Una bacchetta, un arco e un martello.

di NightPipistrello721
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Auguri Katniss! ***
Capitolo 2: *** Wingardium Leviosa ***
Capitolo 3: *** Londra ***
Capitolo 4: *** Dodici Luglio 2006 ***
Capitolo 5: *** Babbana! ***



Capitolo 1
*** Auguri Katniss! ***


Un crossover di NightPipistrello721
Una bacchetta, un arco e un martello.
Primo capitolo
Auguri Katniss!
 
Sono seduta su una poltrona e sfoglio il libro delle piante. Oggi è il mio trentaseiesimo compleanno e mia sorella avrebbe compiuto trentatre anni tra due mesi. Mi soffermo su quella pagina, la leggo, la osservo, la accarezzo e aggiungo altre lacrime agli aloni di quelle che ho versato prima. Continuo a sfogliare e osservo i volti di tutti quelli che oggi avrebbero potuto festeggiare con me: amici, aiutanti, compagni di “giochi” e pezzi di cuore, come Prim e Rue. Rivedo ancora la mia sorellina in mia figlia che si chiama Primrose, proprio come lei, e ora ha 9 anni. Mio figlio, invece, ne ha 4 e si chiama Finnick, come il tributo vincitore del distretto 4 che salvò Peeta dalla morte nell’arena orologio e si sacrificò per me in guerra. Senza di lui la mia famiglia non sarebbe potuta esistere; mettere al mio secondogenito il suo nome è il minimo che avessi potuto fare per ringraziarlo.
  
- Mamma, guarda che ho trovato! - mi grida mio figlio correndo in casa
   - Cos’è? - chiedo asciugandomi le lacrime. Lui alza le spalle.

Sembra una strana radice…salice, forse. O sambuco. E’ più corto di una freccia ma più lungo di una piuma di piccione. E’ stranissimo tenerla.
   -Mamma! - mi chiama mia figlia Prim appena tornata da scuola. Mi si avvicina e mi da un bacio -Auguri- dice dandomi un mazzetto di fiori di campo. Al centro c’è anche una rosa bianca. Il dolore è ancora vivo dentro di me e so che quella rosa mi darà tanti incubi stanotte, ma è il fiore preferito di mia figlia e non posso spiegarle cosa significhi. Non ancora, è troppo piccola.

Qualcuno da dietro mi tappa gli occhi con le mani:
  
   - Peeta! – esclamo, lui toglie le mani e si mette di fronte a me
   - Se mi dai un bacio ti do una cosa - mi dice.
 
“Infantile…” penso divertita. Mi alzo, gli do un veloce bacio sulle labbra e lui mi porge il mio biscotto preferito con una decorazione fatta con la glassa di zucchero: ci sono un sacco di cuoricini verdi e arancioni ai lati; al centro un coloratissimo “Buon Compleanno Katniss”.
  
   - Hai visto come siamo stati bravi? - mi dice Peeta sedendosi nella poltrona accanto a me
   - Siete meravigliosi - affermo. La mia famiglia è la sola cosa che sia ancora capace di scaldarmi il cuore dopo tutto il dolore che ho passato. Peeta si sforza tantissimo per ricordarmi che il mio cuore batte ancora e che può ancora provare emozioni, come il mio amore per lui. E’ solo grazie a lui se non sono impazzita in questi anni.
   - E non è ancora finita, abbiamo un’altra cosa per te- mi dice Prim che sprizza felicità da ogni poro –Nonna! - chiama. Le luci si spengono e vedo quella di una candela avvicinarsi. C’è mia mamma che è ritornata dal distretto 13 per festeggiare con me e ora sta spingendo un carrello con una bellissima torta sopra.
“Tanti auguri a te, tanti auguri a te…” cantano tutti.
   - Uguri mamma! - grida mio figlio che si getta addosso a me per abbracciarmi
   - Auguri, Katniss - mi dice mia mamma abbracciandomi. Il suo sguardo è ormai senza più emozioni tranne quando incontra quello dei suoi nipotini.

Qualcuno bussa alla porta:
   - Catnip! - esclama
   - Gale! - oddio. Non me l’aspettavo proprio. Gale è il mio migliore amico ed è anche grazie a lui se oggi sono qui a festeggiare i miei trentasei anni.

Purtroppo dopo la guerra ci siamo separati perché lui è andato a vivere nel distretto tre mentre io mi sono rifatta una vita con mio marito. Questo è uno dei migliori regali di sempre.
   - Ciao Gale - lo saluta Peeta amichevolmente… ma non troppo. Lui è sempre stato un po’ geloso del mio amico e posso anche capirlo.

Gale lo saluta con la stessa amichevole freddezza e poi si butta a giocare con i bambini. Loro lo chiamano zio e si tengono in contatto con lui molto più di me. Questo mi fa piacere e il mio amico mi ricorda quei giorni difficili ma felici che passavamo insieme prima dei  settantaquattresimi Hunger Games. Il che mi provoca solo nostalgia e una forte stretta al cuore.
  
   - Mamma! - mi distrae mio figlio – lo zio sa che cosa è questa! - dice entusiasmato mostrandomi quella specie di radice che mi aveva portato pochi minuti fa.
   - Davvero? – chiedo incuriosita.
   - Dai, Catnip! Non ti dice nulla Harry Potter? – mi dice Gale quasi incredulo
   - No – rispondo. Aspetta… mia figlia mi aveva parlato una volta di questa persona, si. Ma non ricordo cosa dicesse al riguardo.
   - Mamma! Te ne ho parlato così tante volte! Harry Potter! I libri che abbiamo letto a scuola!- dice mia figlia quasi impaziente. – questa è una bacchetta magica!- la sua impazienza si è trasformata in puro entusiasmo. Cercai di spiegarle che la magia non esisteva e che quei romanzetti erano solo fantasia ma lei si ostina ancora a credere nell’esistenza dei maghi e delle streghe.
   - Harry Pollo – ripete il piccolino maneggiando la bacchetta
   - Finnick! – lo sgrida Prim – se ti azzardi ancora una volta a chiamare Harry Potter così giuro che ti lancio un Avada Kedavra!-
   - Ababa piovra? – domanda mio figlio leggermente sconcertato. Poi si volta a guardarmi e io gli sorrido. Non so nemmeno io perché Prim tenga così tanto alle storie che legge.
   - Mio Dio! Vivo in una famiglia di babbani!- dice mia figlia a Gale che ha preso in mano la bacchetta e la sta osservando.
   - Sta attenta a come parli, Prim- la richiama Peeta.
   - Sai cosa mi sembra questo? – dico a Gale – Mi sembra salice, non credi?-
   - Già… è solo che non ricordo una bacchetta così…- mi risponde
   - Zio, Ron Weasley aveva una bacchetta di salice.- afferma mia figlia
   - Si ma era diversa da questa. Questa sembra l’incrocio di tutte le bacchette dei personaggi principali. Non appartiene alla saga, ne sono sicuro.-
   - Allora è un falso! Ma come? Non può essere nemmeno quella di un mangiamorte? Di un qualche professore di passaggio? – chiede mia figlia prendendo in mano la bacchetta e rigirandola nel tentativo di capire qualche cosa di più.
   - Beh, se questa è una bacchetta magica, allora farà gli incantesimi.- osserva mia madre che, come me, ha sempre scherzato sulla magia.

Il volto di Prim si illumina - Giusto, nonna. Dobbiamo provare un incantesimo.-  
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: ma ciao! Oggi è uscito l’ultimo capitolo della saga che, probabilmente, mi ha cambiato la vita e io non ho ancora avuto la possibilità di vederlo, e sottolineo ‘ancora’.
Sto lavorando a questa fanfiction da qualche mese ormai e ho già pronti i prossimi 5 capitoli ma, siccome la sottoscritta ha una bassissima autostima, avrebbe davvero bisogno di un/una Beta Reader (o anche di più, non sono mai troppi). C’è qualcuno così gentile e coraggioso –incosciente, oserei dire- da offrirsi per aiutare una povera anima alle prese con la sua prima ff importante? Se si, potete proporvi con una semplice recensione scrivendo “SEI PROPRIO PORACCISSIMA, MI FAI PENA, QUINDI CORREGGERO’ IO PER TE I TUOI INSIGNIFICANTI CAPITOLI, VISTO CHE TU NON SAI FARE NEMMENO QUELLO” oppure, molto più semplicemente “BANANA”. No perditempo (che già basto io). Accorrete numerosi, ricchi premi e cotions (che si legge cotiòn, e non sono proprio sicura che non sia una parolaccia.)!

 

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Capitolo 2
*** Wingardium Leviosa ***


Un crossover di NightPipistrello721
Una bacchetta, un arco e un martello
Secondo capitolo
Wingardium Leviosa
  

   - E che incantesimo vuoi fare? - chiedo
   - Lo voglio fare io, lo voglio fare io!- grida Finnick saltellando
   - Tu non sarai mai in grado di farlo, sporco mezzosangue! – ribatte mia figlia e io continuo a non capire cosa significhino i suoi insulti. So che non dovrebbe usarli ma, purtroppo, ha preso da me e quindi so anche che li userebbe lo stesso, qualsiasi cosa le dicessi. Peeta, però, non è d’accordo:
   - Ti ho detto che devi smetterla con queste parole, Prim. Soprattutto se parli con tuo fratello –
   - Papà, non era un insulto, era una constatazione – dice con un’aria da snob che mi fa sorridere. Non sono una buona mamma, lo so. – Zio Gale, che ne dici di un Wingardium Leviosa? –
   - Sei sicura di riuscire a farlo? Sai che è molto difficile fare un incantesimo…- le dice Gale, anche lui piuttosto divertito
   - Io sono una vera Potterhead e, quale tale, riuscirei perfino a fare un incantesimo Patronus –
   - Va bene, allora. Provaci. Nel peggiore dei casi brucerà la casa. – mi dice Gale e ci mettiamo tutti a ridere, sappiamo che il risultato sarà solo mia figlia piuttosto arrabbiata che piangerà e batterà i piedi a terra. Ho cercato di insegnare ai miei figli a cacciare o ,comunque, a maneggiare un arco ma entrambi hanno interessi ben diversi: Prim è fissata con i libri e Finnick vuole sempre stare con Peeta a decorare torte e riempire bignè. In fondo, ha solo 4 anni. Non so se questo sia un bene o un male, perché saper utilizzare un arma è sempre importante. Se non avessi saputo usare il mio arco sarei già morta da tempo. Devo, però, ammettere che i tempi sono cambiati e la pace regna a Panem: Capitol City è stata completamente sconfitta e noi tutti i distretti siamo uniti e decisi a mantenere la pace fino alla fine del mondo. Tutti hanno un lavoro, cibo e casa e i tutti bambini vanno a scuola dove imparano, tra le altre cose, la storia degli Hunger Games, affinché non si ripetano mai più. Ogni anno, per quello che sarebbe stato il giorno della mietitura, io, Peeta, Haymitch, Effie e gli altri vincitori sopravvissuti andiamo nelle scuole e parliamo della nostra esperienza, ricordando ogni giorno che non c’è nulla di buono nella morte e nella guerra.
   - Allora, pronti? – dice mia figlia puntando la bacchetta verso un bicchierino vuoto di acciaio.

***
 
 -Maledizione! Dove cavolo sei?- impreca Nova Weasley nel suo appartamento di Londra – Accio bacchetta! – ma niente. La bacchetta non si presenta. – E ora come faccio? Oddio… ok, non pensiamoci – si alza velocemente e si prepara. Oggi deve partire per Hogwarts perché c’è un corso speciale estivo di erbologia avanzata, la sua materia preferita, solo per gli studenti del quarto anno. Come farà senza la sua bacchetta? Decide di fare mente locale: - Allora… allora… dove sono stata? Al parco non l’ho lasciata, sicuro. Poi sono stata al panificio e nemmeno l’ho portata con me, poi? Oddio. La convergenza. Oh no, oh no. Nell’edificio vicino al bosco c’è un tunnel spazio temporale. Aspetta… e se l’avesse presa Pluvia? – Pluvia Malfoy è la sua migliore amica e con lei hanno scoperto stamattina che c’è in corso un allineamento planetario e che questo ha formato un tunnel di collegamento tra i vari universi che si trova proprio nell’edificio abbandonato all’estrema periferia di Londra. Quello dove andavano al primo anno di Hogwarts a giocare a nascondino e a sperimentare incantesimi. Pluvia è sempre stata brava negli incantesimi mentre Nova si trova meglio con le pozioni. A dire il vero, sono molto differenti: lei ha i capelli ricci, castani e gli occhi verdi mentre Pluvia è bionda e con gli occhi nocciola. Nova adora la natura, il Quidditch, la cucina e le serie tv; la sua amica invece ha un amore infinito per i talent show televisivi, le automobili e qualsiasi ragazzo anche lontanamente carino di Hogwarts e non.  La ragazza decide di chiamarla per vedere se ha lei la sua bacchetta magica.

***
 
   -Dai, non disperare, nessuno ci riesce al primo tentativo – Gale cerca di consolare Prim che non ha ottenuto un bel niente dal suo incantesimo
   - Non è vero! Hermione c’è riuscita! Perché io no?-
   - Prim, forse è semplicemente una bacchetta falsa – le dice Peeta
   - Non può essere, è troppo vera per essere falsa! –
   - E allora non ti rimane che provarci e riprovarci. Allenati! – la incoraggio io
   - Lo voglio fare io, lo voglio fare io! – continua a gridare mio figlio
   - E va bene, tanto se non ci sono riuscita io tu non ce la farai sicuramente – dice Prim mentre da la bacchetta a Finnick – ricorda, Wingardium leviosa –
Finnick si prepara e punta sempre a quel bicchierino di ferro: - LENGADDIU VAVIOSA! –
Dalla bacchetta esce un fascio di luce diretto all’oggetto di metallo sul quale rimbalza e va a finire… su di me.



Note dell'autrice: ohhhh, colpo di scena! Allora? Cosa ne pensate? Non avete altro da fare che recensire (si, per favore, recensite. Però... cioè... se non volete... anche no.  #verysadbutproud)! Devo sentitamente ringraziare Qwqwq (aka Marco) che si è gentilmente offerto di scovare e uccidere ogni errore dentro questa fanfiction, quindi state pur certi che sarà impeccabile! Vi invito ad aggiungere fra le seguite questa storiella, così da non perder nemmeno un capitolo. Alla prossima <3

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Capitolo 3
*** Londra ***


Un crossover di NightPipistrello721
Una bacchetta, un arco e un martello
Terzo capitolo
Londra

   -No, ti prego, dimmi che hai controllato bene. – implora Nova, disperata
   - Non ce l’ho, mi dispiace. Hai provato a vedere se l’hai messa insieme alla sciarpa?- chiede Pluvia
   - Ti dico che ho controllato dappertutto! Non c’è, Pluvia, non c’è! –
   - Senti, dirai semplicemente che l’hai persa. Per oggi non penso ti serva, poi domani passiamo da Olivander.-
   - E se l’avesse qualcuno che non la sa usare? –
   - Non la può usare. Dai, quella bacchetta è tua ed è fedele solo a te! Nessun altro la potrebbe usare con successo. Nova, è tardissimo. Il treno parte tra mezz’ora, ci vediamo alla stazione. –
   - Ok, ci vediamo – Nova Weasley chiude la chiamata con un nodo allo stomaco: una strega senza bacchetta, perché è così sciocca da averla persa! Eppure la tiene sempre dentro la manica destra! Fa così perché le piace sentirsi la fata Turchina di “Cenerentola”, la sua maga delle favole preferita. Va a ricontrollare il cardigan di seta che aveva addosso qualche ora fa, mentre era con Pluvia all’edificio abbandonato, ma niente, non c’è. Controlla l’orologio: il treno partirà tra meno di un quarto d’ora ed è meglio che si sbrighi, non vorrebbe perdere anche quello.

*** 
 
Il dolore lancinante alla schiena a causa della violenta caduta e il fatto di aver appena attraversato una specie di vortice multicolore ad altissima velocità sono cose secondarie. La mia prima preoccupazione è sapere dove mi trovo: sono dentro uno sconosciutissimo edificio abbandonato. Non so altro, a parte che mi fa male la schiena e che un secondo fa stavo festeggiando il mio compleanno con i miei cari. Mi alzo e provo a rendermi conto di quello che ho attorno, sentendomi solo ancora più confusa. Mi trovo in un palazzo di circa 6 piani marcio e puzzolente, con numerosi dipinti astratti e molto colorati alle pareti. Ricordo di averli visti sul libro di storia dell’arte di mia figlia, ma non ricordo come si chiamano. Fatto sta che i più recenti risalgono a qualche secolo fa. Dov’è la bacchetta magica? So che non è magica però… come ci sono arrivata qui? Ci dovrà essere un modo, all’infuori della magia! Fortunatamente trovo un’uscita e ne approfitto subito. Buio, anche se c’è una bellissima giornata. Il buio è nella mia mente, che non ha mai visto prima questo posto. Il sole brucia un po’ agli occhi e i miei indumenti sono decisamente pesanti per questo clima ma quello che vedo, seppur sconosciuto, non è per niente male. Sono sopra una collina e riesco a vedere bene ciò che c’è intorno a me: un po’ di alberi, un grande fiume e un infinità di edifici, tra i quali spiccano una specie di orologio gigante posto in piedi sull’argine del fiume e una torre altissima, posta sull’altra sponda del fiume, con un altro orologio infinitamente più piccolo dell’altro messo quasi in cima. C’è anche un edificio che ricorda qualche palazzo del sindaco a Panem. Si respira pace qui, sa di passato. Per un brevissimo istante mi dimentico di tutto, perfino del fatto di non sapere dove mi trovi e come ci sia arrivata. Mi incammino verso il fiume con la bacchetta in mano nel vanissimo tentativo di capirci qualcosa quando sento una voce maschile provenire da dentro l’edificio:
   -Ehi! C’è qualcuno? – grida
Mi nascondo d’istinto, non vorrei essere arrestata o peggio, per aver involontariamente violato qualche legge. Lo so, strano sentirlo dire da me. Sto per qualche secondo appostata e, non sentendo più nessuno, decido di scappare a gambe levate. Quasi mi viene un infarto. Mi ritrovo davanti un uomo biondo, abbronzato e piuttosto muscoloso. “Wow” è il mio primo, immediato, pensiero. Poi ritorno in me.
   -Stai bene? – mi chiede
   - Si, io sto bene ma… dove mi trovo? –
   - Londra. Periferia, per essere precisi – mi risponde con un tono assolutamente sereno, come se un turista qualsiasi gli avesse chiesto indicazioni. Dev’esserci abituato.
   - Londra? – cos’è Londra? Mai sentita prima d’ora. Deve essere qualche piccolissimo villaggio fuori Panem
   - Come posso raggiungere Panem? – chiedo
L’uomo mi guarda stranito – Panem? Si trova in Europa?-
Europa? Ma questi nomi li studia mia figlia nei libri di storia! Luoghi completamente distrutti da secoli! -Ehm… no –
   -E dove si trova? –
   - A Panem! Panem è uno stato! – dico, molto più confusa di prima
   - Thor! Tutto apposto?- vedo una ragazza avvicinarsi all’uomo davanti a me
   - Jane, questa ragazza si è persa – le sussurra il biondo – Come ti chiami?-
   - Katniss Everdeen, vengo dal distretto 12 – rispondo
   - Ok, ehm… Katniss, giusto? Io sono Thor e questa è mia moglie Jane –
   - Piacere –mi dice Jane. “Te lo sei scelta bene, Jane!” penso. Poi mi rendo conto di ciò che ho pensato e mi riprometto di controllare meglio almeno la mia mente.
   - Piacere mio –
   - Hai bisogno di telefonare qualcuno? – mi chiede la ragazza
   - Si ma non ricordo i numeri –
   - Hai qualche parente qui a Londra? Sei con qualcuno? –
   - No, non so nemmeno come ci sono arrivata a Londra! –
   - Scusa la domanda ma… posso sapere dov’eri un’ora fa? – mi chiede Thor
   - Ero a casa mia, con la mia famiglia a festeggiare il mio compleanno. Nel distretto 12 – sento che le mie gambe potrebbero crollare da un momento all’altro
   - E come sei arrivata qua? –
   - C’era una cosa… una bacchetta,  cioè… non sono sicura che sia stata a causa sua. Poi ho attraversato una qualche specie di tunnel e… - mi sento malissimo: sono stanca, confusa e assetata.
Vedo solo il viso dell’uomo cambiare espressione e pronunciare la parola “Convergenza”. Poi il nulla.

Note dell'autrice: ed ecco che spunta Thor! So che sarebbe stata una bella sorpresa se non fosse stato per il titolo (si, mi piace quando vi spoilerate le cose da soli #sadicasSaw). Katniss è arrivata a Londra e potete già intuire come, anche se lo approfondiremo nei prossimi capitoli. Tante cose sono rimaste in sospeso: Thor crederà a Katniss? Peeta e co. riusciranno a ritrovare la ragazza di fuoco? E cosa succederà a Nova quando andrà ad Hogwarts senza la sua bacchetta? LO SCOPRIREMO SOLO LEGGENDO! Quindi vi invito ad aggiungere alle preferite la mia storia e, ovviamente, a recensire per parlare un po' . Grazie a tutti voi lettori, alla prossima <3

 

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Capitolo 4
*** Dodici Luglio 2006 ***


Un crossover di NightPipistrello721
Una bacchetta, un arco e un martello
Quarto capitolo
Dodici Luglio 2006



Il caos regna dentro quella piccola casa al giacimento:
   -Finnick! Cosa hai fatto? Dov’è finita la mamma?- chiede Prim disperata
   -Oddio che guaio!- ripete Gale, più confuso che altro
   -Prim, spiegami esattamente che cosa è successo.- ordina Peeta alla figlia, la quale non riesce a dire una sillaba.
   -Katniss si è letteralmente volatilizzata dopo essere stata colpita dal raggio di luce che è uscito dalla bacchetta e…- spiegava Gale
   -La bacchetta! Dov’è?- chiede Prim, come presa da un improvvisa illuminazione
   -E’ dentro quel vaso lassù, mi è scappata quando è uscita la luce. - sussurra il piccolo, tra le lacrime
   -Non mi interessa della bacchetta, voglio sapere dov’è Katniss!- non è Peeta a parlare, è la rabbia fatta persona.
   - Beh, abbiamo la bacchetta e siamo tutti sicuri che la mamma è sparita a causa di questa cosa. Potremmo raggiungerla, no? Se Finnick non fa un altro pasticcio! – osserva la ragazzina recuperando la bacchetta dal vaso posto sopra la credenza.
 
*** 
 
La stazione è piena di persone ma il binario 9 e ¾ è quasi vuoto. Nova era già nervosa di suo, ci mancavano solo il passaggio sotterraneo bloccato per arrivare al treno e il signor Roth che era tanto impegnato a giocare a Spider da non poter nemmeno vidimarle il biglietto. Fortuna che ora è sul treno a parlare con Nova dei loro corsi estivi:
   -Come fa a piacerti Erbologia ancora lo devo capire…- dice Pluvia all’amica
   -Beh, almeno non sono come te che hai scelto un corso che odi! –
   -Si, lo ammetto, Arti Oscure non è proprio la mia materia preferita ma hai visto che ragazzi? Il più brutto è alto, moro, con gli occhi verdi, muscoloso, abbronzato, con un naso perfetto e con un sorriso smagliante! Secondo te mi sono iscritta veramente a quel corso per ascoltare i professori? – ammiccava Pluvia – E tu, cara la mia Nova? Come sei messa a ragazzi?-
   -Preferisco Erbologia-
   -Mamma quanto sei noiosa! Hai quasi una quarta di seno e un culo perfetto, se non mettessi quelle sottospecie di grembiuli della nonna ti andrebbe dietro mezza Hogwarts, fidati! Te lo dice una che riesce a rimorchiare con una seconda e delle caviglie enormi.-
   -Tu non hai delle caviglie enormi, e comunque io voglio che mi si apprezzi per qualcos’altro, voglio l’amore dei film e dei libri e delle canzoni…- dice Nova sognante
   -E allora aspetta e spera, ragazza mia! Con queste tue parole mi sento autorizzata a provarci con quello che gioca nella scolastica di Quidditch e che non smette mai di guardarti nonostante i grembiuli orrendi!-
   - Uno, non sono grembiuli ma camicie…e non sono per niente orrende. Due, non mi ha mai guardata se non per sbaglio. Tre, sentiti libera di fare la predatrice quando vuoi – ribatte Nova con un velo di irritazione
   -Oh oh! La mia cara amica che si irrita parlando di un ragazzo! Ti conosco fin troppo bene, New, qua gatta ci cova! E non arrossire, perché sono punti a tuo sfavore!-
Le amiche si mettono a ridere e Nova sa che Pluvia non ha tutti i torti… c’è Vir, quel ragazzo del quinto anno che fa il portiere nella squadra scolastica di Quidditch e che non è per niente male.
 
 ***

Mi risveglio in un divano grigio di qualche casa arredata con mobili dall’aspetto piuttosto antico: è tutto bianco con qualche tocco di viola e i mobili sono squadrati e molto lucidi. Ci sono dei quadri astratti alle pareti che ricordano vagamente quei dipinti che ho visto dentro l’edificio di stamattina. Come al solito, non so dove sono. C’è un orologio quadrato digitale appeso alla parete che segna le 18:56. Cavoli! E’ tardissimo! Dov’è la  mia famiglia? Seduti su due sedie accanto al mio letto ci sono Thor e Jane che parlano.
   -Oh, ben svegliata! Sei svenuta e ti abbiamo portato in hotel- mi sorride Jane, accortasi di me prima di suo marito.
   -Hai bisogno di qualcosa? Cibo, bagno, telefono… fa come se fossi a casa tua- Thor si alza e va a prendere un bicchiere d’acqua. Resto per un attimo imbambolata e penso di non aver mai visto un uomo così bello. Mi ricorda Gale, si assomigliano molto, il che è ironico perché non ho mai provato attrazione verso il mio migliore amico… o almeno spero. Poi penso che Thor ha una moglie e che io ho un meraviglioso marito, e che non è per niente da me fare certi pensieri.
Jane si viene a sedere accanto a me nella poltrona abbinata al divano –Dimmi…Katniss, giusto?- annuisco –Ti ricordi esattamente  come sei arrivata dentro l’edificio abbandonato?-
   -Emh… praticamente mi trovavo al giacimento, nel distretto 12, a Panem… e mio figlio Finnick aveva appena trovato una sorta di bacchetta magica. Beh, lui… ha fatto una specie di incantesimo e dalla bacchetta è uscito un raggio di luce che mi ha colpita e poi ho attraversato una specie di tunnel multicolore e sono caduta di schiena sul pavimento di quell’edificio.-
Scommetto il mio arco che Jane non crede ad una sola delle mie parole; a dire il vero, non ci credo neanche io. La ragazza guarda scettica il suo coniuge che ha seguito attentamente la conversazione, sempre con quel bicchiere d’acqua in mano. – Anche io ho un po’ di domande- dico –La prima è… qual è la data di oggi?-
   -Dodici Luglio duemilasei, sono le sette di sera e ci troviamo al numero 2 di Spring Gardens, Trafalgar Hotel, a Londra.- mi comunica Jane cercando di essere più precisa possibile. “Ha l’aria da scienziata”
   - Duemilasei?- ma come duemilasei? Sono anche andata indietro nel tempo? A Panem è il tremilanovanta! Non può essere… ecco perché sembra tutto così antico e pacifico. Ed ecco perché nessuno sa cosa sia Panem, perché ancora non esiste. –Ok…allora, so che non credete ad una virgola di ciò che dico ma vi giuro che è successo, l’ho visto io.-
   -Non ti preoccupare, abbiamo vissuto cose e visto posti che non tutti conoscono. Continua- mi dice Thor, con un’espressione mezza divertita, mezza incuriosita.
   -Quindi non vi preoccuperete se vi dico che, prima di arrivare qui, era l’otto Maggio tremilanovanta?-
Le loro espressioni cambiano, ma non li vedo scioccati. Jane rivolge a Thor uno sguardo confuso e capisco che dovrebbero parlare in privato: - Potreste indicarmi la porta del bagno? – chiedo.
Thor mi fa segno di seguirlo e io mi alzo dal divano con non poca difficoltà ma, pensandoci, ho vissuto molto di peggio. E’ davvero il duemilasei? Cosa mi è successo? La mia famiglia? Il bagno è molto bello e anch’esso dall’aria molto antica, ora capisco perché. C’è un attraentissima vasca da bagno rettangolare bianca che, non so perché, mi ricorda un sacco una saponetta che mi regalò mia figlia qualche anno fa. Faccio una veloce pipì, mi sistemo i vestiti e mi lavo mani e faccia; sto infiniti minuti pensando a come riuscire a sbrogliare questa matassa troppo, troppo intricata. La prima domanda alla quale devo dare una risposta è sicuramente: è stata davvero la bacchetta a portarmi qua? Il primo passo per capirlo è convincere  le persone a credermi, anche se non so come.  Quel tunnel multicolore ha qualcosa a che fare con la “convergenza” della quale parlava Thor mentre stavo svenendo? Cosa è successo alla mia famiglia? Come posso tornare al giacimento? Esiste già? Se no, qual è la zona sulla quale verrà costruito in futuro? Le domande sono troppe e un nodo mi attanaglia lo stomaco, il solo pensiero di perdere la cosa più preziosa che ho mi fa gelare il sangue. Eh già, potrei non rivedere mai più la mia famiglia ma non ho per nulla intenzione di far si che ciò accada.


Note dell'autrice: Quante domande per la nostra povera Katniss! Ma anche noi ne abbiamo da vendere! Nova se la caverà quest'estate senza la sua bacchetta? Come andrà con Vir? Cosa succederà al giacimento? E sopratutto, Katniss riuscirà a guadagnarsi la fiducia di Thor e Jane? Continuate a leggere! Se questa mia piccola storiella vi interessa, aggiungetela ai preferiti per non perdere nessun capitolo! Ditemi che cosa ne pensate con una recensioncina, mi renderete felice per tutto il giorno. Vi ringrazio e vi mando un abbraccio enorme, alla prossima <3
 

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Capitolo 5
*** Babbana! ***


Un crossover di NightPipistrello721
Una bacchetta, un arco e un martello
Quinto capitolo
Babbana!
 
Hogwarts è stranamente più viva in estate, soprattutto in questa: a Settembre si terranno i campionati interuniversitari di Quidditch e la squadra della scuola si allena tutti i giorni, il Magister è deciso a tenere la coppa dei pianeti dentro Hogwarts. Nova, dal canto suo, non ha come pensiero principale il campionato, bensì chi lo avrebbe giocato  – già, Vir.
   -Guarda, Nova- le diceva Pluvia orgogliosamente allargando le braccia come se volesse abbracciare tutto il piazzale –Questa è Hog(luogopienodimaschioniprestantiedisponibili)warts.  -
- Guarda caso, la stessa Hog(postodovesiimparalamagia)warts di sempre. –
- Ci rinuncio. – sbuffa pesantemente la Malfoy.
Due ragazze si stanno allenando con la pluffa, mentre il Magister, con in mano non il migliore dei boccini, sgrida un alunno che ha cercato di tagliare le ali alla piccola pallina volante, forse per regalarli alla sua ragazza.
- Pensi che ce la faranno ad arrivare agli ottavi? – chiede Nova, da tempo piuttosto appassionata di Quidditch
- Scherzi? Loro vinceranno! E nemmeno la Shwedserpeind di Yotunahim riuscirà a batterci, stavolta! Ah, alla fine l’hai trovata la bacchetta? –
- No… sono troppo preoccupata. Potrebbe accaderci di tutto e io non ho nemmeno un alaehonera! Che cosa dirà mia mamma appena scoprirà che ho perso la mia bacchetta? –
“Nova! Tesoro!” una voce familiare –anche troppo- si sente provenire dall’altra parte del cortile
La povera ragazza avrebbe preferito combattere contro un leone inferocito piuttosto che sorbirsi gli abbracci da cocca di mamma davanti tutta la scuola, figuriamoci poi della ramanzina! – Parli del diavolo… -
-Amore, come stai? Hai viaggiato bene? Peccato che non hai scelto Storia Della Magia, avremmo potuto stare insieme per tutto il corso! – “Per tutte le ali di pipistrello, la tortura in confronto è un the con le amiche!” – Ciao Pluvia, tutto bene, carissima? So che tu sarai ad arti oscure, vero? – chiede l’alquanto amorevole mamma Weasley ancora abbracciata alla figlia Nova.
- Si, signora, seguirò le lezioni con il professor Quentin. A Lei come vanno i progetti per l’anno che sta per iniziare? – risponde Pluvia, con un sorrisone innocente stampato in faccia.
- A meraviglia! Ci saranno un sacco di attività superinteressanti, ne rimarrete entusiasti! Ma non posso dirvi nulla, è ancora tutto Top Secret! – esclama con un inquietante luccichio negli occhi – devo andare, tesorino mio, ci vediamo pomeriggio! – e subito dopo sparisce dietro una delle tante colonne.
- Sette Inferi! Non potevo nascere neutra? – sbotta la “cara figlioletta”
- Se fossi stata neutra avrei potuto chiamarti babbana! –
- Shhh, lo sai che quello non è il termine ufficiale, ed è pure proibito usarlo qui… non so come quella tizia abbia avuto così tanto successo con le sue storiaccie. Maghi potentissimi che dividono la propria anima, spiriti maligni che uccidono le persone, un neonato che ha resistito ad un incantesimo letale… e poi “babbani” per indicare i neutri. Sembra un insulto! Davvero…  solo al pensiero mi prende il nervoso… rovinare il buon nome della scuola di magia più importante della Terra con degli squallidi racconti su cose assurde è inconcepibile! –
 
***
 
Mi hanno dato dei vestiti puliti (fortuna che io e Jane abbiamo più o meno la stessa taglia), da bere e da mangiare senza nemmeno conoscermi. Mi hanno salvato la vita e io non so nemmeno dove sia in questo momento la mia famiglia, sono impotente. Ora siamo seduti attorno a un bel tavolo bianco e liscio insieme una donna che si chiama Susanne Collins, dicono che sia piuttosto esperta in questo campo di “eventi paranormali” –così li chiamano-
-Ci racconti per favore tutto, proprio dall’inizio?- mi chiede Thor.
-Tutto tutto?-
-Nel modo più dettagliato possibile.- specifica Susanne
- Io mi chiamo Katniss Everdeen-Mellark, ho appena compiuto 36 anni (anche se, ora come ora, non ne sono tanto sicura) e vivo con la mia famiglia nel distretto 12, uno dei distretti di Capitol City, la capitale di Panem. Sono sopravvissuta insieme a mio marito a due edizioni degli Hunger Games…-
- Mi puoi spiegare cosa sono esattamente questi Hunger Games?- chiede la donna
-Si. Anni prima che io nascessi, i 13 distretti che facevano riferimento a Capitol City si ribellarono alla Capitale stessa. La guerra fu lunga e sanguinosa, ma Capitol ebbe la meglio; quindi, per evitare che queste ribellioni si ripetessero, instituirono ogni anno i cosidetti Hunger Games. Questi consistono in un grandissimo evento televisivo in cui 12 ragazze e 12 ragazzi tra i 12 e i 18 anni (sorteggiati tra gli abitanti dei distretti, 2 per ognuno) devono scontrarsi e uccidersi in una particolare arena fino a quando non ne rimane solo uno, il vincitore, che viene acclamato e stimato da tutti come simbolo della pace fra i distretti e la Capitale. –
- Hai detto che ogni distretto da come tributo 24 ragazzi, due per ogni distretto. I distretti, però, non erano 13? –
-Si, i distretti erano 13 ma il tredicesimo fu completamente seppellito dai bombardamenti della grande guerra. –
- Continua. – mi incita Jane
- Quando arrivò il giorno del sorteggio per i settantaquattresimi Hunger Games, mia sorella (dodicenne, quindi alla sua prima candidatura) fu scelta dal destino per andare dentro l’arena. Una bambina della sua età non ce l’avrebbe mai fatta, e solo il pensiero di vivere senza lei mi era straziante. Allora, senza neanche pensarci, mi offrii volontaria al posto suo. Come ragazzo fu sorteggiato Peeta, che poi sarebbe diventato mio marito…-
Racconto loro dell’arena, dei concorrenti, di Rue, della vincita, del Presidente Snow, del tour, di Effie, dell’edizione della memoria, di come scoppiò la guerra, del distretto 13 che era rinato, delle battaglie, del sangue, dei miei amici caduti, dei paracadute con gli esplosivi, di Prim… e di come finì la guerra. Non tralascio assolutamente le condizioni di Panem di oggi e la mia vita che è molto più tranquilla. Susanne ha uno strano entusiasmo negli occhi, mi dice che si tratta di qualcosa di “infinitamente interessante”, parole sue, e che lei mi crede e crede in quello che ho detto. Sembra impossibile perfino a me, ma evidentemente lei ha capito che non sono né bugiarda né pazza. Oddio… su quest’ultima non ci scommetterei.
 
 
Note dell'autrice: scusate per l'improvvisa sparizione da questo sito ma ,sapete com'è, gestire una nazione di questi tempi non è facile... (oops, non dovevo dirvelo...). Comunque, cosa ve ne pare di questo capitoletto? Secondo voi che ruolo ha la nostra cara zietta Collins? Non vi basta che recensire! Ci vediamo al prossimo capitolo!

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