It's a fucking mistake, don't play with the time.

di Like an Undead
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Act 1: Tu lassù, mi stai prendendo per il culo? ***
Capitolo 2: *** Act 2: Mi arrampico meglio di Spiderman, cazzo ***



Capitolo 1
*** Act 1: Tu lassù, mi stai prendendo per il culo? ***


Act 1: Tu lassù, mi stai prendendo per il culo?

 

Okay, questo è strano. No, è davvero strano, non come potrebbe esserlo un cane in una stalla, molto ma molto di più. Fino a qualche secondo fa mi trovavo nel bagno del Two Whales, come ho fatto a ritrovarmi qui adesso? Mi guardo attorno, dire che sono perplessa è dire poco. Cazzo, posso teletrasportarmi, figo. No, aspetta, queste parole io le ho già sentite... La Grant dev'essersi fusa, perché sta rispiegando la lezione di ieri? No, aspetta di nuovo, tutto ciò non ha il minimo senso... Anche se mi fossi teletrasportata, per quale motivo la vecchia dovrebbe tenere una lezione alle... Sono le 12:30? Mi sa che ho perso il senso del tempo.

No, non ho perso proprio un cazzo, ero al cesso due minuti fa, perché sono qui? Certo freneticamente il cellulare nella tasca del giubbotto, allora, non appena lo stringo tra le mani, vedo di accertarmi dell'orario; magari mi sono addormentata. Sì, sono le 12:31, devo essermi appisolata sul banco. Sento un insistente fastidio addosso, allora alzo lo sguardo sulla donna intenta a fissarmi peggio di Gollum con Frodo. Che c'è? Il telefono è il mio tesoro.

«Signorina Graham, mettere via quell'aggeggio sarebbe di troppo disturbo? Sa, sto spiegando.» A volte mi domando con quale incredibile capacità di sopravvivenza quella donna sia ancora viva. Sono quasi sicura di non essere l'unica studentessa a mandarle maledizioni dalla mattina alla sera. Credo che dovrei impegnarmi di più, scrivere il suo nome di Death Note sembra non bastare. Stupida vecchia.

«Sì scusi, stavo solo controllando l'ora.» Esordisco, piuttosto accigliata. «E poi, non è che non stessi seguendo...» Borbotto, forse a voce troppo alta. Merda.

«Dice che stava seguendo? Allora mi dica, signorina Graham, cos'è che stavo dicendo sugli idrossidi? È un argomento nuovo, ma dovrebbe almeno sapermi dire la compo-» La blocco, con un sorrisetto appena provocatorio. Lo so, non sono il massimo dell'educazione, ma non ci posso fare nulla se mi annoia studiare cose che conosco alla perfezione. «Gli idrossidi sono composti ternari, formati da un elemento metallo ed il gruppo OH, anche detto ossidrile. La quantità di OH è strettamente proporzionale alla valenza dell'elemento metallo. Per seguire l'esempio da lei citato, l'idrossido di magnesio sarà Mg(OH)².» No, non sono una secchiona o una nerd, niente del genere. Semplicemente, mio padre non fa altro che parlare di questa roba e, beh, ormai la ripeto come una filastrocca.

Ecco, sentiamo che dice adesso quella vecchiaccia. Sembra piuttosto spaesata, ottimo. Schiude le labbra, allora mormora qualcosa. «Dovevo aspettarmelo, suo padre, Warren Graham, le ha insegnato davvero bene. Adesso riprendiamo la lezione, metta via il telefono per cortesia, per controllare l'ora c'è quello.» Se ne esce dalla pessima figura indicando l'orologio sopra la grande lavagna, allora torna a blaterare.

C'è qualcosa che non mi torna in tutta questa faccenda, ho davvero l'impressione di aver già assistito a questa lezione. Sposto lo sguardo sul banco di Jess, quasi come attendendo che... Ecco. Lo sapevo, sta per scrivere quella minchiata: “Jess&Matt4EVER”.

Siamo seri? Conosco Matt da secoli, la farà soffrire, ma non è questo il punto. Adesso sono quasi certa che squillerà il cellulare di Stuart e che la Grant gli farà una testa tanto. Eccolo! Cos'è, ho avuto un sogno premonitore? Che diavolo... Frugo nella tasca del jeans, allora tiro fuori un bigliettino da visita. Ma questo è di Donny, me lo ha dato al Two Whales... Poco fa. No, qui qualcosa non quadra davvero. Se era un sogno come faccio ad avercelo? Ricordo perfino ogni singola parola, era così contento di aver ottenuto il lavoro al giornale.

Devo vederci chiaro e, sinceramente, non ho alcuna voglia di stare ad ascoltare un'altra parola di questa mummia. «Prof, posso andare in infermeria? Non mi sento bene.» Dico, accennando uno sguardo addolorato, palesemente finto; recitare non è mai stato il mio forte.

 

 

Sono uscita dall'aula una ventina di minuti prima che suonasse, ormai manca solo l'ora di matematica, ma non ho alcuna voglia di presentarmi in classe. Chiariamo, non sono una cattiva ragazza o qualcosa del genere, tutt'altro. Il mio problema è che mi annoio con una facilità incredibile e la matematica non mi aiuta a mantenere la poca concentrazione che il big boss, lassù, mi ha donato.

Esco dal liceo, allora mi dirigo verso quello che è il mio dormitorio. È incredibile quanta gente sembra aver bisogno di te nei momenti in cui non vorresti parlare con anima viva. Eccolo qua, Daniel Prescott, l'ultimo tizio che vorrei vedere in quest'istante. «Che vuoi?»

«Marini la lezione di Wyatt, eh?» Mi domanda, ignorando sotto ogni punto di vista la mia minaccia di morte per niente velata. Che c'è? Sono espressiva. Dan non è un cattivo ragazzo, per nulla, il che è parecchio strano, vista la fantastica family da cui proviene. Ogni tanto mamma mi ha parlato di ciò che successe al figlio dei Prescott quando frequentava la Blackwell, ma a proposito di sua sorella maggiore non ho mai saputo nulla e, a giudicare dal metro e novanta di fronte a me, non dovrebbe essere una pazza esaltata come gli altri componenti della famiglia padrona della città.

«Lo sai, la matematica non fa per me.» Premetto, accennando un sorriso di circostanza. Mi passo la mano destra trai capelli spettinati. Ora che ci faccio caso, sono cresciuti troppo. Dovrei decidermi a tagliarli di nuovo, un giorno di questi. «Comunque sia, ripeto, che vuoi?»

«Chris, ti hanno mai detto che potresti essere un po' più amichevole?» Accenna lui, quasi sfidando il mio orgoglio da Miss Acidità 2039.

«E a te hanno mai detto che, se ti facessi un pacco di cazzi tuoi, camperesti cent'anni?» Sogghigno, lanciandogli uno sguardo pieno di tutta la mia simpatia. Diciamolo, Dan è praticamente la persona più vicina ad un migliore amico che io abbia mai avuto, ma il fatto che io sappia già cosa sta per dire mi inquieta. «Sì, lo so che te l'hanno detto e anche che preferisci una vita breve ma intensa.» Dico, precedendolo.

Eccola, quella è l'espressione che mi aspettavo. Accenna un sorriso leggermente a disagio, allora riprende il filo del discorso, in qualche modo, mentre camminiamo verso l'ingresso del dormitorio. «Ci conosciamo da tutta la vita, ma non credevo fossi in grado di leggermi nella testa Christine.»

Sollevo un sopracciglio, allora mi schiarisco la voce e muovo un masso verso di lui, cercando di simulare la solita espressione quasi disgustata di mia madre, quando la chiamano Maxine, invece che Max. «Chris, mai Christine.» Ci guardiamo per qualche secondo, prima di sbuffare una leggera risata.

Salgo i gradini con un paio di passi slanciati, allora poggio il palmo sul pomello della porta dell'edificio. «Senti, qualsiasi sia il motivo del tuo stalkerarmi con tanta insistenza, è rimandato a dopo. Lasciami il tempo di recuperare le sigarette ed un paio di altre cose e poi andiamo a mangiare qualcosa al Two Whales.» Ecco, neanche a farlo apposta, queste cose io le ho già dette e al TW ci sono andata con lui prima. Cioè “prima” si fa per dire.

Entro nel dormitorio, allora cammino verso la mia stanza e, ancora una volta, vengo fermata poco prima di raggiungere la mia meta. Oddio, adesso che cosa vuole Beth? «Ehi Chris!» Mi saluta spensierata. Mi chiedo se nella sua testa ci sia qualcosa che funzioni davvero. Nel senso, non ho nulla contro le ochette giulive, solo... Mi sembra così svampita che, a volte, mi domando davvero come farà in un prossimo futuro a vivere. Oh beh, non sono cazzi miei.

«Yo» Aggrotto la fronte, sollevando appena il mento in segno di saluto. «Hai bisogno che ti sistemi il pc?» Domando appena seccata. Sembra offendersi, lì per lì, poi mi risponde categorica.

«Volevo soltanto sapere come stavi, Jess mi ha detto che sei uscita prima perché non ti sentivi granché.» Ecco, Beth e Jess si tengono costantemente in contatto, se dici una cosa ad una delle due, stai pur certa che l'altra lo saprà in meno di dieci secondi. Mi domando se dovrei dire a Beth di guardare le spalle alla sua gemella siamese by cellulare, Matt non è proprio il fidanzato più fedele del mondo. È anche vero che non sono cose che mi riguardano, quindi terrò la bocca cucita. Già, decisamente meglio che impicciarsi dei fatti altrui.

«Sì, tranquilla. Avevo... Sai, un po' di mal di stomaco, ma ora va meglio.» Dico, accennando un lieve sorriso, mentre continuo a muovermi verso la mia camera, all'indietro. Ed eccolo ancora lì, il suo broncio da ragazzina indispettita. Beth è famosa per il suo egocentrismo, così come per il suo comportamento da principessa Disney. «Scusa, ora devo andare. Se vuoi dopo scrivimi. Bye.» La saluto, scomparendo nella mia camera. Stanchezza, portami via. Mi getto sul letto, non è neanche ora di pranzo e mi sento già uno straccio. Dev'essere la vecchiaia, decisamente. No, davvero, è assurdo. Ho l'impressione di star sveglia da almeno dodici ore, eppure non ha il minimo senso. Ricontrollo l'ora per sicurezza, ma nulla. Devo essere uscita di testa.

Torno ad osservare il biglietto da visita, non credo davvero di essermelo immaginato, ma non ha senso che io ce l'abbia se non ho ancora incontrato Donny. Ci dev'essere una spiegazione, può semplicemente avermelo dato ieri. Certo, dev'essere così.

No, non può essere così, eri sono stata tutto il giorno con Dan. Cazzo. NO, ASPETTA, DAN. Certo, lui era presente quando Donny mi ha dato il biglietto, deve ricordarselo! Lui è il tipo che non dimentica nulla, mai, se è successo di certo lo saprà.

 

 

«Che vuol dire che non vediamo Donny da una settimana?!» Chiedo, completamente sfasata, mentre camminiamo verso il Two Whales. L'autobus mi ha sempre dato il voltastomaco, lo spilungone qui di fianco lo sa benissimo e non mi chiede neanche più di provare ad abituarmici.

Mi accendo una sigaretta, allora me la vedo rubare dalle mani dopo neanche un tiro. «Chris, sicura di stare bene? Insomma, lo sapevi che Donny era impegnato con l'articolo per la prova al giornale, non capisco di cosa ti stupisci? Che poi, anche tu non l'hai visto per tutta la settimana, non capisco come faccia a non ricordarlo.» Dice, prendendo un tiro a pieni polmoni. Lo guardo appena accigliata, allora accenno uno sbuffo secco, andando ad accendere un'altra sigaretta.

«Prima di tutto, potevi anche chiedermela, secondo... Ovvio che lo ricordavo, sono solo un po'... Stanca.» Ispiro il pesante fumo, allora infilo la mano destra in tasca, scrollando le spalle.

«La vecchiaia si fa sentire, eh? Hai compiuto diciotto anni neanche un mese fa e sei già così moscia, vedi di riprenderti, un giorno dovrai essere una mamma iperattiva per i nostri figlioletti.» Ammicca un occhiolino, allora sbuffo una risata. Mi chiedo come faccia a non essersi stancato di comportarsi come un idiota. Certo, qualche battuta può anche starci, ma ci conosciamo da tutta la vita e immaginare di avere un figlio con lui... No, oddio, di fare sesso con lui... Schifo. «E non fare quella faccia disgustata, merda- Mi fai sentire rifiutato così!» Si riprende in fretta, dandomi una pacca sulla spalla.

«Beh, di certo nessuno a parte me potrebbe mai considerarti, dopo aver scoperto uno dei tuoi “hobby” nascosti~» Sogghigno, cercando di buttare la situazione imbarazzante su qualcosa di leggermente più divertente. Non corriamo eh, non si tratta di niente come sadomaso o simili, soltanto... Dan ha delle fissazioni piuttosto “particolari”. No, non è un geek, un nerd o altro e no, non ha tentato segretamente di modificare la kryptonite naturale per farla diventare come quella di Superman, anche se a pianificare malvagità simili un po' me lo immagino; ha solo un irrefrenabile amore per la natura. No, purtroppo non si parla di cose molto... Banali, ecco, tutt'altro. Nella mirabolante residenza Prescott c'è una stanza dove alleva e custodisce ogni più pericolosa e particolare specie d'insetto, larva o rettile velenoso.

Esattamente, avete capito bene: se Dan volesse, potrebbe sottomettere l'intera Arcadia Bay. Beh, non che la sua famiglia non ci riesca già abbastanza bene. Da quanto ne so la città è sotto di loro da un'infinità di anni; neanche i problemi come suo zio sono riusciti a smuovere il loro potere.

Beh, il denaro non ha morale, in fin dei conti.

«Christine Graham, sta forse dicendo che lei accetterebbe ogni mio più piccolo difetto?» Domanda mostrando un sorriso sornione, che subito faccio placare. «Nah. Ringraziami se per il momento resto tua amica, Prescott.»

 

 

In una ventina di minuti abbiamo raggiunto questo locale secolare. Mamma me ne ha raccontate un'infinità e sembra quasi che il Two Whales sia più duro a morire di qualsiasi altra cosa. Saluto quella che è ormai la titolare del locale; Joyce lavora qui da sempre, so che quando i miei andavano al liceo, ha subito la perdita di sua figlia che, oltretutto, era anche la migliore amica di mamma. Dev'essere stato difficile, ma beh, il passato non si può cambiare.

Cammino tranquillamente fino al solito tavolo, allora mi accomodo sul divanetto che mi spetta di diritto, lancio un'occhiata agli stupidi appunti che mio padre, secoli fa, ha lasciato sul tavolo scritti in bella vista, allora afferro il menù in plastica. Lo conosco a memoria, ma scorrere lo sguardo sulle varie portate non mi dispiace e mi aiuta a scegliere, diciamo. Prima che Dan possa sedersi, lo costringo con lo sguardo ad andare a cambiare canzone all'impianto stereo. Lo scorgo mentre scorre il dito sulla superficie digitale, allora seleziona una canzone dei Paranoid. Accenno un sorriso, non ho nulla da ridire e lui lo sa, quindi lo aspetto prima di ordinare e mandare le richieste a Joyce, con il touch-pad bluetooth.

Ma sì, dei pancake andranno bene. Alzo gli occhi su Dan, allora ritorno con la mente agli avvenimenti strani di appena un'ora fa e, soprattutto, al fatto che, nonostante tutto, io riesca a prevedere, minuto dopo minuto, ogni cazzo di cosa. No, davvero, è assurdo.

Tre, due... Uno... Lo stereo si impalla. Ora entra Donny e si fionda vicino a Dan, mi consegna il biglietto e ci parla entusiasti del lavoro che ha APPENA ottenuto. Quindi, come faccio io ad avere un biglietto che non sarebbe neanche dovuto esistere fino a qualche ora fa?

Neanche sperandoci davvero, tutto ciò che pensavo sarebbe successo, accada. Quando Donny si siede comincia a raccontarci del lavoro, lo fermo a metà discorso. «Senti un po', quando hai stampato questi biglietti da visita?» Domando, in cerca di una prova del nove. Se è come penso, significa che ho già vissuto questa giornata e, in qualche modo, sono tornata indietro nel tempo.

«Me li hanno dati freschi freschi un paio d'ore fa! Non appena ho finito sono subito venuto qui per parlarvene, andiamo, è uno sballo, ho un lavoro al giornale ragazzi!» Ecco, lo sapevo. Sì, lo sapevo, ma questo non significa che io sappia come diavolo... Andiamo, ho riavvolto il tempo? O, perlomeno, qualcuno mi ha mandata indietro? Ma per quale motivo poi?

Interrompo ancora il blaterare di Donny, non riesco a rimanere qui senza fare niente, come potrei? Perché, ovviamente, alzarmi e camminare nervosamente mi aiuterà! No, aspetta, forse ho un'idea! Mio padre è sempre stato un nerd, di queste cose ne dovrebbe sapere più di Doc, devo cercare di parlargliene senza dirgli proprio tutto.

Mi alzo, saluto velocemente i due e, prima che Dan possa bloccarmi, filo via. Devo vederci chiaro.

 

 

La casa dei miei genitori si trova appena fuori dal raccordo, non ci metto troppo a raggiungerla anche a piedi. Appena davanti al portone suono un paio di volte il campanello, ma tanto per cambiare, nessuno accorre per rispondermi. 'Fanculo. Mia madre sarà a qualche conferenza et similia, mentre papà... Beh, lui non sente a prescindere, soprattutto quando si chiude per ore nel laboratorio nel parcheggio, tutto intento nello sperimentare nuovi tipi di combustioni elettromagnetiche. Sapessi cosa siano, almeno. Beh, in realtà lo so, ma non ho la pazienza e la forza per cercare di ricordarmene ora.

Sposto lo sguardo sulla finestra che da sul salone, quante volte l'avremo distrutta io e Dan? Forse troppe. E pensare che all'inizio i miei non erano neanche troppo contenti che frequentassi un Prescott; per quanto ne so non erano in grandi rapporti con la sua famiglia, tempo fa, ma alla fine non sono i tipi di persone che impongono agli altri le cose e, anche per questo, li rispetto. Diciamo.

Tiro fuori dalla tasca l'accendino, allora faccio sciogliere la riparazione “temporanea” che mio padre ha adottato per tenerla chiusa. Sogghigno, una volta aperta, allora entro in casa, scrollo le spalle e mi dirigo nel laboratorio.

Busso un paio di volte, prima di entrare, ma non sento un filo di voce in risposta. Apro la porta ma di lui non c'è ombra. Non capisco, dovrebbe essere qui. Serio, trascorre più tempo in questo posto che a letto con mamma, non posso credere che proprio quando serve a me, decida di darsi alle uscite.

Sospiro, allora infilo le mani nei jeans attillati. «Che odio.» Borbotto, poco prima di uscire in giardino, in cerca di anime perdute, anche chiamate comunemente “genitori”. Nada.



In cinque minuti giro tutto l'appartamento, ma di quei due neanche l'ombra. Mi trascino in cucina, esausta, allora poso lo sguardo sul calendario. Oggi è... Ah. Tutto più chiaro. 14 ottobre, certo. Immagino che saranno entrambi al cimitero, quindi esco di casa e mi dirigo verso quello che è il luogo più frequentato di Arcadia Bay, almeno negli ultimi anni dai miei genitori. Ogni anno, e mamma anche più spesso, vanno a trovare Chloe Price, la figlia di Joyce; immagino che lei ci andrà dopo.

Raggiunto il nefasto luogo, adocchio senza troppa fatica i miei genitori, entrambi vestiti di nero. Hanno entrambi superato la cosa, ma ogni volta che vengono qui assumono un aria funerea, come se tutto fosse accaduto qualche minuto fa. Mi avvicino ad entrambi, allora poggio una mano sulla spalla di mamma, mentre adocchio il volto di papà, leggermente illuminato. Lui non era così attaccato a Chloe, non come mamma e, di certo, non dev'essere facile per lui starle accanto senza poter condividere, in qualche modo, quel dolore con lei. Restiamo per qualche altro minuto dinanzi alla tomba ricoperta di fiori, dopodiché ci muoviamo verso l'auto di papà. No, non se ne parla, niente mezzi... Che palle.

Sospiro, allora salgo sull'auto, rubando a mamma il posto davanti, causa il mio stomaco sensibile.

Il silenzio regna sovrano per tutto il tragitto, solo quando arriviamo e mamma si dirige nella sua camera oscura, riesco a tirare un leggero sospiro di sollievo. Detesto vederla così, non è il tipo da esprimere emozioni chissà quanto lampanti, ma quando si tratta di Chloe sembra totalmente un'altra persona.

Scuoto appena il capo, tornando a concentrarmi sul problema principale.

«Ehi pa', senti un po'... Tu pensi che si possa, in qualche modo, manipolare il tempo?» domando, cercando di girare il più possibile intorno all'argomento. Quando le mie parole giungono al suo orecchio, però, noto un'espressione che mai mi sarei aspettata sul suo volto. È praticamente terrorizzato e sembra consapevole di ciò che non volevo dirgli. Cazzo, sono così schifosa a raccontare palle?

«Chris... Perché me lo chiedi?» Mi domanda e ho la certezza che sappiamo entrambi dove andrà a sfociare questa discussione. «È successo qualcosa?»

«Okay, vuoto il sacco. Ma smettila di guardarmi così, fai ansia.» Cerco di riportare l'atmosfera su di un piano più alla mia portata. Non pensavo che avrei mai potuto vedere papà con quella faccia, non saprei neanche come descriverla. «Praticamente... Credo di aver vissuto questa giornata due volte, più o meno. Non è una cosa normale cazzo, è successo tutto un casino in fretta, ma ho quasi la certezza che sia andata così. Capisco che tu non mi cred-» Mi sento interrompere, alzo lo sguardo e noto che, per quanto sia strano, sembra assolutamente serio sulla faccenda. Oh, pure io ci scherzo, che è tutta sta pesantezza?

«Non penso di essere io a dovertene parlare, ma Max avrebbe dei problemi, in questo momento, a rivangare la faccenda... Non credevo si potesse trasmettere geneticamente come cosa, ma a quanto pare... Chris, tu puoi riavvolgere il tempo.» Dice, come se fosse la cosa più banal da dire.

«E me lo dici così? Neanche una birra mi offri prima? Credevo fossi più galante.» Accenno, cercando di sdrammatizzare, ma andiamo, che c'è da sdrammatizzare? Che figo, posso riavvolgere il cazzo di tempo, cioè... Chi studia più adesso?

«Lo so, ora ti sembra una figata e, effettivamente, è difficile pensarla diversamente anche per me, ma non puoi giocarci, ricordatelo. Anzi, se eviti di usar... Chris, ascoltami!» Niente, sto troppo fusa adesso. Chissà come reagirà Dan quando glielo dirò. No, okay, probabilmente più che “reagire” mi prenderà per pazza e basta. Ma quindi... Come si torna indietro?

Cerco di concentrarmi per qualche secondo, allora alzo la mano dinanzi al volto di mio padre, quasi come per imitare quella tizia della saga delle streghe, quella che fermava il tempo insomma. Improvvisamente vedo delle immagini scorrere velocemente all'indietro, quasi come un film riavvolto in blu-ray. Scuoto il capo, allora riesco a fermare il ciclo improvviso. Merda, che dolore alla testa!

Mi poso la mano destra sulla fronte, allora mi rivolgo a papà. «Ma che figata assurda, altro che scimmie!» Esclamo, tutta convinta, mentre lui mi appare spaesato.

«Di che parli, Chris?» Mi domanda, come se di ciò che abbiamo finito di dire poco fa non ricordasse nulla. Giusto, ho riavvolto. Rido.

Scuoto appena il capo, sogghigno sorniona e mi dirigo verso lo studio di mamma, giusto per salutarla prima di andare a sfoggiare i miei superpoteri in giro per il mondo. Mi accosto alla porta, allora la osservo senza che lei possa vedermi, mentre guarda delle fotografie. Sta piangendo. Mi martorio il labbro inferiore con i denti, detesto vederla così, ma ogni anno è la stessa cazzo di storia. Chloe Price... Se solo non fosse morta mamma non starebbe così. 'Fanculo.

Improvvisamente mi si accende una lampadina in mente: ma se io posso riavvolgere in tempo... Significa che in qualche modo posso tornare indietro ed impedire che Chloe muoia, no? Bum baby, sono un fottuto genio. Certo, magari mi serve un qualche appiglio per arrivare in quell'epoca, non posso farlo così a random, credo. Giusto, le foto! Devo solo trovarne una di mamma d'adolescente, prima che Chloe muoia, e beh, non credo mi sarà difficile salvarla... Posso riavvolgere in fin dei conti, no?

Busso alla porta dello studio, allora entro accennando un piccolo sorriso contenuto. «Ehi ma', come va?» Domando stupidamente, andando a sedermi sul divanetto al centro della stanza, di fianco a lei. Osservo l'album, poco prima che lei lo richiuda, asciugandosi velocemente le lacrime. Non è mai stata tipo da compatimenti vari.

«Tutto alla grande, come sempre. Tu invece? Ti trovi bene nel dormitorio?» Mi domanda, simulando palesemente un sorriso di circostanza.

«Ma sì, tutto bene. Ho pensato di passare a trovarvi, ma non ho colto un buon momento... Mi dispiace.» Accenno, cercando di contenere il mio interesse per quelle dannate foto. «Senti... Ero venuta a dirti che papà ti sta cercando per parlare di qualcosa, non ho capito bene.» Dico, buttando lì una cazzata più o meno credibile. Afferro l'album, allora le sorrido. «Tu va pure, io rimetto questo al suo punto e vi raggiungo, okay?» Le sorrido, cercando di sembrare il più naturale possibile. No, non è normale che io sia così gentile, ma spero che ci caschi, almeno per questa volta.

Inizialmente sembra leggermente disorientata, ma poi si alza in piedi e, dopo aver annuito, esce dalla stanza chiamando il nome di papà. Finalmente, via libera. Apro l'album e inizio a sfogliare le pagine velocemente. Grazie a Dio le foto sono bene o male ordinate cronologicamente e quindi non mi è difficile sceglierne una. Una volta adocchiata la foto deglutisco, chiudo gli occhi e cerco di concentrarmi, allora metto a fuoco l'immagine, alzo la mano sinistra e cerco di riavvolgere. Oh, 'fanculo, perché non ci riesco? Riprovo ancora e ancora, ma le voci di mamma e papà mi distraggono. Merda, mamma sta tornando qui. Sento la sua voce chiamarmi, allora mi concentro ancora una volta e, praticamente per miracolo, riesco a riavvolgere. Sento la testa esplodermi, lo stomaco e in un subbuglio assurdo e mi sento fin troppo leggera, fatto sta che dopo un casino di riavvolgimenti vari ed eventuali, riesco a rimettere i piedi per terra. Mi guardo intorno, sono nel cortile della Blackwell. Okay, almeno da qualche parte sono andata. Osservo le facce della gente nei paraggi, mi sembra di non conoscere nessuno, il che è positivo, no? Significa che epoca l'ho cambiata, come minimo.
Mi sento leggermente osservata, sarà a causa dell'abbigliamento decisamente fuori tempo. Che c'è? Nel 2039 sarei considerata una figa. Più o meno. Più meno che più, ma pazienza. Sono una specie di hipster, senza gli occhialoni però.

Mi sistemo il cappello in testa, allora prendo a camminare, in modo decisamente poco tranquillo. Devo capire se ho centrato la data o se ho fatto un casino, quindi... Mi serve un calendario. O un cellulare.

Giusto, a proposito di telefoni... Voglio vedere se riesco a tenermi in contatto con Dan, anche a distanza di epoche. Lo so, è stupido, ma ci provo.

Recupero il telefono, allora seleziono il profilo di Dan e lo chiamo. “Il numero da lei composto è inesistente.” mormora la vocetta irritante dall'altra parte della linea. «Tch... Dannato Prescott.» Dico, forse troppo ad alta voce, visto che un ragazzo poco più alto di me, biondo e con uno sguardo decisamente poco convincente, mi imbruttisce. «Che diavolo vuoi, eh?»

Oddio, ci mancava solo la versione con il ciclo di Dan. «Senti, a cuccia, okay? Non ce l'ho con te.» Sbuffo, osservandolo con aria di sufficienza. Lui sembra reagire piuttosto male, come se la mia presa in giro fosse l'ennesima, quindi mi spintona, inviperito.

«Nessuno mi può dire “a cuccia”, capito cagna? Che poi, chi cazzo saresti, eh?» Sbraita. No, fermi tutti. Mi ha appena chiamata “cagna”? Io lo uccido.

Mi mordo il labbro con insistenza, ma nulla, non sono il tipo da resistere agli istinti animali. Andiamo di cazzotti, si fa prima. Ricambio lo spintone, allora, quando lui allunga la mano sul mio collo, io gli mollo un sinistro che credo non dimenticherà mai. «Partiamo dal presupposto che “cagna” lo dici a quella puttana che sei. Secondo, chi sono io non sono cazzi tuoi. Terzo, perfino una bambina mi avrebbe spinto con più forza.» Lo provoco apertamente, irritata e con i nervi a fiori di pelle. Non sono il massimo dell'autocontrollo.

«Come diavolo ti permetti, troia?! Io sono Nathan Prescott e se volessi potrei rovinarti la vita!» Esclama furibondo, afferrandomi per il colletto della camicia. Un momento. Questo soggetto sarebbe lo zio di Dan? Quindi... È lui ad aver ucciso Chloe? Beh, almeno adesso non ho più bisogno di un cellulare, so di essere nell'epoca giusta e se questo coatto è ancora qui, anche Chloe dev'essere viva e vegeta. Passi avanti, go go Mad Chris. No, okay, funziona meglio con il nome di mamma.

Sogghigno sorniona, allora gli sputo in un occhio. Lui si allontana, non so bene il motivo. Era uno sputo, andiamo! Che pesce lesso. Mi liscio la camicia sgualcita, allora infilo le mani in tasca, poco prima di girare i tacchi. Culo d'oro sembra non volermi seguire, allora sospiro, marginalmente sollevata. Che giornata assurda. Ho sonno.

Volto l'angolo dell'edificio scolastico, allora scorgo una figura fin troppo familiare.

Oh cazzo. Papà. 


 

COMMENTO DELL'AUTORE

Premetto che tutto ciò è stato partorito dalla mia mente contorta  malata, per questo... Non siate troppo duri.
Comunque sia, accetto qualsiasi tipo di critica, purché sia costruttiva e, che dire... Spero che il primo capitolo vi invogli a leggere di più.
Ho pensato che fosse un peccato lasciare che un gioco stupendo come Life is Strange si concludesse e, non sopportando l'idea di non poter vedere la mia OTP realizzata (Grahamfield), mi sono dato alla scrittura di un ipotetico sequel. Sono da pochissimo utente nel primo forum italiano dedicato a LIS [http://lifeisstrangeita.forumfree.it/], per questo vi invito ad unirvi a noi e... Spero vi piaccia la storia e... MI IMPANICO HARD, HELP. Lol. 

ps. Spero davvero che le diverse citazioni vengano notate perché ho cercato di rendere questo sequel amatoriale il più possibile vicino alla storia originale, inserendo diverse citazioni come nel gioco, essendo anch'io un appassionato di film, giochi e taaante cose belle. Pace and ammoreee. (?)

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Capitolo 2
*** Act 2: Mi arrampico meglio di Spiderman, cazzo ***


Act 2: Mi arrampico meglio di Spiderman, cazzo


Non so se ridere, piangere oppure scappare come un'idiota, fatto sta che ad una decina di metri da me, tutto d'un pezzo, insieme al suo stupido aggeggio antico e probabilmente rottamato, si trova quello che tecnicamente sarebbe mio padre. Già, Warren Graham. Ma se gli passo davanti mi riconosce? Non dovrebbe, cioè, non è che gli somigli così tanto, ho preso praticamente tutta la faccia da mam... Ecco, questo è un problema. Non penso potrebbe mai scambiarmi per lei, ma ci somigliamo DAVVERO troppo. Faccio per voltarmi, per dirigermi all'entrata da un'altra parte, quando la figura semplice e goffa di Max Caulfield si fa avanti nella mia direzione. Bene, ci mettiamo qualcos'altro? Incrocio il suo sguardo, allora muovo un passo indietro quasi d'istinto, infilo la testa di prepotenza nel capello verde e mi volto nuovamente. Magari questa potevo evitarmela, ora sembrerò sospetta. Grandioso. Porto gli occhi su papà, allora vedo il suo viso illuminarsi, quando mamma gli si avvicina. Sembra così impacciato, è divertente vederlo comportarsi come un idiota, non che sia cambiato molto adesso. Beh, di certo non si mostra più in quel modo, ma è palese che il suo amore per mamma è infinito.

Accenno un leggero ghigno, allora approfitto della loro distrazione per fuggire nel dormitorio femminile.

 

 

Devo trovare la camera di Chloe Price, non penso sarà così difficile, in fin dei conti ci sono le tavole gra... Che diavolo sono 'ste cose?

Sgrano gli occhi, sorpresa è dire poco. Dove sono finite le schede elettroniche? Non capi... No, aspetta, siamo tipo vent'anni nel passato rispetto alla mia epoca, suppongo sia normale che qualcosa non mi torni. Lavagnette, eh? Bah.

Mi faccio avanti nel corridoio, lancio uno sguardo alle varie porte, allora ne scorgo una aperta e mi ci affaccio, notando la figura di una ragazza più alta di me, con i capelli raccolti in un'alta coda ed una larga scollatura sul seno. Sto per avanzare nel corridoio, quando la sua voce mi richiama, allora deglutisco, seccata. «E tu chi saresti?»

Giusto, chi sono? Dovrei trovare una buona scusa per domande come questa. Ingoio nuovamente a vuoto, ritrovandomi quasi costretta a mostrare il volto. Nessuna reazione, probabilmente non è in grande intimità con mamma. «Sono... Sono una modella per il corso di fotografia!» Mi scappa. Beh, non è così inverosimile come motivazione, ho uno stile abbastanza singolare, sono fotogenica e ho un fisico bene o male... Piacente? Okay okay, non sono una modella, ma chi se ne frega, deve bersela. Deve.

Mi osserva leggermente stupita, allora si alza in piedi e muove qualche passo verso di me. Ci guardiamo per qualche secondo, poi mi sorride in modo abbastanza gentile e mi porge la mano destra. Eh, ma io sono mancina, che palle. Accenno un ghigno poco convinto, allora afferro la sua mano.

«Piacere, io sono Dana Ward. Non sapevo che Jefferson avesse assunto una modella! Cioè, si solito sono io a ricoprire quel ruolo, ma capisco che volesse trovare qualcosa di diverso, per una volta.» Dice. Merda, proprio la modella della scuola dovevo beccare? Beh, almeno non è Chloe e ho tolto una spunta dalla lista infinita di tutti i cazzo di studenti.

«Piacere mio, mi chiamo Chris Graham-» Mormoro, sentendo il tono della mia voce calare verso la fine della premessa. Merda. Merdamerdamerda. Non ci ho fatto caso e l'ho detto. 'Fanculo. «Ho un cognome molto comune, eh?» Cerco di riparare, anche se ho la sensazione che non serva a nulla.

«Graham? Qui a scuola c'è un ragazzo con il tuo stesso cognome, si chiama Warren. Siete parenti?» Mi chiede curiosa. Oh, andiamo, in America ci saranno un infinità di Graham, perché dovrei essere proprio una sua parente? Che poi lo sia davvero è un'altra faccenda.

«No, niente affatto, non lo conosco!» Nego con forse troppa enfasi, ma sembra non intuire la cazzata. Beh, andiamo, anche non ci avesse creduto, non potrebbe mai immaginare che sono tornata indietro nel tempo, no? Cioè, chi crederebbe mai che vengo dal futuro, mio padre a parte?

Un momento... A proposito di papà; ricordo di avergli sentito dire qualcosa come “non credevo fosse genetico”. Possibile che... Vuoi vedere che anche lui sa riavvolgere il tempo? Nah, non ce lo vedo, probabilmente non sarebbe mio padre ma sarebbe tornato indietro per conoscere gli autori di Ritorno al Futuro, facendo qualche battuta sulla cosa, viste le “straordinarie coincidenze”. Quindi... Mamma? Non ha senso. Se poteva riavvolgere il tempo, perché non ha salvato lei Chloe?

Magari è qualcosa che salta le generazioni, tipo i gemelli. A proposito di gemelli... Questa tizia ha detto di chiamarsi Dana! Quindi, sarebbe la madre di Jess? È assurdo, non sembrava affatto... Eppure qualche somiglianza c'è. Oh beh, 'sti cazzi, non è ora il momento di pensarci.

«Per caso sai qual è la stanza di Chloe Price?» Domando vagamente, di certo non posso dirle che mi ha mandato qualcuno della scuola, finirebbe in un disastro, ne sono certa. «Sai, è un'amica di vecchia data che volevo rivedere...» Cerco di sembrare il più naturale possibile, quando la vedo contrarsi in un leggero broncio, quasi disgustato.

«È stata espulsa da almeno tre mesi, non lo sapevi?» Mi guarda quasi accigliata. Chloe non sembra piacere a questa tipa. Comunque sia, se è stata espulsa qui di certo non la troverò. Ottimo, adesso dove mi metto a cercare? Non mi va proprio di pedinare quell'oca con il ciclo di un Prescott. Che palle, mi tocca. Sospiro appena, allora accenno un'espressione confusa. «Pensavo frequentasse la Blackwell, non mi ha detto dell'espulsione... Beh, ti ringrazio. Ci vediamo, allora!» Esclamo, muovendo un paio di passi verso l'uscita del dormitorio. La vedo rientrare in camera, chiudendosi questa volta la porta alle spalle. Un momento... Lo so, non dovrei, ma voglio vedere la camera di mamma.

Sgattaiolo nel corridoio, cerco indizi tra le varie lavagnette e quando ne trovo una con la citazione di Gandhi, beh, non posso che considerarla giusta. Mi guardo attorno, sperando di non essere vista, allora entro nella stanza. Perfetto, non c'è nessuno.
Qui c'è qualcosa che non quadra, questa non sembra per niente la stanza di una come mamma. Cioè, lei è il classico tipo di persona che ama usare paroloni, essere ordinata e cose di quel genere, una paloinculo, diciamo, ma non mi pare che abbia mai avuto tutti i soldi che servono per comprarsi cose come quell'attrezzatura. Cioè, almeno non da ragazzina.
Oh beh, magari mi sbaglio io, non è che lei mi abbia mai parlato troppo della sua gioventù. Muovo un paio di passi nella stanza, adocchio l'armadio e davvero, non riesco a credere che sin da diciottenne fosse così noiosa. Accenno una risatina soffocata, allora porto gli occhi su tre grandi fotografie, poste sopra il letto. Woh, non è che mamma ha tendenze che non immagino? Magari apprezza tutto, chi lo sa?

Beh, sicuramente sono degli scatti molto belli, ma non è che la ragazza ritratta sia così... De gustibus, lo so.
Lancio un'occhiata al computer sulla scrivania posta al centro della stanza, allora ingoio a vuoto, quasi spaventata dall'arretratezza della tecnologia. Siamo nel 2013, oppure nel '900? Mi avvicino alla sedia, allora la giro e mi ci accomodo. Conoscendo mamma avrà sicuramente messo una password incom... Oppure no, libero accesso. Ottimo, strano ma ottimo.
Mi ritrovo aperta dinanzi una pagina facebook, che tanto per sottolineare, ai giorni miei ormai è morto e sepolto. Ehi ehi, questa è la biondina delle foto sul letto... Possibile che sono capitata nella stanza sbagliata? Probabile, anche se diamine, questa... Victoria Chase e mamma si assomigliano un casino.
Oh, ehi ehi ehi, “Chase”? Ma non è quella ritrattista con cui mamma s'incontra ogni tanto?
Beh, devono essere amiche, contando quanto si somigliano, anche se, a ben pensarci, quando l'ho vista poco fa non mi sembrava poi così altezzosa. Mamma dico.
Mi alzo, allora scrollo le spalle ed esco dalla stanza; non ho davvero interesse nel farmi i cazzi di questa ragazzina. Muovo qualche altro passo, allora decido di optare per il metodo più semplice che io conosca: apro tutte le porte fino a quando non trovo la stanza giusta. Figo eh?
Ne spalanco un paio, per fortuna vuote, fino a quando non mi ritrovo dinanzi ad una parete ricoperta completamente di scatti fotografici. Bingo, beibe.
Mi richiudo alle spalle la porta, allora comincio a curiosare in giro. Questa è senza dubbio la camera di mamma, non credo che qualcun altro appenderebbe al muro i suoi selfie, eppure non posso far a meno di stupirmi di quanto possa essere disordinata. Che poi, quella è una chitarra acustica! Mi getto sul divano, allora la recupero e comincio a strimpellare qualche nota; non fa per me, è decisamente meglio quella elettrica, ma tanto che ci sono, suonare un po' non mi dispiace.
A proposito di suonare, mi chiedo quando Matt, George e Vince si decideranno a rimettere insieme il gruppo, mi manca passare ore su ore a cazzeggiare pensando a quanto saremo famosi un giorno. Tutta colpa di quell'idiota di Matt, ha rubato la ragazza a Vince quindi niente band. Stupida Jess, non ha idea di che guaio mi ha combinato. Tch.
Mollo la chitarra, allora adocchio una pianta leggermente rinsecchita; possibile che mia madre non la curi per niente? Oh beh, chi se ne frega, non è che io sarei tanto diversa se ne avessi una. Mi chino sul computer poggiato sulla disordinata scrivania, allora mi sorprendo nuovamente vista la mancanza di una password; davvero? Siamo seri? Ma in questo dormitorio nessuno si preoccupa di vedersi rubati tutti i file? Oh beh, poco importa.
Dopo aver superato la pagina facebook più noiosa del mondo, mi soffermo ad osservare un paio di altri file, fino a quando non mi decido a controllare data e ora attuali. Okay, sono le 04:37 P.M. del 13 ottobre 2013, quindi domani accadrà tutto il casino. Perfetto, ho addirittura qualche ora per ambientarmi. Mi guardo attorno, ridacchiando ogni qualvolta il mio sguardo si posa su ciò che non credevo mia madre avrebbe mai potuto possedere. Mi sposto con lo sguardo sull'armadio, allora prendo a frugare trai vari abiti. Mio Dio, è una geek o qualcosa del genere? Non pensavo che vestiti del genere esistessero, neanche vent'anni fa. Oh 'sti cazzi.
A proposito di vestiti, devo accertarmi che il flash-pad funzioni. Mi posiziono dinanzi allo specchio al fianco del letto, allora sollevo il braccio sinistro e sfioro con la punta del dito medio lo schermo di quello che sembrerebbe essere un orologio digitale. La voce di Roxy mi prende un po' alla sprovvista, sembra disturbata, ma funziona. OTTIMO.
«Riconoscimento dell'impronta digitale in corso.» Resto immobile per qualche secondo, fino a quando non odo un “bip” forte e chiaro. Porto il flash-pad vicino all'occhio, allora rifletto la retina nello schermo. «Riconoscimento della retina in corso.» Ascolto il secondo bip, allora conduco il piccolo microfono dello schermo vicino alle labbra.
«Bishamon è fuggita.» Dico con un tono piuttosto chiaro, cercando di mantenere il mio solito timbro di voce.

«Riconoscimento vocale in corso.» Dice Roxy, poco prima di emettere l'ennesimo “bip”. «Christine Graham, diciotto anni, nata il 27 settembre 2021, residente nel quartiere nord di Arcadia Bay, gruppo sanguigno zero positivo...» Ed ecco che comincia la solita cantilena. Che cazzo.

«Senti un po' Roxy, taglia corto e fammi accedere all'armadio.» Esclamo spazientita, rivolgendo verso lo specchio lo schermo del flash-pad.

«Certo, signorina Graham.» Asserisce, poco prima di materializzare tridimensionalmente il mio armadio nello specchio. Un po' piccolo, ma si può fare. Dò un'occhiata ai vari abiti, fino a quando non decido cosa mettermi. Perfetto, questo andrà bene.

«Roxy, ho deciso. Vada per il completo numero 17.» Mormoro, lasciando che l'armadio si richiuda. Do il via libera a Roxy che nel giro di qualche secondo fa sì che i miei vestiti cambino. Beh, devo dire che non c'è male.

Ho deciso di optare per uno stile più deciso, se devo sembrare una modella qualche cambiamento dovrò pur apportarlo. Sistemo le calze verdi a quadri sulle cosce, allora fermo i pantaloncini del medesimo colore più scuro in vita, piuttosto saldamente grazie alla cinta nera. Liscio la stoffa della camicia grigia, poco prima di infilare la giacca di pelle nera che sono solita indossare. Mi sistemo il cappello in testa, dopo essermi scompigliata un po' i capelli castani. Più li osservo più sono sicura di doverli tagliare, ormai sono davvero troppo lunghi.

Guardandomi bene non è difficile capire che sono imparentata con mamma, sono praticamente identica a lei, escludendo altezza e costituzione. Inizio a pensare che dovrei truccarmi per dissimulare questa somiglianza, quando sento delle voci arrivare dal corridoio. Merda, questa è mamma, la riconosco. Mi guardo freneticamente attorno, niente nascondigli. Cazzo.

Adocchio la finestra e, dopo aver capito che si tratta della mia unica possibilità, salgo sulla scrivania e mi appendo al cornicione bianco al di fuori della stanza. Che schifo di situazione, che ho fatto di così orribile? Sento le dita cedere, se solo avessi ascoltato le parole di quello psicotico di Morrison e non avessi saltato le lezioni di educazione fisica, magari adesso riuscirei a reggermi più a lungo.

Scorgo la figura di mia madre entrare nella stanza, allora mi sposto miracolosamente sul cornicione della stanza accanto; finestra chiusa. CAZZO.

Tento di arrivare alla camera più il là, ma non riesco a tenermi saldamente, le dita cedono e mi ritrovo a precipitare. Spalanco la mano sinistra, allora, senza neanche farlo apposta, mi ritrovo nuovamente ad osservare tutto il mondo scorrere al contrario ed ecco che sono nuovamente appesa al cazzo di cornicione. Stringo maggiormente la presa, allora per miracolo riesco ad arrivare ad una finestra aperta. Mi intrufolo nella stanza e quasi impreco dal sollievo, quando noto che non c'è nessuno nei paraggi.

Ma quindi, giusto per informazione no, posso tornare nel passato... Nel passato? Che cazzo di figata! A saperlo poco fa avrei riavvolto e magari evitato di spifferare il mio cognome a Miss Tetteinfuori. Oh beh, ormai è fatta. Esco dalla camera e senza neanche accertarmi della presenza di qualcun altro nel corridoio, me la do a gambe.

 

Scendo la scaletta dell'edificio e finalmente posso poggiare la suona delle sneackers sull'erba del cortile di questa scuola del cazzo. Mi stiracchio, esausta, allora qualcosa mi colpisce in testa. «Porca...» Trattengo trai denti l'imprecazione, quando mi sorprende alle spalle una ragazza piuttosto bassa, con i capelli raccolti in una coda e lo sguardo leggermente inquietante. Inarco seccata un sopracciglio, allora afferro con la mano destra quello che sembrerebbe essere un drone Hifly EVO B400. Vecchio modello, troppo vecchio. La risoluzione della telecamera è pessima, per non parlare dei comandi scomodissimi. Ci credo che mi è venuto addosso. Vorrei tanto darle addosso, ma probabilmente è colpa del pad di questo aggeggio, quindi evito la sfuriata e glielo porgo. «Questo coso è pericoloso, sistema il pad, oppure cerca di tenerlo sott'occhio. Se al posto mio ci fosse stato il preside Wells non ti sarebbe andata così bene.» Dico, apparendo probabilmente più minacciosa di quanto vorrei essere.

Ecco uno dei motivi per cui odio la gente; non sono mai stata brava a rapportarmi con i plebei, è colpa mia se sono tutti così ottusi e non mi capiscono? Ti pareva, sembra contrariata.

«E' un drone, non un “coso” e il preside è entusiasta del mio lavoro qui alla Blackwell, ma non posso pretendere che i principianti capiscano di cosa sto parlando.» Oddio mio, la odio. Qualcuno le strappi quei dred rossi, prima che lo faccia io dopo averle distrutto quel pezzo di ferro inutile. “Lavoro”? Davvero? Dio santissimo, stava facendo volare un pericolo ambulante, che cazzo di lavoro sarebbe?!

'Fanculo, non me ne frega niente.

«Beh, il modello B400 è piuttosto instabile, ma probabilmente non te ne intendi quanto dici. Vedrò di ripetermi in modo gentile; il pad non funziona a dovere, cerca di sistemarlo e chiudi quella fogna. Principiante ci sarà tua madre, chiaro?» Sono esplosa, ma chi se ne frega? Io di certo no. In questo momento sto mostrando un'espressione tutt'altro che rilassata, ma un sorriso irritato non scompare neanche per un secondo dal mio volto. Sto trattenendo i miei istinti violenti, dovrebbe ringraziarmi. «Detto questo, buona serata.» Infilo le mani in tasta, allora schiocco la lingua, poco prima di dileguarmi nel parcheggio. Non mi interessa neanche sapere che diavolo di reazione potrebbe aver avuto, ora come ora il mio problema principale è trovare il modo di rimanere attaccata al culo di Miss Acidità Prescott senza che lui se ne accorga. Magari dovrei aggiungere alla lista degli obiettivi il trovare un posto per passare la notte. Beh, un posto effettivamente ci sarebbe, ma non so se è già stato costruito. Non mi resta che tentare, ma lo farò dopo aver sistemato la questione della modella per il corso di fotografia.

 

Arrivo dinanzi all'edificio scolastico, allora mi dirigo verso quella che è la presidenza. Okay Chris, ora devi sembrare convincente. Busso alla porta e dopo qualche secondo sento la voce roca del preside Wells pronunciare un basso “avanti”. Apro la porta, allora mi schiarisco la voce. «Scusi il disturbo, sono Christine Graham, sono stata chiamata per fare da modella per il corso di fotografia. Non mi è stato detto molto...» Lo so, mi sto andando a cacciare in un guaio colossale, ma devo almeno provarci.

Eccolo, quello sguardo di disappunto, lo conosco fin troppo bene. Vedo il preside alzarsi dalla poltrona, allora mi si avvicina, piuttosto disorientato.

«Non sapevo del suo arrivo, signorina Graham. A dire il vero non sapevo neanche dell'assunzione di una modella... Il che è strano. Avrebbero dovuto informarmi per quanto riguarda i pagamenti e altre faccende...» Comincia lui, allora mi sento subito d'interromperlo, sentendo nominare dei possibili “pagamenti”.

«Oh no, non c'è proprio nessun pagamento... Come dire, vengo da una scuola di... Di estetismo e spettacolo, sono venuta qui per fare esperienza, non per guadagnare... Diciamo che è un modo per offrire un servizio e trarne vantaggio allo stesso tempo, ecco...» Ora non mi crede, me lo sento. Me lo sento tutto. Alzo lo sguardo su di lui, leggermente bazzicante sulla mia menzogna, ma sembra che il punto in cui dicevo che non ci sarebbero stati pagamenti gli sia piaciuto, anche troppo.

Mi porge la mano destra, allora la stringo. Ci risiamo, detesto questa cosa della stretta di mano. «Allora non credo ci siano problemi. Il mio nome è Ray Wells. Provvederò immediatamente a notificare il suo arrivo al professor Jefferson e, per pura formalità, le faremo firmare un foglio che delibera la Blackwell da qualsiasi responsabilità sulla sua persona.» Mi informa, citando un professore di cui non conosco il nome; dev'essersi trasferito prima del mio arrivo a scuola o, per quanto ne so, potrebbe anche esser morto.

Accenno un sorriso, allora libero la mia mano dalla sua. «La ringrazio infinitamente della cordialità. Adesso allora tolgo il disturbo... Per che ora dovrei presentarmi domani?» Domando, cercando di rimanere il più naturale possibile, per quanto la me nella mia testa sembrerebbe voler spaccare tutto dalla gioia. Ce l'ho fatta, eh.

«La prima lezione di Mr. Jefferson si tiene alle 10:15 A.M., quindi se potesse presentarsi per le 09:30 A.M. sarebbe perfetto.» Dice, mostrando un sorriso che sinceramente non mi piace. Okay okay, forse non mi piacciono un po' troppe cose, ma non è colpa mia se tendo a detestare i buoni tre quarti delle persone... È colpa loro. Shh.

«Benissimo. Allora adesso la lascio, a domani preside Wells.» Sorrido appena, prima di dileguarmi fuori dalla stanza. Quello studio è fin troppo elegante rispetto al resto della scuola. Ruoto appena il collo, scrollo le spalle e mi dirigo verso l'esterno della scuola che raggiungo miracolosamente senza troppi intoppi.

Perfetto, ora devo solo ricordarmi come si arriva alla baita dei Prescott. Lo so, lo so, non dovrei intrufolarmi nelle case altrui, ma io e Dan siamo praticamente cresciuti lì ed è un po' come se fosse anche casa mia, quindi facciamo finta che sia così e 'bona.

 

 

Dopo essermi persa almeno un centinaio di volte, raggiungo miracolosamente la famosa baita. DIO GRAZIE, esiste anche nel 2013. Sì, forse non è ancora propriamente una baita... Sembra più che altro una specie di pagliaio/magazzino, ma bene o male siamo lì. Insomma, fino a quando basta come posto per dormire, per quanto mi riguarda è come una reggia.

Una reggia chiusa con un lucchetto enorme. 'Fanculo. Giro attorno alla costruzione, cercando una possibile entrata alternativa, fino a quando non mi trovo dinanzi ad una specie di buco coperto da un'asse di legno. Beh, di certo i Prescott non ci tengono molto alla salvaguardia delle loro proprietà. Scosto l'asse, allora entro all'interno di quello che sì, alla fine si rivela essere un magazzino. Non mi interessa granché curiosare tra le cose di quei ricconi, mi basta potermi coricare.

Comincio a guardarmi un po' a torno, in cerca di un telo o di una coperta che recupero in un baule pieno di un sacco di altra roba, apparentemente piuttosto vecchia. Mi chiedo da quanto tempo questo posto non venga utilizzato. Oh beh, a chi importa?

Non è ancora molto tardi, ma non ho parecchia voglia di gironzolare come un'idiota per Arcadia Bay, visto che, tecnicamente, sono sveglia da un casino di tempo. Saltare tra le varie epoche è piuttosto stancante, ma devo dirlo, anche parecchio divertente.

Sbatto un po' la coperta impolverata, allora mi sistemo dietro un ammasso di quella che tecnicamente dovrebbe esser paglia. «Roxy, il pigiama please~» Mormoro, lasciando che i miei abiti mutino nuovamente. Ora sì che sto comoda, per quanto possa esserlo sistemata su quello che sicuramente non è un materasso. Mi chiedo cosa stiano facendo Dan, mamma, papà... Cioè, sono scomparsa così dal loro tempo, non sono neanche un po' preoccupati? Beh, certo non posso saperlo ma... Mh?

Sento il bip del flash-pad suonare insistente, allora faccio sì che un piccolo ologramma si formi sul pad, mostrandomi così la notifica ricevuta. «Che succede Roxy?» Domando curiosa.

«Ha appena ricevuto un messaggio vocale da Daniel Prescott.» Mi informa il pad. Che cazzo? No, davvero? Quindi... Con il flash-pad posso comunicare con il futuro? Ma che senso ha...? «Senti un po' Roxy, spiegami questa storia. Come faccio ad aver ricevuto un messaggio dal 2039 se siamo nel 2013?»

«Questa domanda non rientra nelle mie competenze.» Afferma seccamente, poi riprende. «Ma suppongo che si tratti di un recupero del IP del flash-pad. Con l'IP:[69.10.2*] esiste solo il suo apparecchio flash-pad, modello Birdhigh C/710.» Oddio. Oddio mio. Quindi... Posso parlare con Dan ad anni di distanza da lui? Questo sì che è assurdo. Assurdo e completamente irrealistico, ma effettivamente anche la sola idea di poter riavvolgere il tempo non scherza.

«Beh, grazie dell'informazione. Ora fammi ascoltare che dice Dan.» Chiedo, distendendomi sul “letto”. Mi copro e accosto il polso sinistro all'orecchio, allora ecco che mi sorprende la sua voce profonda.

«Madam Graham, è scomparsa come se nulla fosse, non è stato per nulla carino, sa?» Fa una pausa, accennando una piccola risata sommessa, allora posso sentire chiaramente il suo gettarsi sulla poltrona della sua camera del dormitorio. «Comunque sia, avresti dovuto vedere la faccia della Grant che si lamentava con il preside Wells di quanto sei distratta durante le sue lezioni! È stato esilarante vederla cambiare colore quando il big boss le ha detto che, fin quando non riporti insufficienze o problemi seri le sue lamentele sono assolutamente inutili. Sono sempre più convinto che tu abbia un fascino indubbio sul preside.» Questo idiota di un Prescott non si smentisce mai. Sempre a prendermi in giro, pff.

«Vaaaabeh, cazzate a parte. Stavo pensando: ti va di marinare uno dei prossimi giorni e di andare a Portland per quel concerto dei Fate-Zero? Fammi sapere, questo Prescott sta cercando di liberarsi dei tentativi di sua madre di essere accoppiato con la figlia di qualche sua amica, eh. Ora vado, buonanotte Chris.» E adesso cosa dovrei pensare? Le avance spezzate di questo idiota si stanno facendo sempre più palesi, non posso mica girare intorno alla questione per sempre.

Non è che Dan mi dispiaccia, davvero... L'unico vero problema è che un po', che dico, il problema è che è tanto imbarazzante. Non fraintendiamo, ho avuto le mie relazioni in passato, ma con Dan è diverso... Cioè, ci conosciamo da sempre. DA SEMPRE. No, non scherzo, da sempre sul serio. Siamo nati nello stesso ospedale a distanza di un giorno, mamma ha fatto amicizia con Kristine e da lì non abbiamo fatto altro che stare insieme. Non lo considero propriamente come un fratello e, diciamolo, neanche come un amico, ma non riesco neanche a vedercelo come fidanzato o robe simili. Che ansia 'ste cose.

Mi ha solo chiesto di andare ad un concerto, perché dovrei rifiutare? 'Fanculo.

«Roxy, registra ed invia a Dan.» Avvicino il pad alle labbra, allora prendo un piccolo respiro, prima di cominciare a parlare. «Cazzo, avrei davvero voluto vedere la Grant andare su tutte le furie! In classe è stato divertente vederla completamente spiazzata dopo che le ho risposto a quella sua domanda del cazzo!» Mi lascio andare ad una leggera risata. «Comunque sia accetto il tuo invito, Prescott. Ma sappilo, prima di poterti liberare delle sue spasimanti dovrai trovare una vera ragazza.» Peso di essere stata abbastanza chiara. Beh, non che Dan non sappia benissimo cosa penso. Il problema sta nel fatto che non mi va di dire le cose come stanno oggettivamente. Dico, in modo ben definito, ecco. «E... Per quanto riguarda la mia fuga dal Two Whales, mi dispiace. Avrei dovuto spiegarti un bel po' di cose prima di darmela a gambe e di giuro che te ne parlerò, ma non adesso. Ora va a dormire idiota. Ci vediamo... Non so precisamente quanto, ma ci vediamo. 'Notte, Dan.» Sbuffo un piccolo sospiro, allora Roxy interrompe la registrazione e la invia. Oggi è stata una giornata assurda a dir poco e sono quasi certa che domani sarà ancora peggio. Meglio recuperare un po' di energie. «Roxy, imposta la sveglia per le 08:00 A.M., buonanotte anche a te.»

«Buonanotte signorina Graham.» Sento il dispositivo spegnersi, allora chiudo gli occhi, lasciandomi andare ad un pesante sonno.

 

 

«Signorina Graham è ora di svegliarsi.» La voce di Roxy mi risuona nelle orecchie, ma la ignoro grandiosamente, lasciando che parli e parli a vuoto. Sonno. Tanto sonno. «Signorina Graham, vuole che diffonda sulla rete tutte le sue password?» OH, EHI. Mi alzo in fretta e furia, allora lancio uno sguardo assassino al pad.

«Roxy, sei una stronza.» Se c'è una cosa che nessuno, NESSUNO, può toccarmi, quella è la mia cazzo di privacy. Non sopporterei mai l'idea di condividere dei segreti molto intimi con qualcuno. Soprattutto se questi riguardano la mia persona. C'è un motivo se si chiamano “segreti”, no?

«La prego di moderare i termini, è cosciente di essere molto volgare, signorina Graham?» Mi domanda. Davvero dovrei prendere sul serio una domanda del genere? Andiamo, se certe parole le dico, mi sembra normale che io sappia dell'utilizzo che ne faccio, no?

«Oh senti, non fare come mia nonna.» Sospiro. Dio mio, non esiste una persona più seriosa di Francis Graham. Per carità, le voglio un bene dell'anima, ma a volte davvero esagera. Il suo essere tanto puntigliosa a volte davvero mi mette a dura prova. «Okay... Devo lavarmi. Go to school Roxy.»

«Ci va in tenuta da notte?» A volte mi chiedo davvero se si diverta a prendermi per il culo in modo così palese. Prendo un bel respiro, allora ribatto. «Ovviamente no. Per ora mi rimetto il completo numero 17, dopo essermi lavata sceglierò per bene.» Lei esegue e subito mi ritrovo vestita come ieri. Mi stiracchio, ed esco dal capanno, allora mi avvio verso la strada che conduce a scuola.

Andiamo a conquistare il mondo bitches, con tutte le cazzo di ossa indolenzite.

Stupido letto amatoriale. 

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