelo kama'ilio ***


-Mi avvicinai per ringraziarlo, lui si girò verso di me-. -Mentre stava per aprire bocca la interruppi. “Non si preoccupi”, le dissi-. -“Mi ha offerto il pranzo”, risposi-. -“Le assicuro che non è un problema”, la rassicurai. “Se vuole si può sedere qui, io devo ancora finire”-. -“Con piacere, ma potrei sapere come mai è così gentile con me?”, chiesi. Ovviamente sapevo già la risposta, ma come mi ha insegnato Chin bisogna sempre confermare le proprie ipotesi-. -“Mi dia del tu, la prego”, andai avanti io, senza rispondere alla sua domanda-. -“Certo. Qual’è il tuo nome?”. Avevo capito a che gioco stava giocando-. -“Adam”, risposi io evitando il mio cognome. Insomma, non sapevo fosse della Five-0 ma in ogni caso l’arresto di mio padre aveva fatto abbastanza scalpore. “Il tuo?”-. -“Kono”, dissi. “Kono Kalakaua”-. -“Bè Kono, surfi bene”-. -“Mi stavi spiando, per caso?”-. -“Non mi sarei mai permesso. Tutt’al più stavo ammirando il panorama”-. -“Bello, eh? Penso che una cosa così non esista da nessun’altra parte”-. -“No, di certo una cosa uguale non si trova da nessun’altra parte. Ma ti assicuro, Kono, che in Giappone abbiamo dei paesaggi bellissimi”. Non riuscivo a pensare ad altro che al suo nome, Kono. Suonava così bene, era così bello-. -“Quindi sei giapponese?”, domandai-. -“Di origini. Ci ho vissuto per un po’, poi mia madre è morta e mio padre, che stava qui per affari, ha fatto spostare anche me e mio fratello”-. -“Questo vuol dire che vivi qui?”-. -“Sì sto qui quasi sempre. Poi ogni tanto vado in Giappone e in Canada perché la mia compagnia ha sedi anche lì”. Non le avevo detto il mio cognome, ma volevo sapesse del mio lavoro. Di solito con le donne funziona dire di essere multimilionari-. -Mi fa piacere che il motivo per cui me lo hai detto non era l’onestà ma il fatto che volessi fare colpo-. -Non intendevo quello, amore. Meglio se vai avanti con la storia, poi ne riparliamo-. -“Questo vuol dire che potremo rivederci”, dissi quindi-. -“Quando vuoi, poi mi dici cosa ti piace mangiare e ci penso io”-. -“Mi posso liberare stasera, a lavoro non ho molto da fare”-. -“Allora a stasera. Dove ti posso passare a prendere?”-. -“Ti scrivo il mio indirizzo. E comunque, mi piace l’anatra”-.

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Capitolo 12
*** Makua Kane ***


-Non ho idea di dove siano i miei figli, ve lo giuro-. McGarrett scosse la testa. -Se non ci risponde saremo costretti ad arrestarla, sig. Kayton-. Trovare quell’uomo non era stato difficile, e Danny si augurava che sarebbe stato altrettanto con i figli. -Davvero non so cosa dirvi, non sono mai a casa. Avete idea di quanto costi mantenere due adolescenti da soli? Devo lavorare. Ma cos’hanno fatto? Sono nei guai?-. -Al momento i suoi figli sono i principali sospettati per l’omicidio di due bambine-, rispose Danny. Dire a un genitore dei reati del figlio era quasi peggio di comunicargli la sua morte. Sopratutto quando il genitore si dava così da fare. -O mio Dio! Non è possibile, i miei ragazzi si drogano, lo so, ma non sono assassini-, disse il sig. Kayton stringendo forte a sé la mazza della scopa. -Lo sappiamo, ma la droga può avere effetti che non può immaginare. Ci aiuti a trovare i suoi figli-. -Posso provare a chiamarli-.

-Cosa c’è?-, chiese Steve mentre raggiungevano in macchina il luogo dove avevano detto di essere i due fratelli. -È solo che quel povero uomo non merita tutto questo. Si ammazza di lavoro, ha visto la moglie morire e ora vedrà i figli in carcere-, rispose Danny. -Sempre che siano colpevoli-. -Certo che lo sono Steve, ci scommetterei-. -In ogni caso, Danno, quante volte abbiamo visto accadere cose orribili a persone che non lo meritavano? È il nostro lavoro-. -Sarà anche il nostro lavoro, ma io ho un cuore al contrario di te. E per la cronaca, preferirei che il mio cuore continuasse a battere e non che si fermasse in un incidente d’auto-. -Ancora con questa storia?!-. -Sì, ancora con questa storia-. Per dispetto Steve accelerò ancora di più. Far arrabbiare il suo amico lo divertiva come null’altro al mondo. -Comunque Danno, a te sembra ingiusto quello che sta succedendo al sign. Kayton, ma pensa a quello che hai passato tu con Charlie. Nemmeno quello era giusto-. Danny scosse la testa. -No infatti, Charlie non lo meritava. Ma stiamo parlando di genitori, e di certo il karma ha voluto punire me e Rachel. E non puoi dire che non lo meritassimo, sopratutto lei…-. A quel punto Steve non poté porre obiezioni. -Forse, Danno. Allora pensa a Kono e Adam. Loro si meritavano tutto quello che hanno passato? Non penso proprio. Kono in particolare meriterebbe solo il meglio. Ma sopratutto, dopo tutto quello che hanno passato, meritavano quella notizia dal medico?-. Stavolta fu Danny a non poter controbattere. -Allora non ti preoccupare per il sig. Kayton. Non è l’unico con cui la vita non è stata giusta-.

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Capitolo 13
*** Ho'opa'a manata nokalaunapu ***


-E poi? Quella sera vi siete visti?-, domandò Akemi, che era parecchio incuriosita dalla storia. -Lo scoprirai dopo la pubblicità-, rispose Adam con un tono da voce fuoricampo. -Cioè quando avremo finito di mangiare-, si spiegò poi, sapendo delle difficoltà della figlia. -Cosa mangiamo?-, chiese allora lei. -Sushi-, sorrise sua madre. -Sushi?-. -Andiamo al ristorante. Indovina a quale ristorante?-. -A quello lì?-, tentò Akemi indicando la struttura sulla montagna. -A quello lì-.

-Benvenuti-, sorrise Mike avvicinandosi a Kono Adam ed Akemi. -E tu chi sei?-, chiese accarezzando la guancia ad Akemi. La ragazza però si scostò, e si nascose dietro il padre adottivo cercando di non mettersi ad urlare. -Ciao Mike. Lei è Akemi, ha la Sindrome di Asperger, meglio evitare il contatto fisico-, spiegò Kono. -Vedo che gli affari vanno bene-, aggiunse sviando il discorso. -Molto. Immagino vogliate pranzare, siete fortunati. Ho libero proprio quel famoso tavolo-. Adam mise un braccio intorno alla vita di Akemi. -Sentito? Si riferisce al tavolo della storia-. -Quale dei due?-. -Quello dove ero seduto io-. -Ok-.

-A che punto eravamo arrivati?-, domandò Kono mentre assaggiava il suo Nigiri. -Vi eravate dati appuntamento per quella sera-. -Ah si giusto. Quando tornai a lavoro domandai a McGarrett di poter prendere la serata libera. Lui acconsentì senza chiedere neanche perché, come avevo detto ad Adam, non tornavo molto utile in quei giorni. Mi preparai al meglio che potevo, e uscii fuori di casa-. -Quando la vidi rimasi senza parole. Pensavo di aver visto tutta la sua bellezza mentre era sulla tavola da surf, nel suo elemento, ma mi sbagliavo. Più bella di quella sera l’ho vista soltanto al nostro matrimonio-. -All’inizio quando vidi passare la Ferrari, che allora era una 488 Spider rossa, non pensai che fosse lui. Poi uscì e non seppi che dire. Insomma, non lo conoscevo, ma sembrava davvero un buon partito-. -Allora vedi che il fatto del multimilionario funziona davvero-. Kono rise, anche perché non aveva possibilità di replicare. -Comunque, mi portò nel ristorante di carne migliore delle Hawaii. Allora non ero abituata al lusso, fui davvero sconvolta dalla bellezza di quel posto-. -“Sai, da quando mi hai detto il tuo nome, non riesco a togliermelo dalla testa. Kono Kalakaua. Mi è rimasto impresso”, le dissi-. -“Non sei l’unico a cui è rimasto impresso”, commentai io, riferendomi a tutte le persone che avevo arrestato-. -“Avevo calcolato che ci fosse una lunga fila di spasimanti. Sono pronto a combattere”-. -“Ma no, che hai capito”. Non riuscii a non ridere. “Non parlavo in quel senso”-. -“E in che senso parlavi?”-. -“Faccio la poliziotta, metto gente in carcere continuamente”-. -In quel momento devo essermi rabbuiato parecchio. “Ah, sei poliziotta… e in che unità sei?”, domandai con un nodo alla gola-. -“Five-0. Perché?”. La sua reazione mi aveva preoccupato-. -“No niente, era per sapere”-. -Poi la nostra cena continuò e subito dopo andammo in albergo. Riconobbi quell’albergo, era uno di quelli che avevamo consultato nell’indagine a Hiro Noshimuri. Fui stupita da come nessuno gli chiese di fare il check-in o di mostrare i documenti. Ovviamente non sapevo che possedesse degli alberghi. Ovviamente non sapevo chi fosse-. -E ha continuato a non saperlo per un po’-. -L’ho scoperto quando già ero innamorata pazza di lui-.

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Capitolo 14
*** Ho'omalule kino ***


Steve e Danny trovarono i fratelli Kayton che passeggiavano nel parco, esattamente come avevano detto al padre. Non sembravano sotto effetto di droghe. -Duncan e Alissa?-, domandò Danny. -Siamo noi-, rispose la ragazza facendo un passo avanti. Il fratello era alto quasi due volte più di lei, eppure era chiaro chi fosse a comandare. -Comandante Steve McGarrett, Five-0. Lui è il Detective Danny Williams-, si fece avanti a sua volta Steve. Era come uno scontro fra titani. -Come possiamo aiutarvi?-. -Ieri sera avete ucciso sue bambine-. Alissa guardò suo fratello. Avrebbero confessato. -Sì, è vero-. -Perché?-.

Jerome Sampson era il fornitore dei due fratelli ormai da un bel po’. Dava loro sempre il meglio perché gli facevano pena, ma da un po' i ragazzi avevano smesso di pagare. La sera precedente, però, erano stati al casinò e avevano vinto. Ovviamente avevano deciso già come spendere ciò che avevano guadagnato. Jerome però non aveva nulla in quel momento, aveva dato tutto alla sua fidanzata perché avevano programmato una nottata di divertimenti. Per non rinunciare a quei soldi, aveva deciso di dare ai Kayton della roba finta. Loro non se ne accorsero finché non videro che gli effetti non arrivavano. E a quel punto si arrabbiarono. Si arrabbiarono ed andarono a cercare Jerome, ma non lo trovarono. Trovarono le sue figliastre. E le uccisero.

-Ti assicuro, Steve, che non lascerò mai più Grace e Charlie da soli-. -Andiamo Danny, mica sei uno spacciatore?-, rise Steve pensando che l’amico stesse esagerando. -O forse ci nascondi qualcosa?-, aggiunse Chin. -No, no. Non nascondo niente. Ma sono un poliziotto e non si sa mai chi si possa voler vendicare-. Chin annuì, pensando a Malia. -Stavolta ha ragione, Steve-. Kamekona arrivò al tavolo con un piatto di gamberi. -Da chi ci avete salvato oggi?-, chiese ai sui amici. -Da due adolescenti che hanno ucciso delle bambine poco più piccole di loro-. Kamekona scosse la testa. -Non vorrei mai fare il vostro lavoro, fratelli-. -Infatti, decisamente meglio vendere gamberi-. -Già. E la sorellina?-. -È al mare con la sua famiglia-, rispose Steve. -Sono felice per lei-. -Ora la chiamo-, disse Chin prendendo il telefono. Si girarono tutti verso di lui e lo guardarono in cagnesco. -Ti prego Chin, mica sei suo padre? È adulta, sposata e madre. Lasciala stare-.

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Capitolo 15
*** He'e nalu ***


MI SCUSO PER AVERCI MESSO COSÌ TANTO A COMPLETARE QUESTA STORIA. SPERO IN OGNI CASO CHE SIA PIACIUTA. IDEE PER LA PROSSIMA?

-A dire la verità, fu colpa mia se scoprì il mio cognome. Non dissi al fioraio di dire semplicemente “da Adam”-. -Era una mattina presto, ero ancora il canottiera. Non ci vedevamo da un po' perché eravamo entrambi abbastanza impegnati. Qualcuno bussò alla porta, io andai ad aprire. Era il facchino del fioraio, Adam mi aveva inviato un mazzo di fiori stupendo. “Con amore dal sig. Noshimuri, buona giornata”, disse il ragazzo. Al momento non ci feci caso, poi, mentre andavo a mettere i fiori in un vaso, ripensai a quello che aveva detto. Noshimuri. Non ci avevo mai pensato, ma effettivamente Adam non mi aveva mai detto il suo cognome. Capii perché. Andai a lavoro, e senza farmi notare cercai Adam Noshimuri nel nostro database. Quando vidi che la ricerca era già stata fatta, mi preoccupai. Insomma, non potevo essermi innamorata di un criminale-. -Infatti, ti eri innamorata del figlio di un criminale-. -Ti ricordi quando quella sera ti ho chiamato?-. -Eri un po' arrabbiata-. -Sì, forse. “Ci vogliamo vedere?”, ricordo che gli chiesi-. -“D’accordo, ma a casa non possiamo, te l’ho detto”, risposi. Devi sapere Akemi, che ultimamente stava insistendo per venire da me. Ma di certo non potevo portarmi una poliziotta a casa-. -“Non ti preoccupare, mi è passata la voglia di venire da te. Sarei un pesce fuor d’acqua… sai che ridere una poliziotta nel quartier generale della Yakuza?”-. -“Come lo hai saputo?”-. -“I fiori di stamattina. Erano davvero belli”-. -“Kono posso spiegarti. Non è come sembra”-. -“Non è come sembra? Cioè non sei figlio di tuo padre? E non venirmi a dire che tuo padre è innocente perché sai benissimo che non lo è”-. -“Hai ragione, mio padre non è innocente. Ma io sì. Da quando lo avete imprigionato, da quando sono passato io al comando degli affari, la società ha preso le distanze dalla Yakuza”-. -“Se è così perché non me lo hai detto prima? Perché mi hai mentito?”-. -“Cosa avrei dovuto fare, Kono? Avrei dovuto dirti il mio cognome? E quanto saresti stata ancora con me? Nemmeno un secondo”-. -“Quindi ora la tua società è pulita?”-. -“Non ancora, ci sto provando. Eliminare tutti i legami è difficile, ed è anche dispendioso. Ma fra poco sarà tutto sistemato. Te lo prometto”-. -Sapevo dalla sua voce che diceva la verità. “Qualcuno dei tuoi sa della nostra relazione?”, gli chiesi. Non avevo idea di come comportarmi con i Five-0. Non mi avrebbero mai permesso di frequentarlo-. -“No, nessuno. Tu hai intenzione di dirlo a tuo cugino o agli altri Five-0”-. -“No”-.

Adam, Kono ed Akemi erano ritornati alla spiaggia e si erano riposati un po’. Adam si era addormentato. -Kono?-, sussurrò Akemi sperando che la sua madre adottiva fosse sveglia. -Sì?-, rispose lei mettendosi a sedere vicino alla ragazza. -Mi insegni a surfare?-. Kono sorrise e guardò la gamba prostetica di sua figlia. Non era convinta che fosse il caso, ma d’altro canto era stata stesso la ragazza a progettarla, come aveva detto Adam doveva sapere cosa era in grado di fare. -Certamente-.

Nonostante il so poco equilibrio, legato alla sua condizione, e alla protesi alla gamba, Akemi sembrava essere portata per il surf. Come se la genetica si fosse dimenticata che era stata adottata. -Grazie per avermi raccontato la storia di come vi siete conosciuti-, disse improvvisamente la ragazza. -Prego. Non la avevamo mai raccontata a nessuno-. Ma Akemi sembrò non sentire la risposta. -Le storie mi piacciono. Raccontano i fatti esattamente come sono successi, puoi conoscere una persona molto facilmente tramite una storia. Nella vita invece è molto più difficile. Bisogna interpretare linguaggi e convenzioni che trovo parecchio difficili-. In quel momento arrivò un’onda e Kono fece cenno a sua figlia di alzarsi. A vederla farsi trasportare dalle onde, così, in piedi su quella tavola, si sentì finalmente madre. -Se vuoi ti racconto un’altra storia-, le disse non appena la raggiunse sul bagnasciuga. -Sì, voglio-. Adam intanto si era svegliato, e guardava le due donne della sua vita che parlavano e surfavano insieme felici.

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