Insane

di HeyFox
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** Capter two ***
Capitolo 3: *** Capter three ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***
Capitolo 9: *** Non è un capitolo ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno. ***


-Vai a dormire Rob. – dissi dalla cucina mentre reprimevo uno sbadiglio.
-Ma mamma, sono solo le dieci e mezzo. – protestò il piccolo.
Sorrisi e lo guardai da dietro l’isola della cucina. Stava guardando un documentario con Ed che lo teneva sulle ginocchia.
-Sono già le dieci e mezzo! – lo corressi mentre mi sedevo alla destra dei miei due uomini.
-Lasciami almeno finire di vedere il documentario! – pregò il bambino.
-Dai Rob, ascolta mamma. Domani ce ne vedremo altri due quando torni con mamma. E visto che ti devi svegliare alle sette, è meglio se vai a riposarti. – mormorò Ed scompigliandogli i capelli.
Il piccolo sbuffò alzandosi dalle ginocchia di Ed e dirigendosi verso le scale.
-Ehi ometto, non dimentichi qualcosa? – chiesi con un sorriso.
Lui tornò velocemente e ci lasciò un bacio sulla guancia.
-Buona notte mamma, buona notte Ed. –
-Buona notte piccolo.
– sussurrai.
Lo seguimmo con lo sguardo finché non scomparve sulle scale.
Ed mi sorrise e mi lasciò un bacio sulle labbra.
-Allora, che facciamo? – chiese.
-Un film? – domandai a mia volta con un sorriso.
Annuì e cercò un film che piacesse ad entrambi.
Mi mise un braccio sulle spalle, stringendomi a se’, mentre mi accoccolavo al suo petto.
Guardammo tranquillamente il film, fino alla fine, tra baci e coccole, finché Ed non sbadigliò.
-Che ne dici se andiamo a dormire? – chiese.
Gli lasciai un bacio sulla guancia –Vai, ti raggiungo tra poco. –
Lui annuì e andò di sopra.
Sospirai e mi lasciai cadere sul divano.
Pensai a Roberto.
Avevo solo ventiquattro anni. Già ventiquattro anni.
E Roberto ne aveva soli cinque.
Già, sei anni da quando era successo.
Sembra che sia passata un’eternità e forse per questo non riuscivo a capacitarmene.
Da quel giorno non avevo più sentito Logan.
Non ci tenevamo in contatto perché aveva cambiato numero di cellulare, e nemmeno James e Carlos sapevano dove fosse.
Ma, un anno dopo l’accaduto, l’avevo visto in televisione.
È diventato un quarterback di tutto rispetto, con una fama considerevole per essere così giovane.
Lui non aveva provato a chiamarmi, ne’ a contattarmi in alcuno modo.
E. nonostante tutto, credo che lui mi piaccia ancora.
E questa non deve essere affatto una cosa positiva.
Affatto.
Soprattutto perché Ed è un ragazzo fantastico e non riesco a mettermi l’anima in pace.
 
Roberto.
Avevo scelto quel nome non perché mi piacesse particolarmente, anche perché non ho nomi che mi piacciano in modo particolare, ma per il semplice motivo di “voler rendere omaggio” a Carlos.
Perché lui c’è sempre stato, in qualsiasi ora del giorno e della notte, per qualsiasi cosa, persino quando alle quattro del mattino mi veniva una strana voglia di gelato, lui arrivava con un enorme barattolo e lo mangiavamo insieme, tra chiacchere e risate, fino ad addormentarci, uno stretto all’altro.
E poi c’è James. Anche questo nome scelto per ringraziare il ragazzo omonimo.
Anche lui, come Carlos, c’era sempre, qualunque cosa mi servisse, lui era pronto ad accontentarmi, anche a costo di venire da me con April, oppure la mollava direttamente a casa.
Roberto James è la perfetta combinazione tra me e Logan.
Ha il mio colore dei capelli, ma la morbidezza e la posa che assumono sono quelli di Logan.
Gli occhi sono verdi, ma differenti dai miei: tendono al marrone e il loro taglio ricorda quello di Logan.
Ha la pelle chiara, come lui, ma sulle guance ha le lentiggini, ereditate da me.
Non sorride spesso, ma quando lo fa, proprio come suo padre, lo regala a una persona speciale, a cui vale veramente la pena regalarlo.
Sorride poco e piange ancor di meno, come me.
 
Il mattino seguente, spensi la sveglia del telefonino con una mano molto, ma molto pesante.
Avevo dormito poco e male, per colpa sua, per colpa di Logan.
È da molto, moltissimo tempo che non mi succedeva.
Aprii gli occhi e mi alzai dal divano.
Avevo la schiena letteralmente a pezzi e, appena mi guardai allo specchio del bagno, due occhiaie favolose.
Sospirai e andai in camera mia, presi dei vestiti e tornai in bagno.
Mi feci una doccia gelida, cercando di svegliarmi un po’.
Uscii, mi asciugai e mi vestii.
Guardai di nuovo il mio riflesso nello specchio sbuffando, per poi prendere il correttore e passarmelo sotto gli occhi.
Non che abbia risolto molto, ma meglio di niente.
Uscii dal bagno e mi diressi verso la camera di Roberto, cioè la mia vecchia camera.
Entrai e lo svegliai con lievi scosse sul braccio.
-Rob, su, svegliati tesoro che tra mezz’ora dobbiamo uscire. – dissi.
Lui bofonchiò qualcosa, girandosi poi dall’altra parte.
Sorrisi e scossi la testa, scendendo al piano inferiore.
Iniziai a preparare un bel caffè forte, sperando che mi svegliasse totalmente.
-Roberto James Henderson, se non ti sbrighi, giuro che non ti compro le caramelle per due settimane intere! – lo minacciai gridando dopo dieci minuti buoni.
In quel momento la porta d’ingresso si aprì e un ragazzo sui ventiquattro anni, non molto altro, capelli corti e neri, entrò sorridendo.
-Ehi Carlitos. – sorrisi sciacquandomi le mani.
-Ciao Jen. Nemmeno questa mattina Rob si vuole svegliare? – chiese divertito mentre appoggiava sul tavolo una busta dello Starbucks.
-Già. Ma tu non puoi comprargli cornetti, altrimenti non sarà mai in punizione di questo passo! – lo gridai.
Rise, lasciandomi un bacio sulla guancia –Se sente l’odorino dei cornetti, vedi come corre giù. – disse sorridendo –E il bamboccio? – aggiunse riferendosi a Ed.
Sbuffai e lo guardai male –Ti ho già detto di non chiamarlo così. Comunque, dorme. – dissi.
-Ma sai che mi sta sulle scatole e… - stava per dire qualcos’altro, ma venne interrotto da Roberto che scendeva velocemente le scale.
Un grande sorriso gli si dipinse sulle labbra appena vide Carlos.
-Zio Los! – gridò correndo per abbracciarlo.
-Ehi piccolo! È da un po’ di giorni che non ci si vede, eh? – disse Carlos abbracciandolo e alzandolo da terra.
-Sì zio. Ma dove sei stato? – chiese Rob toccando di nuovo terra per andare a sedersi, con qualche difficoltà sullo sgabello dell’isola della cucina.
-Eh piccolo, sapessi… - stava per continuare, ma gli diedi uno schiaffo sul braccio.
-Non davanti a mio figlio Carlos. – lo rimproverai, capendo che se l’era spassata per bene al college in questi ultimi quattro giorni.
Lui rise –Ehi, anche lui diventerà un uomo. –
-Ma preferisco tenermelo bambino ancora per un po’, grazie. –
dissi sarcastica mentre porgevo una tazza di latte a Roberto e una di caffè a Carlos.
Lui rise mentre il piccolo ci guardava sconcertato e confuso, rinunciando poi a capire.
-Guarda qui che ti ha portato zio Los! – esclamò Carlos alzando il sacchetto con il cornetto al cioccolato fondente, il preferito di Rob.
A lui si illuminarono gli occhi, mentre un sorriso prendeva posto sulle sue labbra.
Mi guardò con occhi dolci –Posso davvero mamma? –
Sorrisi leggermente –Certo, ma solo se dai a zio un bel bacio sulla guancia. –
Lui si sporse velocemente sull’isola, facendosi imitare da Carlos, per poi lasciargli un sonoro bacio sulla guancia destra.
-Grazie zio! – esclamò il piccolo prima di iniziare a mangiare con gusto.
Lo osservai appoggiata al lavabo, con un sorriso sulle labbra.
Proprio perché lui è la perfetta combinazione tra me e Logan che non riesco a togliermi dalla testa quest’ultimo: lo rivedevo in Roberto in tutto quello che faceva. Persino nel modo in cui si mette la mano nei capelli quando è soprappensiero o semplicemente confuso.
È una cosa altrettanto bella quanto straziante.
Bella perché so che non mi dimenticherò mai il padre di mio figlio, e straziante perché, proprio perché non riuscivo a dimenticarlo, non riuscivo nemmeno ad andare avanti, a crearmi una nuova vita con un altro ragazzo.
Sospirai e scossi la testa.
-Qualcosa che non va? – chiese Carlos osservandomi.
Sorrisi e scossi di nuovo la testa –No, nulla, tranquillo. Solo pensieri. –
-Di nuovo lui? –
-Lui chi? –
-Sai bene chi. –
-Sì, ancora lui. – dissi
sospirando.
Lui sorrise e si alzò, abbracciandomi e lasciandomi un bacio sulla fronte.
-Sai che è meglio dimenticarlo, vero? –
-Sì Carlos, lo so, ma è più forte di me. –
-E Ed? Dove lo lasci? –
sussurrò per non farsi sentire da Rob.
-Non ti stava sulle tue parti intime? – chiesi a mia volta io, moderando i termini nel caso Rob percepisse qualcosa della piccola conversazione.
-Sì, ma ci stai insieme comunque, devo adattarmi. – lasciò la frase in sospeso.
Roberto, senza che ce ne fossimo accorti, ci guardava attentamente.
-Los, perché stringi la mamma come di solito vedo fare i papà con le mamme dei miei amici? – chiese con la innocenza che solo i bambini possono avere.
Carlos si staccò dall’abbraccio, imbarazzato e rosso.
Trattenni una risata –Già Carlos, perché? –
Mi fulminò con lo sguardo, poi guardò l’orologio che aveva al polso –Oh, ma guarda te che ora si è fatta! Zio Los deve tornare al college! – esclamò chinandosi su di me per lasciarmi un bacio sulla guancia e per sussurrarmi un –Ho sempre detto io che quel bambino è troppo intelligente per la sua età. – e farmi ridere leggermente, lasciandogli un bacio sulla guancia a mia volta.
Ricambiò e andò anche da Rob, facendo la stessa cosa.
-Stai buono e non dare troppo fastidio a mamma quando lavora. – disse scompigliandogli i capelli.
-Certo zio Los. Ma torna a trovarmi più spesso. – disse autoritario il piccolo, facendomi ridacchiare sotto i baffi per il tono usato.
-Come potrei lasciarti da solo? Ci vediamo domani. – rispose con un sorriso, facendogli l’occhiolino.
Poi ci salutò e uscì velocemente.
Sospirai e lavai le tazze usate per la colazione, sedendomi poi accanto a Rob, appoggiando la guancia sulla mano mentre un sorriso mi si dipingeva sulle labbra.
Anche se la sua somiglianza con Logan faceva male, nello stesso tempo mi faceva sorridere.
È un controsenso, lo so, ma è precisamente questo l’effetto che ha su di me.
Non lo avrei scambiato per niente al mondo e non ripiangerò mai quella “stupidaggine” adolescenziale, da cui, però, è nata una delle persone a cui tengo più della mia stessa vita.
-Mamma, perché mi guardi sorridendo in quel modo? – chiese il piccolo, distogliendomi dai pensieri.
Scossi la testa –Lunga e complicata storia, Rob. Sei ancora troppo piccolo. Quando sarai più grande ti racconterò. – dissi scompigliandogli i capelli rossi e guardando l’orologio –Dai, sbrigati che tra dieci minuti usciamo. –
Lui scese dallo sgabello sbuffando e riponendo la tazza vuota nel lavandino –Ma mamma, ho già cinque anni e mezzo! Sono grande, io! – esclamò indignato.
Risi mentre prendevo le sue scarpe e i giubbotti dal ripostiglio e li portavo in cucina.
Eravamo in dicembre e faceva alquanto freddo qui nell’est.
-Sì, sei grande, ma non abbastanza. – dissi mentre si sedeva di nuovo su uno sgabello per farsi mettere e allacciare le scarpe.
Sbuffò di nuovo –Ma prometti che quando cresco me la racconti tutta la storia, nei più minimi dettagli? –
Annuii solenne –Certo. –
-Giurin giurello? –
-Giurin giurello. –
confermai –Adesso mettiti il giubbotto altrimenti arriviamo in ritardo. E sai che il preside detesta chi arriva in ritardo. – dissi.
Lui annuì e fece come gli avevo detto e uscimmo velocemente da casa.
Gli strinsi forte la mano, tenendolo vicino a me perché era talmente minuto e magro che avevo l’impressione che una raffica più potente di vento lo potesse far volare via.
Arrivammo finalmente, con qualche fatica, nel bar accanto alla scuola, aperto qualche anno prima.
Entrammo dentro e mi beai del colore quasi afoso dell’interno che contribuì a riscaldarmi le mani.
La ragazza dietro al bancone ci sorrise, avviandosi subito dalla parte delle caramelle.
-Allora, piccolo Rob, quali caramelle vuoi mangiare oggi? –
-Quelle a forma di dinosauri e squali, per favore. –
disse lui.
Lei gli sorrise e le mise in un sacchetto –Ecco a te. – disse porgendoglielo, poi si rivolse a me –Dormito male? –
Sorrisi mentre le porgevo i soldi –Da cosa lo noti, April? – chiesi sarcastica.
-Di nuovo colpa sua? – domandò.
Annuii –Sì e non mi piace affatto questa cosa perché significa che gli voglio ancora bene, nonostante tutto. –
Lei sorrise dolcemente, con occhi sognanti –Secondo me, il destino ha ancora in serbo qualcosa per voi due. Secondo me, voi due siete perfetti insieme. –
Un sorriso scettico mi si dipinse sulle labbra –Ti ho mai detto che sei schifosamente romantica? –
Lei scoppiò a ridere mentre Rob ci guardava confuso, spostando poi lo sguardo alla televisione che era sintonizzata su un programma musicale –Sì, almeno un centinaio di volte. –
Annuii e guardai l’orologio –E comunque, la coppia perfetta siete tu e James, su questo non si discute. – dissi facendole l’occhiolino –Scusaci, ma dobbiamo scappare, altrimenti il preside Parkinson mi uccide. – dissi velocemente.
-Ci vediamo per pranzo? – chiese prima che uscissi con Rob al seguito.
Annuii mentre Rob faceva un gran sorriso –Certo! Ci vediamo dopo allora. –
Uscimmo dal bar ed entrammo velocemente nel cortile della scuola, stringendo forte la mano di Rob per non perderlo di vista in mezzo alla moltitudine di liceali che camminavano in gruppi, anche se sanno che è mio figlio, ci sono sempre bulli che lo userebbero come palla solo perché è figlio di un’insegnante.
Entrammo a scuola e Diana, la segretaria, mi sorrise fermandomisi davanti –Professoressa Brown, stavo cercando proprio lei! – esclamò con un leggero fiatone –Il preside mi ha detto di farla andare da lui appena arriva. –
-Grazie Diana. E ti ho già detto di darmi del tu. –
dissi sorridendole, per poi cominciare a incamminarmi verso la presidenza.
-Mi vuoi lasciare Roberto? Te lo puoi venire a prendere quando vuoi, per me non ci sono problemi. – aggiunse.
Sorrisi nella direzione del piccolo –Allora, Rob, vuoi andare con la signora Diana, che mamma deve parlare con il preside? – gli chiesi e lui annuì, afferrando la mano che la segretaria gli porgeva.
-Grazie. – dissi sorridendo, per poi girarmi nella direzione opposta e incamminarmi verso la presidenza che si trova al piano superiore.
Arrivai davanti alla porta dell’ufficio e aspettai un attimo prima di bussare. Presi un profondo respiro e chiusi gli occhi.
Cosa voleva di nuovo Parkinson da me? Altre ore in più? Altri bulli da mettere nella squadra e raddrizzarli? Altri progetti extra-scolastici dove avrei fatto da supervisore? O aveva deciso che non potevo più portarmi Rob a lavoro?
A ognuno di questi motivi erano due le possibili reazioni: o scleravo come uno scaricatore di porto o mi sarei licenziata. Alla prima scelta, ne sono sicura, il licenziamento sarebbe arrivato subito dopo. Ma non credo che avrei trovato difficoltà nel trovare lavoro: infondo, potrei lavorare in una palestra…
Scossi fortemente la testa.
Magari vuole solo alzarmi lo stipendio.
La porta si aprì davanti a me, mostrando Parkinson che si mangiava una ciambella oleosa piena di cioccolato che colava da tutte le parti.
Questa pietosa visione mi fece tornare alla realtà con un certo disgusto.
Voglio dire, non che mi dispiaccia mangiare ciambelle, anzi, ma sono pur sempre il coach della squadra di football.
Mi sorrise –Jennifer! Ti stavo aspettando! –
Sorrisi anch’io, mio malgrado. Da quando in qua aveva preso così tanta confidenza? Ancora una settimana fa mi dava del “lei”.
Mi invitò ad entrare e ad accomodarmi sulla sedia davanti alla sua scrivania, mentre si puliva le mani con un fazzoletto.
Feci come disse e lui mi imitò, appoggiando i gomiti sulla scrivania e posizionando le dita a piramide.
-Allora preside Parkinson, perché mi ha chiamata? La avverto che se vuole affidarmi un’altra attività extra-scolastica o un altro progetto, per quanto mi piacciano, sono costretta a rifiutare. Sono davvero piena tra la biblioteca, la mia squadra e la radio scolastica. Con un altro impegno credo che o mi sparerei io o lo farebbe mio figlio. – dissi lentamente.
Ma lui sorrise e scosse la testa –No, nulla di tutto questo, anzi, il contrario. –
Alzai il sopracciglio –Mi vuole licenziare già al terzo mese di lavoro? Sono così tremenda come insegnante? –
Rise e scosse la testa –No, affatto! È un’insegnante fantastica! Riguarda proprio la moltitudine di impegni che ha e tutti i ragazzi che deve tenere a bada. – s’interruppe un attimo, pensando bene alle parole da utilizzare –Ecco, ci ho pensato bene, ma non sapevo come poterti aiutare perché non c’era nessuno disposto a darti una mano. Ma una telefonata di ieri ha risolto tutto. –
-E chi sarebbe il buon samaritano che vuole aiutarmi in qualcosa? –
chiesi confusa.
Purtroppo, la maggior parte degli insegnanti di quest’anno scolastico se ne fregano altamente della scuola e dei ragazzi, quindi trovare qualcuno che è disposto ad aiutarmi deve essere stato davvero un miracolo.
Sulle sue labbra si dipinse un sorriso che non mi piacque –Un ex alunno di questa scuola che è diventato famoso, ma non ti dico nient’altro. Sarà una sorpresa. –
Alzai un sopracciglio.
Qualcuno famoso? Di questa scuola? Che viene ad aiutare me, povera sfigata, coach della squadra scolastica di football?
Mi stava prendendo per il culo o mi stava prendendo per il culo?
-Un ex studente? Diventato famoso? – ripetei, incredula.
Lui annuì con un gran sorriso –Sì, un ex alunno di questa scuola… posso aggiungere che è diventato famoso nell’ambito sportivo. –
Uhm… beh, il campo si restringeva, ma c’è comunque una vasta scelta.
C’è Mike Kowalsky che tre anni fa è entrato nel mondo del calcio e adesso è uno dei migliori difensori della League.
C’è Tim Youngermann che due anni dopo il mio diploma ha sfondato nel mondo del baseball.
C’è Gordon Michelin che è diventato un telecronista molto conosciuto di football.
C’è Tyler Tiger che, dopo la nostra ultima partita, è diventato un placcatore impeccabile.
C’è Kendall Schmidt che ha sfondato anche lui nel mondo del football.
C’è Salvatore McTommas che è diventato la mia prima punta preferita da quando, quattro anni fa, ha debuttato per la prima volta in campo con quel ruolo nella Coca-Cola League.
E poi c’è Logan Henderson. Il mio quarterback preferito in assoluto. Ma lui lo posso scartare dal principio.
Probabilmente sarà o Kowalsky o McTommas.
-Okay, è tutto. Adesso puoi pure andare. – la voce calma del preside mi riportò alla realtà.
Gli sorrisi.
-Grazie preside. Buona giornata. – dissi prima di uscire.
Mi appoggiai al muro accanto alla porta e mi misi una mano sulla faccia, sospirando.
-Tutto bene professoressa? – chiese una ragazza.
Aprii gli occhi e sorrisi.
Assomiglia tremendamente a me quando era in terza liceo.
-Sì, grazie. Tutto a posto. Ti serve aiuto? – domandai poi, notando che era leggermente smarrita.
Lei annuì –Sono nuova e dovrei andare in segreteria. Sa per caso dove si trova? –
Annuii sorridendo mentre le appoggiavo un braccio sulle spalle, come se fosse una cara e vecchia amica –Certo! Vieni che ti accompagno. -





Angolo psicopatica.
Buona sera!
Eggià gente, sono tornata!
Alzi la mano chi ha sentito la mia mancanza! 
*di tanto in tanto si sentono colpi di tosse e grilli come sottofondo*
Ehm... Okkaaayyy... Ma io vi rompo lo stesso muahahahahahahahahah
Questo, per chi non l'avesse capitolo, è il seguito della mia primogenita "Freckles".Ho appena iniziato a postare, ma vi devo già avvertire che non so quando posterò la prossima volta.
Ho altri 3 capitoli pronti, ma ho anche gli esami tra una settimana, quindi non saprei, davvero.
Che altro dire...
Sono felice di essere tornata di nuovo qui a rompervi le palle, davvero :D
Vi è piaciuto questo capitolo? Non uccidetemi perché fa schifo, va bene?
Ok, vi do' la buona notte.
Wiky

 

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Capitolo 2
*** Capter two ***


-Quindi mi vuoi dire che un ex studente della nostra vecchia scuola ci vuole ritornare per dare una mano? – chiese April stupita.
Sospirai annuendo, mentre guardavo il mio hamburger e sentivo Rob gustarsi allegramente il suo cheeseburger e il milk-shake.
-Sì April, è la terza volta che te lo confermo. –
-È solo che mi sembra strano. Dev’essere davvero pazzo! –
disse prima di portarsi una forchetta d’insalata alle labbra.
Scrollai le spalle –Sinceramente non m’importa più di tanto del “perché” viene. M’importa di più di chi può essere. –
-Hai già un’idea? –
chiese.
Alzai le spalle –Secondo me è o Kowalsky o McTommas. –
-I due calciatori? –
annuii –Nah, secondo me no. Credo che sarà qualcuno che ha a che fare col football, considerato che tu sei il coach della squadra di football. –
Risi leggermente –Sì, certo, mi vorresti dire che tornerebbe o Tiger, o Schmidt o Henderson? – lei annuì facendomi ridere ancora più forte –Tu sei pazza! Al massimo verrebbe Michelin che adesso sta pure in ferie, ma non i giocatori. Anche perché adesso inizia il campionato e i ragazzi si devono, o almeno dovrebbero, allenare. –
-Secondo me viene Logan. –

Quasi mi strozzai con la mia coca cola –Sì, certo, come no… proprio Logan… Henderson. –
Il piccolo alla mia destra alzò la testa di scatto –Quel Logan Henderson, mamma? –
Sorrisi mettendogli una mano sui capelli –Non so, può darsi. Ma se è lui, poi te lo faccio conoscere. –
Incontrai lo sguardo assassino di April, ma non ci feci molto caso.
-Rob, vai da Max e scegli quello che vuoi, offre la casa. – gli disse la mia amica appena lui finì di mangiare.
Il piccolo andò saltellando al bancone mentre April si sporse sul tavolo –Perché diamine non glielo dici? – mormorò.
Abbassai lo sguardo sulle mie mani che stavano giocando con una forchetta di plastica -È meglio così, credimi. Se non sa chi è farà meno domande. –
-Senza offesa, ma sei del tutto rincoglionita. Se glielo dici quando sarà più grande, se la prenderà con te e perderai tuo figlio. –

Sospirai e in quel momento tornò Roberto con u gran sorriso e un muffin enorme al cioccolato.
Guardai l’orologio e mi alzai –Dobbiamo andare Rob, i ragazzi hanno una partita questa sera e si devono riscaldare. Magari ti faccio fare qualche lancio. – dissi strizzandogli l’occhio –Saluta e ringrazia April. –
Lui sorrise e le lasciò un bacio sulla guancia, andando poi verso la porta d’uscita.
-Pensa a quello che ti ho detto Jennifer, davvero. – mormorò di nuovo.
Abbassai lo sguardo e mi avvicinai a Rob mettendogli la mano sulla spalla, per poi uscire.
-Mamma? – chiese Rob dal basso.
Lo guardai e sorrisi –Sì, piccolo? –
-Perché sei triste oggi? – domandò.
La perspicacia dei bambini. Comincio ad odiarla.
-Non sono triste Rob. –
-Va bene mamma, faccio finta di crederti. –
disse alzando gli occhi al cielo.
Risi e gli scompigliai i capelli –Muoviti e vai a prendere il pallone che facciamo qualche lancio finché non arrivano i ragazzi. –
Non se lo fece ripetere due volte e corse nel ripostiglio mentre io andavo a cambiarmi i pantaloni.
Quando uscii vidi Roberto che faceva dei lanci con Ed.
Sorrisi e mi avvicinai ai due.
Ed ricambiò il sorriso, lasciandomi un bacio prima di tirare il pallone al piccolo.
-Pronta per la partita? – chiese.
Alzai le spalle mentre rilanciavo la palla –Sì e no. Da quel che ho capito oggi, dovrebbe venire un aiutante dall’alta classe, un professionista. – dissi.
-Hai idea di chi possa essere? – chiese ancora il mio ragazzo, sorridente.
Ma prima che potessi aprire bocca, parlò Rob.
-Sai Ed, secondo zia April potrà essere Logan Henderson. LOGAN HENDERSON, capisci?! – esclamò entusiasta mentre lanciava la palla, incosciente di aver toccato un nervo scoperto della gelosia di Ed.
Infatti, il suo sorriso scomparve subito e si fece serio.
Lanciò la palla al piccolo mentre sentivo i ragazzi dagli spogliatoi –Rob, devo parlare un attimo con mamma. Di’ ai ragazzi di cominciare a riscaldarsi. – sorrise facendogli l’occhiolino, poi mi prese per un braccio e mi trascinò verso gli spogliatoi femminili, chiudendo la porta dietro di noi.
-Cosa significa questa storia? – chiese con una punta di rabbia.
Alzai le spalle –Niente. E non credo proprio che sarà Logan a venire. E, anche se fosse, cosa credi che farò, che gli salterò addosso e gli farò da lecca culo per mettermi insieme a lui? –
-Non mi sorprenderei se lo facessi sul serio. Infondo, l’hai ammesso anche tu stamattina, no? Lo ami ancora. –
disse con tono acido, accusatorio, guardandomi male.
Cazzo, deve aver ascoltato la conversazione mia e di Carlos.
Stavamo per litigare e non era proprio giornata.
-Senti Edward, non mi va di litigare. Calmati, vai a sederti sugli spalti e non fiatare che voglio fare bene il mio lavoro. –
Mi girai per uscire, ma lui mi afferrò violentemente il braccio e mi girò verso di lui.
Vidi la vena della tempia sinistra pulsargli e le sopracciglia contratte in una smorfia di rabbia.
-Tu non te ne vai finché non finiamo di parlare. – ruggì stringendomi ancora di più il braccio.
Era un lato sconosciuto di Edward, questo, e non mi piaceva affatto.
Cercai di liberarmi, ma più mi dimenavo e più lui mi avvicinava, arrabbiandosi ancora di più.
-Coach, ci serve il suo aiu… Coach, qualcosa che non va? – chiese Alex, un gran bravo quarterback, mentre restava sulla porta a guardare male Edward che, per quanto fosse alto, sarebbe stato facilmente steso dal ragazzo, considerata la sua mole.
Sentii subito la pressione sul braccio allentarsi.
Guardai Edward ancora arrabbiato, poi mi girai sorridendo verso Alex –Certo Alex, andiamo. – dissi mettendogli una mano attorno alla vita.
-Cosa c’è che non va? – chiesi.
-Davidson si è appena infortunato ma non vuole ne smettere di giocare e neppure andare in ospedale. –
Sospirai –E come mai? – chiesi mentre gli facevo cambiare strada per prendere la valigetta del pronto soccorso.
-Perché dice che vuole conoscere al primo allenamento il nuovo co-allenatore. – disse ridendo.
Scossi la testa –Ma perché voi ragazzi non state mai attenti? – mormorai,
Rise –Noi. –
-Noi? –
ripetei, confusa.
-Noi ragazzi, mica mi vuole dire che lei è vecchia! – esclamò.
Risi –Grazie.
 –  dissi mentre uscivamo dagli spogliatoi.
Feci un fischio col fischietto che avevo al collo e i ragazzi, che stavano dall’altra parte del campo, mi raggiunsero in tempo record, tempestandomi subito di domande.
Alzai le mani al petto, in segno di resa, ridendo.
-Ragazzi! Mi state rimbambendo, calmi! Prima di tutto, medichiamo Davidson, poi rispondo alle domande. Subito dopo, senza ribattere, farete quello che vi dirò. –
Loro annuirono e Davidson si fece avanti per farsi medicare una comune distorsione al polso.
-Dove è andato a finire Roberto? – chiesi mentre avvolgevo il polso con le bende, dopo averci spalmato della crema.
-Credo che stia alle panchine, coach. – disse White per poi girarsi e controllare –Sì, è lì. – affermò sorridendo.
Annuii fermando le bende con una spilletta, alzandomi poi da terra.
-Allora, cosa volete sapere? Uno alla volta e premetto che sono pure io all’oscuro di molte cose. – dissi rimettendo tutto nella valigetta.
-Chi sarà il nostro secondo allenatore? –
-Non so di preciso, ma un professionista, ex studente della nostra scuola. –
risposi pacatamente.
-Starà con noi per tutto l’anno o solo per il primo trimestre? –
-Non so ragazzi, forse per metà, forse per tutto. La notizia mi è arrivata questa mattina, molto sintetizzata tra l’altro, quindi non saprei. –
-Quindi non sa nemmeno come saranno i nostri allenamenti… -
-No ragazzi, ma sono sicura che saranno ancora più duri. –
-Più duri? Ma lei ci vuole morti? –
sentii dire da qualcuno.
Risi –No, vi voglio allenati. E adesso, venti giri di campo, veloci! – dissi dirigendomi verso Rob che era ancora seduto sulle panchine.
Gli sorrisi –Vuoi tornare a casa con Ed? – chiesi.
Lui ignorò la mia domanda –Perché avete litigato? –
-Litigato? Chi? –
chiesi.
-Non fare la finta tonta. Tu e Ed. –
Sbuffai –Da cosa lo hai dedotto? –
-Ed è seduto sugli spalti e sta stremando di rabbia. –
disse semplicemente, alzando le spalle e facendo un cenno col capo verso un Edward che mi fissava stritolando il cappello.
Sospirai –Osservatore provetto! – dissi scompigliandogli i capelli, facendolo ridere – Niente Rob, non ti preoccupare. Allora, vai con lui? –
-Dopo c’è la prima partita, vero? –
chiese.
Annuii –Sì, la prima. –
Si mise di nuovo a ridere –E allora devo per forza restare! Come pensate di vincere senza la vostra mascotte? –
Risi anch’io, stringendolo a me –Bravo piccolo! Allora vai da Ed e digli di tornare a casa, almeno per gli allenamenti, che io devo seguire i ragazzi. – dissi dandogli due pacche sulle spalle, incitandolo.
Partì a razzo e io mi avviai verso il centro del campo, afferrando un pallone da terra. Me lo rigirai tra le mani mentre seguivo con lo sguardo e un sorriso sulle labbra Rob che tornava a sedersi sulla panchina, riparato dal sole invernale grazie al piccolo tetto.
Feci fare ai ragazzi l’ultimo giro di campo poi fischiai due volte per fargli raggruppare.
Arrivarono in men che non si dica, senza nemmeno troppo fiatone. Cosa che mi fece sorridere.
-Vedo che il vostro fiato è migliorato moltissimo! Avete seguito il mio consiglio? – chiesi,
-Sì coach. E devo dirle che il Husky di mio zio mi ha letteralmente trascinato per un centinaio di metri, prima che mi rialzassi. – disse McKinley, facendoci ridere.
-Ma ti è servito a molto. E per festeggiare questo miglioramento… -
-Offre a tutti noi una cena al Plaza? –
chiese Alex, con finta aria speranzosa.
Risi –Avessi tanti soldi, ve la offrirei anche, ragazzo. No, intendevo mezz’ora di corsa sugli spalti, senza imbrogliare. Su! – dissi battendo le mani.
Sbuffarono ma andarono comunque ad allenarsi come li avevo detto.
Proseguimmo così per tutto il pomeriggio, fino a un’ora prima della partita, quando cominciarono ad arrivare i primi spettatori.
Andai a sedermi un attimo sulla panchina, accanto a Rob, appoggiando la testa al muro e chiudendo gli occhi.
Inspirai profondamente e aspettai qualche secondo prima di ributtare fuori.
-Cosa c’è che non ve mamma? – mormorò Rob abbracciandomi di lato.
Sorrisi e gli posai un braccio attorno alle sue spalle –E’ la prima partita in questa scuola. Se i ragazzi non si sanno organizzare, significa che ho fallito il mio lavoro. – dissi guardandolo con un sorriso.
Lui scosse vigorosamente la testa –Credo che saranno fantastici, mamma! –
Risi –Grazie per l’ottimismo, figlio. – gli scompigliai i capelli, poi notai la squadra avversaria e il loro allenatore dirigersi verso di me, con sguardo smarrito.
Mi alzai sorridendo, già sapendo cosa stavano pensando.
-Buona sera. – li accolsi.
Mi sorrise anche l’allenatore, mentre i ragazzi rispondevano in coro al mio saluto.
-Buona sera, signora. Sa per caso dov’è il coach Brown? – chiese.
Annuii –Io in persona. Ragazzi, voi potete andare a cambiarvi negli spogliatoi, nell’ala sinistra, i nostri stanno già lì. –
I ragazzi ringraziarono e si diressero verso gli spogliatoi, mentre l’allenatore mi si avvicinò, imbarazzato, porgendomi la mano.
-Mi scusi, non volevo mancarle di rispetto. Sono Brandon Michailovic, l’allenatore della Public High School of New York. Piacere. –
Sorrisi di nuovo –Piacere mio, sono il coach Jennifer Brown. E non si preoccupi. –
-E’ il suo primo anno da insegnante? Mi ricordo che l’anno scorso c’era ancora Smith. –

Annuii –Esatto, primo anno. Ho preso il suo posto mentre lui ha accettato il ruolo di secondo allenatore di una squadra di seconda serie. –
-Sono sicuro che mi darà del filo da torcere. Se Smith le ha lasciato le redini della sua squadra, vuol dire per forza che è brava. –
disse sorridendo.
Con la coda dell’occhio vidi Rob che mi faceva segno di entrare negli spogliatoi per il discorso pre-partita.
-Beh, le auguro buona fortuna per la partita e la ringrazio per i complimenti. Adesso devo andare a controllare i ragazzi. – dissi stringendogli un’altra volta la mano.
Presi a percorrere la strada degli spogliatoi con Rob accanto a me e, appena arrivammo davanti alla stanza, bussai.
-Ragazzi, siete tutti vestiti? Sapete, non vorrei venire denunciata per molestie, eh! – quasi grido.
Sentii i ragazzi ridere e un “Avanti!” provenire dall’altra parte.
Entrai e sorrisi.
-Ma coach, la nostra mascotte? – chiese McKinley.
Sentii una risata provenire dietro di me e poi Rob che saltava davanti a me –Ci sono! Che cosa fareste senza di me? –
I ragazzi risero, ma li riportai all’ordine, andando al centro della stanza.
-Ragazzi, è la prima partita… - ma venni interrotta da un ragazzo.
-Coach, ci deve per forza fare il discorso pre-partita? –
Scossi la testa –Non ti preoccupare, mi ricordo quanto erano pallosi, quindi mi contengo. Voglio solo dirvi di dare il meglio di voi, di divertirvi e di non fare brutte figure. Anche se perdete, perdete con dignità, ok? – annuirono –Bene, venite qui. – dissi mettendo la mia mano davanti, con il palmo rivolto verso il basso. Quando tutte le mani furono sulla mia –Al mio tre. Uno… due… tre. –
-Blue Dogs! –
ci fu un urlo generale, poi gli applausi e la porta che si apriva.
-Su, su, su! – li incitai con delle pacche sulle spalle, mentre vedevo Alex afferrare al volo Rob per metterselo sulle spalle.
Li seguii lentamente, mentre sentivo la base della nostra entrata insieme alle grida degli spettatori risuonare per tutto il campo.
Sorrisi uscendo da un altro corridoio, quello vicino alla panchina, dove mi sedetti per godermi le presentazioni, con McWhite e Barkley che facevano i cronisti.
Mi venne da ridere mentre pensavo che qualche anno prima c’ero io al posto di quei ragazzi.
Feci scorrere il mio sguardo sugli spalti.
Incontrai lo sguardo di Ed che mi sorrise e mi salutò con la mano.
Ricambiai il gesto.
Si deve essere calmato, e molto anche.
Mi fece segno di dovermi parlare dopo e io annuii.
Proseguii con lo sguardo e mi si fermò il cuore. Il respiro si fece affannoso e le mani cominciarono a sudare.
Un Logan Henderson in camicia a quadri rossi e jeans neri si stava facendo largo per sedersi sugli spalti, tra un sorriso e una stretta di mano con i padri e i ragazzi della scuola che lo guardavano sognanti.
Non è lui.
Non poteva essere lui.
Non volevo che fosse lui.
Sentii qualcuno tirarmi la manica della maglia e mi riscossi un attimo dallo stato di rimbambimento in cui stavo.
-Mamma, stanno iniziando a giocare. Ma quello non è Henderson? – chiese.
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-Mamma? – mi sentii chiamare dal salotto.
-Sì? –
-Un giocatole ha il mio cognome! –
lo sentii esclamare ancora, troppo entusiasta.
Sorrisi e guardai la televisione dalla cucina, per vedere chi aveva provocato tanto entusiasmo a mio figlio.
Vidi la faccia di Logan inquadrata in primo piano dopo il suo primo strepitoso touch-down della stagione.
E, scherzo del destino, era la prima partita importante che giocava Logan ed era la prima partita che Rob aveva permesso di vedere.
Inutile dire che da quel momento Logan è diventato l’idolo di suo figlio.
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-Mamma? – chiese di nuovo Rob.
-Scusa. Cosa c’è? –
-Non è Logan Henderson, quello? –
chiese indicandolo con le sopracciglia, cosa che mi fece ridere.
-Sì, Rob, è lui. – dissi alzando di nuovo lo sguardo.
Non l’avessi mai fatto.
I miei occhi incontrarono i suoi e cominciai a sentire un caldo strano, uno di quelli che ti fanno sudare freddo.
Erano rimasti uguali a quelli che avevo lasciato sei anni prima.
Erano caldi, sorridenti.
Ma questa volta erano spenti, con un non so che di triste in profondità, ben nascosto dal sorriso finto ma convincente che aveva dipinto sulle labbra.
Quel sorriso che, appena si rese conto di chi stava guardando, scomparve d’un tratto, lasciando posto a un’espressione tra lo stupore e la felicità.
In quel momento sentivo come se il mondo attorno a noi si fosse fermato, come se fossimo ritornati quei ragazzini che nell’ultima liceo non pensavano ad altro se non a divertirsi.








Angolo autore
Buona sera! 

Allora, come va la vita?
Qui è un po' pesante, anche perchè non ho ancora finito la tesina.
Ma passiamo al dunque che ho poco tempo.
Che ve ne pare? Dite che sto correndo troppo e dovrei rallentare un po' le cose?
Comunque, qualunque cosa pensiate, spero che questo capitolo (come l'altro) vi sia piaciuto.
Vi ringrazio per tutti i seguiti e i ricordati, oltre che alle recensioni. Siete fantastici, davvero!
Posso chiedervi un favore? Visto che lo stanno pubblicizzando tutti, potreste guardare questo? E' il video di Happy che abbiamo fatto io e la mia classe.
Se lo fate ve ne sarei veramente grata!
Grazie di tutto,
Wiky

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Capitolo 3
*** Capter three ***


-Mamma, Alex ha appena sbagliato un passaggio che avrei fatto bene anch'io.-
Mi riscossi subito, girandomi verso il campo dove le due squadre si stavano di nuovo disponendo nella posizione di partenza.
-Alex, un'altra così e l'allenamento lo farai per tre ore solo di corsa! - gridai, vedendo poi che annuiva e sorrideva felice.
Scossi la testa pensando che quel ragazzo fosse strano e ritornai con gli occhi al posto di Logan, ma non lo trovai.
Che me lo fossi immaginato?
Nah, impossibile, anche Rob aveva detto di averlo visto!
Sospirai e lasciai perdere, prestando molta più attenzione alla partita.
E fu una saggia decisione, considerato che da quel momento in poi i ragazzi giocarono molto più decentemente, anche se i punti erano quasi sempre pari.
Guardai il timer. Mancava si e no un minuto alla fine della partita.
La palla era nostra, ma stavamo nel primo quarto di campo e fare punto si faceva complicato.
So che i ragazzi ne possono essere all'altezza, ma se ci fosse Logan come quarterback, James come running back, Carlos come full back e Tayler come placcatore, beh, sarei molto più sicura.
Ecco che McKinley passa la palla dietro, a Mike, il full back, che corre dietro, ma quando nota un avversario arrivargli sopra la passa al ricevitore, Spencer, con un passaggio corto, prima di essere investito da una massa enorme di muscoli. Vedo Spencer che cerca con gli occhi Petterson, running back, e gli lancia alta la palla, con una traiettoria pulita. In tutto questo, Alex, quarterback, era scattato avanti, scansando tutta la difesa per aspettare il passaggio.
Vidi Petterson in difficoltà decidere, con non poca ansia, il da farsi.
Vidi con orrore un placcatore arrivargli da lato, ma tirai un sospiro di sollievo quando lanciò la palla prima di essere travolto.
Guardai la traiettoria della palla,  vedendola al rallentatore, pregando di vederla arrivare direttamente ad Alex.
Quando Alex afferrò la palla, scattò subito in avanti per ricoprire quella mezza iarda che lo separava dalla meta. Alzai lo sguardo all'orologio: mancavano dieci secondi.
Tirai un sospiro di sollievo: ce l'avrebbe fatta in metà tempo a disposizione.
Scattai in piedi con i pugni al cielo quando l'albitro fischiò la fine della partita, segnando così la nostra vittoria.
Per la felicità abbracciai qualcuno che stava in piedi alla mia destra, convinta che fosse Ed.
Aspetta un momento.
Quello non è il suo profumo. Lui odora di pesca e caffè.
L'odore che riempiva le mie narici in quel momento, invece, era della menta di quelle vecchi cicche, non troppo forte ma nemmeno troppo leggero, con qualche sfumatura di fumo di sigaretta.
Solo una persona aveva quel profumo.
Sbarrai gli occhi e mi allontanai di scatto, mentre sentivo il mio respiro farsi sempre più veloce e irregolare.
-Logan- mi sorpresi a sussurrare.
-Lentiggini- lo sentii mormorare a sua volta, ancora sorpreso, sicuramente per l'abbraccio inaspettato.
Quel soprannome, non so il motivo e non credo lo scoprirò mai, mi fece venire i brividi.
Sentii subito un braccio circondarmi la vita -Edward. E adesso che abbiamo fatto le presentazioni, possiamo pure andarcene.- disse Ed stringendo il braccio attorno a me con fare prepotente, quasi a sottolineare che fossi di sua proprietà.
E la cosa mi diede tremendamente fastidio.
Spostai il suo braccio e cercai di fare un sorriso al ragazzo che mi stava davanti.
-Logan! Qual buon vento? Sono felice di rivederti.- dissi con un mezzo sorriso tirato.
Sorrise anche lui mentre scannarizzava Ed da capo a piedi -Dovrei aiutare per tutto l'anno una certa Jennifer Brown con la squadra di football.- spostò lo sguardo su di me, allargando il sorriso -Non so se la conoscete...-
Sorrisi anch'io: almeno lui cercava di fare una conversazione un po' più rilassata.
Stavo per rispondere quando sentii delle manine appoggiarsi sulle mie cosce e un corpicino che si appoggiava alle mie gambe.
Abbassai lo sguardo e trovai la testolina di Rob che guardava timida Logan.
Anche il ragazzo davanti a me abbassò lo sguardo e sorrise al bambino.
Ma quando rialzò lo sguardo sul mio volto il sorriso cominciò a scomparire pian piano dalle sue labbra, facendosi sostituire da un'espressione tra il curioso e il confuso, mentre faceva rimbalzare gli occhi dal mio volto a quello di Rob.
Si riprese quasi immediatamente e mi resi conto che solo io mi ero accorta del suo momento di smarrimento.
Il sorriso gli ritornò sulle labbra.
-Ciao piccolo. Come ti chiami?- chiese.
Rob arrossì ma rispose con voce sicura e ferma -Roberto, ma per gli amici Rob.-
Logan sorrise e gli si avvicinò, scompigliandogli i capelli.
Arrossì violentemente ma sorrise all'uomo che lo sovrastava più di un metro e mezzo.
-E io posso chiamarti Rob?- chiese ancora.
Il bambino annuì uscendo un po' allo scoperto.
Logan sorrise di nuovo e gli porse la mano -Amici?-
Il bambino strinse con energia la mano che Logan gli aveva offerto e involontariamente un sorriso mi si dipinse sulle labbra.
Purtroppo sentii i ragazzi che si avvicinavano cantando e ridendo, rompendo così questa bolla che si era creata attorno a noi tre.
Tre perchè Ed non era incluso.
Sentii due braccia enormi circondarmi da dietro con una morsa degna di un orso e alzarmi poi in aria, mentre il ragazzo dietro di me rideva e salticchiava.
-Abbiamo vinto coach, abbiamo vinto!- esclamò mentre io ridevo.
-Mettimi giù Alex, su. Ho una certa età, io.- scherzai.
Fece com gli avevo chiesto e mi misi davanti a loro con un sorriso, uno dei migliori, ma quando guardai i loro, il mio li faceva un baffo.
-Sì, avete vinto! Per merito di chi?- domandai.
-Suo!- esclamarono tutti.
Risi -No scemi, è vostro il merito. Voi avete sudato là dentro, non io. Adesso devo parlare con i nostri ospiti. Voi, invece, prima di andare a festeggiare, presentarvi con il vostro nuovo allenatore. -
-Ci abbandona coach?- chiese McKinley allarmato.
Scossi la testa mentre già mi allontanavo, voltata dall'altra parte -No, ma credo che vorreste conoscere il vostro nuovo co-allenatore.- dissi sottolineando la penultima parola.
Sentii sussurrare Sean, un placcatore, un "Oh mio Dio..." e soffocai le risate, paragonandolo a una ragazzina fuori di se' per un cantante o un attore.
Arrivai davanti a Brandon che, con un'espressione incoraggiante, stava finendo di parlare ai ragazzi.
Gli porsi la mano -Bella partita coach.- dissi sorridendo.
-Ma che bella partita... I tuoi ragazzi sono stati fantastici.- disse chiudendo la mia mano nella sua.
-Dobbiamo ringraziare Alex, il quarterback per il salto acrobatico.- dissi ridendo.
-Mi perdoni Jennifer, devo riunire i ragazzi e andare all'hotel per la notte. E' stato un vero piacere conoscerla.- disse sorridendo e porgendomi di nuovo la mano.
La strinsi con vigore -Il piacere è stato tutto mio. Spero di incontrarci ancora e faccia i complimenti ai ragazzi da parte mia. Buon pernottamento.-
Dopo aver ringraziato, Brandon si allontanò e io tornai dai ragazzi che stavano quasi letteralmente sommergendo Logan.
Mi avvicinai piano, vedendo che Ed se n'era andato e che Rob stava seduto, mezzo addormentato, accanto a Logan.
Chi non notava la loro somiglianza si sarebbe dovuto mettere un paio di occhiali.
Sorrisi e mi sedetti accanto a Logan, prendendo Rob sulle mie ginocchia.
-Non sei molto pratico a farli stare zitti, eh?- sussurrai al ragazzo accanto a me con tono divertito.
Si girò verso di me e scosse la testa, un po' imbarazzato -Di solito tengo a bada omoni, non ragazzi.- mormorò anche lui con un sorriso.
Gli diedi una spinta con la spalla e mi rivolsi ai ragazzi davanti a noi -Basta per oggi ragazzi. Avrete tutto il tempo che volete per parlare con Logan, ma oggi siamo tutti stanchi e vi dovrete ancora cambiare e la nostra mascotte si è già addormentata.- dissi accennando con la testa a Rob che dormiva allacciato al braccio di Logan.
O mio Dio... come faccio a staccarlo adesso.
Alex si alzò -Su ragazzi, tutti a casa, che gli adulti devono fare i fatti loro.- disse.
-Alex!- lo gridai mentre Logan abbassava la testa, imbarazzato -Prendi le chiavi e chiudi tutto quando finite. Renditi utile una volta ogni tanto!- dissi alzandomi e lasciando Rob seduto, anzi, semi-disteso accanto all'uomo, a suo padre.
Sembra strano dirlo ore che lui è qui.
"Suo padre".
Un padre che non c'è mai stato. Ma, infondo, la colpa non è del tutto sua, ma anche mia che non mi sono mai minimamente sforzata di rintracciarlo, non ci ho nemmeno provato, in verità.
Ecco che i miei sensi di colpa ritornano a galla.
-Jennifer...- sentii la sua voce ridestarmi dai miei pensieri.
Spostai lo sguardo da Rob al ragazzo e lo trovai con un sorriso sulle labbra.
-Si?- 
Si alzò lentamente, prendendo Rob con delicatezza tra le sue braccia -Hai la macchina?-
Scossi la testa -No, siamo venuti a piedi.-
Lui annuì con una certa soddisfazione negli occhi, mentre notava le braccine di Rob che si allacciavano intorno al suo collo, leggere.
-Vi do' un passaggio io, allora!-
Oh no.... no, no, no, no, no, no, NO! Non con lui, non nella sua macchina.
-No, non c'è bisogno, davvero. Chiamo Ed e gli dico di venirci a prendere.- dissi velocemente mentre allungavo una mano per riprendere Rob, ma lui me la schiaffeggiò amichevolmente.
-Non si discute. Il passaggio ve lo do' io. Non disturbiamo quel povero ragazzo a mezzanotte.- sussurrò per non svegliare il piccolo e mi sorrise.
Se non la smette di sorridere, mi manderà il cervello a quel paese.
Una volta arrivati alla macchina, aprì la portiera con uno scatto veloce e adagiò dolcemente Rob sui sedili posteriori, per poi chidere la portiera, aprire la mia, farmi accomodare e, infine, andare al suo posto.
Non ha perso la sua galanteria nel tempo.
-Allora, dove vi devo accompagnare?- chiese con un sorriso enorme.
Ma lo fa apposta o cosa?
-Alla mia vecchia casa- mormorai anch'io sorridendo mentre lui accendeva il motore.
-E tuo padre dove sta?- domandò uscendo dal parcheggio.
-Oh, lui ha lasciato la casa a me e si è comprato una casetta fuori città.- dissi guardando il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino.
Il suo odore, la sua voce chiara e calma, sua guida tranquilla mi fecero rilassare i muscoli, facendomi aderire perfettamente al sedile in pelle.
La devo smettere!
Jennifer, riprenditi! Hai un ragazzo, porca miseri! Un gran bravo ragazzo, per giunta!
-Qualche problema?- chiese lui.
Scossi la testa, sorridendo un po' freddamente.
.Non dire cavolate, ti conosco, o almeno conoscevo, so quando menti.-
Sbuffai.
Dovevo dire la verità? Allora l'avrei detta.
-Ok, va bene, ci sarebbe qualcosa che non va e non è a tuo favore da una parte. Sono felice che tu sia tornato e mi fa piacere ad averti come collega di lavoro, non vorrei nessuno altro affianco perchè ci conoscevamo alla perfezione. Ma non riesco a scrollarmi di dosso la sensazione di tradimento. Per questo preferirei rimanere solo colleghi.- mormorai.
Lui serrò per un istante la mascella e strinse le mani più forte al volante, ma dopo un po' si rilasso o, almeno, ne diede l'impressione.
Annuì piano e fece un sorriso stiracchiato che non coinvolse gli occhi. Non aveva niente a che fare con i suoi sorrisi, quelli belli.
-Se questo è il tuo desiderio, chi sarei io per non rispettarlo?- chiese a bassa voce, forse cercando di non far traspirare le sue emozioni.
Ma il dolore provocato dalle mie parole si percepiva nitidamente.
Da quel momento nell'abitacolo si instaurò un pesante aria d'imbarazzo che lui non provò a smorzare nemmeno con la radio che rimase spenta.
I restanti minuti per arrivare a casa sembrarono interminabili e quando parcheggiò restai seduta, senza sapere cosa dire e come dirlo.
Fu lui a sospirare e mormorare -Porto Rob in camera e me ne vado.-
Senza farmi dire niente, scese dalla macchina, aprì la portiera a me e la rinchiuse delicatemente quando scesi.
Poi si affrettò a prendere Rob fra le braccia, stando attento a non svegliarlo e aspettò che lo precedessi sul vialetto per aprire la porta.
Mi affrettai a farlo e lui mi chiese ancora a bassa voce qualche fosse la camera di Rob e io gli feci segno di seguirmi.
Lo mise sotto le coperte come farebbe se sapesse che è suo padre, lasciandogli poi un dolce bacio sulla fronte.
Scendemmo al piano inferiore e lui si fermò poco prima di uscire.
Mi guardò per un attimo poi mormorò un semplice e freddo -Ciao-, girando in seguito i tacchi per andarsene.
Senza rendermene conto, il suo nome uscì alto dalle mie labbra.
Si girò confuso e io gli sorrisi.
-Grazie. Per il passaggio e per Rob.-
Sorrise anche lui e mi salutò con una mano, per poi salire in macchina e partire, inghiottito dopo poco nel buio della notte.








Angolo autrice.
Buona sera bella gente!
Prima di tutto, ringrazio quelle sante anime che hanno messo questa storia tra preferiti/seguiti e un grazie speciale a chi ha recensito, ma grazie anche alle splendide 200 anime silenziose che leggono questo... obbrobrio, ecco.
Passiamo alle notizie del capitolo...
"Freckles" è al terzo posto delle "storie più popolari" della categoria "Big Time Rush" per essersi guadagnata 17 "preferiti".
Ma io posso amarvi più di così?! Voglio dire, cavolo, non me lo sarei mai aspettata!
Vero, 17 sono niente in contfronto a 100, ma per me è un traguardo enorme, giuro.
Inoltre, le visite solo al primo capitolo di "Freckles" hanno raggiunto il bel numero di 2 000, ve ne rendete conto?!
Passando al capitolo odierno per non rompervi ancora le palle con cose che non interessano a nessuno...
Vi è piaciuto l'incontro tra i due? E il finale? >:D
Amo tenervi sulle spine muahahahahahahahah
Ma passando a cosa dolciose... il Rob attaccato a Logan ve lo siete immaginate? Non sembra un koala? :3
E con questa cazzata, io vi saluto, sperando di sopravvivere ai vostri attacchi nucleari questa notte :')
Buona notte,
Un  abbraccio,
Wiky


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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


Lunedì. Di nuovo.
L'inizio di un'altra estenuante settimana. Settimana in cui ricominciano gli allenamenti di football.
Se prendiamo in considerazione il fatto che l'ultima chiacchierata con Logan non è stata particolarmente piacevole, beh, non sono molto felice di dovermi alzare.
E se mi dessi per malata? No, non è decisamente una buona idea.
Sentii un insistente e snervante "bip" proveniente dalla mia sinistra e lasciai cadere la mia mano a peso morto sulla sveglia per spegnerla.
Fantastico.
Sbuffai pesantemente e appoggiai i piedi sul parquet freddo, facendomi venire i brividi.
Guardai Ed al mio fianco e non riuscii a pensare ad altro se non al fatto che è sicuramente furioso del mio tardo rientro, anche se non ne parla da tutta la settimana, e alla differenza tra lui e Logan.
E l'ultima cosa non mi fece piacere.
Non voglio innamorarmi di nuovo di lui. Non voglio perchè questo infrangerebbe ogni promessa che mi ero fatta dopo essere stata abbandonata.
Sbuffo e faccio per alzarmi, ma sento il braccio circondato da una mano enorme, quella di Ed.
-Devo parlarti.- sento la sua voce dietro di me, roca per essersi appena svegliato.
-Adesso non posso, sarò in ritardo per lavoro.-
-Non ti succederà niente se una volta ogni tanto arrivi in ritardo. Io invece devo parlarti di una cosa seria.-
ribattè lui, mettendosi a sedere e senza mollare la presa su di me.
-E di cosa devi parlarmi?-
-Di Henderson.-

Mi scrollo di dosso la sua mano, all'istante.
Non ho voglia di subirbi la sua scenata di gelosia, immotivata tra l'altro, soprattutto se deve essere fatta alla sette e cinque di mattina.
-Senti Edward, non mi va di parlarne adesso, punto primo. Punto secondo, saranno anche  affari miei con chi esco e con chi non esco, e anche a che ora torno. Terzo, non abbiamo fatto niente, abbiamo solo fatto tardi e, visto che stavo a piedi, mi ha gentilmente riportato a casa.- dissi alzandomi dal letto per prendere dei vestiti dall'armadio.
-Che ci faceva a casa nostra?- chiese con filino di rabbia nella voce.
'A bello, questa è casa mia, tu non c'entri praticamente niente qui, pensai senza dirlo ad alta voce.
-Ha solo riportato, gentilmente come prima, Rob a letto. Si era addormentato e per non farmelo portare in braccio, l'ha messo lui a letto. Non vedo cosa ci sia di male.- mi stavo scaldando, brutta cosa.
-C'è di sbagliato che dovresti pensare un po' a chi fai frequentare a tuo figlio!- esclamò lui a voce alta, rosso di rabbia.
Ma lui non era l'unico arrabbiato, anzi, furioso nella stanza.
-Credi che non sia abbastanza responsabile per sapere cosa sia meglio per mio figlio? Lo credi davvero? Allora penso che ci dovremmo prendere una pausa di riflessione per un po', noi due.- conclusi con le mani tremanti e la voce ferma.
Vidi qualcosa in lui incirnarsi. La paura forse?
-No, non intendevo questo. Volevo solo farti riflettere sul fatto che, per una sola sera, hai fatto avvicinare molto Rob e Logan. Non vorrei che Rob ci rimanesse troppo male quando Logan se ne andrà.- rispose, questa volta con voce più morbida, più dolce.
Alzai gli occhi al cielo: pessimo tentativo di scusarsi.
Anche se sull'ultima parte aveva ragione, ma non potevo dargliela vinta.
-So quello che è meglio per Rob e se gli ho fatto conoscere Logan significa che ho pensato che il piccolo avesse il diritto di conoscere suo padre, anche senza sapere chi è. Ok?- lui annuì - Perdetto. Adesso esco da qui, tu non mi rompi più e vado a lavoro con Rob. Ci vediamo di sera.- conclusi e senza nemmeno dargli l'opportunità di ribattere, uscii velocemente dalla stanza.
Ripetei la stessa routine quotidiana insieme a Rob e verso le sette e mezza eravamo già fuori casa.
Avrei avuto venticinque minuti per parlare con April, considerato che stavamo prendendo la macchina.
Feci salire Rob sui sedili posteriori e gli misi la cinuta di sicurezza, salendo poi al mio posto.
-Perchè oggi Ed ha gridato, mamma?- chiese Rob innocente, con ancora la voce un po' assonnata.
Impallidii quasi impercettibilmente e una risatina nervosa uscì involontariamente dalle labbra -Ma che dici? Non ha gridato.- dissi accendendo il motore mentre lo guardavo dallo specchietto retrovisore.
Incrociò le braccia al petto -Certo. Allora quello che mi ha svegliato era il canarino del vicino.- 
Scoppiai a ridere. Ha preso uno dei miei peggiori vizi: essere troppo sarcastico.
In effetti aveva ragione: quando ero andata a svegliarlo, lui era già sveglio.
-Ok, ok, sì, ha gridato un po', ma niente di preoccupante.- dissi con calma, sperando sinceramente che non facesse altre domande.
-Stava parlando di me, vero?- domandò ancora e io non riuscii a mentirgli -Cosa ha detto su di me?- chiese ancora, interpretando bene il mio silenzio.
Scossi la testa -Era solo preoccupato del fatto che siamo tornati tardi.- lo assicurai.
Lo vidi sorridere e annuire, ma appena tolsi lo sguardo dallo specchietto lo sentii sbuffare.
Sorrisi scuotendo la testa e partii, arrivando in quattro e quattr'otto al bar.
Parcheggiai e spedii Rob dentro, visto che cominciava a piovigginare.
Chiusi la macchina ed entrai con calma nell'edificio, dove Rob stava parlando allegramente con Max, il ragazzo che sta dietro al bancone delle caramelle.
Io, invece, mi diressi verso il bancone dei muffin e dei cupcake, dove c'era April che mi sorrideva.
-La macchina di tua madre tiene ancora bene, eh?- domandò diverita.
Annuii -E sì. E per ora non ho nemmeno intenzione di cambiarla. Ma cambiamo discorso... James quando torna?-
-Dovrebbe tornare questa settimana, venerdì credo. Spero che non gli sia successo niente. Non lo sento da una settimana.- rispose perdendo quel suo sorriso allegro sempre presente.
Inizio a sentirmi veramente egoista.
Mentre io mi preoccupo per cose banali come la ricomparsa improvisa di Logan, lei si deve preoccupare per James che rischia ogni giorno la vita.
Mi chiedo come faccia a resistere, senza controllare ogni dieci secondi il cellulare, di conseguenza senza impazzire.
Credo che io lo farei se sapessi Logan in guerra, sul campo e non in un comne e monotono ufficio in città.
Aspetta... ho detto Logan? Volevo dire Edward!
Sono messa peggio del previsto... Fantastico.
Sì, "fantastico" è la parola giusta, credo.
-Hey, c'è qualcuno nel Loganland?- chiese April, un po' scocciata.
Arrossii leggermente perchè, ne sono convinta, non era la prima volta che me lo chiedeva, ma mi indignai comunque per un attimo -Non stavo nel Loganland!- mi guardò con un sopracciglio alzato e un sorriso sarcastico sulle labbra -Si, ok, ci stavo pensando, ma solo un attimo.-
-Che mi dici su 'sta questione?
- chiese di nuovo lei, mentre Rob tornaa felice con un pacchetto di caramelle e un muffin tra le manine.
-Preso tutto?- dissi sorridendo al bambino mentre tiravo fuori i soldi.
Lui annuì mentre April mi porse un bicchierone con il mio caffè.
Le porsi i soldi e mi fece segno di continuare da dove mi sono fermata.
Feci un cenno col capo a Rob per farle intendere che non potevo parlare, ma prima che lei mi mandasse a quel paese, sentii il piccolo, che aveva seguito i nostri movimenti, sbuffare e alzarsi.
-Ho capito. Io, mamma, vado a vedermi un po' di cartoni laggiù.- dissa saltando poi da uno sgabbello più altro di lui.
April rise divertita -Tuo figlio è tutto suo padre.- mormorò tra una risata e l'altra.
Alzai un sopracciglio -Cosa intendi?-
Rise ancora più forte -Intendo dire che è furbo, svelto ed intelligente, quando occorre.-
-Ah, perchè, io non lo sono?.-
Sogghignò -Non molto!- ma dopo un mio pugno sulla spalla aggiunse subito un -Scherzo, scherzo!-
Guardai l'orologio del mio cellulare -Abbiamo un quarto d'ora per finire quello che stavamo dicendo.- la informo.
-Allora, che mi dici sul nuovo Logan?-
Alzai le spalle -Niente di che. Non ci parliamo dalla partita, ma voleva rialacciare i rapporti. Ma è stato carino a riaccompagnarmi a casa, di sera.-
Sorrise -Secondo me, dovresti dargli una seconda possibilità.-
Alzai le sopracciglia -In che senso "una seconda possibilità"?-
-Beh, cerca di "attaccare bottone" tu. Prima l'ha fatto lui, adesso tocca a te.-
-Come se io non lo volessi. E' lui che mi ignora o mi risponde a monosillabi, non è mica colpa mia!-
dissi inghiottendo un sorso di caffè.
Mi guardò decisamente male -Grazie al cazzo!- si trattenne per non alzare troppo la voce -Sei stata delicata quanto un mammut in una stanza di cristallo!-
Sbuffai -Dettagli.-
-Dettagli un corno, proprio.-

Lanciai un'occhiata all'orologio -Uh, ma guarda come si è fatto tardi! Rob, dobbiamo andare.- dissi alzandomi e dirigendomi verso Rob che ci guardava divertito.
-Parlagli da persona normale oggi!- sentii April gridare prima che oltrepassassi la porta.
Mentre io alzavo gli occhi al cielo, Rob scoppiava a ridere e bofonchiava qualcosa che si avvicinava al -Non chiedo nemmeno cosa è successo.- facendomi nascere un sorriso sulle labbra.
Entrammo a scuola, affollata dai ragazzi che parlavano, correvano e ripetevano, dirigendoci verso la biblioteca visto che era il mio turno.
-Cosa vuoi fare oggi?- domandai al piccolo, scompigliandogli i capelli.
Lui alzò le spalle -Non lo so mamma. Forse ascolto un po' di musica. O disegno... o guardo qualche fumetto.- disse con un sorriso.
Su questo, come su tante altre cose, Rob non dà problemi.
Per quanto la vita in una scuola fosse noiosa, lui non si lamentava mai e trovava sempre qualche cosa per tenersi occupato, senza mai annoiarsi.
Presi la chiava dalla tasca posteriore dei miei jeans e la misi nella serratura, scoprendo con mia grande sorpresa che fosse già aperta.
Ma la mia sorpresa fu ancora più grande quando aprii la porta e trovai Logan seduto a un dei grandi tavoli, intento a guardare un grande libro.
Alzò lo sguardo curioso.
Appena i nostri occhi si incontrarono gli rivolsi un debole sorriso, salutandolo poi con la mano.
Anche lui mi rivolse un piccolo sorriso e salutò Roberto che si stava praticamente sbracciando.
Mi diressi verso le ampie finestre ed aprii le tende, andando poi a scegliermi un libro, fermata però da Rob che mi strattonava la manica del maglione.
Mi fece segno di abbassarmi e quando lo feci mi sussurrò all'orecchio -Mamma, posso andare da Logan?-
Sorrisi ed annuii lasciandogli una carezza sulla testa.
Mentre lui correva dall'uomo, io mi inoltrai tra gli scaffali e non ne uscii finché non trovai il libro che cercavo.
Feci dietro front e lo lasciai sul mio bancone, avviandomi poi verso la postazione dei computer e dei tablet, ma la voce sussurrata di Logan mi fece girare.
Mi accorsi che aveva Rob sulle spalle e sentii una strana sensazione sullo stomaco.
-Ho acceso tutto io, non ti preoccupare- disse senza togliere gli occhi dal libro che aveva davanti, su cui indicava qualcosa al piccolo.
Sorrisi.
-Da quando in qua Henderson si interessa di libri?- chiesi con tono scherzoso.
Cosa c'è di meglio dello scherzare un po' per rompere il ghiaccio? A mio parere,  niente.
Alzò lo sguardo, finto indignato -Guarda che mi sono sempre piaciuti i libri, Brown-
Alzai le sopracciglia, incrociando le braccia al petto, avanzando di qualche passo e abbassando gli occhi sul librone che aveva davanti.
-Oh, beh, sì, lo sapevo che i libri con le immagini e poche scritte ti interessavano, sì, hai ragione.- dissi io, alludendo all'Annuario che stava guardando.
Guardai meglio e notai che era l'annuario dell'anno in cui c'ero anch'io e stava aperto sulla pagine dei gurppi sportivi.
Mi venne istinitvamente da sorridere vedendo la foto della nostra squadra.
-Mentre tu mi prendi in giro, io mostro a tuo figlio che schiappa che eri ai tempi della scuola.- disse facendomi la linguaccia come se fosse un bambino.
Scoppiai a ridere -Scemo...- mormorai poco prima che Rob mi tirasse per la manica.
Mi guardò per un attimo con un enorme sorriso sul volto, poi annuì convinto e mi disse -Io vado a disegnare, mamma.- poi corse verso il bancone dei prestiti, dove, teoricamente, dovrei starci anch'io.
Tesi un mignolo a Logan, ridendo -Pace, pace di Gesù?- chiesi.
Rise piano anche lui -Pace, pace di Gesù.- affermò stringendomi vigorosamente la mano.
Guardai di nuovo la foto della squadra -Mi mancano quei momenti- mormorai facendo ricadere la mano lungo il mio fianco.
Sospirò -Anche a me, credimi- poi mi guardò e sorrise -Ma adesso sarà tutto più sopportabile, sapendo che ho fatto pace con te.-
Risi di nuovo -Stai cercando di abbordarmi? Devi aggiornarti Henderson, le tecniiche di rimorchiaggio si sono evolute e non poco dai tempi del Liceo.-
Mi diede una spinta mentre ridacchiava -Ti ho già "abbordato"- fece le virgolette -una volta, la seconda non dovrebbe essere poi tanto difficile.- sussurrò facendomi l'occhiolino.
Gli diedi una sberla dietro la testa, cercando di trattenere, o meglio, pregando di trattenere il rossore -Sbruffone.-
Sorrise mostrando i denti -Io posso pure essere uno sbruffone, ma una ragazza sta aspettando al bancone.-
Mi girai con imbarazzo e notai che c'era davvero una ragazza che aspettava pazientemente al bancone.
Corsi, quasi letteralmente, da lei e notai con piacere che era la stessa ragazza che si era persa quasi una settimana prima.
-Scusami- dissi a bassa voce. Lei scosse la testa sorridendo -In cosa posso aiutarti?- continuai.
-Dovrei trovare un libro, ma non so in che scaffale lo posso trovare.- disse.
Mi sedetti davanti al computer centrale e, involontariamente, l'occhio mi cadde su Logan.
Mi stava osservando spudoratamente, senza imbarazzo e, soprattutto, senza prendersi la briga di abbassare o deviare lo sguardo.
Sfacciato.
Dopo aver trovato il libro che la ragazza cercava, un classico di Tolstoj, mi avvicinai di nuovo al ragazzo che adesso aveva un libro della Rowling davanti e che adesso mi sorrideva sghembo.
Lo guardai per un po', poi alzai un sopracciglio.
-Pronto per gli allenamenti?-
Annuì -Sì. Non vedo l'ora di conoscere i ragazzi.- disse entusaista.
Sorrisi -Sono fantastici. La maggior parte erano bulli o emarginati, ma giocano da favola e sono tutti molto cambiati.-
-E brava la nostra coach... Mi fa piacere che giocano bene. E lo hanno anche dimostrato nella partita. Ma come mai non ci sono stati più allenamenti per più di mezza settimana?-
-Di solito lascio ai giocatori qualche giorno per riposarsi, dopo una partita. E poi, li serviva tempo per comprendere bene il fatto che sarai tu il nuovo secondo allenatore.-
dissi sorridendo.
Lui annuì -Non vedo l'ora di parlare con loro, allora!-
Sorrisi, ma con la coda dell'occhio vidi una piccola fila formarsi davanti al bancone.
-Scusami Logan, ma devo andare...- dissi alludendo alla fila.
Sorrise e mi salutò con la mano.
Ricambiai il gesto r mi diressi di nuovo vero il bancone.
Mentre registravo i prestiti e sentivo Rob diseganre al mio fianco, un sorriso spuntò sulle mia labbra.
Massì, dai, si può dire che il ghiaccio è stato rotto.
Ed è andata meglio del previsto.





Angolo autore

Non so se preoccuparmi o meno della vostra reazione, sul serio, non sto scherzando.
Non so se nascondermi dietro a Peeta Mellark e sperare che lui mi salvi o uscire allo scoperto...
Sono scomparsa, di nuovo, per circa due mesi, ne sono consapevole, ma posso spiegare!
I miei personaggi hanno mandato a puttane (scusate la poca finezza) ogni mio programma per la storia e mi hanno fatto rifare (soprattutto Jennifer e Logan, che voi siate maledetti!) circa quattro capitoli che erano già belli e pronti.
E' stata una di quelle volte che sono stati i personaggi a prendere possesso della penna e non io.
Comunque, passando alla storia...
Finalmente April ha fatto ragionare quella testa di capra di Jennifer (ditelo che la volete far santificare anche voi!). E vogliamo parlare dell'intelligenza di Rob? Quel bambino, secondo me, non è figlio né di Logan né di Jennifer... Ha una mentalità troppo fine.
E la sfuriata di Ed, che ne pensate? Siete ancora convinti che non prova niente per Jen?
Comunque, volevo veramente ringraziarvi per lo stupendo "traguardo" che mi avete fatto raggiungere: dieci recensioni e più di millecinquecento visualizzazioni in soli TRE capitoli. 
Non penso che io possa volervi più bene di così, credetemi.
 

Voglio ringraziare ogni persona che segue questa storia. Non so cosa ne potrà mai uscire, ma ve ne sono grata.
Ringrazio, inoltre, tutte le persone che mettono questa fan fiction nelle preferite/ seguite/ ricordate.
Non immaginerete mai quanto io ve ne posso essere grata.
Ringrazio anche chi recensisce, senza distinzione se siano commenti positivi o negativi, perchè, in entrambi i casi, sono ben accetti e utili a migliorare ciò che scrivo.
Ringrazio coloro che mi hanno seguito fin dall'origine di tutto ciò, dal primo capitolo di "Freckles" che, tra l'altro ha avuto un successo che non mi sarei mai aspettata, con 22 preferiti, più di sette mila visualizzazioni e 38 stupende recensioni, finendo, in questo modo, al secondo posto delle "Storie più popolari" di questa categoria.
E tutto questo è stato realizzato solo e unicamente da voi e io non vi sarò mai abbastanza riconoscente.
E, ultimo, ma non per importanza, voglio ringraziare le autrici di "Colors", perchè, anche se non mi conoscono e credo mai lo faranno, mi hanno ispirato tantissimo con la loro trilogia, sia in termini di stesura che per il modo di narrare e descivere una storia, miglirando di molto lo schifoso modo con sui lo facevo prima.


 

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


                             






-Dieci giri di campo!-
-Mamma... non credi di esagerare di esagerare un po'?-
senti dire da una vocina dal basso.
Alzai un sopracciglio e sorrisi -Nah, non credo-
-Io, invece, sono d'accordo con Rob-
disse una voce dietro di me.
Mi incrociai con le braccia al petto.
Un Logan in pantaloncini e canottiera mi fissava nella stessa posa che avevo assunto io.
-Dici? Perchè non ne sono così sorpresa? Vi conoscete a malapena e già c'è complicità. Ditemi, state cospirando contro di me?- 
Si scambiarono un'occhiata.
-Nah- esclamarono entrambi -Ma secondo me, hai comunque esagerato-
Gli lanciai il fischietto -Va bene, disgraziati, oggi voi fate da allenatori e io da studente-
I due si guardardarono con un sorriso che non prometteva nulla di buono.
-Ragazzi!- gridò Logan per attirare l'attenzione su di se' -Oggi si fa sul serio- aggiunse mentre metteva il cappello sulla testa di Rob che rideva divertito.
-Suvvia, non può essere peggio dela coach!- disse McKinley.
-Oh, grazie. Lo terrò a mente- dissi ridendo.
-Credimi ragazzo quando ti dico che ringrazierai chiunque tu voglia per avere come allenatrice Jennifer e non me. Stiamo perdendo tempo in chiacchiere. Brutta cosa. O fate venti giri di campo o cento flessioni. Scegliete voi- disse sicuro, con tono neutrale.
Niente emozioni, niente compassione.
Sembrava un Marines. Potrebbe competere con James.
Vidi il gruppo dividersi: dieci andarono più o meno al centro del campo per fare le flessioni, mentre gli altri, compresa me, andarono a correre.
-E niente chiacchiere. Chi parla farà scatti di venti iarde per un'ora- sentii dire da Logan.
Scossi la testa e ridacchiai sotto i baffi.
Quando guardai nella sua direzione lo trovai con rob sulle spalle che teneva attentamente sott'occhio il gruppo delle flessioni, fiero del compito appena ricevuto.
Alla fine del ventesimo giro mi tirtovai con il fiato cortissimo e vidi Logan sogghignare mentre mi guardava.
-Brown! Un po' fuori forma, huh?- chiese reteorico il ragazzo. Rob gli sussurrò qualcosa all'orecchio, ancora comodamente seduto sulla sua alta postazione e lui scoppiò a ridere -Oh sì, l'ho notato piccolo- due secondi e riprese la maschera della neutralità -E ora correte sulle gradinate finchè Rob non vi dice di finirla-
Andarono così per tutto il pomeriggio, divertendosi a nostre spese.
Quando sentimmo -Basta così per oggi- uscire dalle labbra di Logan, tirammo tutti un enorme sospiro di sollievo.
Eravamo sfiniti, sudati e puzzavamo come porci, ma, infondo, mi ero divertita.
Corsi subito negli spogliatoi femminili, dove avevo un cambio.
O meglio, dovevo averlo.
-Cazzo...- sbottai sbattedo lo sportello dell'armadietto.
-Qualcosa che non va?- sentii la voce di Logan alle mie spalle.
-E tu che fai, mi pedini?- 
-No, stavo solo passando di qua e ti ho sentito imprecare-
-E' che mi sembrava di avere un cambio, ma è sparito- 

Si tirò giù lo zaino che avevo sulle spalle, e che io non avevo notato.
-Ho un paio di pantaloncini e una maglietta. Ti andranno un po' larghi, ma meglio di niente- sorrise porgendomi gli indumenti.
Li afferrai e gli sorrisi -Grazie. Rob?-
-Credo sia andato in bagno-
disse continuando a sorridere, la spalla appoggiata allo stipide della porta.
Rimanemmo così per qualche minuto, poi mi grattai imbarazzata la guancia.
-Ehm, Logan, mi dovrei fare la doccia, sai...- 
-Non sarebbe la prima volta che ti vedrei senza maglietta-
disse assumendo un sorriso malizioso.
Arrossii fino all'inverosimile, abbassando la testa per coprirmi le guance con i capelli.
Sentii la sua risata riempire l'aria, facendomi arrossire di più.
Alzai gli occhi su di lui, vedendo che si voleva avvicinare, ma poi cambiò idea.
-Sto scherzando, scema. Lavati con calma- disse uscendo dalla stanza -Vado a prendere Rob e te lo porto- agginse quando era ormai nel corridoio vuoto.
Sospirai e mi sciacquai la faccia con l'acqua gelata.
Chiusi la porta della stanza e andai a farmi una doccia veloce.
Uscii avvolgendomi nell'asciugamano e mi girai verso lo specchio.
Iniziai a tirare giù il pezzo di stoffa per asciugarmi.
-Eccoti Rob. St...- cominciò a dire Logan, per iniziare poi a balbettare a bassa voce sulla porta.
Automaticamente portai le mani all'asciugamano, tirandomelo di nuovo addosso, considerato che era sceso alla vita.
Lo guardai imbarazzata, rossa in viso, con le mani che tremavano quasi impercettibilmente, mentre i suoi occhi, notai con piacere/ vergogna, non potevano fare a meno di fare un veloce viaggio sul mio corpo, per poi ritornare sui miei occhi, con le labbra leggermene socchiuse e un po' di rossore sotto la sua leggera barbetta presente sulle guance.
-Scusa- mormorò infine, mettendo una mano dietro di se', sicuramente per spingere piano Rob in modo da passare.
Rimasi immobile ancora per un po', lo sguardo fisso sulla porta chiusa, mentre il respiro cominciava a diventare di novo regolare a poco a poco.
Mi girai velocemente verso il lavandino e mi buttai di nuovo acqua sul viso, giusto per cercare di riprendermi un po'.
Valutai l'idea di buttarmi di nuovo sotto la doccia, m alla fine la scartai.
Cominciai ad asciugarmi lentamente e con cura, ma la mia mente non poteva fare a meno di pensare a cosa avrei fatto, o meglio, come dovevo comportarmi quando avrei visto Logan tra qualche minuto a questa parte.
Fare come se niente fosse successo?
Sì, probabilmente era la decisione più saggia da prendere, credo.
Cominciai a infilarmi i vestiti prestatimi da Logan e, guardandomi, non potei fare a meno di ridere: dentro quei vestiti ce ne starebbero almeno due di me.
La maglietta mi arrivava a tre quarti di coscia, quindi me la legai più o meno alla vita e misi la mia cintura ai pantaloncini che scivolavano giù a ogni passo.
Infilai i vestiti sudati nel mio zaino e, ancora ridacchiando, uscii dal bagno.
Uscii dagli spogliatoi e mi guardai intorno per vedere dove stessero quei due ma, non trovandoli nel campo, mi diressi verso il parcheggio della scuola, dove, infatti accanto alla bella moto di Logan.
Aspetta.
Ma quella è la moto che aveva da ragazzo.
Un sorriso involontario mi si dipinse sulle labbra ripensando a quanti viaggi fuori orario avevamo fatto con quella.
Sospirai e mi avvicinai, interrompendo la conversazione instaurata dai due.
Logan mi rivolse un sorriso di scuse e poi spostò velocemente lo sguardo su Rob, fortemente imbarazzato -Ecco la mamma. Visto che non l'abbiamo persa?- gli chiese prendendomi un po' in giro.
Sorrisi guardandoli e scossi un po' la testa.
Logan, fammi un favore: mettiti gli occhiali da vista, per l'amor di Dio.
-Di cosa stavate parlando di tanto interessante?- chiesi circondando le spalle di Rob da dietro.
Logan si appoggiò alla moto, braccia incrociate al petto, sguardo da "cattivo ragazzo" -Stavamo facendo dei discorsi da uomini- 
Risi alzando un sopracciglio -Tipo?-
-Tipo che io nostro qui presente piccolo Rob vorrebbe farsi un giro su questo mostro nero, che sarebbe la mia moto-
disse strizzando l'occhiolino all'ometto davanti a me.
-E tu gli hai risposto che...?- chiesi io.
Un sorriso gli illuminò il volto, facendolo ritornare bambino -Che se la mamma glielo permetteva, gli potevo far fare un giro.Eddai! Eddai eddai eddai! Fagli fare un giro! Andrò piano, prometto- esclamò dopo poco con voce supplichevole ma giocosa.
Alzai gli occhi al cielo, poi guardai Rob.
-Adrenalina dipendente come suo padre- borbottai a bassa voce.
-Ah si, anche Edward è un adrenalina dipendente? Abbiamo una cosa in comune, allora!- disse con un sorriso mentre tirava un casco da sotto la sella.
Forse non abbastanza a bassa voce, se adesso ci penso.
Povero ingenuo. 
"Il padre sei tu, razza di idiota!" mi venne da pensare ma, fortunatamente, mi trattenni.
-Ehm... sì, proprio così- mentii spudoratamente, cambiando subito discorso -Comunque, va bene, accontentiamo questa piccola peste- dissi infine, rassegnata.
Si girarono entrambi verso di me, sbalorditi -Davvero?-
Risi -Solo perchè mi fido e mi lascio abbindonare da te!- esclamai puntando un indice accusatorio verso il petto di Logan, facendolo arrossire con chissà quale ricordo che gli passava per la testa -Quindi, se succede qualcosa a n... a mio figlio, giuro che ti taglio il tuo amichetto- dissi con voce scherzosa ma lo sguardo serio.
Dopo cinque secondi mi resi conto che stavo per fare un errore madornale.
Stavo per dire nostro, ve ne rendete conto?!
Fortunatamente Logan non sembrò farci caso e io mi permisi di tirare un impercettibile sospiro di sollievo.
Mentre io mi davo della stupida, Logan prese Rob e lo fece sedere sulla moto, dopo avergli messo il casco.
Incontrai il suo sguardo e mi sorrise, ancora molto imbarazzato e io ricambiai.
Si sedette dietro il bambino e spinse la moto in avanti per togliere il cavalletto.
Sussurrò qualcosa all'orecchio del piccolo che annuì e si strinse di più a lui mentre accendeva il motore. Lo fece ruggire per un po', facendo sorridere così il piccolo.
Con una mano lo spinse ancora di più contro di se', in modo da "intrappolarlo" tra il suo petto, il manubrio e il sedile.
Iniziò ad accellerare lentamente, facendo dei giri intorno al parcheggio vuoto.
L'aria veniva riempita dalla risata di Rob e dai suoi urletti eccitati, accompagnati dalla risata forte e roca di Logan.
Mi appoggiai alla mia macchina e li osservai per bene.
Solo in questo momento mi sto rendendo conto che Logan sta facendo divertire Rob più in un giorno che Ed in un intera settimana.
Che, tra l'altro, Rob gli ha permesso di avvicinarsi a lui senza niente, un cosa alquanto insolita.
Se lo facessi notare a chiunque conosca Roberto, senza però fargli sapere che Logan è suo padre biologico, noterebbe che c'è inevitabilmente qualcosa sotto.
I due cominciarono a rallentare, fermandosi accanto a me.
Rob aveva ancora un sorriso emozionato stampato in faccia, mentre Logan aveva un'espressione rilassata e potrei anche dire... beata.
Un piccolo sorriso mi si formò spontaneo sulle labbra.
-Allora, Madame Brown, che ne dite, potrò prendere un'altra volta vostro figlio per farlo divertire di nuovo?- chiese Logan, usando il suo miglior tono da galantuomo dell'Ottocento, facendo anche una specie di inchino dopo essere sceso dalla moto.
Risi e Rob mi seguì a ruota, trovando altamente strano e divertente il comportamente del giovane uomo che aveva davanti.
-Ci penserò, Sire, e vi farò sapere al più presto. Adesso, se volete scusarmi, devo portare questo fanciullo alla sua dimora- dissi anch'io imitando un inchino delle donne con i lunghi vestiti, chinandomi un po' e allargando i pantaloncini.
Toccò a Logan scoppiare a ridere.
Slacciò abilmente il casco a Rob che ci guardava molto divertito anche se, probabilmente, aveva capito poco e niente. Lo fece scendere dal suo "mostro nero", depositndolo piano sull'asfalto.
Guardò la mia macchina e la risata gli scomparve dalle labbra, lasciando spazio a un sorriso malinconico.
-Quella è ancora la macchina di tua madre?- domandò piano.
Lo sguardo mi cadde sul piccolo che, affascinato da una lucerto tardiva, non prestava molta attenzione a noi.
Sorrisi e passai una mano sul tettuccio bianco.
-Già. La vecchia, cara BMW si tiene bene per avere otto anni- dissi rivolgendogli un sorriso.
Sorrise anche lui -Mi mancano gli altri- mormorò a bassissima voce -Hai da fare in questi giorni?- domandò subito dopo, cambiando velocemente argomento.
Alzai un sopracciglio, stupita dalla domanda -Beh, no, non credo. Domani devo solo accompagnare April all'aereoporto per prendere James, poi sono libera-
Sgranò gli occhi -Ti sei tenuta in contatto con April e James?- domandò stupito, sempre con voce sussurrata, forse quasi con la paura di essere preso in giro.
Sorrisi rassicurante -Certo! E anche Carlos sta nelle vicinanze. Lui va ancora al college, sta all'ultimo anno. April lavora nel bar davanti la scuola e James, che è suo marito, non so se lo sai, sta nell'esercito e torna domani pomeriggio- lo guardai e mi fece tenerezza con lo sguardo smarrito e forse un po' intimidito -Se vuoi vieni anche tu domani. Sono sicurissima che farebbe piacere a tutti rivederti- aggiunsi per rassicurarlo.
E tutta questa audacia da dove mi esce?
-Io... non vorrei dare fastidio, ecco- mormorò abbassando le scarpe sulle sue mani che giocherellavano con i lacci del casco.
-Non dire cavolate! Domani alle sedici e venti ti voglio al LAX di New York e guai a te se non vieni. Mi arrabbio con te e poi sono cazzi tua- dissi, la voce bassa, avvicinandomi a lui all'ultima frase.
Mi guardò stupito per un attimo, poi sorrise -Va bene, ci sarò- disse infine e mi lasciò un bacio sulla guancia.
Mi paralizzai sul posto e mi ripresi solo quando era già montato in sella, il casco in testa.
-Ci vediamo domani pomeriggio- disse con un sorriso.
Sorrisi anch'io -A domani sera-
Spostò la sua attenzione su Rob -Fai il bravo. Ci vediamo presto-
Poi partì con un rombo, scomparendo velocemente nel traffico pomeridiano.
Sospirai e mi passai una mano tra i capelli ancora umidi e sorrisi a Rob che mi guardava allegro.
-Dai, sali che andiamo a casa-
Fece come gli avevo detto, salendo sui sedili posteriori e allacciandosi per bene la cintura.
Accesi il motore e partii.
Guardai Rob dallo specchietto retrovisore.
-Che ne dici se passi una settimana da nonno? E' un po' che non lo vedi- dissi sorridendogli.
Sorrise anche lui e annuì vigorosamente -Sì!- 
Annuii anch'io -Perfetto allora-
-Mamma?- mi chiamò dopo un paio di minuti.
-Sì?- 
-Quando stai con Logan sembri molto più felice-
disse con la voce tranquilla che, probabilmente, soltanto i bambini sanno usare per esprimere un qualcosa di tanto sconvolgente.




Angolo della squilibrata ritardataria
Buona seraaa! :D Vi sono mancata, eh? Dai, almeno un pochino... Ma proprio ino ino... e va bene, ma io torno comunque a rompervi, non mi manderete via tanto facilmente!
Vi risparmio le mie scuse, sono diventate troppo ripetitive.
Passo direttamente al capitolo.
Beh, qui abbiamo un incontro ravvicinato tra Jennifer e Logan! (Logan: fischio da pervertito) Che ve ne pare?
Inoltre, il rapporto tra il piccolo Rob e suo padre continua a rafforzarsi, come se non bastasse!
Non so se in questo capitolo sia successo qualcosa o meno, ma nel prossimo succederà, ve lo prometto. Avremo un altro incontro ravvicinato, forse due...
E poi c'è il banner... Vi prego, siate clementi, l'ho fatto io ed è il mio primo banner, quindi se avete consigli sono tutta orecchie, davvero.
Ultima cosa...
Pubblicità Time!
Ho scritto una song fic nella sezione "Hunger Games", come protagonisti Katniss e Peeta.
Se siete dei fan e siete interessati, la storia è questa: Because it's what we do: we protect each other
Spero che vi possano piacere entrambe.
E con questo, io vi saluto che se non vado a prendere la pizza mio fratello sbrana me.
Buon fine delle vacanze (sono malefica, lo so)
-HeyFox

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


                             






-Pronto, papà?- chiesi al cellulare.
-Jennifer, piccola mia! Quanto tempo! Come stai?- domandò lui, la voce allegra.
Sorrisi -Tutto a posto papà, davvero. Rob sta alla grande, è sempre più intelligente- dissi ridendo -Tu come stai? Come va la schiena?-
Rise anche lui -Poteva mai venire fuori un bambino che non lo fosse, se per genitori ha te e Logan?- chiese reteorico -Comunque, sto benone. La schiena mi ha dato problemi per un po', ma adesso è passata-
Sorrisi -Scusami papà se non ti telefono spesso-
Lo sentii sospirare piano -Non ti preoccupare, piccola, so che hai molto da fare. Qualche novità da raccontarmi?- domandò mentre sentivo l'abbaiare di Sonic poco distante.
Mi mordicchiai il labbro e giocherellai con la mela nel cesto della frutta mentre osservavo Rob che guardava allegramente "Zathura: un'avventura spaziale" con un piccolo Josh Hutcherson che correva per la casa lanciata nello spazio, continuando a ripetermi di volere un gioco del genere.
Dirgli o non dirgli di Logan?
Ma lui, come al suo solito, mi capii prima che potessi farlo io stessa.
-Ho sentito in giro che Logan è in città...- disse vago, la domanda silenziosa appesa nell'aria.
Sbuffai impercettibilmente.
Dovevo ragionarci prima, non poteva chiedermelo così, di punto in bianco.
-Ecco, papà, sì, ci sarebbe una cosa da dirti...- mi alzai dallo sgabello, le mani che dovevano trovare un qualcosa da fare per allevviare l'ansia -Logan fa da secondo allenatore nella mia scuola- dissi infine, la voce bassissima, le mani intente a preparare la cena a Rob.
-Oh...- sentii soltanto quel suono provenire dall'altra parte della cornetta.
Sentii delle braccia circondarmi la vita e sussultai, rendendomi poi conto che era Ed appena tornato dal lavoro.
Mi sorrise e mi lasciò un leggero bacio sulle labbra, togliendomi poi il coltello dalle mani, facendomi segno di sedermi.
Gli sorrisi a mia volta, ma, invece di sedermi, mi diressi al piano di sopra, lontana da orecchie indiscrete.
-E tu come stai con questa cosa?- sentii di nuovo la voce di papà sussurrata, quando ormai avevo perso le speranze di sentire da lui qualche saggio consiglio.
Mi passai le dita sulle tempie, in circolo, seduta sul letto della camera del piccolo -Non so papà... sono confusa-
-Su cosa Jennifer?-
domandò.
Ecco che lo stomaco mi si chiudeva.
Su cosa è che mi sentivo confusa? Sul fatto che ero felice nel rivederlo, di riaverlo qui con me?
No, perché di quello ne ero entusiasta.
-Credo sui miei sentimenti, papà- mormorai.
Lo sentii sospirare nuovamente -E cosa è che provi per lui?- chiese di nuovo, la voce calma e bassa.
Avevo l'impressione di parlare con uno psicologo, non con mio padre.
Sbuffai -E' proprio questo il problema: non lo so!- esclamai esasperata.
-Metti i tuoi sentimenti per lui in contronto con altri, per esempio con quelli vero Edward- mi suggerì invece lui, la voce sempre calma.
Respirai lentamente, chiudendo gli occhi con forza.
-Non sono stata molto con lui in questi giorni. Ci ho passato relativamente poco tempo, senza contare la settimana in cui non ci siamo parlati proprio, ma oggi...- arrossii di botto, felice del fatto che lui non potesse vedermi -Ecco, è stato come se fossimo tornati ad avere diciott'anni e non venticinque suonati. Mi sono sentita, come dire, bambina per un altro po'. Con Ed, invece, mi sento più matura, ecco, assumo più un comportamento da moglie e mamma, un comportamento meno istintivo. Sono due situazioni opposte- conclusi con un filo di voce, lo sguardo perso nel vuoto.
-E Rob che ne dice?-
Le budella mi si strinsero e contorsero in un perfetto nodo da marinaio.
-Lui non sa che è suo padre- dissi con voce talmente flebile da avere paura di non essermi fatta sentire.
Preoccupazione che scemò quando lo sentii boccheggiare impercettibilmente, ricomponendosi quasi subito.
Si schiarì la gola -Ehm... allora come si trova con lui? E con Edward?- chiese cercando di nascondere la sua disapprovazione.
Sbuffai leggermente irritata -Con Ed ha un bel rapporto, lo sai. Gli vuole bene, ma mi sono accorta che lo vede più come fratello maggiore o come zio, un qualcosa che si avvicina al rapporto che ho con Carlos. E mi sono accorta anche che non ha mai voluto chiamarlo "papà"- osservai mentre il mio sguardo si fermava ad osservare una foto che ritraeva me e Carlos con mio figlio sulle spalle, come sfondo il parco che tanto amavano quei due.
-Con Logan invece... non so, quei due sembrano telepatici, sono sempre d'accordo su tutto, si capiscono al volo. Non ho mai visto Rob ridere così tanto come ha fatto oggi quando Logan gli ha fatto fare un piccolo giro sulla sua moto. Non l'ho mai visto così complice con nessuno, nemmeno con Carlos, e questo dice molto- mi zittii, non sapendo che altro aggiungere.
Anche mio padre rimase in silenzio per un po'.
-Cosa hanno di diverso Edward e Logan?- domandò infine.
-Mentre il primo è più possessivo, più geloso, più passionale, l'altro è più...- sospirai -più dolce, più calmo, più... orsacchiotto- riuscii a dire senza pensarci, scoppiando a ridere subito dopo.
Anche papà rise leggermente, ma non disse nulla, così decisi di continuare a parlare io.
-Papà, ti posso chiedere un favore?- domandai proprio quando la porta della camera si stava aprendo lentamente, lasciando intravedere la figura di Rob a cui sorrisi rassicurante.
-Sì, certo- rispose lui.
-Rob vorrebbe venire a farti visita e rimanere un po' da te-
Non lo vidi, ma intuii il suo enorme sorriso sul volto -Ma certo, mi farebbe molto piacere! Può venire quando vuole, la porta è sempre aperta- 
Sorrisi anch'io -Probabilmente te lo porto domani, dopo aver preso James dall'aereoporto, perchè avrò un po' di lavoro da fare-
Rob mi tirò per la manica e mi indicò il piano inferiore.
-Scusami papà, ma devo andare-
-Jennifer...-
-Sì?-
chiesi preoccupata.
-Adesso tocca a te scegliere se vuoi avere una relazione giocosa ed impegnativa, con tuo figlio che, probabilmente, chiamerà l'uomo "papà", o se vuoi avere una relazione seria, con tuo figlio che chiamerà sempre l'uomo per nome- mi cancellò definitivamente le parole dalla lingua con questa riflessione e, senza nemmeno attendere una mia risposta, riagganciò.
-Mamma, Ed ha detto di chiamarti per la cena- disse il piccolo sorridendo.
Ricambiai il sorriso e lo presi sulla spalla, come un sacco di patate, mentre lui rideva e si dimenava, urlandomi di lasciarlo andare.
Ridendo arrivammo in sala da pranzo, dove la tavola era pronta, con Ed seduto al suo posto ad aspettarci con un sorriso.
Lasciai Rob sulla sua sedia e mi sedetti al mio posto.
La cena fu piacevolmente tranquilla con Ed e Rob che parlavano, lasciandomi tutto il piacere di osservarli.
Le parole di mio padre continuavano a girarmi in testa, senza poterle allontanare.
Solo quando, stesa sul letto, sentii le braccia di Edward abbracciarmi da dietro, mi diedero un po' di tregua.
-Dovrò stare via tutta la settimana- mi sussurrò all'orecchio, il braccio che mi stringeva forte al suo petto.
Sospirai.
Sempre la stessa storia.
-Come mai? Dove devi andare questa volta?- domandai stringendomi ancora più a lui.
Perché mi sentivo come se lo stessi tradendo?
-Devo andare nel Nord Carolina per concludere un affare con un tizio di cui nemmeno ricordo il nome. Torno prima che tu possa iniziare a sentire la mia mancanza, prometto- sussurrò affondando il viso nei miei capelli.
Ci fu un momento di silenzio in cui pensai che si fosse addormentato, ma ricominciò di nuovo a parlare.
-Non mi sono ancora scusato per bene per la scenata dell'altro giorno- cominciò a bassa voce, sicuro, però, di essere ascoltato -Ho veramente esagerato, ne sono consapevole, ma mi ero tenuto quella cosa veramente troppo a lungo, non ero riuscito più a contenerla. Ma tu non puoi capire quanto io fossi preoccupato per voi quando avevo visto la sveglia segnare la mezzanotte passta. Pensavo vi fosse successo qualcosa di grave, stavo per alzarmi dal letto, prendere le chiavi della macchina e andare a cercarvi per tutta la città- si zittì, ma io non fiatai, sicura che non avesse ancora finito.
L'unica cosa che riuscii a pensare, però, fu quella di pentirmi di aver detto a papà tutte quelle cose non vere su di lui.
A quanto pareva, lo conoscevo meno di quel che pensavo.
Un altro senso di colpa mi schiacciò il petto, rendendomi difficile anche una cosa semplice come respirare: come potevo pensare a Logan se accanto a me avevo una persona come Edward?
Dovevo farla finita.
Logan è il passato e tale rimarrà.
Devo imparare a godermi la vita con Edward al mio fianco.
Se Logan voleva far parte della mia vita, lo avrebbe fatto, ma come amico, come "zio" per Roberto, anche se in un possibile futuro potrei decidere di dirgli la verità.
-Mi dispiace anche per...- ricominciò a parlare, il rosso dietro di me, attirando di nuovo la mia attenzione -per aver messo in discussione le tue capacità materne. Non era mia intenzione, davvero, ma ero arrabbiato, furioso, dopo aver scoperto che Logan sarebbe tornato in città, cercando, sicuramente, di avvicinarsi a te e a Roberto. Mi son detto "Non glielo permetterò, non dopo quello che ti ha fatto passare, non dopo averti lasciato senza pensare alle conseguenze". E ho davvero paura che Rob gli si possa avvicinare veramente. So che lui è suo padre, ma anch'io mi sento tale, anche se si ostina a chiamarmi per nome, e non potrei sopportare di vederlo soffrire dopo che Logan partirà per ricominciare a giocare, lasciandolo come ha fatto con te, fregandosene dell'effetto che può fare la sua assenza sugli altri- si fermò un attimo, giusto per fare un profondo respiro -E sì, ho avuto paura, e la tengo ancora, che lui possa portarti via da me, che alla fine la tua scelta ricadrà su di lui perché è stato il tuo primo vero amore e perché è il padre di tuo figlio. E io non sono pronto per perderti- concluse con la voce tremolante, ridotta a poco più di un sussurro.
Mi rigiri nel suo abbraccio per ritrovarmi faccia a faccia con lui.
Portò prontamente le sue mani sulle mie guance, asciugandomi dolcemente le lacrime che non mi ero nemmeno accorta che fossero scese.
Gli presi anch'io il volto tra le mani, guardandolo bene negli occhi, verdi come i boschi, che mi fissavano a loro volta, speranzosi nel mio perdono.
Mi sporsi leggermente e gli lasciai un delicato bacio sulle labbra, staccandomi quasi subito per continuare a guardarlo.
-Quella che si dovrebbe scusare, Ed, sono io. Prima di tutto, dovevo dirti io che sarebbe stato Logan il mio nuovo collega, anche se, in quel momento, potevo solo fare delle ipotesi. Quella sera, quando mi aveva accompagnata a casa, dovevo chiamare te per farci venire a prendere o, almeno, per avvisarti del nostro ritardo. E quella mattina ero arabbiata anch'io, non dovevo risponderti in quel modo- conclusi con un piccolo sorriso.
Sorrise anche lui e mi accarezzò la guancia.
-Logan è un mio collega, e tale rimarrà- precisai all'ultimo.
Ma lo vidi scuotere la testa -No, invece. So quanto era importante per te, prima, e so che lo è anche adesso perché da quando è tornato, tu sei più serena, più rilassata. Dovreste uscire qualche volta, cercare magari di ritrovare quel rapporto che avevate perso. Farebbe bene ad entrambi- disse mentre mi faceva appoggiare la testa sul suo ampio petto, sotto al suo mento -Ma adesso dormiamo perché è tardi, che ne dici?-
Annuii -Va bene, ma tu non ti arrabbiare più perché è tutto a posto-
Sentii soltanto che faceva su e giù con la testa mentre mi passava la mano sui capelli, accarezzandoli lentamente.
Mi accoccolai ancora di più a lui, aumentando la stretta sul suo busto.
Perché è tutto a posto, vero Jennifer?





Angolo autrice

¡Buenas tardes, chicas! 
Scusate la mia assenza, davvero, ma il liceo è cominciato anche per me e i professori non si sono proprio fatti aspettare con studio e compiti. Inoltre, ho spagnolo e latino, di cui non so niente, che mi tiene moooolto occupata.
Lo so, non sono comunque scuse abbastanza accettbili.
Comunque, come promesso a  
ehjloggieho pubblicato entro la settimana.
Che dire di questo capitolo?
Beh, Jennifer diventa di volta in volta più insicura sui suoi sentimenti, e voi, secondo me, gioite per questo. Ma non vi fa nemmeno un po' tenerezza quel cucciolo di Edward che si scusa senza avere veramente colpe?
E poi c'è il ritorno di papà/nonno Brown. Non vi è mancato? A me tantissimo!
Che altro vi dovevo comunicare...?
Ah, sì.
Mi è venuta un'idea qualche giorno fa: ho pensato che sarebbe stato carino dirvi qualche curiosità su Freckles e su Insane, roba da "dietro le quinte". Posto la prima curiosità su questo capitolo e, se vi piacerà, continuerò a farlo fino alla fine.
Con questo vi saluto e vi voglio tanto bene, perchè non avrei mai pensato che ci fosse ancora qualcuno a seguire e ad attendere questa long.
-HeyFox


Curiosità

Sapevi che entrambe le long sono scritte secondo uno schema di comodità? Infatti, prima di iniziare a scrivere il primo capitolo, sono stati programmati dei punti "chackpoint", dei momenti importanti in tutta la storia, come la malattia di Logan e la festa di fine anno scolastico in Freckles. Tutti gli altri capitoli sono stati scritti in seguito, come delle specie di "tappa buco".


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Capitolo 7
*** Capitolo sette ***


 

La portiera del passeggero si aprì e un'eccessivamente sorridente April si fiondò sul posto, con in baccio Fox che non stava un attimo fermo. Probabilmente percepiva anche lui la scarica di entusiasmo che trasmetteva la sua padrona.
-Ciao!- squittì lei, quasi saltellando sul posto.
Risi mentre mettevo in moto -Ciao anche a te. Poco entusiasta, mi dicono.- la presi in giro.
-Oh, smettila! Vorrei vedere te cosa faresti se non vedessi Ed per sei mesi consecutivi!- disse mentre permetteva a Fox di raggiungere Rob sui sedili posteriori, iniziando così subito a giocare con lui.
Poteva anche avere sette anni quel cane, ma quando di mezzo c'era Rob, diventava di nuovo cucciolo.
-Probabilmente cercherei di mascherare il mio entusiasmo- le feci notare facendole la linguaccia, ferma davanti ad un semaforo rosso.
Fece la faccia imbronciata, ma solo dopo avermi dato un pugno non molto convinto sulla spalla.
-T'avverto che se nell'aereoporto c'è troppa confusione, io aspetto fuori. Anche perchè ci deve essere qualcuno per tenere d'occhio Fox- dissi poco prima di parcheggiare.
Annuì -Sì, credo che in tal caso aspetto anch'io fuori-
Scendemmo dall'auto e vidi Rob prendere il guinzaglio di Fox, conducendolo accanto a se', fiero di poterlo fare.
Sorrisi e lo strinsi al mio fianco mentre lentamente ci avviavamo verso l'entrate est dell'aereoporto.
-Ma Carlos sa che ci dobbiamo incontrare qui?- chiesi una volta arrivata davanti alle grandi porte in vetro, senza trovare traccia dei nostri amici.
Lei si grattò la guancia -Pensavo l'avessi avvisato tu-
Mi sbattei una mano sulla fronte -Io dovevo venire a prenderti e tu dovevi avvisarlo!- dissi tirando fuori dalla tasca dei jeans il mio cellulare.
Sentii Rob ridere a questa scenetta mentre la mi amica fece un gesto che diede poca importanza a quello che avevo appena detto.
Scossi la testa e inviai un messaggio a Carlos e a Logan, il mio "ospite speciale".
Il primo arrivò praticamente subito, imprecando e ripetendo frasi come -Solo voi due pazze potevate scordarvi di dire il luogo dell'appuntamento! Dio, è da tre quarti d'ora che vi cercavo!-, mentre il secondo, dopo dieci minuti, non si era fatto ancora vedere.
Picchiettai con le dita sulla parte posteriore del cellulare, poi mi decisi a scrivergli.
"Ma dove sei? Mi hai promesso che saresti venuto. Sono sicura che a tutti farà piacere rivederti.
-Jennifer"

-Jen, ma quando ti decidi a riportare Sonic alla partia? Mi manca quella bestia che mi salta addosso ogni volta che entro a casa tua- disse Carlos guardandomi divertito mentre, seduto sul margine di un marciapiede insieme a Rob e Fox, giocavano tra di loro.
Le sue parole mi distrassero dall'assenza di Logan e sorrisi.
-Quando vado a portare Rob da papà, riporto anche Sonic, visto che papà avrà già da fare con Full. Quel cane è piccolo, ma è davvero impegnativo.- dissi ridendo, ricordandomi l'ultima volta che avevamo cercato di lavarlo, io, papà e Rob.
Alla fine, la doccia l'avevamo fatta noi, non il cane.
-Perfetto, così qualche volta io e l'ometto qui presente andremo a farci qualche bella passeggiata al parco. Che ne dici?- aggiunse riferito a Rob che accettò senza pensarci due  volte, annuendo vigorosamente con un gran bel sorriso sul visino.
Sorrisi anch'io, spostando poi la mia attenzione su April che usciva dalla porta dell'aereoporto visibilmente più rilassata.
-Sta atterrando. C'è stato un problema con le pista libere, ma è tutto a posto.- disse appoggiandosi al muro accanto a me, i muscoli del corpo rilassati.
Sorrisi anch'io nella sua direzione, felice che andasse tutto bene.
Spostai la mia attenzione sul cellulare: era passata mezz'ora dal momento in cui avevo mandato il messaggio a Logan.
Non credo che sarebbe venuto.
Sospirai.
Non aveva mantenuto la promessa. Di nuovo.
-James!-
Il grido della mia amica mi fece risvegliare.
Spostai lo sguardo all'entrata dell'aereoporto, dove c'era James con la divisa militare, il cappello calato sulla fronte, gli occhiali scuri sul naso e due borse nelle mani.
Si lanciò nella sua direzione e James riuscì solo a lasciar cadere le borse a terra, prima di stringerla forte nelle sue braccia, sollevandola senza sforzo e lasciandole baci sulla testa.
Le sussurrò qualcosa all'orecchio, qualcosa che la fece sorridere prima di baciarlo con decisione sulle labbra.
Sorrisi a quella vista.
L'ho sempre detto io che quei due si appartenevano. Erano terribilmente romantici e dolci insieme, come se fossero usciti da uno di quei romanzi rosa, quelli che ogni tanto mi ritrovo a leggere ancora adesso.
Fox doveva aver capito chi fosse il tipo che la sua padrona stringeva tra le braccia perchè abbandonò Carlos e Rob e corse furiosamente da loro, abbaiando in un modo veramente acuto, facendo di tutto per farsi notare.
Dopo poco April si staccò dal petto del ragazzo, permettendogli di abbassarsi e prendere Fox in braccio e lasciargli carezze da tutte le parti mentre sembrava che quest'ultimo fosse impazzito perchè si muoveva come un forsennato, a volte anche a scatti.
In tutto questo, Los e mio figlio si erano alzati dal marciapiede, rispettando pazientemente il loro turno di saluti.
Quando James si trovò ai piedi Rob, si aprì in un enorme sorriso e lo sollevò in alto, a mò di "Simba", il re leone, e gli disse ridendo -Ma guarda tu come è cresciuto il mio ometto preferito!- prima di stringerlo forte in un abbraccio, lasciandogli anche un bacio sulla guancia mentre il piccolo rideva, stringendo forte le braccine attorno al collo dell'uomo.
Dopo fu il turno di Carlos che strinse James in un abbraccio fraterno ma corto. Credo, però, che i loro sorrisi parlassero da se'. Quei due non avevano bisogno di parlarsi per far capire che erano felici di rivedersi vivi, sani e salvi.
Quando fu il mio turno, lo strinsi in un abbraccio, passandoli le braccia attorno al suo collo, agevolata dal fatto che si fosse abbassato un po' per abbracciarmi alla vita, appoggiando il mento sulla mia spalla.
-Ben tornato, stangone- gli sussurrai all'orecchio, un sorriso dipinto sulle labbra.
-Grazie, pulce- sussurrò anche lui, facendo scorrere sue e giù la sua mano destra sulla mia schiena.
Assaporai quel piccolo momento, stretta nel suo abbraccio.
Mi era mancato il mio migliore amico. Certo, non tanto quanto ad April, ma mi era mancato ed era bello poterlo riabbracciare sapendo che non fosse dissanguato da qualche parte in Israele.
-Ma che...?- lo sentii sussurrare piano -Logan?!- chiese questa volta più forte.
Mi staccai dal suo abbraccio e mi girai, trovandolo un po' più apparato dal nostro piccolo gruppo.
Leggero fiatone, guance arrossate, fronte leggermente sudata, capelli scompigliati.
Aveva corso?
Quando si girarono tutti nella sua direzione, si grattò nervosamente il collo, cercando di regolarizzare il respiro, obiettivo in cui stava miseramente fallendo.
-Oh, sei venuto allora! Avevo perso la speranza, ormai!- esclamai io, giusto per alleggerire l'atmosfera. 
Tutti si girarono confusi verso di me. Beh, tutti tranne Rob, naturalmente.
-Gli ho detto io di venire. Pensavo che vi avrebbe fatto piacere rivederlo, ecco.- spiegai, leggermente nervosa.
C'era troppa tensione nell'aria, per i miei gusti.
Grazie al cielo, Rob sorrise verso di lui e gli sorrise -Sai, Logan, che zio J è stato in guerra già tre volte e ne è sempre uscito salvo? Lui sì che è un vero super eroe, altro che Batman!- esclamò il piccolo, convinto, senza accorgersi di quanto in realtà fossero nervosi tutti.
Vidi Logan accennare un sorriso poco convinto -Cos'hai contro Batman? E' il mio super eroe preferito...- mormorò, forse timoroso di dire qualcosa che potresse peggiorare la situazione.
James mi sorpassò, con dei movimenti che non gli appartenevano, troppo meccanici, dirigendosi verso l'uomo che poco fa parlava a mio figlio.
Arrivato a uno sbuffo davanti a lui lo squadrò da capo a piedi, con lo sguardo impassibile, senza emozioni.
Pensai che lo volesse picchiare.
Già vedevo un suo pugno arrivare dritto sul naso di Logan, frantumandoglielo, mentre quest'ultimo non muoveva un solo muscolo per difendersi.
Ma, a sorpresa mia e, a giudicare, dalla sua espressione sbigottita, anche di Logan, James lo abbracciò, sussurrandogli non so cosa che però sembrò turbarlo, facendogli stringere le mani a pugno e scuotere la testa in senso di dignego, appena si furono staccati.
James annuì allegro, e, dopo avergli dato una pacca sulla spalla, gli posò un braccio sulle spalle, rivolgendosi poi a me -Grazie Jen per avergli detto di venire. Non sapevo che fosse in città. Mi ha fatto veramente piacere rivederti- conculse poi, rivolto verso il ragazzo al suo fianco.
Sorrisi -Grazie a Logan di essere venuto.-
Lui arrosì di nuovo -Scusate il ritardo, ma la moto non ha voluto saperne di accendersi e poi c'era traffico, molto e sono stato costretto a venire a piedi.- mormorò a mo' di scuse.
James gli diede un'altra pacca sulla spalla -Non ti preoccupare, basta che sei venuto- si guardò intorno, osservando lo sguardo attonito di April e Carlos -Che c'è, voi non siete felici di vederlo?- domandò ai due.
Mentre April si aprì in un dolce sorriso e andò verso quei due per salutare anche Logan con un abbraccio, Carlos, invece, lo guardò un attimo, un espressione vagamente infuriata e disgustata sul suo volto, poi girò i tacchi e senza dire una parola, se ne andò.
Spostai lo sguardo su Logan che, accortosi del movimento di Carlos, abbassò lo sguardo sulle sue Convers nere, visibilmente mortificato per aver rovinato quel momento.
-Logie, non preoccuparti. Zio Los ogni tanto è strano anche con me. Credo che troppo studio gli faccia male!- esclamò Rob con voce innocente, attaccandosi poi alla gamba di Logan -Ti va bene se lo rimpiazzo?- chiese dopo poco.
Logan sorrise dolcemente, passando la mano in mezzo ai capelli del piccolo -Ma certo che mi va bene! Anzi, forse è meglio!- esclamò con un sorriso, ma, a differenza di Rob, io notai che fosse comunque triste, si sentiva in colpa.
Vidi James ed April scambiarsi uno sguardo complice, abbracciati poco lontano dai due, fulminandomi poi con lo sguardo.
Alzai le spalle e mimai con le labbra -Che c'è?- anche se sapevo benissimo che mi stavano rimproverando per tenere segreto il fatto che Logan e Rob fossero padre e figlio.
Ma finchè Logan non se ne sarebbe accorto da solo e, sinceramente lo trovavo abbastanza difficile, considerato che Rob non avesse molte cose visibili che potrebbero ricordargli se stesso, io di certo non glielo avrei detto. Almeno non in un futuro immediato.
-Allora, che ne dite, torniamo a casa?- chiesi io, vagamente stanca per non aver quasi dormito di notte.
-Sì, andiamo. Voglio infilarmi sotto la doccia- disse James prendendo le sue borse, rimaste abbandonate accanto a me.
-Beh, è stato un piacere rivedervi tutti- iniziò Logan, cominciando già ad allontanarsi camminando all'indietro, ma lo fermai, dicendogli che lo avrei accompaganto a casa io -Oh, bene, grazie.- acconsentì.
Nella macchina si era creata un'atmosfera tranquilla, rilassante, anche se silenziosa.
Nei sedili posteriori, April e James stavano abbracciati, Rob seduto alla destra di quest'ultimo con Fox sulle ginocchia, mentre Logan era al posto del passeggero, intento ad osservare la città dal finestrino, tenendomi, comunque, sotto sguardo con la coda dell'occhio, convinto che io non me ne accorgessi.
Parcheggiai davanti alla casa dei due con un sorriso -Arrivati a destinazione, signori!- esclmanai.
Loro risero e, scendendo, mi ringraziarono.
Dopo averli salutati di nuovo con la mano, ripartii.
-Ti dispiace se passo un attimo da casa? Devo prendere delle cose per Rob- dissi guardando Logan con la coda dell'occhio.
Lui scosse la testa con un sorriso -No, tranquilla, tanto non saprei che fare a casa...-
Poi mi venne un dubbio -Ma dove abiti tu, adesso?- domandai incuriosita.
Lo vidi grattarsi il mento -Beh, hanno costriuto una villetta mono famigliare un po' fuori città, e l'ho voluta comprare a tutti i costi. Mi mancava tornare qui e volevo avere un alloggio fisso per poterci tornare ogni volta che volevo, senza avere troppi problemi- spiegò.
-Una villetta? Hai anche la piscina?- fu il turno di Rob di essere curioso.
Il ragazzo alla mia destra rise di gusto -Sì, ho anche la piscina! E il trampolino! E non sai quanti giochi per la consol che tengo!- continuò enfatizzando tutti i suoi possessi, facendomi ridere.
-Davvero?!- esclamò il piccolo facendo emergere la sua testa tra i due sedili, in modo da poter guardare direttamente il viso di Logan, il quale annuì vigorosamente.
-Sì sì! Se vuoi, un giorno puoi venire a casa mia con mamma e papà, così ci divertiamo a stracciargli ai videogmaes e poi andiamo a farci un bel tuffo in piscina!- propose Logan, guardandomi poi per chiedere il mio assenso.
-Papà?- chiese Rob, un po' spaesato, facendomi gelare il sangue.
-Ed. Si riferisce a Ed, Rob- spiegai al piccolo con un sussurro.
Logan mi guardò confuso -Perchè...?- non concluse la frase, ma fece comunque capire quel che aveva in mente.
Alzai le spalle con finta non curanza -Sinceramente non so perchè, ma si ostina a chiamare Edward per nome- dissi come se niente fosse, sperando che non faccesse ulteriori indagini.
E, grazie al cielo, non le fece ma sorrise leggermente, rimandendo comunque confuso.
Parcheggiai davanti casa e mi precipitai dentro, prendendo il borsone di Rob.
Quando tornai in macchina quei due parlavano allegramente della mascotte della squadra di Logan.
Solo quando eravamo a metà strada quei due finirono il loro discorso e io potei di nuovo parlare.
-Sto andando da mio padre per lasciare quell'ometto dietro di noi da lui. Ti va di accompagnarmi? Sono sicura che gli farà piacere rivederti- proposi.
Si trovò leggermente in difficoltà -Non vorrei dare fastidio...- mormorò come se fosse un bambino un po' intimidito.
-Tu devi conoscere nonno! E' fortissimo! Ti prego! Ti prego, ti pregto, ti prego!- lo implorò Rob, visibilmente emozionato per potergli presentare il suo "eroe personale", come gli piaceva chiamarlo.
Sentii Logan sospirare al mio fianco, una mano in mezzo ai capelli, un espressione indecisa in faccia.
-E va bene- sussurrò alla fine facendo sorridere Rob, come se fosse il bambino più felice del mondo.
Sorrisi anch'io, istintivamente e lanciai un'occhiata a Logan.
Aveva lo sguardo perso nel vuoto mentre torturava il laccio del cappuccio della sua felpa verde.
Un nichelino per ogni tuo pensiero, Henderson.




Angolo autrice
No, non sono morta, giuro. Oltretutto, come farei a pubblicare se fossi morta?
Comunque, tralasciando i miei problemi molto filosofici, che ne dite, vi piace questo capitolo?
Naturalmente la reazione di Carlos si spiegherà più in avanti, ma per ora vi dovete accontentare.
Che dire... Finalmente abbiamo tra di noi James! 
Lo ammetto, gli altri saranno un po' meno presenti rispetto a Freckles, ma mi sembra normale, non sono più ragazzini e non hanno così tante cose in comune, ma saranno presenti comuque.
Che altro dire... Ah, sì, ringrazio TANTISSIMO le ragazze che hanno commentato e che continuano a farlo, riempiendomi di complimenti, immeritati, come al solito.
Siete una spinta che nemmeno immaginate, probabilmente la qualità della storia sarebbe ancora più scarsa se non ci foste voi.
Inoltre, ringrazio tutti coloro che mettono la storia tra preferiti/seguiti/ricordati e che leggono silenziosamente. E' sempre un gran piacere vedere che la storia è seguita da tanta gente.
Ultima cosa e vi lascio, giuro.
Se volete contattarmi per chiacchierare, per soddisfare qualche curiosità o semplicemente perchè non sapete che fare, oltre a scrivermi qui su EFP, potete chiedermi l'amicizia su facebook, sarò sempre ben disposta a soddisfare tutte le richieste.

Vi auguro buona giornata e buon Halloween. Occhio a non farvi mordere dai vampiri o a non farmi mangiare il cervello dagli zombie.
-HeyFox


Curiosità  

Sapevi che all'inizio doveva essere Carlos il ragazzo di cui si innamorava Jennifer? Lo era fino al nono capitolo, durante la stesura del quale mi sono resa conto che se avessi portato a termine l'idea iniziale, non avrei più potuto scrivere un sequel. Questo perchè il rapporto tra Jennifer e Carlos era troppo ottimo per poterlo spezzare, facendo partire quest'ultimo.



 

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Capitolo 8
*** Capitolo otto ***


                                 


-Papà, siamo noi! Ti abbiamo portato un ospite!- gridai appena entrata a casa, con Rob davanti a noi che iniziò già a togliersi il giubbotto.
Prima di poter fare qualsiasi cosa, sentiamo il rumore di unghie che grattano il pavimento, un respiro affannoso e, infine, due palle di pelo, una oserei dire enorme, l'altra più piccola, che corrsero a tutta velocità verso di noi, saltandoci addosso.
Atterrai sulla schiena, ridendo, mentre Sonic non mi voleva lasciare stare, la sua lingua che mi leccava la faccia quasi come se fossi il suo gelato preferito.
-Sonic, ti prego, basta- cercai di dire tra una risata e l'altra mentre lo spingevo con le braccia.
La risata di Logan riempì l'aria e Sonic si fermò, alzando il muso verso, osservando curioso il ragazzo dietro di me.
Parve spaesato per un attimo, poi si lanciò su di lui, abbaiando felice.
Anche papà entrò nel corridoio, con un sorriso sulle labbra. Sorriso che sfumò lentamente appena si rese conto di chi fosse il suo terzo ospite.

-Logan, cosa diavolo ti ha detto mio padre?- chiesi per l'ennesima volta mentre dietro di me sentivo il respiro affannoso per la felicità di Sonic, seduto sui sedili posteriori.
Con la coda dell'occhio lo vidi alzare le spalle -Niente di che. Mi ha solo chiesto dove e perché fossi sparito così, senza dire niente a nessuno- mormorò senza degnarmi di uno sguardo.
Sbuffai sonoramente e decisi di mandarlo a quel paee.
Di nuovo.
-Perché Sonic stava da tuo padre?- chiese lui dopo qualche minuto, cercando di fare conversazione.
Ma l'unica risposta che gli giunse fu quella di Sonic che cominciò a leccarlo allegramente sul collo e sulla guancia sinistra.
-Jen, stai cercando di fare la sostenuta?- domandò e non ricevendo ancora risposta, sbuffò -Dai , non fare la bambina. Sei un'adulta, ormai-
Non avrei mai voluto dire quello che dissi subito dopo, ma lo feci. E me ne pentii ancora prima di poter finire completamente la frase.
-Io bambina? Chi è che, per l'appunto, se n'è andato, mandando a 'fanculo tutto e tutti?- oh no, Jennifer, non di nuovo -Manco tu eri un bambino all'età di diciotto fottutissimi anni, caro- sbottai, irritata dalle sue parole, facendo persino accucciare Sonic, all'istante.
Oddeo, Jennifer, dimmi che non l'hai detto davvero. Dimmi che non hai davvero mandato tu a 'fanculo tutto.
Se fossi stata da sola e se non fossi stata alla guida, probabilmente avrei sbattuto violentemente la testa contro il volante.
Non potevo essere veramente così tanto stupida.
E invece sì, considerato il mutismo di Logan e l'assenza di emozioni sul suo volto e, soprattutto, nei suoi occhi.
Come rovinare una giornata perfetta: Jennifer Brown style.
Le uniche parole che uscirono in seguito dalla sua bocca furono solamente le indicazioni per arrivare a casa sua e un flebile "Grazie, ci vediamo domani".
E io mi sentii ancora più una merda.
Appena vidi la porta della sua villetta chiudersi dietro di lui, sbattei veramente la testa contro il volante.
Il livello della mia deficienza saliva di giorno in giorno, a quanto pareva.
Sospirai e partii di nuovo, destinazione la mia gelateria preferita.
Avevo un disperato bisogno di gelato e Sonic aveva bisogno di uscire, a giudicare dalla sua irrequietezza.
-Dai bello, andiamo a calmarci entrambi. Magari mi cadrà involontariamente un po' di gelato per te- sussurrai dandogli una veloce carezza in mezzo alle orecchie.

-Pronto?- domandò una voce annoiata dall'altra parte della cornetta.
-Pronto? Sono la professoressa Brown. Con chi sto parlando?- chiesi stranita.
Chi diavolo poteva avere il mio numero? Ah, no, aspetta, è il numero di lavoro.
-Sono il segretario O'Brian. La chiamo perché il signor Henderson ha chiesto il suo numero, ma non ero convinto di poterglielo dare, perciò mi è sembrato opportuno chiamarla perch...- ma lo interruppi con uno sbuffo.
-Signor O'Brian, basta che me lo passi- dissi con voce scocciata.
Non volevo essere scortese, ma non ero dell'umore giusto per sentir blaterare O'Brian come era solito fare.
Sentii il telefono che passava in mano di qualcun altro, poi la voce calda di Logan.
-Scusa Jennifer, non vorrei disturbarti, so che ti stai rilassando, ma c'è un problema- disse.
Cominciai a giocherellare con la pagina del lbro che avevo in grembo -Perché mi chiami sul numero di lavoro e dalla scuola, soprattutto?- domandai invece io.
Me lo immaginai mentre alzava gli occhi al cielo -Perché James, facendo il bambinone che non è pù, mi ha involontariamente buttato il cellulare in piscina e ho perso tutti i dannati numeri, anche quelli di lavoro. In secondo luogo, si tratta di un problema lavorativo, non personale- spiegò come si spiega una cosa complessa ad un bambino, il tono paziente.
-Oh, capisco. Mi spiace per il tuo cellulare. Comunque, quale sarebbe questo problema tanto grave da interrompere la mia giornata di libertà?- domandai scherzando mentre con la mano libera spostavo il libro e mi alzavo, direta in cucina per prendere un bicchiere d'acqua.
-Ripeto, mi dispiace disturbarti. Comunque, domani dobbiamo annunciare un allenamente d'emergenza- disse lui con un sospiro, sicuramente una mano tra i capelli.
-Che è successo?- chiesi di nuovo, questa volta allarmata.
-Ashton si è fratturato un braccio. E' l'unico fullback che abbiamo. Dobbiamo pensare a qualcosa- disse.
Questa volta fui io a passarmi una mano tra i capelli -Merda. Questa non ci voleva. Qualche idea?- 
-Domani, io e te, dobbiamo passare la mattina a rifare la formazione, sperando di renderla decente-
spiegò.
-Certo, va più che... aspetta, no. Domani devo accompagnare la 4D in gita. Merda- una mano raggiunse con forza la mia fronte.
-Bello schifo- lo sentii sussurrare dall'altra parte.
Un'idea mi si accesa in testa con la stessa intensità di un rifelettore da palcoscenico.
-Vieni a casa mia. Facciamo tutto oggi. Se facciamo tardi, ordiniamo qualcosa da mangiare. Saremo da soli, nessuno che ci disturbi- esclamai, forse con un po' troppo entusiasmo.
Sogghignò -Non tentarmi, Brown. Potrei non rispondere alle mie azioni quando mi starai accanto-
Scoppiai a ridere come una matta -Ti aspetto tra un quarto d'ora, pervertito- chiusi senza dargli la possibilità di rispondere.
Cercai dei fogli, che misi in salotto e, cinque minuti prima del suo arrivo, misi a bollire l'acqua per il caffè.
Ne avremmo avuto disperato bisogno, non ci voleva un genio per saperlo.
Il campanello suonò proprio mentre il bollitore cominciò a fischiare. Lo spensi e andai ad aprire la porta, trovandomi davanti Logan in tutto il suo splendore.
Mi sorrise e mi spinse dentro, chiudendo la porta con un calcio. Fece mezzo giro su se stesso e mi schiacciò al muro, il suo naso a pochi centimetri dal mio, le labbra arricciate, troppo vicine alle mie.
Respira Jennifer. Respira.
-Te l'avevo detto di non provocarmi, altrimenti non avrei risposto alle mie azioni- sussurrò, la voce roca che mi fece aumentare drasticamente i battiti del cuore, le sue mani strette sui miei fianchi.
-Cosa... che ho detto di male?- domandai con un filo di voce, il respiro troppo veloce per sembrare vagamente normale.
-Mi hai chiamato pervertito. Chi ti ha detto che non lo sono?- domand sogghignando.
La gola mi si fece improvvisamente secca -Logan, mi stai facendo leggermente paura- sussurrai.
Mi scrutò un attimo, scoppiando poi a ridere.
Le sue mani si spostarono dietro la mia mia schiena, il suo corpo si chinò ancora di più sul mio, stringendosi al mio.
Sentii il suo fiato sul collo, la testa appoggiata sulla mia spalla.
Mi diede un delicato bacio dietro l'orecchio, annusando il mio profumo -Mi sei mancata- lo sentii sussurrare ancora sulla mia pelle, le dita che mi accarezzavano i capelli e la schiena.
Non potei fare a meno di rilassare i muscoli, abbandonandomi il mio corpo contro il suo, il naso affondato nella sua spalla, intendo ad inebriarsi del suo profumo, così diverso ma così simile a quello del ragazzino diciottenne che conoscevo.
Passai le braccia attorno al suo collo, accarezzandogli i capelli a mia volta -Mi sei mancato tanto anche tu- sussurrai.
Sospirò facendomi venire i brividi -Volevo dirtelo da molto. Avevo paura di rompere quel sottile equilibrio che si era creato tra di noi. E non volevo romperlo per niente al mondo. Ma negli ultimi giorni parlavamo solo di lavoro e mi son detto "Peggio di così non si può"- mormorò e rise leggermente, inconsapevole di avermi fatto sentire in colpa.
La novità del secolo, penserete voi.
Sorrisi lo stesso e mi staccai un po' dal suo corpo, lasciandogli un bacio sulla guancia.
-Dai, andiamo nel salotto. Intanto ti porto del caffè- dissi scostandomi, fuggendo quasi, dalla sua figura, dal suo abbraccio che mi sapeva di casa, un po' troppo di quel che avrebbe dovuto, forse.
Lo sentii spostarsi dietro di me, ma, invece di dirigersi nel salotto come gli avevo detto, si sedette all'isola della cucina.
Un sorriso divertito mi si dipinse sulle labbra -Tu sì che sai come si eseguono gli ordini-
Lui ammiccò nella mia direzione e abbozzò un sorriso malizioso, oserei dire -Beh, se mi dicessi di baciarti... o portarti in camera da letto... o sul divano... ma anche sull'isola andrebbe b...- un panno, il primo che mi capitò sotto mano, lo interruppe, arrivandogli dritto in faccia.
-Logan! Smettila! Sono cose da dire a una ragazza?!- chiesi imbarazzata, la faccia che mi bruciava per l'imbarazzo che cercai di nascondere girandomi dall'altra parte per versare l'acqua nelle due tazze.
Lo sentii sghignazzare piano e dopo qualche secondo il suo mento si appoggiò sulla mia spalla, gli occhi intenti ad osservare i miei movimenti tremendamente impacciati per la sua eccessiva vicinanza.
-Non puoi farmi una colpa se dico ciò che penso- sussurrò, il fiato caldo sul mio orecchio, il suo odore a riempire le mie narici e le mani appoggiate delicatemente sui miei fianchi.
-Sai che se in questo momento arriva Edward uccide prima te e poi me, vero?- chiesi con voce tremante, tanto quanto le mani, impegnate ad aggiungere dello zucchero nella mia tazza.
Sbuffò -Sì, è probabile. Ma Edward non torna oggi, o, almeno, non in queste ore, no?- domandò questa volta lui, sfilandomi lentamente il cucchiaino con lo zucchero dalle mani, aggiungendone solo uno alla sua tazza.
Si sporse un po' di più, premendo il suo corpo contro il mio mentre afferrava la tazza.
Fu in quel momento che sentii... l'effetto che gli facevo.
Arrossii ancora di più se possibile, ma cercai comunque di usare un tono divertito quando dissi -Sì, è vero, ma tieni a bada i tuoi istiniti mascolini, calma gli ormoni- dissi con un tentativo fiacco di risata.
Vidi i suoi occhi, l'unica parte del suo viso non coperto dalla tazza, sorridere -Io sono un uomo. Tu sei una donna. Una bellissima donna, aggiungerei... e hai addosso solo una camicia che ti copre il sedere- mormorò divertito, non staccando mai i suoi occhi dai miei.
Oh, porca...
Guardai in basso e, in effetti, mi accorsi di essermi dimenticata di infilare un paio di pantaloni.
Le guance tornarono ad essere bollenti e mi affrettai a lasciare la tazza sul ripiano della cucina.
Corsi letteralmente su per le scale e sbattei la porta della mia camera alle spalle.
Mi guardai freneticamente intorno.
Un pantaloncino da calcetto du l'unica cosa decente che i miei occhi registrarono subito.
Quando tornai di sotto, trovai Logan comodamente seduto su una delle poltrone.
-Oh, ma perché ti sei messa i pantaloncini? Per me stavi più che bene solo con la maglietta-
Inutile dire che gli arrivò un cuscino dritto in faccia, senza dargli la possibilità di schivarlo.
-Idiota- borbottai.
Rise leggermente -Almeno abbiamo la certezza sul fatto che tu non abbia perso la tua infallibile mira- sogghignò.
Alzai gli occhi al cielo, le braccia incrociate al petto -Smettila di fare l'adolescente arrapato e spiegami quello che è successo- lo rimproverai con tono autoritario.
E così, mentre io mi sedevo sul divano di fronte al ragazzo e afferravo un foglio e una penna per prendere appunti, la tazza del mio caffè stretta in una mano, lui raccontò tutto quel che sapeva sul nostro sfortunato fullback.
-E così siamo un po' fottuti, per dirla con delicatezza- sospirai strofinandomi gli occhi.
Rise -In effetti non ce la passiamo tanto bene-
Passammo tutto il pomeriggio e una buona parte della serata chini sui fogli, facendo e rifacendo formazioni.
Quando finalmente ci ritenemmo abbastanza soddisfatti del risultato finale, con un running back, Miles Waters che, comunque, secondo noi soddisfaceva più le qualità di fullback. Probabilmente avrebbe assunto quel ruolo, da quel momento in poi.
Stavamo spaparanzati uno sulla poltrona, l'altra sul divano, quando un sonoro borbottio dello stomaco di Logan mi fece scoppiare a ridere.
-Direi che è meglio se torno a casa per mangiare qualcosa- disse iniziando ad alzarsi.
Scossi la testa e gli feci segno di sedersi -A cuccia, Ciccio. Oggi ho voglia di una serata pizza-film.amico, e tu farai la parte dell'"amico", che ti piaccia o meno- dissi ammiccando.
Afferrai il cellulare e chiamai la pizzeria all'angolo della strada e, mentre io ordinavo, lanciai il telecomando a Logan.
Quando chiusi la chiamata lo guardai interrogativa.
-Io ho rimediato le pizze che arrivano tra dieci minuti. Tu cosa hai trovato di decente?- domandai mettendomi a sedere in modo leggermente più comodo.
Alzò le spalle e sbuffò sonoramente -In tutti i seicentocinquanta canali che tieni, i film che, dalla trama, mi sembrano più decenti sono "Colpa delle Stelle", " Il pianista" e "The Last Exorcism 2"- disse facendo ancora zapping.
-Mi stai dicendo che c'è "Colpa delle Stelle" in TV e tu non sei entusiasta?- chiesi sconcertata.
-Dovrei?- domandò lui, insicuro.
-Mai visto?-
-Ehm... no?-

Mi sbattei una mano sulla fronte -Dopo tutti questi anni che è uscito, tu non hai visto quel capolavoro? Devi vederlo, assolutamente, non ci sono scuse- affermai con un tono che non ammetteva repliche.
Alzò gli occhi al cielo -Mi dovrò sorbire una romanticheria sdolcinata da far vomitare, vero?- 
Sbuffai -Prima guarda, poi giudica-
Le pizze arrivarono giusto due minuti prima dell'inizio del film e noi, armati di qualche lattina di birra e di cocacola, ci buttammo a terra, appoggiati al divano.
Prima della metà del film mi accorsi che Logan era troppo preso anche solo per accorgersi che lo stavo fissando da un tempo indeterminato.
Quando finì la prima parte, ci accorgemmo di stare abbastanza scomodi sul pavimento e ci spostammo sul divano, talmente vicini da toccarci con le spalle, le braccia, i fianchi e le ginocchia.
A inizio seconda parte, Logan mi mise un braccio sulle spalle, avvicinandomi ancora di più a lui.
Colpa dell'abitudine con tutte le sue conquiste, pensai io.
A metà della seconda parte, mi accorsi di avere sonno e che, dentro quell'abbraccio caldo e romantico e protettivo allo stesso tempo, si stava fottutamente bene.
Poco prima dei tre quarti del film, appoggiai la testa tra la spalla e il collo del ragazzo, inebriando i miei sensi del profumo del fumo delle sigarette e delle vecchie cicche alla menta.
Ancora prima di sentire l'elogio funebre di Hazel per Gus, ero già nel mondo dei sogni.

 



Angolo autrice

Buona domenica, popolo!
Come ve la passate?
No, se vi state chiedendo, non sta per arrivare l'apocalisse, state tranquilli.
Ho aggiornato (mentre dovrei studiare) perché oggi vado a vedere Mockingjay parte 1 e sono troppo emozionata per concentrarmi bene e poi, andiamo, domani ho un incontro con i rappresentanti d'istituto per due ore, quindi, who care dei compiti :D
Tornando seri.
Ammettetelo che stavate pregando santi, morti e risorti perché succedesse qualcosa tra quei due!
Ma no! Sono malefica io.
E' ancora troppo presto, troppo semplice per farvi avere quella soddisfazione. Non immaginate nemmeno cosa ho in serbo per voi.
Comunque, che mi dite del capitolo? Vi piace, vi appassiona, vi fa schifo, vorreste cancellarmi dalla faccia della terra? Cosa succederà a questa povera pseudo-autrice? Lo scoprirete solo continuando a seguire la storia!
No, okay, la smetto, giuro. Anzi, me ne vado, prima che qualcuno tiri fuori un bazooka.
Vi ringrazio TANTISSIMO per le ventiquattro recensioni (e siamo solo all'ottavo capitolo, per la miseria!) e per le tonnellate e tonnellate di visite.
Non smetterò mai di ripeterlo: non potrei mai volere dei lettori migliori di voi, sul serio.
E con questo, concludo.
Vi voglio bene, spero di sentirvi presto.
-HeyFox


Curiosità

L'idea iniziale per la storia consisteva nel far diventare Jennifer una mamma single, con Carlos e James come suoi "appigli", un po' come era in Freckles. La cosa, però, cominciò a sembrarmi banale e scontata dal quarto capitolo. Dopo settimane di riflessione e scartaggio di millemila idee, mi era venuto in mente Edward (che all'inizio era Justin, con una personalità del tutto diversa). Ho dovuto riscrivere tutti e quattro i capitoli. Poche cose (come il nome del bambino e l'arrivo di Logan) sono rimaste immutate dall'idea originale.

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Capitolo 9
*** Non è un capitolo ***


Non è un capitolo


Mi dispiace deludervi, ma è proprio così. E lo so che alcuni di voi forse mi odieranno. 
Lo so che non continuo questa storia dagli anni di Cristo, ma i motivi sono tanti.
Tra questi c'è mancanza d'ispirazione, mancanza di tempo e tante altre belle cose.
Tra questa, c'è anche il fatto che ho riletto qualche capitolo di Freckles. L'ho fatto e una delle prime cose che ho fatto mentre li rileggevo è stato mettermi le mani nei capelli ed esclamare "Per Zeus, che merda è questa?!".
Ci sono valanghe e valanghe di errori grammaticali, strutturali, di idee e altro che prima non notavo, perché ancora più inesperta di adesso, più piccola di ora.
Vorrei mettermi lì, correggere tutto e ripubblicare, magari ritrovando per strada l'ispirazione e la passione per questa storia che è stata la mia prima vera storia portata a termine, ma non ho tempo né le idee per farlo.
Ma Freckles e Insane rimarranno qui, non ho intenzione di eliminarle. Insane rimarrà in stand-by finché non mi ritornerà la piacevole voglia di scriverla, la stessa con cui sto portando avanti un storia scritta a quattro mani con un'amica ormai da sei mesi, ancora non pubblicata.
Freckels, invece, è stato il mio primo vero motivo di orgoglio su questo forum, nonostante sia piena di errori.
Grazie a quella storia, iniziata in un caldissimo pomeriggio d'estate nella soleggiata Puglia, ho conosciuto gente fantastica, simpatica e sempre disponibile, che mi ha fatto sempre riprendere dai miei innumerevoli blocchi. 
Non la cancellerò anche per rispetto di voi lettori, soprattutto quelli che hanno recensito sempre, quelli che l'hanno inserita tra le preferite, facendo arrivare questa cosa al secondo posto tra le storie popolari.
Siete in 31. 
Trentuno fantastiche persone che mi hanno fatto capire ancor di più quanto sia facile far staccare la gente dal mondo che hanno attorno, anche se si ha solo dodici anni (la mia età all'epoca della stesura dei primi quatto o cinque capitoli), che mi hanno fatto apprezzare ancor di più la mia fantasia, spronandomi, in un certo senso, ad ampliarla e migliorarla.
E non vi sarò mai abbastanza riconoscente per questo, perché se Freckles non avesse avuto quel piccolo ma grande successo, io non starei qui, a ringraziarvi, a elaborare ottimi temi a scuola, a cercare di migliorare il mio modo di scrivere.
Inoltre, ho altre mille recensioni a cui rispondere, ma lo faccio con questo... come chiamarlo... avviso di arrivederci.
Vi ringrazio molto, davvero.
Freckles ha raggiunto la bellezza di 41 recensioni, vi rendete conto? E Insane ne ha già 30, pur avendo solo otto capitoli, se non erro, ed è questo il principale motivo per cui mi dispiace abbandonarla (anche se non è detto che sarà una decisione definitiva): mi dispiace lasciarvi senza un finale, senza dirvi se Logan e Jennifer ritorneranno insieme, senza dirvi che rapporto si creerà tra Rob e suo padre, che fine faranno April e James.
So quanto sia snervante non avere un finale a una storia che segui, e mi dispiace molto.
Vi prometto che, se mai mi tornassero le idee per questa storia, io la continuerò, anche se saranno passati anni, perché queste sono le mie primogenite e mi sento in colpa nel doverle abbandonare.
Ho scritto un papiro senza volerlo, come mio solito, ma penso che anche in queste cazzate voi riusciate a vedere quanto il mio rapporto con la scrittura e la grammatica siano cambiati, dal primo capitolo di Freckles ad ora.
Concludo dicendovi un grandissimo GRAZIE, perché ve lo meritate.
Se vorreste contattarmi, anche solo per chiaccherare, l'invito è sempre aperto e i link del mio profilo di facebook e twitter li troverete nei vecchi capitoli, altrimenti c'è sempre la casella postale di EFP, anche se ora ci entro raramente.
Vi ringrazio ancora e spero di avere ancora il piacere di risentire qualcuno di voi.

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