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Note:Speravate fossi morta, ammettetelo. Dopo quello che ho scritto pensavo anche io che qualcuno sarebbe venuto a uccidermi, grazie per non averlo ancora fatto *flip*
I: Tenendosi per mano
Parole: 381
Nota tecnica per questo capitolo [e per tutti i capitoli in cui Den e Nor saranno bambini]: Ho usato un linguaggio non molto corretto sintatticamente, credo, perché volevo che tutte le parole dette sembrassero i pensieri di un bambino. Chiedo perdono se magari le troverete difficili da digerire.
È convinto di trovarsi davanti a una di quelle creature di cui parla il loro indovino.
È un giovane poco più che bambino - come lui d’altronde – la pelle è pallida e gli occhi blu come il cielo durante le Norðrljós[1] e il corpicino minuto e delicato come quello di una bambina.
Si convince che sia una creatura magica, di quelle che gli uomini di Freyr[2] possono vedere.
-Come ti chiami? Io sono Danmǫrkdella terra del mare, vengo da sud.- sorride, Dan, il sorriso di un bambino quando vede la propria madre. Sorride con gli occhi e con il cuore.
-…mi chiamano Nόregrdella terra dei monti, a ovest.- il tono è basso e sussurrato e contrasta con quello di Dan così alto e squillante e chiassoso.
La Terra del Mare sorride ancora.
-Vuoi venire al villaggio con me, Nόregr ?-
Gli porge la mano che è piccola e paffuta ma è calda e sorride ancora.
Al villaggio è tutto strano e diverso e difficile e Nόregr è così spaesato che tenta più volte di tornare indietro, ma Danmǫrk lo tiene per mano e non può scappare.
Non sa niente degli uomini: è cresciuto con i troll e le creature del bosco… Loro l’hanno accudito come uno di loro e insegnato a usare l’arco e a cacciare.
E a non avere paura degli orsi ma a diffidare degli uomini. “Gli uomini sono pericolosi. Distruggono tutto quello che Odino ha creato e che noi proteggiamo. Vogliono conoscere ciò che c’è oltre il limite imposto dagli stessi Dei e non riescono ad allontanarsi dalle tentazioni.” , gli dicevano sempre gli spiriti del bosco quando chiedeva loro perché non gli permettessero di avvicinarsi al villaggio degli uomini.
Non si pente di aver seguito Danmǫrk, però lo spaventa l’essere rimasto da solo: nessuno degli abitanti del bosco ha provato a seguirlo. Nemmeno le sue amiche fatine.
Al villaggio degli uomini sono tutti grandi e grossi e i bambini stanno lontani da loro come spaventati. Danmǫrk gli spiega che quella non è paura ma venerazione perché loro due sono eterni come l’acqua e forti come la terra.
Si gira un’ultima volta a guardare il bosco e saluta quel troll fermo al limite, poi guarda la mano di Danmǫrk che stringe la sua.
Non tornerà indietro.
Norðrljós = [norreno] Aurora boreale, letteralmente significa “Luce del Nord”.
Uomini di Freyr = Gruppo di sacerdoti noti per la loro effeminatezza.
D.P.P.: Deliri Post Partum
Allora, che dire.
Avevo intenzione di pubblicare questa raccolta da una vita ma – vuoi la voglia, vuoi altri mille motivi e Cause di Forza Maggiore – è rimasta in una cartella dimenticata dalla sottoscritta fino a quando BAM! è di nuovo saltata fuori gridando e scalciando affinché io la finisca.
Non ho molto da aggiungere se non un Grazie Grazierrimo a chiunque lascerà una recensione e/o aggiungerà nelle varie sezioni.
I love you all, my little precious babies.
Cheers :D
Parole:188
Non mi convince granché, ma la mia parab l’ha approvato… Molto meh, ma okay no? *okay-face*
A volte capita che vecchi ricordi tornino sgomitando, anche dopo secoli. Una parola, un avvenimento, un gesto o un oggetto riescono a riportare alla mente di una Nazione memorie che si vorrebbero dimenticare.
Danimarca si chiede spesso come faccia Norvegia a nascondere quei tormenti, mentre lui ne è in balia continua. Lo perseguitano e, a volte, riescono a prendere il sopravvento.
L’unica cosa che riesce a calmarlo è sentire Norvegia tra le braccia. Sentire la sua presenza, la sua voce…
Ormai Lukas non si stupisce più quando, nel cuore della notte, viene svegliato da un abbraccio quasi soffocante del danese e sente la sua fronte appoggiata tra le proprie scapole.
Si limita a sospirare, rigirarsi nell’abbraccio e passare lentamente una mano trai capelli di Danimarca aspettando che si calmi.
Non fa domande, non gli chiede cosa ha sognato. Forse perché lo sa, forse perché non lo vuole sapere.
Si limita a restare ad accarezzargli i capelli mentre Danimarca lo stringe forte, come se volesse spaccargli le costole.
Immobile e in silenzio, stretto tra le braccia forti di quell’uomo a tratti troppo fragile, mentre gli accarezza lentamente i capelli.
D.P.P.: Deliri Post Partum
La colpa di tutto è di Serena, la mia parab. "Tanto lo sappiamo tutti che sotto quel sorriso si nasconde un cucciolo che ha sempre bisogno d'affeto"
Non ho altro da aggiungere.
Adieu
Note: Il pc muore il giorno in cui avevo deciso di postare questo prompt, mannaggia alla sfiga *abbraccia il nuovo pc* E quant'è figo Windows10? *-*
III: Guardando un film
Parole:190
Sappiate che in origine il film doveva essere Il labirinto del Fauno, di Guillermo Del Toro. Ma visto che in fondo sono una brava bambina(??) e non volevo far morire d’infarto un povero danese dal cuore debole, ho optato per un film più tranquillo.
-Sai, Eve ti somiglia.- esclama Danimarca, steso con la schiena sul divano e le braccia sotto la testa.
-Ah, davvero?- sussurra Norvegia, continuando a stare seduto a gambe incrociate sulla poltrona. –Tu invece sei troppo Ava.-
-Ava?! Ma non scherzare! Io assomiglio ad Adam!- quasi urla, il danese, agitandosi.
Norvegia si gira verso di lui, appoggiando la testa sul dorso della mano – il gomito sul bracciolo della poltrona.
-Sei un misantropo asociale collezionista di chitarre d’epoca con tendenze suicide?- domanda, inarcando un sopracciglio.
-No.- sentenzia Mathias. –Però sono una canaglia romantica.-
Lukas sbuffa, sciogliendo l’intreccio delle gambe.
-E poi… le tendenze suicide: le abbiamo avute tutti[1]… - mormora Danimarca ma Norvegia sembra non dargli ascolto.
Almeno fino a quando non si sporge verso la testa di Mathias, i capelli chiari che sfiorano il viso del danese, fissandolo dritto negli occhi.
-…fino a quando non commissionerai a qualcuno un proiettile di legno, non mi preoccuperò più di tanto delle tue tendenze suicide.- borbotta, tornando seduto composto sulla poltrona.
-Poi come faresti senza di me?- Danimarca ridacchia, ricevendo in risposta un pugno leggero alla testa.
-Taci, idiota.-
-…ti amo anche io, Lukie.-
È un headcanon trovato su Pinterest. Tutte le Nazioni hanno provato a uccidersi almeno una volta, quando il dolore era troppo da sopportare.
D.P.P.: Deliri Post Partum
Il film in questione è Solo gli amanti sopravvivono, di Jim Jarmusch.
È uno dei film più strani che io abbia mai visto dopo quelli di Del Toro, però merita assolutamente.
Ceh.
TOM HIDDLESTON CON I CAPELLI LUNGHI SPETTINATI CHE SUONA LA CHITARRA A TORSO NUDO. WOAH.
No. Okay. Non è solo per Tom Hiddleston che va visto: c’è una Tilda Swinton fenomenale come suo solito ed è proprio un film particolare, pieno di citazioni storiche/bibliche/socio-culturali e di dialoghi filosofico-quantistici.
Merita davvero u.u
Parole:397
Siamo più o meno alla fine del 1905 o agli inizi 1906, comunque dopo l’indipendenza della Norvegia dalla Svezia.
È la prima volta che si incontrano da quando Norvegia è indipendente e Danimarca pensa di non averlo mai visto così: è ancora provato dalla povertà del suo popolo ed è più pallido del solito, ma è bello come se lo ricorda con quella sua espressione glaciale di finta indifferenza.
Mathias gli sorride – un sorriso dolce e sereno, tranquillo e sollevato nel vederlo – mentre Lukas si siede di fronte a lui, in quel piccolo caffè di una Oslo che tenta si risollevarsi con tutte le proprie forze.
-Come stai?- gli chiede Mathias, in un sussurro.
-Bene.- la voce di Norvegia è roca e bassa, il tono monocorde. Non parla da molto, forse? –Certo, siamo ancora provati da tutto, ma meglio liberi che controllati da qualcuno.-
Non nota astio nella sua voce e questo solleva il morale del danese: non odia Svezia e non odia nemmeno lui.
Ma non è questa la risposta che voleva.
-Tu come stai, Lukas?- gli domanda ancora, continuando a osservarlo.
Norvegia lo fissa con i suoi occhi vuoti, quasi valutando se rispondergli o no.
-…sto bene.- sussurra. Non vuole dirgli che non riesce quasi più a dormire di notte per l’insonnia, che quando riesce a chiudere gli occhi è tormentato dagli incubi. Che è triste svegliarsi da soli la mattina in un letto troppo grande per una persona sola e troppo freddo. Che gli manca da morire. Che in questo momento vorrebbe solo un abbraccio.
Sembra che Danimarca lo capisca solo guardando le profonde occhiaie sotto i suoi occhi stanchi, oppure osservando come le mani affusolate e ossute di Norvegia stringano la tazza del caffè ormai vuota.
Sorride di fronte a quella testarda resistenza alle emozioni, sporgendosi verso l’altro lato del tavolino e passandogli una mano trai capelli corti della nuca, attirandolo a sé.
-Mi manchi, Lukie.- sussurra Danimarca, usando il soprannome che Lukas trovava imbarazzante – e lo trova imbarazzante ancora adesso, ma non glielo può dimostrare ora che è stretto tra le braccia del danese con la testa appoggiata sulla sua spalla.
Sospira, capendo che non riuscirà mai a nascondere qualcosa all’altra Nazione nemmeno ora che ha fatto della propria maschera di indifferenza e superficialità una forza – forse la sua unica arma di difesa, per non essere ferito di nuovo.
Stringe le braccia intorno alla schiena di Mathias e chiude gi occhi, pensando che potrebbe impazzire se Danimarca se ne andasse adesso.
D.P.P: Deliri Post Partum
Gnah. Non ho molto da aggiungere, hanno già detto tutto loro.
Torno a fisica.
Adieu
Parole:268
Perdonate eventuali strafalcioni, ma l’ho scritta di getto con la febbre a 39 e non ho la forza fisica per rileggerla, orz. L’anno prossimo devo chiedere a Babbo Natale se mi regala degli anticorpi concentrati, ne ho davvero bisogno.
Anche quest’anno, il Natale per Norvegia consiste nel dividersi tra gli impegni di Nazione e una serata di tranquillità sul divano a guardare uno di quei vecchi film visti milioni di volte avvolto in una coperta di pile e con una tazza di caffè bollente tra le mani.
Sono da un po’ passate le undici e il film che sta guardando – o cercando di guardare senza addormentarsi – è più o meno alla fine, quando sente il proprio cellulare iniziare a squillare.
Sbuffa, costringendosi ad abbandonare il caldo rifugio della coperta per recuperare il telefono, sbuffando di nuovo quando vede chi lo sta chiamando.
-Cosa vuoi?- il solito tono annoiato.
-Solo augurarti buon Natale, Norge!- esclama Danimarca e Norvegia sospira.
-Grazie. Anche a te. Addio.- telegrafico come al solito, Lukas stava quasi per chiudere la chiamata quando Danimarca lo ferma.
-Non potresti aprirmi? Sai, fa freddo qua fuori!- uggiola il danese e Norvegia sgrana gli occhi, sporgendosi all’indietro per guardare fuori dalla finestra del salotto.
Mathias era lì fuori, stretto nel suo giubbotto rosso. Quasi gli scappa da ridere.
Si avvicina alla porta e la spalanca, tremando leggermente quando il gelo lo raggiunge.
-Citofonare? Fa brutto?- chiede, incrociando le braccia e squadrandolo.
-Bah.- Mathias alza le spalle. –Faceva più romantico.-
Norvegia fa solo in tempo a scuotere leggermente la testa e sbuffare un Idiota, che sente le mani gelate dell’altro sul viso.
È un bacio tenero, un lieve sfiorarsi di labbra che non chiede niente di più. Norvegia non nota subito il vischio, ha smesso di pensare.
Sa solo che è mezzanotte e che non fa poi così freddo.
D.P.P.: Deliri Post Partum
Cos’è? Fa schifo. Argh. Non so come descriverla. La febbre mi fa male. Oddio. Io dovrei essere a letto sotto millemila coperte e invece sono qui.
Ugh.
Buon Natale, miei piccoli rotolini alla cannella. Pace e amore.
Maki
Capitolo 6 *** Indossando i vestiti l'uno dell'altro ***
VI: Indossando i vestiti l’uno dell’altro
Parole:278
Non sono morta, solo… non sapevo che scrivere, aiuto. Spiegazioni storiche al fondo.
Ah, e perdonate l’angst.
Li sente avvicinarsi.
Sente i passi di quei soldati invasori sulla propria terra – li sente distintamente sotto la pelle, mentre distruggono tutto ciò che trovano.
Mentre lo distruggono.
Vi è quasi dell’ironia, in tutto questo: cadere in una così bella giornata di sole – a lui piacevano le giornate di sole, pensa. Gli scappa un sorriso amaro che dura un attimo, forse appena un battito di ciglia, a quel pensiero che all’improvviso gli ricorda qualcosa di lontano.
Scuote la testa.
Deve concentrarsi.
Li sente avvicinarsi e capisce che manca poco, ormai. Stringe le dita intorno al cane e al collo del fucile puntato verso la porta, Norvegia, e attende – il cuore che batte furioso nel petto e nelle orecchie, gli occhi fissi di fronte a sé e quell’unico pensiero in testa. Non voglio morire.
Germania osserva compiaciuto la bandiera del Reich sventolare sul Parlamento di Oslo e sente in sottofondo suo fratello Prussia vantarsi e ridere insieme a qualche soldato.
“Non è stato facile, ma ci siamo riusciti.” pensa, sospirando. Si volta di tre quarti e osserva Norvegia – e per chissà quale ragione pensa che non è finita qui. Solo perché si è sempre dichiarato neutrale non significa che non sappia difendersi, Germania lo può confermare ora che nella sua testa vorticano i duemila e più nomi delle sue vittime.
E per qualche strana ragione lo sguardo duro e severo della Nazione sconfitta sembra ancora più minaccioso sotto la pallida luce del sole di quel giorno di giugno.
Ed è solo in quel momento che Germania lo nota.
Il cappotto nero in cui Norvegia si sta stringendo come alla ricerca di un abbraccio è troppo grande per essere suo.
Note Storiche totalmente trascurabili
Il 10 Giugno 1940 viene firmato il trattato di resa incondizionata della Norvegia e a Oslo si insedia il Governo nazista comandato da Otto Ruge. Il Re è costretto a fuggire e si rifugia a Londra, da dove guiderà un movimento di indipendenza.
Visto il quasi totale fallimento delle operazioni di supporto da parte degli Alleati, l’esercito norvegese è costretto ad affrontare da solo ad affrontare le truppe tedesche che li costringono ad arrendersi [nonostante gli ingenti danni portati ai tedeschi con la distruzione di una portaerei situata al largo di Oslo] e a ritirarsi nel nord del Paese o nelle vicina Svezia, neutrale.
Insieme alla Danimarca [caduta il 9 Aprile 1940] la Norvegia era importante sia per l’Asse [per il porto di Narvik, dove arrivavano le mercantili cariche di ferro dalla Svezia] sia per gli Alleati [soprattutto per compensare l’impossibilità di attuare il Progetto Catherine].
Entrambi i Paesi rimarranno territori del Reich fino alla caduta del regime e la fine della Guerra.
D.P.P.: Deliri Post Partum
OKAY. HO FINITO DI DIRE NERDATE. Perdonatemi.
Ehm.
Questo prompt è stato un parto con tanto di travaglio. Gh.
E anche il prossimo si prospetta tale.
Forse non sopravviverò.
-Norge, dimmi: ti piace quello che vedi?- ammicca il danese avvicinandosi all’altro.
-…stai zitto.- brontola questi, posando le mani sul petto di Danimarca.
La camicia – piena di merletti che gli ricordano terribilmente quelle di un certo francese – è lasciata sbottonata quasi per metà, lasciando intravedere i pettorali e parte degli addominali.
Socchiude gli occhi, Lukas, ed evita lo sguardo di Mathias piegando la testa di lato. Cerca di allontanarlo da sé con poco successo – non che lo voglia davvero, a dire la verità – mentre il danese lo fa arretrare ancora di più, fino a quando le sue ginocchia non si scontrano con il bordo del letto. Gli scappa un piccolo spasmo per la paura quando si sente cadere all’indietro, la schiena contro il materasso e Mathias addosso.
-Povero piccolo, ingenuo Cacciatore… - sussurra il danese sul suo collo. –Non ti hanno insegnato che non devi mai mostrare il collo a un vampiro?-
Quando sente le labbra del danese sul proprio collo, Norvegia sbuffa sonoramente: Danimarca ha preso troppo seriamente tutto quanto e si è calato troppo nella sua parte di vampiro millenario.
-Matt, ora basta: il gioco è bello quando dura poco.- sospira, cercando di sollevarsi.
Ma Danimarca lo inchioda sul materasso bloccandogli i polsi sopra la testa, la lingua che percorre lenta e umida il suo collo. Gli scappa un gemito sorpreso e capisce che Danimarca non sta giocando.
Sente i canini finti solleticargli la pelle del collo e una mano scendere verso i bottoni del lungo cappotto che indossa, quasi facendo saltare i bottoni. Si muove a disagio sotto di lui quando sente la mano della Nazione danese scendere ancora fino all’interno coscia, scivolando sopra la stoffa dei pantaloni fino al ginocchio. Una lieve pressione e Norvegia reagisce.
-AHIA! MI HAI TIRATO UN TESTATA!-
-Così impari, razza di scemo!-
-Ma… Ma Lukie!-
D.P.P.: Deliri Post Partum
…non ho parole per descrivere questa cosa.
In mia difesa posso dire che è colpa della mia fissa per Owari no Seraph.
…
MA CHE DICO NON HO SCUSANTI- *volo della Fede*
Maki
P.S.: La colpa è anche di Clau, che ruola un Den stupratore seriale *te se ama Clau*
Come mi è stato fatto notare dalla gentilissima _ghost_writer_ [che non smetterò mai di
ringraziare] la precedente versione di questo capitolo ricordava una Fanfiction già presente nel sito [purtroppo avendo cancellato
il capitolo ho perso il link, appena lo ritrovo lo
aggiungo. Mi sembra fosse “Teddy Bear” o qualcosa di
simile].
E come ho già
spiegato in un messaggio alla suddetta _ghost_writer_, non conoscevo l’autrice
in questione e nemmeno la storia e ho cancellato il capitolo per evitare
fraintendimenti e situazioni spiacevoli.
Andare
in giro a fare shopping con Danimarca era come trascinarsi dietro un bambino
troppo cresciuto. Norvegia sbuffa per l’ennesima volta, alzando gli occhi al
cielo quando il danese lo afferra per un braccio e lo conduce davanti alla vetrina
di un negozio di giocattoli – Lego, Lego ovunque.
Neanche fossero a LegoLand!
-Norge! Norge!
Non li trovi bellissimi?- esclama Mathias, esaltato
come non mai, indicandogli una serie di omini di Lego tutti in fila uno di
fianco all’altro.
A
Lukas non sfugge lo sguardo
da cucciolo di Mathias. Inarca un sopracciglio,
rimanendo immobile come una statua.
-Ti
prego, posso…?-
-No.- la
risposta arriva immediata e spietata, con il solito tono freddo e distaccato
tipico di Norvegia.
-Ma…! Ma non
sai nemmeno cosa volevo dire!-
-Sì,
invece. No. Basta Lego. Casa tua ne è piena.- borbotta ancora Lukas.
-E
dai,Lukie… E poi non ho la
casa piena di Lego… -
-…devo ricordarti cosa è successo giusto una settimana fa?- inarca ancora
di più le sopracciglia, Norvegia, sentendo un fastidiosissimo pizzicore alla
pianta del piede al solo ricordo del piccolo pezzo di Lego che gli si è conficcato
proprio in mezzo al tallone. Il dolore,
santo Odino e tutti gli Dei del Valahalla.
-…è stato un incidente.-
-O
due mesi fa, quando quello scatolone di Lego mi è caduto addosso?-
-Beh.- brontola il danese, sollevando le
braccia. –Lì te la sei cercata.-
-C’era
una fatina sommersa dai Lego, in quello scatolone! Non potevo non aiutarla!- E
ora sarebbe colpa mia, ovvio.
Ma
Mathias non si arrende: torna a sfoderare i suoi
occhi da cucciolo,nella
speranza di corrompere Norvegia – Ìs ci riesce
sempre, può farcela anche lui!
-Rimane
un no.- e con quelle parole,
Norvegia dichiara chiusa la conversazione e si allontana.
Mathias rimane impietrito davanti alla
vetrina.
Perché
Ìs ci riesce e lui no?!
D.P.P.: Deliri
Post Partum
…voi non potete immaginare la bruttissima
sensazione.
Capitolo 9 *** Passando del tempo con gli amici ***
IX: Passando del tempo con gli amici
Parole:422
E niente. Magic
Trio in azione. Lasciate ogni speranza, voi ch’intrate.
Norvegia non
prevede niente di buono e – per quanto uno come lui possa vedere il lato
positivo delle cose – crede troppo nella Legge di Murphy1 per pensare che per una volta vada tutto per il meglio.
E, come se non
bastasse quella bravissima persona che
decretò che “le probabilità che la parte imburrata della fetta di pane cada sui
pantaloni nuovi sono direttamente proporzionali al valore dei pantaloni”,
Inghilterra non fa che accrescere le sue paure. Che non lo dia a vedere, è solo
grazie al suo ferreo autocontrollo.
-Ehm…Nor?-
sussurra Romania, allontanandosi dall’inglese concentratissimo nel suo
incantesimo. –Secondo te andrà tutto bene?-
Probabilmente la
sua espressione è abbastanza come risposta, perché Vlad
si nasconde dietro di lui sussurrando “fa
che vada tutto bene” come un mantra.
-Arthie, ti sarei grato se non facessi
saltare in aria casa mia.- brontola invece il norvegese,
fissando scettico e preoccupato lo sfavillio che emanano le sue dita mentre
pronunciava le parole.
-Shut up, che mi state
distraendo!- esclama l’inglese, tornando poi concentratissimo sul suo
incantesimo.
Stava andando tutto
bene. Tutto troppo bene.
Una catastrofe si
abbatterà su di loro, è la Legge di Murphy. E la durata di suddetta catastrofe
sarà proporzionale alla durata della tranquillità, se lo sente.
Ma, questa volta, sembra che la
Legge di Murphy si sia sbagliata: Arthur sta per terminare l’incantesimo e non
ha provocato danni!
-Funziona!- esclama
Vlad, sempre nascosto dietro la schiena di Lukas e lo stesso Norvegia si
lascia sfuggire un sospiro di sollievo…
-LUKIE!- l’urlo di
Danimarca è seguito dallo strillo di Inghilterra e da mille saette che
sfrecciano per la stanza. Eccola! La
Legge di Murphy colpisce ancora!
Norvegia e Romania
fanno in tempo a nascondersi dietro la porta e Inghilterra – strillando una
serie di improperi da far impallidire chiunque – si
rannicchia sotto il tavolo fino a quando le saette scompaiono.
E, a quanto pare,
il male non ha colpito nessuno…
-Ehm, Lukie?- sussurra Inghilterra, indicando un
Danimarca stordito sul pavimento. Ah.
–Che facciamo?-
Norvegia rimane in
silenzio per qualche istante, poi si avvicina al danese e lo solleva per le
braccia. –Datemi una mano, lo portiamo fuori di qui.-
Il volto di Romania
si illumina. –Oh.
Nascondiamo un cadavere?- e stringe le caviglie del danese, sollevandolo da
terra e aiutando Luka a spostarlo.
Inghilterra si
limita a tenere la porta aperta. –Noi non abbiamo
visto né sentito nulla, Lukie. Saremo muti come
pesci.-
E Norvegia non può
fare a meno di essere fiero di loro. Ha i due amici migliori del mondo –
letteralmente.
1.L’insieme di paradossi pseudo-scientifici e caricaturali
noti come la Legge di Murphy, secondo la quale “se qualcosa può andare male, allora andrà
sicuramente peggio”.
…guarda caso, il
teorizzatore della Legge di Murphy si chiamava Arthur. Destino al budino [cit. moglie]
D.P.P.: Deliri
Post Partum
*mentre cerca di evitare gli
spoiler sul capitolo 45 di Owari
no Seraph sbaragliandoli con un Incuboliere
fregato ad Alice Lindell*
E niente, avevo bisogno di distrarmi dalla giornata
disastrosa di oggi e trovare un modo per non compiere un omicidio *questi sono i momenti in cui odia il genere umano*
Ed è nata questa cosa. Era da tanto che
volevo scrivere sul Magic Trio.
E non ho sinceramente un
cavolo da dire a parte che sto delirando dibbrutto e
che prima della fine della scuola potrei avere una crisi di nervi.
Spero di non avervi tediati troppo e che non mandiate uno strizzacervelli a casa
mia.
Parole:200 DOUBLE DRABBLE. LIKE A BOSS! *balletto*
Periodo demenzialità. Chissà
quanto resisterò…
Hong Kong fissa le
due Nazioni di fronte a sé come se fossero sconosciuti – e, in un certo senso,
lo sono davvero. Fissa un Norvegia furioso come poche
volte gli è capitato di vederlo venire immobilizzato da un Danimarca in parte
divertito e in parte preoccupato da qualcosa.
E dovrebbe davvero
preoccuparsi seriamente, se Norvegia non avesse due tenerissime orecchie da gatto che spuntano
trai capelli biondo pallido e il viso – di solito cinereo e pallido al limite
del malato – arrossato per l’imbarazzo.
-…mi spieghi che è successo?- mormora
il cinese, chinandosi verso Islanda seduto comodamente su una poltrona di
fianco a lui.
-Il tuo padrino ha sbagliato
incantesimo o qualcosa di simile.- sussurra in
risposta il ragazzo, mangiando una rotella di liquirizia. –E l’incantesimo o qualcosa di simile ha
colpito mio fratello.-
-E fammi
indovinare:- continua Hong Kong, fissando con la coda dell’occhio Norvegia che
scaglia un troll contro Danimarca e questi che evita
la creatura con un agile balzo. –tuo fratello vuole picchiare Inghilterra,
giusto?-
Islanda si limita
ad annuire.
-…dici che dovremmo aiutare Danimarca e
fermarlo?- chiede Xiao, abbastanza preoccupato.
Per tutta risposta,
Eirik gli fa spazio sulla poltrona e gli offre delle
rotelle di liquirizia.
-Nah.-
D.P.P.: Deliri
Post Partum
E sono riuscita a inserire anche Hong e Ice
in un prompt.
Continua il periodo
demenzialità! Sono così fiera di me
-Ehm… - Norvegia si
schiarisce la voce, osservando scettico l’altra Nazione comodamente spiaggiata
sul suo divano e con il telecomando
della sua televisione tra le mani.
-Oh, Lukie!- e sorride pure, quello scemo di Danimarca.
-Matt. Che sarebbe
quello?- cerca di stare calmo. Si morde l’interno delle guance – deve
resistere, deve resistere.
-Oh, questo?- si
indica quello strano pigiama che indossa e sorride. –L’ha portato Hong Kong
all’ultimo meeting! Ne ha lasciato anche uno ad Ice,
ma credo che gli abbia dato fuoco… -
“E
ci credo.-
pensa, mentre Mathias si sistema meglio il cappuccio
felpato e con due adorabili orecchie da panda cucite sopra di quella cosa. -È inguardabile.”
-Non è bellissimo?-
esclama esagitato il danese.
-No. È orrendo.- “E particolarmente anti-sesso.” –E stai
pur certo che io non ci dormo con te con addosso quella cosa.-
-Cosa?-
-Dormi sul divano,
Matt.- gli lancia una coperta e un cuscino, poi
cammina lentamente verso la sua camera. –Buonanotte.-
-Ma… Ma Lukie… !- protesta vivamente l’altro, zittendosi quando
vede il norvegese voltarsi verso di lui e sorridere maligno.
-E se provi a
infilarti nel mio letto mentre dormo, dici addio alle tue regioni vitali. Sono
stato chiaro?-
-…cristallino.-
Danimarca si accuccia sul divano, stringendo tra le braccia il cuscino che
prima gli è arrivato in faccia.
Qualche secondo
dopo, Norvegia si butta sul suo letto. Ora può anche smettere di trattenersi e
scoppiare a ridere con un deficiente.
D.P.P.: Deliri Post Partum
E niente, continuiamo con la demenzialità! *popo
fiera*
E non datemi per dispersa, non scomparirò tanto facilmente.
Girando nel mare dell’Internetto(??)
ho scoperto che i nomi più usati per Den e Nor nell’era Vichinga sono Harald
e Sigurd, così li ho scelti pure io. Sotto la
spiegazione di chi furono questi due baldi eroi.
Lo sente gemere e
tendersi tra le sue braccia ed è bellissimo – così bello che, Thor lo fulmini
all’istante se non dice il vero, come ha fatto a trattenersi fino a ora non lo
sa nemmeno lui.
Le labbra scendono
sul collo e Nόrcontinua a inarcare la schiena
spingendosi inconsciamente e ingenuamente verso di lui, offrendoglisi senza
remora o pudore.
Ansima e Dan pensa che Sigurd abbia un modo fantastico di ansimare: ansima il suo
nome, ansima parole incomprensibili o versi strozzati e tutto questo spinge Harald a stringerlo ancora di più a sé.
Percepisce le mani di Nόregrfare una lieve pressione sul
proprio torace e allontanarlo – sì, forse sta correndo un po’ troppo.
E deve farsi una
vera e propria violenza per fermarsi, perché gli occhi lucidi di Nόrsono troppo belli.
Ma non c’è fretta, un passo alla volta. Gli lascia
un bacio leggero sulle labbra arrossate e gli sorride. Hanno l’eternità,
davanti a loro.
1.Sigurd [nome di
origine norrena, significa “vittorioso”] è traslitterato nelle opere epiche
tedesche come Sigfrido, il protagonista del Cantare
dei Nibelunghi. Nei miti scandinavi,
Sigurd è invece l’eroe che – dopo aver sconfitto il
temibile drago Fafnir ed essere diventato invincibile
grazie al sangue dello stesso mostro – riesce a superare la barriera di fiamme
in cui era stata fatta prigioniera la Valchiria Brunhilde, risvegliandola dal
suo sonno.
2.Harald I il Bello,
detto il Re dei Re, fu il primo Re della Norvegia unita – che comprendeva anche
i territori danesi. Si fece molti nemici politici [che costrinse all’esilio in
Scozia e in Islanda], represse le incursioni degli Scozzesi nelle colonie delle
Isole Britanniche, strinse dei solidi patti commerciali con gli Svedesi ed ebbe
rapporti d’amicizia con il re d’Inghilterra Altestano
I. Ebbe otto mogli e ventitre figli. Morì all’età di
circa 80 anni e a lui successe il figlio prediletto, Eirik
I Mani di Sangue.
D.P.P.: Deliri post Partum
E, comunque,
non mi piace.
Non lo so…
non mi convince, ma non riesco a metterci le mani sopra e modificarlo.
Nulla da aggiungere: colpa del
caldo che oggi ha deciso di andarsene in vacanza
Fa.
Caldo.
Ancora si chiede
come facciano i fratelli Italia a non sciogliersi sotto quel sole rovente che,
per lui, è equivalente a una fornace.
È
proprio la stessa orribile sensazione, ci scommetto qualsiasi cosa.
E, ovviamente,
Norvegia si è preso un’insolazione da Guinnes dei
Primati appena ha messo piede fuori dall’aeroporto – e ora è lì, bloccato nella
sua stanza d’albergo più morto che vivo e con la sensazione di avere un macigno
sulla testa.
-Voglio tornare a casa…
- mormora appena nello stesso momento in cui un brivido gli percorre la schiena
e reprime il desiderio di calciare in fondo al letto le quattro coperte in cui
Danimarca, in uno slancio di iperprotettività, l’ha praticamente abbozzolato - e ora sta morendo di caldo.
-LUKIE, SONO TORNA-
AAAAH!- Danimarca evita per un soffio il libro che l’avrebbe colpito in pieno
viso. –Ma dico, sei impazzito?!-
-Tu mi hai fatto
prendere uno spavento, cretino!- lo rimbecca sbottando, alzandosi di scatto e
oh la stanza gira. –Di solito si bussa, prima di entrare.-
-Ma non volevo
svegliarti… - borbotta offeso il danese, sedendosi sul bordo del letto e
cominciando a mangiare quella che sembra una coppetta di gelato mezzo sciolto.
-Mi avresti
svegliato comunq... – oh cielo, conato di vomito.
-…Lukie?-
-Fai sparire quella
cosa dalla mia vista, Matt. Ora.-
Santo Odino, ma
cosa ha fatto di male per meritarsi tutto questo?
-Voglio tornare a
casa.- esala ancora, di nuovo abbozzolato in un numero spropositato di coperte
e con un danese cretino che continua a mangiare quel gelato come se nulla
fosse.
D.P.P.: Deliri Post Partum
Io dovrei finire i
prompt per la SorMik e Laven week, ma questa cosa doveva essere scritta e quindi
niente: eccola a voi.
Voi lo sapevate che Microsoft ha una licenza? Beh, io no –
almeno fino a una settimana fa. E comunque, per quel che riguarda questo
capitolo NON RIMPIANGO NIENTE-
La mattina è sempre
un’impresa titanica, per Norvegia. Soprattutto quando Danimarca lo costringe a
dormire da lui, ma quella mattina lo è più delle altre: a svegliarlo non è la
luce che gli ferisce maligna gli occhi perché qualcuno ha tirato le tende. A svegliarlo è qualcosa che gli atterra con tutto il suo peso sulla schiena.
Sgrana gli occhi ed
emette un gemito di dolore, mentre cerca di capire cosa gli sia piombato
addosso – e i suoi reni urlano pietà e misericordia.
Se fosse più
sveglio, avrebbe già iniziato una sequela di maledizioni da far sbiancare
addirittura Sud Italia.
-Lukie!-
I neuroni del
cervello ancora mezzo addormentato di Lukas cominciano a collegarsi tra un
insulto sussurrato a denti stretti e l’altro.
In qualche modo
riesce a girarsi e ad alzare la testa - e si trova davanti agli occhi una
zazzera di capelli biondi, lunghi e mossi.
E capisce che il qualcosa che l’ha scambiato per un
cuscino è un qualcuno. Okay.
-Ma che… ?-
-Lukie!-
esclama di nuovo la persona – una ragazza, lo nota solo ora. Si è appena
svegliato, dategli tempo.
La ragazza alza la
testa dal suo petto: ha gli occhi lucidi, ma sono di un blu fin troppo
familiare…
-Cos… ?-
-Lukie! Sono io!- strilla di nuovo
la ragazza, continuando a guardarlo sull’orlo di una crisi isterica. –Che mi è
successo, Lukie?!-
-…Mathias?-
chiede Norvegia, scettico. Ma che è successo?
-Sì, sono io!- urla ancora Danimarca. –Stamattina mi sono svegliato
così. Che è successo, Lukie?-
“Eh,
Matt. Vorrei saperlo pure io.”
-Mathias.-
la afferra per le spalle prima che inizi ad agitarsi ancora di più: uno dei
suoi reni ancora non si è ripreso dallo shock.
-Vero che non è niente
di grave? Tornerò normale, vero Lukie?- due grossi lacrimoni si formano agli angoli degli occhi,
mentre si ributta su di lui, isterica.
Ora, l’importante è
cercare di capire come diavolo ha fatto Danimarca a diventare…
-…Arthie.-
sibila. L’incantesimo che l’ha colpito, è l’unica cosa che può averlo
trasformato.
-Arthie? Che
c’entra Inghilterra adesso?- chiede curiosa la
neo-ragazza.
-Nulla, Matt. Tu
non ti preoccupare.- le batte delicatamente una mano
sulla testa – e si stente anche il “pat-pat” oltre che il rimbombo a vuoto della sua
scatola cranica.
Bene, ha capito
cosa ha trasformato Danimarca in una ragazza… Ora deve capire come farlo
tornare come prima.
Ma è mai possibile
che, nonostante tutti gli anni spesi a insegnargli la magia, Arthur sia così incapace? Che vergogna.
D.P.P.: Deliri Post Partum
…vi ricordate l’incantesimo
partito perché Nor crede troppo nella Legge di Murphy
per fidarsi ciecamente di Iggye fa bene, santo
ragazzo del capitolo 9? Ecco, questo è il risultato.
Quindi, per il
risarcimento danni chiedete a Inghilterra.
Capitolo 15 *** Indossando vestiti in modo diverso ***
XV: Indossando vestiti in modo diverso
Parole:390
La Sere ha soltanto detto “PIÙ SCOLLI A V PER LE MAGLIE DA
UOMO NELLA MIA VITAH”e io non mi sento in dovere di aggiungere altro.
-Dove stai andando?-
Danimarca solleva un sopracciglio, quando vede Norvegia sfrecciare come un
fulmine per il salotto e fiondarsi verso il bagno.
-Sono in ritardo, Matt. Non ho tempo per starti a
sentire.- In ritardo per cosa? –Ma dove diavolo l’ha
messa… -
Lukas esce di nuovo di corsa dal bagno, cercando
disperatamente il suo fermaglio, e Mathias spalanca
gli occhi.
-Lukie… -
-Mh?- Norvegia posa lo sguardo su di lui, notando che ha gli
occhi sgranati. –Che c’è? Ho qualcosa di strano?-
“Qualcosa
di strano?!”
Sant’Odino, Norvegia indossa quei jeans grigi che
si era sempre rifiutato di mettere e che lui lo aveva costretto a comprare e – santi Dei del Valhalla
tutti insieme – gli fasciano le gambe in un modo che dovrebbe essere
illegale e…
-Ma quella è la mia maglia!-
strilla, indicando la maglia che Lukas ha addosso.
-Ah, sì… -risponde noncurante, mentre rinuncia a
cercare il suo fermaglio e decide che se non vuole perdere l’aereo è meglio
darsi una mossa. –L’altro giorno devo aver sbagliato qualcosa nell’impostare la
lavatrice e si è ristretta.- si infila gli anfibi, poi
scatta in piedi. –E no, non ti chiederò scusa e nemmeno te la ridarò indietro:
mi piace troppo.-
…per l’amor del cielo, è uno schianto.
E ha appena decretato che sostituirà tutte le
camicie di Norge con delle maglie con scollo a V – perché gli stanno così tanto
a meraviglia che dovrebbe essere illegale!
Ma ancora non ha capito perché tutta questa
fretta.
-…me lo stai chiedendo seriamente?-
gli domanda, quasi sconvolto. –Sono mesi che, tue testuali parole, rompo
l’anima per quello che succede oggi e tu mi chiedi perché ho così tanta fretta?-
Danimarca fa spallucce. –Non me lo ricordo.-
Norvegia si appoggia allo schienale del divano
con le braccia. –Matt, che giorno è oggi?-
“E ora
che c’entra?” -Il sette. Perché?-
-Davvero non ti viene in mente nulla?-
sospira, sollevandosi. –C’è la premiere dei Doni
della Morte, razza di zuccone. E pensare che mi continuavi a ripetere che
ero troppo esagitato per un film… -
Oh, già. Ora ricorda… Aspetta.
-E tu hai intenzione di andare così?-
-Eh? Sì. Perché… Matt, che vuoi fare?!-
E niente, forse quello è il miglior placcaggio
dalla nascita del rugby a oggi.
Inghilterra non si farà domande se vedrà un morso
sul collo di Norvegia, no?
Capitolo 16 *** Durante i loro rituali mattutini ***
XVI: Durante i rituali mattutini
Parole:265
Ho scritto del fluff. Strano ma vero
È un piccolo bacio
sulla nuca, poco sotto l’attaccatura dei capelli, a far capire a Norvegia che è
ora di svegliarsi.
Ma senza fretta, c’è
ancora tempo, per questo si limita a mugugnare leggermente senza neanche aprire
gli occhi - nemmeno quando sente un’altra piccola serie di baci leggeri lungo
la spalla e giù sulla scapola.
Ah, le meraviglie di
dormire sempre a pancia in giù. Lo pensa ogni volta, affondando di più la
guancia nel cuscino e sospirando quando le labbra si fermano con insistenza
sulla spina dorsale, proprio in mezzo alle scapole, e due mani calde e un po’
callose accarezzano appena i fianchi – causandogli un piccolo spasmo per il
solletico e facendo scivolare in basso il lenzuolo.
Comincia a capire che
è davvero ora di svegliarsi quando
percepisce le labbra all’altezza delle ultime costole – e, misericordia, quanto
sono piacevoli quei quattro baci umidi, uno di fianco all’altro, proprio
sull’ultima costola?
Gli scappa un piccolo
gemito e solleva lentamente la testa dal cuscino, puntellandosi sui gomiti per
alzare leggermente il busto. Con la stessa lentezza piega la testa
all’indietro, occhieggiando appena l’altra Nazione: Danimarca gli sorride e
risale velocemente lungo la sua schiena, sfiorandogli le labbra con le sue e
affondando le mani nel materasso per abbracciarlo.
Come tutte le
mattine, le sue labbra sanno di latte e zucchero – e l’ha di nuovo lasciato
dormire fino a tardi, probabilmente, il suo Primo Ministro non sarà molto
contento.
-Buongiorno.-
mormora Danimarca, sfiorandogli la punta del naso con le labbra.
Norvegia sorride.
–Ancora cinque minuti… -
E tuffa le mani nei
capelli del danese, trascinandoselo addosso.
Si è praticamente
buttato sulla porta, appena arrivato da lui. Nemmeno si ricorda di avere una
copia delle chiavi in tasca, per questo Danimarca continua a tempestare di
colpi la porta dell’appartamento di Norvegia affinché gli apra.
Si calma dopo non sa
bene quanto tempo – ha sofferto, cazzo,
ogni colpo che ha ferito quei ragazzi è come se avesse colpito lui e anche se
sa che non può morire ha temuto seriamente di perderlo – e recupera le chiavi
dalla tasca dei jeans. Gli tremano le mani, come pensa di aiutare Norvegia se
lui stesso sembra appena scampato per miracolo a una carneficina?
Il silenzio in
quell’appartamento rende tutto ancora più sofferente, ma Danimarca sente il
cuore stringersi in modo terribilmente doloroso quando finalmente lo vede.
Norvegia è lì, rannicchiato su sé stesso al
centro del materasso, immobile e silenzioso come una bambola di pezza - solo il
rantolare e i singulti esausti rassicurano a Danimarca che è ancora vivo.
-Norge… - gli si avvicina, piano, gli posa una
mano trai capelli corti e sottili della nuca - è sudato, dovrebbe cambiarsi o
si prenderà un accidente - e si siede sul bordo del letto, in silenzio. Norvegia cerca la sua mano senza girarsi e
Danimarca gli permette di intrecciare le dita ossute con le sue - ha il palmo
arrossato e segnato da piccoli semicerchi, probabilmente per il troppo
stringere i pugni si è conficcato le unghie nella pelle - poi lo tira e
lo fa girare sulla schiena.
Lo osserva in silenzio e gli sanguina il cuore
a vedere i suoi occhi viola arrossati e gonfi e il viso scavato dai segni
salati delle lacrime.
-Quanti?- è solo un
sussurro, quello di Danimarca, ben lontano dal suo solito tono gioviale e
spaccatimpani.
-Settantasette.- gli
risponde Lukas, la voce bassa e roca come se faticasse a parlare. –Perché,
Matt? Perché sono servite settantasette vittime prima di riuscire a fermarlo?- E il cuore di Danimarca sanguina ancora di più.
Lo solleva delicatamente e lo fa sedere sulle proprie gambe come se fosse un
bambino - pesa nulla, forse l'unico peso che sente sulle ginocchia è quello
della sua anima.
-Non lo so, Norge. Non lo so... - continua ad accarezzargli i capelli e
lascia che Norvegia riprenda a piangere in silenzio e senza più forze anche
solo per singhiozzare contro la sua spalla fino a riaddormentarsi esausto. Fuori da quella stanza, da quelle mura, una Oslo
spettrale e silenziosa si sveglia per un nuovo giorno, pronta a leccare le
proprie ferite e rialzarsi.
Ma Danimarca sa, anche se non l'ha vista, che
una cicatrice ricorderà sempre alla Nazione quello che è successo. Una sottile cicatrice proprio al centro del
petto, pericolosamente vicina al cuore.
Piccola e profonda come il proiettile di un
fucile automatico.
N.T.D.M.S.P.P.: Non Tanto Deliri Ma Sempre Post
Partum
La strage di Utøya del 22 Luglio 2011,
costata la vita a 77 persone tra cui 69 giovani trai 14 e i 20 anni, è
l’attacco più violento avvenuto nel Paese dai tempi della seconda Guerra
Mondiale.
Il responsabile, dichiarato capace di intendere e volere, è stato
condannato a 21 anni di carcere – pena massima per il Governo norvegese.
Tutto questo è partito quando, dopo l’annuale visita agli
occhi, ho scoperto di aver perso più di una diottria per occhio e quindi sono
stata costretta a cambiare gli occhiali. E niente, così.
Quando gliel’ha detto per telefono
non gli ha creduto, per questo ha anticipato la partenza – si è praticamente
fiondato fuori da casa sua e ha corso come un matto fino all’aeroporto, salendo
sul primo volo per Oslo che ha trovato.
“Sai, probabilmente dovrò cominciare a portare gli occhiali…” – e mai frase potrebbe essere più nefasta, secondo
Danimarca: adesso anche Norge diventerà come Sve!
Santo Odino, qualcuno fermi Lukas da andare a prendere i suoi occhiali!
Ma niente, è costretto a cedere al
fatto che ora – oltre al chiamarsi scherzosamente Fratello e a
condividere un confine fisico, a differenza sua che ha soltanto un mare con cui
confinare – Svezia e Norvegia avranno in comune anche quelle orripilanti
protesi per gli occhi.
-La stai seriamente prendendo
troppo male, Matt.- gli ripete Lukas, affondando le
mani nelle tasche del giubbotto di pelle. –Certo che per essere settembre fa
già piuttosto fresco… -
-Tu non capisci!-
strilla invece il danese. –Diventerai come Sve, te ne
rendi conto?! Sarai sempre più simile a lui e… -
Norvegia lo guarda con un
sopracciglio inarcato. -…non hai ancora accettato il fatto che Ber abbia avuto
una cotta per me, vero?-
Colpito e affondato. Danimarca
incassa la testa nelle spalle, uggiolando come un cucciolo abbandonato.
–Non mi lascerai, però. Vero?-
-Ma che razza di problemi ti fai?- borbotta, entrando nel negozio e guardandosi intorno
alla ricerca di qualche montatura che possa piacergli. –Mi vuoi morto, per caso?-
Sia mai. Finlandia saprebbe essere
particolarmente spaventoso se dovessero fare qualcosa a Svezia.
-Fai una cosa veloce, Lukie.-
piagnucola Mathias. –Così sarà meno traumatico lo
shock del vederti sempre più uguale a Sve.-
Però, alla fine, è costretto a
ricredersi. Norvegia non assomiglierà mai a Svezia, con quegli occhialoni dalla
montatura blu che lo fanno sembrare molto più nerd di quanto sembrerebbe
a una prima occhiata – quel tipo di nerd che però ha stile, mica come
Inghilterra che sembra un vecchio o America che è un’accozzaglia di
merchandising vivente.
E, ancora una volta, si convince
che qualsiasi cosa addosso a Lukas può diventare dannatamente sexy.
Sì, anche un paio di occhiali.
D.P.P.: Deliri Post Partum
…solo io credo di
avere un fetish per i ragazzi con gli occhiali? Sì?
Bene-
*scompare*
Ah, no. Devo
ancora dire due cose.
Sve ha avuto una cotta per Nor quando erano più giovani wtf,
ma quando ha capito che Nor non l’avrebbe mai
ricambiato ha lasciato perdere. Ci ha riprovato durante il periodo delle
dominazione svedese sulla Norvegia, ma ha fallito di nuovo. Fight
me on this.
E altra piccola
nota per quanto riguarda questione Fratello.
È una piccola inside joke da parte dei norvegesi
verso gli svedesi e ha spesso una connotazione negativa.
Tomas fatti amare per tutte queste
piccole perle di saggezza.
…anche se ti
odio quando dici che sembro una scozzese con accento danese quando ci parliamo.
Mi vendicherò
Un po' di serietà. Perché anche uno
scemo dal sorriso perenne come Danimarca sa essere serio
-Questa
è una guerra, Matt. Lo sai cosa comportano le guerre.-
-Lo so,
Norge. C'è chi vince e chi perde... -
-...ma
non è detto che chi vince abbia davvero vinto. Germania ha dei punti deboli e
il suo piano così mastodontico ha falle ovunque... anche se non possiamo
vederle. Basta solo aspettare: presto arriveranno i lupi a massacrare l’aquila.-
Curioso come gli siano tornate in mente le parole
di Norge proprio ora - mentre si appunta il Kongenmaerket[1] sulla
giacca dell'alta uniforme, proprio accanto alla Maghen David[2] - ma forse non è poi così strano.
Gli manca da impazzire, sa che si sta preparando
a lottare con tutte le sue forze per difendersi ma sa anche che Germania è
davvero troppo forte... Non può mostrarlo, ma ha paura – ha più paura per lui
che per sé stesso ed è quella paura opprimente che gli stritola il cuore come
una morsa.
-Concentrati, Mathias.- lo rimbecca re Christian,
la schiena dritta e l'espressione imperscrutabile. -Norvegia saprà cavarsela, e
poi mi fido di mio fratello[3]. Ora pensiamo a come sopravvivere a
questi invasori.-
Il tono distaccato e autoritario, unito alla
figura imponente del re[4], riescono a zittire tutti i pensieri
inutili della Nazione proprio un attimo prima del loro ingresso a Christiansborg[5]
- e Christian si blocca all'improvviso, fissando impassibile ma profondamente
contrariato lo stendardo del Reich sventolare al posto della Croce nordica.
Lo sguardo altezzoso e strafottente di Prussia
gli dà parecchio ai nervi, ma si sforza di stare calmo - Lukas ha ragione, un giorno non tanto lontano i lupi massacreranno
l'aquila.
E lui sarà lì a godersi lo spettacolo.
1.Il Kongenmaerket è un
bottone quadrangolare con la bandiera danese e il simbolo della corona. Era
molto caro al popolo danese, da sempre molto patriottico - e che nonostante
tutto continuava una silenziosa resistenza contro il Reich.
2. La Maghen David è la
Stella di Davide. Secondo la storia, re Christian X la indossò per tutta la
durata dell'occupazione nazista come segno di supporto verso gli Ebrei.
3. Il primo re di Norvegia dopo l'indipendenza
dalla Svezia, Haakon VII, era il fratello maggiore
del re di Danimarca.
4. Christian X è il re danese più alto. Misurava
infatti 199 centimetri.
5. Il palazzo di Christiansborg,
sede del Parlamento danese. Si racconta che il re fece rimuovere il vessillo
del Reich dal Parlamento poco dopo l'inizio dell'occupazione: chiamò un
generale tedesco e, al primo rifiuto di questi di eseguire l'ordine, Christian
X ripose: "Un soldato danese lo farebbe". L'ufficiale tedesco spiegò
che, se mai fosse accaduto, quel soldato sarebbe stato freddato seduta stante -
il re, allora, ribatté che sarebbe stato lui il soldato che avrebbe tolto il
vessillo. Dopo poco, la bandiera del Reich fu rimossa.
B.D.P.P.: Brevi Deliri Post Partume
ci credo, dopo tutte quelle note vuoi ancora scrivere un DPP lungo come la
Quaresima?
Note più lunghe della storia, lol.
Perdono.
È che c’erano tante cose da spiegare-
Okay. Non so proprio cosa dire, a essere sincera.
Ho degli headcanon troppo strani su Danimarca che se
mi mettessi a spiegarveli mi rinchiudereste in manicomio. Quindi, vi prego e vi
imploro, non fate domande.
Maki
P.S.: Alkjjnvòlsyblsdk il nuovo episodio di ToZ
AAAAAAAH *pappetta* E hanno anche annunciato la seconda stagione—Settembre,
dammi il 2017 o r a.
Ha sempre avuto una
sorta di repulsione per le feste, Lukas, anche se non è mai riuscito a
spiegarsela.
Troppo baccano?
Forse.
Troppa gente?
Probabile.
Troppo alcool? Da
prendere in considerazione.
…ed è inutile
aggiungere che tutte le volte che prova a darsi una spiegazione arriva alla
conclusione che sia colpa di Scozia.
Lui e le sue feste
che lo tenevano sveglio tutta la notte, maledetto.
“Che
si impicchi con la stoffa del kilt!”
-A chi stai lanciando
tutte queste belle maledizioni, Lukie?- Danimarca ride, osservando l’espressione quasi diabolica dipinta
sul viso dell’altra Nazione mentre sorseggia il vino dal calice che un
cameriere gli ha porto.
-Potrei anche
lanciarle a te.- risponde il norvegese con aria
saccente, togliendogli il bicchiere dalle mani e ricevendo un grugnito di
disapprovazione dal danese.
-Ma se io non ho
fatto niente!-
-Tu fai sempre
qualcosa, Matt. Sei un pericolo pubblico.-
Danimarca sbuffa una
risata – ormai è abituato ad essere punzecchiato dall’altro – e gli posa una
mano sul fianco, attirandolo vicino.
-Che stai… ?- l’espressione di sorpresa dipinta negli occhi di
Norvegia gli fa scappare un tenero sorriso mentre gli stringe una mano nella
propria.
-Balliamo.-
nemmeno lui saprebbe dire se quella sola parola è una domanda o una risposta
alla confusione di Lukas.
-Sei impazzito?- esclama, irrigidendosi. Non possono… insomma,
quando mai si sono visti due uomini ballare insieme…
Ma Danimarca stringe
Norvegia tra le braccia e nasconde il viso contro il suo collo, respirando il
profumo di caffè e carta e mare della sua pelle. Sente Lukas rilassarsi e
posargli le mani sulla schiena, la fronte contro il suo petto, così comincia a
guidarlo in una danza improvvisata e lenta.
D.P.P.: Deliri Post Partum
Un po’ di dolcezza, yay.
Sono fiera di me, anche se ammetto che non mi soddisfa più di tanto. Non
vogliatemene.
Mi viene spontaneo contestualizzarla immediatamente dopo il prompt 4, Appuntamento. Poi fate voi. Scusate la non poco
velata tristezza, ma la Maki non sta passando un bel periodo.
Non sa cosa l’abbia
spinto dall’accettare la proposta di Danimarca di stare ancora insieme e
parlare con più tranquillità a casa sua… fatto sta che si è addormentato sul
divano, stretto tra le braccia di Mathias e ora ha un
torcicollo da far paura.
…e c’è qualcuno che
si muove senza permesso in cucina.
Scatta in piedi, per
poi dirsi che magari è soltanto lo scemo che si prepara un caffè o qualcosa di
simile… Eppure sente profumo di dolci. E zucchero.
Un buon profumo che
non sentiva da tanto, troppo tempo.
Lentamente si alza e
raggiunge la cucina, osservando Danimarca seduto a cavalcioni su una sedia,
davanti al forno: fissa insistentemente il vetro, le braccia incrociate sullo
schienale della sedia e il mento appoggiato ad esse.
-Che stai facendo?- chiede e lo vede sobbalzare, come quando lo sorprendeva
ad aiutare Ìs
a nascondere i dolcetti sotto il materasso per non farglieli trovare.
-Norge… - gli sorride
imbarazzato, socchiudendo gli occhi. A Norvegia fa una strana sensazione
rivederlo di nuovo lì. –Un dolce… -
Lo fissa curioso,
avvicinandosi lentamente – ha ancora paura di lui, dopotutto, e non ha idea di
quanto sia stabile la sua mente dopo tutto quello che è successo. –Che dolce?-
-Volevo mantenere la
promessa che ti ho fatto… -
“Mi
hai fatto tante promesse in questi anni, Mathias. E
ne hai mantenute poche.”
-Ti avevo promesso
che ti avrei portato la Luna, ma… Purtroppo è fuori dalla mia portata.- ridacchia, visibilmente in imbarazzo e forse teso
quanto lui: hanno appena ritrovato un equilibrio, forse, meglio andare cauti
per non distruggere tutto subito come capitato altre volte. –Quindi… -
E Norvegia deve
ammettere che gli fa quasi tenerezza, in questo momento. –Quindi?-
-Ti accontenti di una
torta a forma di Luna ricoperta di glassa?-
-“Portami quella Luna
che nasce e muore”-
-Eh?-
-È quello che ho detto a Svea. Prendere la Luna è impossibile, si arrenderà.-
-Ti sbagli. Ti porterò quella Luna,
prima o poi.-
-…e allora aspetterò. Ho tutta
l’eternità, tanto.-
E a Norvegia viene
quasi da ridere.
Forse, questa volta
riusciranno ad avere un equilibrio.
D.P.P.: Deliri post Partum
Non so che dire.
Raptus freudiano mentre preparavo il mio favoloso(?) Delirio al
Cioccolato ed ero seduta su una sedia davanti al forno.
E devo assolutamente scrivere qualcosa su questa cosa della Luna. Prima
o poi lo farò, giuro.
Non è proprio una battaglia, meh, datemela per buona.
Rabbia. A muoverlo è pura rabbia cieca, voglia di eliminare
il nemico, massacrarlo, umiliarlo.
Nemmeno sente le urla di Finlandia che lo prega di fermarsi,
e tanto meno il pianto disperato di Islanda qualche stanza più in là.
O forse, è come se non sentisse davvero.
Tutto quello che vuole è colpire Svezia – Svezia che continua
a evitare ogni colpo che gli infligge e la lama della sua ascia continua a
conficcarsi spietata nei muri e nel legno dei mobili…
Non sente proprio nulla, nemmeno l’urlo spaventato di Tino.
Capisce solo che la lama, questa vola, ha colpito qualcuno…
Troppo tardi capisce di aver ferito la persona sbagliata.
-Matt!- è
raro sentire Lukas urlare, Danimarca può dire di averlo sentito alzare la voce
non più di cinque volte in tutta la vita – e nessuno era un bel momento, tutte
le volte che ci ripensa al cuore di Mathias manca un
battito e si sente risucchiare dai sensi di colpa.
Spalanca gli occhi in affanno,
come se riprendesse a respirare dopo un’eternità di apnea, e scatta seduto. Un
incubo, solo un incubo – perché non c’è sangue sulle sue mani, non più almeno,
e perché Norvegia non ha nessuno squarcio ad aprirgli il petto…
-Matt.-
Norvegia abbassa la voce, costringendo il danese a guardarlo negli occhi. Gli
si è seduto a cavalcioni sullo stomaco, ma solo ora si rende davvero conto del
peso. –Era solo un incubo, calmati.-
Ma Danimarca sembra non riuscirci
e lo stringe forte tra le braccia, quasi come se volesse soffocarlo.
Norvegia può solo lasciarlo
combattere contro i suoi demoni da solo, ben conscio di non avere nessun potere
contro i fantasmi che l’altra Nazione si porta dietro da non sa bene quanto
tempo.
Quello che Norvegia non sa – e
forse mai saprà - è che proprio lui l’unico suo appiglio per restare lucido,
quando nel riflesso dello specchio vede solo il nero spettro coperto di sangue che
fu secoli prima, quando la sete di potere e conquista l’aveva spinto a ferire
tutte le persone che amava.
D.P.P.: Deliri Post Partum
NON MI
PIACE AAAAAH
…ci
rendiamo conto che questa raccolta va avanti da più di un anno? E meno male che
doveva essere finita in un mese Maki e le tempistiche, due rette parallele
E comunque
niente, questo è uno dei prompt per cui credo che la Clau vorrà uccidermi *armatura* Non farmi troppo male, please e thankyou
No, non sono morta. Sì, sono stata anche io trascinata nella YoI-spirale e nessuno potrà salvarmi. E no, non vi
libererete di me tanto facilmente.
Un po’ di angst(?), non odiatemi.
Se volete, ulteriori spiegazioni al fondo.
Norvegia entra nello
studio di Danimarca come una furia, il viso contratto in un’espressione di pura
rabbia. Nei pugni, stringe un giornale e un foglio di carta – un telegramma,
sembra.
-Lukie!
Che succede?-
-Dimmelo tu cosa
succede, razza di deficiente.- non urla, Norvegia:
sibila quelle parole con così tanta acidità da mettere paura. Con forza, sbatte
sulla scrivania di legno intarsiato il giornale e il telegramma.
-Cosa… -
-Il Consiglio Segreto dichiara la Norvegia una provincia della Corona danese.- sibila
ancora, gli occhi viola fissi in quelli blu di Danimarca. –Mi spieghi questo
telegramma, Danimarca?-
Mathias sente un brivido lungo la schiena:
deve averla combinata davvero grossa se Lukas lo chiama così.
Cerca di dire
qualcosa, ma non riesce a parlare: non può spiegargli cosa c’è dietro quella
dichiarazione.
Si limita ad
abbassare la testa, incassando tutti gli insulti che Norvegia gli rovescerà
addosso.
-Ti avevo chiesto due
cose, Mathias.- continua il norvegese, i pugni così stretti da
conficcarsi le unghie nei palmi e far sbiancare le nocche. –Questa è la vostra risposta?-
Danimarca rimane in
silenzio. Tutto quello che riesce a fare è sospirare e sfiorargli le nocche con
la punta delle dita, allontanato subito dal norvegese con un gesto stizzito.
-Non mi toccare.- sibila di nuovo, furioso. –E rispondimi.-
-Non… - Mathias tartaglia sulle sue stesse parole. Balbetta,
insicuro. -Non volevo farti arrabbiare… -
-Quello che mi fa
arrabbiare non è questo.- mormora l’altra Nazione. –O
meglio: non solo questo. Sono più arrabbiato per il fatto che tu non me ne
abbia parlato.-
-Lukas, io… - tenta
di parlargli Danimarca. Si alza dalla poltrona e gli si avvicina, sfiorandogli
il viso – e solo in quel momento si accorge che gli zigomi di Norvegia sono
segnati dai solchi umidi di poche lacrime.
Cerca ancora di
dirgli qualcosa e di scusarsi, ma è bruscamente allontanato e quasi cade a
terra per la violenza di quel gesto.
-Smettila.-
lo liquida Norvegia, allontanandosi a passo di carica. –Torno a Oslo. Qui non
sono più necessario, sono solo una provincia.- la
solita calma nasconde a malapena la delusione della scelta di Danimarca, oltre
che una buona dose di rabbia.
Rimane immobile per
qualche istante, Danimarca, prima di raggiungere l’altra Nazione con pochi
passi e afferrarlo per un polso – stringe forse un po’ troppo forte le dita
intorno alle ossa e il successivo strattone è altrettanto forte, ma Mathias sembra non farci caso.
-Non usare più quel
tono con me.- sibila, mentre Norvegia rimane in
silenzio e non sembra nemmeno sorpreso dalla sua reazione. Sostiene il suo
sguardo, impassibile, come in attesa. –Sei una mia proprietà, non permetterti
di parlarmi così!-
Il successivo
schiaffo arriva forte e imprevedibile e lascia il danese sorpreso. Sgrana gli
occhi, Mathias, fissando l’altro con uno sguardo
confuso e stralunato.
-Io non sono una tua proprietà.- sibila Lukas, trai denti, la mano ancora
sollevata. –Io sono mio, Mathias. Non sono mai stato tuo.-
-Cosa stai dicendo?!
Io ti… - quasi urla, afferrandolo per le spalle e strattonandolo. Norvegia
riesce a liberarsi con un po’ di fatica e arretra di qualche passo.
-Smettila! Non dirlo!- anche Norvegia, di solito sempre calmo e
impassibile, ha la voce alterata e tremante. -Per te non sono altro che un
trofeo da esibire! Utile solo per saldare i tuoi debiti!-
Rimangono in silenzio
per quelle che paiono ore, prima che Norvegia riesca di nuovo ad articolare una
frase. –E io che come un idiota mi sono
fatto abbindolare dalle tue parole e da quelle di Margherita[1],
pensando e sperando che non sarebbe cambiato nulla.- È
deluso e, sì: anche furioso. -Pensavo che le tue parole fossero sincere. Ma a
quanto pare avevo ragione quando mi sembrava che mi stessi solo usando… -
E Danimarca non sa
che dire – perché forse solo in quel momento si rende conto di cosa ha davvero
fatto, a Norge e al suo popolo.
-Sono stanco, Dan, di
tutte queste guerre. Basta… -
Basta.
Già, ecco cosa ha
continuato a urlargli – Basta, fermali,
sono civili, basta, Sve sta soffrendo, basta! –
eppure lui era sordo a tutte le sue preghiere e ha finito per ferire anche la
persona che amava.
-Cosa sei diventato, Mathias?-
Quando Danimarca
riesce ad articolare una risposta, Norvegia è già andato via – ma entrambi
sanno che la discussione è solo rimandata.
-Io volevo solo
proteggerti... -
Sei
solo l’ombra di quello che eri.
1.Margherita
I di Danimarca, moglie del Re di Norvegia Haakon VI e
prima reggente dell’Unione Kalmar.
S.S.P.P.: Sproloquio Storico Post Partum
Sarà una cosa
lunga, preparatevi.
*respiro profondo*
Nel 1536 il
Consiglio segreto di Danimarca dichiara la Norvegia una provincia, lasciandole
comunque una semi-autonomia [questo serviva, essenzialmente, ad assicurare la
successione al trono danese della dinastia Oldenburg e quindi evitare lotte per il trono, ma anche per evitare
che il popolo norvegese pretendesse lo scioglimento della doppia Monarchia in
quanto politicamente dipendente dalla Danimarca.]
Nonostante
l’autonomia concessa, ogni decisione deve essere approvata dal Re: questo
provoca un malcontento soprattutto dell’alta borghesia e del ceto nobiliare.
Qualche
anno prima, una delegazione di rappresentanti dei ceti medio-alti, aveva
chiesto la fondazione a Oslo di un’università e di una banca per agevolare la
popolazione. La risposta del Re fu qualcosa di molto simile a: “La nostra banca e l’Università di
Copenaghen possono sussistere ai bisogni di tutto il Regno”. Questo,
l’innalzamento delle tasse e la dichiarazione a provincia [insieme alla perdita
della diretta responsabilità giuridica sui territori di competenza – vedi
Islanda, Groenlandia e Far Øer] portarono un malcontento anche nei ceti più bassi.
Come
se non bastasse, l’Unione Kalmar si era sciolta da
poco - dopo anni di dissapori e conflitti tra la Danimarca e la Svezia [che
ebbero il loro culmine con la strage di Stoccolma del 1520] che, sommate alle
continue guerre attuate dal governo danese, avevano portato a una certa
instabilità politica e finanziaria.
OKAY. ORA HO DAVVERO FINITO *riprende fiato*
Il prossimo prompt sarà difficile, perché
teoricamente dopo questo avvenimento i rapporti tra le due nazioni –
storicamente parlando – sono praticamente distrutti.
E a distanza di un anno e un mese dall’ultimo aggiornamento,
torno a farmi sentire. Prometto che prima o poi questa raccolta vedrà la fine ç.ç
Ironico come Lukas e Mathias
riescano sempre a passare dallo scherzare amabilmente sulle cose più stupide al
rovesciarsi addosso le peggiori cattiverie possibili nella stessa giornata,
facendo sembrare quella casa nient’altro che una fredda linea di confine tra
l’orgoglio ferito del primo e la testarda resistenza del secondo.
Islanda pensa che finiranno per uccidersi, prima o
poi, logorandosi dall’interno come una malattia, a forza di litigare così
furiosamente… L’unico problema è che, quando capita che riescano a fare pace, a
volte è peggio di prima.
E questa sembra una di quelle volte, anche se forse è
stata meno sentita sul piano di urla e porte sbattute e bicchieri rotti – ma
solo grazie al temporale che copriva ogni altro rumore e le sue orecchie che
cercavano di non sentire.
Islanda è rimasto chiuso nella stanza di Groenlandia e
Far Øer per una notte intera, rassicurando il piccolo con l’aiuto dell’altra
giovane Nazione e cercando di capire il tacito accordo che suo fratello e
quello che considera suo padre hanno raggiunto – accordo che durerà meno di
niente, lo sa già, ormai è grande abbastanza per capire che questa calma non
durerà per sempre e che non importa quante toppe Danimarca sia in grado di
cucire prima che qualcun altro decida di andarsene, proprio come Sve e Fin che ora stanno pagando per aver osato scatenare
la sua ira.
Suo fratello è più agitato del solito, teso fino allo
spasmo e con ogni nervo a fior di pelle mentre cerca di evitare lo sguardo di
Danimarca – seduto a capotavola – per tutta la durata della colazione. E
Danimarca parla, riempie quel silenzio carico di angosce con fiumi di parole e
risate come se non fosse successo nulla… Ma Islanda e Groenlandia hanno lo
sguardo fisso su Norvegia – che pare niente più che un pupazzetto pallido nella
mani di un bambino capriccioso.
“È la fine.-
decretano. –Ora non si torna indietro… “
Ed Eirik si sforza di
ascoltare le parole di Danimarca e di sorridere, mentre Groenlandia rimane a
contare in silenzio i lividi sulla pelle di Norvegia e gli incubi nei suoi
occhi.
-Quanto durerà
ancora questa pace, Eirik?-
-Fino alla
prossima tempesta.-
-E quando
arriverà la prossima tempesta?-
-Forse non è mai
davvero finita.-
D.P.P.: Deliri Post Partum
Restare collegati al precedente prompt
significava non farli riappacificare per nulla, visto che sarà anche questo a
minare i successivi rapporti tra le due Nazioni – almeno inizialmente. Così ho
optato per una “via di mezzo”: è tutto un equilibrio precario, dettato forse da
un forte istinto di autoconservazione.
È complicato da spiegare a parole. Spero che sia abbastanza chiaro.
Nota tecnica per questo
capitolo [e per tutti i capitoli in cui Den e Nor saranno bambini]: Ho usato un linguaggio non molto
corretto sintatticamente, credo, perché volevo che tutte le parole dette
sembrassero i pensieri di un bambino – anche se qui sono più o meno ragazzini.
Chiedo perdono se magari le troverete difficili da digerire.
Mi rendo conto che Nor mi è uscito piuttosto OOC, lol.
Chiedo perdono.
Non riesce a trovarlo. Sembra…
sparito nel nulla. E sembra che sparire nel nulla sia una delle abilità di Nόregr – e, in un certo
senso, Danmǫrk è preoccupato che un
giorno il giovane sparisca davvero…
Si immobilizza quando sente dei rumori provenire
dal folto del bosco – e sente dei canti e il suono di una cetra e pensa che ci
siano delle streghe, ma poi si ricorda che le streghe si riuniscono solo in
piena notte ed è solo il tramonto e quindi gli ritorna la paura. Ma si fa
coraggio perché deve trovare Nόregr e
spera che non sia in pericolo.
In silenzio e con il pugnale stretto tra le dita si
avvicina alla fonte del canto e quando è abbastanza vicino balza addosso a un
giovane che per lo spavento cade all’indietro – ed entrambi rotolano sull’erba
fresca e umida per la brina della sera, fino a quando Danmǫrkriesce a immobilizzare il giovane sotto di sé.
-Ti ho pre… so.- mormora stupito, osservano il giovane.
-Per tutti gli Dei, vuoi farmi prendere un colpo?!-
esclama Nόregr, divincolandosi come un
cucciolo di cervo braccato dai cacciatori.
Ma Danmǫrk
non lo lascia andare e lo osserva stupito, fissando i suoi occhi viola che
sembra stiano evitando il suo sguardo.
-Nόr… - lo
chiama appena sussurrando il suo nome come se avesse paura di spaventarlo ma
non lo lascia andare perché teme che se lo facesse lui scapperebbe, ma l’altro
giovane non si calma e continua a scalciare e agitarsi.
-Lasciami.-
-Cosa stavi facendo?-
-Ti ho detto di lasciarmi.-
-E io ti ho chiesto cosa stavi facendo qui, da
solo, di sera. E se ti avesse attaccato un orso? O qualche guerriero un
villaggio vicino?- si è davvero preoccupato.
-Mi so difendere.- quasi
ringhia in risposta indicando con un cenno del capo l’arco e la faretra
appoggiate al ceppo di un vecchio albero tagliato. –Ora mi lasci andare?-
-Prima mi dici cosa facevi qui da solo.- ribatte Danmǫrk,
questa volta riuscendo a incontrare gli occhi viola di Nόregr
– che brillano quasi di luce propria eDanmǫrk
ne è incantato come tutte le volte che riesce a incontrare quello sguardo
sempre sfuggente.
-…non posso dirtelo.-
sussurra ma Dan non si arrende.
-Sì, invece. Puoi fidarti di me… -
-No. Rideresti di me proprio come riderebbe di me
tutto il villaggio.-Nόregr
evita di nuovo il suo sguardo, stringendo gli occhi con forza.
-Ma io non riderei mai di te… - e non capisce
perché non voglia dirgli perché era lì, eppure si erano sempre promessi di non
nascondersi niente… Proprio non capisce, Danmǫrk,
ma gli sorride comunque. Uno di quei grandi sorrisi che fin dal loro primo
incontro avevano colpito Nόregr dritti
al cuore per quanto fossero luminosi e, sì, sinceri. Può fidarsi di lui, Danmǫrk non lo tradirebbe mai…
Ed è quando gli occhi di Nόregr
incontrano di nuovo i suoi che capisce che quello che gli tiene nascosto è
qualcosa di molto, molto più grande di loro.
-Me lo prometti?- sussurra
eDanmǫrkcontinua a sorridergli. –Prometti che non lo dirai a nessuno?-
Se possibile il sorriso si allarga ancora di più e
sembra quasi un incoraggiamento che fa finalmente morire ogni paura di Nόregr e lo aiuta a mettersi seduto sull’erba
che sta cominciando a bagnare le loro vesti e si siede vicino a lui.
-…nessuno deve saperlo, hai capito? Se dovessero
saperlo… Dovrei andarmene, credo, o morirei per la vergogna.-
mormora ancora, ma alla fine prende un profondo respiro e comincia a
pronunciare una litania incomprensibile e Danmǫrkosserva le piccole luci che nascono tra le
dita di Nόregr e si librano nell’aria
fredda della sera insieme alle arcane e indecifrabili parole sussurrate da
quelle labbra pallide e sottili.
Magia.
E, per un attimo, il suo sorriso si spegne. Ma
quell’attimo è abbastanza affinché sia notato da Nόregr,
che subito si zittisce e si alza di scatto balbettando quanto fosse stato
stupido per essersi fidato e che ora dovrà andarsene o sarà davvero tutto
finito e…
Entusiasta, Danmǫrk
afferra Nόregr per le spalle
interrompendo quel fiume di parole e lo abbraccia promettendo a sé stesso di
proteggere il suo segreto.
E la luce nei suoi occhi e quel piccolo sorriso che
gli dona quando interrompe l’abbraccio, oh, non hanno prezzo.
B.S.P.P.:
Breve Spiegazione Post Partum
Per i Vichinghi, la pratica della
magia era riservata alle donne. Gli uomini che sapevano usare la magia venivano
accusati di essere non solo omosessuali, ma anche passivi e di sottomettersi
fisicamente e psicologicamente a un altro uomo. Anche se molti Dei, tra cui Loki e lo stesso Odino, sapevano usare la magia e la
praticavano liberamente e la usavano addirittura come accusa per insultarsi
a vicenda, coerenza portali via era considerato uno sfregio alla virilità.
Norvegia ha sempre odiato gli anelli, durante la sua
lunga vita di Nazione conquistata.
Per lui non sono mai stati il simbolo di una dolce
promessa o di chissà cosa possano significare quei piccoli cerchi d’oro, ma
solo catene – catene indistruttibili e tremendamente strette che lo legavano
sempre a qualcuno, per fama o potere o vendetta. Appena ne ha avuto la
possibilità se ne è disfatto senza nessun rimpianto, sentendo anzi quel senso
di oppressione che sempre gli schiacciava il cuore tutte le volte che li vedeva
finalmente sparire in mezzo alle fiamme del camino in cui li ha gettati a
fondersi.
E li odia ancora adesso, per questo osserva con una
certa diffidenza quel sottile cerchio di oro bianco che l’altro gli ha posato
davanti in quella mattina come tante.
Gli viene d’istinto ritrarsi e irrigidirsi, non può
farne a meno… Ma c’è qualcosa di diverso, questa volta: Danimarca è stranamente
nervoso e continua a evitare il suo sguardo, e quell’anello è diametralmente
l’opposto di quello che ha portato per anni – sembra quasi che voglia fargli
notare che sono due situazioni diverse e, beh, lo sono già solo a guardarli.
Che fine ha fatto quel Mathias
fiero di sé che gli sorride radioso e lo stritola tra le braccia?
Chi sei tu, che
ne hai fatto di quel danese cretino?
Ma probabilmente Danimarca ha mal interpretato quel
suo inarcare le sopracciglia e si agita ancora di più.
-Aspetta, non andare in escandescenza.-
porta le mani avanti, agitandogliele davanti al viso. –Posso spiegare… -
Incrocia le braccia, irrigidendo la schiena. –Allora spiega.- perché questa situazione non gli sta piacendo per
niente e sente il sangue bollirgli nelle vene.
Mathias
si agita e cerca di formulare qualche frase che abbia un senso compiuto senza
balbettare e si tortura le mani. Poi prende un profondo respiro.
–Lo so che forse ci vorranno altri mille anni prima
che tu possa perdonarmi per quello che ho fatto… - parla con un tono di voce
troppo basso, non riesce a ricollegarlo all’esuberante ragazzone che ha di
fronte. –Ma ce la metterò tutta, per riavere la tua fiducia. Voglio rimediare
ai miei sbagli e… -
-E il primo passo è riavere Norvegia di nuovo con te?- non voleva risultasse una battuta al vetriolo, ma è
quello che teme davvero.
-…e voglio solo riavere Lukas con me. Fanculo gli
imperi e il dominio del mondo e tutte quelle altre cazzate, rivoglio solo Lukas.- gli sorride, uno di quei sorrisi che non vedeva da
anni e che erano sempre riservati solo a lui.
Rilassa la postura, Lukas, scuotendo appena la testa.
In fondo, cosa gli costa provare a dargli un’altra possibilità?
Allunga una mano, la sinistra, fissandolo impassibile
e altezzoso al tempo stesso. –Allora? Il mio anello?-
E sì, questo anello potrebbe anche piacergli…
D.P.P.: Deliri Post Partum
A
volte ritornano.
Sì,
sono viva. In qualche modo, non so nemmeno io come, ma sono viva non vi
libererete di me tanto facilmente
Su
questo prompt non credo di dover aggiungere molto:
non ho idea del perché sia uscito così, e non mi convince granché.